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Allegato B
Seduta n. 95 del 22/1/2007
TESTO AGGIORNATO AL 30 GENNAIO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera
premesso che:
nel nostro Paese, secondo dati Istat, più di 500 mila cittadini si trovano in una situazione di convivenza dichiarata, a cui vanno aggiunte oltre un milione di persone che si trovano in una situazione analoga, anche se non ufficialmente;
la maggior parte dei Paesi europei ha già elaborato delle norme per la regolamentazione delle unioni civili, nell'ottica di fornire le adeguate garanzie di tutela ai cittadini che si trovano nella suddetta condizione;
appare non più procrastinabile un intervento per eliminare un vuoto legislativo, che comporta una limitazione dei diritti delle centinaia di migliaia di persone che hanno liberamente fatto una scelta che rientra nella sfera dell'autonomia individuale delle persone e che, pertanto, non può essere motivo di discriminazione, ai sensi di quanto disposto dagli articoli 2 e 3 del dettato costituzionale, nonché di quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e tenendo, inoltre, conto dei principi inseriti nella Costituzione europea, approvata a stragrande maggioranza dal Parlamento italiano, che si ispira ai valori della Carta di Nizza;
un intervento in tal senso, da parte del legislatore, deve avere come finalità quella di introdurre un istituto giuridico, per garantire, tra l'altro, ai componenti delle unioni di fatto diritti e doveri reciproci di assistenza morale e materiale, la possibilità di regolare il loro regime patrimoniale, concedere la possibilità di estendere la pensione di reversibilità, garantire l'assistenza sanitaria e ogni altro riconoscimento dei diritti legati a quel mutuo sostegno che la natura del rapporto richiede;
impegna il Governo:
a predisporre, entro il 31 gennaio 2007, un disegno di legge volto alla regolamentazione delle unioni civili, nell'interesse delle centinaia di migliaia di cittadini coinvolti, senza distinzioni di orientamento sessuale, prevedendo un'adeguata tutela per le coppie di fatto non registrate e per i nuclei stabili di persone fondati sul vincolo di solidarietà e di mutuo soccorso;
a proseguire nelle azioni di sostegno economico e sociale alle famiglie più deboli, già parzialmente intraprese dal Governo.
(1-00080) «Bonelli, Balducci, Zanella, De Zulueta, Francescato, Boato, Cassola, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Poletti, Trepiccione».
La Camera,
premesso che:
nel nostro Paese, secondo dati Istat, più di 500 mila cittadini sono conviventi, sono cioè coppie di fatto eterosessuali e omosessuali non riconosciute. Ricerche e indagini autorevoli confermano che a questi si aggiungono un altro milione di persone che non ha denunciato questa condizione;
in Europa, l'Italia è fra i pochi Paesi che non hanno ancora legiferato in materia di riconoscimento delle unioni di fatto;
vi è l'urgenza di colmare questo vuoto legislativo per non condannare alla clandestinità, o ad un diritto di cittadinanza di serie inferiore, centinaia di migliaia di persone. Il nostro ordinamento giuridico deve riconoscere pari dignità, diritti e doveri a coloro che scelgono di
costruirsi una vita insieme, al di fuori del vincolo matrimoniale, e alle coppie omosessuali che non possono sposarsi;
in particolare, devono essere attribuiti alle parti i diritti e i doveri reciproci di assistenza morale e materiale; le parti devono poter regolare il loro regime patrimoniale; estendere la pensione di reversibilità dell'altro; estendere al contraente extracomunitario il permesso di soggiorno, garantire l'assistenza sanitaria:
il programma dell'Unione contiene l'impegno all'approvazione di una legge che riconosca i diritti delle persone che compongono una «unione di fatto», definendone prerogative e facoltà, senza discriminazione di orientamento sessuale;
infatti, la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale non soltanto è quella che attiene ai diritti dell'individuo in quanto tale, con riferimento alla sua identità e alla sua libertà di espressione, ma è soprattutto quella che attiene alle relazioni affettive, ove si svolge la personalità dell'individuo;
secondo il programma dell'Unione, al fine di definire un'unione di fatto, il criterio qualificante è il sistema di relazione sentimentale, assistenziale e di solidarietà, la sua stabilità e la sua volontarietà;
per produrre tutti gli effetti giuridici necessari, superare gli ostacoli che le coppie di fatto vivono tutti i giorni e sancire un principio di non discriminazione, quale valore sociale condiviso, la regolamentazione di questa materia nel resto d'Europa è avvenuta nell'ambito del diritto pubblico;
il Governo recentemente si è impegnato con un ordine del giorno a presentare entro gennaio 2007 un progetto di legge sulle unioni civili, che tenga conto di quanto richiamato dalle ultime sentenze della Corte costituzionale e previsto da trattati e numerosi atti del Parlamento europeo;
il riconoscimento di questi diritti è un fatto di mera civiltà, solidarietà e rispetto delle persone e non si pone in contrasto con il principio costituzionale sancito dall'articolo 29 della Costituzione: l'istituto del matrimonio non viene in alcun modo modificato e la posizione giuridica dei coniugi non viene alterata in relazione a quella delle parti dell'unione di fatto;
tutelare la pluralità delle diverse forme di relazione e di unione presenti nel tessuto sociale significa garantire i principi sanciti dall'articolo 2 della Costituzione, laddove è stabilito che la Repubblica garantisce i diritti dell'individuo nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità;
impegna il Governo:
a presentare entro gennaio 2007 un disegno di legge che disciplini in ambito pubblicistico le convivenze di fatto delle coppie eterosessuali e omosessuali.
