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Allegato B
Seduta n. 36 del 2/8/2006
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
AURISICCHIO, GIUDITTA e BOFFA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale n. 7406/500/603/052006 in data 14 marzo 2006 a firma del Vice Ministro Ugo Martinat viene trasferita tutta l'attività amministrativa di competenza del Ministero relativamente agli eventi sismici 1980-1981 in Campania a due commissari straordinari nelle persone dell'ingegnere Luigi Da Silva nato a S. Agata dei Goti (Benevento) il 13 marzo 1948 e dell'ingegnere Cosimo Barbato nato a Napoli il 13 dicembre 1954;
i commissari straordinari hanno la responsabilità della gestione dei programmi di intervento per la riparazione e ricostruzione del patrimonio pubblico e privato;
le competenze assegnate ai commissari, tra l'altro, riguardano:
la redazione e l'approvazione di programmi di gestione delle risorse finanziarie assegnate ai comuni, alle province e agli altri enti locali della regione Campania e addirittura l'utilizzo delle stesse solo attraverso proprie ordinanze,
la possibilità di nominare propri delegati con poteri di firma,
la possibilità di dotarsi di una struttura organizzativa autonoma,
la possibilità di costituire commissioni di esperti e comitati tecnici,
l'assegnazione della progettazione e dell'esecuzione di tutti gli interventi a farsi,
l'assegnazione di studi preliminari e di studi di fattibilità,
la possibilità addirittura di derogare, previa specifica autorizzazione della regione Campania - Assessorato ai lavori pubblici, dalle prescrizioni del T.U.76/90 e della legge 32/92;
il compenso per le attività dei commissari è stabilito in misura pari a quella di un assessore della giunta della regione Campania;
la spesa per l'espletamento dell'incarico e per sostenere le attività connesse graverà sulla quota del 4 per cento, finora riservata per le incombenze amministrative dei comuni, dei finanziamenti deliberati dal Cipe a favore dei comuni, delle province e degli altri enti locali;
con le disposizioni contenute nel richiamato decreto secondo gli interroganti, viene a ledersi l'autonomia dei comuni, delle province e degli altri enti locali e risultano annullate le loro esclusive competenze previste dalle leggi vigenti, sicché si è generata una diffusa protesta di tutti gli amministratori interessati come è testimoniato dalle note trasmesse alla regione Campania ed al Ministero;
secondo gli interroganti il decreto è illegittimo ed è in contrasto con le normative
nazionali e regionali in materia di ricostruzione postsismica (T.U.76/90, legge 32/92, L.R. 20/2003 e successive) e viola le norme che regolano la istituzione dei commissariamenti;
tutto ciò premesso e vista la nota n.1488/UDCP/GAB del 20 giugno 2006 con la quale il Presidente della regione Campania on. Antonio Bassolino ha chiesto la revoca del decreto ministeriale a firma del vice Ministro Martinat -:
se non ritiene necessario, anche per accogliere le esplicite richieste in tal senso dei sindaci e degli amministratori, procedere alla revoca del sopra richiamato decreto ministeriale 7406 del 14 marzo 2006.
(4-00332)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con decreto in data 20 giugno 2006, n. 9869/GAB il Ministro delle infrastrutture ha annullato il decreto del Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti On. Ugo Martinat del 14 marzo 2006 n. A/733 con il quale gli ingegneri Luigi Da Silva e Cosimo Barbato erano stati nominati commissari straordinari per il completamento degli interventi già avviati dagli enti locali della regione Campania per il recupero del patrimonio edilizio pubblico e privato danneggiato dagli eventi sismici degli anni 1980 e 1981.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
AURISICCHIO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la strada statale Ofantina, 1 tronco, è di fondamentale rilevanza non solo per il traffico svolgentesi tra la città di Avellino e l'Alta Irpinia, già di per sé sostenuto, ma per il traffico Regionale e Nazionale che trova l'Itinerario Ofantino l'alternativa per i flussi veicolari durante l'esodo estivo nonché durante gli esodi festivi in generale;
in questo contesto, assume particolare rilevanza il tratto di arteria tra Parolise e il Nucleo Industriale di Pianodardine, per una lunghezza soltanto di chilometri 6. Questo tratto soltanto a due corsie, con svincoli pericolosissimi, si dimostra palesemente insufficiente a far fronte all'aumentato traffico veicolare, costituendo un vero e proprio imbuto sul quale, non a caso, si registra, con oltre 18 morti negli ultimi anni, il più alto tasso di incidenti mortali;
per questi motivi le popolazioni e le istituzioni locali, per merito soprattutto del comune di San Potito Ultra, negli ultimi cinque anni hanno messo in moto una vasta mobilitazione, con conferenze di servizio, incontri istituzionali, petizioni e anche il blocco momentaneo del tratto in questione con una manifestazione avvenuta nel novembre 2005, al fine di sensibilizzare l'Ente Gestore, l'ANAS, e le autorità regionali, per la messa in sicurezza del tratto di arteria sopraccitato, da attuarsi con interventi strutturali quali il raddoppio dell'attuale corsia e la ridefinizione degli svincoli più pericoli;
nonostante tale generosa mobilitazione, però, al momento né l'ANAS ne la Regione Campania, attraverso il competente Assessore ai Trasporti, hanno provveduto a dare risposte adeguate alle problematiche sollevate dalle popolazioni locali, né nei loro atti programmatori si rinvengono decisioni in tal senso, sostenute da precisi impegni in termini di priorità e di finanziamenti. Pertanto, al fine di dare una risposta adeguata si interroga il ministro al fine di sapere -:
a) quali iniziative intende avviare per trovare una soluzione definitiva ai problemi sollevati dalle popolazioni e dalle istituzioni locali;
b) se l'ANAS al momento ha previsto interventi strutturali sul tratto Parolise-Nucleo Industriale, quali essi sono, quali i tempi di attuazione, quali gli impegni finanziari previsti;
c) se risulti al Governo che la regione Campania, in concerto con l'ANAS, abbia previsto finanziamenti che insistono su detto tratto e per quali finalità.
(4-00269)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto attiene alle iniziative intraprese per trovare una soluzione definitiva ai problemi di messa in sicurezza sollevati dalle popolazioni e dalle istituzioni locali, l'ANAS Spa fa presente che, in concorso con la Regione Campania, ha programmato l'adeguamento del primo tratto della strada statale n. 7 «Appia» (Itinerario Ofantino) tra Atripalda e Parolise dove il traffico è più intenso.
Lungo la statale stessa, inoltre, è previsto un adeguamento in sede tra l'innesto con la statale n. 401 e l'abitato di Calitri. Tale programmazione ha trovato riscontro nell'approvazione di Giunta Regionale con Delibera n. 1958 del 22 ottobre 2004 e successivamente nel Piano pluriennale ANAS approvato dal CIPE.
In particolare gli interventi surrichiamati ed inseriti nel Piano pluriennale sono i seguenti:
Tabella A - Interventi di Nuove Opere fondi ordinari:
progetto fattibilità in corso: strada statale 7-7/nc, adeguamento alla sezione tipo C1 e l'inserimento della corsia destinata ai veicoli lenti del 1o tronco della strada statale 7 «Ofantina» nel tratto Atripalda-Parolise e la messa in sicurezza del tratto Parolise-Lioni, importo totale a carico ANAS 40,000 milioni di euro.
Tabella A.1 - Interventi, già inseriti nel Piano Pluriennale, per i quali completare le progettazioni nel triennio 2006-2008:
progetto fattibilità, 7 Ofant, adeguamento in sede sezione C1 strada statale 7 Ofantina - 401 fino all'uscita di Calitri, importo totale a carico ANAS 50,000 milioni di euro.
Inoltre, la società stradale informa che la regione Campania si è impegnata a finanziare il progetto indicato nella precedente Tab. A, attraverso i fondi concernenti la realizzazione e la rendicontazione delle opere di cui al P.O.R. (Programma Operativo Regionale) periodo 2000/2006, approvato dalla Commissione della Comunità Europea in data 8 agosto 2000 con decisione n. C(2000) 2347 e già previste nella «Misura 6.1. - Sistema Regionale integrato dei Trasporti».
La Convenzione per il trasferimento delle somme finanziate per il progetto per un importo di euro 450.000 è in corso di stipula.
Ancora la stessa Convenzione prevede un co-finanziamento per l'esecuzione delle opere da parte della Regione Campania pari a 5 milioni di euro.
Per quanto riguarda gli interventi strutturali sul tratto Parolise-Nucleo industriale, va ricordato che per effetto delle numerose attività che si sono avviate negli ultimi anni nel territorio la Statale in questione, con particolare riguardo al tratto compreso tra i km 307 (Manocalzati) e km 314 (svincolo con la ex S.S. 400), è fortemente trafficata soprattutto nelle ore di punta con un'incidenza di veicoli pesanti.
L'ANAS fa presente, peraltro, che i rapporti della Polizia stradale di Avellino e dell'A.R.C.S.S. (Agenzia Regionale Campana della Sicurezza Stradale) hanno evidenziato l'attuale buono stato di manutenzione della statale n. 7 lungo il tratto in questione, in quanto il Compartimento di Napoli ha sempre provveduto a mantenerlo attraverso numerosi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria (rifacimento del piano viabile, realizzazione segnaletica verticale, adeguamento delle barriere di sicurezza).
È necessario precisare che gli incidenti verificatisi lungo il tratto in questione sono stati provocati prevalentemente da errati comportamenti soprattutto relativi a svolte a sinistra con attraversamenti della linea di mezzeria in alcuni punti singolari del tracciato tra i km 307-314 dove sono presenti svincoli per abitati o attività commerciali.
L'ANAS di Napoli, con la collaborazione della Polstrada di Avellino e della Regione
Campania tramite l'A.R.C.S.S., su richiesta degli Enti territoriali istituzionali quali Provincia e Comuni, ha programmato una serie di iniziative tese a migliorare il livello di sicurezza del tratto della strada statale n. 7 «Via Appia» tra i km 307 e 314.
Di tali iniziative è stato ampiamente discusso in data 25 luglio 2005 presso l'Assessorato ai Trasporti della Regione Campania dove, alla presenza della Provincia di Avellino e numerosi Sindaci dei Comuni interessati l'ANAS si è impegnata ad avviare un'indagine ricognitiva con la Polizia Stradale e l'A.R.C.S.S. finalizzata ad individuare eventuali criticità e quindi una serie di provvedimenti che, nel breve periodo, consentissero un miglioramento della sicurezza della circolazione stradale nel tratto tra Atripalda e Parolise.
Nel dicembre 2005 l'ANAS, dopo aver effettuato gli studi necessari e programmato da un punto di vista finanziario gli interventi previsti ha trasmesso alla provincia di Avellino - quale Ente coordinatore per le esigenze territoriali - il programma delle attività da eseguire lungo il tratto in esame.
Le iniziative e gli studi del Compartimento di Napoli hanno riguardato essenzialmente una segnaletica di tipo complementare e talvolta sperimentale e le relative soluzioni progettuali sono state inviate, per l'approvazione preventiva, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 23 dicembre 2005, ed illustrate su due tavole grafiche.
La prima riporta il censimento di tutta la segnaletica verticale presente sul tracciato, di tutti gli accessi, degli svincoli e delle principali attività produttive ed illustra gli interventi da adottare che possono così riassumersi:
rifacimento della segnaletica orizzontale marginale in post-spruzzatura ad alta visibilità e rifacimento della segnaletica di mezzeria a rilievo con effetto sonoro ed alta visibilità. Tale intervento è stato già eseguito e sono in corso di ripristino alcune bande ottiche di rallentamento in post-spruzzatura ad alta visibilità in corrispondenza di tutti gli svincoli;
incremento segnaletica verticale di preavviso luminosa al km. 314+200 ed al km. 313+000 direzione Avellino (Intervento già realizzato); incremento dei catadriotti per Guard Rails e della segnaletica verticale di obbligo lungo l'intero tracciato (Intervento già realizzato);
incremento dei delimitatori per galleria ivi incluso la fornitura e posa di segnaletica complementare «BRILLO» diametro 100 in vetro temperato autopulente in corrispondenza di tutti gli svincoli e delle gallerie;
realizzazione di una piazzola di sosta al km. 312+200, lato destro direzione Lioni (AV) (Intervento già realizzato);
realizzazione di un cordolo di mezzeria in poliuretano tra i km. 308+200 ai km. 308+450; tra i km. 310+600 ai km. 310+700; tra i km. 312+000 ai km. 312+400; tra i km. 312+800 ai km. 312+950 atto a impedire la svolta a sinistra (Intervento in corso).
La seconda tavola rappresenta un «esploso» degli interventi riportati nella prima tavola con evidenziati i particolari costruttivi.
