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Allegato B
Seduta n. 7 del 30/5/2006
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INTERNO
Interrogazioni a risposta orale:
LOMAGLIO e PIRO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si sono fortemente intensificati gli sbarchi di immigrati in Sicilia e in particolare nell'isola di Lampedusa, rendendo del tutto insostenibile la situazione nel centro di accoglienza della piccola isola siciliana. Nonostante il trasferimento di un numero consistente di immigrati nei CPT di Caltanissetta e Crotone, restano a Lampedusa oltre settecento immigrati in un centro che è in grado di accoglierne meno di duecento;
con il migliorare delle condizioni climatiche e della navigabilità nel canale di Sicilia è facilmente ipotizzabile che aumenterà notevolmente il flusso delle persone che tenterà, in ogni modo, di sbarcare sulle coste siciliane, così come era stato per altro previsto nei mesi scorsi dallo stesso Ministro dell'interno, onorevole Pisanu, anche se tuttavia, non sembra siano state attivate tutte le misure necessarie ad evitare quanto sta accadendo -:
quali iniziative di natura strutturale siano state sinora assunte dal Governo e quali si intendano assumere per affrontare con efficacia situazioni di tal genere che, in Sicilia e nell'isola di Lampedusa, non hanno più da tempo il carattere della straordinarietà e necessitano quindi di un preventivo piano di interventi e di una costante capacità di organizzare adeguate strutture di prima accoglienza;
quali iniziative siano state intraprese in tal senso al fine di delocalizzare e trasferire il centro di accoglienza di Lampedusa, oggi insistente nell'area dell'aeroporto, in altro sito maggiormente rispondente alle esigenze e già individuato dalle competenti autorità;
quale sia attualmente lo stato dei rapporti e degli accordi bilaterali con la Libia e con gli altri Stati della sponda Sud del Mediterraneo, finalizzato a programmi di cooperazione per lo sviluppo, nonché degli altri accordi internazionali fondamentali per contrastare efficacemente, sin dai paesi di origine, le profonde motivazioni che spingono milioni di persone a fuggire dalle guerre, dalle carestie, dalla fame e dalla disperazione, cercando un incerto futuro in Sicilia e in Europa;
quali azioni siano state intraprese per sviluppare una rigorosa ed efficace azione di contrasto alle organizzazioni criminali internazionali che gestiscono l'ignobile e lucroso traffico umano sulle rotte che uniscono la Sicilia e la sponda sud del Mediterraneo.
(3-00005)
DURANTI e LOMBARDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 21 maggio 2006, presso lo stadio «Arturo Valerio» di Melfi si è svolta la partita fra la squadra dell'Associazione sportiva Melfi e la squadra del Taranto sport, secondo quanto previsto dal calendario relativo alle gare di play-off, relativo alla serie C2;
la Taranto sport aveva segnalato alle autorità competenti sia la scarsa capienza dello stadio di Melfi e sia il fatto che a fronte di 3000 richieste di ingresso per i loro tifosi avessero ricevuto solo 653 biglietti;
la Prefettura di Taranto ha chiesto ai propri uffici territoriali e alle questure di Potenza e di Taranto di attivarsi affinché la partita si svolgesse in un stadio più idoneo, quale, ad esempio, quello di Potenza certamente per dimensioni e capacità strutturali adatto ad ospitare le tifoserie antagoniste ed a garantire un regolare svolgimento dell'incontro;
nello spazio riservato alla tifoseria tarantina, già non sufficiente, erano presenti un centinaio di poliziotti ai quali, poco prima della fine del primo tempo, si è tentato di aggiungerne altri 50;
da testimonianze riportate anche dai giornali (Taranto Oggi del 22 maggio) c'è stata la reazione dei tifosi agli spintonamenti dei poliziotti e, come si può vedere dalle riprese televisive di RAI 3 e di alcune tv locali, fatto ben più grave, le forze dell'ordine hanno sparato lacrimogeni ad altezza d'uomo;
il risultato è stato il ferimento di un ragazzo e di tre agenti che sono stati trasportati in ospedale;
in una trasmissione sportiva della tv locale «Studio 100» varie sono state le testimonianze di tifosi coinvolti negli scontri che hanno confermato l'uso dei lacrimogeni e hanno denunciato tra le reazioni fisiche, oltre al bruciore agli occhi e al senso di nausea, anche forte prurito alla pelle -:
quali siano le ragioni per cui il Prefetto di Potenza abbia dato il benestare a far disputare tale evento sportivo in uno stadio chiaramente inadeguato;
quali precauzioni erano state adottate al fine di evitare tensioni fra le tifoserie;
chi abbia dato l'ordine di sparare i lacrimogeni ad altezza d'uomo, mettendo a rischio l'incolumità fisica delle persone presenti, e che tipo di lacrimogeni siano stati usati.
