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Allegato B
Seduta n. 63 del 6/11/2006
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta immediata:
SATTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'annunciata cessione dell'arsenale militare di La Maddalena alla regione Sardegna, che va ad aggiungersi al definitivo addio della base Nato americana, apre una svolta epocale per il futuro dell'isola di La Maddalena e del suo arcipelago;
il nuovo scenario, che rappresenta sicuramente una scelta coraggiosa, è ormai pienamente condiviso dall'intera popolazione isolana. Questo non toglie, però, che dalle nuove decisioni scaturiscano problemi
seri e preoccupanti, per quanto attiene il futuro dei dipendenti sia della base americana e sia dell'arsenale, quest'ultimo decisamente forte riferimento della storia stessa della città di La Maddalena;
sono in discussione 325 posti di lavoro, per i quali, al di là di una speranza, non viene garantita alcuna certezza per il loro futuro, almeno finora;
si tratta, come si può facilmente osservare, di una situazione particolarmente grave, che rischia di gettare un'ombra pericolosa sull'attuazione del nuovo progetto di sviluppo, basato soprattutto sulla valorizzazione ambientale e turistica, ed ormai fatto proprio da tutte le componenti politiche, sociali ed economiche dell'arcipelago -:
quali iniziative il Governo intenda assumere in merito ai 150 dipendenti pubblici del ministero della difesa, impiegati nell'arsenale della Maddalena, se non si intenda ricollocare gli stessi nell'ambito di enti dello stesso ministero, ovviamente sempre nella stessa città di La Maddalena, in maniera da utilizzare al meglio le professionalità delle maestranze, in grado di gestire le attività di manutenzione del naviglio e delle infrastrutture di cui la marina militare dovrà continuare ad occuparsi, e se il Governo, inoltre, intenda estendere i benefici della legge n. 98 del 1971, opportunamente modificata, ai 175 dipendenti della base americana di S. Stefano, per garantire loro una stabilità occupazionale.
(3-00366)
MANCINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Governo, in tante prese di posizione pubbliche di suoi autorevoli esponenti, ha spesso evidenziato la funzione strategica della scuola, della formazione e della ricerca per la crescita del nostro Paese e per la conquista di maggiore competitività rispetto ai partner europei e ai Paesi emergenti;
e, però, in vista del traguardo dei sei mesi di attività di Governo, appare evidente che ben poco, su queste materie, è stato fatto, come dimostrano le aspre critiche che provengono anche da settori che sostengono la maggioranza che non hanno condiviso le disposizioni previste nel disegno di legge finanziaria per il 2007 -:
se, quali e quanti investimenti il Governo intenda programmare per sostenere la scuola, la formazione e la ricerca e se nel Governo esista la consapevolezza che solo investendo in maniera più coraggiosa in questo settore si garantirà un futuro più prospero al Paese e alle sue giovani generazioni.
(3-00367)
GIOVANARDI, VOLONTÈ, ADOLFO, CIRO ALFANO, BARBIERI, BOSI, CAPITANIO SANTOLINI, CASINI, CESA, CIOCCHETTI, COMPAGNON, D'AGRÒ, D'ALIA, DE LAURENTIIS, DELFINO, DIONISI, DRAGO, FORLANI, FORMISANO, GALATI, GALLETTI, GRECO, LUCCHESE, MARCAZZAN, MARTINELLO, MAZZONI, MELE, MEREU, OPPI, PERETTI, ROMANO, RONCONI, RUVOLO, TABACCI, TASSONE, TUCCI, VIETTI e ZINZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel corso della trasmissione Omnibus del 27 settembre 2006, il Sottosegretario per la giustizia, onorevole Luigi Manconi, ha affermato che nelle cliniche e negli ospedali italiani è diffusa la pratica dell'eutanasia: si tratterebbe, pertanto, di legalizzare in Italia una pratica largamente applicata -:
come, quando e dove risultino al Governo ospedali e cliniche dove medici e infermieri pongono fine volontariamente alla vita dei loro pazienti.
