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Allegato B
Seduta n. 43 del 27/9/2006
...
INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nella giornata di lunedì 26 settembre 2006 la Caserma Jannucci della Folgore di Livorno è stata fatta oggetto di un grave attentato terroristico che non ha causato vittime per un puro caso -:
quali iniziative si intendano assumere in merito al ripetersi di tali eventi terroristici in Toscana e a quali risultanze stiano conducendo le indagini in corso;
di quali elementi informativi disponga il Governo.
(2-00152) «Migliori, La Russa, Ulivi, Martinelli, Perina».
Interrogazione a risposta orale:
CICCIOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel giugno 2006 il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ancona informava con nota n. 13121 il Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso e Dif. Civile, nonché per opportuna conoscenza il Signor Prefetto di Ancona e il Direttore Regionale dei VV. F. - Marche, di una grave carenza di organico del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ancona, spiegando nel dettaglio le cause della carenza di organico, i rischi connessi sia in termini di mantenimento degli standard di sicurezza per il personale dei VV. F. sia, vieppiù, in termini di servizio offerto alla popolazione e le necessarie e impellenti soluzioni da adottare per il ripristino dell'organico adeguato;
successivamente, nel luglio 2006, le organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL RdB CONFSAL CISAL, con nota congiunta delle segreterie provinciali, ribadivano, con forte preoccupazione, quanto già precedentemente espresso dal Comando Provinciale dei VV. F. di Ancona, rimarcando la necessità e l'urgenza di integrare l'organico previsto, quantificandolo in almeno 36 unità aggiuntive;
in settembre si è verificato quanto paventato e a seguito dell'incendio del deposito di stoccaggio dei medicinali della cooperativa Saf di Jesi (Ancona) sono dovute intervenire squadre di VV. del Fuoco provenienti
dai comandi di Ancona, Pesaro, Osimo e Senigallia oltre quella in servizio a Jesi, costringendo le stesse ad operare in condizioni estreme, giungendo in forze da comandi fuori dal proprio territorio di competenza, con palesi impedimenti nel garantire il soccorso tecnico urgente, tanto che, nonostante l'impegno profuso dai VV. F. protrattosi per l'intera notte, il magazzino è andato completamente distrutto;
non solo, ma a pochi giorni dal disastroso incendio della Saf, la zona sud di Ancona, i Comuni di Osimo, Castelfidardo e Camerano sono stati investiti dal cataclisma dell'alluvione. La dedizione totale dimostrata dalle squadre dei VV. del F., impegnate in servizio 24 h su 24, con il supporto di squadre provenienti da Pescara, Rimini, Forlì, Ascoli e Macerata, coadiuvandosi con Protezione Civile, Carabinieri, Polizia, Vigili Urbani e Corpo Forestale ha, fortunatamente, limitato i danni ai soli beni materiali della popolazione, e sono riuscite, operando ancora una volta in condizioni estreme, ad evitare che ci fossero vittime;
non è stato possibile mantenere e gestire il flusso e l'esondazione delle acque alluvionali -:
perché non si sia dato seguito alle impellenti richieste provenienti sia da parte del Comando Provinciale dei VV.F. di Ancona che dalle rappresentanze sindacali unitariamente concordi nel denunciare la grave carenza di organico;
come e in che tempi si intenda intervenire a riguardo;
se non ritenga la questione avere carattere di massima urgenza.
(3-00262)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:
ZACCARIA e BORDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'area del Gargano è stata ed è tuttora interessata dalla pericolosa e cruenta espansione di fenomeni delinquenziali, alcuni dei quali a carattere mafioso, che trovano origine nell'incremento del traffico di sostanze stupefacenti e armi, nella maggiore pervasività del racket delle estorsioni e dell'usura e nel conseguente interesse per il controllo del territorio da parte dei gruppi criminali attivi nei comuni di Manfredonia, Monte Sant'Angelo, San Nicandro Garganico e San Marco in Lamis;
il 2003, in particolare, è stato segnato da quella che inquirenti e investigatori hanno definito una vera e propria «guerra di mafia», che ha provocato oltre 10 omicidi;
gli stessi gruppi criminali hanno investito parte del denaro frutto delle attività illecite in iniziative imprenditoriali che rischiano di inquinare e di soffocare il tessuto economico locale;
da parte delle organizzazioni malavitose è sempre più evidente il tentativo di infiltrarsi nelle amministrazioni pubbliche per lucrare sulle loro scelte o addirittura per orientarle;
ad aggravare il quadro di disagio sociale vissuto nelle aree indicate sono intervenuti alcuni delitti che, per modalità esecutive e retroterra culturale, hanno fatto emergere «una particolare propensione alla delittuosità», come scrive il prefetto di Foggia, dott. Sandro Calvosa, in una comunicazione allo stesso Ministero dell'interno (prot. n. 439/9.B4/Area Io - 6 giugno 2006) contenente la proposta dell'istituzione del Commissariato di Polizia nel comune di San Nicandro Garganico;
attualmente c'è grande preoccupazione tra i Sindaci, le forze sociali, gli inquirenti e i cittadini per la sentenza di primo grado del maxiprocesso alla cosiddetta «mafia del Gargano» con la quale sono stati assolti la metà degli indagati, compresi alcuni dei presunti boss;
la suddetta sentenza di assoluzione potrebbe determinare pericolosi risvolti e rischi sociali se non addirittura la ripresa della guerra di mafia e dello scontro cruento tra i diversi gruppi criminali per assicurarsi il controllo del territorio;
le realtà dei comuni di Sannicandro Garganico e di Monte Sant'Angelo sono l'epicentro delle ramificazioni e delle attività della mafia del Gargano e da sempre teatri di guerre di mafia e di faide che hanno sin qui prodotto già decine di morti;
