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Allegato B
Seduta n. 32 del 26/7/2006
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INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
alle ore 04.00 del 7 febbraio 1985 crollava un edificio di sette piani per civili abitazioni nel comune di Castellaneta (Taranto); causando la morte di 34 persone;
disposto il rinvio a giudizio dell'on. Semeraro Gabriele (sindaco pro tempore); del prof. Cassandro Bellisario (vicesindaco); dell'ing. Bosco Donato (dirigente dell'UTC); dell'ing. Rezza Mario Antonio (responsabile dell'ufficio tecnico del comune di Castellaneta) il tribunale penale di Taranto con sentenza 592 in data 4 maggio 1989, dichiarava colpevoli i suindicati imputati e li condannava alle pene di legge nonché al risarcimento dei danni, da liquidarsi in separato giudizio, in solido tra loro e unitamente al comune di Castellaneta, quale responsabile civile;
la Corte di appello di Lecce rigettava il proposto appello con sentenza 1o marzo 1991 e, successivamente, la Suprema Corte di Cassazione con sentenza 2233/1992 rigettava i ricorsi, annullando senza rinvio la sentenza impugnata solamente nei confronti di Bosco Donato;
divenuta definitiva la condanna penale, venivano intrapresi dagli interessati (parti civili nel procedimento penale) giudizi finalizzati alla quantificazione e liquidazione dei danni riconosciuti dal Giudice Penale. A quest'ultimo proposito è bene precisare che a pag. 41 della sentenza penale di I grado, quel giudicante ebbe a precisare: «...deve rilevarsi che esso non può essere tenuto a rispondere per le omissioni del sindaco Semeraro e del vicesindaco Cassandro riguardanti i provvedimenti contingibili e urgenti a tutela della pubblica incolumità. Questi provvedimenti sono esplicazione di funzioni del sindaco (o, per delega, del vicesindaco) quale Ufficiale
di Governo e, pertanto, legittimato passivo in ordine all'azione di risarcimento danni causati da quelle omissioni è lo Stato e non il comune»;
dopo un tribolato lungo iter processuale del procedimento civile di sola quantificazione dei danni, addebitabile, secondo gli interpellanti, esclusivamente agli organi giudiziali, all'udienza dell'8 giugno 2000 la causa veniva riservata per la decisione, dopo la precisazione delle conclusioni con concessione dei termini di cui all'articolo 190 c.p.c. per il deposito di conclusionali e repliche (gg. 60 più 20);
addirittura la sentenza venne depositata e pubblicata il 1o aprile 2003. In definitiva, dopo circa 3 anni!;
nel frattempo, a seguito di legge costituzionale n. 3/2001, è stata approvata dallo Stato italiano la legge 28 dicembre 2001 n. 448 che al IV comma dell'articolo 41 così recita «per il finanziamento dei debiti fuori bilancio di parte corrente, l'assunzione dei mutui è consentita limitatamente alla copertura dei debiti medesimi maturati fino al 7 novembre 2001»;
in considerazione di tanto la Cassa Depositi e Prestiti, dopo la circolare 1251 in data 27 maggio 2003 e un comunicato del 18 giugno 2003, in data 8 aprile 2004 ha ritenuto di esplicitare in via definitiva le casistiche per la finanziabilità dei debiti fuori bilancio accorpandoli come segue: A - debiti derivanti da interessi e rivalutazione monetaria; B - debiti derivanti da risarcimento danni nel caso di occupazione di urgenza divenuta illegittima; C - debiti risultanti da atto con data anteriore al termine dell'8 novembre 2001; pertanto, ogni richiesta del comune di Castellaneta di poter contrarre un mutuo per pagare le somme riconosciute nella sentenza del Tribunale di Taranto 428/2003, è stata disattesa in quanto quei crediti sarebbero diventati certi, liquidi ed esigibili solamente in data 1o aprile 2003 (del deposito della sentenza) e quindi in epoca successiva all'8 novembre 2001, a nulla giovando la circostanza che la sentenza penale di condanna al risarcimento dei danni era divenuta definitiva nel lontano 1992;
