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Allegato B
Seduta n. 82 del 5/12/2006
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DIFESA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
la categoria dei docenti civili di materie non militari delle Scuole Sottoufficiali della Marina Militare di Taranto e di La Maddalena è legata all'Amministrazione della difesa, senza soluzione di continuità, da tantissimi anni, per mezzo di
convenzioni, previste dai decreti ministeriali 20 dicembre 1971 e 3 gennaio 1995 n. 165 emanati dal Ministero della difesa;
nonostante i tantissimi anni di servizio alle dipendenze della suddetta Amministrazione (per alcuni anche più di 30 anni), gli insegnanti in questione hanno sempre vissuto in uno stato di precarietà storica che non trova eguali in nessun'altra categoria di dipendenti dello Stato. A questa condizione di incertezza del lavoro si è aggiunto il disagio economico, derivante dal fatto che gli stessi non hanno maturato alcuna anzianità di servizio, per cui sono sempre stati retribuiti con quanto previsto per gli insegnanti della pubblica istruzione di prima nomina;
con il recepimento da parte del Governo della direttiva europea sul lavoro a tempo determinato (1998/70/CEE), si è sperato in una possibilità di conversione delle convenzioni a termine in rapporti a tempo indeterminato, cosa che non si è verificata, per cui la tanto attesa stabilizzazione del rapporto di lavoro è rimasta una mera illusione. Inoltre, l'Amministrazione ha assunto la decisione, per far fronte alle nuove e mutate esigenze didattiche, di affidare gli incarichi di insegnamento a docenti appartenenti a scuole private, che, attraverso gare di appalto, si sono aggiudicate la possibilità di svolgere attività di insegnamento all'interno degli Istituti militari;
lo scorso anno, i rispettivi comandanti delle Scuole Sottoufficiali di Taranto e La Maddalena hanno comunicato che, a causa della riduzione degli stanziamenti, ad un numero cospicuo di insegnanti (15 su 39 a Taranto e 5 su 17 a La Maddalena) non sarebbe stata rinnovata la convenzione, per cui avrebbero perso il posto di lavoro. Gli insegnanti hanno intrapreso, quindi, alcune iniziative, volte ad evitare il licenziamento, ma con conseguente riduzione delle retribuzioni pari ad un terzo dello stipendio, poiché le convenzioni sono state rinnovate per tutti ma a 12 ore, contro le normali 18 ore di lezione settimanali. Attualmente essi percepiscono uno stipendio che si aggira intorno a 800 euro che, come si può ben capire, sono assolutamente insufficienti a provvedere al fabbisogno di qualsiasi famiglia. Il disagio in cui vivono detti insegnanti è gravissimo, sia per quanto attiene la sfera della dignità personale e professionale, sia per quanto attiene la sfera puramente economica;
a La Maddalena, il comandante ha preso immediatamente in esame la possibilità di distribuire i carichi didattici in maniera equa tra gli incaricati, attivando la Direzione degli Studi;
a Taranto, grazie all'iniziativa congiunta degli insegnanti e di alcune organizzazioni sindacali, il 5 gennaio 2006 si è giunti alla stipula di un accordo con i rappresentanti dell'Ente Difesa, sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e dal comandante delle Scuole Sottoufficiali di Taranto, in cui, in via del tutto temporanea, si procedeva al rinnovo delle convenzioni a tutti i docenti alle condizioni su indicate (12 ore settimanali);
la scorsa legislatura, per sanare tale situazione di precariato pluriennale, è stata approvata la legge n. 79 del 20 febbraio 2006, che prevede l'immissione negli organici del personale civile della difesa di detti insegnanti -:
se il Ministro interpellato intenda attivarsi, affinché sia promosso un intervento presso lo Stato Maggiore della Marina Militare, volto al ripristino delle 18 ore settimanali e se ritenga urgente intervenire, al fine di risolvere definitivamente il problema della precarietà che colpisce i docenti civili di materie non miliari delle Scuole Sottoufficiali della Marina Militare di Taranto e di La Maddalena.
(2-00265) «Satta, Fabris».