gli organici in forza alla Questura di Foggia e ai Commissariati di Cerignola, Lucera, Manfredonia e San Severo sono quelli previsti dalla pianta organica definita, a livello nazionale e locale, nel 1989: periodo storico in cui la provincia di Foggia non presentava questi profili problematici;
sulla necessità, oltre che opportunità, di procedere ad un incremento degli organici della Polizia di Stato si sono già pronunciati più volte i rappresentanti istituzionali locali, con l'invio di formali richieste agli organi dello Stato competenti ad agire; così come la Commissione bicamerale Antimafia che, al termine dell'ultima missione in Puglia, a proposito della provincia di Foggia scrive: «(...) la Commissione ribadisce la necessità che le Istituzioni competenti provvedano ad implementare i loro organici; nel corso delle audizioni, infatti, è stato sottolineato come quelli attuali non appaiano più adeguati alla realtà criminale in continua, pericolosa evoluzione (...)» (pag. 608 Doc. XXIII, n. 16 - Relazione conclusiva 18 gennaio 2006) -:
se si ritenga di istituire il Commissariato di pubblica sicurezza presso la città di San Nicandro Garganico e incrementare la pianta organica del Commissariato di P.S. di Manfredonia di almeno 20 unità per coprire, sia pure parzialmente, le esigenze di presidio 24 ore su 24 del territorio di Monte Sant'Angelo.
(5-00224)
MASCIA e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
proprio nel momento in cui alcune amministrazioni territoriali si stanno adoperando per chiedere al Governo la modifica di parte del regolamento della legge Bossi-Fini relativa al rilascio del certificato di idoneità alloggiativa, il Comune di Prato si accinge ad approvare un regolamento per il rilascio del certificato di idoneità alloggiativa per i cittadini e le cittadine immigrati regolarmente residenti nel territorio comunale, che addirittura inasprisce i requisiti previsti dal regolamento nazionale. Al capitolo 4 (comma 2, lettera e), questo regolamento così recita: «Durante l'istruttoria delle domande, l'ufficio competente dell'amministrazione comunale verifica: ... il corretto pagamento dell'imposta comunale sugli immobili (ICI) e della tariffa d'igiene ambientale (TIA) da parte del soggetto obbligato ai sensi della vigente normativa. Ed ancora, sempre al capitolo 4 (comma 5): Nel caso in cui, a seguito delle risultanze delle verifiche condotte ... nell'alloggio risultino residenti o domiciliati un numero di persone superiore rispetto a quello per cui l'alloggio risulta idoneo, l'ufficio procede comunque al rilascio della certificazione apponendo sul certificato stesso la dicitura «Dalle dichiarazioni e dai dati di cui questa Amministrazione è in possesso, risulta che il suddetto alloggio è occupato da un numero di persone superiore rispetto a quello per cui lo stesso è idoneo. »;
il provvedimento intende condizionare il rilascio del certificato di idoneità alloggiativa e aggravare ulteriormente la posizione dei datori di lavoro che intendono comunque procedere all'autocertificazione, subordinando sia i ricongiungimenti che la prosecuzione del rapporto di lavoro (articolo 29, comma 3, lett. A; articolo 8-bis comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999) alla prova documentale di adempimenti fiscali che nulla hanno a che vedere con l'idoneità stessa. Visto che il Comune può avvalersi di ben altre procedure per il controllo del pagamento ICI e tassa rifiuti, questa azione diventa un ulteriore disincentivo per il reperimento dell'abitazione da parte dello straniero;
la richiesta di allegare «... planimetria catastale o fotocopia integrale dell'immobile
o pianta o rilievo in originale in scala 1:50 ....» (articolo 3(2) lettera a) - c) del regolamento), si configura come un inspiegabile accanimento. Essendo il documento richiesto in possesso della pubblica amministrazione, ci si chiede perché non si debba auto-certificarlo. Il non aver previsto l'autocertificazione avvalora l'ipotesi di un provvedimento fatto per «scoraggiare» i proprietari di immobili dall'affittare le case alle persone immigrate;
risulta evidente che la persona o la famiglia che non riesca ad ottenere il certificato di idoneità o il cui certificato indichi un numero di persone superiore a quanto previsto, non potrà avere il rinnovo del permesso di soggiorno, e questo indipendentemente dal tempo di residenza, dalle condizioni concrete e materiali di vita e di lavoro;
non solo si chiede alla persona straniera di dimostrare, naturalmente a sue spese, di avere una casa, ma anche di dimostrare di disporre di un'abitazione che rispetti i parametri di edilizia residenziale pubblica. Come è noto, gran parte degli inquilini italiani, se sottoposti alla medesima condizione, correrebbero il rischio di non poter lavorare o di non poter convivere con la propria famiglia;
inoltre il decreto legislativo n. 286 del 1998, articolo 43, comma 2 recita: «In ogni caso compie un atto di discriminazione: - lettera b): chiunque imponga condizioni più svantaggiose o si rifiuti di fornire beni o servizi offerti al pubblico ad uno straniero soltanto a causa della sua condizione di straniero o di appartenente ad una determinata razza, religione, etnia o nazionalità» -:
se non ritenga illegittimo il suddetto provvedimento giacché viola il principio di parità di trattamento contenuto nel Testo Unico sull'immigrazione (articolo 2, comma 3: «La Repubblica Italiana... garantisce a tutti i lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti nel suo territorio e alle loro famiglie parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani») e come Lei ha affermato in sede di audizione «... andrebbero dritto alla Corte di Strasburgo a lamentare giustamente la violazoine dei loro diritti umani e quali misure nell'ambito delle proprie competenze intenda intraprendere per fermare questa iniziativa illegittima da parte del Comune di Prato.