(3-00010)
DILIBERTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane si è svolta a Cassino (Frosinone) la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale;
si sono verificati continui episodi di grave intolleranza politica sfocianti in minacce non solo verbali ma anche con uso di armi da parte di attacchini occasionali assoldati da vari candidati che affiggono i manifesti di propaganda elettorale fuori dagli spazi predisposti dal comune, sulle mura delle abitazioni o su qualsiasi altra parete disponibile;
numerose segnalazioni, che hanno avuto rilievo anche sulla stampa locale, sono state fatte alle diverse autorità affinché fossero fatte rispettare le norme, ma tutte invane;
lo stesso Sindaco uscente ha partecipato alla competizione elettorale violando le norme sulla campagna elettorale avendo fatto affiggere, per quanto risulta all'interrogante, la sua gigantografia su di un tabellone pubblicitario privato non autorizzato;
tale situazione ha alimentato un clima di pericolosa tensione che rischia di degenerare in aperta violenza, come è già accaduto nella notte tra il 10 e l'11 maggio nei confronti di alcuni dirigenti del PDCI tra i quali il Segretario provinciale ed il Segretario cittadino, vittime inconsapevoli di un'aggressione verbale seguita da intimidazioni
e minacce da parte di un attacchino abusivo che aveva affisso manifesti di un candidato in uno spazio non autorizzato -:
quali iniziative abbia intrapreso affinché la campagna elettorale a Cassino si svolgesse nella serenità di una sana competizione e nel rispetto delle leggi vigenti.
(3-00022)
Interrogazioni a risposta scritta:
BIANCOFIORE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 21 maggio 2006 si è svolto nel comune italiano di Bressanone in Alto Adige, il tradizionale raduno degli Schützen al quale hanno partecipato oltre 6 mila così detti «Tiratori scelti»;
allo stesso era presente, accompagnato dalle compagnie degli Schützen dell'Austria e della Germania, il Presidente del parlamento austriaco Andreas Khol che, a giudizio dell'interrogante, si è distinto per affermazioni che hanno fatto ancora una volta trasparire una tendenza egemonica sull'Alto Adige e un certo disappunto sull'appartenenza stessa dell'Alto Adige allo Stato italiano. Uno dei tanto precedenti risale ai festeggiamenti per gli 800 anni di Colle Isarco, frazione del comune della città di Brennero, per i quali il Presidente Khol era prontamente (non si sa a quale titolo), presente. Nel corso di quella cerimonia giunse ad ammonire l'economia locale a non cadere in non ben definiti «vecchi errori» e consigliò animatamente - pur cosciente di trovarsi in terra italiana - di non usare la denominazione «Porta Italia» per un nascente centro commerciale a Brennero, ma di usare quella di «Porta Südtirol»;
nel corso dell'adunata del 21 maggio 2006, di concerto con il Presidente della Giunta della Provincia autonoma di Bolzano - Luis Durnwalder -, il Presidente Khol si è spinto non solo a chiedere la libera circolazione in Europa delle armi (sciabole e fucili), perfettamente funzionanti degli Schützen ma anche che potessero essere introdotti in Italia, in palese violazione dell'ordinamento giuridico italiano, i fucili imbracciati dagli Schützen di oltrebrennero e cioè quelli in grado di fare fuoco;
nelle dichiarazioni seguite al raduno, il divieto sancito dalla legge italiana di venire in Italia con le loro armi agli Schützen di Austria e di Baviera è stato paradossalmente bollato dal Presidente della Giunta Provinciale Durnwalder come «antieuropeo»;
come riportato dalla stampa nei mesi scorsi, il Presidente del Parlamento austriaco parrebbe non essere stato solo il destinatario ma anche l'ispiratore della «sdegnosa» petizione dei 116 sindaci altoatesini che hanno chiesto di fatto l'annessione all'Austria;
egli è prontamente intervenuto attraverso i media altoatesini (mentre il Parlamento italiano discuteva la riforma costituzionale lo scorso ottobre) rendendosi sedicente difensore della Vaterland (terra dei padri) cioè dell'Alto Adige e, secondo l'interrogante, di fatto tentando indirettamente di influenzare il corso stesso della riforma -:
se ritenga in particolare in periodo di terrorismo internazionale e di focolai di revanscismi accompagnati da violenze che stanno sempre più affliggendo le regioni pangermaniche, che siano da assecondare effettivamente le richieste del Presidente della Provincia Autonoma e del Presidente Khol annunciate a mezzo stampa, di permettere l'uso e l'introduzione delle armi funzionanti degli Schützen d'oltrebrennero;
