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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 114 di giovedì 22 febbraio 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
La seduta comincia alle 10,15.
RINO PISCITELLO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Casini, Dato, Donadi, Franceschini, Marcenaro, Maroni, Oliva, Pagliarini, Realacci, Rigoni, Sgobio, Stucchi, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio delle dimissioni del Governo.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 21 febbraio 2007, la seguente lettera:
«Onorevole Presidente, La informo che in data odierna, tenuto conto del voto espresso dal Senato della Repubblica, ho rassegnato al Capo dello Stato le dimissioni del Gabinetto da me presieduto.
Il Presidente della Repubblica si è riservato di decidere ed ha invitato il Governo a restare in carica per il disbrigo degli affari correnti. Firmato: Romano Prodi» (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1236 - Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa (Approvato dal Senato) (A.C. 2200) (ore 10,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n.299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa.
Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi per l'illustrazione degli ordini giorno presentati.
Per un richiamo al regolamento (ore 10,21).
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, tre colleghi parlamentari hanno chiesto, secondo quanto riportato da una agenzia di stampa, che Palazzo Chigi effettui una inchiesta interna per individuare le responsabilità del personale addetto alla sicurezza e alle funzioni interne di quel palazzo, in relazione ad un episodio verificatosi ieri. L'onorevole Gasparri avrebbe creato una grave lesione istituzionale. E l'indagine viene richiesta al fine di condannare il collega Gasparri!
Onorevole Presidente, ieri, ad una certa ora, mentre era in corso una manifestazione esterna a Palazzo Chigi, all'altezza di Galleria Colonna, una troupe televisiva ha invitato l'onorevole Gasparri a rilasciare un'intervista all'interno della sala stampa di Palazzo Chigi. L'onorevole Gasparri è entrato a Palazzo Chigi in maniera normale, tranquilla (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Abusivo!
TEODORO BUONTEMPO. Chi dice cosa diversa non conosce i fatti.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei non sta svolgendo un richiamo regolamento...
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi riferisco agli articoli 41 e 43 del regolamento.
PRESIDENTE. Non sono pertinenti. Comunque, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Lei non può dire questo!
PRESIDENTE. Le assicuro che lei non sta svolgendo un richiamo al regolamento. In ogni caso, le chiedo di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. La ringrazio. Per rassicurarla e per dimostrarle che non stiamo violando il regolamento, intervengo per chiedere, suo tramite, al Presidente della Camera, di intervenire presso la Presidenza del Consiglio, poiché la dottoressa Zampa, entrata nella sala stampa dove un deputato stava rilasciando una semplice intervista ad una televisione, ha creato un caso, con l'intervento di tre parlamentari e con la condanna del personale. Sottolineo che la funzionaria ha invitato un deputato ad uscire dalla sala stampa. Noi non siamo una stazione ferroviaria, mentre Palazzo Chigi è uno scrigno impenetrabile! Entrare nella sala stampa di Palazzo Chigi, per un parlamentare, nell'esercizio delle sue funzioni, - ecco il richiamo al regolamento - è un atto che va tutelato, a meno che la sua presenza non disturbi le funzioni che normalmente si svolgono all'interno di quel palazzo.
Concludo, Presidente. I tre parlamentari, Bianchi, Ceccuzzi e Sodano - la Bianchi è molto abile nel salto triplo da una parte all'altra - si attengano alla difesa del parlamentare piuttosto che a quella di un funzionario che, violando il rispetto istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo. Riferirò la sua richiesta al Presidente della Camera.
TEODORO BUONTEMPO. Grazie a lei.
Si riprende la discussione (ore 10,24).
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno (vedi l'allegato A - A.C. 2200 sezione 1).
L'onorevole Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/5.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, sono un po' imbarazzato ad illustrare l'ordine del giorno che ho presentato insieme con altri colleghi, in quanto esso viene proposto ad un Governo, a cui si chiede, se sarà approvato dal Parlamento, Pag. 3di metterlo in pratica con provvedimenti ad hoc. Il fatto è che oggi non esistono più un Governo e una maggioranza. Non che prima esistessero, onestamente. Eravate divisi su tutto, tenuti insieme dal solo collante dell'antiberlusconismo.
Oggi, tuttavia, l'ennesima manifestazione delle vostre contraddizioni interne ha posto in evidenza davanti a tutto il mondo ciò che tutti sapevano: il Presidente del Consiglio è nudo, è senza maggioranza dopo pochi mesi di Governo in cui si è visto tutto e il contrario di tutto. Prodi è, per la seconda volta, mandato a casa da chi lo ha riusato in campagna elettorale. Adesso verrà reincaricato, forse. Io spero di no, altrimenti - guardi - esiste un detto popolare molto chiaro: non c'è due senza tre. E questo fatto sarebbe comico, se non ci fossero di mezzo il destino della nazione e i gravi danni che sono stati arrecati all'economia italiana in questi pochi mesi di Governo.
Prima dell'ultima campagna elettorale avevamo detto che l'economia italiana era in ripresa, che la situazione non era tanto drammatica come la sinistra la dipingeva, come è stata proposta da molti media ai cittadini italiani, come è stata ventilata, mentendo, da molte forze che sono andate al Governo. E i risultati sono stati conclamati recentemente: l'economia italiana è in ripresa. Avete dovuto ammetterlo. Però c'è un problema: la state distruggendo con azioni di governo contraddittorie, con azioni economiche demagogiche, con le finte liberalizzazioni. La state nuovamente azzoppando. Vedete, voi siete caduti sulla politica estera, così evidenziando le ampie contraddizioni esistenti, ma questo sarebbe potuto accadere per tanti altri motivi, su tematiche essenziali quali la famiglia, i valori etici, l'infrastrutturazione della nazione, le contraddizioni sulla TAV, le tematiche del lavoro, la legge Biagi.
Procedo comunque alla illustrazione del mio ordine del giorno, poiché riprende tematiche del lavoro nella pubblica amministrazione.
Il sistema del pubblico impiego, a mio giudizio, è da sempre fortemente condizionato dalle impostazioni di un comparto sindacale che ha privilegiato il mantenimento dell'immobilismo di categoria piuttosto che della meritocrazia individuale. Si configura come un unico corpo titolare di uno status piuttosto che come un organismo, strumento di gestione, composto da singoli individui. In una situazione di statica quotidiana, nella quale non si è riusciti ad introdurre altro che l'ottenimento di trattamenti economici e di progressi di carriera legati all'anzianità di servizio, lo stretto legame tra sindacato e governi di sinistra non ha tenuto conto di alcune semplici considerazioni, che hanno lo scopo di ottimizzare la risposta umana del singolo dipendente.
In primo luogo, importante per me è l'eccessiva burocratizzazione delle mansioni, ridotte a mera applicazione di norme e timbri, il che fa diminuire la propensione del singolo alla valorizzazione del proprio intelletto. In secondo luogo, segnalo la mancanza di un reale ed applicato sistema di valutazione del dipendente, che tenga conto delle capacità del singolo e ne assicuri una retribuzione premiale o, viceversa, una penalizzazione rispetto all'operato.
In terzo luogo, occorre instaurare un giusto percorso di assunzione di responsabilità da parte del dipendente della pubblica amministrazione. Infatti, il sistema di tutela dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni, tramite l'interpretazione univoca dei bisogni della categoria espressa dal mondo sindacale, ha volutamente tenuto conto solo delle assicurazioni del posto fisso, tralasciando di considerare un fatto fondamentale qual è il complesso degli incentivi rappresentato dalle gratificazioni individuali, che giocano un ruolo significativo nell'efficienza dei dipendenti e, di riflesso, dell'intero sistema. Questa mancanza di gratificazioni e quest'assenza di responsabilità...
PRESIDENTE. Onorevole Galli, concluda.
DANIELE GALLI. ...hanno determinato un'affievolirsi della volontà e delle motivazioni del dipendente della pubblica Pag. 4amministrazione nell'essere efficiente: per quale motivo lavorare di più e meglio? Come, quando e dove andranno i benefici?
Concludo, signor Presidente, chiedendo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Galli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2200/6, di cui è cofirmataria.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, poiché la spesa pubblica italiana risulta essere esorbitante e difficilmente si potrà riportare in pari il bilancio dello Stato, ritengo che si dovrebbero adottare tecniche di gestione moderne utilizzate, ad esempio, in ordine al lavoro nelle imprese.
Innanzitutto, è indispensabile verificare che all'interno dei ministeri non si creino rivoli dispersivi di denaro pubblico. Ciò accade se non si procede ad effettuare controlli rigorosi.
Si dovrà largamente favorire nella pubblica amministrazione il diffondersi del metodo di lavoro vigente nelle imprese, dove con oculatezza sono affrontate le necessarie spese in vista degli indispensabili profitti.
Una notevole riduzione dei costi di spesa, quindi, non significa inadeguatezza e/o inefficacia dei risultati, ma anzi comporterà un'ottimizzazione di essi senza nulla togliere al rispetto del lavoro dei singoli dipendenti e a vantaggio di tutti i cittadini.
Essere severi nei controlli della pubblica spesa è sinonimo di capacità di dare garanzie di correttezza nella gestione del pubblico denaro che, sempre più marcatamente, purtroppo, come l'ultima finanziaria ha dimostrato, i contribuenti italiani sono chiamati a dare allo Stato.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Con riferimento a quale articolo?
NICOLA BONO. Signor Presidente, il mio, più che altro, vuole essere un richiamo al rispetto della Costituzione: essendone il regolamento della Camera dei deputati espressione diretta, per l'ovvia conseguenza del combinato disposto, ciò mi induce a chiedere la parola per un richiamo del regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, lei sa che al termine della seduta antimeridiana potrà intervenire per porre questioni anche estranee alle materie trattate nei punti dell'ordine del giorno.
NICOLA BONO. Presidente, non si tratta di un problema...
PRESIDENTE. Se la questione sollevata non ha attinenza con il regolamento, lei non può intervenire per un richiamo al regolamento! Lei è un giurista e lo sa molto bene. Mi pare, quindi, opportuno doverla richiamare perché o lei fa riferimento ad un articolo del regolamento oppure interviene su una materia attinente al punto dell'ordine del giorno in discussione, altrimenti non posso concederle la parola. L'ho già fatto poc'anzi dando la parola all'onorevole Buontempo. Lei, quindi, si rende conto che un richiamo generico alla Costituzione...
NICOLA BONO. Presidente, se lei non mi dà la possibilità di spiegare...
PRESIDENTE. Noi siamo qui impegnati a rispettare la Costituzione comunque!
NICOLA BONO. Se mi fa parlare, le spiego...
PRESIDENTE. Onorevole Bono, la faccio parlare, ma la prego di riferirsi ad un articolo preciso del regolamento in modo che io possa consentirle di intervenire a questo titolo.
Pag. 5NICOLA BONO. Presidente, faccio riferimento agli articoli 41 e 43 del regolamento che attengono...
PRESIDENTE. Bene. L'articolo 41 del regolamento prevede che i richiami al regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale. Lei intende intervenire per uno di questi casi?
NICOLA BONO. Se lei, Presidente, mi fa parlare, forse giungeremo ad una conclusione.
PRESIDENTE. Allora, prego, onorevole Bono, ha facoltà di parlare.
NICOLA BONO. Presidente, la trovo molto fiscale. Il fatto di poter intervenire al termine dei lavori della mattinata non è sicuro perché noi non sappiamo cosa succederà al termine della seduta antimeridiana: se le Camere venissero sciolte, potrei anche non parlare più e la questione che desidero sollevare rimarrebbe irrisolta.
PRESIDENTE. Le assicuro, onorevole Bono, che vi sarà un fine seduta regolare.
NICOLA BONO. Presidente, quella che desidero porre all'attenzione dell'Assemblea è una questione che deve essere affrontata immediatamente. Sarò molto breve.
Il richiamo al regolamento concerne il rispetto che la Presidenza della Camera deve garantire quale impegno verso il Parlamento e ogni suo singolo componente. Nell'intervento dell'onorevole Buontempo non si era arrivati ad una conclusione.
La domanda è volta a sapere come intenda la Presidenza della Camera tutelare soprattutto e non soltanto la dignità dell'onorevole Gasparri, che si trova attaccato, bensì anche la stessa funzione del Parlamento. Ci troviamo, infatti, di fronte ad un atteggiamento con cui si manca di rispetto all'istituzione parlamentare e che è addirittura lesivo dell'articolo 21 della Costituzione. Il collega Gasparri aveva diritto di andare a Palazzo Chigi ed esprimere la sua opinione. Egli, invitato dall'emittente LA7 nella sala stampa ad esprimere la sua opinione su un fatto pubblico come quello della crisi di Governo, non poteva essere cacciato via da un funzionario qualunque, così com'è invece accaduto!
Come si può giustificare il fatto che sia stato mandato via? Come intende la Presidenza della Camera tutelare l'istituzione e attraverso quali forme intende stabilire che l'onorevole Gasparri non ha violato alcuna norma ma che, invece, si trovava lì ad esercitare il suo diritto di parlamentare?
PRESIDENTE. Onorevole Bono, mi rendo conto del clima di queste ore, quindi capisco anche quali possano essere le intenzioni dell'opposizione, che utilizza tutti gli strumenti - anche quelli impropri - per rallentare lo svolgimento dei lavori. Lei sa molto bene che la questione sollevata, tra l'altro, attiene ai profili organizzatori di un'altra istituzione, la cui autonomia è definita proprio dalla Costituzione, così come lei m'insegna; dunque, la Camera non può intervenire sotto questo profilo.
In ogni caso, mi sono impegnato a riferire il fatto al Presidente della Camera il quale, sicuramente, farà quanto necessario. Mi pare di capire che non siamo di fronte alla lesione di alcun diritto o prerogativa di alcun membro del Parlamento.
Il Presidente della Camera è stato già investito della questione sollevata dal suo gruppo.
L'onorevole Romagnoli ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Romele n. 9/2200/27, di cui è cofirmatario.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, prima di cominciare il mio intervento, mi chiedo se sia ancora possibile rivolgermi a lei quale Presidente e ai signori rappresentanti del Governo in quanto tali, visto e considerato quanto è successo...
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PRESIDENTE. Io sono Presidente dell'Assemblea e, quindi, può rivolgersi sicuramente a me in questo modo. I signori rappresentanti del Governo sono sicuramente ancora tali, posto che esiste comunque un Esecutivo che, come lei sa, è impegnato a garantire l'ordinaria amministrazione.
In ogni caso, stiamo discutendo di ordini del giorno riferiti ad un decreto-legge che la Costituzione ci impone di esaminare anche in caso di dimissioni del Governo.
MASSIMO ROMAGNOLI. Bene. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe, anche per una coerenza nei confronti dei nostri elettori, dovremmo fare un po' di chiarezza; e non soltanto per gli elettori residenti in Italia ma anche per quelli residenti all'estero che in questa legislatura - ve lo assicuro - ci seguono con interesse, visto che ci sono anche diciotto parlamentari eletti nella Circoscrizione estero.
In merito all'ordine del giorno in esame, ritengo che questa maggioranza dovrebbe offrire qualche spunto di autocritica al dibattito parlamentare, se non altro per dimostrare buona fede nell'adottare una norma che comunque apprezzo, perché elimina il pasticcio che lo stesso Governo ha causato. La previsione che si intende abrogare è stata approvata nel corso dell'esame di una legge finanziaria per il cui varo è stato determinante, per esempio, il voto dei senatori a vita; questi hanno consentito che passasse anche questa norma insieme all'obbrobrio caratterizzato dal complesso delle disposizioni della legge finanziaria medesima.
Altra considerazione è relativa alla firma da parte del Capo dello Stato della legge finanziaria, poiché questa norma misteriosa aveva un contenuto contrario a quanto previsto dall'articolo 81 della Costituzione. Mi domando, quindi - se ciò è vero - come sia stato possibile; a questo punto, infatti, la finanziaria sarebbe stata firmata pur avendo un contenuto contrario all'articolo 81 della Costituzione.
È stata firmata prima la finanziaria? Ma, allora, questa era contraria alla Costituzione! È stato firmato prima il decreto? Ma se non c'è la finanziaria, non c'è la portata normativa, quindi, questo decreto non avrebbe potuto essere firmato!
L'unico modo, a mio avviso, per risolvere il fitto mistero è che i due provvedimenti siano stati firmati contemporaneamente - uno con la mano destra e l'altro con la mano sinistra - e di ciò ringraziamo il Capo dello Stato, anche se ci rimane il dubbio su cosa sia stato firmato con la mano sinistra.
Nell'illustrare il mio ordine del giorno, vorrei esprimere il mio inconfutabile sdegno in ordine al tentativo di introdurre alcune norme antidemocratiche nel testo della legge finanziaria, che dovrebbe costituire uno strumento di pianificazione economica e strutturale per il nostro Paese.
Pertanto, attraverso l'ordine del giorno in esame, si impegna il Governo ad informare il Parlamento, come richiesto anche da autorevoli esponenti della sua maggioranza, circa le ragioni che hanno portato all'introduzione di una norma che ha destato scalpore per il suo contenuto nonché a legiferare, per il futuro, in modo più attento e consapevole.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bertolini: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/1.
L'onorevole Uggè ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Floresta n. 9/2200/16, di cui è cofirmatario.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente anch'io, come i colleghi che mi hanno preceduto, provo un certo imbarazzo - potrei far ricorso al Falqui, per il quale «basta la parola» -, in quanto in questo momento non siamo di certo in presenza di un Governo in grado di esercitare il proprio ruolo. Pertanto, rivolgermi al Governo in una situazione del genere, presentando un ordine del giorno che sostanzialmente invita l'Esecutivo ad assumere comportamenti più virtuosi, più rispettosi e più in linea con le esigenze di funzionalità del Pag. 7Paese e della pubblica amministrazione, costituisce un esercizio rituale, ma con scarsa possibilità che il mio invito venga accolto.
In ogni caso, il gruppo di Forza Italia condivide il decreto-legge in esame per un senso di solidarietà nei confronti di un Governo che ha dimostrato anche in questa occasione di essere pasticcione e di continuare a collezionare brutte figure. Dunque, per evitare all'Esecutivo una ulteriore brutta figura anche su questo aspetto, siamo favorevoli all'approvazione di un provvedimento che tenta di rimediare ad un errore, ad un'operazione forse poco limpida, che certamente ha fatto perdere credibilità a questo Governo.
La domanda che sorge spontanea è la seguente: si è trattato di un errore di percorso o di un'imprecisione tecnica? Tuttavia, come è stato già ricordato, il fatto che l'emendamento Fuda sia stato rivisitato prima della sua presentazione al Senato lascia intravedere che probabilmente vi è stato qualche tentativo di far passare sotto silenzio questo aspetto vergognoso. Pertanto, potremmo tranquillamente affermare che il Governo «ci ha provato» e che gli è andata male, in quanto vi è stata la reazione non solo dei gruppi di opposizione, ma anche di qualche rappresentante della maggioranza.
Così il suddetto emendamento è stato corretto con questo decreto-legge, sulla cui regolarità si potrebbe disquisire a lungo. In tal modo, si è tentato di porre rimedio ad una evidente, ma non più cancellabile, brutta figura del Governo.
Purtroppo, non si tratta di un atteggiamento a sé stante, in quanto ormai il Governo ci ha abituati a tali comportamenti. Infatti, spesso abbiamo visto approvare - ovviamente senza il concorso dell'opposizione - provvedimenti che poi sono stati corretti attraverso ordini del giorno con i quali si impegnava il Governo a non dare attuazione ad una determinata norma approvata dall'Assemblea.
Si tratta di una situazione ridicola, che ha dimostrato al Paese quanto il Governo sia poco serio e poco credibile. Altro che Governo serio e destinato a durare una legislatura, come il Presidente (o l'ex Presidente) del Consiglio andava ripetendo per le strade d'Italia, ridacchiando qua e là per mostrarsi fiducioso sul proprio futuro!
Purtroppo gli italiani hanno dovuto constatare, pagando sulla propria pelle, la scarsa affidabilità di questo Esecutivo, che ha dimostrato poca attitudine a governare, superficialità ed improvvisazione.
Basterebbe prendere in considerazione il decreto-legge cosiddetto «mille proroghe», ad esempio. In quel provvedimento avete inserito norme volte a modificare quelle appena approvate nell'ambito della legge finanziaria. Alla Camera è stato impedito di inserire norme che poi sono state introdotte al Senato, per cui ad alcune categorie avete consentito di ottenere la proroga relativa alle leggi-delega, e quindi di operare tramite decreti legislativi, mentre ad altre tutto ciò è stato negato. Avete fatto «figli e figliastri», con un comportamento a «zig zag», come siete abituati a fare. Gli amici si rispettano e si proteggono, al contrario degli altri, senza un filo logico che dimostri la volontà di governare bene il Paese.
Con il decreto «mille proroghe» avete cercato di correggere errori macroscopici che oggi sono interamente sotto gli occhi di tutti.
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, la prego di concludere.
PAOLO UGGÈ. In sostanza, avete dimostrato agli italiani che non sapete governare. Altro che dire: «anche i ricchi piangono»! Avete dimostrato di voler punire le fasce deboli e di voler creare nuove povertà nel nostro Paese. L'ultimo esempio è quello dei diversamente abili, ai quali avete addirittura ridotto gli assegni familiari. Complimenti: è un Governo che si pone l'obiettivo di modificare le difficoltà della gente! Con questo ordine del giorno...
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, la prego di concludere.
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PAOLO UGGÈ. Sto concludendo, signor Presidente.
Quindi, volevo impegnare il Governo a presentare provvedimenti legislativi più rispondenti alle norme in vigore, evitando di proseguire in una legislazione confusa ed incerta. Tuttavia, alla durata del Governo ci avete già pensato voi...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Uggè.
L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/10.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come lei forse ricorderà, il 28 dicembre dello scorso anno, nel corso di una seduta che, con l'eccezione di rare e virtuose presenze, andò semideserta (si trattava di una seduta che prevedeva comunicazioni da parte della Presidenza in ordine ad alcuni decreti-legge depositati dal Governo presso questa Camera), insieme all'onorevole Gasparri sollevai il caso del decreto-legge che ora stiamo convertendo, il cosiddetto «decreto Fuda», che costituisce anche un caso politico.
In questa sede l'approfondimento è stato relativo, visto che il provvedimento è molto sintetico, consta di un solo articolo, e che il solo emendamento riferito al testo è stato peraltro dichiarato inammissibile dalla Presidenza.
Non voglio entrare in questioni riguardanti il merito o fare una «caccia alle streghe» sulle responsabilità dei presunti mandanti; non credo sia questa la sede idonea perché il decreto in oggetto è, tutto sommato, un atto dovuto che in parte viene incontro anche a esigenze evidenziate nell'ambito delle critiche politiche che noi stessi, come opposizione, abbiamo mosso. Questo decreto, in qualche modo, sana un caso che ha dato vita a diverse polemiche anche in seno alla maggioranza parlamentare.
Mi preme sottolineare (è questo il contenuto dell'ordine del giorno a mia firma, sottoscritto anche dall'onorevole Carfagna) il fatto che il decreto-legge di correzione del «comma Fuda», contenuto all'interno della legge finanziaria, è stato emanato dal Governo prima che la stessa legge finanziaria avesse effetti giuridici, ed è quindi entrato in vigore precedentemente ad essa in virtù della decretazione d'urgenza. Quindi, per dolo, per volontà, per errore o per distrazione (ripeto che non voglio ricostruire in questa sede il caso specifico perché molti già lo conoscono e magari ad altri non interessa) è stato adottato questo modo curioso di legiferare.
Abbiamo una legge finanziaria di un unico articolo, composto da oltre 1400 commi, all'interno della quale, signor Presidente, risulta chiaramente difficile controllare tutto! Ricordo che, quando venne posta la questione di fiducia, non si riuscì a compiere un approfondimento del testo non solo tecnico, ma neanche politico!
Il fatto che, oggi, ci troviamo ad esaminare un provvedimento del genere significa, signor Presidente, che sussiste la necessità, come ammesso dalla stessa Presidenza, di riformare il procedimento di approvazione della legge finanziaria; vorrei segnalare, peraltro, che su questo tema si sta avviando un dibattito condiviso, in qualche modo, sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione. Noi aggiungiamo che, oltre a ciò, occorrerebbe riscoprire il significato del dibattito parlamentare, in presenza del quale, probabilmente, il Governo non avrebbe commesso errori del genere, oppure non ci saremmo trovati in questa situazione.
La soppressione del cosiddetto comma Fuda è un elemento, ma forse ce ne sarebbero potuti e dovuti essere altri. Cosa dire, allora, di fronte alla riduzione degli assegni INPS per i disabili? Forse sarebbe stato necessario varare un altro decreto-legge per correggere tale stortura; altrimenti, evidentemente, non si riesce a comprendere il motivo per cui, con una legge finanziaria che, secondo il Governo, si ispira al principio della difesa dei più deboli, si penalizzano proprio i più sfortunati, i più svantaggiati ed i più disagiati.
Esiste, dunque, un problema di fondo, che riguarda non soltanto il meccanismo di approvazione della legge finanziaria, ma anche il modo di procedere cui si è fatto ricorso. Si tratta, chiaramente, di un modo Pag. 9che è frutto del fatto che la maggioranza, specie in una delle due Camere, non è più tale. Osservo che non lo è più non soltanto dopo quanto è successo ieri, signor Presidente (è su tutti i giornali e sotto gli occhi di tutti), ma ormai da molto tempo, su tanti argomenti e temi rilevanti.
È questo il motivo per cui, signor Presidente, la questione di fiducia è stata posta in un certo modo ed è per questo che la maggioranza ha tenuto al Senato, sotto la minaccia costante e continua del Governo, in tutti questi mesi. È questa la ragione per cui poi, signor Presidente, le contraddizioni implodono all'interno ed esplodono all'esterno!
Quindi, crediamo che questo sia uno strumento...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
SIMONE BALDELLI. ... di esercizio dell'attività di Governo che debba essere corretto e rivisitato.
Riteniamo che il Governo - o quello che ne rimane, signor Presidente: apprezzo la sua precisazione fatta in precedenza - per i prossimi mesi - se ci sarà! - dovrà prestare attenzione. Credo anche che la Camera dei deputati, in qualità di ramo del Parlamento coerente, cosciente e responsabile, debba tenere gli occhi molto aperti. Questo è il senso dell'ordine del giorno da me presentato, nonché della nostra posizione.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2200/1, a condizione che venga riformulato nel senso di espungere la parte motiva e di sostituire, alla seconda riga del dispositivo, la parola «più» con la seguente: «sempre».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2, il Governo lo accetta se riformulato nel senso di espungere la parte motiva e di sopprimere, alla seconda riga del dispositivo, la parola «più».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Armosino n. 9/2200/3, a condizione che venga riformulato nel senso di espungerne la parte motiva.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2200/4, se riformulato nel senso di espungere la parte motiva e di sostituire, alla terza riga del dispositivo, la parola «più» con la seguente: «costantemente».
Con riferimento all'ordine del giorno Galli n. 9/2200/5, il Governo lo accetta se riformulato nel senso di espungere la sua parte motiva.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2200/6, a condizione che venga espunta la parte motiva e che sia sostituita, al secondo rigo del dispositivo, la parola «più» con la seguente: «sempre».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Franzoso n. 9/2200/7.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Ravetto n. 9/2200/8, il Governo lo accetta, a condizione che venga riformulato con l'espunzione della parte motiva.
Con riferimento all'ordine del giorno Giudice n. 9/2200/9, il Governo lo accetta, a condizione che venga riformulato nel senso di espungere la parte motiva.
L'ordine del giorno Baldelli n. 9/2200/10, viene accettato dal Governo a condizione che venga riformulato nel senso di espungere la parte motiva. Lo stesso discorso vale per gli ordini del giorno Carfagna n. 9/2200/11, Santelli n. 9/2200/12, Boscetto n. 9/2200/13, Nan n. 9/2200/14 e Lenna n. 9/2200/15.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Floresta n. 9/2200/16 a Grimaldi n. 9/2200/28.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori degli ordini del giorno per i quali è stata proposta una riformulazione se accettino la richiesta del Governo o se confermino il testo dei loro ordini del giorno.
Desidero specificare che, essendoci la possibilità di intervenire, interpellerò i Pag. 10presentatori di ciascun ordine del giorno, che dovranno semplicemente rispondere «sì» o «no».
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Bertolini n. 9/2200/1 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. No, signor Presidente, non l'accettiamo.
PRESIDENTE. Si intende quindi che il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vorrei chiedere al sottosegretario se intenda accettare una riformulazione della premessa nel senso di sostituire le parole: «il Governo ha dedicato un'insufficiente attenzione» con le parole: «il Governo ha dedicato una totale disattenzione». Se le sta bene, lo riformuliamo (Commenti).
PRESIDENTE. Ho capito. Mi pare che vi sia indisponibilità da parte del rappresentante del Governo. In ogni caso, do la parola al sottosegretario Li Gotti.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Totale indisponibilità!
PRESIDENTE. Sta bene. Dunque, anche sull'ordine del giorno in questione, si deve intendere che il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Armosino n. 9/2200/3 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. No, signor Presidente, non l'accettiamo.
PRESIDENTE. S'intende, quindi, che su quest'ordine del giorno il Governo esprima parere contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2200/4 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non l'accettiamo.
PRESIDENTE. Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Galli n. 9/2200/5 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, vorrei conoscere dal Governo l'esatta riformulazione che propone e che non ho colto precedentemente.
PRESIDENTE. Il Governo ha chiesto di riformulare l'ordine del giorno nel senso di espungere la parte motiva.
DANIELE GALLI. Sì, Presidente, se è accettato, accolgo la riformulazione, anche se, ovviamente, da parte di un Governo...
PRESIDENTE. Non è aperta la discussione; lei ha accolto la riformulazione proposta dal Governo. Quindi, il parere dello stesso è favorevole, certamente solo sul dispositivo, essendo stata espunta la premessa.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2200/6 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
PAOLA PELINO. No, Presidente, non accettiamo la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene, quindi, il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Ravetto n. 9/2200/8 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
LAURA RAVETTO. No, signor Presidente, non l'accettiamo.
PRESIDENTE. Dunque, anche in questo caso, il parere del Governo è contrario.Pag. 11
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Giudice n. 9/2200/9 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
GASPARE GIUDICE. No, Presidente, non l'accetto.
PRESIDENTE. Sta bene, dunque, il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/2200/10 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, potrei anche accettare la riformulazione; tuttavia, il Governo dovrebbe venirmi incontro. In particolare, se si potesse scrivere «ex Governo» nella parte del dispositivo...
PRESIDENTE. Dunque, non accetta la riformulazione. Quindi, il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Carfagna n. 9/2200/11 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. No, Presidente, non l'accetto.
PRESIDENTE. Sta bene, quindi il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Santelli n. 9/2200/12 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
GABRIELE BOSCETTO. Sì, Presidente, l'accetto.
PRESIDENTE. Essendo stata accettata la riformulazione, viene espunta la premessa. Rimane il dispositivo sul quale il parere del Governo è favorevole.
Onorevole Boscetto, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2200/13?
GABRIELE BOSCETTO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Conseguentemente, espunto la premessa, il testo risultante dalla riformulazione comprende solo la parte dispositiva, accettata dal Governo.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Nan n. 9/2200/14 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, mi scusi, ma non ha alcun senso accettare questo ordine del giorno se vengono espunte le premesse, che ne costituiscono una parte fondamentale; inviterei pertanto il Governo a modificare il proprio avviso sulle premesse.
PRESIDENTE. Non può contrattare con il Governo: accetta o non accetta la riformulazione proposta dal Governo?
PIERALFONSO FRATTA PASINI. No, signor Presidente, e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lenna n. 9/2200/15 non accettano la riformulazione proposta e insistono per la votazione.
Ricordo che sui restanti ordini del giorno il parere del Governo è contrario.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Holzmann. Ne ha facoltà.
GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, confesso che non pensavo di dover intervenire nuovamente su questioni legate alla legge finanziaria. Come neoparlamentare, sono rimasto abbastanza stupito della perdurante prassi del Governo di utilizzare le leggi finanziarie per modificare altre leggi precedenti, sottraendo così la competenza legislativa all'Assemblea parlamentare; lo stesso deve dirsi per la prassi di ricorrere così sovente alla decretazione Pag. 12d'urgenza e al voto di fiducia per blindare provvedimenti che il Governo intende approvare. Governo che in questo momento, peraltro, è caduto!
Per quanto attiene alla legge finanziaria, come neoparlamentare mi ha sorpreso, e non poco, dover discutere di un complesso di norme e di articoli - peraltro, di difficile comprensione: la materia finanziaria è abbastanza arida - sapendo che a breve sarebbero stati modificati da un maxiemendamento presentato dallo stesso Governo.
Quindi, passi pure la questione relativa all'uso del voto di fiducia (posso anche comprendere a tale riguardo che il Governo intendesse dare tempi certi alla discussione della propria legge finanziaria), ma la vicenda non può in alcun modo essere giustificata nel merito.
È evidente che nella stesura della legge finanziaria è mancata una concertazione politica all'interno della maggioranza e ci si è affidati esclusivamente ai tecnicismi del ministro competente, il quale - senza nulla voler togliere alle sua capacità - ha evidentemente una poderosa esperienza professionale nel campo bancario ed economico ma (mi pare di comprendere) è un neofita della politica. Quindi, è mancata una cabina di regia sul piano politico e gli effetti nefasti di ciò si sono rilevati immediatamente, già in corso di discussione della legge finanziaria, con riunioni di maggioranza e con la necessità, da parte dei parlamentari della maggioranza, di presentare molte proposte emendative fino a giungere, poi, ai maxiemendamenti presentati dal Governo.
In questo ginepraio, in questa confusione generale, si è introdotto anche un articolo che ha sostanzialmente impedito al Governo di continuare certi procedimenti di carattere amministrativo perché rischiavano la prescrizione. Si è trattato infatti di un articolo della finanziaria che ne riduceva di molto i termini.
Su tale norma si è aperto un piccolo giallo, perché nessuno se ne è assunta la paternità e quindi anche la responsabilità. Forse, sono poco informato e ho prestato poca attenzione, ma mi pare di non sbagliare se affermo che a tutt'oggi non si è ancora evidenziata una precisa responsabilità per la stesura di quell'articolo.
Oggi, quindi, il Governo corre ai ripari rispetto ad una grave manchevolezza compiuta in occasione della legge finanziaria. Torniamo quindi al vizio di fondo, al problema di carattere generale: è mancata una regia politica nel varo della legge più importante che il Governo doveva approvare lo scorso anno.
La crisi politica che si è manifestata in quella occasione si è riproposta nei mesi successivi fino ai giorni nostri, quando è diventata autentica crisi di Governo. Questa maggioranza evidenzia profonde differenze interne, che sono state enunciate, non dal sottoscritto, ma da tutti gli osservatori, dalla stampa e dai commentatori più autorevoli e che l'hanno portata a dividersi, praticamente, su tutte le questioni importanti e a cercare compromessi e soluzioni al ribasso rispetto ai presupposti che avevano portato la coalizione a vincere le elezioni. Ad esempio, potrei citare il caso dei Dico, che certamente ha causato insoddisfazione in grande parte di questa maggioranza.
PRESIDENTE. Onorevole Holzmann...
GIORGIO HOLZMANN. Concludo, signor Presidente.
Oggi, discutiamo di un altro problema che deriva proprio da questa mancanza di unità di vedute, da questa mancanza di visione di insieme della politica da parte della maggioranza.
Per questo motivo, preannuncio il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ritengo che il mio ordine del giorno 9/2200/5, che impegna il Governo a varare norme e direttive finalizzate a determinare un uso più attento delle finanze pubbliche che vengono alimentate dai contribuenti, tenda Pag. 13in pieno all'obiettivo di determinare ciò che la pubblica amministrazione deve essere; e per il cittadino italiano la qualità di vita è basata su valori a questo strettamente connessi. Il cittadino italiano, infatti, nel rivolgersi allo Stato o all'ente locale può trovare o meno gratificazione, e da ciò dipende, quindi, anche la voglia di avere senso civico ed un atteggiamento positivo rispetto allo Stato o all'ente pubblico. Di conseguenza, il cittadino è un buon pagatore di tasse e un soggetto attivo e non passivo rispetto a questo principio. Credo che questo sia uno dei principi essenziali in base ai quali si deve mettere mano al funzionamento della pubblica amministrazione, anche gratificando i lavoratori della stessa pubblica amministrazione, che devono essere sganciati da vincoli, retaggi e lacciuoli, a causa dei quali, molte volte, sono costretti a non lavorare, perché spesso lavorare significa dare il cattivo esempio. Bisogna sapere gratificare coloro che nella pubblica amministrazione fanno bene il loro dovere, così come bisogna saper bloccare e castigare chi non lo fa.
