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Allegato B
Seduta n. 81 del 4/12/2006
AFFARI ESTERI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la scuola italiana di Madrid ha avuto fin dalla sua istituzione una funzione di fondamentale importanza per l'istruzione e la formazione di migliaia di giovani italiani, e - in considerazione anche delle peculiarità del sistema scolastico del paese ospitante - ha contribuito all'istruzione di numerosi cittadini spagnoli, assurti spesso a ruoli di alto profilo negli snodi dell'economia e della politica del loro Paese;
la domanda di iscrizioni è tale da non poter essere accolta a causa dei limiti strutturali rappresentati di seguito, e allo stato attuale l'esercizio didattico riguarda:
la scuola d'infanzia con 9 classi-sezioni e circa 210 alunni (nelle classi dei 5 anni la composizione degli alunni è del 50 per cento circa italiana e altrettanto spagnola, e la percentuale italiana aumenta considerevolmente nelle sezioni dei 3-4 anni);
la scuola elementare con 17 classi - incluse le nuove istituzioni - e circa 410 alunni;
la scuola media con 9 classi e circa 220 alunni (si è dovuto procedere alla cessione di due aule alla scuola elementare);
il liceo con 12 classi con circa 223 alunni (la nuova sezione di Liceo classico ha attirato altri italiani da altre scuole);
il totale degli alunni frequentanti le scuole sopra illustrate è di 1063 alunni e le nuove richieste di iscrizione vengono accolte solo se prodotte da italiani;
gli spazi disponibili per l'esercizio scolastico e didattico hanno superato da tempo i limiti della capienza richiesta dalla vigente normativa; in particolare si richiamano i problemi di sicurezza derivanti dai limiti strutturali e dall'alto numeri di frequentanti;
gli spazi adibiti ad aula magna, palestre, laboratorio informatica (un unico locale che serve tutta la scuola), laboratorio per sperimentazione, bagni ed altro sono assolutamente insufficienti;
essendo in vigore la settimana corta i tempi della didattica risultano estremamente compressi, ciò che rende estremamente problematica la predisposizione di brevi momenti di sfogo per gli alunni;
i locali adibiti a mensa sono inadeguati, per problemi di aerazione, di acustica e di illuminazione naturale. Si sono resi necessari, tra l'altro, interventi di adeguamento alle norme HACCP e la turnazione per far fronte all'incremento esponenziale di utenti (alunni);
è da considerare l'alto valore patrimoniale di mercato, nonché storico e culturale, dell'edificio che ospita la scuola italiana di Madrid (in ottima posizione centrale), di proprietà dello Stato italiano -:
se il Governo intenda affrontare i problemi sopra esposti e ristabilire le condizioni di normalità e di sviluppo della scuola italiana di Madrid, procedendo al più presto alla ristrutturazione dell'edificio annesso al Consolato d'Italia rendendolo agibile all'esercizio scolastico mediante gli interventi migliorativi occorrenti;
se intenda affrontare il problema, in alternativa, con una soluzione a «lungo termine», vale a dire alienazione dello stabile di proprietà e nuova costruzione in altra zona di Madrid, analogamente a
quanto fatto dal liceo francese, che ora conta quasi 3000 alunni.
(2-00257) «Narducci, Benvenuto, Benzoni, Betta, Barbi, Bimbi, De Biasi, Fedi, Attili, Allam, Amendola, Bucchino, Codurelli, Crisci, Ruta, Pertoldi, Samperi, Rusconi, Marcenaro, Volpini, Piro, Tuccillo, Bressa, Sereni, De Brasi, Gambescia, Froner, Garofani, Gentili, Gianni Farina».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
Abou Elkassim Britel, nato il 18 aprile del 1967 a Casablanca, a ventidue anni è emigrato in Italia, a Bergamo, dove ha lavorato come operaio, dal 1995 è sposato con Khadija Anna Lucia Pighizzini, residente a Bergamo, e dal 1999 è cittadino italiano;
la Questura di Bergamo, nel 2000, ha aperto su Britel un fascicolo, avviando indagini su presunte finalità terroristiche, in base al fatto che in casa del fratello di Abou sarebbe passato un sospetto responsabile di una cellula terroristica in Italia;
il 3 luglio del 2001, alla vigilia del G8 di Genova, la casa di Abou e Khadija viene perquisita dalla polizia;
lo stesso anno il Corriere della sera ha pubblicato la notizia del ritrovamento del numero telefonico di casa di Britel a Kabul, in un campo di addestramento talebano, denunciando che lo stesso Britel aveva fatto perdere le sue tracce;
Abou Elkassim Britel viene indagato dalla magistratura per presunta partecipazione all'organizzazione terroristica islamica Al Qaeda avente come scopo il compimento di atti di violenza, alcuni dei quali commessi, presumibilmente, a Bergamo;
durante il procedimento in Italia, Britel è rimasto a piede libero, non sono state, infatti, messe in atto misure cautelari personali;
l'avvocato di Britel, Francesca Longhi, successivamente, ha presentato una denuncia contro la stampa per la pubblicazione di alcune notizie ritenute false;
nel giugno del 2001, con regolare passaporto italiano, Britel si reca in Pakistan, per ragioni di studio e di lavoro, viene fermato, il 10 marzo del 2002, a Lahore per un controllo e gli viene contestato il possesso di un passaporto italiano falso nonché l'appartenenza a gruppi terroristici, accuse formulate anche in base alle segnalazioni della polizia italiana;
