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Allegato B
Seduta n. 42 del 26/9/2006
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INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture, il Ministro dei trasporti, per sapere - premesso che:
la legge n. 168 del 2005 ha introdotto la confisca obbligatoria dei motoveicoli a due ruote per le violazioni al codice della strada di cui agli articoli 169, commi 2 e 7, 170 e 171;
un comitato ristretto per la modifica di questa norma è stato istituito presso la Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera;
attraverso il Corriere della Sera del 21 settembre 2006 il vice-questore di Napoli faceva sapere che nella sua città tale provvedimento non viene applicato per mancanza di società in grado di trasportare i mezzi confiscati -:
se non ritenga opportuno avviare un'attività di monitoraggio volta ad accertare se la legge 168/2005 è stata ed è applicata in maniera uniforme sul territorio;
quanti motoveicoli a due ruote sono stati sequestrati e confiscati, regione per regione, secondo la legge 168/2005, dalla sua entrata in vigore;
quante violazioni degli articoli 169, comma 2 e 7, 170 e 171 del codice della strada sono state accertate, regione per regione, nell'anno precedente all'entrata in vigore della legge 168/2005.
(2-00143) «Poretti, Beltrandi».
Interrogazioni a risposta scritta:
MANTOVANI, MASCIA e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
oltre tremilacinquecento firme sono state raccolte a sostegno della richiesta d'impedire l'espulsione dal territorio italiano del cittadino pakistano Amir Karar;
Amir nato a Sheikhopura, Punjab (Pakistan) il 10 aprile 1984, di religione sciita, è il segretario generale di una organizzazione culturale denominata «Shia Marquiz». Più volte è stato oggetto di minacce in Patria da parte di gruppi fondamentalisti di ispirazione sunnita. Nel 2001 è scampato miracolosamente ad un attentato: mentre partecipava ad un funerale un gruppo di terroristi aprì il fuoco sulla gente inerme provocando un massacro;
alle storiche discriminazioni e vessazioni nei confronti dei pakistani di religione sciita da parte della maggioranza sunnita in quel Paese, si è aggiunta negli ultimi anni l'azione terroristica di gruppi della galassia fondamentalista, molti dei quali legati ad Al Qaeda;
Amir, preso a bersaglio per la sua attività politica e religiosa, è stato costretto ad espatriare trovando rifugio, sia pur da clandestino, prima in Svizzera poi in Italia;
in particolare negli ultimi due anni Amir ha trovato casa e lavoro nella città di Arezzo, città nella quale ai primi di settembre veniva fermato da agenti di polizia, portato in Questura ed espulso dal territorio nazionale dal prefetto di Arezzo in conformità di una precedente espulsione di due anni prima comminata dal suo collega prefetto di Como;
risulta all'interrogante che all'atto del fermo Amir abbia raccontato ai funzionari di polizia che lo interrogavano la sua vicenda di perseguitato per motivi religiosi nel suo paese di origine e che, invece di essere informato della possibilità di chiedere asilo in qualità di rifugiato nel nostro Paese Amir è stato portato in attesa del rimpatrio al CPT di via Corelli a Milano, dove si trova attualmente;
i suoi legali hanno avanzato ricorso avverso alla sua espulsione, presentando inoltre un esposto all'ACNUR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), mentre una mobilitazione democratica è andata crescendo ad Arezzo per chiedere che Amir non sia rimpatriato ed abbia salva la vita -:
se non reputa necessario - alla luce del fatto che Amir Karar è in grado di produrre vasta documentazione attestante il pericolo per la sua incolumità se rimpatriato nel suo Paese di origine - adoperarsi perché sia rivista la decisione di espellerlo dall'Italia considerandolo a tutti gli effetti un soggetto inespellibile ai sensi dell'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione e la condizione dello straniero (decreto legislativo n. 286 del 1998), in quanto ha subìto persecuzioni e addirittura torture per motivi religiosi è sfuggito ad un attentato costato la vita a diversi suoi correligionari.