(1-00081) «Migliore, De Simone, Folena, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Caruso, Cogodi, Deiana, Dioguardi, Daniele Farina, Frias, Mascia, Franco Russo, Smeriglio».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni riunite VIII e X,
premesso che:
la Commissione europea, nella comunicazione COM-2005-35 al Consiglio ed al Parlamento europeo, ha affermato: «I cambiamenti climatici sono una realtà. (...) I dieci anni più caldi mai registrati sono tutti concentrati dal 1991 in poi. Le concentrazioni di gas serra sono le più elevate degli ultimi 450.000 anni. (...) L'Unione europea è riuscita ad abbattere le proprie emissioni del 3 per cento rispetto al 1990, ma manca ancora molto per raggiungere l'obiettivo di riduzione dell'8 per cento fissato dal Protocollo di Kyoto. (...). Anche se le politiche già adottate saranno attuate, è probabile che le emissioni su scala planetaria aumenteranno nei prossimi
vent'anni, imponendo riduzioni delle emissioni mondiali pari almeno al 15 per cento rispetto ai valori del 1990 entro il 2050. Tra il 2030 e il 2065 il contributo cumulativo dei paesi sviluppati e quello dei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere lo stesso. Si può pertanto dedurre che se l'Unione europea dimezzasse le proprie emissioni entro il 2050, non ci sarebbero conseguenze significative sulle concentrazioni atmosferiche se altri paesi responsabili di ingenti emissioni non procederanno ad analoghi tagli consistenti»;
negli ultimi mesi sono arrivate ulteriori conferme istituzionali sulla minaccia dei cambiamenti climatici:
nel mese di ottobre 2006 il Governo britannico ha presentato lo Stern Review on the Economics of Climate Change, rapporto curato dall'economista Nicholas Stern, ex dirigente della Banca mondiale, secondo cui i cambiamenti climatici potrebbero causare danni economici pari al 20 per cento del PIL mondiale;
nei giorni scorsi la Commissione europea ha adottato una Comunicazione al Consiglio dei capi di stato e di governo ed al Parlamento europeo denominata Limiting Global Climate Change to 2 Degrees Celsius - Policy Options for the EU and the World for 2020 and Beyond, partendo dalla constatazione che il cambiamento del clima è in atto e confermando la sua determinazione a limitare l'aumento della temperatura globale media rispetto al livello pre-industriale a 2 gradi centigradi. È stato allegato alla comunicazione lo studio Peseta sugli effetti del global warming, che analizza due scenari alternativi, il primo in assenza di politiche di riduzione e il secondo con iniziative isolate di contenimento delle emissioni climalteranti: secondo questo studio ci sarebbero ingenti impatti sull'agricoltura (fino a un meno 22 per cento della produzione agricola negli stati del Sud dell'Europa), sulla salute (con numero di morti per eccessi climatici fino a 86 mila in più rispetto all'atteso), sulla pesca, sull'innalzamento del livello dei mari e sull'erosione costiera (fino a 42 miliardi di euro di danni) e sul turismo;
in Italia le emissioni dei gas serra nel 2004 sono salite a 583,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (Mt CO2 eq.), a fronte di un impegno di riduzione delle emissioni a 485,8, con una distanza dall'obiettivo del Protocollo di Kyoto pari a 97,7 Mt CO2 eq.: un aumento del 13 per cento a fronte di un impegno di riduzione, entro il 2008-2012, del 6,5 per cento;
gli aumenti più consistenti di emissioni di gas serra dal 1990 al 2004 in Italia hanno riguardato il settore dei trasporti (da 104 Mt CO2 a 132,6, con un aumento del 27,5 per cento) ed il settore della produzione di energia termoelettrica (da 108,9 Mt CO2 a 127,3, con un aumento del 17 per cento). Nel settore civile e terziario dal 1990 al 2004 l'aumento è stato pari al 10,6 per cento. Sostanzialmente in linea con l'obiettivo di Kyoto risultano i settori dell'industria manifatturiera e delle costruzioni con un calo delle emissioni nel periodo citato del 3,8 per cento, e quello dell'agricoltura, con un calo delle emissioni del 6,8 per cento;
