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Allegato B
Seduta n. 77 del 27/11/2006
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
AIRAGHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Varese è presente un distaccamento provinciale Inps e quattro agenzie di produzione: Busto Arsizio, Gallarate, Luino, Tradate;
il territorio a sud-est della provincia rimane così sguarnito di un distaccamento Inps;
la zona è di particolare interesse economico per la straordinaria concentrazione di imprese e industrie che hanno quotidianamente necessità di rivolgersi agli uffici dell'Inps;
la particolare conformazione del territorio crea estreme difficoltà di movimento dovuto anche al congestionamento del traffico che rende gli spostamenti difficoltosi altresì non agevolati dai mezzi pubblici come bus e treni;
città delle stesse dimensioni di Saronno possono contare su una sede Inps, persino la Città di Tradate, che conta un numero di abitanti meno della metà di quelli di Saronno;
i disagi provocati dalla mancanza di una sede distaccata in città colpiscono soprattutto le fasce più deboli, come gli anziani, che devono recarsi spesso alla sede di Varese con dispendio di energie e risorse economiche;
le innumerevoli imprese presenti sul territorio avrebbero un considerevole miglioramento della produttività se potessero eliminare i costi dovuti agli spostamenti per svolgere le pratiche, nella sede Inps di competenza sita a Varese -:
quali iniziative intenda adottare per garantire anche alla città di Saronno la presenza di una sede Inps.
(4-00429)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'Istituto Nazionale della previdenza sociale ha comunicato quanto segue.
L'Agenzia di produzione di Saronno è stata istituita con Delibera n. 22 del 24 giugno 1993 del Consiglio di amministrazione, e successivamente confermata con delibera n. 1321 del 30 luglio 1996.
In conformità a quanto previsto dalle vigenti disposizioni, la Direzione della sede Inps di Varese ha richiesto al comune di Saronno, la disponibilità di locali idonei ed il comune si è reso disponibile a locare all'Inps un immobile di sua proprietà in via Roma, 20 e, successivamente, un ex plesso scolastico in via Biffi.
Il 15 marzo 1999, per quest'ultimo immobile, veniva firmato un protocollo di intesa ma, per l'insorgere di varie problematiche connesse alle opere di adattamento da eseguire e alla nomina della nuova giunta comunale, il comune di Saronno con nota n. 11105 del 15 marzo 2000, comunicava l'esito negativo della trattativa.
L'Inps di Varese procedeva pertanto alla ricerca di locali mediante bando pubblicato
sui giornali il Giorno, il Giornale, la Prealpina per otto giorni complessivi, nel periodo 6-19 aprile 2000, ma al riguardo non perveniva alcuna proposta.
Nel novembre 2002 la sede suddetta procedeva ad effettuare nuova ricerca di mercato mediante la pubblicazione di un nuovo bando su 2 quotidiani.
In risposta al bando, perveniva una proposta da parte dell'Asilo infantile Vittorio Emanuele II - Ente Morale, relativa ad un immobile sito in via Manzoni, 21 occupato in parte dall'asilo stesso e in parte dall'Ufficio d'igiene del comune di Saronno.
L'Ufficio tecnico regionale, redigeva un progetto d'adeguamento dell'immobile, con analisi dei relativi costi, trasmettendo il tutto al Coordinamento generale tecnico edilizio per il relativo parere.
Nel corso dell'istruttoria tecnica, l'Ente Morale cedeva, al comune di Saronno, la proprietà dell'immobile, e l'Istituto confermava alla nuova proprietà l'interesse alla locazione del fabbricato.
Nonostante numerosi colloqui con le autorità comunali, in considerazione del fatto che i locali sono ancora in parte occupati dall'Ufficio d'igiene, l'assessore delegato, pur confermando la disponibilità e l'interesse dell'Amministrazione comunale all'apertura da parte dell'Inps dell'Agenzia di produzione, non è stato in grado di indicare una tempistica certa per l'eventuale disponibilità dell'immobile. In data 26 gennaio 2006, il presidente del Comitato provinciale di Varese, il direttore della sede, e il dirigente dell'area patrimonio della Direzione regionale, hanno incontrato il vice sindaco di Saronno dottoressa Annalisa Renoldi, al fine di esaminare le problematiche connesse alla ricerca di locali per la nuova Agenzia Inps di Saronno.
Il vice sindaco, pur confermando l'interesse dell'Amministrazione comunale all'insediamento degli uffici dell'Inps, ha rappresentato che l'immobile dell'ex asilo nido di via Manzoni non era disponibile in quanto occupato dall'Ufficio d'igiene del comune. Ha evidenziato, peraltro, che al momento il comune non era in grado di proporre soluzioni alternative e che probabilmente solo dopo lo spostamento degli uffici comunali in altro immobile in costruzione (tempo previsto 3/4 anni), sarebbe stato possibile inserire gli uffici Inps nell'attuale edificio comunale di piazza della Repubblica.
L'Assessore, infine, si è riservato di verificare la disponibilità di idonei locali da parte di privati nel territorio comunale. Successivamente a tale incontro, le autorità comunali non hanno segnalato alcuna disponibilità di locali idonei neppure da parte di privati. La Direzione regionale aveva pertanto deciso di procedere ad una nuova ricerca di mercato quando è stato pubblicato il decreto legislativo 4 luglio 2006 n. 223 convertito con modificazioni nella legge 4 agosto 2006, n. 248, che ha previsto una riduzione del 20 per cento delle spese relative ai consumi intermedi per gli anni 2007-2008-2009 rispetto allo stanziato 2006 e fra i consumi intermedi sono ricompresi anche i canoni di locazione.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro per le politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, in data 20 maggio 2006, nella zona del Piacentino e di Reggio Emilia, le forze dell'ordine hanno smantellato sei cliniche clandestine dove venivano praticati interventi di chirurgia estetica, di chirurgia ginecologica finalizzata a riottenere la verginità e aborti;
le cliniche che operavano senza alcun rispetto delle più elementari norme igieniche e sanitarie e ovviamente senza alcuna considerazione dei vincoli di legge erano gestite da extracomunitari di origine cinese;
a quanto risulta all'interrogante, già nel luglio 2003 sempre nella stessa area territoriale le forze dell'ordine avevano
scoperto una clinica clandestina situata in Via Turri a Reggio Emilia;
il diffondersi di queste attività illegali in queste regioni debbono far riflettere le amministrazioni locali sulle strategie programmatiche adottate a livello locale nei confronti delle politiche di integrazione degli extracomunitari;
queste notizie mettono in evidenza come si tratti di casi non isolati ben organizzati e gestiti da associazioni criminali cinesi di stampo mafioso;
le operazioni succitate sono state condotte dalla polizia di Stato piacentina coordinata dalla Direzione del servizio centrale anticrimine di Roma. Dalle notizie trapelate sulle indagini risulta che sono stati scoperti tra i pazienti ricoverati in queste «cliniche dell'orrore» finanche bambini in attesa di essere sottoposti alle visite di pseudo pediatri;
i materiali di laboratorio e i medicinali sequestrati risultano tutti importati clandestinamente dalla Cina;
considerata la difficoltà di interpretazione dell'idioma cinese è necessario valutare la possibilità di propagandare con estrema facilità nella propria comunità di provenienza le attività di queste cliniche abusive anche con l'utilizzo di canali canonici, ossia, tramite inserzioni pubbliche in lingua cinese;
queste operazioni mettono inoltre in evidenza come sia ancora diffusa la pratica dell'aborto clandestino in controtendenza al diffuso pensiero che ritiene che con l'entrata in vigore della legge n. 194 del 1978 questa piaga fosse finalmente debellata -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti e quali provvedimenti intendano prendere per evitare il ripetersi di tali situazioni;
se ritengano possibile fornire un quadro informativo che fotografi negli ultimi dieci anni la presenza di cliniche clandestine che operano sul territorio italiano ed in particolar modo nelle regioni interessate da queste ultime indagini (Emilia Romagna e Toscana);
quali provvedimenti intendano adottare per arginare il diffondersi di azioni criminali organizzate di matrice mafiosa da parte di extracomunitari orientali;
quali provvedimenti intendano adottare per arginare il diffondersi della pratica dell'aborto clandestino nelle comunità di extracomunitari presenti nel nostro Paese;
quali azioni intendano mettere in atto per diffondere campagne informative dirette a divulgare il fondamentale principio della tutela della vita fin dal suo concepimento nel rispetto anche del disposto previsto dalla stessa legge n. 194 del 1978.
(4-00255)
Risposta. - Il fenomeno delle cliniche e farmacie clandestine gestite da cinesi trae origine principalmente da fattori culturali che alimentano tuttora nelle comunità di immigrati dalla Cina una forte riluttanza a rivolgersi alle strutture pubbliche o private di medicina allopatica occidentale, cui spesso viene tuttora preferito il ricorso alle pratiche della medicina tradizionale cinese, sia pure esercitate fuori dalla legalità.
Ne consegue che, tendenzialmente, la presenza di presidi medico-farmaceutici abusivi gestiti da cinesi è più frequente laddove i gruppi immigratori di quel Paese sono più numerosi e radicati.
L'attività di contrasto e di indagine presenta, peraltro, non poche difficoltà a causa delle caratteristiche di scarsa permeabilità e penetrabilità delle comunità cinesi: le differenze di idioma e scrittura, la diffidenza degli immigrati verso ogni tentativo di infiltrazione esterna, l'elevato grado di compartimentazione che ne caratterizza la struttura e l'organizzazione sociale, molto chiusa ed autoreferenziale, che tende ad esaurire al suo interno il completo soddisfacimento dei bisogni dei suoi appartenenti.
Nonostante tali difficoltà, l'impegno profuso sul piano investigativo ha consentito nel tempo di portare a termine numerose,
importanti operazioni che hanno portato all'individuazione ed allo smantellamento di vere e proprie strutture dedite all'esercizio abusivo delle professioni medico-farmaceutiche.
In particolare, per quanto riguarda i territori della Toscana e dell'Emilia Romagna, cui fa riferimento l'interrogante, si ricordano le seguenti attività d'indagine: dal novembre 2005, la Squadra mobile di Piacenza, coordinata dal Servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine, ha avviato una serie di investigazioni su diverse forme di criminalità cinese che hanno interessato nove diverse province dell'Emilia Romagna, della Lombardia e del Veneto. Nell'ambito dell'articolata indagine, sono stati fra l'altro sequestrati otto ambulatori medici clandestini (due a Milano, due a Prato ed uno ciascuno a Firenze, Reggio Emilia, Mirandola e Padova) e denunciati undici cinesi preposti al loro funzionamento; in provincia di Reggio Emilia, nel 2003 è stata individuata un'erboristeria cinese, autorizzata per l'esclusiva vendita di prodotti cosmetici ed erboristici, dove in realtà, in assenza di requisiti igienico-sanitari, si svolgeva professione farmaceutica ed era stato allestito uno pseudo laboratorio medico. Nell'erboristeria un cittadino cinese, millantando competenze medico-farmaceutiche, offriva a connazionali numerosi farmaci, molti dei quali scaduti e non catalogati in Italia, mettendo a disposizione dei pazienti anche attrezzature e presidi medico-chirurgici che palesavano inequivocabilmente il potenziale esercizio di pratiche mediche; sempre a Reggio Emilia, è stato scoperto un appartamento, sito in un normale edificio residenziale, in cui una sedicente dottoressa di etnia cinese offriva ai suoi connazionali sia farmaci, sia pratiche medico-chirurgiche; prestazioni che venivano pubblicizzate all'interno della comunità cinese mediante veri e propri biglietti da visita in caratteri cinesi su cui erano riportati il nominativo della «dottoressa», le attività mediche espletate e l'utenza telefonica mobile attraverso la quale avvenivano i contatti. In entrambi i predetti casi, peraltro, non sono emersi riscontri oggettivi che comprovassero la pratica degli aborti clandestini; nello scorso mese di maggio, la Squadra mobile di Reggio Emilia e quella di Piacenza hanno inoltre proceduto a denunciare all'autorità giudiziaria per esercizio abusivo della professione medica altri due cittadini cinesi che avevano allestito, presso la propria abitazione, un ambulatorio dotato di attrezzature e presidi medico-chirurgici idonei ad esercitare la professione senza le previste abilitazioni dello Stato; a Prato, nel maggio 2003 i NAS hanno tratto in arresto una persona di nazionalità cinese per esercizio abusivo della professione medica, lesioni personali gravi ed aborti clandestini; sempre a Prato, nel novembre 2005 i NAS hanno denunciato due cittadini cinesi per esercizio abusivo della professione medica e somministrazione di specialità medicinali imperfette presso uno studio medico allestito clandestinamente all'interno di un'azienda di abbigliamento (uno dei denunciati era già stato indagato dalla Sezione anticrimine di Ancona per avere abusivamente esercitato la professione medica in una struttura ambulatoriale clandestina allestita all'interno di un laboratorio di pelletteria a Prato).
Oltre che in Toscana ed Emilia Romagna, comunque, il fenomeno dell'esercizio abusivo della professione medica è da tempo attentamente monitorato su tutto il territorio nazionale. I Nuclei antisofisticazione e sanità dei carabinieri, in particolare, dal 1998 ad oggi hanno denunciato all'autorità giudiziaria 1483 persone, di cui 23 cinesi, e sequestrato 480 strutture prive di autorizzazione, di cui 8 condotte da cinesi, oltre a sequestrare 18712 confezioni di medicinali, dispositivi medici, prodotti erboristici o integratori alimentari etnici commercializzati clandestinamente da persone di quella nazionalità.
Elementi comuni di quest'ampia casistica sono il rifiuto della medicina ufficiale e lo sviluppo all'interno della comunità cinese di logiche di appartenenza ed autosufficienza che, pur dando luogo a manifestazioni criminali ben radicate ed organizzate, non sembrano presentare quel fondamento di forza intimidatrice del vincolo
associativo che caratterizza le organizzazioni di stampo mafioso propriamente dette.
Si ritiene peraltro che, proprio per il radicamento profondo delle convinzioni e dei pregiudizi da cui trae alimento il fenomeno, esso non possa essere combattuto solo sul piano dell'attività di repressione e di polizia ma debba, viceversa, essere affrontato nel più ampio contesto delle politiche per la piena integrazione sociale e culturale degli immigrati di cui il Governo si sta facendo portatore.
Per quanto riguarda, più specificatamente, le azioni informative da porre in essere per contrastare gli aborti clandestini, cui fa riferimento l'interrogante, si ricorda che nella seduta del Consiglio dei ministri del 14 luglio scorso è stato approvato un disegno di legge in materia di salute della donna e del bambino, ritenuti obiettivi prioritari da perseguire a livello nazionale.
Fra le finalità del provvedimento vi è l'implementazione dell'attività dei consultori familiari in fase preconcezionale ed il contrasto delle disuguaglianze territoriali e sociali nell'accesso ai servizi per la tutela materno-infantile, anche a favore della popolazione immigrata.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ALESSANDRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la Guardia di Finanza di Ravenna, in una azienda della stessa provincia, ha sequestrato 44.000 confezioni di macedonia di frutta mista e prugne, con etichette contenenti false indicazioni sulla provenienza del prodotto;
le etichette riportavano la dicitura «prodotto in Italia», mentre i finanzieri hanno accertato che solo una piccola parte del prodotto era locale, mentre il resto proveniva da paesi esteri, quali Cina, Indonesia, Thailandia e Bulgaria;
la frutta in questione era utilizzata per fare macedonia e prugne sciroppate;
quasi la metà (46 per cento) delle notifiche di rischio per la sicurezza alimentare segnalate dall'Unione europea riguardano prodotti importati da Paesi extracomunitari -:
se quello richiamato in premessa sia il primo caso di sequestro di frutta così motivato, o se, già in passato, si siano verificate situazioni analoghe;
se ed in quale modo si intenda intervenire nell'immediato per fare fronte a situazioni come quella di cui in premessa;
se e quali specifiche misure di carattere strutturale si intendano adottare per arginare e debellare tali situazioni fraudolente a danno sia del consumatore, sia dell'intero comparto ortofrutticolo nazionale.
(4-01332)
Risposta. - In merito alla questione oggetto dell'interrogazione, è innegabile come l'introduzione nel nostro Paese di prodotti ortofrutticoli provenienti da paesi Comunitari ed extracomunitari, successivamente commercializzati illecitamente come provenienti da aree di produzione nazionale, determini fenomeni di concorrenza sleale, con conseguenti danni di natura economica per i produttori locali e fattore di crisi per l'intero settore.
Al riguardo, la regolamentazione comunitaria stabilisce che i prodotti ortofrutticoli devono essere commercializzati in tutte le varie fasi, dall'ingrosso al dettaglio, con le indicazioni riguardanti la varietà, il calibro e l'origine.
L'Amministrazione, attraverso l'Ispettorato centrale repressione frodi, organo tecnico di controllo nel settore agroalimentare, ha disposto già da qualche anno azioni di controllo nel settore dell'ortofrutta su tutto il territorio nazionale, al fine di verificare la corretta etichettatura dei prodotti, con particolare riguardo all'origine, alla categoria ed alla varietà, presso la Grande distribuzione organizzata, la distribuzione tradizionale e nei principali mercati all'ingrosso.
Le verifiche sono state effettuate anche in collaborazione con altre istituzioni ed, in particolare, con l'Agenzia delle Dogane, che
trasmette al Mipaaf i dati relativi alle importazioni di alcune derrate alimentari ivi compresi i prodotti ortofrutticoli.
Nel corso di tali operazioni, negli ultimi quattro anni, sono stati controllati, complessivamente, circa 51.000 prodotti presso 15.000 ditte. Nell'ambito delle stesse, sono state rilevate circa 750 irregolarità ed effettuati 143 sequestri di prodotti, per un valore complessivo di circa euro 798.000.
Le irregolarità riscontrate sono riconducibili ad assenza o incompleta etichettatura o ad indicazioni non veritiere riguardo l'origine dei prodotti ortofrutticoli.
Di seguito, si riportano i dati relativi ai controlli effettuati.
Anno | Sopralluoghi | Ditte controllate | Prodotti controllati | Campioni prelevati | Notizie di reato | Irregolarità | Sequestri | Valore del sequestro |
2003 | 2601 | 2542 | 5555 | 365 | 2 | 58 | 9 | 24.145,00 |
2004 | 3481 | 3302 | 9725 | 212 | 2 | 191 | 16 | 51.504,00 |
2005 | 7068 | 6269 | 28285 | 396 | 53 | 360 | 97 | 710077,37 |
01/01- 30/09/06 | 3122 | 2897 | 7430 | 97 | 4 | 135 | 21 | 12.280,1 |
Totale | 16272 | 15010 | 50995 | 1070 | 61 | 744 | 143 | 798.006,49 |
Si assicura, infine, che a tutela degli operatori nazionali ed a garanzia del diritto per i consumatori ad una informazione trasparente, l'Ispettorato, nell'ambito della sua attività istituzionale e con particolare riguardo al settore ortofrutticolo, continuerà a garantire sull'intero territorio nazionale una costante ed attenta vigilanza, programmando analoghe azioni di controllo anche per il 2007.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
CIRO ALFANO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Corpo Forestale dello Stato ha indetto nel 2004 un concorso pubblico, pubblicato nella Serie Speciale della G.U. n. 54 del 9 luglio 2004, per ricoprire complessivamente 119 posti da Commissario Forestale, suddivisi in 4 distinti profili professionali:
a) Agrario-forestale n. 33 posti;
b) Giuridico-economico n. 65 posti;
c) Ingegnere n. 18 posti;
d) Informatico n. 3 posti.
nel 2005 sono state nominate le Commissioni esaminatrici, ciascuna per ogni profilo concorsuale, presiedute da magistrati e composte da dirigenti e da professori esterni esperti nelle diverse discipline;
sono state espletate le prove pre-selettive e per un profilo concorsuale sono state svolte anche le prove scritte;
le conseguenze che potrebbe portare l'annullamento delle prove concorsuali sin qui svolte, sono di natura non solo economica per l'Amministrazione, ma anche ripercussioni per una migliore funzionalità del Corpo, causata dal ritardo nell'assunzione dei Commissari;
il danno che si arrecherebbe ai tanti concorrenti che hanno investito tempo e denaro per prepararsi adeguatamente alle prove, rinunciando magari ad altre possibilità lavorative, potrebbe portare a produrre una serie di ricorsi, con ulteriore inasprimento dei rapporti ed ulteriori ritardi nell'inserimento in ruolo dei nuovi Commissari;
risulta all'interrogante che in data 28 settembre 2006 è stato ufficialmente comunicato dall'Amministrazione alle Commissioni ed ai concorrenti la sospensione «sine die» delle prove scritte, già calendarizzate, a seguito di iniziativa dell'onorevole
Ministro, per presunta illegittimità del bando concorsuale -:
quali siano le ragioni che hanno spinto il Capo del Corpo Forestale a sospendere le fasi concorsuali di cui in narrativa;
le ragioni che hanno spinto il Ministro a sovrapporsi e ad interferire in atti di esclusiva gestione amministrativa come sono i concorsi, secondo l'interrogante invadendo l'autonomia delle singole Commissioni esaminatrici, andando a ledere il principio essenziale e fondamentale della separatezza delle funzioni di indirizzo politico da quelle gestionali;
se, in ragione di quanto sopra ed in assenza di impugnative amministrative e ricorsi in atto non si ritenga doveroso, urgente e necessario far riprendere immediatamente le prove concorsuali.
(4-01301)
Risposta. - L'interrogazione in esame fa riferimento alla sospensione delle procedure concorsuali del concorso pubblico per esami per la nomina di 119 Commissari forestali del Corpo forestale dello Stato.
Al riguardo, preme, innanzi tutto, evidenziare che la richiesta di sospendere le procedure concorsuali è solo l'atto finale di una istruttoria che ha avuto inizio con la richiesta di chiarimenti al Corpo forestale dello Stato in ordine alle ragioni per le quali si è ritenuto di nominare quattro autonome e distinte commissioni esaminatrici per i diversi profili professionali, individuati all'interno della qualifica di Commissario forestale.
Una volta acquisiti gli elementi di risposta in ordine alla richiesta avanzata, gli stessi sono stati sottoposti ad autorevole parere, che ha evidenziato profili di illegittimità delle procedure concorsuali, tali da esporre l'Amministrazione ad annullamento in via giurisdizionale.
In particolare, ciò per quanto riguarda la previsione di distinte Commissioni esaminatrici per ciascun profilo laddove l'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994 prevede, al comma 2, lettera a), la presenza di un unico presidente e di due esperti nelle materie oggetto del concorso, ove si tratti - come nella specie - di concorso unico.
Non appare, del resto, discutibile come nel caso in oggetto che si tratti proprio di concorso unico, in quanto, il relativo bando di concorso, che l'Amministrazione è tenuta a rispettare, all'articolo 4, prevede espressamente una unica Commissione e non una pluralità di Commissioni in relazione ai vari profili professionali.
Per di più, la procedura concorsuale, riguardata nel suo complesso, fa rinvio ad una successiva graduatoria finale unica, prevista dal decreto legislativo n. 155 del 2001, a seguito della frequentazione del successivo corso di formazione iniziale biennale, sul cui esito andrà ad influire anche il risultato conseguito all'atto del superamento delle iniziali prove concorsuali, dovendosi formare il punteggio conseguito in tale sede con il voto finale riportato al termine del successivo corso di formazione.
È del tutto evidente che, ove le Commissioni esaminatrici fossero più di una, ci troveremmo di fronte ad una possibile disparità di metro di valutazione.
Alla luce di quanto rappresentato, la sospensione da parte del Capo del Corpo delle procedure concorsuali, adottata con decreto del 16 ottobre 2006, è stata un atto dovuto.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
BELLILLO e SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la normativa vigente prevede il congedo retribuito biennale in maniera frazionata per facilitare il lavoro di cura di lavoratori e lavoratrici che debbono assistere figli o familiari affetti da disabilità;
molti lavoratori che si trovano in questa condizione lamentano che, in deroga a tale normativa, i giorni di ferie maturati e la tredicesima mensilità vengono decurtati, provocando gravi danni
alle famiglie che vivono il dramma dell'assistenza alla disabilità;
la legislazione vigente ed i successivi interventi normativi hanno espresso indirizzi che escludono che i permessi possano incidere sulla maturazione delle ferie e della tredicesima mensilità;
il Ministero del lavoro, nel proprio parere del 5 maggio 2004 ha affermato, rifacendosi a direttive comunitarie, che ferie e tredicesima mensilità non possono essere decurtate;
il Dipartimento della funzione pubblica, con una propria nota circolare (8 marzo 2005, n. 208) ha confermato la medesima indicazione rispetto alla tredicesima mensilità;
il Consiglio di Stato (parere del 9 novembre 2005, n. 3389) ha stabilito che tredicesima mensilità e ferie non possono essere decurtate quando i permessi sono fruiti in modo non cumulativo agli altri congedi parentali, ricollegandosi alla normativa sulla paternità e sulla maternità (testo unico, decreto legislativo n. 151 del 2001);
l'INPS con proprie note circolari ha ripreso le indicazioni del Consiglio di Stato nel tentativo di rispondere ad un dubbio interpretativo che crea notevole sperequazioni e disparità di trattamento -:
se non ritenga di dover adottare un atto interpretativo che possa finalmente risolvere il problema della decurtazione delle giornate di ferie e della tredicesima mensilità per chi gode dei congedi parentali retribuiti eliminando in tal modo la confusione che si registra da parte di datori di lavoro (pubblici e privati) e di Enti previdenziali a livello territoriale, che adottano interventi ed interpretazioni che di fatto tendono a restringere i diritti sanciti dalla legge e quindi a stravolgere l'intento del legislatore, e sostenendo, con una concreta azione positiva, famiglie già così pesantemente provate.
(4-01259)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame si comunica quanto segue.
L'articolo 42, comma 5 del decreto legislativo n. 151 del 2001 prevede il diritto per i genitori, con figli affetti da disabilità grave, di fruire, alternativamente, di un congedo fino ad un massimo di due anni e «durante il periodo di congedo, il richiedente ha diritto a percepire un'indennità corrispondente all'ultima retribuzione e il periodo medesimo è coperto da contribuzione figurativa».
Ai soggetti beneficiari, infatti, è dovuta un'indennità pari all'ammontare dell'ultima retribuzione, fino ad un massimo di circa 35.000 euro, con copertura contributiva figurativa e rivalutata annualmente sulla base dell'indice Istat di variazione dei prezzi al consumo.
Negli anni passati questa amministrazione, per venire incontro a specifiche sollecitazioni pervenute dalle Associazioni di persone disabili, ha formulato proposte di miglioramento della normativa di cui trattasi in materia specifica di utilizzo dei congedi biennali straordinari di cui all'articolo 42, comma 5.
Grazie a tali interventi, già la legge n. 350 del 24 dicembre 2003 (finanziaria 2004) ha eliminato il limite di cinque anni dall'accertamento della disabilità grave, stabilito per poter accedere al beneficio da parte dei genitori lavoratori.
Inoltre, questo ministero aveva proposto di estendere il regime previsto dal suddetto comma anche al coniuge ed ai fratelli e sorelle, anche in presenza di genitori non autosufficienti (la norma prevedeva unicamente tale possibilità in caso di decesso dei genitori).
La proposta non era stata tradotta in legge, ma la Corte costituzionale, con sentenza 8 giugno 2005, n. 233 ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 42, comma 5, del decreto legislativo in parola, nella parte in cui non prevede la possibilità per i fratelli o le sorelle, conviventi con un disabile, di fruire del congedo, nell'ipotesi in cui i genitori siano impossibilitati a provvedere all'assistenza del figlio handicappato perché totalmente inabili.
Per quanto riguarda gli ulteriori profili del trattamento economico e normativo, invece, occorre attenersi a quanto disposto
dall'articolo 43, comma 2 del decreto legislativo n. 151 del 2001, che, rinvia alla previsione contenuta nell'articolo 34, comma 5, del medesimo decreto legislativo, laddove è espressamente stabilito che «i periodi di congedo parentale sono computati nell'anzianità di servizio, esclusi gli effetti relativi alle ferie e alla tredicesima mensilità o alla gratifica natalizia».
Val la pena di ricordare che l'articolo 42 disciplina anche la materia dei permessi e riposi di cui all'articolo 33 comma 4 della legge n. 104 del 1992 sui quali questo ministero, anche in coordinamento con altre amministrazioni ha ugualmente svolto una costante attività informativa e interpretativa, che aveva portato tra l'altro all'emanazione di una circolare da parte del dipartimento della funzione pubblica (n. 205 del 2005). Tale circolare, sulla scorta di un parere espresso dall'Avvocatura dello Stato aveva disposto per i dipendenti pubblici la non riduzione della tredicesima mensilità, in considerazione della ratio di tutela e protezione della normativa in favore di soggetti particolarmente deboli, tra cui i lavoratori famigliari di persone disabili e vista l'evidente finalità sociale delle norme richiamate.
Il ministero del lavoro, anche a seguito di numerose sollecitazioni pervenute riguardo il regime da applicare al comparto privato dei lavoratori, aveva richiesto un parere al Consiglio di Stato che ha ritenuto, con parere del 9 novembre 2005, non assoggettabili alla decurtazione di ferie e tredicesima mensilità i permessi e riposi se non quando cumulati - come peraltro previsto dalle norme stesse - al congedo parentale ordinario ed al congedo per malattia del figlio.
Tale interpretazione trova fondamento nella considerazione che i permessi essendo assenze temporanee molto limitate nel tempo non comportano una cesura totale dall'attività lavorativa (come il caso dei congedi parentali) e non alterano pertanto il pieno inserimento del genitore di figlio con handicap nell'organizzazione lavorativa nella quale sono inseriti. Inoltre, e questo appare il profilo rilevante, tali strumenti di conciliazione si collocano in un quadro di tutela di valori presidiati da numerose norme costituzionali poiché hanno a che fare con doveri di assistenza verso soggetti particolarmente vulnerabili nell'ambito familiare e nel contesto più ampio della comunità; tali permessi assicurano infatti l'esplicarsi di una particolare assistenza da parte del genitore o famigliare del disabile che comunque deve essere erogata in favore della persona disabile grave.
Da qui discende anche la previsione della corresponsione di un'indennità pari all'intero ammontare della retribuzione; sembrerebbe quanto mai strano, afferma il Consiglio di Stato, che ad una indennità integrale non corrisponda una integrale corresponsione della tredicesima mensilità.
Tornando alla questione dei congedi biennali straordinari, per quanto sinora detto, alla luce della normativa vigente, non sembra possa essere svolta alcuna attività interpretativa ma esclusivamente un intervento di carattere normativo.
A questo proposito il ministero ritiene di dover ulteriormente approfondire la questione riguardante, appunto, la decurtazione o meno della tredicesima e delle ferie, perché se da un lato il parere del Consiglio di Stato fa riferimento alla diversa natura dei permessi e dei congedi parentali comportando i secondi una cesura completa dell'attività lavorativa ed i primi no, dall'altro, forte appare nel parere il riferimento alla natura sociale, assistenziale, speciale di tali strumenti di conciliazione tra attività professionale e lavoro di cura, tanto che lo stesso Consiglio di Stato fa menzione della sentenza n. 233 della Corte costituzionale su richiamata, a ulteriore supporto della natura specifica di tali strumenti.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.
BENEDETTI VALENTINI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
è di straordinaria e strategica importanza il completamento della Strada Perugia-Ancona, per le esigenze emergenti
delle due aree umbra e marchigiana, ma più in generale per la sorte dei collegamenti trasversali centro-italiani, condizione imprescindibile per il rilancio economico;
sono già stati troppe volte oggetto di necessarie doglianze i grandi ritardi nel completamento dell'opera, mentre paradossalmente si assiste allo smantellamento del cantiere di Valfabbrica, da parte dell'impresa esecutrice, e dunque ad un sicuro fermo dei lavori;
la situazione determina ed alimenta uno stato di frustrazione e di esasperazione nelle popolazioni più direttamente interessate che, già allarmate dalla notizia che il presente Governo non sarebbe nell'intenzione di confermare stanziamenti per la Perugia-Ancona, si sono mobilitate in questi giorni, insieme alle Amministrazioni locali, con pubbliche ed eclatanti manifestazioni di protesta -:
quali intenzioni abbia realmente il Governo rispetto ad un completamento in tempi ravvicinati della strada Perugia-Ancona e quali fondi, in concreto, voglia destinare o abbia stanziato a tal fine;
quali misure e determinazioni, di concerto con l'ANAS, abbia assunto o intende assumere per evitare il blocco dei lavori, lo smantellamento del cantiere di Valfabbrica e pertanto per ricreare le condizioni di una pronta ripresa delle opere, corrispondendo così positivamente alle giustificate proteste e legittime aspettative delle popolazioni e delle Amministrazioni.
(4-01139)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'Anas Spa fa conoscere la situazione, aggiornata relativa all'ammodernamento del collegamento stradale tra Perugia e Ancona previsto con doppia carreggiata, ciascuna con due corsie per senso di marcia e intersezioni a livelli sfalsati.
La nuova infrastruttura è in parte già aperta al traffico, in parte in costruzione ed in parte in progettazione.
L'intervento comprende tre infrastrutture, in variante rispetto alle statali ed è suddiviso in 3 tratti.
Tratto 1 - S.S. 318 «Valfabbrica» da Perugia a Branca suddiviso in 7 lotti.
1o lotto (dall'innesto sulla strada statale 3-bis-E45, in prossimità di Perugia, fino a Pianello) - Il lotto è aperto al traffico.
2o, 3o e 4o lotto (da Pianello fino a Valfabbrica) - in corso la progettazione esecutiva. I lotti sono inseriti nel primo programma della legge obiettivo e fanno parte del maxilotto 2 del Quadrilatero Marche-Umbria appaltato al general contractor Consorzio Operae il 23 giugno 2006. L'affidamento comprende la progettazione esecutiva e la costruzione. Lo sviluppo dei tre lotti è di circa 8,10 km;
5o lotto (da Valfabbrica a Schifanoia) - il lotto è suddiviso in 2 stralci, in corso di esecuzione, ed appaltati all'Impresa Grassetto. Per quanto riguarda il 1o stralcio (dal km. 13+640 al km. 17+454), la società stradale rappresenta che il Compartimento Anas competente per territorio ha redatto una complessa perizia di variante tecnica per definire gli interventi necessari a risolvere le problematiche insorte a causa del ripetersi di fenomeni franosi interessanti il tracciato. Tale perizia prevede le opere strettamente necessarie ad assicurare il completamento di una sola carreggiata al fine di consentire l'immediata fruibilità di quanto già realizzato. Allo stato attuale è in corso la fase approvativa della citata perizia che sarà oggetto di confronto con l'Impresa esecutrice dei lavori la quale ha già avanzato riserve sulla prosecuzione dell'opera. Qualora non si raggiungesse l'intesa tra le parti non si può escludere l'eventualità di risoluzione del contratto. La fine dei lavori è condizionata dall'approvazione da parte dell'Anas e accettazione dell'impresa della perizia in questione.
In ordine al 2o stralcio (dal km. 17+454 al km. 20+433) l'Anas comunica che i lavori sono praticamente terminati ma il lotto non potrà essere aperto perché non funzionale.
Per il completamento della direttrice Perugia-Ancona lungo la statale n. 318 è necessario il raddoppio delle gallerie Picchiarella e Casa Gastalda delle quali è stato redatto il progetto definitivo.
Gli interventi di completamento di detti lavori, previsti nel Piano decennale Anas 2003-2012, sono inseriti nella proposta di Piano 2007-2011.
6o e 7o lotto (da Schifanoia a Branca) - i lotti sono terminati ed aperti al traffico.
Tratto 2 - S.S. 219 «di Gubbio e Piandassino» da Branca fino a Fossato di Vico: il tratto 2 è in costruzione. I lavori, appaltati all'Ati Todini-Ediltevere nel marzo 2005, procedono regolarmente e termineranno a novembre 2007. La percentuale di avanzamento lavori è del 35 per cento.
Tratto 3 - S.S. 76 «della Val d'Esino» da Fossato di Vico fino a Falconara.
Lotto da Fossato di Vico a Cancelli - è in fase di elaborazione il progetto esecutivo. Il lotto è inserito nel primo programma della legge obiettivo e fa parte del maxilotto 2 del Quadrilatero Marche-Umbria appaltato al general contractor Consorzio Operae. L'affidamento comprende il progetto esecutivo e la costruzione. Lo sviluppo del lotto è di Km. 8.
Lotto da Cancelli a Albacina: è aperto al traffico.
Lotto da Albacina a Serra San Quirico - è in fase di elaborazione il progetto esecutivo. Il lotto è inserito nel primo programma della legge obiettivo e fa parte del maxilotto 2 del Quadrilatero Marche-Umbria appaltato al general contractor Consorzio Operae. L'affidamento comprende il progetto esecutivo e la costruzione. Lo sviluppo del lotto è di km. 14,3.
Lotto da Serra San Quirico a Falconara Marittima - all'interno di questo tratto tra i km. 64+400 e 68+400 è in corso di appalto la realizzazione dello svincolo per il collegamento del Centro Intermodale di Jesi che prevede, nel tratto interessato, anche l'adeguamento della sezione esistente a quella richiesta dal CNR.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
BERTOLINI e PAOLETTI TANGHERONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, si trova attualmente in missione in Cina e sostiene di avere ottimi rapporti con quel governo;
nella Repubblica popolare cinese i diritti umani vengono calpestati da oltre cinquant'anni come denunciato dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani;
in particolare la libertà di culto viene negata e perseguitata;
secondo notizie di stampa la polizia della provincia settentrionale dello Shaanxi ha arrestato il vescovo di Zhouzhi, Mons. Martino Wu Qinjing, l'11 settembre 2006, il quale, in ottemperanza alla sua fede ed alla sua lealtà al Santo Padre, aveva celebrato una messa solenne, nonostante le minacce del Governo cinese;
il presule è stato ordinato vescovo - con approvazione della Santa Sede - nell'ottobre del 2005 dal defunto arcivescovo di Xian, Mons. Antonio Li Duan, ma tale ordinazione non è stata riconosciuta dal Governo cinese, che la definisce illegale;
sin dall'ordinazione egli è stato molestato continuamente dalla polizia, tanto da impedirgli di svolgere appieno il suo ministero;
tale episodio è solo l'ultimo di una serie di gravi fatti perpetrati contro i cattolici, come quello avvenuto il 30 luglio 2006 quando la polizia della città di Zhangjiakou ha arrestato un vescovo ausiliare della diocesi di Xiwanzi, o contro altri culti, come oppure quello ai danni del religioso tibetano Nyima Drapka, rinchiuso nelle carceri di Dawu, per aver affisso alcuni manifesti contro la politica cinese e che prima di morire, scrisse una lettera nella quale raccontò delle terribili condizioni di reclusione a cui è stato sottoposto -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri, nel corso della sua visita in Cina, non intenda sollevare la questione dell'arresto del Vescovo di Zhouzhi, Mons. Martino Wu Qinjing;
se intenda affrontare la più generale questione dei diritti umani, politici, sociali e culturali delle minoranze religiose, etniche e di altro genere, secondo l'interrogante, costantemente violati dal Governo cinese, chiedendone il rispetto.
(4-00974)
Risposta. - L'Italia segue, con grande attenzione la problematica relativa alla libertà di culto e di religione in Cina sia nei contatti bilaterali sia nel più ampio contesto dell'azione esterna dell'Unione europea in questo settore.
La questione è stata infatti sollevata dal Presidente del Consiglio, onorevole Romano Prodi, direttamente con il premier cinese Wen Jiabao, nel corso della visita di Stato effettuata in Cina e conclusasi il 18 settembre 2006.
Il Presidente del Consiglio si è in particolare soffermato sulla tutela delle libertà di espressione, informazione e credo religioso, sottolineando come questi siano temi verso cui l'opinione pubblica italiana nutre particolare sensibilità e non ha mancato di intervenire in merito all'arresto, avvenuto l'11 settembre scorso, del vescovo cattolico di Zhouzhi, Wu Qinjing, ricevendo al riguardo assicurazioni dal premier cinese.
Per quanto riguarda in particolare la questione della libertà religiosa in Cina, essa è regolarmente sollevata nel quadro del dialogo strutturato Unione europea-Cina sui diritti umani che, a partire dal 1997, si svolge a cadenza semestrale alternativamente a Pechino e nella capitale europea che detiene la Presidenza di turno dell'Unione europea.
Nel corso di tali incontri sono affrontate questioni particolarmente sensibili come il rispetto delle libertà fondamentali, con particolare riferimento alla libertà di espressione e di culto, le detenzioni arbitrarie, la tortura, i diritti delle minoranze, la pena di morte, l'abolizione della pena di morte, la ratifica del Patto delle Nazioni Unite sui Diritti civili e politici del 1966 e la ratifica dello Statuto della Corte penale internazionale.
Il tema della libertà religiosa e di culto è stato pertanto oggetto di discussione anche nel corso della ventunesima sessione del dialogo che si è tenuta a Vienna il 25-26 maggio 2006.
In tale contesto l'Unione europea ha richiamato la Cina ad operare, sul piano nazionale, in conformità con il Patto sui diritti civili e politici e altri strumenti internazionali, affinché sia estesa la definizione di religioni suscettibili di essere riconosciute ufficialmente e ha inoltre espresso la propria preoccupazione per gli episodi di intimidazione e repressione nei confronti di cattolici.
Queste consultazioni forniscono anche l'occasione all'Unione europea, di segnalare alle Autorità cinesi casi individuali di detenuti per reati di opinione, di vittime di trattamenti inumani e degradanti, di condannati a morte e di incoraggiare i miglioramenti legislativi compiuti nell'ultimo decennio dalle Autorità di Pechino, anche sul campo della libertà di religione, quantunque nella valutazione prevalente in ambito Unione europea, permangono preoccupazioni per perduranti, diffuse violazioni dei diritti umani nel Paese.
Il Governo italiano continuerà a svolgere, d'intesa con i partners comunitari, un'attiva opera di sensibilizzazione delle Autorità cinesi affinché diano segnali concreti del loro impegno a favore dei diritti umani in generale e della libertà di religione e di culto in particolare.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianni Vernetti.
BIANCOFIORE, BONDI e SANTELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la nostra Carta costituzionale riconosce all'articolo 17 la libertà per i cittadini di riunirsi pacificamente;
nella scorsa legislatura vi sono state numerose manifestazioni di scioperi e cortei di protesta giornalieri nel corso dei quali non è mai accaduto che ci fossero restrizioni di sicurezza dei cortei e che soprattutto fosse inibita la partecipazione degli stessi manifestanti;
giovedì 12 ottobre 2006 si è svolta la manifestazione dei professionisti italiani che manifestavano contro il decreto-legge
Bersani convertito in legge dal Parlamento e riportante misure considerate vessatorie nei confronti delle libere professioni;
la manifestazione, essendo stata autorizzata, era di fatto nel pieno della legalità ed era espressione di un dissenso democratico che doveva essere garantito alle categorie che protestavano e, nel rispetto delle tutele democratiche previste dalla Costituzione repubblicana;
le forze di polizia, tuttavia, eseguendo l'ordine espresso e confermato più volte del Questore di Roma, circondavano il luogo della manifestazione impedendo il transito, l'ingresso e l'uscita di manifestanti, comuni cittadini e turisti da piazza Venezia;
in passato nel rispetto della libertà di manifestare si sono evitate limitazioni ai vari cortei di protesta che si sono succeduti, compresi spesso quelli della sinistra antagonista;
in qualsiasi società aperta e pluralista l'esercizio del diritto di manifestare vede come suo corollario l'impegno da parte dell'autorità a mantenere l'ordine senza ricorrere a metodologie superflue che creino tensioni, minaccia alla libertà di espressione del dissenso e che pongano paradossalmente a rischio la sicurezza dei manifestanti;
le misure messe in campo sono state oggettivamente eccessive, anche considerato che i partecipanti alla protesta erano per la gran parte liberi professionisti, riluttanti all'utilizzo di qualsivoglia forma di violenza;
nella giornata di sabato 14 ottobre 2006, una manifestazione di ambientalisti radicali, invece, ha visto un esiguo cordone di forze dell'ordine a tutela della sicurezza della cittadinanza e dei beni storico-architettonici della città di Roma -:
va riconosciuto il valore e l'autentico impegno delle forze dell'ordine che non hanno nessuna colpa per l'accaduto in quanto semplicemente esecutori di ordini superiori;
quale sia il motivo di un tale eccessivo ricorso a cordoni invalicabili di Forze dell'Ordine;
perché sia stato negato l'accesso del corteo dei professionisti nei pressi dei palazzi istituzionali;
se sia intenzione del ministero dell'interno proseguire su questa disparità di trattamento nell'utilizzo della forza pubblica che penalizza e restringe la libertà di manifestanti che protestano contro gli atti del Governo evitando viceversa ogni limitazione ai sostenitori dell'attuale esecutivo.
(4-01320)
Risposta. - La manifestazione nazionale di protesta del 12 ottobre 2006, indetta dal Consiglio Nazionale Geologi, aveva come fine quello di promuovere la «riforma delle libere professioni contro il cosiddetto decreto Bersani».
Al previsto corteo, svoltosi a Roma e snodatosi a Piazza del Colosseo a Piazza Madonna di Loreto, a cui hanno partecipato, tra gli altri, numerosi parlamentari, prendevano parte oltre 10.000 persone, appartenenti a varie categorie di liberi professionisti, quali geologi, architetti, ingegneri, avvocati, commercialisti, medici, farmacisti, e così via.
In Piazza Madonna di Loreto, ove era stato installato un palco per gli interventi, erano stati altresì predisposti adeguati sbarramenti, presidiati dalle Forze di polizia, per evitare che, come successo in passato, i manifestanti, eludendo i controlli, si dirigessero alla spicciolata verso Palazzo Chigi. Era stato peraltro consentito il transito ai mezzi di soccorso ed ai parlamentari di rientro dall'evento.
Momenti di tensione si sono verificati allorquando le Forze dell'ordine hanno evitato, come peraltro avvenuto in occasione di precedenti manifestazioni svoltesi anche durante la passata legislatura, che la pressione esercitata dal corteo consentisse ai partecipanti di giungere e Palazzo Chigi, ove era in corso il Consiglio dei Ministri.
Al termine degli interventi, alle ore 13.30 circa, vi è stato un rapido deflusso dei manifestanti verso via dei Fori Imperiali e via Nazionale.
Va precisato che, pur essendosi impedito con fermezza ad alcuni gruppi di partecipanti
alla manifestazione di procedere in direzione di via del Corso, non vi è stato alcun episodio di violenza e non è mai stato interrotto il traffico veicolare in Piazza Venezia, nel tratto da via Nazionale al Teatro di Marcello, ed è sempre stato consentito il libero movimento dei parlamentari.
Si ribadisce, inoltre, che anche nel corso di questa manifestazione sono stati adottati i criteri di ordine pubblico previsti per tutte le manifestazioni che si svolgono nella capitale e che interessano il centro storico.
Si ricorda, infine, che anche nelle situazioni più delicate il ministero dell'interno e le Forze dell'ordine hanno come fine prioritario quello di garantire la libertà di manifestazione salvaguardando, nello stesso tempo, l'ordine pubblico ed anche la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non; compito difficile, che richiede grande professionalità e che è stato assolto in maniera corretta e rispettosa dei diritti fondamentali prescritti dalla Carta costituzionale.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CACCIARI, FRANCESCATO, TRUPIA, BOATO, FOLENA, ACERBO e PERUGIA. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la società autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova spa è titolare di una concessione rilasciata dall'ANAS per la costruzione e la gestione dell'autostrada A 31 Valdastico, Rovigo-Vicenza-Trento;
negli anni settanta del secolo scorso, ne fu realizzato un tratto autostradale, di km 36,4, da Torri di Quartesolo alle porte di Vicenza a Piovene Rocchette nella stessa provincia e l'autostrada non continuò né verso nord né verso sud per le massicce e motivate opposizioni di privati e organizzazioni culturali e per il ripensamento da parte degli stessi esponenti politici che l'avevano patrocinata;
il tronco da Piovene Rocchette a Besenello di Rovereto ossia tra Vicenza e Trento - non ancora progettato né autorizzato - e quello da Torri di Quartesolo alla superstrada Transpolesana (Rovigo) sono tuttora oggetto di vivaci e robuste contestazioni per l'inutilità dell'opera in generale (Rovigo, Vicenza e Trento sono già collegate alla rete autostradale) e per l'impatto del percorso progettuale da Vicenza a Rovigo che prevede, tra l'altro, la distruzione e la frammentazione di fiorenti aziende agricole e il passaggio in vicinanza (a meno di cento metri) di almeno dieci edifici di rilevante importanza storico-artistica tra cui Villa Saraceno di Andrea Palladio in comune di Agugliaro (Vicenza) e Villa Priuli-Fogazzaro-Maruffa di Baldassare Longhena in comune di Rovolon (Padova);
la concessione, rilasciata dall'ANAS il 7 dicembre 1999 e scadente il 30 giugno 2013, fu accordata dall'ANAS, secondo gli interpellanti, in violazione della direttiva europea 93/37/CEE che prescrive obbligatoriamente la gara europea;
il 20 febbraio 2006 il consiglio di amministrazione dell'ANAS ha accolto la domanda della società in parola per la proroga della concessione di 23 anni, dal 2013 al 2036;
la proroga senza gara negli stati dell'Unione, secondo gli interpellanti, è ancora una volta in sfrontata violazione della normativa europea in materia di appalti e concessioni ed inoltre contrasta macroscopicamente con la direttiva interministeriale Ciampi-Costa n. 283 del 1998, arrecando un ingiustificato vantaggio di ciclopiche proporzioni alla società autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova;
la senatrice Anna Donati, unitamente al senatore Paolo Brutti e all'europarlamentare Monica Frassoni, ha presentato due formali ricorsi alla Commissione europea per l'apertura della procedura d'infrazione a carico dell'Italia;
nel giugno scorso il Comitato intercomunale contro la realizzazione dell'autostrada
A31 Valdastico ha chiesto ed ottenuto l'intervento delle autorità competenti che hanno fermato due cantieri a Saletto e a S. Margherita d'Adige, in provincia di Padova, privi di autorizzazioni e dei requisiti di sicurezza per i lavoratori -:
se il Governo, e per esso il Ministro competente, non ritenga necessario negare in via definitiva la proroga stessa, assicurando così il rispetto delle norme comunitarie nonché delle disposizioni interne e restituendo in tal modo all'Italia quella credibilità internazionale, che è stata fortemente incrinata dalle ricorrenti violazioni delle direttive europee e, in particolare nello specifico, dalla illegittima disapplicazione della direttiva 93/37/CE;
se i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio, dei beni e delle attività culturali e dei trasporti intendano adottare ogni iniziativa per coadiuvare l'azione del Ministro delle infrastrutture, stanti le gravi implicazioni di ordine ambientale e paesaggistico già rilevate a suo tempo dalle soprintendenze competenti e la palese inutilità sotto il profilo viabilistico.