(3-00368)
LOMAGLIO, PIRO, QUARTIANI, GIACHETTI, SERENI, BRESSA, LUMIA, CRISAFULLI, ROTONDO, ZANOTTI, BUFFO, NICCHI, SAMPERI, LEONI e ZACCARIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
dalle pagine del quotidiano la Repubblica si è appreso che alcuni immigrati africani hanno denunciato, dichiarando i propri nomi, di essere stati insieme testimoni e vittime di abusi e reati che sarebbero stati perpetrati nella struttura per l'accoglienza degli immigrati di Pian del Lago a Caltanisetta;
in tale struttura convivono, con molti servizi in comune, nell'area di una ex caserma dell'esercito, un centro di prima accoglienza ed un centro di permanenza temporanea, che hanno finalità e caratteristiche che appaiono profondamente diverse e forse incompatibili;
risulta, inoltre, che in ordine a tali fatti la magistratura di Caltanisetta abbia aperto un'indagine -:
se non intenda, anche al fine di rassicurare l'opinione pubblica, procedere ad un monitoraggio per verificare l'integrale rispetto della legalità nella gestione dei centri di prima accoglienza.
(3-00369)
LEOLUCA ORLANDO, EVANGELISTI e DONADI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il programma di governo dell'Unione proposto agli elettori prevede l'esigenza di procedere nell'azione di risanamento della finanza pubblica, anche in relazione ai frequenti richiami effettuati negli ultimi anni dall'Unione europea;
una seria politica di risanamento deve basarsi, oltre che su un riassetto del sistema fiscale e su una seria battaglia contro l'evasione, sul contenimento e sulla razionalizzazione della spesa pubblica;
negli ultimi anni vi è stato un proliferare incontrollato, sia a livello centrale che periferico, dei costi della pubblica amministrazione, degli organismi elettivi ed amministrativi, dei settori economici sottoposti a controllo e/o vigilanza degli enti pubblici e da questi partecipati in termini di capitali;
a ciò vanno aggiunti quelli che vengono comunemente definiti come «costi della politica», con riferimento ai costi del sistema dei partiti che direttamente ed indirettamente gravano sulle finanze pubbliche;
entrambi gli aspetti sono particolarmente preoccupanti: basti pensare da un lato al proliferare delle spese per rappresentanza e per consulenze nelle pubbliche amministrazioni e dall'altro agli incredibili costi delle aziende a partecipazione pubblica, come da ultimo denunciato dalla stampa, che ha evidenziato come, tra l'altro, non vi sia alcun legame tra remunerazione degli incarichi direttivi ed effettiva qualità dei risultati ottenuti -:
se il Governo non ritenga di dover procedere, in ossequio al programma presentato agli elettori, alla stesura di una proposta organica di normativa che affronti il tema della riduzione dei costi della politica, della razionalizzazione della spesa connessa al funzionamento degli organismi elettivi ed amministrativi centrali e periferici, della cancellazione degli enti inutili.
(3-00370)
CAMILLO PIAZZA, BONELLI, BALDUCCI, BOATO, CASSOLA, DE ZULUETA, FRANCESCATO, FUNDARÒ, LION, PELLEGRINO, POLETTI, TREPICCIONE e ZANELLA - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il codice etico di responsabilità sociale delle imprese è uno strumento irrinunciabile che vuole garantire che tutte le attività aziendali, controllate direttamente o indirettamente, nella sottoscrizione di accordi commerciali, si svolgano nel pieno rispetto di un codice etico di responsabilità, coerentemente con i diritti fondamentali della persona e delle comunità in cui
operano, e garantiscano la protezione dell'ambiente e il rispetto degli equilibri ambientali;
tra le proposte contenute nel programma di governo dell'Unione, che riconosce l'utilità e l'importanza della sua realizzazione, vi è l'introduzione di un codice etico nella sottoscrizione degli accordi commerciali dell'Italia, nonché delle imprese italiane con Paesi terzi, anteponendo, quindi, alla legittima aspirazione ad ampliare l'attività economica dell'impresa il rispetto dei diritti umani e la tutela dell'ambiente e degli ecosistemi;
la responsabilità sociale d'impresa (Rsi) è ormai argomento molto dibattuto in Italia e nel resto del mondo;
