Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 78 del 28/11/2006
TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2006
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
diversi comuni della regione Molise e della regione Puglia sono stati colpiti nel mese di ottobre del 2002 da un violento sisma;
il terremoto ha causato innumerevoli danni materiali devastando di fatto intere zone e centri abitati e causando purtroppo la morte di diverse persone tra i quali 27 bambini e una maestra;
a distanza di anni la popolazione interessata patisce ancora gravi disagi, costretta a vivere in sistemazioni di fortuna lontana dalla propria casa, la vita dei comuni interessati è stata profondamente stravolta ed ancora stenta a tornare alla normalità;
gli aiuti che sono giunti alle popolazioni locali per quanto utili e preziosi sono evidentemente insufficienti;
nella legge finanziaria attualmente all'attenzione del parlamento gli stanziamenti previsti risultano essere indiscutibilmente limitati ed insufficienti;
la prospettiva concreta, per le popolazioni del comprensorio colpito dal terremoto, resta quella di continuare a vivere in una situazione di grave e quotidiana emergenza;
i provvedimenti emergenziali emanati immediatamente dopo il sisma, tra le altre cose, avevano previsto e garantito la sospensione, oltre che degli adempenti e versamenti tributari e contributivi, anche dei termini processuali e sostanziali, con inclusione della sospensione dei termini di pagamento in senso lato;
evidentemente tale misura rappresentava un necessario quanto dovuto aiuto in favore di una popolazione e di un intero comprensorio colpito gravemente dal terremoto, un aiuto tanto più necessario se si considera le enormi difficoltà di carattere socio-economico che la popolazione locale è stata ed è ancora costretta a fronteggiare;
a meno di un anno dal terremoto questa agevolazione è tuttavia cessata, pur permanendo evidenti disagi in tutta la zona interessata dal sisma;
già dal 30 settembre 2003 ai cittadini dei comuni interessati dalla calamità è stato imposto di riavviare i versamenti
delle rate di mutuo, con l'aggravante della richiesta, da parte degli istituti di credito, della corresponsione in un'unica soluzione, dei ratei arretrati;
tale richiesta ha praticamente ed inspiegabilmente vanificato gli effetti della sospensione disposta in precedenza ed anzi trasformando il beneficio ricevuto inizialmente in un improvviso ed insostenibile aggravamento dell'onere finanziario;
inoltre quanto alla sospensione dei termini per gli adempimenti e versamenti tributari e contributivi, i ripetuti ritardi con i quali le ordinanze della Presidenza dei Consiglio dei Ministri sono intervenute a provvedere le proroghe hanno costantemente creato situazioni di inevitabile tensione e disagio;
tali proroghe sono state infatti disposte a distanza di oltre due mesi dalla scadenza dei termini originariamente previsti, ingenerando confusione negli stessi Organi ed Enti preposti alla riscossione;
lo stesso contenuto della normativa emergenziale è sempre stato tale da ingenerare dubbi interpretativi, ancora oggi non appare chiaro se destinatari di quel beneficio di sospensione fossero unicamente i titolari di imprese già esistenti alla data del sisma o anche quelli titolari di imprese sorte successivamente;
incomprensibili poi le ultime disposizioni in ordine alla sospensione contributiva, per le quali, in merito alle scadenze successive al primo gennaio 2006, stabiliscono che questa operi unicamente per i contributi a carico dei datori di lavoro in favore dei dipendenti e non anche per i contributi personali posti a carico dei lavoratori autonomi;
la sospensione, inoltre, risultava prevista unicamente per i datori di lavoro privati e non per quelli pubblici, attuando così una disparità di trattamento difficilmente comprensibile;
lo stato d'emergenza per le zone colpite dal terremoto dell'ottobre 2002 è stato prorogato al 31 dicembre 2006;
per gli adempimenti ed i versamenti tributari opera la sospensione al 31 dicembre 2006, mentre gli importi maturati dal 31 ottobre 2002 andranno versati dal primo gennaio 2007 in quattrocento rate mensili;
la confusione normativa si è aggravata ulteriormente a seguito dell'emanazione di decreti del commissario delegato che ha esteso l'area terremotata del cosiddetto «cratere» (14 comuni) all'intera provincia di Campobasso;
i versamenti Inps/Inail maturati dal 31 ottobre 2002 al 31 maggio 2005 vanno restituiti in 304 rate mensili a partire dal 16 marzo 2006;
i contributi Inps/Inail per i lavoratori autonomi per l'anno 2006 secondo una recente circolare Inps (n. 67 del 5 maggio 2006) non sono più sospesi;
i contributi Inps/Inail sui dipendenti delle sole imprese private sono sospesi anche per l'anno 2006, ma dovranno essere restituiti in dodici rate mensili a partire dal primo gennaio 2007;
a quanto risulta la cassa edile non ha mai sospeso i contributi previsti obbligatoriamente per le imprese edili;
gli uffici finanziari stanno notificando nei confronti di contribuenti residenti ed operanti nelle zone del «cratere» del terremoto accertamenti fiscali basati sugli studi di settore dell'anno 2002;
non si comprende la disparità che pare attuarsi ai danni delle aziende che hanno avviato la loro attività dopo il sisma che, anzi, dovrebbero essere tutelate ed incoraggiate;
per altre popolazioni e zone colpite da calamità naturali come quelle nella Regione Umbria o Marche si sono adottate misure completamente differenti; così come particolari soluzioni sono state adottate per le aree colpite dall'alluvione del Piemonte e per quelle della provincia di Brescia;
per le zone colpite da calamità naturali in Sicilia si è adottato un atteggiamento e delle misure che appaiono molto pio coerenti e comprensive per le popolazioni colpite, ed oggi nella legge finanziaria, attualmente all'attenzione del Senato, proprio per le zone colpite da calamità naturali nella provincia di Catania sono previsti ulteriori interventi miranti al rinnovo della proroga della sospensione del pagamento dei tributi e dei contributi ed al loro relativo abbattimento;
alla Camera dei Deputati è stato recepito un apposito ordine del giorno che impegna il Governo: reperire quanto prima le risorse necessarie dando la giusta priorità alla regione Molise e Puglia mettendole anche per ciò che riguarda la rateizzazione, sospensione ed abbattimento dei tributi e contributi nelle stesse condizioni di altre zone del paese colpite da calamità naturali -:
quali siano le ragioni che motivano il Governo ad assumere comportamenti così differenti da poter apparire discriminatori per le diverse popolazioni colpite da calamità naturali, quali siano gli interventi che pensa opportuno mettere in campo per alleviare e sostenere le popolazioni del Molise e della Puglia, se non ritenga necessario aumentare coerentemente ai bisogni e alle necessità concrete della popolazione gli stanziamenti previsti per le popolazioni del Molise e della Puglia, se con riferimento a queste, intenda ripristinare la rateizzazione prevista fino al 31 dicembre 2005 anche per la parte contributiva, definire le iniziative che intende adottare per il 2007 compresa un'ulteriore proroga della sospensione del versamento di tributi e contributi definendo in particolare le necessarie sanatorie per la parte tributaria rendendo così omogeneo il trattamento per le regioni Molise e Puglia con quello di altre realtà del Paese colpite da calamità naturali.
(2-00248)«Astore, Donadi».
Interrogazioni a risposta immediata:
LICANDRO e DILIBERTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 10 e l'11 aprile 2006, nel corso dello scrutinio dei voti delle ultime elezioni politiche, l'aggiornamento dei dati che affluivano al ministero dell'interno si arrestava intorno alle ore 24, senza che ad oggi ne siano state rese note le ragioni;
i dati che il ministero dell'interno diramava erano comunque diffusi con notevole, inspiegabile e ancora non chiarito ritardo rispetto a qualunque altro precedente elettorale, a fronte di una scheda di più facile lettura rispetto a quella di qualunque altra consultazione elettorale;
il ministero dell'interno adduceva problemi di natura tecnica, anch'essi ancor oggi non resi noti ai tecnici e all'opinione pubblica;
in un comunicato stampa dell'11 aprile 2006, presente sul sito internet del ministero dell'interno fino al 13 aprile 2006, si comunicava che tra i dati provvisori pervenuti al ministero dell'interno si registrava per la Camera dei deputati il dato di 43.028 schede contestate;
e già il 12 aprile 2006 l'allora Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi lanciava un'aggressiva campagna politica e mediatica contro la legittimità del risultato elettorale, che vedeva, comunque, prevalere l'Unione con uno scarto di 25.224 voti, indicando all'opinione pubblica la realizzazione di «tanti, tantissimi brogli elettorali», tali che «il risultato deve cambiare», e auspicando l'emanazione di un decreto-legge per il riconteggio delle schede e per il riesame dei verbali;
l'aggressiva campagna mediatica dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri, dunque, si fondava sul dato del ministero dell'interno di 43.028 schede contestate, che avrebbero dovuto sovvertire il risultato elettorale alla Camera dei deputati;
soltanto il 14 aprile 2006, a distanza di diversi giorni dallo scrutinio delle schede, il ministero dell'interno diramava un comunicato con cui rendeva noto che il numero delle schede contestate, in realtà, si riduceva a 2.131 per la Camera dei deputati e a 3.135 per il Senato della Repubblica e che i dati di 43.028 per la Camera dei deputati e di 39.822 per il Senato della Repubblica erano semplicemente il frutto di un errore materiale, che aveva condotto a sommare le schede contestate vere e proprie con le schede nulle o bianche;
l'errore materiale commesso era, secondo gli interroganti, di una gravità e di una così palmare evidenza da poter essere rilevato subito da chiunque avesse una sufficiente dimestichezza con i conteggi elettorali;
emergeva così presso il dipartimento di statistica L. Lenti dell'Università di Pavia che tali gravissime anomalie diffuse dal ministero dell'interno già il 12 aprile 2006 riguardavano soltanto pochissime province, in particolare quelle di Catania, Como, Udine e Pisa;
segnatamente il ministero dell'interno comunicava che nella provincia di Catania i voti non validi erano 9.993, le schede bianche erario di identico numero (9.993) e i voti contestati erano 19.142; i voti contestati erano 6.912 nella provincia di Como, 6.790 nella provincia di Udine e 4.281 nella provincia di Pisa;
dunque, la metà delle presunte schede contestate dell'intero territorio nazionale erano concentrate solo nella provincia di Catania (19.142); nel complesso le schede contestate in queste quattro province ammontava a 37.125, cioè l'86 per cento del totale;
la città di Catania era stata già caratterizzata da irregolarità gravi e manifeste, già sin dalla fase di presentazione delle liste durante le elezioni amministrative del maggio 2005;
il ministero dell'interno non si è accorto immediatamente e autonomamente del gravissimo e macroscopico errore;
ciò è avvenuto attraverso il rilievo indipendente di un docente universitario di statistica sociale dell'Università degli studi di Catania, che già il 12 aprile 2006 segnalava alla prefettura di Catania la sola evidente anomalia della relativa provincia;
la prefettura manifestava conseguentemente sorpresa e sconcerto per la diffusione di dati che non corrispondevano a quelli dalla stessa (unica fonte primaria) trasmessi al ministero dell'interno e che già in data 12 aprile 2006, come risulta dai tabulati cartacei e da quelli disponibili in formato elettronico, vedeva come contestate un dato di 33 schede, assolutamente irrilevante rispetto alla campagna mediatica dell'ex Presidente del Consiglio dei ministri e perfettamente in linea con il dato fisiologico del fenomeno nelle restanti province e in tutte le precedenti tornate elettorali;
come è noto, i limiti fisiologici dei voti contestati al più ammonta a qualche centinaio di schede e non è mai giunto a decine di migliaia in tutto il territorio nazionale, dato ancora più eclatante e sospetto, dacché concentrato in una sola provincia -:
se risultino agli atti depositati presso il Governo elementi tali da chiarire quali siano stati i problemi tecnici addotti dal ministero dell'interno per spiegare i ritardi nell'aggiornamento dei risultati provvisori, quale ragione nel corso della notte abbia prodotto la lunga interruzione della diffusione dei dati man mano che giungevano al ministero dell'interno e perché il ministero dell'interno abbia atteso il 14 aprile 2006 per diffondere il risultato corretto della fortissima riduzione delle schede contestate, rispetto a quello inizialmente diffuso, quando già le segnalazioni erano giunte dalla prefettura di Catania ben due giorni prima, trattandosi, peraltro, di una verifica di assoluta immediatezza. (3-00420).
