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Allegato B
Seduta n. 63 del 6/11/2006
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DIFESA
Interrogazione a risposta orale:
DEIANA. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'iniziativa di sicurezza per la proliferazione (Proliferation Security Iniziative) è un'iniziativa multilaterale, nata su richiesta degli Stati Uniti e da essi gestita in prima persona, che si concentra sull'intercettazione, ispezione e confisca di mezzi di trasporto aerei, terrestri e marini sospettati di portare a bordo componenti delle armi di distruzione di massa o dei loro vettori;
la PSI è nata ufficialmente a Parigi, il 4 settembre 2003, con la «Dichiarazione dei principi di interdizione» sottoscritta dai suoi undici fondatori (tra cui l'Italia) a cui successivamente se ne sono aggiunti degli altri;
nel Preambolo della Dichiarazione, i partecipanti alla PSI si impegnano a cooperare per arrestare i traffici di componenti di armi di distruzione di massa e dei relativi vettori da e verso gli Stati o altri attori non statali che suscitino «preoccupazione relativamente alla proliferazione». La vaghezza dell'espressione (non viene menzionato nessun Paese specifico) conferisce alla PSI una copertura geografica molto estesa;
da più parti sono stati avanzati dubbi rispetto all'eventuale violazione del diritto internazionale e dei regimi giuridici nazionali che tali operazioni, svolte in mare aperto, potrebbero comportare;
nel corso degli ultimi anni sono state messe in atto una serie di «simulazioni» le cui operazioni si sono svolte anche nel nostro Paese. In particolare la base di Sigonella sarebbe stata una delle zone operative più utilizzate;
in un articolo pubblicato il 29 ottobre 2006 sul Corriere della Sera si legge la notizia dell'avvio della prima esercitazione contro la proliferazione nucleare nel Golfo Persico;
in particolare nell'articolo si legge «...si tratterebbe di intercettare una nave, inglese in questo caso, sospettata di trasportare tecnologie e materiali nucleari in un Paese indesiderabile. Ma nelle intenzioni del Pentagono, che peraltro lo nega, è anche la prova generale di un possibile blocco navale dell'Iran»;
tale interpretazione è stata ripresa anche dai molti organi di informazione e da analisti politici;
la situazione in Medio Oriente continua ad essere preoccupante e le trattative con l'Iran, relative al suo programma nucleare, sono in una fase delicatissima;
l'Italia ha in questi ultimi mesi assunto un nuovo protagonismo in politica estera cercando di svolgere nuovamente quel ruolo di mediatore, nel Mediterraneo, che per lungo tempo aveva caratterizzato la sua storia;
tale ruolo è svolto dall'Italia sia in relazione alla sua partecipazione alla missione in Libano, sia in relazione ai rapporti tra i Paesi occidentali e l'Iran -:
se non ritengano che iniziative come quelle di cui in premessa, non possano determinare la rottura dei nuovi faticosi equilibri che l'Italia sta cercando di instaurare nelle relazioni internazionali;
se, alla luce delle interpretazioni politiche di cui in premessa, non intendano ridiscutere l'intero progetto PSI, anche attraverso un maggiore coinvolgimento del Parlamento.