nella seconda metà degli anni '90, le Nazioni Unite invitarono le grandi imprese multinazionali a definire accordi commerciali che contemplassero e tutelassero i diritti umani di base, quelli dei lavoratori e il rispetto dell'ambiente. Si intendeva, con questo, non solo la creazione di una piattaforma contrattuale equa ed ecologica, ma anche l'avvento di un preciso impegno verso il mondo, la società umana globalizzata e l'ambiente, che andava oltre la regolamentazione dei comportamenti;
l'Unione europea iniziò ad elaborare una strategia di coinvolgimento delle aziende nel progetto Rsi già a partire dal 1997: venne costituito, infatti, un organo di consulenza dedicato e nel luglio 2001 venne pubblicato il «Libro verde sulla responsabilità sociale d'impresa», un documento destinato specificamente all'apertura del dibattito a livello europeo su tale materia. Il Libro verde fornisce le coordinate in base alle quali si intende muovere l'Unione europea e dà già una prima definizione provvisoria di Rsi, «un'adesione volontaria ad un insieme di norme comportamentali volte al miglioramento della società in generale e a partire dalla dimensione interna dell'azienda»;
il 13 gennaio 2004 la Commissione europea ha approvato la proposta di direttiva sui servizi (cosiddetta «direttiva Bolkestein»), attualmente all'esame del Consiglio e del Parlamento europeo;
annunciata come un provvedimento rivolto a «diminuire la burocrazia ed i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno», la direttiva è, di fatto, secondo gli interroganti, il colpo di grazia a quel che resta del modello sociale europeo, già agonizzante dopo le politiche di privatizzazione di questi anni e la continua messa in discussione dei diritti sociali e del lavoro, poiché persegue l'apertura alla libera concorrenza e alla privatizzazione di tutte le attività di servizio, dalle attività logistiche di qualunque impresa produttiva ai servizi pubblici, a partire dalla sanità, l'istruzione, la sicurezza e i servizi sociali;
il 29 maggio 2006 al Consiglio europeo per la competitività, i 25 Governi europei (compreso il Governo italiano) hanno trovato un accordo sulla direttiva sui servizi, approvando un testo che, pur con delle modifiche (principio del Paese d'origine, esclusione del diritto del lavoro), secondo gli interroganti, ne lascia immutato l'impianto liberista e i pericoli per gli attacchi ai diritti sociali e del lavoro;
nel nuovo testo è stato introdotto il «tacito consenso», ovvero l'impossibilità per ogni Paese di impedire l'ingresso di un'attività non esplicitamente vietata dal proprio ordinamento, e lo screening, ovvero la notifica a Bruxelles dell'elenco motivato delle restrizioni adottate a livello nazionale -:
se il Governo non intenda, in sede di Consiglio dell'Unione europea, attivarsi perché siano adottate nuove proposte di direttiva, che siano in coerenza con i propositi enunciati nel programma dell'Unione in merito alla necessità di introdurre un codice etico di responsabilità sociale delle imprese, che garantisca il pieno e assoluto rispetto dei diritti fondamentali della persona e delle comunità in cui operano e la protezione dell'ambiente e degli ecosistemi in tutto il mondo.
(3-00371)
LA RUSSA, TAGLIALATELA, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI, GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MENIA, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la regione Campania continua ad accumulare un deficit sempre crescente per quanto riguarda l'assistenza sanitaria. Negli ultimi anni sono stati accumulati non meno di cinque miliardi di euro di disavanzo e, contemporaneamente, tutte le imprese campane e tutti gli automobilisti sono stati costretti a subire un aumento delle tasse e delle imposte attraverso una maggiorazione dell'irap, della tassa di possesso degli autoveicoli e di un'accisa regionale sui carburanti;
la sanità in Campania, insieme a tanti momenti di eccellenza, ha già dovuto registrare, con disposizione del Consiglio dei ministri, lo scioglimento di un'azienda sanitaria locale per accertare infiltrazioni camorristiche, mentre è stata disposta, da parte del ministero dell'interno, un'azione di monitoraggio e di controllo su gli atti amministrativi nei confronti di un'altra azienda sanitaria locale;
è stata appositamente costituita una società regionale (la So.Re.Sa. spa) destinata esclusivamente alla verifica ed al pagamento dei debiti accumulati al 31 dicembre 2005. Tale società ha contratto un prestito trentennale presso istituti bancari, volto all'ottenimento di tre miliardi di euro, con i quali pagare solo parte dei debiti maturati ed accertati, ma ancora non è iniziata la materiale erogazione delle somme dovute;