se ritenga che vi sia il rischio nel caso di effettiva introduzione di consistenti quantitativi di dette armi che possano verificarsi gravi reati;
se sia auspicabile arrestare preventivamente e definitivamente questa tendenza che sotto un non ben specificato «folclore» - peraltro sostenuto con soldi pubblici erogati da enti locali dello Stato
italiano -, inneggia di fatto allo scontro, ad una ingiustificata e provocatoria minaccia di autodeterminazione e addirittura spesso celebra il ricordo di coloro che sono stati condannati in Italia per atti di terrorismo;
se non ritenga, di contro alle richieste presentate da Khol e Durnwalder, vista anche la spiccata ostentata natura «pacifista» del governo del quale si onora di far parte, che debbano essere rimosse le allusioni alla guerra, limitando l'uso delle armi storiche, concesso dall'allora Ministro dell'interno Bianco, anche agli Schützen altoatesini che con una semplice modifica possono tornare a far fuoco;
cosa si nasconda dietro l'escalation di provocazioni degli ultimi mesi che la comunità italiana altoatesina sta continuando a subire senza motivi, condannate anche da quella parte di minoranza tedesca e ladina che è orgogliosa di appartenere ad uno Stato italiano artefice della più ampia e remunerata forma di Autonomia conosciuta in Europa;
se dietro le iniziative in Italia del Presidente del Parlamento austriaco Andreas Khol, acclamato dagli Schützen altoatesini come «presidente del parlamento nazionale» (con la suggestione che il Presidente Khol sia da considerare presidente di un neonato parlamento pantirolese) e accolto con tutti gli onori riservati ad un Capo dello Stato, si celi l'intenzione di riunire il Grande Tirolo secondo i confini antecedenti il 1918 nonostante la firma nel 1992 da parte dell'Austria della «Quietanza liberatoria» al Pacchetto di leggi per l'Alto Adige;
cosa intenda fare il Governo italiano per difendere l'onore e l'unità dello Stato italiano e mettere fine a quelle che all'interrogante appaiono vere e proprie pericolose istigazioni politiche che - come è emerso sulla strada del corteo della parata degli Schützen - vengono respinte pacificamente ma non senza tensioni da parte della popolazione di tutti i gruppi linguistici caratterizzanti l'Alto Adige, mediante la spontanea simbolica esposizione e ostentazione del tricolore italiano.
(4-00113)
VICO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle settimane precedenti la partita di calcio Melfi-Taranto, disputatasi il 21 maggio scorso e valida per i play-off per la promozione in serie C1, la dirigenza della squadra tarantina, tramite il prefetto di Taranto, aveva chiesto al prefetto di Potenza di ordinare lo svolgimento dell'incontro in uno stadio più adeguato al, numero dei tifosi tarantini che sarebbero affluiti nel comune lucano;
sono stati messi in circolazione biglietti falsi che di fatto hanno consentito l'ingresso allo stadio di Melfi di un numero superiore, rispetto ai 640 posti messi a disposizione dalla stessa società ospitante, di tifosi tarantini;
allo stadio del Melfi, oltre ad alcuni ultras facinorosi, erano giunte anche numerose comitive di supporters tarantini composte da famiglie con minori al seguito;
lo stadio di Melfi, pur essendo omologato così come sottolineato dal Presidente della Lega Professionisti di serie C, Macalli, anch'egli interessato nelle settimane precedenti dalla stessa società calcistica tarantina, è provvisto di recinzioni laterali che non consentono la totale sicurezza in caso di incidenti o di fuga concitata;
i lacrimogeni lanciati da parte delle forze dell'ordine presenti a ridosso del settore dello stadio occupato dalle tifoserie tarantine, in risposta ad alcune provocazioni violente messe a segno solo da pochi tifosi in seguito arrestati o indagati dalla questura di Potenza, hanno raggiunto tifosi inermi, donne e bambini che non avevano assolutamente partecipato agli incidenti -:
se non ritenga legittimo verificare, per quali ragioni il prefetto di Potenza non abbia deciso di ordinare lo svolgimento
della partita in uno stadio in campo neutro e con maggiori requisiti di sicurezza dell'ordine pubblico;
se non ritenga opportuno verificare, per quale ragione sarebbe stato autorizzato, ai fini della repressione di atteggiamenti violenti da parte di solo alcuni dei tifosi tarantini, l'utilizzo di gas lacrimogeni lanciati invece sulla folla inerme;
se non ritenga opportuno intervenire al fine di evitare che, in futuro, si possano ripetere incidenti di tale rilevanza;
se non ritenga opportuno verificare le eventuali responsabilità delle autorità territoriali competenti in materia di sicurezza ed ordine pubblico.
