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Allegato B
Seduta n. 95 del 22/1/2007
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ADENTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
recentemente il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) di Pavia ha denunciato una grave carenza di mezzi per l'espletamento delle funzioni della Polizia stradale, carenza che riguarda gli autoveicoli a disposizione, la dotazione di computer e strumenti informatici e le altre attrezzature utili al servizio;
la carenza di automezzi interessa anche il parco veicoli delle Volanti della Questura;
il numero e la tipologia dei servizi richiesti è in costante aumento e tali carenze inevitabilmente pregiudicano l'efficienza e la qualità del servizio in particolare per quanto riguarda il controllo del territorio provinciale che come è noto è oggetto di numerosi e gravi azioni criminose, come le cosiddette rapine in villa;
deve essere riconosciuta grande disponibilità e sensibilità alla risoluzione di questa problematica da parte dei dirigenti della struttura;
parimenti deve essere riconosciuto un meritevole spirito di servizio del personale che spesso ha provveduto personalmente a sanare alcune di dette carenze al fine di garantire i servizi -:
quale sia la reale situazione in termini di dotazioni di automezzi e attrezzature indispensabili per il servizio della Polizia stradale e delle Volanti della Questura di Pavia e se siano state intraprese o siano programmate azioni volte a sanare tali carenze al fine di garantire idonee condizioni di lavoro per il personale e un adeguato, efficiente e efficace sistema di controllo e di garanzia della sicurezza a livello provinciale.
(4-01990)
Risposta. - In ordine al quesito posto dall'interrogante, va premesso che le misure di contenimento della spesa pubblica degli ultimi anni, a partire dal «decreto taglia-spese», convertito nella legge 31 ottobre 2002, n. 246 e la conseguente riduzione degli stanziamenti iniziali di bilancio a favore dell'Amministrazione della pubblica sicurezza, hanno avuto effetti negativi sulle così dette spese per i «consumi intermedi» della Polizia di Stato, tra le quali sono comprese anche quelle per la gestione del parco autoveicoli.
Le persistenti ristrettezze economiche hanno indotto il Governo a prevedere anche nell'ultimo esercizio finanziario misure di contenimento della spesa.
Tutto ciò ha portato delle difficoltà obiettive, talora gravi, per una mancanza di risorse sufficienti ad una normale attività di manutenzione e riparazione degli autoveicoli della Polizia di Stato.
Per quanto riguarda la Questura di Pavia, la stessa dispone, al momento, di 20 autovetture impiegate in servizio di volante, 12 in colore di istituto, 30 in colore di serie,
sei motoveicoli in colori di istituto, una moto in colori di serie e un fuoristrada in colore di istituto.
In particolare, la Sezione Polizia Stradale ha in dotazione 21 autovetture in colore di istituto, due in colore di serie, 21 motoveicoli in colore di istituto e un fuoristrada in colore di istituto.
È vero che un certo numero di modelli in dotazione alla Questura e alla Sezione della Polizia Stradale presentano un chilometraggio particolarmente elevato, ma è prevista nel primo trimestre del prossimo anno l'assegnazione di otto nuove autovetture Alfa Romeo 159, allestite per il controllo del territorio, che andranno a sostituire le Fiat Marea non più riparabili.
Per quanto attiene agli strumenti informatici, presso la Questura risultano impiegate, per mezzo di una rete locale costituita da 187 punti di sezionamento rete, 162 personal computer, dei quali quattro di recente assegnazione, cinque server e quattro scanner. Inoltre, allo stesso Ufficio saranno assegnati fra breve altri cinque personal computer e tre stampanti.
Le dotazioni informatiche della Sezione della Polizia Stradale sono costituite da 34 postazioni di lavoro, delle quali quattro di recente assegnazione, e 26 stampanti.
Ad entrambi gli Uffici verrà assegnato, nei mesi di gennaio-febbraio del prossimo anno, ulteriore materiale informatico.
Va, comunque, precisato che i controlli del territorio sono assicurati dal concorso di tutte le forze di polizia, anche se l'estensione della Provincia e il chilometraggio della rete viaria richiedono un costante ed elevato impegno. L'efficacia dell'attività di controllo è confermata dal limitato numero di furti e rapine nelle case isolate, reato che suscita un immediato allarme sociale nella popolazione.
Inoltre, nel quadro della sicurezza partecipata, le forze di polizia territoriali non hanno mancato di sensibilizzare la popolazione sull'esigenza di una stretta collaborazione e di richiedere il concorso delle polizie locali nel controllo del territorio, che forniscono un buon apporto al sistema generale della pubblica sicurezza in provincia.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ALESSANDRI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del comune di Reggio Emilia, il progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità prevede, tra l'altro, la realizzazione di diversi interventi infrastrutturali, i più significativi dei quali risultano essere il nuovo Casello dell'autostrada A1 e la stazione medio-padana di tale nuova linea;
il comune di Reggio Emilia ha ottenuto dall'architetto Santiago Calatrava l'elaborazione di una «ipotesi concettuale» finalizzata unicamente ad arricchire gli interventi sopra esposti di un contenuto artistico;
anche la provincia di Reggio Emilia è direttamente coinvolta in tali realizzazioni, in quanto titolare di compiti di sostegno e coordinamento delle opere per la realizzazione degli interventi per la nuova linea ferroviaria ad «alta velocità»;
in data 8 luglio 2002, in sede di conferenza dei servizi convocata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, è stato stipulato l'accordo per la revisione progettuale e l'esecuzione di opere infrastrutturali della linea ferroviaria ad alta velocità;
tale accordo prevederebbe che comune e provincia di Reggio Emilia possano procedere alla revisione dei progetti dei tre viadotti dell'asse attrezzato, della nuova stazione ferroviaria e del nuovo casello autostradale di Reggio Emilia, attraverso l'approfondimento e lo sviluppo della «ipotesi concettuale» elaborata dall'architetto Santiago Calatrava, trasmettendo quindi i progetti come revisionati ai soggetti attuatori (TAV Spa e Consorzio CEPAV UNO) per la realizzazione degli interventi;
tra comune di Reggio Emilia, camera di commercio ed azienda consorziale trasporti, si è proceduto alla sottoscrizione di
un protocollo d'intesa finalizzato ad impegnare i sottoscrittori a finanziarie a fondo perduto, secondo modalità da concordare successivamente, i compensi relativi alla fase di «Studio di Fattibilità e Progettazione preliminare» per la revisione dei progetti della nuova linea ferroviaria ad alta velocità da parte dell'architetto Santiago Calatrava Valls;
in tale protocollo d'intesa l'articolo 3 (adempimenti ed impegni) lettera C recita: «qualora comune e provincia di Reggio Emilia riuscissero ad ottenere l'approvazione da parte di società autostrade e di ANAS e la copertura finanziaria per procedere alla revisione dei progetti delle opere relative alla realizzazione del nuovo Casello autostradale secondo "ipotesi concettuale" presentata dall'architetto Santiago Calatrava, il presente protocollo potrà essere esteso anche alla revisione progettuale di tale elemento infrastrutturale»;
ad avviso dell'interrogante, il progetto che verrà elaborato dalla «ipotesi concettuale» dell'architetto Santiago Calatrava, sebbene opera di architettura ed ingegneria di elevato valore, sarebbe teso unicamente a soddisfare aspetti artistici e non già logistici e funzionali, che possano quindi migliorare e potenziare il sistema territoriale che va definendosi dalla messa in opera dell'alta velocità e delle infrastrutture ad essa legate nel comune di Reggio Emilia;
stante l'autonomia degli enti locali reggiani nel perseguire comunque la messa in opera del progetto, la società autostrade e l'ANAS dovranno esprimersi circa la fattibilità tecnica e finanziaria di competenza e, vista anche la negativa congiuntura economica che potrebbe limitare la capacità di spesa del Governo, nella realizzazione di altre opere di maggiore utilità sul territorio reggiano, tale spesa potrebbe risultare inopportuna;
in data 14 maggio 2003 con deliberazione n. 103 l'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici in base alla segnalazione di un Consigliere Comunale di Reggio Emilia dispose: «il monitoraggio degli interventi di cui trattasi nonché la segnalazione di cui all'articolo 4, comma 9, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 in relazione all'ipotesi di danno erariale» mandando «al responsabile del procedimento per le valutazioni di competenza ai fini del procedimento di riesame alla stregua delle indicazioni di cui in motivazione, valutazione da comunicare entro il termine di 30 giorni dalla notificazione della presente»;
in seguito l'Amministrazione comunale di Reggio Emilia fece resistenza alla delibera dell'Autorità di Vigilanza ricorrendo al Tar e proseguendo nella realizzazione delle opere;
riguardo alla stazione AV in data 1 giugno 2004 venne stipulato un Accordo tra Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Reggio Emilia e Consorzio ACT per la realizzazione del nuovo nodo intermodale di interscambio tra la linea AV Milano-Bologna la linea ferroviaria Reggio Emilia-Guastalla e le linee di trasporto urbano in località Mancasale;
l'articolo 4 dell'Accordo succitato esplicita la copertura finanziaria per le opere relative alla realizzazione del nuovo nodo intermodale di interscambio, di cui ai punti A) e B) dell'articolo 3 dello stesso, ammontante a complessivi 56,3 milioni di euro messi a disposizione dai soggetti finanziatori: da TAV, per 15,51 milioni di euro (importo attualmente previsto per la stazione AV); dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito dell'Accordo in essere con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per 25,79 milioni di euro, a valere sui fondi ex articolo 8 del decreto legislativo n. 422 del 1997 per 12,91 milioni di euro e sui fondi ex legge n. 611 del 1996 per 12,88 milioni di euro; per 15,00 milioni di euro a valere sui finanziamenti previsti dall'Intesa Stato-Regione sottoscritta in data 19 dicembre 2003 e previsti alla voce «sistemi ferroviari - sistemi urbani - completamento del sistema di trasporto rapido di massa in interconnessione con le linee ferroviarie regionali nel Comune di Reggio Emilia - 1 stralcio;
successivamente il Governo per il tramite del Cipe e d'intesa con la Regione Emilia-Romagna, assicurò l'utilizzo di ulteriori fondi per circa 20 milioni di euro dell'Obiettivo 2, inserendo Reggio Emilia tra le «aree sottoutilizzate»;
la stazione AV in questione dovrebbe gestire inizialmente un traffico limitato a sei treni quotidiani e la stazione di Parma è in fase d'interconnessione con la linea AV;
l'arricchimento del comparto urbanistico di cui in premessa è già garantito dalla realizzazione dei progetti dell'ingegner Calatrava Valls su alcuni cavalcavia dell'asse attrezzato ivi presente -:
quali informazioni abbia ricevuto il Ministro interrogato, circa la certezza della copertura finanziaria, e la fattibilità tecnica dell'intervento da parte dei soggetti interessati;
quali siano le valutazioni del Ministro interrogato in merito al progetto relativo alla stazione AV ed in particolare, considerato il continuo lievitamento dei costi, se non si ritenga opportuno intervenire al fine di sospendere la realizzazione del progetto firmato dall'ingegner Calatrava Valls, realizzando unicamente il progetto di TAV e ridestinando i fondi non utilizzati agli obiettivi iniziali ovvero ad altri progetti per la provincia di Reggio Emilia relativi al potenziamento del trasporto pubblico ecologico ed al completamento-realizzazione delle infrastrutture già progettate da Anas ed Enti Locali.
(4-01294)
Risposta. - L'intervento per il Nuovo Nodo Intermodale affidato dal Comune di Reggio Emilia all'architetto Calatrava - a fonte della forte valenza urbanistica, architettonica ed ambientale che, nell'intenzione progettuale, deriva anche dall'essere parte di un sistema integrato che include i cavalcavia realizzati su progetto dello stesso architetto - non comporta aggravi di costi e tempi previsti dal Gruppo FS per la linea AV/AC Milano-Bologna come ratificato dall'accordo sottoscritto il 1o giugno 2004 tra Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Reggio Emila, Consorzio ACT per la realizzazione del Nuovo nodo intermodale.
