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Allegato B
Seduta n. 77 del 27/11/2006
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INTERNO
Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la legge 5 febbraio 1992, n. 91 ha riconosciuto la possibilità per tutti coloro che potevano dimostrare la discendenza da cittadini italiani di chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana;
dal provvedimento erano stati esclusi i discendenti di cittadini residenti nei territori conquistati con la guerra del 1914-18 ed annessi all'Italia. Per effetto del trattato di San Germano (entrato in vigore il 16 luglio 1920), i sudditi austroungarici provenienti dai territori annessi all'Italia ed emigrati all'estero prima del 1920, dovevano operare l'opzione fra l'acquisizione della cittadinanza italiana o la cittadinanza del Paese di residenza;
l'opzione fu esercitata da un numero esiguo di interessati emigrati all'estero sia perché è mancata completamente l'informazione, sia perché la dislocazione dei Consolati rendeva impossibile il superare le distanze;
con legge 14 dicembre 2000, n. 379 il Parlamento ha riconosciuto la facoltà di riconoscimento della cittadinanza italiana anche ai discendenti di emigrati dalle odierne province di Trento, Gorizia, Bolzano, Trieste. Tale facoltà deve essere esercitata entro il dicembre 2010 (termine di scadenza così prorogato con legge n. 51 del 23 febbraio 2006);
l'applicazione della legge è affidata ad una apposita Commissione interministeriale istituita con decreto del Ministero dell'interno del 2 marzo 2001, che deve operare, tenendo conto delle particolari circostanze storiche ed etnico-linguistiche delle situazioni regolate, al fine di risolvere ogni dubbio e permettere l'applicazione corretta della normativa;
la prassi che si è instaurata ha invece determinato gravi difficoltà all'esecuzione della legge, fino alla sostanziale paralisi, perché una circolare del Ministero dell'interno prevede una procedura assolutamente accentrata: tutte le istanze di cittadinanza, da inoltrarsi presso Comuni e Consolati italiani all'estero, devono essere valutate dalla Commissione Interministeriale presso il Ministero dell'interno, alla quale pertanto devono necessariamente essere inviate le pratiche da tutto il mondo (circolare del Ministero dell'interno, Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione - Direzione Centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze n. K 78 del 24 dicembre 2001);
la Commissione si è riunita undici volte l'anno ed attualmente i procedimenti definiti dal 20 dicembre 2000 al 31 ottobre 2006 risultano essere solo circa 540, a fronte di migliaia di domande in attesa di definizione presso la Commissione e molte di più in arrivo dai Consolati italiani del Brasile e dell'Argentina;
si valuta che gli aventi diritto alla cittadinanza in base alla legge n. 379/2000 siano circa cinquantamila;
a quanto risulta agli interpellanti, ulteriori difficoltà presso i Consolati italiani - soprattutto in Brasile e Argentina - contribuiscono ad aggravare la situazione: i Consolati sono difficilmente accessibili dagli aventi diritto, al punto da essere state istituite liste di attesa fino al 2020 per iniziare i procedimenti di cittadinanza;
la Commissione interministeriale competente può essere raggiunta da istituzioni e cittadini solo attraverso l'ufficio Cittadinanza presso il Ministero dell'interno, dove una sola persona è addetta a questo tipo di pratiche provenienti dall'Italia e da numerosi Stati esteri;
l'ente locale e il privato sociale fanno da anni la loro parte per affrontare le gravi difficoltà, ciò nonostante sono migliaia le persone in attesa di presentare istanza di accesso alla cittadinanza presso molti Consolati;
la Commissione appositamente istituita non può evidentemente occuparsi di tutti i procedimenti;
è da ritenere quindi che i tempi oggi necessari per la trattazione dei procedimenti relativi alla legge n. 379 del 2000 siano di un numero di anni non determinato e che siano destinati a dilatarsi per l'elevato numero di pratiche arretrate;
ulteriori ritardi sono dovuti a sospensioni determinate dalla richiesta di nuova documentazione - ad esempio, la richiesta di certificati che l'avo emigrato non rinunciò mai alla cittadinanza italiana, pur non avendo mai avuto la cittadinanza italiana, visto che emigrò da suddito austroungarico - documentazione reperibile con tempi lunghissimi e oneri finanziari elevati; inoltre risulta impossibile ottenere una normale comunicazione con gli uffici, né una risposta alle questioni applicative che spesso bloccano i già tortuosi percorsi delle pratiche;
dall'applicazione della legge sono arbitrariamente esclusi i discendenti di donne nati prima del 1948, per disposizione del Ministero dell'interno (circolare K78 citata), le cui istanze non sono nemmeno ricevute dalla maggior parte dei Consolati italiani;
durante gli anni di attesa per ottenere il riconoscimento della cittadinanza, i richiedenti sono ammessi a soggiornare in Italia con un permesso di soggiorno per motivo di «attesa cittadinanza», previsto con il regolamento di attuazione della legge sull'immigrazione (decreto del Presidente della Repubblica del 31 agosto 1999, n. 394, articolo 11);