a proposito della sentenza del Tribunale di Taranto 428/2003 è da evidenziare che quel giudicante rigettò la richiesta del comune di Castellaneta di evocare in giudizio il Ministero degli interni sussistendo anche la responsabilità del sindaco - quale Commissario del Governo - nel non emettere l'ordinanza contingibile ed urgente di sgombero a tutela della pubblica e privata incolumità;
il comune di Castellaneta, che non avrebbe mai avuto la possibilità di ottemperare al riconosciuto risarcimento (di oltre 20 miliardi di vecchie lire) con la spesa corrente o di assolvere a tale onere con un mutuo (ogni sollecitazione alla Cassa depositi e prestiti è stata vana) per non parlare di diversi tentativi rivolti al Ministero degli interni per prendere «coscienza» della propria responsabilità di ordine non soltanto morale, fu costretto ad appellarsi presso la Corte di appello di Lecce in Taranto che, con sentenza 248/2005 in accoglimento della preliminare eccezione ha dichiarato la esistenza di litis-consortio necessario del Ministero degli interni e, quindi, dopo aver cassato la sentenza del Tribunale di Taranto, ha disposto che la causa venga riassunta dinanzi al Tribunale di Taranto per l'integrazione del contraddittorio nei confronti del Ministero -:
se non ritenga di dover intervenire con le più opportune e urgenti iniziative e dare finalmente ai parenti delle vittime le risposte che si attendono da così lungo tempo, mettendo la parola fine ad una così dolorosa vicenda che si trascina da più di 20 anni, secondo gli interpellanti, nell'assoluta indifferenza, se non proprio con la complicità delle istituzioni, che si palleggiano le proprie responsabilità spesso con eccezioni pretestuose e dilatorie, lasciando che una così delicata questione rimanga in sospeso e senza alcuna speranza di soluzione.
(2-00085) «Patarino, Alemanno, Angeli, Bocchino, Bongiorno, Contento, De Corato, Gianfranco Fini, Gamba, Gasparri, Alberto Giorgetti,
La Russa, Migliori, Perina, Porcu, Raisi, Ronchi, Saglia, Taglialatela, Tremaglia, Urso, Zacchera, Leo, Bellotti, Lisi, Frassinetti, Giulio Conti, Briguglio, Moffa, Antonio Pepe, Angela Napoli».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:
ZACCARIA e INTRIERI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in tutti gli aeroporti di rilevanza nazionale sono presenti, in forma stanziale, forze di polizia per l'espletamento dei compiti di istituto, con particolare riferimento all'attività di prevenzione e repressione di atti illeciti (security), ai fini della sicurezza dell'aviazione;
nell'aeroporto di Crotone non è mai stata presente, in forma stanziale, nessuna forza dell'ordine e la polizia di Stato interviene solo in concomitanza dei voli di arrivo e di partenza;
fino al 30 giugno 2006 all'aeroporto di Crotone era presente l'esercito che, oltre a compiti di pattugliamento, effettuava operazioni di presidio al varco carraio con attività di controllo e sorveglianza degli operatori che accedono all'area volo;
dal 1o luglio 2006 è cessato il controllo del varco carraio da parte dei militari dell'esercito e, al di fuori dei voli di arrivo e di partenza, l'aeroporto di Crotone (aperto al traffico civile dalle ore 6 alle ore 24) non è presidiato da alcuna forza di polizia;
la prefettura di Crotone ha convocato, in data 2 luglio 2006, una riunione d'urgenza, durante la quale è stato affidato il compito di gestire l'apertura e la chiusura del varco carraio alla società aeroportuale che, essendo un soggetto privato, non ha lo status di pubblico ufficiale e, quindi, è impossibilitato a svolgere alcun controllo dei documenti delle persone e dei mezzi che vi accedono;
ciò crea grave pregiudizio per la sicurezza dei passeggeri, delle infrastrutture e degli aeromobili ed è secondo gli interroganti in contrasto con le vigenti disposizioni nazionali e dell'Unione europea, che ha emanato apposite norme di base per la sicurezza (Reg. UE 240/2006) -:
che cosa il Governo intenda fare per garantire, con immediatezza, che all'aeroporto di Crotone venga istituito il presidio di polizia aerea, atto ad assicurare i necessari controlli per la sicurezza alle persone, alle infrastrutture ed agli aeromobili.
