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Allegato B
Seduta n. 43 del 27/9/2006
TESTO AGGIORNATO AL 4 OTTOBRE 2006
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
da anticipazioni apparse su diversi quotidiani (Il Sole 24 ore del 10 settembre 2006 e Il Messaggero del 16 settembre 2006) il Ministro dello sviluppo economico, intenderebbe inserire nel disegno di legge finanziaria delle norme per la ridefinizione degli assetti e delle competenze dei soggetti, società pubbliche e degli enti pubblici, operanti nel settore energetico;
tra queste si ipotizza l'accorpamento tra le società Gestore del sistema elettrico-GRTN Spa, Gestore del mercato elettrico
Spa, Acquirente Unico Spa, società costituite in attuazione del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79;
non si conoscono le ragioni, gli obiettivi e i potenziali vantaggi, di un intervento che, al contrario, richiede chiarezza visti gli equilibri che si sono creati a seguito della liberalizzazione del mercato elettrico in attuazione delle direttive comunitarie e in applicazione di un decreto proposto dallo stesso ministro che oggi chiede lo smantellamento dei soggetti che operano nel settore;
gravi problemi di costituzionalità si potrebbero inoltre verificare se in questa materia si facesse ricorso allo strumento della fiducia il cui impiego già disinvolto da parte di questo Governo sarebbe assai più probabile nell'esame della legge finanziaria -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda confermare le dichiarazioni del ministro dello sviluppo economico;
quali siano le iniziative, gli obiettivi, i tempi e le modalità di azione che il Governo intende seguire per intervenire sulla ridefinizione degli assetti e delle competenze dei soggetti che operano nel settore energetico.
(2-00150) «D'Agrò».
Interrogazione a risposta in Commissione:
PAOLETTI TANGHERONI, LICASTRO SCARDINO, BERTOLINI e DELLA VEDOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio dei Ministri, in visita a Pechino, ha detto che l'Italia è «propensa alla revoca dell'embargo alla vendita di armi alla Cina»;
l'embargo sul commercio di armi fu imposto dall'Europa alla Cina dopo il massacro di piazza Tien An Men, nel 1989 e il premier cinese Wen Jiabao e il presidente Hu Jintao non mancano di chiederne la revoca ad ogni capo di Stato e di Governo europeo che si reca in visita in Cina;
al di là del rischio di un riarmo incontrollato della Cina, la fine dell'embargo avrebbe un importante significato politico; segnerebbe, infatti, la fine della condanna da parte dell'Europa nei confronti del regime cinese per quanto avvenuto a Piazza Tien An Men, mentre da allora non c'è stato, in Cina, nessun sensibile miglioramento sul fronte del rispetto dei diritti umani, né la minima condanna del massacro del 1989;
la proposta di revoca dell'embargo coincide con un'ulteriore stretta della morsa autoritaria del regime, su più fronti, a riprova che lungi dal guardare al passato, come afferma il Presidente Prodi, l'embargo risponde ad una situazione che, hic et nunc, vede in Cina calpestati la libertà politica ed i diritti umani. Infatti, si apprende da notizie di stampa che, durante le giornate della visita italiana, il Governo di Pechino abbia deciso di vietare l'accesso dei giornalisti cinesi alle aule dei tribunali ed abbia stabilito che le agenzie stampa straniere non potranno fornire i loro servizi direttamente in Cina, ma dovranno passare attraverso l'agenzia d'informazione di Stato, la Xinhua. Inoltre - si apprende da notizie di stampa di questi giorni - per le Olimpiadi in programma nel 2008 il governo avrebbe intenzione di deportare un milione di immigrati poveri fuori dalle principali città. Sempre durante la visita di Prodi, alcuni cattolici cinesi sono stati aggrediti, rei di opporsi allo sfratto della loro diocesi, e un vescovo, monsignor Martino Wu Qinjing, è stato arrestato. A questa Cina, oppressiva, dunque, il Presidente del Consiglio ha ritenuto di fare un omaggio schierando l'Italia a favore della revoca dell'embargo europeo sulle armi;
la richiesta alle autorità cinesi, formulata sia del Ministro Bonino che dal Presidente Prodi, di «accompagnare il processo di crescita spettacolare ... con aperture sul piano sociale e su quello dei
diritti umani individuali», secondo gli interroganti, assume i connotati della farsa ed è un insulto all'intelligenza di chi in Cina lotta per la democrazia e i diritti umani e di chi in Italia sostiene questi sforzi, dal momento che la richiesta non ha fatto nessun riferimento specifico agli eventi di violazione di diritti che stavano avvenendo concretamente proprio nei giorni della visita in Cina ed è estremamente colpevole fare riferimenti generici ai diritti umani quando esistono situazioni di contesto che possono essere chiamate con nomi e cognomi;
