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Allegato B
Seduta n. 4 del 18/5/2006
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ancora gli ultimi episodi di cronaca hanno sottolineato la difficoltà di identificare sollecitamente centinaia di clandestini che cercano di entrare nel nostro Paese - soprattutto quando giungono in gruppi numerosi - per identificare persone già espulse e/o anche scoprire chi, tra di essi, siano gli «scafisti» che indegnamente speculano su questo traffico di esseri umani;
a vario titolo circa un milione di visti vengono emessi ogni anno dalle nostre
autorità diplomatiche all'estero ed è estremamente difficile seguire poi l'iter delle pratiche, ma anche verificare il comportamento di chi ha avuto il visto, con il rischio che si effettuino scambi di persona;
è estremamente difficile identificare - da parte delle forze dell'ordine - persone extracomunitarie non in possesso di visti di ingresso o di documenti, oppure di visti apparentemente regolari e che si presentano anche con documenti validi, se si è operata all'origine una sostituzione di persona;
purtroppo è comune il fenomeno di richiedere visti con nominativi diversi nonché quello di fornire generalità false o irregolari o non confrontabili al momento della identificazione da parte dell'autorità competente -:
se non ritenga il Ministro interrogato che tutta la nostra rete diplomatica dovrebbe celermente essere dotata di un apparecchio piuttosto semplice e già operativo (ed ora pure realizzato in dimensioni portatili) che consente di identificare ogni persona che richieda il visto con un confronto delle proprie impronte digitali che restano elettronicamente in memoria e collegabili ad una memoria centrale;
se si ritenga che in questo modo non si sarebbe sempre in grado di riconoscere l'identità della persona dentro e fuori l'Italia, sia a posti di blocco che a valichi di frontiera, sia per ogni necessità amministrativa;
se non si ritenga fatto interessante che con una spesa ridotta e assolutamente in modo conforme alle norme in vigore, si creerebbe una maggiore sicurezza per tutti i cittadini nel rispetto della privacy personale di tutti;
se il ministero abbia già avviato sperimentazioni in questo senso, dove e con quali esiti, quali siano i risultati e - ove ciò non fosse stato attivato - il perché di questo ritardo, tenuto conto che imprese italiane risultano in questo campo tra le più affidabili del mercato mondiale e che quindi questa scelta potrebbe dare anche un importante impulso alla nostra tecnologia in campo di identificazione e sicurezza.
(4-00008)
DEIANA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
su tutti i media è ritornato all'evidenza in questi giorni, dopo che sono stati resi noti gli accertamenti istruttori della procura di Milano, il caso del cittadino egiziano Hassan Mustafa Osama Nasr chiamato Abu Omar, fatta oggetto di ripetuti atti di sindacato ispettivo dall'interrogante, rapito secondo la prassi della extraordinary rendition (consegna straordinaria) pratica ormai confermata da decine di casi analoghi in Europa come in molte altre parti del mondo, annunciata il 17 ottobre 2002 dall'allora direttore della CIA Gorge Tenet;
alle precedenti ricostruzioni degli organi di stampa si aggiunge ora un elemento di gravità ulteriore poiché risulterebbe dagli accertamenti della procura milanese che gli uomini della Cia si sarebbero mossi a Milano il 17 febbraio, nell'operazione che ha riguardato Abu Omar, con la collaborazione della Direzione Operazione del Sismi che avrebbe organizzato e appoggiato la extraordinary rendition del cittadino egiziano, ospite in Italia con lo status di rifugiato. Le indagini e almeno 10.700 contatti telefonici esaminati, avrebbero infatti messo in evidenza come molti militari italiani (Carabinieri del Ros e agenti segreti del Sismi), si sarebbero trovati nella zona circostante e nei pressi del luogo in cui Abu Omar venne prelevato e trasferito nella base aerea di Aviano dove sarebbe stato torturato e successivamente spedito nelle carceri speciali egiziane. Nell'operazione avrebbe agito in prima persona un maresciallo dei carabinieri esibendo ad Abu Omar il suo tesserino di riconoscimento e facendosi consegnare il passaporto mentre sopraggiungeva il furgone con a bordo le sei o sette persone che lo avrebbero rapito;