(5-00133)
MASCIA, DURANTI, FRANCO RUSSO e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Centro di Permanenza Temporanea ed Assistenza di Bari - San Paolo ha una capienza massima di 196 persone e dall'apertura ad oggi non si è mai superata la presenza giornaliera di 51 persone, molte delle quali provengono da centri del nord dell'Italia, come dichiarato dal direttore responsabile del Centro, gestito dalla organizzazione «Misericordie», dott. Vito Fato;
risultaagli interroganti che il citato dott. Fato non abbia precedenti esperienze nel campo dell'immigrazione e nella gestione di centri collettivi di assistenza, che nel centro non viene distribuita copia della brochure prodotta dal Ministero degli interni sulle informazioni relative alle procedure d'asilo;
risulta da una visita al centro il giorno 24 giugno 2006, che non vi sono luoghi dove gli ospiti di religione diversa dalla cristiana possano esercitare il proprio credo religioso;
risulta che all'interno del centro non hanno possibilità d'ingresso organizzazioni ed enti di tutela legale che possano svolgere la propria missione;
i trattenuti hanno diritto a contatti con l'esterno solo attraverso l'uso del telefono sia pubblico che privato (cellulari), ma non vi sono possibilità di approviggionarsi di alcun bene di consumo dall'esterno, per espresso divieto della locale Prefettura. All'interno del centro viene distribuita una scheda telefonica di 5 euro, con cadenza di una ogni dieci giorni;
non esistono ambienti distinti per chi ha commesso reati penali e persone fermate solo perché prive del permesso di soggiorno;
la sorveglianza nella sezione femminile viene effettuata da personale sia maschile sia femminile, creando condizioni di disagio e di promiscuità;
non vi sono forme di orientamento legale e ambienti distinti per i richiedenti asilo;
non vi è personale specificatamente formato per affrontare e gestire le istanze dei richiedenti asilo, che dall'approvazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 303 del 16 settembre del 2004, che ha trovato attuazione a partire dal 21 aprile 2005, possono essere trattenuti nei Centri di Permanenza Temporanea ed Assistenza fino all'audizione con la Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato di pertinenza;
all'interno del centro vi è una infermeria che possiede solo strumenti per la primissima emergenza, un solo defibrillatore a fronte di una capienza massima di 196 persone, e che non vi sono sufficienti presidi sanitari per una struttura di questa natura;
vi sono, in organico tredici medici, tredici infermieri, tre persone che svolgono funzioni amministrative, tre magazzinieri e un numero imprecisato di mediatori culturali. Il numero elevato di persone alle dirette dipendenze dell'ente gestore risulta sproporzionato rispetto al numero massimo di ospiti registrato dall'apertura fino ad oggi. Tale discrepanza, inoltre, è maggiormente evidente dal momento che la struttura sanitaria interna al centro non sembra rispondere a standard di efficienza e qualità, così come si evince da interviste ad alcuni ospiti che lamentavano il disinteresse dei medici e degli infermieri alle richieste di soccorso avvenute dopo alcuni incidenti occorsi a causa di piccole pozze d'acqua prodottesi dal malfunzionamento del sistema di areazione del centro;
il medico responsabile del centro ha dichiarato che le richieste di medicinali da parte dei trattenuti sono orientate verso la categoria dei tranquillanti e degli psicofarmaci, evidenziando così, una caratteristica tipica delle patologie rivenienti dallo stato di detenzione vera e propria che avviene in presenza di reati penali ed in strutture che gli specialisti chiamano «istituzioni totali». Questa condizione non si confà allo stato di trattenimento ai fini del riconoscimento dell'identità della persona, ma prefigura una condizione di privazione della libertà sproporzionata alla misura cui si fa riferimento;
alcuni degli ospiti si trovavano a subire il trattenimento per la seconda o terza volta, mostrando così, l'inefficacia di tale istituto ai fini della stessa espulsione che il suo Ministero vorrebbe realizzare. In particolare un cittadino tunisino ha chiesto espressamente di essere rimpatriato nel suo paese, evidenziando la fallacia della legge in questi casi;
