Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 54 del 18/10/2006
...
INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il signor Ministro dell'interno Giuliano Amato, riferendo davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato in merito alla riforma della legge Bossi-Fini, ha dichiarato: «Non è possibile eliminare i Cpt e lasciare per la strada chi sbarca anche perché c'è un'emergenza sanitaria con casi di lebbra, Tbc e scabbia» (Corriere della Sera del 28 settembre 2006); «[Gli immigrati] sono un pericolo sanitario. Serve una verifica» (La Stampa del 28 settembre 2006);
non è la prima volta che un ministro della Repubblica identifica gli immigrati presenti nel nostro Paese come un pericolo sanitario: solo qualche mese fa, l'allora Ministro della salute Francesco Storace avanzava la proposta di screening sanitari obbligatori per tutti gli immigrati al momento dell'arrivo in Italia;
i pregiudizi che vedono gli stranieri come inevitabili portatori di rischi per la salute della collettività sono tali e rilevanti da essere stati riassunti nella definizione «sindrome di Salgari», coniata dalla Caritas di Roma più di venti anni orsono per riferirsi all'immaginario che molti operatori sanitari e persone in genere hanno riguardo le patologie che presentano gli immigrati e che non corrispondono ad una verifica locale. Vale la pena ricordare che Emilio Salgari è autore di romanzi che hanno come protagonisti personaggi ambientati in mondi esotici descritti in maniera particolareggiata e affascinante. Personaggi e luoghi entrati nelle case degli italiani attraverso la versione televisiva e che all'epoca hanno contribuito a sviluppare il loro immaginario sui luoghi esotici. Di fatto Salgari non ha mai visitato quei paesi e le sue descrizioni sono frutto delle cose che aveva letto amalgamate alla sua fervida fantasia;
i pregiudizi al riguardo del «pericolo sanitario» sono adesso fortemente radicati nonostante svariati studi epidemiologici sottolineino da tempo che il rischio di importazione di malattie infettive ricollegabile all'immigrazione è trascurabile. Gli esperti parlano di «effetto migrante sano», una forma di selezione naturale all'origine per cui decide di emigrare solo chi è in buone condizioni di salute. Una volta in Italia gli immigrati vedono progressivamente depauperare il loro patrimonio di salute, a causa della continua esposizione ai fattori di rischio della povertà - precarietà alloggiativa, sovraffollamento, scarsa tutela sul lavoro, alimentazione carente - ai quali si aggiungono il disagio psicologico legato allo sradicamento culturale e le difficoltà di accesso ai servizi sociosanitari;
queste considerazioni epidemiologiche sono confermate anche dall'analisi dei ricoveri, che evidenzia un basso impatto del fenomeno migratorio sui servizi ospedalieri - inferiore all'impatto demografico - per motivi essenzialmente riconducibili a eventi fisiologici come il parto o accidentali come i traumi;
emergono alcune aree critiche per la salute degli immigrati, come ad esempio la tubercolosi e l'AIDS. Nel primo caso, la criticità non è tanto legata ai rischi di propagazione in forma epidemica alla popolazione ospitante, quanto piuttosto alle difficoltà di gestione dei casi in termini di adesione alle cure e di possibilità di seguire i pazienti nel tempo. Per quanto riguarda l'AIDS, un recente studio dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio ha segnalato come la diffusione della malattia in Italia tra la popolazione straniera non sia allarmante, anzi negli ultimi anni i casi sono addirittura in diminuzione;
l'idea che i Cpt possano rappresentare una risposta all'emergenza sanitaria degli immigrati, trasformandosi in luoghi impropri di degenza o di cura, non appare sostenibile. Anche in considerazione del fatto che da più parti vengono segnalate situazioni di estremo degrado all'interno dei centri, in grado di determinare o comunque aggravare le condizioni di salute delle persone ivi dimoranti -:
se il Ministro sia in possesso di informazioni differenti rispetto a quelle che emergono dalla letteratura scientifica, in merito a eventuali pericoli sanitari collegati all'emigrazione;
quali siano i motivi che hanno indotto il Ministro a usare toni così allarmistici;
quali siano le azioni e iniziative che il Ministro intende adottare per promuovere l'accoglienza, l'inserimento sociale e
la garanzia dei diritti primari, primo fra tutti quello della vita e della salute, degli immigrati.