poiché nessuna norma prevede che tale permesso, nelle more del procedimento, dia accesso al lavoro e a vivere in Italia con i propri familiari, il Ministero dell'interno ha espresso parere negativo all'accesso al lavoro (e conseguentemente alla vita in famiglia) per i titolari di questo permesso di soggiorno;
l'esclusione dal lavoro e dall'unità familiare rende insostenibile la condizione dei discendenti di questi emigrati di nazionalità italiana, condannati ad attendere a tempo indeterminato senza potersi mantenere e senza poter stare con la famiglia in Italia, anche se il riconoscimento della cittadinanza avrà effetto retroattivo alla data della richiesta della cittadinanza (in base all'articolo 15 della legge ordinaria in materia di cittadinanza, legge 5 febbraio 1992, n. 91);
è evidente che la condizione di stranieri in attesa di cittadinanza, protratta per anni, è unica e diretta conseguenza della mancata attuazione della legge sulla cittadinanza, che i cittadini stanno pagando in modo drammatico, versando in condizioni economiche molto difficili e dovendo stare separati da coniugi e figli minori;
non si può infine che constatare, anche a seguito di una verifica, che l'Amministrazione, i Consolati, non sono attrezzati per dare attuazione alla legge, ossia per ricevere le dichiarazioni degli aventi diritto entro la data di scadenza fissata (20 dicembre 2010) e definire i procedimenti in tempi certi e accettabili;
a giudizio degli interpellanti, all'acquisto della cittadinanza italiana per discendenza è posta una ingiustificata ed odiosa discriminazione fra gli stessi italiani, a seconda di quale provincia essi siano originari, e a quali Consolati debbano rivolgersi;
è pertanto difficile considerare equo un procedimento che esclude e frustra le
aspettative di una parte di emigrati di nazionalità italiana, privando il nostro paese dell'apporto di cittadini per i quali l'Italia pure ha fatto immensi sacrifici;
è evidente la necessità di innovare e razionalizzare tale procedimento amministrativo -:
quali siano i provvedimenti amministrativi che intendano immediatamente assumere per ovviare alla descritte procedure secondo gli interpellanti assolutamente inefficienti;
se non ritengano indispensabile modificare la procedura di applicazione della legge n. 379/2000 attribuendo alla Commissione interministeriale non tanto il compito di esaminare tutti i procedimenti presentati nel mondo, ma solo quelli ai quali i Consolati e i Comuni non ritengono di dare accoglimento, nonché di proporre le direttive necessarie per una applicazione della legge n. 379 del 2000 uniforme e corretta presso Consolati e Comuni;
se non ritengano indispensabile potenziare le risorse e il personale in alcuni Consolati dove maggiore è il numero dei procedimenti iniziati o in attesa di essere introdotti, per dare la dovuta attuazione alla legge n. 379 del 2000;
se non ritengano opportuno attivarsi affinché durante la lunga attesa della cittadinanza italiana per fatti da ascriversi all'Amministrazione e non certo ai cittadini interessati, sia consentito loro l'accesso al lavoro e al ricongiungimento familiare.
(2-00239) «Betta, Boato, Froner, Fugatti».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nel comune di Crevalcore sabato 11 alla presenza del Presidente del Consiglio Prodi, è stata inaugurata la nuova tratta della ferrovia del Brennero;
in tale occasione, secondo l'interpellante in palese contrasto con i princìpi essenziali della democrazia, non sarebbe stato consentito a cittadini di vari partiti che intendevano manifestare contro la politica del governo di esprimere compiutamente il proprio disagio: le votazioni della legge finanziaria hanno trattenuto a Roma l'interpellante che avrebbe dovuto essere presente a protestare e ci si chiede se le forze dell'ordine avrebbero rispettato il suo status di parlamentare;
infatti l'intervento delle medesime, non si sa se su esortazione o precise disposizioni del Presidente Prodi o dei suoi collaboratori, non è stato totalmente rispettoso della dignità delle persone che sono state allontanate in malo modo, alcune trascinate via senza alcun riguardo, dal luogo della cerimonia;
in modo, secondo l'interrogante, scortese e brusco è stato intimato ai manifestanti di togliere i cartelli di protesta che sono stati portati via nonostante riportassero proteste normali e civili, ampiamente rientranti nel dibattito politico;
si precisa che quanto sopra è stato filmato;
in conclusione, l'interpellante contesta duramente quanto accaduto e presentato alla stampa -:
se intenda promuovere un'indagine su quanto avvenuto e precisare senza ombra di dubbio che il diritto di protestare e dissentire è garantito dalla Costituzione come essenziale ed inalienabile e chiarire se i provvedimenti, secondo l'interpellante, come minimo anomali adottati dalle forze dell'ordine, alle quali va il rispetto dell'interpellante e che però non possono essere esenti da critiche, rispondano a precisi ordini del Governo, insofferente non da oggi di ogni opposizione;
sulla base di quali elementi sarebbero stati identificati alcuni manifestanti e quali addebiti sarebbero stati loro imputati.