L'ANAS informa, infine che il nulla-osta del ministero delle infrastrutture e dei trasporti - dipartimento per i trasporti terrestri - direzione generale per la motorizzazione - Div. VIII è stato rilasciato parzialmente in data 6 febbraio 2006 circa l'adozione - in via sperimentale - del citato cordolo di mezzeria in poliuretano, peraltro non in tutti i tratti suindicati, al fine di prevenire il reiterarsi di violazioni al divieto di svolta lungo tratti di strada statale con striscia continua di mezzeria ed obbligo di direzione (fig. 80/a-articolo 122) nonché il riproporsi di eventi incidentali talvolta con esiti mortali.
Ad oggi la fase di realizzazione di detti interventi di segnaletica sperimentale è in via di ultimazione.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
BENEDETTI VALENTINI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
in coincidenza con l'insediamento operativo del nuovo Governo sale, dal territorio interessato, con eccezionale e motivata forza, la richiesta che si sblocchino le procedure per l'appalto e l'affidamento dei lavori del tratto di strada Madonna del Ponte-Mocaiana della S.S. 219 Osteria del Gatto-Montecorona, in comune di Gubbio ed altri finitimi;
tale tratto di strada, per un importo di lavori contemplato in circa 28 milioni di euro, si pone come l'emergenza tra le emergenze in Umbria, a causa dell'inaccettabile numero di vittime che vi si determina, connesso anche all'ingolfamento del traffico pesante per la presenza di importanti industrie, e della precaria qualità della vita quotidiana che ne deriva per gli abitanti di tutti i centri toccati dall'arteria;
non si comprendono gli ulteriori ritardi dopo l'accordo intervenuto tra la Regione dell'Umbria e l'ANAS del 10 marzo 2005, mentre si registrano non tranquillizzanti segnali di inerzia della Giunta regionale, i cui rapporti politicamente tesi con l'Amministrazione Comunale di Gubbio non devono in alcun modo pesare sulla soluzione di un problema così acuto e fondamentale per lo specifico territorio;
il tratto Madonna del Ponte-Mocaiana, del resto, si pone anche in rapporto funzionale con il completamento della realizzazione di tutta la S.S. 219, intesa come una delle trasversali strategiche centro-italiane passanti per l'Umbria -:
quale sia lo stato procedurale dell'appalto e dell'affidamento dei lavori per il tratto di strada Madonna del Ponte-Mocaiana della «219» e quali risorse intenda il presente Governo riservare e destinare, nei tempi immediati, a tale opera;
se non ritenga il Governo di corrispondere alla domanda emergenziale che in proposito viene dalla popolazione e dai suoi rappresentanti istituzionali ed elettivi, facendo sì che l'esecuzione dei lavori stessi avvenga senza il benché minimo ulteriore ritardo, contribuendo così ad interrompere la sconcertante serie di eventi luttuosi cagionati dal tratto stradale di che trattasi.
(4-00327)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta comunicati dalla competente ANAS spa.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 febbraio 2000, la competenza relativa alla S.S. 219 è stata trasferita dall'ANAS alla Regione Umbria.
Successivamente, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2006, la competenza è stata riassegnata, a partire dal 10 aprile 2006, ad ANAS. Attualmente sono in corso di svolgimento le procedure per il trasferimento operativo della gestione della strada dalla Regione Umbria alla società stradale.
L'Amministrazione regionale ha predisposto il progetto esecutivo dell'ammodernamento della strada statale 219, tratto Madonna del Ponte-Mocaiana e nel marzo 2006 è stata stipulata tra Regione ed ANAS una convenzione per la realizzazione della nuova infrastruttura.
I principali termini di tale convenzione prevedono che la Regione apporti tutte le eventuali modifiche ed integrazioni al progetto esecutivo che ANAS riterrà necessarie; che l'infrastruttura sia costruita da ANAS e che la Regione anticipi la somma di euro 27.166.000 per la costruzione che sarà rimborsata da ANAS non appena la stessa avrà ricevuto i relativi finanziamenti.
Le attività da svolgere sono, pertanto, essenzialmente il controllo da parte di ANAS del progetto esecutivo redatto dalla Regione Umbria, l'eventuale revisione del progetto da parte della Regione per recepire le indicazioni ANAS e, infine, la pubblicazione del bando di gara per l'appalto della costruzione.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
BIANCOFIORE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 21 maggio 2006 si è svolto nel comune italiano di Bressanone in Alto Adige, il tradizionale raduno degli Schützen al quale hanno partecipato oltre 6 mila così detti «Tiratori scelti»;
allo stesso era presente, accompagnato dalle compagnie degli Schützen dell'Austria e della Germania, il Presidente del parlamento austriaco Andreas Khol che, a giudizio dell'interrogante, si è distinto per affermazioni che hanno fatto ancora una volta trasparire una tendenza egemonica sull'Alto Adige e un certo disappunto sull'appartenenza stessa dell'Alto Adige allo Stato italiano. Uno dei tanto precedenti risale ai festeggiamenti per gli 800 anni di Colle Isarco, frazione del comune della città di Brennero, per i quali il Presidente Khol era prontamente (non si sa a quale titolo), presente. Nel corso di quella cerimonia giunse ad ammonire l'economia locale a non cadere in non ben definiti «vecchi errori» e consigliò animatamente - pur cosciente di trovarsi in terra italiana - di non usare la denominazione «Porta Italia» per un nascente centro commerciale a Brennero, ma di usare quella di «Porta Südtirol»;
nel corso dell'adunata del 21 maggio 2006, di concerto con il Presidente della Giunta della Provincia autonoma di Bolzano - Luis Durnwalder -, il Presidente Khol si è spinto non solo a chiedere la libera circolazione in Europa delle armi (sciabole e fucili), perfettamente funzionanti degli Schützen ma anche che potessero essere introdotti in Italia, in palese violazione dell'ordinamento giuridico italiano, i fucili imbracciati dagli Schützen di oltrebrennero e cioè quelli in grado di fare fuoco;
nelle dichiarazioni seguite al raduno, il divieto sancito dalla legge italiana di venire in Italia con le loro armi agli Schützen di Austria e di Baviera è stato paradossalmente bollato dal Presidente della Giunta Provinciale Durnwalder come «antieuropeo»;
come riportato dalla stampa nei mesi scorsi, il Presidente del Parlamento austriaco parrebbe non essere stato solo il destinatario ma anche l'ispiratore della «sdegnosa» petizione dei 116 sindaci altoatesini che hanno chiesto di fatto l'annessione all'Austria;
egli è prontamente intervenuto attraverso i media altoatesini (mentre il Parlamento italiano discuteva la riforma costituzionale lo scorso ottobre) rendendosi sedicente difensore della Vaterland (terra dei padri) cioè dell'Alto Adige e, secondo l'interrogante, di fatto tentando indirettamente di influenzare il corso stesso della riforma -:
se ritenga in particolare in periodo di terrorismo internazionale e di focolai di revanscismi accompagnati da violenze che stanno sempre più affliggendo le regioni pangermaniche, che siano da assecondare effettivamente le richieste del Presidente della Provincia Autonoma e del Presidente Khol annunciate a mezzo stampa, di permettere l'uso e l'introduzione delle armi funzionanti degli Schützen d'oltrebrennero;
se ritenga che vi sia il rischio nel caso di effettiva introduzione di consistenti quantitativi di dette armi che possano verificarsi gravi reati;
se sia auspicabile arrestare preventivamente e definitivamente questa tendenza che sotto un non ben specificato «folclore» - peraltro sostenuto con soldi pubblici erogati da enti locali dello Stato italiano -, inneggia di fatto allo scontro, ad una ingiustificata e provocatoria minaccia di autodeterminazione e addirittura spesso celebra il ricordo di coloro che sono stati condannati in Italia per atti di terrorismo;
se non ritenga, di contro alle richieste presentate da Khol e Durnwalder, vista anche la spiccata ostentata natura «pacifista» del governo del quale si onora di far parte, che debbano essere rimosse le allusioni alla guerra, limitando l'uso delle
armi storiche, concesso dall'allora Ministro dell'interno Bianco, anche agli Schützen altoatesini che con una semplice modifica possono tornare a far fuoco;
cosa si nasconda dietro l'escalation di provocazioni degli ultimi mesi che la comunità italiana altoatesina sta continuando a subire senza motivi, condannate anche da quella parte di minoranza tedesca e ladina che è orgogliosa di appartenere ad uno Stato italiano artefice della più ampia e remunerata forma di Autonomia conosciuta in Europa;
se dietro le iniziative in Italia del Presidente del Parlamento austriaco Andreas Khol, acclamato dagli Schützen altoatesini come «presidente del parlamento nazionale» (con la suggestione che il Presidente Khol sia da considerare presidente di un neonato parlamento pantirolese) e accolto con tutti gli onori riservati ad un Capo dello Stato, si celi l'intenzione di riunire il Grande Tirolo secondo i confini antecedenti il 1918 nonostante la firma nel 1992 da parte dell'Austria della «Quietanza liberatoria» al Pacchetto di leggi per l'Alto Adige;
cosa intenda fare il Governo italiano per difendere l'onore e l'unità dello Stato italiano e mettere fine a quelle che all'interrogante appaiono vere e proprie pericolose istigazioni politiche che - come è emerso sulla strada del corteo della parata degli Schützen - vengono respinte pacificamente ma non senza tensioni da parte della popolazione di tutti i gruppi linguistici caratterizzanti l'Alto Adige, mediante la spontanea simbolica esposizione e ostentazione del tricolore italiano.
(4-00113)
Risposta. - Nelle giornate del 20 e 21 maggio 2006 si è svolto a Bressanone il diciannovesimo raduno degli Schutzen delle regioni alpine al quale hanno partecipato circa 7.000 persone provenienti dal Tirolo, dalla Baviera, dalla Svizzera e dal Trentino.
Al raduno ha preso parte anche il Presidente del parlamento austriaco Andreas Khol oltre a diverse autorità regionali e provinciali del Tirolo e della Baviera. Erano anche presenti esponenti politici del Sudtiroler Volkspartei, dell'Union fur Sudtirol, dei Freiheitlichen nonché della Lega Nord del Trentino.
Nel corso della cerimonia ufficiale, il Presidente della Giunta provinciale di Bolzano Luis Durnwalder ha rinnovato l'istanza al Governo italiano di autorizzare gli Schutzen d'oltre Brennero, in deroga al principio giuridico che proibisce nel nostro Paese il porto d'armi in pubbliche riunioni, ad esibire le proprie armi storiche durante le manifestazioni tradizionali svolte in quella provincia, evidenziando che dal perdurare del divieto potrebbero scaturire ulteriori tensioni.
Si ricorda che alcuni anni fa il Ministro dell'interno aveva già esaminato la questione e accordato agli Schutzen l'uso dei fucili a condizione che fossero resi totalmente inoffensivi.
Precedentemente, esponenti delle locali formazioni politiche della destra istituzionale avevano manifestato il proprio dissenso allo svolgimento dell'evento, alimentando le polemiche seguite alla petizione finalizzata ad istituire, nella futura Costituzione austriaca, un riferimento alla funzione di «tutela» dell'Austria nei confronti della popolazione sudtirolese, con diritto all'autodeterminazione del medesimo popolo.
Tale ultima iniziativa è stata avviata dalla Lega Schutzen sudtirolese nel dicembre 2005, in vista della ripresa dei lavori parlamentari diretti a predisporre il nuovo testo costituzionale austriaco. La petizione è stata poi riproposta mediante una raccolta di firme su appositi moduli, che ha visto coinvolto anche il sodalizio d'oltre Brennero «Bund der Tiroler Schutzenkompanien» (Lega Schutzen tirolese). La documentazione contenente le sottoscrizioni è stata consegnata a Vienna al Presidente Andreas Khol, nel decorso mese di gennaio, a cura dei vertici degli Schutzen sudtirolesi. Sulla vicenda è stato aperto un procedimento dall'Autorità Giudiziaria di Bolzano, poi archiviato anche in relazione alle modifiche al Codice penale, introdotte dalla
legge 24 febbraio 2006, n. 85 in materia di reati di opinione.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BUEMI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei prossimi giorni si svolgerà l'incontro tra il Ministro della giustizia e la Commissione per gli incarichi direttivi del CSM, in merito alla nomina di un Presidente di sezione della Suprema Corte di cassazione;
in tale occasione saranno sottoposti all'attenzione del Ministro due nominativi di Consiglieri di Cassazione, uno proposto dalla maggioranza della Commissione, il dottor Michele De Luca, e l'altro dalla minoranza, il dottor Giorgio Di Iorio;
la decisione della maggioranza della Commissione sarebbe stata dettata da una maggiore anzianità di tre anni del dottor De Luca alla data di nomina ad uditore giudiziario, non tenendo però conto del fatto che lo stesso è stato per sette anni parlamentare e che, di conseguenza, può vantare una minore esperienza nell'esercizio delle funzioni giudiziarie -:
tale scelta, secondo l'interrogante, rischia, nei fatti, di trasmettere un messaggio demotivante per tutti i magistrati che esercitano effettivamente, con costanza ed impegno, le funzioni giudiziarie;
se non ritenga necessario, nell'incontro in oggetto, fare presente alla Commissione per gli incarichi direttivi del CSM, con specifico riferimento alla nomina a Presidente della Suprema Corte di cassazione, che, pure essendo libero ogni magistrato di scegliere di entrare in politica, è altrettanto necessario tutelare il rilievo dell'esperienza giudiziaria, per non penalizzare e demotivare chi tali funzioni svolge con continuità, impegno ed elevata professionalità.