(3-00377)
Interrogazioni a risposta scritta:
PORETTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze dell'Agenzia Industrie Difesa, ente di diritto pubblico istituito come strumento di razionalizzazione e ammodernamento delle Unità Industriali del Ministero della Difesa, risponde alla missione istituzionale di tale Agenzia negli elementi chiave di:
rafforzare il ruolo di fornitore privilegiato per il Ministero della Difesa;
creare sbocchi sul mercato concorrenziale con la produzione attuale o anche di nuova concezione, avvalendosi degli alti standard di qualità, frutto dello stretto rapporto con la Difesa;
lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare risponde alla strategia della Agenzia Industrie Difesa nel:
valorizzare il personale e le competenze;
ammodernare e potenziare le linee di produzione;
rilanciare la produzione tradizionale;
aprirsi a nuovi mercati;
rafforzare il ruolo di fornitore tradizionale della Amministrazione Difesa;
il Decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 2000, n. 424 disciplina l'attività dell'Agenzia Industrie Difesa, regolamentandone l'organizzazione ed il funzionamento, prevedendo nei principi generali (articolo 1, comma 2) i criteri di «economicità, efficienza ed efficacia» -:
quali siano i prodotti e servizi effettivamente destinati dallo Stabilimento per il Ministero della Difesa;
quale sia la quantità di sangue raccolta dalla Banca Militare del Sangue nell'ultimo anno e a quanto ammontano gli investimenti per questa struttura;
quale sia la produzione di farmaci «orfani» (farmaci efficaci ma non commercializzati per mancanza di convenienza economica);
se siano stati raggiunti gli obbiettivi previsti nel protocollo firmato nel 2004 tra Servizio Sanitario Regionale toscano e lo Stabilimento per la produzione di farmaci e per la costruzione di un laboratorio di manipolazione delle cellule staminali;
quali sono i costi per tenere aperto lo Stabilimento;
quali sono i progetti del Ministero della Difesa nei confronti di questa struttura, e come si intenda portarli avanti.
(4-01481)
GALANTE e LICANDRO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in occasione della sua visita al salone nautico a Le Bourget, presso Parigi, il sottosegretario alla difesa, Lorenzo Forcieri, ha prospettato la possibilità che il gruppo Fincantieri, di proprietà statale, venga parzialmente privatizzato. Tale dichiarazione ha trovato conferma anche su alcuni organi di stampa (Il Denaro, 28 ottobre 2006), secondo cui il Governo si appresterebbe a vendere circa metà di Fincantieri con un'operazione che potrebbe attribuire alla società un valore di 1,5 miliardi e che sarebbe gestita da Lehman Brothers affiancata da banche italiane ed internazionali;
Fincantieri è il più grande gruppo cantieristico italiano e leader mondiale nel comparto navi passeggeri e ferries, oltre ad essere proprietario di aziende di eccellenza e prestigio, come la Isotta Fraschini Motori. Nel contempo, Fincantieri è la seconda azienda del settore militare in Italia, subito dopo Finmeccanica, partecipando ad importanti programmi nazionali ed internazionali, come quelli per la costruzione della portaerei «Cavour» e delle fregate classe «Orizzonte» e classe «Fremm», in collaborazione con la Francia;
Fincantieri è una società in utile e, fra le poche in Italia, non indebitata con le banche, tanto da essere in grado di distribuire dividendi allo Stato. Inoltre, la cantieristica navale, settore in cui Fincantieri opera, è in fase di forte espansione, sia nel campo civile, grazie allo sviluppo del trasporto marittimo e del mercato delle crociere e degli yacht, sia nel campo militare, grazie allo sviluppo di programmi di lungo periodo;
secondo l'interrogante, le privatizzazioni nei settori ad alta tecnologia, consentendo l'ingresso di hedge fund ed investitori stranieri con prevalenti interessi finanziari e speculativi invece che di sviluppo industriale, hanno provocato l'indebolimento dei settori interessati. Questo si è tradotto nella riduzione delle produzioni e nella conseguente perdita di competenze e professionalità, come è avvenuto, ad esempio, nel settore aerospaziale con la vendita della quota di maggioranza di Fiat Avio al gruppo finanziario statunitense Carlyle -:
