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Allegato B
Seduta n. 33 del 27/7/2006
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
TRUPIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge 124/99, «Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico», dispone che il 50 per cento dei posti disponibili per la stipula di contratti a tempo indeterminato avvenga tramite lo scorrimento delle graduatorie permanenti regolamentate dal decreto ministeriale 123 del 2000 e l'altro 50 per cento tramite le graduatorie di merito della procedura concorsuale ordinaria;
il numero di posti disponibili che emerge dai dati del Ministero è di 62.046;
il piano pluriennale di assunzioni predisposto dal Governo Berlusconi sulla base del decreto-legge 79 del 18 ottobre 2005 prevede per l'anno in corso l'assunzione a tempo indeterminato di soli 20.000 docenti;
il numero di docenti abilitati è largamente sufficiente per coprire completamente le vacanze di organico -:
se il Governo intenda mettere in opera interventi atti a ridurre la differenza abissale tra il numero di posti disponibili ed il numero di assunzioni previsto.
(4-00724)
SGOBIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 7 luglio scorso, l'amministratore delegato del gruppo Fincantieri, Giuseppe Bono, in un'intervista a «Il Sole 24 Ore Radiocor», nel tracciare il futuro della società cantieristica, ha affermato che
«l'azienda è pronta» per lo sbarco in Borsa ma che naturalmente la decisione spetta all'azionista;
l'amministratore delegato Bono, da poco riconfermato alla guida del gruppo per il prossimo triennio, a proposito dell'ipotesi di un collocamento, ha altresì detto che le condizioni «ci sono, abbiamo carichi di lavoro per diversi anni e pensiamo di poter mantenere gli utili anche per i prossimi anni» e che una possibile ipotesi di privatizzazione del gruppo è solo nell'ottica della sua crescita, sottolineando però che Fincantieri opera in un settore «dove la concorrenza è molto forte e dove bisogna stare al passo, anzi se possibile - ha aggiunto - bisogna anticipare» le tendenze del mercato;
secondo «Il Sole 24 Ore Radiocor», i tempi tecnici di un'eventuale sbarco in Borsa sono indicati da Bono «in sei mesi» da quando cioè l'azionista dovesse prendere la decisione e tenendo conto anche delle finestre di mercato migliori per un collocamento indicate dal manager ad inizio anno e intorno alla metà dell'anno;
Fincantieri S.p.a., già di proprietà dell'IRI, è oggi soggetta a Fintecna, proprietà del Ministero dell'Economia;
secondo l'interrogante, la privatizzazione e la quotazione in Borsa di Fincantieri è un'ipotesi da scartare, perché ciò metterebbe sicuramente in pericolo una delle più importanti industrie italiane con almeno 25.000 posti di lavoro e stabilimenti di rilevanti dimensioni su tutto il territorio nazionale;
a quanto risulta all'interrogante di contro a quanto annunciato dall'amministratore delegato Bono, le organizzazioni sindacali di categoria rimproverano alla Fincantieri di non aver applicato l'accordo di gruppo del 2004, a cui si aggiunge la presentazione di un piano industriale pluriennale che ha come obiettivo la riduzione dei costi del 10 per cento che prevede significativi investimenti;
questa mancata applicazione del suddetto accordo, sempre secondo le suddette organizzazioni sindacali, rischia di scaricarsi sulle condizioni di lavoro, sui regimi di orario e sui salari degli addetti;
se non ritenga opportuno intervenire al fine di chiarire la posizione del governo in merito alle ipotesi sollevate dall'amministratore delegato nell'intervista di cui sopra e se non ritenga, altresì, opportuno adoperarsi nell'intento di evitare quanto annunciato, a salvaguardia dei diritti, della dignità e della professionalità dei lavoratori che operano in Fincantieri e a tutela di uno dei fiori all'occhiello dell'industria italiana.
(4-00727)
ALEMANNO, SALERNO, BENEDETTI VALENTINI e CIRIELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi sono state date notizie di stampa sulla rimozione dei vertici al completo della GdF della Lombardia operata in virtù di un provvedimento del Vice Ministro Visco;
sempre secondo le agenzie giornalistiche tale rimozione veniva ricondotta all'azione che la GdF lombarda aveva condotto sul caso Unipol e che secondo anche alcuni quotidiani non era stata gradita a settori politici oggi al Governo;
lo stesso Vice Ministro Visco smentiva tale motivazione politica adducendo un normale avvicendamento di servizio -:
quali siano i tempi ordinari previsti per gli avvicendamenti regionali;
se sia consentito che un vertice regionale sia rimosso in assenza totale di contenziosi disciplinari e non in un quadro di tempo previsto per la rotazione di servizio;
se sia consentito dall'attuale delega che il Vice Ministro e non il Ministro possa intervenire per disporre i trasferimenti della GdF in assenza di fatti eccezionali;
quali siano le «esigenze di servizio» di cui alla dichiarazione dell'On. Visco del 18 luglio 2006 che, stante la estraneità di
questioni politiche, lo dovrebbero portare ad occuparsi di trasferimenti di personale della GdF;
se non ritenga di intervenire sull'accaduto per fare luce sulle vere ragioni del trasferimento e se in caso di non legittimo operato, al ritiro della delega al Vice ministro Visco.
(4-00736)
MENIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
il Sindaco di Monrupino (Trieste), Alessio Krizman, ha annunciato che, a seguito di una delibera consiliare e di una modifica allo statuto comunale, non si potrà più utilizzare i nomi di Rupingrande e Zolla per indicare due località di quel comune ma si dovrà obbligatoriamente ricorrere all'antico riferimento di Repen e Col;
fino ad oggi, in realtà, tanto il comune quanto le frazioni hanno sempre avuto la doppia denominazione in lingua italiana e in lingua slovena e la modifica toponomastica che viene pretestuosamente dipinta come ripristino di nome originario serve unicamente ad abolire la denominazione italiana; analogo caso è avvenuto qualche anno fa con il comune di San Dorligo della Valle (Trieste) ove è stato cancellato il nome italiano per imporre solo quello sloveno «Dolina»;
è utile anche ricordare che i sindaci dei due comuni nominati (oltre a quello di Sgonico (Trieste)) si rifiutano tuttora di emettere carte di identità in lingua italiana (nonostante la legge preveda che il titolare opti per la forma bilingue ovvero solo la forma italiana del documento); per il momento si è instaurata una strana prassi per cui il Prefetto o suo delegato sostituisce i sindaci in un atto che dovrebbero svolgere per dovere d'ufficio -:
se il Governo intenda assumere iniziative normative volte a garantire il ripristino della toponomastica italiana per località site all'interno del territorio della Repubblica italiana;
come si intenda infine risolvere l'incresciosa situazione del rilascio delle carte di identità in lingua italiana nei comuni mistilingui della provincia di Trieste.
(4-00745)