vi sono stati, sempre da quanto dichiarato dal responsabile medico del centro all'interrogante, solo negli ultimi tre mesi 4 casi di autolesionismo di persone trattenute nel centro;
non ci è stata copia della convenzione che di norma dovrebbe essere stipulata tra il Ministero dell'interno; per il tramite del locale UTG, e l'ente gestore come da «Linee guida e convenzioni tipo per la gestione di centri di permanenza temporanea e centri di identificazione (già d'accoglienza) prot. 3154/d.c.s/11.6. del 27 novembre 2002». Tale mancanza è stata più volte reiterata nei confronti di Deputati del mio partito, da parte del suo dicastero, prima della nascita di questo Governo -:
se il Ministro non ritenga opportuno dare mandato e autorizzazione all'Ufficio territoriale del Governo (UTG) di Bari di rendere pubblica la convenzione e tutti suoi allegati fra l'ente gestore «Misericordie» e il Ministero dell'Interno, in modo da far conoscere il costo pro-die di ogni trattenuto nel centro e i capitoli di bilancio destinati ad ogni servizio erogato nel centro e avviare l'immediata procedura di chiusura del centro che, peraltro, ha trovato nella sua apertura l'assoluta contrarietà del Presidente della Regione On. Nichi Vendola, del Presidente della Provincia Divella e del Sindaco della città di Bari Michele Emiliano, secondo gli interroganti, in considerazione del fatto che tale struttura non rientra nei reali bisogni del territorio e le finanze ad essa destinate sono sproporzionate rispetto ai servizi resi all'interno del centro.
(5-00134)
ADENTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è imminente l'avvio dei campionati di calcio professionistici;
il mantenimento dell'ordine pubblico per tali manifestazioni sportive richiede un impegno di uomini e risorse sempre più crescente e dispendioso da parte delle Forze dell'Ordine;
tale impiego eccessivo rischia di distogliere le Forze dell'ordine dagli impegni istituzionali -:
se per i campionati di calcio della stagione sportiva 2006-2007 si intenda porre in atto da parte del Ministero dell'interno un'organizzazione diversa da quella attuale soprattutto per quanto riguarda il mantenimento dell'ordine pubblico all'interno degli stadi trasferendo tale responsabilità in capo alle società sportive facendole copartecipare alle spese sostenute per il mantenimento della sicurezza in occasione della disputa di partite di calcio.
(5-00135)
COTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul giornale novarese Tribuna del 24 luglio 2006, appare la notizia che sarebbe stata disposta la soppressione di una squadra di otto finanzieri addetti ai reparti antiterrorismo di pronto impiego, cosiddetti «baschi verdi», in servizio alla Guardia di finanza di Novara -:
se tale notizia corrisponda al vero e quali iniziative il Ministro intenda adottare per garantire nella provincia di Novara lo stesso livello di sicurezza.
(5-00136)
BOCCHINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 24 gennaio 2005 il Gup di Milano, Clementina Forleo, ha assolto tre islamici che arruolavano kamikaze da inviare in Iraq con la motivazione che «la guerriglia non è terrorismo»;
in data 28 novembre 2005 la Corte d'Appello, presieduta da Rosario Chiazzo, ha confermato la sentenza per cui tutti gli islamici sono stati assolti in via definitiva dall'accusa di terrorismo;
in data 27 giugno 2006 il Tribunale della libertà di Bologna, presieduto da Liviana Gobbi, ha rigettato la richiesta di custodia in carcere nei confronti di 18 sospetti terroristi islamici, interpretando gli atti compiuti dagli imputati come atti di resistenza e non già di terrorismo;
si ravvisa l'esigenza di rassicurare i cittadini italiani anche alla luce delle predette decisioni giurisdizionali che, sebbene rispettabili, appaiono all'interrogante alquanto discutibili dal momento che destano grande sconcerto nell'opinione pubblica nonché, ovviamente, allarme sociale -:
quali iniziative intenda il Ministro assumere per garantire la sicurezza nazionale.