i ritardi nel pagamento dei debiti contratti dalle aziende sanitarie locali e dalle aziende ospedaliere ha raggiunto livelli tanto gravi da aver già determinato proteste e sospensioni del servizio da parte delle farmacie e di tutte le strutture private convenzionate, mentre molte società fornitrici di attrezzature e materiale ospedaliero hanno deciso di non partecipare alle gare indette, in attesa del pagamento dei debiti maturati, in alcuni casi da oltre 24 mesi;
nonostante le maggiori imposte, i debiti continuano incessantemente ed inesorabilmente a crescere, tanto che la regione Campania, per effetto delle disposizioni contenute nella legge di bilancio 2006, è stata obbligata ad aumentare ulteriormente l'irap e l'addizionale irpef regionale, essendo tra le regioni italiane che hanno determinato un disavanzo d'esercizio relativo all'anno 2004 e non avendo proceduto a varare un piano di rientro giudicato adeguato dal Governo nazionale;
a quanto si apprende dagli organi di informazione e dalla relazione ufficiale della Corte dei conti e del ministero della salute, lo sforamento, per il solo esercizio 2005, ha superato la cifra di 1,5 miliardi di euro, pari ad oltre il 30 per cento dell'intero disavanzo nazionale, superando la già drammatica cifra di 1,3 miliardi di euro maturata nel 2004;
questa situazione, oltre modo negativa, continua a perpetuarsi, nonostante le dichiarazioni e le assicurazioni dell'assessore regionale alla sanità Angelo Montemarano e dell'intera giunta;
tali dichiarazioni, secondo gli interroganti, rischiano di apparire un tentativo
di coprire le responsabilità dirette di quanti, tra i quali lo stesso assessore Montemarano, ex manager dell'azienda sanitaria locale Napoli 1, hanno determinato la gestione finanziaria delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere negli anni scorsi;
la Campania non è stata in grado di utilizzare oltre un miliardo di euro di fondi nazionali per l'edilizia ospedaliera (ex articolo 20), disponibili dal lontano 2000 per effetto di un accordo di programma 2000-2003 rimasto quasi del tutto disatteso. Tale circostanza ha certamente determinato un incremento del ricorso da parte dei campani all'assistenza sanitaria ed ospedaliera presso altre regioni, per effetto della perdurante inadeguatezza delle strutture campane;
la giunta regionale della Campania si è vista costretta a prorogare, con proprio atto di giunta, conseguentemente al mancato utilizzo dei fondi nazionali per l'edilizia ospedaliera, il termine per l'adeguamento delle strutture sanitarie pubbliche e private ai parametri previsti dalla legge;
tutte queste circostanze, secondo gli interroganti, evidenziano come la Campania sia incredibilmente riuscita a mettere insieme due record negativi, quali il travolgente esplodere del deficit, figlio degli sperperi e delle inefficienze, e l'incapacità gestionale di utilizzare al meglio le tante risorse messe a disposizione per migliorare la qualità e la quantità dell'assistenza sanitaria regionale;
è del tutto evidente che la sanità in Campania sia contraddistinta da gravi e negative circostanze che riguardano la gestione del comparto, caratterizzato da un aumento esponenziale dei costi per il personale interno di aziende sanitarie locali ed aziende ospedaliere, dall'indiscriminata esternalizzazione dei servizi e dalla moltiplicazione delle consulenze;
il Ministro dell'economia e delle finanze Padoa Schioppa è intervenuto in Commissione bilancio proprio in relazione allo sforamento della spesa sanitaria di alcune regioni, tra cui la Campania;
il Ministro della salute Livia Turco è intervenuto presso la Commissione affari sociali, relazionando sugli intendimenti del Governo nazionale per rendere equo e paritario in tutto il territorio nazionale l'esercizio del diritto alla salute e garantire un livello di assistenza sanitaria in tutte le regioni -:
quali provvedimenti il Governo intenda assumere rispetto al mancato utilizzo dei fondi nazionali per l'edilizia ospedaliera in Campania, quali provvedimenti il Governo intenda assumere per garantire il risanamento dei conti della sanità pubblica in Campania ed in che modo il Governo intenda porsi nei confronti di quelle regioni che non adotteranno strumenti adeguati di contenimento della spesa.