la Sezione Italiana di Amnesty International ha, secondo gli interroganti, a buon diritto, criticato le dichiarazioni rilasciate a Pechino dal Presidente del Consiglio, auspicando che il Governo receda «dal tentativo di promuovere la cancellazione dell'embargo europeo sulla vendita di armi in Cina». Perché questo significherebbe, «mancare di coerenza rispetto all'impegno assunto dall'Italia in favore di un Trattato internazionale sul commercio di armi, obiettivo della campagna Control Arms, che Amnesty International sta svolgendo a livello mondiale insieme a Oxfam International e alla Rete internazionale d'azione sulle armi leggere. Inoltre secondo Amnesty International la totale assenza di trasparenza in materia di import ed export di armi da parte del governo di Pechino potrebbe comportare il trasferimento di armi acquistate in Europa verso zone di conflitto, compreso il Sudan, già oggi grande acquirente di armi cinesi»;
il portavoce della Commissione europea, responsabile degli Affari Esteri, nel corso della conferenza stampa dell'Esecutivo europeo ha ribadito che l'UE prima di affrontare la questione di porre fine all'embargo delle armi, intende verificare gli eventuali progressi effettuati in Cina nell'ambito dei diritti umani, progressi che al momento non sembrano esserci;
la legge n. 185 del 1990 prevede che l'esportazione e il transito di materiale di armamento siano vietate verso i paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea, nonché verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni, accertate, dei diritti umani -:
come il Presidente del Consiglio ed il Ministro interrogati intendano impegnarsi nel:
a) considerare che la vendita di armi alla Cina porrebbe un seria ipoteca sulla cooperazione Usa-Ue in materia di difesa;
b) confermare al governo cinese la posizione dell'Italia sull'embargo;
c) rispettare quanto stabilito dalla legge n. 185 del 1990 che, al comma 6, dell'articolo 1, prevede che l'esportazione ed il transito di materiale di armamento siano vietati:
c.1) verso i Paesi nei quali sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dall'Unione europea;
c.2) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni accertate in materia di diritti umani;
d) invitare il governo cinese al pieno rispetto, anzitutto, dei fondamentali diritti umani, oltre che al rispetto dei diritti politici, sociali, culturali, delle minoranze religiose ed etniche.
(5-00238)
Interrogazioni a risposta scritta:
FABBRI, TORTOLI, PICCHI e VERDINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 223 del 2006, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, all'articolo 35, comma 12 stabilisce che «i compensi in denaro per l'esercizio delle arti e professioni sono riscossi esclusivamente mediante assegni non trasferibili o bonifici ovvero altre
modalità di pagamento bancario o postale nonché mediante sistemi di pagamento elettronico, salvo per importi unitari inferiori a 100 euro», anche se per un anno è limitato a 1.000 euro e l'anno successivo a 500 per poi entrare definitivamente in vigore a 100 euro;
è noto che molti cittadini, soprattutto le persone anziane, che di fatto usufruiscono più di ogni altro di prestazioni sanitarie, non posseggono carte di credito o blocchetto degli assegni, con l'ovvia conseguenza che costoro potrebbero subire danni per non poter ottenere prontamente i servizi sanitari professionali richiesti laddove il professionista, a norma della legge, rifiuti un pagamento in denaro contante. Altro disagio, ne consegue, è quello di doversi recare in banca per fare un bonifico con la relativa perdita di tempo, magari in precaria salute, e un aumento, se pur limitato, dei costi, dovendo pagare anche il servizio bancario. Senza dire che non soltanto i professionisti, ma proprio i cittadini tutti, soprattutto le persone anziane, saranno maggiormente penalizzati, trovandosi di fronte a ritardi o addirittura rifiuti di prestazioni professionali;
inoltre, la norma probabilmente determina un ostacolo alla libera circolazione delle persone e dei servizi. Si pensi al cittadino europeo che trovandosi in Italia per un viaggio di piacere o di lavoro non abbia portato con sé il carnet degli assegni ovvero la carta di credito o il bancomat. Poniamo l'ipotesi che abbia bisogno urgente di cure sanitarie specialistiche: non potrebbe usufruirne perché non ha con sé i mezzi di pagamento indicati all'articolo 35, comma 12;
del pari, il problema si pone per gli extracomunitari che notoriamente non hanno gli strumenti di pagamento indicati dall'articolo 35, comma 12: la norma appare dunque discriminante per alcune categorie di cittadini -:
in osservazione e in conseguenza di tutto ciò per sapere se Ella non ritiene opportuno esonerare da tale previsione normativa, le professioni sanitarie.
