Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 48 del 5/10/2006
...
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Fondazione Valentino Bucchi organizza da 29 anni un premio internazionale per la musica del 20o e 21o secolo;
il premio, unico in Italia e il più antico della Capitale; coinvolge musicisti ed esperti di diverse generazioni provenienti da tutto il mondo, in concerti, dibattiti, confronti e incontri tra culture ed è ricompresso da oltre 20 anni negli accordi culturali dei Ministero degli affari esteri con numerosi Paesi;
grazie alla manifestazione, ad oggi, ben 486 giovani musicisti di 43 paesi hanno ricevuto borse di studio;
in relazione all'organizzazione dell'evento per il 2006, la Fondazione ha preventivato una spesa complessiva tra i 200 e i 300 mila euro destinati a 7 gare
internazionali, a borse di studio, all'ospitalità delle giurie e ai costi vivi -:
se non ritenga opportuno provvedere alla erogazione delle risorse necessarie alla realizzazione del prestigioso Premio Bucchi 2006 negli importi preventivati dalla Fondazione, sensibilizzare l'amministrazione competente affinché sia assegnato, come avvenuto in numerose edizioni precedenti un adeguato numero di giovani del servizio civile.
(5-00273)
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORI e MENIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è in corso a Palazzo Medici Riccardi a Firenze la mostra dell'antica statua di bronzo di un atleta ritrovata nel 1997 nelle acque adriatiche di Lussino;
incredibilmente la Provincia di Firenze ha inteso intitolare la mostra «L'atleta della Croazia» ignorando i più elementari rudimenti di storia inerenti Lussino avendo la Croazia, Paese nato nel 1991, il solo «merito» nella vicenda storica in questione di essere lo Stato cui appartiene l'isola di Lussino, dopo essere stata da sempre isola di tradizione italo-veneta;
l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha inutilmente espresso la propria critica in merito agli organizzatori e darà vita in Firenze sabato 7 ottobre 2006, ad un sit in di protesta -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere in merito.
(4-01182)
ASCIERTO e MARTINELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 24 agosto 2001 mentre percorreva via Caposeda, moriva in sella alla sua bicicletta il quattordicenne Riccardo Schipani, investito da un'automobile;
l'avvenimento suscitò naturalmente grande dolore e rammarico nell'intera comunità di Montegrotto Terme;
a seguito di questo incidente, la pista ciclabile di via Caposeda, ora in funzione, è stata voluta dall'amministrazione comunale al fine di scongiurare il ripetersi di tali tragedie;
la stessa amministrazione comunale con l'autorizzazione ambientale dell'Ente Parco Colli Euganei si è resa protagonista di una lodevole iniziativa: istituire in prossimità di tale pista ciclabile una targa commemorativa, alla cui stesura del testo hanno partecipano tra l'altro i bambini della scuola elementare di Montegrotto;
successivamente il soprintendente architetto Guglielmo Monti ha decretato un pronunciamento - che l'interrogante reputa incredibile - di annullamento della posa della targa, non autorizzando di fatto tale iniziativa, annettendo motivazioni - che gli interroganti reputano risibili - di carattere estetico;
questo provvedimento preso dal Soprintendente Monti ha provocato sdegno e dolore non solo nei genitori del ragazzo, ma in tutti i cittadini del Comune e nell'amministrazione del comune stesso, che ha pertanto già proposto ricorso al Tar avverso la decisione -:
se il Ministro interrogato voglia intervenire compiendo opera di sensibilizzazione sulla Sopraintendenza affinché venga revocato, da parte della stessa, il pronuncianiento di non autorizzazione alla posa della targa commemorativa posta in Montegrotto, in via Caposeda a ricordo del quattordicenne scomparso Riccardo Schipani.