Attualmente, oltre alle risorse TAV pari a 18,3 milioni di euro, risultano stanziati 60,8 milioni di euro così ripartiti: 25,8 milioni di euro a carico della Regione Emilia Romagna (fondi ex articolo 8 del decreto legislativo n. 422 del 1997 e fondi ex legge n. 611 del 1996) già previsti con l'accordo del 1o giugno 2004; 35 milioni di euro a carico del ministero delle infrastrutture (delibera Cipe del 17 novembre 2006 - finanziamenti al Programma di accelerazione per interventi strutturali prioritari nel Centro-Nord ex delibera Cipe n. 34 del 27 maggio 2005, voci Q.2.2 e R.1). Le risorse attualmente disponibili sono quindi pari a 79,1 milioni di euro.
Ad oggi il progetto per il Nuovo Nodo Intermodale è completato ed è in fase di definizione finale l'importo complessivo. Gli eventuali extra oneri rispetto all'importo ad oggi finanziato verranno sostenuti, come previsto dall'accordo citato, dagli enti locali.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
ALLASIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quartiere San Salvario, a Torino, vive da anni una vera e propria emergenza criminalità a causa della massiccia presenza di immigrati, per lo più clandestini, dediti allo spaccio di stupefacenti ed alla prostituzione;
le strade del quartiere sono sempre più spesso teatro di regolamenti di conti tra bande di spacciatori per il controllo del territorio e del mercato degli stupefacenti: nordafricani, senegalesi e nigeriani si affrontano a lanci di bottiglie e bastonate, creando seri e concreti pericoli per l'incolumità degli onesti cittadini;
nella notte tra il 12 ed il 13 luglio 2006, in via Baretti angolo via Belfiore, hanno avuto luogo nuovi scontri tra immigrati, provocando la reazione dei cittadini. Un centinaio di residenti è sceso in piazza per affrontare una trentina di pusher
di varie nazionalità: ed è solo per pura fortuna che nell'improvvisato regolamento di conti da Far West non vi sono stati feriti, dato che la situazione avrebbe potuto facilmente degenerare;
in relazione alla situazione venutasi a creare nel loro quartiere, gli abitanti della zona hanno presentato in Comune e in Prefettura una petizione sottoscritta da numerose decine di persone per chiedere il ripristino della legalità;
la massiccia presenza di phone center, che sorgono come funghi a distanza di pochi metri l'uno dall'altro, è sospettata di essere in stretta relazione con quanto accade nel predetto quartiere, giacché si tratta di esercizi che possono offrire coperture ad attività illecite, come il riciclaggio di denaro sporco, l'immigrazione clandestina e lo spaccio di sostanze stupefacenti -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti nella premessa;
quali provvedimenti intenda adottare per ripristinare la legalità nel quartiere di San Salvario a Torino;
se non si intenda avviare un progetto pilota speciale, che preveda l'impiego massiccio delle forze dell'ordine, per ripristinare il controllo pieno del territorio in questo quartiere.
(4-00578)
Risposta. - Come segnalato dall'interrogante, il 12 luglio 2006, in seguito ad una lite scatenatasi tra gli avventori extracomunitari di un locale del quartiere San Salvario, in Torino, circa centocinquanta residenti sono scesi in strada per protestare, anche al fine di ottenere una più capillare presenza delle Forze di polizia sul territorio.
Il tempestivo intervento degli equipaggi di alcune volanti ha impedito il degenerare della situazione.
È noto che il quartiere in parola, anche per la vicinanza alla stazione ferroviaria di Porta Nuova, costituisce un'area metropolitana definita «a rischio», in quanto caratterizzata dalla consistente presenza di cittadini extracomunitari, molti dei quali tossicodipendenti e dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Nelle ore pomeridiane e serali, si registra anche la presenza di gruppi di extracomunitari che sono soliti consumare bevande alcoliche, i cui contenitori vuoti, spesso bottiglie di vetro, vengono abbandonati vicino ai cassonetti dei rifiuti o direttamente sul manto stradale.
Pertanto, con ordinanza del Prefetto di Torino del 29 maggio 2006, nell'area in questione è stata vietata la vendita per asporto, il consumo e la detenzione in luogo pubblico di bevande in contenitori idonei a recare offesa alla persona.
Ciò ha determinato effetti positivi sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica, grazie soprattutto all'impegno profuso dalle Forze dell'ordine nel fare osservare detto provvedimento.
La situazione del quartiere San Salvario è seguita con molta attenzione dalle Autorità di pubblica sicurezza e dalle Forze di polizia, le cui strategie di prevenzione e di contrasto dei reati sono andate ben oltre le ordinarie attività di controllo del territorio.
Infatti, ai quotidiani servizi di prevenzione generale, volti al mantenimento della pacifica coesistenza tra i cittadini ed al tranquillo svolgimento di tutte le attività economiche presenti nella zona, si aggiungono, con programmazione periodica, servizi straordinari che, svolti con l'ausilio di unità di rinforzo del Reparto mobile e del Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato, sono finalizzati alla repressione di qualsiasi attività illecita, nonché alla individuazione e all'allontanamento degli stranieri irregolari.
Tali operazioni hanno consentito alla Polizia di Stato, nel periodo compreso tra i mesi di gennaio e di ottobre del corrente anno, l'identificazione di 900 persone - 68 delle quali sono state arrestate, mentre altre 86 sono state deferite all'autorità Giudiziaria in stato di libertà - ed il sequestro di circa 67 Kg di sostanze stupefacenti.
Vengono, altresì, sottoposte a costanti verifiche, con elevazione di contravvenzioni per le irregolarità amministrative eventualmente riscontrate, i numerosi esercizi commerciali
e i «phone center» distribuiti nel quartiere in parola.
In particolare, si segnala che precise disposizioni dell'Amministrazione comunale, specificatamente adottate per finalità di prevenzione generale, limitano gli orari di apertura e di chiusura di detti esercizi nella fascia oraria compresa tra le ore 9,00 e le ore 20,00.
Concorre a vigilare sull'osservanza di dette disposizioni amministrative la competente Polizia municipale.
Si segnala infine, secondo quanto riferito dal Questore, che dette misure hanno certamente migliorato la percezione di sicurezza dei residenti, tanto che sia il locale «comitato spontaneo», sia singoli cittadini hanno in più occasioni esternato la loro soddisfazione per l'operato delle Forze dell'ordine.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CECCUZZI. - AI Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
l'attuale caserma del Comando dei Vigili del Fuoco di Siena, ubicata in Siena, viale Cavour 163, costruita negli anni '50 e mai sottoposta ad opere di ristrutturazione, eccezion fatta per il rifacimento delle facciate eseguito negli anni 88/89, presenta oggi notevoli gravi carenze e disfunzioni che ne rendono sempre più disagevole la completa fruibilità per lo svolgimento di un servizio pubblico così essenziale per la comunità;
tali problematiche - quali gli spazi esterni inadeguati per gli automezzi, impianti di areazione ed elettrici non a norma - oltre che ripercuotersi negativamente sul servizio rendono sempre più difficoltoso il lavoro dei Vigili del fuoco di Siena, già aggravato dalle carenze di organico che si riscontrano da ormai molti anni;
la scelta, quanto mai opportuna e necessaria, di dotare di una nuova sede il Corpo dei Vigili del fuoco di Siena ha evidentemente escluso la possibilità di investire nella ristrutturazione dell'attuale sede di viale Cavour, di proprietà dell'amministrazione provinciale di Siena;
i lavori di costruzione della nuova sede, in località Ruffolo, si protraggono da ormai quasi un decennio;
nel 1997 viene redatto il progetto esecutivo, a cura dell'Area sedi di servizio della Direzione generale dei servizi antincendi dei Ministero dell'interno, e predisposto l'atto d'intesa con il provveditorato alle opere pubbliche (OO.PP.) della Toscana per l'affidamento della gestione dell'appalto, come stazione appaltante;
nel 1998 il provveditorato alle OO.PP. della Toscana aggiudica l'appalto alla ditta appaltatrice;
nel 1999 con contratto n. 5834 del 31 maggio, viene consegnata all'impresa l'area per la costruzione dell'immobile con i primi 700 giorni di tempo per l'ultimazione;
dal 1999 al 2004, con ben tre perizie di variante, l'impresa ottiene ulteriori proroghe di 180+250+300 giorni, per un totale di 1.430 giorni lavorativi, oltre alle conseguenti sospensioni relative alla redazione delle perizie di variante;
nel 2005 già risulta evidente che i lavori procedono a rilento; durante numerosi sopralluoghi effettuati dal Comando dei Vigili del fuoco di Siena si riscontra la presenza di pochissimi operai. A questo proposito l'impresa adduce motivazioni legate al mancato pagamento degli stati di avanzamento. A fine anno, il Ministero dell'interno liquida alcune fatture relative a tali stati di avanzamento;
nel 2006, nonostante i pagamenti effettuati, il cantiere, praticamente chiuso, non riprende più l'attività lavorativa;
il 27 settembre 2006 il Comitato tecnico amministrativo delle OO.PP. decide di rescindere il contratto in danno all'impresa -:
quali siano le iniziative che intende assumere il Ministero, in considerazione
dell'estrema urgenza con la quale si richiede una nuova sede per il Corpo dei Vigili del fuoco di Siena, per istruire una nuova gara di appalto nei tempi più rapidi possibili;
se non intenda, qualora la conclusione dei lavori della nuova caserma si dovessero prevedere in tempi lunghi, sostenere la ristrutturazione essenziale della attuale sede della caserma al fine di assicurare una permanenza transitoria, ma non breve, meno precaria per i Vigili del fuoco di Siena.
(4-01230)
Risposta. - In riferimento alle problematiche evidenziate nell'atto ispettivo in esame, sono stati acquisiti elementi conoscitivi dal Provveditorato alle opere pubbliche della Toscana che ha ritenuto opportuno ripercorrere le fasi salienti della procedura di affidamento e del successivo sviluppo dei lavori medesimi di costruzione del nuovo comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Siena.
La progettazione esecutiva dei lavori di costruzione del suddetto comando provinciale dei Vigili del Fuoco fu affidata, previa gara ad evidenza pubblica, a libero professionista.
II Comitato tecnico amministrativo del Provveditorato alle opere pubbliche della Toscana, con voto reso nell'adunanza del l'11 novembre 1997 espresse parere favorevole all'approvazione del progetto per un totale complessivo, come da quadro economico, di lire 10.000.000.000.
La conformità urbanistica dell'opera fu acclarata mediante attivazione delle procedure di intesa, ai sensi dell'articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977. Il procedimento si è concluso con apposita conferenza di servizi a cui hanno partecipato tutte le amministrazioni interessate e fra queste anche la Provincia ed il Comune di Siena. In sede di conferenza è stato ampiamente discusso sulla necessità di adeguare la nuova viabilità esterna alla caserma per assicurare una agevole uscita dei mezzi di soccorso.
I lavori, a seguito di asta pubblica esperita il giorno 1o dicembre 1998, furono affidati all'impresa Iole Immobiliare S.r.l. di Napoli, per l'importo di lire 6.669.927.000=, al netto del ribasso offerto pari al 16,72 per cento.
Con successivo decreto n. 9870 del 2 novembre 1999, fu approvato e reso esecutorio il contratto n. 5834 di rep., stipulato con l'impresa aggiudicataria, e fu disposto l'impegno della complessiva somma di lire 8.525.920.000=, di cui lire 6.669.927.000 per lavori.
I lavori sono stati consegnati con verbale in data 15 settembre 1999 e la loro ultimazione, tenendo conto del tempo utile per l'esecuzione degli stessi stabilito in giorni 700 con l'articolo 75 del C.S.A., sarebbe dovuta avvenire entro il 15 agosto 2001.
Durante l'esecuzione dei lavori l'Impresa aveva chiesto, con nota n. SIE01/031103 del 3 novembre 2003 una proroga di 10 mesi al temine di ultimazione dei lavori, concessa con voto del C.T.A. n. 59/2003 reso nella adunanza del 23 febbraio 2004. Ulteriori richieste di proroghe, di 277 e 523 giorni, con note rispettivamente n. SIE 01/100505 del 10 maggio 2005 e n. SIE01/090306 del 9 marzo 2006 sono state respinte dal C.T.A. rispettivamente con voto n. 79/2005 del 19 ottobre 2005 e n. 141/06 del 26 luglio 2006.
Tenuto conto del tempo contrattuale assentito di 700 giorni, del differimento della scadenza con gli atti di sottomissione di 530 giorni, della proroga concessa per 10 mesi (pari a 305 giorni) nonché dei periodi di sospensione per complessivi 566 giorni, i lavori dovevano essere ultimati definitivamente entro il giorno 17 giugno 2005.