(5-00225)
ZELLER, BRUGGER e WIDMANN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 33 decreto del Presidente della Repubblica n. 574/1988 nel reclutamento del personale statale non soggetto alla cosiddetta proporzionale vigente nella Provincia Autonoma di Bolzano, e quindi anche di quello della Polizia di Stato deve essere riservata, in base al fabbisogno del personale occorrente per l'espletamento dei compiti, una aliquota di posti per candidati che abbiano adeguata conoscenza della lingua italiana e di quella tedesca da certificare con il cosiddetto patentino di cui all'articolo 4 decreto del Presidente della Repubblica n. 752/1976;
l'articolo 4 decreto del Presidente della Repubblica n. 752/1976 prevede 4 tipi di attestato riferiti al titolo di studio prescritti per l'accesso ai predetti corpi nelle varie qualifiche funzionali: A) diploma di laurea; B) diploma di istruzione secondaria di secondo grado (maturità); C) diploma di istituto di istruzione secondaria di primo grado (terza media); D) licenza di scuola elementare -:
quanti appartenenti della Polizia di Stato attualmente in servizio nella Provincia di Bolzano, siano in possesso del patentino di bilinguismo; se il patentino posseduto corrisponda al titolo di studio prescritto per l'accesso alla relativa funzione, con indicazione della percentuale rapportata al totale della relativa categoria e dei partecipanti ai concorsi riservati per i bilingui di cui all'articolo 33 decreto del Presidente della Repubblica n. 574/1988 dichiarati idonei negli ultimi tre anni.
(5-00226)
BOCCHINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge 31 luglio 2006, n. 241, ha concesso l'indulto «per tutti i reati commessi fino a tutto il 2 maggio 2006, nella misura non superiore a tre anni per le pene detentive (....)»;
sulla base delle notizie circa l'applicazione della legge, sembrerebbe che i beneficiari del provvedimento di clemenza siano molto più numerosi di quanto indicato dal Governo durante la discussione del provvedimento in Parlamento;
è noto che nelle ultime settimane si sta verificando un significativo aumento dei crimini commessi nella città di Napoli;
da fonti ufficiose risulta all'interrogante che sarebbero circa 400 le persone tornate in libertà grazie all'indulto nel capoluogo campano -:
quanti siano i reati commessi in questa città dall'approvazione della legge ad oggi, ed in che percentuale siano aumentati rispetto ai mesi precedenti l'emanazione del provvedimento di clemenza.
(5-00227)
BOSCETTO e BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 7 settembre 2006 la Confraternita di Misericordia di Modena ha annunciato di voler rinunciare alla gestione dei Centri di permanenza temporanea (Cpt) di Modena e Bologna;
tale decisione deriva dalla difficile situazione in cui gli operatori sono costretti a lavorare, a causa delle continue minacce e degli insulti subiti, oltre ai gravi atti intimidatori che sono stati compiuti nei loro confronti (pacco bomba, lettera minatoria, aggressione nella sede sociale della Confraternita, eccettera);
tali Cpt sono necessari e strategici per il contrasto all'immigrazione clandestina, non solo per una regione come l'Emilia Romagna, ma per l'intero territorio nazionale;
il Cpt di Modena è certamente uno dei più moderni delle strutture attualmente esistenti;
il Governo si è praticamente limitato a prendere atto di questa gravissima decisione della Confraternita di Misericordia di Modena, senza voler evidentemente intervenire per cercare di evitare che episodi di questo tipo si ripetano;
il Governo continua a non assumere alcun provvedimento in relazione alle manifestazioni che contestano l'esistenza di queste strutture, senza difendere in questo modo le leggi vigenti e gli operatori che quotidianamente svolgono un lavoro particolarmente difficile e delicato;
la politica del Governo Prodi nei confronti dei Cpt non è chiara, anzi è contraddittoria, perché ancora non si è capito se si intenda procedere alla chiusura di queste strutture, così come richiesto da alcune forze dell'attuale maggioranza, o al contrario se si voglia rafforzarle, investendo risorse già nella prossima legge finanziaria;
si ritiene necessario che il Governo si pronunci al più presto in modo chiaro su come intende gestire il problema degli immigrati clandestini, soprattutto alla luce del vertiginoso aumento di sbarchi di extracomunitari avvenuto negli ultimi mesi -:
come giudichi la decisione della Confraternita di Misericordia di Modena e come intenda intervenire per garantire una gestione efficiente dei Cpt di Modena e Bologna, a partire dal gennaio 2007.