Reputo che mantenere questo impegno (ormai questo Governo di impegni non ne può più mantenere, ma è bene che ciò rimanga agli atti) sia essenziale per assicurare un buon rapporto tra cittadinanza e Stato e per poter fornire servizi. I servizi essenziali sono assicurati dalla pubblica amministrazione e da coloro che operano nel suo ambito, con i quali i cittadini entrano in relazione nel caso di una richiesta di un certificato, di un servizio o di un chiarimento. Molte volte a questo compito si viene meno. Ci si domanda perché ci sia disaffezione al voto e un distacco del cittadino rispetto alla politica e allo Stato. La risposta è nella mancanza di coesione e di capacità di dialogo. Molte volte si ha a che fare con fatti che sono in contraddizione e non si riesce a instaurare un rapporto corretto. Questo essenzialmente dipende dalla mancata approvazione delle leggi che sarebbero dovute seguire alla legge n. 30 del 1994. Si sarebbe dovuto mettere mano a questo provvedimento di legge perché era nato in un contesto in cui tutto ciò che era politica e controllo della politica in ambito amministrativo era visto nel contesto di «mani pulite», in un contesto di stretta divisione. Quando, però, è mancato il controllo della politica sugli atti amministrativi, i danni sono stati quelli che si sono verificati negli ultimi dieci anni. Pertanto, invito chi sarà al Governo in futuro a prendere provvedimenti in tal senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intendo svolgere un intervento di carattere sia generale sia particolare, riferendomi all'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2, dinanzi ad un atteggiamento del Governo che è sintomatico.
Sono rimasto sorpreso nel sentire il sottosegretario Li Gotti dichiararsi totalmente indisponibile, come se ieri non fosse accaduto niente, come se egli fosse, a tutti gli effetti, espressione di una maggioranza politica, che, invece, si è disgregata.
È innegabile che il Governo, in questo anno, non ha adottato uno straccio di provvedimento per contrastare un atteggiamento diffuso negli enti locali e nel Governo stesso. Ricordo al sottosegretario Li Gotti come, spulciando la tabella del Ministero della giustizia, scoprimmo che, a fronte di un periodo di grande crisi e a fronte della serietà e dell'austerità auspicate dall'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, ben tre milioni di euro in più erano destinati alle spese correnti del gabinetto del Ministero della giustizia.
Oltre a non aver dato il buon esempio, questo Governo, in un anno, non ha fatto nulla per contrastare le spese folli degli enti locali, se non in maniera preventiva e, magari, andando contro i comuni virtuosi. Non si è fatto nulla, invece, per reprimere il comportamento di tanti comuni - forse perché sono a maggioranza di centrosinistra - che agiscono con atti amministrativi scellerati, elargendo denari a destra e a manca.
La premessa dell'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2 (così come la ratio del Pag. 14decreto-legge che il Governo ha approvato, in fretta e furia, a fronte delle proteste di tutti rispetto ad una norma scellerata che è stata inserita in maniera davvero sorprendente dal Governo all'interno della finanziaria), un po' come quella di tutti gli ordini del giorno dei colleghi del centrodestra, invita il Governo decaduto a prendere atto del suo fallimento rispetto ad uno degli impegni tanto sbandierati dalla maggioranza di centrosinistra, ossia quello di combattere l'inefficacia e l'inefficienza e di contrastare una certa pratica diffusa negli enti locali, quella di un'amministrazione allegra, non attenta agli interessi pubblici e ad un utilizzo serio e concreto del denaro dei cittadini versato tramite le tasse.
Ci saremmo aspettati un atteggiamento più umile questa mattina, non caparbio, di chi si dice totalmente indisponibile. Penso che un atteggiamento diverso farebbe valutare gli scampoli di questo Governo fallito in maniera quanto meno più umana e intelligente, non soltanto da parte dell'attuale opposizione, ma anche da parte della nazione, che guarda sempre fiduciosa alla speranza di una politica diversa.
Sottosegretario Li Gotti, ho il piacere di vederla sempre in Commissione e vorrei finalmente, da parte sua, un atteggiamento ravveduto, anche di fronte alla situazione politica e al mondo politico, che vi sta franando addosso. Dovreste prendere atto che è arrivato il momento di fare qualcosa di serio e questo decreto-legge, che serve a salvarvi la faccia, dovrebbe anche insegnarvi qualcosa, soprattutto un po' di umiltà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pelino, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, innanzitutto, contesto la procedura che si sta seguendo per i nostri lavori. Non ho voluto fare un richiamo al regolamento, perché lei facilmente avrebbe potuto dire che il mio intervento avrebbe avuto un sapore ostruzionistico.
In realtà, quando cade un Governo, la Camera interrompe i suoi lavori. Poi, secondo la Costituzione, se vi sono decreti-legge in scadenza, anche a Camere sciolte, la Camera può essere convocata in qualsiasi momento.
Credo che la procedura regolare dovesse essere quella di chiudere i lavori. Non possiamo dare al paese l'impressione che non sia accaduto nulla! Con un Governo dimissionario ci ritroviamo in questa sede, e l'opinione pubblica rischia di non capire cosa stiamo facendo. Il Presidente della Camera dovrebbe riconvocare l'Assemblea, anche nella stessa giornata di oggi, ponendo all'ordine del giorno i decreti-legge in scadenza.
Mi rivolgo anche agli uffici della Camera: ci doveva essere una nuova e diversa convocazione. Ciò perché la Costituzione e il regolamento consentono la convocazione della Camera per i decreti-legge in scadenza. Non è possibile che, caduto un Governo, noi ci ritroviamo qui a fare «l'intervallo»! E mi rivolgo anche ai colleghi del centrodestra. Oggi, questa seduta dà l'impressione che non sia accaduto nulla e che la politica sia un grande inciucio. Non è così!
Concludo il mio intervento invitando il Presidente di turno a consultarsi con il Presidente della Camera, affinché si concludano i lavori della seduta odierna. Noi, infatti, stiamo lavorando sull'ordine del giorno di ieri. E l'ordine del giorno di ieri non può essere discusso a «Camera sciolta»; ci vuole una nuova convocazione!
Detto ciò, per quanto riguarda il merito degli ordini del giorno, devo rivolgere una domanda al centrosinistra: avete scoperto come sia potuto accadere che un emendamento, che apparentemente non voleva nulla, abbia attuato un colpo di spugna per i reati contro la pubblica amministrazione? Di ciò stiamo discutendo, onorevoli colleghi. Stiamo discutendo del famoso emendamento Fuda, che è stato inserito nella legge finanziaria. Questo Governo e Pag. 15questa maggioranza hanno detto agli italiani che la legge finanziaria conteneva un emendamento che nessuno aveva inserito! Ma ci rendiamo conto?
In realtà, onorevole Presidente, la Margherita ne dovrebbe sapere qualcosa. I processi per i consulenti d'oro coinvolgono anche l'onorevole Rutelli, presidente della Margherita (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)! Chi le parla è stato protagonista di una denuncia contro l'onorevole Rutelli sulla vicenda dei consulenti d'oro quando era sindaco di Roma. Rutelli e la sua giunta mi sembra siano stati condannati a un risarcimento di 3 miliardi e 200 milioni (cito a memoria). Inoltre, ci sono altri processi in corso che coinvolgono uomini della Margherita.
Allora, il Fuda di turno non è un soggetto isolato, così furbo (che fa rima con Fuda). È un personaggio che ha compiuto un «killeraggio» politico contro la Corte dei conti. Infatti, la Corte dei conti è sempre stata bersaglio della cattiva politica. Le dichiarazioni di Fuda e di altri esponenti si rivolgono contro la Corte dei conti, che non archivia i processi, contro i sindaci accusati di cattiva amministrazione o di sperpero pubblico! Non si può parlare di questo argomento come se stessimo discutendo di una questione di traffico! Questo è il malaffare della politica al quale oggi il Parlamento è chiamato a porre riparo, per evitare un colpo di spugna rispetto a reati commessi a danno della pubblica amministrazione...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo.
TEODORO BUONTEMPO. Ho concluso, ma se lei mi toglie la parola... Dovrebbe prima suonare il campanello!
PRESIDENTE. L'ho suonato.
TEODORO BUONTEMPO. Non l'ho sentito, chiedo scusa.
Concludo rapidamente, dicendo che questa seduta va riconvocata. La norma che dobbiamo abrogare è stata voluta dal centrosinistra per sanare i processi in corso presso la Corte dei conti!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le ricordo che questa seduta è stata convocata con questo ordine del giorno, «prosciugato» da argomenti che non fossero decreti-legge, per i quali vi è l'obbligo costituzionale di esame. L'ordine del giorno è stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo convocata ieri sera e di nuovo questa mattina.
Proseguiamo con gli interventi per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno presentati.
Constato l'assenza dell'onorevole Romagnoli, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, quella che ci tiene occupati oggi è una vicenda abbastanza singolare, perché coinvolge una serie di questioni che, se non fossero drammatiche, potrebbero risultare anche divertenti.
Il rappresentante del Governo ha sostenuto che, in relazione agli ordini del giorno presentati, il Governo non è d'accordo nella parte relativa alle premesse di molti di essi. Eppure quelle premesse, signor Presidente, sono alla base di questa operazione che stiamo vivendo e ne illustro le motivazioni. La vicenda del famoso comma Fuda è così singolare, da non aver trovato ancora oggi un responsabile ed un colpevole.
Qualcuno ha già rammentato in quest'aula come all'esito delle notizie di stampa il Governo si sarebbe fatto parte diligente per individuare le responsabilità. Ebbene, dal dibattito al Senato sembrerebbe che il povero senatore Fuda responsabilità non ne abbia, dal momento che, a credere a lui, l'emendamento originario che aveva presentato era completamente diverso e di tutt'altra fattura.
Se così fosse, significherebbe che quel testo è stato modificato esclusivamente in Pag. 16fase di determinazioni assunte dal Consiglio dei ministri; che, dunque, il responsabile non siede nei banchi della maggioranza al Senato, ma esattamente nei banchi del Consiglio dei ministri. Credo che non aver fatto chiarezza su questo punto, signor rappresentante del Governo, sia molto più grave dei richiami a cancellare quelle premesse. Non siamo di fronte ad una disattenzione, ad un errore di stampa o di trasmissione. Siamo di fronte deliberatamente ad una volontà di favorire qualcuno.
Il paradosso di questa Camera è che non può sapere chi si sarebbe voluto favorire, perché nessuno a favore del Governo è intervenuto per chiarire alle Camere questo aspetto non secondario. Quindi, da un lato si è ingannato il Parlamento sui giornali, minacciando inchieste rigorose, dall'altro oggi affrontiamo questo testo, senza aver avuto alcun chiarimento da parte del Consiglio dei ministri. Quindi i nostri pregiudizi, le nostre sottolineature sugli ordini del giorno presentati vanno in questa direzione.
Non è soltanto una distrazione, cui fa seguito un pasticcio sotto il profilo legislativo, tant'è che il Governo, dopo aver dato la stura a questo comma, tra i 1.400 circa che sono stati varati nella legge finanziaria, è intervenuto con un decreto-legge che ha del paradossale; si tratta infatti di un decreto-legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale per togliere efficacia ad una norma di legge, che non era ancora entrata in vigore al momento in cui il decreto-legge è stato pubblicato.
Pertanto, da un lato si tratta di un increscioso episodio che apprezza le responsabilità di un Governo che, fortunatamente, in queste ultime ore deve meditare su se stesso e anche sulla propria coscienza politica, dall'altro di un pasticcio legislativo che richiama le Camere ad esaminare ed a correggere quella stortura e quell'errore!
Signor Presidente, credo che questa distrazione sia troppo frequente e, soprattutto, che le Camere oggi si trovino di fronte ad un atteggiamento del Governo che, mentre censura sotto il profilo politico gli ordini del giorno, non si è posto il problema di verità di fronte a questa intera vicenda! È evidente che quella norma inserita all'interno della legge finanziaria avrebbe eliminato, secondo i dati conferiti dal rappresentante del Governo al Senato, illeciti contabili per qualche decina di milioni di euro nonché alcune migliaia di procedimenti pendenti.
A fronte di questo, nessuno, dal Presidente del Consiglio ai ministri competenti chiamati in causa, ha avuto il coraggio non di rilasciare dichiarazioni sui giornali, ma quanto meno di venire effettivamente a spiegare per quali ragioni quella norma sia stata inserita all'interno della legge finanziaria. Sotto il profilo politico i rapporti tra Parlamento e Governo non hanno mai visto momenti così oscuri e, purtroppo, anche così difficili.
Voteremo a favore degli ordini del giorno, considerandoli una censura alla coscienza del Governo che, in questo caso, è completamente mancata (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, premetto che, affinché vi possa essere risposta al dettato costituzionale sui decreti di urgenza, bisognerebbe che essi rispondessero a questo dettato. Abrogare una determinata normativa - perché errata - attraverso la decretazione d'urgenza mi fa insorgere molti dubbi.
In generale gli ordini del giorno sollevano argomentazioni del tutto condivisibili, in quanto in tema di prescrizione stiamo correggendo uno pseudo-errore. Anzi, sarebbe opportuno che di esso si occupasse la magistratura. Infatti, se non si capisce chi sia l'autore, potrebbe essersi trattato di un falso e, come tale non sarebbe di competenza dell'Assemblea, demandata ad esaminare le responsabilità politiche, ma della magistratura, competente ad accertare le responsabilità giuridico-penali.
Gli ordini del giorno presentati sono interessanti perché sollevano due aspetti. Pag. 17Il primo è un aspetto legislativo relativo alla prescrizione; il secondo riguarda la durata dei processi amministrativi e interessa anche la durata dei processi ordinari. La prescrizione è un istituto che serve a far ritenere decaduto l'interesse del soggetto che deve esercitare un diritto con il trascorrere del tempo. Allora, sarebbe più opportuno che il Governo o le Camere si attrezzassero al riguardo, cioè sarebbe più opportuno che si stabilissero quali siano gli interessi per cui possa essere dichiarata decaduta l'azione. Vi sono periodi di prescrizione di per sé abbastanza lunghi, ma, poiché l'amministrazione, sia quella giudiziaria sia quella amministrativa, non riesce ad esercitare l'azione nei tempi precedenti la prescrizione, si trovano escamotage per colpire, comunque, i cittadini.
Porto un esempio emblematico. La magistratura ordinaria normalmente fatica ad emettere sentenze definitive nei tempi considerati dalla prescrizione. Se si esaminano le sentenze della Corte di Cassazione dell'ultimo periodo, si vede che si tratta di sentenze di inammissibilità. Ciò significa che coloro che hanno redatto il ricorso per Cassazione lo hanno redatto male. Forse tutti gli avvocati sono diventati «stupidi»? No, certamente. Infatti, dichiarando inammissibile il ricorso, il processo si chiude in fase di appello e non è prescritto, mentre accogliendolo e rigettandolo nel merito i reati vengono dichiarati prescritti. Ma se lo Stato ha interesse a che questi reati vengano colpiti entro un determinato tempo, la magistratura ha l'obbligo di fornire una risposta nei tempi di prescrizione.
Bisogna che si introduca una normativa seria, che preveda un durata ragionevole della prescrizione, anche perché oggi ci troviamo in un sistema sempre più complesso. Questo Parlamento diventa ogni giorno di più un Parlamento «fantoccio», che si priva sempre più delle proprie prerogative. Lo definirei un Parlamento «in tutela». Si pensi alla istituzione dei garanti, come se non fossimo in grado di garantire. Si pensi allo spunto di pochi giorni fa, relativo all'approvazione del disegno di legge sui servizi segreti, nel quale la competenza sui conflitti di attribuzione è assegnata alla Corte costituzionale. Perché si è scelta la Corte costituzionale, quando ci sono una serie di motivi per cui potremmo essere noi a decidere? Addirittura la stessa Corte costituzionale ormai definisce se un'attività sia svolta nell'esercizio di funzioni parlamentari. Non siamo nemmeno in grado di decidere ciò che dobbiamo fare. Inoltre, abbiamo una serie di attività che vengono demandate alla pubblica amministrazione. Per questo motivo, in via generale, esprimo un parere favorevole sugli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (11,35)
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, nell'intervenire sul complesso degli ordini del giorno presentati - di cui condividiamo i contenuti -, vorrei evidenziare come questi siano volti ad impegnare il Governo ad attuare specifiche norme, affinché si possano utilizzare fondi pubblici, con tutte le dovute cautele, in modo tale da non determinare sprechi almeno nella maggior parte dei casi. Penso che amministrare denaro pubblico, al momento attuale, non sia cosa semplice, non solo perché si è soggetti ad un esame da parte della collettività ma anche perché si determina una soggettiva preferenza rispetto alle misure che si adottano o si realizzano. La critica è comunque fondamentale. I soldi possono essere spesi bene o male e ciascuno dà comunque una sua interpretazione.
Sottolineo pertanto questo aspetto, che magari ad alcuni può sembrare secondario o poco importante, per evidenziare come questi ordini del giorno siano fondamentali, affinché chi opera nella pubblica amministrazione possa essere coscienzioso, scrupoloso e in grado di non sprecare Pag. 18denaro pubblico. Si tratta di atti di indirizzo che intendono impegnare il Governo su argomenti, che possono sembrare di poca importanza a chi, fin dall'inizio di questa legislatura, al dibattito parlamentare ha preferito confrontarsi in modo diverso con l'opposizione, immaginando che le azioni compiute da ognuno di noi fossero motivate da un atteggiamento esclusivamente ostruzionistico e non dalla volontà di dare un contributo ad un sistema democratico, nel quale cerchiamo di spiegare le ragioni per le quali interveniamo.
Ritengo che un aspetto che ci spinge a condividere i contenuti di questi ordini del giorno sia relativo alla possibilità di conoscere dal Governo le ragioni che hanno portato ad adottare un provvedimento d'urgenza, sul quale vi sarebbero diverse perplessità in ordine alla costituzionalità dello stesso. Probabilmente occorrerebbe svolgere una riflessione, che potrebbe condurre ad una sorta di ammissione di colpa, con le relative responsabilità.
Già durante l'esame della legge finanziaria su tale argomento emersero numerose contraddizioni fra le diverse forze che ci governano e furono posti in evidenza quei distinguo che, nel quotidiano, si verificano su argomenti molto importanti. Dunque, si chiedeva al Governo di immaginare un modo di legiferare diverso rispetto a quello adottato fino ad oggi, ricercando anche un metodo più rigoroso. È ciò che i colleghi hanno sostenuto nei loro precedenti interventi, mettendo in risalto un aspetto di carattere moralistico che spesso ci viene ricordato e che noi non possiamo condividere. Gli argomenti sono quelli che riguardano la prescrizione dei reati all'interno dell'amministrazione pubblica e, in modo particolare, per i dipendenti pubblici e ciò che ne deriva all'interno del sistema degli enti locali, nonché il contenimento della spesa tanto richiamato in occasioni diverse. Riteniamo che si debba porre l'accento su un diverso metodo, che dobbiamo condividere attraverso l'accoglimento degli ordini del giorno. Ecco perché credo che l'oggetto della discussione, l'oggetto di questi ordini del giorno, costituisca un tema particolarmente delicato. Noi sappiamo quello che è accaduto fino ad oggi rispetto a provvedimenti importanti. Siamo ricorsi al voto di fiducia. Siamo ricorsi a dibattiti svolti raramente. Anche attualmente lo possiamo verificare nelle aule delle rispettive Commissioni di cui ognuno di noi fa parte. Basti pensare a ciò che sta avvenendo con il cosiddetto decreto Bersani.
PRESIDENTE. Onorevole Bodega...
LORENZO BODEGA. Concludo, Presidente, dicendo che riconoscere, sensibilizzare, accrescere la trasparenza e l'efficienza della pubblica amministrazione, eliminando sprechi e margini per abusi ad ogni livello, oggi è molto importante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, certo è un po' assurdo intervenire per chiedere all'attuale Governo dimissionario di accettare ordini del giorno volti ad assumere impegni a salvaguardia della correttezza e della trasparenza della pubblica amministrazione, salvaguardia e correttezza che certamente non sono state garantite dalla legge finanziaria approvata con i voti di fiducia e predisposta dall'attuale dimissionario Governo. Si tratta di una legge finanziaria del cui contenuto - o meglio della gravità del cui contenuto - forse nemmeno tutti i componenti il Governo erano consapevoli. Il varo di questo provvedimento, peraltro adottato nel momento in cui la legge finanziaria non era ancora divenuta esecutiva, da parte del Governo dimissionario è indicativo della gravità del contenuto del famoso emendamento Fuda. Vedete, è bene che in questa sede, almeno alla luce della situazione che stiamo vivendo oggi, rimangano agli atti determinate verità. È bene che il Parlamento tutto sappia che quel famoso emendamento, che oggi il decreto-legge che stiamo esaminando tende a cancellare, era Pag. 19stato predisposto da un senatore della Repubblica, il senatore Fuda, calabrese.
Un senatore - che il sottosegretario Li Gotti conosce bene, perché anch'egli calabrese - che ha fatto della sua vita politica l'emblema del trasformismo. Un senatore che, a suo tempo, occupava la carica di presidente dell'amministrazione provinciale sotto altra veste, sotto altra coalizione politica, e che poi ha ritenuto opportuno, sempre per caratterizzare il suo trasformismo politico, di passare dall'altra parte e, quindi, di venire ad occupare gli scranni di questo Parlamento per occultare e per aiutare tutti i rappresentanti della pubblica amministrazione che avevano commesso reati ed illeciti contabili. Poiché in Calabria le amministrazioni indicate dalla Corte dei conti come responsabili di illeciti contabili perpetrati costantemente erano molte, il senatore Fuda, con l'avallo dell'intero Governo, ha inserito quella norma all'interno della legge finanziaria per il 2007. Si tratta di una norma veramente vergognosa, soprattutto perché approvata da un Governo che voleva dare, della sua amministrazione, un'immagine improntata alla massima trasparenza e al massimo rigetto degli illeciti contabili. Ed oggi, questo Governo - che di fatto non esiste -, nonostante sia chiamato a sostenere la conversione in legge del decreto-legge al nostro esame, non accetta nemmeno gli ordini del giorno in base ai quali assumere un impegno che rappresenterebbe la massima trasparenza contro i reati contabili.
PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli, concluda.
ANGELA NAPOLI. Concludo, Presidente. Qui si deve dire in maniera chiara che l'attuale Governo non solo ha combinato ed ha coperto gli illeciti più gravi commessi contro la pubblica amministrazione, ma oggi sta ancora qui ad occupare delle poltrone che non gli competono e che occultano questi gravi errori (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto, ma anche per porre in evidenza la situazione paradossale in cui ci troviamo a seguito del voto - di fatto, di sfiducia - che il Governo ha «subito» ieri al Senato.
La prassi costituzionale, in questi casi, imporrebbe una sospensione dei lavori delle due Camere. Le urgenze rappresentate dalla conversione in legge dei decreti-legge, come ad esempio quello al nostro esame che rappresenta uno dei tanti «pastrocchi » compiuti dal Governo Prodi in questi - per fortuna - pochi mesi di permanenza a Palazzo Chigi, potevano, una volta sospesi i lavori parlamentari dei due rami del Parlamento, essere esaminate, come sottolineava poc'anzi giustamente il collega Buontempo, in altra sede. Dico ciò perché, a mio avviso, sarebbe opportuno un chiarimento dinanzi al paese di quello che potrà accadere, da qui a pochi giorni. È vero che sono già in atto le consultazioni, però, è altrettanto vero che si registra una totale assenza di strategia politica da parte della ex maggioranza che, in maniera anche un po' truffaldina, era giunta al Governo.
Tuttavia, nel merito, ci preme sottolineare, come Lega Nord, alcuni aspetti relativi alla genesi di questo decreto-legge, che nasce dal cosiddetto emendamento Fuda, un emendamento che, in realtà, avrebbe dovuto chiamarsi emendamento del Consiglio dei ministri, nonostante Di Pietro abbia dichiarato, all'epoca della presentazione del maxiemendamento sulla legge finanziaria, che ci sarebbe stata una sorta di inchiesta interna per capire come era stato possibile, di fatto attraverso un colpo di mano, inserire la prescrizione dei reati amministrativi all'interno della legge finanziaria.
Di Pietro aveva dichiarato che l'indagine avrebbe portato ad individuare i responsabili, ma questi ultimi, di fatto, non sono assolutamente venuti fuori.Pag. 20
È importante evidenziare come, alla fine, Fuda rappresenti un po' il capro espiatorio di questa situazione, perché a noi risulta che, inizialmente, l'emendamento proposto dal senatore della ex maggioranza di centrosinistra era totalmente diverso da quello che poi venne inserito nel comma 1343 della finanziaria 2007.
Gli ordini del giorno che sono stati presentati mirano, correttamente, a sottolineare alcuni aspetti. Il primo è quello, scontato per noi che abbiamo una correttezza nell'azione amministrativa ma non certamente per l'ex maggioranza di Governo, di un richiamo forte alla corretta gestione della spesa pubblica e di un rigore nell'azione amministrativa.
Stiamo parlando di un rischio di danno per l'erario di oltre tre miliardi di euro che qualcuno, evidentemente in maniera interessata, cercava, con un colpo di spugna, di eliminare, alla faccia di tutti i buoni propositi espressi in queste aule, in questi mesi, da parte di Prodi con riguardo al contenimento della spesa pubblica, al rigore, alla perequazione fra i vari enti, alla solidarietà e a tutto ciò doveva conseguire, comprese le «favoline» raccontateci dal Presidente del Consiglio e dai vari ministri, in primis l'ex ministro Padoa Schioppa.
Nell'appellarsi al rigore nell'azione amministrativa, sarebbe stato più opportuno, nei dispositivi dei vari ordini del giorno, richiamare non tanto la necessità del Governo di legiferare, visto che questa è la sede del legislatore, con noi parlamentari, deputati e senatori, non tanto la necessità di demandare, come è scritto in alcuni atti di indirizzo (che, in linea di principio, sono assolutamente condivisibili e che, quindi, per correttezza, voteremo), quanto piuttosto la necessità di tenere conto, una volta tanto, dell' iniziativa legislativa di tutti i deputati presenti oggi e comunque eletti in questa Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, confesso una certa difficoltà ad intervenire in quest'aula dove, oggi, si respira un'aria quasi surreale. Comprendiamo le motivazioni di ciò e vediamo lo stesso sottosegretario, il quale ha risposto più in senso negativo che positivo a tutti i nostri ordini del giorno, trovarsi in questa condizione di difficoltà.
Non so, fra l'altro, se, a parti invertite, l'Assemblea, oggi pur regolarmente convocata e quindi in grado di lavorare, avrebbe lavorato, o meglio, non so se avreste consentito a noi di lavorare.
Noi siamo qui anche per senso di responsabilità perché intendiamo votare questo provvedimento per riparare uno dei tanti guasti che il Governo Prodi ha fatto (mi riferisco al passato perché ormai ci auguriamo che non ne possa fare più). Uno dei tanti guasti del Governo di centrosinistra che, in ogni occasione, non perde l'opportunità per parlare di etica, di buona amministrazione, di attività amministrativa improntata alla legalità e alla correttezza, per poi inserire, nella legge finanziaria, norme che certamente non vanno in questa direzione, ma stravolgono la buona azione amministrativa e le amministrazioni locali, consentendo un colpo di spugna su una serie di reati che vanno contro gli interessi dei cittadini.
Credo che - come ho già affermato ieri in sede di illustrazione del mio ordine del giorno - il presentatore di questo emendamento, il senatore Fuda - che so essere una persona non sprovveduta - non avrebbe potuto porre in essere un'operazione del genere senza una copertura. D'altra parte, le stesse modifiche apportate all'emendamento in corso d'opera e lo stesso inserimento sotto banco dimostrano che ciò non sarebbe stato possibile.
Tuttavia, ancora più grave è il fatto che, se la Corte dei conti non fosse insorta e se i giornali non avessero riportato con grande enfasi l'accaduto, probabilmente tutto sarebbe passato nel dimenticatoio e oggi non potremmo essere nemmeno qui ad approvare questo decreto che in qualche modo ripara il grave danno causato.
Tra l'altro, avevamo presentato una serie di ordini del giorno che invitavano il Governo a gestire meglio l'amministrazione Pag. 21pubblica e ad evitare che la decretazione d'urgenza fosse utilizzata in ogni occasione, anche in mancanza dei requisiti prescritti dalla Costituzione. Ma, anche su questi ordini del giorno, il Governo - o, meglio, quello che ne resta - è stato inflessibile, non accettando le nostre proposte. Questo la dice lunga anche sull'interesse al dialogo che molte volte questo Governo dice di avere, ma che nei fatti non ha.
Noi del centrodestra, con grande senso di responsabilità, siamo qui per sanare il grave vulnus realizzato dal vostro Governo. Infatti, non si tratta dell'iniziativa di un singolo senatore, ma di un'azione che ha avuto sicuramente la copertura del Governo. Pertanto, con il voto di oggi, riteniamo di mettere fine a questo grave danno e a questo scandalo che certamente gli italiani non meritavano e non meritano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto svolgere una premessa, che da neodeputato è d'obbligo. Abbiamo avuto la fortuna di iniziare l'attività parlamentare con l'elezione del Presidente la Repubblica e adesso assistiamo anche alla caduta di un Governo; insomma, non ci facciamo mancare nulla!
Tuttavia, in questo clima davvero strano - sembra l'ultimo giorno prima delle vacanze -, siamo qui a discutere di una questione seria ed importante, vale a dire di questo decreto-legge volto a sanare un danno enorme realizzato volutamente da qualcuno (non si sa bene chi), che potrebbe determinare oltre 3 miliardi di euro di danno per lo Stato.
Non possiamo dunque esimerci da alcune valutazioni. Innanzitutto, non ha senso far finta di niente, non dicendo esattamente di chi è la responsabilità politica dell'inserimento di tale emendamento. È ingiusto buttare la croce addosso al senatore Fuda, in quanto è evidente che dietro c'era qualcun altro. Chi ci fosse dietro è difficile dirlo, so solo che il sottoscritto e i colleghi Fugatti e Filippi hanno subito una «rimbrottata» e una minaccia di querela dall'ufficio stampa dell'ex vice premier Rutelli. «Gallina che canta ha fatto l'uovo» si dice dalle nostre parti.
Tuttavia, occorrerebbe approfondire anche l'aspetto della responsabilità politica. Tutti gli ordini del giorno presentati sono condivisibili in quanto mirano ad impegnare il futuro (a questo punto) Governo ad un'azione di chiarezza e di rispetto nell'uso dei soldi pubblici dei contribuenti. È giusto che in proposito si svolga effettivamente una riflessione.
Il Governo (ex Governo) Prodi, con il ministro Padoa Schioppa, si era inizialmente impegnato in maniera formale ad una politica di rigore e di forte attenzione nell'uso delle risorse pubbliche, per ridurre la spesa pubblica. Ebbene, proprio nel 2006, sotto la guida del Governo Prodi e del «superministro» Padoa Schioppa, abbiamo raggiunto lo storico record del 48,5 per cento di spesa pubblica rispetto al PIL. Questo significa che circa la metà del PIL viene spesa dalla pubblica amministrazione. Vuol dire che un euro su due della ricchezza prodotta in questo Paese va alla pubblica amministrazione.
Lo spende bene? Chiedetelo ai pendolari, che prendono il treno e che adesso sopportano anche l'aumento dei biglietti! È evidente che i soldi della pubblica amministrazione non vengono spesi bene. Ogni giorno tutti noi lo abbiamo sotto gli occhi. Per ogni servizio che chiediamo, non vi è mai coerenza tra la nostra aspettativa e quanto otteniamo.
Perché i soldi pubblici vengono spesi così male? Facciamo due esempi. In sede di V Commissione bilancio abbiamo presentato un'interrogazione, chiedendo quanti sono e cosa fanno i dipendenti pubblici che guadagnano più dei parlamentari. È di tutta evidenza come lo stipendio dei parlamentari sia un buon stipendio. Chi di noi si lamenta in proposito, lo fa «a bocca piena»; non avrebbe senso lamentarsi. Purtroppo, non abbiamo Pag. 22ancora avuto risposta. Infatti, il Governo avrebbe dovuto rispondere la settimana scorsa, ma non ha fatto in tempo. Avrebbe dovuto rispondere oggi pomeriggio, ma è caduto. Pertanto, rimaniamo con questo dubbio. La sensazione è che il numero di questi dipendenti corrisponda a migliaia di persone. Vi sono migliaia di persone che nel pubblico impiego hanno uno stipendio da «nababbi», cosa che non ha alcun senso né alcuna giustificazione.
In questo periodo avremmo dovuto parlare di liberalizzazioni, grazie ai famosi decreti Bersani. Ebbene, la vera liberalizzazione è una sola, ovvero la riduzione del peso dello Stato. Se non riduciamo tale peso, andremo tutti «a carte quarantotto» (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, indubbiamente siamo in una situazione difficile, di imbarazzo e difficoltà. Il Governo oggi non è più nella condizione di governare il Paese, mentre la sua maggioranza rischia di non trovare un denominatore comune.
In questi pochi mesi il Governo ha dimostrato innanzitutto di non essere serio, come invece il Presidente (o meglio l'ex Presidente) del Consiglio, Romano Prodi, si affannava a spiegare a tutti i cittadini italiani, dando garanzie sulla sua tenuta e spiegando come con il suo Governo si sarebbe creato benessere per gli italiani, felicità per i giovani, più sicurezze sociali per le categorie deboli. Addirittura, era arrivato a garantire una discontinuità sulla politica estera rispetto al precedente Governo Berlusconi, mettendo in discussione le scelte significative che rispondevano ad una logica precisa, ad un determinato quadro, a ciò che il presidente Berlusconi, più volte, aveva sottolineato, ossia il sogno di cambiare l'Italia.
Ebbene, noi, quel sogno, l'avevamo avviato. Avevamo introdotto una serie di cambiamenti che rispondevano a quegli obiettivi. Ma l'unica cosa che questo Governo ha saputo fare è stato quella di mettere in discussione tutti i tentativi realizzati, le 37 riforme (non 36; siamo modesti e, a volte, ci dimentichiamo delle riforme che abbiamo realizzato); la riforma della normativa sul trasporto delle persone, in vigore dal 1929, quindi da quasi 100 anni, e la riforma della normativa sul trasporto merci, che risaliva al 1974. Ebbene, tali normative sono state riformate dal Governo Berlusconi, introducendo principi di liberalizzazione regolata, dimostrando, concretamente, come si possa intervenire in accordo con le categorie al fine di cambiare le leggi e le condizioni in vigore da anni.
Questo Governo, in questi mesi, ha cercato solo di distruggere tutto quello che è stato realizzato, senza porsi un obiettivo positivo, senza cercare di realizzare qualcosa di utile per il paese. E - ahimè - quando è intervenuto, è stato supportato, ovviamente, dagli amici, dagli aedi di regime; durante tutta la sessione di bilancio, in cui la legge finanziaria è stata protagonista delle aule parlamentari, è stato magnificato il grande lavoro che il Governo si apprestava fare, i grandi contenuti della legge finanziaria: un Governo che «farà piangere i ricchi»! Invece, via via che si procede, ci si rende conto che ciò che Forza Italia ed i partiti dalla Casa delle libertà sostenevano era la realtà! Si Pag. 23tratta di un Governo che sta facendo pagare alle classi meno abbienti, una politica sbagliata, una politica antisociale, una politica che non tiene conto delle nuove povertà che, invece, continua a creare!
In questo modo, i diversamente abili si sono trovati con assegni familiari di 17 euro, mentre coloro che non hanno figli diversamente abili si trovano assegni familiari con 42 euro. Così si va incontro alle categorie disagiate?
Secondo questo spirito, questo modo confuso di gestire la cosa pubblica, avete tentato quell'operazione (mi si passi il termine) truffaldina: mi riferisco all'emendamento non presentato da un senatore, ma visto e rivisto a tavolino, un emendamento che aveva uno scopo preciso, ossia quello di identificare un momento diverso, che consentiva, rispetto ai tempi di prescrizione, di non far pagare coloro che avevano agito e creato danni all'amministrazione pubblica, quindi, una impunità ai soggetti che hanno danneggiato lo Stato!
Tutto questo, riassume la vostra politica di questi mesi! Noi ve l'avevamo detto! Oggi, anche i vostri amici, i sindacati dei lavoratori, stanno denunciando che le misure contenute nella legge finanziaria non vanno bene, che quanto loro stessi avevano concordato e convenuto in incontri durante questa bellissima fase di concertazione, quanto prodotto da questo Governo sta penalizzando la gente.
Ebbene, per tutta questa serie di considerazioni, spero che il Governo che verrà (che mi auguro non vedrà più alla sua guida il Presidente uscente Romano Prodi; che sia definitivamente uscente) ci porterà alle elezioni e affronterà la cosa pubblica e le leggi in un modo diverso, in un modo funzionale agli interessi del paese, e non di pochi gruppi amici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si discute di prassi o non prassi costituzionali a proposito degli eventi avvenuti ieri sera. Da parte mia, non discuto, ma sono ben contento di vedere l'attuale maggioranza, con gli occhi tristi, la testa china, «leccarsi le ferite» per gli eventi successi stanotte. Sicuramente, avranno avuto la compiacenza di autoflagellarsi per quanto avvenuto ieri sera. Del resto, era prevedibile che ciò avvenisse: era già avvenuto al Senato in altri momenti di questa stessa legislatura.