(2-00190) «Bucchino, Fedi, Narducci, Gianni Farina, Bafile, Zanotti, Cancrini, Grassi, Trupia, Rampi, Squeglia, Sanna, Smeriglio, Dioguardi, Bianchi, Pellegrino, Burtone, Mosella, Porfidia, Cinzia Maria Fontana, Caruso, Frias, Duranti, Andrea Ricci, Perugia, Mungo, Lombardi, Olivieri, Guadagno, Folena, Frigato, Froner, Grillini, Lucà, Buffo, Di Girolamo, Codurelli, Cialente, Baratella, Realacci, Razzi, Poretti, Beltrandi, Turco, Francescato».
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un numeroso gruppo di cittadini residenti nella zona della stazione ferroviaria di Pontedera (Pisa) si è fatto promotore di una raccolta di firme inviate alle autorità locali ed alla Prefettura di Pisa per denunciare la grave situazione della sicurezza pubblica in suddetta zona;
in particolare, i cittadini denunciano una impressionante presenza di clandestini, l'assenza di qualsivoglia tipo di intervento preventivo di natura amministrativa da parte del Comune, l'insufficiente numero delle forze dell'ordine operanti nella città di Pontedera -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere a tutela della sicurezza nella città di Pontedera ed in particolare nella zona della stazione ferroviaria.
(4-01315)
TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data giovedì 12 ottobre 2006 si è svolta a Roma una grande manifestazione di piazza dei liberi professionisti per protestare contro il cosiddetto decreto Visco-Bersani;
le forze dell'ordine hanno messo in atto, sulla base di direttive ben precise, un comportamento che sembrava non voler favorire la libera partecipazione dei cittadini a tale manifestazione;
non era possibile, difatti, aderire alla manifestazione arrivando da Piazza Venezia in quanto il cordone di agenti e di macchine impediva alla popolazione di unirsi ai manifestanti;
a precisa domanda dell'interrogante è stato risposto che solamente arrivando dal Colosseo era possibile unirsi al corteo;
addirittura, cosa ancor più grave, non era possibile per i manifestanti uscire anticipatamente dalla manifestazione;
all'interrogante è stato spiegato che tale comportamento era dovuto alle direttive imposte dai superiori;
tale atteggiamento appare fortemente lesivo della libertà di ognuno di poter manifestare il suo dissenso di fronte a provvedimenti legislativi ritenuti fortemente penalizzanti;
tale comportamento è apparso limitativo della libertà in quanto si sono «tenute in ostaggio» le persone aderenti alla manifestazione fino alla fine della stessa -:
da chi siano partite tali direttive e per quali motivi;
se non ritenga grave la messa in atto di atteggiamenti secondo l'interrogante lesivi della libertà dell'individuo.
(4-01319)
BIANCOFIORE, BONDI e SANTELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la nostra Carta costituzionale riconosce all'articolo 17 la libertà per i cittadini di riunirsi pacificamente;
nella scorsa legislatura vi sono state numerose manifestazioni di scioperi e cortei di protesta giornalieri nel corso dei quali non è mai accaduto che ci fossero restrizioni di sicurezza dei cortei e che soprattutto fosse inibita la partecipazione degli stessi manifestanti;
giovedì 12 ottobre 2006 si è svolta la manifestazione dei professionisti italiani che manifestavano contro il decreto-legge Bersani convertito in legge dal Parlamento e riportante misure considerate vessatorie nei confronti delle libere professioni;
la manifestazione, essendo stata autorizzata, era di fatto nel pieno della legalità ed era espressione di un dissenso democratico che doveva essere garantito alle categorie che protestavano e, nel rispetto delle tutele democratiche previste dalla Costituzione repubblicana;
le forze di polizia, tuttavia, eseguendo l'ordine espresso e confermato più volte del Questore di Roma, circondavano il luogo della manifestazione impedendo il transito, l'ingresso e l'uscita di manifestanti, comuni cittadini e turisti da piazza Venezia;
in passato nel rispetto della libertà di manifestare si sono evitate limitazioni ai vari cortei di protesta che si sono succeduti, compresi spesso quelli della sinistra antagonista;
in qualsiasi società aperta e pluralista l'esercizio del diritto di manifestare vede come suo corollario l'impegno da parte dell'autorità a mantenere l'ordine senza ricorrere a metodologie superflue che creino tensioni, minaccia alla libertà di espressione del dissenso e che pongano paradossalmente a rischio la sicurezza dei manifestanti;
le misure messe in campo sono state oggettivamente eccessive, anche considerato che i partecipanti alla protesta erano per la gran parte liberi professionisti, riluttanti all'utilizzo di qualsivoglia forma di violenza;
nella giornata di sabato 14 ottobre 2006, una manifestazione di ambientalisti radicali, invece, ha visto un esiguo cordone di forze dell'ordine a tutela della sicurezza della cittadinanza e dei beni storico-architettonici della città di Roma -:
va riconosciuto il valore e l'autentico impegno delle forze dell'ordine che non hanno nessuna colpa per l'accaduto in quanto semplicemente esecutori di ordini superiori;
quale sia il motivo di un tale eccessivo ricorso a cordoni invalicabili di Forze dell'Ordine;
perché sia stato negato l'accesso del corteo dei professionisti nei pressi dei palazzi istituzionali;
se sia intenzione del ministero dell'interno proseguire su questa disparità di trattamento nell'utilizzo della forza pubblica che penalizza e restringe la libertà di manifestanti che protestano contro gli atti del Governo evitando viceversa ogni limitazione ai sostenitori dell'attuale esecutivo.