Ad oggi sono trascorsi ulteriori 512 giorni dalla data di ultimazione definitiva senza che l'impresa si sia attivata concretamente per il recupero del ritardo accumulato nell'esecuzione dei lavori.
Per la definizione in via transattiva delle controversie sorte in corso d'opera, ai sensi dell'articolo 31-bis della legge n. 109 del 1994, è stato peraltro sottoscritto un accordo bonario formalizzato con atto di transazione n. 68/9 di Rep. in data 13 dicembre 2005.
L'Amministrazione, nell'intero arco della gestione dei lavori, ha sempre perseguito l'obiettivo della realizzazione del complesso edilizio concedendo il congruo tempo per consentire l'ultimazione delle lavorazioni.
Di contro l'impresa non si è mai attivata concretamente nell'attività lavorativa determinando un consistente ritardo, sia rispetto al programma delle lavorazioni sia alla predetta data ultima di scadenza definitiva contrattuale.
Peraltro, anche nel periodo di tempo decorrente dalla data di scadenza dei lavori ad oggi, l'impresa non ha mai manifestato alcuna volontà di proseguire le lavorazioni stante lo stato di abbandono del cantiere.
A fronte della situazione venutasi a determinare, che evidenzia «grave colpa dell'impresa», il Responsabile del Procedimento ha proposto la risoluzione del rapporto contrattuale in danno dell'impresa inadempiente.
Il Comitato tecnico amministrativo istituito presso il Provveditorato alle opere pubbliche della Toscana, con voto n. 148/06, ha già espresso nell'adunanza del 29 settembre 2006 il parere che debba procedersi alla risoluzione del rapporto contrattuale con l'impresa Iole Immobiliare S.r.l. di Napoli esecutrice dei lavori di che trattasi per grave inadempienza.
L'Amministrazione dovrà conseguentemente effettuare una accurata ricognizione delle lavorazioni eseguite e data la presenza di impianti speciali, nella redazione dello «Stato di consistenza», sarà necessario avvalersi di adeguate professionalità specialistiche in materia, ove la direzione dei lavori ed il Responsabile del procedimento lo richiedano.
Si renderà altresì necessario stabilire il valore e l'utilizzabilità dei macchinari presenti in cantiere ma non installati anche in relazione all'impiego ed alla collaudabilità degli stessi oltre i termini di garanzia fissati dal costruttore per il singolo macchinario.
Il Responsabile del procedimento dovrà inoltre acquisire, da parte dei Vigili del Fuoco, la quantificazione di eventuali danni o maggiori oneri conseguiti alla mancata utilizzazione dell'edificio nei tempi stabiliti.
Al finanziamento dei lavori a danno dell'impresa potranno comunque concorrere le escussioni delle polizze fidejussorie e le penali comminate detratte dal conto finale dei lavori.
In base a quanto sopra esposto, tenuto conto della necessità di procedere alla redazione dello stato di consistenza delle opere ad oggi eseguite e di acquisire la predetta valutazione di ulteriori danni da parte dell'Amministrazione usuaria, il Provveditorato alle opere pubbliche della Toscana ritiene che i tempi per procedere ad un nuovo affidamento siano stimabili in novanta giorni e, quindi, può ragionevolmente prevedersi l'ultimazione della procedura di affidamento entro i primi mesi del corrente anno.
In merito all'opportunità di procedere alla ristrutturazione essenziale dell'attuale sede della caserma per una permanenza dell'Amministrazione usuaria meno precaria, seppur transitoria, atteso il dilatarsi dei tempi per un nuovo affidamento, si fa presente che l'edificio che ospita attualmente i Vigili del Fuoco di Siena non è immobile demaniale per cui occorrerebbe verificare la competenza della citata Amministrazione ad eseguire, eventualmente, le opere necessarie.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
GIULIO CONTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in passato, per l'iscrizione al conservatorio e per la conseguente abilitazione al ruolo di docente, non era richiesto il diploma di scuola secondaria di secondo grado;
gli insegnanti di educazione musicale della scuola secondaria di primo e secondo grado hanno conseguito il diploma di conservatorio con un iter scolastico che va dai 6 ai 10 anni e, previo concorso di Stato, hanno conseguito l'abilitazione al ruolo di docenti;
in base alla normativa vigente, però, viene preclusa loro la possibilità di riscattare
il lungo e faticoso periodo di studi per il conseguimento del titolo di accesso all'insegnamento di educazione musicale -:
quali iniziative di natura normativa intenda prendere il Ministro dell'Istruzione dell'università e della ricerca al fine di poter consentire ai docenti di educazione musicale diplomati presso il conservatorio, di poter riscattare il periodo di studi utile al conseguimento del titolo abilitante, sanando le situazioni pregresse di insegnanti che svolgono il loro ruolo da trent'anni, e perciò prossimi alla pensione, perché i requisiti richiesti dall'attuale normativa non erano previsti né indispensabili a suo tempo.
(4-00002)
Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante, si precisa che il ministero ha posto all'Inpdap un quesito, già nel marzo del 2004, in merito alla riscattabilità dei Diplomi rilasciati dai Conservatori di musica ai fini dei trattamento di quiescenza o di fine servizio, esprimendo al riguardo il proprio favorevole avviso.
L'Inpdap ha comunicato di ritenere che i predetti diplomi, conseguiti ai sensi dell'ordinamento in vigore in data antecedente all'emanazione della legge 21 dicembre 1999, n. 508 e del decreto legge 25 settembre 2002, n. 212 convertito con legge 22 novembre 2002, n. 268, non sono riscattabili ai fini pensionistici in quanto non equiparabili a quelli universitari.
Infatti, solo dopo l'entrata in vigore dei provvedimenti citati, con i quali sono stati istituiti gli Istituti di alta formazione artistica e musicale, i suddetti titoli hanno acquisito la valenza di titoli equiparabili, alle lauree, considerato tra l'altro che per l'accesso ai relativi corsi la nuova normativa richiede il possesso del diploma di scuola secondaria superiore. Il predetto Ente ricorda, inoltre, che l'articolo 5 del Regio decreto n. 1945/1930 richiamato dall'articolo 239 del decreto legislativo n. 217/1994, disponeva che «Per l'ammissione al primo anno del primo periodo di ciascuna scuola è necessario essere in possesso del titolo di promozione alla 5a classe elementare. Tuttavia possono essere ammessi anche coloro che non siano in possesso di tale titolo purché superino un esame equivalente, costituito da prove scritte e orali».
L'Ente previdenziale sottolinea altresì, fornendo un'interpretazione letterale dell'articolo 6 della legge 22 novembre 2002, n. 268, che la validità, stabilita per legge, dei predetti diplomi ai fini dell'accesso all'insegnamento delle materie musicali e ai relativi concorsi pubblici, nonché, per coloro che sono in possesso del diploma di scuola secondaria superiore, ai fini dell'ammissione ai corsi di diploma accademico di secondo livello non comporta, automaticamente, la loro riscattabilità ai fini pensionistici.
Pertanto, allo stato attuale, tenuto conto del circostanziato parere espresso dal citato Ente, cui è affidata la gestione della materia pensionistica, il beneficio del riscatto non può essere esteso ai diplomi rilasciati dai Conservatori di Musica secondo il previgente ordinamento.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
CREMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 26 settembre 2006 sul quotidiano di Padova Il Gazzettino veniva riportata la notizia che, a Padova, a seguito degli scontri di domenica 24 settembre scorso, in via Anelli si è verificato un'inquietante episodio di violenza nei confronti del Presidente del Comitato Stanga 6, Paolo Manfrin, da anni in prima linea nella lotta per la bonifica di via Anelli;
Manfrin, mentre stava recandosi a piedi in Questura, dove era atteso per depositare la denuncia nei confronti del leader dei Dissidenti padovani, Max Gallob, per la precedente aggressione subita nei suoi confronti durante la manifestazione di domenica in cui Gallob lo aveva assalito e fatto finire all'ospedale, è stato avvicinato da un giovane che gli «consigliava» di cambiare città e che aveva a disposizione
tutti gli elementi per «venirlo a prendere» e che dopo le ulteriori intimidazioni subite, lo aveva oltraggiato sputandogli in volto -:
se e quali iniziative il Ministro abbia intrapreso o intenda adottare al fine di riportare un clima di tolleranza e di non violenza per evitare che altri cittadini come il signor Paolo Manfrin vengano aggrediti e minacciati per il solo fatto di esprimere le proprie idee e al fine di ripristinare la sicurezza e la legalità nella città di Padova.
(4-01102)
Risposta. - Gli episodi cui fa riferimento l'interrogazione si inquadrano nella più ampia vicenda relativa alla bonifica di via Anelli, quartiere di Padova interessato, come noto, da segnali di un progressivo degrado urbanistico e sociale che hanno indotto l'amministrazione comunale a programmare lo sgombero del complesso residenziale «la Serenissima» (ormai occupato prevalentemente da immigrati stranieri) e l'avvio di un articolato piano di risanamento e riqualificazione dell'area, finalizzato anche a sradicare il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti.
La vicenda è stata fonte di un profondo e vivace dibattito in seno al mondo politico ed alla società locale, al cui interno si sono evidenziate opinioni, posizioni e sensibilità differenti.
In particolare, il signor Paolo Manfrin, quale presidente del comitato spontaneo di quartiere «Stanga 6» da anni in prima linea per la difesa degli interessi dei residenti, si batte per la bonifica dell'area ed il contrasto dell'illegalità; viceversa, gli ambienti antagonisti che fanno capo al centro sociale occupato «Pedro» interpretano i provvedimenti adottati dalle autorità come un'ingiusta forma di repressione e discriminazione nei confronti di immigrati ed assuntori di stupefacenti.
In questo contesto, un forte valore simbolico ha assunto la vicenda del cosiddetto «muro di via Anelli», ossia la decisione dell'amministrazione comunale - molto enfatizzata dai media - di sostituire una vecchia e logora recinzione metallica con una struttura in lastre in lamiera, posta fra il complesso residenziale e via De Besi, al fine di chiudere un varco dal quale erano soliti agire gli spacciatori.
Contro la decisione del Comune, il 24 settembre 2006 l'associazione «Razzismo stop» ed i centri sociali del Nord Est hanno promosso una manifestazione pubblica definita «assalto culturale al muro del proibizionismo».
Nell'occasione, in Piazzale della Stanga, il Manfrin, avvicinatosi, è stato apostrofato da uno di essi con un epiteto ingiurioso e colpito al volto con un pugno ed uno schiaffo.
L'immediato intervento del personale della Polizia di Stato, presente sul posto, ha impedito che l'episodio potesse ulteriormente degenerare ed ha permesso di identificare l'aggressore in uno dei leader locali del centro sociale «Pedro».
Il Manfrin, medicato presso il Pronto Soccorso di un ospedale locale, ha riportato una prognosi di quindici giorni per le lesioni sofferte nell'episodio. Secondo quanto pubblicato dai quotidiani locali, l'esponente antagonista protagonista dell'alterco avrebbe così commentato l'episodio: «...ci stavamo preparando al corteo e lui era lì in mezzo che rideva di noi con qualcuno al telefonino. Mi hanno detto: "È quello dei CPT". Gli ho chiesto se era venuto per provocare, mi ha risposto male e gli ho dato una sberla. Sono fiero di me stesso...».
Il giorno dopo, il Manfrin si è recato in Questura per sporgere querela. Secondo quanto denunciato dallo stesso Manfrin, lungo il tragitto, nei pressi dell'emittente antagonista «Radio Sherwood», in Piazzale Pontecorvo è stato avvicinato da un giovane il quale, dopo averlo apostrofato con frasi minacciose, lo ha spintonato e gli ha sputato in viso, allontanandosi subito dopo in direzione della predetta emittente.
All'atto della querela, Manfrin ha evidenziato come la sua attività in seno al comitato «Stanga 6» lo abbia reso particolarmente inviso ai militanti della compagine antagonista padovana e, nell'individuare gli autori delle due aggressioni, ha
riconosciuto nel giovane di Piazzale Pontecorvo un altro noto attivista del CSO «Pedro».
Entrambe le persone segnalate sono state deferite all'autorità giudiziaria; inoltre, a protezione della sicurezza personale del Manfrin, si è deciso di inserire la sua abitazione fra gli obiettivi vigilati dalle forze di polizia nell'ambito del piano di controllo coordinato del territorio.