Fortunatamente, hanno preso coscienza e, sempre fortunatamente, il Governo si è dimesso!
Venendo al complesso degli ordini del giorno, approvo senza riserve e dichiaro di sottoscrivere tutti gli ordini del giorno presentati dai parlamentari del gruppo Forza Italia.
Troviamo illogico che una norma del genere di quella recata dal provvedimento in esame si imponga all'attenzione di Camera e Senato quale atto d'urgenza, un decreto come il cosiddetto mille proroghe - che discuteremo tra breve - e come quello sulle liberalizzazioni che si sta discutendo in X Commissione. Come Lega Nord, infatti, non troviamo logico che qualsiasi proposta della maggioranza venga approvata attraverso il ricorso alla decretazione d'urgenza.
Il decreto-legge in esame interviene abrogando la norma della legge finanziaria per il 2007 in materia di decorrenza del termine di prescrizione del diritto, per la pubblica amministrazione, al risarcimento del danno derivante da responsabilità amministrativa.
È necessario ricordare in proposito che la norma fu oggetto di critiche non solo da parte del Presidente della Repubblica ma anche di esponenti del Governo e della maggioranza, ma che non emerse con chiarezza a vantaggio di chi fosse stata approvata la disposizione. È evidente che tale atteggiamento contrasta con il programma di Governo dell'Unione che, quindi, solo a parole ha il culto della legalità.
È altresì necessario ricordare che la statuizione è stata criticata fortemente per il suo contenuto di disposizione ad personam,Pag. 24contravvenendo ai caratteri di generalità ed astrattezza della norma. Inoltre, la previsione recata, per il principio dell'applicazione della legge più favorevole, avrebbe potuto essere applicata anche retroattivamente; l'introduzione della norma, quindi, avrebbe inciso negativamente sull'ordinamento, favorendo la posizione di molti amministratori o dipendenti pubblici coinvolti in giudizi di responsabilità.
La statuizione è stata introdotta nel corso dell'esame al Senato senza un dibattito serio e quindi senza capire le ragioni di tale intervento, che ha destato le critiche dei più alti livelli istituzionali. Lo stesso relatore, che ha introdotto la norma, non ha specificato le ragioni che erano alla base dell'intervento normativo.
Si deve auspicare per il futuro un metodo di legislazione più consono alle esigenze di certezza del diritto e meno confuso, in modo da salvaguardare i principi che sono alla base di una legislazione corretta. Vorrei ricordare un vecchio detto italiota secondo il quale con la fretta si rischia di fare le pentole, ma non i coperchi. È la stessa fretta che state portando avanti con l'azione di questo Governo, attraverso tutti questi decreti, ma anche con la legge finanziaria approvata.
Con questo provvedimento, si correggerà ulteriormente la finanziaria per il 2007. Sicuramente, però, seguiranno altri decreti. Avevamo già precisato la nostra posizione al riguardo in fase di discussione sulle linee generali della finanziaria; ribadiamo perciò il nostro voto contrario sulla conversione di questo decreto e degli altri che verranno all'esame in futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romagnoli, giunto ora in aula. Ne ha facoltà.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, vi rendo noto, ancora una volta, che rischiamo di mettere in dubbio la cosiddetta serietà di questo Governo e la serietà di questa Assemblea se il Governo, o chi per lui, non si attiva con serietà per trovare i veri responsabili. Il decreto-legge in esame abroga una norma della legge finanziaria che introduceva una disposizione più favorevole per coloro che fossero sottoposti ad un giudizio di responsabilità. Signor presidente, le disposizioni introdotte rappresentano un vero colpo di spugna nei confronti di molti amministratori sottoposti a giudizio di responsabilità. Signor Presidente, non si possono più coprire illeciti, è ora di finirla! Onorevoli colleghi e colleghe, a questo punto è necessario che il Governo o, ripeto ancora volta, chi per lui, chiarisca in sede parlamentare i motivi che hanno determinato un comportamento di portata tale da indurlo a presentare un decreto-legge, sui cui presupposti di necessità ed urgenza nutro forti dubbi, per riparare all'errore commesso.
Pertanto, oltre ad invitare il Governo a riferire alle Camere le ragioni e le responsabilità dell'errore, dichiaro il mio voto favorevole sull'ordine del giorno Romele n. 9/2200/27, di cui sono cofirmatario, e su quelli presentati dai deputati del gruppo di Forza Italia, che in questo momento rappresentano la prima forza del paese, in Italia e all'estero.
Concludo, signor Presidente, affermando che è ora di smetterla con la politica distruttiva! Basta con la politica volta a coprire, basta con il taglio dei fondi per gli italiani all'estero e per le ambasciate, basta con il taglio dei fondi per i connazionali all'estero, per i consolati e per il Ministero degli affari esteri, che sono la nostra faccia all'estero! Trovate i responsabili e venite a riferire in Parlamento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, approfitto dei pochi minuti di tempo a disposizione per la dichiarazione di voto sugli ordini del giorno presentati per svolgere una breve riflessione sull'atteggiamento del Governo in ordine ad essi. Infatti, nella maggior parte dei casi, l'Esecutivo ha richiesto ai colleghi presentatori Pag. 25di accettare una riformulazione che prevede la cancellazione della premessa e, generalmente, il mantenimento del dispositivo, quasi invariato. Ho letto tali premesse, considerando l'atteggiamento del Governo di sostanziale chiusura rispetto ad esse e, contemporaneamente, di disponibilità rispetto ai dispositivi. Mi sembra che, nella maggior parte dei casi nei quali sono state proposte le riformulazioni, si trattasse di premesse ispirate al buonsenso.
Ricordo che stiamo convertendo in legge un decreto-legge che abroga un comma inserito nella legge finanziaria, approvato all'interno di un maxiemendamento di oltre 1.400 commi, sul quale è stata posta la questione di fiducia e che è stato redatto con una certa fretta e una certa approssimazione. Si sa, del resto, che la fretta spesso è cattiva consigliera. Su questa vicenda specifica, quella del cosiddetto comma Fuda, tutti ricordano che è emerso un caso politico poiché si trattava di una sanatoria per gli illeciti amministrativi con precisi mandanti e diversi eventuali esecutori. Il caso è stato oggetto di trattativa tra esponenti della maggioranza e del Governo e sostanzialmente è stata una iniziativa fortemente politica e fortemente voluta dalla maggioranza, o ex maggioranza, parlamentare di centrosinistra, al Senato. Non ci si è trovati, quindi, di fronte ad una disattenzione, ma di fronte ad un caso politico.
Le premesse degli ordini del giorno non sono volte, chiaramente, né a una caccia alle streghe né ad una speculazione politica su questa vicenda. Credo non sia giusto farla e, siccome c'è stato un ravvedimento da parte dell'Esecutivo, attraverso l'emanazione di questo decreto-legge che ha posto rimedio al problema, anche in seguito ad una questione sollevata dalle opposizioni, credo si debba affrontarlo nel merito la questione e che si debba farla con la maggiore serenità possibile. È evidente, però, signor Presidente, che le premesse, molto serene e molto sobrie, di questi ordini del giorno, avrebbero potuto essere mantenute.
Quando si dice che bisogna fare maggiore attenzione alla trasparenza, quando si dice che spesso nelle amministrazioni un uso non accorto delle risorse pubbliche comporta maggiori spese a danno delle casse dello Stato che vengono pagate con la fiscalità generale, quando si dice che nella legge finanziaria c'è stata una maggiore attenzione all'innalzamento della pressione fiscale, piuttosto che al contenimento della spesa, credo che ci si trovi di fronte ad affermazioni che hanno molto poco di politico, ma che sono oggettive, sobrie e serene, e, quindi, potevano essere raccolte dal Governo.
Però, prendo atto che, da parte dei membri del Governo presenti in aula, non c'è attenzione. Credo che vi sia una situazione di grave disagio a rappresentare un Governo che, in questo momento, è dimissionario, in quanto la maggioranza ha dimostrato di non esistere in uno dei due rami del Parlamento. Mi rendo conto che ciò comporta un grande imbarazzo, specie perché, in questo momento, abbiamo dato la nostra disponibilità a discutere del provvedimento in esame, facendone proseguire l'iter. Infatti, è chiaro che, anche in sede di ordinaria amministrazione e di disbrigo degli affari correnti, i decreti-legge possono essere affrontati dal Parlamento. Però, ci rendiamo conto che, dal punto di vista politico, la situazione è molto grave.
Addirittura apprendiamo dalle agenzie di stampa che potrebbe essere adottata una strategia per cercare il consenso del singolo parlamentare che possa condividere chissà quale programma dell'Unione che dovesse essere scritto nei prossimi giorni o nelle prossime ore. Ci rendiamo conto che, in questa fase, non potremmo pretendere dal Governo una maggiore presenza ed una maggiore attenzione. Tutto ciò, però, ci dispiace, perché mortifica i lavori di quest'aula e rende questa discussione meno importante di quello che dovrebbe essere.
Prendiamo atto del «ravvedimento» di questo Governo su questo comma della finanziaria e annunciamo, per quel che ci Pag. 26riguarda, il voto favorevole sugli ordini del giorno presentati dai colleghi di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi permetto di portare rapidamente a sintesi le incisive ragioni che sono state illustrate dai deputati di Alleanza nazionale a sostegno degli ordini del giorno. Gli ordini del giorno, come lei mi insegna, finiscono per avere un valore politico relativo rispetto agli atti deliberativi e legislativi veri e propri. Invece, in questo caso, essi assumono un'importanza non trascurabile.
Ammesso e non concesso che in questo momento si debba esprimere un voto favorevole rispetto al provvedimento in esame, ossia la cancellazione della famigerata disposizione della finanziaria, è pur vero che tutto ciò resterebbe indifferenziato nella paternità dell'atto stesso e, forse, anche nelle motivazioni che ciascun gruppo addurrebbe a sostegno, se non ci fossero a «colorarlo» delle volontà politiche e, quindi, gli ordini del giorno stessi.
Il mio gruppo, naturalmente, voterà a favore di questi ordini del giorno e di quelli di cui il Governo, in modo incoerente (in quanto i relativi dispositivi, non sorretti dalla motivazione, non hanno alcun senso), non ha accolto la parte motiva.
Perché, infatti, si sente il bisogno di stabilire questi impegni del Governo, qualunque esso sia ed in qualunque momento esso sia in carica? Perché vi è stata una premessa, ossia un caso emblematico: il tentativo di coprire le responsabilità amministrative degli amministratori scorretti, che ha dato l'occasione e la motivazione politica degli ordini del giorno.
Nel rimandare alla dichiarazione di voto finale per quanto attiene al merito del provvedimento, sul quale ci soffermeremo, vorrei aggiungere un'ultima considerazione di pretto rilievo politico. Il nostro «incrociare di ferri» a livello di schieramenti parlamentari può essere suggestivo ed è sicuramente di grande rilievo politico, ma alla stragrande maggioranza dei cittadini che, forse, ci stanno ascoltando non è detto che ciò debba particolarmente stare a cuore.
Penso che, invece, i cittadini si chiedano se abbia un senso dover leggere, in questi giorni, che l'inflazione ha maggiormente inciso proprio sui redditi dei più poveri e dei pensionati.
Mi chiedo se si possa ignorare che i cittadini, proprio in questi giorni, si stanno rendendo conto che le loro buste paga hanno subito una pesante perdita in termini di potere d'acquisto, quando il Governo aveva invece promesso che, a gennaio e a febbraio, si sarebbero visti gli effetti benefici delle sue presunte politiche sociali.
Mi domando se i cittadini possano leggere gli annunci degli aggravi sulle tariffe ferroviarie che incideranno sull'utenza di un servizio fondamentale (potrei andare avanti enumerando le conseguenze antisociali della situazione di bilancio) e, intanto, accettare che ci possano essere colpi di spugna di qualunque genere o minacce di colpi di spugna in merito a responsabilità amministrative che comporterebbero una perdita formidabile per le casse pubbliche.
Onorevoli colleghi, vorrei concludere il mio intervento chiarendo, a quanti di voi non avessero avuto il tempo e il modo di soffermarsi sulle cifre, di che cosa stiamo parlando e quanto tale questione incida sui denari dei nostri concittadini. Richiamo l'attenzione dei più distratti ricordando che un rappresentante di questo Governo, il sottosegretario Lettieri, intervenendo al Senato, ha affermato che, sulla base dei dati relativi al periodo 2001-2006, il numero dei giudizi destinati all'estinzione sarebbe di 3.475, con un ammontare complessivo delle condanne (cercate di capirmi: soldi da recuperare!) pari a più di 814 milioni di euro, a cui devono aggiungersi la rivalutazione monetaria, gli interessi legali e le spese di giustizia, per una incidenza di circa il 20 per cento. Si dovrebbero, poi, considerare gli effetti a regime, cioè i giudizi non ancora definiti Pag. 27in primo grado, per circa 90 mila casi. Si tratta di miliardi e miliardi di vecchie lire, di milioni di euro nella moneta attuale, che verrebbero perduti dall'erario e, dunque, depredati dai soldi dei contribuenti.
Non stiamo, dunque, facendo un ostruzionismo fine a se stesso o una polemica di mero sapore politico nei confronti di un Governo che interessa ormai la necrofilia e non la politica; stiamo rivendicando i diritti della corretta amministrazione, perché siano salvaguardati i sacrosanti denari dei nostri concittadini.
Questo è il motivo per cui noi di Alleanza Nazionale, sempre attentissimi alle ragioni della correttezza amministrativa e intransigenti sul punto, esprimeremo un voto favorevole sugli ordini del giorno presentati, sia con riferimento alle parti motive sia ai dispositivi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, nella giornata di ieri avevo chiesto di sottoscrivere tutti i ventotto ordini del giorno presentati dai colleghi di Forza Italia. Pur comprendendo che magari possono contenere affermazioni polemiche nei confronti dell'azione del Governo, tali ordini del giorno vanno comunque in una direzione condivisibile.
Si chiede una gestione oculata ed intelligente delle risorse pubbliche, si chiede di limitare e di ridurre i tempi dei giudizi della magistratura contabile, si chiede al Governo di assumere un impegno affinché questi comportamenti possano verificarsi ed appartenere alla quotidianità dell'azione delle nostre amministrazioni pubbliche: crediamo che non siano richieste così sconvolgenti! Si sta solamente chiedendo un comportamento normale, quella normalità già presente in tanti altri paesi, ma non nel nostro.
Tali ordini del giorno sono espressi anche con toni forti, ma presentano una sostanza ed un'attualità di enorme rilevanza. Da questo punto di vista, vorrei esprimere la mia condivisione sugli ordini del giorno e la speranza che il Governo faccia tesoro di questi consigli, compiendo anche un po' di autocritica.
Non so quale tipo di impegni possa assumere un Governo dimissionario o che tipo di seguito potrà dare all'eventuale accoglimento di questi ordini del giorno. Sarà, infatti, un nuovo Governo a dover eventualmente dar loro attuazione. Tuttavia, non vorrei che il nuovo Governo, quando si tratterà di fornire le risposte rispetto agli impegni contenuti in questi ordini del giorno, ci dirà che tali impegni sono stati assunti dal precedente Governo e non da quello in carica.
Se le cose dovessero cambiare in modo radicale e se vi fosse nel prossimo futuro un Governo completamente diverso, anche per quanto riguarda la colorazione politica, noi saremo certi che non sottoporremo alla vostra attenzione nemmeno questo tipo di ordini del giorno. Tuttavia, poiché non è ancora definito lo scenario futuro dei prossimi giorni, delle prossime settimane e dei prossimi mesi, vorrei che si procedesse alla votazione degli ordine del giorno e vorrei capire l'orientamento di questo Governo dimissionario in merito. Poi, probabilmente, torneremo alla carica su altre questioni, senza prescindere però da questi fatti e da queste richieste. Si tratta di richieste logiche e legittime che gli amministratori dei comuni, magari quelli più piccoli, sempre attenti alle esigenze di bilancio, conoscono benissimo, ma che, spesso, la grande macchina della burocrazia pubblica tende ad ignorare. Ciò porta sprechi, sperperi di risorse e molte tasse; e quando vengono utilizzati i soldi raccolti con le imposte non si danno quelle risposte che, invece, i cittadini si attendono. Per questo preannunzio l'espressione del voto favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signora Presidente, se ci trovassimo, piuttosto che alla Pag. 28Camera dei deputati, al Congresso americano ed al suo posto, mutata mutandis, vi fosse Nancy Pelosi, dovrei iniziare il mio intervento relativo alla conversione in legge del noto emendamento Fuda, dicendo: «The plot thickens», cioè: «Il complotto prende forma!». Questa ostilità del Governo - non so se vi sia ancora un Governo: forse c'è ancora per quanto riguarda le attività di ordinaria amministrazione! - nell'esprimere parere favorevole sugli ordini del giorni presentati è assai significativa.
Questo è il motivo per cui il complotto prende forma. Infatti, non solo non è stata fatta chiarezza sul perché l'emendamento Fuda sia stato fatto passare come un errore, ma anche, dopo aver «sbagliato» una volta, si continua nell'errore e non si esplicita il vero motivo per cui quell'emendamento sia stato predisposto.
Chiedo a quello che rimane del Governo il motivo dell'ostinazione a non voler esprimere parere favorevole sulle premesse, che riguardano una maggiore celerità dei lavori della Corte dei conti per accertare i gravi danni compiuti. Come ricordava il collega Benedetti Valentini, richiamando i dati del sottosegretario Lettieri, 3.475 giudizi sarebbero stati vanificati con una perdita per l'erario di 814 milioni di euro. Non stiamo parlando di «bazzecole»!
A tutto ciò è stato in parte posto rimedio sotto la pressione dell'opinione pubblica sdegnata, ma chiedetevi le ragioni per le quali prendete meno voti di quella che ancora formalmente è opposizione al Senato! L'opinione pubblica non ne può più di questi trucchi e trucchetti, veramente disdicevoli per una maggioranza degna di questo nome! Allora, voi volete continuare e non volete nemmeno, per quel poco che vi rimane da gestire, impegnarvi affinché casi come quello riguardante l'emendamento Fuda non si ripetano per il futuro!
Questo è il motivo per cui, signora Presidente, tornando a ciò che attiene i lavori della Camera alla quale ho l'onore di appartenere, voteremo con assoluta convinzione gli ordini del giorno presentati che, anche se aveste espresso un parere favorevole, vi avrebbero impegnato molto poco, perché sappiamo tutti quale sia il valore degli ordini del giorno. Tuttavia, per quel minimo di valenza politica che possono avere, voi non vi siete nemmeno voluti impegnare!
Il complotto ha preso forma. Avete sbagliato, volete continuare a sbagliare. Gli italiani comunque vi manderanno a casa! È il caso di dire che assistiamo ad un vero Governo in «fuda» (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, ribadendo con forza che Alleanza Nazionale vuole che si approvi questo disegno di legge di conversione per risanare lo scandalo nel combinato disposto Zanda-Fuda in un campo di «margheritine», vorrei intervenire per un richiamo al regolamento, perché noi abbiamo l'ordine del giorno della seduta di ieri, in cui è riportato il seguito della discussione dei disegni di legge 2200 e 2114-B.
Ieri abbiamo appreso delle dimissioni del Governo, quando...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, mi perdoni, ma mi risulta che lei abbia già posto il problema al Presidente Castagnetti questa mattina e che le sia già stata data una risposta.
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, intervengo per un richiamo al regolamento e più precisamente in base agli articoli 41, 13, 26 e 24. Si tratta di un intervento diverso rispetto a quello di prima (Commenti di deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Facciamo terminare l'onorevole Buontempo!
Pag. 29TEODORO BUONTEMPO. So che a voi non piace e vi disturba, perché non avete il senso dell'Assemblea!
EMANUELE FIANO. Basta!
TEODORO BUONTEMPO. Nel momento in cui cade il Governo, si sospendono i lavori dell'Assemblea insieme a quelli delle Commissioni. L'Assemblea non c'è più! Per Costituzione, in qualunque momento...
MARCO BOATO. L'Assemblea c'è! Tanto è vero che stai parlando!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Castagnetti ti ha già risposto!
TEODORO BUONTEMPO. Se ai colleghi dà fastidio che abbiamo denunciato che l'emendamento Fuda è nato da un campo di «margherite», non ci posso fare nulla!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, per favore, torniamo al motivo del suo intervento.
TEODORO BUONTEMPO. Le chiedo scusa, ma se mi fa continuare, lo faccio. Oggi abbiamo lo stesso ordine del giorno di ieri, con una continuità indifferente, come se il Governo non fosse caduto. Sostengo, perché può costituire precedente, che le maggioranze possano cambiare, onorevoli colleghi, ma che i regolamenti debbano essere puntuali...
MARCO BOATO. Lo hai già detto questa mattina!
TEODORO BUONTEMPO. L'onorevole Boato comincia ad abbaiare alla luna...
PRESIDENTE. La invito a porre una questione che non sia già stata posta.
TEODORO BUONTEMPO. Non è così! Leggetevi i verbali prima di sostenere qualcosa! Quando cade un Governo, l'Assemblea cessa i suoi lavori e può essere convocata in qualunque momento per convertire i decreti-legge in scadenza. Quindi, affinché non costituisca precedente, invito la Presidenza della Camera ad inviare alla Giunta per il regolamento il quesito da me posto. Inoltre vorrei conoscere, entro la giornata di oggi, i precedenti nei quali, a fronte delle dimissioni di un Governo, l'Assemblea abbia continuato i propri lavori come se non fosse accaduto nulla.
Noi vogliamo che questo decreto-legge venga convertito, ma sosteniamo che fosse necessaria una convocazione a parte. La Camera avrebbe dovuto essere convocata secondo quanto previsto dalla Costituzione per la conversione dei decreti-legge e questo può avvenire anche in presenza di uno scioglimento delle Camere. Invito il Presidente, che tra Vicenza e altri viaggi è sempre assente dalla Camera, come se noi dovessimo pagare i suoi spostamenti di propaganda politica, ad essere più presente in Aula. In sedute come queste avrebbe dovuto essere presente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Commenti di deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la invito ad osservare un maggiore rispetto per le istituzioni della Repubblica.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, le chiedo perdono. Il rispetto delle istituzioni è quello di invitare chi...
PRESIDENTE. Lei ha terminato il tempo a sua disposizione, onorevole Buontempo.
MAURO FABRIS. Tempo!
GINO CAPOTOSTI. Tempo!
TEODORO BUONTEMPO. Ho concluso, signor Presidente. Mi faccia finire il concetto. Il rispetto delle istituzioni è quello di invitare - come dicevo - chi riveste cariche istituzionali a fare il proprio dovere.
Pag. 30
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei è già stato richiamato ad un rispetto delle cariche della Repubblica e, in particolare, del Presidente della Camera. Lei solleva nuovamente un'obiezione che ha già manifestato: non stiamo proseguendo nei lavori dell'Assemblea come se nulla fosse. Vi sono state due Conferenze dei presidenti di gruppo e quanto stiamo oggi esaminando è il risultato delle decisioni assunte in quella sede. L'ordine del giorno contempla esclusivamente l'esame di atti dovuti, quali i disegni di legge di conversione di decreti-legge.
Come è noto, e com'è stato ricordato anche dal Presidente della Camera nella riunione dei presidenti di gruppo, a seguito delle dimissioni del Governo si interrompe l'ordinaria attività legislativa, nonché quella di indirizzo e di controllo, salvo eccezioni connesse alla particolare natura e urgenza di taluni adempimenti, come accade nello specifico dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge. La seduta odierna, quindi, deve ritenersi pienamente legittima nella sua convocazione sia sotto il profilo formale sia sotto il profilo sostanziale.
Riferirò comunque la questione da lei sollevata al Presidente della Camera.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Ricordo che il Governo non accetta l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2200/1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bertolini ed altri n. 9/2200/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i deputati Balducci e Volontè non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i deputati Balducci e Volontè non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armosino ed altri n. 9/2200/3, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Volontè non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luciano Rossi ed altri n. 9/2200/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 272).Pag. 31
Ricordo che l'ordine del giorno Galli ed altri n. 9/2200/5 è stato accolto dal Governo nel testo riformulato. Secondo la prassi, gli ordini del giorno accettati dal Governo non sono posti in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro ed altri n. 9/2200/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franzoso ed altri n. 9/2200/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ravetto ed altri n. 9/2200/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giudice ed altri n. 9/2200/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli ed altri n. 9/2200/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 278).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carfagna ed altri n. 9/2200/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 483
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 274).Pag. 32
Ricordo che gli ordini del giorno Santelli ed altri n. 9/2200/12 e Boscetto ed altri n. 9/2200/13 sono stati accolti dal Governo nella nuova formulazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nan ed altri n. 9/2200/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lenna ed altri n. 9/2200/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Floresta ed altri n. 9/2200/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palmieri ed altri n. 9/2200/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 278).
Prendo atto che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germanà ed altri n. 9/2200/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 481
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedele ed altri n. 9/2200/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245Pag. 33
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia ed altri n. 9/2200/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zorzato ed altri n. 9/2200/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 280).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Campa ed altri n. 9/2200/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 484
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/2200/23, nella nuova formulazione, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 284).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costa ed altri n. 9/2200/24, nella nuova formulazione, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2200/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 284).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri ed altri n. 9/2200/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 484
Astenuti 7
Maggioranza 243
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i deputati Simeoni e Belisario non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Romele ed altri 9/2200/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 486
Astenuti 7
Maggioranza 244
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 280).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimaldi ed altri n. 9/2200/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 488
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo provvedimento perché ne condividiamo il merito, anche se dobbiamo sinceramente manifestare forti perplessità sul metodo con cui si è arrivati a correggere non un errore, ma una scelta politica che la maggioranza di centrosinistra ha fatto al Senato, vale a dire quella di rendere inutile il giudizio contabile. Perché? Perché è evidente che non si tratta soltanto di una riduzione dei termini di prescrizione dell'azione di responsabilità amministrativa.
Si tratta di aver introdotto un meccanismo con il quale si rende di fatto impossibile il decorso del termine per l'esercizio dell'azione di responsabilità. Infatti, quando il termine di prescrizione si fa decorrere dalla commissione del fatto e non dalla consumazione del danno all'erario, è assolutamente evidente che si vulnera la possibilità di qualsiasi controllo giurisdizionale da parte della Corte dei conti sull'amministrazione pubblica.
Si tratta di una scelta politica che la maggioranza di centrosinistra ha fatto al Senato, perché è evidente che era funzionale a tutelare una serie innumerevole di inefficienze che gli amministratori - soprattutto quelli di centrosinistra, in particolare Pag. 35in Campania ed in Calabria - hanno posto in essere in questi anni, con sprechi interminabili di risorse dei cittadini da loro amministrati. Si è trattato di spreco di risorse in termini di consulenze, di moltiplicazione delle società di gestione di pseudo servizi locali e così via.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 12,50)
GIANPIERO D'ALIA. Non è la prima volta che questo avviene. In realtà, ciò che è avvenuto negli anni passati con la riorganizzazione del sistema delle autonomie locali - e non solo delle autonomie locali - e con la riforma del Titolo V della Costituzione approvata dal centrosinistra nella passata legislatura, dal 1996 al 2001, è stata l'eliminazione di ogni sistema di controllo sugli enti locali. E, con la scusa di introdurre modelli aziendali innovativi con i controlli interni, si è di fatto consegnata soltanto al giudice penale la possibilità di esercitare un controllo sull'attività degli enti locali.
Questo è il dato. Quindi, non si tratta di un errore. Si tratta della logica conclusione di un percorso iniziato tanti anni fa, che è stato quello di smantellare ogni forma di verifica sull'efficienza del sistema delle autonomie locali, in particolare, cercando di sostituire a quello esistente un sistema che non ha funzionato e cercando di invocare, a copertura di questa progressiva delegittimazione del ruolo - ad esempio - della Corte dei conti, il principio dell'autonomia degli enti locali.
Quindi, voteremo a favore del provvedimento perché siamo evidentemente d'accordo che si ripristini il sistema delle prescrizioni e dell'azione di responsabilità contabile come era in precedenza. Tuttavia, non possiamo fare a meno di contestare la circostanza che il Governo abbia pensato di minimizzare questa vicenda, circoscrivendola ad una sorta di errore materiale nella stesura del testo della finanziaria. Non è così. Dovete assumervi la responsabilità politica di quella scelta, come oggi vi dovete assumere la responsabilità politica di aver dovuto correggere quella scelta politica per l'insurrezione non solo dell'opposizione e dell'UDC ma anche del Paese, della Corte dei conti, del commissario anticorruzione e così via, che vi hanno contestato l'assoluta illegittimità a porre questioni morali avendo fatto questo tipo di scelta.
Abbiamo un'altra perplessità (e mi avvio alla conclusione). È evidente che, trattandosi di una norma che incide - ed incide profondamente - sul sistema delle responsabilità soggettive e quindi anche sul giudizio e sul processo contabile, la materia, nonostante l'urgenza di ripristinare la situazione, doveva essere affidata a procedure ordinarie e non allo strumento del decreto-legge. È evidente però che l'esigenza di ripristinare una legalità violata da parte del centrosinistra ci induce a tenere da parte le nostre perplessità sullo strumento utilizzato e a votare a favore di questo disegno di legge di conversione, dicendovi tuttavia: cospargetevi il capo di cenere, perché avete sbagliato anche in questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, annuncio, a nome del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, il voto favorevole sul provvedimento in esame.
Chiedo peraltro che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato Franco Russo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, desidero richiamare alcune delle considerazioni già svolte nel corso della discussione sulle linee generali, in particolare la genesi del provvedimento in esame, il motivo del ricorso all'emanazione Pag. 36di un decreto-legge e, infine, la gestione della legge finanziaria per il 2007.
Quest'ultima - la gestione della legge finanziaria - è stata molto confusa. Il Governo ha presentato, in maniera dilettantistica, un maxiemendamento alla finanziaria troppo complesso per potere essere controllato in modo analitico al fine di prevenire errori pacchiani come, ad esempio, quello che si vuole correggere con il provvedimento in esame. Si tratta adesso di capire se si è trattato veramente di un errore o di una scelta deliberata da una precisa volontà, recepita ma magari non condivisa da tutti, con la quale si era cercato di fare quella che si potrebbe definire una «furbata», che però ha avuto vita breve.
Da tale gestione dilettantistica della legge finanziaria per il 2007 è derivata la necessità di emanare un decreto-legge per abrogare immediatamente uno dei commi contenuti in quella legge, il 1343 dell'articolo 1.
Occorre, quindi, riflettere su come gestire la legge finanziaria, capire quali siano le modalità migliori per porre i parlamentari, di Camera e Senato, nelle condizioni di comprendere appieno il testo sottoposto alla loro attenzione. Ciò finora non è avvenuto, ed accade così ormai da tantissimi anni. Non è una questione che riguarda esclusivamente la legge finanziaria per il 2007, ma una questione che riemerge puntualmente durante la sessione di bilancio; se ne discute spesso, ma ogni volta di essa ci si dimentica una volta che la finanziaria viene approvata, per poi riproporsi nove mesi dopo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12,55)
GIACOMO STUCCHI. Un modo di lavorare serio richiederebbe che tale questione non venisse ogni volta riproposta e successivamente accantonata, ma venisse sollevata, affrontata e risolta.
Quella di cui si chiede l'abrogazione con il provvedimento in esame - il comma 1343 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 - è una disposizione che gridava vendetta. Quando, di fronte a precise responsabilità amministrative, si tenta una sanatoria di questo tipo evidentemente si vuole fare un piacere o premiare qualcuno. Il problema, però, è che con tale previsione normativa non si voleva premiare un comportamento corretto dei pubblici amministratori - questo sì, sarebbe condivisibile -, no, con la disposizione contenuta in quel comma si premiavano coloro che avevano violato le norme, coloro cioè che avevano problemi con le magistrature contabili e amministrative. E ciò non può essere accettato.
Quando nel corso della passata legislatura il Governo Berlusconi e la sua maggioranza parlamentare venivano attaccati perché facevano approvare leggi cosiddette ad personam, tutta la stampa dava contro il nostro Governo. Ma questa di cui si discute è una disposizione ad personam, una disposizione cioè che si applica a fattispecie particolari, ben riconducibili e ben individuabili.
Allora, bisognerebbe chiedere alla stampa come mai non c'è stato la stesso eco che si ebbe, invece, quando provvedimenti di portata ben inferiore, da questo punto di vista, venivano approvati dal Governo della Casa della libertà. Evidentemente, ciò serviva a qualcuno, serviva magari a sistemare le ritrosie, le richieste di qualche collega della maggioranza il cui consenso risultava indispensabile al Senato (parlo al passato perché, ormai, si è visto che anche con il consenso di quel singolo la maggioranza parlamentare in quel ramo del Parlamento non c'è più).
Di fronte a questa situazione si era cercato di ricorrere alla suddetta «furbata». Però, non reputo che tutte le colpe siano del senatore Fuda. Evidentemente, quando viene predisposto un maxiemendamento da parte del Governo gli attori protagonisti sono i ministri, i viceministri, i capi di gabinetto, insomma, tutte quelle persone che devono tessere le fila per «trovare la quadra» sul contenuto finale del documento, che poi diventerà il maxi emendamento da presentare all'approvazione Pag. 37con il voto di fiducia, indipendentemente che sia alla Camera o al Senato.
Tuttavia, il dubbio che qualche ministro, viceministro o esponente del Governo fosse connivente, fosse un sostenitore, magari occulto - o forse, neppure troppo occulto - di questo tipo di manovra viene e lo hanno in molti.
Forse, sarebbe opportuno andare a vedere (tuttavia, questo discorso poteva avere un senso tre giorni fa, quando il Governo esisteva ancora) all'interno del Governo Prodi per trovare questo soggetto, individuo, talpa, persona che, secondo la maggioranza, aveva lavorato contro gli interessi della maggioranza stessa.
Ormai, però, questo problema non c'è più perché, non essendovi più il Governo, non c'è più nemmeno la necessità di individuare chi lavorava contro il Governo per questa fattispecie specifica. All'intero della compagine governativa vi sono altri problemi, cioè cercare di capire chi nella maggioranza lavora contro il Governo e lo ha portato alla sua fine prematura nella giornata di ieri.
Per non farla troppo lunga, signor Presidente, noi, naturalmente, sulla conversione in legge di questo decreto esprimeremo un voto favorevole: ci mancherebbe altro! Tuttavia, non possiamo dimenticare - né possiamo esimerci dal sottolineare - la gravità politica di quanto accaduto, né possiamo accettare di fare finta di nulla. Non possiamo accettare che nessuno venga individuato (per lo meno il responsabile), che nessuno sia colpevole di ciò che è successo. È una questione anche di etica, di educazione civica, di responsabilità e di rispetto verso gli elettori, un rispetto di quella dignità propria anche delle aule parlamentari, dell'azione parlamentare e governativa che deve essere sempre tutelata.
Voi, così facendo, non avete dato sicuramente un bel esempio a tutti coloro che ci seguono dal di fuori delle aule parlamentari; voi, così facendo, avete contribuito ad incrinare ulteriormente la credibilità di un Governo che allora esisteva ma oggi non esiste più. Probabilmente, avete gettato la maschera. Infatti, di fronte ad operazioni di questo tipo, dicevate che la «capacità» di fare queste cose era solo degli esponenti del centrodestra. In realtà, queste cose le sapete fare benissimo anche voi. Le stesse cose, fatte dai Governi del centrodestra con finalità diverse, erano pubblicizzate sui giornali e «strombazzate»: peccato che, al vostro interno, quando agite in questo modo siete così dilettanti da non riuscire a capire che poi sarete immediatamente scoperti.
Un tentativo maldestro, un Governo maldestro, che, per fortuna, ormai, non c'è più. Quindi, passiamo ad altro senza insistere troppo e senza affondare troppo il coltello nella piaga. Per fortuna, oggi si respira un'aria nuova.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, con questo mio intervento desidero manifestare la piena condivisione del gruppo Popolari-Udeur su questo provvedimento.
Siamo di fronte ad un intervento governativo assolutamente opportuno, che dispone l'abrogazione di una disposizione certamente sciagurata contenuta nella legge finanziaria.
La modifica introdotta dal comma 1343 dell'articolo 1 stabiliva che il periodo di cinque anni non decorresse più dalla data in cui si è verificato il danno, ma da quella in cui è stata realizzata la condotta. Essendo quest'ultima data nella generalità dei casi antecedente alla prima, ne conseguiva una corrispondente anticipazione del termine finale di prescrizione.
