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Allegato B
Seduta n. 43 del 27/9/2006
TESTO AGGIORNATO ALL'11 OTTOBRE 2006
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il 19 settembre 2006 si è svolta dinanzi a palazzo Chigi una manifestazione in favore della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e contro l'esclusione dell'opera, operata dal Governo di centro-sinistra, dal programma delle opere strategiche della cosiddetta «legge obiettivo»; all'evento politico hanno partecipato numerosi esponenti politici nazionali, regionali e locali, associazioni e sindacati della più diversa ispirazione politica e culturale, nonché, compatta, la Casa della Libertà; non altrettanta compattezza si rileva nella attuale maggioranza di Governo, nell'ambito della quale molti esponenti esprimono perplessità o imbarazzato silenzio rispetto a questa improvvida decisione, peraltro contenuta nel programma di Governo dell'Ulivo e confermata dalla risoluzione sul documento di programmazione economico-finanziaria approvata nel luglio 2006;
peraltro va ricordato che nel 1985 l'allora presidente dell'Iri, Romano Prodi, confermava alla stampa la sua volontà di costruire un collegamento stabile fra la Sicilia e il resto dell'Italia, sottolineando come non avrebbe posto ostacoli «... all'attuazione di un'opera definita all'unanimità dal nostro Parlamento di prevalente interesse nazionale...» in quanto «...la produttività del settore agricolo e delle industrie di trasformazione e manifatturiera della Sicilia è fortemente ostacolata dalla barriera naturale costituita dallo Stretto...»;
con delibera del 1o agosto 2003 il Cipe ha approvato il progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale presentato dalla concessionaria società Stretto di Messina spa, accertando la fattibilità tecnica e la compatibilità ambientale dell'opera, la cui ottemperanza da parte della società sarà verificata dal ministero dell'ambiente prima dell'approvazione del progetto definitivo; a tal fine la Stretto di Messina spa ha avviato una gara internazionale per un valore di circa quaranta milioni di euro per la realizzazione di un piano di monitoraggio ambientale, riguardante l'intera area dello stretto di Messina; le attività finora svolte da Stretto di Messina spa sono state giudicate pienamente conformi alla normativa ambientalistica sia dal tribunale amministrativo regionale del Lazio sia dal Consiglio di Stato, con sentenze del maggio 2004 e del luglio 2005;
il positivo esito della gara pubblica internazionale, la cui procedura si è sviluppata secondo principi di trasparenza e par condicio per 18 mesi, ha individuato un consorzio di imprese aggiudicatario con le conoscenze e le esperienze necessarie per la realizzazione del ponte sospeso a campata unica più lunga al mondo; il 27 marzo 2006, infatti, Impregilo, capogruppo della cordata vincitrice della gara per il General Contractor, ha siglato con la Stretto di Messina Spa un contratto da 3,9 miliardi di euro, che prevede dieci mesi per la progettazione definitiva ed esecutiva e 5 anni per la realizzazione dell'opera;
nella convenzione sono previsti in modo dettagliato gli impegni a carico di Stretto di Messina spa per assicurare l'alta sorveglianza sul progetto e l'attuazione di tutte le necessarie iniziative, al fine di impedire infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nella realizzazione dell'opera; corrispondenti analoghi impegni sono previsti a carico del contraente generale dal richiamato contratto; la società Stretto di Messina spa ha stipulato con il comitato per l'alta sorveglianza sulle opere pubbliche, istituito presso il ministero dell'interno, un protocollo in cui si è impegnata ad assicurare il monitoraggio e la tracciabilità di tutti i movimenti finanziari connessi alla raccolta dei finanziamenti, nonché di tutti i pagamenti da effettuare nei confronti del contraente generale dei suoi affidatari e subaffidatari;
il piano finanziario allegato alla convenzione stipulata, ai sensi della legge n. 1158 del 1971, così come modificata dal decreto legislativo n. 114 del 2003, da Stretto di Messina spa con il concedente ministero delle infrastrutture e dei trasporti non prevede contributi a fondo perduto a carico del bilancio dello Stato; il canone previsto da parte di Rete ferroviaria italiana per l'uso della traccia ferroviaria non costituisce un costo aggiuntivo per le Ferrovie dello Stato, ma sostituirà il costo, perfino superiore, dell'attuale traghettamento e, pertanto, non inciderà sulle future politiche di investimento ferroviario;