(4-00118)
PEZZELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 21 maggio 2006 un efferato omicidio di camorra si è consumato nell'ospedale Apicella di Pollena Trocchia, nel Napoletano. Vittima dell'agguato un autista delle ambulanze, Palmiro Capasso, di 50 anni, con alle spalle molti precedenti penali e ritenuto dagli inquirenti un affiliato al clan dei Terracciano;
l'uomo è stato ucciso davanti ai colleghi nell'ufficio del 118, dentro l'ospedale, da un killer solitario sbucato da un'entrata secondaria priva di sorveglianza. Appena cinque giorni prima, un altro episodio di sangue si era registrato nello stesso ospedale napoletano: uno sconosciuto aveva sparato un colpo di pistola contro il parcheggiatore abusivo dell'ospedale;
i due episodi criminosi rappresentano un segnale preoccupante circa le fibrillazioni emergenti in seno alla criminalità organizzata che opera in quest'area del Napoletano e paventano nuovi allarmanti scenari di guerra e di sangue;
ancora più allarmante sembra essere la mancanza di sicurezza all'interno dell'ospedale Apicella, considerato ormai un vero e proprio nosocomio di frontiera dell'area vesuviana. Giorno dopo giorno, cresce, infatti, la paura e l'insofferenza dei cittadini;
due sparatorie in meno di una settimana giustificano così anche la protesta dei dipendenti e dei malati ricoverati nell'ospedale che, nelle ore immediatamente successive all'omicidio di camorra, si sono appellati a tutte le Autorità preposte per far ascoltare il loro grido di allarme
l'omicidio di Capasso e il ferimento del posteggiatore sono episodi che, purtroppo, si aggiungono alle molteplici aggressioni subite dai medici all'interno dell'Apicella;
occorre, quindi, che il personale sia messo nelle condizioni di poter lavorare in tranquillità ed in sicurezza, così come i degenti che hanno diritto ad un ambiente sereno -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere per fermare la nuova escalation di violenza nell'area vesuviana;
quali iniziative di ordine pubblico si intendano adottare per tutelare l'incolumità di operatori e pazienti dell'ospedale Apicella e la generale sicurezza della struttura sanitaria pubblica.
(4-00120)
HOLZMANN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Scuola per gli allievi agenti di Pubblica Sicurezza di Bolzano costituisce un importante elemento di raccordo con il territorio;
gli edifici ospitanti la struttura hanno visto una parziale ristrutturazione, grazie ad interventi anche di enti pubblici locali;
nello specifico, sono state completamente ristrutturate rilevanti strutture interne come il poligono e la piscina e altri interventi potranno essere fatti, sempre con l'intervento finanziario di enti territoriali;
la scuola interagisce con la popolazione attraverso collaborazioni istituzionali
con le scuole consentendo anche la formazione di personale bilingue per la provincia di Bolzano -:
se sia intenzione del Governo salvaguardare questa importantissima struttura, anche in relazione ad una diversa organizzazione delle scuole di Polizia.
(4-00122)
FALOMI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella città di Lamezia Terme, si sono verificati negli ultimi mesi alcuni agguati mortali, di natura mafiosa, che hanno provocato l'uccisione di tre persone;
nella stessa città si sono verificati, solo dal 2000 ad oggi, 35 omicidi e così come diversi sono stati gli atti intimidatori compiuti nei confronti di cittadini, imprenditori, commercianti ed esponenti politici locali;
il quadro di compromissione tra ambienti malavitosi e ambienti politico-amministrativi ha determinato nella storia recente della città, per ben due volte, lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio Comunale;
già nel corso della 13a seduta della Commissione Parlamentare Antimafia del 6 maggio 2002, dall'intervento del dottor Mariano Lombardi, Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, si evinceva un quadro assai allarmante del condizionamento mafioso presente nel territorio lametino anche con riferimento ai circuiti economici locali;
con una interrogazione parlamentare, la numero 4-07674, del 13 ottobre 2003 alla quale non è stata data mai risposta, l'Onorevole Nichi Vendola ricordando la cinquantesima reazione sulla politica informativa e della sicurezza del Ministero dell'interno dalla quale era emerso che la 'ndrangheta coltiva specifici interessi nella produzione e nell'imbottigliamento di acque minerali, nonché nei progetti dell'area ex Sir di Lamezia Terme chiedeva quali erano le attività, predisposte dal Ministero, di monitoraggio degli appalti e della gestione del ciclo delle acque minerali e dei processi di deindustrializzazione nel territorio di Lamezia Terme;
si è assistito ad un continuo avvicendamento dei sostituti procuratori della locale procura della Repubblica e, come denunciato, con l'interrogazione parlamentare, la n. 4-06355 del 20 maggio 2003, dell'Onorevole Giovani Russo Spena sono stati ben 6 i dirigenti che si sono succeduti, dal 1992 al 2003, alla direzione del Commissariato di Polizia di Stato di quella città;
in questo quadro, inoltre, appare ingiustificabile il drammatico sottodimensionamento in termini di organici e la grave penuria di mezzi del Tribunale di Lamezia Terme;
la pesantezza della situazione di Lamezia Terme con un elenco impressionante di omicidi, di attentati, di minacce, oltre a terrorizzare gli operatori economici e l'opinione pubblica, ingenera impotenza e rassegnazione negli strati più deboli della società lametina, richiede, oltre che un maggiore controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, una diversa strategia di lotta alla mafia con un'attività preventiva del crimine ed una capacità investigativa in grado di colpire gli arricchimenti illeciti e l'eventuale connivenza di pezzi delle istituzioni -:
se il Governo sia conoscenza dei fatti sopra esposti;
se non si ritenga, alla luce dei gravi fatti delittuosi verificatisi a Lamezia Terme, di adottare provvedimenti di competenza;
quanti e quali sono stati negli ultimi vent'anni gli omicidi di stampo mafioso verificatisi nella città di Lamezia e per quanti e quali di questi sono stati individuati e condannati i colpevoli;
a cosa è dovuto il continuo avvicendamento dei dirigenti dei locali presidi delle forze dell'ordine e dei sostituti procuratori;
quali interventi urgenti intendano porre in essere per il rafforzamento dell'organico del locale tribunale di Lamezia Terme, attualmente drammaticamente sottodimensionato;
cosa intendano fare per potenziare le forze dell'ordine e soprattutto la loro capacità investigativa;
quali siano state le attività, predisposte dal Ministero competente per il monitoraggio degli appalti e della gestione del ciclo delle acque minerali e dei processi di deindustrializzazione nel territorio di Lamezia Terme.