(4-00214)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, premetto di avere già incontrato la Commissione per gli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura, in merito alla nomina di un Presidente di Sezione della Suprema Corte, e, all'esito dell'incontro, di avere espresso il concerto in favore di entrambi i magistrati proposti dalla predetta Commissione.
In particolare, deve evidenziarsi che, nella seduta dell'11 aprile 2006, la Commissione per il conferimento degli uffici direttivi del Consiglio superiore della magistratura ha proposto al Plenum, con cinque voti a favore, di deliberare il conferimento dell'ufficio direttivo superiore di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione al dottor Michele De Luca, attualmente Consigliere della Corte Suprema di Cassazione, esprimendo anche un voto a favore del dottor Giorgio Di Iorio, anch'egli Consigliere della Corte Suprema di Cassazione.
Dalla lettura del verbale, si evince che la maggioranza della Commissione ha votato a favore del dottor Michele De Luca non solo perché in possesso di una maggiore anzianità, rispetto al dottor Di Iorio, calcolata avendo riguardo alla data di nomina ad uditore giudiziario, ma anche per le non comuni doti intellettuali, morali e professionali da questi dimostrate nel corso della carriera. Sono state, in particolare, evidenziate la eccezionale preparazione scientifica, la grande operosità, nonché l'evidente attitudine all'organizzazione dell'ufficio da parte del magistrato, il quale è stato fino al 1994 assegnato alle Sezioni Unite Civili della Suprema Corte e dal 1994 al 2001 collocato fuori ruolo per mandato parlamentare. Proprio a questo proposito è stato evidenziato come il dottor De Luca abbia presieduto oltre 130 sedute della Commissione parlamentare per il controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza.
La relazione di minoranza a favore del dottor Di Iorio ha descritto la figura di un magistrato con una vastissima cultura giuridica riscontrata soprattutto nel settore penale ed evidenziata sia nell'intensa attività di studio e ricerca, sia nella trattazione di numerosi processi di particolare complessità per la delicatezza delle questioni
trattate. È stata, inoltre, rilevata l'attitudine all'organizzazione dell'ufficio, dimostrata in molte presidenze di collegio in Cassazione.
Il relatore ha quindi ritenuto che il dottor Di Iorio dovesse prevalere sul dottor De Luca per la sua più prolungata esperienza nell'esercizio delle funzioni giudiziarie.
La Commissione del Consiglio superiore della magistratura dopo ampia discussione, con cinque voti a favore del dottor De Luca e un voto a favore del dottor Di Iorio, ha proposto al Plenum di deliberare il conferimento dell'ufficio direttivo superiore di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione al dottor De Luca, ritenendo che il possesso dei requisiti attitudinali e di merito del dottor Di Iorio, pur se ragguardevoli, non erano tali da giustificare, quantomeno nella comparazione con il dottor De Luca, il superamento della graduatoria di anzianità, né comunque, da ingenerare il convincimento di una maggiore idoneità specifica.
La Direzione generale magistrati di questo ministero ha condiviso la proposta della Commissione, non possedendo elementi significativi da segnalare nei confronti dei magistrati indicati oltre quelli già agli atti del Consiglio superiore della magistratura.
In data 22 giugno 2006 ho concesso il concerto in favore di entrambi i magistrati proposti dalla Quinta Commissione del Consiglio superiore della magistratura.
Il Plenum del Consiglio superiore della magistratura, con delibera del 5 luglio 2006, ha nominato il dottor Michele De Luca all'ufficio direttivo superiore di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
CECCUZZI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a quanto risulta all'interrogante, recentemente sarebbe stata manifestata, da parte del tribunale di Siena, la volontà di avviare la procedura per la modifica della circoscrizione giudiziaria dello stesso tribunale;
tale proposito sarebbe stato formalizzato con la richiesta, al Ministero della giustizia, di soppressione della sede distaccata presso la città di Poggibonsi;
il territorio della sezione distaccata di Poggibonsi, del tribunale di Siena, può contare su una popolazione di oltre 60mila abitanti;
in questo ambito territoriale operano circa 3.500 piccole e medie imprese che riversano sulla sezione distaccata di Poggibonsi, del tribunale di Siena, una complessità e quantità rilevante di affari civili e penali che stanno aumentando negli anni;
la storica e rinnovata vocazione imprenditoriale e produttiva della Valdelsa senese ha dato impulso ad una costante crescita demografica caratterizzata anche dai più significativi flussi migratori presenti in provincia di Siena, tanto di origine straniera che nazionale;
infine, l'immobile in cui sono ubicati gli uffici Giudiziari risulta essere moderno e funzionale dal momento che vi sono collocati sia gli uffici del tribunale che quelli del giudice di Pace, come non di frequente accade in molte altre realtà -:
se la notizia della richiesta, a codesto Ministero, della revisione della propria circoscrizione giudiziaria da parte del tribunale di Siena, corrisponda a verità;
se non ritenga che la sezione distaccata del tribunale di Siena, presso la città di Poggibonsi, debba essere potenziata e non soppressa.
(4-00256)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa preliminarmente presente che l'articolo 48-ter dell'ordinamento giudiziario, introdotto dal decreto legislativo 19 febbraio 1998 n. 51, prevede che all'istituzione, alla soppressione e alla modifica delle circoscrizioni delle sezioni distaccate del tribunale ordinario si provveda con decreto motivato del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro del tesoro, previo parere del Consiglio superiore della magistratura.
La modifica deve essere effettuata sulla base di criteri oggettivi ed equi, che tengano conto, tra l'altro, dell'estensione del territorio, del numero di abitanti e dell'indice di contenzioso in materia civile e penale degli ultimi due anni. L'avvio del procedimento deve essere comunicato agli enti locali interessati, ai consigli giudiziari e ai consigli degli ordini degli avvocati.
Il Consiglio superiore della magistratura comunica il proprio parere, entro quarantacinque giorni dal ricevimento della richiesta, al Ministro della giustizia. Il decreto è emanato anche in assenza del parere se questo non perviene entro i termini stabiliti.
Per quanto riguarda nello specifico la preoccupazione dell'interrogante circa la presunta intenzione del Tribunale di Siena di sopprimere la sede distaccata di Tribunale di Poggibonsi, si comunica che, allo stato, non è in corso alcuna iniziativa volta a modificare l'assetto territoriale del circondario in questione.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere: i motivi per i quali non sia ancora stato redatto dal ministero dell'interno il decreto di concessione della cittadinanza italiana in favore di Irina Poliakova (nata in URSS a Voronech il 23 marzo 1976 e residente a Milano) in accoglimento della richiesta dalla stessa presentata nell'ottobre 2002 alla prefettura di Milano (codice pratica K10/C/145078).
(4-00031)
Risposta. - Con riferimento all'atto ispettivo in esame si rende noto che l'istanza prodotta dalla signora Poliakova Irina (codice pratica K10C/145078) ai fini della concessione della cittadinanza italiana per matrimonio, è stata definita favorevolmente e, in data 14 marzo 2006, il decreto di conferimento è stato trasmesso alla competente Prefettura di Milano per la notifica all'interessata.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.
FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la prefettura di Milano, con nota del 2 ottobre 2002 protocollo 13.1.6135 Settore 1, a firma del competente dirigente, comunicava alla Signora Espinoza Alarcon Monica Maribel in Merlini (nata in Equador e specificatamente a Guayaquil - Guayas l'8 agosto 1968 e residente a Milano che in data 30 luglio 2002 era stata avviata l'istruttoria per la concessione alla stessa della cittadinanza italiana;
è da tempo decorso il termine di 730 giorni fissato per la definizione del procedimento in questione (articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 362 del 18 aprile 1994) -:
per quali motivi non risulti ancora redatto dal Ministero dell'interno il decreto di concessione della cittadinanza italiana alla menzionata signora Espinoza.
(4-00032)
Risposta. - L'istanza della signora Espinoza Alarcon Monica Maribel per la concessione della cittadinanza italiana, è stata accolta.
Il 10 maggio 2006, il relativo decreto di conferimento è stato trasmesso alla competente Prefettura di Milano per la notifica all'interessata.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.
FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel settore dell'ambulantato risultano operare circa 500 mila persone che sviluppano un fatturato di circa venticinque miliardi di euro;
ormai da anni i venditori ambulanti italiani chiedono alle autorità preposte decisi interventi atti a prevenire e reprimere l'attività degli ambulanti abusivi i quali, non essendo in possesso delle prescritte autorizzazioni amministrative, evadono
il fisco e sovente offrono prodotti con marchi contraffatti o di provenienza furtiva;
l'attività degli ambulanti abusivi costituisce una grave forma di concorrenza sleale nei confronti di tutti coloro che meritoriamente operano nel settore secondo legge -:
se e quali specifiche iniziative di ordine pubblico intenda assumere, di concerto con i comandi della polizia municipale della Emilia-Romagna (regione in cui gli ambulanti abusivi operano massicciamente), per stroncare l'evidenziato fenomeno.
(4-00104)
Risposta. - L'abusivismo commerciale può assumere due aspetti peculiari, quello connesso all'esercizio di attività commerciali da parte di operatori privi di qualsiasi autorizzazione e quello cosiddetto «irregolare», esercitato da operatori muniti di autorizzazione per il commercio ambulante, ma realizzato in posto fisso.
La prima forma di abusivismo è esercitata, nella stragrande maggioranza dei casi, da extracomunitari per lo più in posizione di clandestinità, che vi intravedono un'opportunità di lavoro, non trovando in altri settori agevole collocazione. La seconda forma di commercializzazione abusiva; invece, è praticata da venditori del luogo o provenienti da province diverse da quelle interessate; in occasione ed ai margini dei mercati settimanali.
Alla problematica è stata riservata costante attenzione, atteso che tale pratica, oltre a portare nocumento ai titolari delle specifiche licenze ed all'Erario, acquista rilevanza negativa sia per la possibilità che vengano inseriti, nella rete distributiva, prodotti compendio di rapine e furti, nonché quelli con marchi falsificati o contraffatti, sia per le eventuali strumentalizzazioni da parte di gruppi delinquenziali stabilmente articolati.
Per arginare le menzionate forme di abusivismo, sono state impartite a più riprese e ribadite di recente specifiche direttive rivolte ai prefetti al fine di esaminare la questione in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, unitamente alle autorità comunali interessate. Ciò ha consentito di pianificare coordinati servizi di vigilanza delle tre Forze di polizia e dei Corpi della Polizia municipale, spesso in sinergia anche con la S.I.A.E., e le Capitanerie di porto.
In attuazione di questi piani, sono state portate a termine operazioni di controllo in forma coordinata da parte delle Forze di polizia, con notevole dispiego di uomini e mezzi, nel cui ambito sono state sequestrate attrezzature e merci poste abusivamente in vendita e si è provveduto all'espulsione di numerosi stranieri non in regola con le norme di soggiorno.
Con specifico riguardo alla preziosa collaborazione prestata dai Corpi di polizia municipale e, in termini più ampi, dalle Amministrazioni comunali, si evidenzia l'utilità dello strumento offerto dai Protocolli d'intesa sulla sicurezza, siglati con i predetti enti locali dalle Prefetture, che hanno consentito, anche nel settore in argomento, di disporre coordinate ed integrate forme di controllo.
In merito all'attenzione specificamente rivolta al fenomeno in Emilia-Romagna, il Dipartimento della pubblica sicurezza di questo ministero ha partecipato, quale attore impegnato nelle attività di analisi, prevenzione e repressione del fenomeno in argomento, a due convegni delle Polizie locali tenutisi nella regione nel settembre del 2004 e del 2005, nel corso dei quali sono state illustrate le iniziative adottate ed i risultati ottenuti grazie alla collaborazione tra Forze di polizia e municipalità nello specifico settore.
Per quanto concerne l'azione di contrasto all'abusivismo nel commercio, nel corso del 2005 le attività condotte hanno consentito in Emilia-Romagna di rilevare 35 casi di esercizi commerciali privi di licenza autorizzativa e 1.347 ambulanti abusivi. Tali violazioni hanno portato all'arresto, in concorso con altri reati, di 119 venditori abusivi ed alla denuncia di 615 persone. Nel corso dello stesso arco temporale sono stati altresì sanzionati amministrativamente 660 soggetti.
