Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 48 del 5/10/2006
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
TREPICCIONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è in corso di definizione un progetto di potenziamento della portualità turistica nel Golfo di Policastro, in provincia di Salerno, riguardante in particolare i porti di Scario, Sapri e Policastro, ma anche la aree di Capitello e Villammare; lungi dall'esprimere un complessivo dissenso da quello che può essere un volano di sviluppo dell'intera area campana del Golfo di Policastro, taluni aspetti del progetto destano perplessità in relazione in relazione a valori paesaggistici ed ambientali, che già in passato sono stati oggetto di tutela;
in particolare per quel che riguarda il Porto di Scario è previsto di elevare la mantellata del molo di sopraflutto fino a 4 metri di altezza dal piano di calpestio della banchina, allo scopo di impedire l'ingresso delle onde di burrasca; ma in tal modo si ha anche l'occultamento del fronte mare da ogni angolo del vecchio borgo marinaro (e di conseguenza della vista del borgo dal mare) con conseguente menomazione del quadro panoramico che attualmente è oggetto di vincolo paesaggistico; si aggiunga che i lavori di ristrutturazione comporteranno anche il taglio di numerosi alberi pluridecennali, sia pure sostituiti con nuovi impianti;
per quel che riguarda il porto di Sapri, in relazione al quale si ritiene assai opportuno offrire un'occasione di rilancio, il progetto prevede la realizzazione di una passerella in legno lunga 400 metri che taglia in due la piccola baia di San Giorgio, al fine di collegare il porto alla città; lungo la passerella sono previsti numerosi approdi. Va osservato che la passerella non collega con il centro cittadino, quanto invece con un'area di snodo dalla quale è necessario percorrere altre centinaia di metri per raggiungere l'abitato. Fatto più grave, il progetto sembra ledere l'integrità della baia medesima, già posta sotto tutela con decreto 20 luglio 1966, in quanto «... quadro naturale di incomparabile bellezza godibile da numerosi punti di vista...»; sui medesimi luoghi Italia Nostra condusse negli anni '70 un'aspra e vittoriosa battaglia al fine di salvarli dalla speculazione edilizia;
conclusivamente va osservato che la regione Campania intende ristrutturare o realizzare ben 5 porti (o approdi) turistici in soli 13 chilometri con la presenza estiva di migliaia di barche e decine di migliaia di persone; comincia pertanto a porsi il complessivo problema delle migliaia di scarichi a mare non solo di idrocarburi, ma anche di organici, problema particolarmente grave nella baia di San Giorgio, un cul de sac che si trova a ridosso di due ampie aree di attracco;
ma anche per gli approdi di Capitello e Villammare la presenza dei soli gavitelli di attracco può costituire un rilevante problema di inquinamento; la normativa vigente, valida per tutte le unità da diporto dal 1o agosto 2005 prevede che ad esse siano vietati scarichi in mare dei servizi igienici nell'ambito dei porti, degli approdi e nei limiti indicati dalle autorità dinanzi alle spiagge, a meno che non siano dotate di adeguato serbatoio di scarico; una recente indagine della stampa specializzata di settore ha rilevato che quasi nessuno ha tale serbatoio ed è infinitesimo il numero di quelli che lo usa correttamente; la stessa indagine ha dimostrato che nei porti dove è previsto un servizio di smaltimento dei reflui (impianto denominato pump up), quasi nessuno chiede di utilizzarlo; chi abita vicino alla riva in prossimità dei porti, sa in che stato trova le acque di primo mattino, anche nei mari più puliti, poiché si tratta di un'inquinamento concentrato nello spazio e nell'orario; la cosa è aggravate dalle molte unità diportistiche che nella stagione estiva, non avendo trovato posto nella rada, stazionano appena fuori del porto;
tale situazione rischia di inficiare tutti gli sforzi di depurazione delle acque reflue compiuti dai comuni del Golfo di Policastro; pertanto sarebbe opportuno che nell'ambito del citato progetto di potenziamento della portualità turistica siano quanto meno dettate severe prescrizioni sui reflui delle unità diportistiche, che sia imposto ad esse l'uso di wc chimici con serbatoio di contenimento che sono in vendita a costo contenuto, e che sia vietato l'attracco delle unità sulle quali sia possibile trascorrere la notte negli approdi di Capitello e Villammare -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare - nell'ambito delle proprie competenze salvaguardando l'autonomia regionale - in relazione alle problematiche esposte e se non si ritenga opportuno approfondire gli impatti paesaggistici ed ambientali dell'intero progetto.
