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Allegato B
Seduta n. 63 del 6/11/2006
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
RONCONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
parte delle somme destinate al conto corrente della Corte di appello di Perugia presso la Banca d'Italia sono state pignorate da persone che hanno ottenuto risarcimenti, non ancora pagati, a causa della irragionevole durata dei processi nei loro confronti;
tali pignoramenti sono relativi alle cause previste dalla legge Pinto che prevede appunto un'equa riparazione del danno da irragionevole durata del processo, in seguito a questa legge ogni anno ai giudici di Perugia giungono migliaia di richieste di risarcimento e di queste l'ottanta per cento vengono accolte;
nel 2005, anno in cui il totale dei danni non ancora liquidati ammontava a
circa quattro milioni di euro, alcuni di coloro che hanno vinto la causa hanno ottenuto il pignoramento di somme, anche se non ingenti, confluenti sul conto corrente della Banca d'Italia;
per i fondi destinati alla legge Pinto, la corte di appello di Perugia, che è seconda solo a Roma per il numero di richieste di risarcimento trattate, si rivolge al ministero della giustizia mano a mano che i procedimenti vengono portati a termine, in questo modo i soldi confluiscono sul conto corrente destinato agli uffici giudiziari-:
quali provvedimenti intenda intraprendere per regolarizzare il flusso delle richieste di risarcimento per non mettere a serio rischio il funzionamento della Corte di appello umbra e, inoltre, se non ritenga del tutto inaccettabile la recente proposta di cercare sponsor privati per ovviare al collasso degli uffici giudiziari, proposta che metterebbe in pericolo la garanzia del, principio costituzionale della terzietà del giudice.
(4-01479)
ZANELLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il mese scorso un detenuto magrebino, Mohamed Bouakkaz, si è tolto la vita impiccandosi con una cintura dell'accappatoio nel carcere di Baldenich di Belluno;
Bouakkaz, condannato per droga e altri reati, era incarcerato da più di due anni e soffriva di disturbi psichici, ciononostante era stato messo in una cella da solo, con lo spioncino chiuso, di fatto costretto ad una sorta d'isolamento;
sempre a Baldenich, circa due anni e mezzo fa accadde un episodio analogo: Massimo Peterle, 30 anni, in attesa di giudizio per un'accusa di violenza sessuale, si impiccò nella sua cella. Ha lasciato un biglietto, nel quale proclamava la sua innocenza;
un detenuto di Baldenich ha lanciato un appello alle autorità sanitarie per denunciare la grave mancanza di igiene del carcere e chiedere che i suicidi non passino inosservati;
nei primi tre mesi dei 2006 i suicidi accertati nelle carceri italiane sono stati almeno 14; dal 1998 al 2005 in totale vi sono stati 1.191 morti, di cui almeno 447 suicidi. Solo nel 2005 vi sono stati almeno 57 suicidi. Se non si considerano i 22 decessi per cause non ancora accertate, questo dato numerico si avvicina significativamente a quello delle condanne a morte eseguite negli USA nello stesso anno: 60;
un terzo dei detenuti circa è in attesa di giudizio;
in seguito all'indulto, la popolazione carceraria, è calata del 36,3 per cento, risolvendo il problema del sovraffollamento che era arrivato al livello di tre detenuti ogni due posti letto; da più parti (Associazione Antigone, Redattore sociale, eccetera), però, è ancora denunciata la condizione invivibile in cui i detenuti versano negli istituti di detenzione italiani, esposti alle malattie, alla promiscuità, all'assenza di condizioni igieniche minime, con la mancanza di un'assistenza sanitaria efficace, la fatiscenza delle strutture e l'assenza del lavoro nel carcere; questo insieme di fattori viola quotidianamente il divieto di pene disumane o degradanti per i detenuti;
da Antigone provengono altri allarmanti dati: il 69,31 per cento dei detenuti si lava con acqua gelida, il 60 per cento delle detenute non ha il bidet, il 55,6 per cento dei detenuti vive in carceri dove non sono consentiti colloqui in spazi all'aria aperta;
la situazione è difficile anche per chi nel carcere lavora, dagli agenti agli educatori, agli infermieri. La OSAPP (organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) denuncia da tempo le disfunzioni in essere negli istituti penitenziari, in
particolare del Piemonte-Valle d'Aosta, della Lombardia e del Triveneto -:
se il Governo non ritenga opportuno attuare con urgenza un accurato monitoraggio della situazione post-indulto degli istituti di detenzione italiani per non far passare sotto silenzio i molteplici problemi ancora ivi presenti;
se il Governo non consideri necessario programmare un piano di risanamento delle carceri italiane, stanziando gli adeguati finanziamenti, per fare in modo che le normative in materia di detenzione siano rispettate e gli istituti siano in grado di svolgere in maniera adeguata anche la loro funzione di reintegrazione sociale, oltre che di mera detenzione.
