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Allegato B
Seduta n. 63 del 6/11/2006
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INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane il Consiglio comunale della Spezia è stato interessato da diverse pratiche all'ordine del giorno, tra cui la nuova Convenzione fra il Comune e l'Enel relativa al risarcimento dei danni all'ambiente e alla salute prodotti negli anni dalla Centrale di Vallegrande;
nel corso di questo confronto, l'opposizione ha presentato su alcune delibere svariate centinaia di emendamenti ed ha manifestato l'intenzione di presentarne altre migliaia sulla pratica suddetta, il cui esame è previsto dopo il 23 ottobre 2006;
nel corso della seduta del 13 ottobre 2006, a seguito di specifica richiesta formulata nella riunione precedente da parte di un consigliere comunale di maggioranza, è stato prodotto all'attenzione dell'assemblea da parte del Presidenza del Consiglio comunale un doppio parere scritto, firmato dal Direttore Generale del Comune e dal Segretario comunale, sull'ammissibilità di 850 emendamenti presentati da diversi consiglieri di opposizione sulla pratica in quel momento in discussione;
nel primo parere, quello del Direttore Generale, dott. Pier Luigi Fusoni, si faceva genericamente rilevare che le proposte di modifica - in blocco e non singolarmente - «si sostanziano nella sola sostituzione di singole parole del testo o con parole di significato equivalente e pertanto sono prive di qualsiasi portata modificativa»;
nel secondo, reso dal Segretario Generale, dott. Nicola Ianigro, veniva invece ricordato il divieto contemplato dall'articolo 1, comma 3, della legge n. 241 del 1990 secondo cui «la pubblica amministrazione non può aggravare il procedimento amministrativo se non per straordinarie e motivate esigenze imposte dallo svolgimento dell'istruttoria»;
utilizzando come base d'appoggio tali pareri, la Presidenza del Consiglio Comunale decideva di cassare in blocco tutti gli 850 emendamenti presentati dai consiglieri di opposizione e, di fronte alle reiterate proteste di questi ultimi, non riteneva nemmeno di sospendere la seduta per ascoltare su tale punto il parere della locale Prefettura, come esplicitamente richiesto nel corso del dibattito dai firmatari delle proposte di modifica contestate;
dinnanzi ad un simile comportamento, chiaramente lesivo dei loro diritti di espressione democratica, i capigruppo dei tre gruppi di minoranza presenti nel Consiglio Comunale inoltravano un'istanza scritta con richiesta di parere urgente al Prefetto della Spezia sulla legittimità del comportamento tenuto dalla Presidenza;
nella mezz'ora successiva, veniva recapitata a mano al Presidente del Consiglio Comunale e al Sindaco da parte di un consigliere di opposizione (non essendo stato possibile per la Prefettura inoltrare la stessa via fax, essendo tutti i fax del Comune staccati o spenti) una nota a firma del Vice Prefetto Vicario della Spezia, dott. Annunziata Gallo, in cui, relativamente alla questione oggetto della richiesta dell'opposizione, veniva ricordato non solo che «tale legge (l'articolo 1, comma 3 della legge n. 241 del 1990 citato dal Segretario Comunale) non può trovare alcuna applicazione alle sedute del Consiglio Comunale, che sono disciplinate, come è noto, dal Testo Unico del 2000 e dal Regolamento del Consiglio» ma anche che «tali testi non attribuiscono al Segretario Generale e al Direttore Generale il potere di pronunciarsi preventivamente sulla ammissibilità degli emendamenti, decidendo
se abbiano carattere modificativo o meno», ricordando che «tale potere è invece riservato al Consiglio Comunale, come si evince dagli articoli 55-56-57 del Regolamento;
il Presidente del Consiglio, contestando la legittimità delle modalità di inoltro, non riteneva di prendere in esame tale parere e procedeva senza indugi a sottoporre a votazione la delibera all'ordine del giorno, dopo aver eliminato tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza e negando ripetutamente (come risulta dal verbale della seduta) la parola a più consiglieri che la chiedevano sull'ordine dei lavori (che il Regolamento consiliare prevede invece debba essere concessa in qualsiasi momento, qualora ne venga fatta esplicita richiesta da un componente del Consiglio);
considerato particolarmente grave e lesivo dei diritti di espressione delle minoranze tutelate dalle leggi dello stato, dallo statuto del Comune e dalle consuetudini in vigore in tutte le assemblee elettive - il comportamento tenuto in questa occasione dal Presidente del Consiglio Comunale, supportato dal Segretario comunale e dal Direttore Generale;
ritenuta del tutto illegittima e particolarmente immotivata lo bocciatura in blocco di tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione sulla base di un parere generico reso da organi tecnici che, stante a quanto evidenziato dalla Prefettura, non solo non avevano titolo a intervenire sulla ammissibilità preventiva degli stessi, ma che non hanno ritenuto opportuno nemmeno presentare una valutazione circostanziata per ogni singola proposta di modifica;
ritenuto che il Consiglio Comunale della Spezia, secondo comune della Liguria per numero di abitanti, sia un'istituzione in cui, al pari di qualsiasi altra assemblea elettiva democratica, deve essere sempre garantito il rispetto delle leggi e dei regolamenti, assicurando fino in fondo le prerogative politiche e gli spazi di agibilità democratica di tutte le componenti in esso rappresentate -:
se non ritenga, a fronte dei palesi comportamenti in violazione di legge, in capo al Presidente del Consiglio, al Direttore Generale e al Segretario Generale, che ricorrano le condizioni per promuovere le procedure di scioglimento del Consiglio Comunale.