per quel che riguarda i costi dell'opera, certificati dal ministero dell'economia, si prevede una spesa di 4,9 miliardi di euro già accantonati per il 94 per cento (4,6 miliardi) con somme vincolate: 40 per cento Stretto di Messina, 14 per cento Fs, 20 per cento General Contractor e 20 per cento Ue. Da coprire reste solo un 6 per cento, pari a circa 270 milioni di euro e che potrebbero essere reperiti attingendo ai Fondi europei di sviluppo regionale (FESR) nella nuova programmazione comunitaria 2007-2013;
la soppressione dell'impegno di realizzare il ponte comporta, ad onta delle dichiarazioni rassicuratorie di esponenti della maggioranza, il pagamento di una penale al General contractor oltre ad un più che probabile avvio di ulteriori azioni giudiziarie risarcitorie. Al contraente generale spetterebbe il pagamento delle prestazioni correttamente eseguite nonché il rimborso delle eventuali ulteriori spese sostenute purché giustificate e ritenute congrue dalla Stretto di Messina; tra le voci che potrebbero rappresentare una richiesta d'indennizzo da parte della società aggiudicatrice v'è anche quella relativa agli interessi per il finanziamento concesso in autunno all'associazione di imprese di cui Impregilo è mandataria e cioè 250 milioni di euro erogati dalla Cassa depositi e prestiti e da una serie di banche private tra cui Banca Intesa, Monte Paschi e Unipol Merchant banca; va sottolineato che Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, il 21 luglio 2006 ha pubblicamente dichiarato che «...oggi come oggi, se diciamo che il ponte non si fa c'é una penale di 388 milioni di euro. La migliore attività imprenditoriale l'ha avuta chi ha vinto quell'appalto, perché rischia di prendere soldi senza costruire nulla ... é stata fatta una società ponte sullo stretto ed é stata fatta una gara, che è stata vinta da una cordata. Poi é stato fatto un contratto. Questo produce effetti giuridici. Se si torna indietro si paga la penale. Buttare via i soldi credo che sia un male per lo Stato...»;
da un'analisi predisposta da advisor esterni alla società Stretto di Messina, presentata a Palermo il 24 luglio 2006, è risultato che nella fase di cantiere per la realizzazione del ponte è realizzabile un incremento dell'occupazione diretta e indiretta pari a circa 40.000 unità l'anno limitatamente a Sicilia e Calabria;
studi recenti hanno valutato in circa 10.000.000 in più i turisti che verrebbero a visitare il Sud del Paese attratti dal ponte che certamente costituirà l'opera di ingegneria più avanzata del mondo;
l'attuale Giunta regionale Siciliana ha fatto della questione «ponte sullo Stretto» il punto centrale della propria campagna elettorale per le regionali della primavera 2006, vincendo agevolmente il confronto elettorale; l'impegno politico è stato poi confermato dal Documento di programmazione economico-finanziaria regionale 2007-2011, in cui si sottolinea che si tratta di un'opera auto-finanziata, strategica per i flussi di traffico da e per la Sicilia e che già oggi può contare su un mercato annuo di 10 milioni di passeggeri paganti; ma la Sicilia intera sottolinea che non si tratta «solo di un ponte», come affermato da esponenti del Governo dell'Ulivo, quanto di una impostazione politica, culturale e strategica: si tratta di capire se si intenda collegare economicamente e culturalmente Palermo con Berlino tramite previsto il Corridoio europeo n. 1 o se invece si intenda abbandonare
l'isola all'arretratezza ed agli sconvolgimenti socio-economici che affliggono il Mediterraneo;
impegna il Governo:
a far proseguire le procedure per la realizzazione del ponte e a riferire puntualmente al Parlamento sullo stato di avanzamento dei lavori, nonché sul costo delle penali da versare al contraente generale in caso di eventuale annullamento dell'opera;
a modificare il programma di Governo nel senso di adottare tutte le opportune iniziative affinché:
a) la realizzazione dell'opera venga assicurata nel rispetto dei più elevati standard di qualità e di rispetto dell'ambiente, nonché nei tempi e nei costi originariamente previsti;
b) la realizzazione dell'opera sia assicurata nel pieno rispetto della legalità, impedendo ogni tipo di infiltrazione da parte della criminalità organizzata;
c) nella futura programmazione delle opere strategiche per il Paese, nell'ambito di una distribuzione omogenea delle risorse finanziarie su tutto il territorio nazionale, il ponte sullo stretto di Messina venga inserito in un'ampia infrastrutturazione dell'area interessata, al fine di consentire la valorizzazione delle risorse territoriali e la massimizzazione delle ricadute socio-economiche.