Si tratta di un comma che, secondo la relazione, costituisce un mero errore redazionale, che introdurrebbe un elemento di grave difformità rispetto al modello generale della responsabilità della contabilità amministrativa del pubblico amministratore. Le conseguenze sarebbero di due ordini: la prima e più immediata si verificherebbe sui giudizi in corso, azzerando molte migliaia di giudizi con una Pag. 38conseguente perdita significativa per l'Erario; la seconda invece riguarda la definizione stessa della responsabilità degli amministratori, che diventerebbe una mera eventualità, con un'ampia possibilità di condotte produttive del danno per le quali nessuno nei fatti sarebbe chiamato a risponderne; infatti, il termine di prescrizione sarebbe decorso nel lasso di tempo che passa tra la condotta produttiva del danno e il momento in cui il danno si produce.
Siamo dunque di fronte ad un errore contenuto nella legge finanziaria, ma indubbiamente, in questo impreciso testo, non possiamo non cogliere l'urgenza di intervenire dal punto di vista legislativo, al fine di velocizzare i giudizi davanti alla Corte dei conti. Problema che deve essere affrontato, ma certo non agendo sulla prescrizione.
Infine, non si può omettere come la vicenda di questa disposizione ponga un altro urgente problema alla nostra attenzione, ovvero la necessità di rivedere il prima possibile le regole che disciplinano la sessione di bilancio. Devono essere necessariamente ridefiniti struttura, contenuti e procedure della manovra finanziaria. Occorre operare nella direzione del superamento dei limiti che la legge finanziaria attualmente presenta; una legge che oggi è nei fatti un coacervo di disposizioni ampie ed eterogenee, difficilmente analizzabili nel dettaglio con la necessaria attenzione e precisione, che forse permetterebbero di impedire il sorgere di inconvenienti, quale quello al quale oggi ci accingiamo a porre rimedio.
Ritengo dunque, a nome dei Popolari-Udeur, che sia necessaria ed urgente la conversione di questo decreto-legge e per tale motivo esprimeremo sullo stesso un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signora Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, annuncio, a nome del gruppo dei Verdi, il voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299 che, come tutti sanno, concerne l'abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa.
I Verdi ritengono che l'inserimento di tale comma nella legge finanziaria per il 2007 non sia stato dovuto né ad un errore tecnico, né ad una svista, né ad un refuso tipografico, ma che si sia trattato di un grave errore politico, commesso con un vero e proprio colpo di mano al Senato della Repubblica nell'ambito del maxiemendamento poi sottoposto al voto di fiducia e quindi non più modificabile in quella sede parlamentare e con quelle procedure.
Giustamente, subito dopo, si è registrata una forte reazione negativa e indignata, sia da parte dell'opinione pubblica sia da parte delle forze politiche, tanto di maggioranza quanto di opposizione e i Verdi hanno pienamente condiviso sia le critiche sia l'indignazione per quanto sconsideratamente avvenuto.
Per questo motivo, è stata giusta e doverosa da parte del Governo Prodi l'emanazione tempestiva di un decreto-legge ad hoc per abrogare il comma «incriminato» prima dell'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007 e cioè prima del 1o gennaio 2007.
Per questo stesso motivo, ribadisco con soddisfazione il voto favorevole del gruppo dei Verdi alla conversione in legge di questo decreto-legge, che anche il mio gruppo aveva auspicato e condiviso per riparare al grave errore - non tanto tecnico, quanto politico - che si era verificato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se la finalità di questo disegno di legge di conversione Pag. 39è quella di cancellare il famigerato comma 1343 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, è chiaro che il gruppo di Alleanza Nazionale non può essere contrario. Infatti, si tratta di cancellare una norma disdicevole e gravemente dannosa, che noi stessi abbiamo chiesto fosse immediatamente abrogata. Non è nella nostra disponibilità la scelta dello strumento e della procedura con cui attuare tale finalità. Il Governo ha scelto determinate modalità e determinati tempi e noi dobbiamo naturalmente perseguire l'obiettivo sostanziale, senza dilungarci oltremodo in schermaglie di carattere formale. Quindi, non potremmo certamente essere contrari al merito della questione.
Tuttavia, non sarà superfluo sottolineare che, dal punto di vista amministrativo e costituzionale, vi è materia affinché gli addetti al settore possano esercitarsi. Infatti, è forte il dibattito tra chi sostiene che sia corretto intervenire con una misura di questo genere prima che la norma incriminata entri in vigore e chi con elegante questione di diritto, tuttavia non superflua, sostiene che per abrogare una norma bisogna che essa sia prima vigente o sia entrata in vigore.
Naturalmente non sfugge ai numerosi ed agguerriti giuristi presenti in quest'aula che alto è il rischio di lasciare entrare in vigore una norma, per poi correttamente sopprimerla, poiché una volta entrata in vigore, essa innescherebbe comunque effetti giuridici con quella decorrenza, alimentando un contenzioso ed offrendo addirittura un «bagnasciuga» giuridico sul quale i potenziali responsabili degli illeciti amministrativi (quindi tenuti alle rifusioni, anche in proprio, verso l'erario) potrebbero innescare contenziosi dalla portata assolutamente imprevedibile. A questa sponda guardiamo con una certa preoccupazione, perché non ci nascondiamo che coloro che vorranno difendersi dalle pur giuste contestazioni e pretese da parte della magistratura amministrativa e che potrebbero essere tenuti anche a cospicue rifusioni dei danni provocati, potrebbero trovare pretesti o comunque terreni sui quali poggiare formalisticamente le loro difese.
Quindi, dobbiamo dire a questa maggioranza ed al suo deposto Governo che si sono caricati di una responsabilità grande dal punto di vista giuridico, oltre che morale, amministrativo e politico. Infatti, si stanno tuttora assumendo la responsabilità di lasciare spazio ad un contenzioso di intricato profilo, che potrebbe comportare ulteriori oneri e perversi effetti ai danni della pubblica amministrazione in generale. Quindi, quello che giustamente è stato chiamato un pasticcio, un brutto «giallo», un qualcosa in bilico tra la cronaca «gialla» e quella nera, lo è anche dal punto di vista della strumentazione scelta.
Detto questo, vorrei ricordare che la materia era molto chiara, perché bisognava comprendere se si trattava di instaurare un principio abbastanza devastante, stabilendo la decorrenza della prescrizione dal momento della commissione del fatto, anziché dal verificarsi del danno a seguito della azione o della omissione colpevole da parte dell'amministratore (vale a dire, colui che commetteva la condotta censurabile o ometteva comportamenti doverosi). Vorrei rilevare che tutto ciò interveniva soprattutto in un contesto in cui, spesso, coloro che commettono gli illeciti si trovano nella condizione di nascondere, di coprire, di non far esplodere e di non fare emergere la fattispecie illecita nella quale essi stessi sono incorsi.
Quindi, avendo presente la delicatezza di questo stravolgente principio che, con un colpo di mano, si voleva introdurre, debbo semplicemente riferirmi (pur citando qualche dato in più) a quanto detto prima, intervenendo sugli ordini del giorno presentati. Mi preme, in altri termini, sottolineare l'aspetto che interessa, al di là di noi rappresentanti politici, quei cittadini che ci conferiscono il mandato per stare in questa sede, discutere, votare ed assumerci delle responsabilità.
Infatti, i nostri comuni concittadini prima ascoltano il ceto di Governo (sia pur deposto, adesso) affermare che, grazie al Pag. 40favorevole andamento del gettito tributario - e, quindi, della torchiatura efficace nei confronti del contribuente! - si può rasserenare l'orizzonte, tuttavia la riduzione delle imposte potrebbe verificarsi - sottolineo «potrebbe» - nel 2008. Successivamente, essi ascoltano il deposto ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa, dire: contrordine, compagni - o concittadini: fate voi! -, lo sgravio fiscale (ammesso che ci possa essere) potrà aver luogo non prima del 2009. E poi ancora contrordine, compagni e concittadini: la riduzione delle imposte potrà avvenire non prima del 2010.
Ebbene, mentre il cittadino, il lavoratore, il pensionato ed il risparmiatore ascoltano queste affermazioni, essi si sentono minacciati, come ho precedentemente ricordato (ma si tratta soltanto degli esempi più gravi), da una gragnuola di prelievi fiscali, come quelli che, aggravando l'imposizione centrale, verrebbero disposti anche dalle regioni e dagli enti locali. Gli stessi (pendolari o meno che siano), inoltre, si sentono annunciare che rincareranno di almeno il 20 per cento le tariffe ferroviarie.
I cittadini, inoltre, apprendono dalle cronache che l'inflazione sta penalizzando soprattutto i redditi dei più poveri e dei pensionati - in barba alla tanto decantata «vocazione sociale» di questo deposto Governo di sinistra-centro! - e scoprono, cosa ancor più grave, che le loro buste paga di gennaio e di febbraio hanno clamorosamente smentito «Prodi e soci», i quali avevano promesso che quello sarebbe stato il momento della verità! Infatti, si è visto che, al contrario, nei due mesi di gennaio e febbraio le retribuzioni di lavoratori dipendenti e pensionati si sono impoverite!
Orbene, mentre succede tutto questo, i nostri concittadini debbono assistere ad una manovra con la quale, da parte della maggioranza, si compie un colpo di mano in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria, nella quale, clandestinamente, si realizza un attentato alle casse sacrosante del pubblico denaro. Tale manovra avrebbe comportato - mi riporto, per brevità, ai dati che, in sede di esame degli ordini del giorno, ho precedentemente illustrato - un costo di oltre 1.000 milioni di euro: 814 milioni di euro come «danno emergente», più gli interessi, le spese di recupero, le spese legali e la vanificazione di 3.475 giudizi di responsabilità!
Ecco: questo è lo scenario! Si tratta di uno scenario, signor Presidente e onorevoli colleghi, «apocalittico», e ciò non solo per la violazione formale delle procedure e della legalità, ma anche per le devastanti conseguenze economiche sul contribuente. Infatti, è stato commesso, dalla maggioranza di sinistra-centro e dal suo Governo, un attentato alle casse ed alle tasche dei cittadini!
Vorrei che notaste bene che mi sono riferito a dati non arbitrari, o millantati dall'opposizione, ma che, come già ricordato, sono stati citati da un rappresentante del Governo, il sottosegretario Lettieri, in una sede ufficiale, quale il Senato della Repubblica!
Aggiungo che, stretto alle corde delle responsabilità morali e politiche della vicenda, il medesimo sottosegretario così si esprimeva, rispondendo ai senatori che lo incalzavano: il tentativo di ricerca in base al nome del primo presentatore dell'emendamento originario si era rivelato infruttuoso.
Il sottosegretario rappresentante del Governo si è espresso con le stesse parole con cui i nostri valorosi sottufficiali ed ufficiali dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato stendono un rapporto sulla ricerca dei responsabili di un reato che per il momento è privo di paternità; rapportano alla magistratura dicendo: i tentativi di individuare il responsabile sono risultati infruttuosi. Lo stesso linguaggio. E mai questo linguaggio fu più appropriato come in questa circostanza.
Quindi, la sintesi di questa disgraziata vicenda...
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, deve concludere. Il tempo a sua disposizione è scaduto abbondantemente.
Pag. 41
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Lo sto facendo, la ringrazio.
Quindi, la sintesi di questa vicenda è un macigno di carattere morale e politico in capo al deposto Governo e alla sua maggioranza.
Dunque, il nostro voto, che è favorevole alla sostanza, all'effetto del provvedimento stesso, che è quello della cancellazione del famigerato comma, si carica di questo contenuto di denunzia rispetto al quale dobbiamo trarre elementi di grande ammonizione per ciò che sarà, qualunque esso sia, nell'azione del futuro Governo da insediare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le ragioni del voto favorevole del gruppo di Forza Italia sono già state esposte. In ogni caso, non deve essere omesso che siamo in presenza di una bruttissima vicenda; si è tentato di mascherare, di minimizzare e di mettere a tacere la vera volontà che è dietro questo provvedimento e che, in realtà, era dietro il provvedimento che noi, oggi, stiamo cassando con questo disegno di legge di conversione.
Infatti, la ricostruzione fatta da qualche esponente della maggioranza non risponde al vero; dunque, vale la pena di ricordare alcuni passi di questa vicenda che fanno intendere come vi sia stata la volontà di inserire questa norma nefanda nella legge finanziaria (tale norma, poi, è stata messa al pubblico ludibrio da parte di tutti gli esponenti della maggioranza, anche di coloro i quali l'hanno inserita nella legge finanziaria).
Nasce con il nome di Fuda, un senatore di maggioranza. Nessuno obietta, nessuno si scandalizza; va avanti questo discorso, fino a quando non suona un piccolo allarme rispetto alla sparizione del cosiddetto comma Fuda.
Tutti ricorderanno che per la legge finanziaria vi è stata la necessità da parte della maggioranza di porre la questione di fiducia. La vecchia norma Fuda ricompare con il comma 1343, ma cambiata, riformulata. Non si tratta della stessa norma, dunque. Ci si scandalizza. Alcuni esponenti della maggioranza (mi riferisco, ad esempio, al ministro Di Pietro) sparano addosso alla maggioranza stessa, sostenendo che non si possono varare simili norme. Il ministro Di Pietro dichiara che avvierà un'indagine - indossando di nuovo la toga - per scoprire chi ha inserito in maniera surrettizia questa norma. Si dice che, sicuramente, sarà stato qualche funzionario. Incominciano ad attribuirsi colpe non politiche, ma tecniche.
Stiamo ancora aspettando quell'indagine. Non sappiamo ancora chi è stato ad inserire quella norma nella legge finanziaria. Sta di fatto che viene approvata e adesso sorge la necessità di cancellarla.
Qualche dubbio si pone in ordine non alla necessità di abrogarla, ma alla conseguenza non del tutto legittima cui potrebbe forse condurre lo strumento usato, nel senso che potrebbe non raggiungersi l'effetto voluto di cassare la norma. Peraltro, permettetemi di osservare che un piccolo sospetto sull'effettiva volontà di cancellare questa norma esiste; non dimentichiamo che proprio in questa Assemblea vi è stato un tentativo di anteporre l'esame del decreto «mille proroghe» a quello del decreto oggi in esame, tant'è che la maggioranza ha votato a favore dell'inversione dell'ordine del giorno. Vi è stata, inoltre, questa mattina, una sorta di minaccia nei confronti dell'opposizione: se avessimo continuato a perdere tempo su questo provvedimento, si sarebbe chiesta nuovamente, oggi, l'inversione dell'ordine del giorno, anteponendo nuovamente l'esame del decreto «mille proroghe» e mettendo il «Fuda» in coda.
Ciò deve forse farci supporre che non vi sia propriamente la volontà di sopprimere la norma; del resto, si è frattanto saputo che esisteva, a proposito di norme ad personam, qualche beneficiario di lusso, illustre, di questo provvedimento. Ne ricordo uno a caso, che risulta addirittura dalla relazione del procuratore generale della Corte dei conti quando, stimate le perdite dello Stato in ragione di 2 miliardi Pag. 42700 milioni di euro, cita tra le voci di tale ammontare il comune di Roma. Comune che, nonostante la condanna inflittagli dalla Corte dei conti, avrebbe potuto tranquillamente, con tale norma, non pagare più la sanzione relativa di 32 milioni di euro. Si tratta di uno dei tanti casi, ma vi è un elenco di possibili beneficiari, beneficiari cui si è data la caccia. Dunque, tutto un insieme di elementi fanno intendere come questa norma sia stata voluta e non si sia trattato di un errore tecnico!
Analogamente, è stata voluta quella disposizione che abroga la norma di legge che prevede la possibilità per lo Stato di confiscare i beni derivanti dal reato di abuso d'ufficio (reato compiuto, quindi, da pubblici amministratori); al riguardo ricordo infatti che la nostra proposta emendativa contraria fu dichiarata inammissibile. Per un insieme di reati è possibile, dopo il sequestro, giungere alla confisca ma, guarda caso, questa maggioranza ha voluto inserire nella finanziaria, al comma 220, una norma che ha estrapolato dall'elenco di tali fattispecie il caso in esame ovvero la possibilità di confisca per il reato di abuso d'ufficio. Chissà quale altro amico degli amici si voleva tutelare: anzi, si vuole tutelare, perché si tratta di una norma in vigore! Noi avevamo proposto di sopprimerla, ma, appunto, la nostra proposta emendativa è stata dichiarata inammissibile. Dunque, se vogliamo...
UGO SPOSETTI. Basta!
ANTONIO LEONE. Non devo infierire più? Va bene. Sarò buono, anche perché in effetti siete in agonia. Quindi, è meglio evitare di infierire; però, per correttezza, va precisato che non si può solo parlare di trasparenza, di recupero di fondi, di legalità. Non si possono condurre certe battaglie politiche e poi, nei fatti - attraverso la norma che oggi stiamo sopprimendo, e attraverso il mantenimento di quella norma che noi vogliamo sopprimere ma che voi non volete abrogare -, cantare, per così dire, la messa solo e soltanto per l'arciprete. Evidentemente, bisogna assumersi la responsabilità di tutto, anche andando contro il sindaco di Roma, contro il presidente di una regione ovvero contro chi illegalmente ha usato il suo potere. Ciò, anche a costo di perdere i beni che nel frattempo si sono accumulati attraverso quei reati commessi.
È questo che noi vogliamo dalla maggioranza ed è per questo che Forza Italia voterà favorevolmente su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, solo poche parole perché, data la complessità delle dichiarazioni fatte nei giorni scorsi e oggi, si rischia veramente di perdere il senso delle proporzioni.
PIETRO ARMANI. Ma è la realtà!
ROBERTO ZACCARIA. Voglio solo fare poche considerazioni nell'esprimere, a nome dell'Ulivo, il voto favorevole sul provvedimento. Si è trattato di un errore che si poteva correggere già al Senato se al Senato si fosse realizzata un'intesa ampia ed unanime, operazione che l'opposizione, seguendo le sue strategie, ha preferito non consentire. Quindi, con tempestività si sarebbe potuto già rimediare allora, ma ciò non è stato fatto.
Oggi, stiamo valutando ed approvando la conversione in legge di un decreto-legge. È abbastanza singolare, tra l'altro, che su un disegno di legge di conversione sul quale c'è un accordo di carattere generale sia stato praticato, sostanzialmente, un forte ostruzionismo. Questo dovrebbe portarci a svolgere alcune considerazioni sulle tecniche ostruzionistiche, anche con riferimento alla particolare giornata di oggi.
Per dare una motivazione a questo voto, mi collego alla relazione dell'onorevole Dato, nella quale sono menzionati alcuni casi e precedenti di questa natura. Un precedente è relativo proprio alla legge finanziaria 2006 del precedente Governo, il quale ha fatto esattamente la stessa Pag. 43cosa. Però, da parte dell'opposizione di allora c'è stato un atteggiamento molto più sobrio di quello cui abbiamo assistito in questa circostanza.
Mi collego anche alle valutazioni, molto pertinenti, del Governo e del sottosegretario Scotti che, tra l'altro, è un addetto ai lavori, essendo stato un giudice molto autorevole. Egli ha fornito una spiegazione tecnica del tutto convincente (che naturalmente durante il dibattito di questi giorni nessuno si è preso la briga di leggere) ed ha richiamato la distinzione, molto significativa, fra approvazione, promulgazione ed efficacia dell'atto. Soprattutto, a meno che sia stato disattento, mi pare che nessuno abbia citato il comunicato della Presidenza della Repubblica (lo dico con riferimento alle argomentazioni tecniche che ho ascoltato da alcuni che, almeno, vogliono misurarsi su questo terreno). Sarebbe stato sufficiente leggerlo, anche perché non è frequente che il Presidente della Repubblica accompagni la promulgazione di una legge con un comunicato. Ebbene, in quel comunicato, del 27 dicembre 2006, in poche righe si dice quello che in questa sede non è stato messo fuoco: «È stato sottoposto questo pomeriggio al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il decreto-legge che abroga il comma 1343 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa. Il Capo dello Stato ha quindi promulgato la legge finanziaria e il bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2007 e per il triennio 2007-2009 ed ha successivamente emanato il decreto-legge.» Il commento finale, icastico, è in questi termini: «La norma abrogata, pertanto, non entrerà in vigore con la legge finanziaria, evitandosi in tal modo qualsiasi ipotesi di danno per l'erario». Lo ripeto: sarebbe stato sufficiente leggere queste poche righe per capire il senso e la valenza tecnica di questo intervento. Si è trattato di un errore al quale si sarebbe potuto riparare fin dall'inizio. L'opposizione non lo ha fatto e ha tirato per le lunghe anche il dibattito di quest'oggi.
Questo è il motivo per il quale il gruppo dell'Ulivo esprimerà un voto favorevole sulla conversione in legge di questo decreto-legge, senza alcun sotterfugio o tecnica dilatoria ma con una posizione molto chiara.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che vada respinto con vigore e rigore ciò che le destre cercano di insinuare, ossia che noi saremmo stati costretti a rimediare ad un errore voluto sulla finanziaria. Secondo loro, sarebbe stato un errore meditato e, quindi, la Corte dei conti e i poteri costituiti dello Stato avrebbero costretto il Governo e questa maggioranza, che, nonostante tutto, c'è e si farà sentire, a provvedere con un decreto-legge, insinuando, quindi, l'esistenza di una diversa volontà del centrosinistra e accusando, come affermava il collega Leone, di inadempienza il nostro ministro Di Pietro.
Noi rinviamo al mittente questo tipo di impostazione culturale e politica. Abbiamo rimediato ad un errore, che avevamo fatto - e lo abbiamo riconosciuto -, che non dipendeva, però, da una volontà politica, ma da una volontà tecnica.
Quindi, l'Italia dei Valori voterà a favore della conversione di questo decreto-legge, perché ritiene che coloro che i quali si siano macchiati di reati amministrativi nei confronti dello Stato vadano perseguiti. In questo senso, la linea dell'Italia dei Valori è rigorosa e l'azione del ministro Di Pietro è coerente con essa.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il voto finale avrà luogo alle 15.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.
Pag. 44Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Burchiellaro, Casini, Cordoni, Donadi, Duilio, Folena, Gregorio Fontana, Forgione, Gamba, Landolfi, Leoni, Marantelli, Migliore, Oliva, Sgobio, Stucchi e Villetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si sono conclusi gli interventi per dichiarazione di voto finale.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non credo che riuscirò mai a raggiungere la popolarità del collega Boccia, però ogni tanto ci provo. Non so come funzioni la comunicazione riguardo ai lavori dell'Assemblea e delle Commissioni. Io, alle 14,03, ho ricevuto una comunicazione attraverso lo short message service - ormai funziona così - in cui mi si convocava ad una riunione congiunta della II Commissione, di cui faccio parte, se non sbaglio con la VI commissione, prevista alle ore 14,45 per affrontare il tema del riciclaggio. La questione è più semplice di quanto sembri... Presidente, non si preoccupi. Intervengo semplicemente per osservare che, se una Commissione è convocata per le 14,45, temo che, anche se si prendesse semplicemente atto della necessità di tornare in aula, il tempo fisico necessario per farlo non consentirebbe di essere qui alle ore 15.
Quindi, la mia preghiera - che è un po' rituale, ma in momenti come questi conta - è quella di verificare che effettivamente tutte le Commissioni siano sconvocate, atteso che una di esse - ho qui l'sms - era convocata per le 14,45, vale a dire 18 minuti fa. Grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. A noi risulta che tutte le Commissioni siano state sconvocate. Ovviamente, procederemo ad effettuare una verifica relativamente alla questione da lei posta.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2200, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1236 - «Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa» (Approvato dal Senato) (2200):
Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 427
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che il deputato Stradella non è riuscito a votare.
Pag. 45Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Disposizioni di delegazione legislativa. (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2114-B) (ore 15,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Disposizioni di delegazione legislativa». Ricordo che nella seduta del 20 febbraio si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 2114-B sezione 1).
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2114-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione approvato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 2114-B sezione 2), nel testo recante le ulteriori modificazioni apportate dal Senato stesso (vedi l'allegato A - A.C. 2114-B sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le ulteriori modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 2114-B sezione 4).
Avverto, inoltre, che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo approvato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 2114-B sezione 5).
Avverto, infine, che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
La Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, le seguenti proposte emendative: Misiti 6.7, in quanto non strettamente attinente all'oggetto del decreto-legge in esame, essendo volto a stabilire che, allo scadere delle concessioni idroelettriche, venga trasferito allo Stato, previo indennizzo, il ramo d'azienda relativo all'attività oggetto della concessione medesima; Bono 3-quater.2, limitatamente alla parte consequenziale, che incide sul regime di tassazione delle società cooperative; Cota 6-quater.2, limitatamente ai commi 2 e 2-ter della parte consequenziale, volti a rideterminare il finanziamento complessivo del Servizio sanitario nazionale per gli anni 2007, 2008 e 2009 ed a dettare le relative disposizioni di copertura.
La Presidenza, inoltre, non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del regolamento, in quanto non strettamente attinente all'oggetto del decreto-legge in esame, l'emendamento Benedetti Valentini 1.32, non previamente presentato in Commissione, volto ad estendere all'anno 2007 la disposizione di cui all'articolo 3, comma 2-quater, del decreto-legge n. 45 del 2005, in cui si stabilisce che, per la promozione alla qualifica di dirigente superiore del personale della Guardia di finanza e del Corpo forestale, si prescinde dal requisito dell'anzianità.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, nel dare contezza della declaratoria di inammissibilità, mi è sembrato di capire che lei abbia motivato l'inammissibilità del mio emendamento 1.32 con la mancata presentazione in Commissione.
PRESIDENTE. Ho dichiarato l'inammissibilità del suo emendamento 1.32, in quanto non strettamente attinente all'oggetto del decreto-legge in esame, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del regolamento.
Pag. 46DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Pur non essendo d'accordo, prendo atto che non era quella la motivazione.
GIACOMO STUCCHI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, nella confusione non ho capito quale emendamento, sottoscritto da me e dall'onorevole Cota, sia stato dichiarato inammissibile.
PRESIDENTE. È stato dichiarato inammissibile l'emendamento Cota 6-quater.2, limitatamente ai commi 2 e 2-ter della parte consequenziale.
GIACOMO STUCCHI. La ringrazio.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, intervengo solo per un chiarimento. Se non ho capito male, il mio emendamento 3-quater.2 è stato dichiarato inammissibile limitatamente alla parte successiva alla parola «conseguentemente».
PRESIDENTE. Le confermo che il suo emendamento 3-quater.2 è stato dichiarato inammissibile limitatamente alla parte consequenziale.
NICOLA BONO. La ringrazio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 300 del 2006, che oggi siamo costretti a rivedere in tutta fretta, appare riconducibile a una pluralità di materie tra di loro assolutamente disgiunte, secondo la ben nota prassi dei decreti omnibus, tesi a introdurre una serie indistinta di norme, senza alcun riguardo per i requisiti costituzionalmente richiesti dall'articolo 77 della Costituzione, fondamentale in tema di decreti-legge.
Ebbene, negli ultimi anni si è spesso fatto ricorso allo strumento del decreto-legge, al fine di prorogare o differire termini legislativamente previsti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, ciascun provvedimento d'urgenza disponeva una sola o più proroghe nello stesso settore o in settori affini.
A ciò si aggiunga che alcuni dei termini prorogati da disposizioni contenute nel provvedimento hanno già formato oggetto di una o più precedenti proroghe, anch'esse disposte con decreto-legge.
Il provvedimento in esame, oltretutto, contiene disposizioni eterogenee per quanto riguarda la materia, anche se per la maggior parte destinate ai comuni obiettivi di prorogare termini stabiliti con legge, prolungare l'applicazione di discipline transitorie o differire l'efficacia di alcune disposizioni legislative.
Non posso, dunque, esimermi in questa sede, onorevoli colleghi, dal sottolineare lo sconsiderato ricorso che si sta facendo, dall'inizio di questa legislatura, a un fenomeno nato alla fine degli anni Sessanta e consolidatosi nell'abnorme utilizzazione della decretazione d'urgenza con un effetto degenerativo dell'istituto noto a tutti gli operatori del settore.
Sembra ormai che questo Governo - o questo ex Governo - sia sempre più disinvolto nel ricorrere al decreto-legge, anche in mancanza dei presupposti costituzionali di necessità e urgenza.
Il tutto è aggravato dal fatto che, come in questo caso, spesso i decreti-legge, invece di prevedere puntuali e circoscritti interventi, costituiscono l'occasione per varare contestualmente discipline legislative disparate e non collegate da alcun nesso. È proprio riguardo all'affastellamento di norme eterogenee nello stesso decreto-legge che la Camera dei deputati si trova oggi a dover riesaminare questo decreto in termini eccessivamente stringenti, con grave oppressione del libero esercizio del diritto di emendamento spettante a ciascun parlamentare e quanto sopra a causa Pag. 47delle numerose modifiche apportate al testo nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, ove, complice il regolamento, che con la riforma del 1982 non stabilì nuovi criteri particolari circa l'ammissibilità degli emendamenti ai decreti, non esiste una norma stringente come quella di cui all'articolo 96-bis del regolamento della Camera, che attribuisce al Presidente il potere di dichiarare sic et simpliciter inammissibili gli emendamenti non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge.
Non solo, è accaduto addirittura che modifiche proposte in questa sede siano state dichiarate inammissibili, mentre al Senato sono state senza indugio inserite nel testo, ampliandone oltremodo il contenuto, senza darci la possibilità - lo ripeto ancora - di discuterne a fondo, nel rispetto ovviamente delle nostre norme regolamentari.
Al Senato, quindi, sono state apportate ampie modifiche sul testo licenziato dalla Camera dei deputati. Orbene, colleghi, lasciatemi dire che questo è un pessimo modo di legiferare. Da una parte la Presidenza di questa Camera ha voluto esercitare in modo rigoroso il potere di dichiarare inammissibili emendamenti e articoli aggiuntivi, dall'altra, al Senato è stato possibile introdurre una robusta serie di variazioni sostanziali, mettendo infine la Camera dei deputati di fronte al fatto compiuto, senza concedere il giusto tempo per poter riesaminare una normativa complessa come quella in esame.
Ritengo, dunque, onorevoli colleghi che non si possa stravolgere tutto un complesso di norme fondamentali per il funzionamento dello Stato-apparato senza che entrambe le Camere possano esprimersi nello stesso modo, sull'identico testo, come esige tra l'altro l'articolo 70 della Costituzione. Per tutti questi motivi, che ho voluto brevemente esporvi, ribadisco la posizione da me già sostenuta in prima lettura su questo provvedimento, in sintonia con quanto dichiarerà il gruppo di Forza Italia, ed esprimo il mio voto contrario alla conversione di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Intervengo su un tema, peraltro noto, sul quale abbiamo già avuto occasione di intrattenerci io stesso ed altri colleghi, proprio con riferimento a questo decreto-legge. Si tratta della questione dei criteri di ammissibilità o meno degli emendamenti con riferimento alla differente disciplina esistente tra Camera e Senato.
Delle due, l'una: o l'elenco degli emendamenti inammissibili che qui è stato appena letto è esattamente corrispondente per coerenza di materia e di argomento agli emendamenti che già erano stati dichiarati inammissibili in questo ramo del Parlamento, secondo me giustamente, e che poi sono stati reintrodotti al Senato, allora va tutto bene. Tuttavia, temo che così non sia, e su questo la pregherei di darmi una risposta, magari dopo aver consultato gli uffici. Laddove fosse, come io ritengo, che taluni emendamenti introdotti dal Senato non sono più dichiarati inammissibili qui alla Camera, ci troveremmo ancora una volta con un ramo del Parlamento che ha un potere minore rispetto all'altro, cosa che non mi pare sia compatibile con il nostro ordinamento costituzionale. Dell'argomento so che si parlerà nei prossimi giorni in sede di Giunta per il regolamento, della quale mi onoro di far parte e dove ovviamente ripeterò questa argomentazione.
Intanto, restando al tema, credo che l'Assemblea abbia il diritto di sapere se vi sia stata, ancora una volta, una non coerente valutazione rispetto alla prima «espulsione» dal testo degli emendamenti dichiarati inammissibili. Mi permetto sommessamente di aggiungere che ci eravamo fatti interpreti, come si suol dire, per le vie brevi, del fatto che, laddove vi fosse stata la volontà da parte della maggioranza e Pag. 48del Governo di trasmettere il testo al Senato, avremmo probabilmente - questo era l'impegno - licenziato il provvedimento con rapidità, in maniera tale che l'altro ramo del Parlamento avrebbe potuto provvedere alla sua conversione in legge prima della scadenza, come è suo diritto e dovere.
Ho, tuttavia, la sensazione, poiché il Senato è diventato da qualche tempo off limits per la maggioranza, di difficile gestione - sappiamo bene perché -, che si voglia tentare di impedire quella conclusione, anche se sarebbe ragionevole e giusto. Vorrei, pertanto, sapere - e credo lo voglia tutta l'Assemblea - se è stata seguita una procedura non coerente e, nel caso fosse così, qual è la motivazione quantomeno formale che si possa addurre al di fuori di quest'aula per giustificare a tutta la popolazione italiana il fatto che in un caso operiamo in un modo e in un altro seguiamo una procedura diversa.
Ai sensi del regolamento della Camera, come certamente ben sanno tutti i colleghi, la Presidenza ed anche gli uffici competenti ad esaminare la questione, è prevista la possibilità di intese tra Camera e Senato su argomenti per i quali vi sono previsioni diverse nei rispettivi regolamenti.
Avremmo bisogno di avere queste informazioni e di comprendere come la Presidenza intenda procedere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, l'ammissibilità degli emendamenti è stata valutata alla stregua dei criteri previsti dal nostro regolamento: ciò che accade al Senato attiene ovviamente all'autonomia ed al regolamento dello stesso.
È evidente - ne abbiamo discusso anche ieri - che il problema sussiste. La Giunta per il regolamento è convocata per il prossimo 27 febbraio; il problema è all'attenzione del Presidente della Camera, che ha anche contattato il Presidente del Senato per arrivare ad un'armonizzazione possibile e condivisa della prassi applicativa. È, quindi, una tematica che si sta affrontando.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, ma come verrà raccontata la questione all'esterno? Vi è una giustificazione formale che renda tutti noi più coerenti sotto il profilo della sua rappresentazione all'esterno, ai cittadini italiani? Oppure dobbiamo soltanto limitarci a dire: purtroppo, il Senato ha deciso diversamente e la Camera non ha potuto fare in modo diverso? Il Governo e la maggioranza non hanno ritenuto di trasmettere il testo al Senato (era un dovere) e certamente sarebbe stato possibile, considerata la nostra disponibilità ad accelerare i tempi.
Qual è la giustificazione formale?
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, le ho già risposto. Il problema attiene ai due diversi regolamenti della Camera e del Senato e all'autonomia di ciascuna delle due Camere.
È un problema che conosciamo da anni: non nasce oggi e già in precedenza lo abbiamo affrontato. Vi sono due possibilità: modificare il regolamento della Camera dei deputati ovvero avviare un confronto con il Senato per un'armonizzazione della prassi applicativa. Si sta lavorando su entrambi i fronti e, ovviamente, speriamo che il problema si possa affrontare nel migliore modo possibile.
MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, anche altri colleghi di altri gruppi di maggioranza hanno fatto riferimento ai lavori delle Commissioni. Le Commissioni esteri e difesa si sono riunite ed hanno proceduto all'esame in sede referente del disegno di legge di conversione del provvedimento d'urgenza che rifinanzia le missioni militari internazionali.
Conosciamo la prassi della Camera, il regolamento: discutiamo di decreti-legge, nonostante la crisi politica conseguente alle dimissioni del Governo. Tuttavia, riteniamo che vi sia un limite a tutto; est modus in rebus, dicevano gli antichi romani.Pag. 49
Vorrei soffermarmi sulla crisi politica, avvenuta - è vero - nell'altro ramo del Parlamento, collegato a noi non solo tramite gli SMS, come diceva il collega Giachetti, ma anche con le televisioni, le radio e grazie alla lettura dei numerosi giornali pubblicati nel nostro paese. Al Senato, il Governo ha registrato una sconfitta, che lo ha portato a rassegnare le dimissioni, sul voto conseguente alla presentazione di una risoluzione sulla relazione del ministro per gli affari esteri, che nel suo intervento si è occupato anche della missione in Afghanistan.
Allora, di cosa stiamo parlando, si direbbe con gergo meno arcaico? Qual è la riflessione della Presidenza della Camera sull'organizzazione dei lavori delle Commissioni, comprese quelle che stanno esaminando il decreto-legge relativo alla missione in Afghanistan, provvedimento, tra l'altro, «calendarizzato» nelle sedute dei prossimi giorni?