(4-00126)
PEZZELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 22 maggio 2006 un raid criminale, compiuto da sei sicari cinesi, all'interno nel ristorante dell'hotel Villa Paradiso a San Giuseppe Vesuviano ha provocato un impressionante bagno di sangue: un morto e tre feriti, di cui uno grave;
neanche un colpo di pistola è stato esploso durante l'agguato all'interno del ristorante, gestito da due asiatici figli di un pregiudicato cinese. Quando i carabinieri sono giunti sul posto, secondo quanto riportato dalle cronache del quotidiano Il Mattino, si sono trovati di fronte una scena agghiacciante: persone orribilmente mutilate, sangue dappertutto. Non era un film splatter ma la scena di un delitto a colpi di mannaia;
il regolamento di conti porterebbe la firma della Triade, la mafia cinese. Racket e prostituzione sono le piste principali seguite dagli investigatori, ma l'impenetrabilità della comunità cinese rende le indagini particolarmente difficili. L'omertà tipica delle caste cinesi è praticamente invincibile ed è difficile per gli investigatori accertare quali sia il movente della spedizione punitiva. Il raid era diretto contro un gruppo di cinesi in trasferta da Prato: questo elemento porta gli inquirenti su due piste;
secondo una prima ipotesi l'assalto, compiuto con modalità e stile made in Cina, potrebbe essere un avvertimento da parte delle fazioni cinesi locali per ribadire il proprio potere criminale sul territorio. In questo caso probabilmente i mafiosi di San Giuseppe Vesuviano temevano un'ingerenza esterna nella gestione del racket alle ditte tessili della zona;
già una decina di giorni fa un cinese proveniente da Roma fu assassinato sulla strada statale 286 nei pressi di Terzino;
un'altra ipotesi è invece che l'ordine di eliminare Zhang Shidong di 29 anni, e gli altri tre suoi connazionali sarebbe arrivata proprio da Prato. La cittadina toscana è infatti la succursale italiana della «città dei salici» (il tempio dove secondo la tradizione si riuniscono i vertici della mafia cinese), e da qui partono molte delle direttive dei traffici illegali interni alla comunità;
in particolare la distribuzione delle attività di riciclaggio di denaro sporco viene fatto a Prato, come anche il traffico di documenti falsi;
a Prato secondo rapporti della Dia sarebbe attivo un centro specializzato nell'utilizzo di passaporti e documenti di persone decedute, per rendere legittima la posizione di loro connazionali vivi e vegeti. In questo modo la Triade gestisce il flusso dei clandestini, che pagano dai sei ai venti milioni a persona per giungere nel nostro territorio, dove, per anni, sono spesso costretti ad una esistenza miserabile, con i documenti e la loro stessa vita nelle mani della mafia. Si spiega così il grosso potere esercitato dalla mafia cinese con base a Prato. Lavoro nero, gioco d'azzardo, estorsioni, sequestro di persona e ultima frontiera del business illegale: la prostituzione effettuata da cinesi per i cinesi;
sull'asse toscano-napoletano sono insediate le più numerose comunità cinesi del nostro Paese, e di conseguenza anche gli interessi della mafia cinese;
nella sola provincia di Napoli sono circa diecimila i cinesi. Le comunità maggiori
a Terzigno e a San Giuseppe Vesuviano, con presenze in aumento negli ultimi anni. La maggior parte degli immigrati è impegnata nel settore dell'abbigliamento, dove i cinesi hanno rilevato quasi tutti i negozi all'ingrosso della zona -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere per fermare l'escalation di violenze nella comunità cinese dell'area vesuviana e affinché le autorità competenti adottino le necessarie iniziative volte alla repressione di tutte le attività criminali gestite dalla mafia cinese nel nostro Paese.
