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Allegato B
Seduta n. 28 del 19/7/2006
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INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il quotidiano «La Repubblica» nella cronaca di Napoli domenica 16 luglio riporta un articolo sulla situazione nel quartiere di Forcella;
a quanto riportato emerge che c'è una grave situazione di ordine pubblico e sicurezza dei cittadini legata ad una possibile nuova faida tra il clan che controlla il quartiere per «la piazza della droga» e il clan Mazzarella;
già nella scorsa settimana, così come è stato riportato al Prefetto di Napoli dr. Renato Profili dall'Assessore alla Legalità
del Comune di Napoli on. Giuseppe Gambale, si sono affrontate con le armi in pugno le due fazioni;
in conseguenza di ciò il Prefetto ha deciso di affrontare la vicenda nel comitato per l'ordine pubblico convocato per il giorno 18 luglio 2006;
sulla vicenda vi sono state le prese di posizione in pubbliche denunce da parte del Presidente della Commissione regionale anticamorra Antonio Scala e dell'Assessore regionale Corrado Gabriele;
sabato scorso 15 luglio 2006 nel pomeriggio sono stati esplosi in aria vari colpi di arma da fuoco, così come riportato da molti cittadini;
diversi abitanti del rione «Forcella» hanno denunciato un clima di forte preoccupazione nei cittadini del quartiere;
appare singolare che dalla Questura di Napoli intervenuta con alcuni agenti dei «falchi» vengano negati i fatti accaduti -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro per accertare quale sia in realtà la situazione;
con quali strumenti ed interventi di prevenzione e repressione intenda evitare il degenerare di una nuova faida sul territorio di Forcella e garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini.
(2-00075)
«Migliore, De Cristofaro, Iacomino, Mosella, Scotto».
Interrogazione a risposta in Commissione:
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
su diversi quotidiani di stampa (Il Resto del Carlino, L'Informazione, La Gazzetta di Reggio, Il Giornale di Reggio), nella edizione odierna di Reggio Emilia, viene riportata la notizia riguardante l'uccisione di circa 42 gatti presso una oasi privata situata in località S. Ilario d'Enza (provincia di Reggio Emilia), in frazione Calerno;
secondo le notizie di stampa, sarebbero rimasti in vita solo 5 gatti dei 47 esistenti accuditi dalla Signora Antonella Pregnolato, oltretutto costretta su sedia a rotelle a seguito di un incidente stradale;
si apprende che i felini sarebbero stati uccisi in maniera disumana, sembrerebbe anche a colpi di fucile dal momento che sono stati rinvenuti «pallini del tipo da caccia» vicino ai corpi senza vita degli animali, e comunque sicuramente a seguito di avvelenamento, secondo quanto riportato dai giornali;
la recente legge contro il maltrattamento degli animali (Legge n. 189 del 2004) punisce severamente il loro maltrattamento, con pene che arrivano fino alla reclusione da 3 a 18 mesi oltre che con sanzioni amministrative alquanto elevate;
in passato l'interrogante, sempre a seguito di ripetuti episodi di avvelenamento di cani e gatti, aveva già sollecitato le competenti Amministrazioni locali della provincia di Reggio Emilia affinché adottassero gli opportuni interventi atti a diminuire il fenomeno, senza ottenere tuttavia alcuna risposta in merito -:
quali siano eventualmente le intenzioni perseguibili per evitare il ripetersi di simili episodi incresciosi;
se siano state avviate indagini dai carabinieri per individuare l'autore del deplorevole gesto.