Capisco che si troverà un comma o un codicillo per affermare che ho torto. Però, ci troviamo in un'Assemblea politica che, insieme al Senato, è la massima rappresentazione della democrazia repubblicana e che, pertanto, non può funzionare come un ambulatorio, in cui la fila è smaltita con i numeretti. Non possiamo pensare che nelle Commissioni riunite esteri e difesa della Camera prosegua l'esame del decreto-legge relativo alla missione in Afghanistan, perché chi ha sfasciato il vaso, ieri, cerca, oggi, di incollare nuovamente i cocci. E noi siamo qui ad esaminare un provvedimento e, tra qualche ora o giorno, il decreto-legge sulle missioni militari internazionali. È politicamente inconcepibile! Certo, si troverà l'articolo del regolamento per giustificare che si può far finta di nulla, ma la realtà è quella che ho descritto.
E allora, o non vi è sincerità nei colleghi che hanno affermato di procedere nell'esame del decreto-legge in Commissione o vi è una valutazione altamente politica. Nelle prossime ore avranno luogo le consultazioni da parte del Presidente della Repubblica; il Governo è dimissionario. Il buon senso, che si troverà in tutti gli articoli del regolamento della Camera, dovrebbe indurre ad apprezzare le circostanze politiche, cosa che ha fatto persino il Presidente Prodi, con il gesto costituzionalmente corretto che ha compiuto ieri sera. Invitiamo quindi la Presidenza a svolgere una valutazione in proposito.
Faccio parte della Commissione difesa, ma non ho partecipato, insieme ai miei colleghi, per scelta, ai lavori di quel consesso. Anche i colleghi della Commissione esteri hanno abbandonato i lavori delle Commissioni riunite. È una questione «iperpolitica».
Ringrazio il Presidente per avermi concesso di intervenire sull'ordine dei lavori, intervento che è anche di natura politica, e concludo. Siamo a favore di quel decreto-legge; però, vogliamo sapere se il Governo ancora esiste (e sappiamo di no) e se vi è una maggioranza politica su quel decreto-legge. Ripeto: non siamo in un ambulatorio, ma al Parlamento della Repubblica e anche i colleghi della maggioranza, di cui comprendiamo l'attuale travaglio, debbono rispettarlo, almeno quanto noi. Se intendono rispettarlo ancora di più, compiano un atto di realismo, evitando riti un po' ridicoli.
PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, come lei stesso ha onestamente riconosciuto, la questione posta ha carattere preminentemente politico. Sul piano formale, le ricordo che, questa mattina, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il Presidente della Camera ha chiarito la possibilità che anche le Commissioni si riunissero per esaminare i decreti-legge, in quanto atti dovuti, mentre per tutte le altre attività parlamentari vi era la necessità di raggiungere un accordo unanime tra i gruppi, previa autorizzazione della Presidenza della Camera. Così è stato chiarito, ripeto, dal Presidente Bertinotti durante la Conferenza dei presidenti di gruppo e, in base a questo schema, hanno lavorato le Commissioni da lei ricordate.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
Pag. 50PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, affidandomi alla sua saggezza e alla sua cortesia, mi permetto di chiederle di valutare bene quando affrontiamo questioni che sono già state ampiamente esaminate e alle quali si è già data risposta.
Le questioni poste dal collega La Loggia sono tutt'affatto irrilevanti; esistono e «pesano» sui lavori dell'Assemblea e la sensibilità del Presidente della Camera di convocare, anche su questo tema, la Giunta per il regolamento nei prossimi giorni è una risposta al collega La Loggia a dimostrazione che condividiamo la preoccupazione per una così evidente disparità di trattamento quando affrontiamo l'esame di un decreto-legge alla Camera o al Senato.
Su questo, quindi, la ringrazio della risposta e credo che - lo confermo - noi dovremmo affrontare l'argomento in maniera seria, collaborativa, costruttiva insieme al Senato, ma - lo ribadisco - l'argomento già esiste.
Riguardo alle considerazioni svolte dall'onorevole Gasparri, vorrei dire che, quando si interviene sull'ordine dei lavori, dovremmo «aiutarci ad intervenire»: è vero che non è necessario che un ex ministro conosca i codicilli del regolamento, ma sarebbe utile che conoscesse almeno la Costituzione!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti.
Ho dato la parola agli onorevoli La Loggia e Gasparri nella misura in cui l'onorevole La Loggia ha svolto un richiamo al regolamento pertinente al tema dei decreti-legge e quindi anche al lavoro che stiamo svolgendo in Assemblea. L'onorevole Gasparri, pur «infarcendo» il suo intervento di valutazioni di carattere politico, ha comunque posto un problema riguardante la convocazione delle Commissioni, e quindi l'ordine dei lavori, tema che peraltro era già stato posto, in modo diverso, riguardo alla convocazione delle Commissioni nella giornata di oggi.
Proseguiamo ora con gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge cosiddetto «mille proroghe» ha un percorso molto travagliato tra le due Camere. Occorre chiedersi: è una normale prassi? Certo, nulla di scandaloso se un disegno di legge torna in terza lettura da noi alla Camera, ma, in questo caso, scandalose sono le motivazioni.
Al Senato, infatti, si è verificato da parte della maggioranza un vero assalto alla diligenza nella modificazione di questo decreto in esame, con modifiche irrazionali, non condivisibili, spesso clientelari. Occorre dare una prova di ciò? Tanto per fare un esempio, nella serata del 14 febbraio è stato presentato e votato in aula al Senato un emendamento n. 1.42, che rappresenta una palese violazione al principio di meritocrazia e giustizia e così ve lo ricordo. Tale emendamento modifica quanto stato approvato dalla vostra legge finanziaria appena due mesi fa al comma 619. Nella sostanza, il comma 619 della vostra legge finanziaria si riferisce alla procedura concorsuale di reclutamento di dirigenti scolastici, bandito il 22 novembre 2004: ascolti, Presidente! A tale procedura concorsuale circa 700 candidati sono stati ammessi a seguito di provvedimento cautelare del giudice amministrativo avverso la preselezione per titoli. Tale preselezione per i concorso per dirigenti scolastici non vi è mai stata, ed è stata prevista solo nel concorso del 2004.
Non solo, sempre l'ultima legge finanziaria prevede che per il futuro venga eliminata tale norma. Ciò evidentemente per garantire, giustamente, a tutti coloro che hanno una laurea quadriennale e cinque anni di servizio di ruolo di poter dimostrare la propria attitudine a gestire una istituzione scolastica mediante prova d'esame in rispetto dei principi sanciti dalla nostra Costituzione.
L'emendamento che modifica la norma della legge finanziaria, approvato nel decreto «mille proroghe» al Senato, sovverte la meritocrazia, prevedendo - udite udite! Pag. 51- che i candidati ammessi alla procedura concorsuale con riserva vengano collocati in coda alla graduatoria di merito, pur avendo nelle prove concorsuali riportato votazioni di gran lunga superiori. È inaudito! Tale provvedimento elimina la meritocrazia e la fiducia nelle istituzioni dei candidati, che, impegnandosi fino in fondo, sono riusciti ad emergere all'interno di una procedura concorsuale articolata in ben quattro prove.
L'emendamento presentato e approvato al Senato da voi consentirà a coloro che hanno riportato nelle prove d'esame una votazione inferiore di essere nominati dirigenti scolastici, prima di coloro che hanno riportato nelle prove d'esame una votazione superiore: evviva quindi la giustizia e la meritocrazia secondo il modo in cui voi la intendete! Noi abbiamo presentato un emendamento che prevede l'abrogazione dell'articolo 1, comma 6-sexies, del decreto-legge n. 300 del 2006.
Un altro punto di nostra grande opposizione è rappresentato da quanto previsto dall'articolo 6-quater, di cui noi proponiamo la soppressione. Infatti, l'articolo 6-quater, inserito nel corso dell'esame del provvedimento presso l'Assemblea del Senato, detta alcune modifiche riguardanti le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge 27 dicembre 2006, ovverosia la legge finanziaria per il 2007.
Più in particolare, il comma 1 del citato articolo aggiuntivo prevede che la quota fissa - parliamo quindi di ticket, signor Presidente e cari colleghi - di cui alla citata lettera p), trova applicazione fino al 31 marzo 2007 e, in ogni caso, fino all'entrata in vigore delle misure o alla stipulazione dell'accordo di cui al comma 2.
Ora, fermo restando l'importo di manovra, con questo dispositivo si vuole consentire e si consente alle regioni, limitatamente alle prestazioni di assistenza specialistica e ambulatoriale, di prendere provvedimenti alternativi all'applicazione della quota fissa di 10 euro, sulla base della stima degli effetti della complessiva manovra nelle singole regioni. Ciò a differenza di quanto qualcuno ha detto l'altro ieri in Commissione affari sociali sul fatto che invece il Governo ha eliminato tale ticket. In realtà, esso si è solo trasformato, si chiama diversamente. Infatti, si è data la possibilità di optare verso altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie. Siete certamente ancora in tempo a modificare questo scempio. Non cambia nulla - lo ripeto - perché avete soltanto previsto l'applicazione da parte delle regioni del ticket di 10 euro in un'altra forma. Infatti, il ticket rimane anche se si chiama diversamente.
Inoltre, vi siete opposti al Senato ad una proroga sacrosanta, quella della cosiddetta intramoenia allargata, bocciando un nostro emendamento. Ora, cari colleghi non abbiamo assolutamente nulla in contrario all'applicazione integrale della legge n. 502 in tutte le sue formulazioni, ma per quanto riguarda l'intramoenia allargata, essa prevede che le regioni tramite le ASL e gli ospedali predispongano spazi adeguati non solo per l'attività ambulatoriale, ma anche per una riserva di un 5-10 per cento di posti letto per l'attività di ricovero in regime di intramoenia allargata. Tutto questo non è stato mai attuato in molte regioni e per molti motivi.
Ebbene, il ministro per la salute in un'audizione della nostra Commissione ha annunciato che non è disposto a dare alcuna proroga. Siamo ormai agli inizi di marzo e voglio vedere quante regioni saranno in grado di apportare modifiche alle strutture degli ospedali per predeterminare e predisporre i servizi adeguati che possano eliminare questo scempio. Il risultato è che oggi il cittadino può percorrere un doppio binario: o paga di tasca propria e ottiene quella prestazione in pochissimo tempo oppure è costretto ad aspettare un tempo lunghissimo - anche mesi - per alcuni esami ed alcune prestazioni.
Insomma, voi perdete il pelo ma non il vizio, come dice un ricorrente proverbio. Siete il Governo delle tasse, dei ticket, il Governo del «prendi senza dare». Siete un Governo senza cuore e non siete in grado di venire incontro veramente ai Pag. 52cittadini, specialmente ai più deboli. Noi, anche da questo punto di vista abbiamo presentato un emendamento che tuttavia è stato considerato irricevibile. Proponevamo, in attesa che le regioni facciano il loro dovere presso gli ospedali, una proroga dell'intramoenia fino al 31 dicembre 2009, in modo da dare il tempo per la corretta applicazione integrale della legge n. 502. Crediamo che questo non sarà possibile in due o tre mesi e ciò graverà ancora moltissimo sui cittadini che saranno ancora una volta costretti a pagare delle prestazioni di tasca propria.
E che dire poi del ticket del pronto soccorso? Voi dite che avete abolito il ticket sul «codice verde», ma siamo stati noi che qui dentro, durante la legge finanziaria - e anch'io personalmente - abbiamo gridato allo scandalo! Rimane l'imposizione assurda del ticket sul «codice bianco». Ciò vuol dire che specialmente nel fine settimana e nelle grandi città, in quelle parti del territorio dove non vi è assistenza - e noi auspichiamo che vi sia un servizio territoriale adeguato «h24» e anche la domenica -, il cittadino che avverte un dolore dovrebbe essere in grado di diagnosticarlo per evitare il ticket, perché nel caso in cui gli venisse detto che fortunatamente si tratta di una cosa banale, allora sarebbe costretto a pagare qualora non fosse ricoverato. Qui siamo veramente alla follia!
Noi abbiamo predisposto altri emendamenti per migliorare questo decreto «milleproroghe», ma sappiamo benissimo che voi siete insensibili alle tematiche sollevate perché avete timore, in questa situazione, di fare di più e di tornare ad una quarta lettura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, quello del disegno di legge di conversione in esame, che ritorna alla Camera ampiamente modificato dal Senato, è stato un percorso che potremmo definire annunciato...! Infatti, ricordo ai colleghi che, dopo la decisione - correttamente assunta - del Presidente Bertinotti in quest'aula, il presidente Violante aveva denunciato il rischio che il Senato stravolgesse le decisioni della Camera.
Tuttavia, colleghi, non ho motivo alcuno per lamentarmi del comportamento del Senato o dei singoli senatori, i quali, in applicazione del regolamento che disciplina i propri lavori, non hanno fatto altro che svolgere il loro compito, nella sovranità di quel ramo del Parlamento. Ciò che preoccupa - spero per l'ultima volta... - è l'arroganza del passato Governo (così lo possiamo chiamare): l'arroganza di un Governo che non tiene conto, nell'altro ramo del Parlamento, della volontà espressa dalla Camera. Sebbene avesse «incassato» un forte segnale da questa Assemblea, con arroganza assolutamente degna di coloro che mancano di rispetto al Parlamento, il Governo ha riproposto ogni singolo emendamento!
Colleghi, vi invito a seguirmi con attenzione, perché, quando si parla del fenomeno in generale, non se ne comprende esattamente la portata. Come ricorderete tutti, il Presidente della Camera aveva ritenuto di espungere dal testo risultante dagli emendamenti approvati dalla I Commissione in sede referente i seguenti commi dell'articolo 6: 8-quinquies; 8-sexies; 8-septies e 8-octies. Ebbene, li troviamo riprodotti testualmente nell'articolo 6, comma 8, nell'articolo 6, comma 8-bis, nell'6-bis, nell'articolo 4, comma 4, senza alcuna modifica neppure formale!
Farò qualche altro esempio. Gli emendamenti Angelo Piazza 1.313 e 1.314, relativi alla disciplina applicabile al personale già dipendente dell'ente CONI, transitato al CONI - Servizi Spa, non furono dichiarati ammissibili - così si legge nel comunicato letto dal Presidente della Camera nella seduta del 24 gennaio 2007 - in quanto recanti disciplina di carattere sostanziale. Tutto ciò non è importante: ce li siamo ritrovati testualmente all'articolo 1, commi 6-bis e 6-ter! L'emendamento del Governo 1.503, in materia di proroga dei comandi del personale dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, era chiaramente inammissibile. Non è importante! Pag. 53Non conta quello che fa la Camera! Lo ritroviamo testualmente all'articolo 1, commi 6-quater e 6-quinquies! Gli identici emendamenti Zucchi 2.16 e 2.501 del Governo erano inammissibili per motivi veri, reali, ma non è importante: il Senato ha la capacità di reinserirli nel provvedimento aggiungendo un comma 6-bis all'articolo 1! Non è possibile esaminare l'emendamento 3.501 del Governo, volto a prorogare il termine per la fase sperimentale dell'applicazione delle norme tecniche e per la verifica sismica ed idraulica, e disciplina connessa? Basta andare al Senato: il problema viene risolto con il comma 4 dell'articolo 3! Gli articoli aggiuntivi Mazzocchi 3.010 e Tolotti 3.011 sono chiaramente ed assolutamente inammissibili per questa Camera? Basta che gli onorevoli Mazzocchi e Tolotti ricorrano ad un amico del Senato: l'identica materia diventa oggi il contenuto dell'articolo 3-ter! Il corretto ed ineccepibile - voglio dichiararlo - emendamento Burtone 6.300, relativo ad un serio problema riguardante le province di Catania, Ragusa e Siracusa, si occupa di questioni che alla Camera non possono trovare soluzione? Non è un problema: l'onorevole Burtone chiama un senatore eletto nella provincia di Catania e tutto diventa possibile: basta leggere l'articolo 3-quater, comma 2!
Potrei andare avanti facendo riferimento ad altri emendamenti; ad esempio, l'emendamento Lusetti, quello della Commissione o quello del collega Giovanelli. Tutto ciò che non è possibile realizzare in questo ramo del Parlamento diventa assolutamente possibile al Senato!
Ieri ho notato l'imbarazzo dell'onorevole Zaccaria, del relatore del provvedimento presso il Comitato per la legislazione, che ha licenziato il testo con un ineccepibile parere, suffragato da diverse condizioni che non potranno essere condivise da quest'Assemblea. Sempre ieri ho ascoltato l'onorevole Boato, che considero un uomo particolarmente intransigente per il profondo rispetto che ha delle regole parlamentari.
Non basta dire che non è la prima volta che accadono cose di questo genere, non basta dire che lo faceva il precedente Governo, così come il precedente faceva ricadere le responsabilità su quello ancora precedente.
Mi chiedo quando questo Paese diventerà normale, quando ritorneremo a vivere in una democrazia parlamentare, nella quale il Governo ha il compito di guidare l'esecutivo e il Parlamento quello di legiferare correttamente.
Mi chiedo quando finirà l'eterna emergenza che costringe i Governi a ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza; mi chiedo quando comprenderemo che chi veramente paga il più alto prezzo per questo modo assurdo di legiferare sono i cittadini che ci hanno eletto e che oggi non riescono più a capire a quale norma devono affidare la loro vita quotidiana. Continuiamo a prenderci in giro!
Il Governo - o, meglio, l'ex Governo - aveva dichiarato, per bocca del suo ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Chiti, che tutti i provvedimenti all'esame del Comitato per la legislazione sarebbero stati accompagnati dalla relazione sull'analisi tecnico-normativa e da quella sull'analisi di impatto della regolamentazione ma, a quasi un anno dall'inizio della legislatura, non ho mai visto un solo provvedimento accompagnato da tali importanti supporti.
Il Governo accetta un ordine del giorno con il quale si impegna a non utilizzare le deleghe inserite nei decreti e poi, come se fosse solo un problema cartaceo e non sostanziale, ci ritroviamo in questo decreto, ai commi 2 e 3 dell'articolo 1, tutto ciò che si era impegnato a non fare.
Da ultimo, vorrei richiamare la vicenda su cui si sono già soffermati altri colleghi relativa all'approvazione da parte del Senato dell'emendamento 1.42 - oggi fa parte del testo sottoposto al nostro esame -, che a mio avviso rappresenta chiaramente una violazione del principio di meritocrazia e giustizia. Con tale disposizione si modifica quanto stabilito recentemente - non due o tre anni fa - dalla legge finanziaria al comma 619.
Tale comma si riferisce alla procedura concorsuale di reclutamento dei dirigenti Pag. 54scolastici. Ebbene, a tale procedura concorsuale sono stati ammessi circa 3 mila candidati, a seguito del provvedimento cautelare del giudice amministrativo avverso la preselezione per titoli. Questa preselezione nei concorsi per dirigenti scolastici non vi è mai stata, ad esclusione del concorso del 2004.
Oggi, ci ritroviamo in una situazione folle, nel senso che coloro che sono risultati vincitori del concorso ordinario per dirigente scolastico per il loro merito si ritrovano perdenti per legge di questo Parlamento.
Se credete che questo sia un modo di legiferare, andate avanti così. Tuttavia, con la crisi che finalmente si è aperta ieri, si è visto che tale modo di legiferare non può più continuare.
Onorevoli colleghi, mi sarei aspettato una sterzata ed uno scatto di orgoglio da parte di questo ramo del Parlamento, che aveva tutto il tempo e la disponibilità dell'opposizione a modificare, a ripulire e a sistemare questo provvedimento per inviarlo nuovamente al Senato. Da parte della Camera si sarebbe trattato di un atto di grande orgoglio e di grande coraggio. Invece, si tratta di una occasione che voi avete perduto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, interveniamo sul complesso degli emendamenti perché ci illudiamo che vi sia ancora la possibilità che i colleghi della maggioranza (o della presunta maggioranza) ci ripensino.
Non è in discussione il problema di una serie di norme estranee che si aggiungono in sede di conversione del decreto-legge. Il problema non è soltanto quello di capire se sussistono i presupposti di necessità ed urgenza per l'adozione del decreto-legge e neppure quello della sostanziale innovazione relativa alle norme che concedono deleghe al Governo in merito alle quali, come già avvenuto in passato, verranno presentati ordini del giorno con i quali si impegna il Governo a non esercitarle. Abbiamo sperimentato questa procedura già in passato, ma in realtà le deleghe continuano ad essere inserite all'interno di decreti-legge al momento di approvare il disegno di legge di conversione.
In questo caso siamo andati veramente oltre perché al Senato sono state inserite o norme incostituzionali, che obiettivamente non fanno onore a chi della trasparenza e della legalità in passato ha fatto una bandiera e un manifesto della propria campagna elettorale, oppure norme che con il federalismo e con il rispetto degli statuti speciali non hanno niente a che vedere, ma che mettono a serio rischio la credibilità di società come l'ENEL nel loro ruolo nazionale ed internazionale.
Infatti, è evidente che l'assenza di una maggioranza politica e parlamentare al Senato determina scelte, in quel ramo del Parlamento, non funzionali all'interesse generale del Paese, bensì all'interesse specifico di questo o di quel senatore che in occasione di ogni provvedimento minaccia di non votarlo se ad esso non si aggancia il suo «vagoncino» ed il suo «trenino». Ormai questo non è più ammissibile perché alla fine l'uso distorto di una simile forma di confronto parlamentare «monocamerale» al Senato determina provvedimenti stravolti, che minano alle fondamenta gli interessi generali del Paese.
Cito solo due casi a titolo esemplificativo, ma credo che in questo «Zibaldone», nel quale si è trasformato il decreto «mille proroghe», ve ne siano tali e tanti che esiste soltanto l'imbarazzo della scelta. Da alcuni colleghi è stata già ricordata, ma vorrei ribadirla, l'introduzione del comma 6-sexies all'articolo 1, che riguarda il reclutamento dei dirigenti scolastici. Fate attenzione, perché credo che a tutti voi siano giunte le proteste provenienti da questi soggetti.
Non è possibile che il destinatario di un provvedimento del giudice amministrativo che lo ammette, con riserva, ad un concorso e che, in forza di questo, partecipa ad una procedura, si colloca utilmente in graduatoria e poi viene stabilizzato, attraverso una misura di carattere generale Pag. 55recata dalla legge finanziaria, con una norma successiva - la cui introduzione è stata voluta da alcuni senatori della vostra maggioranza - si trovi pretermesso, perché si opera una distinzione fittizia tra dirigenti scolastici pleno iure e riservisti.
Tale distinzione non ha alcun significato, per due ordini di ragioni. Innanzitutto, vi è un provvedimento della magistratura amministrativa che, sostanzialmente, dà ristoro della lesione degli interessi che i soggetti coinvolti hanno assunto essere stati violati; inoltre, un intervento del legislatore ne riconosce l'idoneità.
Oggi, invece, si opera una distinzione fittizia, in base alla quale i dirigenti scolastici, o coloro che hanno partecipato a questa tornata concorsuale che si ritrovano idonei o vincitori di concorso, solo perché essi sono stati riammessi in graduatoria in ragione di un provvedimento emanato dall'autorità giudiziaria, vengono collocati nella graduatoria - indipendentemente dal punteggio e dalla valutazione di merito - dopo coloro i quali lo sono pleno iure. Ciò sulla base di una interpretazione, introdotta nel provvedimento grazie all'approvazione di un emendamento presentato al Senato, che definire sconcertante ed incostituzionale è un eufemismo!
Ma ci rendiamo conto che, intanto, questi signori sono legittimati a proporre un ulteriore ricorso alla magistratura amministrativa, finendo, dunque, anche dinanzi alla Corte costituzionale? Ciò vorrà dire, oggettivamente, che la Consulta mortificherà il Parlamento, sostenendo che, in questo caso, siamo in presenza non più di leggi-provvedimento, ma di un'ulteriore categoria di leggi ad personam, approvate solo ed esclusivamente per alcune lobby sindacali della sinistra della vostra maggioranza. Tali decisioni, infatti, stravolgono le più elementari regole del diritto, nonché le basilari norme costituzionali!
In altri termini, siamo arrivati ad un livello che è obiettivamente insopportabile e intollerabile da parte di tutti, poiché ciò non offre più garanzie nel sistema dei rapporti giuridici e non rispetta più lo Stato di diritto. Vi prego di rivedere tali decisioni, poiché più passa il tempo, più stiamo andando oltre le forzature che sono state compiute, già in passato, dalla precedente maggioranza con i cosiddetti provvedimenti «mille proroghe».
Vorrei rilevare, in altri termini, che stiamo sperimentando un nuovo percorso, deciso dalla lobbistica senatoriale per poter far passare alcuni interventi, con il totale stravolgimento di qualsiasi elementare regola del diritto!
Credo, quindi, che già questa sarebbe di per sé, in linea di principio, una buona ragione per non approvare il provvedimento in esame; tuttavia, se non si vuole fare ciò, costituirebbe almeno un buon motivo per modificare tale norma, così come altre. Alcune norme, infatti, sono del tutto irrazionali, poiché violano il principio di ragionevolezza, nonché ogni principio che regola il nostro ordinamento giuridico. Dunque, se non possiamo avere la serietà al Governo, che si abbia almeno la dignità di approvare, come legislatori, regole serie!
Il secondo esempio che voglio portare - e concludo, signor Presidente - riguarda l'introduzione del comma 7-ter dell'articolo 6 del decreto-legge in esame, il quale stabilisce la non applicabilità, nelle province autonome di Trento e Bolzano, della proroga delle concessioni idroelettriche. Vorrei osservare che, anche in questo caso, si introducono norme che, al di là della conformità o meno allo statuto del Trentino-Alto Adige ed alle norme di attuazione, di cui si può discutere, scardinano l'unità del sistema dei rapporti con lo Stato nel settore dell'energia.
Ricordo, a tale riguardo, che si tratta di uno dei temi che abbiamo affrontato, anche su sollecitazione del centrosinistra, nell'ambito della riforma costituzionale che venne approvata nella passata legislatura. Infatti, quando parliamo del sistema energetico del nostro paese, non possiamo pensare, anche laddove ciò fosse teoricamente ammesso da un'interpretazione costituzionale delle norme statutarie, di cedere al principio in base al quale la gestione di tale settore, la cui tutela costituisce Pag. 56un interesse nazionale, possa essere oggetto di «spezzettamento» nelle singole regioni!
Credo che su questi temi l'Assemblea debba svolgere una riflessione supplementare, anche a costo di rinviare il provvedimento al Senato (e i tempi per rinviarlo ci sono, perché scade lunedì) e per correggere quegli aspetti, affinché si dia almeno una parvenza di dignità alla attività che noi cerchiamo di svolgere quotidianamente in quest'aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, parlare sul complesso delle proposte emendative presentate a questo provvedimento «mille proroghe» è fin troppo facile, anche perché bisognerebbe iniziare parlando di tutti i profili di incostituzionalità nei quali si è incappati.
L'aspetto più rilevante che mi ha colpito riguarda il comma 7-ter dell'articolo 6. Comprendo, Presidente, onorevoli colleghi, che, essendosi svolto il voto sul decreto-legge cosiddetto mille proroghe al Senato, casualmente, il giorno di San Valentino, da parte del Governo Prodi non potesse che esserci un altro atto d'amore, decisamente interessato, alla Südtirol Volkspartei, ossia alla provincia autonoma di Bolzano.
Sì, perché da noi in Alto Adige (dovete saperlo tutti) provincia e partito sono la stessa cosa. Esiste e persiste il partito-Stato, ovvero una totale e netta sovrapposizione tra un partito unico, etnico, e il potere esecutivo e legislativo locale; per la verità, anche una buona fetta di quello giudiziario, in barba all'invocata suddivisione dei poteri di «montesquieuiana» memoria.
Ad aggravare la situazione, già di per sé un unicum nel panorama politico europeo, possiamo aggiungere anche i cosiddetti quarto e quinto potere, ovvero la stampa e i mezzi televisivi, ampiamente foraggiati dalla provincia autonoma con i soldi dello Stato italiano, per fare propaganda, spesso contro lo Stato e ad esaltazione, viceversa, della provincia autonoma.
Südtirol über alles, è il motto che aleggia sinistro dalle parti del partito-Stato. Montesquieu, nel libro undicesimo dello Spirito delle leggi, nel quale tracciava appunto la teoria della separazione dei poteri, che è alla base di ogni democrazia (e non vi insegno nulla di nuovo), partiva dalla considerazione (che calza a pennello alla nostra discussione) che il potere assoluto corrompe assolutamente.
Ovviamente, vi sono vari metodi di corruzione e mi riferisco, a scanso di equivoci, a quello squisitamente politico, anche se non lo ritengo meno grave di altri.
I colleghi al Senato l'hanno chiamato «pizzo politico», ma comunque lo si chiami, l'abrogazione dell'estensione al 2020 delle concessioni idroelettriche nelle province di Trento e Bolzano, voluta dal Governo Berlusconi, con grande senso di responsabilità anche nei confronti delle direttive europee, è un esosissimo regalo di Prodi alla Südtirol Volkspartei, che al Senato, guarda caso, forte di ben tre senatori, ne determina, o sarebbe meglio dire ne determinava, la proroga, per restare in argomento, in vita. Ma abbiamo visto che, per fortuna, i ricatti non sono sufficienti.
Peccato che, come nel suo stile, Prodi faccia regali alle sue clientele sempre a danno dell'Italia e delle tasche dei cittadini italiani e speriamo che gli italiani lo abbiano capito definitivamente.
Non è un caso che alcuni autorevoli quotidiani nazionali abbiano titolato il colpo di mano energia, centrali e province autonome come un piano Rovati piccolo piccolo. Infatti, anche in questo caso, come nel piano Telecom, con una strumentale interpretazione del federalismo e con una palese lesione dell'affidamento sul piano giuridico, si rinazionalizzano, o sarebbe meglio dire, si provincializzano gli impianti idroelettrici in totale antitesi con le logiche di un mercato elettrico liberalizzato, nell'ottica di quel Südtirol über alles, cui ho accennato sopra, che è un problema dell'Italia tutta, del quale i partiti italiani responsabili, in maniera bipartisan, dovrebbero farsi carico, dimostrando un po' Pag. 57di amor di patria, un po' di senso dello Stato. Tutto ciò anche in evidente contraddizione con la politica, evidentemente fasulla, di liberalizzazioni che il Governo Prodi vorrebbe ascrivere come un suo successo. È esilarante ricordare che questo comma 7-ter è in palese contrasto anche con il cosiddetto decreto Bersani del 1999 in materia di liberalizzazione dell'energia.
L'Europa, l'Italia privatizzano e globalizzano, ma le province autonome, come vado dicendo da anni, vanno in senso diametralmente opposto: da privato a pubblico, da globale a provinciale, in attuazione della loro politica, a socialismo reale.
Manca solo che provincializzino i supermercati, sullo stile di Chávez e abbiamo veramente raggiunto il culmine.
Tutto ciò con un rilevante danno economico per le imprese elettriche interessate e anche per i cittadini azionisti che in quelle imprese quotate in borsa hanno creduto e investito i propri risparmi. Se questa disposizione «passerà», vi sarà infatti un inevitabile crollo dei titoli in Borsa e un danno non quantificabile per gli operatori che hanno contato sulla data del 2020 per la scadenza del diritto a produrre energia, accettata da Bruxelles investendo oltre 500 milioni di euro per la sicurezza di gestione degli impianti e per potenziare le centrali pulite come previsto dal Protocollo di Kyoto. Ne consegue, dopo i capolavori in politica estera combinati con il voto al Senato di ieri, che Prodi sarà riuscito ancora una volta in una specialità che gli è particolarmente propria, ovvero mettere a repentaglio la credibilità del nostro sistema sui mercati finanziari internazionali.
Mi rivolgo in particolare ai Verdi per fargli soppesare il voto che esprimeranno su questo decreto; ricordo loro, infatti, che l'abrogazione dell'estensione al 2020 cagiona danno agli impegni assunti dal Governo Berlusconi a favore di un ulteriore sviluppo delle fonti rinnovabili nell'ambito della strategia di lotta ai cambiamenti climatici. Per non parlare, poi, della probabile, anzi sicura, riapertura di un contenzioso con Bruxelles e, sul piano giuridico e costituzionale, con le altre regioni a statuto speciale e a statuto ordinario. Non è un caso, infatti, che i danni economici, la disparità di trattamento, la rinazionalizzazione, l'offesa all'Europa e l'incertezza del diritto sono stati evocati da tutti gli operatori del settore energetico, indignati per il ricatto vero e proprio posto in essere dal senatore Peterlini. Da quanto riferiscono i colleghi al Senato, egli, con l'arroganza tipica del potere assoluto che hanno in Alto Adige (e che solo noi ben conosciamo), ha palesemente fatto capire che se quell'emendamento non 'passava' sarebbe caduto il Governo. È caduto comunque, visto che è un cartello elettorale, e non una coalizione.
Peccato che Prodi abbocchi, considerato che la Südtirol Volkspartei non passerebbe mai col centrodestra per ragioni storiche che non sto qui ad evocare. Fa il gioco delle tre carte, un po' con noi e un po' con voi; ciò che è drammatico è che gli italiani ci caschino sempre!
Concludendo, citando un passaggio di un accorato comunicato stampa di Assoelettrica, intendo fare un appello al senso di responsabilità che un Governo ed una maggioranza - è vero che non siete più maggioranza nel paese, neanche ormai in Parlamento! - dovrebbero avere nei confronti del proprio paese: la disposizione in questione rischia di comportare l'esproprio di fatto di un importante patrimonio industriale e di una fondamentale infrastruttura nazionale. Non è un caso che il Governo Berlusconi nella sua riforma costituzionale - che con il referendum avete purtroppo affossato - aveva inteso riportare in capo allo Stato, d'accordo con la Lega, la competenza sull'energia. L'Italia ne sarebbe seriamente impoverita in favore peraltro delle società partecipate dalle amministrazioni pubbliche locali e, in particolare, la Sel in Alto Adige, la Set in Trentino, con l'aggravante politico che, per l'Alto Adige, entrare in possesso delle concessioni e delle fonti di produzione dell'energia elettrica ovviamente significherebbe realizzare l'indipendenza economica, e dunque politica, dallo Stato italiano vagheggiati per anni. Infatti, parliamo Pag. 58di circa 500 milioni di euro annui di produzione e tale patrimonio dell'ENEL sul mercato equivale a circa 7 mila milioni di euro.
Lo statuto ad autonomia, di contro a quanto sostiene la Südtiroler Volkspartei, non disciplina la materia energetica; lo fanno il testo unico del 1933, all'articolo 25, ed alcune norme di attuazione successive che sono un falso giuridico proprio perché dovrebbe attuare uno statuto ad autonomia che non prevede, viceversa, la materia.
L'Italia, ricapitolando, subirebbe un triplo schiaffo economico: quello dall'Europa, che aprirebbe la procedura di infrazione e la messa in mora; quello di un sostanziale disincentivo alla crescita degli investimenti all'interno del nostro paese; quello della perdita di un patrimonio energetico inestimabile: si parla del 30 per cento della produzione energetica nazionale.
Capite di cosa vi state assumendo la responsabilità? Tutto ciò per inseguire un partito che paradossalmente, senza di voi, senza la vostra stampella, non avrebbe più poteri di sostanziale ricatto. A voi la scelta, ma di questo ennesimo scempio del patrimonio nazionale del quale voi siete consapevoli - infatti, avevate dichiarato inammissibile la proposta emendativa in questione - noi renderemo consapevoli in ogni sede e con ogni mezzo anche i cittadini italiani, che già considerano il vostro Governo il peggiore della storia repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, interveniamo in questa Assemblea sul cosiddetto provvedimento «mille proroghe» in un momento del tutto particolare. Nella mattinata di ieri, nessuno pensava di potersi ritrovare, ventiquattr'ore dopo, di fronte a questa situazione. Nessuno pensava di dover discutere il decreto-legge delle mille proroghe in tale situazione politica, con un Governo dimissionario. I nodi che conoscevamo da molti mesi e che molte volte abbiamo ricordato in questa Assemblea sono venuti al pettine in maniera veloce e repentina, nelle ultime ore. Oggi ci troviamo a discutere la conversione in legge di un decreto-legge che è dovuta, ma lo facciamo con un Governo dimissionario. Abbiamo visto le espressioni e le emozioni e abbiamo ascoltato le affermazioni rese ieri dai colleghi di una maggioranza che maggioranza non è più e che, oggettivamente, è allo sbando.
Ieri, nessuno pensava che ci saremmo trovati, oggi, in questa Assemblea, in questa situazione. Ci vengono in mente le parole tante volte rinfacciate all'opposizione, che in questa sede molte volte ha detto di trovarsi di fronte a una maggioranza in difficoltà, incapace di trovare un accordo sui temi importanti della politica italiana. Ci ricordiamo quante volte ci è stato rinfacciato, in questa Assemblea, che le elezioni sono state vinte da Prodi, che la maggioranza è stata ottenuta, che c'erano i numeri per governare, che il Governo sarebbe durato cinque anni, che sarebbe stata data stabilità al paese e che questa coalizione sarebbe riuscita, per tutta la legislatura, a mantenere in piedi il Governo italiano. Questo periodo è durato poco, è durato il tempo di carnevale.
