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Allegato B
Seduta n. 82 del 5/12/2006
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SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, per combattere l'inquinamento atmosferico e per incentivare l'innovazione nel settore dei trasporti, della mobilità e della logistica, nonché per rispettare gli obblighi derivanti dal Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di CO2, occorre prendere opportune iniziative per favorire l'utilizzo del gas naturale;
in Italia i gas per autotrazione - sia GPL sia metano - vantano una importante tradizione. Il nostro Paese è leader da sempre nella progettazione e costruzione di sistemi di alimentazione a gas di autoveicoli a benzina e li utilizza fin dal dopo guerra. I benefici ambientali suffragati negli anni dai risultati ottenuti nell'abbattimento delle emissioni inquinanti, hanno spinto sia il Governo, legislatura dopo legislatura, che numerose amministrazioni locali, a prendere provvedimenti a loro favore;
le politiche poste in essere sono stato generalmente quelle di stabilire accise agevolate per i carburanti gassosi rispetto a quelli tradizionali, di incentivare economicamente le trasformazioni e/o l'acquisto di veicoli a gas e di attualizzare piani di limitazione alla circolazione esentando dalle restrizioni i veicoli alimentati a GPL e metano;
ora occorre allargare il raggio degli interventi normativi. In molti altri paesi comunitari e non comunitari vige una normativa moderna e considerevole a favore dello sviluppo dei carburanti alternativi meno inquinanti. Essa riguarda i piccoli impianti domestici, i multidispenser ed il self service nelle stazioni di rifornimento, garantendo allo stesso tempo adeguati livelli di sicurezza;
nell'ambito della strategia a favore dello sviluppo del gas naturale, la provincia autonoma di Bolzano ha recentemente emanato le norme di sicurezza in materia di rifornimento di gas naturale per autotrazione -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno predisporre una normativa che regolamenti l'utilizzo degli impianti per il rifornimento domestico di metano per autotrazione a livello nazionale e se non intenda attivarsi per rivedere e portare agli standard europei le normative in materia di stazioni di rifornimento per il gas naturale, ivi compresa l'autorizzazione per il self service e per le colonnine multidispenser.
(2-00262)
«Brugger, Zeller, Widmann, Bezzi, Nicco».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
MUNGO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane il Sindacato Nazionale Agenti di Assicurazione sta evidenziando la difficile situazione che si starebbe verificando in Campania. In particolare, il Segretario nazionale dello S.N.A., Tristano Ghironi, con lettera pubblicata in data odierna da un quotidiano nazionale (Italia Oggi), denuncia il comportamento di alcune assicurazioni che «stanno realizzando una massiccia dismissione di portafoglio RC Auto nella regione Campania»;
iniziative di questa natura, se fondate, avrebbero ripercussioni estremamente negative per tutti gli automobilisti che si verrebbero a trovare sprovvisti di una adeguata copertura assicurativa nel settore RC Auto;
va da sé che, a norma del Codice delle Assicurazioni Private, tutti i veicoli a motore hanno l'obbligo di essere coperti da assicurazione per la responsabilità civile, mentre la imprese di assicurazione sono «tenute ad accettare ... le proposte per l'assicurazione obbligatoria che sono loro presentate» -:
se abbia ricevuto la lettera dello SNA e se intenda assumere iniziative normative per fronteggiare il fenomeno descritto, anche a tutela degli automobilisti campani.
