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Allegato B
Seduta n. 67 del 10/11/2006
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SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMOLDI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge 14 agosto 1991, n. 281 stabilisce che lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l'ambiente;
l'articolo 2, commi 2, 6 e 9, della legge n. 281 del 1991 precisa che i cani vaganti ritrovati, catturati o comunque ricoverati presso i canili comunali e i gatti in libertà non possono essere soppressi, se non per malattie incurabili e di comprovata pericolosità;
l'articolo 3, comma 3, della legge n. 281 del 1991 affida alle regioni il compito di adottare programmi di prevenzione del randagismo;
con ordinanza del 26 settembre 2006 il comune di Sesto Fiorentino ha intimato al canile di via del Termine lo smantellamento entro il 27 dicembre 2006;
il canile del Termine, nel quale sono ospitati circa 500 cani e 100 gatti, è una struttura privata che opera grazie al lavoro di volontari e grazie al coordinamento dell'Onlus «Amici del Cane e del Gatto»; grazie alla sua attività, il canile supplisce alla perdurante carenza di strutture pubbliche atte ad accogliere gli animali abbandonati in tutto il territorio fiorentino;
il canile del Termine ha subito, nel corso degli anni, successive ristrutturazioni, volte a garantire agli animali la migliore vita possibile e ad adeguare la struttura alle disposizioni normative regionali vigenti;
l'ordinanza comunale del 26 settembre 2006 non ha specificato dove saranno inviati i cani ed i gatti ospitati nella struttura, considerato che nella zona non vi sono altre strutture adatte a garantirne l'accoglienza, anche solo in forma temporanea;
l'attuazione dell'ordinanza comunale in esame rischia di compromettere il compiuto rispetto della legge n. 281 del 1991 sull'intera area del comune di Firenze e dei comuni limitrofi; gli stessi abitanti della zona hanno sottoscritto in massa la raccolta di firme promossa dall'Unione amici del cane e del gatto in opposizione alla decisione del comune di Sesto Fiorentino;
l'eventuale incremento del randagismo conseguente all'attuazione dell'ordinanza comunale del 26 settembre 2006 potrebbe incidere anche sul rispetto della legge 20 luglio 2004, n. 189, recante disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate, che ha introdotto un nuovo Titolo 9-Bis al Codice Penale, dedicato ai «Delitti contro il sentimento per gli animali»-:
se il Ministro della salute non intenda opportuno verificare quali provvedimenti il comune di Sesto Fiorentino e la regione competente intendano adottare al fine di valutare se sussistano i presupposti per una revoca dei finanziamenti eventualmente concessi ai sensi dell'articolo n. 281 del 1991 e se non si ritenga opportuno tener conto di simili chiusure in sede di disciplina della ripartizione del fondo statale tra gli enti interessati.
(4-01589)
CACCIARI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei mesi estivi alcune agenzie e organi di stampa hanno anticipato i risultati di una indagine epidemiologica di grande valore scientifico per l'ampiezza del periodo storico considerato e per il rigore metodologico commissionata dal Comune e dalla Provincia di Venezia e dalla regione Veneto sul «Rischio di Sarcoma in rapporto all'esposizione ambientale a diossine emesse dagli inceneritori», evidenziando una situazione di rischio dell'area della Riviera del Brenta, tra Marghera e Padova;
i dati riportati da Ansa e Corriere della Sera (Corriere del Veneto del 5 settembre edizione di Venezia e Mestre, pag. 9) mettono sotto accusa gli inceneritori, dichiarando tra l'altro che:
«Riviera più ammalata per il vento della diossina»;
«il nesso tra inceneritori e tumori dimostrato da un gruppo di ricercatori che ha svolto un'indagine sul territorio veneziano»;
«così come ha fatto nello studio sul Petrolchimico di Mantova, il gruppo di 15 ricercatori coordinati da Paolo Zambon (Università di Padova), Paolo Ricci (Asl Mantova), Alessandro Casula (Università di Milano) ha dimostrato la correlazione tra la malattia e la presenza delle industrie»;
la Provincia di Venezia ha subito un massiccio inquinamento atmosferico da sostanze diossino-simili rilasciate dagli inceneritori, soprattutto nel periodo 1972-1986;
nella popolazione esaminata risulta un significativo eccesso di rischio di sarcoma correlato sia alla durata che all'intensità dell'esposizione;
il rischio appare particolarmente concentrato nei comuni di Stra, Vigonovo e Fiesso d'Artico che vengono interessati dai venti prevalenti di Nord Ovest;
gli inceneritori con più alto livello di emissioni in atmosfera sono stati quelli che bruciavano rifiuti urbani. Nell'ordine sono seguiti quelli per rifiuti ospedalieri e quelli industriali;