(4-01074)
COSTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
il Governo, in collaborazione con Confindustria, Abi e Ice, ha organizzato, dal 13 al 18 settembre 2006, una visita in Cina con ambiziosi scopi economici, politici e culturali;
nella conferenza stampa svoltasi a Palazzo Chigi il 7 settembre 2006, per illustrare gli obiettivi della missione, tra i quali «che l'Italia diventi porta dell'Est, porta dell'Oriente» il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha reso nota la composizione numerica della delegazione in partenza per la Cina: «Quattro ministri, un viceministro, 3 sottosegretari, assieme a 11 rappresentanti delle regioni, 450 imprese, 26 associazioni di industriali, 20 banche per un totale di 500 operatori»;
da fonti di stampa risulta che la Regione Lazio ha inviato alla Presidenza del Consiglio, per conoscenza, la lista delle persone facenti parte della delegazione in partenza per la Cina, al seguito del Presidente Marrazzo, composta da ben 47 persone, assai più folta di quella di altre regioni con un maggior numero di imprese presenti o interessate ad iniziative in Cina;
secondo le stesse fonti avrebbero fatto parte della delegazione, oltre al Presidente Marrazzo e a tre assessori (Raffaele Ranucci, Silvia Costa, Francesco De Angelis), vari funzionari e dirigenti dell'ente regionale;
della delegazione della Regione Lazio avrebbe fatto parte una folta rappresentanza del Teatro dell'Opera di Roma, compreso, per quanto risulta all'interrogante, uno scenografo, un soprano, un mezzo soprano, un baritono e un tenore -:
se risponda al vero quanto sopra riportato;
se la Presidenza del Consiglio fosse in precedenza a conoscenza dell'entità numerica della delegazione della Regione Lazio;
quanto sia costata al Governo la partecipazione dei rappresentanti laziali e chi abbia sostenuto tali spese.
(4-01076)
RAMPELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il 5 aprile 2006 è stata conclusa una trattativa tra l'editore dell'emittente Teletuscolo Canale 23, Loredana Nappi, l'editore dell'emittente Televisione di Campione, Raimondo Lagostena Gruppo Profit, e il legale rappresentante di Centro Produzione Servizi, Fabrizio Mancini, per la vendita dell'emittente televisiva locale Teletuscolo Canale 23, storica televisione regionale del Lazio;
l'acquisizione da parte del Gruppo Profit - che a sua volta ha ceduto gli impianti di trasmissione ad H3G per l'utilizzo delle frequenze televisive sul DVB-H, ovvero la televisione su telefonia mobile - ha determinato l'immediato spegnimento dei canali e la fine delle trasmissioni di Teletuscolo Canale 23 a partire dal 1o aprile 2006;
ulteriore motivo di disorientamento per i dipendenti è stato il coinvolgimento nella trattativa di vendita di altre società, comunque legate al gruppo Profit;
risulta all'interrogante che in assenza di qualsiasi comunicazione sia verbale che scritta dell'avvenuta cessione, i dipendenti hanno continuato a recarsi regolarmente presso la sede dell'emittente pur priva di ogni strumentazione tecnica, di arredamenti, e di strutture utili allo svolgimento delle rispettive mansioni e che dopo 4 mesi dall'avvenuta vendita di Teletuscolo Canale 23, i dipendenti dell'emittente - di cui 4 giornalisti e 5 tecnici - hanno infine ricevuto le comunicazioni di licenziamento «per cessione dell'attività ad altro soggetto» senza ulteriori motivazioni e nulla è stato fatto dalla nuova proprietà per evitare il licenziamento dei lavoratori;
risulta all'interrogante che nel corso degli anni lavorativi - di fronte alle dichiarate difficoltà economiche più volte prospettate - gli stessi dipendenti abbiano dovuto subire, loro malgrado, sacrifici sempre di natura economica e anche impostazioni volte alla mortificazione professionale;
tale ingiustificata attività lavorativa, perdurante da quattro mesi, ha determinato l'insorgenza di un considerevole stato di stress oltre a provocare un significativo deterioramento della professionalità dei lavoratori in questione, che in ragione delle peculiari attività svolte dagli stessi (giornalisti televisivi, tecnici di ripresa, di montaggio e di trasmissione) necessita di un costante esercizio;