D'ELIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri.- Per sapere - premesso che:
il Governo libanese ha approvato il 25 novembre 2006 l'istituzione del tribunale
internazionale sull'assassinio dell'ex Primo Ministro Rafik Hariri, al quale si oppongono gli hezbollah e il Presidente filosiriano Lahoud, con il conseguente tentativo di far cadere il Governo Siniora, tentativo nel quale pure si inserisce il recente assassinio del Ministro Pierre Gemayel;
nel recente vertice con il Presidente francese Chirac, il Presidente Prodi ha affermato la necessità di avviare un dialogo con la Siria volto a trovare una soluzione politica della crisi libanese -:
se non ritenga di dover esprimere il sostegno concreto all'entrata in funzione del tribunale internazionale sul caso Hariri, annunciando da subito un forte aiuto economico alla sua messa in opera, perché la soluzione politica della crisi libanese non prescinda dall'accertamento della verità e dall'affermazione della giustizia in Libano. (3-00421).
BONDI, ELIO VITO e LEONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'organizzazione non governativa Movimondo è stata oggetto di un'inchiesta da parte dell'Unione europea e, in particolare, del suo organo ispettivo Olaf;
tale inchiesta ha implicato l'immediata sospensione di tutti i finanziamenti in corso da parte della stessa Unione europea;
contemporaneamente l'organizzazione non governativa Movimondo ha continuato a ricevere finanziamenti da parte della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli affari esteri;
l'inchiesta dell'Olaf ha comportato l'incriminazione anche per reati di ordine penale per i dirigenti di Movimondo;
a seguito di tali vicende, la direzione dell'organizzazione non governativa in parola è stata assunta dall'attuale Sottosegretario per gli affari esteri Di Santo e, nel corso della sua gestione, l'organizzazione non governativa Movimondo ha ricevuto finanziamenti, anche attraverso un contratto stipulato con l'organizzazione internazionale Img -:
a quanto ammontino tali finanziamenti, se siano stati regolarmente rendicontati e se risponda a verità che nel comitato direzionale del 9 ottobre 2006, a favore della stessa organizzazione non governativa Movimondo, sia stato deliberato un finanziamento di euro 236.552 per la realizzazione di un filmato dai titolo «Forse Dio è malato», tratto da un libro di Walter Veltroni e la cui regia è stata affidata ai fratelli Taviani. (3-00422).
MIGLIORE, MARIO RICCI e OLIVIERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da mesi i sindacati attendono invano di incontrare il Governo per discutere del futuro di Fincantieri;
nell'audizione alla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati il Sottosegretario Tononi, al quale è stato chiesto quando il Governo intenda incontrare i sindacati, semplicemente non ha risposto;
non si riesce a capire quale idea del rapporto con il «Paese reale» guidi l'operato dei troppi tecnici, che, pare, intendono dettare l'agenda al Governo, o, forse, la si capisce benissimo: è l'idea di chi pensa al Governo come luogo nel quale si possa decidere il futuro della cantieristica italiana (e quello di ventimila lavoratori), al di fuori di qualsiasi confronto sociale e politico;
l'amministratore delegato di Fincantieri, dottor Bono, anche lui in audizione, è stato, invece, chiarissimo: la quotazione in borsa ci vuole, punto e basta; a tal proposito, il Sottosegretario ha precisato che «non è un'ipotesi di Governo»;
a parere degli interroganti, sarebbe un paradosso: un gruppo industriale che è diventato leader mondiale in segmenti importanti della produzione navale, che ha bilanci attivi e che vanta un portafoglio ordini in grado di garantire lavoro a tutti
gli stabilimenti per i prossimi quattro anni, verrebbe messo sul mercato ed esposto alle ferree leggi della finanza e della speculazione borsistica;
sarebbe, invece, molto utile una discussione vera, ma non sulla borsa, bensì sulla politica industriale di questo Paese, sulle scelte nel campo della mobilità delle merci e delle persone, sulle vie del mare come una delle alternative ad un trasporto troppo centrato sulla gomma, sul valore strategico dell'industria navalmeccanica e sul ruolo centrale che, in un contesto innovativo, potrebbe essere giocato da una Fincantieri che deve continuare ad essere un grande gruppo industriale interamente pubblico;
giorni fa, a Castellammare di Stabia, i sindaci delle città sedi di stabilimenti Fincantieri si sono riuniti, hanno detto no alla privatizzazione del gruppo (che sarebbe conseguente alla quotazione in borsa) e hanno deciso di chiedere anche loro, insieme ai sindacati, di incontrare il Governo -:
quali atti concreti intenda porre in essere per fare proprie le istanze della società, quelle del mondo del lavoro, in primo luogo, e del futuro della cantieristica italiana. (3-00423).