Si ritiene, peraltro, che la prevenzione di analoghi episodi di violenza ed intolleranza passi attraverso una complessiva risoluzione della vicenda di via Anelli e delle tensioni da essa determinate, risoluzione per la quale l'amministrazione comunale risulta fortemente impegnata in sinergia con la Regione, l'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale e le autorità di pubblica sicurezza.
Le forze di polizia, dal canto loro, hanno già proceduto ad un ulteriore, cospicuo potenziamento della loro presenza nell'area, attraverso sia un rafforzamento del presidio di vigilanza fissa, sia un'intensificazione dei servizi e delle attività di controllo del territorio.
Per completezza, si soggiunge infine che, in occasione della citata manifestazione del 24 settembre nel corso della quale si è verificata l'aggressione al Manfrin, quattro manifestanti sono stati arrestati per resistenza, violenza a pubblico ufficiale, lesioni aggravate e travisamento nel corso di pubblica manifestazione; l'autorità giudiziaria ha dato conferma del provvedimento adottato dalle forze di polizia, disponendo la traduzione in carcere degli arrestati.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
DE SIMONE, ZIPPONI e GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 27 ottobre 2006 il Corriere della Sera, e più approfonditamente, il quotidiano «Bresciaoggi» del 29 ottobre 2006 riporta la notizia di un grave episodio di intolleranza omofoba avvenuto nel Comune di Mazzano in Provincia di Brescia: «La casa di due giovani donne che convivono senza nascondere né ostentare la loro omosessualità, è stata violata da sconosciuti. Che però una firma l'hanno
lasciata: la croce uncinata. L'appartamento è stato messo sottosopra, la biancheria intima buttata qua e là, le lenzuola sporcate di urina. E poi quelle svastiche dipinte. Il motivo di quanto accaduto non è il furto, ma la pura violenza e lo sfregio nei confronti della vita di due donne omosessuali»;
il 2 novembre 2006 un articolo del giornale locale «Il Brescia» intitolato: «Una svastica dipinta sull'auto», dava notizia dell'ennesimo atto intimidatorio di matrice estremista, all'uscita dal supermercato l'auto di una delle due donne è stata trovata con una svastica dipinta sulla carrozzeria;
stando alle dichiarazione delle vittime, durante la denuncia, i carabinieri hanno affermato che: le parole «omosessualità» e «lesbica» non sono parole italiane e non possono entrare in un verbale di denuncia; le donne sono state costrette a chiedere l'ausilio del vocabolario di lingua italiana, per ottenere l'inserimento delle suddette parole nel verbale di denuncia;
si continua a registrare un aumento di atti di violenza e di intolleranza nei confronti di lesbiche, gay e trans e la matrice neo-nazista dell'azione di intolleranza è evidente;
questi episodi sono segnali preoccupanti e mettono in serio pericolo la libertà e l'incolumità di cittadine/i, di lesbiche, gay e trans -:
se non ritenga opportuno esprimere formalmente disapprovazione per quanto accaduto, manifestando la propria solidarietà alle donne vittime della violenza omofoba;
se non ritenga necessario intervenire per garantire l'incolumità di tutte/i cittadine/i;
quali iniziative intenda intraprendere per sensibilizzare tutte le forze dell'ordine ad un approccio privo di pregiudizi verso le vittime dell'odio motivato dall'orientamento sessuale e/o dall'identità di genere.
(4-01512)
Risposta. - Il 24 ottobre 2006, il Comando Stazione Carabinieri di Mazzano (Brescia) ha ricevuto una denuncia nella quale una signora residente in quel Centro dichiarava che sconosciuti erano entrati nella sua abitazione e, dopo essersi appropriati di oggetti di valore, avevano compiuto atti di vandalismo, forse in segno di insulto contro la sua dichiarata omosessualità.
Successivamente, in due occasioni la stessa persona richiedeva l'intervento di una pattuglia dei Carabinieri per presunti atti di molestia sempre da parte di ignoti, mentre il 1o novembre 2006 presentava una nuova denuncia, in quanto aveva trovato una svastica disegnata sulla propria autovettura in sosta nel parcheggio di un ipermercato.
Su questi fatti sono in corso indagini da parte del Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri.
Degli episodi si è interessata la stampa locale con diversi articoli, mentre una delegazione composta da politici del Partito della Rifondazione Comunista si è recata in Prefettura per rappresentare preoccupazione per la vicenda.
La Prefettura ha disposto l'attivazione di servizi di vigilanza generica radiocollegata presso l'abitazione dell'interessata.
Il 9 novembre 2006, nella riunione del Comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza pubblica, il caso è stato riesaminato alla presenza del Sindaco di Mazzano; questi ha manifestato l'impressione che la vicenda possa essere stata enfatizzata dai mezzi di comunicazione, con una ricaduta negativa nei confronti della collettività locale.
Va segnalata un'ulteriore denuncia sporta il 16 novembre 2006 dalla stessa signora presso la Stazione dei Carabinieri di Piazza Brusato a Brescia, in quanto ignoti avrebbero inciso sul cofano della propria autovettura ulteriori scritte offensive. A seguito di quest'ultimo episodio, presso l'abitazione della suddetta signora sono stati intensificati i servizi di vigilanza, a cura dell'Arma dei Carabinieri.
Ciò premesso, si assicura che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza di questo ministero non sottovaluta la gravità di questo genere di episodi che costituiscono una oggettiva discriminazione e sono espressione di metodi violenti finalizzati a degradare i rapporti civili.
Occorre, tuttavia, riconoscere l'obiettiva difficoltà sia di un'attività di prevenzione capace di impedire in assoluto il ripetersi di atti del genere, sia di un'attività di repressione capace di individuarne in ogni caso i responsabili, trattandosi di gesti che non richiedono particolari abilità.
Si assicura, comunque, che le Forze dell'ordine continuano a vigilare in modo rigoroso sul piano della prevenzione e del contrasto e, nell'espletamento dei propri compiti istituzionali, tengono un comportamento improntato alla massima correttezza ed imparzialità nei confronti della collettività.
Infine, secondo quanto comunicato dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, non risulta che in occasione della denuncia di «furto» e «danneggiamento», presentata il 24 ottobre 2006, il Comandante della locale Stazione abbia assunto un atteggiamento non consono ai doveri d'ufficio.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
DEIANA, SMERIGLIO, MASCIA e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni che vanno dal 29 settembre al 1 ottobre è previsto nella provincia di Viterbo un raduno internazionale di gruppi d'estrema destra, organizzato dai vertici di Forza Nuova;
dalla lettura del programma si evidenzia l'esplicito richiamo ai simboli e valori fascisti, vietati già da tempo dalla legge Scelba-Mancino;
l'evento è stato reso noto in questi giorni dagli organizzatori sul sito ufficiale di Forzi Nuova (www.forzanuova.org);
desta inoltre una forte preoccupazione il metodo con cui questi incontri vengono svolti, cioè tenendo segreto il luogo preciso dell'incontro fino a pochi giorni prima dell'inizio: una tattica ben precisa, spesso utilizzata per eludere le forze dell'ordine e rivolgersi a privati sotto mentite spoglie per la concessione di spazi (come nel caso di Soriano nel Cimino 15 settembre 2006 - Corriere di Viterbo);
tra gli invitati del seminario è certa la presenza di figure già note da tempo nel panorama nazi-fascista europeo (come Udo Voigt del partito nazionale popolare tedesco) che non nascondono il loro nostalgico attaccamento a valori anti-democratici;
già da diversi anni il viterbese assiste a continui attacchi squadristi, da parte di gruppi di estrema destra, che rivendicano gli stessi ideali xenofobi, fascisti e antisemiti di chi ha organizzato questo evento;
come risulta dai numerosi fatti di cronaca, questi atti violenti sono consumati verso ragazzi di sinistra e semplici cittadini presunti tali, che vengono brutalmente attaccati per le vie della città da folti gruppi armati di bottiglie, coltelli e catene, e, spesso, costretti a ricoveri ospedalieri;
a giudizio degli interroganti un raduno del genere viola i valori democratici che fondano la nostra Costituzione -:
se sia a conoscenza dei fatti sopradescritti;
che iniziative urgenti intenda mettere in atto per impedire il suddetto raduno.
(4-01126)
Risposta. - Nei giorni compresi tra il 29 settembre ed il 1o ottobre 2006 ha avuto luogo, in un'azienda agricola sita nel territorio del Comune di Viterbo, il raduno del movimento politico Forza Nuova.
Nonostante la manifestazione si sia svolta in un luogo privato e non sussistesse, pertanto, per gli organizzatori, alcun obbligo di preavviso, il 26 settembre 2006 è stata ugualmente presentata in Questura una comunicazione scritta contenente l'indicazione delle modalità di svolgimento dell'iniziativa.
Il Prefetto di Viterbo, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha tempestivamente adottato le misure ritenute necessarie per garantire l'ordine pubblico e per prevenire eventuali episodi di violenza o xenofobia. Sono stati, in particolare, predisposti mirati servizi di controllo coordinato del territorio, anche al fine di tutelare tutti gli obiettivi ritenuti esposti a potenziali rischi.
La manifestazione si è svolta senza alcuna turbativa per l'ordine e la sicurezza pubblica e non sono stati registrati atti o iniziative comunque contrarie alla legge.
Il Prefetto di Viterbo ha avuto modo di precisare che gli autori degli episodi di violenza di cui ha fatto menzione l'interrogante, verificatisi in passato in quella provincia, apparterrebbero al gruppo di estrema destra denominato «Vertice Primo», che non ha preso parte al raduno di Forza Nuova a causa delle divergenze ideologiche esistenti con tale movimento politico.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
FAVA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
con la legge 27 gennaio 2000, n. 16, recante «ratifica ed esecuzione dell'accordo europeo sulle grandi vie navigabili di importanza internazionale», il Parlamento italiano ha recepito la classificazione delle grandi vie di comunicazione fluviale e ha accolto la localizzazione dei porti di navigazione interna considerati strategici a livello europeo;
nell'elenco delle vie fluviali è inserito il canale Fissero-Canal Bianco, mentre nell'elenco dei ventidue porti strategici a livello europeo è inserito il Porto di Ostiglia,
unico porto italiano sulla linea ferroviaria del Brennero, del Corridoio 1 Berlino-Palermo;
la zona portuale di Ostiglia sorge su un'area di circa cento ettari serviti da una linea ferroviaria europea, il Corridoio 1, lambiti da un corso d'acqua con accesso al mare e situati nel centro della pianura padana; la crescita infrastrutturale di questa area rappresenta una grande opportunità di sviluppo economico di tutta la zona ed in generale della regione Lombardia;
la prima parte dei lavori per la realizzazione del Porto di Ostiglia, sulla base del citato accordo europeo, ha riguardato la costruzione di una banchina portuale i cui lavori, iniziati nell'aprile del 2004, sono terminati nell'autunno del 2006;
l'amministrazione comunale, con il consenso della regione Lombardia, nell'ottica di fare del porto di Ostiglia un centro strategico di consegna delle merci dall'acqua al ferro e di sviluppo dell'intermodalità, ha ritenuto fondamentale per il decollo dell'infrastruttura portuale e di tutta l'area collegata, anche il collegamento ferroviario alla linea del Brennero;
la stessa amministrazione comunale, dopo aver concordato un tracciato ferroviario con Italfer, ha presentato a Rfi uno studio di fattibilità per un raccordo ferroviario per convogli merci di lunghezza in linea con le direttive europee che dalla linea del Brennero, attualmente in fase di raddoppio, si stacca ed arriva alla suddetta zona portuale;
secondo l'interrogante, la decisione del sindaco del comune di Ostiglia, maturata in data 8 luglio 2005, di sospendere il progetto del raccordo ferroviario, che avrebbe dovuto essere presentato al bando regionale dei finanziamenti Obiettivo 2, in scadenza l'11 luglio 2005, decisione peraltro contraria al programma elettorale per le votazioni amministrative, ha di fatto allontanato il progetto di fare di Ostiglia un centro strategico di cerniera del sistema infrastrutturale padano-veneto, futuro nodo di scambio delle merci in direzione del Nord-est europeo -:
se e come il Ministro in indirizzo intenda intervenire in merito al progetto di sviluppo dell'infrastruttura portuale di Ostiglia e dell'intera area collegata, che vede nella realizzazione del raccordo ferroviario un obiettivo strategico fondamentale per il rilancio e lo sviluppo dell'economia dell'intera regione, anche nello spirito dell'accordo maturato in ambito europeo, al fine di poter chiaramente capire se il progetto ferroviario ad Ostiglia debba essere considerato abbandonato oppure se esiste ancora la possibilità di una sua effettiva realizzazione.