(4-01183)
GIUDITTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il decreto reale dell'11 maggio 1942 accordò la concessione settantennale del prelievo dalle sorgenti Sanità di Caposele di una portata media potabile di 3,63 moduli (363 1/s) all'Ente autonomo per l'acquedotto pugliese, recentemente trasformatosi in società per azioni;
dal 1942 ad oggi si sono succedute diverse disposizioni legislative che hanno trasferito le competenze ad altri enti, tanto da rendere obsoleta ed inattuabile la disposizione su indicata;
il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, all'articolo 89, comma 1, lettera i), ha trasferito le funzioni ed i compiti amministrativi dello Stato, inerenti la gestione del demanio idrico, alle regioni;
l'articolo 17 della legge 5 gennaio 1994 n. 36, (Disposizioni in materia di risorse idriche) ha introdotto lo strumento dell'accordo di programma interregionale, da promuovere laddove il fabbisogno di risorsa comporti o possa comportare il trasferimento di acqua tra regioni diverse, travalicando i comprensori di riferimento dei bacini idrografici istituiti a norma della legge 18 maggio 1989, n. 183;
il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 di conferimento di compiti e funzioni dallo Stato agli enti territoriali, ha consolidato l'importanza dell'accordo di programma interregionale con la previsione, all'articolo 89 comma 2, che sino all'approvazione del bilancio idrico su
scala di bacino, le concessioni idriche che interessano più regioni devono essere rilasciate d'intesa tra le regioni interessate;
il nuovo decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) ha abrogato la legge n. 36 del 1994 e ha riproposto l'istituto dell'accordo di programma inserendolo nell'articolo 158, secondo cui laddove il fabbisogno idrico comporti o possa comportare il trasferimento di acqua tra regioni diverse e ciò travalichi i comprensori di riferimento dei distretti idrografici, le autorità di bacino, sentite le regioni interessate, promuovono accordi di programma tra le regioni stesse;
l'accordo di programma così come riformulato comporta diverse conseguenze in merito alle competenze e alle procedure, in particolare: l'intesa tra le regioni non diventa più necessaria se il trasferimento idrico resta all'interno dello stesso distretto idrografico; l'accordo di programma vede coinvolte principalmente le autorità di bacino distrettuali attraverso le quali avviene il trasferimento idrico, indebolendo il ruolo delle regioni (in quanto si avrebbero accordi di programma interdistrettuali e non più interregionali); tutte le intese e gli sforzi di concertazione portati avanti con grande dispendio di risorse economiche ed umane sono di fatto interrotti o cancellati fino all'istituzione e all'operatività delle autorità di bacino distrettuali;
l'articolo 158 del decreto legislativo n. 152 del 2006, non tiene assolutamente conto del decreto legislativo n. 112 del 1998, che ha ribadito l'importanza delle intese interregionali per i trasferimenti idrici -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative, anche normative, per attribuire, coerentemente con il nuovo sistema delle competenze la titolarità della concessione idrica direttamente alla regione in cui è localizzata la sorgente con la relativa opera di captazione, anche al fine di una più efficace ed equa tutela delle risorse;
se il Ministro non intenda proporre una modifica dell'articolo 158 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine di sottoporre qualsiasi trasferimento d'acqua interregionale alla disciplina degli accordi di programma, a prescindere da eventuali travalicazioni di confini distrettuali.