(5-00117)
Interrogazioni a risposta scritta:
BAFILE, GIANNI FARINA, BUCCHINO, NARDUCCI e FEDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'Interno in data 21 maggio 2004 ha trasmesso alla rete diplomatico-consolare la circolare n. 27 che
stabilisce le regole sull'attribuzione del cognome a cittadini italiani nati in Paesi di cultura spagnola;
tale circolare, applicativa dell'articolo 98 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 200 (allegato 2), afferma che in caso di padre straniero venga eliminato il cognome materno ed attribuito il secondo cognome paterno;
tale normativa determina una discordanza dei dati anagrafici del cittadino di cultura spagnola che in Italia si trova ad avere un cognome diverso da quello in uso nel suo Paese di origine (passaporto, titoli di studio, proprietà, ...);
l'esempio di seguito riportato è chiarificatore del disagio a cui vanno incontro i cittadini e le cittadine che possiedono la doppia cittadinanza: in Italia il cittadino Rocco nato da madre italiana Anna Russo e padre venezuelano Rodrigo Romero Alviarez si chiama Rocco Romero Russo in Venezuela e Rocco Romero Alviarez in Italia;
tale normativa, inoltre, esclude completamente ogni riferimento al cognome della madre, che, invece, è regolarmente registrato nei Paesi di cultura spagnola, i quali prevedono il doppio cognome come risultante della somma del primo cognome paterno e del cognome materno;
l'applicazione della circolare da parte dei Comuni non è uniforme, per cui alcuni Comuni non hanno differenziato le ipotesi di nascita da padre italiano e di nascita da padre straniero, attribuendo a tutti i figli nati in Paesi di cultura spagnola il doppio cognome paterno;
si può richiedere la correzione di questa evidente anomalia nella trascrizione dei dati, ma ciò comporta una pratica burocratica farraginosa che procura disagi ai genitori e contribuisce ad appesantire il lavoro dei Consolati;
lo stesso Ministero degli Affari Esteri ha segnalato tale disagio;
il Consolato generale d'Italia a Caracas ha, inoltre, denunciato la contraddittorietà della circolare n. 27/2004 del Ministero dell'Interno ed ha invitato il Ministero stesso ad individuare «urgentissime soluzioni» come risulta dal Messaggio del 7 ottobre 2004, numero protocollo 17292;
il Ministero dell'Interno - Direzione generale per gli italiani all'Estero e le politiche migratorie - Ufficio III - risponde al Consolato Generale d'Italia a Caracas solamente il 17 agosto 2005 e si limita a raccomandare alla Prefettura di Roma e alla Direzione centrale per i Servizi demografici del Ministero dell'Interno di attenersi scrupolosamente alla Circolare ministeriale n. 27 (2004), prestando attenzione alla distinzione del cognome da attribuire al figlio del cittadino venezuelano e di madre cittadina italiana -:
quale sia il suo parere sulle questioni poste da tale interrogazione e per conoscere se e quali misure intenda intraprendere per ovviare in maniera efficace alle incongruenze segnalate.
(4-00596)
MINARDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli sbarchi clandestini in Sicilia ed in Provincia di Ragusa sono diventati intensi, ultimo in ordine di tempo si è verificato il 15 luglio a Pozzallo, dove 29 immigrati sono stati intercettati su una piccola barca forse calata in mare da una nave madre;
la frequenza degli sbarchi denota che il fenomeno ha oramai assunto gravissime proporzioni da trasformarsi in vere e proprie stragi di disperati;
gli sbarchi avvenuti nel litorale della provincia di Ragusa, come a Pozzallo, Punta Secca, Scoglitti e così via, hanno confermato la precarietà ed il rischio che corrono i clandestini durante i «viaggi della speranza» in quanto li affrontano a bordo di barconi in pessime condizioni -:
se il Governo, alla luce della tragicità dei fatti e della frequenza con la quale si verificano gli sbarchi, intenda intervenire più incisivamente con un piano di controllo
intenso lungo le coste per arginare un fenomeno che ha assunto proporzioni incredibilmente drammatiche;
se intenda prevedere accordi internazionali da stipulare con i Paesi interessati a questo esodo infinito invitando i governanti degli Stati da dove provengono i clandestini ad intervenire per la prevenzione e la sicurezza affinché venga garantito e custodito l'alto valore della vita umana.
