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Allegato B
Seduta n. 81 del 4/12/2006
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PUBBLICA ISTRUZIONE
Interrogazione a risposta orale:
D'IPPOLITO VITALE. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Santa Sede ha lanciato nei giorni scorsi un allarme sul declino degli studi classici;
è stato reintrodotto l'uso facoltativo del latino nella celebrazione della Messa;
la «classicità» ed il latino sono segni distintivi di una identità antropologica e culturale che investe l'Europa intera;
risulta evidente il punto attuale e potenziale di criticità della «classicità» in generale e del latino in particolare, all'interno del processo di globalizzazione già in atto, che rischia di affievolire, anzi di cancellare la coscienza delle radici;
rimane attuale l'interesse del nostro Paese a mantenere e valorizzare i segni della nostra civiltà a partire dalla lingua;
rimane vivo in Italia l'interesse per le discipline umanistiche: lo dimostrano le crescenti iscrizioni ai corsi di laurea in lettere classiche e la sperimentazione in Internet del latino come «lingua universale»;
è stata realizzata, fin dal 2004, nel liceo scientifico statale «S. Anna» di Torino, la prima testata giornalistica on line a carattere scientifico, interamente in latino, che registrando successo tra gli studenti, con conseguenti positivi effetti sull'apprendimento del latino, allarga gli orizzonti e le prospettive di un suo utilizzo;
il felice esito delle sperimentazioni in atto in Internet rende verosimile la possibilità che per esempio il pubblico scientifico di tutto il mondo comunichi proprio attraverso una lingua universale, che - tutt'altro che «morta» - può ancora rispondere alle esigenze di una comunicazione moderna;
la globalizzazione è un processo in fieri esposto al rischio di vedere riemergere spinte particolaristiche - anche cruente - riconducibili a nuovi o vecchi nazionalismi;
in un tale scenario e nella responsabilità di ricercare paradigmi comuni ed unificanti, diventa necessario porre l'accento sulla condicio sine qua non del nuovo archetipo della mondializzazione, ovvero, la comunicazione;
il recupero di parole e segni che hanno attraversato e fatto la storia, univoci per tante differenti realtà globali può favorire i difficili processi di interazione tra culture e civiltà attraverso la capacità di reinventare nuovi strumenti di divulgazione;
la logica di matrice anglosassone time is money, che nella società moderna è alla base dell'ampia diffusione della lingua inglese che risponde alle esigenze di una restrizione dei tempi comunicativi, attraverso l'utilizzo di perifrasi concise e termini polivalenti, tuttavia, massifica e rischia di annullare la coscienza storica dei popoli di cui è espressione proprio il linguaggio, ancorato in gran parte del mondo a diversi ceppi glottologico-culturali;
il latino, matrice comune di tante realtà linguistiche anche oltre i confini europei, potrebbe rappresentare il collante culturale più appropriato per realizzare un'effettiva coesione linguistica, che aiuti il dialogo e realizzi il reciproco riconoscimento tra popoli -:
quali azioni intenda promuovere per favorire la più utile e moderna divulgazione di una lingua che rappresenta insieme memoria ed attualità della nostra identità culturale e del nostro patrimonio cognitivo;
se non si ritenga utile introdurre facili strumenti (fumetti, video) in analogia ai metodi didattici già utilizzati per l'apprendimento di lingue moderne straniere (come ad esempio inglese eccetera) che sdrammatizzino l'approccio allo studio del latino, la cui conoscenza aiuterà le nuove generazioni ad avere e mantenere coscienza della propria storia tracciata, peraltro, a chiare lettere sui monumenti e le opere presenti in grande quantità in Italia, ma in larga misura, in tutto il mondo.
(3-00443)
Interrogazione a risposta scritta:
DE CORATO. - Al Ministro della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 6 novembre 2006 a Milano, in via Ventura 4, è stata riaperta da parte dell'associazione privata «Insieme» la scuola araba per classi primarie e secondarie di primo grado;
non si sa ancora come farà la suddetta scuola araba a far recuperare ai suoi alunni il grave ritardo di 47 giorni sul calendario scolastico italiano; né come potrà rispettare i programmi didattici e garantire la necessaria copertura dei 209 giorni di scuola previsti per legge;
lo scorso 8 novembre 2006, un'agenzia di stampa ha riportato le parole di una giovane laureata musulmana di nome Rassmea che ha affermato: «sto impegnandomi a fondo perché mio padre desista dall'intenzione di iscrivere la mia sorellina di 4 anni in via Ventura. Per lei sarebbe come per altri una grave penalizzazione. Tutte le scuole hanno diritto di esistere, si tratta però di capire l'opportunità o meno di una formazione simile, oggi, in Italia. Per intenderci: se uno pensa di tornare in Egitto entro 1 o 2 anni potrebbe valere la pena di un insegnamento fortemente filo-arabo. Ma quanti fra coloro che sono venuti in Italia, che hanno trovato un lavoro e una casa pensano realmente di tornare a vivere nel nostro Paese sfidando l'alto tasso di disoccupazione? Al contrario se questi bambini e bambine dovranno invece diventare cittadini italiani una scuola araba rischia di procurare un gap formativo incolmabile e in definitiva di impedire un'efficace integrazione. Conosco tre sorelle mie amiche che hanno studiato
in via Quaranta e che oggi non sono assolutamente in grado di interloquire con i loro coetanei o di pensare a fare una carriera come tutti. Sono praticamente ai margini delle possibilità che avrebbero potuto avere. C'è un'altra mia amica che, qualche anno fa, mi è stata mandata dal padre perché l'arabo che le era stato insegnato era classico e desueto che a stento non si sarebbe fatta deridere al Cairo. E in molti casi sapete cosa rispondono le famiglie? Tanto qualcuno della comunità se le sposerà e faranno le mamme e le mogli. Questo, dico io, in una società moderna non è giusto e mi piacerebbe che politici, opinionisti e istituzioni, prima di pensare solo a regolamento, carte bollate o a giudizi etnici, prendessero un po' più in considerazione il bene primario cioè, ribadisco, il futuro dei bambini»;
la giovane Rassmea, laureata in Scienze Politiche presso l'università Statale di Milano e attualmente insegnante di arabo in una scuola pubblica, rappresenta senza dubbio un esempio di integrazione nella nostra società realizzato anche grazie ad un percorso didattico e formativo nelle scuole italiane -:
quale sia la motivazione del parere favorevole espresso in merito all'apertura dell'istituto di via Ventura alla luce del fatto che, come la giovane Rassmea ha rilevato, quest'ultimo potrebbe rappresentare una scuola ghetto nella società milanese, ostacolando pesantemente il processo di integrazione sociale e culturale dei suoi alunni;
se intenda chiarire inoltre chi vigilerà sui programmi proposti agli alunni della scuola araba e sul contenuto delle lezioni svolte, considerando le oggettive responsabilità che il Governo si è assunto dando il via libera a questo progetto.
(4-01831)