(4-01493)
Risposta. - I lavori di costruzione della banchina portuale di Ostiglia, inaugurata il 3 novembre 2006, sono stati realizzati dall'amministrazione comunale con finanziamenti FESR-Obiettivo 2.
Per quanto concerne il progetto ferroviario oggetto dell'interrogazione, Ferrovie dello Stato s.p.a., interessata in merito, ha fatto conoscere che nella primavera del 2004 l'amministrazione comunale di Ostiglia aveva prospettato l'opportunità di realizzare un raccordo ferroviario tra la stazione ferroviaria cittadina sulla linea Bologna-Verona e la realizzando zona portuale sul Canal Bianco.
Detta proposta aveva quindi costituito oggetto, da parte della società Italferr, di alcuni studi di fattibilità che, tuttavia, non prevedevano la realizzazione nell'ambito della zona portuale di binari di presa/consegna con dimensioni adeguate a garantire la corretta fruibilità del raccordo.
Ferrovie dello Stato s.p.a., in sede di esame della proposta di cui sopra, aveva tuttavia rappresentato che, per una gestione economicamente sostenibile, la realizzazione del raccordo dovesse essere sostenuta da concrete ipotesi di sviluppo del traffico merci, condizione questa indispensabile per un impegno della società ferroviaria nel progetto.
Dall'estate 2004, l'amministrazione comunale di Ostiglia non ha, tuttavia, dato seguito all'iniziativa.
Si dà garanzia, infine, che il ministero delle infrastrutture, per quanto di competenza, potrà valutare tutte le proposte ritenute utili per lo sviluppo del territorio che gli enti locali riterranno di presentare.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la recente approvazione da parte del Parlamento della legge di indulto, determinerà l'uscita dalle carceri di un numero consistente di detenuti in applicazione dello sconto di pena recato dalla citata legge;
considerato che ad usufruire di tale indulto sarà anche una quota consistente di immigrati extracomunitari che si trovano rinchiusi nelle carceri italiane in esecuzione di una sentenza di condanna;
poiché si stima che attualmente circa un terzo dei detenuti nelle carceri italiane siano stranieri extracomunitari è prevedibile che per effetto dell'applicazione dell'indulto ritorneranno in libertà molti extracomunitari che hanno commesso reati in condizione di clandestinità o si trovano in carcere proprio in ragione della loro condizione di clandestini e a seguito della reiterata violazione di provvedimenti di espulsione -:
si chiede al Ministro interrogato quale sia il numero degli stranieri che ritorneranno in libertà nella Provincia di Trento per effetto dell'indulto appena approvato dal Parlamento, quanti di costoro si trovino privi di un titolo di soggiorno in Italia e quali iniziative il Ministro intenda assumere al fine di garantire l'effettività delle espulsioni degli irregolari tornati in libertà.
(4-00876)
Risposta. - Per effetto dell'indulto, gli stranieri extracomunitari scarcerati dalle case circondariali di Trento e Rovereto risultano essere stati complessivamente 94; in tale numero sono ricompresi sia coloro i quali sono stati dimessi dagli istituti contestualmente all'applicazione del beneficio, sia coloro i quali sono stati scarcerati per fine pena successivamente all'applicazione dei beneficio, sia infine le persone liberate dagli arresti domiciliari o dal regime di detenzione domiciliare in applicazione del beneficio di legge.
Tutti gli stranieri scarcerati sono stati avviati all'Ufficio immigrazione della Questura per i successivi adempimenti. Dai dati forniti dalla predetta Questura, emerge che circa il 20 per cento degli scarcerati è risultato in regola con la normativa vigente in materia d'immigrazione, mentre per gli altri sono stati conseguentemente adottati i provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale previsti dalla normativa vigente in materia d'immigrazione, da eseguirsi nelle forme e nei modi previsti dal medesimo testo unico.
Per completezza d'informazione, si soggiunge che, da una rilevazione effettuata dal Comune di Trento nel periodo immediatamente successivo all'entrata in vigore dell'indulto, è emerso che dal 2 al 21 agosto 2006 si sono presentati ai servizi cittadini 32 stranieri beneficiari del provvedimento, una parte dei quali dimessi anche da istituti penitenziari di altre città.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
HOLZMANN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come il Governo intenda intervenire per tutelare la posizione di 1.500 Agenti ausiliari della Polizia di Stato e di 1.500 Carabinieri ausiliari che rischiano il licenziamento. Costoro, attualmente trattenuti in servizio e con due anni di prestato servizio nelle rispettive amministrazioni, dovrebbero essere inviati alla frequenza del corso di formazione per il passaggio al ruolo effettivo e permanente, ma rischiano il licenziamento per mancanza di fondi;
si chiede pertanto di sapere come il Governo intenda comportarsi nella delicata
vicenda tenuto conto delle crescenti necessità di sicurezza interna.
(4-00929)
Risposta. - Dal 1o gennaio 2006 tutti i carabinieri ausiliari trattenuti in servizio fino al 31 dicembre 2005, pari a 1570 unità, sono transitati in ferma quadriennale.
Mentre la maggior parte di essi ha già iniziato la frequenza dei relativi corsi integrativi, le ultime 550 unità incominceranno a decorrere dal corrente mese.
Per quanto riguarda i 1316 agenti ausiliari trattenuti della Polizia di Stato appartenenti al 63o ed al 64o corso, si rappresenta che, nonostante i noti vincoli imposti dalla vigente disciplina sulle assunzioni nelle amministrazioni statali, su espressa richiesta di questo Ministero, recepita nel più ampio contesto dell'iter di approvazione del disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, la disposizione contenuta nell'articolo 1, comma 513, della legge in parola ha reso possibile assicurare la definitiva immissione in ruolo dei medesimi, con la loro assunzione a tempo indeterminato a decorrere dal 1o gennaio scorso.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LICANDRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alla Questura di Frosinone da anni non viene più trasferito personale del ruolo agenti-assistenti e ciò comporta un enorme sacrificio da parte di coloro che sono «costretti» a sopperire a questa grossa carenza d'organico;
in data 22 maggio 2006 il Questore di Frosinone non potendo più assicurare i servizi di vigilanza fissa agli ingressi della Questura e della Prefettura, al solo scopo di potenziare gli Uffici operativi, con ordinanza dispone il movimento interno di dipendenti della Polizia di Stato e trasferisce personale del ruolo tecnico in servizio presso Uffici cui non è previsto il loro impiego, assegnandolo al Centralino della Prefettura. Ciò avrebbe permesso di recuperare anche due Poliziotti del ruolo ordinario da impiegare nei servizi sopraindicati di vigilanza fissa;
in data 23 maggio 2006, il Prefetto di Frosinone, secondo l'interrogante violando il precetto degli articoli 13 e 14 della legge n. 121 del 1981, invia un provvedimento scritto al Questore con il quale revoca, limitatamente al Centralino, i trasferimenti di 4 dipendenti, indicandone espressamente i nomi e le qualifiche;
nello stesso giorno, considerata la gravità dell'atto, il Questore informa il Dipartimento della pubblica sicurezza, ove il successivo 26 maggio viene convocato;
il 27 maggio 2006 il Questore di Frosinone «valutata la richiesta della Prefettura» revoca il trasferimento dei quattro dipendenti citati, mantenendo così poliziotti in servizio presso il centralino ed operatori tecnici, che potrebbero ricoprire quella mansione in altri uffici dove la loro figura non è prevista;
tali fatti, conosciuti anche dai comandi provinciali delle altre forze di Polizia, secondo l'interrogante hanno sminuito notevolmente la figura del Questore di Frosinone sia all'interno della Questura sia nei confronti dei Comandanti provinciali dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza -:
quali iniziative urgenti intende intraprendere affinché nella Provincia di Frosinone le Autorità provinciali di pubblica sicurezza tornino a rispettare le proprie competenze ed il proprio ruolo.
(4-00253)
LICANDRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel mese di settembre 2005 il Dottor Francesco Capelli veniva nominato Questore ed assegnato alla provincia di Frosinone, ereditando un «Ufficio» che il suo predecessore lasciava lacerato ed afflitto da pesanti divisioni;
durante questo periodo ha cercato di ricucire quei rapporti interpersonali e ripristinare
quella serenità sul luogo di lavoro persi da tempo, elementi indispensabili per il raggiungimento di qualsiasi risultato;
sotto la sua direzione il campionato di calcio serie C1, che vede protagonista il Frosinone sino alla promozione in serie B, si svolge senza grossi problemi, e ciò senza ricorrere alle misure di prevenzione «Daspo» come si usava fare in maniera massiccia e secondo l'interrogante discutibile in passato;
in data 22 maggio 2006, per la prima volta nella storia della Polizia di Stato a Frosinone, il Dottor Capelli dispone dei movimenti interni, «senza sollecitazione alcuna», per sopperire alla cronica mancanza di personale; detti trasferimenti tendevano a recuperare operatori del ruolo ordinario utilizzato in mansioni in cui si richiede l'impiego di personale del ruolo tecnico della Polizia di Stato;
in data 24 maggio 2006, con un atto secondo l'interrogante illegittimo che non ha precedenti, il Prefetto di Frosinone, violando sempre ad avviso dell'interrogante il precetto degli articoli 13 e 14 della legge 121/81 (di riforma della Polizia di Stato), invia un «provvedimento» scritto al Questore con il quale impone, limitatamente al Centralino, i trasferimenti di quattro dipendenti, indicandone espressamente i nomi e le qualifiche;
il dottor Capelli, in qualità di Questore, difendendo le sue prerogative, resiste fino a che non viene convocato presso il dipartimento della P.S. dove gli viene «incredibilmente» intimato di ritirare la sua ordinanza limitatamente ai quattro avvicendamenti del centralino che interessavano al Prefetto;
con tale comportamento al Questore è stato impedito un suo «diritto» e, contestualmente, di recuperare le figure di due poliziotti da reimpiegare in attività operativa, nonostante le gravi carenze di personale esistenti presso la Questura di Frosinone;
in data 8 settembre 2006, a ridosso dell'inizio del campionato di calcio, con uno stadio a rischio agibilità e nell'imminenza di alcuni correttivi che avrebbero permesso alla Polizia di Stato di Frosinone di far fronte nell'immediato alle esigenze di ordine pubblico, per quanto possibile viste le gravi carenze d'organico, il Dottor Francesco Capelli viene trasferito alla Direzione centrale della immigrazione e della Polizia delle frontiere, quale consigliere ministeriale aggiunto, ove prenderà servizio il 15 settembre 2006 lasciando di fatto la provincia di Frosinone nelle mani del nuovo Questore al quale occorrerebbero mesi per conoscere e di conseguenza impiegare al meglio i lavoratori della Polizia di Stato, e che in brevissimo tempo dovrà anche farsi carico dell'agibilità dello stadio di calcio, i cui lavori sono in pesante ritardo, aumentando così i rischi sulla sicurezza di una struttura collocata al centro del capoluogo;
il Questore subentrante, proveniente dalla provincia di Latina, ha già avuto problemi di rapporti con i sindacati di polizia e che è stato assegnato ad una Questura, quella di Frosinone appunto, nella quale da anni vi è una situazione difficilissima per i pessimi rapporti con le organizzazioni sindacali -:
quali iniziative urgenti intende intraprendere per far piena luce sui fatti richiamati in premessa, ed identificare gli eventuali responsabili di comportamenti non giustificabili, onde evitare che simili episodi possano verificarsi in futuro.
(4-01096)
Risposta. - La vicenda citata dall'interrogante è scaturita da una evidente incomprensione occorsa tra il Prefetto della provincia di Frosinone ed il Questore pro tempore della medesima provincia.
Risulta, infatti, che, il 23 maggio 2006, il Questore di Frosinone abbia prospettato al Prefetto la opportunità di procedere alla riallocazione del personale della Polizia di Stato in servizio presso il centralino della Prefettura.
Il Prefetto di Frosinone ha avuto, peraltro, modo di verificare che, allorché era stata formulata tale richiesta, i provvedimenti di trasferimento erano già stati adottati da parte del Questore, qualche giorno prima.