Sarà quel che sarà, nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Certo è che siamo di fronte ad un Governo a termine e noi siamo qui a discutere su un provvedimento che potrebbe essere, magari, l'ultimo provvedimento di questo Esecutivo. Lo facciamo dopo che, per tante volte in questa Assemblea, su provvedimenti di questo tipo è stata posta la questione di fiducia. Da parte nostra, è sempre stato detto che la tendenza è quella di non considerare in maniera eguale i due rami del Parlamento. Molto spesso, in questa Assemblea giungevano provvedimenti «blindati» dal Senato, sui quali il Governo poneva la questione di fiducia. Noi denunciavamo la circostanza di trovarci di fronte ad un esproprio delle competenze di questa Assemblea, delle Commissioni e dei deputati.Pag. 59
Lo stesso accade anche con questo provvedimento. Abbiamo visto, infatti, che tante proposte emendative, che non erano state inserite in prima lettura alla Camera, sono state inserite al Senato. Questo è stato permesso da modalità di applicazione diverse. Perciò, siamo ancora di fronte a due modi diversi di operare da parte dei due rami del Parlamento, tali per cui la Camera dei deputati e i suoi componenti hanno quasi una minore potestà legislativa, una minore possibilità di incidere sui provvedimenti. Abbiamo ascoltato l'onorevole Giudice che ha illustrato puntigliosamente tutti i commi che, ad uno ad uno, puntualmente, sono stati inseriti al Senato e che non si sarebbero potuti inserire in questo ramo del Parlamento. Perciò, in questa Assemblea è tornato un provvedimento molto modificato, a causa di tutti gli emendamenti che l'onorevole Giudice ha, con precisione, illustrato nel corso del suo intervento.
Mi soffermerò soltanto su alcuni aspetti di questo provvedimento. Ad esempio, voglio soffermarmi sull'articolo 3-quater, comma 2, relativo al differimento dei termini per il versamento dei tributi nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa, colpite dal sisma del 1990.
In sostanza, qualcuno non ha versato i tributi dovuti, a seguito del sisma del 1990, nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa. Ci sono stati dei differimenti di termini per permettere il pagamento di tali tributi ed è stata tagliata l'entità dei tributi dovuti, che precedentemente era del 10 per cento (quindi, con uno sconto del 90 per cento), mentre oggi, con il comma 2 dell'articolo 3-quater, disponiamo il differimento al 31 dicembre 2007 del pagamento di tali tributi, sia pure innalzando la percentuale di quanto dovuto dal 10 al 30 per cento.
Se sottoponessimo questo elemento alla media dei contribuenti italiani, rispetto ai quali questo Governo, da quando si è insediato, in questi otto-nove mesi, non ha fatto altro che imporre nuove gabelle, nuovi adempimenti e nuove tasse, farebbe riflettere il fatto che c'è qualcuno che può pagare il 10 per cento dei tributi, innalzato ora al 30 per cento, relativi al 1990.
Vi sono, inoltre, norme sul patto di stabilità (articolo 6, commi 8-sexies, 8-septies e 8-octies). Il patto di stabilità segue la ratio secondo la quale i comuni, i municipi e le amministrazioni comunali che non lo rispettano, perché non sono in grado di gestire al meglio le risorse e i propri conti, subiscono delle conseguenze, tra le quali il blocco delle assunzioni di personale.
Noi abbiamo sempre prestato molta attenzione a questa tematica. Il collega Garavaglia, nelle scorse settimane, nella Commissione di sua competenza, ha presentato un'interrogazione per sapere dal ministero competente quali sono i comuni che non hanno rispettato il patto di stabilità nel triennio precedente. Il ministro competente ha risposto che non sa chi non ha rispettato il patto di stabilità. La vicenda si è conclusa lì, ma occorre ragionare.
Come possiamo pensare di bloccare, per esempio, l'assunzione di personale nei comuni che non rispettano il patto di stabilità, se non sappiamo quali sono e se il ministero competente non fa un controllo ed una verifica sui comuni che non rispettano il patto e che, quindi, non possono assumere nuovo personale? È paradossale! È irrazionale! Non è possibile che il Governo imponga determinate restrizioni a chi non rispetta il patto di stabilità per poi scoprire che il Governo stesso non sa chi non lo rispetta.
Quindi, ci viene da pensare che, magari, vi sono amministrazioni che rispettano il patto di stabilità, stando attente a come spendono i soldi, a dove li investono e alla differenza tra investirli nella spesa corrente o per investimenti, facendo anche dei sacrifici per riuscire a rispettare determinati parametri, e che, però, ve ne sono altre che i sacrifici non li fanno e che non vengono comunque penalizzate, perché non si sa quali sono e, quindi non succede loro assolutamente nulla. È un metodo iniquo rispetto a quei comuni che, Pag. 60razionalmente e con politiche di gestione delle risorse adeguate, cercano di rispettare il patto di stabilità.
Un altro aspetto riguarda l'articolo 6-quater relativo ai ticket, inserito anche questo al Senato. Sembra che ci stiamo prendendo in giro. Il Governo, con la finanziaria, ha introdotto due tipi di ticket, quello da 25 euro sulle prestazioni ambulatoriali e quello da 10 euro sulle visite specialistiche.
Provengo dal Trentino, ossia da una provincia autonoma, che ha competenza primaria in materia di sanità. Nel momento in cui sono stati introdotti i ticket, con decorrenza 1o gennaio 2007, chiaramente è iniziata la protesta della popolazione, che ci è venuta a dire: ma come, siamo una provincia autonoma, ricca, si spendono male i soldi della sanità trentina e il Governo ci mette anche i ticket? Vi è stata anche una grande polemica politica nel nostro territorio, in gran parte ad opera della Lega Nord, a seguito della quale i ticket da 10 euro nella nostra provincia sono stati, per il momento, revocati.
I ticket da 10 euro sono cancellati a decorrere dal 31 marzo 2007, però alle regioni è attribuita la competenza di stabilire in quale modo reperire le risorse che sarebbero state reperite con i 10 euro dei ticket. Allora, se prima la responsabilità politica di imporre nuovi ticket, nuovi balzelli, in questo caso sulla sanità, era del Governo, perché, in virtù della finanziaria, anche le regioni a statuto ordinario che non volevano applicare i ticket, o che comunque non erano d'accordo, avrebbero dovuto farlo, perché era un'imposizione della legge finanziaria, oggi invece il Governo dice: no, no, i ticket non ci sono più (quindi così ci si sgrava, magari, anche della responsabilità politica di dire che i ticket li ha introdotti il Governo Prodi), ma tu regione devi andare a reperire, con forme alternative, i fondi necessari che sarebbero stati reperiti con i ticket.
Dunque, nasce una partita di giro in cui la responsabilità politica passa dal Governo, che aveva imposto i ticket, alle regioni, che dovranno studiare qualche altra modalità per reperire le risorse e magari lo dovranno fare con nuove imposte e con nuove tasse. Ciò accadrà facendo ricadere la responsabilità politica sulle regioni e non sul Governo centrale. Quindi, si tratta di una partita gestita, anche a nostro modo di vedere, non in modo ottimale, che scarica la responsabilità politica dell'introduzione di nuove tasse dal Governo alle regioni e che sgrava in parte quella nomea, che ormai ha acquistato il Governo Prodi, di essere un Governo che ha imposto nuove tasse. Dunque, il Governo dice: non li imponiamo più noi i 10 euro; tu regione fai quello che credi, però cerca di reperire queste risorse. Ciò, francamente, ci pare una partita di giro poco riguardosa nei confronti di quelle regioni che dovranno reperire i fondi.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,20)
MAURIZIO FUGATTI. Altro aspetto che vogliamo rilevare di questo provvedimento è quello che riguarda - ed è anche attuale - gli interventi nel settore avicolo, in materia di imposte, di contributi e di differimento di termini di contributi. La storia dell'aviaria la conosciamo: vi dovevano essere milioni di morti, un paio di anni fa, vi doveva essere una pandemia, vi dovevano essere decine di milioni di morti addirittura nella stessa Europa. Dopodiché abbiamo constatato che, a parte la morte di qualche cigno e di qualche anatra, nulla è accaduto. La realtà è che il sistema di informazione, i mass media ed il giornalismo in generale hanno messo in ginocchio un settore, che solo negli ultimi mesi sta lentamente riprendendosi. Quindi, alcuni provvedimenti contenuti all'interno del decreto-legge riguardavano le facilitazioni concesse a tale settore.
Ora però sappiamo - è notizia di questi giorni - che sono stati riscontrati nuovi focolai di influenza aviaria in Russia ed in altre zone dell'Europa dell'est. Se si è stati attenti alle notizie pubblicate dagli organi di informazione negli ultimi giorni, Pag. 61si riscontra che non ci si discosta molto da ciò che accadeva tempo addietro, ossia si comincia un'altra volta a lanciare l'allarme. Crediamo che da parte degli enti competenti, per quello che si può fare - in questo caso potrebbe essere anche il Governo, un Governo che non c'è più -, si debba dare un segnale su come si utilizzano le parole, stando attenti alle notizie che si forniscono all'opinione pubblica, perché il rischio è che si metta seriamente in ginocchio, un'altra volta, un settore che, lo ripeto, in questi ultimi mesi si sta comunque riprendendo, anche grazie a provvedimenti contenuti all'interno di questo decreto-legge, che differiscono il tempo di pagamento di determinate tasse e di determinati contributi.
Un altro aspetto che desideriamo sottolineare e che è presente in questo provvedimento riguarda - visto che stiamo parlando del settore avicolo - il benessere degli animali, all'articolo 6, commi 8-novies ed 8-decies, con riferimento alla protezione degli animali negli allevamenti.
Ho letto la relazione e ad un certo punto in essa si evidenzia che il 30 maggio 2005 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa alla protezione dei polli allevati per la produzione di carne. La proposta è volta a stabilire norme specifiche per la protezione dei polli negli allevamenti, dal momento che tale comparto risulta essere il sistema di allevamento più intensivo all'interno dell'Unione europea.
Quindi, in questo caso si mette in discussione il fatto che all'interno di allevamenti italiani ci sia una densità eccessiva degli animali per metro quadro.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO FUGATTI. Il problema potrebbe anche esistere, però inserirlo all'interno del tema del benessere degli animali ci pare alquanto paradossale. Infatti, molte volte, per determinati animali - ad esempio, quelli che vengono sgozzati durante i riti islamici - il benessere e la loro protezione non vengono presi in considerazione; invece, quando si tratta di allevamenti di industrie in settori importanti, si guardano aspetti che, a volte, potrebbero creare danni molto ingenti al settore stesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo in sede di conversione del decreto-legge n. 300 del 28 dicembre 2006 e siamo in terza lettura. Sappiamo tutti cosa è successo in questo ramo del Parlamento durante la prima lettura. Abbiamo assistito all'enorme falcidia di emendamenti, tra l'altro su questioni assolutamente serie e fondate poste non soltanto dall'opposizione, ma anche dai colleghi della maggioranza. Eppure ci siamo trovati di fronte ad una scelta della Presidenza della Camera, che allora non condividemmo e criticammo e che continuiamo ancora oggi a non condividere e a criticare.
Abbiamo l'impressione che molto spesso scelte di questo genere siano dettate oltre che da motivazioni fondate, di merito o di metodo, anche da motivazioni di natura politica e questo ci preoccupa alquanto. Ci preoccupa soprattutto per il vulnus al nostro sistema costituzionale - che, di fatto, oggi si trova di fronte ad un bicameralismo non più perfetto ma imperfetto - ma anche dal punto vista politico, perché in questo ramo del Parlamento continuano ad esserci una serie di parlamentari assolutamente dimezzati dal punto di vista della propria capacità politica, con una serie di difficoltà anche a rappresentare le giuste motivazioni e le logiche dei territori di appartenenza, mentre sembra che i colleghi del Senato abbiano una maggiore possibilità di manovra. Queste sono alcune questioni che abbiamo ripetuto tante volte, ma che non ci stancheremo mai di riproporre.
È evidente, Presidente, che lei si debba far carico di rappresentare al Presidente della Camera tali questioni, perché le abbiamo riscontrate sin qui anche se, Pag. 62obiettivamente, non sappiamo se le ritroveremo domani. Oggi non sappiamo a che titolo siamo in quest'aula a portare avanti i nostri ragionamenti. Mi rendo conto che la conversione dei decreti-legge è un atto dovuto, ma è innegabile che ci troviamo di fronte ad una crisi politica e di Governo. Oggi di fronte a noi non c'è più un Governo nella pienezza dei propri poteri e delle proprie possibilità, ma ci sono un Esecutivo dimissionato e, soprattutto, una maggioranza impropria e inconsistente.
Fatta questa premessa, per andare nel merito del provvedimento, già quando il decreto fu presentato rilevammo una serie di incongruità. Per esempio, rilevammo alcune incongruità nel merito riguardanti alcuni settori importanti dell'economia italiana (attività produttive, agricoltura, pesca). Ci rendemmo conto anche di alcune intrinseche povertà del provvedimento stesso ed offrimmo alla maggioranza e al Governo, prima in Commissione poi in Assemblea, la possibilità di intervenire in alcuni settori (mi riferisco, ad esempio, soprattutto alle questioni che riguardavano la previdenza agricola, i regimi speciali IVA, specie nel settore della pesca). Eppure quelle sollecitazioni non hanno trovato risposta in prima lettura.
Alcune di queste sollecitazioni non hanno trovato risposta neanche al Senato, mentre poi ci troviamo, ad esempio, nel settore dell'IVA del settore ittico a delle ripetute e reiterate dichiarazioni sulle agenzie di stampa da parte degli autorevoli membri dell'ex Governo Prodi; mi riferisco, ad esempio, al decaduto ministro all'agricoltura, Paolo De Castro, che nel merito di tali questioni sostiene di aver risolto i problemi, anche se non si sa come, perché in effetti, mancando un presupposto giuridico e un provvedimento che sia legge dello Stato evidentemente si trova nella difficoltà o nell'impossibilità di procedere.
Per andare ancora avanti, rilevo che il provvedimento non ci ha lasciato assolutamente convinti su un'altra serie di questioni. Ad esempio, notiamo il comma 3 dell'articolo 2, quello che per intenderci riguarda il differimento dei termini per quanto riguarda i contributi ed i tributi nel settore avicolo, a delle quantificazioni assolutamente insufficienti. In prima lettura noi avevamo rilevato questo aspetto e tra l'altro rilievi di questo genere erano stati posti in essere non soltanto nella commissione di merito, cioè in Commissione agricoltura, ma anche in Commissione bilancio. Orbene, ci troviamo di fronte ad una presa d'atto del Senato di queste quantificazioni insufficienti, tant'è che la quantificazione delle prima lettura è stata di per sé variata non dal punto di vista quantitativo, cioè della posta in bilancio, ma è stata aggiunta una significazione diversa, nel senso che il termine «quantificazione» è stato modificato in «valutazione». Questa ci sembra una maniera di procedere e di legiferare impropria, tanto è vero che nello stesso provvedimento - ve ne siete accorti anche voi - avete inserito un comma 3-bis, un correttivo che rappresenta una sorta di norma di salvaguardia, nel senso che, qualora la posta in bilancio dovesse dimostrarsi insufficiente, scatterebbe la norma di salvaguardia e di adeguamento.
Ho voluto fare un esempio così specifico non per annoiare l'Assemblea, ma per dimostrare che ancora una volta ci troviamo di fronte ad un sistema di legiferazione confuso e contraddittorio, che non va assolutamente. Questo avviene perché non volete assolutamente ascoltare gli stimoli provenienti dall'Assemblea e dai parlamentari. Sono delle questioni che non richiedono una politica ideologicizzata, ma delle logiche di buon senso. Su questi argomenti sarebbe facilissimo intendersi e trovare un accordo, con voi ciò non è assolutamente possibile, perché avete deciso di continuare ad andare avanti senza ascoltare le ragioni provenienti dai singoli parlamentari e dall'Assemblea.
Sempre nello stesso provvedimento ci siamo trovati, ad esempio, di fronte a delle norme, che avete inserito nel comma 5-quater, che riguardano l'adeguamento delle norme statutarie in materia di consorzi agrari, ma che sono assolutamente insufficienti e contraddittorie. Tra l'altro questa materia dei consorzi agrari non ci Pag. 63trova per nulla convinti, di fatto un comparto assolutamente delicato e importante nel settore dell'economia agricola per legge è stato regalato al sistema della cooperazione nazionale, perché evidentemente, avendo in Italia un «piccolo» sistema di cooperazione, bisognava fare ad esso un regalo aggiuntivo. Certamente si tratta di un settore a voi caro, perché traete da esso direttamente o indirettamente dei mezzi di sussistenza!
Caro Presidente, ecco che allora avete avuto la necessità di inserire delle norme nel decreto-legge, ma anche in questo caso siete stati incompleti, tanto che con le nostre proposte abbiamo tentato di migliorare il vostro percorso legislativo. Non ci siamo riusciti, ma tenteremo ancora di farlo anche con appositi ordini del giorno, che stiamo preparando e che presenteremo all'uopo.
Per andare ancora avanti, mi riferisco al comma 5-ter, che tratta il risarcimento diretto per i sinistri che coinvolgono le macchine agricole. Questa norma, che era stata proposta da noi non soltanto in quest'Aula del Parlamento e nella Commissione agricoltura, ma anche in altre Commissioni, è stata dichiarata inammissibile: ecco però che per incanto, quasi per magia, ritorna e rivive diventando parte integrante di questo provvedimento soltanto perché al Senato si è di fronte ad una maggiore disponibilità.
Noi, di fronte a questi scherzetti, non intendiamo più starci! Di fronte a questa metodica, alziamo alta la nostra voce e la nostra protesta, perché non si può più andare avanti in questo modo!
Per quanto riguarda il provvedimento, vi sono altre incongruenze da rilevare: siete intervenuti a gamba tesa, inserendo una serie di norme che modificano di fatto alcuni punti importanti della legge finanziaria; orbene, questo provvedimento ha tenuto impegnati a lavorare un migliaio di parlamentari nei due rami del Parlamento per circa due mesi e chissà quanti consiglieri parlamentari per settimane e mesi, mentre adesso dopo nemmeno una settimana se ne propongono delle modifiche: infatti nel provvedimento vengono inserite delle norme che, di fatto, cambiano ed integrano la legge finanziaria.
Si tratta di norme aggiuntive che snaturano il concetto stesso di decreto «milleproroghe». Non è più un decreto «milleproroghe», ma, oltre che una mini-finanziaria, è diventato anche una sorta di provvedimento omnibus, perché avete agganciato altri convogli che non hanno niente a che vedere con la natura dello stesso.
Capisco la ratio di un provvedimento che viene definito «milleproroghe»: per sua stessa natura - lo dice il termine - il «milleproroghe» è quel decreto che, seppur costituito da materie eterogenee, ha sua ratio: quella di spostare in avanti termini scaduti o che stanno per scadere.
Vi sono invece delle norme che voi avete inserito e che non hanno niente a che vedere con il concetto stesso di proroga dei termini. Allora, dite che si tratta di un provvedimento omnibus e ci attrezzeremo in maniera assolutamente diversa!
Come se ciò non bastasse, avete attribuito al Governo - questo è l'aspetto più grave della tecnica di legiferazione anche dal punto di vista costituzionale, oltre che una grave scorrettezza dal punto vista politico - la facoltà di intervenire mediante lo strumento della delega su capitoli estremamente importanti per il nostro paese.
È un vizio antico del vostro recente, ma ormai scaduto Governo, come abbiamo già denunziato più volte relativamente ad analoghi decreti, a tal punto che ci si è dovuti inventare, non so secondo quale logica e quale valenza (una valenza sicuramente importante dal punto di vista politico, ma sicuramente debole da quello normativo) un ordine del giorno concordato, addirittura proposto, sollecitato, dal presidente della I Commissione affari costituzionali, l'onorevole Violante. Così come in altre occasioni, abbiano dovuto in sostanza inventarci degli ordini del giorno, che raccomandavano al Governo di non esercitare il potere di delega previsto in predetti provvedimenti.Pag. 64
Pertanto, di fronte ad errori ed atteggiamenti siffatti, che, si erano verificati anche precedentemente, ci aspettavamo che il vizio ed il peccato non si ripetesse, ma il lupo evidentemente perde il pelo, non il vizio e voi lo avete fatto ancora una volta! Allora, da parte nostra vi sono tante motivazioni per non essere convinti della bontà di questo provvedimento.
Abbiamo presentato alcuni emendamenti e cercheremo di portarli avanti, nel tentativo di migliorare il testo, anche se ci rendiamo conto che lo stesso di per sé non è migliorabile.
Si tratta di un testo semplicemente da respingere e rimandare al mittente. Ma, grazie a Dio, ieri, giorno delle Ceneri, primo giorno di Quaresima, il paese si è liberato del fastidioso Governo Prodi e di questa maggioranza! Stiamo assistendo ad una nuova fase della politica, al di là delle alchimie, dei tentativi e delle compravendite da mercato delle vacche che state tentando in questo momento: come è apparso su tutti i giornali (ne parla la stampa, ne parlano i giornalisti, gli operatori politici) addirittura autorevoli esponenti della vostra stessa maggioranza legittimano questo mercato delle vacche!
Tuttavia, sono convinto, al di là di quello che riuscirete a fare, dei riti parlamentari che si potranno consumare negli ultimi giorni della settimana o nella prossima, che, di fatto, i cittadini italiani si sono resi conto che è accaduto quello che noi avevamo ampiamente previsto già in campagna elettorale!
Voi non siete in grado di andare da nessuna parte con la vostra maggioranza. State portando il paese sull'orlo del baratro, se non addirittura dentro il baratro stesso. Gli italiani già lo sanno. Le percentuali di consenso odierne per i partiti politici della vostra maggioranza e per il vostro ex premier sono ridotte al lumicino. Ciò che è accaduto ieri al Senato non è che un momento della vostra crisi intrinseca dovuta alle vostre contraddizioni. Il paese ha percepito tutto ciò e non aspetta altro che il primo momento utile per mandarvi a casa. Vi manderà a casa alle prossime elezioni amministrative; vi manderà a casa nei prossimi turni elettorali.
Proprio per la fede nella democrazia e nella libertà di cui tanto vi riempite la bocca, che avete sempre propugnato, quando riempivate le piazze con i vostri girotondi, con le vostre feste e talvolta anche con le vostre minacce e con quegli interventi «pesanti» e fastidiosi che hanno creato problemi di ordine pubblico (senza riferirmi ai tragici fatti che potevano accadere e che sono stati sventati grazie all'opera meritoria di polizia e magistratura nelle ultime settimane) abbiate oggi un sussulto di serietà, di dignità e dimettetevi.
Invitiamo il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere e presentiamoci, oggi, di fronte al corpo elettorale per costituire una nuova maggioranza, che riesca veramente a governare il nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, cercherò di svolgere un intervento sul merito senza farmi prendere dalla tentazione di commentare la crisi di Governo, anche se qualche considerazione al riguardo la farò ugualmente.
Mi limiterò ad intervenire su due articoli, in primo luogo sul 6-bis, che riguarda il mantenimento dei residui per le province istituende di Monza, di Fermo e di Barletta. Siamo arrivati all'inserimento di questo articolo grazie all'intervento incisivo del gruppo della Lega Nord Padania. Durante l'esame della legge finanziaria il centrosinistra ha provato ad eliminare l'istituzione di queste province con motivazioni, secondo noi, alquanto dubbie. In particolare, per la provincia di Monza, che è la realtà che conosco meglio, si tratta di un iter politico che ha coinvolto le amministrazioni, i comuni, da vent'anni ad oggi. Arrivare ora, al termine dell'iter dicendo che non si sarebbe fatto più nulla, al di là dell'affronto verso i cittadini, sarebbe stato particolarmente scorretto dal punto di vista istituzionale.Pag. 65
Ci siamo opposti; abbiamo presentato un emendamento che, fortunatamente, è passato. Sembrava che la questione fosse risolta. Invece, ci si riprova con un'altra via, quella di prosciugare le risorse delle istituende province, eliminando i 34 miliardi che servivano per istituirle veramente.
Anche questo atto è assolutamente scorretto sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista sostanziale. È stata data una motivazione tecnica, cioè i residui non erano più riportabili e quindi dovevano essere eliminati, perché non erano stati impegnati entro due anni. Facciamo finta che ciò vada bene dal punto di vista puramente tecnico-amministrativo e che non vi siano stati nel passato innumerevoli esempi di residui «riportati a nuovo». Però, qualcosa non quadra, proprio dal punto di vista logico.
Innanzitutto, siamo di fronte a enti inesistenti, cioè in fase di costituzione: come fa, quindi, un ente in fase di costituzione ad impegnare risorse se un'entità terza, il Governo, non gli ha ancora detto se può o non può partire? È evidente che in tale situazione il termine dei due anni non ha senso. La logica di tale norma amministrativa è che il residuo scompare qualora un ente esistente non lo impegni: e fino a qui ci siamo, è logico e va bene. Su questo punto però stiamo parlando di entità, le province, che non esistono ancora: come fa un ente che ancora non esiste ad impegnare risorse se ancora non ha da parte di un'altra entità, il Governo, il placet per partire? È una vera follia.
Oltretutto, nell'essere una follia, è un esempio di quella riforma subdola della Costituzione che è stata fatta, e di cui non si tiene conto fino in fondo, relativamente al trasferimento di competenze in materia di bilancio dal Parlamento al Governo. È un tema che si sta affrontando all'interno dell'ipotesi di modifica della legge di bilancio - parlo di «ipotesi» perché adesso non si sa più che cosa accadrà - che ha un suo interesse e una sua validità.
Di fatto, la Costituzione parla chiaro: la legge di bilancio è prerogativa del Parlamento, sono i parlamentari che stabiliscono come ripartire ed utilizzare le risorse. Invece, per tutta una serie di motivi, che sostanzialmente fanno capo all'abuso del maxiemendamento abbinato all'uso della questione di fiducia per l'approvazione della legge finanziaria, vi è una esautorazione totale delle prerogative del Parlamento, un trasferimento della competenza legislativa più importante, che è quella dell'approvazione di bilancio, in capo al Governo, che decide come vuole. Fin qui, potremmo forse pensare che sia un fatto efficiente anche dal punto di vista dell'organizzazione. Il problema è che non è neppure il Governo in quanto tale, ma sono le segreterie di partito.
Di fatto, abbiamo la trasformazione della nostra Costituzione da parlamentare, non a presidenziale, bensì ad oligarchica. Vi sono le oligarchie, le segreterie di partito che decidono come ripartire le risorse, con l'uso enorme del maxiemendamento, della questione di fiducia e dei decreti-legge, altro tema che, se avremo tempo, affronteremo: di fatto, il Parlamento diviene un simpatico convivio dove ci si trova, si discute, si parla, ma dove non si decide nulla, perché le decisioni sono prese altrove.
Tornando al merito del provvedimento, fortunatamente è stato inserito l'articolo in esame che prevede il salvataggio delle risorse e quindi delle istituende province: e fin qui potremmo anche essere d'accordo, pur con le perplessità che abbiamo prima detto.
Riguardo all'articolo 6, comma 8-sexies, che è «allucinante» dal nostro punto di vista - il collega Fugatti ha già anticipato il tema, ma veramente siamo al colmo dei colmi! -, dove si dice che i comuni, ovverosia «gli enti che non abbiano rispettato per l'anno 2006 le regole del patto di stabilità», possono disapplicare la sanzione, quindi nel 2007 assumere tranquillamente personale. Qualcuno ci dovrebbe spiegare la logica di una norma simile, che, secondo noi, è puramente «demenziale». Perché è demenziale?
Ebbene, abbiamo chiesto al Governo i dati sul triennio precedente, cioè su quanti comuni non abbiano rispettato il patto di Pag. 66stabilità e poi tra questi quanti hanno invece rispettato la sanzione, cioè non hanno assunto personale. La risposta «pazzesca» è che vi sono un determinato numero di comuni - non ricordo se 250 o 300, comunque non tanti - che hanno dichiarato di non aver rispettato il patto: l'hanno «dichiarato», quindi si tratta di un dato che non è certo! È un'ipotesi basata sulle autodichiarazioni dei comuni. Allora, noi qui onestamente ci spaventiamo: lo Stato non ha alcun controllo dei circa 8.100 comuni che vi sono in Italia, non sa nulla di quello che succede! Sta bene.
Seconda parte della questione: quanti di questi non hanno rispettato la sanzione e quindi non hanno assunto nuovo personale? È anche logico che, se un comune è spendaccione, è necessario porre un vincolo per non sprecare ancora di più. Ebbene, nella contabilità dello Stato questo dato non esiste. Quindi, non si dà alcun segnale di rigore, alla faccia delle chiacchiere che spesso vengono profuse ampiamente dagli ex ministri dell'ex Governo Prodi sul rigore e sul contenimento della spesa pubblica. Infatti, non c'è alcun controllo su chi effettivamente ha rispettato la sanzione.
Mi spiegate che cosa andate a dire ai vostri sindaci e ai i vostri amministratori, senza contare chi la pensa diversamente da voi? Nel caso in cui essi hanno rispettato il patto ed hanno compiuto sacrifici anche in termini politici - perché contenere la spesa è un sacrificio e va giustificato -, hanno dovuto alzare l'addizionale IRPEF e l'ICI per far quadrare i conti e rispettare il patto di stabilità, cosa andrete a dire se poi la sanzione che c'è non vale, nel senso che ognuno è libero di fare come vuole perché non controlla nessuno? È veramente un modo di governare la spesa pubblica che non ha alcuna logica e che è fuori dalla grazia di Dio.
Faccio un esempio concreto per capire come questo modo di gestire le risorse pubbliche ha portato e sta portando il paese Italia al baratro e sostanzialmente alla bancarotta. Io ho la fortuna di amministrare un comune di quasi seimila abitanti con trenta dipendenti. Quando ho iniziato nel 1999 erano trentasette. Sette in meno sono tanti, perché sette su trenta è una bella cifra. Ebbene, non c'è un cittadino che se ne sia accorto. E fin qui tutto va bene; il problema è che sono andato a vedere enti di dimensione analoga in altre zone del paese, in particolare nel centrosud, i quali hanno generalmente 130 dipendenti. Allora, qui pongo una prima domanda: che cosa fanno quei cento dipendenti in più? Onestamente, da sindaco e da amministratore, farei fatica a trovare anche un'organizzazione logistica nel piazzare cento persone che non fanno niente a che creano dei problemi.
Seconda domanda: quanto costano e chi paga? Quanto costano è facile calcolarlo; facendo un conto della serva, da 30 mila a 50 mila euro l'anno, in media 50 mila a testa all'anno. Sono 4 milioni di euro all'anno che quel comune appartenente a questa finzione giuridica che è lo Stato italiano ha in più. Si tratta di 4 milioni di euro di spese pubbliche in più, 8 miliardi di vecchie lire all'anno. Ad un sindaco che governa uno di questi enti con cento dipendenti più del normale, ho chiesto cosa ne pensasse; mi ha risposto che diversamente quei dipendenti in più starebbero in mezzo alla strada. Se prendessimo per buona questa affermazione e se quelle cento persone dovessero essere assunte necessariamente perché altrimenti starebbero in mezzo alla strada, a casa mia questo sarebbe un intervento di carattere sociale. Quindi, stiamo trasferendo risorse a scopo sociale; si tratta di un sussidio!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,50)
MASSIMO GARAVAGLIA. Ebbene se prendiamo per buono questo ragionamento, dovremmo tenerne conto nella contabilità del trasferimento delle risorse di carattere sociale di questo strano paese. Potremmo anche accettare, come Lega Nord, che in altre parti d'Italia per fare le stesse cose ci vogliano cento persone in Pag. 67più, e facciamo finta che vada bene, perché magari l'efficienza di queste trenta persone è molto superiore a quella delle 130. Sappiamo benissimo che non è vero.
Tuttavia, anche in un'ottica di solidarietà, potremmo anche accettare il ragionamento che è una necessità, in quanto altrimenti quelle persone starebbero in mezzo alla strada. Accettiamo tutto questo, ma chiediamo che si faccia una contabilità di carattere sociale e che se ne tenga conto. Ciò vuol dire che in relazione alla spesa sociale di queste regioni con abnorme surplus di personale, occorrerebbe computare i trasferimenti non in relazione all'efficienza o come macchina statale.
Chiediamo allora che venga considerato non efficiente quel comune che presenta personale sopra la media, che in relazione a questo si consideri la spesa sociale che si effettua e che essa venga computata come tale.
A questo punto, poi, redistribuiamo la spesa sociale su tutto il paese in maniera corretta, depurandola di tale surplus (il ragionamento potrebbe apparire un po' capzioso ma, probabilmente, non lo è tanto). Altrimenti, davvero si fa fatica a giustificare i nostri sindaci, i quali debbono continuare a fare sacrifici di fronte a sperequazioni così grandi e devastanti! Quattro milioni di euro per un comune solo! Ma quanti saranno i comuni in questa situazione? Non ho ancora avuto tempo di presentare un'interrogazione al riguardo in Commissione bilancio, ma il tema sarà sicuramente oggetto di uno dei prossimi atti di sindacato ispettivo che presenteremo (quando ci sarà il nuovo Governo, vedremo a chi rivolgerla), perché ci interessa conoscere il numero delle amministrazione con surplus di personale.
Se si intervenisse su questi aspetti, potremmo sperare in un futuro migliore per tutto il paese. Invece, cosa si fa? Cosa fa il Governo Prodi, con il ministro Padoa Schioppa, paladino del rigore e del contenimento della spesa pubblica? Aggiunge un bel comma 8-sexies all'articolo 6 e annuncia: Attenzione, anche se non hai rispettato il patto di stabilità, bravo! Assumi pure, e chi se ne frega!
Ma il segnale che si dà al paese è devastante: da un lato, si approva una legge finanziaria da 34 miliardi di euro quando, in realtà, prima dei dati fiscali, ne bastavano dieci (adesso, conosciuti i dati delle entrate fiscali, sappiamo che non serviva, come si suole dire, neanche un tubo di ferro e che, di conseguenza, si poteva anche non fare la finanziaria); dall'altro, i 20 miliardi di euro incamerati in più rispetto a quelli che erano necessari (sempre avendo riguardo ai dati precedenti al boom delle entrate fiscali) non vengono utilizzati per il benessere, per rilanciare il paese, ma vengono ripartiti tra gli ex ministeri degli ex ministri per elargire prebende di dubbia utilità, che non genereranno ricchezza nel paese, che non produrranno PIL, che non creeranno un futuro per i nostri figli e per i nostri nipoti! È questo l'assurdo! È questo il motivo principale per il quale il Governo Prodi è stato giustamente battuto! Vedremo cosa verrà fuori, ma un nuovo Governo del centrosinistra sicuramente volerà, come si dice dalle mie parti, con le ali e le orecchie molto più basse!
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MASSIMO GARAVAGLIA. Mi avvio a concludere, signor Presidente.
L'effetto delle disposizioni, dei provvedimenti che avete approvato ha portato il paese al livello di spesa del 48,5 per cento del PIL: un vero disastro, un record storico del quale i cittadini si ricorderanno sicuramente alle prossime elezioni! Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, desidero segnalare una questione che, pur sembrando particolare, si inserisce nell'ambito generale delle «stravaganze» Pag. 68legislative (ormai, devo dirlo). Nel caso specifico, si tratta della «condanna a morte», da parte del Parlamento, di un settore produttivo che, con il suo indotto, dà lavoro a duecentomila lavoratori: la pellicceria italiana, vale a dire gli allevamenti italiani di animali da pelliccia.
In teoria, la normativa in esame dovrebbe concernere la proroga di termini. Da questo punto di vista, credo siamo tutti d'accordo sul fatto che, per prorogare un termine, deve essere stabilito una scadenza relativa a qualche adempimento. Invece, come sapete, nel corso della prima lettura del provvedimento alla Camera, è stato approvato dalla Commissione un emendamento che non si limita a prorogare il termine riguardante gli allevatori in parola, ma inserisce nell'ordinamento, ex novo, tutta una serie di adempimenti onerosi non contemplati dalla normativa europea, operativi esclusivamente in Italia e, di conseguenza, tali da mettere fuori mercato i nostri produttori e da costringerci ad approvvigionarci di animali da pelliccia presso produttori di altri paesi europei che non sopportano oneri analoghi.
Non è che la Camera abbia, per così dire, dormito: la Commissione agricoltura si è accorta subito di quanto stava accadendo - devo dargliene atto - e, all'unanimità, ha trovato, con i produttori, una soluzione che, da una parte, abbreviava un termine e, quindi, rendeva più velocemente realizzabili alcune ristrutturazioni e, dall'altra, «cassava» quella parte della predetta disposizione (che non stava né in cielo né in terra) con la quale venivano introdotti i nuovi ed impegnativi adempimenti.