(3-00372)
ELIO VITO, LEONE, NICOLA COSENTINO, GIOACCHINO ALFANO, AZZOLINI, CESARO, LAURINI, PAOLO RUSSO e ALFREDO VITO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi tempi si è assistito ad una gravissima recrudescenza di episodi di violenza nella città e nella provincia di Napoli, che vedono spesso protagonisti ragazzi minorenni;
sia la criminalità organizzata, sia la microcriminalità hanno determinato in città e nel suo hinterland una situazione di grande e diffusa insicurezza, che penalizza ingiustamente tutti i cittadini onesti;
dall'inizio del 2006 sono stati commessi nella provincia di Napoli ben 72 omicidi e innumerevoli scippi e rapine a mano armata;
la guerra fra i clan camorristici per la supremazia nel traffico e nello spaccio della droga ha assunto connotati di violenza intollerabili per un Paese civile;
le forze dell'ordine, malgrado il loro impegno, non sono riuscite, fino ad oggi, a fronteggiare sufficientemente l'ondata di violenza criminale -:
quali urgenti ed immediate iniziative il Governo intenda adottare per contrastare con maggiore efficacia sia la criminalità organizzata che la microcriminalità, al fine di ridare sicurezza ai cittadini di Napoli e provincia e di ripristinare la legalità e la certezza del diritto.
(3-00373)
OLIVA, LO MONTE, NERI, RAO e REINA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri ha recentemente dichiarato, a seguito di una domanda rivoltagli da un giornalista in ordine all'emergenza criminalità in Campania, che il problema riguarda anche la Calabria e la Sicilia e andrebbe affrontato rispetto al Mezzogiorno nel suo complesso;
le reazioni politiche del Governo rispetto agli ultimi eventi di violenza e morte di cui è stata protagonista Napoli si sono orientate verso l'invio dell'esercito e, quindi, verso una soluzione di militarizzazione del territorio, soluzione già in passato - nell'Ottocento e poi durante il periodo fascista - adottata per affrontare l'«emergenza» ordine pubblico nel Mezzogiorno;
secondo gli interroganti, nulla si è fatto allora e nulla continua a farsi oggi - al di là delle mere dichiarazioni d'intenti - per un reale sviluppo socio-economico del Mezzogiorno che colmi il divario tra Nord e Sud, che da sempre affligge il nostro Paese, e che risolva alla radice un problema che ha implicazioni molto più profonde e complesse, che coinvolgono le prospettive di vita dei cittadini e, soprattutto, delle migliaia di giovani che oggi non possono scegliere tra criminalità e una vita che si svolga nella legalità;
per una strana coincidenza, in data 30 ottobre 2006 - proprio mentre «esplodeva» il caso Napoli - organi di stampa rendevano noto che undici pubblici ministeri della procura di Catania, componenti della direzione distrettuale antimafia, hanno presentato le loro dimissioni al procuratore della Repubblica di Catania, Mario Busacca, intendendo con tale atto protestare contro il grave disagio nel quale, ormai da anni, versano i loro uffici;
con il loro gesto i magistrati dimissionari hanno voluto segnalare, in maniera clamorosa, alle autorità politiche competenti e all'opinione pubblica, l'impossibilità di svolgere le loro fondamentali mansioni, inerenti la conduzione di indagini delicatissime sul versante della criminalità mafiosa, a causa dell'assoluta mancanza di risorse finanziarie. Si lamenta, infatti, oltre l'insufficienza del personale, anche la mancanza dei fondi necessari per l'acquisto di carta per le fotocopie e del carburante per le autovetture di servizio -:
quali misure concrete, anche in via d'urgenza, il Governo intenda assumere al fine di permettere l'ordinario svolgimento del lavoro delle procure per garantire la legalità e la sicurezza dei cittadini e per evitare che si raggiungano situazioni di «emergenza», tali da determinare l'invio dell'esercito.