(4-00601)
FERDINANDO BENITO PIGNATARO, SGOBIO e LICANDRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano calabrese «Calabria Ora» del 15 luglio 2006, così come sull'ultimo numero del settimanale «L'Espresso» del 20 luglio 2006, ancor prima nel quotidiano «il manifesto» del 9 luglio 2006, con un articolo di Sara Menafra, si riprende l'avvenimento di cui in seguito, di cui si riferiscono notizie e particolari contenuti nelle informative delle testate giornalistiche suddette;
nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2004 è stato ritrovato un ordigno in un bagno di Palazzo San Giorgio, sede municipale della città di Reggio Calabria, privo di innesco, collocato, si disse all'epoca da un clan della 'ndrangheta con l'intenzione di intimidire l'amministrazione comunale;
si disse che la bomba era stata trovata grazie ad un «informatore» del Sismi; ma non si ebbe a sapere in maniera puntuale né allora e né successivamente quale gruppo criminale e per quale motivazione avesse agito contro il comune;
non si spiegò neppure la ragione per la quale non si tentò la cattura dello/degli attentatore/attentatori che sarebbero dovuti ritornare sul luogo per innescare l'ordigno;
l'episodio si verificò in un momento particolarmente difficile per la città per la crisi dell'Amministrazione comunale, che grazie alla spinta emotiva la maggioranza riuscì a superare;
si afferma che l'esplosivo utilizzato facesse parte di un carico ritrovato nelle stive della nave Laura C, ora nella disponibilità dei servizi segreti;
si scopre che la presunta soffiata fu pagata ben 300mila euro e che a gestire l'operazione fu Marco Mancini, numero 2 del Sismi, recentemente coinvolto nell'inchiesta nota;
nella stessa inchiesta è coinvolto Renato Farina, vice direttore di Libero, stessa testata giornalistica dalla quale l'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria ha acquistato, per circa 50mila euro, un terzo delle pagine disponibili il 18 giugno per fare pubblicità una tantum delle iniziative del Comune;
le informative riguardanti il presunto atto intimidatorio sono tre e tutte firmate da Mancini; la prima fa scoprire i panetti di tritolo nel water del comune; la seconda spiega che l'ordigno della 'ndrangheta, pur senza innesco, sarebbe dovuto esplodere tra le 10 e le 10,30 del mattino; la terza sostiene che il sindaco Scopelliti di AN è in pericolo di vita, pertanto gli viene assegnata la scorta il giorno prima dell'avvenimento;
in un'altra operazione, come si dichiara sull'ultimo numero del settimanale l'Espresso, sette mesi fa a Milano, la divisione di Mancini segnala alla Guardia di Finanza che un informatore calabrese, in cambio di soldi, avrebbe potuto far scoprire un carico di esplosivo destinato ai terroristi di Al Qaeda. La Guardia di Finanza ha pagato: ma non c'è traccia né delle bombe, né dell'informatore, né dei soldi;
sempre dalla stampa si apprende che il Mancini e altri personaggi coinvolti nell'indagine dei servizi segreti deviati oltre all'elaborazione di dossier falsi su personalità politiche del centrosinistra, hanno lanciato falsi allarmi su pericolo di attentati terroristici nel nostro Paese -:
quali iniziative il signor ministro abbia intrapreso o intenda intraprendere per fare piena luce su avvenimenti quale
quello di Reggio Calabria, per arrivare alla verità su una vicenda che ha lasciato tanti dubbi e per evitare il perdurare di strumentalità sull'accaduto.