(2-00242) «Garagnani».
Interrogazioni a risposta orale:
NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi giorni, a Padova, abbiamo assistito all'ennesima recrudescenza di criminalità nel complesso di edifici denominato «Serenissima» e in tutta la zona di via Anelli;
il quartiere ha vissuto ore di terrore dal momento in cui opposte fazioni di immigrati irregolari si sono date ad una vera e propria guerriglia urbana, con la conseguenza di diversi pestaggi, ferimenti, devastazioni di auto in sosta e diversi arresti;
grazie all'intervento tempestivo ed efficace delle forze dell'ordine presenti sul territorio la portata dei disordini è stata significativamente contenuta;
il problema di via Anelli è di stretta e drammatica attualità nella città di Padova da più di 10 anni. Si tratta di 6 palazzine composte di miniappartamenti affittati, spesso abusivamente, a immigrati regolari e irregolari a cifre esorbitanti. In questo modo, nelle sei palazzine, si sono concentrati numerosi criminali e spacciatori che si contendono il mercato degli stupefacenti e il controllo del territorio. Si può affermare, sulla base dei rapporti delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria competente, che nel complesso di via Anelli si svolge una parte importante dello spaccio di sostanze stupefacenti del padovano;
per questi motivi dal 2004 la nuova Giunta comunale si è impegnata in un piano di recupero e riqualificazione dell'area per risolvere finalmente il problema;
il piano prevede lo sgombero delle palazzine che costituiscono il cosiddetto ghetto, cui seguiranno le opere di riqualificazione. Ad oggi sono già state chiuse 3 palazzine ed è prossimo lo sgombero della quarta. L'intervento dell'amministrazione affronta il problema della concentrazione eccessiva di immigrati in un singolo rione, persegue gli obiettivi di un riordino equilibrato delle densità abitative e, parallelamente, di una lotta seria alla criminalità. Si ritiene in questo modo che la zona possa essere decongestionata dalle presenze di criminali e che gli immigrati regolari possano essere collocati in altri luoghi della città, favorendo davvero l'integrazione;
appare evidente, secondo l'interrogante, che i disordini di cui sopra sono, in parte, motivati dalla reazione di organizzazioni criminali, contro l'intervento del Comune di Padova, che vuole affrontare seriamente la grave situazione sopra descritta -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere per collaborare con l'amministrazione comunale di Padova, la Questura e la Prefettura per tutelare la sicurezza dei cittadini, e se intenda intervenire, dal punto di vista economico e logistico, con l'invio di ulteriori forze dell'ordine.
(3-00408)
MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 17 novembre la città di Roma è stata teatro di tre distinte manifestazioni con l'obiettivo di rivendicare maggiori investimenti nel settore della ricerca scientifica e dell'università;
nel corteo terminato a Piazza Barberini, mentre erano in corso trattative tra i manifestanti e le forze dell'ordine per prolungare il corteo fino a Piazza Colonna, alcuni agenti, secondo quanto risulta all'interrogante, si sarebbero introdotti tra i manifestanti picchiandone alcuni senza motivo;
il 25 ottobre 2005 manifestazioni dello stesso tenore sono state oggetto di atti di repressione simili a quelli descritti sopra -:
come intende procedere per verificare le modalità di gestione dell'ordine
pubblico da parte delle Forze dell'ordine durante la manifestazione del 17 novembre 2006;
se risultano specifici ordini di repressione nei confronti di alcuni leader del movimento studentesco.
(3-00416)
Interrogazione a risposta in Commissione:
SPINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
atteso che nel 2000 l'allora presidente del Consiglio on. Massimo D'Alema firmò, il 20 marzo 2000, Intese a norma dell'articolo 8 della Costituzione con i Testimoni di Geova e con l'Unione Buddista Italiana;
atteso che nella scorsa legislatura, l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dr. Gianni Letta, siglò testi di Intese con la Chiesa Greco-Ortodossa, con la Chiesa Apostolica, con l'Unione Induista italiana con l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, e con la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni;
sempre nella precedente legislatura sono state firmate dal Governo Berlusconi due modifiche a precedenti Intese con la Tavola Valdese e con l'Unione delle Chiese Cristiane Avventiste rispettivamente il 27 maggio 2005 e il 23 aprile 2004;
i predetti nove documenti non portarono, per vari motivi, a conclusione il loro iter parlamentare -:
quali siano gli intendimenti del Governo in materia e come intenda provvedere a continuare l'opera di applicazione dell'articolo 8 della Costituzione, iniziata dal Governo Craxi nel 1984.
