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Allegato B
Seduta n. 90 del 21/12/2006
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AFFARI ESTERI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
la Missione Italiana «Antica Babilonia» iniziata nell'aprile 2003 è terminata e, già dallo scorso 21 settembre, la responsabilità della sicurezza nella provincia di Dhi-Qar, nel sud dell'Iraq, è passata formalmente dagli italiani agli iracheni;
l'operato svolto per la stabilizzazione e la ricostruzione del Dhi-Qar ha riguardato anche diversi aspetti dei Beni culturali del Paese Iraq, aspetti che vanno dalla formazione delle guardie archeologiche, al recupero e conservazione del patrimonio artistico iracheno, al censimento dei siti archeologici, al restauro e parziale allestimento del museo di Nassiriya, a corsi di
investigazione, alla tutela di personale civile impegnato nel settore archeologico, alla ricognizione di siti. Lavoro questo svolto in sintonia ed in collaborazione con gli Iracheni di Nassiriya;
i notevoli risultati delle indagini archeologiche della missione del CNR diretta dalla dott.ssa Silvia Chiodi, con l'attiva partecipazione del prof. Giovanni Pettinato, Assiriologo dell'Università degli Studi di Roma e da Mauro Mazzei, topografo del CNR sono stati riconosciuti a livello internazionale;
le visite ai luoghi di scavo nell'ambito del «Progetto Iraq: Museo Virtuale di Baghdad» hanno prodotto scoperte eccezionali;
ad Ur, che la tradizione identifica come la patria di Abramo, è stato rinvenuto un blocco di dolerite, più precisamente una pietra angolare con iscrizione cuneiforme, dalla cui lettura si evince che il re di Ur, Umana, fondatore della III Dinastia di Ur, vissuto intorno al 2100 a.C., è il costruttore della Zigurrat di Ur, la torre a gradoni vista in molte fotografie, dedicata al Dio Luna;
per il valore del documento gli studiosi si sono premurati, d'accordo con il Colonnello Ortolani, Comandante del MSU, di consegnarlo alla direzione del Museo di Nassiriya, restaurato dai Carabinieri Italiani, e purtroppo dotato all'interno di sole copie di antichi manufatti;
la pietra in questione per il suo eccezionale valore arricchisce il Museo di Nassiriya;
con la scoperta del sito di Eridu, localizzato ad una trentina di chilometri a sud est di Nassiriya, definito nei libri di storia «preistorico», sono stati rinvenuti sulla superficie della collina artificiale circa 500 scritti sumerici, che hanno autorizzato gli studiosi ad ipotizzare che sotto la superficie si nasconda una intera biblioteca. Si tratta di documenti che rimetterebbero in discussione pagine della storia antica. Tra questi vi sono scritti appartenenti al primo periodo della storia umana e non ancora decifrati dagli studiosi. Anche di questa scoperta, gli studiosi italiani hanno informato, d'accordo con il Comando Generale della Brigata Sassari, le autorità irachene, facendo presente che il sito, mancando persino di una rete di protezione, correva serio pericolo di venire saccheggiato;
vi è la necessità di non considerare tutti i risultati ottenuti come estemporanei e fine a se stessi, nonché di porre in sicurezza il sito di Eridu, uno dei luoghi delle importanti scoperte;
il sito rischia, come ha denunciato recentemente Giovanni Pettinato un totale saccheggio, finora contrastato dai Carabinieri impegnati, tutt'altro nel recupero del patrimonio iracheno disperso e venduto nel mondo, patrimonio di grande ricchezza e valore che riguarda anche le nostre radici storiche e che i depredatori stanno distruggendo pur di piazzarlo sul mercato internazionale impedendo di fatto la rinascita economica dell'Iraq;
va sottolineato che lo stesso governatore di Nassiriya nonché le autorità accademiche del luogo avevano già chiesto durante un incontro, svoltosi a marzo nella sede del museo di Nassiriya, con i militari del MSU e gli studiosi italiani di stendere insieme un programma di interventi per la salvaguardia e la valorizzazione del sud dell'Iraq nonché per la formazione dello stesso personale museale ed universitario. Gli studiosi italiani, al contempo, hanno proposto, viste le difficili condizioni di intervento, di studiare una valorizzazione del sito Ur, che dovrebbe prevedere anche un intervento urgente di conservazione e di restauro. La torre a Gradoni, detta Ziqurrat, rischia ad esempio, un crollo -:
quali nuovi e diversi interventi il Governo intenda promuovere al fine di non perdere quanto fino ad oggi è stato realizzato;
se si possano ipotizzare proseguimenti di corsi di formazione investigativa, legislativa, culturale e archeologica in Italia,
la realizzazione di mostre per rendere consapevoli i cittadini europei del patrimonio artistico iracheno, i cui proventi potrebbero finanziare interventi in loco, nonché assistenza operativa nel sud del paese da concordare con le stesse autorità irachene al fine di salvaguardare il salvaguardabile;
se il Governo intenda portare avanti, d'intesa con il Governo dell'Iraq, il progetto pilota che prevede la realizzazione di itinerari culturali e nel futuro, turistici della provincia del Dhi-Qar.
(2-00300)«Bianco».