(4-01128)
Risposta. - L'Anas Spa fa conoscere che l'autostrada A31 Valdastico, Rovigo-Vicenza-Trento attualmente comprende un tratto di 36 Km circa, da Vicenza a Piovene Rocchette. Per quanto concerne il completamento verso Nord, si sono frapposti numerosi ostacoli fra i quali il più rilevante risulta essere l'opposizione della Provincia autonoma di Trento.
Per quanto attiene, specificatamente, la realizzazione del tronco verso Sud, che collega Vicenza alla strada statale 434 Transpolesana in direzione di Rovigo, tale intervento si sviluppa per 54 Km dallo svincolo di interconnessione della autostrada A4 e termina presso Badia Polesine in Comune di Candia, in provincia di Rovigo. Il tracciato attraversa le province di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo e 22 comuni.
Alcune associazioni ambientaliste, contrarie alla realizzazione dell'opera, hanno proposto un ricorso, accolto dal Tar del Veneto in primo grado in data 31 maggio 2005 ma respinto in appello dal Consiglio di Stato, che ha sancito la legittimità delle procedure adottate per l'approvazione del progetto.
Con particolare riguardo alla rideterminazione della durata della concessione della Brescia-Padova S.p.A., la società stradale rappresenta che, nella seduta del 13 luglio 2005, il Consiglio di amministrazione di Anas ha esaminato il Piano finanziario presentato dalla società Brescia-Padova, stabilendo di procedere all'approvazione del piano, previa acquisizione di adeguate garanzie nelle sedi istituzionali competenti in ordine al rispetto delle norme comunitarie e nazionali, in merito alla durata della concessione medesima.
L'Avvocatura generale dello Stato, investita della questione, per il tramite del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha reso parere nel senso che le concessioni relative alle tratte A4 Brescia-Padova e A31 Valdastico vanno ricondotte ad una disciplina unitaria riscontrabile nell'unicità del piano economico finanziario vigente e della scadenza della concessione fissata, per entrambe, al 30 giugno 2013.
Nel suo parere l'Avvocatura ha evidenziato altresì che la sopraindicata data del 2013 non tiene conto dell'intero oggetto della concessione, estesa nel 1985 a comprendere, per effetto di fusione per incorporazione, la concessione della società Autostrada Trento-Rovigo da parte della società Autostrada Brescia-Padova.
La concessione della citata società Trento-Rovigo aveva scadenza fissata in anni 30 dall'entrata in esercizio dell'intera tratta.
La valenza di quest'ultimo termine risulta tuttora impregiudicata anche se i lavori per l'esecuzione dell'autostrada non sono ancora stati avviati per l'assenza di presupposti operativi favorevoli.
Dalla ricostruzione delle condizioni contrattuali in essere, l'Avvocatura conclude che il termine effettivo della concessione anziché essere fissato al 30 giugno 2013 andrebbe corretto, ripristinando una data
che sia riferibile alla concessione dell'intera tratta A31 (inclusa quindi la Valdastico Nord).
Nello specifico, l'Avvocatura sostiene che «la necessità dell'adozione di una rettifica a causa dell'esigenza di tener conto, ora per allora, di un intervento già presente nell'oggetto della concessione e legittimamente affidato ratione temporis alla concessionaria, sembra mettere al riparo da paventati problemi di natura comunitaria posto che l'Unione europea ha sempre censurato nel settore delle concessioni autostradali l'affidamento di interventi nuovi e il corrispondente riconoscimento di proroghe ai fini remunerativi, in relazione all'ampliamento dell'oggetto concessorio».
Alla luce di quanto evidenziato, in data 9 dicembre 2005, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, condividendo il parere dell'Avvocatura, ha emanato una direttiva nella quale, tra l'altro, viene stabilito che, per quanto concerne la società Autostrada Brescia-Padova, l'equilibrio economico-finanziario della concessione, quale presupposto ritenuto imprescindibile ai sensi della delibera Cipe 319 del 1996, deve comportare l'individuazione di un adeguato termine di durata della stessa, in ragione degli interventi già assentiti ed ora realizzabili, fermo restando il criterio di non consentire proroghe di concessione, in linea con le direttive europee. Tale durata deve essere determinata con criteri ragionevoli che consentano di riportare la situazione societaria nelle stesse posizioni economico-finanziarie contenute negli atti convenzionali vigenti, nonostante il piano di investimenti aggiuntivi. Ciò a garanzia della bancabilità del piano finanziario.
Con specifico riguardo al rilievo relativo alla mancanza di autorizzazioni e dei requisiti di sicurezza per i lavoratori nei cantieri di Saletto e Santa Margherita D'Adige, l'Anas fa presente quanto segue, così come comunicato dalla Società Concessionaria e verificato a seguito di accertamenti e sopralluoghi.
In occasione delle operazioni di cantierizzazione per la realizzazione dei lavori del lotto 16 per la costruzione del prolungamento a sud della A31 da Vicenza a Rovigo, in comune di Saletto ed in comune di Santa Margherita D'Adige, durante la fase di pulizia, preparazione e recinzione dell'area e di installazione dei cartelli di cantiere, venti persone non identificate si sono introdotte nel cantiere, senza autorizzazione alcuna, rilevando la mancanza dei requisiti di sicurezza, di cartellonistica e di perimetrazione del cantiere.
La polizia di Stato, intervenuta per allontanare le persone non autorizzate, ha verificato, nel contempo, che la Società Brescia-Padova è legittimamente in possesso dei requisiti e delle prescrizioni di legge per l'occupazione delle aree e per l'esecuzione dei lavori del lotto 16 della A31.
L'Organo di pubblica sicurezza ha, inoltre, verificato che l'avvio delle operazioni di accantieramento è avvenuto dopo l'effettuazione di tutte le comunicazioni di legge, sia agli enti competenti sia ai privati interessati agli espropri e che la recinzione del cantiere era incompleta perché le operazioni di posa in opera della stessa erano in corso.
Con specifico riguardo alla sussistenza dei requisiti di sicurezza, sono stati consegnati all'ente Spisal di Este, intervenuto sul posto, tutti i documenti richiesti ed attestanti la sicurezza ai sensi di legge.
L'11 agosto scorso l'Anas ha effettuato un sopralluogo, in esito al quale è stato constatato che, per quanto concerne l'apertura del cantiere, l'impresa appaltatrice dei lavori «Serenissima Costruzioni SpA» ha regolarmente trasmesso, agli enti previdenziali e assistenziali competenti per territorio, le denunce di «Nuovo Lavoro Temporaneo» previste dalla legislazione vigente e che la Società Concessionaria «Autostrada Brescia-Padova-Vicenza-Verona SpA» ha trasmesso al comune di Saletto la comunicazione di inizio lavori.
In ordine ai requisiti di sicurezza, i tecnici dell'Anas hanno rilevato che le installazioni di cantiere previste dal Piano di sicurezza allegato al contratto e relative alle opere rete di recinzione, cancello e cartelli di cantiere, non erano completate e, pertanto, Anas ha provveduto ad impartire precise disposizioni affinché la Società concessionaria procedesse al completamento di
quanto dovuto. Le suddette disposizioni sono state tempestivamente eseguite.
La società stradale informa, infine, che allo stato attuale i lavori stanno procedendo regolarmente, nel rispetto del piano finanziario allegato alla convenzione vigente tra Anas e la società Brescia-Padova S.p.A.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
il 29 luglio 2006 nel tratto della S.S. 100, all'altezza del Comune di Sammichele di Bari, si è verificato un incidente stradale con esiti mortali;
lo stesso tratto stradale, di competenza dell'Anas, è stato più volte, negli anni passati, teatro di gravi incidenti;
il tratto di strada in cui si è verificato il sinistro è molto pericoloso, presenta condizioni precarie del manto stradale, è privo di guard rail, per cui rappresenta un rischio per chi lo percorre;
i livelli di sicurezza di quel tratto stradale sono inefficienti e causa primaria dei suddetti incidenti;
ci sono stati numerosi solleciti, da parte degli Amministratori locali, all'Anas per rimuovere nel più breve tempo possibile le insidie presenti sul suddetto tratto di strada;
lo scorso anno è stato approvato in tutta fretta il progetto che doveva andare in gara d'appalto, gara d'appalto che non è stata ancora effettuata -:
se sia a conoscenza di tale situazione e quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di sensibilizzare l'ANAS per migliorare, in tempi brevi, la viabilità sulla S.S. 100 all'altezza del Comune di Sammichele di Bari, con interventi di sistemazione e di rifacimento del manto stradale, di sistemazione del guard rail e di tutto ciò che sia necessario realizzare per migliorare la sicurezza del tratto stradale citato.
(4-00912)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Anas S.p.a, fa conoscere che il progetto per il «completamento funzionale e messa in sicurezza della strada statale 100 di Gioia del Colle» - Tronco Bari-Taranto tra i km 7+200 e 44+500 comprende tre interventi principali:
1. Variante di Sammichele: allargamento del tratto tra i km 27+200 e 32+950 per l'omogeneizzazione della sezione ai tratti contigui;
2. Svincolo di intervia al km 44+500 ed adeguamento del piano viabile;
3. Adeguamento agli standard di sicurezza tra i km 7+200 e 27+200.
I suddetti interventi, integrati in un progetto unico, hanno l'obiettivo di uniformare la sezione stradale nonché gli standard di sicurezza dell'intera statale 100, mitigandone il più possibile l'impatto sul territorio.
Il suddetto progetto, che in sede di Conferenza dei Servizi ha richiesto integrazioni da parte di alcuni Enti territoriali, è stato approvato nel luglio 2005 e nel successivo mese di settembre è stata perfezionata l'intesa Stato-Regione.
Allo stato attuale, il progetto definitivo in questione è in fase di istruttoria per l'approvazione presso le strutture centrali Anas s.p.a.
I lavori, precisa infine la società stradale, saranno affidati mediante appalto integrato compatibilmente con il reperimento delle risorse finanziarie.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
CARUSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Enpam (Ente nazionale di previdenza assistenziale dei medici e odontoiatri) è proprietario di circa 88 unità immobiliari, concentrate nel complesso residenziale di «Gran potenza» in Benevento, nel quartiere Rione Libertà;
dette unità immobiliari fanno parte di un complesso residenziale di circa 250 alloggi e sono state costruite all'inizio degli anni '90 dalla GESIM s.r.l e vendute nel corso della realizzazione del complesso agli Enti previdenziali: 3 edifici (di cui gli 88 alloggi in questione) venivano acquistati dall'ENPAM ed i restanti dall'INADEL, ora INPDAP;
dette unità immobiliari in larga misura in cattivo stato di conservazione, sono locate a privati, per uso abitazione, secondo la normativa vigente in materia di locazione degli immobili di proprietà degli enti previdenziali, con rapporti contrattuali che si protraggono da diversi anni;
in data 13 marzo 1998 l'INPDAP avvisava i propri conduttori dell'intenzione di dismettere il proprio patrimonio immobiliare in seguito all'emanazione del decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 107, e negli anni successivi (2003-2004) furono avviate le procedure di vendita secondo le condizioni fissate dalla legge 23 dicembre 1996, n. 662 (prezzo di mercato degli alloggi liberi, diminuito del 30 per cento);
in data 5 marzo 2005 la quasi totalità degli inquilini degli alloggi ENPAM manifestò la volontà di procedere all'acquisto, ai sensi del decreto legislativo n. 104 del 1996 e successive modificazioni, dell'immobile condotto in locazione;
nel mese di luglio 2005 i conduttori vengono avvisati che l'ENPAM ha venduto in blocco non solo le unità immobiliari di Benevento ma anche quello di altre città del centro sud, alla PIRELLI-Real ESTATE, avviando il fondo «DIOMIRA», un fondo misto ad apporto e per cassa specializzato nel trading residenziale destinato ad investitori qualificati, la cui durata prevista è di cinque anni. DIOMIRA quindi viene costituito mediante l'apporto da parte dell'ENPAM di 19 immobili a prevalente destinazione residenziale, con un valore di conferimento pari a 149 milioni di euro. In tal guisa l'ENPAM diventa il primo ente previdenziale privatizzato ad aver scelto la nuova formula del fondo immobiliare chiuso ad apporto per dimettere una parte del proprio patrimonio immobiliare, al fine di massimizzare il valore di cessione ed accelerare il processo di dismissione. L'apporto dell'ENPAM costituisce il primo investimento del fondo DIOMIRA cui faranno seguito ulteriori conferimenti di immobili a prevalente destinazione residenziale che porteranno ad una significativa crescita del valore di fondo;
nei mesi successivi la Pirelli RE e il Fondo DIOMIRA hanno immediatamente avviato la procedura di vendita degli alloggi, ad avviso dell'interrogante, senza alcuna considerazione per il tenore reddituale degli inquilini e per l'ubicazione degli insediamenti, concentrati nel quartiere più povero della città. Il prezzo di vendita stabilito dalla Pirelli RE risulta, secondo l'interrogante, vertiginosamente elevato soprattutto se messo in relazione al prezzo di vendita di identici alloggi (perché situati nello stesso complesso) stabilito dall'INPDAP nel 2003. Infatti il costo di un alloggio di proprietà INPDAP è pari a circa 50.000 euro invece il costo di un identico alloggio di proprietà Pirelli Re e Fondo DIOMIRA è pari a circa 120.000 euro;
l'osservatorio dei valori immobiliari dell'Agenzia del territorio, in seguito ad un sopralluogo dei suddetti alloggi, ha effettuato una stima tenendo in considerazione inoltre il cattivo stato di conservazione in cui versano stabilendo un costo di gran lunga minore a quello richiesto dalla Pirelli RE;
gli inquilini, pertanto, per il semplice fatto di essere parificati per legge ai conduttori di un proprietario privato, si sono visti costretti a valutare offerte di vendita in prelazione e, soprattutto, a dover rapportarsi ad un proprietario non più vincolato a politiche di preservazione dei redditi da locazione ma, piuttosto, incentivato alla dismissione a privati con conseguente messa a rischio della stabilità del diritto alla casa per i fittuari -:
in che modo, con quali atti e in che tempi s'intenda intervenire in questa vicenda, attraverso un atto urgente che
chiarisca se le disposizioni del decreto legislativo n. 104 del 1996, e del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, sono applicabili anche agli enti previdenziali privatizzatisi successivamente all'entrata in vigore dello stesso decreto legislativo, in quanto i cittadini confidavano in una legge per vedere esaudita una legittima aspirazione, quella dell'acquisto della propria casa senza alcun fine speculativo, evitando da un lato la disparità di trattamento con altri inquilini e dall'altro l'inasprimento di una conflittualità e di una tensione sociale, già alta anche nel caso di specie, su un problema così delicato come quello della casa di abitazione.
(4-00551)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame riguardante la problematica della dismissione degli immobili di proprietà dell'Enpam.
Preliminarmente occorre rammentare come l'Enpam risulti proprietario di una serie di immobili dislocati in parti diverse del Paese ed in gran parte adibiti e locati ad uso abitativo.
Nel marzo del 1998, intendendo avvalersi delle previsioni di cui al decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104 e successive modificazioni, l'Enpam ha avviato una prima procedura di vendita secondo le modalità di cui alla legge 23 dicembre 1996, n. 662.
Successivamente, ed in particolare nel luglio del 2005, lo stesso Enpam ha deciso, comunicandolo ai rispettivi inquilini, di cedere in blocco le proprie unità immobiliari dislocati in Benevento ed in altre città del centro-sud (19 appartamenti per un valore di conferimento pari a 149 milioni di euro alla Pirelli-Real Estate, al fine della costituzione di un fondo immobiliare misto, specializzato nel trading, residenziale destinato ad investitori qualificati.
I quesiti posti in sede di interrogazione concernono da un lato la questione della applicazione della normativa in tema di dismissioni immobiliari alle ipotesi, quali quella in oggetto, rispetto alle quali la stessa cessione del patrimonio dell'ente si sia realizzata non già per il tramite del conferimento dei beni sul libero mercato immobiliare quanto, piuttosto, attraverso la costituzione di fondi di investimento e, dall'altro, più in generale, se le disposizioni del decreto legislativo n. 104 del 1996 e del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, siano applicabili anche agli enti previdenziali privatizzatisi successivamente all'entrata in vigore dello stesso decreto legislativo.
Quanto alla prima questione, occorre innanzitutto rilevare come la metodologia utilizzata dall'Enpam relativamente alla dismissione di parte del proprio patrimonio immobiliare appare legittima in considerazione della prevista possibilità, nella scelta della metodologia di dismissione, della costituzione di fondi comuni di investimento (valutati di pari remuneratività rispetto alla vendita del bene sul libero mercato).
La legittimità della costituzione di un fondo di investimento quale procedimento volto alla dismissione di parte del proprio patrimonio, del resto, non può che importare, del resto, la legittimità della scelta, ad opera del fondo Diomira di alienare gli immobili conferiti dall'Enpam al valore di mercato.
Sotto tale profilo, quindi, le procedure di alienazione poste in essere dalla Pirelli Re, e dal Fondo Diomira non possono essere oggetto di alcuna forma di controllo o intervento da parte di questa amministrazione rientrando nella piena autonomia soggettiva dei proprietari dei beni stessi.
Né, sotto tale profilo, assumerebbe rilievo il riferimento all'applicato ribasso del 30 per cento in occasione delle precedenti dismissioni immobiliari, trattandosi, in quel caso, di fattispecie differente dalla costituzione di un fondo immobiliare per il tramite di un conferimento di immobili.
Come rilevato, infatti, a seguito dell'avvenuto passaggio di proprietà dei beni al fondo immobiliare non può in alcun modo trovare applicazione la normativa in tema di abbattimento del 30 per cento sul prezzo di offerta all'inquilino.
In merito, poi, al secondo profilo evidenziato in sede di interrogazione, occorre
osservare come se, in linea generale, la privatizzazione di un ente operata successivamente all'entrata in vigore delle normative in tema di dismissione non determina l'inapplicabilità delle stesse per ragioni temporali, trattandosi di disposizioni ad effetto generale, tuttavia, tale profilo non potrebbe attagliarsi alla distinta questione della dismissione degli immobili dell'Enpam proprio in considerazione della scelta, da parte dello stesso ente, di operare per il tramite del legittimo strumento della costituzione di un fondo immobiliare invece che per il tramite della vendita sul libero mercato del bene immobile.
Del resto, tali scelte si pongono in linea con quelle tendenze innovative volte a ricercare nuove forme di investimento del patrimonio degli enti.
In tal senso, il patrimonio si è trasformato in una nuova opportunità, divenendo, a tutti gli effetti, una leva economico-finanziaria a sostegno degli investimenti programmati, dando così rilevanza al possesso dei patrimoni, a volte davvero considerevoli, ma ininfluenti sotto il profilo della produzione di nuova ricchezza.
Deve, inoltre, rilevarsi, quanto alla scelta dei tempi e dei modi di cessione del patrimonio del fondo, che la stessa appare strettamente collegata ad una precisa valutazione da parte del Fondo che potrebbe risentire, in proiezione futura, anche degli andamenti del mercato.
Ciò nonostante, preme ricordare come l'Enpam abbia comunque mantenuto inalterate le garanzie poste a tutela degli affittuari attraverso una serie di accordi sottoscritti, lo scorso anno, dalle organizzazioni sindacali degli inquilini maggiormente rappresentative (Sunia, Sicet e Uniat). Tali accordi sono stati sottoposti da parte delle suddette organizzazioni sindacali alle assemblee degli inquilini che li hanno approvati a maggioranza.
Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Roberto Pinza.
CARUSO, ACERBO, DE CRISTOFARO, SCOTTO e PELLEGRINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
venerdì 14 luglio 2006 intorno alle ore 9.30 i carabinieri dell'arma del comando provinciale di Napoli, accompagnati dai vigili urbani hanno fatto irruzione nel Centro Sociale Officina 99, sito a Napoli in Via Carlo di Tocco;
per entrare hanno forzato la porta d'ingresso ed una volta all'interno hanno forzato anche le altre porte dello spazio sociale che ospita diverse attività autogestite e gratuite a disposizione della cittadinanza, tra cui una radio ed una televisione di strada, un laboratorio di informatica, una serigrafia;
risulta agli interroganti che nessuno, nemmeno il proprietario ufficiale dello spazio - da circa un anno il Comune di Napoli, in attesa di affidarlo ufficialmente agli occupanti - è stato avvisato dell'operazione, se non quando essa era ormai conclusa per la riconsegna delle chiavi;
l'obiettivo dell'operazione, i cui contorni ad avviso degli interroganti sono ancora poco chiari visto il totale silenzio dell'Arma, è stato il sequestro di alcune piantine di canapa poste sul terrazzo del centro sociale e pubblicamente note, in quanto parte di una campagna antiproibizionista per la liberalizzazione delle droghe leggere, condotte da anni dal centro sociale insieme altre associazioni cittadine;
durante l'operazione, i responsabili del centro hanno rilevato l'avvenuta asportazione del pannello elettrico centrale e la sottrazione di arnesi per la manutenzione dello stabile (trapano, flex e vari altri strumenti) che niente hanno a che fare con il motivo dell'irruzione;
episodi simili si sono verificati qualche mese fa presso un altro spazio sociale sito a Bologna e denominato «Livello 57»;
un'operazione del genere avrebbe potuto avere ben più gravi conseguenze in termini di ordine pubblico, per sequestrare poche, note piante di canapa, e che
come rivendicato dagli stessi attivisti dovevano servire per eventi cittadini pubblici e di massa -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative per abrogare la legge «Fini-Giovanardi», che può essere usata come uno strumento politico con cui infierire ed accanirsi a scopo punitivo contro un'area sociale e culturale di questo paese rappresentata dai centri sociali e non solo, che combattono apertamente contro il proibizionismo, invece di impegnare uomini e forze, in una città come Napoli, contro il traffico e lo smercio di pericolosissime sostanze stupefacenti, quali eroina, cocaina, ecstasi, cobret, che costituiscono una delle principali fonti di arricchimento illecito da parte delle organizzazioni criminali.
(4-00661)
Risposta. - Il 14 luglio 2006, personale del Comando provinciale carabinieri di Napoli, in esecuzione, di un decreto emesso dalla locale Procura della Repubblica, perquisiva uno stabile notoriamente sede del centro sociale autogestito «Officina 99».
Nella circostanza, i militari, constatato che l'edificio era sgombero da persone e con ingresso chiuso da lucchetto di sicurezza, hanno contattato il servizio patrimonio del comune di Napoli, in quanto proprietario dell'immobile.
I funzionari responsabili del citato servizio, raggiunti via telefono, hanno riferito di non essere in possesso delle chiavi della struttura e di non sapere indicare gli effettivi occupanti dello stabile.
Agli stessi, che erano stati comunque invitati dal personale dell'Arma a presenziare alle operazioni di perquisizione, appena giunti sul posto veniva notificato il decreto dell'Autorità giudiziaria.
Per la rimozione degli ostacoli, i militari si sono avvalsi di una squadra dei Vigili del fuoco del distaccamento Napoli-Ponticelli, i quali dopo aver asportato il lucchetto, procedevano all'apertura forzata della saracinesca dell'ingresso.
Nel corso della perquisizione i militari rinvenivano e sequestravano 57 piante verdi di canapa indiana, le cui sole foglie raggiungevano il peso complessivo di chilogrammi 9,630 e 3 buste in cellophane contenenti foglie secche di canapa indiana per complessivi grammi 426,5.
In ordine alla vicenda in esame, sono stati altresì svolti successivi accertamenti delegati dall'Autorità giudiziaria nell'ambito di un procedimento penale tuttora in corso e coperto da segreto istruttorio.
Quanto alla perquisizione del centro sociale «Livello 57» di Bologna, citata dall'interrogante, risulta che nell'ambito di un'attività investigativa delegata dalla Procura della Repubblica di Bologna, sono state sequestrate sostanze psicotrope di varia natura, con il conseguente arresto di due persone e il deferimento in stato di libertà di altre quattro persone.
Infine, per quanto concerne eventuali proposte legislative dirette a modificare la cosiddetta legge «Fini-Giovanardi», nel precisare che la competenza di questo Ministero è limitata al profilo sanzionatorio, si fa presente che risultano essere state presentate quattro iniziative parlamentari, due alla Camera dei deputati e due al Senato della Repubblica, non ancora sottoposte ad esame.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CASSOLA, BORGHESI, POLETTI, MURA e EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dilagante della violenza sui minori nonché della loro scomparsa, impone un sempre maggiore impegno locale, nazionale e internazionale;
solo in Italia, le Forze dell'ordine avviano circa 3000 ricerche di minori scomparsi, e anche se l'80 per cento dei casi si risolve ogni anno, il fenomeno è socialmente rilevante ed anche difficile da classificare. Un minore, infatti, può «scomparire» per tutta una serie di motivi: dal rapimento vero e proprio operato da un estraneo, alla sottrazione attuata da un familiare, alla fuga volontaria, e dietro
la scomparsa c'è quasi sempre una violenza ai suoi danni;
il nostro Paese è fra i primi otto al mondo con la piaga dei bambini scomparsi o vittime di pedofilia;
il massimo organo competente in Europa in materia di scomparsa e abuso minorile è la European Federation for missing and sexually expoited children, di cui fanno parte Child Focus del Belgio, nata dopo il caso Dutroux e lo scandalo pedofilia, e le altre associazioni nazionali dei paesi dell'Unione europea, tutte con lo stesso obiettivo di tenere alta l'attenzione dopo i casi di scomparsa, e fare «rete» per trovare i bambini e aiutare le famiglie delle vittime;
in Italia l'associazione accreditata secondo gli standard di questo organismo europeo, è l'Associazione «Aurora» costituita nel marzo del 2001 e molto attiva in questo campo;
nonostante una tendenziale maggiore sensibilità delle istituzioni internazionali a questo drammatico fenomeno, l'Italia è l'unico Paese in Europa non ancora dotato di un Centro nazionale per bambini scomparsi o che hanno subito violenza -:
se non intenda adoperarsi per l'istituzione di un Centro di coordinamento nazionale per minori scomparsi e sessualmente abusati, che possa compiutamente operare in collaborazione con le Istituzioni e in aiuto alle famiglie.
(4-00615)
Risposta. - La casistica delle denunce di scomparsa di minori che pervengono alle forze di polizia è varia e va dai casi di allontanamento volontario dall'abitazione o da comunità di affidamento a quelli di sottrazione da parte di uno dei genitori, fino alle situazioni più allarmanti di sequestro.
La procedura per l'immediata attivazione delle ricerche prevede l'inserimento del nominativo del minore nella Banca dati delle Forze di polizia e l'estensione delle indagini in campo internazionale attraverso i canali Interpol; viene, altresì, trasmessa una comunicazione agli Uffici territoriali di polizia che, nel riportare le notizie disponibili sul minore e sulle presumibili cause della scomparsa, indica, caso per caso, le strategie da adottare nelle ricerche.
Dal marzo 2000, nell'ambito del progetto internazionale «Missing Children», è attivo il sito italiano per i bambini scomparsi, gestito dal Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, che rende noti i dati relativi alla sparizione, la fotografia del minore ed ogni altra notizia utile per le ricerche.
Sebbene oltre l'ottanta per cento dei casi si risolva positivamente, la Polizia di Stato, considerata la particolare pericolosità del fenomeno, connesso anche al rischio di abusi sessuali, si è da tempo dotata di strutture e di servizi specializzati nella ricerca dei minori, nonché nella prevenzione e nel contrasto delle diverse forme di reato ai loro danni.
Fin dal 1996 sono stati costituiti gli «Uffici minori» delle questure, con funzione di «pronto soccorso» per le esigenze dei giovani e delle loro famiglie in difficoltà, nonché di raccordo con gli altri soggetti che si occupano di problematiche dell'infanzia, quali enti locali e servizi socio assistenziali, Tribunali dei minorenni, centri per la giustizia minorile e, tra le organizzazioni non governative, associazioni di volontariato.
Questo approccio al problema, denominato «Progetto arcobaleno», è coordinato dal Dipartimento della pubblica sicurezza che, sempre nel 1996, ha istituito un'apposita «Sezione minori», in seno alla predetta Direzione centrale, con il compito di monitorare il fenomeno sul territorio nazionale e di assicurare il costante scambio di informazioni tra Uffici centrali e periferici.
Nel 1998 sono state poi costituite le «Sezioni specializzate» presso le Squadre mobili delle questure, che si occupano, in particolare, delle indagini sui reati a sfondo sessuale ai danni di minorenni, quali sfruttamento della prostituzione, pornografia e turismo sessuale.
Il contrasto della pedo-pornografia su internet è svolto attraverso costanti servizi di monitoraggio condotti dai Compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni, con il coordinamento di un Servizio
centrale. La legge 269/1998 ha a tal fine previsto la possibilità, per gli operatori della specialità, di agire «sotto copertura», utilizzando siti «civetta» e simulando l'acquisto di materiale pedo-pornografico.
La legge 36/2006 ha previsto ulteriori strumenti di contrasto: da un lato i fornitori dei servizi di comunicazione elettronica - «internet providers» - sono obbligati alla denuncia, alla conservazione dei dati di traffico ed al filtraggio dei siti, dall'altro è stata prevista l'istituzione presso il Dipartimento della pubblica sicurezza di un Centro nazionale per il controllo della pedo-pornografia sulla rete, con il compito di provvedere alla raccolta e al monitoraggio sistematico dei siti che diffondono materiale pedo-pornografico, con il diretto coinvolgimento dei citati fornitori di servizi, degli istituti di credito e degli intermediari finanziari che prestano servizi a pagamento.
La Polizia delle comunicazioni si è recentemente dotata di un'importante ed innovativa tecnologia messa a disposizione dalla «Microsoft» per combattere il fenomeno della pedo-pornografia via internet. Il nuovo sistema consentirà di indagare con maggiore efficacia individui e siti sospetti, permettendo quindi ai giovani di navigare nella Rete con maggiore sicurezza.
Sotto il profilo investigativo, la Polizia di Stato ha portato a termine numerose operazioni di polizia giudiziaria su abusi sessuali in danno di minori, con l'esecuzione di molte decine di arresti. Di non minore rilievo è stata l'attività dei Carabinieri.
Relativamente all'auspicato maggiore coinvolgimento di organizzazioni non governative, si precisa che le menzionate attività di prevenzione e di repressione sono attuate dalle Forze dell'ordine in un ampio contesto di cooperazione ed interscambio di informazioni con operatori quali Telefono azzurro, Telefono rosa, ECPAT-Italia. In particolare nel 2004 è stato stipulato un protocollo d'intesa tra il Ministero dell'interno e Telefono azzurro per la gestione del numero 114 di emergenza per l'infanzia; tale numero è operativo dal 1o gennaio 2006 sull'intero territorio nazionale e ad esso rispondono operatori dotati di formazione specifica. Riceve in media circa 4000 chiamate al giorno ed ha finora dato seguito ad oltre 1000 interventi di emergenza.
Il protocollo, in un'ottica di sicurezza partecipata, prevede l'attivazione di una rete di prevenzione e cooperazione sociale nel cui ambito le prefetture, anche tramite conferenze permanenti ed in collaborazione con il gestore del servizio, promuovono il pieno coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati interessati, con particolare riferimento all'elaborazione di protocolli comuni di intervento, alla circolazione delle informazioni, al monitoraggio e alla valutazione delle diverse forme di abuso, nonché alla diffusione di una cultura per la tutela dell'infanzia.
Inoltre, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato collabora con l'Organizzazione mondiale per le migrazioni, mediante la realizzazione di diversi programmi di formazione in ambito europeo.
Con riferimento alle considerazioni dell'interrogante sull'opportunità di istituire un centro di coordinamento nazionale per minori scomparsi e sessualmente abusati che operi compiutamente in collaborazione con le istituzioni e in aiuto delle famiglie, si rileva che all'interno dei Comitato interministeriale di coordinamento per la lotta alla pedofilia presso il Ministero delle pari opportunità (cui partecipa anche un rappresentante del citato servizio centrale) è già operante un «Osservatorio» con il compito di acquisire dati e informazioni, a livello nazionale e internazionale, sulle strategie di contrasto e le attività di prevenzione, nonché di provvedere all'assistenza legale delle famiglie; esso costituisce sede privilegiata di raccordo di diversi livelli di informazione dei vari Dicasteri interessati al contrasto alla pedofilia.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
occorre intensificare le iniziative politiche e diplomatiche per raggiungere il più rapidamente possibile un accordo, che
assicuri in Medio Oriente una tregua duratura e ponga fine alla escalation di violenza in Libano, a cui stiamo assistendo impotenti da settimane;
a quasi tre settimane dall'inizio dell'intervento militare israeliano in territorio libanese, provocato dall'aggressione degli Hezbollah, la situazione della popolazione è definita gravissima da tutte le fonti ufficiali. Sono già alcune centinaia i morti da parte libanese e oltre un migliaio i feriti, nella quasi totalità civili. Domenica 30 luglio, un raid aereo dell'aviazione israeliana sulla città di Cana ha provocato una sessantina di vittime civile, tra cui decine di bambini;
secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, circa 700mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni a causa del conflitto. L'Unicef stima che il 45 per cento degli sfollati siano bambini, di cui molti bisognosi di acqua potabile, servizi igienici funzionanti e medicine;
l'Associazione delle ONG italiane (http://www.ongitaliane.it/), che comprende 11 ONG impegnate in progetti di cooperazione in Libano, alla vigilia del Summit di Roma, del 26 luglio scorso, dopo aver ribadito il proprio sostegno alle iniziative del Governo italiano per un cessate il fuoco immediato e per una soluzione pacifica in Medio Oriente, ha chiesto al Governo «un impegno sul fronte umanitario altrettanto grande e proporzionato alla gravità della crisi», mettendo a disposizione risorse e canali di finanziamento -:
quali iniziative umanitarie siano allo studio per fronteggiare adeguatamente l'emergenza in Libano e portare la necessaria assistenza ai profughi e a tutte le vittime del conflitto, quali siano le risorse finanziarie disponibili.
(4-00788)
Risposta. - In merito a quanto segnalato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Governo italiano, fin dall'inizio delle ostilità, ha assunto un ruolo di primo piano nella ricerca di una composizione stabile del conflitto israelo-libanese, anche nell'ambito del più generale impegno europeo.
La Conferenza organizzata a Roma il 26 luglio 2006 ha rappresentato un momento cruciale per riaffermare la volontà della comunità internazionale di aiutare il Libano e di trovare una soluzione durevole alla più ampia crisi in Medio Oriente.
Dopo la Conferenza si sono moltiplicate le iniziative politiche e diplomatiche del Governo italiano in favore del Libano. Il Ministro degli Esteri D'Alema si è recato in Israele il 31 luglio 2006, discutendo con il Primo Ministro israeliano Olmert ed il Ministro degli Esteri Livni sulla possibilità di un passaggio dalla tregua di 48 ore - decisa dopo i fatti di Cana citati dall'Onorevole interrogante - ad un «cessate il fuoco stabile».
Anche grazie al ruolo trainante svolto dall'Italia, è stato possibile raggiungere il «cessate il fuoco» previsto dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell'ONU, la revoca del lungo blocco aereo e navale imposto al Libano dall'inizio del conflitto e l'avvio del processo di normalizzazione del Paese.
La Cooperazione italiana, in particolare, è attiva in Libano da molti anni ed attualmente è in corso di realizzazione un programma bilaterale di interventi del valore di 82 milioni di euro in crediti di aiuto - impiegati in progetti nei settori idrico, agro-industriale, della protezione dell'ambiente e del patrimonio culturale - e di 4 milioni di euro a dono, impiegati nei settori sanitario ed agricolo.
Inoltre, al fine di alleviare la gravissima crisi umanitaria causata dal conflitto israelo-libanese, l'Italia ha immediatamente approntato diverse attività di emergenza.
Il 23 luglio 2006, con la nave della Marina militare San Giorgio, sono arrivati a Beirut i primi aiuti della Comunità internazionale.
Tra luglio e agosto la Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri (DGCS) ha inviato aiuti umanitari consistenti in generi di prima necessità, per un valore complessivo di oltre 1,35 milioni di euro
(tra cui anche materiali raccolti dalle Regioni, dalla Protezione civile e dalla Croce Rossa italiana).
La stessa Direzione Generale ha inoltre autorizzato, a valere sul canale multilaterale (fondi bilaterali di emergenza presso Organismi, internazionali), finanziamenti in favore dell'OMS (Organizzazione mondiale della sanità), del PAM (Programma alimentare mondiale) e di OCHA (United Nation Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), per un valore complessivo di 540.000 euro.
Infine, in risposta agli appelli lanciati dalle Nazioni unite per fare fronte all'emergenza umanitaria in Libano e alle richieste di aiuto avanzate dal Governo Libanese, il Governo italiano, dopo la missione a Beirut, lo scorso 14 agosto, del Ministro D'edema, ha stanziato 30 milioni di euro per programmi a sostegno della popolazione colpita dal conflitto.
Questo stanziamento è stato annunciato, in occasione della Conferenza dei Donatori per il Libano, che si è svolta a Stoccolma lo scorso 31 agosto 2006, quale primo contributo dell'Italia alla ricostruzione del Paese.
In attesa che il decreto con il quale sono stati stanziati i fondi sia convertito in legge, il Ministero degli Affari Esteri, per il tramite della DGCS, sta approntando un programma di interventi di pari valore nei settori della sanità, dell'educazione, dell'ambiente e della tutela dei minori e delle donne. Il programma prevede anche una serie di attività per il ripristino di servizi di base ed infrastrutture danneggiati a seguito degli eventi bellici, e per la riattivazione del tessuto socio-economico libanese.
Tale programma sarà realizzato, in parte, attraverso Agenzie specializzate delle Nazioni unite ed in parte direttamente in Libano con il supporto di Organizzazioni non governative (ONG) italiane operanti nel Paese.
L'Italia - che insieme alla Francia è il principale Paese donatore - ha, da ultimo, ribadito al Governo libanese il suo forte sostegno agli sforzi per la ricostruzione del Paese, in occasione della recentissima visita a Beirut del Presidente del Consiglio Prodi (10-17 ottobre 2006).
Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.
CESINI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
il legislatore, in questi anni è intervenuto a regolamentare, con più provvedimenti, agevolazioni fiscali e contributive rivolte alle associazioni sportive dilettantistiche, dettandone anche vincoli e regole gestionali. Tali interventi trovavano la ratio nel riconoscimento del ruolo e funzione che sempre di più le associazioni sportive svolgono nel tessuto sociale del nostro paese e conseguentemente nell'esigenza di aiutare le migliaia di dirigenti e volontari che quotidianamente sono impegnati nella realizzazione di attività e progetti dal forte impatto sociale, spesso in difficili condizioni economiche e con pesanti adempimenti burocratici;
sono giunte segnalazioni di accertamenti degli agenti SIAE presso associazioni sportive dilettantistiche finalizzati a verificare il versamento dei contributi previdenziali presso l'ENPALS in relazione ai seguenti collaboratori:
1) impiegati, operai, istruttori ed addetti agli impianti e circoli sportivi di qualsiasi genere, palestre, safe fitness, stadi, sferisteri, campi sportivi, autodromi;
2) distretti tecnici massaggiatori, istruttori e dipendenti delle società sportive;
i suddetti collaboratori erano legati ai centri sportivi/società sportive anche da rapporti di prestazioni sportive del testo unico delle imposte sui redditi, come da ultimo modificato dall'articolo 37 della legge 21 novembre 2000, n. 342, articolo 37 e dall'articolo 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003), secondo le indicazioni che lo stesso ENPALS ha fornito con la circolare n. 7
del 30 marzo 2006 nell'interpretare le novità introdotte dal decreto ministeriale del 15 marzo 2005;
è da segnalare il fatto che dalla definizione di tali prestazioni sportive quali redditi diversi, anche l'INPS (Circolare n. 32/2001 e Circolare n. 42/2003) abbia fatto discendere l'impossibilità di assoggettare tali compensi alla cosiddetta gestione separata;
nei confronti di tali prestazioni non dovrebbe pertanto trovare applicazione l'onere contributivo ENPALS trattandosi di compensi fiscalmente qualificati come redditi diversi;
una diversa interpretazione, come sta emergendo dagli accertamenti, metterebbe in seria difficoltà, con il rischio di chiusura, molte organizzazioni dello sport di base obbligate a versare contributi previdenziali (pari al 37,70 per cento) non preventivati e soprattutto richiesti a decorrere dal 22 aprile 2005 -:
se e come i Ministri intendano intervenire per chiarire il significato delle norme al fine di garantire un corretto comportamento da parte degli istituti previdenziali, dei soggetti del mondo sportivo dilettantistico e degli organi preposti al controllo al fine di colmare le lacune normative evidenziate.
(4-00493)
Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame si rappresenta che in data 7 agosto 2006 è stata emanata la circolare n. 13 riguardante precisazioni in merito alla natura delle somme percepite nell'esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche da parte di direttori tecnici, massaggiatori e istruttori presso organismi sportivi.
Detta circolare, predisposta dopo un ampio confronto con il CONI, mira a fornire chiarimenti sulla portata delle disposizioni agevolative di cui all'articolo 67, comma 1, lettera m) del decreto del Presidente della Repubblica n. 917/1986 e successive modifiche e integrazioni, e sulla corretta applicazione del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali 15 marzo 2005 entrato in vigore il 22 aprile 2005 e della circolare Enpals n. 7 del 30 marzo 2006.
In particolare, si precisa che gli eventuali compensi corrisposti da organismi sportivi dilettantistici possono rientrare fra i «redditi diversi» per i quali non si configura l'assoggettamento a contribuzione previdenziale prevista dal Testo unico delle imposte dei redditi, qualora ricorrano determinati presupposti, in assenza dei quali si conferma l'applicazione del consueto regime contributivo.
Sotto il profilo soggettivo, l'articolo 67 comma 1, lettera m) del decreto del Presidente della Repubblica n. 917/1986 prevede che i compensi non soggetti a contribuzione siano erogati dal CONI, dalle Federazioni sportive nazionali, dall'UNIRE, dagli enti di promozione sportiva e da qualunque organismo, comunque denominato, che persegua finalità sportive dilettantistiche e che da essi sia riconosciuto. La medesima disposizione si applica anche ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di carattere amministrativo e gestionale di natura non professionale resi in favore di società e associazioni sportive dilettantistiche a seguito delle modifiche apportate alla lettera m) dell'articolo 67 citato, dall'articolo 90 comma 3, legge n. 289/2002.
Dal punto di vista oggettivo il concetto di «esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche» è stato chiarito dalla Agenzia delle entrate con risoluzione n. 34/E del 26 marzo 2001 ribadita da ultimo dalla Risoluzione n. 74/E del 3 giugno 2005, la quale a più riprese ha precisato che il legislatore con tale espressione abbia inteso riferirsi a tutti quei soggetti le cui prestazioni siano funzionali alla manifestazione sportiva dilettantistica, determinandone, in sostanza, la concreta realizzazione.
A titolo esemplificativo, i compensi degli istruttori o tecnici in genere costituiscono sicuramente reddito diverso esente da contribuzione qualora siano erogati in relazione ad una qualsiasi manifestazione sportiva dilettantistica e alle fasi di preparazione ed allenamento preliminari alla realizzazione della stessa.
Chiariti i presupposti per l'applicazione dell'articolo 67 citato occorre sottolineare che detta norma preclude l'inquadramento dei compensi tra «i redditi diversi» esenti da contribuzione, nell'ipotesi in cui gli stessi siano conseguiti nell'esercizio di arti e professioni o di imprese commerciali o da società in nome collettivo e in accomandita semplice, ovvero in relazione alla qualità di lavoratore dipendente. In tali ipotesi non potrà che applicarsi il regime contributivo ordinario.
È opportuno precisare che per «esercizio di arti e professioni» ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 633/1972 si deve intendere «esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di qualsiasi attività di lavoro autonomo da parte di persone fisiche».
In generale perché possa giuridicamente ricorrere la nozione di reddito professionale è necessario che l'attività svolta implichi il possesso di specifiche conoscenze tecnico giuridiche e comunque sul piano concreto indicatori della ricorrenza di compensi inquadrabili tra i redditi professionali sono: la ripetitività, la regolarità, la stabilità e la sistematicità dell'attività; la non marginalità del compenso globale per anno solare, alla luce della disciplina dettata dal legislatore fiscale in tema di fasce di reddito non assoggettate all'IRE (cfr. articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917/1986), il cui limite per i lavoratori autonomi e liberi professionisti è fissato in euro 4.500 annui e la presenza di una pluralità di committenti di uno stesso soggetto.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince da articoli pubblicati sui quotidiani Cronache del Mezzogiorno, Il Salernitano e La città di Salerno di martedì 20 giugno e giovedì 22 giugno 2006, pare che «... nella notte tra venerdì e sabato scorsi, la sede del Circolo di Alleanza Nazionale di Minori è stato ancora una volta preso di mira dal vandalismo politico ...»;
nel testo dell'articolo si afferma quanto segue: «... La porta d'accesso della sede di piazza Cantilena, nella mattinata di sabato, si mostrava inbrattata da evidenti simbologie di sinistra (una falce ed un martello sovrapposti con una stella a cinque punte) accompagnate dall'intimidatorio messaggio "Occhio fasci«";
dalla lettura dell'articolo si evince che «... i vandali artefici della vigliaccheria hanno usato della vernice arancione, la stessa per imbrattare, durante il prosieguo della notte, le mura della strada statale Amalfitana che va da Vietri a Positano ...»;
sembrerebbe che «... Il Circolo di AN a Minori non è nuovo ad episodi del genere... Nel novembre scorso, i ragazzi di Azione Giovani, nel ricordare i caduti a Nassirya, deposero una corona di fiori ai piedi del monumento ai caduti che il giorno seguente venne trovata completamente sconquassata ...» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero; in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intenda adottare in merito per prevenire analoghi episodi.
(4-00337)
Risposta. - Il 19 giugno 2006 il responsabile della Sezione di «Azione Giovani» di Minori (Salerno) ha sporto denuncia contro ignoti per il rinvenimento, avvenuto due giorni prima, sui vetri della porta di ingresso dello stesso circolo, di scritte intimidatorie tracciate con una bomboletta spray di colore rosso.
Sull'episodio sono state attivate le conseguenti indagini, sinora rimaste senza esito.
La Questura di Salerno ha, comunque, motivo di ritenere che il gesto non sia opera di gruppi organizzati, in un contesto più ampio di azioni intimidatorie nei confronti della stessa Sezione, ma che sia invece da attribuire ad un'iniziativa occasionale condotta da persone del luogo.
In particolare, gli organi di polizia territorialmente competenti non hanno confermato né il secondo episodio cui fa cenno la stampa locale menzionata dall'interrogante, relativo all'apposizione di scritte con la medesima vernice spray lungo la strada statale Vietri-Positano - sulla quale sono, invece, presenti scritte di opposto segno politico e tracciate con vernice di colore diverso - né l'altro che, secondo la stessa stampa, sarebbe avvenuto a Minori nel novembre 2005 in danno del monumento ai caduti di Nassirija, per il quale non è mai pervenuta alcuna segnalazione.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
nel corso della passata legislatura, l'Anas ha beneficiato di un contributo governativo pari a circa tre milioni e mezzo di euro allo scopo di migliorare l'assetto viario della Strada Statale n. 552 «del passo del Monte Rest», in Provincia di Pordenone;
l'intervento in parola riguarderà i tratti compresi tra la diga di Ponte Racli-Redona e l'abitato di Miar, nei territori comunali di Tramonti di Sopra e di Tramonti di Sotto;
l'opera, conosciuta anche come «Secondo lotto dei lavori di ammodernamento della strada del Rest», non è stata ancora cantierizzata;
l'iter progettuale risulterebbe a buon punto, tanto che le Amministrazioni Comunali di Tramonti di Sopra e di Sotto hanno manifestato una certa preoccupazione per il mancato avvio dell'intervento;
tale stato d'animo è pienamente condivisibile, posto che lo stesso primo lotto dei lavori in questione è attualmente fermo a seguito di problemi burocratico-amministrativi (plurimi cambiamenti di imprese appaltatrici in corso d'opera), di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Pordenone e, financo, del crollo di un nuovissimo viadotto durante le fasi di collaudo;
il timore paventato dagli amministratori della Val Tramontina riguarda la possibilità - non certo così remota - che un ulteriore ritardo nella cantierizzazione di questo piano viario influisca negativamente sul costo dei materiali e della manodopera;
a quel punto, infatti, il finanziamento di cui in premessa non riuscirebbe più a coprire interamente gli oneri correlati all'esecuzione del secondo lotto dell'intervento;
la Strada Statale n. 552 è l'unico asse viario che colleghi la Val Tramontina al fondovalle e da decenni è al centro di vivaci dibattiti a causa della propria conformazione, eccessivamente stretta e soggetta a pericolosi fenomeni di dissesto idrogeologico -:
se sia a conoscenza dell'attuale stato di avanzamento dell'iter procedurale relativo ai lavori di messa in sicurezza della Strada Statale n. 552 della Val Tramontina nel tratto compreso tra la diga di Ponte Racli-Redona e l'abitato di Miar (leggasi «Secondo lotto dei lavori di ammodernamento della strada del Rest»);
se, in base alle informazioni in proprio possesso, sia in grado di rassicurare le Amministrazioni Comunali di Tramonti di Sopra e di Tramonti di Sotto (Pordenone) circa la tempistica dell'intervento, specificando la data di presumibile avvio del cantiere in parola.