(4-01190)
ASCIERTO e MARTINELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Montegrotto Terme ha avviato, oramai da lungo tempo, un progetto per riqualificare il rilevante patrimonio
artistico di Villa Draghi realizzando nell'aera il primo «museo delle terme» in Italia;
nel mese di febbraio 2006 la zona di Villa Draghi è stata delimitata e cantierizzata per permettere la pulizia del sito, propedeutica ai successivi interventi previsti dal progetto condiviso, approvato e finanziato dal Ministero per i beni culturali e università, dalla Soprintendenza Archeologica, dalla Soprintendenza ai Beni Monumentali, dall'Università di Padova;
nello stesso mese di febbraio il soprintendente, raccogliendo un invito informale di un'Associazione Locale ha proceduto ad un non meglio chiarito sopralluogo del cantiere insieme a rappresentanti della stessa associazione locale, senza inviare, come sarebbe stato opportuno, alcuna comunicazione ufficiale all'amministrazione comunale di Montegrotto;
la Soprintendenza in data 17 marzo 2006 ha chiesto al Comune di Montegrotto, con carattere d'urgenza, il progetto preliminare di restauro di Villa Draghi;
il 28 marzo 2006, quindi in tempi molto brevi, il comune ha provveduto ad inviare il progetto preliminare del restauro di Villa Draghi che è stato regolarmente depositato presso la competente Soprintendenza per l'ottenimento del necessario parere;
sebbene risulti all'interrogante che detto parere sia stato già perfezionato e redatto da parte dei funzionari della Soprintendenza a tutt'oggi l'amministrazione comunale di Montegrotto non ha ricevuto il documento atteso dalla soprintendenza -:
se il Ministero interrogato, che tra l'altro riveste un ruolo fondamentale nell'approvazione e finanziamento del progetto, voglia intervenire quanto prima affinché la Soprintendenza rilasci il parere di competenza, posta l'urgenza del Comune di Montegrotto di avviare i lavori di recupero di Villa Draghi che allo stato attuale potrebbe essere soggetta in alcune sue parti a pericolosi cedimenti.
(4-01195)
ROSSO e ZANETTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel territorio vercellese, e più precisamente nel comune di Trino, si trova la tenuta di Leri-Cavour, un tempo proprietà di Camillo Benso Conte di Cavour e suo luogo di caccia, di riposo, ma anche di sperimentazione di nuove tecniche di produzioni agricole;
nella tenuta, divenuta in breve una delle aziende modello in Italia, operò il Cavour agricoltore il quale, con la stessa genialità e tenacia dimostrate nella politica, realizzò qui importanti opere di bonifica e introdusse tecniche innovative per migliorare l'agricoltura e di conseguenza la qualità della vita nella «terra d'acque». La risicoltura, simbolo oggi della vercellesità, è la più evidente testimonianza dell'attività di Cavour a favore dell'agricoltura;
negli anni '80 l'Enel acquistò la tenuta e i terreni circostanti per realizzare la più grande centrale elettronucleare d'Italia;
a seguito del disastro di Chernobyl e del referendum del 1987 venne però bloccata la costruzione delle centrali nucleari e l'Enel realizzò, in sostituzione, una centrale più piccola a gas;
sebbene l'Enel si fosse impegnata nel progetto di recupero della tenuta Leri-Cavour, che prevedeva la trasformazione della stessa in parte in museo nazionale dell'agricoltura in parte in una scuola di formazione per tecnici dell'Enel, tale progetto non fu mai avviato;
da allora in poi la tenuta, in stato di abbandono, trasformatasi in un rudere circondato da muri cadenti e fatiscenti, rovi ed erbacce, è stata oggetto di ripetuti atti vandalici, ed attualmente la struttura muraria risulta fortemente compromessa e necessita al più presto di un intervento di ristrutturazione;
nel 2011, anno in cui ricorre il 150o anniversario dell'unità d'Italia, sarebbe auspicabile la tenuta, dove fu peraltro concepito il processo di unificazione d'Italia, in uno stato decoroso e funzionale anche al fine di renderla meta di visita da parte dei turisti;
nonostante le continue sollecitazioni da parte del Sindaco di Trino, Giovanni Ravasenga e del Presidente della Provincia di Vercelli, Renzo Masoero, non si è avuta alcuna risposta;
nel corso degli anni i diversi sindaci che si sono succeduti a Trino hanno sollecitato in tal senso l'Enel ma invano;
nello scorso ottobre, tra l'altro, si è scoperto che l'ex tenuta di Cavour era diventata la base d'appoggio ideale per ladri d'opere d'arte che qui depositavano la loro refurtiva;
a seguito di questi fatti l'Enel ha provveduto a murare alcuni ingressi ma, comunque, la situazione di degrado e di abbandono resta;
pochi giorni or sono, l'Enel ha comunicato ai giornali vercellesi e alle cronache di Vercelli de La Stampa la propria disponibilità ad addivenire ad una cessione, a prezzo simbolico del borgo di Leri agli enti locali che, in palese contraddizione con la volontà cosi manifestata, l'Enel ha provveduto, negli stessi giorni, a porre in vendita il borgo e i terreni di Leri agli agricoltori della zona ponendo le premesse per la definitiva liquidazione di ogni residua speranza di restituire alla memoria storica nazionale uno dei luoghi in cui si ideò e si diede compimento all'unità della Patria;
tutto ciò risulta ancor più intollerabile ove si considerino gli ingenti investimenti ad oggi programmati per le celebrazioni del 150o anniversario dell'unità d'Italia volti a conservare la memoria che, a Leri, viene invece bellamente distrutta -:
se sia a conoscenza di tale situazione e quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di indurre l'Enel, società partecipata, dallo Stato con quota azionaria maggioritaria della compagine societaria, a realizzare un piano serio di recupero dell'intera tenuta o, in alternativa, per arrivare alla cessione della stessa, ad un prezzo simbolico, al Comune di Trino e alla Provincia di Vercelli onde realizzare un recupero efficace ed una destinazione adeguata dell'intera area.