(4-00613)
CASSOLA, BORGHESI, POLETTI, MURA e EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dilagante della violenza sui minori nonché della loro scomparsa, impone un sempre maggiore impegno locale, nazionale e internazionale;
solo in Italia, le Forze dell'ordine avviano circa 3000 ricerche di minori scomparsi, e anche se l'80 per cento dei casi si risolve ogni anno, il fenomeno è socialmente rilevante ed anche difficile da classificare. Un minore, infatti, può «scomparire» per tutta una serie di motivi: dal rapimento vero e proprio operato da un estraneo, alla sottrazione attuata da un familiare, alla fuga volontaria, e dietro la scomparsa c'è quasi sempre una violenza ai suoi danni;
il nostro Paese è fra i primi otto al mondo con la piaga dei bambini scomparsi o vittime di pedofilia;
il massimo organo competente in Europa in materia di scomparsa e abuso minorile è la European Federation for missing and sexually expoited children, di cui fanno parte Child Focus del Belgio, nata dopo il caso Dutroux e lo scandalo pedofilia, e le altre associazioni nazionali dei paesi dell'Unione europea, tutte con lo stesso obiettivo di tenere alta l'attenzione dopo i casi di scomparsa, e fare «rete» per trovare i bambini e aiutare le famiglie delle vittime;
in Italia l'associazione accreditata secondo gli standard di questo organismo europeo, è l'Associazione «Aurora» costituita nel marzo del 2001 e molto attiva in questo campo;
nonostante una tendenziale maggiore sensibilità delle istituzioni internazionali a questo drammatico fenomeno, l'Italia è l'unico Paese in Europa non ancora dotato di un Centro nazionale per bambini scomparsi o che hanno subito violenza -:
se non intenda adoperarsi per l'istituzione di un Centro di coordinamento nazionale per minori scomparsi e sessualmente abusati, che possa compiutamente operare in collaborazione con le Istituzioni e in aiuto alle famiglie.
(4-00615)
SGOBIO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il 18 luglio scorso, in una vasta operazione dei carabinieri contro una tratta di esseri umani dalla Polonia verso l'Italia - definita operazione «Terra promessa» - dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari sono state emesse numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere con l'accusa di associazione finalizzata ai delitti di tratta degli esseri umani e riduzione in schiavitù;
al centro delle indagini c'è un'organizzazione transnazionale dedita alla tratta di centinaia di cittadini polacchi dal Paese d'origine verso l'Italia, soprattutto per lo sfruttamento in lavori agricoli nel Foggiano;
proprio in provincia di Foggia, le vittime, reclutate con l'inganno, venivano trasferite e tenute in condizioni di vera e propria schiavitù anche mediante una vigilanza armata sui luoghi di lavoro e di dimora trasformati in veri e propri lager, dove i tentativi di fuga venivano sanzionati con violente punizioni corporali;
le indagini del Ros e della procura distrettuale Antimafia di Bari sono scaturite da una segnalazione ai carabinieri delle autorità diplomatiche polacche che avevano ricevuto una serie di allarmate segnalazioni da parte di congiunti rimasti in Polonia;
il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, illustrando l'operazione condotta dai carabinieri ha testualmente affermato: «l'esito dei sopralluoghi dei carabinieri nei luoghi di lavoro ha fatto
scoprire una condizione che definire inumana non rende assolutamente la situazione, perché si trattava di veri e propri lager»;
i lavoratori venivano impiegati nelle campagne del triangolo geografico Orta Nova-Cerignola-Ascoli Satriano, prevalentemente per la raccolta del pomodoro, e lavoravano sino a 15 ore al giorno con una retribuzione da due a cinque euro all'ora e chi non era in buone condizioni e non lavorava pagava una penale di circa 20 euro al giorno;
il sostentamento dei lavoratori era a pane e acqua o poco più e dormivano in vecchi casolari su materassi distesi a terra, dove non c'era acqua né luce né alcuna forma di riscaldamento;
secondo quanto riferito dal comandante dei carabinieri del Ros, generale Giampaolo Ganzer, «ci sono state morti, almeno un paio, catalogate come suicidi, avvenute in questo contesto di particolare sudditanza psicologica legata alle condizioni lavorative generali» -:
se e quali atti intendano adottare, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, al fine di potenziare il numero degli ispettori preposti al controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro, prevedendo all'uopo maggiori finanziamenti, tutelando a dovere i diritti, la dignità e a sicurezza dei lavoratori, facendo emergere le vergognose e insostenibili sacche di lavoro nero presenti nel nostro Paese e intensificando energicamente la lotta allo sfruttamento dei lavoratori;
se e quali atti, anche legislativi, intendano, altresì, adottare per una nuova legge sui permessi di soggiorno, utile a sottrarre migliaia di lavoratori dal circuito criminale che fa affari sulla disperazione delle persone.