(4-01320)
LONGHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
vi è stato un accordo di contributo finanziario tra la fondazione «Nando Peretti» con sede in Roma, in Corso Italia, 19 e l'associazione «Sempre insieme per la Pace Onlus» firmato il 3 febbraio 2006 dalla Presidente della onlus Mariapia Fanfani, ed il 7 febbraio 2006 dalla presidente della fondazione E.P.;
la fondazione si impegna ad erogare alla onlus euro 420.000,00 per il 2006, euro 320.000,00 per il 2007 ed euro 220.000 per il 2008;
nell'«allegato 1 - Il progetto», la onlus prevede per il 2006 aiuti umanitari in Afghanistan, Bolivia, Bulgaria, Eritrea, Georgia, Italia, Madagascar, Marocco, Perù, Rwanda e Tunisia e si specifica che
nel 2005 sono stati aiutati ben 111 istituti con 297 interventi, concentrati prevalentemente a Roma, ma anche in altre città del Lazio;
dopo molti anni di seria attività, l'associazione «Sempre insieme per la Pace» si è accreditata presso l'A.G.E.A - dipartimento del Ministero delle Politiche Agricole, che destina prodotti alimentari non più diretti alla diffusione sul mercato a solo 5 organizzazioni nazionali che localmente mantengono contatti con istituti assistenziali che accolgono persone bisognose. L'A.G.E.A richiede a ciascuna organizzazione (Croce Rossa Italiana, Banco Alimentare, Caritas, Comunità S.Egidio e Sempre insieme per la Pace) un resoconto dettagliato di tutte le loro merci consegnate perché ciascun istituto riceva sostegno da un'unica organizzazione. Per cui «Sempre insieme per la Pace» offre il proprio aiuto ad istituti in condizioni di reale bisogno e al tempo stesso questi ricevono sostegno unicamente dall'associazione;
la presidente Mariapia Fanfani, coadiuvata da una segretaria che organizza l'attività, cura personalmente (attraverso contatti di alto livello istituzionale), la realizzazione di tutte le missioni umanitarie dell'Associazione, dalla sua abitazione, da dove coordina e incontra tutto il suo staff; questo implica spese (telefoniche ed elettriche) a cui l'Associazione deve provvedere. Per raggiungere telefonicamente personalità di estrema importanza, la Presidente si avvale del centralino del Viminale, servizio che ha a disposizione solo dalla sua abitazione;
nell'«Allegato 2 - Il contributo convenuto» - Progetto 2006: sostegno delle attività dell'associazione Sempre insieme per la Pace», tra le varie voci al rif. E, risaltano: bollette sede associazione: telefono e luce euro 6.500,00; rimborso bollette Corso (omissis) telefono e luce euro 8.000,00; ricariche e manutenzione cellulari magazzino, euro 1.500,00; mance Viminale euro 2.500,00;
in definitiva il progetto prevede 420.196,00 euro di spese per la struttura della onlus -:
a quanto ammontano i contributi che la onlus ha elargito a istituti o per opere di beneficenza in Italia o all'estero nel 2005 e 2006;
per quale motivo la presidente Mariapia Fanfani si avvale del centralino del Viminale collegandosi dalla sua abitazione di Corso (omissis), se sia legale e se questo servizio è offerto ad altre onlus;
se nel rimborso di euro 8.000,00 alla signora Fanfani per le telefonate effettuate dalla sua abitazione, siano conteggiate anche le telefonate private e per quale motivo vi sia anche il rimborso della spesa per il consumo energetico di elettrodomestici, quali la lavatrice, la lavastoviglie o altro;
a chi siano stati elargiti i 2.500 euro di «mance al Viminale», specificando nominativi ed ammontare di ogni singola mancia;
se non sia il caso di effettuare verifiche della onlus «Sempre insieme per la Pace».
(4-01328)