(5-00416)
Interrogazioni a risposta scritta:
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Montalto Uffugo (Cosenza) è un centro di circa 30.000 unità fra residenti e non;
negli ultimi tempi l'intero territorio di Montalto Uffugo è stato costretto a registrare una preoccupante recrudescenza di episodi di criminalità che ne hanno minato l'ordine e la sicurezza pubblica;
in particolare sono stati registrati fenomeni riconducibili ad azioni estorsive, conseguenti presumibilmente allo sviluppo economico-produttivo di quella zona, cresciuto negli ultimi tempi;
si sono, altresì, verificati furti, rapine, attentati, inquinamento ambientale e traffico di droga anche a causa della presenza di numerosi extracomunitari e di una comunità di recupero per tossicodipendenti;
nonostante il proficuo lavoro svolto dagli uomini della locale Stazione dei Carabinieri, rimane allarmante la preoccupazione per l'ordine e la sicurezza dei cittadini dell'intero territorio in questione;
il Consiglio Comunale della Città di Montalto Uffugo e la locale Associazione Calabrese di Interesse Sociale ONLUS hanno più volte sollecitato un adeguamento degli organici della locale Stazione dei Carabinieri nonché l'istituzione di un posto della Polizia di Stato -:
quali urgenti interventi ritenga di dover avviare per intensificare l'azione di controllo e vigilanza da parte delle Forze dell'Ordine al fine di elevare il livello di sicurezza dei cittadini di Montalto Uffugo.
(4-01717)
GARDINI, CAMPA, MILANATO, FRATTA PASINI, MISTRELLO DESTRO, PANIZ e ZORZATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è notizia del 20 novembre 2006 che alcune decine di appartenenti all'assemblea «no Mose» hanno occupato la sede del Consorzio Venezia Nuova, il concessionario delle opere di salvaguardia in laguna;
i manifestanti, dopo essere entrati all'ingresso d'acqua del Consorzio, in campo Santo Stefano, hanno raggiunto il primo piano, iniziando la protesta, con slogan e striscioni contro il progetto di paratoie mobili, su cui il Comitatone, nella giornata del 22 novembre 2006 a Roma, voterà il via libera definitivo;
i giovani, appartenenti all'area della sinistra antagonista, in una improvvisata conferenza stampa hanno annunciato la volontà di proseguire nell'occupazione ad oltranza ovvero, se sarà loro consentito, fino alla giornata del 22 novembre;
in Veneto e, in particolar modo a Venezia, è drammaticamente evidente l'insorgere sempre più frequente di questi episodi che, purtroppo, nella maggior parte dei casi, quasi sempre degenerano in azioni violente, teppistiche e francamente intollerabili;
in molte occasioni manifestanti appartenenti soprattutto ai centri sociali si sono resi protagonisti di gravi reati anche ai danni di privati e molti di loro rappresentano una grave minaccia alla sicurezza dei cittadini, delle istituzioni e all'ordine pubblico -:
in che modo il Ministro in indirizzo intenda intervenire al fine di garantire sicurezza e tranquillità ai cittadini di Venezia e al Consorzio Venezia Nuova e perché tale iniziativa illegale, da tempo preannunciata, non sia stata bloccata già sul nascere;
quali iniziative urgenti intenda assumere per assicurare il ripristino dell'ordine e della legalità nel Veneto e, in particolare, a Venezia.
(4-01719)
PAOLETTI TANGHERONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 14 novembre 2006 il quotidiano il Giornale ha pubblicato la notizia riguardante la costruzione di una moschea di 3000 mq complessivi, di cui 600 coperti, con un minareto alto 12 metri, in zona Colle Val d'Elsa in provincia di Siena;
il tempio, avente un costo complessivo di 600.000 euro, nascerà su di un terreno concesso gratuitamente dal Comune e sarà finanziato per metà dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, costituendo in tal modo la più grande moschea d'Italia dopo quella di Roma;
la Comunità dei musulmani di Siena e provincia, che ha sottoscritto con il comune l'accordo per la costruzione della moschea, aderisce all'Unione delle Comunità e Organizzazione Islamiche in Italia (Ucoii) organizzazione che disconosce il diritto di Israele all'esistenza e ne predica la distruzione, legittima i terroristi suicidi palestinesi, combatte la civiltà ed i valori dell'Occidente;
a giudizio dell'interrogante, l'intervento risulta assolutamente sproporzionato rispetto all'estensione ed alla consistenza della locale comunità musulmana, la quale può contare soltanto sull'affiliazione di circa 100 fedeli;
l'iniziativa si scontra con la strenua opposizione degli abitanti, costituitisi in un apposito comitato civico, espressa a più riprese attraverso petizioni, raccolta di firme pari ad un quinto dell'intera popolazione locale, ricorsi al Presidente della Repubblica ed al TAR della Toscana;
a quanto risulta all'interrogante, sono state preannunciate iniziative clamorose in occasione della posa della prima pietra ed è stata lanciata una campagna per boicottare la banca finanziatrice del progetto attraverso la chiusura di conti correnti -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, dati i comprovati motivi di pericolo per la sicurezza e l'incolumità pubblica, quali provvedimenti intenda attuare, a scopo preventivo.