(2-00219) «La Russa, Minasso».
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
in data 23 settembre 2006 l'impianto di proprietà del Consorzio Comunità Collinare del Friuli per il trattamento e recupero dei rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata, sito in Comune di Rive d'Arcano e gestito dalla società cooperativa «Idealservice», è stato distrutto da un incendio;
a seguito dell'incendio e della distruzione dell'impianto non è stato possibile per i vari gestori conferire i rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata effettuata in una vasta parte del territorio della Provincia di Udine;
stante la perdurante inerzia dell'amministrazione provinciale e l'aggravarsi della situazione igienico-sanitaria, numerosi sindaci inoltravano al presidente della provincia di Udine apposita diffida in data 13 ottobre 2006, dopo ripetuti appelli rivoltigli affinché adottasse apposita ordinanza sulla base dei poteri conferiti dagli articoli 191 e 197 decreto legislativo n. 152 del 2006;
la situazione è successivamente peggiorata dal punto di vista igienico-sanitario, vista - secondo gli interpellanti - l'inutilità dell'ordinanza emessa lo stesso 13 ottobre 2006 dal Presidente della Provincia che non poteva, per il suo stesso contenuto, dare alcuna soluzione positiva all'emergenza, con i punti di raccolta siti
sulle pubbliche vie che debordano di rifiuti che non possono essere raccolti;
alcuni Sindaci, a causa del perdurare dello stato di disagio che si è determinato si sono rivolti al Prefetto per segnalare problemi legati alla pubblica incolumità dei cittadini con rischio di incendio di grandi quantità di rifiuti di materiali combustibili e altresì a possibili rischi di ordine pubblico;
sugli organi di stampa locale è, altresì, apparsa la notizia che la stessa Procura della Repubblica di Udine avrebbe aperto una inchiesta per appurare le cause dell'incendio dell'impianto di trattamento dei rifiuti e per accertare se vi siano responsabilità e interessi di terzi nella grave situazione che si è prodotta a danno dei cittadini e dell'ambiente -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione preoccupante che si è determinata nel territorio della Provincia di Udine;
se vi sia l'intendimento di intervenire per prevenire possibili rischi turbativi dell'ordine pubblico e per superare le deteriori condizioni igienico-sanitarie conseguenti ai fatti accaduti e alla inadeguatezza dell'Amministrazione Provinciale di Udine nell'affrontare l'emergenza.
(2-00216) «Strizzolo, Pertoldi».
Interrogazione a risposta orale:
LUMIA, SUPPA e INCOSTANTE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende di gravi minacce rivolte a un magistrato della Procura di Napoli, il sostituto procuratore Raffaele Cantone, da otto anni impegnato in delicate indagini sulla camorra della provincia di Caserta e, in particolare, sul clan dei Casalesi e sulla famiglia Zagaria. Minacce tali, riferiscono i quotidiani «Il Mattino», «Repubblica» e «Corriere del Mezzogiorno», da aver imposto al Prefetto di Napoli di potenziare la scorta al magistrato e di predisporre anche la vigilanza fissa alla sua abitazione. L'intimidazione, secondo quanto si legge, sarebbe riferibile a indagini tutt'ora in corso sulle attività economiche del sodalizio criminale;
già la scorsa settimana era stato necessario assegnare la protezione all'autore del libro «Gomorra», Roberto Saviano, pure oggetto di intimidazioni da parte della stessa organizzazione camorristica. Un anno fa la stessa situazione si era verificata in prossimità della lettura del dispositivo della sentenza del cosiddetto processo Spartacus, che si è concluso il 15 dicembre del 2005 con la condanna all'ergastolo dei capi storici del clan dei Casalesi. Un collaboratore di giustizia aveva riferito, si apprende dal quotidiano «Il Mattino», che erano state programmate azioni di ritorsione nei confronti dei magistrati che erano stati impegnati in quel processo, di investigatori e di alcuni collaboratori di giustizia, oltre che del deputato Ds Lorenzo Diana, all'epoca componente della Commissione Antimafia, nonché della giornalista Rosaria Capacchione. Anche in quel caso era stato necessario intensificare la tutela, assegnando scorta e protezione a quanti erano fatti oggetto di intimidazioni del clan;
questi fatti si verificano in un territorio, quello della provincia di Caserta, nel quale opera una organizzazione camorristica strutturata sul modello di Cosa Nostra, fortemente pervasiva e con ramificate infiltrazioni anche nei settori della politica, della pubblica amministrazione, nonché in nevralgici settori economici, come quello dello smaltimento dei rifiuti. A questo si aggiunga che, allo stato, risultano latitanti otto dei più pericolosi esponenti del clan dei Casalesi, già gravati da condanne all'ergastolo o a trent'anni di reclusione: Michele Zagaria e Antonio Iovine, capi dell'organizzazione assieme all'attualmente detenuto Francesco Schiavone, noto come Sandokan; Enrico Martinelli, Raffaele Diana, Mario Caterino, Orlando Lucariello, Sebastiano Panaro,