(3-00374)
DE CRISTOFARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la situazione che vive la città di Napoli assume, giorno dopo giorno, proporzioni sempre più drammatiche. Gli omicidi delle bande di camorra, il rischio di una nuova guerra come quella che mesi fa insanguinò Scampia, ma anche l'esplodere di una violenza metropolitana, alle volte finanche gratuita e sempre più brutale, sono la rappresentazione drammatica delle difficoltà della politica, delle istituzioni, della società civile;
il dibattito che si sta sviluppando in questi giorni, anche a partire dalla proposta dell'invio dell'esercito in città, rischia
di assumere un carattere propagandistico e incapace di un adeguato contrasto del fenomeno criminale;
secondo gli interroganti, gli interventi sostenuti nel corso di questi anni, come l'operazione denominata «alto impatto», hanno rivelato scarsa efficacia e non hanno prodotto risultati soddisfacenti, anche per il carattere occasionale e «spettacolare», per l'aver privilegiato l'aspetto della repressione a quello dell'investigazione e del maggior coordinamento tra le forze dell'ordine e per l'assenza di una risposta strutturale ai problemi in campo;
i tagli apportati dalle leggi finanziarie del precedente Governo agli enti locali hanno costretto il comune di Napoli a dover limitare l'impatto di adeguate politiche sociali e a dover sospendere quei già pochi strumenti di contrasto alla povertà e di sostegno all'infanzia e alla lotta all'evasione scolastica, che pure rappresentavano un tentativo di prosciugare l'acqua nella quale la camorra cresce e si riproduce;
il mancato sviluppo economico, la chiusura di molti siti produttivi e i licenziamenti hanno aumentato in questi anni la povertà, il disagio e l'emarginazione sociale;
il pacchetto sicurezza disposto dall'attuale Governo prevederà l'aumento di organico di un migliaio di uomini e di qualche centinaia di vetture per le forze dell'ordine, la videosorveglianza nelle strade, un maggiore lavoro di intelligence e di coordinamento e il potenziamento dell'illuminazione pubblica nei vicoli -:
preso atto delle iniziative predisposte per rendere effettivamente più efficace questo lavoro di coordinamento, privilegiando l'aspetto investigativo, così come richiesto da magistrati e operatori del settore, quali iniziative si intendano predisporre per potenziare i finanziamenti per le politiche sociali e per le misure di contrasto alla povertà, per esempio prevedendo un incremento straordinario dei fondi destinati al comune di Napoli provenienti dal programma operativo nazionale (pon), dal fondo nazionale politiche sociali (fnps) e dalla legge n. 285 del 1997, oppure rilanciando un piano di sviluppo industriale per uscire dalla crisi di questi anni.
(3-00375)
MARONI, COTA, DOZZO, GIBELLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI, POTTINO e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che, secondo la prefettura di Treviso, in ordine alla richiesta di far rispettare la normativa vigente che vieta il travisamento in pubblico delle persone, l'ordinamento giuridico italiano non conosce norme che vietano l'occultamento dei tratti somatici delle persone fisiche, se non in presenza di situazioni particolari, tassativamente indicate da alcune leggi speciali, in cui tale comportamento può concretamente costituire un elemento di pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica;
l'articolo 85 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, recita: «È vietato comparire mascherato in luogo pubblico»; mentre l'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, proibisce «l'uso di caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo»;
si ricorda, inoltre, la circolare n. 4 del 14 marzo 1995, con la quale il ministero dell'interno ha autorizzato l'uso del copricapo nelle fotografie destinate alle carte di identità di cittadini professanti culti religiosi che impongano l'uso di tali copricapo;
con un'altra circolare del 24 luglio 2000, il ministero dell'interno ha precisato che il turbante, lo chador e il velo, imposti da motivi religiosi, «sono parte integrante degli indumenti abituali e concorrono, nel
loro insieme, ad identificare chi li indossa, naturalmente purché mantenga il volto scoperto» e, pertanto, tali accessori sono ammessi, anche in ossequio al principio costituzionale di libertà religiosa, purché i tratti del viso siano ben visibili;
tale circolare, di conseguenza, estende il principio della precedente, riferita alla carta d'identità, anche alle fotografie da apporre sui permessi di soggiorno;
mentre il burqa, oltre ad essere un simbolo religioso, nasconde il volto di chi lo indossa, gli chador e i copricapo mantengono il loro significato simbolico e religioso, ma non occultano il volto della persona;
la definizione di ordine pubblico è stata resa in modo magistrale dalla nostra Corte costituzionale, con sentenza 16 marzo 1962, n. 19: l'ordine pubblico è un valore costituzionalmente protetto, quale patrimonio dell'intera collettività; sono, pertanto, costituzionalmente legittime le norme che effettivamente, ed in modo proporzionato, siano rivolte a prevenire e a reprimere i turbamenti all'ordine pubblico (intesi come insorgere di uno stato concreto ed effettivo di minaccia all'ordine legale mediante mezzi illegali idonei a scuoterlo), eventualmente anche mediante la limitazione di altri diritti costituzionalmente garantiti;
la norma che vieta il mascheramento risale, infatti, ai cosiddetti «anni di piombo», nei quali accadeva di frequente che si commettessero omicidi con il volto nascosto da un passamontagna;
la Corte costituzionale ha dettato i criteri: è possibile limitare un diritto costituzionalmente garantito (quale quello della libertà religiosa), ma solo con norme che in modo proporzionato reprimano uno stato concreto ed effettivo di minaccia all'ordine legale mediante mezzi illegali idonei a scuoterlo;
nel nostro Paese, le indagini sul terrorismo internazionale hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
le varie inchieste giudiziarie hanno accertato la presenza di cellule terroristiche islamiche in Italia, che è divenuta terra di indottrinamento e arruolamento per aspiranti mujihaidin, miliziani islamici che hanno combattuto in Afghanistan, Bosnia, Kashmir, Palestina e Iraq. Gli estremisti islamici hanno sentenziato che l'Italia è diventata un dar al-harb, territorio di guerra, legittimandone l'aggressione -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti intenda prendere al fine di uniformare le posizioni delle prefetture italiane in merito alla normativa vigente, che inequivocabilmente vieta il travisamento in pubblico delle persone.