Purtroppo, quando il testo è giunto all'esame dell'Assemblea, la Presidenza ha dichiarato inammissibile l'emendamento predisposto dalla Commissione agricoltura, avallato dalla Commissione affari costituzionali, sul quale era stata trovata la suddetta intesa.
A questo punto, devo dire, con grande sorpresa e con grande sconcerto che il Senato con un emendamento non inserisce il compromesso raggiunto alla Camera, non si fa carico della riflessione avvenuta in Commissione agricoltura, ma riesuma il testo originario della I Commissione. Quindi, nel testo oggi al nostro esame, ritroviamo la norma innovativa che, attraverso un provvedimento di proroga termini, prevede adempimenti onerosi per i produttori, come se tutto il dibattito e l'approfondimento svolto alla Camera non fosse servito a nulla.
Di fronte ad una situazione del genere, bisogna essere sconcertati, in primo luogo dal punto di vista normativo. Infatti, mi sono permesso di parlare con gli organi competenti del Senato e, prima che l'emendamento fosse votato, ho posto loro il seguente quesito: come potete rendere ammissibile un emendamento di proroga termini se non vi è un termine da prorogare? Questo emendamento stabilisce semplicemente che, sulla base della normativa italiana, i produttori sono costretti a determinati adempimenti. Dov'è il termine? L'unica cosa che mi hanno saputo rispondere è che la Commissione è sovrana e che, nonostante si rilevasse l'anomalia di tale proposta emendativa, non se la sono sentita di intervenire.
Dunque, come sottolineato da vari colleghi, alla Camera dei deputati valgono norme assolutamente restrittive, che non consentono di fare politica perché, anche quando si trovano intese, la Presidenza poi dichiara inammissibili le relative proposte emendative. Al contrario, in nell'altro ramo del Parlamento, quello che qui è impossibile diventa possibile. In tal modo si distruggono i produttori italiani.
L'imbroglio è derivato dal fatto che chi al Senato ha sostenuto quell'emendamento lo ha fatto affermando che era quello sul quale era stata trovata l'intesa alla Camera, mentre si trattava della proposta emendativa originaria che tutti eravamo d'accordo nel cancellare.
Per cancellare l'obbrobrio del Senato, ho presentato un emendamento che mi auguro sia approvato. Se così non fosse, ho preannuncio la presentazione di un ordine del giorno - certo, indirizzato ad un Governo che in questo momento non c'è - che impegna l'Esecutivo a ristabilire una situazione fisiologica in grado di conPag. 69sentire a tutto il comparto degli animali da pelliccia in Italia di non chiudere i battenti, ristabilendo dunque ciò che la Camera non ha potuto realizzare, nonostante si fosse raggiunto un accordo in proposito.
Quindi, invito i colleghi ad esprimere un voto favorevole sul mio emendamento. Ciò servirebbe da lezione al Senato, affinché capisca che non può fare tutto quello che gli pare, in quanto esiste anche una Camera dei deputati che ha eguali diritti e doveri nei confronti del paese e che non può essere svuotata delle sue competenze!
Quindi, raccomando l'approvazione del mio emendamento e qualora venisse respinto, mi auguro che tutti i colleghi vorranno sostenere l'ordine del giorno, di cui preannuncio la presentazione, perché al più presto possibile si cancelli quell'errore che avrebbe conseguenze molto gravi su tutto il nostro apparato produttivo e, in particolare, sulla produzione delle pellicce che, come abbiamo sempre detto, salva l'economia italiana perché è fantasia, perché è moda, perché è made in Italy, perché è qualificazione, perché è qualcosa di veramente utile per il nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, le riflessioni espresse negli interventi che questo pomeriggio ho potuto ascoltare in Assemblea, riguardanti il complesso degli emendamenti presentati alle modifiche apportate al Senato, forniscono degli spunti per alcune riflessioni su una situazione generale che, sicuramente, non è semplice né riguardo alla forma né riguardo alla procedura.
Il collega Garavaglia ha fatto bene ad osservare che, in fin dei conti, l'ente rappresenta l'istituzione più vicina al cittadino, quella che risente di più di condizioni non certo agevoli e dell'immediata reazione del cittadino che chiede allo Stato, al Governo, al Parlamento di legiferare in forma semplice, comprensibile e trasparente.
Quindi, anche a me vengono in mente le parole d'ordine pronunziate dalla maggioranza all'inizio di questa legislatura; con toni più o meno accesi si rinfacciava alla minoranza che Prodi aveva vinto le elezioni, che l'Italia intera sarebbe stata riformata e che le procedure sarebbero state semplificate.
Il ministro Padoa Schioppa diceva che si sarebbe recuperata l'evasione fiscale e che la programmazione economica e finanziaria avrebbe favorito rigore e contenimento della spesa pubblica; per non parlare poi delle liberalizzazioni e di tanti altri argomenti che dall'inizio della legislatura sono stati affrontati di volta in volta in Assemblea.
La maggioranza che avrebbe dovuto essere coesa, compatta e che avrebbe dovuto governare per cinque anni ininterrottamente e senza incidenti di percorso, oggi, purtroppo, deve fare i conti con una verifica interna per poter andare avanti.
Come dicevano in precedenza i colleghi Garavaglia e Fugatti, dobbiamo cercare, nell'ambito degli interventi sul complesso degli emendamenti, di entrare nel merito delle questioni. Di conseguenza, anch'io voglio subito rilevare come le scelte che sono partite dal basso, attraverso battaglie politiche e referendum popolari - come quelli per rivendicare l'autonomia di alcuni territori, o quelli per costituire nuove province (Monza ne è un esempio) - vengano rimesse in discussione grazie alla cancellazione delle necessarie risorse finanziarie: la gatta frettolosa fa i gattini ciechi, quindi i provvedimenti d'urgenza e di proroga, anziché risolvere i problemi, a volte li complicano.
Personalmente condivido le tante questioni evidenziate negli interventi dei colleghi dell'opposizione che mi hanno preceduto e faccio mie anche le considerazioni svolte in sede di esame sulla sussistenza dei requisiti costituzionali.
Voglio ricordare che nel precedente dibattito alla Camera era stata posta la questione dei criteri in base ai quali valutare l'ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti-legge che, invece, al Senato sono interpretati in senso meno restrittivo.Pag. 70
Siamo di fronte ad un provvedimento sul quale si è già ampiamente discusso in sede parlamentare e l'opposizione ha già messo in luce ciò che non va bene, che non serve al cittadino e che non favorisce le amministrazioni locali.
Quindi, questa definizione di «mille proroghe» - affibbiata al decreto-legge in via di conversione dal dibattito politico - rimanda, per analogia e per assonanza, alla figura di un insetto, come ha ricordato qualcuno, al Senato, nei giorni scorsi: il «millepiedi»! O meglio, vista la logica con cui si è elaborato il provvedimento in esame, forse sarebbe meglio parlare di un «mille mani»: mille mani libere del Governo, per intervenire in settori di maggiore interesse. Mille mani libere che, però, si sono ingarbugliate su sé stesse!
Detto ciò, in questa fase relativa alla discussione sul complesso delle proposte emendative presentate, voglio evidenziare come, ancora una volta, su tutti i provvedimenti e sul lavoro complessivo della Camera dei deputati vi sia, sempre e comunque, un equivoco di fondo. Mi riferisco al fatto di non dare o di non aver dato segnali concreti per riformare e modificare questa struttura complessa, che sicuramente non agevola il lavoro.
Le riforme possono certamente migliorare una situazione in cui, tutte le volte, bisogna rincorrere le questioni con provvedimenti d'urgenza e di proroga per far sì che alcune norme non decadono o per garantire un obbligo che, comunque, lo Stato ha nei confronti di tante persone e di numerose categorie.
Con gli attuali sistemi, amministrare lo Stato, gli enti locali, le regioni, le province ed i comuni non è semplice. Vorrei segnalare che gli enti locali stanno predisponendo (o lo hanno già fatto in queste settimane) i bilanci di previsione per il 2007. Già con fatica hanno dovuto attendere le norme stabilite dalla legge finanziaria; inoltre, vediamo bene con quale fatica i sindaci ed i presidenti di provincia chiudono in equilibrio gli esercizi finanziari. Lo fanno, tuttavia, riducendo i servizi ed aumentando le imposte: alla fine, insomma, si mettono sempre le mani in tasca ai cittadini!
Si tratta, comunque, di un sistema complesso, che tende a svalutare le autonomie locali, nonché quei principi di sussidiarietà e di autogoverno di cui tutti si riempiono ogni giorno la bocca, per poi deviare verso, e comunque sempre, una deriva centralista! Ciò non fa certo onore ad un paese che non può stare unito - desidero ribadirlo, così come ho già fatto in altre occasioni - solo per gli appelli del Presidente della Repubblica! Il paese, infatti, deve rimanere unito, valorizzando le differenze, senza dimenticare le identità locali.
Vorrei evidenziare che, all'interno del decreto-legge in esame, sono state introdotte disposizioni relative anche a materie ad esso estranee. I provvedimenti d'urgenza recanti proroghe di termini sono stati, in passato, oggetto di dubbi di costituzionalità, i quali, tuttavia, appaiono ormai superati dall'esistenza di molteplici precedenti: ricordo come il giudizio espresso dal Comitato per la legislazione sia stato particolarmente severo.
Oggi, pertanto, come detto inizialmente, ci si trova dinanzi ad una situazione rispetto alla quale sono auspicabili cambiamenti di rotta, da realizzarsi con le riforme, che eviterebbero di correre ogni volta il rischio della paralisi totale. Ciò, infatti, non agevola per nulla l'espletamento del mandato cui noi parlamentari siamo stati chiamati.
Segnalo che, al Senato della Repubblica, sono state introdotte disposizioni fortemente peggiorative sia del testo originario, sia di quello licenziato dalla Camera dei deputati. Ricordo, per quanto concerne gli enti locali, la cancellazione delle sanzioni previste dal patto di stabilità interno. Ci troviamo di fronte, quindi, ad un nuovo provvedimento, il quale risulta essere fortemente modificato un'altra volta.
Sappiamo tutti che, attraverso il conferimento di deleghe al Governo, il Parlamento viene sostanzialmente svuotato di numerose sue funzioni. Aveva ragione il Pag. 71collega Stucchi, intervenuto in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento, quando ha affermato che: fatta la legge, trovata la delega; fatta la legge, trovata la proroga!
Non è questo il modo corretto di procedere e di legiferare! Infatti, con provvedimenti di questo tipo, con le modifiche apportate dal Senato e, ora, con le proposte emendative presentate non stiamo certamente dando un segnale positivo a tutti i nostri cittadini. C'è sicuramente bisogno di una svolta ed occorre riformare il paese.
Vorrei adesso soffermarmi su alcune di queste modifiche.
Il comma 6 dell'articolo 1 modifica le disposizioni recentemente dettate dalla legge finanziaria per il 2007 in materia di reclutamento dei dirigenti scolastici (l'hanno già ricordato in tanti) e di procedura transitoria delle nomine. In particolare, fissa il termine del 31 dicembre 2007 per l'emanazione del regolamento che definirà nuove procedure concorsuali e specifica che, ai fini della prevista nomina di alcune categorie di candidati al corso concorso ordinario del 2004, i candidati ammessi di diritto alla fase di formazione del medesimo concorso sono anteposti ai candidati ammessi con riserva, a seguito di provvedimenti cautelari in sede giurisdizionale o amministrativa. Anche qui abbiamo qualcosa da dire e con le proposte emendative presentate cerchiamo di correggere questa rotta.
Il comma 2, aggiunto all'articolo 3-quater, differisce al 31 dicembre 2007 il termine previsto dall'articolo 9, comma 17, della legge finanziaria per il 2003, entro il quale i soggetti interessati dal sisma del 1990, che ha colpito le province di Catania, Ragusa e Siracusa, possono provvedere ai versamenti non ancora effettuati per definire la propria posizione tributaria e contributiva relativa agli anni 1990, 1991 e 1992, disposizione che interviene, inoltre, sull'entità del versamento, da effettuare ai fini di tale definizione, come già ricordato molto bene dall'onorevole Caparini ieri.
Ci riserveremo, come gruppo della Lega, nelle sedi successive, di trattare, punto per punto, con attenzione, i singoli emendamenti. Non stiamo certo vedendo un provvedimento in senso federalista, con il quale si andranno a tagliare tasse alle regioni. E dite alle regioni di abolire i ticket! Le regioni dove vanno a prendere i soldi? Nelle tasche dei cittadini?
Valgono per me tutte quelle considerazioni fatte, in materia specifica, dai colleghi della minoranza che mi hanno preceduto.
Il gruppo della Lega Nord, lo sostengo da sempre, non ha atteggiamenti preconcetti, ma si impegna a far sentire la propria voce. Si impegna, in modo particolare, a far sentire la voce del nord, pur sapendo che, magari, non troverà ascolto, perché l'idea madre del Governo dimostrata fino a ieri, dimostrata fino ad oggi con tutti i relativi provvedimenti, è quella di rafforzare comunque il centro.
Al contrario, Presidente, intendiamo valorizzare la periferia e penso che il segnale evidente sulla voglia di sostenere fortemente l'autonomia provinciale sia stato dato in più occasioni in quest'Assemblea: sostenere la periferia e soprattutto quel nord Italia ai cui destini è legato il futuro dell'intero paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, mi ricollego a ciò che ha osservato il collega Bodega che mi ha appena preceduto. Ha parlato della Padania e di una serie di disparità di trattamento tra zone diverse del paese. Credo che all'interno di questo disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, disparità territoriali ve ne siano molte. Tuttavia, cercherò di spiegare la ratio delle proposte emendative sicuramente migliorative che abbiamo presentato e che saranno sottoposte all'attenzione dei colleghi.
Il provvedimento al nostro esame contiene non soltanto la proroga dei termini, ma anche disposizioni di delegazione legislativa. Tale delegazione legislativa, inserita Pag. 72nel disegno di legge di conversione durante l'esame al Senato, è una cosa grave. L'abbiamo detto in mille salse, anche in sede di discussione sulle linee generali, ricordando anche l'iniziativa del presidente Violante attraverso una lettera indirizzata al Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, sulla questione delle deleghe, sulla disparità di trattamento, sull'impossibilità di effettuare determinate operazioni emendative alla Camera, cosa che, invece, è concessa al Senato. Ma soprattutto ricordo che esiste una disposizione recata dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 che fa divieto di introdurre norme recanti deleghe legislative nei decreti-legge; è vero però che vi sono precedenti in senso contrario. Però, è altrettanto vero che, se negli anni passati vi è stato un malcostume diffuso ed una violazione palese delle norme in vigore, ciò non deve costituire una scusante né può essere accettato e neppure può giustificarsi osservando che anche gli altri lo hanno fatto. Il cambiamento di rotta tanto promesso dal vecchio Governo Prodi era anche basato su dichiarazioni del tipo: noi saremo diversi; noi faremo interventi diversi, rispettando le normative in vigore. Constato, invece, che, quando serve, si ignorano le normative o si finge di non conoscerle e quindi si violano tranquillamente senza, problemi con la propria coscienza personale o politica (non so quale delle due prevalga in questi casi).
Quindi, le deleghe recate sono relative: l'una, ai correttivi al decreto legislativo sul Corpo nazionale dei vigili del fuoco; l'altra, molto, molto più delicata (che sicuramente necessiterebbe di una discussione in Parlamento), alla Convenzione di Oviedo. Quanto a quest'ultima, ricordo che concerne i diritti dell'uomo e la biomedicina e ricordo altresì che esiste un protocollo addizionale alla convenzione medesima. Sono temi molto delicati perché si tratta di proteggere la dignità e l'identità degli esseri umani e di garantire il rispetto della vita; si tratta di decidere sul genoma umano e sono, quindi, questioni la cui definizione non mi sembra possa in alcun modo essere attribuita, tramite una delega, così tranquillamente al Governo (che, quindi, deciderà su tali questioni con un decreto legislativo).
Ritengo che il Parlamento meriti rispetto e meriti quindi di poter discutere appieno tematiche così delicate senza in ipotesi doversi limitare solamente ad esprimere un parere in sede di Commissioni competenti. Ebbene, noi siamo in questa sede per fare altro, probabilmente proprio per discutere tematiche così importanti, che appartengono alla coscienza dei nostri cittadini. Noi, infatti, in quanto loro rappresentanti in quest'aula, dobbiamo essere in grado di portare all'interno dei nostri lavori le loro istanze, le istanze che quotidianamente recepiamo parlando con loro.
Dobbiamo discutere delle percezioni e dei desiderata reali della gente comune. Dico gente «comune», ma si tratta poi di chi, per così dire, tira la carretta, fa crescere questo paese, si alza presto la mattina per permettere a questo paese di avere anche un incremento del PIL. Quest'ultimo infatti, si incrementa non solo con disposizioni contenute in una legge finanziaria, ma anche se vi sono cittadini che credono nel paese e imprese che vi credono, gente che ha voglia di sacrificarsi e di lavorare. Quindi, da tale punto di vista, stiamo perdendo un'occasione.
Poi, vi è sempre la possibilità che il Governo non eserciti questa delega; però, quanto fatto al Senato in violazione della legge n. 400 del 1988 è sicuramente cosa grave e crea, come dicevamo anche qualche giorno fa, una disparità tra il ruolo di deputato e quello di senatore. Noi riteniamo invece che, essendo il nostro un sistema di bicameralismo perfetto, non vi possano essere tali disparità.
Venendo al merito del provvedimento ed ai correttivi ed alle integrazioni apportati al Senato, ci rendiamo conto che oltre alla questione delle deleghe esistono e sono inserite nel testo tutta una serie di misure che hanno poco a che fare con la proroga di termini. Alcuni di quelli che comunque possono essere ricondotti, se vogliamo, ad un discorso di proroga di Pag. 73termini, sono interventi che nuocciono all'interesse stesso del paese e dei cittadini.
Se andiamo a vedere, ad esempio, la proroga del regime transitorio in materia di norme tecniche per le costruzioni (articolo 3, comma 4-bis), ci troviamo di fronte ad un esempio grave, gravissimo, di disapplicazione, se vogliamo definirla così. Vi è, infatti, una proroga per l'entrata in vigore delle nuove normative e quindi una disapplicazione di nuove normative che sono molto più ferree, molto più attuali, rispetto a quelle precedenti del 1971, che invece si autorizza ancora ad utilizzare per più di un anno.
Quando noi abbiamo a che fare con provvedimenti varati negli anni passati o nei mesi passati (faccio solo questo esempio, ce ne sarebbero tantissimi altri) che finalmente stabiliscono delle disposizioni certe su come devono essere realizzate le costruzioni, magari per questioni legate ai terremoti, quindi disposizioni antisismiche, che tengono conto degli elementi strutturali delle costruzioni che devono essere realizzate, e viene emanato un decreto ministeriale che recepisce tutto ciò, sulla base delle conoscenze oggi presenti per prevenire determinati fenomeni, e poi si dice che lo stesso decreto ministeriale può essere accantonato perché nel frattempo, per un po' di mesi, possono valere ancora le norme in vigore datate 1971, ebbene, non si rende un buon servizio. In questo modo, infatti, non si dà ai cittadini maggiore sicurezza, maggiore certezza, si favorisce qualcuno forse, anzi sicuramente, ma non si traccia una linea d'azione che vada nella direzione di garantire maggiore sicurezza ai cittadini.
Questo è solamente uno degli elementi di questo decreto-legge che lasciano perplessi, allibiti, lasciatemi utilizzare questi termini, perché, veramente, leggendo le modifiche introdotte dal Senato verrebbe voglia di tornare al testo originale e rimandare questo provvedimento all'altro ramo del Parlamento, e magari chiedere giustificazione ai nostri colleghi senatori del perché sono state inserite tali modifiche. Ma questo non lo possiamo fare, dobbiamo rispetto anche all'altra Camera.
Passiamo allora ad un'altra questione: ricordo - ero presente in quest'aula alla fine degli anni Novanta - che si discusse una proposta di legge a favore del comune di Sotto il Monte Giovanni XXIII per lo stanziamento, in previsione della beatificazione di papa Giovanni XXIII, di 10 miliardi di lire di allora. Quella proposta di legge venne bloccata (governava il centrosinistra naturalmente in quel periodo, fino al 2001), perché qualcuno pretese che, se si approvava la proposta di legge relativa a Sotto il Monte Giovanni XXIII, si doveva approvare anche una proposta di legge simile, che stanziava un importo pari, per il comune di Pietrelcina. Cosa è successo? Noi ci troviamo oggi a discutere l'articolo 3-bis, in cui vengono riproposti interventi a favore del comune di Pietrelcina.
Nel comune di Sotto il Monte Giovanni XXIII, i 10 miliardi che sono arrivati nel 2001-2002 sono stati spesi per migliorare l'accoglienza dei fedeli, per migliorare le infrastrutture, per realizzare opere, insomma, che servono anche al turismo religioso che si svolge in quella località. Nel comune di Pietrelcina, questi soldi sono stati assegnati, evidentemente sono stati spesi, e non sono stati sufficienti.
Ricordo che i provvedimenti vennero approvati contemporaneamente in sede legislativa dalle competenti Commissioni di Camera e Senato. Ebbene: la legge che riguardava Pietrelcina stanziava ulteriori fondi, rispetto ai 10 miliardi previsti all'inizio per entrambi i comuni.
Oggi, però, diamo un ulteriore premio a chi non è stato in grado di utilizzare al meglio quei fondi, a chi, magari, ha appaltato opere per un milione o due milioni di euro e che, alla fine, sono costate tre, quattro o cinque milioni di euro, senza controllare nulla. Gli diamo un ulteriore premio, perché prevediamo che, per gli anni 2007, 2008 e 2009, quel comune debba ricevere ancora un milione e mezzo di euro l'anno!
Non voglio porre la situazione a livello di una competizione tra figure religiose più o meno amate. Non è sicuramente questo il problema, però, credo che, di Pag. 74fronte a un atteggiamento di questo tipo, viene premiato chi non è stato in grado di gestire al meglio i fondi pubblici e di realizzare quelle opere cui i fondi erano finalizzati. Invece, il comune che, giustamente, come il comune di Sotto il Monte San Giovanni XXIII, ha avuto la sua quota e ha fatto tutto quello che doveva fare, non viene neanche tenuto in considerazione.
Io non chiedo soldi per il comune di Sotto il Monte San Giovanni XXIII - sia chiaro -, però voglio evidenziare che, in quella zona, tutto ciò che serviva è stato fatto con i soldi stanziati, mentre, in altre zone, non solo non è stato fatto quello che si doveva fare, ma si chiedono ulteriori finanziamenti, in parole povere, di altri 9 miliardi di lire. Praticamente, si tratta di una cifra doppia rispetto alle previsioni iniziali e, magari, ci troveremo nel 2009 a dire che bisogna dare altri due o tre milioni di euro l'anno per altri tre anni, sempre al comune di Pietrelcina, perché le opere non sono ultimate. Non sarebbe una novità.
Per carità, esistono opere nel nostro paese i cui tempi di realizzazione sono biblici e, da questo punto di vista, non ci scandalizzeremmo molto. Ormai, siamo abituati a tutto, anche se non lo accettiamo. Possiamo sapere e verificare l'esistenza di certe situazioni, ma non rinunceremo mai a batterci contro questo malcostume e a denunciarlo, perché, forse, siamo nati per questo. Siamo nati anche per difendere gli interessi dei cittadini, a prescindere da dove essi siano collocati.
Se i cittadini di Pietrelcina non ricevono i fondi pubblici stanziati dal Governo, che in gran parte provengono dalla Padania - ma questo poco importa a chi gestisce le casse a Roma -, per noi è importante, comunque, dare risposte ai cittadini. Se questi interventi non vengono realizzati e i soldi vengono sprecati, chi ha pagato si arrabbia due volte.
Un'altra questione importante credo sia quella sollevata dalla collega Biancofiore, relativamente all'articolo 6, comma 7-ter, sulla situazione legata alla non applicabilità alle province di Trento e Bolzano della proroga per le concessioni idroelettriche.
Ritengo che si debba fare un discorso di uguaglianza e di parità. È vero che esistono delle autonomie speciali, che, spesso, vengono anche invidiate, perché, sicuramente, chi vive nelle regioni a statuto speciale gode di un'autonomia che permette di dare risposte più rapide e migliori ai propri cittadini. Però, a volte, bisogna anche cercare di trovare un filo conduttore che non penalizzi troppo chi risiede in altre zone del paese.
Pertanto, secondo me, dobbiamo riflettere se questa può essere una concessione eccessiva o se, invece, come qualcuno ha denunciato in quest'aula, è una concessione estorta.
PRESIDENTE. La prego...
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, mi avvio a concludere.
Bisogna capire se ciò è stato ottenuto grazie ad una posizione particolare, all'interno della maggioranza, che permette ai rappresentanti di un partito di essere determinanti per la sopravvivenza stessa del Governo - cosa che ormai non è più -, oppure per garantire, spesso, il numero legale all'interno di quell'aula.
Ci sarebbero tante altre questioni di cui parlare, signor Presidente. Interverrò sugli emendamenti successivamente, con la speranza che almeno alcuni vengano recepiti, ben conoscendo le difficoltà del momento politico in cui ci troviamo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo della Lega Nord esprimerà un secondo voto contrario su questo provvedimento, per una serie di ragioni. Le prime che vorrei evidenziare sono certamente di carattere politico, in quanto questo provvedimento è figlio di una precisa linea politica seguita dal Governo, anzi, meglio, è figlio della mancanza Pag. 75di una linea politica del Governo. Infatti, quando si vara un provvedimento cosiddetto «mille proroghe», che reca norme su materie così eterogenee quali quelle contenute in questo decreto-legge, con disposizioni che, oltretutto, spostano termini anche con riferimento ad altri capitoli (è il caso, ad esempio, della riapertura dei termini in tema di misure contro l'usura ed antiracket), ciò significa che il Governo non ha elaborato, su tali materie, una linea politica e non ha fatto proposte chiare ed univoche.
Qualcuno potrebbe obiettare che i provvedimenti «mille proroghe» sono sempre esistiti. È vero, ma non si ricorda un Governo che, come questo, abbia, per così dire, navigato nell'incertezza più assoluta; si veda il provvedimento approvato questa mattina; si veda il provvedimento che giungerà in aula prossimamente, sulle liberalizzazioni. Tale incertezza assoluta l'abbiamo rilevata riguardo a molte materie importanti, ad esempio in politica economica: oggi vi sarebbe bisogno di una linea chiara, per ridurre la spesa pubblica e favorire lo sviluppo; invece, la legge finanziaria ed anche altri provvedimenti vanno nella direzione contraria. La manovra non riduce la spesa pubblica, ma l'aumenta e, nel caso di specie, aumenta la spesa inutile, quella dello Stato e dell'assistenzialismo, senza varare alcuna misura concreta per lo sviluppo, anzi, mettendo in campo una politica di inasprimento della pressione fiscale senza precedenti.
Anche con riferimento alla politica estera sono emerse contraddizioni all'interno della maggioranza: non da ultimo, sulla base militare di Vicenza il Presidente del Consiglio si affrettava a garantire il rispetto degli accordi internazionali mentre altri ministri sconfessavano la politica del premier, affermando che, invece, bisognerebbe tenere in proposito un referendum. Insomma, questo ex Governo, che dice tutto e il contrario di tutto su altri argomenti presenti nel dibattito politico di questi giorni, ovvero sui Pacs e sui Dico, ci fa assistere a litigi riportati dai giornali e dalla televisione. Oltretutto, si pone al centro dell'attenzione una materia che non mi sembra così importante rispetto a tutte le altre priorità del paese.
Proprio per tali motivi il provvedimento di proroga termini viene visto come un altro tassello non da inserire in un puzzle, ma da buttare in un quadro assolutamente indefinito. Inoltre, questo provvedimento presenta anche altri aspetti da noi ritenuti assolutamente negativi. Basti pensare a quelli collegati all'iter parlamentare di questo disegno di legge. Nello scorso passaggio alle Camere vi è stata, in proposito, una decisione senza precedenti, presa dal Presidente della Camera, che ha «strozzato» il dibattito parlamentare ed ha impedito di correggere, anche in senso migliorativo, il provvedimento stesso. Infatti, è stata dichiarata inammissibile una serie di emendamenti e tale decisione ha comportato che talune disposizioni correttive non siano state inserite nel dibattito parlamentare. Si tratta di disposizioni giuste, come ad esempio quella che avevamo proposto per prorogare il termine volto a consentire la messa in regola rispetto alle norme relative alle quote latte. Le esigenze dei nostri agricoltori sicuramente avrebbero meritato attenzione da parte del Parlamento. Tuttavia, tale emendamento non è stato accolto, al contrario di altri, sicuramente più discutibili, che puntualmente sono stati dichiarati ammissibili nonostante la «ghigliottina» del vaglio di ammissibilità calata dal Presidente della Camera.
Siamo pertanto contrari anche alle modalità con cui si è svolto il dibattito parlamentare. Lo affermiamo anche nella prospettiva che la Camera venga sempre maggiormente esautorata dal suo ruolo e dalla sua funzione nei confronti di un ex Governo che presenta tutti i propri provvedimenti «blindati» facendoli approvare a colpi di fiducia ed anche di fronte al fatto che al Senato alcune cose sono consentite, come hanno ricordato in aula il presidente della I Commissione ed altri onorevoli colleghi, in quanto nell'altro ramo del Parlamento il regolamento viene interpretato in modo estensivo, mentre alla Camera lo stesso non può esser fatto. Pag. 76In tal modo, la Camera dei deputati, che dovrebbe essere la Camera politica, si trasforma in una Camera di ratifica; al contrario, il Senato, che in un sistema bicamerale dovrebbe essere una Camera a carattere riflessivo, diventa il ramo del Parlamento dove si formano i provvedimenti: difatti, siamo qui, per la seconda volta, a discutere il provvedimento emendato.
Siamo fermamente contrari, inoltre, a che la decisione del Governo e del Presidente contribuisca a dare un'ulteriore «mazzata» alla costituzione della nuova provincia. La Lega si è sempre battuta per la costituzione della provincia di Monza, ritenendo che la realizzazione di questa entità territoriale al nord fosse rappresentativa delle istanze, vere e concrete, di autonomia provenienti dal territorio, che hanno portato finalmente all'approvazione della relativa legge istitutiva. Si tratta di istanze di carattere socio-culturale, legate all'identità di un territorio, ed anche di carattere socio-economico. L'istituzione della provincia di Monza è stata, quindi, deliberata con libero voto da parte del Parlamento, dopo che era stata attivata tutta la procedura a livello di enti locali; invece, questo Governo vuole impedire l'attuazione di una legge approvata dal Parlamento.
Questo, infatti, è il senso di non voler prorogare le disposizioni che consentono l'attuazione concreta e l'insediamento degli organismi di una nuova provincia. Vorrei anche evidenziare come vi sia una sostanziale differenza tra il modo di operare dei commissari e quello degli enti locali. Questi ultimi, quando non si riesce a spendere entro la fine dell'anno i fondi, adottano una delibera generica di impegno e trovano il modo per poter impegnare tali fondi. Un commissario, invece, questo non lo può fare. Allora, è doppiamente insensata la decisione che è stata assunta di non consentire la proroga per l'attuazione di questi adempimenti. Questa decisione, lungi dall'essere di carattere tecnico, è di carattere politico. Voi siete contro l'istituzione della provincia di Monza e volete in ogni modo impedirla. Quindi, per l'ennesima volta, date la dimostrazione di voler soffocare l'identità dei territori e di voler portare avanti una politica che è l'esatto contrario del federalismo. Ogni spazio che voi trovate per poter riaffermare il centralismo lo utilizzate sistematicamente e l'abbiamo visto anche con il decreto-legge al nostro esame.
Un'altra istanza della Lega è la proroga al 31 luglio 2007 della possibilità per i soggetti colpiti dall'alluvione del novembre 1994 di definire in via automatica la propria posizione tributaria relativamente agli anni 1995, 1996 e 1997, versando il 10 per cento delle somme ancora dovute, analogamente a quanto già previsto dalla scorsa finanziaria per gli abitanti di Catania, Ragusa e Siracusa, colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre 1990. Tale possibilità fu introdotta, grazie all'impegno della Lega a favore dei cittadini e delle imprese del Piemonte colpiti dall'alluvione straordinaria e distruttiva del 1994, dalla legge finanziaria 2004.
Tali agevolazioni tributarie, insieme al decreto ministeriale che permette la rideterminazione dei contributi sui mutui richiesti dalle imprese alluvionate secondo i danni effettivi subiti, hanno dato nuove possibilità alle nostre imprese piemontesi, tuttora provate finanziariamente a causa degli alti mutui che sono state costrette a contrarre per salvare le proprie attività economiche distrutte dalle alluvioni.
Per questi motivi ed altri ancora la Lega Nord ribadisce che voterà contro la conversione in legge di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Lei, signor Presidente, stamattina ha ritenuto di «rampognare» un membro del suo gruppo in riferimento a delle allocuzioni che aveva fatto riguardo al Presidente della Camera. Credo che lei abbia ben adempiuto al suo dovere, ma credo altresì che il Presidente della Camera debba conquistare il rispetto di quest'aula non per l'autorità, ma per l'autorevolezza del suo comportamento.Pag. 77
Io credo che il perito industriale, quando ha detto a tutti che avrebbe dovuto partecipare alla manifestazione di Vicenza e che non ci andava proprio perché era Presidente di questa Assemblea, in quel momento usava evidentemente la sua autorità, non certo la sua autorevolezza perché, se come egli stesso ha detto, non era coerente con la sua carica palesarsi di parte all'interno di una manifestazione, i cui frutti sono stati raccolti da tutta l'Italia ieri, non solo non doveva andarci, ma non doveva neanche fare quella dichiarazione.
Su questo decreto-legge mi limiterò a fare delle prospettazioni di carattere formale, perché il gruppo al quale mi onoro di appartenere con numerosi esponenti ha già provveduto ad enucleare i punti di maggior interesse sostanziale e quindi i motivi per cui il nostro gruppo voterà in maniera contraria rispetto all'approvazione. Il primo è che, quando si tratta di «mille proroghe», vuol dire che vi sono mille provvedimenti che vanno a scadenza, e la scadenza non è una cosa che piove dal cielo, ma è prevista già dal momento iniziale. Orbene, due sono le ipotesi: occorre verificare, quando si stabilisce la scadenza, se vi sia un apparato legislativo e amministrativo idoneo a supportare la scadenza, ovvero, una volta fissate le scadenze, se sia intervenuto un fattore di negligenza da parte degli uffici in maniera tale da dover bloccare questi iter e rendere necessaria la proroga della scadenza. Credo che il Governo avrebbe fatto bene a provvedere, in primo luogo, a far funzionare l'apparato dello Stato, in secondo luogo, ove l'apparato dello Stato non funzionasse, a chiedere una per una le proroghe man mano che giungevano a scadenza.
La seconda osservazione che faccio è data dal principio amici sunt magistri sed magis vera amica est veritas, laddove il termine magistri indica la prassi che questa Camera pone in essere assieme alle altre istituzioni dello Stato, mentre la veritas è la legge e la Costituzione. Per il caso che ci occupa, sottolineo - lo ricordo volentieri - che siamo qui, a causa della caduta del Governo Prodi, in una situazione di emergenza prevista dalla Costituzione.
Il Titolo I della Parte II della Costituzione parla del Parlamento, la Sezione II, in particolare, parla della formazione delle leggi, l'articolo 77 parla, nello specifico, del decreto-legge. In questo articolo si stabilisce che il Governo adotta sotto la sua responsabilità provvedimenti provvisori con forza di legge. Indubbiamente siamo qui per convertire in legge un decreto-legge che il Governo ha adottato sotto la sua responsabilità in casi straordinari ed urgenti. Nel il Titolo II della Parte II della Costituzione, quello che parla del Presidente della Repubblica, all'articolo 87 si legge altresì che il Presidente della Repubblica emana i decreti aventi valore di legge. Ciò significa che il Presidente ha l'onere di verificare la formalità dell'atto, cioè se il Governo ha emesso un provvedimento sul presupposto dell'urgenza, e, verificata la formalità dell'atto, ha il mero onere di promulgarlo.
In realtà, nel provvedimento che ci stiamo affannando ad esaminare ed, eventualmente, ad approvare o a respingere, è scritto che il Presidente della Repubblica, visti gli articoli 87 e 77 della Costituzione, ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di provvedere alla proroga di termini previsti da disposizioni legislative (...), su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri (...) emana il seguente decreto-legge (...).