OLIVA, LO MONTE, NERI, RAO e REINA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Poste Italiane spa ha di recente avviato una riorganizzazione del servizio postale, che prevede in Sicilia la chiusura di uffici nei comuni più piccoli e la riduzione di oltre 200 zone di recapito, con il conseguente concentramento del recapito presso i cosiddetti «centri primari di distribuzione», allontanando il servizio di recapito dal comma stesso;
nella regione le Poste hanno già deciso di ridurre siti (Cuas di Palermo, centro Postel) per trasferire la lavorazione di prodotto nel Nord Italia, compromettendo oltre 400 posti di lavoro;
le decisioni di Poste Italiane spa, oltre a compromettere il servizio pubblico postale, hanno penalizzato la regione Sicilia ad alto tasso di disoccupazione con la perdita di oltre 1.000 posti di lavoro, avendo questa, tra l'altro, dato un contributo notevole al raggiungimento e rilancio della società;
malgrado i tanti pensionamenti, che in alcune filiali siciliane, come quella di Messina, si sono talvolta «incentivati» con il ricorso documentato ad azioni di mobbing e ritorsione nei confronti di funzionari e dipendenti e che solo in parte sono stati rimpiazzati per effetto dei reintegrati ricorsisti, si continuano a sopprimere posti di lavoro che sono essenziali per il territorio e per il servizio al cittadino;
la conseguenza della riorganizzazione aziendale, oltre ad aumentare in modo sproporzionato i carichi di lavoro dei dipendenti, certifica la soppressione di ulteriori 200 posti e il licenziamento di altre 300 unità che in atto operano presso le agenzie di recapito;
l'attuale politica di riorganizzazione aziendale ha sollevato forti critiche da parte di molti sindaci e dei sindacati, che hanno promosso un sit in di protesta il giorno 21 novembre 2006 presso la direzione centrale di Poste Italiane spa -:
quale sia la politica del Governo in materia di telecomunicazioni e di occupazione, se non ritenga che le logiche di mercato debbano, a volte, passare in secondo piano rispetto alle esigenze del territorio, sia in termini di servizi offerti al cittadino, sia in termini di occupazione, e se intenda promuovere tutte le iniziative necessarie a riconsiderare la riorganizzazione aziendale che penalizza fortemente i siti territoriali della Sicilia. (3-00424).
DEL BUE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Commissaria europea del corridoio 5, che da Lisbona si dovrà congiungere con Kiev, attraversando l'Italia, ha più volte richiamato i ritardi del nostro Paese;
sulla ferrovia ad alta velocità Torino-Lione, che rappresenta un asse fondamentale di tale «passaggio», il Governo italiano non ha una posizione univoca e oscilla tra il possibilismo del Ministro Di Pietro, sia pur condizionato da nuove procedure che allungano e di molto l'operatività della stessa, fino alla netta opposizione più volte manifestata dal Sottosegretario Cento;
alla luce dell'abbandono delle procedure della cosiddetta «legge obiettivo» del 2001, i tempi sono diventati ormai chiaramente incompatibili con le esigenze operative che vengono proposte in sede comunitaria, alla luce dei finanziamenti da inserire nel loro bilancio -:
quale sia con esattezza la posizione del Governo italiano e, in particolare, se non intenda garantire che l'opera Torino-Lione non è persa e così il corridoio 5, che potrebbe trovare oggi una nuova sistemazione più a Nord, nell'asse che dalla Svizzera all'Austria potrebbe congiungersi con Budapest e con Kiev. (3-00425).
BORGHESI, DONADI e EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in queste settimane, dopo molti mesi di intenso e, per diversi aspetti, drammatico impegno, si sta completando come previsto il ritiro del nostro contingente dall'Iraq;
negli stessi giorni a Riga la capitale lettone si apre il summit mondiale della Nato, che potrà contare sulla partecipazione di ben 26 Capi di Stato;
si apprende che in questa occasione, come anticipato da molti organi di stampa, verrà chiesto ai Paesi membri, in particolare a quelli dell'Unione europea, un maggiore impegno a sostegno della missione in Afghanistan: attualmente la missione Isaf, passata dal 2003 sotto il controllo della Nato, può contare su 30 mila unità, di cui però buona parte rappresentata da truppe americane;
attualmente la situazione nel Paese appare molto pericolosa: dall'inizio del 2006 si sono registrate quasi 4 mila vittime, in buona parte civili, ed esiste il rischio che il Paese precipiti verso uno stato di guerra aperta;
in merito il Presidente francese Jacques Chirac ha delineato la possibilità di proporre la creazione di un gruppo di contatto tra Paesi della Nato ed altri partner;
in Libano, dove come in Iraq e Afghanistan sono impegnati dei nostri militari, pare finita la tregua con le milizie hezbollah e nuovi razzi sono caduti sul territorio israeliano, mentre in Palestina e nei territori occupati la tensione torna a crescere;
la scorsa settimana si è tenuto a Lucca un importante vertice bilaterale italo-francese, nel quale si è anche affrontata la questione mediorientale nel suo complesso, con particolare riferimento al Libano ed all'Afghanistan, e la natura dell'impegno in quell'area dei due Paesi -:
alla luce dei più recenti accadimenti, quali siano gli intendimenti del Governo circa l'impegno delle nostre truppe nelle missioni internazionali di pace e quale sia, in particolare, l'orientamento circa la nostra presenza in Afghanistan. (3-00426).