(4-00128)
JANNONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
come ogni anno il problema degli incendi boschivi si ripresenta in tutta la sua gravità, ad evidenziare come nonostante le numerose polemiche, discussioni e dibattiti non si siano ancora prodotti reali miglioramenti nella prevenzione e nella repressione dei frequenti incendi che caratterizzano i mesi più caldi dell'anno;
le devastazioni prodotte dal fuoco comportano l'incenerimento di migliaia di ettari di boschi e arbusti, primaria risorsa naturale del nostro Paese, e pregiudicano l'esistenza di numerose specie animali, in molte circostanze vittime impotenti della furia delle fiamme;
le conseguenze degli incendi, che in alcune regioni italiane si susseguono con drammatica continuità coinvolgono molto spesso i centri abitati e la popolazione residente, con grave rischio e pericolo per l'incolumità fisica delle persone e per l'integrità delle abitazioni civili;
tale fenomeno distruttivo rappresenta per alcune regioni italiane, che in modo primario dipendono dalla risorsa del turismo, una grave perdita economica in considerazione sia dei rilevanti danni materiali prodotti dagli incendi che delle situazioni di reale o potenziale pericolo corse dai turisti;
una delle principali cause delle devastazioni descritte risulta essere la scarsa attività di impianto e manutenzione del patrimonio boschivo, in relazione alla quale appare quindi chiaro che le azioni dirette alla difesa del bosco debbano essere preventivabili ed attuabili nelle normali ipotesi di lavoro; essenziali al riguardo sono gli interventi infrastrutturali quali la viabilità forestale (con la duplice funzione di frangifuoco ed accesso alle zone boscate di pericolosità e di difficile accesso), la costruzione di vasche o di bacini di approvvigionamento idrico e gli interventi slivo-colturali indirizzati alla pulizia e manutenzione del sottobosco, delle scarpate e del rimboschimento;
la mancata predisposizione da parte di numerose regioni, a cui sono demandate le competenze specifiche ai sensi della legge n. 47 del 1975 dei piani regionali antincendi secondo le diversificate caratteristiche ed esigenze del singolo territorio e, come denunciato dal Coordinamento nazionale dei vigili del fuoco, sono solo alcuni dei rilevanti aspetti che evidenziano una grave situazione di sostanziale immobilismo senza dubbio negativa ai fini della prevenzione degli incendi;
gli studi effettuati dai Dipartimento della protezione civile sottolineano come solo il 60 per cento delle Regioni disponga di un censimento sull'andamento dei sinistri, addirittura nemmeno impostato da talune delle regioni inadempimenti; è d'altra parte pacifico che l'analisi del terreno e della vegetazione risulta essere elemento essenziale per la creazione di mappe di vulnerabilità che individuino, a priori, le aree più pericolose;
l'attività di prevenzione, nelle sue componenti meno pericolose, può essere opportunamente espletata anche con l'ausilio di personale volontario e di lavoratori adibiti a lavori socialmente utili adeguatamente
addestrati, in parziale controtendenza con i comportamenti sin qui tenuti da alcune Regioni;
la non corretta utilizzazione delle risorse disponibili, in termini di uomini e di mezzi, così come le evidenti difficoltà nel coordinamento delle diverse unità operative preposte alla repressione degli incendi evidenziano la necessità di un serio riesame delle risorse dedicate alla prevenzione e di una pronta attivazione di misure che consentano, oltre che una miglior prevenzione, un pronto ed efficace intervento repressivo del fenomeno;
lo Stato ha infine, per tutte le suddette ragioni, il dovere di impiegare le risorse necessarie a fronteggiare un fenomeno di così vasta portata. Gli studi basati sul rapporto costi benefici tra i mezzi e gli uomini impiegati e la salvaguardia del territorio (nonché il ripristino dello stesso) dimostrano la necessità per il nostro Paese di un adeguato impegno economico-finanziario volto a fronteggiare gli incendi -:
se siano attualmente allo studio misure atte a prevenire ed a ridimensionare il potenziale rischio di incendi boschivi che ogni anno distruggono migliaia di ettari del patrimonio boschivo e faunistico del Paese; inoltre, attesa la rilevante pericolosità per l'incolumità fisica delle migliaia di cittadini che vivono o che soggiornano nelle aree maggiormente interessate, quali soluzioni immediate si intendano adottare per arginare le devastanti conseguenze prodotte dagli incendi in attesa di una efficace e definitiva soluzione normativa ed organizzativa delle problematiche suesposte.