(5-00228)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANCUSO, AIRAGHI, ULIVI, GERMONTANI e PORCU. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto 2006 i Deputati Azzolini, Bonelli, Cassola, Mancuso, e i
senatori Bonadonna e Donati avevano chiesto la sospensione del Palio di Belpasso al Prefetto di Catania;
il mondo dell'ippica e dei palii, specie in Sicilia, è inquinato da infiltrazioni mafiose che lucrano con importanti giri di scommesse;
la dissennata corsa ai cavalli si è tenuta sabato 23 settembre 2006 e si è svolta sulle strade asfaltate della cittadina siciliana, prive di qualunque protezione per tutelare la sicurezza dei cavalli;
nonostante si sapesse della pericolosità del percorso il Sindaco ed il Prefetto non hanno adottato alcun provvedimento;
un cavallo di nome Nobel Rebel ha finito la folle corsa fracassandosi il cranio contro un'auto parcheggiata;
alcune persone sono rimaste ferite ed il cavallo è rimasto ad agonizzare per alcuni minuti davanti a centinaia di persone;
si è consumata l'ennesima gratuita cattiveria nei confronti di un animale inerme e si è turbato profondamente il sentimento animalista e zoofilo della gran parte della pubblica opinione -:
quali provvedimenti intenda adottare il Governo per evitare in futuro possano ancora verificarsi episodi così gravi di maltrattamento nel Comune di Belpasso;
se il Governo intenda adottare iniziative, anche normative, miranti a limitare, se non ad eliminare, l'utilizzazione di animali (cavalli, asini, maiali, eccetera) nei palii di tutta Italia.
(5-00239)
Interrogazioni a risposta scritta:
STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il rapporto tra popolazione e forze dell'ordine varia in modo significativo nei vari ambiti regionali e provinciali;
la distribuzione non sembra essere in relazione né con il numero di residenti nella regione o nella provincia, né con il numero di delitti che vi si commettono;
la cronica carenza di agenti dispiegati sul territorio della provincia di Bergamo è allarmante;
da fonti giornalistiche si apprende che la provincia di Bergamo è la provincia che in rapporto alla popolazione ha la minore presenza di forze dell'ordine sul territorio;
i fatti criminosi nella provincia di Bergamo, costringono quotidianamente i cittadini (imprenditori, commercianti, anziani, gente comune) a difendersi con le proprie armi, come testimoniano i recenti fatti di cronaca della bergamasca;
a quanto risulta all'interrogante, nonostante le numerose promesse di adeguare l'organico delle forze dell'ordine, nulla ancora è stato fatto o comunque ben poco rispetto alle esigenze del territorio bergamasco -:
se non ravvisi l'urgenza di assicurare un potenziamento reale e sostanzioso delle forze dell'ordine nella provincia di Bergamo.
(4-01064)
D'AGRÒ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende da recenti notizie della prossima chiusura della Scuola di polizia di Vicenza;
in conseguenza di tale chiusura, il Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori di Polizia) della provincia di Vicenza si è fatto promotore dell'istituzione di un Commissariato di Polizia nella zona ovest della provincia, logisticamente individuabile nell'area del comune di Montecchio Maggiore;
con tale iniziativa almeno 65 persone, finora impiegati nella struttura formativa, potrebbero essere utilizzati nel nuovo Commissariato per far fronte efficacemente alla sicurezza dei residenti nella zona;
in tal modo si supererebbe il concetto di controllo del territorio con presidi-fortini, come incarnato, secondo l'interrogante dalle stazioni dei carabinieri, che sono tra l'altro oberate da incombenze burocratiche;
il nuovo commissariato infatti assicurerebbe una pattuglia 24 ore su 24 che si affiancherebbe all'unica che la compagnia di Valdagno può attivare e che deve vigilare su un'area molto vasta ed articolata che va da Recoaro ad Alte -:
se il Ministro intenda dare seguito a tale proposta affinché la zona dell'ovest vicentino possa beneficiare di un ufficio di Polizia operativo 24 ore su 24, quale utile strumento per sopperire alle crescenti esigenze di una presenza costante sul territorio che vada al di là della mera capillarità di Uffici territoriali, già oberati di incombenze burocratiche.