Nel corso delle attività complessive di contrasto della contraffazione e dell'abusivismo nel commercio sono stati effettuati 1.115 sequestri penali e 783 amministrativi che hanno permesso di recuperare 1.134.851 oggetti contraffatti di diverse categorie merceologiche e 184.340 pezzi di beni non contraffatti.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 25 e 26 giugno prossimi si svolgerà il referendum costituzionale sulla riforma della parte II della Costituzione;
in concomitanza con tale consultazione nei giorni 23, 24, 25 giugno 2006 si terrà a Nomi (Trento) la festa dell'Unità;
la concomitanza di detta manifestazione politica con la consultazione referendaria potrebbe porre degli indubbi profili di legalità sotto il profilo del rispetto della disciplina sulla propaganda elettorale, giacché ai sensi dell'articolo 9, primo comma della legge 4 aprile 1956, n. 212 nel giorno precedente e in quelli stabiliti per la consultazione sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, nonché la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri manifesti di propaganda;
il seggio elettorale di Nomi si trova nelle vicinanze del luogo dove si svolgerà la festa dell'Unità che, ovviamente, ha matrice politica trattandosi della 59 edizione, con il conseguente rischio che possa risultare violata anche la disposizione del comma 2 del citato articolo che vieta nei giorni destinati alla votazione ogni forma di propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall'ingresso delle sezioni elettorali;
in altre circostanze analoghe a quella in oggetto, le autorità competenti si sono premunite di far rinviare lo svolgimento di altre feste paesane prive di connotazioni politiche, sia per non disturbare il tranquillo afflusso degli elettori ai seggi, sia per motivi di ordine pubblico;
lo svolgimento della festa dell'Unità nella stessa data del referendum risulta essere una decisione discutibile sotto il profilo della opportunità istituzionale e politica, in quanto è poco «discrezionale» che in un momento così importante per le decisioni prese dai cittadini quale è quello del referendum, questi ultimi si vedano nelle piazze e nelle strade della propria città una manifestazione che ha dei chiari caratteri politici di parte, come è appunto la festa dell'Unità -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra descritti;
se non ritenga di dover porre in essere, nell'ambito delle proprie competenze, le iniziative necessarie al fine di assicurare l'ordinato svolgimento della consultazione referendaria, evitando che possano esservi violazioni delle norme disciplinanti la propaganda politica in occasione di consultazioni elettorali e referendarie.
(4-00263)
Risposta. - In occasione della organizzazione della «Festa dell'Unità» presso il Comune di Nomi (Trento), in programma dal 22 al 25 giugno 2006, il Commissario del Governo per la Provincia di Trento ha richiamato l'attenzione del Sindaco sulla necessità che la manifestazione fosse rinviata alla settimana successiva per coincidenza con le consultazioni referendarie.
A fronte delle resistenze del Sindaco - basate anche sul fatto che il periodo scelto coincideva con quello degli anni scorsi - e delle sue assicurazioni in merito alla prevalente connotazione di festa popolare dell'evento, il Commissario ha comunque rappresentato l'esigenza che la festa avesse luogo nel pieno rispetto della normativa in materia ed ha altresì invitato il Comandante Provinciale dell'Arma, in occasione di una riunione del Comitato di Coordinamento delle Forze di Polizia, a verificare che la manifestazione non intralciasse in alcun modo il regolare accesso al seggio e che, in
particolare nei giorni 24 e 25 giugno, non fosse ravvisabile alcuna connotazione politica o propaganda elettorale connessa all'evento.
Il predetto Comando ha accertato e riferito che, nella giornata precedente e in quelle in cui si è tenuta la consultazione referendaria, la manifestazione si è svolta in completa assenza di simboli e bandiere riconducibili a partiti o movimenti e che non è stata effettuata alcuna attività riconducibile a campagna elettorale.
Anche l'accesso al seggio è stato garantito nella sua piena regolarità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.
FUNDARÒ, LOMBARDI e SPERANDIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dal 4 giugno 1997, con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 143/1997, le funzioni ed i compiti relativi alle materie di agricoltura, foreste, pesca, agriturismo, caccia, sviluppo rurale, alimentazione, che fino a quella data facevano capo allo Stato per il tramite del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, sono state conferite alle regioni;
per garantire l'esercizio di tali funzioni è stato individuato uno specifico strumento denominato Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN);
l'articolo 15 del decreto legislativo 30 aprile 1998, n. 173, recante «Disposizioni in materia di contenimento dei costi di produzione e per il rafforzamento strutturale delle imprese agricole», ha qualificato il SIAN «servizio di interesse pubblico», volto ad assicurare lo svolgimento delle funzioni di cui al citato decreto legislativo n. 143/1997. Nel SIAN sono contenuti tutti i dati relativi al settore agricolo nazionale, la sua realizzazione è stata affidata alla società Finsiel e a decorrere dall'ottobre 2002 è gestito da Agrisian, società consortile per azioni controllata da Finsiel per il 51 per cento;
nel SIAN è poi confluito il Sistema informativo della montagna (SIM), che in base alla legge n. 97/1994, costituisce la rete informatica per consentire alle Comunità montane di fungere da sportello per i cittadini;
il SIAN istituito con l'articolo 15 della legge 4 giugno 1984, n. 194, è strutturato con caratteristiche unitarie ed integrate su base nazionale e si avvale dei servizi di interoperabilità e delle architetture di cooperazione previste dal progetto della rete unitaria della pubblica amministrazione;
il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali e gli enti e le agenzie dallo stesso vigilati, le regioni e gli enti locali, nonché le altre amministrazioni pubbliche operanti a qualsiasi titolo nel comparto agricolo e agroalimentare, sono obbligate ad avvalersi dei servizi messi a disposizione dal SIAN, intesi quali servizi di interesse pubblico, anche per quanto concerne le informazioni derivanti dall'esercizio delle competenze regionali e degli enti locali nelle materie agricole, forestali ed agroalimentari;
il sistema, che ha dato vita ad una pluralità di banche dati pur con caratteristiche unitarie ed integrate su base nazionale, si configura come infrastruttura informativa unica che consente ai singoli enti beneficiari di mantenere le autonome scelte adottate per l'attuazione dei propri compiti istituzionali. Nel corso degli anni esso ha subito una costante evoluzione verso la sua integrazione con i sistemi informatizzati di altri enti ed organismi quali l'istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), l'istituto nazionale di economia agraria (INEA), l'agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) e le regioni, ma più in particolare, il SIAN, è interconnesso con l'Anagrafe tributaria del Ministero delle finanze, i nuclei antifrode specializzati della Guardia di finanza e dell'Arma dei carabinieri, l'Istituto nazionale della previdenza sociale, le camere di commercio, industria ed artigianato, con i sistemi informativi della montagna (SIM), che in base all'articolo
24, comma 3, della legge 31 gennaio 1994, n. 97 costituisce la rete informatica che consente alle Comunità montane di fungere da sportello per i cittadini, il SIAN, infine, è integrato con i sistemi informativi regionali ai fini degli dempimenti dello Stato nei confronti dell'Unione europea nel settore lattiero-caseario ai sensi dell'articolo 01 della legge 28 marzo 1997, n. 81, e in tal senso gli sono state trasferite l'insieme delle strutture organizzative, dei beni, delle banche dati, delle risorse hardware, software e di rete dei sistemi che tale normativa prevede;
in attuazione della normativa comunitaria, il SIAN assicura, garantendo la necessaria riservatezza delle informazioni, nonché l'uniformità su base nazionale dei controlli obbligatori, i servizi necessari alla gestione, da parte degli organismi pagatori e delle regioni e degli enti locali, degli adempimenti derivanti dalla politica agricola comune, connessi alla gestione dei regimi di intervento nei diversi settori produttivi ivi inclusi i servizi per la gestione e l'aggiornamento degli schedari oleicolo e viticolo;
il SIAN è interconnesso con i sistemi informativi delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, al fine di fornire all'ufficio del registro delle imprese, di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 7 dicembre 1995, n. 581, gli elementi informativi necessari alla costituzione ed aggiornamento del Repertorio economico amministrativo (REA);
nel corso della XIV legislatura, a decorrere dall'anno 2004, spesso in maniera surrettizia e poco evidente e senza un reale dibattito da parte del Parlamento, attraverso l'adozione di provvedimenti normativi di rango equivalente tra loro ma di natura diversa e dal contenuto, a giudizio dell'interrogante, eterogeneo, ma soprattutto emanati nel tempo senza apparente soluzione di continuità, il Governo ha provveduto a smantellare l'originaria allocazione e l'appropriata gestione ministeriale del SIAN, trasferendolo dalla sede del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, all'AGEA;
ai sensi dell'articolo 14, commi 9 e 10, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, sono stati trasferiti all'AGEA i compiti di coordinamento e di gestione per l'esercizio delle funzioni del SIAN e la stessa AGEA è subentrata in tutti i rapporti attivi e passivi relativi al SIAN, acquisendo le relative risorse finanziarie, umane e strumentali;
successivamente, con l'articolo 4 del decreto legge 9 settembre 2005, n. 182, convertito in legge, con modificazioni dalla legge 11 novembre 2005, n. 231, è stato modificato il citato articolo 14 del decreto legislativo n. 99/2004 e l'AGEA, nell'ambito delle ordinarie dotazioni di bilancio, è stata autorizzata a costituire una società a capitale misto pubblico-privato, con partecipazione pubblica maggioritaria nel limite massimo pari a 1,2 milioni di euro nell'ambito delle predette dotazioni di bilancio, alla quale affidare la gestione e lo sviluppo del SIAN. Per la scelta del socio privato è stato previsto che essa avvenga mediante l'espletamento di una procedura ad evidenza pubblica ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157, e successive modificazioni;
in attuazione di quanto previsto dal citato articolo 14 del decreto legislativo n. 99/2004, secondo il testo allo scopo modificato, con decreto del Ministro pro tempore Alemanno, il 26 ottobre 2005, sono state stabilite le modalità di trasferimento per l'effettivo passaggio di competenze tra il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e l'AGEA in ordine alla gestione del SIAN;
di seguito, il 29 novembre 2005 è stata costituita la società di capitali SIN srl, con il compito di gestire e sviluppare il SIAN;
il 6 marzo 2006 è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea il bando di gara per la scelta del socio di minoranza della SIN srl;
secondo il contenuto del bando di gara del marzo 2006, per la gestione dei servizi svolti dal SIAN l'AGEA ottiene un compenso complessivo di 125 milioni di euro, che in base alle informazioni in possesso, dovrebbero essere trasferite alla SIN srl;
le motivazioni e le circostanze seguite per far subentrare l'AGEA al SIAN non appaiono chiaramente rassicuranti, anzi destano più di qualche perplessità, soprattutto se analizzate in rapporto alle successive operazioni relative alla costituzione della SIN srl e alla scelta del socio di minoranza della stessa SIN srl. In tale ambito, in particolare, non si comprende perché, ove effettivamente ve ne fosse stata la necessità, il SIAN abbia dovuto essere rilevato dall'AGEA, che con tale sistema interagisce solo per alcune e specifiche relazioni, e non, magari, da un altro organismo avente funzioni di più ampio e differenziato interesse e soprattutto di natura non solo strumentali, come nel caso dell'AGEA. Ciò a maggior ragione se si considera che la stessa AGEA è un'Agenzia con funzioni strumentali rispetto al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e che ai sensi del decreto legislativo 27 maggio 1999, n. 165, anch'essa sarebbe obbligata ad avvalersi del SIAN per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali. Risulta evidente la scelta approvata operata dal legislatore «iniziale» che ha voluto appositamente tenere separate le competenze dell'Agenzia rispetto alla strumentalità del Sistema, in tal senso configurando una struttura in cui sono distinti i soggetti che detengono le informazioni da quelli che le utilizzino evitando il rischio dell'accentramento monopolistico dei dati in un unico centro d'interessi. L'architettura normativa vigente prima del trasferimento delle funzioni del SIAN all'AGEA garantiva una concreta situazione di separatezza di ruoli e di funzioni e dava maggiori rassicurazioni circa la gestione trasparente e controllata delle risorse pubbliche destinate al funzionamento dei servizi informatici per l'agricoltura, segnatamente perché facendo capo al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, la vigilanza su entrambi gli organi era diretta e di tipo orizzontale, mentre ora potrà avvenire solo per linee verticali ed in subordine agli accessi che saranno aperti dall'AGEA verso la SIN srl;
con riferimento al bando di gara per la scelta del socio privato di minoranza della società SIN srl, preme far evidenziare che anche su tale misura esistono forti dubbi e numerosi profili problematici. I punti maggiormente controversi riguardano soprattutto le obbligazioni accessorie impartite al socio di minoranza e i servizi di gestione dell'infrastruttura;
i servizi di gestione dell'infrastruttura che il socio di minoranza della SIN srl dovrà apportare ai fini del funzionamento del sistema, appaiono poco rilevanti per giustificare la scelta di un socio privato che in definitiva avrà come sola funzione quella di provvedere a ciò. I servizi di cui si discute concernono la conduzione tecnico-sistematica, la conduzione tecnico-operativa, l'help desk, il customer care e se del caso ulteriori servizi di supporto. Per tali servizi oggi ci si avvale dell'infrastruttura tecnologica del SIAN e i relativi sistemi ed apparecchiature che la costituiscono appartengono al gestore dei servizi del Sistema. Con l'attivazione della SIN srl sarà il socio di minoranza a mettere a disposizione le citate risorse elaborative necessarie all'esercizio dei servizi del SIAN, ma mentre fino ad ora, a fronte di questa fornitura, il gestore otteneva un pagamento partecipando ad una specifica gara pubblica, nel futuro il socio di minoranza percepirà il corrispettivo previsto senza necessità di doverlo contendere con altri, ciò che potrà depotenziare il benefico gioco della concorrenza e conseguentemente limitare le opportunità di risparmio che si auspicano per l'Erario;
altro punto di interesse critico su cui bisogna fare chiarezza concerne le
obbligazioni accessorie che vengono imposte al socio di minoranza. A tal proposito, sulla base degli elementi che si hanno a disposizione, bisogna rilevare che più che essere delle obbligazioni, quelle che vengono richieste sembrano delle opinabili condizioni di favore offerte al socio di minoranza. Questo è obbligato a ritrasferire all'AGEA, alla scadenza del contratto di società fissata in 9 anni di durata, le quote acquisite, al valore che sarà determinato a quel momento, tale obbligo appare indeterminato e vago. Dovrà subentrare, prendere in carico e gestire i servizi attualmente compresi nella convenzione quadro esistente tra l'AGEA, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e il vigente affidatario dei servizi del SIAN alla scadenza della convenzione stessa, è evidente che al termine del contratto di società sarà garantita al socio di minoranza una gestione onerosa per lo Stato che prima avrebbe dovuto contendere col rischio di perdere. Dovrà inoltre gestire senza soluzione di continuità, i servizi affidati alla SIN srl, se così stanno i fatti, la locuzione «senza soluzione di continuità» fa sospettare che esista già un socio che possa garantire ciò;
si tratta di tre requisiti che se analizzati a fondo sembrano dissimulare un'agevolazione abusiva verso un soggetto a discapito di altri, soprattutto fanno ritenere inutile e contraria al buon senso l'intera operazione;
da ultimo risulterebbe che dell'intera operazione di trasferimento della quota di minoranza del 49 per cento della SIN srl, nonché dell'intero processo di pianificazione e progettazione tecnicooperativa, non sia stato richiesto, come previsto dalla specifica normativa di riferimento, il parere del centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA) il quale operando presso la Presidenza del Consiglio ha tra gli obiettivi primari il supporto alla pubblica amministrazione nell'utilizzo efficace dell'informatica per migliorare la qualità dei servizi e contenere i costi dell'azione amministrativa -:
se non ritenga opportuno valutare la necessità in virtù dei propri poteri di vigilanza sull'AGEA di intervenire affinchè questa sospenda e blocchi il procedimento relativo alla scelta del socio di minoranza della SIN srl, e conseguentemente revochi le nomine che sono state approvate al fine di attivare la stessa SIN srl;
chi siano i nominativi dei rappresentanti degli organi istituzionali, segnatamente del presidente, del direttore e dei membri del consiglio di amministrazione, della SIN srl;
se non intenda attivare un'indagine conoscitiva su quanto descritto in premessa e rendere noti al Parlamento gli elementi acquisiti;
se non ritenga assumere le iniziative idonee a riportare in capo al Ministero le funzioni di coordinamento, indirizzo e monitoraggio del SIAN.