(4-01485)
PIRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le recenti dimissioni in blocco degli 11 magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania, motivate da una situazione insostenibile, al limite del collasso, dell'ordinaria gestione degli uffici della Procura, richiamano all'attenzione la preoccupante condizione di disfunzione in cui i pubblici ministeri sono costretti ad operare;
i numeri sono allarmanti, ben 70mila euro di debiti della procura etnea negli ultimi 20 mesi, di cui 15 mila per carburante, 35 mila per spese auto e 20 mila per mancato saldo dello scorso anno; i giudici si vedono, pertanto, costretti ad anticipare i soldi per la benzina e i ricambi delle auto di servizio per poter effettuare le trasferte d'udienza a Siracusa, Caltagirone e Ragusa; anche per la mancanza di fondi per le spese informatiche si vedono costretti a comprare, a proprie spese, i computer portatili; le società di assistenza ai sistemi informatici non sono più disponibili a fornire servizi senza essere pagate e la stessa manutenzione della rete telematica è ai minimi termini;
sul problema dei finanziamenti per i debiti pregressi, il procuratore della Repubblica di Catania, Mario Busacca, ha richiamato anche la mancata destinazione di fondi in favore degli uffici giudiziari etnei da parte della Regione siciliana, nonostante un preciso impegno preso nei mesi scorsi. È solo in seguito all'allarme lanciato dai Pubblici ministeri dimissionari, che la Regione siciliana, ha finalmente annunciato, mediante una dichiarazione dell'assessore alla Presidenza della Regione siciliana, un piano straordinario di interventi;
le ragioni delle dimissioni dei Pubblici ministeri sono state esposte anche in una lettera inviata al Ministero della Giustizia, insieme alla decisione, a partire dal 1 novembre, di non anticipare più il denaro necessario al funzionamento ordinario; ciò comporterà il blocco delle udienze fuori dalle aule del palazzo di giustizia catanese, rischiando di compromettere la necessaria attività di difesa istituzionale contro la criminalità, attività già minata, a giudizio dell'interrogante, dal pesante taglio di fondi da parte del precedente Ministro della giustizia;
la scelta, secondo l'interrogante, sciagurata del precedente Governo in tema di giustizia non si è fatta attendere, il taglio dei fondi per il funzionamento della giustizia (carta, fotocopiatrici, assistenza per le auto di servizio, eccetera), per l'informatica e gli investimenti in tecnologia aveva già reso evidente a quale compito fosse chiamato il nuovo Governo. La situazione descritta, infatti, rappresenta gli aspetti esasperati di una condizione drammatica in cui versano la gran parte degli uffici giudiziari su tutto il territorio nazionale, a causa delle irrisorie risorse disponibili per il comparto della giustizia -:
quali iniziative intenda assumere per far fronte a una situazione di vero e proprio collasso degli uffici giudiziari, in particolare della DDA di Catania, e quali misure intenda adottare per garantire il corretto
espletamento delle attività giurisdizionali atte ad affermare i principi di legalità e giustizia nel Paese.
(4-01488)