l'articolo 117, comma 2 punto s) della Costituzione affida allo Stato in via esclusiva la competenza legislativa in materia di «tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali» e in via concorrente in materia di «tutela della salute» (articolo 117, comma 3);
l'articolo 6, Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, «Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione» (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001) recita: «Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali»;
dal momento della divulgazione dei primi risultati ad oggi nessuno degli Enti Locali preposti, in primis la Regione del Veneto che ha costituzionalmente competenza in materia di salute, ha fornito alcun chiarimento, nessuna informativa o attuato iniziative per fare chiarezza sui dati;
se i risultati dell'indagine dovessero essere confermati, nel loro complesso suggeriscono che lo smaltimento dei rifiuti segua percorsi alternativi a quello dell'incenerimento, dal momento che si rende responsabile della dispersione in atmosfera di cancerogeni che, oltre a riconoscere una molteplicità di cellule bersaglio, sono in grado di agire per effetto di una bio-accumulazione. Un fenomeno difficilmente evitabile da misure di prevenzione basate sul solo contenimento delle concentrazioni di inquinante ammesse per singole fonti di emissione in atmosfera;
non da ultimo, tra le popolazioni residenti inizia a diffondersi un timore più che giustificato dai dati riportati nelle cronache locali -:
se i Ministri competenti abbiano avuto notizie che confermino quanto divulgato fino ad oggi a solo mezzo stampa;
se i Ministri competenti intendano dare disposizioni all'Istituto Superiore di Sanità affinché esegua accertamenti ispettivi, controlli di Stato e indagini igienico-sanitarie in relazione a quanto emerso dall'indagine epidemiologica;
se i Ministri competenti non intendano predisporre delle iniziative di verifica e informazione alla cittadinanza al fine di rendere edotte le popolazioni residenti dei rischi che hanno subito e, pertanto, potenziare i presidi sociosanitari della zona;
se il Governo, alla luce di quanto accerterà della nuova indagine epidemiologica, non intenda intervenire per dettare indirizzi circa le migliori tecnologie da utilizzare nello smaltimento dei rifiuti urbani, ospedalieri e industriali.
(4-01595)
NESPOLI e CASTIELLO. - Al Ministro della salute, al Ministro degli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
nel corso del «question time» di lunedì 7 novembre 2006, il Vice Presidente del Consiglio, l'onorevole Francesco Rutelli, in risposta ad un'interrogazione del gruppo di Alleanza Nazionale, ha affermato
che il Governo ha revocato alla regione Campania 700 milioni di finanziamenti assegnati in base all'articolo 20 della finanziaria del 1988;
il programma di spesa adottato, per l'utilizzo dei fondi previsti dal richiamato articolo 20, fu diviso in due triennalità. La prima avviata nel 1998 da parte della Giunta Regionale della Campania presieduta dall'onorevole Antonio Rastrelli che risulta tutta conclusa. La seconda fase, attivata solo nel 2002 con un accordo di programma specifico, ha visto la regione Campania scontare un sensibile ritardo nella presentazione dei progetti esecutivi e nell'utilizzo dei fondi;
come riferisce la stampa quotidiana, a fine 2005 i progetti ancora fermi nei meandri della burocrazia e dei colpevoli ritardi delle 13 ASL e delle otto aziende ospedaliere della regione Campania erano 176. In quella data risultavano finanziati solo 27 progetti per un totale di 404 milioni di euro, il 36 per cento dei 1168 milioni disponibili;
da detto quadro emerge che la regione Campania risulta essere di gran lunga al di sotto della media di utilizzo dei fondi disponibili per l'edilizia sanitaria, vanificando legittime aspettative che negli anni hanno animato notevoli mobilitazioni popolari a difesa di interventi strutturali, come la costruzione di nuovi ospedali, ritenuti necessari per recuperare efficienza e standars sanitari civili in zone della regione Campania degradate anche dalla carenza di strutture sanitarie;
la stampa quotidiana e locale, riferisce che la revoca di detti finanziamenti adottata dal Governo ai danni della regione Campania, determinerebbe lo stop definitivo, tra gli altri progetti che non avrebbero più copertura finanziaria, della costruzione dei nuovi ospedali di Afragola, Pomigliano, Capua e Teano -:
in base a quale norma legislativa ed in seguito a quali inadempienze sostenute dalla regione Campania sia stato assunto tale provvedimento di revoca dei finanziamenti;
quanti e quali siano i progetti proposti dalla regione Campania che in seguito al provvedimento di revoca dei finanziamenti non saranno più, finanziariamente, sostenibili. Se, tra questi, siano collocati anche quelli che riguardavano la nuova costruzione degli ospedali indicati in premessa.
(4-01597)