MARONI, GIANCARLO GIORGETTI, GIBELLI, COTA, DOZZO, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI, POTTINO e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'attuale maggioranza di Governo, per risollevare le sorti della compagnia aerea Alitalia, intende riproporre l'alleanza strategica con la compagnia europea Air France, legata ad Alitalia con uno scambio azionario del 2 per cento del capitale sociale già dal 2001;
la decisione di aprire il mercato dell'Alitalia al partner europeo Air France,
colosso sul piano mondiale, rischia di far perdere competitività alla compagnia aerea di riferimento, che ha progressivamente perso, negli ultimi anni, quote di mercato sia sulle tratte nazionali, sia sulle tratte intercontinentali;
l'aeroporto di Malpensa, come dimostrano i dati, è il quinto hub d'Europa, con 38 destinazioni servite; lo scalo lombardo ha fatto registrare il più alto tasso di crescita tra quelli europei, più 11,1 per cento rispetto alla media europea del 5 per cento, e si conferma come uno dei centri di distribuzione più importanti d'Europa;
il numero di passeggeri nell'aeroporto di Malpensa è passato da 3,9 milioni nel 1997 a 19,6 milioni nel 2005, facendo registrare una variazione del 400 per cento contro una variazioni del 26,6 per cento registrata nello stesso periodo di tempo nell'aeroporto di Roma-Fiumicino, il cui numero di passeggeri è passato da 25,9 nel 1997 a 32,8 nel 2005;
Alitalia, ancora oggi, è l'unica compagnia che ha distribuiti su due hub aeroportuali la propria flotta, su Roma Fiumicino e su Milano Malpensa, e la doppia opzione risulta assolutamente anti-industriale, anche in ragione del fatto che il 70 per cento dei biglietti aerei è venduto nel Nord del Paese;
le dichiarazioni rilasciate alla stampa dell'attuale Presidente della Sea, che sarebbe disposto a concedere un terminal esclusivo al vettore nazionale, all'unica condizione che Alitalia, nell'aggiornamento del piano industriale, individui in Malpensa l'hub aeroportuale di riferimento dove concentrare la propria capacità;
da notizie di stampa, che confermano la posizione di alcuni esponenti dell'attuale maggioranza di Governo di rinunciare all'hub aeroportuale di Malpensa, emergono profonde incertezze non solo sul futuro di Alitalia, dal momento che la compagnia aerea ha su Malpensa il 50 per cento del proprio traffico, ma anche sull'ostacolo alla crescita economica delle imprese del Nord, che vedono proprio nell'aeroporto lombardo il centro strategico di distribuzione dei traffici da e verso l'Europa;
l'abbandono di Malpensa emarginerebbe il nostro Paese dai grandi traffici europei ed il vantaggio ricadrebbe sui grandi hub dell'Europa del Nord, in particolare su Francoforte e su Parigi, relegando la compagnia aerea Alitalia a vettore regionale strutturalmente e strategicamente subalterno alle altre compagnie aeree europee -:
quali misure il Governo intenda adottare in relazione alla disponibilità della società di gestione Sea, al fine di garantire lo sviluppo dell'aeroporto di Malpensa, unica soluzione industriale in grado di restituire efficienza e competitività all'Alitalia. (3-00427).
FABRIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto appreso dalla stampa in data 13 novembre 2006, in base ad un rapporto dell'Enac, Ente nazionale per l'aviazione civile, la compagnia aerea di bandiera Alitalia si caratterizzerebbe per una superficiale gestione dei controlli tecnici e sarebbero anche stati riscontrati episodi di cattiva manutenzione;
i rilievi Enac rientrano in una normale attività di controllo ed hanno riguardato solo aspetti procedurali e formali nella manutenzione degli aeromobili;
in questi ultimi mesi si sono verificati numerosi incidenti aerei: in particolare, in data 26 ottobre 2006, i passeggeri del volo Alitalia in partenza per la città di Tirana (Albania) alle ore 14,30 dall'aeroporto internazionale di Fiumicino «Leonardo da Vinci» sono stati coinvolti in un episodio di altissima tensione e di grave disagio, come pure quelli coinvolti nell'incidente verificatosi in data 20 novembre 2006 sul
volo AZ 717 da Atene a Roma, dove si è verificato un guasto al sistema di pressurizzazione della cabina;
la stampa ha segnalato alcuni altri incidenti nell'ultimo mese, pur cercando di sminuirne la gravità e l'importanza -:
quali siano le valutazioni del Governo sul verificarsi di questi incidenti, in particolare se sia a conoscenza dei motivi per i quali di tali gravi episodi nessuna notizia sia stata data alla stampa, e infine, se ritenga che la compagnia di bandiera Alitalia sia effettivamente in grado di garantire con assoluta certezza la sicurezza dei voli. (3-00428).