(5-00470)
FLUVI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni l'ISVAP ha avviato una ispezione sulla CARIGE Assicurazioni, la compagnia danni del gruppo CARIGE. L'ispezione dell'ISVAP segue un analogo intervento della Banca d'Italia nei confronti dell'istituto di credito genovese. Recentemente, inoltre, anche la Procura della Repubblica di Genova ha aperto un fascicolo sulla CARIGE;
alcune inchieste giornalistiche - Corriere della Sera del 23 ottobre 2006 e del 13 novembre 2006 - pongono non pochi interrogativi circa l'attività delle compagnie di assicurazione del gruppo CARIGE, con particolare riferimento ad alcune operazioni immobiliari;
già alcuni anni fa l'ISVAP aveva aperto un dossier su CARIGE Vita e CARIGE
Assicurazioni. Le ispezioni, che si conclusero con l'adozione da parte delle compagnie di un piano di risanamento da attuarsi nel periodo 2004-2006, evidenziarono gravi insufficienze delle riserve tecniche;
il vice presidente della Banca CARIGE è fratello dell'onorevole Claudio Scajola, già Ministro delle attività produttive;
nel Consiglio dell'ISVAP siede, fra gli altri, il dottor Michele Scandroglio, nominato nel 2005 dall'allora Ministro Scajola. Il dottor Scandroglio, che alcune fonti giornalistiche danno come molto vicino all'ex Ministro Scajola, è dall'ottobre scorso anche coordinatore regionale per la Liguria di Forza Italia;
la legge istitutiva dell'ISVAP dice che i membri del Consiglio «devono essere scelti fra persone di indiscussa ... Indipendenza...» -:
se sussistano ancora le condizioni di indipendenza per la permanenza del dottor Scandroglio nel Consiglio dell'ISVAP.
(5-00471)
Interrogazioni a risposta scritta:
LONGHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
su La Repubblica di martedì 28 novembre 2006 a fondo pagina 14 è stampata un'inserzione (pubblicitaria? Informativa?) della Air One dove si nota «Milano Linate e London City unite più che mai», e poi sotto, tra le altre scritte «Scopri i nuovi voli dal 20 novembre a partire da euro 79»;
si nota il numero di telefono 199.20.70.80 e sotto scritto piccolo «servizio a tariffazione specifica». Sul lato sinistro dell'inserzione, sempre scritto piccolo, è specificato quanto richiamato dall'asterisco «tariffa di sola andata, soggetta a disponibilità, di posti nella classe dedicata, non include tasse aeroportuali e surcharge (euro 35), non consente cambi e rimborsi;
l'interrogante ha telefonato al 199.20.70.80: una voce registrata comunica che con telefonata da rete fissa si pagano 12,40 centesimi alla risposta e 5,88 centesimi il minuto, altra tariffa si paga da telefono mobile: 15,49 centesimi per lo scatto alla risposta e 48 centesimi al minuto; dà una serie di altre informazioni sulla privacy e poi comunicazione che si sarà collegati ad un operatore appena sarà disponibile. E qui comincia una prolungatissima attesa che si paga;
l'utente deve pagare per ottenere informazioni, e non si sa chi stabilisce le tariffe telefoniche;
più Air One tarda a rispondere, più il consumatore paga e dunque si deve pagare l'inefficienza;
ci si chiede quanti sono, in media, i posti disponibili a euro 79;
si dubita che l'inserzione di Air One può essere considerata una pubblicità civetta e gli introiti per Air One derivino più dalle telefonate degli utenti che dal pagamento dei voli -:
se al Governo risulti quanto incassa in media Air One dalle telefonate a tariffazione specifica;
se non ritenga giusto assumere iniziative normative per vietare questo genere di oneri per gli utenti ed invece porre delle penali alle compagnie o aziende che non rispondono agli utenti entro i tre minuti, sia che l'utente usi un numero verde, sia un normale telefono a pagamento ed ancor più se permarranno i servizi a tariffazione specifica.