il mancato raggiungimento dell'obiettivo di riduzione di emissioni di gas serra per l'Italia comporterebbe un costo non solo ambientale, ma anche economico, rilevante. Supponendo un costo medio dei meccanismi flessibili pari a 15 euro per tonnellata, se la distanza dall'obiettivo si confermasse intorno ai 100 milioni di tonnellate, l'Italia dovrebbe sborsare circa 1,5 miliardi di euro all'anno. Se poi, come pare necessario e probabile, dopo il 2012 vi fossero ulteriori e ancora più impegnativi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e l'Italia vi giungesse impreparata, i costi potrebbero diventare veramente proibitivi;
le emissioni di gas serra derivano in larga parte dall'uso di combustibili fossili (nel 2005 l'Italia ne ha consumati 185,9 Mtep, cioè milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) importati per il 91 per cento. Il costo dell'energia primaria importata è stato nel 2005 pari a circa 36,5 miliardi di euro. Tenendo conto del mix attuale dei combustibili fossili consumati in Italia,
l'obiettivo di Kyoto comporterebbe una riduzione dal 15 al 20 per cento del consumo di combustibili fossili. Ciò comporterebbe una riduzione della bolletta energetica del Paese circa della stessa percentuale: dai 5 ai 7 miliardi di euro all'anno;
impegna il Governo:
a) convocare una Conferenza nazionale su clima ed energia, nella quale adottare un approccio integrato, che tenga prioritariamente conto delle questioni legate ai cambiamenti climatici, alle politiche della mobilità, al risparmio e all'efficienza energetica, al potenziamento delle fonti rinnovabili, alla sicurezza degli approvvigionamenti, all'innovazione e ricerca, anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto;
b) coinvolgere con la massima tempestività, nella preparazione della Conferenza, il Parlamento, tutti i Ministeri interessati, le istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali e gli organismi scientifici.
(7-00103) «Realacci, Capezzone, Gentili, Lomaglio, Cacciari, Chianale, Benvenuto, De Angelis, Mariani, Margiotta, Ferdinando Benito Pignataro, Pedulli, Galeazzi, Di Centa, Camillo Piazza, Francescato, Fasciani».
La VII Commissione,
premesso che:
la legge n. 211 del 20 luglio 2000, «Istituzione del «Giorno della Memoria» in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti», prevede nel suo Articolo 1 che la Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio da dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, «Giorno della Memoria», al fine di ricordare la Shoah le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati;
considerato che:
con la Legge n. 91 del 17 aprile 2003, recentemente modificata dal comma 1144 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006, è istituito a Ferrara il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah, quale testimonianza delle vicende che hanno caratterizzato la bimillenaria presenza ebraica in Italia, comprese le persecuzioni razziali e le deportazioni del Secondo conflitto mondiale;
a Roma, in un terreno adiacente Villa Torlonia, sorgerà il Museo romano della Shoah, realizzato dall'Amministrazione in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma e l'Associazione Figli della Shoah e che il premio Nobel per la Pace, Elie Wiesel, ha accettato la presidenza onoraria della fondazione che sarà creata a New York con lo scopo di raccogliere fondi per il progetto scientifico del Museo;
a Milano sarà realizzato il Memoriale della Shoah, nella parte situata a livello strada della stazione centrale, dove gli ebrei, prelevati dal carcere di San Vittore, venivano caricati sui vagoni merci per essere poi avviati ai lager nazisti;
a queste iniziative recenti si affiancano altri musei dedicati alla memoria della deportazione, quali il Monumento nazionale della Risiera di San Sabba in Trieste, monumento nazionale dal 1965, e il Museo Monumento al deportato politico e razziale di Carpi, istituito nel 1973;
nel nostro Paese vi sono anche altri luoghi di memoria, come l'ex campo di concentramento di Fossoli, presso Carpi, e il campo di Gries di Bolzano, anch'essi visitati ogni anno da migliaia di persone, in particolare studenti;