(4-01075)
FARINONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
con la legge 11 giugno 2004, n. 146, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 138, del 15 giugno 2004, è stata istituita la provincia di Monza e della Brianza;
di questa provincia fanno parte 50 comuni con capoluogo Monza, terza città della Lombardia;
l'istituzione della provincia di Monza e Brianza dà valore giuridico all'identità culturale, economica e sociale di un territorio differente dalla seppur vicina metropoli di Milano;
l'istituzione della provincia si è realizzata nel 2004, dopo decenni di attesa da parte dei cittadini degli enti e delle istituzioni della zona interessata;
il 20 luglio 2004, il presidente della provincia di Milano ha nominato Pietro Luigi Ponti assessore con delega all'attuazione della Provincia di Monza e della Brianza;
in data 7 dicembre 2004, il Ministero dell'interno ha nominato Commissario governativo per la nuova provincia il dott. Luigi Piscopo, avente il compito, ex articolo 2 legge 146/04, di curare ogni adempimento connesso all'istituzione della nuova Provincia fino all'insediamento degli organi elettivi, previsto per il 2009 insieme alla provincia di Milano stessa e all'assemblea dei sindaci della Brianza;
dal giugno 2004, in cui è stata formalmente istituita la provincia, numerosi sono stati gli adempimenti compiuti per avviare l'organizzazione del nuovo ente, tra cui la costituzione di un tavolo interistituzionale presieduto dal Prefetto di Milano per coordinare in modo efficace il lavoro di tutte le istituzioni interessate ai suddetti adempimenti;
all'inizio del corrente anno il competente ministero ha definito la nuova targa automobilistica della provincia con la sigla «MB», attualmente in corso di distribuzione per gli autoveicoli di nuova immatricolazione;
nel mese di settembre 2005 è stato sottoscritto un accordo preliminare per la definizione delle sedi istituzionali della nuova provincia, prevedendo l'insediamento nell'area dell'ex-caserma «IV novembre» in Monza della sede della provincia Monza e Brianza, della questura e Polizia di Stato, dell'agenzia delle entrate e della guardia di finanza;
tale accordo preliminare è stato formalmente definito il 2 marzo 2006, quale proposta di accordo di programma tra regione Lombardia, provincia di Milano, commissario governativo, comune di Monza e agenzia del demanio; l'accordo di programma è tuttora in corso di elaborazione presso Regione Lombardia;
la provincia di Milano, con deliberazione della giunta provinciale n. 361 del 6 dicembre 2005, ha approvato il progetto preliminare per la realizzazione della nuova sede della provincia di Monza e Brianza con la contestuale approvazione del primo lotto dei lavori per un importo
complessivo di euro 18 milioni. La stessa provincia di Milano, con deliberazione n. 492 del 10 luglio 2006, ha espresso al comune di Monza il parere di compatibilità con il piano territoriale di coordinamento provinciale della variante urbanistica connessa alla realizzazione del polo istituzionale di Monza;
il commissario governativo ha definito con il comune di Monza i progetti relativi alla realizzazione delle sedi dell'agenzia delle entrate e della guardia di finanza, che verranno realizzate senza oneri per lo Stato ed è già stato predisposto il progetto preliminare per la sede della questura e della polizia di Stato, finanziato sui fondi previsti dalla legge 146/2004;
il consiglio provinciale di Milano nella seduta del 2 febbraio 2006 ha approvato un documento di indirizzo per l'attuazione della nuova provincia Monza e Brianza, con il quale:
ha validato l'operazione di separazione contabile effettuata nell'ambito del bilancio di previsione 2006, con il quale si sono evidenziati in un documento apposito servizi, società e investimenti afferenti direttamente al territorio della nuova provincia;
ha attivato il progetto «la fabbrica della provincia» diretto all'organizzazione del nuovo ente;
ha costituito una specifica commissione di lavoro per operare la divisione patrimoniale e del personale composta da rappresentanti dell'amministrazione provinciale, del commissario governativo e dell'assemblea dei sindaci;
ha indicato le aree per la realizzazione della sede della nuova amministrazione provinciale, prevedendone l'acquisizione dall'agenzia del demanio, nell'ambito dei fondi stanziati nel bilancio 2006;
non solo la provincia di Milano sta riorganizzando i propri uffici in relazione alla prossima attivazione del nuovo Ente, ma anche tutti i comuni della provincia Monza e Brianza stanno lavorando a supporto del nuovo ente ed ogni ritardo nella prosecuzione di tale attività comporterebbe il rischio di vanificare un percorso organizzativo complesso e coerente alle attese dei cittadini della Brianza;
il giorno 20 settembre 2006 sul quotidiano nazionale La Stampa è stato ipotizzato «il blocco dell'istituzione di nuove province»;
nello stesso articolo, relativamente all'istituzione delle nuove province, si dichiara: «Nel Governo ora c'è chi propone di rivedere quei confini, prendendo così due piccioni con una fava e istituendo una sorta di super-Province. È il caso di Monza: una delle ipotesi in campo è quella di farla rientrare nell'area metropolitana di Milano, evitando così ad esempio due prefetture»;
secondo l'interrogante, ciò provocherebbe una enorme confusione amministrativa e inevitabili tensioni sociali nel territorio di riferimento, deludendo le attese dei cittadini brianzoli che ancora una volta vedrebbero le loro richieste ed aspirazioni misconosciute dallo Stato -:
se i Ministri interrogati intendano realmente fermare l'istituzione della provincia di Monza e Brianza, in favore dell'area metropolitana di Milano;
se non ritengano che tale eventualità configuri una violazione del principio di sussidiarietà tanto più che la realtà della nuovaprovincia riguarda una popolazione residente di circa 760.000 abitanti, così da risultare la quinta provincia lombarda per grandezza.
(4-01078)
GIOVANARDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i media hanno dato ampio risalto alla vicenda della vice direttrice del Museo di Varna, Marianna Doncheva, fermata dai carabinieri in provincia di Grosseto in
quanto priva di permesso di soggiorno, trasferita nel CPT di Ragusa ivi trattenuta e poi espulsa dall'Italia;
la colpa di tutto questo è stata addebitata alla legge Bossi-Fini ed alle sue aberranti conseguenze;
viceversa il provvedimento è stato assunto in base ad una norma del testo unico del 1931, richiamata anche dalla legge Turco-Napolitano, che prevede che dopo otto giorni di permanenza in Italia lo straniero deve avanzare domanda di soggiorno al questore del luogo dove si trova;
tale norma è disapplicata da sempre perché è davvero raro che i turisti in Italia ne siano a conoscenza -:
se l'iniziativa del fermo del trasferimento a Rifusa e dell'espulsione sia dovuta all'eccesso di zelo di singoli operatori di polizia o se tale comportamento sia stato avallato e coperto in sede governativa per screditare la legge Bossi-Fini.