(4-01853)
DEIANA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il giorno 30 ottobre 2006, presso il Centro Ricerche dell'ENEA Casaccia, in
uno dei magazzini contenenti rifiuti radioattivi, il magazzino n. 9 dell'impianto plutonio, la cui gestione è affidata alla Sogin SpA fin dal 2003, si è verificato un intenso e repentino aumento della pressione causato dalla scarica accidentale dell'intero parco di 36 bombole di anidride carbonica che servono ad alimentare il relativo sistema antincendio;
nei magazzini 9 e 10, dove appunto è avvenuta l'esplosione, sono conservati alcune centinaia di fusti di rifiuti radioattivi per lo più in forma solida, nonché, ossidi misti di uranio e plutonio in polvere, per un totale di circa 5 chilogrammi di plutonio, uno degli elementi più tossici che esistano;
l'episodio, a seguito del quale la porta taglia-fuoco del magazzino interessato ed altre due porte del corridoio antistante, che realizzano la prima barriera di protezione posta a salvaguardia dell'ambiente esterno, sono state divelte dai rispettivi cardini e proiettate ad oltre 15 metri di distanza, dal punto di vista ingegneristico e di gestione dell'impianto, si denota come un incidente convenzionale di notevole gravità, i cui esiti, peraltro, avrebbero potuto rivelarsi letali per gli operatori dell'impianto impegnati nella manovra antincendio, nonché causa di gravi danni alle strutture di contenimento dell'impianto medesimo con conseguente contaminazione radioattiva sia all'interno dell'impianto che nell'ambiente esterno;
qualora l'evento avesse malauguratamente interessato uno dei laboratori ove sono custodite le scatole a guanti, gli effetti prodotti, data la fragilità di queste ultime, sarebbero potuti risultare altrettanto devastanti ed avrebbero potuto determinare, analogamente al caso precedente, oltre che un rilascio incontrollato di radioattività all'esterno ed una conseguente condizione di emergenza nucleare per l'intero Centro della Casaccia, anche la prolungata inagibilità dei laboratori interessati;
purtroppo non è il primo episodio «anomalo» di cattiva gestione che si verifica nell'impianto plutonio. Infatti nel marzo 2006, il CdA di Sogin, dispose di avviare la bonifica delle scatole a guanti dell'impianto plutonio, impegnando 12 lavoratori nelle attività in zona controllata;
questa attività, secondo fonti riportate da alcuni lavoratori e lavoratrici, parrebbe si sia svolta senza rispettare le precondizioni richieste dalle leggi, dai regolamenti, dalle prescrizioni e dalle norme della buona tecnica, i cui principi, emanati dall'IAEA, dalla NEA-OCSE e dalla stessa UE, ed internazionalmente condivisi, sono stati recentemente ribaditi anche dalla «Convenzione congiunta di Vienna sulla sicurezza nucleare», sottoscritta nel 1997 dall'Italia e recentemente ratificata. In particolare tali principi garantiscono il rispetto dei criteri basilari che governano e contraddistinguono le attività di D&S (Disattivazione e Smantellamento), e di gestione dei rifiuti radioattivi prodotti, che sono: riduzione al minimo delle dosi da radiazione al personale, (principio ALARA - As Low As Reasonably Achievable), riduzione al minimo della quantità di rifiuti prodotti, massima semplificazione delle soluzioni tecniche adottate, riduzione al minimo dei costi, addestramento del personale e rispetto rigoroso delle procedure e delle disposizioni che attengono alla sicurezza (sorveglianza fisica e medica della radioprotezione, prove periodiche, analisi di sicurezza, programma di addestramento, eccetera);
tra la fine di maggio e gli inizi di giugno 2006, secondo quanto disposto dal programma semestrale di sorveglianza medica della contaminazione interna, il personale dell'impianto plutonio operante in zona controllata, ha consegnato i rispettivi campioni biologici (feci) al servizio medicina di centro;