(4-00132)
NICCHI e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'accordo tra il passato Governo e le Poste Italiane Spa attribuisce in esclusiva ad un soggetto privato il trattamento delle pratiche per il permesso di soggiorno per conto del ministero dell'interno, facendone pagare, secondo le interroganti, i costi sugli immigrati; tale l'accordo, a giudizio delle interroganti solleva dubbi sulla scelta di concedere al privato la funzione del disbrigo di procedure amministrative, funzione dovuta dalla pubblica amministrazione; sulla legittimità di un affidamento diretto di tali servizi a pagamento senza procedura di evidenza pubblica, nonché sulle garanzie poste a tutela della privacy;
l'accordo contrasta inoltre con l'obiettivo del trasferimento di dette competenze agli enti locali, come numerose esperienze hanno già prefigurato, attraverso lo sviluppo di una rete di sportelli comunali, l'attivazione di servizi di interpretariato e di mediazione, la collaborazione con le questure e le prefetture, esperienze che hanno permesso di migliorare la conoscenza ed il governo del fenomeno immigrazione e di ridurre i disagi per i migranti;
l'Anci nazionale nel febbraio 2005, al fine di salvaguardare il patrimonio di buone pratiche portato avanti da molti comuni che rischia di essere vanificato dall'accordo già sottoscritto con le Poste, ha sottoscritto uno specifico protocollo d'intesa con il ministero dell'interno volto a garantire il proseguimento a titolo sperimentale di un certo numero di esperienze condotte in proposito dagli enti locali; attualmente sono in corso di definizione le modalità tecnico-operative della sperimentazione, a fronte di una partenza data per imminente delle nuove procedure con Poste -:
se il Governo intenda sospendere l'emanazione del decreto di attuazione dell'accordo con le Poste, in modo da permettere una valutazione della sua rescissione o comunque una ridefinizione dei termini dell'accordo per garantire:
interventi per una semplificazione ed un'accelerazione delle procedure su tutto il territorio nazionale e un allungamento dei termini di validità del permesso di soggiorno per ridurre l'impatto burocratico sulla vita dei migranti;
l'alternatività dei due percorsi e l'autosufficienza delle esperienze degli enti locali rispetto alle procedure delle Poste;
la partenza in contemporanea nelle diverse realtà delle due procedure (quelle degli enti locali e quelle delle Poste);
l'adozione delle misure necessarie per garantire il rispetto dei diritti alla privacy dei migranti;
il coinvolgimento di altri soggetti - del privato sociale, delle associazioni di tutela - nell'azione di assistenza agli immigrati nella compilazione delle domande di soggiorno;
se la tempestività di tale valutazione si possa inserire in un quadro più generale di governo di cambiamento netto della politica in materia di immigrazione sin qui seguita, basata da un lato sulla priorità delle misure di polizia e dall'altro sulla privatizzazione dei servizi costruendo un progetto di convivenza, che si fondi il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza per le immigrate e gli immigrati;
se si intendano adottare iniziative e accordi volti a valorizzare il ruolo degli enti locali ai fini dello sviluppo di efficaci politiche relative all'immigrazione e si consideri fondamentale l'impegno di Governo, Regioni, autonomie locali per una collaborazione con il privato sociale in materia di soggiorno, per un sistema che coniughi la semplificazione delle procedure con il rispetto dei diritti delle cittadine e dei cittadini immigrati, in una prospettiva di piena uguaglianza di diritti per nativi/e e migranti;
se il Governo intenda realizzare attraverso iniziative di socializzazione delle esperienze, un processo di confronto, di formazione senza incertezze di percorso, e con i necessari investimenti di risorse da parte del potere centrale;
quali misure intenda assumere il Governo a fronte dell'accordo intercorso tra il passato Governo e le Poste, in materia di rinnovo dei permessi di soggiorno perché si realizzi un sistema di ingresso, di accoglienza e di inserimento dei migranti, dei richiedenti asilo e dei profughi alternativo a quello attuale attraverso un profondo rinnovamento della legislazione esistente e una valorizzazione delle esperienze territoriali.