(4-01726)
SMERIGLIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la sede del Circolo di Rifondazione Comunista «Marisa Musu» e dell'Associazione
Culturale «Art. 3», situata a Via Dancalia n. 9 a Roma, continua da anni ad essere oggetto di scritte oltraggiose e di minaccie;
negli ultimi mesi tali episodi si sono ripetuti più volte e sono stati regolarmente denunciati, dagli attivisti del Circolo, alle autorità competenti;
le scritte minacciose, corredate da inquietanti croci celtiche, sono a firma «Azione Giovani Trieste-Salario» e sono indirizzate particolarmente al signor Sante Moretti, riconosciuto militante della sinistra all'interno di quel territorio;
i militanti della destra, da anni, hanno innescato una campagna d'odio nei confronti del signor Moretti a cui attribuirebbero presunte responsabilità nella morte di un giovane di destra, Francesco Cecchin, nonostante la magistratura abbia stabilito che la morte fu determinata dalla caduta incidentale da un muretto alto cinque metri;
a causa di questa campagna d'odio, il signor Moretti, ha visto la sua vita stravolta, con condanne a morte pronunciate, a suo tempo, dai NAR, fino ad essere costretto, per anni, ad allontanarsi dal quartiere e a dover usufruire di una scorta;
questa situazione, in un clima nel quale si vanno moltiplicando in tutto il Paese le aggressioni e le violenze da parte di elementi neofascisti contro tutti i «diversi» da loro, desta enormi preoccupazioni che sono state già manifestate dal partito della Rifondazione Comunista al Prefetto di Roma -:
cosa intenda fare per ripristinare condizioni di sicurezza e di garanzia dell'agibilità democratica nel quartiere Trieste-Salario a Roma e quali misure siano state messe in atto, visto il ripetersi delle minacce, affinché siano tutelate le libertà democratiche sancite dalla nostra Carta costituzionale.
(4-01727)
DE SIMONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 19 e 20 novembre 2006 a Bari un giovane è stato selvaggiamente picchiato all'uscita da un locale nel quale si tiene ogni settimana una serata gay (Il Corriere del Mezzogiorno - Mercoledì 22 novembre 2006);
il giovane è stato picchiato da una banda di cinque ragazzi, non ancora identificati, i quali sono prima entrati a scopo provocatorio nel locale e poi lo hanno aggredito fuori dal locale;
il giovane è stato ricoverato in ospedale, con trauma cranico e ferite, per medicare il ventisettenne sono stati necessari 18 punti;
l'episodio si inserisce in una serie di atti di violenza, di aggressione e di vandalismo che hanno avuto luogo negli scorsi mesi a danni di cittadini/e omosessuali, lesbiche, e/o transgender;
si è trattato quindi, secondo l'interrogante, dell'ennesimo episodio omofobo, razzista e discriminatorio, da parte di soggetti che, evidentemente, si sentono liberi di agire indisturbati e impuniti;
tali atti sono frutto di una persistente omofobia che produce nel nostro paese profonda discriminazione, ingiustizia e violenza ai danni delle persone omosessuali e lesbiche, e da troppo tempo si verificano in diverse città italiane alimentando un clima di insicurezza e di minaccia per la libertà -:
se non intenda adottare iniziative normative per combattere la violenza omofobica anche con l'estenzione della legge Mancino di casi di discriminazione motivata dall'orientamento sessuale;
se ritenga di dover intervenire, con misure di prevenzione affinché sia garantita la sicurezza delle persone omosessuali, lesbiche e transgender.
(4-01733)
DILIBERTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
in data 13 novembre 2006, all'interno dell'Istituto tecnico Galilei di Roma si sono
verificati gravi episodi di intimidazione, violenza e minaccia ai danni di alcuni studenti riuniti in assemblea per eleggere gli organismi dirigenti della Consulta provinciale degli studenti di Roma. Come riportato anche da numerosi organi di stampa, almeno quaranta giovani di estrema destra, riconducibili al gruppo «Blocco studentesco» e agli ambienti delle occupazioni non conformi e al centro sociale di estrema destra Casa Pound, hanno fatto irruzione nell'istituto inneggiando al fascismo e facendo saluti romani. Tale gruppo, nel quale erano presenti anche soggetti totalmente esterni alla scuola e alla Consulta, ha messo in atto azioni intimidatorie verso i candidati della lista di sinistra durante la presentazione dei candidati stessi al consiglio e alla presidenza della Consulta. A seguito di tali intimidazioni, è stato necessario procedere a ripetute sospensioni dell'assemblea, con ciò limitando gravemente il pieno esercizio di un diritto democratico. Una ragazza candidata al consiglio è stata colpita al volto nei bagni della scuola a seguito del suo intervento in assemblea, dovendo successivamente ricorrere alle cure del medico. Durante i disordini al Galilei erano presenti alcuni agenti della Digos i quali, pur ripetutamente sollecitati ad intervenire, non hanno posto in atto alcuna misura preventiva né hanno attivato le forze dell'ordine per porre immediatamente fine al clima intimidatorio e violento venutosi a creare;
