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Allegato B
Seduta n. 32 del 26/7/2006
TESTO AGGIORNATO AL 1o AGOSTO 2006
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzioni in Commissione:
La VI Commissione,
premesso che:
l'Agenzia delle Entrate sta procedendo all'iscrizione a ruolo delle somme dovute per i tributi sospesi, per effetto dei provvedimenti agevolativi legati al sisma del 1990, nelle province di Siracusa, Ragusa e Catania, per tutti i contribuenti residenti nelle dette province, senza tener conto dei versamenti effettuati e delle posizioni fiscali già definite;
tale comportamento, appare del tutto ingiustificato poiché l'Agenzia delle Entrate è nella condizione, anche con l'ausilio del Concessionario della riscossione Montepaschi SE.RI.T S.p.a e del sistema bancario, di controllare le posizioni e i versamenti effettuati da ogni contribuente;
appare sommamente ingiusto scaricare sugli incolpevoli contribuenti, inadempimenti e disfunzioni della amministrazione finanziaria, specie alla luce del lunghissimo tempo intercorso tra il momento degli adempimenti tributari e l'emissione di ruoli con la evidente conseguenza della materiale impossibilità di reperire le prove documentali di assolvimento dei tributi dovuti;
a fronte della agevolazione introdotta nella legge Finanziaria del 2003 di sanare le pendenze del sisma del 1990 con il pagamento del 10 per cento del carico tributario originario, gli incolpevoli contribuenti già penalizzati per aver a suo tempo pagato per intero, rischiano di pagare una seconda volta, e con i relativi oneri accessori, la medesima obbligazione tributaria;
tale procedura non solo viola le più elementari regole di garanzia dei diritti del contribuente, inutilmente sanciti dallo Statuto del contribuente, ma risulta perfino anticostituzionale, alla luce della sentenza della Corte del 7/15 luglio 2005 n. 280, nella parte in cui censura l'articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica n. 29 del settembre 1973 n. 602, riguardante l'assenza dei termini di decadenza per la notifica delle cartelle esattoriali;
impegna il Governo
in prima istanza, ad annullare in autotutela la procedura attivata, in quanto anticostituzionale, oltre che in palese violazione dello Statuto del Contribuente; in subordine a procedere all'immediata verifica delle posizioni fiscali di tutti i contribuenti residenti nelle province di Siracusa, Ragusa e Catania e a procedere all'iscrizione a ruolo solo per le posizioni irregolari e, conseguentemente, nelle more della verifica, sospendere i ruoli emessi e le procedure per i ruoli in corso di emissione.
(7-00032) «Leo, Bono, Borghesi, Burtone, Del Mese, Reina».
La VIII Commissione,
premesso che:
da diversi anni nella fascia costiera che va dal comune di Deiva Marina in provincia di La Spezia sino al comune di Zoagli, provincia di Genova, si registra uno stato di degrado del mare dovuto alla sporcizia di scarico abusivo e non controllato di ogni tipo di imbarcazione, dalle grandi navi, ai traghetti, alle piccole barche, forse a scarichi fognari pubblici e privati, che per buona parte dell'anno funzionano poco e male ed infine dalla mancata pulizia delle spiagge in alcune zone della costiera in autunno ed inverno che spesso diventano piccole discariche che il mare fa sue ad ogni mareggiata;
tale fenomeno sta procurando disagi notevoli, rischiando di compromettere l'economia di una zona, che si basa quasi esclusivamente sul turismo balneare;
i comuni interessati hanno già da tempo sollecitato la necessità di iniziative a livello regionale e governativo, finalizzate a porre rimedio alla situazione di inquinamento ambientale delle costiera del Levante Ligure;
sembra necessario effettuare un'efficace opera di monitoraggio ambientale della zona interessata, atteso che i singoli comuni non hanno né i mezzi né le risorse economiche per garantire un'attività di monitoraggio efficace;
impegna il Governo
ad assumere, nel quadro dei poteri generali di salvaguardia e tutela delle zone costiere, le iniziative più opportune, anche di carattere finanziario, al fine di realizzare un efficace monitoraggio della situazione ambientale delle costiera del Levante Ligure, garantendo un coordinamento a livello nazionale di tutti gli interventi da porre in essere per fronteggiare l'emergenza di cui si è detto in premessa.
(7-00033) «Mondello».