(4-00140)
SCOTTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Valerio Ciavolino, candidato Sindaco per le ...liste «Forza Italia», Alleanza Nazionale, UDC, Udeur, Nuovo Psi ed altre liste civiche, è stato eletto Sindaco del Comune di Torre del Greco nelle elezioni amministrative del 2002;
il Comune di Torre del Greco è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche con provvedimento, debitamente motivato, del Prefetto di Napoli nell'ottobre dello scorso anno;
in seguito all'indizione delle elezioni politiche, il Ciavolino si è candidato alla Camera dei Deputati, Circoscrizione Italia Meridionale, Campania 1, nelle liste di «Forza Italia»;
in seguito alla decisione del TAR Campania-Napoli (dispositivo n. 9 del 23 marzo 2006) che ha dichiarato illegittimo il provvedimento di scioglimento, Ciavolino ha riacquisito la carica di Sindaco del predetto Comune;
l'articolo 62 del decreto legislativo n. 267 del 2000, con disposizione dal contenuto assolutamente inequivoco, stabilisce che «l'accettazione alla candidatura a deputato o senatore comporta, in ogni caso, per i sindaci dei comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti [...] la decadenza dalle cariche elettive ricoperte»;
il Prefetto di Napoli, non si sa in base a quale disposizione normativa, ha rimesso la decisione circa la sussistenza della causa di decadenza al Consiglio Comunale, che, nel corso della seduta del 21 aprile 2006, anziché dichiarare il Ciavolino decaduto dalla carica di Sindaco, ha inspiegabilmente concluso, con il voto di appena 19 consiglieri su 40, nel senso della
insussistenza della causa di incompatibilità prevista dal richiamato articolo 62 del decreto legislativo n. 267 del 2000;
non si comprende sulla base di quali elementi il Consiglio Comunale sia pervenuto a tale conclusione stante il tenore inequivocabile del testo normativo (l'accettazione della candidatura alla Camera dei Deputati determina la decadenza dalla carica di Sindaco), e che alcun valore può essere riconosciuto a presunte rinuncie alla candidatura eventualmente presentate dal Ciavolino;
fermo restando che il nome del Ciavolino risulta nell'elenco dei candidati non eletti (elemento di per sé sufficiente a giustificare l'accertamento e conseguente declaratoria della decadenza da Sindaco ai sensi delle norme richiamate), è utile evidenziare che secondo una consolidata giurisprudenza, «una volta accettata la candidatura, anche la rinuncia, per quella esigenza di certezza che contraddistingue il procedimento elettorale, deve rivestire le stesse forme (dichiarazione autenticata) ed essere presentata entro i termini stabiliti per la presentazione delle candidature altrimenti non esplica alcuna efficacia nella composizione delle liste» (Consiglio di Stato, Sez. V, 10 ottobre 1998, n. 1384; TAR Emilia-Romagna, Sez. Parma, 5 novembre 1998, n. 563);
non avendo il Ciavolino presentato la rinuncia alla candidatura nei termini previsti dalla legge la rinuncia - quand'anche fosse effettivamente intervenuta - è da ritenersi certamente successiva alla data di presentazione delle liste elettorali per le elezioni politiche alla Camera dei Deputati e, dunque, tamquam non esset ai fini della causa di decadenza prevista dall'articolo 62 del decreto legislativo n. 267 del 2000;
le conclusioni cui si è pervenuto supra (ovvero decadenza di Ciavolino da Sindaco del Comune di Torre del Greco per avere accettato la candidatura alla Camera dei Deputati) non può essere assolutamente scalfita dalla circostanza che il Comune di Torre del Greco - all'atto della presentazione delle candidature - fosse commissariato per infiltrazioni mafiose e che, solo in seguito alla decisione del TAR Campania-Napoli del 23 marzo 2006, il Ciavolino avesse riacquisito la carica di Sindaco del predetto Comune;
infatti, come è pacifico in dottrina, la sentenza di annullamento ha efficacia retroattiva;
l'annullamento del provvedimento di commissariamento del Comune di Torre del Greco ha fatto, quindi, rivivere la situazione esistente prima dell'adozione del provvedimento dichiarato illegittimo dal TAR Campania-Napoli, ovvero ha determinato che il Ciavolino ricoprisse la carica di Sindaco anche al momento in cui era stata accettata, in violazione del disposto dell'articolo 62 del T.U.E.L., la candidatura alla elezione della Camera dei Deputati;
secondo l'interrogante, quindi, il Prefetto o il Consiglio Comunale di Torre del Greco, nel momento in cui si è ricostituito per effetto del provvedimento giurisdizionale reso dal TAR Campania-Napoli, avrebbe dovuto, una volta accertata la sussistenza della causa di decadenza prescritta dall'articolo 62 del T.U.E.L., provvedere ai sensi dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 267 del 2000, secondo cui «in caso di [...] decadenza [...] del Sindaco [...], la Giunta decade e si procede allo scioglimento del consiglio. Il consiglio e la giunta rimangono in carica sino alla elezione del nuovo consiglio e del nuovo sindaco [...]. Sino alle dette elezioni, le funzioni del Sindaco [...] sono svolte, rispettivamente, dal vicesindaco» -:
in base a quali norme il Prefetto di Napoli ha rimesso al Consiglio comunale di Torre del Greco la decisione in merito alla sussistenza della causa di decadenza del Sindaco Ciavolino;
se ritenga, alla luce delle considerazioni sviluppate in premessa, legittima nella forma e nella sostanza, la decisione del Consiglio comunale di Torre del Greco;
quali atti ritenga di adottare o/e promuovere per garantire la legalità nell'azione
della pubblica amministrazione nel caso specifico del Comune di Torre del Greco.
(4-00141)