già nelle ultime settimane si erano verificati atti di violenza e intimidazione contro alcuni studenti in diverse scuole italiane ad opera di studenti riconducibili ad organizzazioni neofasciste;
nelle istituzioni scolastiche italiane emerge con preoccupazione il dilagare di una subcultura neofascista della violenza e della prevaricazione, che rischia di minare i valori democratici della convivenza, del rispetto delle differenze, della pace e della tolleranza, come testimoniano da ultimo l'atto di omofobia compiuto nel liceo Aristofane di Roma e l'esecrando episodio delle violenze, accompagnate da slogan neofascisti, ai danni dello uno studente down di Torino -:
quale sia la valutazione dei Ministri interrogati in ordine ai fatti avvenuti e al mancato intervento degli agenti di polizia per ristabilire l'ordine, identificare ed allontanare i provocatori consentendo in tal modo il regolare svolgimento dell'assemblea, pur a fronte di ripetute sollecitazioni in tal senso;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere iniziative volte ad assicurare che tali episodi non abbiano più a ripetersi in occasione delle future assemblee plenarie della Consulta Provinciale degli Studenti di Roma;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno avviare un'indagine approfondita sul territorio nazionale volta a conoscere il fenomeno della presenza di organizzazioni studentesche neofasciste che sistematicamente compiono atti di prevaricazione, intimidazione e violenza volti ad impedire il libero svolgersi della attività democratiche degli studenti e se, pertanto, non ritengano opportuno adottare iniziative normative volte ad impedire in futuro che tali organizzazione studentesche neofasciste possano presentare proprie liste agli organi elettivi delle istituzioni scolastiche al fine di garantire il democratico svolgimento delle stesse ed anche in ragione delle palesi e reiterate violazioni dello Statuto dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti.
(4-01735)
SGOBIO e DILIBERTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il territorio della Provincia di Latina è molto spesso presente nelle cronache dei quotidiani provinciali e nazionali per una marcata presenza della malavita organizzata;
il ruolo della Prefettura è funzionale alla lotta contro detta malavita;
da parecchio tempo, si è evidenziata, segnalata anche, una gestione amministrativa al quanto discutibile da parte della stessa Prefettura, che, anche a detta della stampa locale e dall'Associazione «A. Caponnetto», non svolgerebbe correttamente il proprio ruolo istituzionale;
da notizie in possesso dell'interrogante risulta che il personale della Prefettura di Latina è costituito da due «cordate»: una, composta da funzionari corretti e capaci, osteggiata da un'altra, che gode di particolare protezione;
risulta agli interroganti che molte funzioni riservate al Prefetto e al Vicario vengono di fatto esercitate dal Capo di Gabinetto, che da circa trent'anni opera in quella Prefettura;
il Vice Prefetto Vicario, segretario nazionale di un sindacato, impegnato nella denuncia del mancato rispetto delle regole all'interno della stessa Prefettura, è stato trasferito per «incompatibilità ambientale» e deferito alla Commissione Disciplinare, secondo gli interroganti, con palese disprezzo dei diritti sindacali e della relativa tutela;
il personale della Prefettura, Vice Prefetti e Funzionari che non fanno parte della «cordata» allineata al Prefetto e al Capo di Gabinetto, si trovano in una grave situazione di mobbing;
due Vice Prefetti soffrono di una grave forma di depressione; una in particolare, a seguito di un'aggressione verbale del Prefetto di fronte ad altri colleghi, si sente male e viene ricoverata in ospedale;
esiste una forte spaccatura tra le due «cordate», che di fatto non comunicano tra di loro, con grave danno alla funzionalità della Prefettura e ripercussioni sull'intero territorio della Provincia;
gli incarichi esterni di competenza della Prefettura vengono assegnati con palese discriminazione;
risulta agli interroganti che i distacchi sindacali rispondono ugualmente alla logica dell'appartenenza alla «cordata» -:
se sia a conoscenza dei gravi fatti sopra riportati;
se e quali iniziative intenda adottare al fine di ricondurre la citata Prefettura al rispetto della legalità che istituzionalmente le compete e di valutare se esistano gli estremi per l'avvio di un'accurata ispezione che esamini approfonditamente la situazione esistente, esaminando i fascicoli più delicati e ascoltando anche i Funzionari non appartenenti alla «cordata», come invece non è stato fatto in una recente ispezione sommaria.