LULLI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, BURCHIELLARO, CHICCHI, CIALENTE, LIONELLO COSENTINO, MARINO, MARTELLA, MERLONI, RUGGERI, SANGA, SQUEGLIA, TESTA, TOMASELLI, TUCCILLO e VICO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
al settore dell'artigianato è richiesto, come ad altri settori sociali del nostro Paese, uno sforzo particolare per risanare i conti previdenziali e pubblici;
diverse misure che possono essere utili al rilancio del ruolo dell'artigianato sono comunque previste nei provvedimenti disposti dal Governo, anche con il disegno di legge finanziaria in discussione in queste settimane in Parlamento, quali:
a) l'esclusione dall'accantonamento delle quote di trattamento di fine rapporto per le imprese con meno di 50 dipendenti;
b) la riduzione dei contributi per gli apprendisti per i primi due anni di lavoro impiegati da aziende con meno di 10 dipendenti;
c) il finanziamento di 100 milioni di euro per l'anno 2007 per attività di formazione dei giovani assunti con contratti di apprendistato;
d) la riduzione del costo del lavoro tramite deduzioni all'imponibile per l'irap;
e) la riduzione dei premi Inail;
f) la proroga delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie;
g) la previsione di detrazioni fino al 55 per cento dei costi sostenuti per la riqualificazione energetica degli edifici;
h) l'accorciamento dei tempi per la proprietà dei brevetti, al fine di consentirne l'accesso alle piccolissime imprese;
i) la possibilità di finanziare la sperimentazione di prototipi nella fase pre-competitiva, anche in forma associata tra imprese in rapporto con le università e i centri di ricerca pubblici;
l) il fondo per le zone franche urbane, che, prevedendo una spesa di 100 milioni di euro per il prossimo triennio, consentirà il recupero di quartieri degradati delle periferie in alcune città del Mezzogiorno;
m) l'istituzione di un fondo per finanziare l'abbattimento delle barriere architettoniche negli esercizi commerciali -:
quali ulteriori misure intenda assumere il Governo per valorizzare la funzione dell'artigianato nel nostro sistema Paese. (3-00429).
BONELLI, BALDUCCI, BOATO, CASSOLA, DE ZULUETA, FRANCESCATO, FUNDARÒ, LION, PELLEGRINO, CAMILLO PIAZZA, POLETTI, TREPICCIONE e ZANELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le rivelazioni riportate dal quotidiano la Repubblica del 26 e 27 novembre 2006 sulle attività della commissione Mitrokhin sono allarmanti;
la Repubblica del 26 novembre 2006 riporta, infatti, un articolo-intervista, in cui l'ex agente del Kgb, Euvgenji Limarev, tira in ballo pesantemente sia l'ex presidente della commissione parlamentare Mitrokhin, Paolo Guzzanti, sia il suo collaboratore Mario Scaramella. Limarev
dichiara, infatti, che «dal gennaio 2004 svolgo una consulenza segreta e confidenziale con la commissione parlamentare del presidente Guzzanti, incontrando soprattutto il suo braccio destro, Mario Scaramella»;
ricordiamo che Mario Scaramella, giudice in pensione ed ex consulente della commissione parlamentare Mitrokhin, è stato uno degli ultimi ad incontrare l'ex colonnello del Kgb Aleksander Litvinenko, in un sushi-bar di Piccadilly, a Londra, il giorno prima che quest'ultimo venisse avvelenato mortalmente;
ancora la Repubblica riporta una lunga intervista registrata nel marzo 2005, con l'agente segreto ucciso Litvinenko, in cui racconta i suoi rapporti con la commissione Mitrokhin e il suo sentirsi usato dalla commissione stessa. Lo stesso Litvinenko ricorda l'insistenza di Mario Scaramella, in particolare su tre questioni: «a) il sequestro Moro e i rapporti di Prodi con il Kgb. Mario mi raccontò che Prodi conosceva l'indirizzo dove le Br tenevano sequestrato Moro per averlo appreso durante una seduta spiritica. Mi chiese se non ritenevo che Prodi avesse appreso del covo dal Kgb. Mi chiese anche se il sequestro non fosse stato organizzato dal Kgb e se avesse addestrato le Br. Dissi che non conoscevo alcun dettaglio del sequestro e che non avevo mai sentito parlare di Prodi. (.... ) b) Le attività dei Verdi. Mario sembrava ossessionato dal gruppo dei Verdi. Non avevo particolari informazioni. Piuttosto fui io ad ascoltarlo attentamente, mentre sosteneva che dietro la loro attività politica potessero nascondersi interessi del Kgb. (........ ) c) La Olivetti. Mario voleva sapere se gli affari dell'Olivetti nell'ex Unione Sovietica nascondevano legami con il Kgb»;
sempre sul quotidiano la Repubblica, il 27 novembre 2006, è riportata un'intervista a Euvgenij Limarev, che, tra l'altro, dichiara testualmente: «Mario Scaramella mi ha chiesto di controllare il back-ground di una ventina di personalità politiche italiane nella presunzione che potessero avere avuto nel passato rapporti con il Kgb», e tra questi personaggi Limarev cita i più importanti: «Naturalmente Prodi. Naturalmente D'Alema. E poi Pecoraro Scanio»;
sempre nello stesso quotidiano vengono riportate le parole di Litvinenko, che dichiara testualmente: «Mario mi disse che la sua società, la Ecpp (Environmental crime prevention programme), si occupava di grandi temi della sicurezza ambientale e aveva un contratto con la commissione di Paolo Guzzanti per condurre delle indagini sul Kgb.»;
quanto suesposto lascia trasparire un oscuro disegno, che aveva come intento quello di intorbidire e destabilizzare la normale attività delle forze politiche italiane -:
di quali informazioni sia a conoscenza il Governo rispetto a quanto indicato in premessa, quali iniziative si intenda porre in essere per fare al più presto la massima chiarezza su tutta questa vicenda inquietante e oscura, se e quali rapporti Mario Scaramella abbia o abbia avuto con i servizi segreti italiani e se non si ritenga effettuare tutti i possibili accertamenti al fine di verificare l'esistenza di dossier e archivi dati relativi a personalità pubbliche, del mondo della politica, del sindacato, dell'economia. (3-00430).