(4-00460)
Risposta. - L'interrogazione in esame pone l'accento su una questione all'attenzione dell'Amministrazione.
Al riguardo, in considerazione dei più recenti orientamenti giurisprudenziali della Corte di Giustizia CE e dei giudici amministrativi nazionali nonché della successiva evoluzione normativa in materia, questo ministero, quale autorità preposta alla vigilanza sull'Agea e nell'esercizio dei suoi poteri di indirizzo sul Sian, con nota del 18 luglio 2006, ha ritenuto necessario richiedere il parere del Consiglio di Stato in ordine alla legittimità, sul piano nazionale e comunitario, dell'affidamento diretto della gestione e dello sviluppo del Sian da parte dell'Agea alla neo-costituita società Sin s.r.l. e, quindi, sulla gara ad evidenza pubblica per la scelta del socio privato, ai sensi dell'articolo 14, comma 10-bis, del decreto-legge n. 182 del 2005, demandando all'Agea l'adozione, nelle more, delle opportune misure di cautela a salvaguardia degli interessi pubblici e privati coinvolti.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
HOLZMANN e MENIA. - Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
lo Statuto di Autonomia della provincia autonoma di Bolzano prevede all'articolo 101 l'obbligo del bilinguismo nella toponomastica;
la provincia Autonoma di Bolzano ha annunciato di voler procedere con propria legge a suddividere la materia toponomastica in due sottocategorie (macro e micro);
la «macro toponomastica» resterebbe di competenza della provincia Autonoma di Bolzano che, con propria legge, riconoscerebbe circa 200 toponimi bilingui, a fronte dei circa 9000 toponimi approvati con legge dello Stato;
la «micro toponomastica» verrebbe delegata ai comuni i quali procederebbero alla pulizia linguistica, eliminando totalmente la toponomastica italiana in violazione dello Statuto, con propria delibera-:
se il Governo intenda attivarsi affinchè sia introdotta una norma di attuazione che risolva i dubbi sorti in proposito, nel rispetto dello statuto e, quindi, dei decreti di ciascuno dei due gruppi linguistici.
(4-00218)
Risposta. - Nell'atto parlamentare in esame, l'interrogante chiede di conoscere se il Governo intenda attivarsi per introdurre una norma di attuazione dello Statuto in materia di toponomastica, tenuto conto che la Provincia autonoma di Bolzano ha annunciato di procedere con propria legge, prevista dall'articolo 101 dello Statuto stesso, per disciplinare la materia.
Al riguardo si rappresenta che la Provincia, ai sensi dell'articolo 8, punto 2 dello Statuto, ha competenza esclusiva nella materia con l'obbligo della osservanza della «bilinguità» dei toponimi. Detto articolo dello Statuto deve essere letto Congiuntamente all'articolo 101, che prevede l'uso anche della toponomastica tedesca da parte delle pubbliche amministrazioni nel caso in cui la legge provinciale ne abbia accertata l'esistenza ed approvata la dizione.
Pertanto, sul piano procedimentale, fissato dalle disposizioni statutarie, le iniziative della Provincia di Bolzano appaiono improntate alla correttezza.
Circa i contenuti della legge sui quali si incentrano le preoccupazioni dell'interrogante, essi saranno verificati e «monitorati» in sede di analisi della legge provinciale, ai sensi dell'articolo 55 dello Statuto, come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001. In quella sede sarà verificato se la legge provinciale si ponga in contrasto o meno al principio del bilinguismo dei toponimi nella Provincia.
Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali: Linda Lanzillotta.
LUCCHESE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo l'interrogante occorrerebbe introdurre norme precise che evitino i permessi di libera uscita o di semilibertà a quanti si sono macchiati di crimini contro le persone;
stabiliscano per i delitti contro la persona, che ne causano la morte una pena detentiva non inferiore ai 40 anni;
puniscano i sequestratori di persone con la pena dell'ergastolo, così pure chi abusa dei bambini;
infliggano una pena non inferiore ai 20 anni a chi commette stupro contro le donne; prevedano che chi penetra dentro gli appartamenti e compie atti violenti contro le persone sia punito con una condanna a trenta anni -:
se il Ministro voglia adottare iniziative volte ad introdurre tali norme nonché disposizioni volte a prevedere che nessuna riduzione di pena possa essere ammessa a chi si trova nelle condizioni sopra riportate in modo da sfatare il pregiudizio, affermatosi ormai in tutto il mondo secondo il quale in Italia ognuno può fare
quel che vuole e non esiste la certezza della pena.
(4-00237)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica che la materia del trattamento sanzionatorio dei reati è oggetto di attenzione e sarà esaminata nell'ambito dei lavori per la riforma del codice penale, cui procederà l'istituenda Commissione.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
MIGLIORI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta essenziale per i cittadini e le imprese della Valdelsa la presenza e il buon funzionamento della sezione distaccata del Tribunale di Siena in Poggibonsi -:
se corrispondano a verità le recenti voci secondo le quali sarebbe pervenuta al Ministero della Giustizia la formale richiesta del Tribunale di Siena di soppressione della sezione distaccata di Poggibonsi;
i motivi ufficiali di tale richiesta, secondo l'interrogante, incomprensibile, e se non si reputi opportuna la permanenza della sezione distaccata.
(4-00290)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa preliminarmente presente che l'articolo 48-ter dell'ordinamento giudiziario, introdotto dal decreto legislativo 19 febbraio 1998 n. 51, prevede che all'istituzione, alla soppressione e alla modifica delle circoscrizioni delle sezioni distaccate del tribunale ordinario si provveda con decreto motivato del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro del tesoro, previo parere del Consiglio superiore della magistratura.
La modifica deve essere effettuata sulla base di criteri oggettivi ed equi, che tengano conto, tra l'altro, dell'estensione del territorio, del numero di abitanti e dell'indice di contenzioso in materia civile e penale degli ultimi due anni. L'avvio del procedimento deve essere comunicato agli enti locali interessati, ai consigli giudiziari e ai consigli degli ordini degli avvocati.
Il Consiglio superiore della magistratura comunica il proprio parere, entro quarantacinque giorni dal ricevimento della richiesta, al Ministro della giustizia. Il decreto è emanato anche in assenza del parere se questo non perviene entro i termini stabiliti.
Per quanto riguarda nello specifico la preoccupazione dell'interrogante circa la presunta intenzione del Tribunale di Siena di sopprimere la sede distaccata di Tribunale di Poggibonsi, si comunica che, allo stato, non è in corso alcuna iniziativa volta a modificare l'assetto territoriale del circondario in questione.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
MINARDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere -:
vista la grave crisi che attanaglia da diversi anni i comparti agricolo e serricolo in provincia di Ragusa;
considerato che le continue calamità che hanno investito i comparti, soprattutto dal 2002 ad oggi, hanno pregiudicato seriamente l'economia di tutto il territorio ibleo;
ritenuto che il forte caldo di queste ultime settimane ha completamente bruciato le coltivazioni e a pieno campo ed in serra e si aggiunge alle continue devastazioni che colpiscono il comparto -:
se il Governo intenda intervenire con iniziative volte a prevedere il riconoscimento di contributi per la riduzione dei costi energetici da parte dei titolari delle aziende agricole aumentati notevolmente in questo periodo per via dei necessari e continui irrigamenti delle colture cerealicole e orticole;
se intenda operare attraverso una seria politica di rigenerazione e di sostegno dell'agricoltura, elemento indispensabile
che dà al settore maggiore serenità.
(4-00454)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, preme, innanzi tutto, evidenziare che, per le calamità che si sono verificate dal 2002 ad oggi, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha tempestivamente attivato gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale, dichiarando l'eccezionalità degli eventi ogni qual volta, in presenza dei requisiti di legge, la Regione Siciliana, territorialmente competente, ha avanzato proposte di intervento.
Al riguardo, si ricorda che, ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, e successive modifiche ed integrazioni, laddove a seguito di verifica da parte degli organi competenti risulti a carico delle aziende agricole una incidenza del danno non inferiore al 30 per cento (20 per cento nel caso si trattasse di zone svantaggiate), le stesse possono beneficiare delle seguenti provvidenze:
contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno accertato sulla base della produzioni lorda vendibile;
prestiti ad ammortamento quinquennale per le esigenze di esercizio dell'anno in cui si è verificato l'evento e per l'anno successivo;
proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nei dodici mesi successivi alla data in cui si è verificato l'evento;
agevolazioni previdenziali in scadenza nei dodici mesi successivi alla data in cui si è verificato l'evento, consistenti nell'esonero parziale del pagamento dei contributi propri e per i lavoratori dipendenti;
contributi in conto capitale fino al 100 per cento dei costi effettivi a titolo di indennizzo in caso di danni causati alle strutture aziendali ed alle scorte;
Non dimenticando che, compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, possono essere adottate misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola con onere della spesa a totale carico del Fondo di solidarietà nazionale e tra queste quelle irrigue e di bonifica.
Quanto ai più recenti eccessi di temperatura che stanno interessando la Provincia di Ragusa, si ricorda che potranno essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale qualora gli organi tecnici della Regione accertino danni alla produzione lorda vendibile delle aziende agricole operanti nelle aree colpite nella misura predetta.
