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Allegato B
Seduta n. 42 del 26/9/2006
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
l'embargo di armi alla Cina è stato deciso dalla Comunità europea il 27 giugno del 1989 all'indomani del massacro di piazza Tiananmen;
il 17 novembre 2004 il Parlamento europeo ha riconfermato a stragrande maggioranza tale provvedimento con una risoluzione nella quale si invita il Consiglio Ue e gli Stati membri a non indebolire le restrizioni attualmente in vigore sulla vendita di armi fino a quando la Cina non avrà compiuto passi concreti verso un miglioramento della situazione dei diritti umani nel paese;
l'organizzazione internazionale per i diritti umani Amnesty International ha più volte denunciato in vari dossier tali violazioni;
nonostante l'embargo della UE negli ultimi anni sono state autorizzate da parte del Governo italiano, esportazioni di armi alla Cina. Sembrerebbe addirittura che la Repubblica popolare chiese sia il terzo acquirente delle armi italiane;
la legge 185 del 1990, sebbene sia stata depotenziata nella precedente legislatura, dispone vari divieti nell'autorizzare l'esportazioni delle armi. In particolare l'articolo 1 della legge citata stabilisce alcuni criteri che vietano i trasferimenti a paesi coinvolti in conflitti, responsabili di accertate violazioni di convenzioni internazionali che tutelino i diritti dell'uomo e nei confronti di Paesi, beneficiari di aiuti per la cooperazione allo sviluppo italiana, che destinino risorse eccessive alle spese militari;
il programma elettorale dei partiti che hanno sostenuto la coalizione dell'Unione prevedeva, in materia di commercio di armi, l'impegno affinché vi sia trasparenza e un più cogente rispetto delle disposizioni che impediscono il commercio delle armi in paesi che violano i diritti umani o che siano collocati in aree di conflitto;
nel recente viaggio organizzato dal governo italiano in Cina e finalizzato all'incremento delle relazioni economiche e commerciali con il nostro paese il Presidente del Consiglio Romano Prodi, così come riportano i quotidiani nazionali del 19 settembre 2006, ha esplicitamente rilanciato l'ipotesi di revocare l'embargo delle armi in Cina -:
se sono cambiati gli orientamenti di fondo del Governo Italiano rispetto ai principi sanciti dal programma dell'Unione in tema di commercio di armi;
se le relazioni commerciali che stanno alla base della nuova collaborazione tra Italia e Cina e che dovrebbero costituire un ulteriore input per la ripresa economica del nostro Paese si basino anche sulla possibilità di aumentare in modo consistente la vendita di armi alla Cina.
(2-00148) «Cannavò, Migliore».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
le Amministrazioni locali dei comuni della provincia di Imperia e di Savona, pesantemente colpiti dall'alluvione dei giorni 14 e 15 settembre 2006, sono dovute intervenire urgentemente al fine di ripristinare i danni causati dagli allagamenti;
a fronte di ciò, si trovano adesso nella necessità di coprire le relative spese
con l'avanzo di amministrazione 2005 ancora da applicare e con tutti i fondi comunali attualmente disponibili;
si tenga presente che a tal proposito l'articolo 191, comma 3, del decreto legislativo n. 267/2000 «Testo Unico Enti Locali», sancisce che «Per i lavori pubblici di somma urgenza, cagionati dal verificarsi di un evento eccezionale o imprevedibile, l'ordinazione fatta a terzi è regolarizzata, a pena di decadenza, entro trenta giorni e comunque entro il 31 dicembre dell'anno in corso se a tale data non sia scaduto il predetto termine. La comunicazione al terzo interessato è data contestualmente alla regolarizzazione»;
si riterrebbe necessario un aiuto da parte dello Stato per concorrere al finanziamento degli interventi di somma urgenza già eseguiti. In caso contrario, l'attività degli Enti locali (già ridotta ai minimi termini per poter rispettare il patto di stabilità), verrebbe completamente paralizzata: le somme utilizzate per fronteggiare la calamità, infatti, verrebbero distolte da altri servizi di rilevante importanza;
la tempistica dell'intervento dovrebbe essere piuttosto breve, al più tardi entro metà novembre, ciò allo scopo di permettere alle amministrazioni comunali di poter creare un apposito capitolo di entrata nella competenza del corrente bilancio 2006;
una comunicazione tardiva da parte del Governo, quindi, da un lato bloccherebbe comunque l'attività dei suddetti Enti per la restante parte del corrente anno 2006, dall'altro lato assegnerebbe risorse che, aggiuntive sul bilancio 2006, andrebbero in avanzo di amministrazione e potrebbero poi essere utilizzate, ai sensi dell'articolo 187 TUEL, per la parte in conto capitale solo dopo l'approvazione del rendiconto (da deliberare entro il 30 giugno 2007) e per la parte corrente solo dopo l'assestamento (da deliberare entro il 30 novembre 2007) -:
quali interventi il Governo intenda porre in essere per venire incontro alle necessità dei comuni colpiti dall'alluvione del 14 e 15 settembre;
se in particolare, si ritenga di dichiarare lo stato di calamità naturale, provvedendo di conseguenza allo stanziamento di fondi per finanziare gli enti maggiormente colpiti, rimandando pure ad un momento successivo il riparto vero e proprio considerato che l'urgenza di ricevere tale comunicazione, in questo caso, sarebbe dettata dal fatto che le variazioni di bilancio non possono essere fatte oltre il 30 di novembre così come previsto dall'articolo 175, comma 3, del decreto legislativo n. 267/2000 «Testo Unico Enti Locali».
(2-00149) «Minasso, Menia, La Russa».
Interrogazione a risposta scritta:
PELLEGRINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
sabato 26 agosto 2006 il professor Giovanni Aloj è morto presso l'ospedale di Torre Annunziata (Napoli), dove lavorava, colto da un malore in seguito ad una lite col parente di un paziente;
l'episodio può essere considerato una vera e propria «morte bianca», perché maturata in un contesto sociale e lavorativo difficile, dove ogni giorno professionisti seri e preparati devono fare i conti con una situazione insostenibile;
l'episodio ha posto l'accento, ancora una volta, sulle difficili condizioni sociali in cui sono costretti a lavorare molti medici in ospedali cosiddetti «di frontiera», come quello di Torre Annunziata (Napoli) o come il Cardarelli di Napoli, il più grande ospedale del Sud;
il proliferare di aggressioni, atti di maleducazione ed altri pericoli quotidiani
influisce anche sulla qualità dei servizi sanitari offerti -:
quali iniziative intendano adottare per tutelare la professionalità dei medici che lavorano in questi ospedali e per garantire a tutto il personale sanitario sicurezza e serenità sul lavoro.
(4-01059)