(3-00376)
Interrogazioni a risposta scritta:
VERRO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo l'interrogante, il sindaco e il consiglio comunale di Messina versano in una condizione fortemente anomala per la irregolarità della loro elezione;
le elezioni comunali del novembre 2005, a Messina, sono, infatti, state tenute sulla base di un decreto del Presidente della I Sezione del Tribunale Amministrativo della Sicilia, sezione di Catania, che non ha mai conseguito la necessaria efficacia che, per la legge T.A.R., deve intervenire alla prima Camera di Consiglio successiva.
Il T.A.R. ha, invece, fin ora sempre rinviato la trattazione della domanda cautelare per ben sei Camere di Consiglio.
è un'anomalia, questa, assolutamente singolare nella giustizia amministrativa e che si verifica in un contenzioso promosso - avverso atti endoprocedimentali in materia elettorale (non impugnabili per giurisprudenza
dell'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato) - dall'onorevole Vittorio Craxi;
la questione resta estranea all'ambito della giustizia amministrativa e su di essa ha pronunciato, con sentenza esecutiva, il Tribunale Civile di Roma (Sentenza III Sezione del 20 gennaio 2006), che ha confermato il diritto dell'onorevole De Michelis ad esercitare le funzioni di segretario di quella formazione politica, alla quale l'onorevole Craxi è, comunque, da tempo estraneo, essendo stato candidato alle elezioni politiche di aprile 2006 ed essendo oggi componente del Governo quale aderente ad altro e contrapposto partito;
secondo l'interrogante l'anomalia, secondo l'interrogante del comportamento del T.A.R. Catania, confliggente alla situazione di diritto accennata, merita di essere valutata dal Presidente del Consiglio e dal Presidente del Consiglio di Stato al quale l'interrogante ritiene che la questione vada deferita;
l'interrogante rileva, al riguardo, che l'istituto del Decreto Presidenziale, che ha come suo obiettivo quello di attribuire, in casi eccezionali, una tutela immediata agli interessi del ricorrente, è stato di fatto uno strumento sostanzialmente decisorio e inappellabile. Tanto, vuoi per le decisioni processuali del T.A.R. Catania di riunione di ricorsi, vuoi per l'attrazione di fasi cautelari in quelle di merito, vuoi per i rinvii d'ufficio anche se non richiesti da alcuna parte;
il profilo giurisdizionale della vicenda è ancora più rilevante per le sue congruenze politiche;
il comportamento del Giudice Amministrativo ha determinato, inoltre, la protrazione dello stato di profondo disagio causato da un noto conflitto di interessi del sindaco di Messina, per via del fatto che lo stesso è comproprietario delle Società che in regime di sostanziale monopolio, anche della concessione di tutti gli approdi di traghettamento a Messina (e a Villa S. Giovanni), gestiscono il traffico nello Stretto;
conflitto che, pur allo stato non legislativamente perseguibile desta comunque seria preoccupazione, come d'altronde confermato dalle dichiarazioni rese sul caso specifico dall'onorevole Violante, autorevole esponente del centro-sinistra;
e mentre non appare strano che il sindaco di Messina in tale personale situazione abbia manifestato contrarietà al Ponte sullo Stretto, preoccupa, invece, la candidatura dello stesso sindaco, negli indugi del Tribunale Amministrativo Regionale, all'incarico di Commissario Straordinario per l'emergenza della viabilità nella città dello Stretto -:
se il Presidente del Consiglio sia a conoscenza dei fatti rappresentati, se intenda verificare la ricorrenza dei presupposti per un eventuale azione disciplinare, ed altresì se non ritenga inopportuno, per le ragioni cennate, il conferimento al sindaco di Messina dell'incarico di Commissario per l'emergenza viabilità in quella città.