(4-01736)
BOATO e BALDUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Relazione conclusiva in ordine agli accertamenti effettuati presso l'ASL n. 9 di Locri (Reggio Calabria) dalla Commissione d'Accesso di cui al decreto del Prefetto di Reggio Calabria n. 1603/2005», nella parte seconda, che delinea «gli obiettivi e le finalità degli accertamenti» ovvero «verificare l'eventuale esistenza dei presupposti richiesti per l'applicazione della misura di rigore prevista dal combinato disposto di cui agli articoli 143 e 146 del decreto legislativo n. 267 del 2000 nei confronti del citato ente» dopo aver tracciato un quadro della situazione socio-criminale del territorio, precisa, tra l'altro:
a) Gli accertamenti hanno riguardato, altresì, l'attività posta in essere dal Direttore Generale, alcuni dirigenti e dipendenti dell'Ente, soggetti «esterni» che hanno intrattenuto rapporti di vario genere con l'amministrazione e quelli che sono risultati destinatari di incarichi o benefici di contenuto economico;
b) Ulteriori approfondimenti, poi, sono stati esperiti nei confronti del personale medico e non, estesi anche a figure professionali mediche non stabilmente legate ad un vincolo di dipendenza con l'A.S., ma aventi comunque rapporti di lavoro occasionale o continuativo con l'istituzione sanitaria in esame»;
nella stessa relazione, nel quadro appunto «dell'accertamento delle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nell'ambito della struttura sanitaria presa in esame», alla lettera d) si riporta un elenco dei dipendenti fra i quali è indicato il dottor Francesco De Matteis del quale è testualmente scritto: «Dottor Francesco De Matteis nato a Cittanova il 19 agosto 1955, (Ser.T) - assunto (11 settembre 1995);
informative di polizia a carico:
13 aprile 1994 segnalato all'A.G. per reati contro la P.A.;
12 febbraio 1999 proposto per l'obbligo di soggiorno dal Procuratore di Palmi;
18 marzo 1999 segnalato per associazione di tipo mafioso (scarcerazione);
20 luglio 1999 revoca dell'obbligo di dimora;
6 aprile 2000 il locale Tribunale - Sez. M.P. - dichiarava con relativo decreto il non luogo a provvedere per l'obbligo di soggiorno;
Varie:
dalla consultazione degli atti di ufficio, a carico del medesimo risulta quanto segue:
15 aprile 1994 deferito in stato di libertà dai Carabinieri c/o la Sezione di P.G. della Procura della Repubblica di Reggio Calabria alla competente A.G., poiché ritenuto responsabile, in concorso, di reati contro la P.A., in particolare, ognuno dei denunciati per la propria parte di competenza, adottavano, ratificavano, fornivano consulenza e dichiaravano immune da vizi una delibera irregolare che consentiva al titolare di ditta informatica di ottenere un ingiusto profitto per la fornitura di computers all'Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria;
5 dicembre 1996 deferito in stato di libertà dai Carabinieri di Villa San Giovanni alla competente A.G., poiché ritenuto responsabile, in concorso, in qualità di componente della Giunta dell'Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria per gli anni 1988-1989, del reato di falsità in atti e abuso in atti d'ufficio, per aver procurato, attraverso il conferimento di vari incarichi, ingiusto vantaggio economico a favore di alcuni ingegneri, geologi ed architetti;
3 novembre 1998 il G.I.P. D.D.A del Tribunale di Reggio Calabria, concordando con le risultanze investigative condotte dai Carabinieri di Reggio Calabria, emetteva ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti della cosca mafiosa «Albanese», attiva nella piana di Gioia Tauro e con proiezione nell'Italia Settentrionale, indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, voto di scambio, violazione legge sulle armi e tentato omicidio. In particolare il De Matteis nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere veniva indagato ... omissis ... per avere cooperato nell'attività criminosa dell'associazione in qualità partecipe, conseguendo l'appoggio degli accoliti in occasione delle menzionate consultazioni elettorali e operando quale referente del Vernì all'interno dell'Amministrazione comunale di Cittanova...omissis ...;
19 dicembre 1998 scarcerato dalla Casa Circondariale di Palmi ed ammesso al regime degli arresti domiciliari in Siderno;
18 marzo 1999 l'Ufficio G.I.P. del tribunale di Reggio Calabria, sostituiva la misura cautelare degli arresti domiciliari con l'obbligo di dimora nel comune di Salerno;
il 16 ottobre 2006 il quotidiano Calabria Ora riportava un sito web WWW.DemocraziaLegalità.it, nel quale si poteva leggere integralmente la Relazione della Commissione di cui sopra;
tutti coloro quindi che accedevano a questo sito potevano di conseguenza leggere le annotazioni riportate sul conto del dottor Francesco De Matteis, con grave pregiudizio per l'onore e la professionalità dello stesso;