(4-01054)
ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è attivo il valico di confine tra Italia e Svizzera di Ponte Ribellasca, in Valle Vigezzo, sulla strada statale 337 e che serve anche la vicina ferrovia Domodossola-Locarno, sempre nella provincia del Verbano Cusio Ossola;
attualmente il valico è aperto dalle ore 5 della mattina alle ore 24 con chiusura notturna salvo che nei mesi estivi di più alta frequentazione turistica;
la chiusura notturna comporta gravi problemi per gli abitanti della zona e per i lavoratori frontalieri in turno notturno che sono chiamati a fare un lungo giro (oltre 60 Km) per passare dal valico di Piaggio Valmara sul Lago Maggiore, l'unico della zona aperto anche in orario notturno;
a motivazione della chiusura notturna starebbe l'esiguità del personale disponibile -:
se non si ritenga che il valico di confine di Ponte Ribellasca per le sue caratteristiche non debba essere aperto tutto l'anno nell'arco dell'intera giornata;
quali siano i motivi che si oppongano a questa decisione sollecitata dagli enti locali, dai rappresentanti dei lavoratori e sottolineata anche nella sua importanza - si apprende dalle diverse fonti di stampa - anche dalla Prefettura della provincia del Verbano Cusio Ossola che si è lodevolmente attivata per ottenere l'apertura del valico almeno per il periodo estivo.
(4-01055)
MENIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Centro di Addestramento per la Polizia di Frontiera e dell'Immigrazione di Duino, dopo essere stato tenuto in condizioni di inattività per tutto l'anno 2005, è stato soppresso il 31 dicembre di tale anno e la struttura demaniale in cui esso aveva sede, a quanto risulta all'interrogante è tuttora presidiata, per evitare che vada in rovina e che alcuno vi si insedi abusivamente -:
per quale motivo si continuino a sprecare risorse destinate alla tutela della sicurezza pubblica nel cennato modo improduttivo;
perché non si riutilizzi tale struttura come sede per altri reparti di polizia in condizioni di precarietà o non si alieni il bene destinando il ricavato a fronteggiare le esigenze logistiche degli altri reparti di questa provincia;
tenuto conto della recente recrudescenza di espisodi di criminalità in loco, di cui si ha quotidiana notizia dalla stampa, e particolarmente dei reati contro il patrimonio (soprattutto furti in abitazioni), se non si ritenga opportuno utilizzare la struttura in argomento per istituirvi un Reparto di Prevenzione o un distaccamento del Reparto Celere, la cui utilizzazione si prospetta più che plausibile sia per le esigenze dell'ordine pubblico che per il Centro di Permanenza di Gradisca di Isonzo.
(4-01056)
NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione comunale di Padova nel corso degli ultimi due anni ha predisposto un piano di intervento per il recupero della zona di via Anelli, diventata nel tempo luogo di spaccio di sostanze stupefacenti. Il piano prevede lo sgombero di sei palazzine che costituiscono il cosiddetto «ghetto», il trasferimento dei residenti aventi diritto in altri alloggi pubblici e le opere di riqualificazione. Ad oggi sono già state chiuse tre palazzine ed è prossimo lo sgombero della quarta. L'intervento dell'Amministrazione affronta il problema della concentrazione eccessiva di immigrati in una zona circoscritta, persegue gli obiettivi di un riordino equilibrato delle densità abitative e, parallelamente, di una lotta seria alla criminalità;
nell'ambito del piano è stata eretta una robusta recinzione metallica lungo via De Besi per ostacolare l'attività degli spacciatori di stupefacenti che è stata oggetto di ampio dibattito su quotidiani e televisioni e che è stata impropriamente definita muro;
domenica 24 settembre si è svolta nel quadrante della Stanga una manifestazione organizzata da Centri sociali e gruppi di cosiddetti «No Global» con il dichiarato obbiettivo di abbattere la prima descritta barriera;
durante la manifestazione il quartiere è stato teatro di gravissimi episodi di violenza, annunciati e ricercati sin dalla convocazione della manifestazione, diretti a raggiungere la barriera e smantellarla, in violazione del percorso autorizzato dalla Questura;
si sono svolte deliberate provocazioni e insulti da parte dei manifestanti verso le forze dell'ordine impegnate a garantire la quiete pubblica in tutta la zona e l'ordinato svolgimento della manifestazione;
nello svolgimento del proprio lavoro molti agenti sono stati fatti oggetto di gratuiti atti di violenza che hanno comportato il ricovero in ospedale di alcuni di essi -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere per collaborare con l'Amministrazione comunale di Padova, la Questura e la Prefettura per tutelare la sicurezza dei cittadini e se intenda intervenire, dal punto di vista economico e logistico, con l'invio di ulteriori forze dell'ordine.
(4-01057)