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Allegato B
Seduta n. 36 del 2/8/2006
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AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:
RIVOLTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ogni anno durante la loro frequenza alle scuole superiori circa 2000 studenti italiani trascorrono un periodo di studio all'estero mentre contemporaneamente circa 1000 sono gli studenti stranieri che vengono in Italia;
qualora trattasi di stranieri extracomunitari si rende necessario, nella maggior parte dei casi, uno specifico visto d'ingresso;
in data 14 giugno 2006 si è tenuta presso il Ministero degli affari esteri una riunione con alcune organizzazioni che si occupano di scambi culturali ma nessun esito procedurale è scaturito da tale riunione;
in nostri molti consolati il rilascio dei visti richiede comprensibilmente tempi lunghi per l'esame delle domande e relative documentazioni;
i visti per motivi di studio o scambio culturale sono certamente di natura diversa dai visti di carattere turistico o di lavoro od altro -:
se e come il Mae intenda affrontare la suddetta casistica, pur mantenendo ferma la volontà di cautelare il nostro Paese da possibili permanenze illegali, all'interno del nostro territorio.
(5-00164)
Interrogazioni a risposta scritta:
GALANTE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in Libano è in corso una guerra di aggressione realizzata anche, secondo plurime e autorevoli testimonianze, con armi che riducono le persone (tra cui molti bambini, donne e anziani) a corpi straziati e carbonizzati, spesso ridotti a brandelli, corpi martoriati con devastazioni profonde, quasi sempre senza la presenza di schegge ma bruciati fino all'osso, che non lascerebbero dubbi sull'utilizzo da parte di Israele di armi chimiche -:
se il Governo italiano intenda farsi promotore in tutte le sedi idonee della creazione di una Commissione internazionale di indagine che chiarisca che tipo di armamenti Israele impieghi nelle sue operazioni;
se perciò non ritenga necessario sospendere la cooperazione militare italiana con Israele prevista dal «Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa, fatto a Parigi il 16 giugno 2003», ratificato e reso esecutivo dalla legge 94/2005.
(4-00815)
LEONI, MELONI e MANTOVANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che in questi giorni sono avvenuti nuovi episodi di violenza e di repressione perpetrati dalle Autorità del Marocco nei confronti di civili Saharawi;
in particolare, nello scorso mese di luglio sono stati arrestati e torturati numerosi ex detenuti politici Saharawi che erano stati recentemente liberati, con accuse formulate dall'Autorità giudiziaria del Marocco nel corso di un processo privo delle necessarie garanzie a tutela degli imputati;
nel corso dello stesso mese di luglio, inoltre, gli agenti dei servizi di informazione marocchini hanno arrestato tre giovani Saharawi che manifestavano pacificamente a Smara;
ancora nel mese di luglio un detenuto Saharawi nel carcere marocchino di Inzegane (Agadir) è stato vittima di un tentativo di omicidio da parte di un detenuto marocchino, riportando gravi lesioni, senza che sia stata avviata in merito alcuna inchiesta da parte delle competenti Autorità marocchine -:
quali valutazioni il Ministro interrogato intenda fornire alla luce delle suddette reiterate violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti dei cittadini del Sahara occidentale, tanto quelli impegnati nella difesa dei loro diritti, quanto quelli che si trovano in stato di detenzione nelle carceri marocchine per motivi politici;
se non ritenga opportuno sollevare nelle opportune sedi internazionali la questione del diritto dei Saharawi a perseguire pacificamente la propria autodeterminazione secondo le linee indicate in più occasioni dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
(4-00849)
MELLANO, D'ELIA, CAPEZZONE, BELTRANDI, PORETTI e TURCO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il conflitto russo-ceceno ha causato in pochi anni una perdita di vite umane (di civili innanzitutto) che - in proporzione - non ha uguali in Europa dal
dopoguerra ad oggi: sono stati uccisi 100.000 ceceni su circa un milione di abitanti e oltre 200.000 persone sono profughe nelle vicine repubbliche confinanti;
da più fonti è stata denunciata e confermata la persecuzione subita dalla popolazione da parte dei soldati russi con uccisioni, torture, stupri di massa, fosse comuni, rapimenti e richieste di riscatto persino per la restituzione dei cadaveri dei famigliari uccisi;
l'uccisione dei capo della guerriglia terroristica cecena Bassaiev altro non farà che alimentare ulteriormente una spirale di violenza che vede da una parte la politica di occupazione militare dell'esercito russo e dall'altra la disperazione di un popolo straziato e diviso, che sempre più diviene preda di organizzazioni estremiste e fondamentaliste islamiche;
per anni il presidente ceceno legittimamente eletto Maskhadov, non a caso ucciso dai soldati russi, ha chiesto all'Europa e al mondo, con un «Piano di Pace», un intervento delle Nazioni Unite per fermare il conflitto, disarmando i Ceceni e facendo ritirare i russi e che su questo piano sono state raccolte circa 50.000 adesioni di cittadini e personalità di tutto il mondo;
la «questione cecena» non può essere considerata «affare interno della Federazione Russa» proprio perché in quel luogo quotidianamente non sono rispettati i più elementari diritti umani;
solo un intervento diplomatico forte da parte dell'Unione Europea potrebbe consentire un'inversione di rotta ed un inizio di trattative che dovrebbero coinvolgere l'ala moderata e filo-occidentale dei Governo ceceno in esilio, non certo i responsabili di atti terroristici inaccettabili -:
se non ritenga utile, necessario ed urgente, proporre ai Ministri degli Esteri europei, all'Alto Responsabile per la politica estera e di difesa comuni dell'Unione Javier Solana, ai responsabili istituzionali russi e agli esponenti moderati ceceni, l'immediata convocazione di una «Conferenza di Pace» con l'obiettivo di individuare le modalità per uscire dal conflitto, salvaguardando la sicurezza della Russia, facendo cessare i massacri e le distruzioni da parte dell'esercito e disarmando le milizie cecene;
quali altri atti formali il Governo Italiano, anche in accordo con i partner dell'Unione Europea, intenda porre in essere nei confronti del Governo russo per favorire la fine del tragico e sanguinoso conflitto nel cuore dell'Europa.