(4-00621)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Relativamente all'intervento teso a migliorare l'assetto viario della strada statale n. 552 «del Passo del Monte Rest» nel tratto compreso tra la diga di Ponte Racli-Redona e l'abitato di Miar, l'Anas conferma che tale opera è inserita nei piani programmatici della società ed in particolare nel contratto di Programma 2003-2005. Fa conoscere,
altresì, che al fine di recepire le richieste avanzate dal Servizio nazionale dighe e dalla società Edison Spa che gestisce l'impianto e a causa della natura dei luoghi nonché per non interferire con il corpo della diga, si è reso necessario prevedere lo spostamento del tracciato verso monte.
A tal fine l'Anas sta rivisitando il progetto definitivo che dovrà comunque ottenere i pareri e le autorizzazioni stabiliti dalla legge.
L'affinamento progettuale, per il quale sono necessarie ulteriori indagini geotecniche, porta a stimare il costo dei lavori in 4,5 milioni di euro.
La società stradale fa presente, infine, che all'esito della definizione compiuta dell'iter progettuale sarà possibile procedere all'avvio dell'intervento, subordinatamente alla copertura finanziaria integrale.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
COSTANTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in questi anni i flussi turistici provenienti dalla Russia nel nostro Paese sono decisamente aumentati e, conseguentemente, sono aumentate le richieste per i visti necessari;
gli operatori italiani hanno saputo rispondere all'incremento della domanda, riuscendo ad ottimizzare i servizi e l'accoglienza, aumentando considerevolmente i propri investimenti tra i quali una campagna pubblicitaria del costo di 800 mila euro;
per la stagione in corso sono preventivati ulteriori aumenti delle presenze di turisti russi, in particolare in alcune regioni italiane tra cui l'Abruzzo;
il fenomeno turistico dall'est europeo è in rapido incremento al punto che, tra il 2003 e il 2005, le richieste di visti dalla Russia sono passate dalle 350.000 alle 600.000 unità (nella sola capitale ben 200.000);
alcune compagnie, come la Riviera e la Baltour, stanno intensificando i collegamenti aerei da molte località della Russia;
alcuni studi stimano che nel primo quadrimestre del 2006 il numero dei visti rilasciati dai consolati delle Repubbliche dell'ex area sovietica con personale dell'Agenzia nazionale del turismo (ex Enit) (d'ora in poi Enit) ammonta a un totale di 79.800. Nella fattispecie: Mosca 66.761 (14 addetti Enit); San Pietroburgo 17.554 (6 addetti); Kiev 4.040 (9 addetti Enit); Minsk 4.375 (2 addetti Enit); Jerevan 1.526 (un solo addetto Enit);
si apprende dalla stampa specializzata che il consolato italiano a Mosca, a causa del personale sottodimensionato, non riesce ad espletare nei tempi previsti le procedure per la consegna dei visti necessari ai turisti in arrivo;
nei mesi scorsi, le Autorità competenti hanno portato a conoscenza del Ministero degli esteri la gravosa situazione, ma senza risultati concreti;
il mancato arrivo di tali flussi turistici produrrebbe danni economici molto rilevanti all'intero settore di Regioni come l'Abruzzo che, insieme agli operatori turistici, sulla prospettiva di un consistente incremento di presenze ed arrivi dalla Russia hanno sostenuto rilevanti investimenti -:
se è a conoscenza della situazione;
se non ritiene necessario intervenire al più presto per rafforzare il personale Enit del consolato italiano in Russia, per evitare il rischio di una perdita enorme per un settore nevralgico per l'Italia come quello turistico.
(4-00348)
Risposta. - La Cancelleria consolare dell'Ambasciata a Mosca è al primo posto tra gli Uffici della rete diplomatico-consolare italiana all'estero per numero di visti rilasciati (200.556 nel 2005 circa un quinto di tutti i visti rilasciati dall'intera rete). È opportuno sottolineare che circa l'80 per cento di tali visti sono visti turistici.
L'incremento, di oltre il 50 per cento in due anni, si è ulteriormente accentuato quest'anno, costringendo l'Ufficio ad uno straordinario tour de force, con picchi di lavoro impressionanti: basti pensare che lo scorso 28 aprile sono stati rilasciati ben 3.700 visti, per emettere i quali il personale ha lavorato per 19 ore consecutive.
Dal punto di vista dello sviluppo delle relazioni bilaterali, si tratta di una tendenza certamente molto positiva, che ha direttamente contribuito sia alle politiche di promozione turistica nei confronti del mercato russo, sia all'andamento - anch'esso in costante crescita - dell'interscambio commerciale.
In questo contesto, si colloca anche l'accordo italo-russo del giugno 2004 per la facilitazione nel rilascio dei visti a personalità nonché ad alcune categorie di rappresentanti della società civile delle due parti (imprenditori, personalità della cultura, dello sport e della scienza, giovani impegnati in programmi di scambio), la cui applicazione ha consentito un sensibile incremento delle richieste di visto.
A tale incremento l'Ambasciata a Mosca ha fatto fronte non solo avvalendosi di alcuni importanti accorgimenti sul piano funzionale ed organizzativo interno (installazione di una connessione informatica con le agenzie turistiche - che a Mosca servono la larga maggioranza dell'utenza - impiego dei lettori ottici per i passaporti, pagamento delle percezioni consolari tramite banca, istituzione di un Call Center), ma anche grazie allo straordinario impegno quotidiano di tutto il personale addetto ed alla fruttuosa collaborazione sviluppatasi con l'ufficio Enit di Mosca, che ha garantito nel corso di questi anni un contributo fattivo in termini di risorse umane ed apparecchiature di supporto alle strutture consolari.
Nel corso del 2006 l'Ambasciata d'Italia a Mosca (con particolare riferimento alla sua Cancelleria consolare) è stata una delle pochissime sedi dell'intera rete diplomatico-consolare italiana che abbia potuto godere di un qualche rafforzamento in termini di risorse umane, sia dipendenti di ruolo che impiegati a contratto.
La Cancelleria consolare dell'Ambasciata a Mosca ha sempre garantito il puntuale rilascio dei visti in favore dei turisti russi e delle agenzie di viaggio che spesso agiscono come intermediari. In particolare, non un solo visitatore russo, nell'arco della passata stagione estiva e di quella attuale, ha dovuto rinviare o annullare il suo viaggio verso una destinazione turistica italiana, facendo della nostra struttura consolare a Mosca la più apprezzata - per qualità del sevizio e rispetto dei tempi - nel rating della stampa specializzata russa. Le stesse autorità russe, inoltre, non hanno mancato di esprimere il proprio apprezzamento per il funzionamento del servizio di rilascio dei visti; questo più che ragguardevole risultato è stato ottenuto al prezzo di sforzi eccezionali.
Con riferimento al personale di ruolo e a contratto in servizio presso l'Ambasciata a Mosca, si segnala in particolare:
il trasferimento per i mesi estivi, deciso dal Capo Missione, di 5 unità di ruolo dalla Cancelleria Diplomatica a quella Consolare, a supporto del cosiddetto «gruppo vaglio», incaricato della valutazione delle richieste di visto;
l'incremento di 3 unità Enit, abilitate, per evidenti ragioni di sicurezza, a svolgere esclusivamente mansioni collegate alla fase istruttoria del processo di rilascio del visto;
la proroga della permanenza in sede del Funzionario diplomatico a Capo della Cancelleria consolare, e della contestuale assunzione in servizio del suo successore in modo da assicurare un intero trimestre di contemporanea presenza - peraltro del tutto inusuale - proprio in concomitanza con il picco estivo nelle richieste di visto;
il trasferimento di un ulteriore funzionario diplomatico a Mosca con la prima lista utile dei movimenti diplomatici e di un cancelliere amministrativo già nei prossimi mesi.
A tali misure si aggiunga che:
è stato rinviato il trasferimento ad altra sede di un assistente amministrativo (B2) addetto ai visti, già programmato per
il 24 maggio scorso. Tale rinvio equivale all'assegnazione alla sede di un'unità di ruolo in missione;
è stato disposto - nonostante l'estrema esiguità delle risorse finanziarie disponibili per le missioni, pari soltanto al 29,5 per cento di quelle del 2004 - l'invio di ben 3 unità di ruolo in missione visti nei mesi di luglio (una) ed agosto (due), per complessivi 97 giorni di supporto alla sede.
Appare evidente che per far fronte alla crescente richiesta di visti d'ingresso, più che potenziare il personale Enit, come richiesto dall'interrogante, poiché questo è preposto solo ed esclusivamente alla fase istruttoria del procedimento di rilascio del visto, si è ritenuto utile ed essenziale rafforzare l'organico della sede, sia con dipendenti di ruolo che impiegati a contratto.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
D'AGRÒ. - Al Ministro dell'istruzione. - Per sapere - premesso che:
da quasi un anno i professori di due scuole private paritarie di Padova («Don Bosco» e «Maria Ausiliatrice», aggregate all'Istituto di scuola secondaria pubblica «Duca D'Aosta») sono ancora in attesa di ricevere da parte di codesto Ministero i compensi economici e le indennità accessorie, quali componenti delle commissioni giudicatrici degli esami di maturità dell'anno scolastico 2004-2005;
ad oggi, infatti, gli uffici del MIUR non hanno ancora provveduto ad erogare i fondi necessari per il dovuto pagamento, con il conteggio analitico di quanto dovrebbe essere stanziato (circa 50.000 euro omnicomprensivi) -:
quali iniziative intenda adottare per accelerare la procedura di pagamento di quanto dovuto ai sopracitati componenti delle commissioni di esame, per un servizio, come la scuola, che dovrebbe essere garantito e remunerato con la massima celerità da parte dello Stato.
(4-00015)
Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione parlamentare in esame concernente la mancata corresponsione del compenso per i componenti delle commissioni giudicatrici degli esami di Stato dell'anno scolastico 2004/2005, svolti presso le scuole paritarie «Don Bosco» e «Maria Ausiliatrice» di Padova.
Premesso che, sulla base dei dati rilevati dal monitoraggio effettuato a cura degli uffici scolastici regionali, il problema della insufficienza dei fondi destinati ai finanziamenti in parola è apparso generalizzato.
Di tale problema si è fatto immediatamente carico l'attuale Governo con il decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210 «Disposizioni finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione», convertito, con modificazioni, nella legge 17 luglio 2006, n.235, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 167 del 20 luglio 2006.
Con la suddetta legge si è provveduto ad integrare la dotazione di bilancio per la corresponsione dei compensi ai componenti delle commissioni degli esami di Stato di 63 milioni di euro.
Pertanto, auspico che la questione segnalata nella interrogazione dell'interrogante relativa alla Regione Veneto, trovi positiva soluzione nell'ambito di tale provvedimento.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
DE CRISTOFARO, IACOMINO, SCOTTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 4 luglio 2006 l'evento calcistico Italia-Germania ha determinato grande entusiasmo del popolo italiano che si è espresso con manifestazioni di gioia in tutte le città italiane;
a Napoli, in tale occasione, i Vigili del fuoco del distaccamento Mostra, nell'espletamento del loro ruolo di istituto, spegnimento di incendio d'auto, venivano inspiegabilmente assaliti e malmenati da
gruppi di teppisti pseudo-tifosi, dovendo così ricorrere alle cure sanitarie dell'ospedale;
la sala operativa 115 richiedeva l'intervento urgente prima della Questura di Napoli con esito negativo, poi dell'Arma dei Carabinieri, con altrettanto diniego all'intervento;
l'evento calcistico del 9 luglio 2006 che vede impegnata la Nazionale di calcio potrebbe, in ogni caso, indurre a manifestazioni di intolleranza e violenza da parte di facinorosi esaltati -:
quali iniziative intende assumere nell'immediato al fine di sollecitare gli organi di sicurezza dello Stato a garantire i presidi del territorio per evitare che si ripeta quanto accaduto negli incidenti del 4 luglio 2006.
(4-00480)
Risposta. - I mirati servizi di vigilanza e controllo disposti in occasione della finale del campionato del mondo Italia-Francia del 9 luglio scorso hanno fatto sì che, nonostante una presenza di pubblico sulla piazza superiore rispetto a quella registrata nei precedenti incontri, non si siano avuti particolari problemi di ordine pubblico.
Tali dispositivi sono stati ulteriormente potenziati e calibrati anche alla luce dell'esperienza dei servizi effettuati il 4 luglio precedente in occasione dell'incontro Italia-Germania.
In quel caso, la questura di Napoli, accertato che sia in piazza Plebiscito che in piazza Vanvitelli sarebbero stati installati alcuni maxischermi per permettere di seguire in diretta la partita, aveva già rafforzato il dispositivo di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
In particolare, erano stati predisposti diversi nuclei di pronto impiego dislocati in punti strategici ed era stata rinforzata la vigilanza fissa al Consolato tedesco, mentre pattuglie di polizia controllavano le arterie cittadine e quelle provinciali di accesso al centro della città.
Ciò malgrado, nel corso della serata del 4 luglio sono pervenute numerose telefonate da parte di cittadini per segnalare danneggiamenti ed incendi di autovetture ed aggressioni di passanti ad opera di giovani festanti.
In ordine all'episodio che ha coinvolto personale dei Vigili del fuoco, da notizie apprese dalla Questura risulta che una pattuglia del Commissariato di P.S. «S. Ferdinando», inviata alla Rotonda Diaz in seguito alla segnalazione di un'auto in fiamme, ha trovato sul posto due Vigili del fuoco che hanno riferito agli Agenti di aver subito un'aggressione da parte di alcuni giovani.
I due Vigili sono stati medicati presso l'ospedale San Paolo e giudicati guaribili in dieci giorni per contusioni; successivamente hanno provveduto a sporgere querela presso la stazione dei Carabinieri di Napoli Fuorigrotta.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
DE SIMONE, FORGIONE e GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 28 giugno, a Catania, si è tenuto il 5 GLBT Pride con un corteo regolarmente autorizzato che, come ogni anno, si svolge per le vie del centro, da Piazza Borgo lungo la via Etnea, arteria principale della città, sulle note della musica e con un allegro fluire;
il GLBT Pride, a metà del percorso, previsto ed autorizzato, ha trovato uno sbarramento di Forza Nuova con bandiere, striscioni («no al gay pride») e slogan omofobici («le malattie si curano, non si manifestano») (alcuni militanti addirittura armati di mazze seminascoste da stoffe);
il corteo si è fermato e gli organizzatori hanno chiesto agli agenti della Digos chiarimenti sull'assembramento non autorizzato ed inoltre che fosse disperso;
gli agenti, dinanzi alla tensione crescente e alla richiesta degli organizzatori,
hanno ritenuto opportuno replicare con l'invito a sciogliere il GLBT Pride, affermando: «tanto le televisioni ci sono, avete già fatto la vostra bella figura»;
il corteo del GLBT Pride, dando prova di grande civiltà e compostezza, senza rinunciare al diritto di manifestare, ha continuato lentamente lungo il percorso autorizzato, mantenendo una certa distanza dalla manifestazione dei non autorizzati che lo precedeva, grazie ad un cordone di protezione costituito dagli stessi militanti che ne hanno riconosciuto la necessità;
il Pride, legittimo ed autorizzato, è stato bloccato da una manifestazione non autorizzata, di esponenti di estrema destra, che esternando pensieri omofobici e discriminatori, hanno sfilato indisturbati scortati dalle forze dell'ordine;
questi episodi sono segnali preoccupanti; la crescente agibilità politica data a queste formazioni neofasciste e neonaziste mette in serio pericolo la libertà e l'incolumità di cittadine/i, di lesbiche, gay, trans e dei migranti -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative intenda adottare per evitare il ripetersi di tali episodi.
(4-00492)
Risposta. - Nel pomeriggio del 28 giugno 2006, si è svolta nel centro di Catania, regolarmente preavvisata, la manifestazione denominata «5o GLBT Pride», con un corteo snodatosi lungo Via Etnea, gremita in quell'ora di passanti.
Come riferito dal Prefetto, il corteo, composto da circa 200 persone, giunto all'altezza del giardino comunale «Bellini», è stato temporaneamente fermato, per sopraggiunte esigenze di ordine pubblico, dal funzionario responsabile dei servizi disposti nell'occasione dalla questura.
Infatti, nella non lontana piazza Stesicoro, era stata notata la presenza di una cinquantina di aderenti a «Forza Nuova», provenienti anche da altre province dell'Isola, i quali, immessisi a loro volta nella via Etnea con un corteo estemporaneo non preavvisato, si erano diretti verso i partecipanti alla manifestazione in corso con il chiaro intento di impedirne il regolare svolgimento.
Per evitare il contatto fisico tra gli opposti schieramenti, il personale di polizia ha bloccato prontamente i nuovi intervenuti a un centinaio di metri dalla testa del corteo del gay pride.
I militanti di «Forza Nuova», con in testa i responsabili del movimento, oltre ad esibire striscioni ed a scandire slogan omofobici, hanno tentato anche di coinvolgere i passanti distribuendo volantini.
A seguito di ripetuti inviti e reiterate intimazioni del dirigente il servizio di ordine pubblico a sciogliere l'assembramento e a desistere dall'illecita iniziativa intrapresa, dopo circa un'ora gli aderenti al predetto movimento hanno cominciato a retrocedere fino a raggiungere nuovamente Piazza Stesicoro, ove poi si sono separati senza creare ulteriori azioni di disturbo. Nella circostanza, non si è ritenuto opportuno fare uso della forza per la presenza di numerosissime persone, tra cui donne e bambini, che affollavano la principale arteria catanese in quel momento.
Il corteo del gay-pride è, dunque, proseguito regolarmente lungo l'itinerario previsto fino a giungere, senza altri inconvenienti, in Piazza Università, ove ha avuto luogo il previsto comizio conclusivo dei rappresentanti delle diverse associazioni intervenute.
Nel corso delle indagini avviate dalla questura in relazione ai fatti sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria 27 partecipanti alla manifestazione non autorizzata promossa da «Forza Nuova». Essi sono stati ritenuti responsabili, in concorso tra loro e con altri in corso di identificazione, dei reati di adunata sediziosa, violenza privata e inosservanza dell'ordine di scioglimento di cui all'articolo 24 del testo unico leggi di pubblica sicurezza; ai promotori è stato inoltre contestato il reato di manifestazione non autorizzata.
Il 26 luglio 2006, la Procura della Repubblica di Catania ha emesso un'informazione di garanzia, già notificata agli interessati, contestando formalmente il reato di adunata sediziosa per tutti i partecipanti,
nonché la fattispecie prevista dall'articolo 18 del Tulps nei confronti dei soli promotori.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
DEL BUE e BARANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella mattina del 12 ottobre si è svolta una manifestazione a Roma di liberi professionisti. Dopo un breve e pacifico corteo che ha preso le mosse nei pressi del Colosseo, i manifestanti hanno trovato uno sbarramento di polizia prima di poter accedere in Piazza Venezia;
lo sbarramento si è poi allungato ai lati di via dei Fori Imperiali, impedendo ai convenuti di poter varcare i ristretti confini entro i quali sono stati a forza trattenuti;
ciò ha determinato grandi tensioni e proteste da parte dei presenti che hanno ricordato come, nei confronti di altre categorie sociali, non sia stato adottato analogo comportamento -:
chi abbia dato l'ordine di impiegare un così consistente dispiegamento di forze dell'ordine e, secondo gli interroganti, di impedire il libero svolgimento di una pacifica manifestazione. Da chi e perché tale manifestazione sia stata considerata pericolosa, impedendo alla stessa di potersi svolgere anche oltre il limite dell'ingresso di Piazza Venezia e se tale comportamento verrà d'ora in avanti adottato anche nei confronti di manifestazioni di ben diverso rischio e potenziale carica eversiva.
(4-01284)
Risposta. - La manifestazione nazionale di protesta del 12 ottobre scorso, indetta dal Consiglio Nazionale Geologi, aveva come fine quello di promuovere la «riforma delle libere professioni contro il c.d. decreto Bersani».
Al corteo, svoltosi a Roma e snodatosi da Piazza del Colosseo a Piazza Madonna di Loreto, a cui hanno- partecipato, tra gli altri, numerosi parlamentari, hanno preso parte oltre 10.000 persone, appartenenti a varie categorie di liberi professionisti, quali geologi, architetti, ingegneri, avvocati, commercialisti, medici, farmacisti, e così via.
In Piazza Madonna di Loreto, ove era stato installato un palco per gli interventi, erano stati altresì predisposti adeguati sbarramenti, presidiati dalle Forze di polizia, per evitare che, come successo in passato, i manifestanti, eludendo i controlli, si dirigessero alla spicciolata verso Palazzo Chigi. Era stato peraltro consentito il transito ai mezzi di soccorso ed ai parlamentari di rientro dal l'evento.
Momenti di tensione si sono verificati allorquando le Forze dell'ordine hanno evitato, come peraltro avvenuto in occasione di precedenti manifestazioni svoltesi anche durante la passata legislatura, che la pressione esercitata dal corteo consentisse ai partecipanti di giungere a Palazzo Chigi, ove era in corso il Consiglio dei Ministri.
Al termine degli interventi, alle ore 13.30 circa, vi è stato un rapido deflusso dei manifestanti verso via dei Fori Imperiali e via Nazionale.
Va precisato che, pur essendosi impedito con fermezza ad alcuni gruppi di partecipanti alla manifestazione di procedere in direzione di via del Corso, non vi è stato alcun episodio di violenza e non è mai stato interrotto il traffico veicolare in Piazza Venezia, nel tratto da via Nazionale al Teatro di Marcello, ed è sempre stato consentito il libero movimento dei Parlamentari.
Si ribadisce, inoltre, che anche nel corso di questa manifestazione sono stati adottati i criteri di ordine pubblico previsti per tutte le manifestazioni che si svolgono nella capitale e che interessano il centro storico.
Si ricorda, infine, che anche nelle situazioni più delicate il Ministero dell'Interno e le Forze dell'ordine hanno come fine prioritario quello di garantire la libertà di manifestazione salvaguardando, nello stesso tempo, l'ordine pubblico ed anche la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non; compito difficile, che richiede grande professionalità
e che è stato assolto in maniera corretta e rispettosa dei diritti fondamentali prescritti dalla Carta Costituzionale.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
DI GIOIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da fonti giornalistiche di oggi, si apprende che il prossimo Consiglio dei ministri, previsto per domani venerdì 4 agosto, ha in agenda la nomina del dottor Forlenza e del dottor Moretti rispettivamente a presidente e Amministratore Delegato delle Ferrovie;
se la notizia avesse un qualche fondamento, si tratterebbe di una scelta, secondo l'interrogante, totalmente inopportuna del nostro Governo, dal momento che l'operato degli stessi Forlenza e Moretti, schierati con il precedente Governo di centrodestra, ha contribuito, ad avviso dell'interrogante, inequivocabilmente ad accrescere la situazione di estrema difficoltà in cui versa ad oggi l'azienda in questione -:
se il ministro competente, nella sua qualità di rappresentate dell'attuale Governo non ritenga, di proporre altri manager di comprovate capacità professionali per cariche dirigenziali di così tanta importanza, centrali nell'ottica di ripresa di una delle aziende più importanti del nostro Paese.
(4-00880)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente la nomina di Presidente e di Amministratore Delegato della società Ferrovie dello Stato S.p.A.
Al riguardo, si fa presente che, all'inizio del 2006, il Consiglio di Amministrazione della citata società, interamente partecipata da questo ministero, era costituito da cinque componenti; l'Ing. Elio Catania (Presidente ed Amministratore Delegato), l'Avv. Roberto Ulissi, l'Avv. Luciano Canepa, l'Ing. Clemente Carta e il Sig. Stefano Zaninelli. In data 26 giugno 2006, l'Avv. Ulissi ha rassegnato le proprie dimissioni.
Nel corso dell'Assemblea degli Azionisti dell'8 settembre 2006, a seguito della formalizzazione delle dimissioni dell'Ingegner Catania, il Ministero dell'economia e delle delle finanze, d'intesa con i ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, ha proceduto alla nomina di due nuovi consiglieri nelle persone dell'Ing. Mauro Moretti e del Prof. Innocenzo Cipolletta, affidando a quest'ultimo l'incarico di Presidente. Costoro, come i restanti membri del Consiglio di amministrazione, resteranno in carica fino all'assemblea che approverà il bilancio 2006.
Successivamente il consiglio di amministrazione, su indicazione della stessa Assemblea, ha proceduto a nominare l'Ing. Mauro Moretti amministratore delegato.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.
EVANGELISTI. - Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 30 marzo 2006 sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 è stata pubblicata l'intesa raggiunta il 16 marzo 2006 in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano in materia di individuazione delle attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l'incolumità o la salute dei terzi, ai fini del divieto di assunzione e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche, ai sensi dell'articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 125. Intesa ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131. (Repertorio atti n. 2540);
l'articolo 1, comma 1, stabilisce che «le attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l'incolumità o la salute dei terzi, per le quali si fa divieto di assunzione e di somministrazione di bevande
alcoliche e superalcoliche, ai sensi dell'articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 125, sono quelle individuate nell'allegato 1, che forma parte integrante della presente intesa»;
l'allegato 1 al punto numero 7) fa un generico riferimento alle «mansioni comportanti l'obbligo della dotazione del porto d'anni, ivi comprese le attività di guardia particolare e giurata» -:
se all'interno della categoria di cui alla presente intesa siano da ritenersi inclusi i dipendenti delle Forze Armate e di Pubblica Sicurezza e se pertanto sia da considerarsi vietata la somministrazione di bevande alcoliche all'interno delle rispettive caserme.
(4-00914)
Risposta. - In merito alla richiesta di elementi di risposta all'atto parlamentare in esame, riguardante l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 15, legge n. 125 del 2001 anche ai dipendenti delle Forze armate e di Pubblica Sicurezza si osserva quanto segue.
Il menzionato articolo 15 introduce il divieto di assunzione e di amministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche nelle attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l'incolumità o la salute di terzi, l'individuazione di tali attività lavorative è rimessa ad un decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro della sanità.
In attuazione di tale disposizione in data 16 marzo 2006 è stata raggiunta una intesa ai sensi dell'articolo 8, comma 6, legge n. 131 del 2001 con la quale sono state individuate le attività lavorative interessate dal divieto.
L'intesa contiene un elenco delle attività in questione tra cui figurano, genericamente, le mansioni comportanti l'obbligo di dotazione del porto darmi, ivi comprese le attività di guardia particolare e giurata. La medesima intesa, tuttavia, prevede espressamente che «al personale delle Forze armate, delle Forze di polizia, degli altri Corpi armati e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco si applicano le disposizioni previste dai rispettivi ordinamenti in materia di idoneità fisica, psichica e attitudinale al servizio, per gli aspetti disciplinati dalla presente intesa.
Facendo applicazione degli ordinari criteri di ermeneutica si può ipotizzare che la norma generale che stabilisce il divieto di assunzione e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche, è derogata dalla norma speciale relativa al personale delle Forze armate, delle Forze di polizia, degli altri Corpi armati e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, in relazione al quale continuano ad applicarsi, sul punto, le normative di settore.
Sotto quest'ultimo profilo, può evidenziarsi che il regolamento di disciplina militare (decreto del Presidente della Repubblica n. 545 del 1986) prevede che il militare, in osservanza al dovere di improntare il proprio contegno al rispetto delle norme che regolano la civile convivenza deve, in particolare, astenersi dagli eccessi nell'uso di bevande alcoliche (articolo 36).
Le altre discipline di settore non sembra che prendano espressamente in considerazione il tema dell'uso e della somministrazione delle bevande alcoliche che, quindi, deve ritenersi consentito nei limiti ovviamente in cui ciò non determini la violazione di altri doveri, (tipici dei menzionati ordinamenti speciali, che, ovviamente non si conciliano con l'uso smodato delle bevande alcoliche).
Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali: Linda Lanzillotta.
EVANGELISTI. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in seguito all'approvazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge n. 250 del 2005 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2006 - riguardante peraltro materia del tutto estranea alla fattispecie che si andava a normare -, ci troviamo oggi nella situazione in cui una legge dello Stato, tuttora in vigore, equipara
due diplomi di laurea come quello in scienze motorie e quello in fisioterapia, previa frequenza di un non meglio specificato «idoneo corso su paziente» da istituirsi presso le università con decreto ministeriale;
pertanto, una legge dello Stato dispone che una professione non sanitaria, dunque, sia trasformata in sanitaria grazie all'attestato di frequenza di un corso su paziente;
l'equipollenza stabilita dalla disposizione appena citata attribuisce il medesimo valore legale a titoli di studio conseguiti a conclusione di percorsi formativi radicalmente diversi. Infatti, mentre per il conseguimento del diploma di laurea in fisioterapia è previsto un esame finale con valore abilitante alla professione, non esiste stessa previsione per il conseguimento della laurea in scienze motorie;
inoltre, la laurea in scienze motorie non è una laurea sanitaria, non è soggetta ad alcun vincolo di programmazione, ha un ordinamento didattico che è sovrapponibile per crediti formativi a quello in fisioterapia, al massimo, per il 15 per cento;
tra l'altro si potrebbe ipotizzare un contrasto tra la succitata norma e l'articolo 33 della Costituzione che, per l'abilitazione all'esercizio delle professioni, prevede il superamento di un apposito esame di stato;
peraltro, l'ambito, le modalità ed i limiti di questa nuova disposizione legislativa non sono stati in alcun modo chiariti dal legislatore, ma si è proceduto alla creazione di un mostro normativo grazie al quale, alla fine di due corsi di laurea affini ma molto diversi tra loro, sì può accedere a quelli che sono peculiari ambiti delle professioni sanitarie;
infatti, il corso di laurea in fisioterapia abilita all'esercizio di una professione sanitaria, mentre al laureato in scienze motorie è espressamente preclusa, dall'articolo 2 comma 7 del decreto legislativo n. 178 del 1998, istitutivo della laurea stessa, la possibilità di svolgere attività di tipo sanitario ed assistenziale riservata, appunto, alle professioni sanitarie e pertanto è da escludersi che il diploma di laurea in questione possa abilitare all'esercizio delle attività professionali sanitarie di competenza dei laureati in medicina e chirurgia e del personale sanitario infermieristico, tecnico e della riabilitazione;
in seguito all'approvazione di questa norma, l'articolo 1-septies del decreto-legge n. 250 del 2005 convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 2006, si sono levati dissensi molto preoccupanti non solo dalle organizzazioni che si occupano della tutela della salute del cittadino - che denunciano il rischio per le qualità e la sicurezza delle, prestazioni sanitarie - ma anche da parte del mondo scientifico accademico che da tempo ormai richiama il legislatore sulla necessità che, sia la formazione, che, soprattutto, l'ambito dell'applicazione dell'area delle scienze motorie, non abbiano margini di sovrapposizione con l'area sanitaria, da cui si distingue per la regolamentazione dell'accesso ai corsi di studio su base nazionale, per la definizione «sanitaria» dei profili professionali che risultano dai corsi di studio e per il raggiungimento delle caratteristiche proprie della professione attraverso particolari tirocini pratici -:
se il Ministro non ritenga opportuno di farsi portatore di una iniziativa legislativa volta all'eliminazione dall'ordinamento di questa fattispecie di equipollenza che l'interrogante giudica pericolosa.
(4-00949)
Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, in esame, si rappresenta quanto segue.
Questo ministero ha espresso parere favorevole all'abolizione dell'articolo 1-septies della legge 3 febbraio 2006 n. 27 proprio in considerazione del fatto che le formazioni acquisite con la laurea in Scienze Motorie e con la laurea delle professioni sanitarie in Fisioterapia, avente valore abilitante, sono sostanzialmente molto differenti.
Pertanto, in attesa della suddetta abrogazione, si è ritenuto opportuno non procedere all'emanazione del decreto ministeriale previsto dall'articolo sopra citato.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
DANIELE FARINA, DE SIMONE, MANTOVANI, LOMBARDI, GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA, CARUSO, BURGIO, CACCIARI, CANNAVÒ, DIOGUARDI, DURANTI, MUNGO, MONGUZZI e ZANELLA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
da oltre nove anni nella città di Bologna si tiene una manifestazione nazionale antiproibizionista denominata street rave parade che si esprime con modalità consolidatesi da tempo in tutta Europa e nella quale confluiscono decine di migliaia di giovani e meno;
tale manifestazione, in questi ultimi anni, è cresciuta in presenza e in qualità politica senza mai registrare problemi legati all'ordine pubblico;
queste manifestazioni si sono diffuse in molte città e particolarmente quella bolognese è sempre stata autorizzata attraverso un processo di dialogo con gli organizzatori e le amministrazioni locali succedutesi;
è sempre stato cura degli organizzatori mettere in atto interventi volti ad informare correttamente i partecipanti sui rischi derivanti dall'utilizzo delle varie sostanze stupefacenti, anche ponendo in essere azioni con il servizio pubblico competente territorialmente;
detta manifestazione nazionale viene preceduta da dibattiti e incontri culturali sulle più avanzate politiche non proibizioniste europee e mondiali in materia di droghe con la partecipazione di esperti, operatori, ed esponenti del mondo politico;
nell'ultimo anno il sindaco del comune di Bologna Sergio Cofferati ha più volte manifestato la propria opposizione allo svolgimento del corteo adducendo nocumento all'igiene pubblica e al riposo delle persone nonché largo spaccio di sostanze stupefacenti;
nel consiglio comunale di Bologna alcuni giorni fa è stato letto un intervento di inizio seduta relativamente alle manifestazioni ed ai comportamenti che esaltano l'uso di droghe e l'abuso di alcool, sottoscritto da alcuni esponenti di entrambi gli schieramenti politici in cui si fa esplicito riferimento alla Street Rave - Manifestazione nazionale antiproibizionista, in cui se ne invoca il contrasto culturale;
successivamente gli stessi e altri esponenti politici sono giunti a invocare il divieto assoluto della manifestazione e il sequestro preventivo dei mezzi necessari a realizzarla;
in data 25 maggio 2006, il Centro Livello 57 di Bologna veniva perquisito ai sensi del Testo Unico delle sostanze stupefacenti così modificato dalla legge n. 49 del 2006, detta Fini-Giovanardi, in entrambe le sedi su iniziativa della Procura bolognese.
in tale perquisizione veniva rinvenuto un modesto quantitativo di hascish palesemente non destinata allo spaccio ma producendo infine l'arresto dell'avvocato del centro stesso con modalità le cui incongruenze, secondo gli interroganti, saranno materia di analisi della magistratura in sede giudicante -:
se il Ministro abbia informazioni generali relative a quando va sviluppandosi nella città di Bologna;
se possieda informative facenti ritenere che dall'iniziativa Street rave programmata per il 1 luglio possano scaturire turbative dell'ordine pubblico o i succitati nocumenti tali da produrre il divieto di una manifestazione politica e la sospensione di fatto di diritti costituzionalmente garantiti;
se la concatenazione degli eventi come riportati non consigli un'attivazione del dicastero presso la questura e la prefettura di Bologna per una ricognizione dei fatti e l'attivazione di un tavolo di confronto tra gli organizzatori e l'amministrazione locale.
(4-00154)
Risposta. - Lo svolgimento della Street Rave Parade a Bologna ha suscitato, nel tempo, un crescente disagio nella cittadinanza, sia per le ripercussioni di carattere igienico-sanitario, sia per gli inevitabili riflessi sulla quiete pubblica.
Le criticità emerse nelle precedenti edizioni e il contemporaneo svolgimento, in altri punti della città, di due manifestazioni di contestazione della «Street rave parade», hanno indotto le Autorità competenti a portare la questione all'attenzione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e ad attivare specifici incontri preparatori cui sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni interessate ed esponenti delle realtà che sostenevano l'organizzazione dell'evento.
Il confronto con i promotori è stato ispirato alle esigenze di conciliare la libertà di manifestazione, contenere i disagi per la cittadinanza e tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica.
Si sottolinea che a Bologna la collaborazione tra le istituzioni cittadine, sia nell'organizzazione dell'evento così come nell'affrontare i problemi della cittadinanza, è sempre stata massima e coesa. Anche l'Amministrazione comunale di Bologna è stata chiamata a fronteggiare e supportare, dal punto di vista logistico, l'appuntamento, che per le sue dimensioni di massa, ha conseguentemente richiesto l'approntamento di servizi sanitari e di pronto intervento.
Le misure adottate e gli accordi raggiunti dalle autorità locali con gli organizzatori hanno consentito lo svolgimento della manifestazione che, comunque, ha visto anche iniziative improvvisate. Tali iniziative non hanno tuttavia arrecato problemi di ordine pubblico, ma solo disagi minimi per la popolazione, come testimonia anche l'esiguo numero di chiamate giunte alle Forze dell'ordine.
Quanto alla perquisizione delle due sedi del centro sociale «Livello 57», citata dall'interrogante risulta che, nell'ambito di un'attività investigativa delegata dalla Procura della Repubblica di Bologna, sono state sequestrate, sostanze psicotrope di varia natura, con il conseguente arresto di due persone e il deferimento in stato di libertà di altre quattro persone.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
DANIELE FARINA, GIORDANO, BUFFO, FIANO, ZANELLA, DE ZULUETA e ZIPPONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
il 23 giugno 2006 è previsto lo sfratto dello Spazio Pubblico Leoncavallo attivo in Milano, dal 1975 e in cui operano oggi numerose associazioni legalmente costituite;
lo sfratto è già stato rinviato quattro volte;
alle tradizionali attività rivolte all'aggregazione e alla cultura underground e giovanile si sono nel tempo aggiunte funzioni di servizio rivolte all'immigrazione e a soggetti deboli che costituiscono oggi una consolidata e riconosciuta esperienza;
si è costituita la Fondazione «La città che vogliamo» con lo specifico intento di facilitare la soluzione di questa pluridecennale vicenda;
a quanto risulta all'interrogante, è in essere da alcuni mesi un tavolo di lavoro comprendente la Provincia di Milano, la proprietà dell'immobile la Fondazione e una rappresentanza delle associazioni precedentemente ricordate;
la soluzione positiva avrebbe un valore significativo anche per analoghi casi presenti sul territorio nazionale;
compaiono sui quotidiani locali articoli e dichiarazioni volti a far lievitare un ingiustificato clima di tensione -:
se il Ministro è a conoscenza dei fatti sopra ricordati;
se non ritiene utile attivare, come avvenuto in passato, la Prefettura di Milano per monitorare e facilitare un esito positivo del percorso negoziale in atto.
(4-00226)
Risposta. - La vicenda che riguarda lo spazio pubblico Leoncavallo ha inizio nel settembre 1994, periodo nel quale l'immobile, di proprietà della società «Orologio srl», è stato occupato abusivamente da un gruppo di giovani provenienti dal mondo dell'antagonismo, organizzatisi formalmente sotto il nome di «Associazione Mamme del Leoncavallo per i Centri Sociali Autogestiti».
L'associazione composta da circa cinquanta militanti, organizza e gestisce una serie di attività politiche, ricreative, culturali e di servizi con capacità di aggregare, in occasione degli eventi più rilevanti, anche duemila persone.
Pur tenendo conto delle posizioni assunte dall'associazione che, nel tempo, hanno consentito maggiori possibilità di dialogo con le istituzioni e, nonostante la disponibilità manifestata dalla società titolare della proprietà, i tentativi di regolarizzare la situazione abusiva non sono ancora andati a buon fine. Nel 2001 è stata promossa dalla «Orologio srl» un'azione in sede civile che si è conclusa con una sentenza del marzo 2003 del Tribunale di Milano che condannava l'Associazione Mamme del Leoncavallo a rilasciare l'immobile per il 30 maggio 2003.
L'appello, proposto dalla parte soccombente, è stato respinto con sentenza della Corte d'Appello di Milano in data 5 novembre 2004, poi passata in giudicato.
Da allora l'Ufficiale giudiziario ha inutilmente esperito diverse volte l'accesso per la restituzione dell'immobile ai proprietari ed ultimamente l'accesso, fissato per il 15 settembre 2006, è stato infruttuoso.
La Prefettura di Milano segue costantemente l'evolversi della situazione, nel tentativo di contemperare le opposte esigenze, tenendo anche presente che un eventuale sgombero forzato del Leoncavallo interromperebbe l'evoluzione che ha portato il centro sociale a dissociarsi chiaramente dalle posizioni di formazioni più estremiste, con possibili riflessi sull'ordine pubblico.
A tal fine sono stati avviati e promossi contatti, istituzionali e informali, per ricercare una soluzione condivisa, comunque finalizzata a comporre in positivo la vicenda, consentendo anche l'acquisto dell'immobile da parte del centro sociale.
Allo stato, sono in fase avanzata le trattative per l'acquisizione al patrimonio pubblico da parte di uno o più enti locali (o di altri enti collegati) dello stabile di proprietà della società «Orologio srl» della famiglia Cabassi.
La proprietà si è mostrata favorevole a cedere l'immobile ad un prezzo conveniente in considerazione della destinazione ad uso pubblico.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono ancora numerosi i soggetti che, intralciando il traffico e recando disturbo agli automobilisti, esercitano l'attività di «lavavetri» agli incroci delle strade e dei semafori;
detta «attività» non è soggetta ad alcuna autorizzazione, come sancito dalla Cassazione penale (Sezione I - 5 novembre 2002, n. 37122);
autorità soggetta ad intervenire in ordine alla cessazione dell'attività di cui sopra, è il Questore, giusto quanto disposto dall'articolo 17-ter, comma 1, del Regio Decreto 18 giugno 1931 n. 773, Testo Unico di Pubblica Sicurezza -:
se e quali disposizioni intenda impartire alle Questure affinché l'attività non sia più esercitata in prossimità di incroci e di semafori.
(4-00088)
Risposta. - La I Sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37122 del 5 novembre 2002 menzionata nell'atto di sindacato ispettivo, ha ritenuto
che il mancato rispetto di un'ordinanza sindacale intesa a vietare lo svolgimento dell'attività di lavavetri agli incroci delle strade non comporta la violazione dell'articolo 650 del codice penale.
Resta inteso, naturalmente, che, a prescindere dalla liceità sotto tale profilo, la predetta attività rimane oggetto di normale attenzione, durante gli ordinari servizi espletati sul territorio dalle Forze di polizia e dai Corpi di polizia municipale, per prevenire e, se del caso, reprimere secondo le vigenti normative, comportamenti scorretti e/o illeciti, dal punto di vista penale ed amministrativo, delle persone che la esercitano, quali eventuali intralci alla circolazione o molestie agli utenti della viabilità.
Peraltro, il ricorso all'articolo 17-ter, 1o comma, del Regio Decreto 18 giugno 1931, n. 773, non appare soluzione praticabile nel caso in questione, trattandosi di una norma sanzionatoria che si riferisce soltanto a fattispecie tipiche ivi tassativamente indicate e che, alla luce dei principi generali del diritto, non è suscettibile di applicazione per via analogica.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
FOTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella risposta resa in data 29 giugno 2005 all'interrogazione 5-04157 il rappresentante del Governo sosteneva che il Ministero degli esteri considera la nomina di un Console Onorario della Guinea Bissau in Italia come un qualificato tassello che può contribuire a sottolineare l'attenzione attribuita alle relazioni bilaterali che l'Italia intrattiene con il paese africano;
in detta occasione, con riferimento specifico al caso prospettato nel citato atto di sindacato ispettivo, l'interrogante veniva assicurato sul fatto che i competenti uffici della Farnesina non avrebbero mancato di interpellare nuovamente - attesa la discordanza di pareri emersa nel corso della precedente procedura - tutte le Amministrazioni dello Stato interessate affinché tornassero a pronunciarsi in merito alla nomina del signor Zilocchi Luciano a Console Onorario della Guinea Bissau e della relativa concessione dell'exequatur -:
se la predetta attività di interpello da parte dei competenti uffici della Farnesina sia stata svolta e quali ne siano i risultati.
(4-00993)
Risposta. - Il Ministero degli affari esteri ha esperito nuovamente la procedura per l'acquisizione dei pareri in merito alla riconferma del signor Luciano Zilocchi a Console onorario della Guinea Bissau in Piacenza.
Gli elementi informativi pervenuti non consentono al Ministero degli affari esteri di procedere alla nomina del signor Zilocchi a Console onorario della Guinea Bissau.
Il Viceministro degli affari esteri: Patrizia Sentinelli.
GALANTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 aprile 2006 si è svolta Verona una messa con rito tradizionale celebrata dal Comitato Pasque Veronesi, noto raduno dell'estrema destra veneta che, svolgendosi in quella data ed a pochi metri dalla piazza storica della resistenza veronese rappresentava, a parere dell'interrogante, una chiara provocazione;
per impedire lo svolgimento della suddetta manifestazione, militanti antifascisti e antirazzisti hanno organizzato un presidio pacifico nella piazza in cui era prevista la celebrazione;
tale presidio è stato sgomberato con la forza dalla polizia che, di fronte a manifestanti seduti per terra, non ha esitato ad utilizzare i manganelli; i manifestanti sono stati caricati di peso nei cellulari e portati in Questura. Tra essi, tra l'altro, è stato fermato anche il Segretario Provinciale del Partito dei Comunisti Italiani, colpevole di ricercare una mediazione tra manifestanti e forze dell'ordine;
a seguito degli accertamenti svolti dagli Assessori comunali Guerini e Zerbato, presso l'Amministrazione comunale non risulta alcuna autorizzazione per la manifestazione promossa, su suolo pubblico, dal Comitato Pasque Veronesi. L'autorizzazione, dunque, è stata concessa soltanto dal Questore -:
per quali ragioni sia stata concessa l'autorizzazione a svolgere una manifestazione provocatoria, che ha visto la partecipazione della Fiamma Tricolore (che non riconosce la ricorrenza nazionale del 25 aprile) e di Amos Spiazzi, fautore della Rosa dei Venti degli anni '70;
per quali ragioni, nonostante il carattere pacifico del presidio dei militanti antifascisti, le forze dell'ordine non hanno esitato ad utilizzare i manganelli ed hanno sequestrato videocamere e apparecchi fotografici.
(4-00009)
Risposta. - L'attuale disciplina normativa delle pubbliche riunioni ruota tuttora, com'è noto, attorno all'articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che prevede che di ogni manifestazione in luogo pubblico o aperto al pubblico sia dato preavviso almeno tre giorni prima al Questore, che per motivi di ordine pubblico potrà impedire la riunione o impartire prescrizioni di tempo e di luogo per il suo svolgimento.
Tale norma, riletta alla luce del principio di libertà di riunione sancito dall'articolo 17 della Costituzione, implica che le pubbliche riunioni non soggiacciono ad alcuna specifica autorizzazione ed il loro eventuale divieto per motivi di ordine pubblico deve fondarsi su gravi e concreti elementi di pericolo che giustifichino una così penetrante limitazione di un diritto costituzionalmente garantito.
Nel caso richiamato nell'interrogazione, le manifestazioni svoltesi il 25 aprile nell'area di piazza dei Signori a Verona sono state due: la celebrazione di una messa in lingua latina e rito romano antico promossa dal «Comitato delle Pasque Veronesi» ed una contromanifestazione di disturbo organizzata da elementi di area antagonista e dei centri sociali.
La messa, indetta da un organismo cui aderiscono anche esponenti della Lega Nord e del Movimento fiamma tricolore, era stata regolarmente preavvisata alla locale Questura il 5 aprile precedente. La data del 25 aprile risultava essere stata scelta dagli organizzatori per la concomitanza del 209o anniversario della conclusione della rivolta veronese del 1797 con la festività di San Marco e non vi era pertanto motivo per ritenere che l'iniziativa potesse avere un esplicito intento di negazione o contestazione dei valori della Liberazione, tale da poter determinare possibili turbative dell'ordine pubblico.
Il questore di Verona non ha, pertanto, rilevato cause ostative allo svolgimento della messa, anche in considerazione del fatto che l'iniziativa aveva avuto luogo negli anni precedenti con le medesime modalità. Inoltre, l'orario della cerimonia religiosa non avrebbe interferito con il normale svolgimento delle concomitanti manifestazioni previste per la «Festa della liberazione» che, comunque, non interessavano piazza dei Signori.
Delle iniziative in questione era stato informato anche il sindaco di Verona, che nulla aveva rilevato al riguardo.
La contromanifestazione dei centri sociali, non preavvisata, si è invece concretizzata in alcuni atti di disturbo da parte di circa 40 dimostranti, alcuni dei quali, oltre a smontare un piccolo palco mobile destinato alla messa, hanno diffuso musica da un impianto di amplificazione, scandito slogan, affisso cartelli di protesta e striscioni, distribuito volantini alla cittadinanza e tracciato scritte con bombolette di vernice spray nella piazza.
Per prevenire possibili occasioni di contrapposizione o scontro, le forze dell'ordine hanno ripetutamente tentato di indurre i manifestanti a desistere da azioni che potevano apparire provocatorie, ma gli stessi hanno opposto resistenza, sedendosi e stringendosi con le braccia in concomitanza con l'orario di inizio della messa.
Per consentire il sereno svolgimento della manifestazione programmata e tutelare
il diritto di riunione ed espressione di entrambi i gruppi, evitando le occasioni di contatto, le Forze di Polizia hanno quindi tentato di allontanare i dimostranti dalla zona delle messa uno per volta, ma alcuni di essi si sono opposti scalciando e colpendo gli agenti, uno dei quali, in questo frangente, ha riportato la frattura composta articolare della scapola destra, giudicata guaribile in 25 giorni.