(1-00029) «La Loggia, Elio Vito, Angelino Alfano, Baiamonte, Caligiuri, Fallica, Fedele, Floresta, Germanà, Giudice, Grimaldi, Marinello, Martino, Minardo, Misuraca, Mormino, Palumbo, Prestigiacomo, Stagno d'Alcontres, Tremonti».
La Camera,
vista la proposta di regolamento presentata il 16 dicembre 2005 dalla Commissione europea relativa all'indicazione del paese di origine di taluni prodotti importati da paesi terzi (COM (2005) 661);
visto che sull'argomento si è espresso anche il Parlamento europeo che il 6 luglio 2006 ha approvato all'unanimità, con una sola astensione, una risoluzione favorevole all'introduzione nell'Unione europea di un sistema obbligatorio di indicazione del Paese di origine per una serie di prodotti importati che sono: tessili, abbigliamento, gioielleria, calzature, pelletteria, borse, lampade ed impianti di illuminazione, articoli in vetro e ceramica;
visto inoltre che il Parlamento europeo, nella citata risoluzione, sottolinea l'importanza che annette all'introduzione del marchio di origine in virtù di due considerazioni principali: da una parte alcuni tra i maggiori partners europei come Stati Uniti, Canada, Giappone e Cina hanno introdotto già il marchio di origine obbligatorio e dall'altra il sistema non solo garantirebbe trasparenza al consumatore ma aiuterebbe le PMI Ue esposte alla concorrenza globale ed ai danni della contraffazione dilagante;
visto che nella risoluzione approvata si invita Commissione e Consiglio a compiere tutti i passi necessari per assicurare parità di condizioni con i partners commerciali che hanno già applicato le disposizioni in materia di marchio di origine e a porre in essere un'adeguata sorveglianza doganale;
visto che la X Commissione della Camera dei Deputati sta esaminando dei provvedimenti legislativi (AC 664 e AC 848) che, riproducendo in maniera identica un testo complessivamente condiviso nella passata legislatura, reca l'istituzione di un sistema di etichettatura riguardante i prodotti realizzati in Paesi non appartenenti all'Unione europea in cui sia evidenziato il Paese di origine del prodotto finito, nonché dei prodotti intermedi (articolo 7) e la creazione di marchi appositi per prodotti realizzati totalmente in Italia e per prodotti nel cui processo di fabbricazione hanno contribuito imprese di altri Paesi (articoli 1 e 10);
considerato che i giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza 2648/06 hanno elaborato il seguente principio di diritto: «Integra il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (articolo 517 Cp) la commercializzazione di beni del settore dell'abbigliamento con la dicitura "Italy", che pur essendo prodotti da una ditta italiana su disegno e tessuto italiani, siano stati confezionati all'estero da maestranze non italiane, in quanto in questo particolare settore l'Italia gode di un prestigio internazionale, fondato anche sulla particolare specializzazione delle maestranze impiegate, e pertanto il sottacere tale dato fattuale o il fornire fallaci indicazioni ha l'intento di conferire al prodotto una maggiore affidabilità promuovendone l'acquisto»;
rilevato che la sentenza pur avendo ad oggetto il comparto tessile, di fatto, ha un impatto più ampio in quanto presuppone una parziale revisione del concetto di «origine imprenditoriale» dei prodotti, secondo cui l'espressione «origine o provenienza» del prodotto si interpretava in relazione al soggetto cui si deve far risalire la responsabilità giuridica e produttiva e che pertanto garantisce la qualità del prodotto. Con la suddetta sentenza la Cassazione ha quindi parzialmente corretto questa impostazione per tutti i prodotti la cui notorietà è strettamente legata alla provenienza italiana;