questa situazione, secondo l'interrogante, per gli sviluppi descritti, finisce con l'assumere il significato diverso da quello puramente di compravendita e investe gli obblighi lavorativi, informativi e morali che riguardano il settore dell'emittenza privata locale;
poiché le frequenze sono un bene di proprietà dello Stato, risulta necessario che il Ministro delle Comunicazioni si faccia carico dell'amara vicenda che ha determinato la cessazione delle trasmissioni di un emittente presente nel panorama televisivo locale da trent'anni nonché del licenziamento dei dipendenti della stessa televisione privata -:
se il Governo non reputi necessario intervenire affinché vengano salvaguardati i diritti dei lavoratori di una delle emittenti più significative sotto il profilo dell'informazione presenti sul territorio di Roma e del Lazio;
se il Governo, sentite le associazioni di categoria e l'Ordine professionale, possa interessarsi alla vicenda sfociata nel licenziamento di nove dipendenti attivandosi affinché sia garantito il riconoscimento delle spettanze pregresse quantificate da organismi sindacali di categoria;
se questo ridimensionamento dell'organico giornalistico e tecnico non rischi di compromettere le condizioni iniziali in
base alle quali erano state rilasciate le concessioni televisive.
(4-01080)
CARUSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
dei 2300 lavoratori dipendenti dei 18 consorzi obbligatori intercomunali di bacino della regione Campania per lo smaltimento dei rifiuti, 300 unità, ex addetti alle discariche, provenienti dalle liste di mobilità, sono state assunte nel 1996 ex legge n. 608 articolo 4 commi 31, 32, 33, e 2000 sono state assunte nell'anno 2000 con un bando pubblico, in attuazione delle ordinanze n. 1 e 2 del 1999, pubblicate sul Burc n. 40 del 28 giugno 1999, e n. 22 del 2001 del subcommissario di Governo delegato ex articolo 2, comma 1, dell'ordinanza n. 2948 del 1999 del ministro dell'interno delegato al coordinamento della protezione civile, per essere adibite alla raccolta differenziata dei rifiuti e alla gestione degli impianti di supporto collegati ad essa;
inizialmente le 2000 unità furono assunte con contratto a tempo determinato part-time a 15 ore settimanali e successivamente, con ulteriore ordinanza del sub commissario di Governo in seguito alla sottoscrizione di un accordo sindacale in prefettura tra le organizzazioni sindacali slai, cobas, sindacato azzurro, cil e l`allora commissario di Governo delegato onorevole Bassolino, il loro rapporto di lavoro fu trasformato in tempo indeterminato part-time a 30 ore settimanali;
i criteri per l'assunzione del personale hanno rispettato le procedure previste dall'articolo 16 della legge n. 56 del 1987;
il CCNL applicato per i lavoratori in oggetto è quello della federambiente;
il livello di inquadramento contrattuale dei 2000 lavoratori è il III e IV;
la contribuzione previdenziale e assistenziale è INPDAP;
il 30 giugno 2006 il Presidente del Consiglio dei ministri ha emanato una ordinanza, l'opcm n. 3529, che all'articolo 3 commi 4-5, prevede l'obbligo del passaggio del 75 per cento dei lavoratori dipendenti dei 18 consorzi obbligatori di bacino della regione Campania, nei comuni, o anche nelle ditte private appaltatrici del servizio di igiene urbana;
in tale ordinanza, non è fatta menzione del restante 25 per cento del personale;
tutto ciò ha creato notevoli incertezze e preoccupazioni sul futuro occupazionale dei 2300 lavoratori, i quali, di fatto, perderebbero lo status giuridico di dipendenti pubblici, tutti i diritti acquisiti in questi anni, i livelli di inquadramento contrattuale, l'anzianità di servizio, la contribuzione previdenziale INPDAP, il CCNL di categoria e si vedrebbero catapultati in aziende e società private, assunti ex novo e senza garanzie;
