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Allegato B
Seduta n. 76 del 19/11/2006
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
MELLANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un rapporto del Wwf mostra un collegamento tra i cambiamenti climatici e il rischio di estinzione per molte specie di uccelli in tutte le regioni del Pianeta;
il rapporto prende in esame più di 200 ricerche pubblicate su autorevoli riviste scientifiche che hanno analizzato l'impatto del riscaldamento globale sulle specie di uccelli nel mondo, indicando un trend verso una significativa estinzione di numerose specie dovuta proprio al fenomeno del riscaldamento globale;
molte specie di uccelli - secondo l'associazione ambientalista - risultano a rischio di estinzione e il fenomeno è tanto più preoccupante per il fatto che gli uccelli hanno sempre mostrato una grande capacità di adattamento ai diversi ambienti ed alla naturale variabilità presente nei sistemi naturali;
nelle regioni mediterranee, a parere del Wwf, se la temperatura aumenterà tra gli 1,5oC e 4,2oC, potrebbero andare completamente perdute - entro il 2080 - le zone umide costiere, fondamentali per le popolazioni migratorie -:
quali iniziative normative intenda adottare il Governo per preservare l'habitat dell'avifauna presente in Italia;
quali iniziative a tutela della biodiversità e dell'avifauna in particolare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda proporre presso le sedi comunitarie e internazionali competenti in materia.
(4-01701)
D'AGRÒ. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel Consiglio dei ministri dello scorso 12 ottobre è stato approvato uno schema di decreto legislativo che apporta un secondo stock di modifiche al codice ambientale (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 «Norme in materia ambientale»), specificatamente in materia di disciplina dei rifiuti;
si tratta di interventi tesi a recepire alcuni indirizzi in materia emersi nelle sedi delle Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata, ovvero provenienti dalla Comunità europea, con l'immediato obiettivo di chiudere numerose procedure di infrazione pendenti contro l'Italia;
tale decreto fa seguito ad un primo decreto correttivo, approvato dal Governo il 30 agosto scorso e in attesa della firma del Capo dello Stato, con cui sono state soppresse le Autorità di vigilanza su risorse idriche e rifiuti, nonché sono stati prorogati l'operatività delle Autorità di bacino e il termine per l'adeguamento dello Statuto del Conai alle regole della libera concorrenza;
le modifiche introdotte dal secondo decreto correttivo riguardano invece la terza e la quarta parte del Codice, ed in particolare le norme sugli scarichi idrici,
la definizione di rifiuto e la disciplina delle materie prime secondarie, dei sottoprodotti e delle terre e rocce da scavo;
gli interventi correttivi affrontano, tra gli altri, i problemi riguardanti le terre e rocce da scavo, escluse nel codice dall'applicazione della disciplina dei rifiuti; la nozione di «scarico diretto», con il fine di evitare la compromissione delle risorse idriche sotterranee; la definizione in materia di rifiuti (la nozione prevista dal codice è stata censurata in sede comunitaria) con l'introduzione dei termini di «sottoprodotto» e «materia prima secondaria» maggiormente aderenti al dettato europeo e più coerenti con un livello elevato di tutela ambientale;
tali correzioni sono state fortemente criticate dagli industriali in quanto giudicate contrarie allo sviluppo e alla competitività delle imprese italiane;
a giudizio dell'interrogante, le maggiori perplessità riguardano: l'ampliamento del campo di applicazione della normativa sui rifiuti, senza prevedere un aumento di impianti idonei o un miglioramento di procedure di recupero e riutilizzo; la soppressione della nozione di sottoprodotto, in altri termini di materiali o beni di immediata riutilizzabilità in altri cicli di produzione e consumo, impedendone di fatto il riuso e gonfiando ulteriormente, senza alcun beneficio ambientale, la statistica dei rifiuti da smaltire; il ripristino di alcuni adempimenti come il Mud (denuncia annuale) per i produttori di rifiuti non pericolosi, dei quali è dimostrato che l'unica utilità è la sanzionabilità nei confronti delle imprese in caso di errori seppur puramente formali; la limitazione del deposito di rifiuti nei luoghi di produzione secondo un criterio esclusivamente quantitativo e non temporale come prevede la normativa; la soppressione, nelle disposizioni relative al danno ambientale, del principio per cui il ripristino è preferibile, pregiudiziale ed alternativo al semplice risarcimento -:
quali iniziative normative intenda adottare per evitare che le nuove modifiche al Codice ambientale siano punitive nei confronti delle imprese e che il moltiplicarsi degli adempimenti e dei vincoli renda più difficile, costosa ed inefficiente la gestione dei problemi ambientali e possa diventare «un regalo alle ecomafie».
(4-01702)