(5-00137)
Interrogazioni a risposta scritta:
LION. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 18 maggio 2006 alcuni consiglieri comunali del comune di Senigallia venivano interessati dai cittadini circa un episodio in atto che aveva a coinvolgere un uomo affetto da invalidità al 75 per cento e alcuni agenti di polizia;
nella circostanza gli stessi avevano ad apprendere come, a seguito di un incidente automobilistico, la suddetta persona invalida era stata accompagnata al pronto soccorso di Senigallia in ambulanza, qui visitata con referto inerente alcune contusioni e successivamente, a seguito di asseriti e non meglio precisati comportamenti della stessa, ammanettata e condotta al commissariato di P.S. di Senigallia, senza che le cure del caso potessero essere concluse da parte del personale medico;
la stessa persona, dopo circa tre ore, stante la testimonianza di presenti, era stata vista uscire dai locali del commissariato sanguinante e dirigersi al vicino centro Caritas, dove il personale, alla richiesta di aiuto e viste le condizioni, aveva provveduto ad allertare il 118; trasportata in ambulanza nuovamente al pronto soccorso, gli venivano riscontrate lesioni, ulteriori e difformi da quelle precedentemente refertate, in varie parti del corpo non compatibili con la dinamica dell'incidente prima subito, ivi inclusa la frattura di una costola;
la stessa persona dichiarava, a verbale del pronto soccorso di essere stata «picchiato dagli agenti» all'interno del commissariato di P.S., di aver chiesto agli agenti di essere soccorsa e di essersi vista rifiutare tale invocazione;
la situazione venutasi a creare al pronto soccorso a seguito di tale episodio tra cittadini e forze di polizia presenti, era di tensione tale da comportare, da parte dei consiglieri comunali intervenuti, il coinvolgimento del dirigente di P.S. fuori città, e la vicenda aveva poi un prologo di pubblica denuncia dei fatti - due giorni dopo - attraverso un simbolico presidio del commissariato di P.S. da parte di giovani cittadini;
il medesimo dirigente di polizia, pur nelle difficoltà rappresentate dalla sua assenza, si rendeva disponibile ad attività dispositive tendenti a stemperare il clima di tensione, ipotizzando nel contempo possibili atti di autolesionismo come causa delle ulteriori ferite riportate dall'uomo all'interno del commissariato;
anche nell'ipotesi di autolesionismo data con immediatezza alla stampa dagli agenti coinvolti - con dichiarazioni virgolettate, secondo l'interrogante, palesemente irrispettose della privacy circa lo stato di salute del cittadino coinvolto -, sarebbe stato comunque obbligo degli agenti coinvolti far scattare immediate misure di soccorso dall'interno degli uffici del commissariato di P.S.;
laddove ci si dovesse trovare di fronte a un qualche riscontro da parte della magistratura il fatto, per la dinamica e per le oggettivazioni mediche, nonché per il precario stato di salute della persona coinvolta, sarebbe grave e sintomatico di un approccio non proporzionale da parte delle forze di polizia, attuato attraverso un ridondante ricorso alla forza, atteggiamenti peraltro già stigmatizzati precedentemente attraverso interrogazioni mirate del consiglio comunale di Senigallia;
episodi di tal fatta, se riscontrati, denoterebbero inopportune sopraelevazioni dei limiti dati dalla legge alle forze di polizia per l'espletamento dei compiti d'istituto, che mal si attagliano al rispetto del concetto di legalità e che, questione assai più grave, possono costituire terreno di crescita di un clima di sfiducia tra cittadini e forze dell'ordine - erodendo alla base i concetti inalienabili di democrazia e libertà costituzionalmente sanciti e patrimonio di ogni cittadino di questo
Paese - che, in tutti i modi e con la massima fermezza, deve essere scongiurato -:
se sia stata aperta una formale inchiesta interna, se il Ministro in indirizzo fosse al corrente dell'avvenimento e quali iniziative intenda assumere per evitare situazioni che abbiano a contemplare da parte delle forze di polizia un ricorso non necessario alla forza, al fermo e all'eccedente contenimento delle persone e che travalicando le strettissime esigenze di sicurezza, possano vedere coinvolti, come nel caso, persone deboli.