i consorzi sono enti pubblici territoriali, consorzi obbligatori di comuni, costituiti nel 1996, istituiti con legge regionale n. 10 del 10 febbraio 1993, in ottemperanza della legge n. 142 del 1990 articolo 25 comma 7, ripreso dall'articolo 31 comma 7 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (testo unico) e ribadito con l'articolo 23 del decreto legislativo n. 22 del 1997;
a conferma della titolarità pubblica dei 2300 lavoratori, vi è stato il parere della direzione provinciale del lavoro di Napoli - servizio ispezione del lavoro con protocollo 2624 del 23 marzo 2002, che così cita «... negli statuti dei consorzi è dato rilevare che i lavoratori in forza sono regolamentati secondo le disposizioni della legge 8 giugno 1990, n. 142, nonché dalle normative in materia di pubblico impiego. Anche lo stato giuridico del personale ed il trattamento economico del personale è disciplinato - così com'è dato rilevare dagli statuti - (che in caso di scioglimento degli stessi assegnano i lavoratori ai comuni, e dove si prevede un limite temporale alle proprie attività, sostituibile dalla
regione solo alla scadenza dei termini fissati), dalle leggi del pubblico impiego, nonché dal CCNL di categoria vigente...»;
su tale materia vi è, inoltre, un'ampia giurisprudenza acquisita (TAR Abruzzo - ricorso 924/95 comune di Chieti; ricorso 877/97 consorzio comprensoriale del chietino; sentenza del Consiglio di Stato n. 899 del 15 febbraio 2002 con la quale si vieta una nuova disciplina dello stato giuridico ed economico del personale dipendente) -:
quali misure si intendano adottare per salvaguardare lo status giuridico di dipendenti pubblici e quello contrattuale dei succitati lavoratori.
(4-01081)
CARUSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
la signora Eva De Brasi, ottantenne contadina di Bonifati (Cosenza), dopo un mese, di ricovero in un ospedale di Roma, si è di nuovo incatenata nell'atrio del proprio Municipio;
la signora De Brasi non ha una abitazione propria essendo la sua pericolante ed è per questo ospite, della propria figlia, in una casa popolare munita di gradini impossibili da salire e scendere dall'anziana donna data la sua precaria condizione di salute;
le condizioni fisiche della signora De Brasi, colpita da morbo di Parkinson e cardiopatia, soggetta a, continui infarti, risultano ogni giorno più gravi;
la signora De Brasi protesta per l'esclusione, prima dalla graduatoria e poi dal finanziamento dai fondi previsti in seguito al terremoto del 1982;
la De Brasi chiede solo di poter ritornare nella propria piccola casa, resa inabitabile dal terremoto, posta a piano terra in un palazzo nel centro storico di Bonifati;
più volte, presso la magistratura di Paola e la locale caserma dei carabinieri, la signora, De Brasi ha denunciato l'uso improprio dei fondi previsti per il risanamento dopo il terremoto dell'82;
negli anni passati, da parte di alcuni magistrati sono stati aperti vari procedimenti sull'uso di tali fondi mettendo sotto inchiesta diversi sindaci dei comuni colpiti dal terremoto;
nel novembre 1989, il sostituto Procuratore del Tribunale di Paola, Domenico Fiordalisi, aprì un'inchiesta sui fondi erogati per la ricostruzione degli immobili, danneggiati nei comuni dell'alto Tirreno cosentino dal terremoto del 21 marzo del 1982. L'indagine, avviata, in un primo momento, dal Pretore di Paola, Francesco Greco, riguardava presunte irregolarità che si sarebbero registrate nell'istruzione delle pratiche per ottenere gli stanziamenti statali destinati agli interventi sulle costruzioni danneggiate;
l'inchiesta, del sostituto procuratore Fiordalisi, accertò che i proprietari di almeno un centinaio di immobili avrebbero ottenuto, senza averne titolo, i fondi grazie a perizie giurate di comodo che descrivevano come immobili danneggiati dal sisma vecchi stabili in disuso o casolari di campagna;
le accuse ipotizzate da Fiordalisi erano quelle di interesse privato in atti d'ufficio, truffa ai danni dello stato e falso ideologico;