Davanti a questi atti di ostilità, le forze di polizia si sono quindi viste costrette a fare uso dei propri equipaggiamenti di ordine pubblico per il tempo strettamente necessario per contrastare la violenza opposta.
La vicenda è comunque all'esame dell'Autorità Giudiziaria, alla quale è stata inoltrata comunicazione di reato nei confronti di 27 manifestanti denunciati in stato di libertà per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, lesioni personali aggravate, manifestazione senza preavviso e di altri 6 segnalati per il solo reato di manifestazione senza preavviso.
Nel corso dell'azione di polizia giudiziaria non risultano essere state sequestrate né videocamere, né apparecchi fotografici di altro tipo.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale n. 4018/FR del 31 maggio 2006 il Ministro dell'Istruzione ha sospeso il decreto ministeriale n. 775 del 31 gennaio 2006 concernente il Progetto Nazionale di innovazione relativo alla Sperimentazione dei nuovi percorsi liceali definiti con decreto legislativo n. 226 del 2005;
una delle motivazioni addotte nel decreto per la sospensione del Progetto Nazionale è costituita dall'«esiguo numero di adesioni», quantificato, nel comunicato stampa diramato dal Ministero dell'Istruzione in data 31 maggio 2006, in un totale di 54 progetti;
in base a quanto affermato dal medesimo decreto ministeriale 31 maggio 2006 i suddetti progetti di sperimentazione potranno essere attuati dalle istituzioni scolastiche «con l'esercizio delle facoltà previste dall'autonomia scolastica»;
nel sopra citato comunicato stampa, si specifica che i progetti di innovazione sono «pienamente realizzabili nell'esercizio dell'autonomia scolastica (15 per cento del monte ore) e quindi negli ordinamenti vigenti -:
per quale motivazione non sono stati considerati anche tutti quei progetti presentati, entro i termini, direttamente agli Uffici scolasti regionali e se non ritenga che, comunque, i 54 progetti pervenuti al solo Ministero abbiano una loro dignità di sperimentazione;
se non ritenga inopportuno e tardivo il blocco del Progetto Nazionale, nell'imminenza dell'inizio del nuovo anno scolastico, soprattutto in considerazione dell'impegno organizzativo e didattico messo in campo sin qui dalle scuole;
se non ritenga, altresì, tale blocco lesivo delle legittime aspettative delle famiglie e studenti interessati;
per quale motivo si intenda suggerire alle scuole di limitare la loro autonomia progettuale al solo 15 per cento di flessibilità del monte ore, stante il disposto del vigente decreto ministeriale 28 dicembre 2005, che ha esteso tale quota al 20 per cento.
(4-00272)
Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame, l'interrogante muove osservazioni al decreto ministeriale n. 4018 del 31 maggio 2006 con il quale sono stati sospesi gli effetti del decreto n. 775 del 31 gennaio 2006, concernente il «Progetto nazionale di innovazione» adottato dal Ministro pro tempore per sperimentare fin dall'anno scolastico 2006/2007 aspetti significativi della riforma del secondo ciclo di istruzione definita con il decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226.
Le critiche mosse al provvedimento del 31 maggio 2006 riguardano essenzialmente i seguenti aspetti:
1. il ministero - nell'affermare, con il comunicato stampa del 31 maggio 2006, che le istituzioni scolastiche aderenti alla sperimentazione erano soltanto 54 - avrebbe tenuto conto soltanto dei progetti direttamente inviati all'amministrazione centrale e non di quelli presentati agli uffici scolastici regionali;
2. il provvedimento avrebbe affermato che i progetti presentati possono trovare comunque realizzazione, all'interno dei vigenti ordinamenti, da parte delle scuole attraverso l'utilizzo della quota di flessibilità curricolare del 15 per cento;
3. la sospensione del Progetto nazionale sarebbe lesiva delle aspettative delle famiglie e degli studenti interessati;
4. esso suggerirebbe alle scuole di utilizzare la suddetta quota del 15 per cento limitando la portata dell'autonomia elevata al 20 per cento dal decreto legislativo n. 226/2005.
Con riguardo alla prima osservazione, va rilevato che i 54 progetti di adesione all'iniziativa promossa con il decreto ministeriale 775 del 31 gennaio 2006 non sono stati presentati dalle scuole direttamente a questo ministero. Essi costituiscono l'esito dei piani regionali inviati dai Direttori degli uffici scolastici regionali cui le istituzioni scolastiche hanno inviato le loro adesioni. Dagli altri contesti regionali non sono pervenuti piani; si può peraltro ragionevolmente presumere che, ove dovessero esserci altre scuole che si sono proposte, i relativi progetti non avrebbero potuto avere caratteristiche diverse da quelli conosciuti in quanto hanno natura oggettiva i limiti che ne ostacolavano una valenza propositiva di maggiore consistenza.
Quanto alla seconda osservazione, il decreto ministeriale 4018 del 31 maggio 2006 non ha inteso suggerire alle scuole di attuare le loro proposte attraverso l'utilizzo della quota del 15 per cento di flessibilità curricolare riconosciuta alle istituzioni scolastiche dal decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275 (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche). Esso, al fine di evidenziare la riduttività delle proposte avanzate, si è semplicemente limitato a constatare che, in molti casi, il percorso didattico innovativo proposto avrebbe potuto trovare comunque realizzazione con l'utilizzo degli strumenti giuridici già disponibili indipendentemente dall'impianto riformatore del decreto legislativo n. 226/2006.
In merito alla terza osservazione, le aspettative delle famiglie e degli studenti interessati non sono state lese dalla sospensione. Al contrario, l'effettiva attivazione dei progetti sperimentali, caratterizzati da un ibrido sovrapporsi di limitati elementi legati all'impianto della riforma con quelli degli ordinamenti vigenti, avrebbe prodotto assoluta incertezza sulla natura e sul contenuto dei titoli di studio finali, sicché la finalità della sospensione è anche quella di salvaguardare gli interessi sostanziali degli alunni e non quelli che si riconnettevano ad aspettative non del tutto fondate.
Quanto, infine, alla quarta osservazione circa la presunta limitazione dell'autonomia delle scuole relativamente all'ampiezza della quota di flessibilità curricolare, va rilevato che con decreto ministeriale n. 47 del 13 giugno 2006 è stata salvaguardata la percentuale del 20 per cento, così come previsto dal decreto legislativo n. 226/2005 e come auspicato dall'interrogante.
Alla luce di quanto sopra esposto, si ritiene che le critiche contenute nell'interrogazione non abbiano ragione d'essere.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
ALBERTO GIORGETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge 102/06 aveva l'intento di introdurre con l'articolo 3 uno strumento per accelerare i processi relativi ai casi di
risarcimento danni alla persona conseguenti da sinistro stradale;
lo scopo di tale novella risiederebbe pertanto nella abbreviazione e semplificazione del processo relativo ai casi di risarcimento danni alla persona conseguenti da sinistro stradale;
al contempo, gravi problemi interpretativi sono derivati nella pratica con discordanti orientamenti sia con riferimento all'ambito di applicazione (poiché la novella non è accompagnata da ben delineate norme transitorie), che all'applicabilità del rito lavoro alle cause in cui unitamente al danno a persone viene domandato anche il risarcimento per danno a cose;
la proliferazione dei modelli processuali non risponde a reali esigenze di semplificazione e l'unificazione dei riti sarebbe, al contrario, un passo avanti sulla strada dell'efficienza e risponderebbe alla salvaguardia del principio costituzionale di uguaglianza dei diritti;
i soli interventi sul rito non sono di per sé capaci di produrre risultati utili senza un adeguamento ed una razionalizzazione delle risorse impiegate e destinate al sistema giustizia;
il rito introdotto con la legge 80/2005 e successive modifiche pare consentire, per la sua flessibilità, al giudice ed all'avvocato di poter articolare i tempi del processo in relazione alla complessità della singola controversia -:
in relazione all'articolo 3 della legge 102/06, quali iniziative urgenti intendano adottare per introdurre una norma transitoria che disciplini il mutamento di rito per i ricorsi nel frattempo introdotti.
(4-00442)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che il problema dell'introduzione di una normativa transitoria che disciplini il mutamento del rito ordinario in quello del lavoro per le cause relative al risarcimento dei danni per morte o lesioni conseguenti ad incidenti stradali, previsto dall'articolo 3 della legge 21 febbraio 2006, n. 102, avrebbe dovuto essere risolto, per ovvie ragioni temporali, dalla stessa legge che ha previsto il mutamento del rito.
Tale aspetto, comunque, sarà posto certamente all'attenzione del Gruppo di lavoro insediatosi presso l'Ufficio legislativo del Ministero della giustizia, incaricato di individuare le misure più idonee ad abbreviare la durata dei processi civili.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
HOLZMANN. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la struttura carceraria di Trento è costituita da edifici fatiscenti che risalgono agli anni trenta e che accusano i segni del tempo e la mancanza di interventi di ristrutturazione;
impianti idraulici ed elettrici dovrebbero essere completamente rifatti, cosi come gli spazi riservati al personale della Polizia penitenziaria visibilmente indecorosi, ricavati in vecchi capannoni;
le condizioni di vita per il personale e per i detenuti sono abbastanza difficili a causa della precarietà degli interventi eseguiti nel tempo;
i tempi per la realizzazione della nuova struttura carceraria dovrebbero richiedere ancora almeno quattro anni -:
se il Governo intenda intervenire limitando i disagi, riducendo il sovraffollamento della struttura che ha una capienza di cento detenuti ma che ne ospita quasi il doppio.
(4-00125)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che in effetti, allo stato, la casa circondariale di Trento si presenta come una struttura vetusta ed inadeguata, non più a norma, ex decreto legislativo n. 626 del 1994, sotto diversi profili (elettricità, illuminazione, qualità dei pavimenti e delle scale, impianti) e, proprio per tale motivo, è stata inserita nel decreto ministeriale 30 gennaio 2001 tra
gli istituti da dimettere, poiché non idonei a svolgere adeguatamente la propria funzione.
Al contempo, è stata prevista la realizzazione di una nuova struttura con finanziamenti a carico della Provincia; l'opera risulta essere già stata appaltata. Peraltro, nelle more della costruzione del nuovo carcere e tenuto conto delle esigue disponibilità finanziarie destinate all'edilizia penitenziaria, vengono realizzati quegli interventi edilizi finalizzati a garantire la sicurezza della struttura e decorose condizioni igienico-sanitarie, la cui competenza è rimessa al locale Provveditorato Regionale.
In ogni caso, attesa la situazione del carcere di Trento, nello scorso mese di giugno la competente Direzione Generale ha disposto un'assegnazione di fondi straordinari pari a euro 150.000, per consentire la ristrutturazione dei locali docce dei detenuti.
Relativamente, infine, ai prospettati problemi di sovraffollamento della struttura penitenziaria di Trento, deve segnalarsi che, dopo le dimissioni dei detenuti a seguito del recente provvedimento di indulto (legge n. 241 del 2006), alla data del 6 settembre 2006 erano presenti 66 detenuti rispetto ad una capienza regolamentare di 100 posti.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
HOLZMANN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il poliziotto ed il carabiniere di quartiere si sono rivelati una positiva intuizione per il controllo del territorio nelle aree urbane;
i positivi risultati hanno determinato un maggiore senso di sicurezza da parte dei cittadini, non soltanto dal punto di vista psicologico bensì per la migliore conoscenza del territorio, delle persone, dei titolari di attività commerciali e più in generale delle situazioni meritevoli di attenzione;
la città di Bolzano ha potuto svolgere un positivo esperimento in tal senso, coinvolgendo i commercianti che con la loro collaborazione hanno consentito la tempestiva individuazione delle situazioni di rischio potenziale -:
se non ritenga opportuno estendere la presenza dei poliziotti e dei carabinieri di quartiere a tutti i quartieri della città di Bolzano ed agli altri comuni della provincia.
(4-00498)
Risposta. - Come ricordato dall'interrogante il servizio «Poliziotto e Carabiniere di quartiere» costituisce un nuovo modo di intendere l'attività di polizia.
Tali figure, per fornire il massimo apporto di efficienza devono essere pienamente inserite nelle comunità locali ove operano, di cui devono vivere le dinamiche e conoscere ogni peculiarità, soprattutto quelle che caratterizzano la sicurezza e la percezione che della stessa hanno i cittadini.
Il loro compito primario è quello di ascoltare, suggerire, rassicurare, mettersi a disposizione di tutti, vestendo i panni di un operatore di polizia familiare ed accessibile.
Per quanto riguarda l'espletamento di tale servizio nella città di Bolzano, si comunica che il 13 dicembre 2005 si è svolta, presso il Commissariato del Governo per la Provincia di Bolzano, una riunione del Comitato provinciale per l'Ordine e la sicurezza pubblica, per la stesura di un nuovo piano di distribuzione del servizio di poliziotto e carabiniere di quartiere.
Nel corso della riunione si è convenuto sulla opportunità, al momento, di estendere il servizio anche alla zona denominata «Firmian», o rimodulando i servizi già attuati presso i quartieri Europa-Novacella e don Bosco.
Si è invece concordato di non estendere il servizio ad altri comuni della provincia perché non sussistono le esigenze concrete e contingenti indicate dalla circolare ministeriale del 18 ottobre 2005 sul progetto di «Polizia di prossimità», quali la presenza di particolari requisiti socio ambientali riferiti alla densità della popolazione, ai flussi turistici, alla presenza di uffici pubblici, ai tassi di microcriminalità.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni è in corso una trattativa tra il Comune di Bolzano, la Provincia di Bolzano e la Rete Ferroviaria italiana per l'acquisizione dell'areale ferroviario di Bolzano;
l'ipotesi più accreditata di sfruttamento dell'areale prevede lo spostamento della stazione ferroviaria di alcune centinaia di metri che risulterebbe più lontana dal centro e dai numerosi uffici pubblici prospicienti l'attuale stazione;
il notevole flusso di pendolari subirebbe uno svantaggio dal decentramento della stazione;
il trasporto ferroviario dei passeggeri sarebbe assai meno attrattivo rispetto ad oggi -:
se il Ministro sia a conoscenza dello stato delle trattative in corso;
se non ritenga di intervenire al fine di scongiurare un inutile e costoso spostamento della stazione ferroviaria di Bolzano.
(4-00499)
Risposta. - Ferrovie dello Stato Spa fa presente che nel corso dell'anno 2001 un gruppo di lavoro paritetico formato dalla Provincia autonoma e dal Comune di Bolzano e da Ferrovie dello Stato ha concluso uno studio di pre-fattibilità finalizzato a riconsiderare il ruolo e le funzioni della stazione ferroviaria di Bolzano nel contesto urbano.
Tra le varie soluzione posta a confronto fu prescelta quella che prevede la realizzazione di una nuova stazione viaggiatori lungo il fiume Inarco e la delocalizzazione dello scalo merci e della altre funzioni industriali a Bronzolo/Bolzano sud.
Per consentire l'approfondimento progettuale necessario a fornire ulteriori elementi di valutazione tecnico-economica, RFI ha in corso di sottoscrizione un Protocollo d'intesa con la provincia di Bolzano. In tale protocollo si conviene che la provincia stessa approfondisca alcuni aspetti emersi negli studi di prefattibilità dell'intervento anche con il ricorso a concorso internazionale di idee e ne studi, altresì, la fattibilità economica alla luce di ipotesi di riuso delle aree nell'ambito di un progetto di trasformazione urbanistica.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere:
quando si prevede la realizzazione del tunnel di base del Brennero;
a quanto ammontano gli stanziamenti degli Stati interessati;
quanto prevede di stanziare il Governo nei prossimi cinque anni;
quale sarà la capacità del trasporto ferroviario sulle nuove linee;
dove si prevede di effettuare gli agganci delle seconde motrici per i treni diretti a nord;
quali vantaggi vi saranno in termini di capacità e velocità rispetto alla linea attuale.
(4-00500)
Risposta. - Il costo complessivo per la realizzazione della galleria di base del Brennero è attualmente stimato in 4500 milioni di curo. Per il finanziamento della costruzione dell'opera è previsto un contributo a fondo perduto da parte dell'Unione europea pari ad almeno il 20 per cento a carico del programma pluriennale di finanziamento 2007-2013 per i progetti della rete TENT.
Con delibera CIPE del 20 dicembre 2004, è stato approvato, con prescrizioni, il progetto preliminare della tratta italiane del «potenziamento asse ferroviario Monaco-Verona: galleria di base del Brennero» per un costo complessivo di 2555 milioni di euro.
Relativamente ai costi ed agli investimenti attinenti al progetto in questione si fa presente che i progetti del tunnel di base del Brennero e del potenziamento delle linee di accesso rientrano nel Piano delle priorità di Rete ferroviaria italiana - RFI. Il Piano
prevede la necessità di risorse aggiuntive iniziali pari a 215 milioni di euro mentre i restanti fabbisogni vengono previsti a partire dall'anno 2008.
Il Piano di cui trattasi è, tuttavia, in fase di rivisitazione in considerazione dei definanziamenti operati con la legge Finanziaria 2006, delle risorse attualmente disponibili e di quelle che si prevede di poter impegnare nei prossimi anni.
A tale proposito, il CIPE, con delibera del 22 marzo 2006, ha invitato ad assicurare che la citata rivisitazione del programma degli investimenti preveda prioritariamente, a valere sulle risorse recate dalla legge Finanziaria 2006 e su quelle liberate a seguito dell'incasso dei fondi TEN, la copertura anche temporanea degli impegni sanciti dall'accordo internazionale del 30 aprile 2005 tra Italia ed Austria riguardanti la continuità del processo progettuale e realizzativo del cunicolo pilota della galleria del Brennero.
Attualmente, per il progetto del tunnel di base sono disponibili le risorse assegnate dalla delibera CIPE n. 89/2004 pari ad un contributo pluriennale di 4,019 milioni di euro per 15 anni a valere sul IV limite di impegno previsto dall'articolo 13 della legge 166/2002 come rifinanziato dalla legge 350/2003 e decorrente dal 2005.
Relativamente alle modalità di finanziamento del progetto in questione, si evidenzia che la convenzione aggiuntiva di concessione tra ANAS Spa e la società Autostrada del Brennero prevede che dal 1o gennaio 1998 la concessionaria è autorizzata ad accantonare, in base al proprio piano finanziario ed economico, una quota anche prevalente dei proventi in un fondo destinato al rinnovo dell'infrastruttura ferroviaria attraverso il Brennero ed alla realizzazione delle relative gallerie fino alla scadenza della concessione fissata al 30 aprile 2014.
A tale riguardo si assicura che la società concessionaria sta ottemperando a quanto stabilito procedendo all'accantonamento dei proventi. Alla attuale scadenza della concessione le somme accantonate assommeranno a 550 milioni di euro quale partecipazione della società al capitale dell'iniziativa.
Circa la possibilità di incrementare tale accantonamento in connessione ad una proroga trentennale della concessione in essere, si fa presente che la Commissione europea ha avanzato rilievi in tal senso richiedendo al Ministero delle infrastrutture di disapplicare la normativa nazionale (articolo 2 comma 193 della legge 662/1996) di una proroga trentennale in quanto giudicato contrario alle direttive europee in materia di pubblicità. Peraltro, sia la convenzione tipo del settore autostradale sia le vigenti norme europee non consentono un incremento diretto delle tariffe di veicoli ma consentono piuttosto una certa flessibilità tariffaria in relazione ad un migliore utilizzo dell'infrastruttura in funzione degli orari di transito ma a parità di rientri tariffari complessivi. La norma in questione prevede che tale flessibilità sia collegabile anche ai livelli di emissioni inquinanti dei veicoli.
Purtuttavia, la nuova direttiva comunitaria 2006/38/CE da recepire nell'ordinamento italiano entro due anni, prevede l'obbligatorietà entro l'anno 2010 di tale articolazione tariffaria in funzione del livello di emissioni inquinanti.
Tale nuova direttiva prefigura una metodologia di attribuzione dei costi in tariffa che potrebbe consentire un incremento delle tariffe dei mezzi pesanti. Essa consente, difatti, la possibilità di incrementi tariffari specificamente destinati al finanziamento incrociato di progetti di interesse europeo in aree montagnose quale, per l'appunto, quello della ferrovia del Brennero. Proprio tale opzione potrà essere oggetto di attenta valutazione in relazione alla politica generale delle infrastrutture e dei trasporti.
Per quanto attiene, inoltre, alla fase progettuale e realizzativa dell'opera, Ferrovie dello Stato fa conoscere che la realizzazione della galleria di base del Brennero è articolata in tre fasi.
La prima fase, volta alla redazione del progetto preliminare, si è conclusa nel 2002.
La seconda fase per l'approfondimento del progetto a livello definitivo è attualmente in corso. La terza fase è relativa alla realizzazione dell'opera.
La conclusione dei lavori è prevista entro il 2015 mentre la messa in esercizio per il 2016.
Recentemente è stata avviata un'ulteriore fase relativa all'esecuzione del cunicolo esplorativo per una prospezione geologica e per l'acquisizione di ulteriori informazioni geotecniche ed idrogeologiche utili per la progettazione delle gallerie principali. Il costo di tale attività è stimato in 430 milioni di euro ed è stato pariteticamente finanziato da Italia ed Austria. Come per la fase II, anche in questo caso è previsto un contributo a fondo perduto da parte della UE pari al 50 per cento.
Per quanto riguarda, infine, i vantaggi in termini di velocità e capacità della nuova linea rispetto a quella attuale, Ferrovie dello Stato fa conoscere che gli esiti dello studio di simulazione di esercizio ferroviario, attualmente in fase di consolidamento, confermano che la capacità di trasporto ferroviario sulla sezione del Brennero, una volta in esercizio la galleria e le linee di accesso, sarà almeno di 400 treni al giorno utilizzando contemporaneamente la linea storica e la nuova infrastruttura. Nella sola galleria è previsto il transito complessivo di circa 265 treni di cui l'80 per cento merci ed il 20 per cento viaggiatori. La nuova linea presenta inoltre pendenze nettamente inferiori a quelle della linea attuale e velocità di tracciato di 250 km/ora.
Una volta attivate la galleria e le rampe di accesso sarà quindi possibile instradarvi treni merci fino ad un peso di circa 1200 tonnellate in semplice trazione senza bisogno della seconda locomotiva invece attualmente necessaria per superare il valico del Brennero.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
INTRIERI. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il giovane sistema universitario calabrese, sorto a partire dagli anni '70, si articola su tre atenei: l'università di Cosenza operativa dal 1972, l'università di Reggio Calabria che risale al 1982 e l'università di Catanzaro nata nel 1998 con lo scorporo di alcune facoltà dall'università reggina;
tra gli anni '80 e '90 l'accesso dei giovani calabresi alle università è cresciuto del 60 per cento;
i diversi rapporti sullo stato del sistema universitario in Italia evidenziano che circa l'81 per cento degli studenti italiani si immatricola nelle regioni di residenza ma in Calabria il 41 per cento degli studenti si iscrive fuori regione non trovando, in loco, soddisfazione nei settori di studio prescelti in base alle proprie inclinazioni tese per lo più a tipologie formative cosiddette «generaliste», tra cui giurisprudenza, considerate adeguate al flessibile mercato del lavoro locale rispetto agli assi prioritari di sviluppo territoriale;
secondo l'interrogante la strategia delle università calabresi pare tesa a scoraggiare la diffusione nel territorio di strutture didattiche per la formazione nei settori giuridico, economico ed umanistico;
la Calabria è una regione povera, in cui il maggior numero dei nuclei familiari è monoreddito, a basso reddito, con capi famiglia inoccupati o disoccupati di lungo termine, i quali non possono sostenere le spese di mantenimento fuori regione per studi universitari dei propri figli, pertanto, già in partenza, vengono escluse molte giovani intelligenze con grande volontà;
nel contempo, in Calabria cresce il numero delle matricole cosiddette attempate, che riprendono gli studi universitari in età successiva alla conclusione del percorso superiore;
l'Unione europea esorta i paesi membri ad elevare, entro il 2010, in modo consistente il numero di laureati e la Calabria è l'ultima regione italiana anche per numero di studenti che proseguono gli studi universitari -:
quale sia la strategia del Governo in materia di investimento, nell'alta formazione che, alla luce dello spazio europeo
per la conoscenza, la ricerca e la formazione possa garantire ai giovani calabresi di frequentare nella loro regione i corsi universitari prescelti, in particolare giurisprudenza, economia, lettere ed altri più «generalisti» in linea con l'accesso al mercato europeo del lavoro.
(4-00716)
Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente che il sottosegretario Luciano Modica, in data 12 ottobre 2006, ha risposto ad analoga interrogazione presso la VII Commissione della Camera dei Deputati presentata dagli Onorevoli Intrieri e Martella (5-00274).
In questa sede si conferma, pertanto, che per quanto riguarda il Ministero il problema rappresentato dagli interroganti potrà essere affrontato in sede di definizione dei criteri che saranno contenuti nel decreto ministeriale con il quale verranno stabilite le linee generali di indirizzo della programmazione delle Università per il prossimo triennio 2007/2009, in attuazione dell'articolo 1-ter della legge 31 marzo 2005, n. 43, che detta disposizioni su la programmazione e la valutazione delle Università.
In particolare, tale norma prevede che spetta agli Atenei l'individuazione dei corsi di studio da istituire e attivare nel rispetto dei requisiti minimi essenziali in termini di risorse strutturali ed umane. L'iter procedurale per la definizione del decreto ministeriale è in corso.
Ciò premesso si deve, comunque, sottolineare quanto segue.
Dalla consultazione dei dati forniti dagli Atenei alla banca dati dell'offerta formativa del ministero, in applicazione del decreto ministeriale 22 ottobre 2004, n. 270, contenente norme sull'autonomia didattica degli Atenei, risulta che a seguito delle proposte di offerta formativa formulate in Calabria e nella vicina provincia di Messina, sono attivabili presso la Facoltà di giurisprudenza rispettivamente 6 corsi di laurea e 4 corsi di laurea magistrale.
Risulta, altresì, attivabile un corso di laurea in giurisprudenza presso la Facoltà di Economia dell'Università della Calabria. In particolare per 6 dei predetti corsi è prevista una programmazione locale degli accessi per un totale di 1580 posti, per gli altri corsi non esiste una limitazione al numero delle immatricolazioni.
Sullo stesso territorio non risulta nessun corso attivato dall'Università di Camerino.
Come già ricordato, i corsi di studi universitari sono istituiti ed attivati esclusivamente dalle Università. I Consorzi Universitari, sulla base dei loro statuti, possono peraltro contribuire a fornire risorse finanziarie e strutturali per il sostegno dell'offerta formativa delle Università.
Il Consorzio per la promozione della cultura e degli studi universitari di Crotone, del quale l'onorevole Intrieri è Presidente e della cui attività ha informato il ministero, potrà opportunamente contribuire a rafforzare l'offerta formativa attivata dalle Università Calabresi (nel rispetto delle linee generali d'indirizzo della programmazione triennale delle Università) fornendo le risorse necessarie.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
LEONI, MELONI e MANTOVANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che in questi giorni sono avvenuti nuovi episodi di violenza e di repressione perpetrati dalle Autorità del Marocco nei confronti di civili Saharawi;
in particolare, nello scorso mese di luglio sono stati arrestati e torturati numerosi ex detenuti politici Saharawi che erano stati recentemente liberati, con accuse formulate dall'Autorità giudiziaria del Marocco nel corso di un processo privo delle necessarie garanzie a tutela degli imputati;
nel corso dello stesso mese di luglio, inoltre, gli agenti dei servizi di informazione marocchini hanno arrestato tre giovani Saharawi che manifestavano pacificamente a Smara;
ancora nel mese di luglio un detenuto Saharawi nel carcere marocchino di Inzegane (Agadir) è stato vittima di un tentativo di omicidio da parte di un detenuto marocchino, riportando gravi lesioni, senza che sia stata avviata in merito alcuna inchiesta da parte delle competenti Autorità marocchine -:
quali valutazioni il Ministro interrogato intenda fornire alla luce delle suddette reiterate violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti dei cittadini del Sahara occidentale, tanto quelli impegnati nella difesa dei loro diritti, quanto quelli che si trovano in stato di detenzione nelle carceri marocchine per motivi politici;
se non ritenga opportuno sollevare nelle opportune sedi internazionali la questione del diritto dei Saharawi a perseguire pacificamente la propria autodeterminazione secondo le linee indicate in più occasioni dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
(4-00849)
Risposta. - In merito a quanto segnalato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda, in generale, lo stato dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Marocco, va rilevato che nel Paese è in atto un percorso di riforme politiche verso una maggiore democrazia e si registrano notevoli progressi nel campo dei diritti umani. A tale proposito va segnalata in particolare, l'istituzione, nel 2004, della Commissione Giustizia e Riconciliazione, voluta dalle autorità marocchine, per fare luce sulle violazioni dei diritti umani avvenute negli "anni di piombo" del regno di Hassan II, tra il 1956 ed il 1999. Tra gli obiettivi della Commissione figura anche quello di emendare la Costituzione marocchina al fine di rafforzare ulteriormente le garanzie a tutela dei diritti umani. Progressi si sono registrati inoltre nell'ultimo anno con la prosecuzione del programma per migliorare l'indipendenza del sistema giudiziario, con la lotta alla corruzione, cola il maggiore attivismo ed influenza della società civile marocchina e cori alcuni miglioramenti nella libertà di stampa, sebbene persistano ancora preoccupazioni circa la libertà di espressione.
In questo quadro si inseriscono alcune segnalazioni sul trattamento riservato ai difensori dei diritti umani Saharawi, specie dopo i disordini verificatisi nel maggio 2005 nella cittadina di Laayoune ed in altri centri minori del Sahara Occidentale. Tali segnalazioni concernono restrizioni del diritto di associazione e di espressione, uso eccessivo della forza, arresti arbitrari, ricorso alla tortura, dubbi sull'equità dei processi e delle sentenze comminate a seguito di tali eventi. L'Unione Europea ha sollevato questi argomenti in diverse occasioni presso le competenti autorità marocchine, da ultimo nell'ambito della recente campagna condotta dalla Presidenza austriaca dell'UE nel primo semestre 2006 a tutela dei difensori dei diritti umani in ogni parte del mondo. Più in generale, l'Unione europea affronta sistematicamente le questioni dei diritti umani nel Paese nord-africano nel quadro delle strutture stabilite con l'Accordo di Associazione Unione europea-Marocco. In particolare, ciò è avvenuto da ultimo nel novembre del 2005, nella cornice del dialogo politico rafforzato e nel quadro del Consiglio di Associazione. In queste occasioni l'Unione europea ha accolto con favore la volontà del Marocco di impegnarsi nelle questioni relative ai diritti umani. Il Paese nord-africano ha aderito gia nel 2003 all'idea di costituire un organismo apposito per l'esame di dette questioni: il Sotto-Comitato euro-marocchino sui diritti umani, democrazia e governance. L'Italia e l'Unione europea auspicano e si adoperano affinché il citato organismo diventa operativo al più presto. Il primo incontro potrebbe tenersi nel prossimo autunno.
Per quanto riguarda la crisi nel Sahara occidentale, l'impegno dell'Italia nel corso di questi ultimi anni è sempre stato coerente nel perseguimento di una soluzione negoziata, che faccia riferimento ai principi delle Nazioni Unite ed alle pertinenti Risoluzioni.
A tal fine, manteniamo regolari contatti con tutti i Paesi maggiormente coinvolti, tra
cui, oltre al Marocco e all'Algeria, anche la Francia e la Spagna, in considerazione dei loro legami storici con l'area in questione.
Sulla base degli eccellenti rapporti così stabiliti, l'Italia intende continuare a svolgere ogni possibile azione - sia a livello bilaterale, che comunitario e multilaterale - affinché a tale situazione di crisi possa trovarsi una soluzione concordata.
Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.
LION. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 18 maggio 2006 alcuni consiglieri comunali del comune di Senigallia venivano interessati dai cittadini circa un episodio in atto che aveva a coinvolgere un uomo affetto da invalidità al 75 per cento e alcuni agenti di polizia;
nella circostanza gli stessi avevano ad apprendere come, a seguito di un incidente automobilistico, la suddetta persona invalida era stata accompagnata al pronto soccorso di Senigallia in ambulanza, qui visitata con referto inerente alcune contusioni e successivamente, a seguito di asseriti e non meglio precisati comportamenti della stessa, ammanettata e condotta al commissariato di P.S. di Senigallia, senza che le cure del caso potessero essere concluse da parte del personale medico;
la stessa persona, dopo circa tre ore, stante la testimonianza di presenti, era stata vista uscire dai locali del commissariato sanguinante e dirigersi al vicino centro Caritas, dove il personale, alla richiesta di aiuto e viste le condizioni, aveva provveduto ad allertare il 118; trasportata in ambulanza nuovamente al pronto soccorso, gli venivano riscontrate lesioni, ulteriori e difformi da quelle precedentemente refertate, in varie parti del corpo non compatibili con la dinamica dell'incidente prima subito, ivi inclusa la frattura di una costola;
la stessa persona dichiarava, a verbale del pronto soccorso di essere stata «picchiato dagli agenti» all'interno del commissariato di P.S., di aver chiesto agli agenti di essere soccorsa e di essersi vista rifiutare tale invocazione;
la situazione venutasi a creare al pronto soccorso a seguito di tale episodio tra cittadini e forze di polizia presenti, era di tensione tale da comportare, da parte dei consiglieri comunali intervenuti, il coinvolgimento del dirigente di P.S. fuori città, e la vicenda aveva poi un prologo di pubblica denuncia dei fatti - due giorni dopo - attraverso un simbolico presidio del commissariato di P.S. da parte di giovani cittadini;
il medesimo dirigente di polizia, pur nelle difficoltà rappresentate dalla sua assenza, si rendeva disponibile ad attività dispositive tendenti a stemperare il clima di tensione, ipotizzando nel contempo possibili atti di autolesionismo come causa delle ulteriori ferite riportate dall'uomo all'interno del commissariato;
anche nell'ipotesi di autolesionismo data con immediatezza alla stampa dagli agenti coinvolti - con dichiarazioni virgolettate, secondo l'interrogante, palesemente irrispettose della privacy circa lo stato di salute del cittadino coinvolto -, sarebbe stato comunque obbligo degli agenti coinvolti far scattare immediate misure di soccorso dall'interno degli uffici del commissariato di P.S.;
laddove ci si dovesse trovare di fronte a un qualche riscontro da parte della magistratura il fatto, per la dinamica e per le oggettivazioni mediche, nonché per il precario stato di salute della persona coinvolta, sarebbe grave e sintomatico di un approccio non proporzionale da parte delle forze di polizia, attuato attraverso un ridondante ricorso alla forza, atteggiamenti peraltro già stigmatizzati precedentemente attraverso interrogazioni mirate del consiglio comunale di Senigallia;
episodi di tal fatta, se riscontrati, denoterebbero inopportune sopraelevazioni
dei limiti dati dalla legge alle forze di polizia per l'espletamento dei compiti d'istituto, che mal si attagliano al rispetto del concetto di legalità e che, questione assai più grave, possono costituire terreno di crescita di un clima di sfiducia tra cittadini e forze dell'ordine - erodendo alla base i concetti inalienabili di democrazia e libertà costituzionalmente sanciti e patrimonio di ogni cittadino di questo Paese - che, in tutti i modi e con la massima fermezza, deve essere scongiurato -:
se sia stata aperta una formale inchiesta interna, se il Ministro in indirizzo fosse al corrente dell'avvenimento e quali iniziative intenda assumere per evitare situazioni che abbiano a contemplare da parte delle forze di polizia un ricorso non necessario alla forza, al fermo e all'eccedente contenimento delle persone e che travalicando le strettissime esigenze di sicurezza, possano vedere coinvolti, come nel caso, persone deboli.
(4-00700)
Risposta. - Secondo quanto riferito dal prefetto di Ancona, nel pomeriggio del 18 maggio 2006 due agenti del Commissariato di pubblica sicurezza di Senigallia sono intervenuti presso il pronto soccorso dell'ospedale cittadino, su richiesta di concorso rivolta dal locale distaccamento della Polizia stradale, per assistere alle operazioni di refertazione di una persona accompagnata al nosocomio in stato di agitazione per ubriachezza: a carico di costui, successivamente identificato, sono risultati precedenti di polizia per reati in materia di sostanze stupefacenti, nonché per rapina e resistenza a pubblico ufficiale.
Poiché l'interessato - che presentava lesioni dovute ad un incidente stradale dallo stesso provocato poco prima - teneva un comportamento tale da apportare disturbo alla struttura sanitaria, ponendo in essere anche atti autolesionistici, e non ascoltava i ripetuti inviti a desistere, si è reso necessario operare nei suoi confronti in modo deciso, accompagnandolo poi al commissariato, dove è stato sottoposto ai consueti rilievi fotodattiloscopici.
Conclusi gli accertamenti, il predetto ha fatto ritorno al pronto soccorso, dove si è fatto refertare sostenendo di essere stato malmenato all'interno dell'ufficio di polizia.
La dinamica degli avvenimenti è stata ricostruita grazie a numerosi testimoni presenti tanto nell'ospedale quanto nel commissariato.
Sulla vicenda si è prontamente riferito all'Autorità giudiziaria, con una comunicazione di reato a carico dell'interessato per rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Allo stato, nei riguardi di personale della Polizia di Stato non risultano presentate querele per lesioni in relazione all'accaduto.
Il questore di Ancona, tenuto conto dei fatti e delle particolari circostanze operative nelle quali i dipendenti hanno agito ed in considerazione dell'assenza di formali denunce nei loro confronti, non ha ritenuto di aprire procedimenti disciplinari, rinviando l'esaustiva disamina di eventuali profili che giustifichino interventi di natura amministrativa alla completa definizione dell'iter giudiziario.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la compagnia aerea Alitalia, com'è noto, sta vivendo una difficilissima situazione economica e finanziaria, riportando perdite molto elevate;
anche i titoli azionari della compagnia Alitalia hanno registrato un vertiginoso e rovinoso crollo;
tale stato di cose dimostra, secondo l'interrogante, come la compagnia sia gestita da manager carenti di specifica competenza tecnica;
anche molti viaggiatori che un tempo sceglievano Alitalia, oggi orientano le preferenze per altre compagnie;
già in precedenti atti di sindacato ispettivo presentati nella scorsa legislatura, l'interrogante ha sottolineato la necessità di procedere con urgenza alla nomina di un commissario straordinario, dotato di profonda conoscenza del settore cui conferire pieni poteri;
secondo quanto risulta all'interrogante nell'ultima seduta del Consiglio di amministrazione, l'emolumento annuo dell'amministratore delegato sarebbe stato aumentato raggiungendo i 3 milioni di euro -:
quali siano le valutazioni del Governo e quali eventuali iniziative si intendano adottare in merito;
se quanto riferito in premessa corrisponde al vero.
(4-00103)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente i compensi spettanti al Consiglio di amministrazione della società Alitalia.
Al riguardo, sentito il Dipartimento del Tesoro, si fa presente che il compenso globale spettante al Consiglio di Amministrazione, deliberato dall'Assemblea degli Azionisti di Alitalia S.p.A., ai sensi dell'articolo 2389, comma 1, del codice civile, è pari a euro 132.000,00.
Il Consiglio di Amministrazione ha stabilito, successivamente, che tale emolumento fosse ripartito in euro 36.000,00 per il Presidente e Amministratore delegato ed euro 24.000,00 per ciascuno degli altri Amministratori.
Si precisa che eventuali maggiori compensi per funzioni delegate possono essere stabiliti dallo stesso Consiglio, ai sensi dell'articolo 2381, comma 2, del codice civile, con esclusione di qualsiasi potere decisionale dell'Assemblea degli azionisti.
Si fa, altresì, presente che i dati pubblici, reperibili dal bilancio di esercizio per l'anno 2005, indicano che il compenso dell'Amministratore delegato della società Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A. è stato di euro 1.286.000,00 e che allo stesso sono stati corrisposti ulteriori emolumenti per importi pari a euro 5.127,16 a titolo di benefici non monetari ed euro 1.500.000,00 a titolo di altri compensi.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.
LUCCHESE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
negli uffici postali di Alcamo (così come in altre parti d'Italia) mancano i servizi igienici per gli utenti;
spesso le persone anziane che si recano presso gli uffici postali per riscuotere la pensione o pagare un conto corrente, dopo lunghe attese agli sportelli, hanno bisogno di usufruire dei servizi igienici -:
se non ritenga opportuno attivarsi presso Poste Italiane con la massima urgenza affinché ogni ufficio postale abbia almeno un servizio igienico per la clientela.
(4-00588)
Risposta. - Si fa presente che la società Poste italiane - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare cui si risponde - ha anzitutto precisato che l'ufficio postale si configura quale dipendenza necessaria per l'esercizio, in forma di impresa, delle attività che, a norma dell'articolo 4, comma 1 dello Statuto, costituiscono l'oggetto sociale di Poste Italiane ovvero: i servizi di posta e bancoposta, le attività di comunicazione postale ed elettronica, i servizi di riscossione e pagamento, la raccolta del risparmio postale, la vendita al dettaglio di tutti i valori bollati, ecc.
L'ufficio postale costituisce, inoltre, strumento per l'esercizio della rete postale pubblica, in quanto ai sensi dell'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 261 del 1999 - di attuazione della direttiva comunitaria 97/67/CE - e del decreto del Ministro delle comunicazioni, 17 aprile 2000 Gazzetta Ufficiale n. 104 del 4 maggio 2000) la società Poste è divenuta affidataria del servizio postale universale.
Il decreto legislativo menzionato definisce attività di preminente interesse generale la fornitura dei servizi relativi alla raccolta, allo smistamento, al trasporto e alla distribuzione degli invii postali nonché la realizzazione e l'esercizio della rete postale pubblica che viene qualificata come l'insieme dell'organizzazione e dei mezzi di ogni tipo utilizzati dal fornitore del servizio universale per la raccolta, il trasporto, il trattamento e la distribuzione degli invii postali.
Sulla base di tali riferimenti normativi, delle verifiche e degli approfondimenti effettuati sono, pertanto, da considerare come rilevanti per la società Poste le disposizioni attinenti ai requisiti igienico sanitari relativi ai locali destinati alle attività di impresa.
Il Ministro delle comunicazioni: Paolo Gentiloni Silveri.
MANCINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge di riforma dell'esame di abilitazione per la professione di avvocato - nota come «riforma Castelli» - nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto garantire una maggiore serietà nello svolgimento nell'esame di abilitazione;
detta legge ha lasciato invariata la struttura dell'esame - consistente in tre prove scritte, il cui superamento consente l'ammissione alla prova orale - incidendo soltanto sulle modalità di correzione;
a tal fine, si prevede lo sdoppiamento delle commissioni esaminatrici con un meccanismo di abbinamento dei vari distretti di Corte d'Appello, basato sul rispettivo numero di candidati iscritti e sull'incrocio nord-sud. Gli elaborati, in sostanza, non vengono corretti dai commissari del distretto in cui si sono svolte le prove, ma vengono inviati presso il distretto assegnato;
questo sistema nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto assicurare una adeguata selezione dei candidati attraverso l'uso di criteri omogenei in ogni parte d'Italia;
al contrario, secondo l'interrogante, il predetto meccanismo si è rivelato fortemente sperequato e penalizzante a danno dei candidati provenienti dal Meridione;
i risultati delle commissioni esaminatrici resi noti nelle ultime settimane hanno evidenziato una percentuale esorbitante di candidati respinti;
a giudizio dell'interrogante, tale effetto deriva dal fatto che taluni distretti di Corte di Appello adottano criteri di correzioni oscuri -:
se e quali iniziative intenda assumere per modificare il provvedimento normativo in materia di esami di abilitazione alla professione di avvocato, ripristinando la precedente modalità di correzione, secondo la quale ciascun distretto provvedeva alla correzione degli elaborati dei propri candidati e al successivo espletamento della prova orale.
(4-00734)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che il decreto-legge 21 maggio 2003 n. 112, convertito, con modificazioni, in legge 18 luglio 2003 n. 180, recante modifiche urgenti alla disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense, ha introdotto un sistema di espletamento degli esami mirato a superare i gravi inconvenienti determinati dall'esaurimento delle prove di selezione senza raffronti esterni all'ambito dei singoli distretti di Corte d'appello.
La citata legge 180 del 2003 è stata applicata, per la prima volta, alla sessione di esame 2004.
Tra le novità di maggiore rilievo si segnala, in primo luogo, l'istituzione di una commissione centrale avente sede presso il Ministero della giustizia, alla quale è stato attribuito il compito di determinare i criteri orientativi per la valutazione delle prove scritte e delle prove orali (articolo 1-bis comma 9 legge citata) cui si devono attenere tutte le sottocommissioni di esame presso le Corti di appello.
È stata, inoltre, integrata la composizione delle sottocommissioni di esame presso le Corti di appello con ulteriori cinque membri (due avvocati, due magistrati, un professore universitario). Tale integrazione ha comportato, rispetto alla precedente disciplina, il raddoppio del numero dei componenti di ciascuna sottocommissione di esame.
Altra importante innovazione riguarda la nuova procedura di correzione delle prove scritte prevista dall'articolo 2 della legge 180 del 2003, che prevede la correzione degli elaborati a cura di una Corte di Appello diversa rispetto a quella del luogo dove si svolgono le prove scritte, da individuarsi mediante sorteggio nell'ambito di «gruppi omogenei» di Corti.
La nuova procedura comporta l'adozione di un provvedimento dirigenziale di «raggruppamento» delle Corti di appello in base al numero di domande di ammissione presentate dai candidati.
Nell'ambito dei gruppi cosi individuati sono poi sorteggiati gli abbinamenti tra Corti dove sono state svolte le prove scritte e Corti dove devono essere corretti i relativi elaborati.
All'esito del sorteggio viene adottato il decreto ministeriale con cui sono determinati gli abbinamenti delle Corti di appello e contestualmente sono istituite ulteriori sottocommissioni presso quelle Corti che risultano abbinate con Corti aventi un maggiore numero di sottocommissioni.
Gli elaborati dei candidati sono quindi trasmessi, subito dopo l'espletamento delle prove scritte, presso la Corte di appello «abbinata», per la correzione degli stessi.
Le prove orali, invece, hanno luogo nella medesima sede delle prove scritte.
Al fine di un utile confronto degli esiti degli esami svolti secondo la vecchia disciplina (ultime sessioni 2002 e 2003) con quelli dell'esame svolto in sede di prima applicazione della nuova procedura (sessione 2004), si allegano i prospetti dei dati statistici delle sessioni 2002, 2003 e 2004.
Si fa infine presente che questo Ministero, allo stato, non ha in corso iniziative volte a modificare la vigente disciplina.
Risultano invece pendenti davanti ai due rami del Parlamento alcuni disegni di legge in materia di avvocatura, tra i quali il progetto di legge S-963, recante «Riforma dell'ordinamento della professione di avvocato».
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
MANCUSO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada A4, nel tratto tra Torino e Milano è da lungo tempo interessata da lavori di ammodernamento per rendere adeguato al flusso di traffico l'infrastruttura stessa;
è notizia recente che la data di fine lavori sia slittata di un anno (fine 2008, anziché fine 2007);
in particolare il tratto tra Novara e Torino è interessato in entrambe le direzioni da una serie innumerevole di cantieri aperti che causano notevole disagio agli automobilisti e rendendo pericoloso il tragitto tra le due località;
il tempo di percorrenza risulta notevolmente rallentato a discapito dei lavoratori che quotidianamente percorrono l'autostrada in oggetto -:
se sia intenzione del Governo farsi promotore di un'accelerazione dei lavori sulla tratta Torino-Novara dell'autostrada A4;
se non si ritenga opportuno che sia ridotto il pedaggio, tra Novara e Torino, alla luce dei gravi disagi che la infinita serie di cantieri costantemente aperti, causerà ancora per quasi due anni.
(4-00810)
Risposta. - In riferimento alla problematiche evidenziate con l'atto ispettivo in esame, relativo ai lavori di ammodernamento della tratta Torino-Milano sulla A4, l'Anas Spa ha riferito che si deve distinguere la tratta Torino-Novara dalla tratta Novara-Milano.
Per il tronco Torino-Novara, sia i lavori ferroviari che i lavori di ammodernamento della A4 sono in corso di esecuzione fino a Greggio, non essendo ancora stati approvati da Anas i progetti relativi ai lotti compresi fra Greggio e Novara. I lavori della tratta Torino-Novara saranno aperti al traffico entro il 2007.
Per quanto attiene invece il tronco Novara-Milano, si è ancora nella fase della progettazione definitiva.
Inoltre, l'intervento di potenziamento è condizionato dalla presenza dei cantieri legati all'alta velocità sulla tratta ferroviaria Torino-Milano, che ha ostacolato la regolare apertura dei cantieri stessi.
Peraltro, le opere in questione hanno subito uno scostamento rispetto alle previsioni di piano finanziario in seguito al mutato quadro normativo di riferimento, che ha comportato la necessità di adeguare i progetti ai nuovi standard tecnici.
Per quanto concerne la contestuale realizzazione dei lavori di ammodernamento del tratto autostradale con l'esecuzione dei lavori dell'alta velocità, l'ANAS rileva che, per la tratta Novara-Milano i lavori autostradali non sono ancora stati avviati per i motivi su esposti, mentre i lavori ferroviari sono in corso e la fine degli stessi e la successiva attivazione della linea sono contrattualmente previsti per il 2009.
Relativamente alla realizzazione della variante di Bernate Ticino e di Arluno, la società stradale rende noto che per tale intervento, ricompreso nella tratta tra Novara e Milano, è stata avviata una nuova Conferenza di servizi nel giugno 2005, che dovrà approvare il nuovo progetto definitivo.