se rispondano al vero le intenzioni di privatizzare Fincantieri, come è sostenuto nelle dichiarazioni del sottosegretario Lorenzo Forcieri e nelle notizie riportate dalla stampa;
se l'eventuale privatizzazione di Fincantieri non metta a rischio la garanzia della difesa dell'interesse nazionale, data l'importanza strategica del settore - quello militare ad alta tecnologia -, in cui l'azienda opera, specialmente se dovessero partecipare ai nuovi assetti proprietari anche investitori esteri;
se la privatizzazione di Fincantieri non comporti, per il nostro paese, il rischio di perdere produzioni ad alto livello tecnologico, con conseguente ulteriore contrazione della base industriale nazionale e della spesa per ricerca e sviluppo, considerando che in Italia gran parte di questi investimenti ricadono sulle spalle dello Stato;
se la quotazione in borsa, successiva alla privatizzazione, non crei il pericolo di pressioni speculative sul titolo, allo scopo di ottenere scorpori, che indebolirebbero la capacità di mantenere adeguate economie di scala, e la vendita di aree pregiate da convertire ad attività non manifatturiere legate ad interessi affaristici locali;
se, quindi, la privatizzazione di Fincantieri non possa portare anche ad un calo dell'occupazione ed alla perdita di competenza e professionalità, insieme al pericolo di chiusura di alcune realtà produttive, come denunciato dai lavoratori dei cantieri navali di Palermo, in mobilitazione da settimane per la difesa dei livelli occupazionali, e dall'amministrazione comunale di Castellammare di Stabia, sede di un altro stabilimento Fincantieri;
se, infine, la collocazione in borsa di Fincantieri, non costi allo Stato molto di più di quanto possa riuscire a guadagnare una tantum con la vendita di una quota delle azioni, dato che verrebbero a gravare sulle spalle dell'amministrazione statale i costi sociali connessi alla eventuale chiusura degli stabilimenti ed alla messa in mobilità dei lavoratori.
(4-01487)
ZANELLA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 27 ottobre 2006 il Comune di Vicenza ha approvato, con i soli voti della maggioranza di centrodestra, un ordine del giorno che dà il via libera al massiccio allargamento della base americana nell'area dell'aeroporto Dal Molin;
subito dopo l'assemblea comunale ha respinto anche (per 20 voti contro 17) la richiesta di referendum cittadino sull'argomento;
i vertici militari Usa sono intenzionati a riunire nella città veneta tutti i 5.000 paracadutisti della 173a brigata aviotrasportata. In questo momento circa 2.600 soldati si trovano a Vicenza, nella caserma Ederle ma gli altri 2.400 sono dislocati in un'altra base in Germania. Secondo l'interrogante non si tratterebbe, dunque, di un'azione volta semplicemente «a fornire idonea sistemazione logistica alla centosettantatreesima brigata, accorpandola in un'unica località» come dichiarato dal Ministro della difesa Parisi, ma di un aumento importante della presenza militare americana sul nostro territorio nazionale;
secondo i sondaggi, circa 1500 persone dei Comitati per il «no», hanno manifestato ieri sera il loro dissenso assediando pacificamente il palazzo municipale;
il 61 per cento dei vicentini sarebbe contrario alla nuova base, e l'84 per cento vorrebbe comunque esprimersi con un referendum (sondaggio Demos del professore Ilvo Diamanti);
in seguito al raddoppio della caserma Ederle, Vicenza diventerebbe la base militare più importante dell'Europa meridionale, e, a giudizio dell'interrrogante, verrebbe compromessa ulteriormente la sicurezza cittadina, si accentuerebbe la speculazione edilizia, si aggraverebbe la circolazione del traffico in un'area già congestionata;
secondo gli studi di Andrea Licata, presidente del Cusrp, Centro universitario di studi e ricerca per la pace di Trieste, in Italia e a Vicenza lo Stato italiano paga il 40 per cento delle spese per il mantenimento truppe. Aviano, ad esempio, costa alla comunità circa 250 milioni l'anno. L'energia è fornita a tariffe ridotte, i militari non pagano iva e consumano moltissima acqua. Poi ci sono le spese per bonificare i siti militari. Inoltre non si intravedono sensibili benefici economici od occupazionali derivanti dall'allargamento della base americana;