Britel viene trasferito, il 5 maggio del 2002, ad Islamabad dove, per quattro volte, viene portato in una villa dove degli americani lo avrebbero minacciato e fatto domande sulla sua appartenenza a gruppi terroristici, ma, soprattutto, gli avrebbero chiesta collaborazione per una supposta guerra al terrorismo in Italia;
nella notte tra il 24 e il 25 maggio del 2002 Britel con un aereo della Cia targato N379P, come risulta dalle indagini del Parlamento europeo sulle special renditions, viene trasportato insieme ad altri dal Pakistan in Marocco dove viene prelevato dalla Dst, i servizi segreti marocchini, e trasferito nel carcere di Temara;
per otto mesi e mezzo Britel viene tenuto recluso in un luogo dove non vengono garantiti i diritti più elementari e fondamentali della persona, viene torturato, gli viene assolutamente impedito di parlare con qualunque avvocato e non viene comunicato ai famigliari l'avvenuto arresto;
un rapporto dalla Federazione internazionale dei diritti umani sulle torture nelle carceri marocchine, ha denunciato, già nel 2004, il caso Britel, ricordando che è cittadino italiano, che è stato trasferito in segreto e torturato fino all'11 febbraio del 2003 quando, senza alcuna spiegazione
e senza che nel frattempo gli sia stata mossa alcuna accusa formale, è stato improvvisamente liberato;
a maggio del 2003 Britel e la moglie, che nel frattempo lo aveva raggiunto in Marocco, si preparano a lasciare il paese con un documento provvisorio rilasciato dall'Ambasciata italiana, in quanto il passaporto ritenuto falso era stato sequestrato dai pakistani;
il 15 maggio 2003 Britel si appresta a varcare la frontiera terrestre tra il Marocco e la città spagnola di Melilla, ma viene arrestato al momento del passaggio del confine;
invano la moglie e il suo avvocato, Francesca Longhi, cercano notizie tramite la polizia, che risulta essere a conoscenza dei fatti: risulta, infatti, che l'ufficio della Digos di Brescia abbia ricevuto il 22 maggio una comunicazione dalla Direzione centrale di polizia di prevenzione, nella quale i servizi segreti marocchini segnalavano che il signor Abou Elkassim Britel era stato fermato al confine con Melilla «perché in passato indicato quale frequentatore di un campo militare in Afghanistan. Inoltre nonostante non ci fossero elementi tali da sostenere il coinvolgimento del Britel nell'attentato di Casablanca, si starebbe comunque sottoponendo il medesimo ad interrogatorio»;
solo il 10 di settembre 2003 giunge alla moglie e all'avvocato la notizia che Abou Britel è stato arrestato;
il 16 settembre del 2003, Britel, rinchiuso nella prigione di Salè, viene sottoposto a processo per banda armata e terrorismo, i quattro mesi nel carcere di Tèmara e i duri interrogatori lo hanno portato ad una confessione, il processo si svolge molto velocemente: il 3 ottobre 2003 Abou Britel viene condannato a 15 anni di carcere, in appello, il 7 gennaio 2004, la pena è ridotta a nove anni;
secondo il suo avvocato difensore, Britel è stato giudicato e condannato dalla magistratura marocchina, sostanzialmente, per reati di opinione e reati associativi, non ci sono contestazioni precise che vengono mosse ai danni di Britel, l'avvocato marocchino che lo assiste non ha potuto avere copia di nessun atto di indagine né comprovare sia la prima e sia la seconda carcerazione segreta;
il 29 settembre 2006 il Gip presso il tribunale di Brescia, Francesca Morelli, accogliendo la richiesta del Pubblico ministero Francesco Piantoni, per «totale insussistenza di elementi di accusa processualmente utilizzabili, che consentano di affermare che gli indagati abbiano partecipato ad un'organizzazione terroristica islamica», ha archiviato il caso;
Abou Elkassim Britel si trova tuttora detenuto nella prigione di Ain Burja, Casablanca, Marocco, dove sta scontando la sentenza a nove anni di carcere -:
come intenda procedere, attivando i canali bilaterali con il Regno del Marocco, perché il cittadino italiano Abou Elkassim Britel venga immediatamente rilasciato ovvero riceva grazia reale dal sovrano del Marocco, Mohammed VI;
se non ritengano di dover avviare un'inchiesta interna al ministero dell'interno per verificare la catena di comando e la procedura in base alla quale un cittadino italiano, incensurato, possa essere per cinque anni oggetto di indagine e subire, con piena conoscenza delle autorità giudiziarie e di polizia, simili privazioni della libertà personale e violazioni dei diritti umani;
se non ritengano di dover chiarire le competenze tra i vari servizi di intelligence e di polizia in merito alle attribuzioni per ciò che riguarda i rapporti con polizie e servizi di intelligence stranieri;
se non ritengano doveroso appurare, con indagine interna al ministero della giustizia, come sia potuto accadere che un procedimento formalmente tanto rilevante
sia rimasto per cinque anni negli uffici giudiziari, anche in fase di indagine preliminare.
(2-00259) «Locatelli, Migliore, De Simone, Daniele Farina, Folena, Frias, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Khalil, Mantovani, Siniscalchi, Zipponi, Mungo, Mario Ricci, Provera, Smeriglio».