Infatti, in esito alla prima conferenza di servizi del 2000, la linea ferroviaria ed i lavori di realizzazione della variante di Bernate Ticino ed Arluno dovevano essere realizzati in contemporanea.
Alla luce di ciò, la TAV ha dato mandato a CAV.TO.MI. di redigere un progetto unitario di riferimento, trasmesso nel novembre del 2002.
Dall'esame della nuova documentazione progettuale è emerso che l'aver dato corso, da parte di TAV, alle prescrizioni di C.d.S. ed ai successivi approfondimenti effettuati con gli Enti interessati ha di fatto comportato la necessità di un maggior impegno di spesa per la realizzazione dell'intervento, configurandosi come non più riconducibile alle modifiche progettuali di tracciato, con particolare riferimento alle opere d'arte (raddoppio estensione Viadotto Ticino ed inserimento del nuovo viadotto su zona umida).
In esito a quanto scaturito nel corso della Conferenza di Servizi, convocata dalla struttura tecnica di missione del ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel giugno 2005, è stata richiesta la documentazione progettuale integrativa relativa alla variante di Bernate completa di Studio di impatto ambientale.
L'Anas, in data 13 dicembre 2005, ha approvato il progetto definitivo dell'importo di euro 192.034.156,09.
Alla luce di ciò, in attesa dell'approvazione del progetto definitivo da parte del CIPE e della Conferenza di Servizi, i lavori non potranno essere avviati, né, tanto meno, realizzati in concomitanza con i lavori della linea ferroviaria.
L'Anas rappresenta, infine, che l'intervento è inserito nel nuovo piano finanziario presentato dalla società concessionaria per la tratta A4 Torino-Milano, in sede di aggiornamento quinquennale dei piani finanziari. Si deve, altresì, tener presente che è in corso, presso il ministero delle infrastrutture, l'elaborazione di una nuova convenzione quadro, di disciplina del settore, che vedrà interessate tutte le concessionarie autostradali.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
MARINELLO. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
con la pubblicazione del primo bando 2006 per l'avvio di 44.728 volontari del servizio civile, non si è potuto procedere al finanziamento di tutti i progetti per mancanza di sufficiente disponibilità finanziaria;
il Governo attuale ha recentemente aumentato la dotazione finanziaria del fondo per il servizio civile di circa 30.000.000 euro al fine di emanare un bando straordinario per finanziare alcuni progetti che sono stati approvati, ma non finanziati;
attualmente non è chiara la posizione del Governo su questi progetti, infatti sembrerebbe che il ministro Ferrero sia orientato ad impiegare le risorse finanziarie nel settore di attività della tutela dei disabili, mentre altri esponenti del Governo intenderebbero finanziare i progetti secondo la graduatoria e secondo il punteggio attribuito in fase di valutazione dei progetti suddetti;
quest'ultima soluzione appare la più opportuna e ragionevole visto che nessuna disposizione o circolare parla di priorità per certi settori -:
se non ritenga necessario ed urgente chiarire quale sia l'intenzione del Governo sui progetti per il servizio civile e se non ritenga un atto dovuto finanziare i progetti secondo la loro valutazione anziché indirizzare le risorse finanziarie ad un solo settore specifico.
(4-00635)
Risposta. - In ordine ai quesiti posti nell'interrogazione in esame, si fa presente quanto riferito al riguardo dall'Ufficio nazionale per il servizio civile.
Il predetto ufficio, istituito con la legge n. 64 del 2001, ha registrato, nel corso degli anni, una progressiva e continua crescita, confermata dai seguenti dati: nell'anno 2001 i volontari avviati sono stati 181 e i progetti approvati 19; nell'anno 2002 sono stati avviati 5.220 volontari e approvati 1.488 progetti; nell'anno 2003 il numero complessivo dei giovani avviati è stato 18.256 e i progetti approvati sono stati 2.180; nell'anno 2004 sono stati avviati 32.211 volontari e approvati 3.844 progetti; nell'anno 2005 sono stati approvati 3.467 progetti e impiegati 45.175 volontari.
Nonostante l'andamento crescente del servizio civile le risorse economiche stanziate hanno consentito, fino all'anno 2005, di finanziare tutti i progetti approvati dall'ufficio.
Soltanto nell'anno 2006 la dotazione del Fondo nazionale per il servizio civile, determinata in 300 milioni di euro circa (207 milioni di euro stanziati nella legge finanziaria e 93 milioni di euro costituiti dalle economie relative agli esercizi finanziari precedenti), non è stata sufficiente a finanziare tutti i progetti approvati. È stato, infatti, possibile finanziare soltanto 3.164 progetti per l'impiego di 45.153 volontari, ma non sono stati finanziati gli altri 3.134 progetti approvati per l'impiego di 30.867 volontari.
Pertanto, al fine di consentire nel corso dell'anno l'avvio di un ulteriore numero di progetti approvati, si è provveduto ad incrementare il Fondo nazionale per il servizio civile. Infatti nel decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, recante «Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale», convertito in legge 4 agosto 2006, n. 248, è stata inserita la disposizione di cui all'articolo 18, comma 1, che prevede un'integrazione del Fondo nazionale per il servizio civile, per l'anno 2006, pari a 30 milioni di euro.
L'ufficio, al fine di utilizzare tali risorse che rendono possibile, il finanziamento di altri progetti per l'impiego di circa 8.000 volontari, ha predisposto un ulteriore bando per la selezione di 7.916 volontari, da impiegare nei progetti di servizio civile elencati nell'allegato 1 al bando stesso, che è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 settembre 2006.
Ciò premesso, con riferimento allo specifico quesito posto dall'interrogante, volto a conoscere la destinazione delle nuove risorse economiche, si rappresenta che le stesse non saranno impiegate prevalentemente a favore del settore relativo alla tutela dei disabili in quanto l'ufficio, nell'individuare i progetti da finanziare con l'incremento del Fondo e inseriti nel bando, ha ritenuto di non favorire alcun settore particolare bensì di attenersi ad altri criteri che prescindono dalle attività svolte nell'ambito dei singoli progetti.
Infatti, l'amministrazione ha anzitutto effettuato un riesame di quei progetti, non inseriti nel precedente bando del 23 maggio 2006 per la selezione di 45.248 volontari del servizio civile, per i quali gli enti hanno proposto istanze di revisione e, laddove ha ritenuto fondate tali istanze, ha valutato favorevolmente i progetti, attribuendo un nuovo punteggio.
L'ufficio ha altresì provveduto a rivalutare i progetti presentati da enti che hanno instaurato un contenzioso con l'ufficio stesso, conclusosi con una pronuncia sfavorevole all'amministrazione.
Sulla base dell'esito dei procedimenti di riesame, effettuati dall'ufficio a seguito di istanze o ricorsi da parte degli enti, sono stati rivalutati positivamente 369 progetti per l'impiego di un numero complessivo di 5.918 volontari.
Tuttavia, considerato che l'integrazione del Fondo nazionale per il servizio civile rendeva possibile finanziare ulteriori progetti per l'avvio di 1.952 volontari, l'ufficio ha individuato un altro criterio consistente nello scorrimento della graduatoria dei progetti presentati entro il 22 settembre 2005, approvata con provvedimento del direttore generale dell'ufficio in data 18 maggio 2006, fino ad esaurimento delle risorse finanziarie disponibili.
L'ufficio, pertanto, ha provveduto a redigere un'altra graduatoria dei progetti approvata con determinazione del direttore generale dell'ufficio in data 11 settembre 2006, nella quale sono stati inseriti, sulla base dei due criteri sopra indicati, i progetti riesaminati dall'ufficio, a seguito di istanze di rivalutazione o di ricorsi da parte degli enti, con conseguente attribuzione di un punteggio, nonché i progetti di cui alla precedente graduatoria del 18 maggio 2006, fino ad esaurimento delle risorse finanziarie disponibili, ovvero con un punteggio pari a 47.
È evidente che le nuove risorse stanziate non hanno consentito di avviare tutti i progetti inseriti nella nuova graduatoria; bensì solo quelli cui è stato attribuito un punteggio minimo pari a 47.
Da ultimo, si intende porre in evidenza che le problematiche relative all'espletamento e allo sviluppo del servizio civile nazionale sono all'attenzione del Governo e ciò è dimostrato dallo sforzo compiuto nel reperire immediatamente risorse atte ad incrementare la dotazione del Fondo per il servizio civile, di 30 milioni di euro, come sopra esposto. A questo si aggiunge l'impegno a sostenere in modo adeguato le disposizioni sul servizio civile, quale strumento idoneo alla costruzione della coscienza civile dei giovani e alla diffusione di valori culturali che indirizzino verso la partecipazione alla vita delle comunità locali e della comunità nazionale.
Con la nuova legge finanziaria verrà stabilita la nuova dotazione economica per il prossimo anno, che dovrebbe essere incrementata rispetto a quella dell'anno in corso e, pertanto, nel rispetto delle finalità sopra esposte, il Governo interverrà su tutti gli strumenti esistenti per valorizzare e non certo ridimensionare l'esperienza del servizio civile.
Il Ministro della solidarietà sociale: Paolo Ferrero.
MARINELLO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Montevago ancora non è stata attivata da parte della Telecom Italia la linea ADSL pur essendo attivata tale linea nel comune di Santa Margherita di Belice che dista solo 2 chilometri;
la mancata attivazione della linea ADSL pone gli utenti commerciali, e non, che operano nel comune di Montevago, in svantaggio rispetto agli altri utenti, anche perché nel comune operano attività commerciali di particolare interesse per lo sviluppo del nostro territorio come le terme Acqua Pia, l'attività di imbottigliamento Acqua Pia srl, e altre realtà di imbottigliamento di olio di oliva, caseifici, società di servizi alle imprese;
il comune di Montevago è inserito in due progetti già finanziati di reti civiche: rete civica Terre Sciane e rete civica Akranet. Reti civiche che dovrebbero consentire ai cittadini di Montevago di utilizzare
i servizi telematici degli Enti associati ma non avendo linea ADSL tali servizi diventano di difficile utilizzo -:
quali interventi urgenti intenda adottare nell'ambito delle proprie competenze per fare attivare anche nel comune di Montevago la linea ADSL.
(4-00803)
Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno premettere che per la fornitura dei collegamenti ADSL non esiste alcun obbligo, né condizione di fornitura del servizio a carico degli operatori, in quanto i collegamenti a larga banda esulano dall'ambito del servizio universale, unica fattispecie per la quale possono essere imposti agli operatori obblighi del servizio.
D'altra parte è noto che il Ministero delle comunicazioni ha adottato ogni possibile iniziativa allo scopo di aumentare la diffusione di tale mezzo trasmissivo ed eliminare il digital divide, come dimostrano sia l'erogazione di contributi per i contratti di abbonamento al servizio di accesso a larga banda ad Internet, sia i finanziamenti previsti per gli anni fino al 2008 per gli investimenti effettuati dalla società Infratel.
Ciò chiarito in linea generale, per quanto concerne, in particolare, la copertura in banda larga del comune di Montevago in provincia di Agrigento si fa presente che tale comune non è inserito nei piani di ampliamento della copertura ADSL predisposti dalla società Telecom per l'immediato futuro.
Da parte sua, la società Infratel, società costituita a seguito della convenzione tra il ministero delle comunicazioni e la società Sviluppo Italia ai sensi dell'articolo 6 del codice delle comunicazioni elettroniche (decreto legislativo n. 259 del 2003) al fine di ridurre il digital divide dei cittadini residenti in zone svantaggiate, in modo da permettere loro l'utilizzazione dei servizi in banda larga, ha comunicato di aver incluso il comune di Montevago nei propri piani di intervento mediante tecnologia wireless in corso di definizione per la regione Sicilia.
Il Ministro delle comunicazioni: Paolo Gentiloni Silveri.
MARINELLO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il sequestro del peschereccio «Mediterraneo Primo» della marineria di Mazara del Vallo, avvenuto martedì scorso in acque internazionali da parte di una motovedetta libica, che poi lo ha costretto a fermarsi nel porto di Darnah, ripropone un annoso problema tra il nostro Paese e la Libia in materia di pesca nelle acque internazionali;
i tentativi di chiarimento da parte del comandante della motopesca mazarese secondo cui il fermo e il sequestro è avvenuto a 20 miglia a largo della costa libica e quindi in acque internazionali, sono risultati inutili in quanto gli otto componenti dell'equipaggio sono tutt'ora trattenuti nell'area portuale di Darnah, e il motopesca resta confiscato;
il sequestro è avvenuto in una zona di mare rivendicata dalle autorità libiche come area di sua esclusiva giurisdizione senza che ci sia stato avvenuto alcun riconoscimento internazionale in proposito -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere, affinché siano immediatamente rilasciati il comandante e tutti i componenti dell'equipaggio del «Mediterraneo Primo», e dissequestrato il peschereccio con il suo carico di pescato;
se non ritenga assolutamente indispensabile ed urgente avviare una energica azione diplomatica nei confronti del Governo libico, per la definizione, una volta per tutte, dei confini delle acque internazionali nel Mediterraneo centrale, affinché vicende inaccettabili come questa non si verifichino più nel futuro.
(4-00931)
Risposta. - Per quanto riguarda il peschereccio «Mediterraneo Primo», si fa presente che l'11 settembre 2006 esso è stato fermato dalla Guardia costiera della Libia all'interno della cosiddetta «zona di pesca protetta libica». In tale zona, istituita nel 2005 e che si estende per 62 miglia nautiche a partire dalle acque territoriali, la normativa locale prevede possano svolgere
attività di pesca solo i pescherecci autorizzati dalle Autorità libiche.
Il ministero degli affari esteri, tramite le nostre Rappresentanze diplomatico-consolari a Tripoli, è immediatamente intervenuto con le Autorità locali ed il 12 settembre il corrispondente consolare a Tobruk si è recato a Derna (che dista 1400 chilometri da Tripoli) al fine di incontrare i membri dell'equipaggio ed assicurarsi delle buone condizioni degli stessi.
A seguito di interventi effettuati ad alto livello politico, le Autorità libiche il 14 settembre hanno disposto il rilascio del peschereccio e del suo equipaggio che ha potuto, lo stesso giorno, lasciare il porto di Derna. In tutta la vicenda, il ministero degli affari esteri e l'Ambasciata d'Italia a Tripoli hanno mantenuto un costante contatto con l'armatore e con Federpesca.
In merito, poi, alla richiesta dell'interrogante riguardo alla definizione dei confini delle acque internazionali nel Mediterraneo centrale, si fa presente quanto segue.
Premesso che l'istituzione di una «zona di pesca» da parte libica può essere ammessa dal diritto internazionale consuetudinario, va peraltro osservato che l'istituzione di detta zona comporta effetti negativi, in quanto viene sovrapposta ad un mare territoriale che - invece di essere prospiciente le coste del Golfo della Sirte - chiude in realtà tale Golfo. Infatti, a seguito di un atto unilaterale proclamato dal Governo libico nel 1973, venne previsto il tracciamento di una linea di base di 306 miglia marine di lunghezza tra le città di Misurata e Bengasi.
Aggiungo che da parte italiana venne prospettata in sede comunitaria sin dal maggio 2005, l'opportunità di un passo dell'Unione europea nei confronti della Libia, passo che ebbe luogo nel dicembre 2005 durante la Presidenza britannica. Successivamente si è ricevuta una risposta libica, che è attualmente all'esame del Gruppo di Lavoro «Diritto del mare» dell'Unione europea. In questa sede si è convenuto di predisporre un'ulteriore Nota Verbale, al Governo di Tripoli, che potrebbe anche essere rimessa alle Autorità libiche durante l'attuale Presidenza finlandese, qualora venga raggiunto il necessario consenso sul testo tra gli Stati Membri.
Va infine rappresentato che il punto essenziale sul quale l'Unione europea ha insistito, prioritariamente nella citata Nota Verbale, è quello della non conformità con il diritto internazionale della chiusura del Golfo della Sirte, che, da parte libica, si vorrebbe qualificare come «baia vitale». Istituto, questo, del tutto sconosciuto al diritto internazionale del mare, sia consuetudinario che convenzionale.
Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.
MIGLIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Ispettorato Generale di Finanza - Servizi Ispettivi di Finanza pubblica ha provveduto a ispezionare la situazione amministrativo-contabile del Comune di San Giuliano Terme (Pisa) giungendo a considerazioni particolarmente preoccupate circa i livelli di razionalità, trasparenza ed in alcuni casi legalità dei relativi documenti contabili;
in particolare nelle considerazioni finali di tale documento ispettivo si rilevano giudizi gravemente negativi sull'uso di eliminazione delle poste residuali attive che impedirebbero controllo effettivo di gestione, accertamenti erronei di entrate, irregolarità sulla gestione dei residui passivi con conseguenti inosservanze del patto di stabilità tanto da rendere indispensabile il «riportare i conti dell'ente alla loro reale entità»;
inoltre si avanzano pesanti perplessità sulla effettiva gestione del patrimonio immobiliare, si constatano irregolarità circa la spesa per il personale nonché nelle modalità di conferimento degli incarichi a professionisti esterni -:
se le risultanze di tale ispezione siano state inviate per quanto di competenza alla Prefettura di Pisa, alla sezione Toscana
della Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica di Pisa;
se ritenga che le suddette risultanze integrano le fattispecie previste dalla normativa vigente in merito allo scioglimento dei consigli comunali.
(4-00107)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, concernente la verifica amministrativo-contabile effettuata presso il comune di San Giuliano Terme (Pisa) dai Servizi ispettivi di finanza pubblica.
Al riguardo, sentito il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, si fa presente preliminarmente che l'attività ispettiva svolta dai Servizi ispettivi di finanza pubblica, ai sensi delle disposizioni vigenti (articolo 29 del R.D 18 novembre 1923, n. 2440; articolo 3 della legge 26 luglio 1939, n. 1037; articolo 60, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), ha la finalità di verificare la legittimità e l'economicità di tutte le spese sostenute a carico del bilancio dello Stato.
Tale attività, oltre alla funzione di accertare irregolarità e carenze nella gestione dei fondi pubblici e dei beni dello Stato, persegue anche una finalità propositiva ai sensi dell'articolo 7 della legge 31 luglio 1939, n. 1037, che consente all'Ispettorato generale di Finanza, sulla base degli accertamenti eseguiti, di «suggerire i provvedimenti dai quali possa derivare economia nella gestione di bilancio».
Le verifiche amministrativo-contabili, la cui attività referente di carattere generale extragerarchico o interistituzionale si esplica attraverso controlli di legittimità e di proficuità, sono strumento di controllo privo di poteri coercitivi, che esaurisce, di norma, i suoi effetti entro la sfera delle attività referenti, demandando alla competenza degli Enti e delle amministrazioni interessate l'adozione dei provvedimenti correttivi sulla base dell'esito degli accertamenti eseguiti.
I referti ispettivi e l'elenco delle irregolarità rilevate, conformemente al disposto dell'articolo 6 della legge 16 agosto 1962, n. 1291, sono trasmessi, agli uffici verificati, al Ministero vigilante e, per le irregolarità per le quali è configurabile danno erariale, alla competente Procura regionale della Corte dei conti. Inoltre, ai sensi dell'articolo 331 del Codice di procedura penale, l'ispettore in verifica provvede a presentare denuncia alla procura della Repubblica qualora venga a conoscenza di fatti per i quali è configurabile reato.
Per quanto riguarda il caso particolare, si fa presente che le risultanze ispettive della verifica amministrativo-contabile in questione sono state inviate, ai sensi della citata normativa, a tutti i destinatari interessati e, in particolare, all'Ufficio territoriale del Governo di Pisa, alla Sezione regionale di Controllo della Corte dei conti per la Toscana e alla Procura regionale della Corte dei conti per la Toscana. A quest'ultima sono state evidenziate le irregolarità per le quali è configurabile danno erariale.
Non risulta effettuata, invece, alcuna denuncia alla competente procura della Repubblica in quanto l'ispettore, dagli atti esaminati, non ha ravvisato ipotesi di reato. Per quanto concerne, poi, il quesito se le suddette risultanze ispettive integrino la normativa vigente in materia di scioglimento dei consigli comunali, si precisa che tale valutazione non rientra nella competenza di questa amministrazione, atteso il carattere referente dell'attività ispettiva. Infatti, è demandata alla competenza degli Enti e delle amministrazioni interessate l'adozione dei provvedimenti correttivi sulla base dell'esito degli accertamenti eseguiti.
Si soggiunge, infine, che questo ministero vigila fino alla completa normalizzazione delle irregolarità rilevate, mentre all'eventuale azione di responsabilità provvede la competente Procura Regionale della Corte dei Conti.
Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Roberto Pinza.
MIGLIORI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
come da documenti in possesso dell'interrogante, la direzione provinciale di
Firenze dell'Inps ha rigettato una richiesta di certificazione del diritto a pensione e dell'incentivo al posticipo del pensionamento, in quanto la legge n. 243 del 2004 non prevede i benefìci richiesti per gli iscritti al fondo di previdenza integrativa dell'ago (esattoriali);
il «bonus» di cui alla legge di riforma del sistema previdenziale si applica, secondo il messaggio n. 41265 del 17 dicembre 2004 dell'Inps, anche ai lavoratori esattoriali come ad altre figure «particolari»;
è necessario, a parere dell'interrogante, chiarire definitivamente da parte del ministero la sussistenza o meno dei diritti in questione -:
quali definitive interpretazioni in merito siano state assunte o stiano per essere assunte anche al fine di omogenei e trasparenti comportamenti dell'Inps in materia, soprattutto considerando i diritti dei lavoratori esattoriali altrimenti incomprensibilmente compressi.
(4-00306)
Risposta. - L'INPS, con messaggio n. 41265 del 17 dicembre 2004, ai sensi della legge 243 del 2004, ha provveduto all'aggiornamento della procedura pensioni per l'emissione della certificazione del diritto a pensione e, ove ne ricorrono i requisiti, anche del riconoscimento del diritto al bonus, al pari di tutti i lavoratori privati, anche per gli iscritti al Fondo esattoriali.
Relativamente all'accertamento del diritto al bonus, con successivo messaggio n. 2185 del 21 gennaio 2005, riguardo ai Fondi di previdenza integrativi dell'Assicurazione generale obbligatoria (tra i quali il Fondo esattoriali), è stata fatta riserva in attesa che questo Ministero, investito della problematica, facesse conoscere le proprie determinazioni al riguardo.
Successivamente, con circolare n. 86 del 7 luglio 2005, sciogliendo la riserva, conformemente alla risposta fornita dal Ministero, l'INPS ha fornito alle sedi le istruzioni circa l'applicazione del bonus agli iscritti ai Fondi integrativi, con esclusione dei dipendenti delle aziende esattoriali.
In data 13 luglio 2005, con messaggio n. 26010, è stata ribadita dall'Istituto l'esclusione degli iscritti al Fondo esattoriali dal beneficio dell'incentivo al posticipo del pensionamento.
Infatti, l'articolo 1, comma 12, della legge 23 agosto 2004, n. 243, subordina la facoltà di chiedere il bonus al presupposto della maturazione dei requisiti minimi per l'accesso al pensionamento di anzianità.
L'articolo 21 della legge 2 aprile 1958, n. 377, che disciplina il Fondo esattoriali, non prevede la pensione di anzianità e, di conseguenza, gli iscritti al Fondo esattoriali non soddisfano uno dei presupposti di legge richiesti per l'applicazione dell'istituto di che trattasi. Si aggiunge, inoltre, che l'articolo 3 della legge n. 377 del 1958 dispone che, durante il periodo di iscrizione al Fondo, non può essere liquidata la pensione dell'assicurazione generale obbligatoria (AGO) per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti (IVS) se non concorrono tutte le condizioni previste per la concessione della pensione complessiva.
Quindi, la contribuzione obbligatoria per la vecchiaia e i superstiti non gode di una propria autonomia funzionale essendo utilizzabile solo ove ricorrano le condizioni per la liquidazione del trattamento integrativo.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
anche la stampa locale si è recentemente interessata del nuovo fenomeno della presenza di prostitute nell'area del Chianti, in particolare nella zona del Passo dei Pecorai in comune di Greve in Chianti e più vastamente lungo le strade provinciali e la Cassia nei comuni di Impruneta e San Casciano;
trattasi di un fenomeno che può comportare rischi per la sicurezza dei
cittadini nonché grave danno per l'economia locale sede di un turismo di qualità che attira le attenzioni della stampa estera e non -:
quali iniziative urgenti si intendono assumere per scoraggiare e debellare tale incresciosa situazione nel Chianti che desta fortissima preoccupazione nei cittadini e negli operatori economici.
(4-00389)
Risposta. - Il fenomeno dell'esercizio della prostituzione nell'area di Greve in Chianti, registrato per lo più in zone distanti dai centri abitati, risulta, come segnalato dalla Prefettura di Firenze, di dimensioni marginali; inoltre, l'attività, praticata da giovani nigeriane, allo stato non appare gestita da organizzazioni criminali.
I costanti mirati servizi di controllo del territorio attuati dalle Forze di polizia hanno fatto sì che le immigrate in questione abbandonassero le località più frequentate, spostandosi, in numero sensibilmente minore, su alcune strade laterali poco trafficate, che dalla statale Cassia portano verso San Casciano Val di Pesa.
Proseguono ulteriori verifiche, intese anche a vigilare sul rispetto della normativa sull'ingresso ed il soggiorno di extracomunitari sul territorio nazionale.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la sede della questura di Pistoia risulta totalmente inadeguata rispetto alle esigenze di tale territorio, sia per la sua localizzazione che per le difficoltà di accesso nonché per i limiti di alcune strutture che rendono difficoltosa la gestione di alcuni servizi strategici, quale l'ufficio stranieri;
lo stesso consiglio provinciale di Pistoia, più volte ha votato un ordine che richiese al Governo un impegno in tal senso -:
quali iniziative si intendano assumere per assicurare alla questura di Pistoia una sede adeguata ai suoi compiti.
(4-00401)
Risposta. - Le procedure per realizzare una nuova e più funzionale struttura per ospitare la questura di Pistoia sono state da tempo avviate dalla competente Prefettura, che nel 1997 ha sottoscritto un protocollo di intesa con l'Amministrazione comunale per la collocazione di quell'ufficio in alcuni immobili in disuso compresi nel contesto delle aree urbane «ex Breda».
A seguito di una conferenza di servizi svoltasi due anni dopo, il comune ha alienato, mediante asta pubblica, una porzione di tali aree e di spazi adiacenti ad una cooperativa edile, con il vincolo della costruzione della nuova sede della questura: essa avrebbe dovuto essere ceduta in locazione all'Amministrazione dell'interno per un canone ritenuto congruo dall'Agenzia del territorio, pari ad euro 1.250.595.
La riduzione degli stanziamenti dovuta ai provvedimenti di contenimento della spesa pubblica ha però reso necessario rinviare ai successivi esercizi finanziari l'assunzione di impegni in merito alla locazione dell'immobile, peraltro non ancora realizzato.
Nelle more, nel luglio 2004 è stata accreditata alla locale prefettura la somma di euro 54.000 per interventi di adeguamento dei locali della questura alla normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, nonché per l'adattamento e la riparazione degli ambienti maggiormente disagiati.
L'iniziativa per la costruzione della nuova sede è stata successivamente ripresa, ipotizzandosi a tal fine il ridimensionamento del progetto originario ed una conseguente riduzione del canone di locazione, da contenere entro l'importo massimo di euro 800.000; la trattativa avviata al riguardo con l'impresa interessata per la definizione della superficie da edificare e dei conseguenti oneri è risultata particolarmente lunga e complessa.
Nel 2006 la società si è dichiarata disponibile alla realizzazione di una struttura di 8.382 metri quadrati da locare
previo pagamento di un canone di 1.080.000 euro l'anno, ponendo quale condizione per l'avvio dei lavori la sottoscrizione di un apposito accordo di programma.
Si sta valutando la proposta per verificarne la compatibilità con gli attuali stanziamenti di bilancio.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
nel 1996 fu indetta la gara d'appalto per la realizzazione del secondo ponte sull'Arno in Comune di Fucecchio (Firenze) da parte dell'ANAS, con relativo stanziamento di 9 miliardi e 600 milioni di lire;
i relativi lavori non furono neppure iniziati che già il competente Provveditorato alle Opere Pubbliche bocciò tale progetto per motivi inerenti alla sicurezza idraulica;
solo nel 2001 fu revisionato tale progetto con un aumento esponenziale della spesa, i lavori cominciarono ma sono ancora ben lungi dal concludersi;
l'urgenza di tale collegamento viario è ormai indifferibile per il collasso della strada statale n. 436 e la situazione di deterioramento evidente del vecchio ponte;
gli effettivi motivi di un ingiustificato e ingiustificabile ritardo nella realizzazione dei relativi lavori che, a giudizio dell'interrogante, richiedono l'intervento della sezione toscana della Corte dei conti -:
se risponda a verità che non è addebitabile alla pur persistente grave situazione finanziaria dell'ANAS bensì a ripetuti errori progettuali rispetto alla sicurezza idraulica il vero motivo di tali ritardi;
quali iniziative di sollecitazione in merito abbia assunto il Comune di Fucecchio, la Provincia di Firenze e la Regione Toscana.
(4-01021)
Risposta. - L'Anas s.p.a., competente per materia, ha fatto conoscere che i lavori di costruzione della variante esterna all'abitato di Fucecchio, tra la strada provinciale Pisana e San Pierino, originariamente affidati in data 21 febbraio 1997, hanno conosciuto vicende autorizzative e problematiche tecniche insorte in corso di esecuzione che hanno comportato l'elaborazione di una perizia di variante al progetto originario.
Sono state, pertanto, ridotte le campate in modo da limitare le interferenze con la corrente idrica per un totale di circa 303 metri di viadotto.
I maggiori e variati lavori della perizia, approvata nel 2003, sono stati in parte ricompresi nel contratto principale e in parte inseriti nelle somme a disposizione come opere di completamento.
Con il verbale di ripresa dei lavori del 6 agosto 2003, si è dato inizio ai lavori suppletivi agli stessi patti e condizioni del contratto originario nelle more della stipula dell'atto aggiuntivo. Successivamente, i lavori hanno uno svolgimento relativamente regolare fino alla fine del 2005.
Allo stato attuale, risultano realizzate le opere in calcestruzzo armato di appoggio dell'impalcato ma la realizzazione dello stesso ha subito un rallentamento in quanto si sono riscontrate alcune difformità sulla fornitura delle travi in cemento armato pressato per le quali si sta procedendo alle opportune verifiche.
Nel frattempo, sono stati consegnati i lavori di completamento della variante che consistono nella realizzazione dei due tratti di accesso al ponte.
L'ultimazione dei lavori, conclude l'Anas, è prevista entro la fine del 2007.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
MIGLIORI e ULIVI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è di ieri la terribile notizia dell'aggressione avvenuta in Venezuela a due turisti italiani in viaggio di nozze;
la morte e l'uccisione della giovane turista toscana è l'ultimo esempio di una tragica catena di aggressioni, sequestri di persona, ferimenti contro turisti italiani in Venezuela;
desta allarme la facilità e la superficialità con la quale si continuano a programmare e propagandare viaggi turistici ad altissimo rischio in paesi come il Venezuela -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per notiziare i cittadini italiani, le agenzie di viaggio e i tour operator sugli effettivi rischi del turismo italiano in Venezuela al fine che non si ripetano i luttuosi drammatici eventi degli ultimi mesi;
quali iniziative si intendano assumere nei confronti del Governo venezuelano e quali disposizioni urgenti si intendano rivolgere all'ambasciata a Caracas circa il sostegno alla comunità italiana ivi residente ed al nostro movimento turistico.
(4-01117)
Risposta. - Da ormai molti anni il ministero degli affari esteri mette a disposizione del cittadino un servizio di informazioni sulla situazione di sicurezza in tutti i Paesi del mondo, sia attraverso il sito internet www.viaggiaresicuri.it, redatto in un linguaggio chiaro ed accessibile dall'Unità di Crisi, con i contributi delle Ambasciate e delle Direzioni Generali competenti, sia tramite un call center attivo 365 giorni l'anno, 24 ore su 24, che risponde al numero 06.491115. È possibile in tal modo acquisire, oltre ad informazioni generali sui vari Paesi (anche sulle formalità d'ingresso, doganali e valutarie, sui servizi di telefonia esistenti, oltre che sulla viabilità), anche indicazioni aggiornate in tempo reale, sulla base di tutti gli elementi disponibili, circa le condizioni di sicurezza e la situazione sanitaria. L'evoluzione della situazione viene attentamente monitorata ed ogni variazione viene recepita negli «avvisi particolari» ai viaggiatori, che costituiscono una delle sezioni più visitate del sito.
Il servizio è configurato in modo tale da soddisfare le esigenze delle varie tipologie di utenti: dal privato cittadino che si prepara ad effettuare un viaggio all'estero, all'agenzia di viaggi che intende rispondere a quesiti formulati dai clienti, alle associazioni di tour operator che variano l'offerta dei pacchetti turistici anche sulla base degli avvisi pubblicati dal ministero degli affari esteri. L'efficacia del servizio è testimoniata anche dai dati statistici relativi alla frequentazione delle pagine del sito www.viaggiaresicuri.it: dal gennaio all'ottobre 2006 sono stati calcolati, in media, oltre 3.700.000 accessi al mese. Venendo al caso del Venezuela, cui fa riferimento l'interrogante, è noto come la situazione in termini di sicurezza si stia significativamente deteriorando: lo stesso «avviso particolare» pubblicato sul sito www.viaggiaresicuri.it dà pienamente conto di tale circostanza e fornisce suggerimenti in merito alla condotta da adottare. Le stesse autorità venezuelane stanno prendendo coscienza dell'aggravarsi del fenomeno.
In merito al quesito posto dall'interrogante circa le iniziative che il Governo italiano ha attuato per fornire sostegno alla numerosa comunità italiana residente in Venezuela, anche per il tramite della nostra Ambasciata a Caracas, oltre alla diffusione della criminalità urbana, il fenomeno che maggiormente preoccupa la nostra collettività è quello dei sequestri a scopo estorsivo: le classi abbienti, che annoverano numerosi italiani, sono infatti uno dei principali obiettivi delle bande criminali attive nel Paese.
In questo campo il ministero degli affari esteri ha promosso, attraverso l'Unità di crisi e d'intesa con il ministero dell'interno, numerose iniziative per fornire assistenza ai connazionali e sensibilizzare in proposito le autorità venezuelane, che naturalmente rivestono competenza esclusiva nella lotta alla criminalità sul territorio nazionale. In questo contesto, la competenza dell'Ufficio della Polizia di Stato presso l'Ambasciata d'Italia a Caracas è stata estesa anche alla lotta alla criminalità, con particolare riferimento al problema dei sequestri; detto Ufficio è stato da tempo rafforzato con
l'invio in missione, finanziata dall'Unità di crisi, di un esperto antisequestro che fornisce collaborazione alle autorità venezuelane, mantiene regolari contatti con la Polizia locale e presta assistenza ai familiari dei connazionali coinvolti nelle fasi delicate delle indagini e delle eventuali trattative. L'Unità di crisi ha inoltre pubblicato, con il contributo tecnico del Ministro dell'interno, un manuale sulla prevenzione dei sequestri, realizzato anche in lingua spagnola, che è stato distribuito alla collettività italiana.
Da ultimo, dal 26 al 29 giugno 2006, si è svolta a Caracas una missione congiunta Esteri/Interno, nel corso della quale l'Italia ha offerto collaborazione in tre settori specifici: a) consulenza in materia legislativa, nella cornice del dibattito attualmente in corso nel Parlamento venezuelano in vista dell'adozione di una legislazione sul tema dei sequestri di persona; b) organizzazione in Italia di un corso di formazione in materia di lotta ai sequestri, nonché sul reperimento e l'utilizzo delle nuove tecnologie investigative, destinato a funzionari di polizia venezuelani: il Ministero dell'Interno ha recentemente reso noto che verrà formalizzato il relativo invito ai quadri dirigenti delle forze di polizia di Caracas e Maracaibo; c) opera di informazione ed assistenza rivolta agli italiani: in merito, oltre alla diffusione capillare del citato manuale sulla prevenzione, è stato annunciato l'invio di un apposto Cd-Rom informativo.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
MINARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane la Montepaschi Serit ha emesso cartelle esattoriali, per conto dell'Inps, dagli importi tanto esosi da indurre le varie categorie produttive della provincia di Ragusa a prendere decisioni drastiche relative anche alla cessazione delle proprie attività;
il 31 luglio scade il termine di sospensione dei carichi Inps per l'agricoltura e perciò occorrono interventi affinché possano essere ripianati i debiti con l'Inps per permettere alle imprese di continuare la propria attività e non finire nelle mani degli usurai -:
se il Governo, intenda adottare iniziative affinché si provveda immediatamente all'annullamento delle cartelle esattoriali e dei procedimenti amministrativi a danno di tutte le categorie produttive;
se intenda provvedere con interventi mirati e decisivi per favorire la continuità di ogni attività a garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali che diversamente porterebbe ad aumentare la disoccupazione che invece occorre combatterla con provvedimenti che non solo mantengano i posti di lavoro ma che ne creino altri.
(4-00100)
Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Con riferimento all'interrogazione in esame l'Istituto nazionale della previdenza sociale ha comunicato quanto segue.
In base all'articolo 17 del decreto legislativo n. 46/99 e successive modifiche e integrazioni, la riscossione coattiva delle entrate dello Stato e di quelle degli altri enti pubblici, anche previdenziali, si effettua mediante ruolo.
L'INPS è, quindi, obbligato, in base alla legge, a recuperare i crediti contributivi dovuti dai contribuenti e non versati tramite l'iscrizione a ruolo degli stessi.
Il ruolo, sempre in base alla normativa di cui sopra, è affidato ai concessionari che provvedono ad emettere cartella di pagamento per le somme iscritte e ad effettuare tutte le procedure esecutive necessarie per il recupero coattivo del credito. In particolare, per quanto riguarda la gestione del settore agricolo, l'articolo 1-bis, comma 1, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, convertito, con modificazioni, con legge 12 luglio 2006, n. 228, ha disposto la proroga, dal 31 luglio fino al 15 ottobre 2006, della sospensione delle procedure di riscossione e di recupero stabilita dall'articolo 1, comma
3, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito in legge 11 marzo 2006, n. 81.
Entro tale termine, infatti, si attendono le soluzioni e gli interventi della Commissione dei tre esperti, prevista dalla legge n. 81 del 2006, istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 6 aprile scorso e presieduta dal senatore Antonio Azzolino, che ha il precipuo compito di presentare al Governo proposte rivolte a definire le modalità di estinzione dei debiti dei datori di lavoro agricoli verso l'INPS.
Pertanto, si fa presente che l'Istituto ha provveduto ad attuare tale proroga comunicando ai concessionari la sospensione delle riscossioni e delle procedure esecutive, salvo pagamenti spontanei da parte dei contribuenti.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
MINARDO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
dalle dichiarazioni fatte dal Ministro delle infrastrutture su alcuni articoli di stampa si evince, ad avviso dell'interrogante, che il progetto di raddoppio della strada statale Ragusa-Catania è escluso dalle «grandi opere» che il Ministro intende attuare;
si tratta di un'opera importantissima per la provincia di Ragusa il cui progetto è già stato approvato dal Cipe nel marzo scorso e che ad oggi ci troviamo in un fase che in pochi mesi avrebbe dovuto portare a stabilire le procedure d'appalto;
si tratta di un'arteria pericolosa, teatro di gravi e mortali incidenti stradali, e per lunghi tratti impraticabile;
il Ministro sconosce completamente il nostro territorio e non è forse in grado di comprendere l'importanza del raddoppio dell'arteria che è l'unica via di collegamento con le province di Catania e Siracusa;
questo Governo sta ignorando in modo assoluto la Sicilia e la provincia di Ragusa, in particolare -:
se il Governo intenda provvedere ad inserire il progetto di raddoppio della strada statale Ragusa-Catania tra le «grandi opere» del suo programma, rispondendo così ad una necessità che i cittadini attendono da troppo tempo e che nel contempo promuove lo sviluppo dei trasporti interni alla Regione.
(4-00184)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Anas Spa fa conoscere che l'adeguamento dell'itinerario Ragusa-Catania è stato inserito nel primo programma della legge obiettivo.
La società stradale ha predisposto il progetto preliminare e lo Studio di impatto ambientale che è stato trasmesso, in data 27 agosto 2004, al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, alla Regione Sicilia e agli altri enti competenti per l'approvazione ai sensi della legge obiettivo.
Il ministero dell'ambiente ha espresso parere favorevole con prescrizioni in data 6 settembre 2005.
Il Cipe in data 29 marzo 2006 ha approvato in linea tecnica con prescrizioni il progetto preliminare che prevede una strada di categoria «E» con due corsie per senso di marcia, spartitraffico centrale e banchine laterali e con svincoli a livelli sfalsati.
L'importo totale dell'intervento ammonta a 1.269 milioni di euro, di cui 51,6 milioni di euro sono stati stanziati ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 144 del 1999 e 100 milioni di euro sono stati stanziati dalla Regione Sicilia con delibera del 29 settembre 2005. Il completamento della copertura finanziaria è previsto con i meccanismi della legge obiettivo da parte del Cipe trattandosi di opera strategica nazionale.
Si fa presente, infine, sulla base della ricognizione effettuata nell'allegato «Infrastrutture»
al DPEF 2007-2009, si sta procedendo ad effettuare una serie di incontri con le Regioni in modo da poter individuare congiuntamente gli interventi prioritari sui quali far convogliare le risorse disponibili nel prossimo triennio e di quelle che successivamente verranno rese disponibili. Lo scorso mese di settembre si è tenuto l'incontro con le Amministrazioni regionali siciliane nel corso del quale si sono confrontate le esigenze delle regioni e le effettive disponibilità finanziarie. In tale sede è stata altresì disposta l'apertura di un tavolo di confronto sulle infrastrutture e gli investimenti in Sicilia.
Al momento, quindi, l'elenco puntuale degli interventi è in corso di predisposizione e la definitiva individuazione degli stessi scaturirà a seguito della conclusione del processo di condivisione con tutte le regioni italiane.
Per quanto riguarda le infrastrutture tese a migliorare la mobilità in Sicilia, si evidenzia che il decreto-legge n. 262 del 3 ottobre 2006 ha previsto il trasferimento della partecipazione azionaria di Fintecna in Stretto di Messina spa ad Anas. Come noto, il capitale di entrambe le società è al 100 per cento di proprietà dello Stato.
Queste importanti decisioni sono evidentemente finalizzate a garantire la realizzazione del programma di opere infrastrutturali di adduzione allo stretto, rendendosi necessario rimuovere l'elemento di rigidità costituito dalla previsione della riserva legale di cui alla legge 17 dicembre 1971, n. 1158 cedendo il relativo ramo di azienda ad Anas S.p.A., ferma restando la partecipazione al capitale sociale delle Regioni Sicilia e Calabria nonché di altre società controllate dallo Stato e di amministrazioni ed enti pubblici. Si vuol far riferimento in particolare alle cosiddette opere complementari, funzionali e compensative.
Si prevede, inoltre, che le risorse finanziarie inerenti gli impegni assunti da Fintecna s.p.a. nei confronti di Stretto di Messina s.p.a. per la realizzazione del collegamento stabile viario e ferroviario fra la Sicilia ed il continente - una volta che le azioni della Stretto di Messina s.p.a. possedute da Fintecna s.p.a. siano state trasferite ad altra società controllata dallo Stato - saranno attribuite al ministero dell'economia e delle finanze ed iscritte in apposito capitolo del bilancio dello Stato denominato «Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia e in Calabria», il cui utilizzo è stabilito con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, di intesa con le Regioni Sicilia e Calabria.
L'attivazione di tale meccanismo determina il rilancio del programma infrastrutturale nell'area di collegamento tra la Regione Sicilia ed il continente attraverso la realizzazione di opere di adduzione allo stretto, senza onere alcuno per lo Stato e con notevoli implicazioni occupazionali.
È di tutta evidenza, quindi, che il Governo con la finanziaria ha puntato soprattutto a salvaguardare quanto era irrinunciabile per la realizzazione delle infrastrutture ritenute prioritarie, e nel contempo, ha rivolto la sua attenzione a quelle misure dirette a fornire copertura ad opere che, ancorché programmate ed in fase di avanzata esecuzione, erano tuttavia prive di risorse impiegabili.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
MINARDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'emergenza furti nelle campagne iblee in queste ultime settimane è stata particolarmente intensa, soprattutto nelle zone periferiche e della fascia trasformata dove insistono molte aziende agricole; gli episodi delinquenziali riguardano infatti tutta la provincia di Ragusa da Vittoria ad Ispica;
inoltre, gli agricoltori oltre al fenomeno degli abigeati devono fare i conti con i continui furti non solo di prodotti agricoli ma anche di materiale in rame, di fili dell'energia elettrica e quant'altro custodito in magazzini e capannoni e che per loro è impossibile lasciare incustodito anche
un impianto di sollevamento in quanto oggetto di furti -:
se il Governo, alla luce della drammaticità della situazione e della frequenza, con la quale si verificano i furti intenda intervenire più incisivamente con un piano di controllo intenso nelle zone interessate e con il potenziamento delle forze dell'ordine avviando un'azione di prevenzione che possa maggiormente tutelare i cittadini;
se intenda installare apparecchiature satellitari nelle zone più a rischio per meglio individuare i responsabili di tali atti per tutelare in modo più concreto gli operatori zootecnici;
se intenda, quindi, intervenire per garantire tutela, considerato che gli episodi malavitosi si stanno ripetendo con frequenza, riducendo i rischi per i residenti delle zone di campagna che sono densamente popolate e per gli operatori agricoli e zootecnici che in questo momento stanno vivendo un grave disagio e perché quest'altra emergenza incide negativamente sull'economia iblea accrescendo la crisi del comparto.
(4-00353)
Risposta. - L'analisi dei dati relativi al primo semestre del 2006 indica che il fenomeno della criminalità diffusa è stato presente in maniera considerevole nella provincia ragusana, facendo registrare un incremento dei reati di tipo predatorio e di quelli riconducibili alla cosiddetta criminalità rurale ed una contestuale flessione degli abigeati.
Proprio per contrastare efficacemente tale fenomeno e tutelare in modo adeguato i patrimoni e le attività d'impresa, è stata disposta l'intensificazione dell'azione di controllo mirato del territorio ed il potenziamento dell'attività investigativa, che ha fatto registrare, nel primo trimestre del 2006, un incremento del 47,86 per cento dei furti scoperti, rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente.
Appare opportuno segnalare che sul territorio della provincia ragusana opera una forza effettiva di 1.106 operatori delle Forze di polizia, di cui 432 appartenenti alla Polizia di Stato, 436 all'Arma dei carabinieri, 238 alla Guardia di finanza e che per il controllo del territorio ci si avvale anche dell'apporto del Reparto prevenzione crimine sicilia della Polizia di Stato, che contribuisce in modo efficace al rafforzamento del dispositivo di prevenzione.
I servizi di controllo nelle zone rurali sono inoltre integrati con l'impiego anche di personale del Corpo forestale regionale e dei vigili urbani.
Al fine di rendere sempre più efficace la tutela delle attività agricole e zootecniche, anche attraverso un più ampio ricorso alle nuove tecnologie, il 28 luglio 2005 la prefettura di Ragusa e quella di Caltanissetta hanno sottoscritto, con i sindaci dei comuni ad alta vocazione agricola di quelle province, un protocollo d'intesa in materia di sicurezza rurale.
Inoltre, gli agricoltori del ragusano sono stati invitati ad utilizzare nelle loro aziende moderni sistemi tecnologici di sorveglianza e rilevamento, quali videosorveglianza, allarmi per azienda e mezzi agricoli, inoculazione sottocutanea di microchips per ciascun capo di bestiame.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione. - Per sapere - premesso che:
in attuazione dell'articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 è indetto il Corso-Concorso per dirigenti scolastici (DDG 22 novembre 2004) attualmente in fase di svolgimento per la regione Veneto;
la procedura concorsuale prevista per la selezione risulta particolarmente selettiva e ciò appare congruo rispetto alle funzioni che i candidati, una volta esaurita la procedura, saranno chiamati a ricoprire;
uno dei passaggi della detta procedura (articolo 11, comma 18), tuttavia, genera una situazione iniqua e poco rispondente alle necessità del reclutamento
dei dirigenti scolastici: in particolare dopo la definizione, attraverso prove scritte e colloqui orali, di una prima graduatoria generale di merito, vengono ammessi al successivo corso di formazione 25 candidati per la scuola secondaria superiore e 74 per la scuola secondaria di primo grado, mentre è prevista la totale cancellazione per coloro che, essendo entrati nella graduatoria generale, eccedono tali posti;
il numero dei posti messi a concorso in sede regionale è calcolato (articolo 29, comma 2 decreto legislativo n. 165 del 2001) sommando i posti già vacanti e disponibili per la nomina in ruolo alla data della sua indizione e i posti che si libereranno nel corso del triennio successivo per collocamento a riposo per limiti di età, maggiorati della percentuale media triennale di cessazioni dal servizio per altri motivi e di un'ulteriore percentuale del 25 per cento, tenendo conto dei posti da riservare alla mobilità;
l'associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola ha eseguito tale calcolo producendo tabelle per il triennio 2006-2007, 2007-2008, 2008-2009 per un totale di quasi 4000 posti su base nazionale;
a fronte di tali risultati appare insufficiente il numero dei vincitori rispetto ai posti vacanti che per la Regione Veneto sono circa il doppio;
per la prima volta non è prevista l'idoneità e, ciò che è più grave, viene annullata la permanenza, almeno triennale, della graduatoria di merito per il reclutamento necessario alla copertura dei posti vacanti;
addirittura, superata la prima fase di esami, si nega accesso non già ad un posto, ma ad un corso di formazione -:
se il Governo sia al corrente della situazione generata dal bando di concorso e quali iniziative intenda adottare il Ministro al fine di garantire sia l'ammissione di tutti gli inclusi nella graduatoria generale al corso di formazione, sia la permanenza della graduatoria finale per la copertura dei posti effettivamente disponibili, quantomeno fino all'espletamento del successivo bando ovvero per un periodo di almeno tre anni.