Interrogazione a risposta scritta:
GALANTE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel settembre 1943 la Divisione Acqui, al comando del generale Antonio Gandin, anche in ottemperanza agli ordini ricevuti dallo Stato Maggiore dell'Esercito in Italia, rifiutò di sottostare all'ordine di consegnare le armi ricevuto da unità della Wehrmacht. L'avvenimento è considerato, il primo episodio della Resistenza. La quasi totalità degli ufficiali e diverse migliaia di soldati furono fucilati, dopo la resa senza condizioni seguita ad una settimana di aspri e sanguinosi scontri, durante i quali le nostre truppe dovettero soccombere alla superiorità aerea dei tedeschi. Le fucilazioni vennero compiute, in spregio dei trattati di Ginevra in garanzia dei prigionieri di guerra, come rappresaglia, al solo scopo di esercitare la vendetta nei confronti degli italiani, giudicati come traditori. Lo sterminio fu una barbara rappresaglia, ordinata da Hitler, ed eseguita con zelo dagli ufficiali tedeschi, tanto più che fu effettuata non ai danni di «franchi tiratori» o di «partigiani», ma contro truppe regolari, che obbedivano ad ordini dei propri superiori e del proprio Governo, resistendo ad una imposizione, quella di consegnare le proprie armi, contrastante con l'onore e con la funzione di qualsiasi soldato;
il 4 agosto 2006 il giudice A. Stern del tribunale di Monaco ha archiviato il procedimento a carico dell'allora sottotenente Mühlhauser, unico ancora in vita tra gli ufficiali che comandarono i plotoni d'esecuzione contro i prigionieri italiani. Nell'ordinanza di archiviazione, il giudice Stern sostiene che sarebbero mancate le circostanze aggravanti e che di conseguenza il reato è andato in prescrizione. A parte l'inconcepibilità della caduta in prescrizione per simili reati, risulta particolarmente offensiva la motivazione addotta per la caduta delle circostanze aggravanti. Il giudice Stern, infatti, sostiene che la gravità dell'operato dell'accusato è attenuata dal fatto che «Le forze militari italiane non erano normali prigionieri di guerra, inizialmente erano alleati dei tedeschi che si sono poi trasformati in nemici combattenti diventando traditori - per usare il gergo militare -. In questo caso è come se parte delle truppe tedesche avesse disertato e si fosse schierata dalla parte del nemico». Ne consegue, conclude Stern, che «Una successiva esecuzione di tali soldati non sarebbe da giudicare omicidio per vili motivi ai sensi del § 21 del StGB - c.p. tedesco». Dunque, truppe regolari agli ordini del loro generale comandante che, in linea con le disposizioni provenienti dal loro Governo, si oppongono al proprio disarmo, sono da considerarsi equiparabili a traditori e disertori e quindi passibili di fucilazione immediata. Al crimine, in questo modo, si aggiunge, dopo più di cinquanta anni, anche l'offesa all'onore dei fucilati;
a seguito della ordinanza che ha assolto Mühlhauser, molte proteste sono state sollevate da parte di storici tedeschi e di molte personalità italiane, tra alcuni parlamentari e, in occasione della presentazione di un ricorso alla magistratura tedesca da parte della figlia di uno degli ufficiali fucilati, signora Marcella De Negri, si è tenuto un sit in di protesta davanti al tribunale di Monaco. Sulla scandalosa
assoluzione è stata presentata una interrogazione parlamentare al Ministro degli esteri. La risposta a tale interrogazione da parte del sottosegretario di Stato per gli affari esteri Vittorio Craxi è, però, da ritenersi largamente insufficiente. Infatti, il sottosegretario ha, prima, minimizzato la gravità dell'ordinanza del giudice tedesco Stern, sostenendo che il termine traditore era virgolettato e, poi, di fatto l'ha giustificata, affermando che: «Non è, quindi, sul piano strettamente tecnico, erroneo ammettere che i reati contestati all'imputato possano cadere in prescrizione». Inoltre, il sottosegretario si è detto soddisfatto delle dichiarazioni sulla vicenda del ministro della giustizia bavarese, Merck, che, oltre a giustificare l'operato del giudice Stern, si limita all'ovvia precisazione che nessuna comprensione può essere rivolta all'operato dell'accusato Mühlhauser -:
se il Ministro non ritenga che a Cefalonia nel settembre del '43 sia stato perpetrato un crimine contro l'umanità da parte dell'esercito tedesco ai danni di militari italiani e che, in quanto tale, sia impossibilitato a cadere in prescrizione;
se il Ministro non ritenga che il termine traditore, per quanto virgolettato, in quanto rivolto ad escludere le aggravanti per l'azione dell'imputato Mühlhauser, sia una offesa all'onore dell'Esercito italiano e soprattutto rappresenti la negazione della possibilità di ottenere giustizia - seppure tardiva - per le vittime italiane e di ricevere il dovuto e chiaro riconoscimento da parte dello Stato tedesco di una incontrovertibile verità storica;
se il Ministro non ritenga, pertanto, che la questione non possa essere affidata unicamente al ricorso presentato dalla signora De Negri, e che ci sia la necessità di una chiara presa di posizione pubblica dello Stato italiano e, attraverso il Governo, di una decisa azione nei confronti delle autorità tedesche. Non si tratta, in questo caso, di operare delle ingerenze nelle attività di uno Stato straniero, ma di chiedere ad un paese amico di riconoscere le responsabilità del tragico periodo della guerra, dando seguito nei fatti a quella volontà di costruire su basi nuove e sul rispetto reciproco una effettiva unione europea, per la quale sia la Germania che l'Italia hanno tanto lavorato sin dalla fine del secondo conflitto mondiale, proprio perché tragedie simili non insanguinino più il comune suolo europeo.
(4-02064)