(4-00851)
MENIA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 29 marzo 2006 è entrata in vigore la nuova legge in materia di cittadinanza (n. 124 del 2006), che contempla il diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana per i soggetti, ex cittadini italiani, già destinatari del diritto di opzione (previsto dal Trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, tra l'Italia e le Nazioni associate e alleate), nonché per i soggetti ex cittadini italiani che, già destinatari del diritto loro riconosciuto (dal Trattato di Osimo del 10 novembre 1975 di trasferire la loro residenza della zona B alla zona A, territorio italiano) non si sono avvalsi di dette facoltà, perdendo in tal modo la cittadinanza italiana;
in particolare, la legge n. 124 del 2006, riconosce il diritto alla cittadinanza italiana a coloro che siano stati cittadini italiani, residenti nei territori facenti parte dello Stato italiano successivamente ceduti alla Repubblica jugoslava in forza del Trattato di pace, senza fare alcuna differenza tra coloro che si sono avvalsi del diritto di opzione e coloro invece che non si sono avvalsi di tale diritto;
successivamente all'entrata in vigore della legge, il Ministero dell'interno ha emanato una circolare attuativa (K.60.1 del 22 maggio 2006) che, invece, del tutto inspiegabilmente, concede il diritto di richiedere il riconoscimento della cittadinanza
solo ai «soggetti, ex cittadini italiani, già destinatari del diritto di opzione (...) che non si siano avvalsi di detta facoltà»;
di fatto la circolare ministeriale attuativa del Viminale si pone secondo l'interrogante in netto contrasto rispetto a quanto statuito con legge delle Stato, in quanto esclude e limita il diritto di riottenere la cittadinanza per tutti gli esuli che, trasferitisi all'Estero, dovettero optare per la cittadinanza del Paese straniero, perdendo automaticamente la cittadinanza italiana -:
come il Ministro interrogato intenda risolvere l'annosa questione esposta, al fine di permettere finalmente la conclusione di un calvario che ormai da troppo tempo si protrae, per giungere al pieno riconoscimento degli esuli giuliano-dalmati come cittadini d'Italia, ma soprattutto al fine di permettere a coloro che furono costretti a vivere in terra straniera, di integrare la propria appartenenza linguistica, culturale e nazionale con lo status politico di cittadini della propria Nazione.
(4-00863)
RIVOLTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si apprende da una e-mail arrivata in data 21 giugno 2006, di cui si allega il testo, che il cittadino italiano Ivo Toniut, residente dal 2002 in Tagikistan, dopo aver egli denunciato un reato commesso nei confronti di una ONG tangika, da lui coordinata, è stato imprigionato in attesa di giudizio per circa cinque mesi;
nel giugno 2003 è stato liberato, in quanto il reato era stato commesso dalle persone indicate nella denuncia dello stesso Toniut;
nel 2004 la ONG di cui trattasi si è indebitata con una società privata locale per un importo pari a circa 11.000 dollari americani per una fornitura di benzina, a causa di un dipendente della suddetta ONG che, impadronitosi dei soldi della cassa, è scomparso e non rintracciabile;
nel 2005 il direttore commerciale della società locale fornitrice della benzina ha avviato le procedure legali nei confronti della ONG;
a fronte di ciò è stata sanzionata una pena pecuniaria, non nei confronti della ONG, ma del Toniut per un importo di 11.000 dollari americani;
nel dicembre 2005, a causa dell'impossibilità del Toniut di pagare la suddetta somma, è stata inoltrata tale pratica alla Procura, la quale ha istituito procedure penali nei confronti del suddetto cittadino, minacciandolo di privarlo della libertà, in caso di inadempimento;
dal dicembre 2005, nei confronti del cittadino Toniut vige un provvedimento di soggiorno obbligato nella capitale tagika Dushanbe, provvedimento preso in alternativa alla detenzione in attesa di giudizio;
secondo il cittadino Toniut tale situazione sarebbe risolvibile contestando, presso la Corte delle Situazioni Economiche, i crediti che la ONG vanta e permettendo, in tal modo, di saldare il debito che la ONG ha nei confronti del fornitore di benzina;
i parenti del Toniut, al fine di aiutarlo, hanno inviato in Tagikistan, tramite il MAE, una somma di denaro che è attualmente custodita presso l'Ambasciata tedesca a Dushambe, la quale è competente per l'assistenza degli italiani residenti in Tagikistan;
secondo il cittadino Toniut, l'Ambasciata italiana in Uzbekistan in qualità di coordinatore dell'assistenza prestata al Toniut dalla Ambasciata tedesca a Dushambe, ha espressamente richiesto all'Ambasciata tedesca di vietare la disponibilità di tale somma, prelevandola dall'ammontare inviato dai partenti del Toniut;
nonostante i vari solleciti del Toniut ed i solleciti dell'Ambasciata tedesca, finalizzati ad autorizzare l'utilizzo del denaro
in questione, l'Ambasciata d'Italia continua a mantenere da qualche mese un atteggiamento contrario all'utilizzo di tale somma da parte del cittadino Toniut;
se quanto riportato dalla e-mail allegata corrisponda al vero e cosa, in questo caso, il Governo intende fare per tutelare la libertà e gli interessi del cittadino italiano.
(4-00886)