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Allegato B
Seduta n. 96 del 23/1/2007
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
BENVENUTO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese gran parte del trasporto merci è affidato alla modalità stradale attraverso una miriade di piccole e piccolissime aziende anche di tipo famigliare;
tale forte diffusione e frammentazione comporta alcuni effetti assai significativi sulla sicurezza stradale e sulla sicurezza dei lavoratori spesso sottoposti a intensi turni di lavoro;
la competizione di un mercato molto frammentato porta spesso ad una pressione nei confronti dei conducenti che li induce a turni di lavoro molto pesanti a scapito della loro stessa sicurezza e con evidenti pesanti riflessi sull'incidentalità e sulla sicurezza delle nostre strade ed autostrade;
sulla rete autostradale ed in prossimità dei punti di carico e scarico (porti, interporti, eccetera) mancano a tutt'oggi una serie di aree di sosta attrezzate con adeguati servizi (parcheggi di stoccaggio) e tale fatto comporta una serie di pesanti disagi per la categoria degli autisti;
le garanzie sindacali per la categoria sono al momento insufficienti ed aleatorie al punto che risulta assai problematica l'applicazione dello stesso contratto collettivo di lavoro;
le stesse leggi che regolano il settore sono spesso disapplicate ed i controlli non sono oggi sufficienti a garantire i diritti dei lavoratori e la sicurezza degli utenti delle nostre strade -:
quali azioni e iniziative intenda intraprendere per assicurare alla categoria dei lavoratori dipendenti dell'autotrasporto una adeguata tutela sul piano della sicurezza del lavoro e agli utenti della strada la garanzia dell'effettiva sicurezza ed incolumità;
quanti e quali controlli siano stati effettuati negli anni passati e con quali esiti in relazione al rispetto delle normative sugli orari di guida e sulle soste stabiliti dalle normative vigenti e dal contratto collettivo di lavoro.
(5-00589)
Interrogazione a risposta scritta:
ROSSI GASPARRINI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
da pochi anni si è sempre più focalizzata l'attenzione sul fenomeno del lavoro precario, un fenomeno relativamente nuovo, tipico delle trasformazioni profonde che hanno caratterizzato e caratterizzano il mondo del lavoro;
la partizione classica a cui per generazioni siamo stati abituati e che per anni ha sottointeso l'organizzazione del mondo del lavoro quella cioè tra lavoro autonomo e lavoro subordinato, è ormai decisamente superata da una nuova e complessa realtà;
questo cambiamento profondo è avvenuto rapidamente cogliendo impreparate le istituzioni e chi le rappresenta, ed anche lo stesso legislatore;
siamo in evidente ritardo rispetto ad una realtà che invece procede a velocità enorme, basti pensare che lo statuto dei lavoratori data 1970, non esisteva il telecomando, era un mondo diverso, per tanti aspetti un altro mondo, e se quello strumento legislativo risultato di un'enorme conquista civile è stato utile per difendere i diritti dei lavoratori di ieri, ma forse, da solo, appare inappropriato per promuovere quelli dei lavoratori di oggi, di fronte ai quali emerge la necessità di pensare responsabilmente ad un aggiornamento degli strumenti che abbiamo a disposizione, ad esempio all'opportunità di uno statuto dei lavori;
un lavoro sicuro, o meglio una prospettiva concreta di lavoro resta la molla principale fondamentale ed ineludibile per lo sviluppo, oggi questa prospettiva è sempre più labile, contemporaneamente abbiamo perso potere d'acquisto ed il senso di precarietà travalicando la realtà lavorativa coinvolge l'intera realtà sociale specie dei più giovani;
non è con scelte ideologiche che si può affrontare i cambiamenti che abbiamo di fronte, ma al contrario, attraverso una concreta politica di riforme, tenendo presente che queste comportano inevitabilmente dei costi;
è necessario, inoltre, tenere presente che la cosiddetta precarietà, non è una caratteristica esclusiva dei più giovani lavoratori;
in Italia sono circa 700 mila i lavoratori che superati i quarant'anni, perso il posto di lavoro, non riescono più a ricollocarsi, non è un problema da sottovalutare, parliamo di intere famiglie che finiscono per trovarsi allo sbando;
è un fenomeno già riscontrato in diversi Paesi europei e delineatosi anche nitidamente negli stessi Stati Uniti, e lungi dall'essere un fenomeno marginale è destinato ad assumere i connotati di un vero e proprio allarme sociale;
è una realtà complessa, se mai si potesse stilare una triste classifica, forse addirittura peggiore per diversi aspetti della precarietà giovanile, coinvolge anche professionisti affermati ed inevitabilmente le loro famiglie, i loro figli, una realtà tanto complessa che può diventare drammatica provocando esclusione sociale e mettendo a rischio la tenuta delle intere famiglie coinvolte;
è un fenomeno che coinvolge tutta Europa, ma che in Italia è ancora più preoccupante visto che il tasso di occupazione tra i lavoratori «anziani» (50-64 anni) è già a livelli minimi: poco più del 38 per cento contro il 72 per cento della Svezia o il 65 della Danimarca;
nell'Agenda di Lisbona, l'Unione europea si è data come target quello di portare l'occupazione tra gli ultra 55-enni al 50 per cento nel 2010;
spesso le aziende preferiscono liberarsi dei lavoratori più costosi per assumerne di più giovani meno remunerati e con forme contrattuali più leggere, è un trend che se non interrotto provocherà l'affermazione di una vita lavorativa breve e precaria, che produce altresì perdita di professionalità e dunque di competitività e di qualità del prodotto a scapito dei consumatori, un meccanismo perverso che è necessario interrompere;
il legislatore non può rimanere inerme rispetto a tale fenomeno;
nell'ultima legge finanziaria il Governo ha adottato misure specifiche per contenere la precarizzazione del mondo del lavoro -:
quali siano le intenzioni del Governo rispetto allo specifico problema dei nuovi precari, e quali gli strumenti, ed in quali tempi, che si pensa di poter mettere in campo per combattere il fenomeno di quelli che vengono definiti la nuova frontiera dei precari, quelli più anziani.
(4-02250)