intorno al 20 luglio 2006, 7 lavoratori dell'impianto plutonio, di cui in parte comandati ENEA ed in parte dipendenti SOGIN, tutti impegnati nell'attività di bonifica delle scatole a guanti obsolete del medesimo impianto, sono stati informati ufficiosamente per via telefonica dall'esperto qualificato di Sogin per il sito
Casaccia, che dalle analisi sarebbe emersa una «probabile» contaminazione da plutonio, verosimilmente avvenuta per inalazione, la quale, tuttavia, secondo le rassicurazioni del suddetto, sarebbe stata di modesta entità;
nei giorni successivi al 20 luglio, i lavoratori coinvolti, diversamente da quella che è la prassi generalmente seguita a livello internazionale in analoghe circostanze, non sono stati immediatamente sottoposti all'ulteriore analisi con la tecnica del Whole Body Counter (WBC), peraltro disponibile presso lo stesso Centro della Casaccia, la quale, in poche ore, avrebbe potuto confermare o meno gli esiti del primo esame;
anche nei giorni immediatamente successivi agli esiti degli esami medici, da parte della direzione dell'impianto non è stato adottato alcun provvedimento cautelativo e né messe in atto le procedure previste in questi casi. Infatti, nonostante la causa della contaminazione continuasse a rimanere del tutto ignota e, quindi, potenzialmente ancora incombente, non è stato emesso alcun ordine di servizio volto a scongiurare con immediatezza l'ulteriore rischio di indebita esposizione o eventuali successive contaminazioni per inalazione del personale operante presso l'impianto plutonio;
il 5 ottobre 2006, presso il Centro di Ricerche Enea, si è svolto, dopo ripetute insistenze da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, un incontro tra le rappresentanze locali delle OOSS, l'RSU, l'RLS, una rappresentanza autonoma dei dipendenti ENEA, la direzione di Centro dell'ENEA Casaccia e la Sogin, per chiarire le portata e le circostanze riguardanti la notizia, fino a quel momento mai ufficialmente ammessa, dell'avvenuta contaminazione di 7 lavoratori impiegati presso l'impianto plutonio del suddetto centro. Nell'occasione, Sogin ha escluso che si sarebbe trattato di un incidente ma ha ammesso la contaminazione di 7 lavoratori, dichiarando che si sarebbe trattato di una dose inferiore al valore massimo annuo; dimenticando però di dire che, come riportato nel decreto-legge n. 230 del 1995 e nello stesso regolamento di esercizio dell'impianto plutonio, il gestore (definito dalla legge, «esercente») ed il direttore tecnico di un qualsiasi impianto nucleare, hanno l'obbligo di garantire la sicurezza dei lavoratori nell'ambiente di lavoro e durante lo svolgimento delle attività, attraverso l'attuazione di tutti i provvedimenti e le azioni previsti dalle norme, (rispetto delle disposizioni di legge in materia nucleare e convenzionale, del regolamento di esercizio dell'impianto e delle prescrizioni tecniche, esecuzione delle prove periodiche, attuazione dei programmi di sorveglianza fisica e medica della radioprotezione, esecuzione delle analisi di sicurezza preliminarmente all'avvio di ogni attività), al fine di scongiurare qualsiasi dose indebita ai lavoratori medesimi;
nonostante le rimostranze presentate in tale incontro si è continuato a non convocare il collegio dei delegati alla sicurezza dell'impianto plutonio, del quale, data la circostanza della contaminazione e, quindi, del verificarsi di «un evento anomalo», avrebbe dovuto farvi parte anche un esperto dell'APAT. Tale organismo in realtà avrebbe dovuto essere convocato già prima dell'avvio dell'attività di bonifica delle scatole a guanti, data l'intrinseca criticità dell'operazione;
tali lavori infatti, come purtroppo dimostra l'avvenuta contaminazione dei 7 lavoratori, pur se previsti come attività di normale esercizio dell'impianto plutonio, in realtà, a causa della vestusità dello stesso impianto e delle scatole a guanti, nonché della scarsa esperienza del personale, avrebbe dovuto cautelativamente prefigurarsi, per ragioni di semplice e consapevole buonsenso, come attività straordinaria e, quindi giustificare anche la convocazione preliminare del collegio dei delegati alla sicurezza (attraverso il quale, come peraltro è prassi consolidata a livello europeo, APAT sarebbe stata messa al corrente), allo scopo di acquisire le necessarie ed ulteriori raccomandazioni per attuare correttamente la bonifica,