(4-01087)
PIRO e PISCITELLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 25 settembre numerosi organi di stampa nazionali hanno reso nota una preoccupante vicenda, quella di Mariana Donchenova che, partita dalla Francia dove trascorre lunghi periodi di studio e lavoro, arrivando in Italia per assistere il fidanzato in attesa di un intervento chirurgico, è stata accompagnata al Centro di permanenza temporanea di Ragusa, in quanto sprovvista di permesso di soggiorno;
la vicenda ha rivelato aspetti preoccupanti e irragionevoli, in quanto Mariana Donchenova, archeologa e direttrice del più importante museo di Varna in Bulgaria e ricercatrice in Francia, di passaggio nel nostro Paese, si è trovata, pur non essendo intenzionata ad entrare clandestinamente, né a violare le leggi italiane, a subire lo stesso trattamento riservato a un'immigrata clandestina;
apprendiamo, sempre dagli organi di stampa, che il caso si è risolto il giorno dopo, il 26 settembre, anche grazie al clamore sollevato dalla stampa: l'archeologa è stata trasferita da Ragusa fino all'aeroporto di Catania per prendere il volo diretto a Roma per ritornare, finalmente, nel suo Paese, in Bulgaria, come sollecitato dal legale dell'interessata;
la segnalata vicenda avrebbe potuto avere degli esiti ancora più drammatici. Al già paradossale incidente burocratico del trasferimento nei Cpt per la mancanza del permesso di soggiorno, poteva aggiungersi quello dei tempi di attesa per rendere effettiva l'espulsione: l'articolo 13 del vigente Testo unico sull'immigrazione prevede infatti un periodo di tempo fino a 60 giorni, qualora venga presentato ricorso al decreto di espulsione;
l'assurdo incidente purtroppo si aggiunge ad altri episodi avvenuti nel recente passato che hanno visto coinvolti professionisti, imprenditori, ricercatori bloccati o messi in difficoltà a circolare liberamente nel nostro Paese, a causa di restrizioni, impedimenti burocratici previsti dalla legislazione italiana e, nel caso in esame, di vuoti normativi circa la cosiddetta immigrazione «qualificata»; tutti elementi che rischiano di porsi in palese contrasto con le previsioni in tema di libera circolazione in Europa contenute nel Trattato di Schengen -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per ovviare a tali inconvenienti che rischiano di ledere l'immagine del nostro Paese in Europa;
se non intenda opportuno intervenire, anche mediante l'adozione di rinnovati strumenti legislativi, in grado di dirimere la questione dell'immigrazione qualificata e della differenziazione dei visti.
(4-01089)
ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 24 settembre a Padova una manifestazione contro l'ormai celebre «muro di via Anelli» è stata interrotta da una repressione violenta;
più di duecento manifestanti erano giunti per prendere parte al corteo di protesta contro gli 80 metri di cortina, eretti in via Anelli per isolare la zona a più alta percentuale di extracomunitari e di spacciatori;
al centro della protesta anche temi come la video sorveglianza che la giunta ha voluto applicare in città e la desertificazione dei luoghi di aggregazione;
il giorno prima il questore Alessandro Marangoni aveva deciso di proibire lo svolgimento della manifestazione in prossimità del muro e nell'area delle palazzine «Serenissima» confinando il corteo nell'adiacente via Grassi;
secondo molteplici testimonianze le forze dell'ordine si sarebbero scagliate contro i manifestanti quando ancora stavano percorrendo la strada in cui il corteo era autorizzato. Da quanto riportato dal giornale Il Manifesto del 26 settembre, cariche violente di manganellate, lacrimogeni, hanno causato decine di feriti, due dei quali sono finiti in ospedale. Sarebbero stati usati anche candelotti lacrimogeni contenenti il famigerato gas «cs» - sigla per chlorobenzylidene malonitrile, sostanza la cui pesante nocività è ancora oggetto di dibattito scientifico;
si tratta dello stesso gas del quale numerose inchieste giornalistiche e scientifiche riportarono i gravi rischi per la salute ai quali furono esposti i manifestanti, la cittadinanza e gli stessi operatori di pubblica sicurezza durante le manifestazioni del luglio 2001 per il vertice dei G8 a Genova, quando le forze dell'ordine ne fecero larghissimo uso;
infine, a conclusione degli scontri, quattro manifestanti, tra i quali un ragazzo di 21 anni, sono stati arrestati -:
quali ragioni abbiano spinto ad una repressione così ferma di una manifestazione e che, dato l'annuncio del sindaco Zanonato relativo alla chiusura dell'infelice esperimento del muro di via Anelli, assumeva un valore essenzialmente simbolico;
quali gravi evenienze di ordine pubblico abbiano la decisione di utilizzare il gas «cs» e se siano state prese tutte le precauzioni previste dall'ordinamento e se non si ritenga inopportuno tale utilizzo;
quali misure il Governo intenda adottare per conferire agli enti locali linee guida e le relative risorse per realizzare politiche di ridimensionamento del danno e contrasto alla tossicodipendenza;
se non si ritenga di predisporre politiche di integrazione delle popolazioni immigrate, sostenute da appositi trasferimenti agli enti locali, soprattutto nelle aree maggiormente degradate e a più alto rischio di conflitti.