(4-00617)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante fin dalla scorsa legislatura ha provveduto a denunziare la pesante situazione amministrativa e gestionale in cui versa l'amministrazione provinciale di Vibo Valentia;
l'Amministrazione in questione è sottoposta da tempo ad accertamenti da parte delle varie forze dell'ordine, che giudiziariamente hanno già portato (vedi Progetto «Infratur») ad evidenziare le collusioni interne tra 'ndrangheta e politica;
già nel mese di novembre 2004 l'Assessore provinciale al turismo era stato costretto alle dimissioni dall'incarico giacché pesantemente accusato di avere, nella sua qualità di difensore di personaggi di primo piano della 'ndrangheta coinvolti nel processo «Dinasty», opposto eccezione alla costituzione di parte civile nel processo da parte dei comuni di Vibo Valentia e Tropea e di essersi, poi, astenuto sulla ritardata deliberazione di analoga costituzione di parte civile della giunta provinciale;
nel mese di dicembre 2004 era stato costretto a dimettersi l'allora presidente del consiglio provinciale per aver dichiarato, nelle sue funzioni: «La Commissione Antimafia è una vergognosa ronda militare che gira ed inquisisce»;
la stessa interrogante ha presentato ufficialmente, in data 21 luglio 2005, presso la DDA di Catanzaro, una circostanziata elencazione di attività e nominativi inerenti alla grave gestione dell'amministrazione provinciale di Vibo Valentia e dei legami, anche di stretta parentela, intercorrenti tra alcuni consiglieri provinciali e le famiglie mafiose del territorio;
negli ultimi mesi il presidente dell'amministrazione provinciale della città ha più volte, strumentalmente, dato le dimissioni dall'incarico, sempre puntualmente ritirate alla scadenza dei tempi utili;
nonostante quanto sopra descritto il noto prefetto del tempo, dottor Mario Tafaro, non ha mai inteso chiedere l'autorizzazione per inviare una Commissione d'accesso presso l'Amministrazione provinciale di Vibo Valentia;
gli interventi e l'elargizione dei finanziamenti alle popolazioni colpite dall'ultima alluvione dello scorso 3 luglio 2006, verranno attuati anche dalla sopra menzionata amministrazione provinciale;
nel mese di luglio del 2005, a seguito dell'operazione «Rima», che ha evidenziato la grande capacità delle cosche di pilotare e gestire appalti, ma anche di scegliere e far eleggere personaggi politici a vari livelli, sono stati colpiti da ordinanze di custodia cautelare insieme ad uomini della cosca Fiarè, tre consiglieri comunali, tra i quali l'ex sindaco di San Gregorio d'Ippona (Vibo Valentia): nonostante ciò non è mai stata inviata una Commissione d'accesso, al fine di avviare le procedure di scioglimento di quel comune;
il sindaco ed un assessore del comune di Ionadi (Vibo Valentia) sono stati chiamati in causa da un collaboratore di giustizia, il quale ha rivelato di «incontri e mazzette per ottenere appalti pubblici e ricevere la protezione della mafia locale»: naturalmente, anche qui nessuna attività di accesso al comune da parte degli organismi preposti;
nessunaCommissione d'accesso neppure presso il Comune di Gerocarne (Vibo Valentia), nonostante il risultato elettorale che ha visto un distacco di soli sette voti tra i due candidati a sindaco, causato, secondo l'interrogante, da illegalità elettorali, fortunatamente comprovate dal TAR Calabria (sentenza n. 78 Reg. Dec. n. 447 del 2005, oggi ancora in itinere giacché appellata al Consiglio di Stato), al quale si era aggiunta la nomina di qualche assessore, per quanto risulta all'interrogante, appartenente a comprovate famiglie locali mafiose;