(4-00193)
Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede l'adozione di iniziative sia per garantire l'ammissione di tutti gli aspiranti inclusi nella graduatoria del corso-concorso selettivo di formazione per dirigenti scolastici, sia per la permanenza nella graduatoria finale che per la copertura dei posti effettivamente disponibili.
L'articolo 29 del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001 regola procedure e nomine dei dirigenti scolastici dei ruoli regionali per la scuola primaria e secondaria di primo grado, la scuola secondaria superiore e le istituzioni educative: in particolare, al comma 2, vengono stabiliti i criteri per la determinazione del numero dei posti da mettere a concorso: tale numero non è suscettibile di variazioni in quanto l'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 3 luglio 2004 ha autorizzato questa amministrazione «ad avviare la procedura di reclutamento per dirigenti scolastici per ulteriori millecinquecento unità rispetto a quelli già autorizzati con decreto del Presidente della Repubblica 21 ottobre 2002» per lo svolgimento del concorso riservato.
Il concorso in parola è stato indetto il 22 novembre 2004 con decreto della direzione generale per il personale della scuola a seguito della deliberazione del Consiglio dei ministri adottata ai sensi dell'articolo 39, comma 3, della legge 27 dicembre n. 449.
Per quanto riguarda in particolare la Regione Veneto, il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale ha fatto presente di aver partecipato alla determinazione dei posti disponibili per il concorso tramite il controllo di un elenco informatico regionale contenente i nominativi dei dirigenti scolastici in servizio alla data del 4 ottobre 2004 (compresi i collocati fuori ruolo) e, successivamente, di aver effettuato
la verifica del prospetto sintetico dei dati presenti nel sistema informativo relativi all'organico della scuola dell'anno scolastico 2004-2005 e del numero dei dirigenti in servizio, sempre al 4 ottobre 2004, compresi quelli collocati fuori ruolo.
Le varie problematiche insorte in sede di applicazione dell'attuale normativa disciplinante il reclutamento dei dirigenti scolastici, quali quelle evidenziate dall'interrogante, hanno indotto questo ministero ad inserire nel disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato per l'esercizio finanziario 2007 una norma finalizzata alla ridefinizione delle procedure concorsuali di reclutamento da definirsi con apposito regolamento. In particolare viene prevista la preselezione mediante prove oggettive di carattere culturale e professionale, lo svolgimento di una o due prove scritte, la prova orale, la valutazione dei titoli, ed infine, la formazione e tirocinio di durata non superiore a quattro mesi. Quanto sopra nell'ambito dei posti messi a concorso; conseguentemente viene abrogata l'aliquota aggiuntiva del 10 per cento per l'accesso ai corsi di formazione.
Sono state inserite, inoltre, ulteriori norme per la disciplina in via transitoria del reclutamento dei dirigenti scolastici. Queste disposizioni prevedono la nomina sui posti vacanti e disponibili, anche con riferimento agli anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009 2009-2010 dei candidati del concorso ordinario a dirigente scolastico, indetto il 22 novembre 2004 che abbiano superato le prove di esame propedeutiche alla fase della formazione prevista dal predetto corso-concorso e abbiano concluso in maniera utile la fase della formazione con la produzione da parte degli stessi di una relazione finale e il rilascio di un attestato positivo da parte del direttore del corso. Inoltre, successivamente è prevista la nomina sui posti vacanti e disponibili relativi al medesimo periodo, degli altri candidati che abbiano superato le prove di esame propedeutiche al corso di formazione del predetto concorso ma non abbiano partecipato al corso di formazione medesimo perché non utilmente collocati nelle relative graduatorie. Per questi ultimi è previsto un apposito corso di formazione, che verrà indetto dall'amministrazione entro l'anno scolastico 2006-2007.
Tutto ciò nel rispetto del regime autorizzatorio in materia di assunzioni previsto dall'articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.
Le nomine saranno conferite secondo l'ordine della graduatoria di selezione al corso di formazione.
Una volta completate le suddette nomine relative al concorso ordinario, sempre sui posti vacanti e disponibili relativi al triennio scolastico 2007-2010, si procederà dapprima alla nomina dei candidati che abbiano completato la procedura concorsuale riservata bandita con decreto ministeriale 3 ottobre 2006 in quanto ammessi al corso di formazione per effetto dell'aliquota aggiuntiva ma non nominati in relazione al numero dei posti previsti dal bando.
Successivamente si procederà alla nomina dei candidati che abbiano partecipato alle prove concorsuali delle procedure riservate bandite con il decreto dirigenziale 17 dicembre 2002 e con il decreto ministeriale 3 ottobre 2006 e che non sono stati ammessi ai corsi di formazione in quanto non utilmente collocati per la partecipazione ai corsi stessi. L'inserimento nelle rispettive graduatorie dopo gli ultimi graduati, ai fini della nomina è subordinato alla partecipazione, su domanda, ad un apposito corso di formazione ed al superamento degli esami finali previsti dai succitati bandi.
Saranno inseriti da ultimo nella graduatoria del concorso riservato indetto con decreto dirigenziale 17 dicembre 2002 coloro che nell'ambito di quella procedura hanno frequentato il corso di formazione, superando l'esame finale ma risultavano privi di un anno di incarico di presidenza.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la 'ndrangheta, nonostante i duri colpi inferti dalle forze dell'ordine, rimane a tutt'oggi l'organizzazione criminale maggiormente pericolosa;
nonostante ciò negli ultimi tempi i cittadini calabresi sono stati costretti ad apprendere di alcune revoche dell'applicazione del 41-bis a noti boss della 'ndrangheta;
il tribunale di Napoli, nello scorso mese di aprile, nonostante la richiesta di conferma del ministro della giustizia, ha revocato il regime del carcere duro al boss Pasquale De Maio;
il boss De Maio, ritenuto elemento di primissimo piano delle famiglie Piromalli - Moleè di Gioia Tauro, è detenuto con sentenza definitiva per omicidio, sequestro di persona ed altri reati;
in precedenza dai tribunali di sorveglianza di Roma e Torino erano state disposte le revoche del 41-bis nei confronti di Enzo Di Bona, condannato all'ergastolo quale presunto killer della famiglia mafiosa capeggiata dal boss Domenico Paviglianiti, nonché di Massimiliano Sanatiti, ritenuto esponente di spicco dell'omonima famiglia di Seminara, anche lui condannato all'ergastolo;
la stampa odierna riporta la notizia della revoca del regime del carcere duro, da parte del tribunale di Perugia, per Giuseppe Zagari, personaggio di spicco dell'omonima cosca, condannato per gli omicidi che hanno fatto rimbalzare nelle cronache nazionali la città di Taurianova per la crudezza della loro effettuazione:
le revoche sopra citate sono state concesse nei confronti di indiscussi criminali appartenenti a note famiglie mafiose che ancora imperversano prepotentemente sul territorio calabrese -:
se non ritenga necessario ed urgente far effettuare un attento monitoraggio sull'effettiva applicazione del regime del 41-bis e sulle revoche dell'applicazione del carcere duro per i noti boss della criminalità organizzata da parte dei tribunali di sorveglianza.
(4-00068)
Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame si rappresenta, preliminarmente, che con l'articolo 2 della legge 23 dicembre 2002 n. 279 sono stati sostituiti i commi 2 e 2-bis della legge 26 luglio 1975 n. 354 (norme sull'ordinamento penitenziario e sulle esecuzione delle misure preventive e limitative della libertà).
Il regime previgente non riconosceva espressamente la possibilità di proporre impugnazione o reclamo avverso i provvedimenti del Ministro che applicano il regime di massima sicurezza (articolo 41-bis, comma 2).
In tale contesto, la Corte Costituzionale ha dapprima affermato che tali provvedimenti dovevano ritenersi sindacabili dal giudice ordinario, che già esercita, in generale, il controllo giurisdizionale sull'operato dell'Amministrazione penitenziaria e sui provvedimenti concernenti l'esecuzione delle pene (sentenza n. 349 del 1993); quindi, che la competenza a sindacare la legittimità dei provvedimenti adottati, ex articolo 41-bis, deve riconoscersi allo stesso organo giurisdizionale cui è demandato il controllo sull'applicazione del regime di sorveglianza particolare, ai sensi dell'articolo 14-ter dell'Ordinamento penitenziario, vale a dire il Tribunale di Sorveglianza (sentenza n. 410 del 1993).
Le nuove disposizioni di legge hanno espressamente riconosciuto che il detenuto e l'internato possono proporre reclamo avverso i provvedimenti in esame nel termine di dieci giorni dalla loro comunicazione.
Sul reclamo è competente a decidere il Tribunale di Sorveglianza che ha giurisdizione sull'istituto al quale il detenuto o l'internato è assegnato.
Per quanto riguarda l'incremento del numero di ricorsi verificatosi dopo l'entrata in vigore della legge n. 279 del 2002, di seguito si fornisce una tabella contenente i dati trasmessi dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria all'esito della verifica richiesta dall'interrogante.
Anno | Decreti di prima applicazione | Decreti di rinnovo | Numero dei decreti dichiarati inefficaci | Totale detenuti «41-bis» a fine anno |
1993 | 129 | 347 | 36 | 473 |
1994 | 94 | 770 | 62 | 445 |
1995 | 129 | 763 | 22 | 485 |
1996 | 59 | 855 | 24 | 476 |
1997 | 80 | 777 | 31 | 422 |
1998 | 115 | 712 | 8 | 461 |
1999 | 145 | 1370 | 12 | 582 |
2000 | 30 | 1149 | 25 | 564 |
2001 | 151 | 1034 | 29 | 645 |
2002 | 106 | 1328 | 53 | 659 |
2003 | 91 | 545 | 72 | 623 |
2004 | 49 | 623 | 34 | 604 |
2005 | 53 | 597 | 45 | 577 |
L'incremento delle declaratorie di inefficacia va posto almeno in parte in relazione con la prassi giurisprudenziale affermatasi dopo l'entrata in vigore della legge 23 dicembre 2002 n. 279. Come posto in evidenza anche nella Relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata, istituita con legge 19 ottobre 2001, n. 386, frequentemente le motivazioni dei provvedimenti dei Tribunali di sorveglianza sono fondate sull'assorbente considerazione che i soggetti da lungo tempo sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis, per il fatto stesso di tale sottoposizione, non possono aver mantenuto legami con l'associazione mafiosa di origine. Al riguardo, viene invece ad assumere prevalente rilievo la valutazione della condotta intramuraria del detenuto.
Per quanto concerne, comunque, i poteri del Ministro della giustizia, si assicura il massimo impegno nel fornire ai Tribunali di Sorveglianza investiti del ricorso informazioni e dati puntuali a disposizione dai quali si inferisca la concreta pericolosità sociale del soggetto.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
notizie di Agenzie hanno comunicato il ritiro del decreto istitutivo dell'Università di Studi Europei «Franco Ranieri» di Villa San Giovanni (Reggio-Calabria);
il decreto di riconoscimento della citata Università non statale, legalmente riconosciuta, era stato emesso il 16 maggio 2006, preannunziato nello scorso anno, dal precedente Ministro dell'istruzione, università e ricerca, Letizia Moratti;
il citato decreto istitutivo aveva avuto la disapprovazione del rettore dell'Università di Reggio Calabria, professor Alessandro Bianchi, candidato non eletto nell'ultima
competizione elettorale per le elezioni politiche, ed oggi Ministro dei trasporti;
ad avviso dell'interrogante il repentino ed inspiegabile ritiro del decreto istitutivo dell'Università «Franco Ranieri», peraltro ad anno accademico inoltrato costituisce un piccolo successo per il Ministro dei trasporti;
il Comitato Nazionale di Valutazione, nel dicembre del 2004 aveva espresso un motivato giudizio positivo al riconoscimento dell'Università «Ranieri»;
il ritiro del decreto in questione ha immediatamente destato vivo e preoccupante disagio tra gli studenti iscritti in quella Università e delle relative famiglie;
il ritiro del decreto istitutivo tende a penalizzare decisamente i giovani studenti calabresi e quelli che, provenienti da altre Regioni, si sono iscritti in quella Università, visti gli elementi innovativi programmatici e finanziari predisposti dalla stessa e che avevano portato all'espressione di un parere positivo da parte del Comitato per la Valutazione del Sistema Universitario, nonché all'emanazione del decreto di riconoscimento emesso dal MIUR -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per definire le dovute opportunità agli studenti che si sono iscritti e che hanno frequentato i corsi del corrente anno accademico presso l'Università «Franco Ranieri» di Villa San Giovanni.
(4-00129)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
L'articolo 10, comma 1, del decreto-legge 1o ottobre 1973, n. 580, convertito con modificazioni nella legge 30 novembre 1973, n. 766, dispone che «le denominazioni di università, ateneo, politecnico, istituto di istruzione universitario, possono essere usate soltanto dalle Università statali e da quelle non statali riconosciute per rilasciare titoli aventi valore legale a norma delle disposizioni di legge». Poiché ai sensi della citata normativa nessuna altra istituzione è legittimata a denominarsi Università, non possono essere considerati «studenti iscritti in quella Università» (come indicato nel testo della interrogazione) coloro che frequentano le attività dell'Associazione F. Ranieri di Villa San Giovanni. È da sottolineare, a tale riguardo, che il decreto ministeriale 16 maggio 2006, n. 276, poi ritirato, non istituiva l'Università, ma ne prevedeva l'istituzione nell'ambito della programmazione triennale del sistema universitario per il 2004-2006. A tale previsione, come indicato dall'articolo 2 del medesimo decreto, doveva essere data attuazione con successivo decreto, contestualmente alla approvazione dello statuto e del regolamento didattico d'Ateneo.
Poiché il ministero non ha emanato il decreto istitutivo della nuova Università non statale, l'Associazione F. Ranieri è stata diffidata «dal fornire, tramite l'utilizzo di siti web o altri mezzi di comunicazione, informazioni non corrispondenti a quanto sopra».
Inoltre, al fine di dare diffusione dello stato del procedimento, il provvedimento di diffida ed altri adottati al riguardo sono stati pubblicati sul sito internet del ministero (www.miur.it); sullo stesso sito internet è inoltre pubblicato l'elenco aggiornato degli atenei, statali e non statali legalmente riconosciuti, autorizzati a rilasciare titoli di studio universitari aventi valore legale. Si fa presente infine che sul sito internet dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (www.agcm.it) sono stati pubblicati i provvedimenti in relazione ai quali è stato ravvisato nei comportamenti della Associazione F. Ranieri «una fattispecie di pubblicità ingannevole ai sensi degli articoli 1, 2 e 3, lettera a), c) del decreto legislativo n. 74 del 1994». Tra l'altro il predetto Ente utilizzava sul proprio sito internet (www.uniranieri.it) la denominazione di Università. A seguito di tale comportamento è stata comminata ad esso apposita sanzione amministrativa.
Il ritiro del decreto ministeriale 16 maggio 2006, n. 276, è stato disposto per gli ulteriori, necessari approfondimenti.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 18 gennaio 2005, il ministro dell'interno pro tempore ha decretato (n. 263/82635) l'istituzione del distaccamento permanente dei Vigili dei Fuoco di Corigliano Calabro (Cosenza), località Schiavonea, dipendente dal Comando provinciale VV.F di Cosenza;
l'area individuata, di comune accordo con i responsabili provinciali, regionali e nazionali del Corpo, è sede di struttura già da tempo costruita dal Consorzio di Sviluppo Industriale di Cosenza proprio per essere destinata ad ospitare mezzi, strumentazioni ed uomini dei Vigili del Fuoco;
la scelta dell'area, inoltre, è stata dettata anche dalla necessità di fornire un utile servizio di prevenzione, in termini di antincendio e di sicurezza, non solo alle attività di imprese che si svolgono nell'importante struttura portuale ma anche a quelle che più in generale, si svolgono nella Sibaride;
la presenza dei Vigili dei Fuoco nel Porto di Corigliano Calabro potrà garantire alla stessa importante infrastruttura, che per le sue caratteristiche tecniche è destinata ad occupare un posto di rilievo nei traffici commerciali e nella logistica soprattutto in visita della realizzazione e dell'implementazione dei corridoi marittimi europei, uno sviluppo concreto strettamente connesso a quello che registrerà il territorio -:
quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di dare esecuzione al decreto ministeriale n. 263/82635 del 18 gennaio 2005 e rendere così possibile il conseguimento dell'importante obiettivo.
(4-00362)
Risposta. - Sulla problematica oggetto dell'interrogazione in esame, si osserva, in via generale, che, nonostante il grande impegno profuso dal Corpo nazionale dei vigili del Fuoco, non sempre si riesce a corrispondere alle esigenze di un territorio ampio e difficile, quale quello calabrese.
Questo purtroppo accade però anche nel resto del Paese, frutto di una disattenzione alle problematiche dell'organico del Corpo perpetuata nelle ultime leggi finanziarie, dove non si è fatto fronte nemmeno al turn over del personale.
Pertanto indirizzo di questo Governo è di invertire questo trend negativo, con un forte investimento in sicurezza per i nostri concittadini.
Per quanto riguarda, in particolare, la situazione della zona di Cosenza, cui fa riferimento l'interrogante, sotto il profilo del suo adeguamento ai fini della sicurezza antincendio, si precisa che la stessa è stata oggetto di attenta valutazione nel quadro del potenziamento delle sedi operative del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Nell'ambito del progetto «Soccorso Italia in 20 minuti» è emersa la necessità di incrementare il Comando di Cosenza con l'istituzione di dieci distaccamenti volontari e tre permanenti.
Tra quest'ultimi è stato istituito il distaccamento permanente di Corigliano Calabro, la cui apertura è, tuttavia, subordinata all'emanazione di un provvedimento legislativo ad hoc che preveda aumenti di organico.
Ciò rientra tra gli interventi prioritari, tenuto conto delle particolari esigenze connesse allo sviluppo commerciale e industriale della zona interessata.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Rossano (Cosenza), nato nel lontano 1862, si è rilevato, nel tempo, di notevole importanza per l'attività processuale svolta ed ha garantito, nel contempo, all'intero territorio funzionalità ed efficacia;
nei giorni scorsi è rimbalzata alla cronaca la notizia di un possibile rischio di chiusura o accorpamento del tribunale di Rossano nell'ambito di un riordino degli uffici giudiziari italiani;
sembrerebbe, infatti, emergere la volontà dell'onorevole Ministro della giustizia di decretare la soppressione o l'accorpamento dei tribunali i cui organici risultino inferiori alle quattordici unità;
il tribunale di Rossano ha attualmente un organico di tredici magistrati, compreso il presidente ed un presidente di sezione, il che, nell'ambito del nuovo riordino, comporterebbe la sua soppressione o aggregazione con altre strutture giudiziarie: il tutto con grave nocumento per l'utenza dell'intero territorio;
la Calabria tutta è permeata da un alto indice di criminalità organizzata e dalla microcriminalità, per cui le soppressioni di organismi giudiziari appaiono decisamente inopportuni -:
se non ritenga indispensabile, nell'ambito del nuovo riassetto degli uffici giudiziari italiani, mantenere l'autonomia del tribunale di Rossano (Cosenza).
(4-00525)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che l'istituzione o la soppressione di uffici giudiziari, al di fuori dei casi tassativamente previsti (che riguardano le sezioni distaccate di Tribunale e gli Uffici del giudice di pace), non è disposta con atto amministrativo ma con atto avente forza di legge e, pertanto, può essere effettuata esclusivamente a seguito di una iniziativa legislativa.
Si rassicura l'interrogante che, allo stato, non soltanto non è in corso alcuna specifica iniziativa legislativa per la soppressione del Tribunale di Rossano, ma, più in generale, valutate approfonditamente le attuali necessità organizzative degli uffici giudiziari e le soluzioni che è possibile fornire ad esse, non sussiste l'intenzione di rivedere la «geografia giudiziaria» delle sedi di Tribunale.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro della solidarietà sociale, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri del 21 luglio 2006 ha dato via libera al decreto flussi-bis, che autorizza 350 mila nuovi ingressi di lavoratori extracomunitari. Il decreto dovrà, comunque, essere sottoposto ai pareri della Conferenza Unificata e delle Commissioni parlamentari, prima della firma definitiva e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;
il decreto flussi del Governo Berlusconi prevedeva 170 mila ingressi. Quindi il nuovo decreto ha triplicato il numero degli ingressi;
questo elevatissimo numero di persone in più (in tutto 500.000 circa) avrà un costo esorbitante per gli Enti Locali, ossia i Comuni, le Province e le Regioni, in quanto la gestione dei cittadini stranieri richiede l'investimento di ingenti risorse;
infatti se si accolgono lavoratori stranieri regolari devono essere trattati come i cittadini italiani, garantendogli tutti i servizi opportuni e necessari. La riapertura dei flussi al contrario non permetterà ai Comuni di avere dei servizi adeguati in relazione al numero degli abitanti;
gli aspetti più eclatanti saranno:
1) il carico eccessivo di utenza affluita ai servizi sociali;
2) la carenza di risorse per l'erogazione di buoni libro;
3) la carenza di risorse per l'erogazione di buoni scuola;
4) l'assoluta inadeguatezza dei fondi per il sostegno alla locazione;
5) la carenza di abitazioni;
6) l'insufficienza di aule per accogliere i nuovi scolari (chi pagherà le nuove scuole?);
7) l'insufficienza dei fondi, sempre per i comuni, per pagare le esenzioni ticket;
8) le voragini di bilancio che si apriranno nei comuni per offrire i servizi a domanda individuale ai nuclei (mense, trasporto alunni);
molti e molti altri sono i risvolti da gestire e di certo non si potrà parlare di programmazione per gli Enti Locali né di qualsivoglia patto di stabilità o controllo della spesa;
inoltre, c'è il problema del ricongiungimento familiare e quindi alle 500.000 regolarizzazioni vanno aggiunte quelle dei familiari dei regolarizzati (padre, madre, figli, suoceri) che chiederanno di avere il permesso di soggiorno. Il che comporta la creazione di famiglie che vivono con un reddito al di sotto del minimo vitale e di cui i Comuni dovranno farsi carico, poiché un solo componente del nucleo lavora -:
quali misure intendano adottare i Ministri in indirizzo per ovviare a tale situazione;
se i Ministri non ritengano opportuno istituire un capitolo sulla prossima finanziaria con uno stanziamento che verrà erogato ai comuni in relazione alla stabilizzazione/residenza dei lavoratori extracomunitari, in modo da non pesare sui Comuni e di conseguenza sui cittadini.
(4-00844)
Risposta. - In ordine ai quesiti posti nella interrogazione in esame, inerenti all'ampliamento delle quote di ingresso dei lavoratori extracomunitari da ammettere nel territorio italiano per l'anno 2006, ed al conseguente carico finanziario sugli enti locali, si fa presente quanto segue.
Il Consiglio dei ministri, in data 21 luglio 2006, ha deciso di avvalersi della possibilità, prevista dall'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo n. 286 del 1998, di ampliare le quote dei lavoratori extracomunitari, per l'anno 2006 (pari a 170.000), stabilite dal Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 febbraio 2006, adottato dal precedente Governo, allo scopo di soddisfare le circa 500.000 domande, regolarmente presentate agli uffici postali, dai datori di lavoro per l'assunzione di cittadini extracomunitari, a partire dal 14 marzo 2006, ossia dal momento iniziale di avvio della presentazione delle richieste di nulla osta al lavoro, nell'ambito dei flussi 2006.
Secondo quanto previsto dai nuovo decreto saranno accettate soltanto le domande presentate entro il 21 luglio 2006 ed, inoltre, nell'ambito del nuovo contingente verrà data, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, del testo unico sull'immigrazione, una preferenza ai lavoratori di origine italiana ed a quelli provenienti da Paesi con i quali l'Italia ha concluso o sta concludendo accordi in materia di immigrazione.
Il provvedimento in esame viene quindi adottato in applicazione della normativa attuale ed in nessun modo vengono modificate le procedure vigenti, introducendo forme di regolarizzazione o intervenendo con «sanatorie». Infatti, il cosiddetto «decreto flussi-bis» dovrà essere applicato con le medesime procedure previste per il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 febbraio 2006.
L'ingresso dei cittadini extracomunitari avviene soltanto a seguito delle verifiche sulle proposte di «contratto di soggiorno per lavoro subordinato» sottoposte dai datori di lavoro.
La presenza legale sul territorio e l'instaurazione di regolari rapporti di lavoro non potranno dunque che incidere positivamente sui processi di integrazione a livello locale oltre che sullo sviluppo del sistema economico-produttivo locale, con esclusione delle eventuali ricadute negative collegate in genere alle situazioni di illegalità.
La possibilità, inoltre, per i cittadini extracomunitari di richiedere il ricongiungimento familiare nei casi previsti dalla legge è condizionata alla dimostrazione di disporre di un alloggio idoneo in base al numero di familiari per i quali si richiede il ricongiungimento, così come di disporre di adeguati mezzi di sussistenza economico-finanziari.
In particolare, si fa presente che, sulla disciplina dei ricongiungimenti familiari e su quella relativa alla concessione della carta di soggiorno, il Governo ha approvato, il 28 luglio 2006, gli schemi di decreto con i quali sono state recepite sia la direttiva 2003/86/CE del 22 dicembre 2003, relativa al diritto di ricongiungimento familiare sia la direttiva 2003/109/CE del 25
novembre 2003, relativa allo status di cittadini di Paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo.
Tali decreti, attualmente all'esame delle competenti Commissioni parlamentari, predisposti in attuazione della delega, di cui alla legge 18 aprile 2005, n. 62 (legge comunitaria 2004) modificano talune disposizioni del testo unico, al fine di allineare le norme del nostro ordinamento con quanto statuito a livello comunitario.
Si fa presente, al riguardo, che è stato già avviato un rapporto costante con gli assessori regionali competenti, per individuare insieme priorità nel campo dell'integrazione e progetti specifici, anche di carattere sperimentale, da valutare.
Da ultimo, si pone in rilievo che la nuova legge finanziaria, attualmente in discussione in Parlamento, ha previsto l'istituzione di un Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati, a cui sono stati assegnati 150 milioni di euro per il triennio 2007-2009 da destinare alla realizzazione di un complesso di interventi che si propongono di contrastare i più marcati fenomeni di emarginazione e degrado sociale.
In particolare, possono essere ricondotti al Fondo in parola sia iniziative dirette a favorire l'accesso all'alloggio da parte dei migranti sia iniziative a favore delle seconde generazioni di stranieri, con particolare riguardo al contrasto del fenomeno dell'abbandono scolastico, nonché la realizzazione di politiche attive del lavoro, volte a favorire l'inserimento o il reinserimento lavorativo degli immigrati, con particolare riguardo alle donne, in quanto soggetti a maggiore rischio di espulsione dal mercato del lavoro.
Il Ministro della solidarietà sociale: Paolo Ferrero.
OLIVERIO, PERTOLDI, FOGLIARDI e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la prossima stagione vitivinicola nell'area di Cirò (KR), si annuncia particolarmente favorevole sul piano della qualità delle uve, stante la prevista diminuzione della produzione complessiva;
permangono diffuse preoccupazioni per la commercializzazione delle uve, soprattutto per la tendenza degli intermediari a praticare prezzi al di sotto delle medie che si registrano in altre aree per produzioni similari;
la bassa valutazione delle uve prodotte è, fra l'altro, riconducibile a forti quantitativi di mosto e di vino provenienti da altre aree e immessi nella lavorazione delle cantine del Ciròtano;
a garanzia della valorizzazione delle produzioni autoctone, ai fini della commercializzazione del prodotto D.O.C., si impone un severo controllo delle uve -:
quali provvedimenti intende adottare a difesa delle produzioni locali con particolare riferimento al controllo sulle produzioni D.O.C.;
se non ritenga opportuno evitare l'adozione di provvedimenti specifici rivolti alla tutela della produzione di particolari aree del paese, provvedimenti che in passato hanno discriminato la produzione vitivinicola calabrese.
(4-01073)
Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato nell'interrogazione in esame, preme, innanzitutto, assicurare che l'azione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è improntata a tutelare lo specifico settore dei vini di qualità non per singole aree ma in tutto il territorio nazionale.
Quanto ai controlli, si ricorda che l'Amministrazione già con decreto ministeriale del 29 maggio 2001 aveva posto in essere un sistema di controllo di filiera sulla produzione dei vini di qualità; sistema successivamente affidato, con decreto ministeriale del 31 luglio 2003, in via sperimentale, a 28 consorzi di tutela di vini a denominazione di origine.
Con decreto ministeriale del 4 agosto 2006 e con decorrenza dal 1o novembre 2006 le funzioni di vigilanza sull'attività di controllo svolte dai consorzi di tutela sono
state affidate temporaneamente all'Ispettorato centrale repressione frodi, in quanto, l'Ispettorato, attraverso gli Uffici periferici, può assicurare su tutto il territorio nazionale una capillare azione di prevenzione e repressione delle frodi, sia a livello di produzione che di commercializzazione.
Inoltre, con la legge finanziaria 2007, secondo quanto previsto dall'articolo 148, si attribuiscono all'Ispettorato centrale repressione frodi le funzioni statali di vigilanza sull'attività di controllo degli organismi pubblici e privati nell'ambito dei regimi di produzioni agroalimentari di qualità registrata.
L'ICRF assume conseguentemente la denominazione di «Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agro- alimentari».
Lo stesso decreto ministeriale del 4 agosto 2006, nel confermare gli incarichi già attribuiti ai consorzi di tutela e nelle more della riforma strutturale del sistema dei controlli, che punta alla terzietà attraverso la modifica della legge 164, ha previsto la possibilità che altri consorzi possano presentare istanza per l'attribuzione dell'incarico a svolgere l'attività di controllo, ai sensi dei decreti ministeriali 29 maggio 2001 e 21 marzo 2002.
Il Consorzio di tutela del vino Cirò DOC, cui fa capo già la tutela e la difesa degli interessi generali della denominazione stessa, qualora in possesso dei requisiti prescritti, potrà avanzare richiesta in tal senso.
Infine, quanto alla specifica attività dell'Ispettorato centrale repressione frodi, si fa presente che per la campagna vitivinicola 2006-2007 è previsto un elevato livello di attenzione per l'intero settore produttivo, attraverso controlli lungo l'intera filiera.
In particolare, i controlli effettuati presso gli operatori vinicoli sono volti a verificare la provenienza delle uve e dei mosti destinati alla produzione dei vini D.O.C. locali, le pratiche ed i trattamenti enologici negli stabilimenti produttivi, la qualità merceologica dei vini finiti.
Particolare attenzione, inoltre, è posta nel sorvegliare le operazioni di trasporto dei prodotti vitivinicoli sfusi, in quanto, gli stessi potrebbero essere particolarmente esposti a manipolazioni fraudolente.
A tal fine, attraverso una azione coordinata a livello locale con la Polizia stradale, sono stati predisposti controlli su strada.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
PATARINO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro per i diritti e le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Alenia ha diffuso un avviso per il reclutamento di personale laureato o diplomato ad alta qualificazione per la sua società Selex Composite, con sede a Grottaglie e finalizzata alla produzione di strutture aeronautiche in fibra di carbonio (per i cui meritori insediamenti sono stati assunti dalle Pubbliche Istituzioni consistenti e puntuali impegni), singolarmente prevedendo come titolo preferenziale la residenza entro un raggio di 30 chilometri dalla sede;
in tempi di globalizzazione economica e civile e di estrema rapidità dei trasporti, tale previsione appare, secondo l'interrogante, gratuitamente discriminatoria a carico di cittadini che distino anche un solo chilometro in più rispetto ai 30 di cui sopra, ed ai quali si potrebbe semmai richiedere un impegno di residenza successivo all'assunzione -:
quali iniziative intendano assumere al fine di ottenere da un'azienda di tale rilevanza la rimozione della suddetta palese, discriminazione che a giudizio dell'interrogante è ingiustificata e forse anche illegittima, che potrebbe danneggiare anche l'azienda stessa riducendone o comunque condizionandone negativamente gli ambiti di selezione del personale, anche in considerazione dell'alta qualificazione richiesta.
(4-00631)
Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Taranto è emerso quanto segue.
La società Alenia Aeronautica S.p.A. ha rilevato lo stabilimento ATITECH di Grottaglie e lo sta ampliando con la costruzione di nuovi capannoni, necessari per la produzione di due sezioni fusoliera del nuovo aereo Boeing 878.
A tale fine la Alenia Aeronautica ha costituito, nell'ottobre 2005, una società denominata Selex Composite S.p.A., con sede legale in Grottaglie (Taranto), strada Provinciale Grottaglie - Monteiasi n. 83, lo stesso indirizzo dello stabilimento ATITECH.
Per la ricerca del personale qualificato diplomato e laureato da destinare allo stabilimento in costruzione di Grottaglie, costituito da 15 ingegneri con laurea quinquennale, 10 ingegneri con laurea triennale e 70 operatori tecnici diplomati, la Selex Composite S.p.A. si è rivolta alla filiale italiana della società internazionale S.H.L.-M.T.A. S.r.l. avente sede legale in Roma.
La diffusione della ricerca è avvenuta a mezzo stampa su giornali a tiratura nazionale, locale oltre alla pubblicazione sul sito internet www.Monster.it ed alla affissione presso i Centri territoriale per l'impiego.
Il personale ricercato per la assunzione doveva possedere i requisiti ed i titoli preferenziali di seguito indicati.
Ingegneri (n. 15 con laurea quinquennale _ n. 10 con laurea triennale).
Requisiti richiesti:
Laurea in ingegneria vecchio ordinamento e nuovo ordinamento, con votazione minima 100/110; 90/100;
Età massima 28 anni per laurea quinquennale e 24 anni per laurea triennale;
Residenza, da almeno un anno, nella regione Puglia;
Disponibilità alla mobilità territoriale ed internazionale;
Buona conoscenza della lingua inglese.
Titoli preferenziali:
Laurea con votazione uguale o superiore a 105/110 o a 95/100;
Residenza entro un raggio di 45 km dalla sede di Selex Composite.
Operatori Tecnici Diplomati.
Requisiti richiesti:
Diploma di Perito Tecnico Industriale o Maturità Scientifica;
Età massima 24 anni;
Residenza, da almeno un anno, nella regione Puglia.
Titoli preferenziali:
Diploma con votazione uguale o superiore a 90/100;
Residenza entro un raggio di 30 km dalla sede di Selex Composite;
Conoscenza della lingua inglese.
Specificatamente alla questione della residenza in un raggio limitato di chilometri dei partecipanti, evidenziata nella interrogazione, la società Selex, appositamente interpellata, ha riferito che si tratta di un titolo preferenziale e non esclusivo, dovuto alla circostanza che la produzione avverrà su tre turni di lavoro giornalieri.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Rosa Rinaldi.
PEDRINI, ASTORE, BELISARIO, LICASTRO SCARDINO, CAMPA, RAITI e D'AGRÒ. - Al Ministro della salute, al Ministro della solidarietà sociale, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è invalso l'uso da parte di molte farmacie, come detto in una nota pubblicata dall'Agenzia giornalistica AgenParl,
di fornirsi dei farmaci a mano a mano che vengono presentate le prescrizioni mediche;
troppo spesso i clienti sono costretti a ritornare per prelevare i medicamenti richiesti;
alcuni grandi Comuni, come ad esempio il Comune di Venezia ed anche altri di minori dimensioni, hanno istituito servizi per prelevare e distribuire i farmaci prescritti, specie, agli anziani ed ai disabili;
sussiste una situazione di disagio dei cittadini per i quali non è possibile usufruire dell'accennato servizio, il quale dovrebbe essere reso obbligatorio e celere, soprattutto nei casi in cui la richiesta riguarda farmaci salvavita e malati cronici -:
se il Governo intenda prendere atto della lamentata situazione e adottare iniziative volte a prevedere in forma generalizzata in tutto il Paese un servizio di recapito dei medicamenti, allorché le farmacie non ne abbiano in immediata disponibilità.
(4-00624)
Risposta. - Si risponde all'atto parlamentare sulla base delle esclusive competenze del Ministero della salute.
Al riguardo si precisa che non risulta diffusa, tra le farmacie, la prassi di rifornirsi dei farmaci a mano a mano che vengano presentate le prescrizioni mediche; peraltro, ad oggi, non risultano pervenute lagnanze da parte dei cittadini.
Sotto il profilo normativo, il regio decreto 30 settembre 1938, n. 1706, recante «Approvazione del regolamento per il servizio farmaceutico», dispone, all'articolo 38, che i farmacisti ai quali vengano richieste specialità medicinali nazionali, di cui sono sprovvisti, sono tenuti a procurarle nel più breve tempo possibile.
Questa Amministrazione ha invitato formalmente l'Ordine dei farmacisti (FOFI) e le Associazioni maggiormente rappresentative di categoria (Federfarma e Assofarm) a richiamare l'attenzione dei propri iscritti sulle corrette modalità di fornitura di farmaci, allo scopo di ridurre al massimo i disagi per gli utenti.
Federfarma ha precisato che, da informazioni acquisite, risulta che da parte delle farmacie vengano adottate tutte le modalità tecniche idonee per l'approvvigionamento dei medicinali: il disagio lamentato potrebbe, in alcuni casi, essere spiegato con il fatto che, allo scopo di evitare alle regioni eccessivi impegni finanziari, alcune categorie di medicinali, individuati da appositi accordi vigenti a livello regionale (solitamente tra quelli ad elevato costo e destinati alla cura di patologie generalmente croniche), vengono acquistati direttamente dalle Aziende sanitarie locali e detenute dai distributori intermedi.
I medicinali vengono richiesti al grossista solo nel momento in cui viene presentata la relativa prescrizione a vantaggio dell'assistito.
Poiché è certamente condivisibile l'iniziativa di alcuni Comuni, mirata alla distribuzione dei farmaci al domicilio di quei cittadini che si trovano in condizioni di difficoltà (per età, handicap o particolari patologie), il Ministero della salute intende sottoporre la questione all'attenzione della struttura tecnica interregionale per la disciplina dei rapporti con il personale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 4, comma 9, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, affinché vengano adottate le opportune iniziative in sede di rinnovo della relativa convenzione, che individua le farmacie come presidi sanitari territoriali.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.
PELINO. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
una delle stazioni ferroviarie più belle e antiche d'Italia, quella della città di Pescara, versa in uno stato di abbandono difficilmente immaginabile per chi non l'abbia potuto verificare di persona;
la stampa locale ne ha più volte evidenziato il degrado che, purtroppo, è a
tutto danno non solo dei viaggiatori, ma dell'intera cittadinanza che per questo viene ad essere anche penalizzata dal punto di vista turistico ed economico: ad esempio, infatti, recentemente è stata abolita la possibilità del collegamento diretto tra Pescara e Monaco di Baviera (e viceversa) demandando tale collegamento alla stazione di Ancona;
le motivazioni addotte a giustificazione di tale abolizione (e cioè la mancata abilitazione dello scalo merci di Pescara Portauova allo scarico delle eventuali vetture a seguito dei viaggiatori) sottolineano ancora una volta la carenza dell'adeguamento delle strutture, lavori che si sarebbero dovuti svolgere già da tempo anche per la stazione di Pescara e, comunque, non legittimano la decisione di privare la città abruzzese del tradizionale collegamento ferroviario diretto con la città di Monaco di Baviera;
sia associazioni cittadine che la Confcommercio di Pescara hanno inteso lanciare nei giorni scorsi, a mezzo stampa, un appello teso a sensibilizzare le Istituzioni sia regionali che nazionali al fine di riparare a tale incresciosa situazione che va a totale danno economico dell'intera Regione Abruzzo -:
se non si ritenga di dover intervenire in merito adottando urgenti misure per dare soluzione alla grave problematica su esposta, al fine di salvaguardare e sostenere l'economia e il turismo della regione Abruzzo, da sempre valorizzata anche grazie all'importante patrimonio della città di Pescara, il cui scalo ferroviario riveste un'importanza nazionale.
(4-00230)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame e per quanto di competenza del ministero delle infrastrutture, Ferrovie dello Stato Spa fa conoscere che per la stazione di Pescara Centrale, compresa nei 103 impianti affidati alla gestione della società del Gruppo FS Centostazioni, sono previsti interventi di riqualificazione complessiva per un investimento di circa 5 milioni di euro, sulla base di un ampio progetto di recupero e valorizzazione dell'importante complesso ferroviario.
Il progetto prevede, oltre ad un generale adeguamento impiantistico, la ristrutturazione completa dell'atrio con la realizzazione di nuovi impianti di illuminazione e climatizzazione finalizzata alla creazione di una nuova «piazza interna», con un'ampia offerta commerciale e l'opportunità di ospitare eventi e manifestazioni di tipo culturale.
È previsto anche il completo rifacimento delle aree lato nord e lato sud del piano terra comprendente, tra l'altro, la creazione di un'area dedicata alle autostazioni delle linee urbane ed extraurbane, con sala di attesa, biglietterie, servizi e fermate degli autobus. Il tutto nella prospettiva di una potenziale riqualificazione dell'intera piazza antistante, ed in linea con le indicazioni progettuali scaturite dal concorso indetto «ad hoc» dall'Amministrazione comunale.
È in corso l'affidamento all'Assessorato alle politiche sociali del Comune di Pescara di un locale sito nell'area di stazione per l'accoglienza diurna delle persone senza fissa dimora.
Il progetto relativo alla stazione di Pescara, fa conoscere Ferrovie dello Stato, è in attesa di approvazione da parte dell'Amministrazione comunale sin dall'aprile del 2005.
Il ministero dei trasporti, per quanto di competenza, fa presente che gli aspetti riguardanti le scelte gestionali ed organizzative dell'impresa ferroviaria non appaiono suscettibili di diretto controllo dello stesso alla luce di principi di autonomia recati dalle norme vigenti. In particolare si richiama l'articolo 2 comma 1 del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188 che espressamente sancisce il principio di autonomia gestionale amministrativa e contabile delle imprese ferroviarie.
Nel caso specifico, il collegamento Monaco-Ancona rientra tra i servizi svolti in autonomia commerciale da Trenitalia Spa, non essendo prevista tale attività nel contratto di servizio vigente stipulato tra il ministero dei trasporti e la società ferroviaria.
Per quanto riguarda i collegamenti con la Germania, Ferrovie dello Stato informa che è attualmente in vigore il collegamento 13388/13389 Monaco-Ancona, e viceversa, con auto/moto al seguito. Si precisa che il collegamento è effettuato dalla società tedesca DB Autozug con proprio materiale rotabile ed è classificato come «treno charter». Il servizio erogato da Ferrovie dello Stato si limita - sul territorio italiano - all'attività di trazione e produzione (locomotore, personale di bordo, personale di macchina e traccia oraria) ed è regolato da apposito contratto, secondo la normativa vigente tra le reti ferroviarie in ambito internazionale. Su tali treni non sono ammessi viaggiatori in possesso di titoli di viaggio rilasciati da Trenitalia.
Negli anni scorsi il servizio era effettuato in compartecipazione tra Ferrovie dello Stato e Ferrovie tedesche (EXP Notte periodico estivo 1288/1289 Monaco-Pescara) ed era composto di due sezioni, una diretta a Rimini ed una a Pescara. Tuttavia, a seguito della progressiva flessione delle frequentazioni registrate nel corso degli ultimi anni (fino a meno 37 per cento sulla tratta nazionale Brennero-Pescara, e fino a meno 28 per cento sulla tratta Pescara-Brennero), nella riunione FTE (riunione tra reti ferroviarie europee per la programmazione del traffico ordinario e straordinario) tenutasi a Lubiana nel 2005, è stata decisa la sospensione di tale collegamento.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
PELINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sul quotidiano il Sole 24 Ore, dello scorso 18 settembre, si apprende che, nonostante le rassicurazioni fornite dal Ministro della giustizia, il tribunale di Sulmona rischia la soppressione, unitamente a numerosi altri sparsi in tutta Italia;
perplessità e preoccupazione, sulla presunta soppressione, sono state espresse dal presidente dell'ordine degli avvocati con un articolo apparso su un quotidiano locale dove ha dichiarato, riferendosi alla soppressione del tribunale, che la «situazione appare complicata e i segnali della chiusura ci sono e ben precisi»;
il circondario del tribunale di Sulmona comprende un'area, omogenea per peculiarità geografiche e morfologiche, che si estende in una zona interamente montana ubicata in gran parte oltre i mille metri di altitudine e all'interno di quest'area Sulmona occupa una posizione di assoluta centralità, anche dal punto di vista dei collegamenti stradali e ferroviari con gli altri 36 comuni del circondario che fanno capo al tribunale;
per la città di Sulmona la soppressione o il ridimensionamento del tribunale sarebbe un danno gravissimo perché, come è noto, i tribunali rappresentano con la loro funzionalità imprescindibili presidi territoriali per il compimento della giustizia, e la stessa Carta costituzionale conferisce la massima valenza al diritto di azione giudiziaria, inibendone qualsiasi limitazione;
i tribunali sono abilitati con la loro intrinseca funzione a rendere l'autorità giudiziaria più vicina alle esigenze ed alle aspettative dei cittadini e questo rappresenta per lo Stato un obiettivo primario da raggiungere;
è necessario pertanto valorizzare maggiormente i piccoli tribunali e quindi salvaguardare il tribunale di Sulmona non solo attraverso il suo mantenimento, ma anche mediante l'attuazione di un consistente potenziamento, sia di organico che di ulteriori competenze territoriali;
questa richiesta è supportata dal fatto che nell'ambito del circondario del tribunale di Sulmona non solo, come già accennato, gravitano ben 36 comuni, ma che questi comprendono zone ad alta vocazione turistica con notevole incremento della popolazione sia nel periodo estivo che in quello invernale sussistendo il parco nazionale d'Abruzzo, il parco della Maiella ed il parco regionale del Velino-Sirente e che quindi le problematiche
giuridiche connesse alla tutela dell'ambiente comportano ovvie ripercussioni in ambito giudiziario, come chiaramente dimostrano i numerosi procedimenti civili e penali pendenti;
che la città di Sulmona è sede della più importante casa di reclusione dell'Abruzzo-Molise e che, come tale, non può prescindere dall'esistenza in loco di una funzionale sede di tribunale;
che lo spinoso argomento della revisione delle circoscrizioni giudiziarie non può spingersi a sostenere l'idea che un tribunale che abbia in pianta organica meno di 14 magistrati non debba ritenersi efficiente;
a tutto quanto su indicato non è poi da sottovalutare il gravissimo disagio che, allorché la paventata decisione ministeriale si attuasse, verrebbe a crearsi per i cittadini tutti, utenti, avvocati, consulenti, testimoni e ufficiali di polizia costretti a percorrere, anche quotidianamente, centinaia di chilometri su strade di montagna, spesso prive di illuminazione, mal ridotte e quindi pericolose soprattutto nei mesi invernali;
secondo l'interrogante tale ipotesi determinerebbe non solo un importante discapito per l'amministrazione giudiziaria, ma come ampiamente esposto, un grave danno per un numero altissimo di cittadini e per l'immagine stessa dello Stato che risulterebbe incurante delle loro esigenze -:
quali siano, al momento, le decisioni assunte dal Ministro della giustizia sulla eventuale soppressione o ridimensionamento del tribunale di Sulmona;
qualora le notizie sulla presunta chiusura del tribunale di Sulmona, rispondessero al vero, se non intenda riesaminare la decisione;
se non sia necessario, al contrario, potenziare il tribunale di Sulmona, come già del resto era in fieri proprio perché costituisce oggettivamente un punto di riferimento di grande importanza per tutto il territorio regionale.
(4-01067)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che l'istituzione o la soppressione di uffici giudiziari, al di fuori dei casi tassativamente previsti (che riguardano le sezioni distaccate di Tribunale e gli Uffici del Giudice di pace), non è disposta con atto amministrativo ma con atto avente forza di legge e, pertanto, può essere effettuata esclusivamente a seguito di una iniziativa legislativa.
Si rassicura l'onorevole interrogante che, allo stato, non soltanto non è in corso alcuna specifica iniziativa legislativa per la soppressione del Tribunale di Sulmona, ma, più in generale, valutate approfonditamente le attuali necessità organizzative degli uffici giudiziari e le soluzioni che è possibile fornire ad esse, non sussiste l'intenzione di rivedere la «geografia giudiziaria» delle sedi di Tribunale.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
PEZZELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 21 maggio 2006 un efferato omicidio di camorra si è consumato nell'ospedale Apicella di Pollena Trocchia, nel Napoletano. Vittima dell'agguato un autista delle ambulanze, Palmiro Capasso, di 50 anni, con alle spalle molti precedenti penali e ritenuto dagli inquirenti un affiliato al clan dei Terracciano;
l'uomo è stato ucciso davanti ai colleghi nell'ufficio del 118, dentro l'ospedale, da un killer solitario sbucato da un'entrata secondaria priva di sorveglianza. Appena cinque giorni prima, un altro episodio di sangue si era registrato nello stesso ospedale napoletano: uno sconosciuto aveva sparato un colpo di pistola contro il parcheggiatore abusivo dell'ospedale;
i due episodi criminosi rappresentano un segnale preoccupante circa le fibrillazioni emergenti in seno alla criminalità organizzata che opera in quest'area del Napoletano e paventano nuovi allarmanti scenari di guerra e di sangue;
ancora più allarmante sembra essere la mancanza di sicurezza all'interno dell'ospedale Apicella, considerato ormai un vero e proprio nosocomio di frontiera dell'area vesuviana. Giorno dopo giorno, cresce, infatti, la paura e l'insofferenza dei cittadini;
due sparatorie in meno di una settimana giustificano così anche la protesta dei dipendenti e dei malati ricoverati nell'ospedale che, nelle ore immediatamente successive all'omicidio di camorra, si sono appellati a tutte le Autorità preposte per far ascoltare il loro grido di allarme
l'omicidio di Capasso e il ferimento del posteggiatore sono episodi che, purtroppo, si aggiungono alle molteplici aggressioni subite dai medici all'interno dell'Apicella;
occorre, quindi, che il personale sia messo nelle condizioni di poter lavorare in tranquillità ed in sicurezza, così come i degenti che hanno diritto ad un ambiente sereno -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere per fermare la nuova escalation di violenza nell'area vesuviana;
quali iniziative di ordine pubblico si intendano adottare per tutelare l'incolumità di operatori e pazienti dell'ospedale Apicella e la generale sicurezza della struttura sanitaria pubblica.