come si può leggere nel libro: «Dal militare al civile - La conversione preventiva della base Usa di Aviano. Progetti e ricerche», edizioni Kappavu, è solo la conversione ad usi civili, che in tutto il mondo ha portato reali vantaggi. Nel testo si fa l'elenco delle 8 mila installazioni militari chiuse dalla caduta del Muro e riconvertite, dove al posto di hangar, camerate e depositi, sono nate zone commerciali, parchi, zone residenziali, percorsi turistici, fabbriche, musei e altro, fonti di nuova occupazione;
secondo l'interrogante, suscita perplessità il futuro carattere offensivo della base del Dal Molin, che rappresenta un potenziale rischio per la popolazione vicentina e italiana, visto che nel suo sito internet la 173a brigata si definisce la sola forza di risposta rapida dell'Us Army in Europa, e in un altro sito militare c'è il documento ufficiale sul futuro della brigata, dal 2010, che parla di un esercito ipertecnologico che usa sensori, computer, apparecchi e carri armati telecomandati;
l'aeroporto Dal Molin è in piena zona residenziale, sul fiume Bacchiglione, a un paio di chilometri dal centro di Vicenza, patrimonio Unesco dell'umanità, ed è l'unica area verde da Vicenza a Schio e Thiene; l'impatto ambientale e per la mobilità sarebbe devastante, non meno della perdita di valore delle case;
è reale il rischio che il grande interesse degli statunitensi per la base Ederle sia legato proprio al possibile futuro utilizzo dell'aeroporto Dal Molin, ideale per partire verso missioni di vario genere in Medio Oriente. Il generale Frank Helmick giura che non useranno la pista dell'aeroporto e che in città non ci saranno armamenti pesanti, ma secondo varie fonti, fra cui le dichiarazioni di Marino Quaresimin, ex sindaco di Vicenza, questi ultimi sarebbero già custoditi a pochi chilometri di distanza a Longare e Tormeno e in altri siti di stoccaggio segreti sparsi nei dintorni;
dopo il sì dell'ordine del giorno del Comune di Vicenza, la decisione definitiva sull'ampliamento della base militare americana di Ederle, spetta ora al Governo -:
se il Governo non ritenga opportuno respingere tale anacronistica azione di militarizzazione del paese, tenendo fede ai suoi impegni programmatici in tema di dialogo pacifico internazionale, e dando la giusta priorità alla sicurezza dei cittadini di Vicenza.
(4-01492)
PAGLIARINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le politiche dei tagli alla spesa stanno colpendo tutti i settori della pubblica amministrazione, in particolare quelli che operano in regime d'appalto;
la caserma «Briscese» in Bari, 10o Reggimento Trasporti, ha provveduto ad internalizzare il servizio di mensa, nonostante l'opposizione dei sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs di Bari che hanno denunciato il fatto lo scorso 4 maggio in una lettera al Ministro della Difesa (Prot. N. 473 del 2006);
nel corso di un incontro col Vice Capo di Gabinetto del Ministero della Difesa, Gen. Debertolis - svoltosi l'l1 luglio 2006 e resocontato dal Gabinetto del Ministro lo stesso giorno - le organizzazioni sindacali nazionali di categoria hanno nuovamente denunciato la volontà da parte del comando dell'Esercito presso il Ministero della Difesa di internalizzare i servizi di ristorazione in undici caserme
del Friuli e del Veneto, una di Livorno e due a Bari e Salerno con pesante peggioramento delle condizioni economiche, di turnazione e carichi di lavoro e con una conseguente elusione - come consta all'interrogante - della normativa che regola gli appalti;
i sindacati di categoria nell'incontro sopracitato hanno sottoposto la questione degli appalti per i servizi di vigilanza privata, pulizia, manovalanza e ristorazione del suddetto Ministero - ma la riunione non ha sortito alcun esito;
sono 130 le lavoratrici e i lavoratori che, dopo aver percepito salari inferiori ai 600 euro, rischiano di perdere il posto di lavoro o di subire una decurtazione del salario del 30 per cento in seguito al cambio dell'appalto;
il Governo italiano ha una responsabilità diretta sulla vicenda in qualità di committente -:
quali impegni il Governo intenda assumere per tutelare i lavoratori delle caserme coinvolte dal cambio di appalto, per ripristinare le norme che regolano gli appalti nazionali e per onorare gli impegni relativi al finanziamento degli appalti stessi.
(4-01495)