Corrado De Luca. Zagaria e Iovine, inseriti nell'elenco dei primi trenta ricercati, sono irreperibili da quasi undici anni -:
quali misure e iniziative intenda assumere per garantire la sicurezza del dottor Raffaele Cantone, dei magistrati e di quanti altri sono bersaglio di intimidazioni del clan dei Casalesi e per debellare tale pericolosa organizzazione camorristica;
quali iniziative intenda assumere per rafforzare le attività di ricerca dei latitanti, soprattutto di quelli che lo sono da molto tempo;
quali iniziative intenda assumere per rendere più efficace l'attività di individuazione, sequestro e confisca dei beni provento delle attività mafiose accumulati dai clan del casertano;
(3-00364)
Interrogazioni a risposta scritta:
EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
già in data 8 maggio 2006, atto camera 4-00006, il sottoscritto aveva presentato interrogazione parlamentare a risposta scritta più in generale sull'argomento, ancora priva di risposta;
è in sperimentazione presso la Questura di Prato e presso altre 4 Questure in tutto il territorio italiano, un progetto pilota per la emissione di nuovi permessi di soggiorno prodotti su tesserino magnetico, tipo tessera sanitaria;
in data 3 agosto 2006 i signori Naco Gaqo e Naco Meri, cittadini albanesi, si sono recati presso la Questura di Prato per il rinnovo dei loro rispettivi permessi di soggiorno; in tale circostanza gli sono stati ritirati i permessi di soggiorno in scadenza e gli è stata consegnata copia degli stessi con le ricevute delle richieste di rinnovo, invitandoli a ritirare i nuovi permessi dopo 60 giorni, ovvero in data 3 ottobre;
ai signori Naco era stato detto impropriamente (o loro impropriamente hanno capito) che, purché muniti dei suddetti documenti, potevano lasciare l'Italia per recarsi all'estero, sempre che fossero rientrati dalla stesso varco di frontiera usato per la partenza, pertanto gli stessi, avendo appreso la notizia della nascita della propria nipotina in Grecia, hanno acquistato due biglietti aerei per raggiungere la figlia e poter prestare la propria assistenza alla stessa ed alla nuova nipotina;
il 10 agosto, data fissata per la partenza, i coniugi Naco si sono recati in aeroporto a Roma Fiumicino e presso il posto di frontiera gli è stato comunicato che avrebbero potuto lasciare l'Italia, con possibilità di rientrarvi, soltanto per recarsi in Albania, mentre i signori Naco avrebbero dovuto raggiungere la figlia in Grecia;
a questo punto i signori Naco hanno spostato la prenotazione del volo ai primi di ottobre, data entro la quale i nuovi permessi di soggiorno avrebbero dovuto essere consegnati;
in data 4 di ottobre i signori Naco si sono recati presso la Questura di Prato, dove le pratiche sono state esitate rispettivamente con i nn. 06 PO 01296 e 06 PO 01297, per il ritiro dei permessi rinnovati, ma gli è stato detto di ripresentarsi a distanza di ulteriori 60 giorni per chiedere nuovamente informazioni, poiché, con molta probabilità i permessi di soggiorno non sarebbero stati pronti neppure per quella data;
i coniugi Naco hanno perso definitivamente i soldi dei biglietti aerei in quanto non hanno più potuto procrastinare la prenotazione con la compagnia aerea -:
se codesto Ministero abbia finora avuto modo di svolgere delle verifiche di funzionalità del progetto di sperimentazione e di accertare le motivazioni e le anomalie che causano tali clamorosi ritardi (addirittura superiori alle tradizionali procedure «a mano»), al fine di intervenire tempestivamente;
se non ritenga opportuno attivarsi affinché, in casi ritenuti più urgenti, in cui
il cittadino extracomunitario abbia necessità di lasciare temporaneamente l'Italia, si possa adottare una procedura più celere;
si chiede, infine, a codesto Ministero di volersi attivare affinché i coniugi Naco possano essere risarciti delle somme spese per l'emissione dei biglietti aerei che hanno perso.
(4-01480)
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del Consiglio Comunale di Cascina (Pisa) del 3 ottobre 2006 un Consigliere Comunale come si evince della pagina 19 del relativo verbale ha usato parole sconvenienti e blasfeme nei confronti della religione cattolica;
suscitano stupore e riprovazione atti in organi istituzionali che suonano offesa nei confronti della sensibilità religiosa dei cittadini;
risultano preoccupanti eventi che possono ingenerare tensioni atte anche a mettere in discussione la sicurezza pubblica -:
se il Prefetto, quale autorità competente ai sensi del decreto legislativo n. 507 del 1999, abbia ricevuto un verbale su tale episodio di mancanza di rispetto dei credi religiosi e, in caso affermativo, se e quale sanzione amministrativa abbia inflitto.
(4-01494)