(4-00700)
FORGIONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la fornitura idrica concessa dal dissalatore al Comune di Trapani, nella quantità fissata con ordinanza commissariale, viene effettuata in compensazione all'acqua fornita dal comune di Trapani ai comuni di Castel Vetrano e Favignana;
nell'estate del 2005, in seguito all'interruzione della fornitura del dissalatore ed alla conseguente crisi idrica, il sindaco di Trapani affermò che, in caso di mancato ripristino dell'erogazione idrica al comune di Trapani, si sarebbe trovato costretto ad interrompere la fornitura idrica ai comuni di Castel Vetrano e Favignana;
a quanto risulta all'interrogante, la vicenda si ripete;
il sindaco del Comune di Trapani, responsabile della fornitura idrica al Comune di Favignana, in quanto gestore delle fonti di approvvigionamento trovantesi in località Bresciana affidategli dal Presidente della Regione, avrebbe minacciato ripetutamente nei giorni scorsi di voler interrompere la fornitura idrica provocando turbamento e allarme nella popolazione e negli operatori turistici di Favignana -:
se il Ministro dell'Interno non intenda intervenire presso il Prefetto della Provincia di Trapani, al fine di accertare la veridicità di tale circostanza, e, qualora risultasse corrispondente alla verità l'intenzione di sospendere la fornitura idrica a Favignana, di intervenire per impedire che la fornitura dell'acqua cessi;
se non si intenda attivare il commissario delegato per l'emergenza idrica in Sicilia affinché si adottino misure atte a garantire una chiara e trasparente gestione delle risorse idriche disponibili nel rispetto dei principi della legge Galli e della normativa regionale in materia.
(4-00704)
D'AGRÒ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la maggior parte dei comuni italiani è di piccole e medie dimensioni, variando da 700 a 5.000 abitanti;
tali comuni devono affrontare sempre più problemi connessi alla congiuntura della finanza pubblica;
molti di essi si trovano in difficoltà, anche di natura economica, nel reperire il segretario comunale, figura centrale dell'apparato burocratico dell'ente locale;
in particolare, nella regione Veneto sono ben 56 i comuni che sono privi di un segretario;
l'articolo 1, comma 95, della legge n. 311/2004 (legge finanziaria 2005) dispone per tutto il triennio 2005-2007 il divieto di assumere personale a tempo indeterminato, inclusi i segretari comunali e provinciali -:
considerati i disagi in cui si trovano ad operare molti piccoli comuni italiani, se non ritenga opportuno adottare iniziative, anche normative, per fare in modo che siano esclusi dal blocco le assunzioni di segretari comunali o almeno sia consentita la possibilità di assumere coloro che sono già iscritti nell'apposito albo istituito con la legge n. 127/97;
se non ritenga opportuno, in subordine, adottare iniziative anche normative volte a consentire anche agli iscritti all'albo
dei segretari nella fascia C) (la prima fascia professionale), che attualmente possono svolgere la loro attività solo nei comuni fino a 3.000 abitanti, di prestare funzione nei comuni fino a 10.000 abitanti, sembrando anacronistico lo sbarramento vigente che risale al decreto del Presidente della Repubblica 23 giugno 1972, n. 749, dato che tali soggetti sono in possesso degli stessi requisiti professionali richiesti a coloro che sono iscritti all'albo nelle fasce A) e B);
se, da ultimo, non ritenga opportuno adottare iniziative normative per consentire ai vicesegretari, che abbiano svolto per almeno cinque anni le relative funzioni, l'iscrizione all'albo dei segretari comunali, limitatamente alla prima fascia professionale.