il sindaco del comune di Joppolo (Vibo Valentia), rieletto nell'ultima tornata elettorale dello scorso maggio 2006, è responsabile dell'adozione e dell'approvazione di un piano regolatore in netta violazione con le norme vigenti in materia, e contenente una lottizzazione la cui convenzione, mai stipulata e/o registrata, è stata già oggetto, peraltro, di interrogazione parlamentare presentata da altro deputato nel 2003. L'Amministrazione comunale di Joppolo si è resa, altresì, responsabile di atti amministrativi e gestione di appalti che, a giudizio dell'interrogante, hanno certamente favorito personaggi «occulti»: anche in questo caso nessun controllo da parte degli organismi preposti;
l'interrogante potrebbe continuare con l'elenco di amministrazioni comunali della provincia di Vibo Valentia mai adeguatamente attenzionate dagli organismi preposti, ricordando che l'intero territorio di quella provincia risulta pesantemente permeato dalle infiltrazioni della criminalità organizzata;
nel mese di agosto del 2005 è stato sciolto, per infiltrazione mafiosa, il comune di Nicotera (Vibo Valentia), alla cui guida vi era un sindaco di Alleanza Nazionale;
nei mesi scorsi è stata autorizzata la commissione d'accesso presso il comune di Soriano (Vibo Valentia) e qualche giorno fa alcuni quotidiani locali hanno annunziato (prima che tutto ciò sia deliberato!) il prossimo scioglimento per infiltrazione mafiosa anche di quel comune, guarda caso retto da un sindaco di Alleanza Nazionale;
all'interrogante, che non si è mai sottratta nel denunziare collusioni tra 'ndrangheta e politica anche quando queste hanno coinvolto amministrazioni locali di propria appartenenza politica, sembra veramente inconcepibile ed inaccettabile che in provincia di Vibo Valentia i controlli sulle gestioni e sugli atti vengano effettuati solo nei confronti di Amministrazioni guidate da uomini di Alleanza Nazionale;
a giudizio dell'interrogante, tutte le Amministrazioni locali della provincia di Vibo Valentia si trovano ad operare in un contesto ambientale caratterizzato dalla presenza di elementi di vertice delle famiglie mafiose dei Mancuso e dei clan ad
esse collegate, i quali hanno esteso la loro influenza oltre che sulle attività economiche di tutta la provincia anche su diversi enti pubblici -:
se non ritenga necessario ed urgente attivarsi affinché siano nominate le Commissioni d'accesso su tutti gli enti locali della provincia di Vibo Valentia, compresa l'amministrazione provinciale, la cui gestione amministrativa sia già stata indiziata di illegittimi comportamenti, il tutto anche perché non sembra giustificabile un controllo «a senso unico»;
se non ritenga, altresì, alla luce di quanto sopra descritto, individuare un'Autorità di controllo, sia per garantire la equità di distribuzione degli aiuti finanziari già stanziati e di quelli che certamente dovranno aggiungersi, per i cittadini della provincia di Vibo Valentia colpiti dalla alluvione dello scorso 3 luglio 2006, sia per evitare che nella gestione degli stessi si possa inserire la criminalità organizzata.