nonché le misure di salvaguardia per gli aspetti di sicurezza e di radioprotezione;
va inoltre sottolineato, a sostegno della tesi del grave deficit gestionale dell'impianto plutonio da parte della Sogin, che l'attività di bonifica, contrariamente a quanto disposto dalle norme e dai regolamenti, è stata avviata senza aver prima effettuato un'accurata analisi di sicurezza dell'evento anomalo di riferimento e, quindi, senza neanche aver cautelativamente predisposto le necessarie misure per fronteggiarlo;
la Sogin, (Società di Gestione Impianti Nucleari SpA), è stata istituita il 1o novembre 1999, con decreto legislativo n. 79 del 1999, il ministero del tesoro è l'unico azionista, mentre, indirizzi strategici ed oneri economici sono di competenza, rispettivamente, del MICA e dell'Autorità per l'Energia (AEEG);
a seguito dell'OPCM n. 3267 del marzo 2003, Sogin è subentrata nella gestione degli impianti ENEA del ciclo del combustibile nucleare dei centri di Saluggia, Trisaia e Casaccia;
in quanto società del gruppo ENEL, Sogin, vanta un'esperienza operativa ed un know-how limitati alla sola gestione «industriale» delle centrali elettronucleari dismesse, quindi, a giudizio dell'interrogante non adatti alle problematiche inerenti al mantenimento in sicurezza e alle attività tipiche degli impianti ex-ENEA del ciclo del combustibile nucleare, i quali, per loro stessa natura, sono impianti pilota con caratteristiche e problematiche del tutto specifiche e particolari, compresa la natura stessa dei radionuclidi;
soprattutto a partire dal 2003, successivamente all'OPCM n. 3267, con la quale fu proclamato lo stato di emergenza per la sicurezza nucleare, la Sogin, indicata come «soggetto attuatore», nonostante operasse in completo regime di monopolio e di deregulation, ha ugualmente più volte disatteso il raggiungimento degli obiettivi previsti dai programmi di attività che essa stessa aveva sottoposto all'accettazione da parte dell'Autorità per l'Energia per riceverne i relativi finanziamenti -:
se i Ministri siano a conoscenza di tali eventi e se abbiano avviato, attraverso l'APAT, un puntuale ed approfondito monitoraggio circa la rispondenza alle vigenti leggi, norme, regolamenti e prescrizioni, delle modalità di gestione dell'impianto plutonio nel suo complesso, con particolare riferimento ai criteri adottati, nell'attuazione delle attività di D&S (Disattivazione e Smantellamento), come la bonifica, nella gestione dei rifiuti radioattivi prodotti, allo stato di efficienza dei sistemi rilevanti ai fini della sicurezza ed alla reale rispondenza del loro funzionamento alle prescrizioni tecniche, nonché, all'accertamento del richiesto livello di qualifica e di addestramento del personale assegnato all'impianto;
se i Ministri, in ordine all'evento del 30 ottobre 2006, abbiano riscontrato attraverso l'APAT, la rispondenza o meno, rispetto agli elaborati di progetto, dei collegamenti dei circuiti elettrici e degli apparati elettronici (centraline e quadri) dei sistemi di ventilazione e del sistema di estinzione incendio, ed, inoltre, se siano state accertate le corrette modalità di intervento in caso di allarme incendio delle serrande di mandata e di aspirazione del magazzino n. 9 dell'impianto plutonio;
se i Ministri abbiano verificato che nello svolgimento delle attività di manutenzione straordinaria riguardanti gli apparati dei sistemi di sicurezza, autorizzate dalla direzione dell'impianto ed eseguite da ditte esterne, la predisposizione delle specifiche tecniche allegate al relativo contratto, la definizione dei criteri di collaudo e di accettazione, nonché, l'affidamento della responsabilità della verifica in corso d'opera dei lavori in oggetto, siano state assegnate a personale interno all'impianto plutonio di dimostrata competenza ed esperienza e quali esiti detti adempimenti formali avrebbero fornito;