(4-01091)
MAZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 6 settembre 2006, il consigliere comunale Giulio Marotta ha presentato al protocollo del comune di Limatola un documento contenente le sue dimissioni nonché quelle di altri otto consiglieri, non presenti alla consegna dell'atto;
ciò configura una evidente violazione del disposto di cui all'articolo 38 del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali, che disciplina in maniera rigorosa le modalità di presentazione delle dimissioni, imponendo che la persona delegata alla consegna sia munita di atto di delega autentica;
l'unica conseguenza prevista dalla normativa in tale situazione è l'avvio del procedimento di surroga del consigliere dimissionario, avviato lo stesso giorno dal Presidente del Consiglio Comunale di Limatola, dott. Domenico Dragone;
il 7 settembre 2006, i consiglieri Giulio Marotta, Mario Marotta fu Nicola, Pietro Di Lorenzo, Pietro Luigi Marotta, Mario Marotta fu Marcello, Michele Cervo, Michele Marotta, Antonio Vertucci, Giuseppe Salano, hanno rassegnato le proprie dimissioni dalla carica, con un documento
inoltrato al protocollo dell'Ente dal sig. Giulio Marotta, questa volta ritualmente delegato dagli altri otto consiglieri;
il Prefetto di Benevento, ritenendo di dover applicare al caso in esame la fattispecie dissolutoria prevista dall'articolo 141, comma 1, lettera b, numero 3, ha decretato la sospensione del Consiglio Comunale;
l'applicazione della legge e dei recentissimi orientamenti giurisprudenziali in materia conduce alla necessaria conclusione della mancanza di contestualità delle nove dimissioni, avvenute in due momenti differenti, dal momento che nessuna rilevanza può assumere la successiva reiterazione della volontà dismissiva del sig. Giulio Marotta in data 7 settembre 2006, insieme agli altri otto consiglieri per i quali, invece, il giorno precedente, non si è in alcun modo perfezionata la fattispecie delle dimissioni -:
se ritenga correttamente applicata la normativa vigente e, in caso contrario, quali provvedimenti intenda adottare al riguardo.
(4-01093)
CARUSO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'isola di Lampedusa, in località Vallone Imbriacole, sono in corso imponenti opere di sbancamento del costone roccioso finalizzate alla realizzazione di un Centro di Permanenza Temporanea per immigrati extracomunitari che, da atti pubblici e notizie di stampa, avrebbe dovuto essere realizzato attraverso semplici opere di adeguamento della preesistente Caserma dell'esercito Italiano «L. Adorno» e nelle aree di sedime della suddetta struttura militare;
le poderose opere di sbancamento in corso noti sono invece affatto riconducibili ad interventi di ristrutturazione, bensì alla realizzazione di interventi edilizi ex novo comportanti trasformazioni permanenti dei territorio e gravissimi danni ambientali e paesaggistici in un'arca estremamente vulnerabile sotto il profilo idrogeologico;
tali interventi, a parere dell'interrogante, avrebbero dovuto essere sottoposti a preventiva autorizzazione da parte delle Autorità preposte alla gestione dei numerosi vincoli gravanti sull'area e, con ogni probabilità, anche a preventiva procura di Valutazione di Impatto Ambientale;
le incisioni idrografiche denominate «Valloni» sono tra le più importanti emergenze del paesaggio e del patrimonio ambientale e naturale dell'Isola di Lampedusa;
in particolare, il Vallone Imbriacole ricade in area sottoposta a vincolo paesaggistico, a vincolo archeologico, a vincolo idrogeologico, a vincolo sismico;
inoltre, il Vallone Imbriacole ricade all'interno del perimetro della Zona di Protezione Speciale «Isole di Lampedusa e Lampione» ITA 040002 istituita dal Ministero dell'Ambiente in attuazione delle Direttive Comunitarie 79/409 e 92/43;
l'affidamento dei lavori sarebbe stato effettuato sulla base di un progetto privo delle autorizzazioni degli Enti preposti alla tutela dell'area e senza la Valutazione di Incidenza prevista dal decreto del Presidente della Repubblica 357/97 e dal decreto del Presidente della Repubblica 120/2003;
i lavori di sbancamento realizzati, di conseguenza sembrerebbero essere in contrasto con le disposizioni dell'Unione Europea a tutela dei Siti di Importanza comunitaria in quanto distruttivi degli habitat presenti -:
quale misure si intendano adottare per garantire la tutela dell'integrità della Zona di Protezione Speciale dell'Isola di Lampedusa;
se non ritenga, in particolare, necessario verificare la legittimità della prosecuzione dei lavori e, ove fosse rilevata l'illegittimità degli stessi, ovvero, nelle more delle verifiche, sospenderne la prosecuzione
ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, per evitare ulteriori e irreparabili danni ambientali.