Si assicura che non appena perverranno le proposte regionali, nei termini e secondo le modalità prescritte, l'Amministrazione provvederà tempestivamente all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
RAITI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2002 è stato bandito un concorso distrettuale per 443 posti di ufficiale giudiziario e nel novembre 2004 sono state pubblicate le graduatorie (sono risultati 443 vincitori e circa 750 idonei);
nel luglio 2004 è stata autorizzata l'assunzione di solo 102 idonei, divenuti 154 a fine luglio e, a settembre dello stesso anno, 248 (questi primi vincitori sono stati assunti solo in 4 regioni del Nord: Lombardia, Piemonte, Liguria e Veneto);
l'articolo 1, comma 97, della legge finanziaria 2005 (legge n. 311 del 30 dicembre 2004 - pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 306 del 31 dicembre 2004) ha previsto che: «[...] nell'ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all'assunzione di cui al comma 96 è prioritariamente considerata l'immissione in servizio: [...] c) per la copertura delle vacanze organiche nei ruoli degli ufficiali giudiziari C1 e nei ruoli dei cancellieri C1 dell'amministrazione giudiziaria, dei vincitori e degli idonei al concorso pubblico per la copertura di 443 posti di ufficiale
giudiziario C1, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4 serie speciale, n. 98 del 13 dicembre 2002; [...]». Tale previsione permette di coprire le forti carenze delle piante organiche del Ministero della giustizia (pari a più di un terzo rispetto a quelle previste con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2002);
in data 27 luglio 2005 la Camera dei deputati (nella
seduta n. 663) ha sottoposto al Governo un ordine del giorno (n. 9/6016/11 - firmatari Onorevoli: Dell'Anna, Emerenzio Barbieri, Mancini, Santori, Caminiti, Leccisi, Lazzari, Lisi) con cui si chiedeva l'impegno del Governo a reperire le risorse necessarie ad assumere i restanti vincitori e tutti gli idonei al concorso a 443 posti di ufficiali giudiziari C1 ed il Governo, nella persona del Segretario di Stato Onorevole Learco Saporito, ha accettato l'ordine del giorno ed ha assunto l'impegno a reperire le risorse necessarie ad assumere i vincitori e gli idonei;
in data 3 agosto 2005 il Consiglio dei Ministri ha autorizzato l'assunzione di 350 Ufficiali Giudiziari C1 (quindi, tutti i restanti 185 vincitori e 165 idonei);
l'articolo 17 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, recante «Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale» convertito con modificazioni dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 1 agosto 2005, ha sottratto al Pubblico ministero la possibilità di notificare tramite Polizia Giudiziaria, affidando i compiti di notifica quasi esclusivamente agli Ufficiali Giudiziari; ciò rende necessaria una tempestiva riorganizzazione degli Uffici Unici Notifiche Esecuzioni e Protesti dei tribunali, al fine di far fronte a tali ulteriori esigenze di notifica (aspetto già peraltro evidenziato da S.E. il Procuratore Generale di Roma dottor Salvatore Vecchioni);
tra il 2004 ed il 2005, si sono susseguite circa 60 interrogazioni parlamentari, provenienti dalle diverse forze politiche, con cui sono state sollecitate le assunzioni dei vincitori ed idonei al concorso cui all'oggetto;
in data 15 dicembre 2005 la Camera dei deputati (
seduta n. 720) ha sottoposto al Governo due ulteriori ordini del giorno (sul progetto di legge di bilancio 9/06177/157 - presentato dall'Onorevole Buemi; e, 9/6177/100 - firmatari Bonito, Lucidi, Finocchiaro, Kessler, Carboni, Magnolfi, Grillini, Siniscalchi) con cui si è tornati a chiedere l'impegno del Governo ad assumere gli idonei, (ordine del giorno accettato dal Governo nella persona dell'Onorevole Giuseppe Vegas);
in data 29 marzo 2006 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto del Presidente della Repubblica relativo all'autorizzazione alla assunzione di personale a tempo indeterminato per le amministrazioni dello Stato, enti pubblici non economici, agenzie ed enti di ricerca - anno 2006 - che dispone l'autorizzazione a 100 assunzioni per la Giustizia-Organizzazione giudiziaria (decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 117 del 22 maggio 2006);
attualmente restano da assumere circa 550 idonei, che si riducono a 450 considerando le assunzioni già autorizzate con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006;
l'assunzione degli idonei cui al concorso in oggetto, potrebbe, nell'immediato, contribuire a risolvere parzialmente i problemi che affliggono il sistema giudiziario italiano, poiché permetterebbe di coprire le forti carenze nelle piante organiche, sia degli Ufficiali Giudiziari, sia dei cancellieri, contribuendo, in modo incisivo, ad attenuare il fenomeno del sistematico ritardo dei tempi di notifica degli atti processuali;
con una previsione legislativa (finanziaria 2005), tre ordini del giorno della Camera, accettati dal Governo, più di 60 interrogazioni parlamentari e parecchie promesse, non si è ancora riusciti a risolvere il problema -:
se non ritenga di promuovere tutte le iniziative per ottenere l'assunzione dei
rimanenti idonei al concorso in questione e, in particolare per ottenere che le 100 assunzioni autorizzate con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006 riguardino solo idonei al Concorso per Ufficiali Giudiziari, vista la tassatività delle deroghe al blocco delle assunzioni di cui alla legge finanziaria 2005 e che tali idonei vengano assunti in tutte le regioni interessate, a partire dalle regioni meridionali e proporzionalmente ai posti messi a concorso;
se non ritenga di approntare un piano che porti all'assunzione di tutti i rimanenti 450 idonei entro l'anno in corso.
(4-00344)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in oggetto, relativa al concorso pubblico a 443 posti di ufficiale giudiziario, con posizione economica C1, bandito in data 8 novembre 2002, posso riferire che, con decreto del Presidente della Repubblica del 28 aprile 2006, già registrato alla Corte dei Conti e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22 maggio 2006, l'Amministrazione della Giustizia è stata autorizzata per il corrente anno ad assumere, con decorrenza dal 1o novembre 2006, 99 unità di personale di posizione economica C1, per una spesa annua lorda, a regime, di oltre 3.530.000 euro.
Questa Amministrazione, pertanto, si accinge ad assumere tale personale, attingendo alla graduatoria degli idonei del predetto concorso a posti di ufficiale giudiziario, assegnandolo secondo le necessità.
Aggiungo, inoltre, che il Dipartimento della Funzione Pubblica ha comunicato, con riferimento alle restanti unità risultate idonee nelle procedure di reclutamento, che, con l'articolo 1 comma 96 e 97 della legge n. 311 del 2004, è stata prevista, per l'anno 2007, un'ulteriore procedura di autorizzazione all'assunzione a tempo indeterminato di personale dell'amministrazione dello Stato per una spesa, a regime, di 120 milioni di euro.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
REALACCI e FOGLIARDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comune di Peschiera del Garda, ricco di testimonianze architettoniche e fortificatorie dei secoli scorsi e di scorci paesaggistici unici, sta vivendo una profonda trasformazione urbanistica, oramai da anni, che preoccupa non poco i cittadini e l'opinione pubblica;
oramai va avanti da alcuni mesi un forte dibattito tra l'amministrazione comunale e una buona parte della cittadinanza, contraria alla realizzazione di un parcheggio sotterraneo nel cuore del centro storico, a pochi metri dalla rocca scaligera, dall'Ospedale d'Armata (poi carcere militare), dalla chiesa parrocchiale, dal borgo storico e dall'imbocco naturale del fiume Mincio;
stiamo parlando di un contesto storico e paesaggistico che rischia di essere rovinato irrimediabilmente da un'opera non necessaria, in questa parte della città, e di assoluta incidenza se verrà realizzata per l'impatto che avrebbe nella piazza storica del paese, ovvero Piazza d'Armi (Piazza Ferdinando di Savoia);
una delle poche piazze militari rimaste ancora integre in Italia. La piazza va certamente riqualificata e recuperata, ma non attraverso un parcheggio sotterraneo per automobili. A livello locale si sono mobilitati un comitato civico e le associazioni ambientaliste quali ad esempio: Legambiente e Italia Nostra;
il progetto è ora al vaglio delle Soprintendenze locali (monumentale e archeologica) e della Direzione Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, per il parere definitivo; nella piazza sono stati recentemente eseguiti saggi preventivi di scavo archeologico che hanno messo in luce importantissimi ed estesi resti archeologici (abitato romano, via gallica, darsena militare scaligera);
esiste anche un'altra questione di notevole importanza che riguarda la vendita dei beni storico-artistici demaniali
dello Stato. L'intera fortezza veneziana ed asburgica di Peschiera del Garda è soggetta a vincolo di tutela monumentale per la sua particolare importanza storica, ma recentemente è stata coinvolta da provvedimenti del precedente Governo, che individuano una serie di modalità per l'alienazione di immobili di valore storico e simbolico;
anche in questa vicenda l'Amministrazione comunale non sembra essere interessata a verificare fino in fondo lo stato dell'arte. Nel frattempo le voci su possibili acquirenti si sommano alla cattiva informazione offerta ai cittadini. Si evidenzia che nella zona è alta la presenza dei beni demaniali dello Stato e ovviamente non possono essere proprio gli edifici storici (ex caserme austriache, Rocca, l'Ospedale d'Armata - poi carcere militare -, eccetera) a costituire l'occasione per speculazioni immobiliari e il conseguente snaturamento del centro storico di Peschiera del Garda -:
se e quali siano le valutazioni delle competenti sopritendenze e se intenda intervenire immediatamente in difesa di questi beni storici e architettonici in modo da evitare la devastante realizzazione di un parcheggio sotterraneo nel cuore del centro storico, a pochi metri dalla rocca scaligera, dall'ex carcere militare, dalla chiesa parrocchiale, dal borgo storico e dall'imbocco naturale del fiume Mincio;
se intenda adottare iniziative volte immediatamente a scongiurare definitivamente che edifici storici (ex caserme austriache, Rocca, Ospedale d'Armata - poi carcere militare - eccetera) possano essere venduti nell'ambito delle dismissioni previste dal demanio militare e dal Ministero dell'economia.
(4-00137)
Risposta. - Nell'estate del 2005 l'Amministrazione comunale di Peschiera ha comunicato alle competenti Soprintendenze di questo Ministero l'intenzione di realizzare, in project financing, un parcheggio interrato a piazza Ferdinando di Savoia, unitamente ad un piano di riqualificazione generale della piazza.
Successivamente, in data 26 settembre 2005, la medesima Amministrazione ha fatto pervenire una bozza di progetto preliminare dell'opera interrata, con la richiesta del parere di competenza.
In proposito, occorre rilevare che l'area era stata già interessata, in passato, da scavi archeologici che hanno messo in luce, lungo il lato nord-ovest della piazza, i resti (in parte ancora visibili in una piccola area archeologica aperta al pubblico) dell'antico abitato di Arilica (III a.C. - IV d.C.) nonché la presenza di una strada romana pluristratificata, nota come via Gallica che univa Bergamo, Brescia e Verona, entrando con un diverticolo nell'abitato lacustre.
Considerato, dunque, l'altissimo interesse archeologico dell'area, la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto ha richiesto, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, decreto legislativo n. 42 del 2004 e degli articoli 2-ter e 2-quater della legge 25 giugno 2005, n. 109, alcune indagini conoscitive preventive. Tali indagini, condotte nella parte contigua a quella precedentemente indagata, hanno consentito di verificare con precisione la presenza della via Gallica e dell'abitato di età romana, perfettamente conservati pochi centimetri al di sotto del piano di calpestio attuale. Tali strutture risultano estese per circa metà della piazza: verso est invece (cioè verso la Rocca) esse risultano completamente asportate da un poderoso canale (la cui realizzazione é da collocare verosimilmente tra l'epoca scaligera ed il 1500, come documentato da uno studio storico-cartografico redatto nel 1579) successivamente interrato nel XVII secolo.
Per quanto sopra esposto, la Direzione regionale per i beni culturali, e paesaggistici del Veneto, competente ad esprimere una valutazione complessiva sulla fattibilità dell'opera, ha senz'altro escluso la possibilità di realizzazione del parcheggio nella zona caratterizzata dalle persistenze archeologiche ed ha ritenuto, per quanto attiene alla restante porzione della piazza, interessata dalla presenza nel sottosuolo del canale interrato, di dover sospendere l'espressione
del parere, in attesa che vengano accertate con specifiche indagini, la profondità del letto del canale e la sua effettiva estensione verso la rocca.