(4-01489)
ROSSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i diritti e le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa della Provincia di Vercelli si sono recentemente occupati, dando ampio risalto, ad una inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli riguardante un caso di mobbing avvenuto presso la Questura di Vercelli e subito da una Assistente Capo della Polizia di Stato;
l'Assistente Capo in questione venne trasferita nel mese di novembre 2005 dall'Ufficio Prevenzione Generale Servizio Pubblico ad un altro ufficio;
il responsabile di detto Ufficio, Ispettore Superiore, fin dai primi momenti avrebbe manifestato contrarietà e indisponenza alla collaborazione dell'Assistente
impedendole di partecipare attivamente alle attività dell'Ufficio ed ostacolando il trasferimento delle conoscenze necessarie ed indispensabili per il ruolo nell'ambito dell'Ufficio. In tale ambito avrebbe utilizzato procedure di lavoro anomale, come la impossibilità per l'Assistente di accedere agli atti e ai fascicoli dell'Ufficio;
a tale atteggiamento si univa un comportamento vessatorio costante, che con pesanti insulti personali lesivi della dignità e dell'onore dell'Assistente tendeva ad annichilirne la personalità;
tali comportamenti sarebbero continuati fino alla fine del mese di maggio dell'anno in corso e avrebbero avuto come testimoni involontari molti colleghi dell'Assistente;
tale continua vessazione ha causato gravi problemi di salute alla assistente di Polizia, sfociati in un ricovero ospedaliero e una lunga assenza dal posto di lavoro -:
se ritenga che all'interno della Polizia di Stato, chiamata a rispettare i cittadini e far rispettare le leggi, sia tollerabile un simile atteggiamento che, sfociato sui giornali, ha infangato l'immagine di una istituzione così prestigiosa e rappresentante lo Stato nella Provincia di Vercelli;
se sia stato informato di questo caso; se risponda al vero che l'Ispettore Superiore protagonista della vicenda sia anche Segretario Provinciale di una importante organizzazione dei lavoratori di Polizia;
se ritenga di procedere, dopo aver appurato la situazione, attraverso le vie gerarchiche, a sanzionare il comportamento dell'Ispettore Superiore e di coloro che si sono disinteressati del caso, al fine di ridare la dovuta credibilità all'Istituzione;
se sia tollerabile che all'interno di un importante apparato dello Stato, nonostante l'attenzione alle politiche di genere attuata da tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, si possa ancora assistere a casi simili, in cui la dignità di una persona, di un lavoratore, solo perché donna, viene vilipesa e insultata.
(4-01497)
FERRIGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
durante una visita ufficiale a Ottawa il sottosegretario agli affari esteri Craxi ha fatto alcune considerazioni gravi nei confronti dei parlamentari eletti nella circoscrizione estero;
le frasi, secondo l'interrogante, irriguardose, pronunciate dal sottosegretario, sono particolarmente gravi ed offensive nei confronti del rappresentante della sovranità popolare;
è necessario, quindi, che i soggetti interrogati prendano le distanze dalla frasi pronunciate dal sottosegretario Craxi ed intervengano urgentemente chiedondo allo stesso di chiarire quanto affermato;
infatti, è opportuno, che il sottosegretario si scusi nei riguardi di tutti i deputati eletti circoscrizione estero per le affermazioni inopportune e dispregiative nei confronti delle istituzioni democratiche -:
quali iniziative urgenti intenda adottare nei riguardi dal sottosegretario Craxi perché lo stesso correga le gravi affermazioni fatte durante la sua visita ufficiale in Canada che offendono il prestigio internazionale del nostro Paese.
(4-01501)