in seguito all'articolo apparso sul quotidiano Calabria Ora ed alla pubblicazione integrale della Relazione della Commissione di accesso all'azienda sanitaria n. 9 di Locri sul sito web sopra citato, il dottor Francesco De Matteis, ha presentato querela, nel cui verbale di presentazione, fra l'altro, si legge: «Nella parte della relazione a me dedicata non si chiariva che fine avevano fatto tutte le informative citate, nè si precisava che da tutte le informative ne ero venuto fuori sistematicamente con archiviazioni da parte del GIP, ovvero con sentenze di assoluzione. Relativamente all'informativa del 3 novembre 1998 la commissione di accesso ometteva completamente di precisare che il sottoscritto era stato assolto con formula piena, dal GUP del Tribunale di Reggio Calabria in primo grado, sentenza successivamente confermata con la medesima formula dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria. Al riguardo preciso altresì di essere stato risarcito dello Stato economicamente per l'ingiusta detenzione patita. Perciò sono rimasto esterrefatto dalla parzialità e dalla superficialità con la quale la commissione aveva proceduto nel redigere la relazione, mi ha indignato il modo con il quale è stata affrontata la mia posizione dal momento che sarebbe stato corretto e rispettoso citare le informative di P.S. ma evidenziare anche gli esiti delle stesse. Tutto ciò mi ha sicuramente procurato un ulteriore gravissimo danno d'immagine oltre che morale e materiale per cui, sentendomi denigrato, oltre che offeso, mi sono recato, immediatamente, presso la Stazione Carabinieri di Siderno ed ho sporto denuncia-querela nei confronti dei componenti della Commissione di accesso all'ASL n. 9 di Locri. Nello stesso ho ritenuto di notificare copia della denuncia alla commissione straordinaria che in atto provvede alla gestione straordinaria dell'ASL n. 9 di Locri ed altresì mi sono rivolto alle più alte cariche dello Stato ed al Presidente della Commissione parlamentare antimafia per esprimere la mia amarezza per le continue vessazioni e denigrazioni che subisco rinnovando la piena fiducia nei confronti delle istituzioni e della giustizia italiana e da cittadino onesto, quale ritengo di essere, ho chiesto che mi venissero garantite le giuste e legittime tutele al pari di ogni altro cittadino di questa Repubblica»;
De Matteis risulta totalmente incensurato e per le imputazioni ascrittegli con i rapporti di polizia richiamati nella Relazione della Commissione di Accesso è stato sempre prosciolto o assolto con formula piena;
nella Relazione indicata non si dà mai atto di queste assoluzioni di modo che il cittadino è portato a ritenere che nella struttura sanitaria di cui lo stesso è dipendente vi siano pericolosi «mafiosi» o aderenti a cosche criminose -:
se non ritenga che gli approfondimenti di cui si dà atto nella Relazione, soprattutto in base all'obbligo costituzionale di verità, trasparenza e imparzialità della pubblica amministrazione e ancor di più in base all'obbligo di rispettare l'integrità e la dignità delle persone, dovevano tener conto e dare atto delle intervenute assoluzioni e dello stato di assoluta incensuratezza del dottor Francesco De Matteis;
se non ritenga che questi apparenti accertamenti e queste indagini, secondo gli interroganti superficiali, che confondono innocenti e delinquenti, lungi dal contrastare la criminalità organizzata, alimentino la sfiducia nei confronti dello Stato e della sua doverosa lotta alla mafia e alla 'ndrangheta.
(4-01738)
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
stando a quanto riportato dal quotidiano l'Informazione di Reggio Emilia domenica 22 ottobre 2006, sono state emesse 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di soggetti di nazionalità pachistana ed albanese nel corso di una vasta operazione denominata «Khyber
Pass», che ha scoperto droga e riciclaggio, attraverso un giro di denaro che confluiva a Carpi (Modena);
i malviventi sarebbero responsabili di traffico internazionale di droga ed associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale dei narcodollari che coinvolge oltre all'Italia, diversi paesi come gli Emirati, l'Australia, l'Olanda, l'Albania e la Francia. Soldi che venivano usati per l'acquisto di armi e secondo una intercettazione telefonica, anche per finanziare una moschea di Carpi (Modena);
uno degli arrestati è stato identificato come il «tesoriere» di una associazione di Carpi (Modena) di ispirazione sciita, denominata Imamya Welfare Organization;
attraverso alcune indagini per ricostruire il percorso di denaro proveniente da spaccio illecito è stato possibile individuare a Carpi (Modena) una rete bancaria parallela gestita da pachistani; utilizzando normali attività commerciali come schermo per il riciclaggio, si raccoglievano e smistavano milioni di Euro;
a Carpi uno degli indagati gestiva un negozio di barberia usato come copertura per incontri e transazioni di denaro;
secondo gli investigatori, gli indagati erano in grado di muovere fino a quattro milioni di Euro al giorno da un capo all'altro del mondo;
in una occasione gli investigatori hanno filmato uno scambio di denaro di ben quattro milioni di Euro -:
se si ritenga opportuno mantenere un monitoraggio costante su tutte le associazioni islamiche presenti in Italia ed in particolare verificare tutte le transazioni di denaro sospette attraverso i conti correnti ad esse intestati;
se si ritenga opportuno avviare una verifica generale su tutte le attività economiche collegate direttamente ed indirettamente ad ogni moschea presente sul territorio italiano, controllandone i canali di finanziamento ed altresì le attività commerciali ed i Conti Correnti di tutti coloro che frequentano le moschee presenti sul nostro territorio;
se sia opportuno analizzare tutte le attività commerciali gestite da musulmani nel nostro paese, per verificare che non sia uso comune utilizzare esercizi commerciali per coprire traffici illeciti e riciclaggio di denaro.
(4-01739)