preso atto che la maggior parte dei partners commerciali dell'Unione europea hanno attualmente in vigore disposizioni che prevedono l'indicazione di origine per alcune categorie di prodotti importati e che non sono stati mai sollevati problemi di compatibilità tra tali misure e gli accordi del WTO in sede europea;
considerato che il 15 settembre scorso a Canton è stato firmato un protocollo di intesa tra la Federazione tessile italiana e l'omologa China National Textile and Apparel Council finalizzato alla lotta alla contraffazione;
considerato che la proposta di regolamento è in attesa di essere esaminata dal Consiglio che, in base all'articolo 133, paragrafo 2, del Trattato istitutivo della CE delibera senza l'obbligo di acquisire il parere del Parlamento europeo,
impegna il Governo:
a sostenere con determinazione tale proposta di regolamento in sede di esame da parte del Consiglio europeo e ad attivarsi per accelerarne l'applicazione pratica in sede nazionale;
a promuovere ogni opportuna iniziativa per favorire la tracciabilità dei prodotti del tessile abbigliamento calzature, al fine di una corretta informazione ai consumatori che li metta in condizioni di effettuare scelte libere e consapevoli e per conseguire le opportune tutele della salute dei lavoratori e degli utilizzatori finali.
(1-00030) «Lulli, Provera, Capezzone, Affronti, Trepiccione, Ferdinando Benito Pignataro, Ruggeri, Mura, Burchiellaro, Chicchi, Vico, Tomaselli, Sanga, Martella, Testa, Giacomelli, Ghizzoni, Quartiani, Merloni, Frias, Fluvi».
La Camera,
premesso che:
ogni anno i pescatori giapponesi, da ottobre a marzo, catturano e uccidono circa 20.000 piccoli cetacei, in modo brutale e violento; si tratta del più grande e pianificato massacro di delfini nel mondo che si compie soprattutto a Futo, a Taiji, presso la penisola di Izu e nell'isola di Iki;
i pescatori sostengono che uccidere i delfini rappresenta la modalità migliore per preservare le risorse ittiche e ridurre la competizione sulla pesca;
le ragioni delle nuove mattanze sono motivate dalla domanda dei delfinari che richiedono sempre nuovi esemplari da utilizzare nei «programmi di nuoto con delfini», per rimpiazzare quelli che muoiono per lo stress;
i «programmi di nuoto con delfini» e la «terapia assistita con i delfini» sono diventati il nuovo grande business delle strutture di cattività di tutto il mondo: essi consistono nella immersione in vasca di persone convinte di interagire liberamente con i delfini, mentre, in realtà, ogni interazione è rigidamente controllata dall'addestratore attraverso la deprivazione alimentare;
la mattanza avviene attraverso la così detta pratica drive fisheries ovvero «pesca guidata»; per la sua pratica i pescatori si dirigono verso il mare aperto incrociando le rotte migratorie dei delfini e, una volta avvistato il branco, iniziano a colpire con i martelli i pali di acciaio posti lateralmente alle imbarcazioni; in tal modo creano volontariamente un muro di suoni sottomarino che causa panico e disorientamento nei delfini, i quali, cercando di allontanarsi dai rumori, nuotano nella direzione opposta; ciò permette ai pescatori di compattare il gruppo e di dirigerlo all'interno di piccoli fiordi o baie, a questo