La suddetta direzione regionale ha inoltre rappresentato che, anche a fronte dell'elaborazione di un eventuale nuovo progetto che interessi la sola area priva di presenze archeologiche, non può escludersi il forte impatto negativo tra la nuova opera ed il complesso monumentale presente nella piazza ed in tal senso ha invitato l'Amministrazione comunale a valutare l'ipotesi di individuare una nuova area edificabile che non presenti i numerosi problemi di tutela archeologica e monumentale che caratterizzano la storica piazza.
In merito alla questione dell'eventuale alienazione degli edifici o di parte di questi, costitutivi del complesso storico-monumentale denominato «la Piazzaforte» di proprietà del Demanio, si rende noto che esso è stato sottoposto a vincolo con decreto ministeriale 3 febbraio 2001, che ha dichiarato l'interesse storico-artistico particolarmente rilevante del complesso immobiliare «Piazzaforte di Peschiera del Garda» a causa del suo riferimento con la storia politica e militare della Nazione. Pertanto, a norma dell'articolo 54, comma 2, lettera d) del decreto legislativo 42 del 2004, il bene non può essere alienato se non ad altro ente titolare di demanio, come precisato nel successivo comma 3, del medesimo articolo.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Danielle Mazzonis.
PAOLO RUSSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2002 è stato bandito un concorso distrettuale per 443 posti di ufficiale giudiziario e nel novembre 2004 sono state pubblicate le graduatorie (sono risultati 443 vincitori e circa 750 idonei);
nel luglio 2004 è stata autorizzata l'assunzione di solo 102 idonei, divenuti 154 a fine luglio e, a settembre dello stesso anno, 248 (questi primi vincitori sono stati assunti solo in 4 regioni del Nord: Lombardia, Piemonte, Liguria e Veneto);
il comma 97, della Legge Finanziaria 2005 (legge n. 311 del 30 dicembre 2004 - pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 306 del 31 dicembre 2004) ha previsto che «...nell'ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all'assunzione di cui al comma 96 è prioritariamente considerata l'immissione in servizio: ... c) per la copertura delle vacanze organiche nei ruoli degli ufficiali giudiziari C1 e nei ruoli dei cancellieri C1 dell'amministrazione giudiziaria, dei vincitori e degli idonei al concorso pubblico per la copertura di 443 posti di ufficiale giudiziario C1, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4 serie speciale, n. 98 del 13 dicembre 2002; ...». Tale previsione permette di coprire le forti le forti carenze delle piante organiche del Ministero della Giustizia (pari a più di un terzo rispetto a quelle previste con D.P.C.M. del 10 dicembre 2002);
in data 3 agosto 2005 il Consiglio dei Ministri ha autorizzato l'assunzione di 350 Ufficiali Giudiziari C1 (quindi, tutti i restanti 185 vincitori e 165 idonei, stavolta giustamente, anche i vincitori del Sud e, proporzionalmente gli idonei in tutte le Regioni);
l'articolo 17 della Legge 31 luglio 2005, n. 155 («Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale» pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 1 agosto 2005) ha sottratto al PM la possibilità di notificare tramite Polizia Giudiziaria, affidando i compiti di notifica quasi esclusivamente agli Ufficiali Giudiziari; ciò rende necessaria una tempestiva riorganizzazione degli Uffici Unici Notifiche Esecuzioni e Protesti dei Tribunali, al fine di far fronte a tali ulteriori esigenze di notifica, (aspetto già, peraltro, evidenziato da S.E. il Procuratore Generale di Roma Dr. Salvatore Vecchioni);
in data 29 marzo 2006 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto del
Presidente della Repubblica relativo all'autorizzazione alla assunzioni di personale a tempo indeterminato per le amministrazioni dello Stato, Enti pubblici non economici, Agenzie ed enti di ricerca - anno 2006 - che dispone l'autorizzazione a 100 assunzioni per la Giustizia-Organizzazione giudiziaria (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 117 del 22 maggio 2006);
attualmente restano da assumere circa 550 idonei, che si riducono a 450, considerando le assunzioni già autorizzate con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006;
l'assunzione degli idonei cui al concorso in oggetto, potrebbe, nell'immediato, contribuire a risolvere parzialmente i problemi che affliggono il sistema-Giustizia italiano, poiché permetterebbe di coprire le forti carenze nelle piante organiche, sia degli Ufficiali Giudiziari, sia dei cancellieri, contribuendo, in modo incisivo, ad attenuare il fenomeno del sistematico ritardo dei tempi di notifica degli atti processuali;
il 15 luglio 2004, il Ministro della Giustizia ha sottoscritto con le Poste Italiane S.p.A., una convenzione sulle notificazioni a mezzo del servizio postale in materia civile e penale; tale convenzione prevede un costo medio della raccomandata dell'atto giudiziario di circa dieci euro. Tale importo medio risulta sensibilmente maggiore rispetto ai rimborsi attualmente disposti in favore di Ufficiali giudiziari, che variano da euro 0,33 ad un massimo di euro 1,20 in materia penale. Detta convenzione, oltre ad elevare fortemente le spese delle notifiche, a distanza di quasi un anno dalla sua attuazione, ha dimostrato scarsa efficacia, in quanto molti atti risultano non notificati o notificati oltre i termini di legge. Qualora non si pervenisse ad una puntuale riorganizzazione degli Uffici Notificazione e Protesti e ad un rafforzamento dei relativi organici, oltre che ad una ridefinizione della disciplina delle notifiche processuali, si paventa il concreto rischio che sempre maggiori difficoltà sorgano nello svolgimento delle ordinarie attività giurisdizionali ed amministrative, con ripercussioni negative gravissime sia sui tempi che sull'efficacia del processo -:
se e quali provvedimenti intende adottare al fine di consentire l'assunzione dei rimanenti idonei al concorso in questione facendo sì che le 100 assunzioni autorizzate con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006 riguardino solo idonei al Concorso per Ufficiali Giudiziari, vista la tassatività delle deroghe al blocco delle assunzioni di cui alla Legge Finanziaria 2005, e che tali idonei vengano assunti in tutte le Regioni interessate, proporzionalmente ai posti messi a concorso;
se e quali ulteriori provvedimenti intenda adottare al fine di consentire - anche attraverso un apposito piano - l'assunzione di tutti i rimanenti 450 idonei entro l'anno in corso.
(4-00619)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa al concorso pubblico a 443 posti di ufficiale giudiziario, con posizione economica C1, bandito in data 8 novembre 2002, posso riferire che, con decreto del Presidente della Repubblica del 28 aprile 2006, già registrato alla Corte dei Conti e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22 maggio 2006, l'Amministrazione della Giustizia è stata autorizzata per il corrente anno ad assumere, con decorrenza dal 1o novembre 2006, 99 unità di personale di posizione economica C1, per una spesa annua lorda, a regime, di oltre 3.530.000 euro.
Questa Amministrazione, pertanto, si accinge ad assumere tale personale, attingendo alla graduatoria degli idonei del predetto concorso a posti di ufficiale giudiziario, assegnandolo secondo le necessità.
Aggiungo, inoltre, che il Dipartimento della Funzione Pubblica ha comunicato, con riferimento alle restanti unità risultate idonee nelle procedure di reclutamento, che, con l'articolo 1 comma 96 e 97 della legge n. 311 del 2004, è stata prevista, per l'anno 2007, un'ulteriore procedura di autorizzazione all'assunzione a tempo indeterminato
di personale dell'amministrazione dello Stato per una spesa, a regime, di 120 milioni di euro.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 337 di Valle Vigezzo (provincia del Verbano Cusio Ossola) è collegata alla Svizzera (Canton Ticino) in località Camedo con il punto di frontiera di «Ponte Ribellasca», costituito effettivamente da un ponte che connette le due nazioni;
tenuto conto delle cattive condizioni di manutenzione del ponte, ANAS e Consiglio di Stato del Canton Ticino hanno predisposto una bozza di convenzione per ripartire i lavori tra i due Stati, poiché il ponte non è costruito esattamente a metà tra le due sponde ma è di responsabilità per tre quarti all'Italia e per un quarto alla Svizzera;
stante la necessita di disporre di un ponte provvisorio durante gli importanti lavori di manutenzione previsti, si sarebbe convenuto che la Svizzera avrebbe realizzato a proprie spese il ponte provvisorio, mentre l'Italia avrebbe provveduto alla progettazione ed alla realizzazione dei lavori di ripristino strutturale del ponte esistente;
a fine lavori si sarebbe proceduto ai relativi conguagli nella proporzione di sopra indicata;
la definizione di tale bozza si protrae da diverso tempo senza che la stessa venga definita dai due Stati e, nell'attesa, le condizioni del ponte sono piuttosto compromesse, tanto che ne è stata già ridotta la larghezza utile per il traffico automobilistico;
il rischio di una interruzione improvvisa del traffico avrebbe gravi conseguenze per le migliaia di persone che utilizzano quotidianamente il valico (e segnatamente centinaia di autovetture di lavoratori frontalieri) -:
quali iniziative siano state adottate presso il Governo della Confederazione Elvetica al fine di procedere al più presto alla chiusura dell'iter amministrativo necessario all'avvio di questa importante opera pubblica.
(4-00051)
Risposta. - In relazione al quesito posto nell'atto parlamentare in esame, anche alla luce del parere del Servizio del Contenzioso diplomatico e dei Trattati di questo ministero degli affari esteri, si informa che la Convenzione tra Anas e Consiglio di Stato del Canton Ticino non rientra tra le tipologie di atti internazionali di competenza del ministero degli affari esteri. Detta Convenzione non risulta infatti inquadrabile né quale Accordo internazionale propriamente detto, né quale intesa tra un'Amministrazione Italiana ed un'Amministrazione estera.
Si comunica, ad ogni buon fine, che tale parere è stato portato a conoscenza dei competenti uffici del ministero delle infrastrutture e dei trasporti con comunicazione del ministero degli affari esteri del 22 luglio 2005.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
ZACCHERA. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le Università hanno sempre concesso lauree honoris causa a persone che si siano particolarmente distinte in campo scientifico o letterario o comunque che nella loro vita abbiano meritato un titolo accademico per particolari, serie e comprovate motivazioni;
si è assistito ultimamente ad alcune concessioni di lauree honoris causa a cantautori, giovani sportivi eccetera che più che aver svolto attività in qualche modo relative a facoltà universitarie, sono molto
noti sui media e quindi lo stupore collettivo che ha accompagnato la notizia della concessione della laurea honoris causa di fatto è stato usato come pubblicità alle università concedenti -:
quali iniziative normative intenda adottare al fine di prevedere, per la concessione di titoli accademici honoris causa, criteri obbiettivamente meritocratici e comunque relativi all'attività svolta dall'insignito in rapporto diretto con la laurea assegnata.
(4-00057)
Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame ritengo opportuno, in via preliminare, fare presente che, ai sensi della normativa vigente, il conferimento delle lauree ad honorem rientra nella competenza dei singoli atenei, nell'esercizio dell'autonomia didattica ad essi attribuita già dall'articolo 69 del regio decreto 31 agosto 1933, n. 1592.
Il medesimo articolo prevede, altresì, che la deliberazione del Consiglio della facoltà e della scuola che conferisce la laurea deve essere adottata con la maggioranza dei due terzi dei voti ed approvata dal Ministro.
A tale riguardo, si ritiene che la percentuale di voti richiesta prefiguri il consenso quasi unanime dell'organo che delibera il conferimento della laurea, circostanza della quale non si può non tenere conto nelle valutazioni per il rilascio della successiva approvazione di competenza.
Ovviamente, laddove esistano validi e fondati motivi il ministero può esprimere le proprie riserve sull'opportunità del conferimento del titolo.
Si assicura la massima vigilanza sulla concessione dei titoli, considerando l'esigenza di evitare mere e strumentali «iniziative promozionali».
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sistema carcerario deve tendere alla rieducazione del condannato ed al suo rienserimento nella società;
spesso le giovani generazioni non hanno mai conosciuto, neppure di sfuggita, una esperienza carceraria né hanno idea in cosa consista un regime di detenzione;
sembrerebbe oltremodo istruttivo all'interrogante per i giovani la visita a case circondariali e carceri del paese anche come deterrente psicologico a compiere crimini e meglio partecipare alle problematiche sociali legate ai detenuti ed alle loro condizioni di pena -:
se non ritenga il Ministro di favorire la visita - magari a piccoli gruppi - di studenti e neo-maggiorenni agli istituti di pena italiani con la possibilità di incontrare i detenuti ivi custoditi ed avere anche con loro scambi di opinioni sulle loro esperienze detentive.
(4-00203)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che l'Amministrazione penitenziaria ha sempre cercato di valorizzare i contatti con il mondo esterno, nell'ambito del trattamento dei detenuti previsto dall'Ordinamento penitenziario.