Le scelte risultanti da tali provvedimenti non erano state, inoltre, ritenute condivisibili in quanto esse avrebbero comportato la restituzione al centralino di due operatori che, per quanto appartenenti ai ruoli tecnici della Polizia di Stato, erano già stati allontanati in passato da quella struttura su loro espressa richiesta.
Sulla scorta di tali considerazioni, il Prefetto di Frosinone ha ritenuto di doversi attivare per bloccare l'efficacia dei provvedimenti, poi, peraltro, ritirati dallo stesso Questore.
Relativamente agli effetti dell'iniziativa del Prefetto, va detto che gli atti rimossi riguardavano poche unità di personale e che la Questura di Frosinone presenta un sovraorganico del 3 per cento rispetto alla corrispondente previsione tabellare.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LICANDRO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
in data 5 ottobre 2000, a seguito di gara d'appalto, il Consorzio per le Autostrade Siciliane consegnava alla ditta vincitrice i lavori per la realizzazione del Lotto n. 4 «Noto» dell'Autostrada A/18 Siracusa-Gela, che si sviluppa dalla progr. Km 23 + 455,76 alla progr. Km 33 + 291,77, per una lunghezza di Km 9 + 836,01;
il progetto prevede la realizzazione di una bretella per collegare lo svincolo di Calabernardo con la strada provinciale n. 19 Pachino-Noto;
la suddetta bretella non soddisfa le esigenze di sviluppo del territorio di Pachino, non garantendo un rapido accesso all'autostrada;
uno svincolo all'altezza del km 15 e 900 metri della s.p. n. 19 Pachino-Noto garantirebbe meglio il collegamento del territorio di Pachino all'autostrada -:
se e come il Ministro, secondo la propria competenza, intenda intervenire per assicurare alla cittadinanza di Pachino un rapido e funzionale accesso all'arteria autostradale.
(4-01716)
Risposta. - L'Anas s.p.a. ha fatto conoscere che i lavori per la realizzazione della bretella di collegamento dello svincolo di Calabernardo con la strada provinciale n. 19 Pachino - Noto non rientrano nelle opere previste nel progetto del Lotto 4 Noto.
Lo studio di fattibilità della bretella in questione è stato presentato al comitato regionale urbanistica da parte dell'Assessorato territorio e ambiente della Regione Sicilia per la valutazione della conformità urbanistica propedeutico alla redazione del progetto esecutivo da parte della concessionaria autostradale Consorzio Autostrade Siciliane.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
PEDRIZZI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto nella città di Latina ed in tutta la provincia pontina si è verificata una escalation di fenomeni criminosi quali furti, gambizzazioni, rapine, destando allarmismo e preoccupazione nella cittadinanza;
oltre alla microcriminalità, fenomeni riguardanti la criminalità organizzata dedita allo spaccio di stupefacenti, riciclaggio, usura ed estorsione, sembrano assumere un pericoloso trend di crescita;
i cittadini reclamano un maggior controllo nel territorio ed auspicano che al più presto siano assicurate, dalle Autorità competenti, le condizioni di sicurezza e di serenità di vita e siano assicurati alla giustizia gli esecutori di questi reiterati reati;
a Latina e in provincia c'è una palese carenza quantitativa di mezzi e uomini in grado di vigilare sull'intero territorio pontino e sulla sua popolazione sempre più numerosa;
vi sono patrimoni e flussi finanziari, oltre che presenze storiche della criminalità organizzata ormai inseriti stabilmente nel tessuto produttivo e sociale della provincia, come dimostra l'uccisione di un uomo, vicino agli ambienti della camorra, avvenuta a Napoli il 3 settembre 2006 che da anni risiedeva a Latina;
occorre un impegno coordinato e mirato delle Forze dell'ordine, preposte alla salvaguardia della legalità e della sicurezza dei cittadini;
nella provincia di Latina occorre un adeguamento degli organici della Polizia Stradale in base alle mutate esigenze di ordine pubblico e di contrasto alla criminalità, con lo scopo di recuperare maggiore presenza fisica sul territorio con l'impegno di più moderne tecnologie insieme ad una più elevata professionalità degli operatori di polizia;
a seguito dell'approvazione dell'indulto, nel Lazio duemila persone hanno lasciato il carcere, e per fronteggiare tale situazione, a quanto risulta all'interrogante, la Regione ha messo a disposizione dei fondi per consentire il reinserimento sociale dei beneficiari di tale provvedimento, assegnando alla Provincia di Latina 7.500 euro per 23 detenuti usciti dal carcere di Latina. Una somma modesta, che non coprirà neanche le spese di prima necessità di ciascuno di loro, senza contare che l'emergenza è destinata nel breve termine ad aggravarsi ulteriormente perché il numero dei detenuti, che messi in libertà torneranno nella provincia di origine, sarà di oltre cinquanta soggetti;
sempre in merito all'indulto si è chiesto all'Amministrazione Provinciale di Latina uno sforzo economico non rientrante nelle sue specifiche competenze e che non può affatto rappresentare la soluzione della grave emergenza venutasi a creare -:
se i Ministri in indirizzo non ritengano di fornire chiarimenti in merito a quanto esposto, anche alla luce del preoccupante incremento della criminalità con elementi che di recente hanno beneficiato del provvedimento dell'indulto, e non ritengano doverosa la messa a punto di strategie e misure repentine, atte a sortire effetti positivi a brevissimo termine;
quali concrete ed urgenti iniziative intendano assumere per fronteggiare la grave situazione determinatasi, predisponendo un sensibile aumento degli organici delle Forze dell'ordine e attivandosi per definire interventi di emergenza con l'eventuale utilizzo del CIO (Compagnia Impiego Operativo) dei Carabinieri e del Nucleo prevenzione crimine della Polizia di Stato, in modo da vigilare attentamente sul territorio pontino.
(4-00988)
Risposta. - La situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica della provincia di Latina presenta aspetti peculiari, in quanto il territorio in parola è caratterizzato dalla compresenza, su aree diverse, di organizzazioni criminali di differente origine.
Quanto sopra è stato il risultato sia della posizione geografica del territorio - confinante a Nord con la malavita romana e a Sud con aree dove vivono diverse famiglie affiliate a clan della camorra campana - sia per l'effetto, non adeguatamente valutato all'epoca, dell'applicazione delle misure di prevenzione dell'obbligo di soggiorno.
L'attuazione «in loco» di detti provvedimenti ha, infatti, comportato, nel corso degli anni '60 e '70, l'indesiderato radicamento di famiglie malavitose di origine siciliana, calabrese e campana nella provincia pontina che, fino ad allora, era caratterizzata da un contesto sociale sostanzialmente sano.
Solo a partire dagli anni '80 il contrasto alla criminalità organizzata è stato sempre più forte e mirato.
In proposito, le Forze di polizia hanno cercato di coinvolgere, a livello di proficuo scambio informativo, quelle produttive e gli enti pubblici territoriali, proprio allo scopo
di prevenire i ripetuti tentativi di inquinamento del tessuto economico locale.
Si è, quindi, giunti a poter monitorare l'acquisizione di residenze, il rilascio e/o la voltura di autorizzazioni, di concessioni edilizie, di licenze, l'acquisizione di beni ed esercizi pubblici, il delicato settore degli appalti.
La costante azione di prevenzione e repressione è andata sempre più affinando, anche attraverso modalità operative sempre più incisive ed efficaci. Oltre a frequenti operazioni di polizia giudiziaria e a numerosi arresti, anche di importanti esponenti di sodalizi criminali, si è data attiva promozione alle misure di prevenzione patrimoniali - rivelatesi un mezzo particolarmente efficace nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata - quali i sequestri, con conseguente confisca ed utilizzo ai fini sociali, di beni immobili in Aprila, Cisterna, Pontinia, San Felice Circeo, Gaeta e Formia.
Per quanto concerne il fenomeno della cosiddetta «criminalità diffusa», anch'essa di notevole allarme sociale, l'analisi dei relativi dati evidenzia una lieve diminuzione del livello della delittuosità comune rispetto all'andamento del precedente anno.
Quanto sopra grazie all'efficace contrasto svolto dalle Forze di polizia territoriali, che vengono, durante il periodo estivo e soprattutto lungo la fascia litoranea, sopportate da contingenti del Nucleo Prevenzione Crimine della Polizia di Stato e della Compagnia di Impiego Operativo dell'Arma dei Carabinieri.
Relativamente alla questione sollevata dall'interrogante circa gli organici delle Forze dell'ordine presenti nella provincia in parola, si fa presente che la Questura del capoluogo pontino ed i Commissariati distaccati dispongono complessivamente di 448 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato, con un lieve incremento rispetto alla previsione organica; sono inoltre presenti 31 operatori di polizia appartenenti ai ruoli del personale che espleta attività tecnico-scientifica e tecnica, nonché 51 dipendenti dell'Amministrazione civile dell'Interno che, per le esigenze di supporto logistico e amministrativo, contribuiscono alla funzionalità delle strutture.
Inoltre, presso gli Uffici della Polizia Stradale della provincia in parola prestano servizio 116 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato due in più rispetto alla previsione organica ed a fronte di una carenza dell'11,7 per cento della media nazionale della Specialità), cui si aggiungono 7 appartenenti al ruoli tecnici della Polizia di Stato e 5 dipendenti dell'Amministrazione civile dell'Interno per il disbrigo delle esigenze di supporto logistico ed amministrativo.
Quanto alle tecnologie impiegate, i predetti Uffici della Specialità si avvalgono di apparati speciali per i servizi di polizia stradale che permettono di fronteggiare in modo adeguato le incombenze di istituto.
Oltre che nel periodo estivo, la Questura di Latina si avvale del supporto del Reparto Prevenzione Crimine «Lazio» della Polizia di Stato, che, nei primi nove mesi del corrente anno, ha impiegato nella provincia in parola 320 pattuglie, per un totale di 960 operatori, con sensibili aumenti rispetto ai dati dell'anno precedente (125 pattuglie e 375 operatori impiegati).
Il Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri, da cui dipendono 5 Compagnie e 35 Stazioni, dispone di una forza effettiva di 716 militari, con 82 unità in più rispetto alla previsione organica.
Il Comando provinciale della Guardia di Finanza può contare su 345 militari, che per le esigenze di contrasto alla criminalità organizzata operano con il supporto del G.I.C.O. del Nucleo di polizia tributaria di Roma.
In ordine alla richiesta di incremento degli organici permanenti, le esigenze della provincia saranno attentamente valutate dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza di questo Ministero, compatibilmente con le priorità degli altri Uffici distribuiti sull'intero territorio nazionale e nell'ambito della pianificazione delle risorse disponibili.
Al riguardo, occorre tuttavia rilevare che, in quel territorio, la carenza degli organici dei Corpi di polizia municipali costringe le Forze territoriali di polizia ad espletare mansioni delle prime (quali la
rilevazione degli incidenti stradali), distogliendole dalla preminente finalità istituzionale della prevenzione e del contrasto di ogni forma di criminalità.
Per quanto concerne la gestione dei fondi assegnati dalla regione Lazio per il reinserimento dei detenuti beneficiari dell'indulto, il Prefetto di Latina ha riferito che presso l'Ufficio territoriale del Governo si sono tenuti diversi incontri per concordare, con i rappresentanti dell'Amministrazione provinciale, della Casa circondariale, dell'Ufficio del Garante dei detenuti, dei Comuni «capofila» dei distretti socio sanitari, l'utilizzo dei fondi rientranti nelle finalità della legge n. 241 del 2006.
Dalle riunioni è emerso che le Amministrazioni comunali, al di là delle scarse risorse disponibili, hanno, comunque, realizzato forme di primo ed immediato intervento.
Sono state, in ogni caso, messe a punto linee operative comuni per accedere ai previsti finanziamenti regionali, sulla base di progetti a lunga scadenza.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PORCU. - Al Ministro dell'interno. - Per conoscere quali siano i motivi ostativi alla definizione della pratica di pensione privilegiata equo indennizzo (numero di posizione 333/4/2569/B) di Francesco Parisi, nato a Messina il 18 febbraio 1943, ispettore S.S.U.P.S. della Polizia di Stato in quiescenza, deceduto a Macomer (Nuoro) il 19 maggio 2005 per la quale pratica, già avviata a suo tempo dall'interessato, la vedova M.G.P., nata a Borgos (Sassari) il 17 giugno 1948 e residente a Macomer, ha prodotto istanza a codesto Ministero Dipartimento della Pubblica Sicurezza Servizio di trattamento di pensione e di previdenza I Divisione.