punto viene impedita la fuga dei delfini con l'utilizzo di reti poste all'imboccatura della baia; i delfini in preda al panico cominciano a «piangere», ad emettere suoni e spesso vengono lasciati in questa condizione tutta la notte; il giorno seguente, i pescatori con una piccola imbarcazione entrano nella baia dove vengono selezionati i delfini «giusti» da utilizzare nelle strutture di cattività (delfinari, oceanari e acquari), destinati ad essere venduti ed addestrati attraverso metodi violenti e coercitivi, attraverso la deprivazione alimentare e rinchiusi a vita;
la mattanza ha così inizio, e le grida e i lamenti delle madri separate dai loro piccoli, scelti per essere utilizzati come pagliacci o pseudo taumaturghi nelle strutture di cattività di tutto il mondo, giungono a noi attraverso le immagini per le quali non si può non provare rabbia, sdegno e dolore; i delfini terrorizzati vengono portati a riva, percossi e sommariamente smembrati con arpioni e coltelli e successivamente issati a bordo delle barche; spesso non sono ancora morti, e la morte arriva dopo interminabili minuti, se non ore;
la mattanza e la scelta dei delfini tutto avviene in presenza di addestratori e commercianti che, dopo aver scelto gli animali «da delfinario», assistono alla strage;
la carne di delfino viene utilizzata a scopi alimentari umani, nonostante l'agenzia investigativa per l'ambiente (Enviromental Investigation Agency) e numerose ricerche scientifiche abbiano dimostrato che questa, soprattutto in Giappone, è pericolosamente ricca di tossine quali: mercurio ed altri metalli pesanti, ddt e altri pericolosi contaminanti; spesso viene venduta come carne di balena;
i delfini sono infatti predatori all'apice della piramide alimentare, e tendono ad accumulare grandi quantità di inquinanti come il mercurio, mentre ciò accade in misura minore nelle balene che sono dei filtratori;
studi recenti hanno dimostrato che in alcuni campioni di carne di delfino in vendita sul mercato giapponese, il contenuto di mercurio era mediamente 900 volte al di sopra del limite massimo consentito dalla legge vigente in materia;
gli scarti della carne di delfino vengono anche utilizzati come cibo per animali e come fertilizzante; una confezione grande come una saponetta di carne di delfino costa, sul mercato attuale, circa 2000 yen;
nel 2003 l'agenzia della pesca Nipponica ha autorizzato solo a Tajij il massacro di:
300 glodicefali;
300 grampi;
300 pseudorche;
890 tursiopi;
450 stenelle striate;
450 stenelle frontalis.
il 20 settembre, in tutti i continenti, in 30 paesi, coordinate da 58 organizzazioni non governative internazionali ed in Italia dagli Animalisti Italiani, si sono tenute manifestazioni di protesta davanti alle ambasciate del Giappone, per porre fine alle mattanze dei cetacei;
impegna il Governo:
a chiedere ufficialmente al Governo Giapponese di porre fine a una pratica barbara e cruenta come il massacro di migliaia di cetacei ogni anno;
a prevedere l'adozione immediata di iniziative sia in ambito nazionale che in ambito comunitario, per la condanna di simili atti, considerando che i cetacei, quali specie migratorie, non possono essere considerate di «proprietà» di un singolo Stato e che sono protetti da normative internazionali quali la Convenzione Internazionale di Washington.
(1-00031) «Bonelli, Balducci, Boato, Cassola, De Zulueta, Francescato, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Poletti, Trepiccione, Zanella, Mellano».