Interrogazioni a risposta scritta:
PORFIDIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 16 dicembre 2004, il Brigadiere dell'Arma dei Carabinieri Giuseppe
Folgore denunciava presso la Stazione dei Carabinieri di Capua (Caserta) che ignoti soggetti avevano appiccato il fuoco all'interno della sua abitazione e, segnatamente, nella stanza da letto;
il fatto, così come segnalato nella predetta denuncia, era da ricollegare senza dubbio alcuno alla propria attività, sempre svolta con diligenza e dedizione, come era facile desumere dalla circostanza che gli ignoti incendiari avevano provveduto ad appiccare il fuoco alle divise di ordinanza dopo averle riposte sul letto;
la circostanza che trattavasi di fatti ricollegabili al proprio lavoro è avvalorata anche dal fatto che a poca distanza di tempo anche un altro militare della stessa Arma subiva l'incendio doloso della propria autovettura parcheggiata nel garage della propria abitazione;
i danni subiti dal Brigadiere Giuseppe Folgore si aggirano intorno ai 20.000 euro, mentre l'Arma dei Carabinieri lo ha indennizzato con due distinti versamenti di 600 euro cadauno effettuati in data 10 agosto 2005;
il Brigadiere Giuseppe Folgore ha ben tre figli a carico -:
se non ritenga opportuno che l'Arma eroghi un adeguato indennizzo al Brigadiere Giuseppe Folgore e quali azioni intende intraprendere affinché ciò avvenga realmente.
(4-01851)
LONGHI. - Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 2 dicembre 2003, l'interrogante presentava al Senato un'interrogazione avente ad oggetto un ampio servizio dal titolo «Gli Eroi di Nassiriya» pubblicato sul n. 42 del 26 novembre 2002, del settimanale «Chi», editore Mondadori, riguardante il barbaro eccidio dei 19 italiani in Iraq ad opera dei terroristi;
a pagina 17 del suddetto settimanale vi era un servizio fotografico dal titolo «Nassiriya (Iraq). Ciò che rimane del quartier generale dei Carabinieri dopo l'attentato del 12 novembre. In alto il tricolore rimasto appeso in una delle stanze distrutte;
al centro del tricolore vi era un gagliardetto nero con un'aquila che stringe tra gli artigli un fascio littorio e la dicitura «Camerati italiani»;
l'interrogante chiedeva per quale motivo in una delle stanze del quartiere generale italiano fosse esposta siffatta bandiera, quale segno di riconoscimento del nostro Paese, in luogo del «classico» tricolore; quali responsabilità si possono ravvisare in capo al Comando militare della missione italiana in Iraq;
se il Governo non ritenga che questo fatto ravvisi il reato di vilipendio alla bandiera di cui all'articolo 292 del codice penale; quali iniziative il Governo intenda adottare per chiarire al più presto tutti gli aspetti di questa incresciosa vicenda;
in data 22 aprile 2004, nella risposta: all'interrogazione, il Ministro della difesa Martino assicurava che la Difesa mantiene una costante vigilanza affinché il personale militare rispetti i vincoli connessi con lo «status giuridico» e si attenga, altresì, il rispetto delle norme dettate dal Regolamento di disciplina militare. Il ministro sottolineava poi che la distruzione della camerata ubicata all'interno della sede del Comando italiano della Multinational Specialized Unit di An Nassiriyah (Iraq) e i pochissimi elementi desumibili dall'inquadratura dell'immagine riportata nel servizio fotografico non avevano consentito al Comando Generale di risalire ai responsabili;
comunicava inoltre, che la vicenda era al vaglio dell'Autorità giudiziaria. Nell'assicurare, altresì, che l'Amministrazione militare aveva fornito agli inquirenti ogni possibile e fattiva collaborazione per la ricerca della verità, confermava il proprio impegno nel contribuire alla chiarificazione dell'accaduto ed all'individuazione dei responsabili;
alti ufficiali delle Forze armate ed esperti militari hanno confermato all'interrogante i dubbi sul fatto che in zona di guerra, nel quartier generale italiano, i carabinieri non sapessero individuare chi vi era in quella stanza e comunque rimangono le responsabilità del comando -:
quale autorità giudiziaria vagliava la vicenda e quali siano stati gli eventuali esiti a cui è giunta;
chi comandava all'epoca il quartier generale e se confermando un impegno siano stati individuati i responsabili.
(4-01859)