Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 63 del 6/11/2006
...
AFFARI ESTERI
Interpellanze:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
la risoluzione 1701/2006 delle Nazioni Unite, in merito alla questione libanese, al punto 8 prevede:
l'adozione di misure di sicurezza atte a prevenire la ripresa delle ostilità, che preveda l'istituzione, nella zona compresa tra la Linea Blu e il fiume Litani, di un'area priva di personale armato, di posizioni e armi che non siano quelle dell'esercito libanese e delle forze UNIFIL come previsto dal paragrafo 11, che operano in questa zona;
la piena attuazione di tutti i regolamenti previsti dagli Accordi di Taif e dalle risoluzioni 1559 del 2004, 1680 del 2006, che impongono il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano, in maniera tale che non possano esserci armi o autorità in Libano se non quelle dello Stato libanese, come deciso dall'esecutivo libanese il 27 luglio 2006;
l'eliminazione di tutte le forze straniere dal Libano che non abbiano l'autorizzazione dal governo;
l'istituzione di un embargo internazionale sulla vendita di armi e materiali al Libano, se non su autorizzazione del suo governo;
il quotidiano Il Riformista del 26 ottobre 2006 riporta la notizia di un incontro tra il ministro dei Trasporti Israeliano, Shaul Mofaz, il segretario di Stato degli Usa, Condoleeza Rice e il capo della Cia, John Negroponte, durante il quale il ministro Mofaz avrebbe affermato: «Ho portato con me le prove del rapido ed efficace riarmo di Hezbollah compiuto da Siria e Iran in queste settimane, dopo l'ingresso in Libano delle forze dell'Onu che in teoria dovrebbero testimoniare il disarmo delle milizie da parte delle forze armate libanesi. Non c'è nessun disarmo. C'è un massiccio riarmo, sotto il naso dei contingenti internazionali dei caschi blu.» -:
se corrispondano al vero i fatti denunciati dal ministro israeliano Mofaz e cosa intendano fare affinché la risoluzione dell'Onu sia rispettata.
(2-00217) «Poretti».
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la visita del Governo italiano in Cina, sotto la guida del premier Prodi, dello scorso mese di settembre, secondo l'interrogante, non ha rappresentato certamente i sentimenti etici, morali e politici degli italiani compiendo l'ennesimo passo falso quando ha annunciato di guardare con favore all'abolizione dell'embargo sulle armi, imposto alla Cina dopo la sanguinosa repressione militare delle manifestazioni di Piazza Tien An Men nel 1989, dove morirono centinaia, forse migliaia di giovani che chiedevano libertà e democrazia ad un governo comunista corrotto e totalitario;
il Governo cinese, pur aprendosi al liberismo commerciale, non ha compiuto gli stessi passi sul piano della libertà della persona, della democrazia e dei diritti umani, tanto che le proteste vengono ancora ferocemente represse come accaduto nel 2005 nella provincia meridionale del Guang Dong;
continua in Cina la persecuzione dei cristiani, imprigionati e torturati o rinchiusi nei famigerati laogai;
esistono in territorio cinese almeno mille laogai, campi di concentramento veri e propri, dove sono costretti a lavorare in condizioni disumane diversi milioni di uomini, donne e bambini a vantaggio del partito comunista cinese e di numerose multinazionali che investono e producono in Cina;
i laogai rappresentano solo una parte della «pedagogia del terrore» ancora ben presente in Cina con esecuzioni di massa, organi espiantati dai condannati a morte e venduti, migliaia di aborti e sterilizzazioni forzate, abuso della psichiatria a scopo di repressione politica;
il Governo italiano si sta preparando per una nuova visita, prevista per novembre, a Pechino -:
se il Ministro in indirizzo, in occasione della prossima visita in Cina, oltre ad affrontare le questioni relative alla realizzazione di reti infrastrutturali e di opere di urbanizzazione, alla conservazione e valorizzazione di patrimoni storici, naturali e culturali della Cina, non ritenga opportuno visitare i laogai, al fine di prendere visione dell'altro volto della Cina, alternativo a quello opulento ed altamente tecnologico, per non dimenticare che l'economia cinese si fonda principalmente sulla schiavitù e sulla negazione di tutti i diritti umani e civili.
(2-00218) «Paoletti Tangheroni».