(4-00120)
Risposta. - L'ospedale Apicella di Pollena Trocchia (Napoli), è stato interessato da due episodi delittuosi citati dall'interrogante.
Il 16 maggio 2006, un pregiudicato è stato sottoposto a cure, presso quella struttura, poiché ferito al piede sinistro da un colpo d'arma da fuoco, esploso all'interno del parcheggio del medesimo nosocomio, dove operava come parcheggiatore abusivo.
Nella circostanza, lo stesso ha riferito che, poco prima del ferimento, aveva avuto un diverbio con tre giovani che lo accusavano del furto di un'autoradio. In seguito un individuo, a bordo di una moto, con il volto celato, aveva sparato nella sua direzione.
Nella serata del successivo 20 maggio, alle ore 23,30 circa, presso il predetto nosocomio, un operatore del 118, mentre si intratteneva in un locale a disposizione del personale in servizio di pronto soccorso, veniva ferito al torace e all'addome da alcuni colpi d'arma da fuoco esplosi da un uomo penetrato nella stanza, con viso coperto dal casco integrale. Immediatamente sottoposto ad intervento chirurgico, il ferito decedeva alle ore 2,30.
La vittima, pregiudicato per associazione a delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, porto abusivo di armi, rapina, lesioni personali, ricettazione e altro, è risultato coinvolto anche in attività illecite riguardanti il traffico di sostanze stupefacenti.
Le indagini, tuttora in corso ad opera della Squadra Mobile della Questura di Napoli e del Commissariato di San Giorgio a Cremano (Napoli), pur non avendo evidenziato, allo stato attuale, elementi di collegamento tra i citati episodi delittuosi, hanno consentito di ricondurre l'omicidio a contesti di criminalità organizzata, dato il legame della vittima con un sodalizio criminale operante nel territorio vesuviano.
Per ciò che concerne gli aspetti relativi alla sicurezza dell'ospedale Apicella, si rappresenta che al suo interno è presente un posto di polizia, alle dipendenze del Commissariato di San Giorgio a Cremano, presidiato da personale della Polizia di Stato nella fascia oraria 8,00-20,00; gli accessi al pronto soccorso ed al centro unico prenotazioni sono sorvegliati da dipendenti di un istituto di vigilanza privata.
La struttura ospedaliera è oggetto di vigilanza mobile a cura sia dell'Arma dei Carabinieri competente per territorio che della locale Questura che, alla luce degli accadimenti descritti, ha impresso nuovo impulso all'attività di prevenzione, intensificando i servizi di controllo del territorio nell'area indicata.
Degli episodi si è anche interessato il Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica nella riunione del 28 giugno scorso.
In tale sede il Prefetto coordinatore della Commissione Straordinaria che amministra l'Azienda Sanitaria Locale Na-4, i cui organi di gestione sono stati sciolti per infiltrazioni camorristiche, si è impegnato a finanziare un progetto per l'attivazione, all'interno del citato nosocomio, di un sistema di videosorveglianza, collegato a monitor installati presso la Questura di Napoli.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PICANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Baxter situata in provincia di Rieti sta attraversando un periodo di crisi e che le criticità sono state determinate da una decisione del Ministero della sanità sulla base dei rilievi comunicati dall'ufficio V dell'AIFA (Agenzia Italiana Farmaco) in data 30 novembre 2005 che fanno riferimento al decreto-legge n. 191 del 2005 di recepimento della direttiva 2002/98 ed in particolare agli articoli n. 2 - campo di applicazione (raccolta e controllo del sangue umano e dei suoi componenti, a qualunque uso siano destinati);
n. 27 - produzione dei medicinali derivati dal sangue o dal plasma (raccolta e controllo del sangue e del plasma umani da utilizzare per la produzione dei medicinali);
dai quali il Ministero stesso ha fatto discendere l'equiparazione del plasma ad uso industriale a quello ad uso trasfusionale e la necessità di prevedere test di controllo comparabili su due tipi di plasma senza tenere conto della diversa destinazione d'uso e tipologia di lavorazione;
la Baxter in un incontro ufficiale con l'AIFA e ISS ha affermato che:
a) la normativa vigente (decreto 3 marzo 2005) prevedrebbe che i centri trasfusionali eseguano il test della PRC (Reazione di Polimerizzazione a Catena) per HCV e che ogni singola donazione risulti negativa al test, mentre non si esprime riguardo ai requisiti industriali per i quali invece valgono ancora il decreto delle import/export di settembre 2000 e quanto approvato a livello di Plasma Master File locale o europeo, ai quali Baxter si è sempre scrupolosamente attenuta per il conseguimento delle relative autorizzazioni;
b) che il concetto di equivalenza deve essere applicato al prodotto finale, ossia il sangue intero/plasma nel caso della trasfusione e il prodotto farmaceutico per quanto riguarda i farmaci emoderivati, ciò in quanto il plasma destinato alla produzione di emoderivati viene sottoposto a processi di inattivazione e rimozione virale durante tutto il processo produttivo;
allo stato attuale l'AIFA sta approvando soltanto le importazioni di plasma del tipo recovered ma non quelle del tipo source (l'80 per cento circa del plasma lavorato a Rieti) poiché per quanto riguarda quest'ultimo sono state avanzate dall'AIFA stessa ulteriori richieste di certificazioni con particolare riferimento alla sierodiagnosi della lue;
a tutt'oggi lo stabilimento ha terminato le scorte ed ha chiesto di avviare un periodo di C.i.g. (Cassa integrazione guadagni) per 60 dipendenti ad effetto prolungato se in qualche modo la situazione non si modifichi;
la Baxter è una delle poche aziende del settore chimico che ha sempre dato grosse garanzie occupazionali, soprattutto in un territorio come quello del reatino, dove il settore industriale sta andando in decadimento e considerando anche la forte volontà dell'azienda stessa di voler ancora investire in questo sito ritenendolo di grande importanza per il centro d'Italia -:
quali iniziative il Ministro ha intrapreso per venire incontro alle richieste della Baxter, scongiurando una crisi aziendale che creerebbe molta disoccupazione in un territorio già disastrato industrialmente.
(4-00457)
Risposta. - Va precisato preliminarmente che, secondo informazioni trasmesse dalla prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Rieti, presso la Società Baxter Manufactoring s.p.a., operante a Cittaducale (Rieti), lavorano 106 dipendenti, dei quali n. 85 hanno fruito della cassa integrazione solo nel periodo 2 gennaio-12 febbraio 2006. Attualmente l'azienda registra la piena ripresa dei ritmi produttivi.
Relativamente agli aspetti ulteriori segnalati nell'atto parlamentare, si rappresenta che la qualità e la sicurezza dei medicinali emoderivati, come ribadito dalle linee-guida della Commissione europea (Norme di buona fabbricazione - medicinali per uso umano e medicinali veterinari) e dalla, raccomandazione del Consiglio d'Europa (Recommendation of Council of Europe N. R(95) 15 ed. 12th: Preparation, Use, Quality Assurance of blood Components) è direttamente influenzata, oltre che dai processi di fabbricazione, dalle caratteristiche del sangue o del plasma e dai controlli eseguiti.
La rigorosa selezione dei donatori e una serie di test di controlli da eseguire di volta in volta sullo stato fisico del donatore e sulle singole donazioni di sangue o plasma sono alla base del sistema di qualità della raccolta del sangue e del plasma, al fine di limitare al massimo la contaminazione del materiale di partenza e la trasmissione dei virus tramite la somministrazione dei medicinali. L'efficienza di tale sistema di qualità rende necessario l'aggiornamento costante delle tecnologie utilizzate.
In Italia, il plasma e il sangue raccolto sul territorio nazionale è sottoposto a una serie di controlli di base (indicati dalla Direttiva 2002/98/CE) e di controlli aggiuntivi, in linea con la normativa europea, che ne garantiscono la sicurezza, secondo le disposizioni del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191 e del decreto ministeriale 3 marzo 2005.
I test aggiuntivi previsti dalla normativa nazionale concernono il controllo dell'epatite C (agente patogeno trasmissibile negli emoderivati), eseguito mediante tecnologia di ultima generazione ad elevata sensibilità (test NAT per HCV RNA) su singola donazione o mini pool di ridottissime dimensioni (16-24 donazioni), e il test per la sifilide, considerato indicatore di comportamento a rischio.
La Società Baxter non esegue tali test o li esegue con modalità che non garantiscono lo stesso standard qualitativo della vigente normativa italiana; il test per la sifilide è eseguito solo sul plasma del tipo Recovered e non sul plasma del tipo Source e i minipool per l'epatite C per il controllo di entrambi i tipi di plasma possono essere costituiti anche da 512 donazioni.
Va sottolineato che l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 191/2005, di recepimento della Direttiva 2002/98/CE, ha posto il problema dell'applicazione degli standard di qualità, previsti per il plasma italiano (uguali sia per l'uso trasfusionale che per la produzione di farmaci), anche per il plasma proveniente dall'estero e destinato alla produzione di medicinale.
Allo scopo di una valutazione complessiva e approfondita dei profili sanitari, relativi al plasma proveniente dall'estero, in data 14 marzo 2006 è stato istituito un gruppo di lavoro, del quale fanno parte rappresentanti delle competenti Direzioni generali del Ministero della salute, dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), dell'Istituto superiore di sanità (ISS), delle associazioni dei donatori volontari di sangue e di un esperto che ha partecipato in sede europea alla elaborazione della Direttiva già citata. L'obbiettivo principale del gruppo di lavoro è la definizione di parametri di qualità e sicurezza che consentano di equiparare il plasma estero a quello italiano. Il documento finale è attualmente in fase di definizione conclusiva.
L'AIFA ha pertanto richiesto all'Istituto superiore di sanità, massimo organo scientifico italiano in materia di emoderivati e sede del Centro nazionale sangue istituito dalla legge 21 ottobre 2005, n. 219, il parere inerente la sicurezza del plasma di origine estera attualmente importato in Italia, in funzione delle nuove disposizioni normative. A seguito del parere favorevole del 21 febbraio 2006 (inerente il test per la sifilide che ha consentito anche lo sblocco del plasma Source), l'AIFA ha autorizzato
l'importazione di tutto il plasma estero destinato allo stabilimento Baxter. L'Istituto superiore di sanità ha infatti indicato «l'opportunità di stabilire un periodo di transizione in cui si mantenga lo status quo per il plasma destinato al frazionamento [...]», in attesa delle linee guida di prossima adozione.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.
PORETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le Ferrovie dello Stato S.p.A., ha attuato una massiccia campagna pubblicitaria sui maggiori organi di informazione della quale l'utente non riceve alcun beneficio in termini di informazione e di ulteriori prestazioni;
le Ferrovie dello Stato S.p.A. sono una società a capitale interamente pubblico, posseduto dal ministero dell'economia e finanze;
le spese pubblicitarie sono quindi, indirettamente, a carico del cittadino contribuente -:
se il Governo sia a conoscenza dei costi di questa campagna pubblicitaria e la distribuzione percentuale per settori mediatici e per società;
se non ritengano di dover esercitare le prerogative di azionista e di controllore dell'ente al fine di evitare questo sperpero di denaro del contribuente.
(4-00266)
PORETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ha suscitato scalpore la notizia che il presidente delle Ferrovie dello Stato, Elio Catania, è stato congedato con una liquidazione di 10 milioni di euro;
l'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) ha più volte denunciato lo stato disastroso delle nostre ferrovie;
in questi giorni si discute della nomina dei nuovi vertici del sistema ferroviario italiano -:
se intenda modificare il sistema delle nomine che a giudizio dell'interrogante attengono più a logiche lottizzatorie, dove è premiata l'appartenenza più che competenza, in particolare se intenda fissare gli emolumenti dei dirigenti (a parte una quota base) al raggiungimento degli obiettivi prefissati da programma deliberato.
(4-00935)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione n. 4-00935, si fa presente che, a seguito delle dimissioni dell'ingegner Elio Catania e dell'avvocato Roberto Ulissi, in data 8 settembre 2006, l'Assemblea degli azionisti della citata società, ha provveduto ad integrare il Consiglio di amministrazione con la nomina del professor Innocenzo Cipolletta, al quale è stato conferito l'incarico di Presidente, e dell'ingegner Mauro Moretti.
Successivamente, lo stesso Consiglio di Amministrazione ha nominato l'ingegner Mauro Moretti Amministratore delegato.
Per quanto riguarda l'indennità di liquidazione riconosciuta all'ingegner Catania, si precisa che la stessa è relativa sia al rapporto di amministrazione che a quello di lavoro subordinato; non è possibile fornire ulteriori dettagli in quanto una clausola di riservatezza contenuta nel contratto di lavoro, stipulato in sede di assunzione dell'incarico, ne impedisce la diffusione.
Con riferimento, poi ai requisiti che debbono possedere gli amministratori, l'articolo 2387, comma 1, del codice civile stabilisce che «lo statuto può subordinare l'assunzione della carica di amministratore al possesso di speciali requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza, anche con riferimento ai requisiti al riguardo previsti da codici di comportamento redatti da associazioni di categoria o da società di gestione di mercati regolamentari».
In linea con tale disposizione, lo Statuto di ferrovie dello Stato S.p.a., prevede che gli amministratori debbano essere scelti secondo criteri di professionalità e competenza tra persone che abbiano maturato un'esperienza complessiva di almeno un triennio attraverso l'esercizio di: attività di amministrazione o di controllo ovvero compiti direttivi presso imprese, ovvero, attività professionali o di insegnamento universitario in materie giuridiche, economiche, finanziarie o tecnico-scientifiche, attinenti o comunque funzionali all'attività di impresa, ovvero, funzioni amministrative o dirigenziali, presso enti pubblici o pubbliche amministrazioni, operanti in settori attinenti a quello di attività dell'impresa, ovvero presso enti o pubbliche amministrazioni che non hanno attinenza con i predetti settori purché le funzioni comportino la gestione di risorse economico-finanziarie.
Per quanto concerne la determinazione degli emolumenti da corrispondere ai vertici delle società partecipate da questo Ministero, si fa presente che, in aggiunta alla remunerazione fissa, è sempre prevista la corresponsione di una remunerazione variabile - distinta in variabile annuale e di lungo periodo (generalmente un long term inventive plan triennale) - la cui consistenza varia a seconda delle specificità aziendali e che si attesta per la maggior parte delle società nel 50 per cento della parte fissa.
La quota variabile è collegata al raggiungimento di obiettivi economico-finanziari o di qualità del servizio, ricavati dagli strumenti di pianificazione strategica ed operativa dell'azienda.
In data 25 settembre 2006, le assemblee degli azionisti di Trenitalia S.p.a. e RFI - Rete ferroviaria italiana S.p.a., hanno provveduto a nominare i nuovi Consigli di amministrazione delle società, che risultano così composti: Trenitalià S.p.a.: dottor Luigi Lenci (presidente), ingegner Vincenzo Soprano, dottor Francesco Forlenza. Successivamente, il Consiglio di amministrazione della società ha nominato l'ingegner Vincenzo Soprano Amministratore delegato; RFI - Rete Ferroviaria Italiana S.p.a.: professor Rainer Masera (Presidente), ingegner Michele Mario Elia, dottor Vittorio De Silvio, professor Dario Lo Bosco, dottor Nicola Mandarino. Successivamente, il Consiglio di amministrazione della società ha nominato l'ingegner Michele Mario Elia Amministratore delegato.
Per quanto concerne, infine, l'interrogazione n. 4-00266, sentita la società Ferrovie dello Stato S.p.a., si fa presente che la campagna di comunicazione risponde alla necessità di diffondere fra gli azionisti della società, e cioè gli italiani, le attività che vengono intraprese per migliorare il servizio di trasporto ferroviario.
Trattandosi di una comunicazione che ha come destinatari la totalità della popolazione, la società Ferrovie S.p.a. ha ritenuto di ricorrere all'uso di mezzi di comunicazione di massa e, in particolare, alla carta stampata, adottando un criterio di massima trasparenza ed imparzialità nella suddivisione percentuale tra i vari organi di stampa.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.
RAISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sindaco del comune di Bologna e la quasi totalità del Consiglio comunale, hanno chiesto congiuntamente all'Autorità di pubblica sicurezza di vietare l'ennesima Kermesse musicale denominata Rave Street Parade;
lo spettacolo dovrebbe essere interdetto per motivi di sicurezza, tenuto conto che nella passata edizione ha prodotto migliaia di euro di danni, un morto e diversi ricoveri in ospedale a seguito di assunzione di alcool e sostanze stupefacenti;
la normativa vigente prevede che se l'evento è di natura politica, la facoltà di negarne la realizzazione spetterà alle Autorità di polizia; se al contrario è una manifestazione culturale, allora il diniego dovrà essere formulato dal sindaco;
tale evento viene definito dai suoi organizzatori una «manifestazione antipoibizionistica», invece altro non è che il solito raduno che da dieci anni si svolge a Bologna, che consiste in una sfilata di qualche decina di carri sopra i quali ballano persone, palesemente alterate da alcool e droga per le quali l'obbiettivo ultimo, a giudicare dalla musica assordante che promana dai carri, è verosimilmente quello di riuscire a rimanere svegli per almeno 24 ore;
l'happening in questione (che peraltro rientra nel circuito dei Rave Europei) è organizzato dall'associazione denominata Livello 57 che ha avuto finanziamenti dalcomune di Bologna e dalla regione Emilia Romagna (si veda il Bollettino sirt 2000 denominato drop in e chill out mobile della durata di due anni), in qualità di associazione di volontariato che opera nel settore culturale e non come soggetto o partito politico che organizza manifestazioni di carattere politico;
infatti in base alla normativa vigente in materia (legge n. 195 del 1974, articolo 7), gli enti pubblici non possono finanziare movimenti e partiti politici;
delle due l'una: se il Rave Street Parade è un evento culturale, allora il sindaco Cofferati dovrebbe avere l'autorità per proibirla; se invece è un evento politico che come tale può essere impedito dall'Autorità di pubblica Sicurezza, allora l'associazione organizzatrice, livello 57, dovrà spiegare nella sede opportuna perché ha ricevuto delle sovvenzioni dal comune di Bologna e dalla Regione Emilia Romagna che dovevano essere erogate solo ad associazioni di volontariato che operano nel settore culturale e sociale e non a partiti o ad articolazioni politiche ai quali gli enti locali non possono dare per legge alcun contributo -:
se il questore e il prefetto di Bologna, qualora avessero ritenuto la manifestazione politica, abbiano denunciato all'Autorità giudiziaria competente l'erogazione di un contributo del comune e della regione all'associazione LIVELLO 57, fattispecie espressamente vietata dall'articolo 7 della Legge n. 195 del 1974.
(4-00167)
Risposta. - In base agli accordi raggiunti dalle autorità locali con gli organizzatori, la manifestazione del 1o luglio 2006 a Bologna avrebbe dovuto articolarsi su due momenti: nel pomeriggio, in piazza XX settembre, era previsto un evento finalizzato alla diffusione della cultura dell'antiproibizionismo; in serata il corteo vero e proprio, da piazza della Costituzione al vicino «Parco Nord».
In realtà, al termine della prima manifestazione i partecipanti hanno iniziato a defluire verso piazza della Costituzione dando vita, di fatto, ad un corteo che si è andato via via ingrandendo, arrivando a circa ventimila persone.
I responsabili delle Forze, dell'ordine hanno ritenuto preferibile non intervenire poiché ciò avrebbe potuto innescare incidenti gravi per il numero dei partecipanti e per il contemporaneo svolgimento, in altri punti della città, di due manifestazioni di contestazione della Street rave parade, che si sono svolte senza incidenti.
La folla ha così raggiunto Piazza della Costituzione, da dove è poi partito il corteo precedentemente autorizzato, al quale hanno partecipato circa 50 mila persone. Al Parco Nord la manifestazione è proseguita, senza creare particolari disagi, fino alle ore 15.00 del giorno successivo, il 2 luglio 2006.
Nel complesso, dunque, le iniziative non hanno comportato turbative per l'ordine pubblico, causando solo minimi disagi per la popolazione, come testimonia anche l'esiguo numero di chiamate giunte alle Forze dell'ordine.
Naturalmente la Questura di Bologna ha deferito all'Autorità giudiziaria i manifestanti ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di manifestazione non preannunciata.
Peraltro, come già affermato dal Ministro dell'interno in sede di discussione del Question Time del 6 luglio 2006 «...in punto di diritto, già il testo unico di pubblica sicurezza del 1931, all'articolo 20, prevedeva che, in presenza di violazioni che arrivano fino al delitto nel corso di una
manifestazione, l'autorità "possa" scioglierla e non "debba" scioglierla, perché ha ritenuto giusto il legislatore del 1931, ed è giusto ancora, che la tutela dell'ordine pubblico avvenga con i necessari margini di discrezionalità».
Sull'ultimo punto dell'interrogazione, infine, nel rammentare che la riforma del Titolo V della Costituzione ha posto gli enti locali su un piano di pari ordinazione con lo Stato, ampliandone la sfera di autonomia, si fa presente che agli atti della Prefettura di Bologna non risulta presentata alcuna denuncia in ordine alla presunta erogazione di un contributo del comune di Bologna e della regione Emilia Romagna all'associazione «Livello 57».
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
RAITI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'anno 2001, l'INAIL ha proceduto ad indire una selezione pubblica per esami per l'assunzione di oltre 600 lavoratori con contratto di formazione lavoro;
nei mesi di settembre ed ottobre 2001, si sono svolte le selezioni a livello di singole sedi regionali dell'istituto che hanno successivamente portato alla stipula dei contratti di formazione lavoro;
analoga selezione di personale con contratto di formazione lavoro è stata effettuata nel corso del 2001 anche presso l'ente previdenziale INPS;
il contratto di formazione lavoro aveva una durata massima stabilita di due anni, come previsto dalla vigente normativa che regola il suddetto contratto;
i lavoratori con contratto di formazione lavoro hanno svolto in questi anni e continuano a svolgere funzioni evidentemente necessarie ed indispensabili per l'effettiva funzionalità dell'ente;
lo stesso istituto non ha mancato di rilevare come l'apporto dato dai lavoratori con contratto di formazione lavoro costituisca una risorsa fondamentale manifestando la volontà di stabilizzare tali rapporti, in proposito esplicita appare la delibera del Consiglio di Amministrazione dell'INAIL del 26 aprile 2005, n. 231;
nel mese di marzo 2003 tra l'INAIL e le organizzazioni sindacali è stato sottoscritto un apposito accordo di programma sui fabbisogni dell'ente prevedendo nel breve periodo col fine di «dare attivazione alle procedure per l'acquisizione di personale con contratti a tempo indeterminato, nonché quelle iniziative più idonee a conseguire la stabilizzazione degli attuali rapporti di lavoro di natura provvisoria, quali i lavoratori ex LSU, contratti di formazione lavoro ed i contratti a tempo determinato del personale sanitario»;
alla fine del 2003 è stato inserito nella legge finanziaria del 2004 il «blocco delle assunzioni» del pubblico impiego, con la possibilità di prorogare per un anno i rapporti di lavoro contrattualmente in essere. Conseguentemente, l'INAIL provvedeva a prorogare fino al 31 dicembre 2004 i rapporti di lavoro per tutti i 600 lavoratori con contratto di formazione lavoro operanti nelle diverse sedi italiane;
si sono registrate numerose iniziative di rivendicazione da parte dei lavoratori assunti con contratti di formazione lavoro effettuate sia a livello sindacale sia nelle forme di comitati spontanei;
nel dicembre del 2004, la legge finanziaria 2005 ha disposto per l'INAIL l'ulteriore proroga dei contratti di formazione lavoro fino al 31 dicembre 2005. Con lo stesso provvedimento si è invece autorizzata l'INPS a convertire a tempo indeterminato i rapporti di lavoro instaurati nel 2001 con la formula dei contratti di formazione lavoro;
in Parlamento sono state presentate diverse interrogazioni sulla vicenda, nonché appositi emendamenti alla legge finanziaria del 2006;
la legge finanziaria del 2006 ha disposto l'ennesima proroga dei rapporti di lavoro a tempo determinato, in particolare ai lavoratori con contratti di formazione lavoro dell'INAIL;
il Consiglio di amministrazione dell'INAIL nella seduta del 1 giugno 2005 ha ritenuto che «in concreto, sussistano effettive, motivate, ed indilazionabili esigenze di servizio che rendono necessaria la conversione dei contratti di formazione attualmente in essere e che il rilevante ruolo istituzionale dell'INAIL, nonché le nuove e sempre crescenti competenze affidate all'Istituto nel campo della prevenzione, della cura e della riabilitazione dell'infortunato e del tecnopatico, impongono l'assunzione di risorse umane che possano costituire un valido supporto del sistema organizzativo e produttivo dell'istituto»;
sempre il Consiglio di amministrazione dell'INAIL nella stessa seduta del 1 giugno ha ritenuto necessario sottolineare come occorra pervenire ad una soluzione legislativa che possa consentire la stabilizzazione definitiva dei contratti e che tale conversione dovrà riguardare necessariamente la totalità dei destinatari, evitando potenziali disparità di trattamento;
lo stesso consiglio di amministrazione INAIL ha chiesto al Governo di autorizzare con specifico provvedimento lo stesso ente a procedere alla conversione a tempo indeterminato di tutti i contratti di formazione lavoro attualmente in essere ed alla stabilizzazione dei rapporti con gli ex lavoratori socialmente utili;
l'INAIL è un ente pubblico non economico con funzioni previdenziali dove il Ministero del Welfare ha solo potere di vigilanza e di controllo;
l'INAIL dispone di un bilancio proprio e gode di autonomia patrimoniale, non gravando quindi sul bilancio dello Stato;
il costo dei rapporti di lavoro in essere, quali di contratti di formazione-lavoro, vengono sostenuti interamente dallo stesso INAIL, per cui la loro eventuale conversione in rapporti di lavoro a tempo indeterminato non comporterebbe un aggravio di bilancio e quindi della spesa pubblica;
per la conversione dei contratti di formazione-lavoro in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, l'INAIL necessita di una apposita autorizzazione da parte del Governo e dei Ministeri che svolgono l'attività di vigilanza -:
se non ritenga necessario riconoscere tale autorizzazione all'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro;
se non ritenga utile riconoscere la legittimità delle richieste dei tanti lavoratori assunti nel corso del 2001, presso l'INAIL con contratti di formazione lavoro.
(4-00458)
Risposta. - In relazione all'interrogazione parlamentare in esame si comunica quanto riferito dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
I progetti speciali previsti dall'articolo 18 della legge n. 88 del 1989 hanno portato all'instaurazione di complessivi n. 705 contratti di formazione e lavoro.
Tali contratti della durata di due anni, così come stabilito dalla normativa vigente, sono stati formalizzati nel 2001 e nei primi mesi del 2002. Sarebbero dunque venuti a scadenza nel corso del 2003 e del 2004, ma le leggi finanziarie (n. 289/2002, n. 350/2003, n. 311/2004, n. 266/2005), non prevedendo la trasformazione a tempo indeterminato, hanno disposto la proroga di tutti i contratti di formazione e lavoro in essere nelle pubbliche amministrazioni, da ultimo fino al 31 dicembre del 2006.
In particolare, la legge finanziaria per il 2004, nello stabilire la procedura autorizzativa prevista per le nuove assunzioni (commi da 53 a 71 dell'articolo 3), ha disposto che le procedure di conversione in rapporti di lavoro a tempo indeterminato dei sopracitati contratti di formazione e lavoro dovessero essere effettuate unicamente
nel rispetto delle limitazioni e modalità previste nei citati commi, previa richiesta alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la funzione pubblica ed al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della tesoreria generale dello Stato.
L'Istituto, di conseguenza, ha richiesto in data 25 marzo 2004 ai competenti dipartimenti l'autorizzazione a procedere all'assunzione, tra i beneficiari di contratto di formazione e lavoro di: operatori socio sanitari (posizione economica B1); 33 infermieri professionali (posizione economica C1); 36 funzionari socio-educativi (posizione economica C3); 598 impiegati amministrativi (posizione economica B2).
Con decreto del Presidente della Repubblica del 25 agosto 2004 e con successiva nota al riguardo del Dipartimento della funzione pubblica del 13 settembre 2004, l'Istituto è stato autorizzato ad assunzioni per 102 unità lavoro così distinte: 14 professionisti del concorso a professionista del ramo attuariale; 2 operatori sociosanitari; 33 infermieri professionali; 36 funzionari socio-educativi; 17 impiegati amministrativi.
Di conseguenza le richieste dell'Istituto risultavano soddisfatte, fatta eccezione per quegli elementi in posizione ordinamentale B2 - impiegati amministrativi - per i quali l'autorizzazione interveniva in misura assai ridotta (17 autorizzazioni rispetto a 598 elementi effettivamente in servizio al momento).
L'INAIL, per evitare la creazione, nell'ambito della platea sostanzialmente omogenea dei 598 addetti, di 17 situazioni giuridiche «privilegiate», ha deciso di soprassedere temporaneamente alla predetta parziale trasformazione e il mantenimento di rapporto di lavoro per i 598 elementi è stato garantito - sia pure a tempo determinato - dalla legge finanziaria per il 2005 che ha previsto, al comma 121 dell'articolo 1, la proroga dei contratti in essere fino al 31 dicembre 2005.
Secondo le indicazioni fornite dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con lettera circolare dell'11 aprile 2005, l'Istituto, aderendo alla nuova procedura autorizzativa prescritta, ha richiesto in data 31 maggio 2005 la trasformazione a tempo indeterminato di tali rapporti.
Tuttavia, anche questa richiesta ha trovato riscontro in misura estremamente limitata, non consentendo, in tal modo, la definitiva e totale stabilizzazione di tutti i rapporti di lavoro a tempo determinato in essere.
Per quanto riguarda il corrente anno l'Istituto ha richiesto, secondo le procedure summenzionate, l'autorizzazione all'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori di cui trattasi.
A seguito del decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006, il Dipartimento per la funzione pubblica in data 22 maggio 2006 ha autorizzato l'INAIL ad assumere 14 elementi della p.o. B2.
In presenza, pertanto, di una situazione analoga a quella verificatasi negli anni precedenti, l'Istituto procederà all'assunzione di soli 12 elementi - operatori socio sanitari - vincitori di pubblico concorso.
Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Damiano.
RAMPELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 13 al 18 settembre il Governo italiano è stato in missione in Cina per partecipare alla Fiera Internazionale di Canton;
dell'elefantiaca delegazione - composta da oltre 1000 persone - non ha fatto parte il ministro per le attività sportive;
la Cina è il paese organizzatore delle prossime Olimpiadi che si svolgeranno a Pechino nel 2008;
notizie di stampa del 28 agosto scorso riferiscono che un inviato della Gazzetta dello Sport è stato fermato dalla polizia cinese mentre conduceva un'inchiesta sull'uso del doping nelle scuole sportive;
il giornalista italiano si era recato in una scuola di atletica di Anshan, nella
provincia del Liaoning (Cina del nordest), dove era stato scoperto un caso di uso di sostanze proibite;
nel campo di allenamento, infatti, a seguito di un'ispezione effettuata a sorpresa, alcuni collaboratori erano stati colti mentre iniettavano sostanze proibite a giovani sportivi, uno di questi dell'età di soli 15 anni; inoltre, era stata disposta la confisca di 450 dosi di eritropoietina (EPO) e di testosterone;
l'inviato della Gazzetta dello Sport, rilasciato dopo tre ore di interrogatorio, è stato poi costretto a cancellare le foto che aveva scattato, tutto ciò in spregio a ogni principio di trasparenza e a ogni indispensabile verifica preventiva sull'uso di sostanze dopanti, su cui la Cina non gode oltretutto di ottima fama;
in data 6 settembre, infine, quattro nuovi casi di positività all'antidoping sono stati denunciati ai campionati che si sono svolti nella provincia cinesi di Heran, e precisamente nelle discipline della lotta e del sollevamento pesi -:
se non ritenga opportuno ottenere nelle sedi competenti garanzia di pubblicità assoluta per la preparazione degli atleti cinesi, con possibilità di libera presenza di giornalisti occidentali e tutela del diritto di inchiesta.
(4-00964)
Risposta. - In merito alla richiesta di «ottenere nelle sedi competenti garanzia di pubblicità assoluta per la preparazione degli atleti cinesi», si rileva che tale impegno appare di competenza degli organismi internazionali preposti al regolare svolgimento delle attività sportive ed in particolare al rispetto delle disposizioni volte a tutelare la salute degli atleti.
Il Governo italiano, d'intesa con gli altri partners europei, sta promovendo iniziative affinché i giornalisti accreditati in Cina possano svolgere liberamente la propria attività.
La libertà di accesso all'informazione nel Paese asiatico, questione seguita con costante attenzione a livello di dialogo strutturato Unione Europea-Cina, è proprio uno dei due temi scelti quest'anno per il Seminario UE-Cina sui Diritti umani che si terrà a metà novembre a Pechino.
La permanenza e l'attività dei corrispondenti esteri accreditati sono sottoposte al regolamento emanato dall'International Press Center del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese. Esso in particolare prevede che il giornalista possa recarsi e riportare notizie su aree al di fuori della Capitale solo previa richiesta di permesso alle autorità preposte.
L'applicazione di tale disposizione può quindi di fatto impedire o rendere particolarmente difficile la normale attività giornalistica.
I Capi Missione dell'Unione Europea a Pechino - nell'attivare il monitoraggio di casi di corrispondenti stranieri che si trovano in situazioni di difficoltà nell'esercizio del loro lavoro - hanno recentemente deciso di rafforzare il loro coordinamento, offrendo assistenza ai corrispondenti stranieri, e di richiedere, in vista delle prossime Olimpiadi, alle autorità di accreditamento, sulla base del principio di reciprocità, che vengano eliminate le restrizioni ai viaggi nel Paese e l'obbligo di richiesta di permesso per ciascuna intervista.
Le Autorità cinesi, lo scorso 27 settembre, hanno ufficialmente annunciato che, in occasione delle Olimpiadi del 2008, i giornalisti stranieri accreditati potranno viaggiare per la Cina senza restrizioni e che l'accesso a internet sarà privo di censura.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Gianni Vernetti.
ROCCHI e MARIO RICCI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 18 aprile 2006 prevede il superamento del collocamento marittimo attraverso chiamata diretta dall'anagrafe della gente di mare, peraltro, non ancora costituito; per rendere applicabile la nuova organizzazione sono necessari inoltre altri passaggi, come, ad esempio, la borsa del
lavoro marittimo e la non trascurabile trattativa con le organizzazioni sindacali;
a giudizio degli interroganti, il suddetto decreto sancisce una sorta di caporalato che si pone, per ovvie ragioni, in antitesi rispetto al superamento del precariato;
il suddetto decreto insinua un rapporto di forza impari fra i lavoratori marittimi e la parte armatoriale che annulla le relazioni sindacali e ogni azione orientata alla tutela dei diritti. La parte armatoriale si trova infatti nelle condizioni di scegliere, a propria discrezione, i lavoratori da impiegare nelle unità della flotta e operare una selezione che oltre a tener conto delle qualità professionali del lavoratore può essere liberamente usata per esercitare pressioni pretestuose sullo stesso;
se applicato nelle realtà di servizio pubblico, come il servizio di traghettamento di Rete Ferroviaria Italiana, il decreto legalizza il già presente sistema clientelare nelle operazioni di assunzioni a tempo determinato;
il decreto infrange l'attuale sistema di collocamento marittimo. Quest'ultimo infatti valuta esclusivamente l'anzianità di disoccupazione, unico requisito inconfutabile che spartisce equamente le offerte di lavoro e non è soggetto ad eventuali giudizi tendenziosi -:
che iniziative urgenti intenda adottare affinché venga ristabilita la normativa precedente al suddetto decreto n. 231 del 18 aprile 2006.
(4-00750)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame si fa presente che nel contesto di un processo di generale modernizzazione e unificazione delle discipline dei vari mercati del lavoro, il decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 18 aprile 2006 ha consentito di estendere anche al lavoro marittimo i princìpi e le linee guida della riforma generale del collocamento ordinario.
Tuttavia, all'interno di un processo di tendenziale omologazione la nuova disciplina ha conservato, per la particolarità del settore, importanti aspetti di specialità, con particolare riguardo agli organismi preposti alla funzione collocativa ed ai requisiti soggettivi richiesti ai lavoratori per l'arruolamento.
Se da un lato, quindi, si è ritenuto di estendere al settore i principali istituti innovativi su cui si fonda il nuovo collocamento in senso generale (anagrafe, scheda professionale, disponibilità borsa lavoro, assunzioni dirette), dall'altro si è inteso mantenere una gestione separata della funzione collocativa e ribadire la necessità di più stringenti regole di reclutamento.
L'innovazione introdotta va proprio contro qualsiasi sorta di «caporalato», lamentato nell'interrogazione in esame. Il superamento del collocamento numerico, come è avvenuto per il collocamento ordinario, significa infatti libero incontro tra domanda e offerta di lavoro e quindi trasparenza del mercato a beneficio sia dei lavoratori sia dei datori di lavoro.
Per garantire la massima fluidità del mercato, la normativa ha introdotto da un lato una sburocratizzazione delle procedure, dall'altro lo sviluppo di servizi reali per migliorare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Il regolamento, in sintonia con la riforma più complessiva del collocamento ordinario e nel rispetto della delega, prevede infatti un iter procedurale più funzionale alla nuova missione del servizio, che non è più quella di gestire burocraticamente turni di imbarco, bensì di favorire il migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro mediante azioni positive.
I cittadini italiani o comunitari, di età non inferiore ai sedici anni ed in possesso dei requisiti di legge, che manifestano la volontà di avvalersi dei servizi di collocamento per l'arruolamento della gente di mare vengono inseriti, a cura dell'ufficio di collocamento della gente di mare del luogo del loro domicilio, in una sezione speciale dell'elenco anagrafico istituito con il decreto del Presidente della Repubblica 442/2000.
La disposizione realizza concretamente il principio contenuto nella delega legislativa e richiamato nell'articolo 3 del regolamento, che è quello di rimuovere il carattere obbligatorio del collocamento speciale finora in vigore. L'inserimento nell'elenco anagrafico costituisce, quindi, la modalità per accedere ai servizi del collocamento della gente di mare e lo strumento per realizzare un sistema informativo su questo particolare segmento del mercato del lavoro.
Tale sistema di collocamento sarà supportato da strumenti idonei tra cui, in particolare, la Borsa continua nazionale del lavoro, strumento centrale per gestire in modo aperto e trasparente l'incontro tra domanda e offerta di lavoro anche del settore marittimo.
La borsa continua del lavoro del settore sarà una «rete di operatori», comprendente gli uffici di collocamento della gente di mare, gli enti bilaterali del lavoro marittimo, le università, gli istituti scolastici e gli enti di formazione ad indirizzo marittimo e nautico.
Il loro compito sarà quello di diffondere e consultare le informazioni sulla domanda di lavoro e sull'offerta disponibile, di cui vengono in possesso nell'esercizio della loro funzione, al fine di migliorare la trasparenza del mercato del lavoro marittimo. La borsa, nel regolamento, è vista altresì come una infrastruttura utile a favorire l'integrazione dei servizi pubblici e privati, non solo sotto il profilo strumentale ma anche sotto il profilo organizzativo e funzionale.
Appare evidente che il sistema gestionale della Borsa può assumere una funzione molto importante per il buon funzionamento dei servizi, in quanto è possibile realizzare un sistema informativo integrato che colleghi l'anagrafe e la scheda professionale del lavoratore, costantemente aggiornate dalle comunicazioni di assunzione e di cessazione prodotte dagli armatori, non solo con la borsa ed i servizi interattivi che questa può fornire, ma anche con altre fonti di informazione quali «i ruolini di bordo» gestiti dalle capitanerie, che danno l'opportunità di realizzare uno straordinario database del lavoro marittimo (censo della popolazione marittimo attiva: equipaggi, navi, armatori, eccetera).
Un ruolo centrale sarà svolto anche dal Comitato di coordinamento nazionale che dovrà seguire tutte le fasi attuative e tutte le problematiche connesse a questa nuova tipologia di collocamento.
Considerate il processo di liberalizzazione dei meccanismi di incontro domanda e offerta di lavoro avviato in tutta Europa in questi anni, le nuove procedure risultano più rispondenti alle esigenze sia dei lavoratori sia dei datori di lavoro.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per la previdenza sociale: Antonio Michele Montagnino.
PAOLO RUSSO. - Al ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
la Commissione VIA settore tutela ambientale della regione Campania ha dato parere favorevole (delibera di GR n. 421 del 12 marzo 2004) per l'istallazione nel comune di Marigliano in posizione periferica Nord-Est, ai confini con il comune di San Vitaliano, di un opificio per lo stoccaggio ed il trattamento di rifiuti liquidi;
risulta dal piano regolatore del comune interessato che la zona sulla quale dovrebbe sorgere l'impianto è classificata come agricola e quindi come tale sprovvista di infrastrutture e servizi quali fognature nelle quali far defluire le portate depurate in quella comunale;
considerata la distanza dai centri abitati, contrariamente a quanto sostenuto dal provvedimento della regione, secondo l'interrogante, l'impatto può ritenersi tutt'altro che trascurabile atteso che la zona interessata ha un tasso di mortalità media più alto della media nazionale tanto da essere stato etichettato come «triangolo della morte» -:
se non ritenga, alla luce di quanto in premessa, di dover intervenire affinché il
Commissario - nell'ambito dei suoi poteri - nella vicenda de qua, accerti la regolarità e la legittimità della procedura e dei provvedimenti amministrativi sopra richiamati;
quali iniziative intenda intraprendere nell'immediato per impedire la realizzazione delle opere suddette e per ridare dignità ad una zona del Mezzogiorno che rappresenta uno degli spazi più belli e dinamici del nostro Paese.
(4-00616)
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante l'installazione nel comune di Marigliano di un opificio per lo stoccaggio e il trattamento di rifiuti liquidi, innanzitutto, si rappresenta che dai dati contenuti nell'interrogazione si deduce che l'opificio di cui trattasi rientra nelle categorie di opere per le quali la normativa nazionale in materia di VIA prevede che l'eventuale valutazione di impatto ambientale sia di competenza regionale e che sulla base di una dichiarazione della Commissione VIA della Regione Campania, si ritiene che una valutazione di impatto ambientale sul progetto sia stata realmente effettuata.
Per quanto riguarda la regolarità e la legittimità della procedura e dei provvedimenti amministrativi, l'interrogazione non contiene elementi dai quali si possa presumere una mancata o non corretta applicazione delle leggi di settore, né il fatto che il sito previsto per la realizzazione dell'impianto sia classificato dal Piano regolatore generale come zona agricola comporta di per sé una illegittimità dei provvedimenti, stante che, ai sensi del decreto legislativo n. 22 del 1997, articolo 27, comma 5, certamente in vigore al momento dell'istanza e quindi dell'espletamento della procedura di VIA, «l'approvazione stessa costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico comunale, e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori».
Da ultimo, si ricorda che, in caso di competenza regionale in materia di VIA, il Ministero non ha altro potere che quello ispettivo e di controllo sulla correttezza delle procedure, mentre non ha, ovviamente, un potere decisionale ed ostativo relativamente alla valutazione di merito.
Si garantisce all'interrogante che, comunque, il ministero eserciterà le proprie funzioni istituzionali non solo negli adempimenti procedurali, rispetto all'ottemperanza puntuale dei termini delle autorizzazioni rilasciate, ma anche in relazione agli aspetti di tutela dell'ambiente e della salute che potrebbero essere connessi alle attività in oggetto.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
PAOLO RUSSO. - Al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 305 del 21 ottobre 2004, la Regione Lazio bandiva un concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di n. 15 posti, a tempo pieno ed indeterminato, di addetto stampa - area amministrativa, categoria «D», posizione economica iniziale «D1», nel ruolo del personale del consiglio regionale del Lazio;
il bando veniva pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio il giorno 30 novembre 2004, identificato dal codice 06, insieme ad altri sei concorsi;
dopo aver superato la prova pre-selettiva, le due prove scritte (marzo 2005) e la prova orale (maggio 2005) i partecipanti risultati idonei rimanevano per mesi in attesa di comunicazioni da parte dell'amministrazione regionale;
il giorno 10 gennaio 2006, con notevole ritardo rispetto agli altri sei concorsi banditi più di un anno prima, veniva pubblicata sul B.U.R.L. n. 1 la graduatoria del concorso codice 06, a seguito della Determinazione Dirigenziale n. 1025 del 13 dicembre 2005;
in particolare, la suddetta Determinazione Dirigenziale, dopo aver approvato la graduatoria definitiva e proclamato i 15 vincitori del concorso, disponeva che questi ultimi venissero «inquadrati nella qualifica corrispondente, a decorrere dalla data di sottoscrizione dei relativi contratti» e che da tale data decorressero gli effetti economici mentre gli effetti giuridici decorressero dalla data di adozione del provvedimento stesso;
conseguentemente, nel febbraio 2006, i vincitori ricevevano lettera raccomandata dal segretario generale del Consiglio regionale con cui veniva comunicata la nomina a vincitore e, contestualmente, veniva richiesto di consegnare entro un mese una serie di documenti per «poter procedere all'assunzione», richiesta peraltro regolarmente esaudita entro tale termine da tutti i vincitori non rinunciatari;
dopo mesi di assoluto silenzio, nel maggio 2006, i vincitori ricevevano una lettera dal segretario generale Aldo Ciulla, (prot. n. 07387 del 10 maggio 2006), in cui veniva comunicato il rinvio dell'assunzione per motivi legati al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 15 febbraio 2006 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 51 del 2 marzo 2006);
nel frattempo, i vincitori degli altri sei concorsi banditi insieme al concorso codice 06 sono tutti stati assunti e lavorano alla Regione Lazio;
questa situazione di impasse ha determinato, oltre ad una legittima aspettativa di assunzione da parte degli interessanti, anche la rinuncia a collaborazioni e/o incarichi di lavoro da parte degli stessi, in attesa della prevista firma del contratto;
il concorso in oggetto è stato l'unico a patire il rinvio delle assunzioni rispetto a tutti gli altri concorsi svolti in contemporanea durante il 2005 -:
se, e con quali risultati, il Consiglio regionale abbia richiesto un parere al Ministero delle Riforme e le Innovazioni nella pubblica amministrazione circa l'applicabilità del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 15 febbraio 2006 al concorso in oggetto.
(4-01152)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame, pubblicata in data 13 luglio 2006 sull'Allegato B del resoconto della seduta della Camera, e relativa ad una questione posta dal Consiglio regionale del Lazio al Dipartimento della Funzione pubblica in ordine all'interpretazione della normativa vigente in materia di assunzioni di personale a tempo indeterminato presso le regioni.
Premesso che tale materia è disciplinata dall'articolo 1, comma 98, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, a cui si è dato attuazione mediante gli accordi raggiunti in Conferenza unificata, tra Governo, Regioni ed Autonomie locali, il 28 luglio e il 24 novembre 2005 e recepiti con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 15 febbraio 2006, al riguardo si rappresenta quanto segue.
Il Consiglio regionale del Lazio in data 21 aprile 2006 ha chiesto al Dipartimento un parere circa l'applicabilità del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri citato in ordine alla possibilità di procedere, in deroga a quanto previsto dalla finanziaria 2005, all'assunzione dei vincitori del concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di 15 posti, a tempo pieno ed indeterminato, di addetto stampa - area amministrativa, categoria D, posizione economica iniziale D1, nel ruolo del personale del Consiglio regionale del Lazio. In proposito il Dipartimento della funzione pubblica con nota del 12 luglio scorso ha espresso le seguenti valutazioni.
L'Accordo, di cui all'articolo 1, comma 98, della legge n. 311 del 2004, raggiunto nella Conferenza Unificata del 28 luglio 2005, tra Governo, Regioni ed Autonomie locali, e successivamente recepito dall'articolo 4, comma 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 febbraio 2006, prevede che nel triennio 2005-2007 le assunzioni di personale a tempo indeterminato per le Regioni a statuto ordinario ed i relativi enti strumentali devono comunque garantire la realizzazione di economie di spesa lorde
non inferiori agli importi fissati dal medesimo decreto.
In particolare, per la Regione Lazio, l'economia di spesa da conseguire, per l'anno 2005, è stata determinata in circa 2 milioni di euro, mentre per l'anno corrente, in attesa dell'approvazione della nuova ripartizione delle economie di spesa per le regioni in sede di Conferenza Unificata, il citato decreto ha previsto un limite per le assunzioni pari al 25 per cento delle cessazioni dal servizio verificatesi nell'anno precedente.
In merito, poi, alla disposizione di cui all'articolo 4, comma 2 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha espressamente fatte salve le procedure concorsuali in atto alla data del 30 novembre 2004, va precisato che tra queste ultime è possibile far rientrare anche quelle il cui bando risulti indetto e pubblicato alla data del 30 novembre 2004.
In tal senso, infatti, il Consiglio di Stato (sezione IV - sentenza n. 5018 del 6 luglio 2004) ha affermato che una procedura concorsuale di accesso al pubblico impiego inizia con l'indizione e la pubblicazione del relativo bando; pertanto rientrano nella fattispecie di concorsi in atto anche quelli semplicemente banditi e per i quali non siano ancora in fase di espletamento le prove di esame.