La Camera,
premesso che:
ad ottobre del 2005 è stato ultimato il trasferimento della sede dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) da Bruxelles a Parma, città individuata dal Consiglio europeo quale sede permanente dell'organismo scientifico destinato a fornire pareri scientifici indipendenti relativamente alle questioni inerenti la sicurezza alimentare;
il regolamento istitutivo, approvato il 28 gennaio 2002 dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo, stabilisce i principi ed i requisiti di base del diritto alimentare e assegna all'EFSA il compito di costruire e coordinare una rete in grado di realizzare una stretta collaborazione con le Autorità nazionali che operano nello stesso campo;
da ciò è discesa la necessità di attivare le procedure per la costituzione di una autorità per la sicurezza alimentare in Italia, organismo scientifico indipendente sebbene funzionalmente collegato al Ministero della Salute;
atti in tal senso sono già stati compiuti nella precedente legislatura su esplicita volontà del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, On. Gianni Alemanno, poiché a tale Ministero spetta, opportunamente, il compito di esprimere un parere, trattandosi di un'Autorità i cui atti avranno conseguenze immediate e dirette sulla produzione di alimenti;
nei primi mesi del 2005 è stato costituito a Foggia il Comitato tecnico-istituzionale per la strutturazione e il sostegno della candidatura del capoluogo della Capitanata a sede dell'Autorità stessa. Coordinati dalla Provincia di Foggia, ne fanno parte o ne condividono l'operato: l'Università degli Studi di Foggia, la Camera di Commercio di Foggia, tutti gli Enti locali, le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali e gli enti di ricerca che operano nel territorio foggiano;
nel maggio del 2005 è stato costituito il Comitato scientifico incaricato di strutturare la proposta del territorio al Governo, proposta ufficializzata il 13 settembre 2005 nel corso di un incontro tra i rappresentanti delle istituzioni locali e l'allora ministro per le Politiche Agricole e Forestali, On. Gianni Alemanno;
a rafforzare l'indicazione di Foggia quale sede dell'Autorità per la Sicurezza Alimentare, il 31 maggio del 2005 è stato approvato dalla Giunta della Regione Puglia, all'unanimità, un atto di sostegno alla candidatura;
la candidatura di Foggia a sede dell'Authority nazionale per la sicurezza alimentare è fondata su alcuni pilastri: la rilevanza della produzione agricola e agroalimentare; la presenza di centri di formazione e di ricerca di eccellenza che operano nel settore agricolo e agroalimentare;
la produzione agricola foggiana è pari a quella dell'intero Molise o dell'intera Basilicata;
sul fronte agroalimentare, Foggia ospita il più importante pastificio del Gruppo Barilla, dopo quello storico di Parma, e si appresta ad ospitare il più grande impianto di trasformazione di pomodoro del Sud dell'Italia;
lo sviluppo della filiera agricola è stato sollecitato o assecondato dai centri di ricerca, alcuni dei quali storici, presenti nel territorio provinciale: l'Istituto Sperimentale per la cerealicoltura, l'Istituto per le colture foraggere, l'Istituto Sperimentale per la Zootecnia, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata, il Lachimer (Laboratorio Chimico Merceologico della Camera di Commercio), l'Istituto per lo studio degli ecosistemi costieri del CNR di Lesina; il Servizio Igiene e prevenzione dell'Asl FG/3;
all'interno dell'Università di Foggia, grazie anche alla presenza della Facoltà di Agraria, si sono inoltre sviluppate strutture di assoluto rilievo in campo scientifico: il Biopolo Dauno e il Centro di Ricerca Interdisciplinare Bioagromed. Da ultimo, la Regione Puglia ha individuato nella provincia di Foggia la sede ideale per il Distretto Agroalimentare Regionale, destinato alla promozione dell'innovazione in agricoltura;
il Presidente della Regione Puglia, On. Nichi Vendola, ha affermato: «Credo che la Puglia sia il territorio che merita di ospitare la sede dell'Authority agroalimentare. Credo che sia la sede naturale e che possa investire in questo strumento come uno strumento importante. La sede naturale è Foggia, e le argomentazioni che militano per la scelta foggiana sono forti»;
il Sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, On. Gianni Mongiello, titolare della delega alla costituzione dell'Autorità per la Sicurezza Alimentare, ha ribadito che «Foggia ha tutte le carte in regola per ottenere questo riconoscimento: produzioni, centri di ricerca, tradizioni, storia»;
il Ministro per Politiche Agricole Alimentari e Forestali, On. Paolo De Castro, ha pubblicamente dichiarato: «Noi ci impegniamo a lavorare e valorizzare il territorio. E a sostenere la candidatura di Foggia per il focal point che servirà come unità di raccordo e coordinamento di tutte le istituzioni che fanno capo all'Authority di Parma»,
impegna il Governo
ad assumere, in tempi rapidi e certi, gli atti necessari all'istituzione dell'Autorità Nazionale per la Sicurezza Alimentare;
se non intenda il Governo indicare Foggia quale sede dell'Autorità stessa.
(1-00032) «Bordo, Leone, Antonio Pepe, Caldarola, Carbonella, Vico, Grassi, Fitto, Bellanova, Servodio, Nicola Rossi, Tomaselli, Sasso».