(4-01185)
BENEDETTI VALENTINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da lunghi anni, a disdoro dei poteri pubblici e in particolare per contestabile atteggiamento della Giunta regionale dell'Umbria, si è incancrenita ed è diventata caso nazionale la vertenza relativa al Rio Fergia, prezioso corso d'acqua nascente e in primo tratto corrente nell'amena località di Boschetto, interessante il territorio di Nocera Umbra e quello di Gualdo Tadino;
affrontando indescrivibili sacrifici, fronteggiando minacce e lusinghe, facendosi carico di valori e interessi generali che avrebbero dovuto essere tutelati dai pubblici poteri, gli abitanti del Boschetto, avendo peraltro a fianco associazioni e cittadini di ogni parte dell'Umbria pensosi della sorte del territorio, si sono mobilitati, eretti in comitato, impegnati in forma di presidio colloquiante, costituiti in procedimenti giudiziali, per difendere l'esistenza e la portata del Rio Fergia, che è il tratto identitario e la risorsa economico-sociale fondamentale del territorio in parola, contro i ricorrenti propositi di rilasciare alla società multinazionale sfruttatrice delle vene idriche, da cui dipende il Rio Fergia, ulteriori concessioni di prelievo;
in esito a questa multiennale e allucinante controversia, nel corso della quale non si è esitato a minacciare atti repressivi sul posto e quasi a far passare i cittadini per turbatori dell'ordine pubblico, scrivendo pagine oscure nel rapporto democratico fra pubblici poteri e popolazione, si è addivenuti alfine, nell'anno 1993, alla
firma di un protocollo di intesa che fissò in 28 litri al secondo il massimo invalicabile prelievo complessivo delle acque del Rio Fergia che sarebbe stato consentito, con ulteriori inderogabili garanzie per la popolazione del Boschetto;
dopo una malaugurata reviviscenza del problema e un preoccupante ritorno alla carica dell'impresa istante per aumentare l'emungimento, accolto purtroppo con favore dall'amministrazione comunale di Gualdo Tadino, sulla motivazione e speranza (secondo l'interrogante assai labile) di qualche marginale aumento occupazionale, si apprende che con delibera del 27 settembre 2006 la giunta regionale dell'Umbria si sarebbe pronunciata ammettendo la concedibilità di ulteriori prelievi d'acqua, aggiungendo condizioni e ipotesi di regolamentazione e forniture alternative per i boschettani che secondo l'interrogante definire assurde e intollerabili è ancor poco;
la popolazione era stata incoraggiata nella bontà delle sue posizioni, a difesa del prezioso corso d'acqua, non solo dal sottoscritto fin dai primissimi anni della vertenza, ma via via da numerosi esponenti parlamentari, regionali e locali praticamente di tutte le forze politiche, perfino oggi investiti di responsabilità di maggioranza e di Governo, e in ogni caso sempre dalle amministrazioni comunali di Nocera Umbra che si sono susseguite all'insegna di pur diverse coalizioni politiche, sì che i cittadini contavano ragionevolmente di non veder più lese le proprie legittime aspettative;
giunge notizia che la popolazione, comprensibilmente sdegnata, si sta rimobilitando con clamorose forme di protesta e di difesa, giustificando le vive preoccupazioni di chi ha a cuore la convivenza serena e la salvaguardia prioritaria dei beni fondamentali e irripetibili della comunità;
la vertenza relativa alle acque del Rio Fergia, corrente in località Boschetto, territorio ricadente nei Comuni di Nocera Umbra e di Gualdo Tadino, è controversia non meramente locale e che, oltretutto, va ad influire sul regime di portata del sistema fluviale centro-umbro;
alcune iniziative sono sicuramente necessarie e comunque utili per scongiurare ogni sconcertante nuovo conflitto tra cittadini e pubblici poteri, in presenza di rischio d'infrazione, da parte dei secondi, di un protocollo d'intesa che con tanto travaglio e fiducioso impegno venne siglato -:
se non ritenga il Governo di intervenire presso la competente autorità di bacino perché sia fermato qualsiasi ampliamento dei prelievi dal Rio Fergia e dal bacino da cui esso sorge, e in ogni caso di convocare in tempi ristrettissimi un tavolo istituzionale con regione e comuni, cui partecipi il comitato dei cittadini di Boschetto che ha ormai consolidata e riconosciuta ufficialità rappresentativa della popolazione.