(4-01232)
Risposta. - Con decreto ministeriale n. 1129 del 16 agosto 2005 è stato concesso all'ispettore s.u.p.s.. della Polizia di Stato Parisi Francesco il beneficio dell'equo indennizzo per una infermità riconosciuta dipendente da causa di servizio.
Dopo l'adozione di tale provvedimento il Comitato di verifica per le cause di servizio di cui all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 461 del 2001, ha espresso parere favorevole al riconoscimento della dipendenza da causa di servizio di una seconda infermità, peraltro concomitante con altra patologia ritenuta invece non connessa al lavoro svolto.
Conseguentemente, per tale ultimo caso, sempre ai fini della concessione del beneficio dell'equo indennizzo, è stato indispensabile interessare la Commissione medica ospedaliera di Cagliari, organo medico legale del ministero della difesa, perché provvedesse alla individuazione della categoria di compenso della sola infermità riconosciuta dipendente da causa di servizio, ai sensi del già citato decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001.
Si è in attesa delle determinazioni della Commissione.
È doveroso precisare che dall'esame degli atti emerge la sussistenza dei presupposti per la concessione alla vedova dell'ispettore Parisi, non della pensione privilegiata ma della «indennità una tantum» prevista dall'articolo 69 del Testo Unico n. 1092 del 1973, per un importo pari a quattro annualità della pensione di ottava categoria. Il relativo decreto di liquidazione sarà adottato non appena completato il provvedimento concessorio della pensione ordinaria.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa si apprende che lungo i 22 chilometri della tratta ferroviaria Bergamo-Treviglio sussistano una serie di opere complementari che risultano essere incomplete o non collaudate;
i lavori per il raddoppio della suddetta tratta sono iniziati nel giugno del 2003 e a tutt'oggi manca ancora l'opera chiamata «Salto di Montone» ovvero uno
svincolo adeguato e veloce che collegherebbe i treni provenienti da Bergamo diretti sulla Milano-Venezia;
i sindaci dei comuni coinvolti nei lavori della tratta Bergamo-Treviglio lamentano una serie di problematiche, ad essi legati, quali ad esempio la difficoltà ad aprire alla viabilità sottopassi non adeguati quali quello tra Verdello e Verdellino, che sbocca su una strada di campagna senza misure di sicurezza, oppure quello in direzione di Arcene, che crea una inadeguata viabilità, in quanto l'immissione avviene su una strada stretta e lungo una curva pericolosa, questo comporta dei rischi per gli automobilisti che si immettono su queste sottovie;
stante la mancanza di collaudo da parte della Rfi (Rete ferroviaria italiana spa), società che gestisce i lavori sulla tratta in oggetto, le Amministrazioni sono state costrette a posizionare cartelli all'ingresso e uscita dei sottopassi già operativi, come quelli di Ciserano e Levate che riportano la scritta «Strada non collaudata, l'Amministrazione declina ogni responsabilità»;
inoltre, risulta all'interrogante che nell'ottobre del 2005 le amministrazioni comunali di Verdello e Verdellino, per ovviare ai disagi legati alla viabilità e quindi per poter eseguire i lavori stradali, hanno stipulato una convenzione con le Ferrovie, ma a tutt'oggi, a distanza di un anno, non si è potuto ancora realizzare nulla a causa del parziale invio, da parte delle Ferrovie, dei fondi stabiliti -:
se non si ravvisi la necessità di sollecitare la Rfi ad effettuare i dovuti controlli e collaudi e di tenere fede agli accordi presi circa lo stanziamento di fondi per la realizzazione, da parte dei comuni di Verdello e Verdellino, delle relative strade al fine di garantire agli automobilisti una sicura viabilità lungo i sottopassi succitati.
(4-01600)
Risposta. - Si premette che l'intervento relativo al quadruplicamento della linea ferroviaria «Lambrate-Treviglio» ivi compreso il cosiddetto scavalco di Treviglio, risulta ricompreso all'interno del documento «Infrastrutture Prioritarie» predisposto dal ministero delle infrastrutture a conclusione degli incontri tenutisi con le amministrazioni regionali e sottoposto all'esame della Conferenza Unificata Stato-Città-Autonomie locali in data 16 novembre 2006.
Tanto premesso, Ferrovie dello Stato s.p.a., interessata in merito, ha fatto conoscere la seguente situazione inerente le problematiche sollevate nell'interrogazione.
L'intero complesso di opere di potenziamento della linea Milano-Bergamo-Treviglio è stato impostato e finanziato con le risorse rese disponibili in modo da consentire rilevanti incrementi di offerta di trasporto rispetto a quella attuale e tali da soddisfare l'incremento di domanda all'orizzonte temporale di progetto.
Il cosiddetto Salto di Montone, atto ad evitare l'incrocio a raso dei treni in corrispondenza del Bivio Bergamo, si renderà necessario solo qualora la domanda sulla tratta Bergamo-Milano dovesse aumentare oltre il limite della capacità consentita dalla configurazione impiantistica già prevista.
Tale opera, per la quale i dispositivi di realizzazione sono comunque già predisposti, non è al momento finanziata e comporterebbe un tempo di attuazione di circa due anni al netto delle relative procedure di gara.
Ferrovie dello Stato s.p.a. riferisce quindi che in data 3 marzo 1999 è stata sottoscritta tra Governo e Regione Lombardia una intesa istituzionale di programma il cui accordo di Programma Quadro in materia di trasporti per la realizzazione di un sistema integrato di accessibilità ferroviaria e stradale all'aeroporto di Malpensa 2000 include, tra gli interventi prioritari, il raddoppio ferroviario Bergamo-Treviglio.
Con l'Accordo di Programma sottoscritto in data 25 settembre 2001 da Rete ferroviaria italiana s.p.a.-Rfi con la Regione Lombardia, la Provincia di Bergamo, ed i Comuni di Bergamo, Stezzano, Levate, Verdello, Verzellino, Ciserano, Arcene, Pontirolo Nuovo, Treviglio, sono state concordate
le opere e gli interventi connessi e complementari per consentire la definizione del tracciato ferroviario e il dimensionamento degli elementi infrastrutturali connessi all'intervento di potenziamento e riqualificazione della linea ferroviaria in questione.
In riferimento al punto dell'Accordo di Programma relativo alle attività di progettazione ed esecuzione delle opere di viabilità complementare e connesse al raddoppio, Rete Ferroviaria italiana ha sottoscritto apposite convenzioni con i Comuni di Verdello e Verzellino. Le opere previste sono state quindi approvate nella Conferenza dei Servizi.
Per quanto attiene gli accordi con il Comune di Verdellino, Ferrovie dello Stato s.p.a. fa conoscere che con deliberazione n. 216 del 23 dicembre 2003, la Giunta comunale ha approvato la convenzione regolante i rapporti inerenti la realizzazione delle opere complementari e connesse in dipendenza dei lavori di potenziamento e riqualificazione della linea ferroviaria Treviglio-Bergamo.
In seguito alla convenzione, Rfi ha trasferito al Comune di Verdellino un primo contributo, a titolo di acconto, pari a euro 1.000.000.
Il 23 febbraio 2005, Rfi ha approvato, come da convenzione, il progetto definitivo delle opere in questione. In data 20 luglio 2005 ha approvato in linea economica il progetto definitivo comunicando la disponibilità ad integrare le somme corrisposte a titolo di acconto fino al raggiungimento dell'intera copertura della spesa. Il 10 ottobre 2005 veniva consegnata al Comune la bozza di convenzione da approvare con delibera di Giunta comunale.
A tutt'oggi il Comune di Verdellino non ha ancora trasmesso a Rfi il progetto esecutivo. Solo alla ricezione di tali elaborati Rfi potrà provvedere al trasferimento al Comune della somma a saldo.
Per quanto riguarda il Comune di Verdello, Ferrovie dello Stato s.p.a. rappresenta che, con deliberazione n. 153 del 17 dicembre 2003, la Giunta comunale ha approvato la convenzione regolante i rapporti inerenti la realizzazione delle opere complementari e connesse in dipendenza dei lavori di potenziamento e riqualificazione della linea ferroviaria Bergamo-Treviglio.
In seguito alla suddetta convenzione, Rfi ha trasferito al Comune di Verdello un primo contributo pari a euro 1.000.000. Il 20 luglio 2005 Rfi ha approvato in linea economica il progetto comunicando la disponibilità ad integrare la somma corrisposta a titolo di acconto fino a raggiungimento dell'intera copertura della spesa. Il 10 ottobre 2005 veniva consegnata al Comune di Verdello la bozza di convenzione. Il Comune ha approvato il progetto esecutivo con delibera n. 62 del 3 maggio 2006. Il 20 luglio 2006 il progetto esecutivo è stato consegnato a Rfi ed il 3 ottobre scorso Rfi ha approvato il progetto esecutivo.
È attualmente in corso di trasferimento al Comune di Verdello la somma a saldo.
Per quanto riguarda il Comune di Ciserano, Ferrovie dello Stato s.p.a. rappresenta che il Comune si è dichiarato disponibile ad eseguire interamente tutti gli interventi per la messa in sicurezza del sottovia al km. 8+510 della linea ferroviaria; a fronte di tale accordo Rfi ha già versato al Comune l'importo relativo come previsto dall'apposita convenzione stipulata il 17 gennaio 2006. Tutte le opere realizzate sono state sottoposte a prove di carico e relativo collaudo statico in accordo alle normative vigenti ed alle indicazioni del collaudatore e del direttore dei lavori.
Per quanto riguarda il Comune di Levate, Ferrovie dello Stato s.p.a. rappresenta che tutte le opere sono state sottoposte alle prove di carico e relativo collaudo statico in accordo alle normative vigenti ed alle indicazioni del collaudatore e del direttore dei lavori.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
ZACCHERA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sono note le conseguenze sulla salute per una prolungata esposizione alla fibre di amianto e le sue nefaste conseguenze che hanno colpito le popolazioni prossime agli impianti di produzione di materiali derivati dall'amianto;
le conseguenze sono state e tuttora sono estremamente gravi soprattutto per gli operai che nel passato ebbero a lavorare in strutture e reparti interessati a tali lavorazioni;
nella zona di Casale Monferrato (Alessandria) per decenni sono stati prodotti materiali - soprattutto edilizi - utilizzando fibre di amianto e suoi derivati ed infatti i casi di malattie professionali conseguenti a tali esposizioni sono molto più numerosi che nel resto del paese, purtroppo con prognosi normalmente senza possibilità di guarigioni;
in passato - essendo ancora presenti strutture ad alto contenuto di amianto ed essendo tale materiale stato disperso in modo a volte pericoloso nei terreno, nelle intercapedini o nelle coperture - è stata annunciata la possibilità di inertizzare tale presenza affinché non continui a rappresentare un ulteriore pericolo per la popolazione;
tali progetti erano stati annunciati dal CNR ma a queste possibilità non risulta essere stata data seguito pratico, né risultano essere stati concretamente avviati lavori di bonifica e sistemazione delle strutture e situazioni esistenti -:
quale sia lo stato degli studi sulla inertizzazione dell'amianto, se siano stati avviati interventi concreti in tal senso, se essi siano in progetto, se ad essi siano stati vincolati fondi specifici.
(4-00431)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame sulla base degli esclusivi elementi di competenza del ministero della salute.
L'amianto, che ha avuto numerosi impieghi a livello industriale, è tuttora ampiamente diffuso in Italia, costituendo un problema estremamente complesso per gli aspetti economici, previdenziali, sanitari ed ambientali.
Infatti, anche se la normativa italiana in materia è tra le più restrittive a livello europeo ed internazionale, si precisa che a distanza di dieci anni dall'entrata in vigore della legge 27 marzo 1992, n. 257, la quale ha disciplinato la cessazione dell'impiego dell'amianto (ed in particolare il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione, produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto), erano ancora presenti nel territorio nazionale circa 2,5 miliardi di metri quadri di coperture in cemento-amianto (Eternit), pari a circa 32 milioni di tonnellate; e molte tonnellate di amianto friabile, per un totale di circa 8 milioni di metri cubi di amianto puro.
Ancor oggi vi sono in Italia numerosi siti, pubblici e privati, contaminati da amianto, di tipo industriale o meno.