gli immobili in oggetto erano situati nei comuni di Belvedere, Buonvicino, Sangineto, Bonifati, Diamante, Praia a Mare, Tortora, San Nicola, Papasidero, Scalea, Orsomarso, Santa Maria del Cedro, Maierà, Grisolia, Verbicaro;
nell'inchiesta si cercò di chiarire quali erano state le responsabilità nel comportamento delle commissioni tecniche comunali incaricate di controllare la veridicità delle affermazioni contenute nelle perizie -:
se e quali indagini amministrative siano state effettuate per stabilire la veridicità delle accuse mosse, nel corso degli anni, dalla signora De Brasi;
se risulti, in tal senso, che vi siano ancora degli accertamenti in corso o, al contrario, se tali denunce siano state archiviate;
se non si ritenga necessario, nell'ambito delle competenze governative di cui al decreto legislativo n. 76 del 1990, compiere un atto di giustizia, prima che sia troppo tardi vista l'età e lo stato di salute della signora De Brasi, affinché le sia riconosciuto il diritto di poter ristrutturare la sua piccola abitazione, dove, giustamente, la stessa vuole vivere serenamente i suoi ultimi anni di vita.
(4-01082)
PELLEGRINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a quanto risulta all'interrogante, venerdì 8 settembre decine di viaggiatori diretti a Bologna da Napoli, con volo Alitalia, impiegarono circa dieci ore per raggiungere il capoluogo emiliano a causa di una serie di ritardi e di mancate coincidenze, che costrinsero ad attese lunghe ed estenuanti;
nel corso di tali attese il personale Alitalia non si è mai preoccupato di fornire informazioni ai viaggiatori o di chiedere scusa per i continui disagi;
le ragioni di tali disservizi, secondo le sporadiche notizie apprese, sarebbero attribuibili agli equipaggi, il cui passaggio da un aereo all'altro per assicurare i voli, farebbe accumulare inevitabili ritardi;
tale stato di cose si protrae da molto tempo, almeno stando a quanto gli stessi viaggiatori abituali hanno raccontato -:
quali iniziative intendano adottare per tutelare i diritti dei viaggiatori e fare in modo che l'Alitalia, compagnia di bandiera italiana, possa assicurare un servizio efficiente e garantire cortesia e disponibilità, elementi essenziali quando si fornisce una prestazione così particolare e delicata.
(4-01088)
BOSI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 223 del 2006 convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto, n. 248 del 2006, all'articolo 35, comma 12, stabilisce che «i compensi in denaro per l'esercizio delle Arti e Professioni, sono riscossi esclusivamente mediante assegni non trasferibili o bonifici, ovvero altre modalità di pagamento bancario o postale, nonché mediante sistemi di pagamento elettronico, salvo per importi inferiori a euro 100», anche se il detto importo per un anno è elevato a euro 1.000 e l'anno successivo a euro 500 per poi entrare definitivamente a regime a partire dal terzo anno;
il denaro, per definizione, sino ad oggi è stato la moneta corrente, ossia il mezzo di pagamento più diffuso, mentre gli altri sono definiti «speciali». In altri termini il compenso è sempre in denaro, mentre i cosiddetti mezzi speciali, sono soltanto equivalenti, tant'è che i mezzi alternativi al contante, ex articolo 1197 del codice civile, non liberano il debitore sino a «buon fine»;
l'articolo 35, comma 12 del decreto-legge n. 223 del 2006, dunque, risulta in palese contraddizione con il dettato del codice civile ed in contrasto anche, sia con i Regolamenti Comunitari con i quali è stata istituita la moneta unica, sia con l'articolo 1277 del codice civile che stabilisce «i debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale»;
in definitiva, la suddetta norma, a giudizio dell'interrogante, configge palesemente con i principi della libera circolazione delle cose -:
se in conseguenza al varo della legge n. 248, non si ritenga opportuno assumere iniziative normative volte a modificare l'articolo 35, comma 12, sostituendo le parole «euro 100» con «nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di limitazione
all'uso del contante per la prevenzione e la lotta al riciclaggio».
(4-01100)