VOLONTÈ, D'AGRÒ, RONCONI, DRAGO, PERETTI, FORMISANO, LUCCHESE, MEREU, COMPAGNON e CASINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Commissario europeo Joaquin Almunia ha nuovamente sollecitato l'Italia a sfruttare i segnali di ripresa economica, non solo per risanare i conti pubblici, ma anche per varare quelle riforme ritenute essenziali alla riduzione del deficit di bilancio e del debito pubblico, a partire da quella della previdenza e del mercato del lavoro, e ad avviare quelle liberalizzazioni considerate necessarie per rilanciare la competitività del Paese;
secondo il rapporto dell'Ocse sull'outlook 2006, che si è occupato della competitività dell'economia italiana, la costante erosione delle quote di mercato negli ultimi dieci anni è la spia di un problema strutturale e le liberalizzazioni sono necessarie per controllare l'inflazione;
il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Rutelli, intervistato da Il Corriere della Sera, ha ripetuto che un piano dl liberalizzazioni è «irrinunciabile» e sarà il «perno di questo Governo»;
il Vice Presidente del Consiglio dei ministri D'Alema, intervistato da la Repubblica, invece, non crede che la «capacità di riforme dei Governo si misuri sulle pensioni e sulle liberalizzazioni» e che una tale visione è «parziale e anche un po' ideologica» -:
se il Governo intenda dar seguito alle raccomandazioni del Commissario Almunia, condivise pienamente anche dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri Rutelli, o se sia più incline alla strategia disegnata dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri D'Alema e condivisa dalla sinistra radicale, che si oppone alla realizzazione di una cosiddetta «fase due» in senso riformista. (3-00431).
LA RUSSA, BENEDETTI VALENTINI, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CICCIOLI, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI, GAMBA, GASPARRI, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MENIA, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il tragico incidente accaduto nell'oleificio di Campello sul Clitunno, a seguito del quale hanno perduto la vita il titolare e tre dipendenti di una ditta che eseguiva lavori sui depositi del relativo stabilimento, con conseguente distruzione degli impianti, danni ambientali rilevanti e preoccupante fermo delle attività produttive della zona, ripropone ancora una volta il grande problema della sicurezza di chi lavora, della prevenzione e della cultura della difesa contro gli incidenti che insidiano tutti coloro che partecipano ai processi produttivi;
ferma restando la necessità che si conoscano, in esito alle rigorose indagini delle autorità competenti, le precise cause del disastro attualmente non accertate, si ritiene essere questo il momento non di inopportune dichiarazioni politiche, il più delle volte avventate e ideologicamente distorte, bensì di concrete assunzioni di responsabilità istituzionali verso il mondo del lavoro e del sistema produttivo, tanto più in questi territori che presentano una patologica frequenza di «morti bianche»;
l'incidenza degli infortuni sul lavoro, dopo tante apparenti «crociate» politiche e sindacali, pare essere sempre massima nelle regioni governate da giunte di centrosinistra, come l'Umbria e la Toscana;
a tutt'oggi non si comprende quali concrete misure di sostegno siano state assunte dal Governo in favore delle famiglie delle quattro vittime, né quali concreti e pronti interventi, anche di carattere finanziario, siano stati adottati dal Governo per aiutare tutto il sistema produttivo delle imprese di Campello sul Clitunno per l'oleificio disastrato, nonché i lavoratori che vi operano, al fine di evitare la cessazione delle relative attività produttive -:
quali urgenti interventi, anche di carattere finanziario, intenda adottare il Governo
per sostenere l'indispensabile e delicata opera di risanamento ambientale di un'area particolarmente pregiata sotto il profilo naturalistico e storico-culturale ed altresì quali misure strutturali intenda adottare il Governo al fine di porre, conte questione prioritaria e cogente, la sicurezza di chi lavora, soprattutto nelle zone statisticamente più a rischio, così da conformare, in ogni ambiente, i processi lavorativi ai principi della responsabilità e della salvaguardia dell'integrità umana. (3-00432).
Interrogazioni a risposta scritta:
LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a giudizio dell'interrogante, appare immorale che manager di aziende pubbliche o di società di cui il ministero dell'economia detiene la maggioranza del pacchetto azionario percepiscano emolumenti annui addirittura di milioni di euro;
in particolare, ciò lascia perplessi nel caso di società sull'orlo del fallimento, come nel caso di Alitalia;
tali manager, inoltre, usufruiscono di una serie di benefici, quali la possibilità di usufruire di grandi alberghi, ristoranti, viaggi in prima classe;
tutto ciò mentre un alto dirigente statale, un prefetto, un questore e un primario ospedaliero non superano i tre/quattro mila euro mensili ed i professori universitari o di scuola media superiore percepiscono stipendi mensili di circa due mila euro -:
se non ritengano opportuno adottare iniziative normative volte a prevedere un tetto massimo non superiore ai 500 mila euro annui per gli amministratori delegati ed ai 150 mila euro annui per i consiglieri di amministrazione.