(4-01197)
ASCIERTO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
bastione Santa Giustina è un'opera del circuito fortificato rinascimentale della città di Padova, realizzato presumibilmente nel 1513 dal noto condottiero ed architetto militare Bartolomeo d'Alviano;
fino a pochi anni addietro, tale bastione versava in grave stato di degrado a causa di danni bellici, dell'incuria e dell'interramento delle casematte che ne caratterizzavano la struttura;
con le delibere n. 20023/0370 del 4 giugno 2003 e n. 2004/0209 del 16 marzo 2004 il Comune di Padova ha deciso di restaurare il monumento e di consentirne il riuso quale sede di manifestazioni culturali e/o di mostre temporanee;
la progettazione dell'intervento è stata affidata a progettisti esterni al Comune;
la competente Sovrintendenza per i beni ambientali e architettonici del Veneto orientale ha espresso parere favorevole;
l'esecuzione dei lavori è iniziata nel 2005 e, alla data in cui si scrive, è in avanzato stato di realizzazione;
il progetto approvato e in parte realizzato è secondo l'interrogante gravemente pregiudizievole per il monumento in oggetto, poiché, fra l'altro, prevede l'asportazione di una consistente parte del terrapieno retrostante il bastione, la costruzione di un importante corpo di accesso in cemento che si innesta in modo improprio nelle strutture storiche, la demolizione
di parte delle casematte, la ricostruzione integrale del paramento murario esterno, l'alterazione della piattaforma soprastante l'opera;
quanto realizzato contrasta in modo palese con i principi enunciati dalla Carta di Venezia del 1964 circa i principi da seguire nel restauro dei monumenti, la quale all'articolo 5 recita testualmente: «la conservazione dei monumenti è sempre favorita dalla loro utilizzazione in funzioni utili alla società: una tale destinazione è augurabile, ma non deve alterare la distribuzione e l'aspetto dell'edificio. Gli adattamenti pretesi dalla evoluzione degli usi e dei costumi devono essere contenuti entro questi limiti» e contrasta altresì con la Carta 1987 in materia di Restauro degli oggetti d'arte e di cultura nata nell'ambito di un convegno sulla tutela promosso dal CNR (Centro nazionale per le ricerche) e dal Ministero per i Beni Culturali che, all'articolo 3, recita: «i provvedimenti di restauro che intervengono direttamente sull'opera ad arrestare per quanto possibile danni e degrado devono essere atti a rispettare la fisionomia dell'oggetto quale è trasmessa dai suoi naturali e originali veicoli materiali, mantenendone agevole la lettura»;
a conferma di quanto sopra si richiamano altresì le ampie e pesanti critiche di cui sono stati oggetto i lavori sopra descritti, da parte di numerosi esponenti della cultura padovana, sulla stampa locale -:
se il ministro interrogato voglia accertare la compatibilità delle opere eseguite con il disposto degli articoli 169 e 170 decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42;
se il ministro interrogato voglia disporre la sospensione d'urgenza dei lavori tutt'ora in corso di esecuzione, al fine di prevenire ulteriori irreversibili demolizioni;
se il ministro interrogato voglia intervenire per verificare l'operato del soprintendente architetto Monti la cui direzione negli ultimi anni risulta all'interrogante essere al centro di numerose critiche sia delle amministrazioni locali sia dei cittadini della regione Veneto.
(4-01203)