Ciò rilevato, secondo il Dipartimento della funzione pubblica, i suddetti Accordi, tuttavia, lungi, dall'escludere le procedure di reclutamento, sebbene avviate entro la data del 30 novembre 2004, dai limiti assunzionali fissati per le regioni a statuto ordinario dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in questione, intendono far riferimento ai criteri per la rideterminazione, ai sensi dell'articolo 1, comma, 93 della legge finanziaria 2005, delle dotazioni organiche di cui all'articolo 2, comma 3 del medesimo decreto.
Nel merito, quindi, la Regione Lazio, può legittimamente avviare le assunzioni di personale programmate, tra cui eventualmente anche quelle concernenti i vincitori del concorso per addetto stampa in oggetto indicato, esclusivamente nel rispetto dei suindicati vincoli finanziari, nonché dei limiti percentuali relativi al personale cessato dal servizio nel corso del 2005, così come stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri più volte ricordato.
Va, infine, rilevato che la medesima amministrazione regionale, nell'avviare le predette procedure di assunzione, è tenuta, comunque, a rispettare l'ulteriore vincolo finanziario posto dalla legge finanziaria 2006, nell'ambito del quale rientrano anche le assunzioni di personale a tempo indeterminato.
L'articolo 1, comma 198, della legge n. 266 del 2005 dispone, infatti, che le Regioni e gli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000 recante testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, fatto salvo il conseguimento delle citate economie di spesa previste dalla legge finanziaria 2005, concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, adottando misure necessarie a garantire che le spese di personale non superino per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 il corrispondente ammontare dell'anno 2004, diminuito dell'1 per cento.
In conclusione, in merito all'applicabilità al concorso in esame del suddetto decreto, così come richiesto da ultimo dall'onorevole interrogante, è da ritenersi che lo stesso sia pienamente applicabile, pur nei limiti e con le specifiche sopra evidenziate.
Appare, tuttavia, evidente che la Regione Lazio, prima di procedere all'assunzione di personale a tempo indeterminato, sebbene vincitore di concorso, debba opportunamente tener conto anche dell'insieme dei vincoli finanziari, posti rispettivamente dalla legge finanziaria 2005 e 2006.
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.
SALERNO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nella serata di giovedì 25 maggio 2006 verso le ore 23 circa nel centro di Torino, adiacenze della piazza Vittorio
Veneto, e specificamente nel lungo Po dei «Murazzi» una moltitudine massiccia di abusivi di colore svolgeva in presenza dell'interrogante un palese e manifesto esercizio abusivo di commercio con addirittura banchi e strutture di esposizione nonché merci posate sul suolo della strada a mò di fiera;
a ciò si doveva aggiungere una pressocché totale occupazione da parte di altri abusivi di colore che con strutture di cucina e barbecue a cielo aperto preparavano cibi di carne ed altre fritture;
oltre a tutto ciò erano palesi altri tipi di commerci e di scambi indefinibili ma intuibili di altra merce illegale eseguiti di fronte alla gente e senza alcuna reticenza;
a fronte dell'autentico disagio dei cittadini presenti e alla legittima rimostranza di quanti conducono regolari attività commerciali la mancanza di legalità e di ordine pubblico sta causando, di fatto, il totale impedimento da parte di cittadini e turisti di fruire di una delle zone più belle di Torino che tutto il mondo ha ammirato durante le Olimpiadi;
tutto ciò si ripete ogni sera da mesi e così si preannuncia per il futuro;
il commercio è materia di competenza del sindaco della città il quale dovrebbe intervenire nelle situazioni di commercio illegale e palesemente abusivo esercitando un doveroso controllo delle autorizzazione comunali, delle merci esposte e procedendo nel caso a sequestri, ed arresti se in flagranza;
non è accettabile sotto il profilo giuridico ma anche etico che un luogo di così pregio d'arte e paesaggistico come il lungo Po dei Murazzi da tutto il mondo ammirato ed invidiato sia di dominio così assoluto di extracomunitari ed abusivi di colore che invadendolo fisicamente creano disagio ai regolari commercianti torinesi nonché ai cittadini e turisti che ogni anno affollano questi luoghi -:
quali iniziative sotto il profilo della tutela dell'ordine pubblico e della tutela dei beni culturali si intendano adottare in merito ai fatti descritti in premessa.
(4-00163)
Risposta. - Il Dipartimento della pubblica sicurezza di questo Ministero ha più volte richiamato, in linea generale, l'attenzione delle Autorità provinciali di pubblica sicurezza sulla problematica del commercio abusivo ambulante. Nel sottolineare come i relativi controlli competano, in primo luogo, al personale di Polizia municipale, si è raccomandato ai prefetti di svolgere adeguata opera di sensibilizzazione delle Amministrazioni comunali, anche ai fini dell'adozione di mirate iniziative di raccordo finalizzate a garantire l'efficace azione di contrasto.
Nel medesimo contesto, il Ministero non ha mancato di sensibilizzare analogamente le Forze di polizia nel quadro delle attività di prevenzione e repressione dei reati connessi.
Per quanto riguarda l'area dei cosiddetti Murazzi a Torino, da anni, specie nei mesi estivi, vengono predisposti coordinati servizi di controllo del territorio nelle ore serali e notturne volti a garantire il sereno svolgimento delle attività commerciali e ricreative, molto diffuse a seguito del progetto di riqualificazione promosso dal comune, nonché a contrastare il fenomeno del commercio abusivo, dell'esercizio abusivo dei mestieri e della commissione di reati predatori.
A tal fine, con apposita ordinanza del 29 maggio 2006, la prefettura di Torino ha disposto il divieto di vendita per asporto e di consumo in luogo pubblico di bevande in contenitori idonei ad arrecare offesa alle persone, nonché la detenzione di tali contenitori da parte dei frequentatori dell'area dalle ore 19,30 alle ore 8,00.
Nei mesi estivi è previsto, inoltre, l'impiego, in via ordinaria, di specifici «moduli operativi» nelle giornate di venerdì, sabato e domenica, salvo la loro prosecuzione in caso di specifiche esigenze.
Si tratta di «moduli» diretti a realizzare un'accurata bonifica dell'area in questione. Infatti, è impedito l'insediamento dei commercianti abusivi, attraverso la costante
vigilanza dei varchi di accesso all'area medesima, sia dalla limitrofa piazza Vittorio, sia dalle rampe e dalla stradina sterrata di corso Cairoli. In questo modo, si controlla il maggior numero di frequentatori dell'area, potendo altresì verificare, ove necessario, la titolarità da parte dei cittadini extracomunitari di valido permesso di soggiorno.
Nelle giornate di maggior afflusso di frequentatori, vengono svolti specifici controlli presso i pubblici esercizi, allontanando e sanzionando i venditori ambulanti non autorizzati. Nelle serate di venerdì e sabato, è altresì assicurato un servizio di prevenzione dei reati contro la persona, il patrimonio e in materia di stupefacenti, nei confronti soprattutto di minori extracomunitari.
Inoltre, in via ordinaria, un'apposita unità fluviale opera un controllo continuo sulle sponde del fiume fino al tramonto e servizi straordinari di controllo del territorio vengono periodicamente realizzati anche con articolati dispositivi interforze.
Questi servizi, programmati in base alle valutazioni di un tavolo tecnico settimanale per il controllo del territorio, vengono assicurati da personale della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, con l'ausilio di Guardia di finanza e Polizia municipale.
Il complesso delle intense attività di controllo ha consentito al personale della polizia di Stato di effettuare, nel periodo compreso tra l'aprile e il giugno 2006, l'arresto di 38 persone; la denuncia a piede libero di circa 70 persone; l'accompagnamento di circa 300 soggetti, quasi tutti stranieri; l'identificazione sul posto di almeno 1.500 persone. Sono stati, altresì, realizzati vari sequestri di sostanze stupefacenti e di merce abusivamente posta in vendita.
Anche la Polizia municipale di Torino effettua propri servizi di controllo, estendendoli anche alle zone limitrofe ai Murazzi (piazza Vittorio Veneto, Lungo Po Codorna, Lungo Po Diaz e Corso Cairoli). Tali controlli hanno condotto, nei soli mesi di giugno e luglio 2006, all'accertamento di 57 violazioni in materia di polizia amministrativa; 2.873 in materia di circolazione stradale; l'arresto in flagranza di reato di 8 persone; l'accompagnamento di 32 persone a fini d'identificazione.
Il riconosciuto valore storico-artistico dei Murazzi, unitamente alla circostanza, sopra evidenziata, per cui detti spazi sono sovente utilizzati, in regime di concessione, per manifestazioni ed altre attività di intrattenimento, ha determinato l'opportunità della redazione da parte del Comune di un «piano d'ambito», autorizzato dalla locale Soprintendenza, specificamente finalizzato a regolamentarne l'utilizzo, gli allestimenti e gli arredi (tavolini, dehors, eccetera).
L'interesse storico-artistico dei Murazzi vieta, d'altra parte, qualsiasi uso che sia in grado di pregiudicarne l'integrità ovvero la dignità e il decoro. Pertanto lo svolgimento di commerci illegali o abusivi, nonché le altre attività riferite dall'interrogante sono perseguibili anche ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, oltre che per gli evidenti e già descritti aspetti relativi alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
SALERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 4 luglio 2006 a Torino è stata recapitata alla sede del quotidiano torinese Torino Cronaca una lettera contenente esplosivo che solo per una circostanza fortuita non ha provocato menomazioni o danni ancor più gravi alle persone che hanno «trattato» materialmente la lettera;
il destinatario di questa missiva esplosiva era il direttore del quotidiano dottor Fossati il quale ha riportato ferite ed un forte shock da esplosione, provocando però terrore e spavento anche a tutti i componenti la redazione del giornale;
la natura di questi attentati e di questa violenza sembra ubbidire ad una strategia di intimidazione e di minaccia che lascia intendere l'esistenza e/o l'avvio di una fase, preoccupante, di violenza
terroristica e/o criminale che ha per oggetto e bersaglio le strutture e le rappresentanze di pensiero e di azione democratica come sono i giornali e gli enti di libera informazione -:
se risulti al Governo se vi siano riscontri nell'attività di indagine preventiva anche a livello nazionale di strategie terroristiche e/o criminali nei confronti di sedi di giornali e di enti di informazione;
se risulti al Governo se nell'immediato vi siano riscontri alle tesi dell'avvio di una fase, a Torino o in Italia, di violenza terroristica-politica e da parte di quali gruppi;
quali misure siano state adottate o si intenderanno adottare alla luce di questo recente attentato per impedire l'avvio di una strategia della tensione che nuocerebbe alla vita democratica della città e non consentirebbe il normale procedere sociale di Torino.
(4-00538)
Risposta. - L'invio di un pacco-bomba al direttore del quotidiano Torino Cronaca Beppe Fossati, rimasto lievemente ferito, s'inquadra verosimilmente nell'ambito della campagna avviata dagli ambienti dell'area anarchica ed antagonista contro i Centri di permanenza temporanea previsti dalla legge sull'immigrazione. L'episodio, in particolare, sarebbe da ricollegare alle posizioni assunte dal giornale in merito al progetto di ampliamento del CPT di Torino.
L'attentato è stato infatti rivendicato da un sedicente «Rat/Fai» (Rivolta Anonima e Tremenda/Federazione Anarchica Informale), sigla che ha firmato anche il pacco-bomba intercettato e disinnescato il 6 luglio 2006 (due giorni dopo il ferimento di Fossati) presso la ditta Coema Edilità s.r.l., coappaltatrice dei lavori di ampliamento e ristrutturazione del CPT. Alla stessa matrice, pur in assenza di rivendicazioni, è da ricollegare anche l'analogo plico indirizzato al Sindaco di Torino Sergio Chiamparino, recapitato in Comune il 7 luglio 2006 e anch'esso disinnescato dagli artificieri della Polizia di Stato.
La sigla Rat/Fai era già stata utilizzata per rivendicare l'attentato esplosivo del 2 giugno 2006 contro la Scuola allievi Carabinieri di Fossano. Tutti i volantini di rivendicazione, per contenuto e lessico, presentano caratteristiche proprie della documentazione anarco-insurrezionalista e calibrano le loro minacce su obiettivi tipici delle campagne di lotta degli ambienti anarchici ed antagonisti torinesi, in linea con le tematiche della Fai.
Torino Cronaca è da tempo oggetto di contestazioni da parte del locale movimento anarco-insurrezionalista, ostile alla linea editoriale dei giornale (definita «populista e reazionaria») che ha più volte stigmatizzato le iniziative e le posizioni degli antagonisti.
Tali ostilità erano culminate nei fatti dei 31 maggio 2003, quando, dopo aver imbrattato i muri dell'edificio che ospita il giornale, un gruppo di contestatori fece ingresso nell'immobile danneggiandolo; episodio per il quale vennero denunciati all'autorità giudiziaria trentuno soggetti dell'area antagonista, fra cui nove ritenuti aderenti al locale movimento anarco-insurrezionalista.
In tempi più recenti, il 14 marzo 2006, sui muri della redazione erano comparse scritte spray contro il direttore e due giornalisti, già duramente criticati la mattina precedente dai microfoni di una radio alternativa a proposito di un articolo che elogiava l'operato delle forze di polizia durante i Giochi olimpici invernali.
A seguito dei fatti ricordati, è stata ulteriormente intensificata una mirata attività investigativa nei confronti dell'area anarco-insurrezionalista, avviata dopo l'attentato perpetrato con analoghe modalità ai danni del Comando della Polizia municipale torinese il 24 maggio 2005.
Inoltre, a tutela dell'incolumità personale delle persone minacciate, sono stati attivati specifici dispositivi di vigilanza generica radiocollegata in favore del direttore Fossati, di alcuni suoi collaboratori e della sede di Torino Cronaca. Sono state altresì sensibilizzate le procedure precauzionali previste per l'apertura di plichi e involucri
sospetti, che hanno già consentito di sventare gli episodi in danno del Sindaco e della Coema.
Al di là dello specifico episodio cui fa cenno l'interrogazione, maturato nell'ambito di problematiche e tensioni prevalentemente ricollegabili all'attività dei gruppi antagonisti locali, anche a livello nazionale l'attenzione sulla violenza di matrice anarco-insurrezionalista permane alta e si concretizza sia in una costante attività di vigilanza, osservazione ed informazione a fini di prevenzione, sia in specifiche attività investigative volte all'individuazione degli autori dei singoli episodi ed alla disarticolazione dei gruppi responsabili di violenze o intimidazioni.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
SMERIGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Rinaldo Alberico, in data 23 giugno 2006, attenendosi alla procedura prevista per invitare persone straniere nel nostro Paese, fece pervenire all'ambasciata d'Italia in Ucraina, tutta la documentazione necessaria per il rilascio del visto turistico per due cittadini ucraini, la signora Verba Mariya e il signore Semenyuk Oleksandr;
in particolare, il signor Rinaldo inviò le due lettere di invito all'Ambasciata, allegandovi due fideiussioni assicurative del costo complessivo di 241 euro e la prenotazione dei voli di andata e ritorno, e trasmise ai due cittadini ucraini i moduli precompilati per la richiesta del visto e le relative istruzioni sulla documentazione da presentare;
stante l'impossibilità, dopo molti tentativi, da parte del signor Rinaldi e dei due cittadini ucraini di riuscire a fissare un appuntamento con qualcuno dell'ambasciata, il sottoscritto, essendo stato interessato del caso, si è fatto premura di contattare il personale della nostra ambasciata a Kiev, ricevendo risposta dal capo della Cancelleria Consolare, nella quale, molto gentilmente, veniva fissato un appuntamento per il giorno 8 agosto alle ore 11;
a tanta gentilezza formale, non ha corrisposto, nei fatti, un comportamento altrettanto corretto, visto che i due cittadini ucraini, dopo un viaggio di 400 Km, hanno aspettato invano per molte ore, il giorno 8 agosto, davanti alla nostra ambasciata senza che nessuno si sia degnato di riceverli, almeno per dire loro se avevano o no i titoli per ottenere il visto turistico;
tale comportamento, al di là dell'impegno preso con il sottoscritto, non contribuisce certo a dare un'immagine di serietà del nostro Paese in Ucraina, e, soprattutto, ha impedito a due cittadini ucraini, di potere usufruire di un visto turistico, così come previsto dalle nostre leggi, sottoponendoli allo stesso tempo ad una umiliante ed inutile attesa -:
se non ritenga necessario accertare i fatti sopra esposti e quali provvedimenti si intendano attuare nei confronti di chi si è reso eventualmente responsabile di un simile comportamento che va al di là, a parere del sottoscritto, della discrezionalità concessa alle nostre Ambasciate all'estero nella valutazione delle richieste di visto.
(4-01045)
Risposta. - Come afferma l'interrogante, proprio a seguito del suo interessamento, l'Ambasciata d'Italia a Kiev aveva usato nei confronti dei signori Verba Mariya e Semenyuk Oleksandr una procedura di cortesia, fissando agli stessi un appuntamento in tempi particolarmente brevi, al di fuori dei normali canali di prenotazione per il rilascio del visto turistico.
Nella data stabilita dell'8 agosto 2006 i richiedenti sono stati effettivamente ricevuti dal competente funzionario dell'Ambasciata, che aveva altresì personalmente provveduto a chiarire tempestivamente un disguido creatosi tra il personale addetto all'accesso all'Ambasciata e gli interessati. Questi ultimi si erano infatti presentati a nome del signor Rinaldo Alberico, colui che aveva inviato alla Rappresentanza tutta la necessaria documentazione richiesta per il rilascio
del visto turistico, per il quale non risultava alcun appuntamento. Il predetto funzionario avvertiva immediatamente il connazionale Rinaldo Alberico, che aveva invitato in Italia i due cittadini ucraini.
L'Ambasciata non ha invece potuto accogliere le richieste di visto, poiché nel corso del contatto telefonico con il signor Alberico erano emersi elementi che non hanno fatto ritenere sufficienti le garanzie di rientro in patria degli stessi. Va al riguardo fatto presente che tali garanzie rappresentano un criterio fondamentale per la valutazione delle domande di visto d'ingresso, ai sensi di quanto previsto dal Cap. V dell'Istruzione Consolare Comune Schengen.
In particolare, le contraddizioni evidenziate dal signor Alberico - che informava il funzionario competente della presenza illegale in Italia della madre del minore Oleksandr Semenyuk, per negare subito dopo tale circostanza - rendevano inaffidabili le motivazioni addotte per le richieste di visto turistico e ingeneravano ragionevole incertezza circa l'effettivo luogo di residenza di almeno uno dei genitori del minorenne. Si attira l'attenzione sul fatto che per la concessione di un visto ad un minorenne, come nel caso in questione, è necessario acquisire agli atti il consenso scritto dell'altro genitore.
Sulla scorta di tali considerazioni l'Ambasciata d'Italia a Kiev respingeva le domande presentate dai due cittadini ucraini.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data giovedì 12 ottobre 2006 si è svolta a Roma una grande manifestazione di piazza dei liberi professionisti per protestare contro il cosiddetto decreto Visco-Bersani;
le forze dell'ordine hanno messo in atto, sulla base di direttive ben precise, un comportamento che sembrava non voler favorire la libera partecipazione dei cittadini a tale manifestazione;
non era possibile, difatti, aderire alla manifestazione arrivando da Piazza Venezia in quanto il cordone di agenti e di macchine impediva alla popolazione di unirsi ai manifestanti;
a precisa domanda dell'interrogante è stato risposto che solamente arrivando dal Colosseo era possibile unirsi al corteo;
addirittura, cosa ancor più grave, non era possibile per i manifestanti uscire anticipatamente dalla manifestazione;
all'interrogante è stato spiegato che tale comportamento era dovuto alle direttive imposte dai superiori;
tale atteggiamento appare fortemente lesivo della libertà di ognuno di poter manifestare il suo dissenso di fronte a provvedimenti legislativi ritenuti fortemente penalizzanti;
tale comportamento è apparso limitativo della libertà in quanto si sono «tenute in ostaggio» le persone aderenti alla manifestazione fino alla fine della stessa -:
da chi siano partite tali direttive e per quali motivi;
se non ritenga grave la messa in atto di atteggiamenti secondo l'interrogante lesivi della libertà dell'individuo.
(4-01319)
Risposta. - La manifestazione nazionale di protesta del 12 ottobre 2006, indetta dal Consiglio Nazionale Geologi, aveva come fine quello di promuovere la «riforma delle libere professioni contro il cosiddetto decreto Bersani».
Al previsto corteo, svoltosi a Roma e snodatosi da Piazza del Colosseo a Piazza Madonna di Loreto, a cui hanno partecipato, tra gli altri, numerosi parlamentari, hanno preso parte oltre 10.000 persone, appartenenti a varie categorie di liberi professionisti, quali geologi, architetti, ingegneri, avvocati, commercialisti, medici, farmacisti, e così via.
In Piazza Madonna di Loreto, ove era stato installato un palco per gli interventi, erano stati altresì predisposti adeguati sbarramenti, presidiati dalle Forze di polizia,
per evitare che, come successo in passato, i manifestanti, eludendo i controlli, si dirigessero alla spicciolata verso Palazzo Chigi. Era stato peraltro consentito il transito ai mezzi di soccorso ed ai parlamentari di rientro dall'evento.
Momenti di tensione si sono verificati allorquando le Forze dell'ordine hanno evitato, come peraltro avvenuto in occasione di precedenti manifestazioni svoltesi anche durante la passata legislatura, che la pressione esercitata dal corteo consentisse ai partecipanti di giungere a Palazzo Chigi, ove era in corso il Consiglio dei ministri.
Al termine degli interventi, alle ore 13.30 circa, vi è stato un rapido deflusso dei manifestanti verso via dei Fori Imperiali e via Nazionale.
Va precisato che, pur essendosi impedito con fermezza ad alcuni gruppi di partecipanti alla manifestazione di procedere in direzione di via del Corso, non vi è stato alcun episodio di violenza e non è mai stato interrotto il traffico veicolare in Piazza Venezia, nel tratto da via Nazionale al Teatro di Marcello, ed è sempre stato consentito il libero movimento dei Parlamentari.
Si ribadisce, inoltre, che anche nel corso di questa manifestazione sono stati adottati i criteri di ordine pubblico previsti per tutte le manifestazioni che si svolgono nella capitale e che interessano il centro storico.
Si ricorda, infine, che anche nelle situazioni più delicate il ministero dell'interno e le Forze dell'ordine hanno come fine prioritario quello di garantire la libertà di manifestazione salvaguardando, nello stesso tempo, l'ordine pubblico ed anche la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non; compito difficile, che richiede grande professionalità e che è stato assolto in maniera corretta e rispettosa dei diritti fondamentali prescritti dalla Carta Costituzionale.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
TASSONE. - Al Ministro degli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
nei tempi scorsi il consiglio regionale della Calabria ha approvato un emendamento sul provvedimento di assestamento di bilancio che prevede la secretazione di atti e di delibere approvati dalla giunta e dall'ufficio di presidenza del consiglio regionale. La legge regionale è stata già pubblicata sul Bollettino Ufficiale regionale;
inoltre,bisogna distinguere la ratio del provvedimento posto in essere dal consiglio regionale, con le garanzie della privacy e la necessaria pubblicizzazione degli atti che è una conquista di civiltà democratica prevista da tutta la legislazione;
questo provvedimento ha creato sconcerto fra la maggioranza dei cittadini calabresi, oggi più che mai bisognosi di avere certezze nel rispettodelle regole da parte dell'ente regione, dove la maggioranza politica ha sempre ostentato di voler seguire un comportamento di linearità. Infatti, in Calabria, per le vicende che hanno travagliato e stanno travagliando il consiglio regionale, le esigenze di chiarezza sono un valore ed un bene che non può essere vanificato;
oltre a motivi di opportunità di carattere politico in termini generali, ci sono elementi, come si è fatto cenno precedentemente, che riguardano la vita dell'istituto regionale che dovrebbero consigliare una maggiore disponibilità ad un confronto con i cittadini e non a generici impegni di principio e ripetuti, inutilmente, soprattutto nel corso dei fatti drammatici che stanno caratterizzando la Calabria, da parte degli amministratori regionali -:
se non ravvisi aspetti di incostituzionalità nella legge regionale e, in caso affermativo, se non intenda promuovere il giudizio di costituzionalità sulla legge regionale della Calabria.
(4-01260)
Risposta. - La richiesta dell'interrogante si riferisce all'articolo 29, comma 4, della legge regionale della Calabria n. 7 del 21 agosto 2006, che ha disposto l'abrogazione del comma 2 dell'articolo 32 della legge regionale n. 8 del 2003, la quale ultima dispone che le delibere della Giunta regionale,
i provvedimenti amministrativi dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, nonché del Presidente della Giunta vengono pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria entro il quindicesimo giorno successivo alla loro emanazione.
Tuttavia, la legge regionale n. 19 del 4 settembre 2001, recante «Norme sul procedimento amministrativo, la pubblicità degli atti ed il diritto di accesso. Disciplina della pubblicazione del Bollettino Ufficiale della Regione Calabria», individua tutti gli atti che devono essere sottoposti alla pubblicazione; è facoltà della Regione escludere dalla pubblicazione alcune tipologie di atti, come quelli generali di carattere amministrativo, ma ciò non pregiudica comunque la conoscibilità degli atti esclusi, esercitabile, ad esempio, con il diritto di accesso.
Sulla base di tali considerazioni, il Consiglio dei ministri, nella riunione del 19 ottobre 2006, ha deliberato di non impugnare davanti la Corte Costituzionale la disposizione contenuta nella legge in parola.
Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali: Linda Lanzillotta.
TOCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
la dirigenza dell'APAT ha informato le organizzazioni sindacali circa l'intenzione di bandire nuovi concorsi per posizioni dirigenziali, le quali sono già molto numerose, ben 71 dirigenti su 1.296 dipendenti, otre misura rispetto a tutti gli enti pubblici similari;
l'ennesima immissione di posizioni dirigenziali sarebbe effettuata dopo un'applicazione molto spinta dello spoil-system che ha gonfiato gli organici e ha posto in posizione di studio, non direttamente operative, diversi dirigenti;
secondo l'interrogante le posizioni dirigenziali suddette sono in contrasto con l'inserimento dell'Apat nel comparto contrattuale degli Enti di ricerca, il quale prevede l'affidamento delle funzioni dirigenziali in capo a ricercatori e tecnologi: il gonfiamento degli organici dirigenziali porrebbe seri problemi di compatibilità contrattuale quando avverrà l'inserimento nel comparto; con l'assunzione di dirigenti di II fascia il personale del ruolo dei Tecnologi non avrebbe la possibilità di dirigere strutture di rilievo e risulterebbe comunque subordinato ai due livelli dirigenziali di I e II fascia, mentre crescerebbe in misura inaccettabile la distanza tra l'APAT e le istituzioni di ricerca del comparto EPR già enorme a seguito dell'elevato numero di posizioni di livello dirigenziale (71: caso unico nel Comparto);
tutto ciò, inoltre, avrebbe l'effetto di congelare per anni i ruoli direttivi dell'agenzia e di rendere estremamente difficile qualsiasi ipotesi di revisione dello statuto APAT laddove si prevede una struttura dirigenziale sovraordinata al ruolo di Ricercatori/Tecnologi -:
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative nei confronti dell'Apat al fine di congelare le decisioni di ulteriori assunzioni di dirigenti, per non pregiudicare la possibilità di un inserimento dell'Agenzia nel comparto contrattuale ricerca.
(4-00013)
Risposta. - Per quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante i nuovi concorsi dirigenziali promossi dall'APAT, si rappresenta che la dotazione organica di tale Agenzia discende direttamente da quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 2002, n. 207 che prevede, oltre alla posizione del Direttore Generale dell'Agenzia, sette posizioni di livello direzionale generale di prima fascia e sessantaquattro posizioni di livello dirigenziale di seconda fascia.
Alla data odierna le posizioni dirigenziali coperte sono in numero di trentanove, di cui cinque con ricorso alla procedura prevista dal decreto legislativo n. 165 del 2001, articolo 19, comma 6.
L'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici, nell'aprile del 2005, avanzava, per il tramite del Ministero dell'ambiente
e della tutela del territorio, richiesta di autorizzazione a bandire un concorso pubblico per la copertura di 25 posizioni dirigenziali. Tale richiesta veniva, successivamente, inoltrata al Ministero dell'economia e delle finanze - RGS/IGOP ed alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la funzione pubblica.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di autorizzazione ad assumere in deroga, registrato alla Corte dei conti il 14 settembre 2005, l'APAT veniva autorizzata a bandire un concorso pubblico per la copertura di venti posizioni di livello dirigenziale di seconda fascia.
A fronte di tale autorizzazione, con decreto del Presidente della Repubblica del 28 aprile 2006, registrato alla Corte dei conti il 17 maggio 2006, la predetta Agenzia veniva autorizzata ad assumere, in deroga al regime di blocco delle assunzioni, due dirigenti.
Tuttavia, il bando di concorso relativo all'espletamento della procedura concorsuale di cui sopra non è stato, ad oggi, ancora emesso, né è intendimento dell'organo di direzione recentemente insediatosi dare corso a tale procedura prima di una attenta rivalutazione e, comunque, subordinatamente agli esiti del percorso di riorganizzazione avviato.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Alfonso Pecoraro Scanio.
TRUPIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge 124/99, «Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico», dispone che il 50 per cento dei posti disponibili per la stipula di contratti a tempo indeterminato avvenga tramite lo scorrimento delle graduatorie permanenti regolamentate dal decreto ministeriale 123 del 2000 e l'altro 50 per cento tramite le graduatorie di merito della procedura concorsuale ordinaria;
il numero di posti disponibili che emerge dai dati del Ministero è di 62.046;
il piano pluriennale di assunzioni predisposto dal Governo Berlusconi sulla base del decreto-legge 79 del 18 ottobre 2005 prevede per l'anno in corso l'assunzione a tempo indeterminato di soli 20.000 docenti;
il numero di docenti abilitati è largamente sufficiente per coprire completamente le vacanze di organico -:
se il Governo intenda mettere in opera interventi atti a ridurre la differenza abissale tra il numero di posti disponibili ed il numero di assunzioni previsto.
(4-00724)
Risposta. - Per incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri, si risponde all'interrogazione parlamentare in esame.
Nel suddetto atto di sindacato ispettivo, l'interrogante, facendo riferimento in particolare al personale docente, rileva l'esistenza di una consistente differenza tra il numero dei posti disponibili, risultante dai dati del ministero, ed il numero di assunzioni previsto dal piano pluriennale di cui al decreto interministeriale n. 79 del 18 ottobre 2005; conseguentemente chiede di conoscere le iniziative che il Governo intende assumere per ridurre la rilevata differenza.
È noto che, con il predetto decreto interministeriale, in attuazione della legge n. 143 del 4 giugno 2004, sono state autorizzate n. 20.000 assunzioni di personale docente per l'anno scolastico 2006-2007 e n. 10.000 per l'anno scolastico 2007-2008.
Si conviene con l'interrogante che i predetti contingenti, in relazione alle vacanze esistenti nell'organico del personale docente e alle ulteriori disponibilità che si determineranno per effetto del turn over, appaiono del tutto insufficienti rispetto all'esigenza di assicurare un assetto stabile alle istituzioni scolastiche, la piena funzionalità e continuità ai servizi e un'offerta educativa di qualificato livello. In effetti, l'altissimo numero di insegnanti precari costituisce un'emergenza di primaria importanza.
Questo ministero, per superare la rilevata emergenza, ha avviato un confronto con il ministero dell'economia e delle finanze
al fine di individuare misure e soluzioni di carattere strutturale idonee a risolvere, in un arco di tempo compatibile, il problema del precariato storico e ad attivare procedure in grado di coprire in maniera puntuale e ricorrente le vacanze determinate dai collocamenti a riposo.
Le misure e soluzioni individuate sono contenute nel disegno di legge finanziaria per il 2007, che è ora all'esame del Parlamento (AC n. 1746).
Il disegno di legge finanziaria, nell'ambito degli interventi per il rilancio della scuola pubblica, prevede, in particolare, la «definizione di un piano triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente per gli anni 2007-2009, da verificare annualmente, di intesa con il ministero dell'economia e delle finanze, circa la concreta fattibilità dello stesso, per complessive 150 mila unità, al fine di dare adeguata soluzione al fenomeno del precariato storico e di evitarne la ricostituzione, di stabilizzare e rendere più funzionali gli assetti scolastici, di attivare azioni tese ad abbassare l'età media del personale docente e di definire contestualmente procedure concorsuali più snelle con cadenze programmate e ricorrenti. Analogo piano di assunzioni a tempo indeterminato è previsto per il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA), per complessive 20 mila unità.».
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
TRUPIA. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la legge 124 del 1999, «Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico», dispone che il 50 per cento dei posti disponibili per la stipula di contratti a tempo indeterminato avvenga tramite lo scorrimento delle graduatorie permanenti regolamentate dal decreto ministeriale 123 del 2000 e l'altro 50 per cento tramite le graduatorie di merito della procedura concorsuale ordinaria;
la legge 143 del 2004 prevede che il servizio effettuato in sedi di montagna, piccole isole e carceri, venga valutato in misura doppia rispetto al servizio prestato presso altre sedi e questa norma ha avuto, secondo l'interrogante, effetti distorcenti nella compilazione delle graduatorie permanenti;
diversi esponenti sia dell'opposizione che della maggioranza, compreso il Viceministro Bastico, hanno più volte espresso la loro contrarietà nei confronti di questa modalità di calcolo del punteggio;
entro la fine di luglio i docenti precari saranno chiamati a scegliere la sede di servizio per il prossimo anno scolastico -:
se il Ministro intenda intervenire adottando iniziative normative al fine di eliminare le supervalutazioni del punteggio in tempo utile da consentire ai docenti precari di effettuare scelte trasparenti e consapevoli.
(4-00740)
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede iniziative per eliminare la supervalutazione del punteggio previsto per il servizio prestato in sedi di montagna, piccole isole e carceri, in tempo utile al fine di consentire ai docenti precari di effettuare scelte trasparenti e consapevoli.
Com'è noto la supervalutazione del punteggio per il servizio prestato nelle scuole di montagna, nelle piccole isole e nelle scuole penitenziarie è prevista dalla tabella di valutazione dei titoli, ai fini dell'inserimento nelle graduatorie permanenti degli aventi titolo; il punto B. 3) lettera h) della tabella di valutazione dei titoli, allegata al decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito con modificazioni dalla legge 4 giugno 2004 n. 143, prevede che: «il servizio prestato nelle scuole di ogni ordine e grado situate in comuni di montagna, di cui alla legge 1o marzo 1957, n. 90, in quello delle isole minori e negli istituti penitenziari è valutato in misura doppia».
Com'è altresì noto, la tabella in questione è stata approvata con la legge n. 143 del 2004 ed interpretata dalla legge n. 186 del 2004.
Si è favorevoli all'abrogazione della succitata norma. Infatti, in sede di conversione in legge del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 10, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di pubblica istruzione, è stato accolto come raccomandazione un ordine del giorno in tal senso e, successivamente, in data 26 luglio 2006 la Commissione Cultura ha approvato una risoluzione che, tra l'altro, impegna il Governo: predisporre una soluzione legislativa, a valere dalle graduatorie dell'anno scolastico 2007-2008, affinché sia abrogata la lettera h) della tabella di valutazione dei titoli allegata alla legge n. 143 del 2004, con particolare riferimento al raddoppio del punteggio di montagna.
Peraltro, sulla questione del raddoppio del punteggio per il servizio prestato nelle scuole di montagna, e della sua estensione dalle scuole elementari alle scuole di ogni ordine e grado, pende giudizio davanti alla Corte costituzionale, cui è stata rimessa con ordinanza in data 10 gennaio 2006 del TAR Sicilia - sezione di Catania.
Gli interventi di modifica della tabella di valutazione dei titoli delle graduatorie permanenti devono essere adottati per legge in quanto, come già riferito, la tabella in questione è stata approvata con la legge n. 143 del 2004 ed interpretata dalla legge n. 186 del 2004.
A tale riguardo occorre considerare che la graduatoria permanente - utilizzata a norma di legge sia per le immissioni in ruolo, sia per il conferimento delle supplenze annuali - viene integrata ed aggiornata ogni due anni (quella vigente si riferisce agli anni scolastici 2005/2006 e 2006/2007) e sulla base di questa graduatoria si è proceduto alle assunzione in ruolo per l'anno scolastico 2006/2007.
Il disegno di legge finanziaria, approvato dal Consiglio dei ministri in data 30 settembre 2006, prevede quindi che in correlazione alla predisposizione del piano per l'assunzione a tempo indeterminato per il personale docente per gli anni 2007-2009, previsto dal medesimo disegno di legge, è abrogata, con effetto dal 1o settembre 2007, la disposizione di cui al punto B. 3) lettera h) della tabella di valutazione dei titoli allegata al decreto legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito con modificazioni dalla legge 4 giugno 2004 n. 143.
Il Viceministro della pubblica istruzione: Mariangela Bastico.
TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la RAI ha un accordo con il Centro televisivo vaticano -:
da quanto tempo sia in vigore e quali siano i termini dello stesso.
(4-00687)
Risposta. - Si fa presente che la concessionaria RAI - interessata in merito a quanto richiesto dall'interrogante nell'atto parlamentare cui si risponde - ha precisato di aver stipulato con il Centro Televisivo Vaticano un accordo biennale, con decorrenza dal 1o gennaio 2006 e fino al 31 dicembre 2007, nel solco di una lunga tradizione di rapporti con la Santa Sede.
Tale accordo si intenderà automaticamente e tacitamente rinnovato di anno in anno, fatti salvi eventuali adempimenti reputati di comune accordo necessari e salvo eventuale disdetta da comunicarsi da una delle parti con lettera raccomandata da recapitarsi 6 mesi prima della scadenza.
Ai sensi di tale intesa il centro televisivo vaticano mette a disposizione della Rai le immagini registrate nel corso delle riprese televisive dell'attività ordinaria e straordinaria del Pontefice, mentre la Rai, in collaborazione con il centro televisivo vaticano, cura la coproduzione di servizi che riguardano la Santa Sede, effettua riprese autonome parziali e integrali e diffonde programmi televisivi inerenti ad alcune attività della Santa Sede di particolare rilevanza alle quali la Rai medesima rispetto ad altre emittenti televisive, riserva uno spazio di maggior rilievo.
Il Ministro delle comunicazioni: Paolo Gentiloni Silveri.
VENIER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 aprile 2006 a Verona, senza alcuna autorizzazione o valutazione di opportunità da parte del comune, il questore autorizzava il Comitato «Pasque Veronesi», nota organizzazione legata agli ambienti della estrema destra veneta, a realizzare a pochi metri dalla piazza storica della Resistenza veronese un raduno, secondo l'interrogante, dal chiaro intento provocatorio;
dopo la conclusione delle celebrazioni ufficiali della festa della Liberazione, molti dei democratici presenti decidevano di manifestare il proprio dissenso nei confronti della manifestazione organizzata dalla destra, che vedeva, tra l'altro, tra i partecipanti il Partito neofascista della Fiamma Tricolore, che, notoriamente, disconosce la ricorrenza nazionale del 25 aprile, e personaggi noti come animatori, negli anni settanta, dell'organizzazione eversiva «la Rosa dei Venti»;
gli antifascisti e antirazzisti hanno organizzato un presidio assolutamente pacifico nella piazza in cui era prevista la manifestazione della destra estrema;
invece di valutare l'opportunità di non consentire all'estrema destra di svolgere una manifestazione dai chiarissimi intenti provocatori, la Polizia di Stato ha deciso lo sgombero forzato del presidio antifascista;
la Polizia, di fronte a manifestanti che seduti per terra opponevano resistenza passiva allo sgombero, non ha esitato a «caricare» utilizzando i manganelli, a sequestrare videocamere ed apparecchi fotografici, e successivamente, ad operare una serie di arresti ricorrendo a metodi a giudizio dell'interrogante brutali e gratuiti;
tra coloro che sono stati assurdamente malmenati dalle forze dell'ordine, arrestati e caricati di peso nei cellulari per essere tradotti in questura c'era, tra l'altro, il segretario provinciale del Partito dei comunisti italiani, colpevole di ricercare una mediazione tra manifestanti e forze dell'ordine;
il 27 maggio 2006, sempre a Verona, il questore ha concesso nuovamente alle organizzazioni dell'estremismo neo-fascista di svolgere una parata razzista, provocando la giusta reazione di indignazione da parte della comunità cittadina anche attraverso nuovi episodi di tensione -:
se non ritenga necessario aprire una inchiesta interna sui fatti del 25 aprile 2006 al fine di valutare l'operato assolutamente censurabile, a parere dell'interrogante, delle forze di polizia ed individuare precisamente le responsabilità delle violenze anche al fine di impedire che episodi di questo tipo abbiano a ripetersi;
se non ritenga di dover intraprendere azioni disciplinari nei confronti del questore di Verona che, secondo l'interrogante, ha dimostrato più di una volta di sottovalutare il pericolo rappresentato dall'attività di gruppi estremisti e razzisti dell'estrema destra;
quali iniziative di indirizzo il Governo intende prendere per impedire che forze neofasciste e dell'estrema destra che si collochino fuori dall'alveo democratico e costituzionale, e possano continuare a realizzare provocazioni più o meno gravi, soprattutto in occasione delle principali ricorrenze nel corso delle quali la Repubblica ricorda la lotta e la vittoria contro la dittatura fascista.
(4-00162)
Risposta. - L'attuale disciplina normativa delle pubbliche riunioni ruota tuttora, com'è noto, attorno all'articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che prevede che di ogni manifestazione in luogo pubblico o aperto al pubblico sia dato preavviso almeno tre giorni prima al questore, che per motivi di ordine pubblico potrà impedire la riunione o impartire prescrizioni di tempo e di luogo per il suo svolgimento.
Tale norma, riletta alla luce del principio di libertà di riunione sancito dall'articolo 17 della Costituzione, implica che le pubbliche riunioni non soggiacciono ad alcuna specifica autorizzazione ed il loro eventuale divieto per motivi di ordine pubblico
deve fondarsi su gravi e concreti elementi di pericolo che giustifichino una così penetrante limitazione di un diritto costituzionalmente garantito.
Nel caso richiamato nell'interrogazione, le manifestazioni svoltesi il 25 aprile nell'area di piazza dei Signori a Verona sono state due: la celebrazione di una messa in lingua latina e rito romano antico promossa dal «Comitato delle Pasque Veronesi» ed una contromanifestazione di disturbo organizzata da elementi di area antagonista e dei centri sociali.
La messa, indetta da un organismo cui aderiscono anche esponenti della Lega Nord e del Movimento Fiamma Tricolore, era stata regolarmente preavvisata alla locale Questura il 5 aprile precedente. La data del 25 aprile risultava essere stata scelta dagli organizzatori per la concomitanza del 209o anniversario della conclusione della rivolta veronese del 1797 con la festività di San Marco e non vi era pertanto motivo per ritenere che l'iniziativa potesse avere un esplicito intento di negazione o contestazione dei valori della Liberazione, tale da poter determinare possibili turbative dell'ordine pubblico.
Il questore di Verona non ha, pertanto, rilevato cause ostative allo svolgimento della messa, anche in considerazione del fatto che l'iniziativa aveva avuto luogo negli anni precedenti con le medesime modalità. Inoltre, l'orario della cerimonia religiosa non avrebbe interferito con il normale svolgimento delle concomitanti manifestazioni previste per la «Festa della liberazione» che, comunque, non interessavano piazza dei Signori.
Delle iniziative in questione era stato informato anche il sindaco di Verona, che nulla aveva rilevato al riguardo.
La contromanifestazione dei centri sociali, non preavvisata, si è invece concretizzata in alcuni atti di disturbo da parte di circa 40 dimostranti, alcuni dei quali, oltre a smontare un piccolo palco mobile destinato alla messa, hanno diffuso musica da un impianto di amplificazione, scandito slogan, affisso cartelli di protesta e striscioni, distribuito volantini alla cittadinanza e tracciato scritte con bombolette di vernice spray nella piazza.
Per prevenire possibili occasioni di contrapposizione o scontro, le forze dell'ordine hanno ripetutamente tentato di indurre i manifestanti a desistere da azioni che potevano apparire provocatorie, ma gli stessi hanno opposto resistenza, sedendosi e stringendosi con le braccia in concomitanza con l'orario di inizio della messa.
Per consentire il sereno svolgimento della manifestazione programmata e tutelare il diritto di riunione ed espressione di entrambi i gruppi, evitando le occasioni di contatto, le Forze di Polizia hanno quindi tentato di allontanare i dimostranti dalla zona delle messa uno per volta, ma alcuni di essi si sono opposti scalciando e colpendo gli agenti, uno dei quali, in questo frangente, ha riportato la frattura composta articolare della scapola destra, giudicata guaribile in 25 giorni.
Davanti a questi atti di ostilità, le forze di polizia si sono quindi viste costrette a fare uso dei propri equipaggiamenti di ordine pubblico per il tempo strettamente necessario per contrastare la violenza opposta.
La vicenda è comunque all'esame dell'Autorità giudiziaria, alla quale è stata inoltrata comunicazione di reato nei confronti di 27 manifestanti denunciati in stato di libertà per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, lesioni personali aggravate, manifestazione senza preavviso e di altri 6 segnalati per il solo reato di manifestazione senza preavviso.
Nel corso dell'azione di polizia giudiziaria non risultano essere state sequestrate né videocamere, né apparecchi fotografici di altro tipo.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ZACCHERA.- Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
milioni di cittadini italiani, la più parte lavoratori dipendenti, usano ogni
giorno i «buoni pasto» emessi dalle singole aziende od amministrazioni pubbliche quando - ed è la maggior parte dei casi - non siano operanti mense interne aziendali;
la gestione di questi buoni pasto è controllata in buona parte da alcune grandi aziende che intrattengono rapporti di convenzione sia con le aziende o gli Enti preposti che con migliaia di punti di ristoro (ristoranti, tavole calde, bar ed altri) dove vengono utilizzati e smerciati i «buoni»;
le recenti normative hanno imposto di fatto alle aziende del settore ad aderire alle Convenzioni Consip, equiparandole a «fornitori» della pubblica amministrazione;
ciò ha comportato e comporta rilevanti perturbazioni del mercato, essendosi grandemente ristretto il numero delle aziende in grado di predisporre il servizio a prezzi competitivi;
peraltro il Governo sembra voler preferire criteri di prezzo ed economicità piuttosto che verificare e far verificare il livello qualitativo dei pranzi serviti;
il Ministero dell'economia e delle finanze starebbe per varare un decreto chiarificatore sulle caratteristiche dei fornitori che fossero interessati a gestire tali servizi, ma ad oggi non si hanno notizie circa i contenuti del decreto e ciò comporta viva preoccupazione da parte delle aziende del settore che stanno vivendo un clima di grande incertezza -:
quali intendimenti abbia il Governo e segnatamente i Ministri interessati, nella gestione di questa delicata materia, al fine di giungere ad un corretto compromesso tra qualità e varietà dei cibi e prezzo pagato nonché alla predisposizione di un efficiente elenco nazionale delle aziende che siano autorizzate a fornire il servizio;
se non si ritenga urgente adottare iniziative normative volte a specificare le questioni descritte in premessa ascoltando in contraddittorio le associazioni di categoria, che rappresentano le aziende fornitrici di pasti attraverso la formula dei tickets restaurant, fornendo loro in via prioritaria non solo copia dei bandi ma anche chiare indicazioni circa la qualità dei pranzi serviti alla clientela convenzionata.
(4-00060)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente la gestione dei servizi sostitutivi di mensa mediante buono pasto.
Al riguardo, premesso che non risulta in corso di predisposizione un decreto che abbia le finalità descritte nel documento parlamentare, si fa presente che l'articolo 14-vicies ter, del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, convertito nella legge 17 agosto 2005, n. 168, al fine di concorrere al conseguimento di più elevati livelli di produttività, ha disposto che la materia dei servizi sostitutivi di mensa venisse regolamentata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle attività produttive, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa.
Pertanto, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 novembre 2005, recante affidamento e gestione dei servizi sostitutivi di mensa, su proposta del Ministro delle attività produttive, sono stati definiti:
i requisiti delle società di gestione dei servizi sostitutivi di mensa mediante buoni pasto;
i requisiti degli esercizi commerciali;
i criteri per l'aggiudicazione delle gare;
le caratteristiche e la regolamentazione di utilizzo del buono pasto.
In particolare, l'articolo 3 del citato decreto prevede quali debbano essere i requisiti delle aziende per poter esercitare l'attività di emissione dei buoni pasto.
Per quanto riguarda il riferimento contenuto nel documento parlamentare relativamente al Programma di razionalizzazione degli acquisti per la pubblica amministrazione, si precisa che le iniziative inerenti i servizi sostitutivi di mensa mediante buoni
pasto hanno sostanzialmente recepito le indicazioni contenute nel citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Inoltre, in coerenza con gli indirizzi forniti dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, sono stati inseriti nei bandi e nella documentazione di gara requisiti tecnici economici, che hanno consentito la partecipazione ad imprese che non avevano una rete precostituita di esercizi, ma che si impegnavano a costituirla in un congruo periodo di tempo, al fine di evitare barriere all'entrata limitative dei processi concorrenziali.
Le stesse iniziative, come del resto tutte quelle inserite nel Programma di razionalizzazione degli acquisti, vengono realizzate applicando la disciplina comunitaria in materia di appalti recepita nel nostro ordinamento e, pertanto, non trovano alcun reale riscontro le ipotesi di adesione «imposta» al sistema delle convenzioni e le conseguenti «perturbazioni del mercato» ventilate nell'interrogazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.