alla luce di tutto questo appare ancora più evidente a giudizio dell'interrogante
l'irresponsabilità della posizione del Governo Berlusconi che per bocca del Ministro Giovanardi ebbe a dichiarare, in risposta ad un atto ispettivo presentato dall'interrogante, come «il Governo italiano non sottovaluta neanche le ricostruzioni più fantastiche e pittoresche, e neppure le ipotesi che si collocano palesemente fra il grottesco e l'incredibile. Tuttavia, poiché si tratta di materie serie, abbiamo compiuto un approfondimento in merito a questi articoli di stampa: al Governo italiano non risulta nulla rispetto a quegli episodi. Dovendo rispondere al Parlamento, ho svolto un'ulteriore indagine presso il SISMI e, anche in questo caso, la risposta è stata totalmente negativa: il Governo italiano e gli organi preposti non sono a conoscenza di alcun riscontro circa le affermazioni contenute in quegli articoli» -:
di quali informazioni disponga a questo punto il Governo in merito a questa operazione;
quale iniziativa intenda sviluppare per fare chiarezza sull'intera vicenda e, là dove fossero confermati i fatti, quali meccanismi intenda attivare onde evitare che organismi preposti a garantire l'ordine democratico del nostro paese subiscano tali processi di deviazione.
(4-00040)
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'attuale situazione internazionale sottolinea come, soprattutto nelle zone più a rischio, le nostre rappresentanze diplomatiche debbano disporre di adeguate misure di sicurezza;
da tempo il Pakistan attraversa momenti di tensione interna ed internazionale ed in particolare numerosi sono stati negli ultimi mesi attacchi od attentati ad obiettivi «occidentali» o a chiese cristiane con numerose vittime;
ad Islamabad, solo da alcuni anni capitale del Pakistan, si è a suo tempo acquisito un vasto terreno all'interno del quartiere delle ambasciate destinato alla costruzione della nostra nuova rappresentanza diplomatica, oggi operativa in un immobile di piccole dimensioni, condotto in affitto, tra l'altro, da breve tempo contiguo a un centro religioso islamico;
l'attuale immobile destinato ad ambasciata e consolato è non solo insufficiente e particolarmente angusto, ma anche senza protezioni adeguate verso l'esterno ed i nostri addetti alla sicurezza sono alloggiati in alcuni locali dell'interrato in modo assolutamente precario, oltre e mancare fisicamente lo spazio minimo per poter far fronte alle necessità diplomatiche e consolari;
tutte le altre principali nazioni europee hanno costruito o stanno ultimando la costruzione della propria ambasciata nella zona di Islamabad destinata a questo scopo e risulta che il governo locale - se non venisse costruita sollecitamente la nostra nuova rappresentanza diplomatica - vorrebbe avere di ritorno il terreno a suo tempo concesso e che nel frattempo ha avuto un netto incremento di valore;
anche la situazione logistica della residenza del nostro ambasciatore desta - dal punto di vista della sicurezza - non poche preoccupazioni -:
se si intenda o meno procedere alla costruzione di una ambasciata ad Islamabad ed in quali tempi e termini, e se a questa realizzazione sia stata data o meno la dovuta priorità tenendo conto della evoluzione dei rapporti internazionali;
se si ritenga di aver comunque predisposto le misure adeguate per dotare la nostra ambasciata di una sufficiente copertura di sicurezza interna ed esterna;
se si siano considerate le situazioni logistiche nelle quali devono oggi lavorare gli addetti all'ambasciata ed il personale preposto alla sicurezza e se quindi, in attesa della nuova costruzione, si intendano comunque predisporre altri interventi ed investimenti in via d'urgenza, fornendone i relativi dettagli.