Le Commissioni VIII e XIII,
premesso che:
l'attuale situazione di carenza idrica rilevata in tutta l'Italia settentrionale e centro-settentrionale rappresenta non una eccezione ma, negli ultimi anni, la regola che ci troviamo dinanzi;
le campagne sul risparmio idrico sono per lo più esclusivamente rivolte al consumo che si attua nelle case private mentre, ai dati delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente e dell'APAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici), è il settore agricolo a consumare - di gran lunga - i maggiori quantitativi idrici;
da dati diffusi recentemente dal WWF Italia il 65 per cento dell'intera risorsa idrica nazionale è destinata all'agricoltura;
a titolo di esempio si citano i dati del Piemonte, nel quale a fronte di 8,3 miliardi di metri cubi di acqua utilizzati in agricoltura se ne consumano poco meno di 500 milioni di metri cubi per il settore industriale e altrettanti per gli utilizzi idropotabili;
vi sono tutte le conoscenze tecniche per iniziare una seria politica di conversione dei sistemi irrigui che, in date situazioni come la coltura del mais e del riso, possono condurre a risparmi valutati nel 50 per cento della risorsa e sempre più urgente appare la necessità di intervenire, anche mettendo a disposizione strumenti di supporto alle associazione di categoria e ai singoli agricoltori;
non si può pensare di intervenire solo con provvedimenti emergenziali ma occorre prevedere una nuova politica di risparmio idrico, che sia lungimirante e preveda graduali aggiornamenti strutturali;
la costante crescita della domanda di acqua, dovuta essenzialmente all'aumento delle superfici irrigabili e all'aumento degli ettari coltivati con colture che richiedono enormi quantitativi idrici a scapito di colture meno esigenti in acqua, si accompagna ormai ad un periodo nel quale le precipitazioni sono costantemente minori rispetto alle medie derivate dalle serie storiche dei dati;
in numerose situazioni è riscontrabile la presenza di colture fortemente impattanti dal punto di vista della risorsa idrica su suoli non adatti a sostenere tali produzioni;
la costruzione di nuovi bacini, se non in casi particolari, non può certo essere la soluzione al problema date le difficoltà nella realizzazione e nella gestione delle opere e, soprattutto, date le esigue quantità che queste strutture possono trattenere se confrontate con gli enormi volumi d'acqua necessari con le odierne tecniche di irrigazione;
in molte situazioni regionali le tecniche irrigue - e le strutture - hanno un'impostazione ottocentesca,
impegnano il Governo a:
1) predisporre, entro un anno dall'approvazione della presente risoluzione, un «Manuale di buona pratica irrigua» che possa fornire all'intero comparto: le informazioni sulle più aggiornate tecnologie e tecniche irrigue in rapporto a ciascuna delle colture che vengono attuate sul territorio nazionale, le indicazioni tecniche ed economiche per la realizzazione dei sistemi e degli impianti irrigui più adatti e tecnologicamente più avanzati e, al contempo, una valutazione sulle pratiche agronomiche che possono essere realizzate a supporto del risparmio idrico in agricoltura;
2) formulare ipotesi di graduale riconversione colturale favorendo le specie poco esigenti in acqua, rispetto alle attuali enormi estensioni coperte da colture come il riso e il mais, che sono tra le più esigenti, limitando tali colture solo ai suoli più adatti alla loro produzione, sia in termini di qualità e quantità del prodotto, sia in termini di utilizzo della risorsa acqua;
3) destinare una parte dei fondi del «Piano irriguo nazionale» a favorire la necessaria ed urgente riconversione dei vecchi sistemi di irrigazione con tecniche irrigue moderne ed innovative che utilizzano minori quantitativi d'acqua.
(7-00031) «Mellano».
La XIII Commissione,
premesso che:
via principale per lo sviluppo dell'agricoltura italiana deve essere quella di tutelare le produzioni tipiche, le coltivazioni d'eccellenza, la tutela delle tradizioni al fine di garantire l'immissione sul mercato di derrate che abbiano quale cifra specifica la qualità, requisito che porrebbe al riparo le nostre quote da aspetti della concorrenza quali il prezzo, cui difficilmente il primario italiano potrebbe far fronte con l'invasione di prodotti dei mercati emergenti;
l'adeguamento delle pratiche accettate nel mercato internazionale non dovrebbe consentire uno scadimento delle norme poste a tutela dei consumatori e dell'eccellenza dei prodotti al fine di permettere l'immissione di quantità crescenti di beni di ogni tipo sul mercato europeo;
l'accordo bilaterale firmato a Londra il 10 marzo 2006 tra l'Unione europea e gli Stati Uniti, sebbene abbia evitato l'accendersi di un contenzioso di cui le esportazioni italiane non abbiano bisogno, non può che essere definito come un «accordo al ribasso», permettendo agli Stati Uniti di immettere sul mercato comune dei vini invecchiati tramite l'utilizzo di trucioli di rovere e, conseguentemente, ponendo all'ordine del giorno l'introduzione di tale pratica anche nella viticoltura europea;
ciò che appare ancora più grave è che la proposta della Commissione europea in tal senso non prevede neppure l'obbligo di indicare sull'etichetta dei vini l'utilizzo di trucioli per l'invecchiamento del prodotto, creando presupposti di una scarsa valorizzazione delle produzioni vinicole di più comprovata tradizione e penalizzando le imprese vitivinicole di minori dimensioni che continuano ad operare l'invecchiamento in tradizionali botti del tipo barrique;
la strategia di un'introduzione della pratica in uso nel sistema statunitense, inoltre, non pone in campo delle risposte di medio lungo periodo, limitandosi soltanto a garantire una necessaria parità di condizioni di concorrenza con il vino di origine americano;
impegna il Governo:
a porre in essere tutte le misure di propria competenza al fine di garantire una corretta informazione al consumatore per ciò che concerne le merci vitivinicole presenti sul mercato italiano e, più specificamente,
di rendere obbligatoria l'inclusione, in etichetta, di chiare indicazioni sulle metodologie di produzione delle stesse;
a proseguire sulla via tracciata dal precedente Esecutivo, anche in sede comunitaria, per la tutela delle produzioni tipiche e di qualità, in cui il settore vitivinicolo italiano riveste posizioni di primo piano anche per la sua plurisecolare esperienza, tale da rendere i vini nazionali tra i più stimati nel panorama enologico mondiale.
(7-00034) «Bellotti».