(4-01094)
SALERNO, ALEMANNO, ZACCHERA, MURGIA e FRASSINETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 25 settembre 2006, veniva fatto brillare un ordigno esplosivo dinnanzi alla caserma «Vannucci» di Livorno che ospita oltre a due Reparti della Brigata Folgore, il 9o Reggimento d'assalto Col. Moschin ed il 1o Reggimento Parà Tuscania;
secondo una prima ricostruzione, l'ordigno era congegnato per lanciare all'interno della caserma una carica di gelatina esplosiva che avrebbe potuto sicuramente uccidere e arrecare seri danni a cose e strutture;
l'attentato non ha avuto il suo tragico epilogo potenziale solo grazie all'intervento di due giovani paracadutisti che insospettiti da una borsa dalla quale usciva una piccola scia di fumo distorcevano sia la traiettoria che la forza esplosiva dell'ordigno;
si ritiene gravissimo l'attentato che sembra ubbidire ad una strategia terroristica sul nostro territorio verso basi militari italiane lasciando intendere con ciò l'esistenza e/o l'avvio di una nuova fase, preoccupante, di violenza terroristica e di tensione avente per oggetto e bersaglio le forze armate maggiormente impegnate nelle missioni internazionali di pace;
si esprime piena solidarietà e vicinanza con le unità militari oggetto dell'attentato nonché con tutte le Forze Armate oggi impegnate in delicatissimi e rischiosi compiti internazionali -:
se siano state immediatamente avviate tutte le inchieste amministrative previste dagli organi di indagini civili e militari;
se vi siano già riscontri che proverebbero l'avvio di una fase, in Italia, di violenza terroristica nei confronti delle forze armate impegnate nelle missioni di pace;
quali misure siano state adottate o si intenderanno adottare alla luce di questo attentato per bloccare l'avvio diuna nuova strategia della tensione che oltre alle basi militari costituirebbe un altrettanto grave attentato alla vita democratica nazionale.
(4-01095)
LICANDRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel mese di settembre 2005 il Dottor Francesco Capelli veniva nominato Questore ed assegnato alla provincia di Frosinone, ereditando un «Ufficio» che il suo predecessore lasciava lacerato ed afflitto da pesanti divisioni;
durante questo periodo ha cercato di ricucire quei rapporti interpersonali e ripristinare quella serenità sul luogo di lavoro persi da tempo, elementi indispensabili per il raggiungimento di qualsiasi risultato;
sotto la sua direzione il campionato di calcio serie C1, che vede protagonista il Frosinone sino alla promozione in serie B, si svolge senza grossi problemi, e ciò senza ricorrere alle misure di prevenzione «Daspo» come si usava fare in maniera massiccia e secondo l'interrogante discutibile in passato;
in data 22 maggio 2006, per la prima volta nella storia della Polizia di Stato a Frosinone, il Dottor Capelli dispone dei movimenti interni, «senza sollecitazione alcuna», per sopperire alla cronica mancanza di personale; detti trasferimenti tendevano a recuperare operatori del ruolo ordinario utilizzato in mansioni in cui si richiede l'impiego di personale del ruolo tecnico della Polizia di Stato;
in data 24 maggio 2006, con un atto secondo l'interrogante illegittimo che non ha precedenti, il Prefetto di Frosinone, violando sempre ad avviso dell'interrogante il precetto degli articoli 13 e 14 della
legge 121/81 (di riforma della Polizia di Stato), invia un «provvedimento» scritto al Questore con il quale impone, limitatamente al Centralino, i trasferimenti di quattro dipendenti, indicandone espressamente i nomi e le qualifiche;
il dottor Capelli, in qualità di Questore, difendendo le sue prerogative, resiste fino a che non viene convocato presso il dipartimento della P.S. dove gli viene «incredibilmente» intimato di ritirare la sua ordinanza limitatamente ai quattro avvicendamenti del centralino che interessavano al Prefetto;
con tale comportamento al Questore è stato impedito un suo «diritto» e, contestualmente, di recuperare le figure di due poliziotti da reimpiegare in attività operativa, nonostante le gravi carenze di personale esistenti presso la Questura di Frosinone;
in data 8 settembre 2006, a ridosso dell'inizio del campionato di calcio, con uno stadio a rischio agibilità e nell'imminenza di alcuni correttivi che avrebbero permesso alla Polizia di Stato di Frosinone di far fronte nell'immediato alle esigenze di ordine pubblico, per quanto possibile viste le gravi carenze d'organico, il Dottor Francesco Capelli viene trasferito alla Direzione centrale della immigrazione e della Polizia delle frontiere, quale consigliere ministeriale aggiunto, ove prenderà servizio il 15 settembre 2006 lasciando di fatto la provincia di Frosinone nelle mani del nuovo Questore al quale occorrerebbero mesi per conoscere e di conseguenza impiegare al meglio i lavoratori della Polizia di Stato, e che in brevissimo tempo dovrà anche farsi carico dell'agibilità dello stadio di calcio, i cui lavori sono in pesante ritardo, aumentando così i rischi sulla sicurezza di una struttura collocata al centro del capoluogo;
il Questore subentrante, proveniente dalla provincia di Latina, ha già avuto problemi di rapporti con i sindacati di polizia e che è stato assegnato ad una Questura, quella di Frosinone appunto, nella quale da anni vi è una situazione difficilissima per i pessimi rapporti con le organizzazioni sindacali -:
quali iniziative urgenti intende intraprendere per far piena luce sui fatti richiamati in premessa, ed identificare gli eventuali responsabili di comportamenti non giustificabili, onde evitare che simili episodi possano verificarsi in futuro.
(4-01096)