Il decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 1994 «Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni ed alle province autonome di Trento e Bolzano per l'adozione di piani di protezione, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica dell'ambiente, ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto», attribuiva alle Regioni e Province Autonome la predisposizione del censimento puntuale dell'amianto nel proprio territorio ed il conseguente piano di bonifica e gestione dei rifiuti.
Alcune Regioni hanno presentato i piani, i quali sono in fase attuativa, mentre per altre, che hanno predisposto la documentazione necessaria, i piani sono ancora in fase di approvazione.
Poiché l'amianto è definito come cancerogeno dall'International Agency for Research on Cancer (Iarc) ed i materiali, che lo contengono, come pericolosi dal Catalogo europeo dei Rifiuti (Cer), è necessario definire un quadro completo del rischio connesso a tale agente cancerogeno e gestirne l'utilizzo e la dismissione con opportune cautele, ai fini della sicurezza degli ambienti di lavoro e di vita e della tutela dell'ambiente.
Pertanto, tenuto conto che con il passare degli anni lo stato di degrado dei materiali comporta un notevole incremento del rilascio di fibre pericolose nell'ambiente, al fine di evitare esposizioni dei lavoratori e della popolazione, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Matt) ha emanato numerosi decreti per censire e bonificare i siti contaminati da amianto i rilevanza nazionale, che hanno consentito di completare, in massima parte, la perimetrazione
di 53 siti da bonificare, avviando i relativi interventi di messa in sicurezza di emergenza, caratterizzazione e bonifica.
Tra questi siti di interesse nazionale vi è anche quello di Casale Monferrato.
Attualmente è in corso, con la collaborazione delle Regioni, la mappatura dei siti ad estensione rilevante contaminati da amianto ed è probabile la realizzazione, per la fine del 2007, di un primo quadro d'insieme delle situazioni di maggior rischio in Italia.
Relativamente alle problematiche connesse all'inertizzazione, nel nostro Paese sono stati brevettati più di 100 processi di inertizzazione dell'amianto, ma ancora non esistono impianti operativi su scala industriale; al fine di incentivare lo sviluppo industriale di tali impianti, il decreto ministeriale 29 luglio 2004, n. 248, interviene sulle due problematiche ambientali più rilevanti in materia:
il conferimento in discarica dei rifiuti contenenti amianto (Rca);
il riuso, o meglio l'uso quale materia prima, di materiali derivanti dalla trasformazione dell'amianto.
Per il secondo punto, il decreto prevede di distinguere i processi secondo la tabella A di seguito indicata.
Tabella A
Processi di trattamento per Rifiuti Contenenti Amianto finalizzati alla riduzione del rilascio di fibre
Tipologia di trattamento | Effetto | Destinazione materiale ottenuto |
---|---|---|
Stabilizzazione/solidificazione in matrice organica o inorganica stabile non reattiva | Riduzione del rilascio di fibre | Discarica |
Incapsulamento | ||
Modificazione parziale della struttura cristallochimica |
Tabella B
Processi di trattamento per Rifiuti Contenenti Amianto finalizzati alla totale trasformazione cristallochimica dell'amianto
Tipologia di trattamento | Effetto | Destinazione materiale ottenuto |
---|---|---|
Modificazione chimica | Trasformazione totale delle fibre di amianto | Riutilizzo come materia prima |
Modificazione meccanochimica | ||
Litificazione | ||
Vetrificazione | ||
Vetroceramizzazione | ||
Mitizzazione Pirolitica | ||
Produzione di clinker | ||
Ceramizzazione |
I trattamenti di cui alla tabella prevedono il conferimento dei materiali di risulta in discarica, quelli di cui alla tabella B, prevedono invece il riutilizzo dei materiali di risulta come materie prime-seconde - di seguito indicate.
Poiché, tuttavia, detto decreto non definisce con esattezza chi, ogni quanto e con quali metodiche devono essere effettuati i controlli degli impianti ed i monitoraggi ambientali delle aree limitrofe, poche regioni risultano propense ad accettare impianti di tal genere senza la chiarezza necessaria sul soggetto responsabile nei casi di non corretto funzionamento degli impianti.
Sono, comunque, attualmente in fase di realizzazione due impianti mobili sperimentali, uno nel Comune di Oristano ed uno nel Comune di Modena.
Non vi sono, da parte dello Stato, fondi vincolati per incentivare la realizzazione di impianti di inertizzazione dell'amianto; peraltro, al fine di garantire la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, al decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277, di attuazione di talune direttive comunitarie in materia di protezione contro i rischi derivanti dall'esposizione ad agenti chimici (amianto, ecc.), fisici e biologici, hanno fatto seguito ulteriori norme, concernenti la restrizione all'immissione sul mercato, i divieti di impiego dell'amianto e gli interventi di bonifica e rimozione del minerale, come il già citato decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 1994.
Inoltre, il decreto ministeriale 6 settembre 1994 detta disposizioni per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione, la bonifica di materiali di amianto presenti negli edifici.
Si segnala, inoltre, che nell'ambito dell'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl) il Dipartimento di Medicina del Lavoro (Dml), Unità Funzionale di Epidemiologia e Statistica Sanitaria Occupazionale, ha istituito il Registro Nazionale dei Mesoteliomi (Re.Na.M.).
Sulla base degli standard indicati dall'Ispesl, dodici Regioni collegate alla rete del Re.Na.M. hanno attuato un sistema di rilevazione del fenomeno neoplastico legato all'amianto, realizzando attività di definizione diagnostica ed anamnestica per tutti i casi diagnosticati nel territorio regionale di competenza.
I risultati di tale attività sono riportati nel primo rapporto «Registro nazionale dei Mesoteliomi. Primo rapporto» - Monografico Fogli d'Informazione Ispesl.
A cura della citata unità è stata, inoltre, predisposta l'Anagrafe aziendale e degli esposti a rischio di amianto, con il censimento, per ciascuna Regione, delle aziende che hanno operato nei settori industriali comportanti la produzione, lavorazione o, comunque, l'impiego nei cicli produttivi dell'amianto prima dell'entrata in vigore della menzionata legge n. 257 del 1992.
Nell'ambito del progetto Anagrafe Regionale Amianto (A.Re.A.), e stata messa a punto una procedura di linkage fra archivi dì varia provenienza alla data del 1991 (anno della messa a bando dell'amianto), per l'istituzione di archivi regionali relativi a tutte le Unità Produttive per le quali si presentava la «possibilità» o la maggiore «probabilità» che avessero prodotto o utilizzato amianto o materiali contenenti amianto.
Gli archivi per la realizzazione dei censimenti dei siti industriali a rischio di amianto, tradotti su supporto informatico contenente un software per la gestione rapida di tutte le informazioni, sono stati consegnati a tutti gli Assessorati regionali alla Sanità nell'aprile 1999, nel corso di uno specifico convegno.
Inoltre, nell'ambito del Progetto strategico biennale del ministero della salute dal titolo: «Amianto e materiali sostitutivi», iniziato nell'aprile 2006, l'Unità operativa ha programmato l'aggiornamento di A.Re.A. al 1999, per consentire l'avvio o la verifica, da parte delle Regioni ed Enti locali, dell'individuazione della messa in sicurezza dei siti a rischio di esposizione ad amianto.
Infine, è in fase di avanzata progettazione presso l'Ispesl una campagna di sensibilizzazione, informazione e formazione sul grave problema dei tumori di sospetta origine professionale.
Il target d'indirizzo della campagna è stato individuato nei medici di famiglia, che avranno a disposizione tutti gli elementi utili per l'eventuale individuazione di patologie cancerogene associate a pregresse esposizioni ad amianto.
Va comunque evidenziato che, ai fini della sorveglianza epidemiologica del mesotelioma, la rilevazione e raccolta dei casi va affidata ad una rete informativa di tipo «attivo», che si avvalga di periodiche consultazioni con le principali «fonti» di diagnosi dei casi, come gli Istituti di Anatomia Patologica, i reparti di Chirurgia Toracica dei Presidi ospedalieri, i Registri Tumori ecc.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Gian Paolo Patta.
ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da sempre i Vigili del Fuoco forniscono servizi essenziali per la comunità;
la presenza numerica dei Vigili del Fuoco non appare equilibrata sull'intero territorio nazionale soprattutto nell'ottica di raggiungere l'obbiettivo di un pronto intervento («Italia in 20 minuti») in quasi ogni parte delle province italiane;
la carenza di personale appare particolarmente grave in Piemonte dove nessuna provincia risulta avere i ruoli coperti da personale né tantomeno in grado di raggiungere l'obbiettivo del pronto intervento nei termini sopra indicati;
anche in occasione dei recenti trasferimenti legati alle Olimpiadi invernali sono stati destinati 1.800 unità al centro-sud italiano e solo 600 effettivi nelle regioni del nord;
in particolare, riguardo alle province piemontesi, in provincia di Asti vi sono 8 unità in meno rispetto alle disposizioni di organico previste nel 1997 e 20 in meno rispetto ai progetto «Italia in 20 minuti», ad Alessandria rispettivamente 32 e 71 effettivi in meno, a Biella 5 e 33 in meno, a Cuneo rispettivamente 2 in meno rispetto agli organici, ma ben 223 in meno rispetto al progetto «Italia in 20 minuti», a Novara 13 e 55 in meno, a Torino addirittura 100 e 408 in meno, a Verbania-VCO 11 e 13 in meno, a Vercelli rispettivamente 13 e 31 in meno;
numerose sono anche le carenze - come l'interrogante ha già più, volte sottolineato in passato - per quanto riguarda le attrezzature, i mezzi, le caserme di numerose località piemontesi -:
quali siano le iniziative che il Governo intenda approntare per risolvere od almeno migliorare la situazione degli organici e delle dotazioni dei Vigili del Fuoco in Piemonte in che tempi e con quali mezzi finanziari intenda provvedere.
(4-00433)
Risposta. - Sulla problematica oggetto dell'interrogazione in esame, si osserva, in via generale, che l'attuale situazione in cui versa il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è frutto di una disattenzione alle esigenze dell'organico del Corpo perpetuata nelle ultime leggi finanziarie, dove non si è fatto fronte nemmeno al turn over del personale.
Con la finanziaria 2007 c'è stata un'inversione di tendenza sostanziale, volta a consentire 600 nuove assunzioni ed un percorso per la stabilizzazione del personale precario.
Inoltre, la costituzione di un fondo alimentato dal traffico aereo, consentirà una migliore operatività.
In particolare la situazione della regione Piemonte, sotto il profilo del suo adeguamento ai fini della sicurezza antincendio, è stata oggetto di attenta valutazione nel quadro del potenziamento delle sedi operative del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Lo studio correlato al progetto «Soccorso Italia in 20 minuti», progetto finalizzato ad attivare 292 nuovi distaccamenti dei vigili del fuoco sul territorio, al fine di assicurare, ad un maggior numero di abitanti, interventi di soccorso entro venti minuti dall'allertamento del «115», così allineando l'Italia agli standard europei, ha messo in luce la necessità di istituire un distaccamento permanente nella città di Torino, un distaccamento di vigili del fuoco
misto nel comune di Borgosesia (Vercelli) e numerosi distaccamenti volontari distribuiti in tutto il territorio regionale.
Nell'ambito di tale iniziativa, si è provveduto ad invitare i comuni individuati quali sedi di distaccamenti volontari, a predisporre quanto di competenza in termini di reperimento delle risorse umane, di definizione della sede di servizio e di ogni altra questione di ordine logistico-amministrativo.
L'istituzione del distaccamento permanente di Torino e di quello misto di Borgosesia è, invece, subordinata alla effettiva disponibilità di risorse materiali ed umane, tenuto conto che presso i Comandi provinciali VV.F. del Piemonte si registrano carenze di organico del tutto in linea con quelle nazionali e che ulteriori assegnazioni di personale dipendono dall'emanazione di provvedimenti legislativi ad hoc.
È opportuno precisare inoltre che agli impegni connessi allo svolgimento delle Olimpiadi dell'inverno scorso si è fatto fronte attraverso l'orario straordinario e il raddoppio dei turni e non a personale proveniente dalle altre sedi.
La dotazione degli automezzi dei Comandi provinciali dei vigili del fuoco del Piemonte è, invece, rispondente, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, alle varie esigenze di soccorso.
Si assicura comunque che le necessità rappresentate dall'interrogante sono tenute in debita considerazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.