(4-00708)
FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, l'Italia è impegnata, come del resto tutto il mondo occidentale, in una lunga guerra al terrorismo internazionale di matrice islamica fondamentalista;
il terrorismo internazionale «Jihadista» ha messo sotto scacco l'Europa con gli attentati terroristici di Madrid dell'11 marzo 2004 e l'ultimo gravissimo episodio avvenuto a Londra il 7 luglio 2005;
è necessario ricordare che nella rivendicazione degli attentati di Londra si fa esplicito richiamo all'Italia indicando il nostro Paese come prossimo obiettivo per una operazione di tenore se possibile ancora più eclatante di quelle di Madrid e Londra;
stiamo vivendo giorni di grande preoccupazione per l'acuirsi del conflitto in medio oriente e per le possibili conseguenze geopolitiche internazionali;
nel nostro Paese, le indagini sul terrorismo internazionale, hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza in Italia di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
da quanto si apprende dalle notizie pubblicate da alcuni organi di stampa a tiratura locale, in data 25 luglio, un medico di origine libanese che esercita la propria professione presso il pronto soccorso dell'ospedale San Maurizio di Bolzano ha inviato un messaggio sulla posta elettronica interna dell'ospedale per inneggiare alla guerra santa;
riportiamo letteralmente uno stralcio tratto dal testo della missiva in questione e pubblicato su un quotidiano locale di Bolzano, in quanto, esaustivo per mettere in luce la gravità delle affermazioni presenti nell'email: «Col nome d'Iddio Altissimo, sono oramai più di 60 anni che l'entità criminale autoproclamatosi (Stato d'Israele) va disseminando di stragi e rovine il vicino Oriente anzi il mondo intero, dato che le sue azioni terroristiche hanno oramai assunto dimensioni planetarie. Ma nel vicino Oriente non certo di terrorismo che possiamo parlare, ma bensì di qualcosa di ben più grave, di genocidio, che viene perpetrato sotto lo sguardo benevolo del regime razzista e guerrafondaio statunitense, e dei suoi servitorelli europei»;
lo «stimato» medico del pronto soccorso accortosi del clamore che aveva suscitato la sua iniziativa ha deciso di rivolgere le sue scuse a tutti i colleghi per aver urtato, involontariamente, la loro sensibilità e giustificandosi ha dichiarato di avere, soltanto, d'impulso girato un messaggio pubblicato sul sito dell'associazione islamica «Imam Mahdi»;
sempre da quanto ci dato sapere dalle notizie stampa il caso già al vaglio della Digos;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno di talune comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi, (basti pensare alle vicende giudiziarie che hanno investito il centro islamico di viale Jenner a Milano e la moschea di Cremona), questo caso specifico lascia sbigottiti in quanto coinvolge direttamente
un medico pienamente integrato nella nostra società e che svolge una professione che lo vede impegnato quotidianamente in modo diretto con i cittadini;
secondo l'interrogante, una politica buonista, superficiale e poco attenta alle vicende internazionali ha permesso il radicamento del fondamentalismo islamico anche nel nostro Paese -:
vista la drammatica escalation di attentati da parte del terrorismo islamico che non può e non deve essere sottovalutata, quali provvedimenti il ministro intenda prendere per non permettere il verificarsi di tali situazioni nel nostro Paese;
se il Ministro non ritenga opportuno prevedere delle misure atte alla immediata espulsione di tutti i possibili fiancheggiatori di Al Qaeda presenti in Italia, procedendo a controlli severi anche sugli ingressi temporanei nei confronti di chi proviene da Paesi islamici; e inoltre se non ritenga indispensabile che vengano predisposti controlli approfonditi in tutte le moschee e centri islamici presenti sul territorio italiano e se non sia necessario arrivare anche alla chiusura precauzionale di quelli al cui interno si riscontrano presenze eversive.
(4-00710)