(4-00050)
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 337 di Valle Vigezzo (provincia del Verbano Cusio Ossola) è collegata alla Svizzera (Canton Ticino) in località Camedo con il punto di frontiera di «Ponte Ribellasca», costituito effettivamente da un ponte che connette le due nazioni;
tenuto conto delle cattive condizioni di manutenzione del ponte, ANAS e Consiglio di Stato del Canton Ticino hanno predisposto una bozza di convenzione per ripartire i lavori tra i due Stati, poiché il ponte non è costruito esattamente a metà tra le due sponde ma è di responsabilità per tre quarti all'Italia e per un quarto alla Svizzera;
stante la necessita di disporre di un ponte provvisorio durante gli importanti lavori di manutenzione previsti, si sarebbe convenuto che la Svizzera avrebbe realizzato a proprie spese il ponte provvisorio, mentre l'Italia avrebbe provveduto alla progettazione ed alla realizzazione dei lavori di ripristino strutturale del ponte esistente;
a fine lavori si sarebbe proceduto ai relativi conguagli nella proporzione di sopra indicata;
la definizione di tale bozza si protrae da diverso tempo senza che la stessa venga definita dai due Stati e, nell'attesa, le condizioni del ponte sono piuttosto compromesse, tanto che ne è stata già ridotta la larghezza utile per il traffico automobilistico;
il rischio di una interruzione improvvisa del traffico avrebbe gravi conseguenze per le migliaia di persone che utilizzano quotidianamente il valico (e segnatamente centinaia di autovetture di lavoratori frontalieri) -:
quali iniziative siano state adottate presso il Governo della Confederazione Elvetica al fine di procedere al più presto alla chiusura dell'iter amministrativo necessario all'avvio di questa importante opera pubblica.
(4-00051)
BUEMI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in un articolo apparso nella cronaca di Torino del quotidiano La Stampa, il giorno 27 aprile 2006, il sig. Maftah Bouchaib, dell'associazione «Al Maghreb», denunciava gravi disservizi e ritardi presso il Consolato italiano a Casablanca;
in particolare, secondo molte denunce pervenute all'associazione, da parte di emigranti marocchini, quando si tratta di legalizzare e validare i documenti necessari per i ricongiungimenti familiari, si è costretti ad aspettare mesi, a meno che non si abbiano le disponibilità finanziarie necessarie per pagare i «procacciatori d'affari» che si aggirano intorno al consolato o alcune cosiddette agenzie di traduzione;
né la situazione sarebbe migliorata con l'introduzione, da qualche tempo, di un sistema di prenotazione presso il «Crédit du Maroc»;
oltre a ciò, ai cittadini marocchini è richiesto un certificato di buona salute che può essere rilasciato solo da due medici segnalati dal Consolato, con le inevitabili lunghe file e, secondo quanto denunciato nell'articolo, anche in questo caso ci si inserisce in una lista d'attesa con qualche «via di fuga»;
a tutto ciò si aggiunge il caso di persone che devono partecipare ad un processo e non ottengono il visto, così come accadrebbe a uomini d'affari ed a famiglie facoltose che sono costrette a recarsi in Spagna per turismo, per lo stesso motivo;
infine, è stato denunciato il caso di artisti che per partecipare a festival e mostre, sono costretti a prendere il visto per la Francia per poi venire in Italia;
nel medesimo articolo, il console italiano a Casablanca Alberto Ceccarelli, ha
dichiarato che la situazione sarebbe migliorata da quando vi è il regime di prenotazione obbligatoria presso il Crédit du Maroc, anche se i tempi d'attesa sono ancora lunghi, che vi possono essere stati degli sbagli per quanto riguarda artisti e uomini d'affari e che, naturalmente, non può garantire per quanto accade fuori dal Consolato -:
se non si ritenga necessario verificare immediatamente quanto denunciato dall'associazione «Al Maghreb», tramite il proprio portavoce e cosa s'intenda fare, qualora fossero verificate le gravi disfunzioni riportate in premessa, per ristabilire criteri certi ed uguali per tutti nelle pratiche di rilascio dei visti da parte del Consolato italiano a Casablanca, tenuto conto, oltretutto, che questa sede dovrebbe rappresentare l'immagine del nostro Paese in Marocco;
se non intenda necessario approfondire, con il governo del Marocco, se corrisponda al vero, quanto denunciato, in mento a ciò che accadrebbe al di fuori del Consolato italiano a Casablanca affinché sia ristabilita la massima legalità e trasparenza.
(4-00065)