negli ultimi anni diverse Amministrazioni locali hanno realizzato «viaggi della memoria» presso i lager nazisti, affinché centinaia di giovani italiani potessero visitare i luoghi della deportazione e dello sterminio e si rendessero essi stessi testimoni dell'Olocausto;
considerato inoltre che:
le «tesi negazioniste» continuano, in Europa e nel Mondo, a fare proseliti, come testimonia da ultimo la conferenza di Teheran del dicembre scorso, organizzata dal Governo iraniano, nella quale presunti «studiosi» si sono dati convegno per negare l'esistenza della Shoah nella Storia;
anche in Italia trova sostegno e radicamento il revisionismo storiografico, che tende a minimizzare le responsabilità politiche e storiche del Nazismo e del Fascismo per la persecuzione e lo sterminio di milioni di esseri umani, ebrei, omosessuali, zingari, testimoni di Geova e dissidenti politici;
se Nazismo e Fascismo poterono perpetrare un tale Sterminio fu anche per un endemico antisemitismo presente nell'Europa di quei decenni; l'antisemitismo ed il razzismo rappresentano ancora oggi, in Italia e in Europa, un fenomeno non marginale;
il ricorso ad un provvedimento legislativo che prevedeva il reato di negazione della Shoah - annunciato in questi giorni dal Ministro della Giustizia - dimostra purtroppo che nella nostra società non costituisce senso comune la condanna della violenza e del razzismo che portarono allo sterminio milioni di persone «diverse», per religione, orientamento sessuale e convincimento politico;
tra pochi anni non ci saranno più testimoni diretti dell'Olocausto e pertanto è indispensabile ed urgente che anche in Italia, sull'esempio delle riflessioni che si stanno compiendo in molti paesi europei (Francia, Germania, Olanda e Polonia), si approntino luoghi e strumenti in grado di tramandare la memoria dello sterminio alle nuove generazioni;
considerato infine che:
per dirla con le parole di Primo Levi, «È avvenuto, quindi può accadere di nuovo», e che le persecuzioni razziali e la pulizia etnica non sono incidenti della Storia definitivamente archiviati, ma costituiscono una realtà presente e diffusa nel mondo, come dimostrano - sebbene non siamo fenomeni storicamente assimilabili - non solo le tragedie recentissime del Rwanda, della Bosnia e del Kosovo, ma anche la rinascente ostilità, nel cuore d'Europa, nei confronti di ebrei, zingari e immigrati;
impegna il Governo:
a sollecitare tutti i mezzi di informazione, alla carta stampata alle trasmissioni radiofoniche e televisive, affinché intraprendano - e non solo in prossimità del Giorno della Memoria - campagne contro la falsificazione e la negazione di eventi ancora vicini a noi, ma il cui ricordo rischia di affievolirsi anno dopo anno, soprattutto in una società che quotidianamente si confronta con l'assuefazionde alla degradazione dell'umano;
a sollecitare gli istituti scolastici nell'ambito delle loro autonomie ad affiancare alle tradizionali lezioni frontali ogni iniziativa che renda approfondito è critico lo studio della nostra Storia recente, affinché la conoscenza degli eventi del Novecento non sia superficiale e non abbia carattere estemporaneo, nonostante l'impegno profuso dai docenti;
a sostenere, anche finanziariamente, le realtà che sul territorio nazionale sono impegnate nella conservazione e nella trasmissione della memoria della deportazione dall'Italia, in quanto parte essenziale della storia patria e patrimonio della Nazione, che riconosce nella lotta contro il nazifascismo l'atto fondante della democrazia repubblicana;
in particolare, a sostenere gli istituti di ricerca, le associazioni culturali e gli organismi che svolgono attività educativa con gli scolari e gli studenti italiani sui temi della Shoah e della deportazione politico-razziale, nella consapevolezza che la nostra democrazia, per quanto solida e radicata, non è immune dai rischi di antisemitismo, razzismo e intolleranza e nella convinzione che tali approfondimenti
siano utili alla costruzione di una coscienza civile rispettosa delle differenze, culturali e religiose.
(7-00104) «Ghizzoni, Miglioli, Sasso, De Biasi, Costantini, Folena, Li Causi, Benzoni, Giulietti, Razzi, Froner, Tranfaglia, Fiano, Guadagno».