(4-01189)
JANNONE e GREGORIO FONTANA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il «Novazza Uranium Project», concerne 870.000 tonnellate di materiale da estrarre per ricavare 1.300 tonnellate di ossido di uranio, per un valore totale in sito di circa 120 milioni di euro;
l'inizio del lavoro sul campo sarebbe previsto per la primavera del 2007, dopo una fase di informatizzazione dei dati esistenti. I progetti finalizzati ad esplorare la zona hanno portato ad un exploit borsistico del titolo Metex, società australiana interessata allo sfruttamento delle risorse del sottosuolo;
della miniera di uranio a Novazza, dopo la scoperta nel Dopoguerra, si è parlato molto negli anni Settanta, all'epoca dei piani nucleari, poi abbandonati, del governo Italiano. Se ne torna a parlare ora, nonostante la presunta povertà del giacimento;
nel mese di settembre 2006 la società mineraria australiana Metex Resources ha annunciato di aver fatto domanda per la concessione di estrazione di uranio in una zona di 300 ettari e Novazza (a Valgoglio, provincia di Bergamo), in Val Seriana, a 85 chilometri a nord est di Milano, al fine di assicurarsi il 100 per cento dello sfruttamento della miniera di uranio di Novazza;
tra il 2000 e il 2005 il prezzo dell'uranio è quasi triplicato. La richiesta globale di uranio è infatti cresciuta con 28 nuovi reattori in costruzione oltre ai 442 esistenti; i prezzi dell'uranio sono quasi raddoppiati negli ultimi 12 mesi, ricollocandosi intorno ai 52 dollari la libbra;
l'uranio non si commercializza infatti nei «mercati aperti», come si fa per le altre materie prime, ma venditori e compratori contrattano privatamente l'aumento di prezzo, è quindi determinato in buona parte dall'ingresso di speculatori sul mercato e dalle aspettative di crescita del consumo nei mercati asiatici;
dato che l'uranio emette radon, un gas radioattivo, nonché altri prodotti di decadimento altrettanto radioattivi, l'estrazione mineraria di uranio presenta pericoli ulteriori che si sommano a quelli già esistenti nell'attività di estrazione; le miniere di uranio che non siano «a cielo aperto» richiedono adeguati sistemi di ventilazione per disperdere il radon;
le persone che vivono in aree vicine a poligoni nucleari o a miniere che ne lavorano i minerali possono essere esposte a livelli di radioattività più elevati per via della produzione di polveri sottili e radon che vengono trasportati dai venti nelle zone circostanti; anche le acque usate dalle miniere per il trattamento del minerale possono diventare veicolo di contaminazione per le aree vicine;
il responsabile della Metex Resources Ian Walzk ha espresso l'intendimento di evitare impatti ambientali significativi nella regione; «...faremo tutto con discrezione ... Questo progetto è importante: è una fonte esistente di uranio localizzata relativamente vicino a una delle regioni europee più industrializzate»;
da una riunione svoltasi in data 27 settembre 2006 presso la Regione Lombardia si evidenzia che la società australiana ha per ora richiesto l'autorizzazione a raccogliere studi svolti in precedenza ed eseguire un rilievo geologico su scala regionale, sulla base di immagini satellitari. La Regione, dal canto suo, ha a disposizione 180 giorni di tempo per elaborare la propria risposta, tempo nel quale saranno effettuate tutte le necessarie verifiche -:
se il Ministro si sia espresso in sede di valutazione di impatto ambientale e, in caso affermativo, quale sia stato l'esito.
(4-01196)