A tal fine, da anni è prassi consolidata autorizzare, pur con le necessarie cautele, visite di studenti universitari, di scuole medie o licei, a piccoli gruppi, sostenute da un comune interesse didattico e formativo; ciò nella consapevolezza che la conoscenza di una realtà complessa quale quella penitenziaria sia fondamentale per creare una naturale osmosi tra la società civile e la popolazione penitenziaria e per favorire il reinserimento dei condannati una volta espiata la pena.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
ZANELLA e CACCIARI. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Consorzio Venezia Nuova ha in concessione allo Stato tramite il Magistrato alle acque la realizzazione di opere e interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna;
il Magistrato alle acque ha il compito di vigilare affinché le risorse pubbliche destinate dallo Stato alla salvaguardia di Venezia e della sua laguna siano impiegate correttamente;
già nel corso della precedente legislatura l'interrogante e altri onorevoli colleghi, anche a fronte di preoccupanti procedimenti giudiziari e al contestuale rinvio a giudizio di alti funzionari, tra i quali l'attuale Presidente della Magistratura alle acque e il suo predecessore con numerosi atti di sindacato ispettivo avevano già posto all'amministrazione la questione dell'improrogabile necessità di garantire da parte del Magistrato alle acque, cui spetta oggi come in passato, una funzione vitale per la sopravvivenza della realtà lagunare, i più elementari principi di trasparenza, correttezza e imparzialità;
le rive di San Marco, oggetto di un intervento di restauro e consolidamento (rifacimento delle rive e rialzo della pavimentazione) da poco terminato, hanno subito accusato crepe e cedimenti. In particolare, come riportato dagli organi di stampa, una grossa crepa si è aperta nel pieno della riva marciano a pochi passi dal Palazzo Ducale, l'intero fronte è scivolato per circa 50 centimetri e al centro della riva le pietre si sono sollevate di una misura equivalente. I pontili per le gondole appena costruiti sono quindi dovuti essere demoliti;
a giudizio dell'interrogante è chiaro che questi interventi sono assolutamente inadeguati, in particolare l'impiego massiccio del cemento, per le sue caratteristiche fisiche e meccaniche, in genere non appare assolutamente adatto in ambiti edilizi medioevali e specialmente in laguna (come già mostrano inquietanti segni di cedimento alla Giudecca e alle Zattere), in particolare, nonostante le contraddittorie affermazioni del vicepresidente della Magistratura alle acque che individua le cause del cedimento nella «incoerenza» del terreno, è evidente che l'eccessivo peso dei materiali impiegati ha spezzato il delicato equilibrio del sottosuolo. «Danno la colpa al terreno incoerente», accusa tra gli altri l'associazione Italia Nostra, «ma la fragilità del sottosuolo veneziano è universalmente nota. Significa che quegli interventi non vanno bene»;
da più parti è stata sollevata la questione delle necessità di intervenire nel contesto lagunare tenendo conto dei delicatissimi equilibri idrogeomorfologici, ambientali e anche del profilo paesaggistico, storico e architettonico, il che il più delle volte coincide con il rispetto e il recupero della tradizione. La stessa sovraintendenza si è espressa chiaramente in merito sollecitando l'uso dei metodi tradizionali che non solo risultano più sicuri e collaudati, ma anche più duraturi;
in questo contesto occorre ricordare lo scandalo di Torcello del 2000, quando al posto delle tradizionali rive in mattoni gli abitanti trovarono banchine «portuali» in ferro e calcestruzzo. Allora, sospesi i lavori nell'indignazione generale fu stilato un protocollo per l'impiego dei materiali tradizionali che il Consorzio sembra però aver rimosso;
più recentemente la sovraintendenza ai beni archeologici è dovuta intervenire per tutelare reperti storici ovali sommersi danneggiati per incuria nel corso degli interventi di restauro;
i casi sopraccitati destano grande preoccupazione perché il Mose segue, su grande scala, una logica d'intervento analoga, basti pensare alla prevista messa in opera di alcuni milioni di tonnellate di calcestruzzo sul fondale lungo alcuni chilometri -:
quali misure l'amministrazione intende prendere per garantire, infine, che il Consorzio Venezia Nuova e il Magistrato alle acque, svolgano i loro rispettivi compiti nel migliore dei modi, con trasparenza e saggezza;
se, in questo delicato frangente per Venezia e la sua Laguna non si ritenga necessario far svolgere ulteriori perizie e
assicurare una più stretta vigilanza del loro operato al fine di evitare nuovi costosi e potenzialmente irreparabili incidenti, frutto non solo di pressapochezza ma anche di scelte radicalmente e strategicamente errate;
se, infine, non si ritiene auspicabile, come suggerito dall'associazione Italia Nostra, una modificazione dei protocolli d'intesa sugli interventi di restauro al fine di favorire l'impiego dei metodi tradizionali d'intervento.
(4-00182)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta comunicati dal Magistrato alle Acque - Provveditorato Interregionale per le opere pubbliche di Venezia.
Alla data odierna, non risulta essere stato disposto alcun rinvio a giudizio nei confronti di funzionari del Magistrato alle Acque.
I procedimenti giudiziari cui gli interroganti hanno fatto riferimento sono stati avviati all'epoca della realizzazione da parte dell'Istituto, per il tramite del proprio Concessionario Consorzio Venezia Nuova, degli interventi di difesa spondale nell'isola di Torcello.
Detti procedimenti si sono conclusi con sentenza del G.I.P. di Venezia n. 1072/2002, depositata in data 11 novembre 2002, a mezzo della quale è stato dichiarato non doversi procedere nei confronti degli imputati ing. Felice Setaro (Presidente del Magistrato alle Acque di Venezia all'epoca dei fatti), gli ingegneri Alfredo Caielli e Maria Giovanna Piva (attuale Presidente del Magistrato alle Acque di Venezia - Provveditorato Interregionale per le opere pubbliche del Triveneto), il geometra Pietro Tosi (funzionario del Magistrato alle Acque di Venezia) ed l'ingegner Maurizio Moroni (Direttore dei Lavori).
Per completezza d'informazione si comunica che la riferita decisione è stata, peraltro, impugnata dal pubblico ministero dinanzi alla Corte di cassazione che ha rigettato il gravame confermando la disposizione di assoluzione del G.I.P. di Venezia e che le opere di Torcello erano state autorizzate dalle competenti Autorità e prevedevano l'impiego di materiali in conformità alle previsioni del P.A.L.A.V. (Piano di area della laguna ed area veneziana).
Per quanto concerne, invece, l'asserita responsabilità dell'Istituto e del Concessionario Consorzio Venezia Nuova per l'avvenuto cedimento delle rive di S. Marco si rappresenta quanto segue.
L'intervento citato nell'interrogazione è denominato «Opere di difesa delle rive del bacino di San Marco - tratto compreso fra il Ponte della Paglia ed il Ponte del Vin»; è in corso di esecuzione e rientra tra quelli finalizzati alla salvaguardia di Venezia e della sua laguna indicati nell'articolo 3 della legge 29 novembre 1984, n. 798, la cui realizzazione è attribuita, ex lege; alla competenza dello Stato e per esso del Magistrato alle Acque di Venezia.
Tale intervento prevede il ripristino del muro del molo compreso tra i due ponti per complessivi metri lineari 125 circa, ed è volto a consentire sia la difesa del centro storico dagli eventi mareali sia ad arrestare il progressivo deterioramento degli abitati della città.
In considerazione dei numerosi soggetti che, a vario titolo, utilizzano il molo interessato dall'opera (trasporto pubblico, trasporto privato, gondolieri, etc), si è ritenuto opportuno suddividere il fronte d'intervento in tre distinte e progressive aree operative, da eseguire in diverse fasi, al fine di consentire l'utilizzo delle parti di volta in volta non interessate dai lavori.
Le prime due fasi esecutive si sono concluse, rispettivamente, nel mese di luglio 2005 e nel mese di marzo 2006, mentre quella relativa al ripristino dell'ultima porzione di riva verso il ponte del Vin risulta, ad oggi, ancora in corso.
Durante l'esecuzione dei predetti lavori sono state adottate tutte le modalità tipiche del restauro «conservativo» essendosi provveduto ad un accurato smontaggio delle porzioni di muro maggiormente degradato ed alla successiva ricostruzione con reimpiego dei mattoni recuperabili.
Inoltre, al fine di limitare l'invasività dell'intervento, sono state eseguite una serie di iniezioni orizzontali con malte consolidanti ed antidilavamento che, sostituendosi a quelle erose, possono ripristinare la compattezza originaria del muro.
I materiali impiegati, i loro pesi specifici e le tecniche d'intervento utilizzate sono sostanzialmente di tipo tradizionale e, utilizzando i medesimi materiali (mattoni e pietra calcarea) è stata costruita anche l'integrazione necessaria per il recupero della quota della sommità del muro.
È appena il caso di evidenziare che il Magistrato alle Acque opera nell'ambiente lagunare da alcuni decenni e che le modalità esecutive sono già state largamente applicate per analoghi lavori di restauro di rive di marginamento senza che si siano mai verificate conseguenze non previste.
Una volta ultimati gli interventi sulle rive si è provveduto a rimuovere il palancolato metallico provvisionale, precedentemente approntato al fine di mettere all'asciutto la zona interessata dai lavori, in modo da consentire gli interventi di risanamento delle sponde.
A seguito di tale operazione si è constatato un disallineamento (una lieve curvatura) che ha interessato un tratto di riva per la lunghezza di circa 31 metri lineari, che ha comportato la comparsa di alcune fughe tra i «masegni» (trattasi di pavimentazione in blocchi di pietra trachitica) della porzione di pavimentazione retrostante il tratto di riva in argomento. La causa dello spostamento verificatosi è da ascrivere all'anomalo comportamento delle caratteristiche meccaniche del terreno che sostiene il muro di sponda.
Una volta constatata l'origine del disallineamento, si è provveduto a smantellare, con recupero del materiale, due piccoli pontili e una porzione di una pedana provvisori, predisposti come approntamento per la terza fase dell'intervento, per poter dar corso alle necessarie ispezioni subacquee e ad i primi provvedimenti di contrasto del fenomeno. Inoltre, nessun elemento utilizzato per il risanamento ed il restauro della riva bacino S. Marco risulta danneggiato e il rivestimento in pietra del muro non presenta alcuna crepa.
Il tratto di riva in argomento dallo scorso mese di aprile viene monitorato tramite una rete di 27 punti di misurazione, per controllare eventuali spostamenti planimetrici ed altimetrici che non si sono ulteriormente manifestati, potendosi perciò affermare che il fenomeno deve ritenersi esaurito.
Tutti gli interventi di restauro del muro di sponda che ha manifestato gli spostamenti sono stati continuamente seguiti dai competenti tecnici della Soprintendenza. Oltre a ciò si informa che il progetto è stato autorizzato dalla Commissione per la Salvaguardia di Venezia con nota n. 53034 del 3 aprile 2003, su positivo parere espresso dalla Soprintendenza con nota n. 3828/2003.
La Soprintendenza stessa ha, peraltro, seguito la fase di progettazione proprio allo scopo di garantire l'impiego di tecniche condivise.
In ultima analisi si evidenzia che non sussiste alcun collegamento tra l'intervento di risanamento della riva del bacino S. Marco e la realizzazione degli interventi di regolazione dei flussi di marea alle bocche di porto di Venezia: quest'ultimo, infatti, non risulta in alcun modo comparabile con quello oggetto dell'interrogazione che si riscontra, presentando caratteristiche esecutive e finalità assolutamente dissimili.
Alla luce di quanto sopra esposto si ritiene che non possa essere sollevato alcun dubbio in ordine all'operato del Magistrato alle Acque di Venezia con riferimento al comportamento dei propri funzionari i quali, si ribadisce, non risultano essere stati condannati per alcun reato connesso ai lavori eseguiti nell'isola di Torcello.
Con riguardo alle evidenziate questioni archeologiche, occorre sottolineare che il Magistrato ed il Consorzio Venezia Nuova operano, da circa 15 anni, in stretto coordinamento con la Soprintendenza per i Beni Archeologici, effettuando analisi e mappature preliminari alla progettazione ed all'avvio dei lavori, anche quando l'area non è sottoposta a vincolo archeologico, proprio per evitare qualsiasi problematica
connessa all'eventuale presenza di reperti. E questo ben prima che entrasse in vigore la verifica preventiva dell'interesse archeologico di cui all'articolo 2-ter del decreto-legge 26 aprile 2005 n. 63, convertito in legge dall'articolo 1, legge 25 giugno 2005 n. 109.
Tale modus operandi ha consentito in passato importanti ritrovamenti (in particolare la galea di Boccadilama e la gradinata delle Vergini all'Arsenale) che hanno rappresentato una testimonianza dei positivi effetti della collaborazione avviata tra le diverse Autorità Pubbliche e l'esecutore delle opere.
Se poi vi sono stati ritrovamenti nel corso della realizzazione dei lavori, sebbene le ricerche preliminari avessero dato esito negativo, non può essere affatto indice di omissioni o carenze nello sviluppo delle opere stesse.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.