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Allegato B
Seduta n. 45 del 2/10/2006
...
GIUSTIZIA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 18 settembre 2006 il dottor Massimo Vecchio, Presidente della sezione dei giudici delle indagini preliminari e per l'udienza preliminare presso il tribunale di Catanzaro, richiesto dal pubblico ministero in sede, ha proceduto all'archiviazione delle posizioni processuali, tra gli altri, dei parlamentari Giuseppe Valentino ed Angela Napoli quali persone sottoposte ad indagini penali in relazione ai delitti di associazione mafiosa in concorso il primo, e di violenza o minaccia pluriaggravata ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, la seconda;
la motivazione del provvedimento in questione contiene la denuncia e la stigmatizzazione di condotte processuali del pubblico ministero, meritevoli di censura sotto diversi profili, poste in essere nella conduzione dell'attività procedimentale;
addirittura l'Ufficio del pubblico ministero, sempre secondo quanto evidenziato dal giudice Vecchio, ha omesso l'invio all'ufficio giurisdizionale di atti rilevanti del procedimento;
il medesimo giudice rileva che, ancorché irrilevanti ai fini delle indagini, sono state utilizzate dal pubblico ministero intercettazioni ambientali e telefoniche in difetto della prescritta autorizzazione della competente Camera del Parlamento concretizzando, in tal modo, «...grave violazione delle prerogative parlamentari, a termine dell'articolo 68, comma 3, della Costituzione»;
sempre in ordine al procedimento penale de quo, il dottor Pietro Pezzano, all'epoca dei fatti Direttore della Filiale di Catanzaro della Banca Antonveneta, coinvolto per un evidente errore di persona nelle indagini, nonostante avesse prontamente fornito prova decisiva (memoria depositata dal difensore il 9 marzo 2005, consulenza fonica depositata il 4-13 luglio 2005 ed informativa della Squadra Mobile di Reggio Calabria del 14 luglio 2005) in ordine all'evidente equivoco costatogli il clamore della cronaca giornalista, è stato costretto ad attendere per oltre un anno mezzo una richiesta di proscioglimento immediatamente reclamata;
nel corso della passata legislatura il Ministro della giustizia aveva disposto due distinte e separate indagini ispettive presso la Procura della Repubblica di Catanzaro a seguito di numerosissimi esposti pervenuti al Ministero circa la complessiva situazione in cui l'Ufficio di Procura versava e circa, in particolare, l'attività disinvolta di alcuni magistrati titolari di delicatissime indagini;
tali accessi ispettivi, per quanto è dato di sapere, hanno consegnato conclusioni allarmanti sulla complessiva gestione della medesima Procura in relazione a gravi violazioni perpetrate in occasione di moltissimi procedimenti penali e, più in generale, alla complessiva assegnazione e gestione degli affari penali -:
se, effettuati gli accertamenti di rito ed acquisto il provvedimento del Presidente dei GIP/GUP di Catanzaro dottor Massimo Vecchio citato in premessa, ritiene di avviare azione disciplinare nei confronti del o dei responsabili delle violazioni di portata costituzionale denunciate dall'organo della giurisdizione nel provvedimento indicato in premessa.
(2-00155) «Germanà».
Interrogazione a risposta orale:
VANNUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dell'uso indiscriminato e non controllato delle intercettazioni telefoniche, telematiche, informatiche o ambientali, sta emergendo in maniera assai preoccupante fino a rappresentare un pericolo diffuso per il diritto alla riservatezza di ogni cittadino, considerato sia come singolo nella sua sfera privata, sia nelle attività poste in essere nella vita relazionale e nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità;
in particolare negli ultimi tempi stanno destando allarme sociale le notizie diffuse dagli organi di informazione, per cui anche nell'ambito di indagini disposte dalla magistratura si sarebbero verificate improprie e illecite utilizzazioni delle intercettazioni, pur autorizzate dalle competenti procure, da parte di soggetti non meglio identificati;
nello specifico, sempre secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Milano sul caso delle intercettazioni telefoniche legate alla questione Telecom, sarebbe emerso «che tabulati telefonici "fuoriuscivano" da alcune procure, fra le quali quelle di Ancona e Pesaro» -:
quali misure intenda intraprendere il Ministro della Giustizia per verificare e chiarire se effettivamente, e come, si sia determinato, nell'ambito delle indagini giudiziarie disposte da alcune procure, tra cui quelle di Ancona e Pesaro, una diffusione illecita delle risultanze di intercettazioni.
(3-00275)
Interrogazione a risposta scritta:
PISCITELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i magistrati onorari che svolgono la funzione di giudici di pace sono circa 3.500 e, in base all'articolo 11 della legge 21 novembre 1991, n. 374, vengono retribuiti con un'indennità sulla base di ogni procedimento o ricorso definito;
le indennità corrisposte ai giudici di pace variano a seconda della quantità dei procedimenti svolti e ciò, presentando caratteri analoghi a quelli previsti dalla retribuzione a cottimo, non appare compatibile con la funzione giurisdizionale, in quanto rischia di far sorgere nel giudice un interesse personale, impedendogli di essere o, quanto meno, di apparire, obiettivo ed imparziale;
la stessa Corte costituzionale ha affermato che «Va escluso nel giudice qualsiasi anche indiretto interesse alla causa da decidere, e deve esigersi che la legge garantisca l'assenza di qualsiasi aspettativa di vantaggi, come di timori di alcun pregiudizio, preordinando gli strumenti atti a tutelare l'obiettività della decisione» (Sentenza n. 60/69);
le indennità percepibili dai giudici di pace sono soggetti al limite previsto dalla legge 311/2004 - Legge finanziaria 2005 - che stabilisce un limite massimo per ciascun giudice di 72.000 euro l'anno;
a giudizio dell'interrogante, tale sistema retributivo finisce per determinare notevoli, e non sempre giustificabili, disparità di trattamento tra magistrati che svolgono le stesse funzioni -:
se non ritenga opportuno rendere noto, con riferimento a ciascun ufficio, il compenso medio dei giudici di pace nell'anno 2005 e il numero dei giudici di pace che per lo stesso anno hanno percepito indennità pari al limite massimo di 72.000 euro o, comunque, superiori a 40.000 euro;
se non intenda adottare iniziative normative di modifica delle norme vigenti al fine di correggere il sistema retributivo degli anzidetti giudici in aderenza ai principi dell'imparzialità dei magistrati e di una maggiore credibilità della giustizia.
(4-01132)