se i Ministri abbiano verificato i criteri adottati da Sogin per l'assegnazione
dei lavori di manutenzione straordinaria del quadro elettrico che alimenta il sistema di ventilazione dell'impianto plutonio, nonché, se abbia proceduto ad accertare la sussistenza dei requisiti di legge della suddetta medesima ditta;
se i Ministri, in ordine allo svolgimento delle attività poste in essere dalla direzione dell'impianto, con particolare riferimento all'avvio dell'operazione di bonifica delle scatole a guanti obsolete, abbiano accertato la reale sussistenza delle ragioni che avrebbero indotto la suddetta direzione nel mese di marzo 2006 a ravvisarne la priorità di attuazione, visto che la bonifica è stata avviata senza tuttavia dare alcun seguito all'intero processo di smantellamento delle scatole a guanti di cui essa è parte integrante, e se, in ogni caso, siano state assicurate tutte le previste garanzie a tutela dell'ambiente di lavoro e dei lavoratori (anche attraverso il formale coinvolgimento della APAT), nonché, predisposte le necessarie condizioni per una corretta attuazione del principio della buona regola;
se i Ministri, in riferimento ad entrambi gli eventi riportati in premessa, abbiano accertato attraverso l'APAT eventuali violazioni o inadempienze, in ordine agli obblighi previsti dalle leggi, dalle norme, dai regolamenti e dalle prescrizioni, riconducibili a precise e dirette responsabilità dell'esercente di Sogin del sito Casaccia, del direttore dell'impianto plutonio, dell'esperto qualificato e del medico autorizzato;
se i Ministri, visto quello che l'interrogante giudica un insolito ed allarmante susseguirsi di eventi incontrollati verificatisi negli ultimi mesi, considerata anche la presenza a poche centinaia di metri in linea d'aria dall'impianto plutonio del plesso scolastico di Osteria Nuova (Roma), e constatato - secondo l'interrogante - l'evidente deficit nella gestione in sicurezza dello stesso impianto plutonio da parte di Sogin, abbiano provveduto ad intraprendere le necessarie azioni e ad adottare i dovuti provvedimenti nei confronti della Sogin e, in particolare, della direzione impianti della stessa, allo scopo di assicurare una gestione del suddetto impianto maggiormente competente e responsabile e, quindi, completamente rispondente ai requisiti di sicurezza previsti dalla legge ed attesi dai lavoratori e dalla popolazione circostante il Centro della Casaccia.
(4-01864)
ULIVI e MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la Camera di Commercio di Pistoia ha deliberato la chiusura dell'azienda speciale denominata COSP;
lo stesso Ente, in base all'articolo 2112 del codice civile, ha assorbito tutte le funzioni della suddetta azienda speciale, compresi gli obblighi verso i dipendenti della stessa;
a tali lavoratori viene applicato il contratto dei dipendenti camerali, pur in assenza di assunzione per pubblico concorso, con mansioni e posizione retributiva in linea col cessato contratto privato;
la rappresentanza sindacale è stata esclusa, eludendo i suoi diritti, dalla corretta informazione, consultazione e concertazione (al fine di tutelare i lavoratori);
pare ormai prassi diffusa, da parte delle camere di commercio, quella di chiudere le proprie aziende private, soggette a contrattazione privata, inserendo nei ruoli il personale che è così reso pubblico;
questa mancanza dei dovuti controlli lede i diritti di quei lavoratori che da anni svolgono la loro attività, dopo regolare assunzione per concorso pubblico, che potrebbero veder limitate le loro legittime aspettative da parte di nuovi colleghi non in possesso degli stessi titoli -:
quale sia il parere dei Ministri interrogati su quanto premesso;
quali iniziative si intendano attivare a tutela dei lavoratori e a garanzia dei diritti delle associazioni sindacali di categoria interessate.
(4-01865)