(4-00628)
CAPEZZONE e MELLANO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nelle polemiche di queste settimane relative alle attività del SISMI (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare) sono stati nuovamente sollevati interrogativi - se non illazioni - su tentativi di depistaggio e di inquinamento dei dati e dei fatti da parte di elementi dei servizi di sicurezza in merito alla vicenda relativa all'affaire Telekom Serbia;
come riportato nel resoconto stenografico della seduta del 16 luglio 2003, la Commissione parlamentare d'inchiesta su Telekom Serbia (di seguito «Commissione») tenne l'audizione in seduta segreta del colonnello Alberto Manenti del SISMI e subito dopo concordò di inviare ai servizi di sicurezza - per la precisione, al generale Nicolò Pollari (direttore del Sismi), al prefetto Mario Mori (direttore del Sisde), al tenente generale Giuseppe Orofino (vice segretario generale del CESIS) - una richiesta di elementi informativi sull'oggetto della commissione, così formulata: «Per finalità istruttorie della Commissione che ho l'onore di presiedere, prego le SS.LL. di comunicare i nominativi dei soggetti che abbiano prestato o prestino servizio presso i Servizi che risultino, a giudizio delle SS.LL., eventualmente in grado di riferire alla Commissione elementi informativi utili sui fatti oggetto dell'inchiesta parlamentare, con relativo supporto documentale, con riferimento agli anni dal 1997 al 2000. Chiedo inoltre alle SS. LL. di voler disporre l'individuazione e la localizzazione dei seguenti soggetti utili alle indagini della Commissione: responsabili della Divisione ricerca all'estero e della Divisione analisi del Sismi negli anni 1997 e 1998; esatto indirizzo dell'ammiraglio Gianfranco Battelli e dell'ammiraglio Giuseppe Grignolo, diretto superiore del tenente colonnello Alberto Vanenti all'epoca dei fatti. Raccomando l'urgenza e ringrazio per la collaborazione.» (firmato: onorevole Enzo Trantino, presidente Commissione TS);
come riportato nel resoconto stenografico, nella seduta del 12 settembre 2003, il Presidente Trantino comunicò che la Commissione aveva acquisito, come atto segreto, «un documento trasmesso dal Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (SISDE), pervenuto in data 10 settembre 2003»;
come riportato nel resoconto stenografico, nella seduta del 29 ottobre 2003, su richiesta del deputato Marco Minniti, la Commissione decise di acquisire i resoconti delle audizioni del prefetto Mori e del generale Pollari presso il Comitato Parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, audizioni svoltesi rispettivamente il 16 ottobre 2003 e il 22 ottobre 2003;
non risulta agli interroganti che la relazione cosiddetta «intermedia» presentata dalla Commissione al Parlamento nella primavera del 2004 riporti alcuna notizia su eventuali risposte dei responsabili dei servizi di sicurezza alla lettera del luglio 2003 di cui sopra;
la Commissione non presentò in Parlamento alcuna relazione finale, pur essendo tenuta a ciò dalla legge istitutiva (legge 21 maggio 2002, n. 99) -:
se vi siano state attività dei servizi di sicurezza della Repubblica italiana riconducibili alla vicenda Telekom Serbia;
in caso affermativo, quali siano state queste attività.
(4-00629)
TRUPIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria 2005 prevedeva la vendita da parte dello Stato della Scuola allievi agenti di Vicenza, consegnandone la gestione alla Banca Nazionale del Lavoro, con l'obbligo per quest'ultima di affittare la struttura alle forze di polizia;
il nuovo proprietario sarebbe esonerato dalle spese e i costi ricadrebbero sull'amministrazione di polizia, costretta a pagare un affitto annuale;
nell'aprile 2006 sono iniziati i lavori di ristrutturazione della Scuola e sono già stati stanziati 2,5 milioni di euro per il completamento dell'ultima ala dello stabile;
il 19 giugno 2005 il servizio tecnico-logistico del ministero dell'interno ha comunicato al SIIT (Servizi integrativi infrastrutture e territorio) di Venezia il blocco dei lavori di completamento;
l'intera operazione comporterebbe costi esorbitanti in termini di penali;
la Scuola vicentina rappresenta una delle più importanti e qualificate realtà per la formazione delle forze di Polizia -:
se rispondano a verità le notizie relative alla volontà di chiudere definitivamente la Scuola allievi di Vicenza;
quali siano le motivazioni reali alla base delle quali si sarebbe assunta tale decisione;
se il Ministro non intenda intervenire affinché, considerata la realtà vicentina e le sue problematiche connesse alla sicurezza, possa garantire un adeguato servizio di tutela delle persone e del territorio rafforzando l'organico e disponendo adeguate strutture, spazi e risorse, valutando anche l'ormai pluriennale richiesta, da parte delle organizzazioni sindacali, di riqualificazione della questura berica, promuovendo il suo assaggio dalla fascia «C» alla fascia «B».
(4-00632)