(4-01746)
MISITI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Calabria è la regione italiana sottoposta più di ogni altra agli attacchi della malavita organizzata;
i messaggi lanciati da radio, televisione e giornali descrivono una regione dove regna l'anarchia e l'omertà;
una tale rappresentazione non corrisponde alla realtà, anche se le zone di illegalità e criminalità risultano abbastanza diffuse;
vi è una Calabria operosa e studiosa che nulla ha da invidiare alle altre regioni;
una situazione di confusione, sconcertante e di dubbia rispondenza allo statuto, sembra verificarsi anche in uno dei santuari della cultura calabrese: l'università di Reggio Calabria, che da sei mesi non è governata da un proprio rettore;
è necessario fare chiarezza e fare in modo che l'Università recuperi la sua piena funzionalità e rappresentatività istituzionale -:
se non ritenga che una tale situazione costituisca un ulteriore messaggio negativo verso i giovani, impegnati a combattere la illegalità in una battaglia decisiva di civiltà proprio nella provincia di Reggio Calabria e dunque se intenda porre fine allo stato di confusione ritirando il decreto del Ministero dell'università di annullamento delle elezioni del rettore, ritenute valide dal mondo universitario e da insigni accademici come il professore emerito di giurisprudenza Angelo Falzea, rispettando così l'autonomia universitaria.
(4-01755)
LO MONTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
è nota l'importanza che l'azienda Poste S.P.A. riveste sul territorio nazionale
per i servizi essenziali pubblici, ma anche per tutti gli altri servizi offerti all'utenza;
nel corso degli ultimi anni, come evidenziato da numerose note sindacali e dalle testate giornalistiche nazionali, regionali e locali, più volte l'azienda Poste, in controtendenza alle scelte del Governo e del suo unico azionista, il Ministero del tesoro, ha adottato iniziative per incentivare l'esodo di coloro che avevano raggiunto i 35 anni di attività, ma non i 65 anni di età, mettendo in atto, in caso di volontà contraria comportamenti ritorsivi, quali mobbing, pressione psicologica, aumento degli obiettivi da raggiungere, ferie d'ufficio, affiancamento nella propria attività lavorativa, e quant'altro nelle facoltà della dirigenza delle Poste per umiliare e costringere i lavoratori ad andare in pensione;
la regione più colpita da tali fenomeni è indubbiamente la Sicilia, e la sua dirigenza più volte cambiata in base alle necessità politiche e amministrative dell'azienda, e delle forze politiche più rappresentate e rappresentative all'interno della S.P.A.;
la filiale di Messina, nella persona del direttore di filiale dottor Laviola Donato, ha adottato su condivisione della direzione regionale, ingegner Aldo Machì - Direttore regionale delle risorse umane di Palermo, nel mese di ottobre un provvedimento di trasferimento nei confronti del direttore dell'ufficio postale di Patti, Giuseppe Cicero di 58 anni, dopo aver ricevuto rifiuti dal suddetto ad accettare il pensionamento anticipato, trasferendolo dopo sei settimane di ferie obbligatorie (primo atto secondo l'interrogante ritorsivo), dall'ufficio di Patti, dove Cicero si è contraddistinto per i notevoli risultati ottenuti (unico ufficio della filiale 2 di Messina ad aver ottenuto il riconoscimento ISO 9001), alla sede della filiale in Messina;
il direttore della filiale 2 di Messina delle Poste, dopo il cambio di sigla sindacale da parte del direttore dell'ufficio postale di Furnari, Salvatore Mendolia, è intervenuto presso il suddetto, inviando un componente dello staff del direttore di filiale, nel tentativo di intimidirlo, come si evince dalla nota sindacale SLP CISL del 9 novembre 2006 a firma del Segretario Provinciale dell'organizzazione sindacale succitata;
la filiale 2 di Messina sempre nei confronti di esponente sindacale della SLP CISL, Puliafico Domenico, ha adottato provvedimento ritorsivo senza tener conto della situazione psico-fisica, del parere del medico competente della società, disponendo illegittimamente che il Puliafico, da circa 4 anni in servizio presso l'ufficio di Tonnarella allo sportello, a ritornare alla precedente mansione di recapito, con conseguente ricorso al tribunale del lavoro da parte del Puliafico;
per quanto sopra e per la situazione di anomala gestione dei pensionamenti fatta a tutti i livelli, come già sottolineato anche da precedenti relazioni della Corte dei conti, quale quella del 2003, ove chiaramente si evidenziava l'atteggiamento delle Poste che incurante delle linee governative a tutela del fondo pensionistico nazionale, procedevano con tutti i mezzi costringendo molti lavoratori ad optare per il pensionamento anticipato con incentivo;
sussiste ad avviso dell'interrogante un palese contrasto antisindacale e discriminatorio messo in atto dal direttore delle risorse umane di Palermo e dal direttore della filiale 2 di Messina, dottor Laviola Donato, che si evince da quanto considerato -:
se i Ministri in oggetto fossero a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative, anche normative, intendono intraprendere al fine di garantire i dipendenti che intendono continuare la propria attività lavorativa fino al compimento del 65o anno di età come previsto dalla vigente normativa. Inoltre quali iniziative i Ministri in oggetto intendano intraprendere per far cessare il comportamento antisindacale, discriminatorio e persecutorio da parte dei dirigenti siciliani Poste S.P.A. delle risorse umane di Palermo
e in particolare dal capo servizi commerciale e dal direttore della filiale 2 di Messina ed inoltre quali provvedimenti si intendano adottare nei confronti dei responsabili dei gravi fatti sopra denunziati.
(4-01756)