Ciò significa che siamo in una situazione di sovrapposizione di poteri. Il Presidente della Repubblica sta provvedendo a verificare la sussistenza o meno del requisito dell'urgenza, compito che non mi pare la Costituzione attribuisca al Presidente della Repubblica. Quindi, credo che questo provvedimento si ponga del tutto al di fuori del meccanismo costituzionale, perché la Costituzione prevede che l'urgenza debba essere valutata dal Governo e non dal Presidente della Repubblica. Capisco bene che tutto ciò non servirà assolutamente a nulla, perché vi è una prassi e perché è evidente che conteranno alla fine i voti, ma credo si capisca anche che Pag. 78è interesse di tutti fare in modo che la principale legge dello Stato, la legge su cui lo Stato si fonda, cioè la Costituzione, sia da tutti rispettata, soprattutto dal Capo dello Stato.
Vorrei svolgere un'altra argomentazione sempre in tema di forma: noi per decenni abbiamo avuto il vizio di reiterare decreti-legge. Ad esempio, se si avvertiva la necessità di costruire un ponte, si approvava un decreto-legge, si bandivano gare di appalto e si costruiva il ponte e poi, dopo tre o quattro anni, dopo continue reiterazioni, si arrivava alla conversione del decreto-legge.
È chiaro che, così facendo, ci si trovava di fronte ad una fictio, nel senso che il Governo o il Presidente della Repubblica continuavano a reiterare provvedimenti d'urgenza che avevano valore di legge. Ma una volta ultimata l'opera, la Camera poteva decidere che non era urgente non procedere alla conversione e far demolire il manufatto? Il risultato era che, alla fine, si costringeva la Camera ad adottare i provvedimenti varati dal Governo, perché ormai avevano avuto completa attuazione.
Al riguardo è chiaramente intervenuta la Corte costituzionale, dicendo che era necessario evitare il principio della reiterazione. Tuttavia, penso che l'assetto costituzionale di questo Stato debba essere ripensato da tutti. La nostra Assemblea è l'unica istituzione che discende direttamente dal voto popolare e, quindi, è quella che più immediatamente ha le caratteristiche rispondenti ai criteri di democrazia. Quindi, credo non debba essere sottoposta gerarchicamente a nessun altro potere dello Stato. Al massimo, può essere giustapposta ad altri poteri dello Stato, ma anche su questo nutro dei dubbi. Certo è che la Corte costituzionale non è né può essere considerata un'istituzione sovrapposta a quest'Assemblea. Deve essere chiaro e credo che ce lo stiamo dimenticando!
La Corte costituzionale ormai sta esorbitando dalle sue attribuzioni originarie: il suo compito è quello di dichiarare costituzionale o meno una legge, ma non certo quello di accogliere con motivazione certe disposizioni con finalità normative (in realtà, anche la Corte costituzionale ammette dei provvedimenti che hanno vigore e forza di legge).
Noi ci troviamo di fronte ad una situazione molto particolare, vale a dire a dei provvedimenti che stanno per scadere, ma non siamo in una situazione normale del Parlamento; non siamo di fronte ad un atto di guerra, per cui diventa tutto improrogabile! Siamo di fronte ad una situazione particolare: mi pare che il Governo Prodi sia caduto. Se così è, e così è per fortuna, il Parlamento è impegnato a fare altre cose, anche importanti, quali ad esempio cercare di costruire o demolire una maggioranza al fine di capire se la legislatura abbia un futuro o se si debba andare, come mi auguro, immediatamente alle elezioni.
Visto che la Corte costituzionale non emana norme giuridiche, il Governo potrà reiterare il provvedimento ed avremo molto più tempo per valutare ogni singola questione con la dovuta attenzione contenuta in un provvedimento estremamente eterogeneo che deve essere vagliato attentamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Onorevole Presidente, l'intervento pronunciato il 20 febbraio dal collega del mio gruppo parlamentare, onorevole D'Agrò, sottolineava come la continua azione di differimento dei termini metta i cittadini in condizione di non poter contare sulla certezza del diritto e affievolisca la stessa efficacia vincolante delle norme e la loro autorevolezza e abitui, aggiungo io, i cittadini a contare sui differimenti dei termini per utilizzarli anche al fine di legittimare o consolidare atteggiamenti di furbizia e di aggiramento delle norme, con pregiudizio complessivo della certezza, della stabilità e della efficacia delle norme stesse.
Il collega D'Agrò sottolineava, inoltre, la difformità della linea assunta dal Senato rispetto alla Camera nella valutazione degli emendamenti presentati al provvedimento. Pag. 79Anche ciò incide sulla coerenza complessiva della norma.
Un altro elemento che genera perplessità è la disposizione introdotta al Senato in materia di concessioni per le centrali idroelettriche delle province autonome di Trento e Bolzano. Se pensiamo all'esigenza di affrontare e - ce lo auguriamo in prospettiva - di superare gli squilibri e le irrazionalità che presenta la riforma federale varata con la legge costituzionale del 2001, la cosiddetta riforma del Titolo V (con tutti i conflitti di attribuzione, i rallentamenti e le incertezze giuridiche che ha determinato) e, quindi, alla necessità di giungere ad un miglioramento, ad un riequilibrio del disposto della norma, non possiamo non constatare come il provvedimento in esame si sottragga ad una logica di armonizzazione delle politiche energetiche, che deve ritenersi una priorità per tutte le forze politiche, soprattutto in una fase in cui sono poste sfide dalle esigenze energetiche, in particolare per il nostro paese con i suoi problemi cronici legati alla carenza di fonti proprie di approvvigionamento, all'assenza del nucleare e alla forte dipendenza dall'importazione di oli combustibili.
Tali sfide appaiono in questo contesto particolarmente impegnative per il nostro paese, ma il problema è ormai di carattere generale, e richiedono, anche in sede internazionale, la capacità di scelte nuove e coraggiose e una complessiva riorganizzazione del sistema di reperimento e distribuzione. Come giustamente rilevava l'onorevole D'Agrò, ci è sembrata una sorta di captatio benevolentiae verso le ragioni delle forze autonomiste, visti anche i numeri scarsi su cui si regge - anzi da ieri potrei dire si reggeva - l'Esecutivo tuttora in carica. Sappiamo quanto le forze marginali rivestano, in una fase di questo tipo, utilità marginale per la sopravvivenza del Governo.
Inutile ora scendere nel merito di emendamenti dichiarati inammissibili dalla Presidenza della Camera. Basti dire che nel corso dell'esame del provvedimento ci si è discostati da quello spirito originario con il quale inizialmente sembrava che la nuova legislatura volesse affrontare questo tipo di normative, innovando nella metodologia, nella struttura, nelle tipologie di utilizzazione, nelle modalità.
Mi associo alla valutazione del collega D'Agrò, secondo la quale, in seguito all'esame al Senato la predetta normativa, già epurata alla Camera di molte proposte emendative dichiarate inammissibili, ha registrato un complessivo peggioramento qualitativo, per non parlare poi della sgradevole sorpresa di aver dovuto constatare il diverso trattamento riservato al Senato agli emendamenti di maggioranza e di opposizione già dichiarati inammissibili: sono stati considerati in senso più favorevole quelli governativi, mentre quelli dell'opposizione non sono stati praticamente presi in considerazione.
Insomma, tutto l'andamento procedurale riguardante il provvedimento in esame ha disatteso un po' le speranze e le impostazioni iniziali assunte qui alla Camera e ci ha riservato una deludente sorpresa in merito al provvedimento stesso (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici-Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi che si sono succeduti fino ad ora e che vanno da questioni concernenti i decreti-legge di proroga dei termini, alla decretazione d'urgenza, ad altre di merito relative ad alcuni emendamenti, a quelle sollevate sul funzionamento di Camera e Senato, relativamente all'ammissibilità o meno degli emendamenti, e quindi al tema che è stato richiamato, anche qui in quest'aula, dal presidente della I Commissione, Luciano Violante, a nome di tutta la Commissione.
Vorrei perciò entrare nel merito di tali osservazioni. Riguardo alla prima questione sui precedenti decreti-legge relativi Pag. 80alle proroghe dei termini, certo, qualche collega ha detto che, se vi è stato un malcostume, non è il caso di perpetuarlo. Credo che più che di malcostume si tratti di interrogarsi tutti su come funziona il Parlamento, sui regolamenti, sulle modalità di funzionamento delle Commissioni, sugli iter procedurali certi che riusciamo a garantire all'Assemblea. E forse si tratta di una questione su cui dovremmo interrogarci tutti, se vogliamo che questo Parlamento, quest'assemblea e lo stesso Senato, possa avere celerità e certezza nel suo procedimento e non rincorrere sempre, come necessariamente avviene, e come è avvenuto anche per il Governo precedente e per quelli passati, l'urgenza della decretazione e i provvedimenti in tempi che, talvolta, non riusciamo neppure a garantire.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18,03).
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Vorrei ricordare qui che, relativamente all'urgenza, di cui si disponeva in alcuni casi e in settori affini, peraltro, a talune materie cui si riferisce lo stesso provvedimento oggi all'esame, vi sono stati diversi precedenti.
Ricordo, in particolare per quanto riguarda la XIV legislatura, i decreti legge n. 411 del 2001, proroghe e differimenti dei termini, n. 236 del 2002, n. 147 del 2006, relativo a disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, n. 355 del 2003, ancora la proroga dei termini e disposizioni urgenti ordinamentali, n. 266 del 2004, concernente la proroga di termini previsti da disposizioni legislative, n. 314 del 2004, relativo alla proroga e al differimento dei termini delle disposizioni legislative ancora - come vediamo, due anche nello stesso anno - e n. 273 del 2005, la proroga dei termini, nonché le conseguenti disposizioni urgenti.
Nel corso di questa legislatura è stato adottato il decreto-legge n. 173 del 2006 ed esaminiamo ora questo provvedimento.
Vorrei anche sottolineare che alcuni dei termini prorogati dal provvedimento in esame hanno formato oggetto di una o più delle precedenti proroghe, anch'esse disposte da decreto-legge. Quindi, da questo punto di vista, cari colleghi, per non voler tornare sempre al gioco dei ruoli tra maggioranza e opposizione, in quest'ultimo caso dimenticando le responsabilità, direi che forse dovremmo interrogarci tutti sul modo di funzionare del Parlamento e dei suoi regolamenti e sulle diversità tra Camera e Senato.
Si tratta di una questione che l'onorevole Violante ha posto ed io vorrei ritornare sul tema. L'onorevole Violante ha usato parole importanti: ha parlato del bicameralismo imperfetto e addirittura asimmetrico che rischia di profilarsi tra Camera e Senato - con particolare riferimento alla Camera - per quanto riguarda la rappresentanza degli interessi ed i valori del territorio. Qui mi riferisco soprattutto alla seconda obiezione che è stata sollevata, quella cioè relativa alla dichiarazione da parte della Presidenza di quest'Assemblea, nel rispetto del suo regolamento, di inammissibilità di molti emendamenti, poi approvati al Senato.
Dobbiamo dare atto di questo rilievo che è stato sollevato in quest'aula, dal Presidente Violante a nome di tutta la Commissione; si tratta di un problema politico, istituzionale e costituzionale che ci si è permessi di avanzare perché esso attiene non soltanto all'espressione e alla rappresentanza degli interessi, esprimendosi quindi nell'emendabilità dei decreti-legge, ma credo anche all'ammissibilità delle interrogazioni e delle interpellanze.
È chiaro ed evidente che, da questo punto di vista, Camera e Senato e le rispettive Presidenze e, dal punto di vista politico, non solo la maggioranza ma anche l'opposizione, dovrebbero porsi il tema di armonizzare - per quanto possibile - le disposizioni regolamentari relative ai due rami del Parlamento. Altrimenti si pone in ogni modo, indipendentemente dai numeri del Senato e della Camera, il problema politico non secondario che naturalmente riguarda la rappresentanza e la funzione di una delle Camere. Quindi, credo che questo sia un tema di cui tutti Pag. 81siamo titolari, indipendentemente dall'appartenenza alla maggioranza o all'opposizione, al fine di porre in modo serio la questione per poter per l'appunto superare quello che è stato definito un bicameralismo imperfetto.
Allora, mi chiedo, cari colleghi - e questo non per recitare la parte della maggioranza -, da quanto tempo non si riflette su questo e per quanto tempo anche chi ha avuto responsabilità di Governo non si è posto tale problema che - lo ripeto - non riguarda la differenza dei numeri di questa maggioranza tra Camera e Senato, bensì la necessità di armonizzare i regolamenti che attengono ad alcuni procedimenti relativi sia alla Camera, sia al Senato.
Il presidente Violante si è posto più di un interrogativo da questo punto di vista, cioè in che termini possiamo costruire percorsi legislativi certi e rapidi per risolvere sempre il problema della decretazione d'urgenza; come possiamo dal punto di vista della Camera e del Senato cercare di costruire percorsi e modifiche regolamentari adeguati. Si è chiesto che il Presidente della Camera se ne faccia interprete, come immagino se ne sia fatta interprete la Presidenza del Senato.
Tale questione è stata sottoposta anche da parte di autorevoli rappresentanti di questa maggioranza e credo sia stata condivisa da tutti i colleghi. Tuttavia, è evidente, cari colleghi, che non è una questione di semplice soluzione sulla quale va applicata la buona volontà della maggioranza e dell'opposizione e sulla quale è altrettanto evidente che non si può invocare la possibilità della soluzione in pochi giorni, visto che non si è riusciti nemmeno negli anni precedenti.
Credo che il tema, segnalato da molti colleghi nei loro interventi, non vada sottovalutato; anzi, tutti dovremmo applicarci, anche in occasione dell'esame di futuri provvedimenti, per fare in modo che non si riproduca, indipendentemente dal tema della decretazione d'urgenza, la rimarcata disparità tra Camera e Senato.
Desidero aggiungere qualche considerazione relativa al merito del provvedimento. Cosa potrebbe accadere, concretamente, se il decreto-legge non fosse convertito in legge? Come in tante altre occasioni, bisogna guardare agli interessi concreti della vita pubblica, produttiva e sociale del nostro paese (alla quale tutti dovremmo riservare adeguata attenzione).
Una delle prime questioni relative al merito del provvedimento riguarda le conseguenze che si verificherebbero, in caso di mancata conversione, ad esempio, per le case di riposo: non sarebbe possibile riammettere in servizio pensionati con contratti a tempo determinato per prestazioni aggiuntive presso le aziende sanitarie, le residenze assistenziali, le case di ricovero e gli istituti di cura a carattere scientifico, al fine di garantire la continuità assistenziale e fronteggiare l'emergenza nel settore infermieristico e tecnico. Comprenderete bene che si ha a che fare con questioni molto delicate per la vita della collettività e del paese: la mancata conversione del decreto-legge porterebbe produrre, negli indicati casi, la lesione di interessi sociali molto consistenti.
Un'altra questione riguarda le assunzioni nel Corpo dei vigili del fuoco. Sappiamo, perché ne abbiamo parlato anche in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria, quale importantissima funzione svolga, nel nostro paese, il predetto Corpo; sappiamo, altresì, che dovremmo investire più risorse in tale settore. Ebbene, le assunzioni nei vigili del fuoco verrebbero rinviate se non fosse prorogata la validità delle graduatorie dei concorsi scadute il 31 dicembre 2006, che consentono l'assunzione di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco (così come previsto dalla legge finanziaria). Credo che la questione specifica ci veda tutti molto attenti; sappiamo che è quanto mai necessario intervenire al più presto, anche con decretazione d'urgenza.
Un'altra questione che desidero sottolineare riguarda i tanti laureati che devono sostenere gli esami di Stato per accedere alle professioni di dottore agronomo e forestale, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo, ingegnere e psicologo (vedete quanti giovani sono Pag. 82interessati al provvedimento?). Se non lo convertissimo in legge, coloro i quali hanno conseguito la laurea secondo l'ordinamento previgente alla riforma recata dal regolamento di cui al decreto del ministro dell'università, della ricerca scientifica e tecnologica del 3 novembre 1999, n. 509, non potrebbero, senza la proroga appositamente prevista, sostenere gli esami di Stato.
Ancora, gli agricoltori potrebbero perdere molti benefici, tra i quali: la possibilità di rateizzare i debiti contributivi ed i versamenti tributari per le aziende in crisi del settore agricolo (del tema specifico si occupano alcuni ordini del giorno; ordini del giorno al riguardo sono stati presentati già in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria); la possibilità di completare pratiche relative alla denuncia dei pozzi; la possibilità di iscriversi per tempo nel registro dei fertilizzanti o dei fabbricanti di fertilizzanti. Credo che tutti, sul territorio italiano, siamo interessati a dare agli agricoltori la possibilità di usufruire dei predetti benefici.
Ricordo inoltre la difficoltà e la perdita di diritti per gli alberghi in materia di costruzioni, di opere infrastrutturali e di lavori in edilizia per l'adeguamento degli impianti delle strutture ricettive, in particolare per quanto riguarda le prescrizioni antincendio. Tra l'altro, rilevo l'importanza delle progettazioni preliminari delle opere di viabilità per quanto riguarda il percorso Italia-Francia, che appaiono necessarie per consentire la realizzazione delle opere sul tratto ferroviario Cuneo-Breil-Ventimiglia.
Se non ci fosse la proroga dell'efficacia degli accordi perfezionati in ordine alle indennità da corrispondere ai soggetti coinvolti nei procedimenti di esproprio, non si potrebbe consentire la prosecuzione di tali opere.
Inoltre, verrebbe meno la possibilità di conseguire risparmi della spesa pubblica dell'amministrazione se, non convertendo questo decreto-legge, non si prevedesse la proroga delle operazione di ricognizione e di riordino delle commissioni, dei comitati e di altri organismi collegiali operanti nell'ambito della pubblica amministrazione.
Anche in questa sede spesso abbiamo disquisito sul taglio alla spesa pubblica e su alcuni aspetti di buona amministrazione che potrebbero consentire il taglio di diversi comitati e commissioni istituiti anche in altre legislature.
In conclusione, ritengo che da parte nostra vi sia l'obbligo di convertire questo decreto-legge per non nuocere a tanti interessi sociali ed economici del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Avverto che sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti Franco Russo 1.30, 3.30, 6.30 e Dis. 1.10.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia fa proprio l'emendamento Franco Russo 1.30.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prego, onorevole Amici, esprima pure il parere della Commissione sugli emendamenti presentati.
SESA AMICI, Relatore. Per agevolare i lavori dell'Assemblea, intendo svolgere una breve premessa.
Trattandosi della terza lettura del provvedimento, il lavoro del Comitato dei nove è stato innanzitutto quello di tener conto della situazione politica determinatasi al Senato a seguito della presentazione di emendamenti ritenuti inammissibili dalla Presidenza della Camera. Non è un caso, infatti, che molti degli emendamenti presentati dai colleghi dell'opposizione sono soppressivi proprio degli articoli trasmessi dal Senato.
Pertanto, il nostro lavoro non può in questo momento dar conto anche di una Pag. 83serie di elementi di ragionevolezza, compreso ad esempio l'emendamento del collega Franco Russo che riproponeva una delle condizioni proposte dal Comitato per la legislazione relativamente alla questione delle deleghe legislative in un decreto di proroga termini.
Del resto, lo stesso sottosegretario D'Andrea, in sede di discussione sulle linee generali, aveva dichiarato la disponibilità del Governo ad accettare un ordine del giorno relativo al non esercizio della delega. Ciò testimonia la difficoltà e la discrasia che anche l'onorevole Incostante ha richiamato rispetto alla questione delle inammissibilità.
Alla luce di tale premessa, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti presentati, compresi quelli fatti propri dal gruppo di Forza Italia.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ove, dunque, i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benedetti Valentini 1.33.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relatrice, con molto garbo, nella sostanza ci liquida su tutto il fronte, avendo espresso parere contrario nei confronti di ogni tentativo di emendare il provvedimento in oggetto.
Dell'egregio lavoro svolto dal collega Franco Russo abbiamo dato atto in più circostanze; nella sua particolare veste egli aveva presentato emendamenti che, peraltro, si è premurato di ritirare lasciando, dopo averla innalzata, la bandiera dei principi sul campo.
La situazione è quella che è; i nostri emendamenti non possono che essere mantenuti e, usando estrema sintesi, osservo che i colleghi saranno in grado di giudicare se si tratta di proposte emendative - compreso il mio emendamento, s'intende - aventi carattere ostruzionistico. Essi devono solamente rispondere ad alcune domande. È corretto affermare che, seppur in presenza di una crisi di governo (come sappiamo, l'Esecutivo in questi casi può occuparsi esclusivamente dell'ordinaria amministrazione), è lecito e previsto riunirsi straordinariamente, in particolare a causa di decreti-legge in scadenza, anche se la questione cambia nella sostanza? Infatti, non stiamo trattando di un elegante gioco di forma, quando provvedimenti di tipo decretale contengono prolungamenti di delega o, addirittura, appropriazioni, autoconferimenti di delega da parte dell'Esecutivo. Si tratta di un gioco di parole o di un importante quesito di carattere politico-istituzionale? Non si vuole riproporre la questione che pure, giustamente, tanti colleghi hanno sottolineato stamattina: essi sostenevano che è abbastanza allucinante trattare di questi argomenti avendo come referente un Governo deposto.
In ogni caso, la cosa più importante è che noi siamo in presenza di un emendamento attraverso cui il sottoscritto, confortato da tanti colleghi, chiede che vengano soppresse parti rilevanti del provvedimento attraverso cui, in presenza di questa situazione politica, si attribuisce una delega ad un Governo che al momento non c'é. Dunque, si sta attribuendo una delega ad un Governo che «sarà»; in pratica stiamo assistendo, lo ripeto, ad un autoconferimento di delega: questa cosa dovrebbe essere straordinaria, eccezionale.
Senza abusare della ormai non più scandalosa parola vulnus - ormai i vulnera sono diventati ferite, ormai quotidiane, al costato costituzionale, per le quali nessuno più si scandalizza -, questa è la mia prima fondamentale osservazione. Pag. 84Quindi, mantengo l'emendamento e, tra l'altro, il Parlamento mostrerebbe la sua dignità istituzionale se i singoli parlamentari si esimessero dal chiedere al Governo di non esercitare la delega: tutto questo sarebbe ridicolo e non capisco come un cittadino di comune buon senso possa condividere una tale scelta.
Accantonata per un istante tale questione istituzionale che pur mi sembra di grande rilievo, cerco di andare alla sostanza poiché, come sempre, mi rapporto ai cittadini che hanno degli interessi legittimi, la materia nobile di tutto questo nostro conversare, cercando di «infiorettare» relativamente alle questioni politico-istituzionali.
Vi faccio solamente due esempi: riguardo all'emendamento successivo Boscetto 1.2 - riguardante il comma 4-bis, una delle norme di cui chiedo la soppressione - non si è mancato di prevedere che, in deroga a quanto previsto dal decreto-legge n. 220 del 2004, per la promozione a dirigente superiore le norme si applicano soltanto alle promozioni da conferire con decorrenza successiva al 31 dicembre 2010. Di questo ci si è preoccupati, poiché si vede che interessava particolarmente alla maggioranza.
MARCO BOATO. Interessava anche a voi!
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Contemporaneamente, dopo tre letture parlamentari, dobbiamo spiegare ad una categoria di portatori di interessi legittimi, che ha accuratamente consultato tutti i gruppi, nessuno escluso, perché l'emendamento Benedetti Valentini 1.32 sia dichiarato non ammissibile quando si tratta di personale dirigente del Corpo forestale dello Stato, che per difetto della pubblica amministrazione viene buttato fuori dalla possibilità di essere valutato per l'avanzamento a cui ha diritto; ciò, perché una norma che non avrebbe comportato alcuna spesa, alcun onere economico affermava soltanto di rimetterli in termine. Si tratta di un termine che non essi, ma la pubblica amministrazione ha fatto scadere! Il mio emendamento, infatti, contemplava non soltanto l'anno 2006, ma anche il 2007!
Andateglielo a spiegare, a questi cittadini! C'erano emendamenti in tal senso, presentati non solo da me, che sto all'opposizione, ma anche da colleghi appartenenti al gruppo Verdi o facenti parte della Commissione agricoltura: si trattava, quindi, di proposte emendative della maggioranza.
Seconda questione...
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, concluda.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ho quasi finito, Presidente!
Ricordo che non meno di sei o sette colleghi hanno denunciato, giustamente, lo sconcio della disposizione relativa ai dirigenti scolastici. Ebbene, glielo volete spiegare a queste centinaia di persone? Queste, giustamente, ci avvertono che, con una norma, non possiamo sovvertire...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. ...una graduatoria e non possiamo gettare nel nulla una pronuncia della magistratura! Si tratta di lavoratori, colleghi della maggioranza...
PRESIDENTE. Grazie...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. ...di cui state cancellando i diritti!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Benedetti Valentini!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello presentato dal collega Benedetti Valentini è un emendamento omnibus, perché interessa una serie di norme; dalla decisione che verrà assunta su di esso, inoltre, deriverà una serie di assorbimenti di altre proposte Pag. 85emendative. Pertanto, bisogna spendere qualche parola per spiegare qual è stata la logica che abbiamo seguito nella nostra attività emendativa.
Noi, infatti, abbiamo cercato di far risaltare quelli che, a nostro avviso, erano gli errori commessi dal Senato nell'impostazione normativa e nella scelta delle norme di sostanza, nella speranza (che ritenevamo fondata) che il provvedimento in esame potesse tornare all'altro ramo del Parlamento. Abbiamo lavorato velocemente, quindi, perché ritenevamo che il Governo avesse il desiderio di verificare alcune situazioni e di tornare rapidamente al Senato, al fine di lasciare a quel ramo del Parlamento l'ultima decisione su nostre proposte emendative che consideravamo sostanziali.
Ricordo che quando tutti - maggioranza ed opposizione - abbiamo condotto la nostra battaglia affinché il conferimento di deleghe non venisse inserito all'interno del testo di un disegno di legge di conversione, ritenevamo che - a seguito di quella giornata che continuo a definire «storica», nella quale numerosi emendamenti sono stati dichiarati inammissibili dal Presidente della Camera - bisognasse tenere duro e far tornare il provvedimento al Senato. Nel fare ciò, occorreva sopprimere i due commi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, aggiunti dal Senato della Repubblica in sede di esame del presente provvedimento, recanti deleghe al Governo.
Non siamo riusciti farlo e ciò è un vero peccato. Rammento che abbiamo presentato insieme un ordine del giorno che impegna il Governo a non esercitare tali deleghe; il sottosegretario D'Andrea ha già espresso la propria disponibilità, e questo è meglio che niente! Tuttavia, ci troviamo, come sempre, ad agire in una condizione di necessità e di urgenza ed a dover convertire decreti-legge, senza però avere la possibilità di influire seriamente.
Il collega Giovanardi ha già denunciato il «caso» di una proposta emendativa presentata in questa sede, modificata al meglio con l'intervento della Commissione agricoltura, sottoposta all'esame dell'Assemblea della Camera e giustamente dichiarata inammissibile dalla Presidenza per estraneità di materia. Ebbene, ricordo che il testo di tale emendamento è stato approvato dal Senato nella prima versione, quella non corretta e non concordata: in altri termini, si trattava della peggiore formulazione possibile!
In questo caso, non vi è soltanto la differenza tra regolamenti, ma manca addirittura il collegamento tra parlamentari! Bisogna intenderci, quindi. Reputo necessario costituzionalizzare la materia dell'emendabilità dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge.
Sappiamo quanto sia difficile modificare i regolamenti di Camera e Senato. Sappiamo che la modifica del regolamento del Senato, su questo punto, porterà via tantissimo tempo. Probabilmente, è il caso di scrivere nella Costituzione, laddove si parla delle caratteristiche dei decreti-legge, anche quali sono i termini degli emendamenti da inserire nei disegni di legge di conversione dei decreti-legge.
Dico ciò per spiegare come alcune di queste proposte emendative siano fondamentali. Critichiamo il comma 1, perché l'originaria formulazione della norma inserita nel decreto-legge era chiara. Invece, la formulazione giunta dopo il passaggio al Senato è molto oscura e soprattutto perde la logica di fondo, per ampliare, in modo ingiustificato, il contesto dei beneficiari.
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto...
GABRIELE BOSCETTO. Quando critichiamo il comma 4-bis, lo facciamo non per esprimere qualcosa di negativo nei confronti della formazione dei dirigenti superiori di polizia, ma perché nessuno sa spiegare come mai...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Boscetto...
GABRIELE BOSCETTO. Sto per concludere, Presidente. Nessuno sa spiegare come mai, dicevo, il termine del 31 dicembre 2007, relativamente ai corsi per alti dirigenti di polizia, sia rimasto il medesimo.
Pag. 86PRESIDENTE. La sua richiesta è molto chiara.
GABRIELE BOSCETTO. Non mi soffermo su altre norme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, esaminiamo la prima di una serie di proposte emendative che ci permetteranno di sottolineare nuovamente le diverse questioni legate ai contenuti di questo provvedimento che non possono passare inosservate.
In modo particolare, l'emendamento del collega Benedetti Valentini, sicuramente, è complesso e necessario, ma, ahimè - mi perdoni il collega -, non è sufficiente, nel senso che, qualora dovesse essere approvato, sarebbe necessario approvare diverse altre proposte emendative, al fine di ripulire completamente il testo da disposizioni che non possono trovare la nostra condivisione.
In ogni caso, le questioni evidenziate dall'onorevole Benedetti Valentini sono sicuramente importanti e fondamentali per rendere accettabile il contenuto di questo disegno di legge di conversione che ci apprestiamo - vi apprestate - ad approvare nelle prossime ore o nei prossimi giorni, vedremo.
Questo decreto-legge, come ricordavano i colleghi Boscetto e Benedetti Valentini, contiene anche le famose disposizioni di delegazione legislativa. Avete dovuto cambiare anche il titolo del decreto-legge, poiché, al Senato, sono state inserite deleghe al Governo, senza ben sapere quale sarà il Governo che dovrà esercitare tali deleghe (sicuramente non il Governo cui si era pensato, quando, al Senato, sono state apportate queste modifiche).
Credo sia necessario tornare al testo originario adottato dal Governo e giunto alle Camere. Si trattava di un testo sobrio, che affrontava alcuni problemi e che, in ogni caso, li risolveva. Infatti, se è vero che quella riguardante le proroghe è una questione che deve essere affrontata con molto raziocinio ed attenzione, è altrettanto vero che, in alcune situazioni, lo strumento della proroga può essere condivisibile. Non lo è, quando l'eccezione diventa regola, perché non si offre un buon esempio e perché si approvano leggi senza tener conto delle modalità e della tempistica della loro attenzione, della loro entrata in vigore e dell'eventuale emanazione di strumenti normativi ad esse collegati.
Quando non si è in grado di programmare l'arco temporale necessario per la completa attuazione e l'entrata in vigore della norma, probabilmente, si commette un grave errore che il legislatore non dovrebbe commettere o che dovrebbe commettere solo in pochi casi.
Allora, quando si riflette sui decreti cosiddetti mille proroghe - e questa definizione rivela che gli errori non sono pochi, ma molti -, bisogna riflettere sulle modalità di legiferare che tutti noi seguiamo; è necessario infatti individuare strumenti migliori, più attuali, più concreti e più credibili, per permettere, per l'appunto, di non avere problemi e di non dover tornare successivamente, con provvedimenti di questo tipo, su questioni che erano già state oggetto di discussione all'interno di questa Assemblea.
Ciò, anche per evitare polemiche; altrimenti, è naturale che ad ogni proroga concessa corrispondano delle polemiche perché vi sono pressioni che giungono da una parte e dall'altra, da tutta una serie di soggetti - siano essi istituzionali, economici o di altro tipo - che hanno gli stessi interessi. Ma questi soggetti sono persone che in primo luogo non hanno avuto la capacità o la volontà di rispettare le scadenze temporali previste dalle norme conosciute: le leggi, infatti, vengono pubblicate in Gazzetta Ufficiale...
PRESIDENTE. Deve concludere...
GIACOMO STUCCHI. Le scadenze sono a conoscenza di tutti, ma si giunge al mancato rispetto di queste scadenze. Ritengo che, come osservavo nel mio intervento Pag. 87in fase di discussione sulle linee generali, si tratti, oltre che di una questione di etica politica, anche, molto più semplicemente, di una questione di educazione civica.
Sull'ordine dei lavori (ore 18,36).
ANGELO PICANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, è stata diramata una nota di agenzia secondo la quale un messaggio con minacce di morte, che prendono di mira l'onorevole Morrone e tutta la sua famiglia, compresi i due nipotini, è stato trovato nella cassetta delle lettere dell'abitazione del collega a Cosenza. A rendere noto l'episodio è stato il portavoce del parlamentare. Morrone, dopo il ritrovamento del messaggio, ha avuto un malore ed è stato sottoposto ad un elettrocardiogramma.
Vorrei esprimere solidarietà al nostro collega ed invitare la Presidenza a compiere dei passi presso il Governo perché sia garantita la sicurezza del parlamentare e dei suoi familiari e sia altresì garantito soprattutto l'esercizio delle sue funzioni di rappresentante del popolo. La ringrazio (Applausi).
PRESIDENTE. Informerò senz'altro immediatamente il Presidente della Camera. L'Assemblea, insieme alla Presidenza, si associa alle parole di solidarietà rivolte al collega Morrone. L'occasione è opportuna per esprimere analoga solidarietà all'onorevole Lumia - che vediamo presente in Assemblea -, che nei giorni scorsi è stato oggetto, e non per la prima volta, di rivelazioni concernenti, purtroppo, minacce dello stesso tipo (Applausi).
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Vorrei anch'io esprimere solidarietà sia all'onorevole Morrone sia all'onorevole Lumia, associandomi ai sentimenti espressi dal collega Picano e dal Presidente.
Per quanto concerne la vicenda odierna, assicuro di svolgere immediatamente un utile intervento presso i competenti colleghi del Governo perché non solo sia assicurata la protezione dovuta, ma si faccia tutto quanto necessario per prevenire le situazioni che vengono temute.
LUIGI FEDELE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI FEDELE. Molto brevemente, signor Presidente, per esprimere solidarietà all'onorevole Lumia e all'onorevole Morrone in particolare, in quanto è mio corregionale. Conosco bene la persona e la sua famiglia e quindi esprimo la nostra solidarietà, non solo la mia ma quella di tutto il gruppo di Forza Italia, sperando che questi episodi non abbiano a ripetersi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Si riprende la discussione (ore 18,38).
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114-B)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, credo che sia utile che rimanga brevissimamente anche nei nostri resoconti un riferimento a due aspetti che ho sentito evocare non dal collega Boscetto, ma dal collega Benedetti Valentini e dal collega Stucchi. Hanno entrambi confuso l'articolo 1 Pag. 88del decreto-legge che stiamo esaminando, e il relativo emendamento, con l'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che esamineremo alla fine.
Quindi, in questo emendamento, contrariamente a quanto ha detto qualche collega, non c'è nessuna questione che riguardi le deleghe; è comunque una iniziativa a prima firma del collega Franco Russo, e sottoscritta sia da deputati della maggioranza sia della opposizione, che impegna il Governo.
Il Governo peraltro ha già preannunciato l'assenso a non esercitare le due deleghe che sono state inserite non nel testo del decreto-legge, ma nel disegno di legge, al Senato, e non su iniziativa governativa, ma su iniziativa parlamentare.
Ai colleghi dell'opposizione debbo dire che abbiamo numerosissimi - ahimè! - esempi di questo modo di inserire deleghe nei decreti-legge nella scorsa legislatura, senza che il Governo all'epoca si impegnasse a non esercitarle. Cito la legge n. 290 del 2003, la legge n. 186 del 2004, la legge n. 109 del 2005, la legge n. 168 del 2005, tutte leggi di conversione di decreti-legge in cui furono inserite le deleghe.
Da ultimo, suggerirei al collega Benedetti Valentini, se lo ritiene, di riformulare il suo emendamento contro il quale noi voteremo, togliendo almeno la previsione della soppressione del comma 4-bis. Ciò perché, in fatto di coordinamento tra deputati e senatori, il 4-bis, come risulta dagli atti, è stato inserito al Senato in forza di un emendamento a firma Mantovano e Saporito, del gruppo di Alleanza Nazionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prego i colleghi segretari di procedere al controllo delle tessere di votazione ed invito tutti i colleghi a votare dalla propria postazione. Avverto che saremo rigorosi nell'effettuare i controlli.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benedetti Valentini 1.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 354
Votanti 353
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato sì 89
Hanno votato no 264).
Prendo atto che i deputati Bianchi e Palomba non sono riusciti a votare; prendo atto altresì che i deputati Papini ed Incostante non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Franco Russo 1.30, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo di Forza Italia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Colleghi, scusate la petulanza, ma il fatto è che voi avete un «Boato» in più nella vostra cartucciera, e quindi ne dovete subire le ricadute. Sarò peraltro brevissimo.
L'onorevole Boato, con l'arguzia che gli è propria, non riesce a privarsi della libidine di dire: «Ma guarda che al Senato questo comma è stato inserito su richiesta, su istanza di colleghi della tua parte politica»...
MARCO BOATO. Touchè! In linguaggio schermistico si direbbe touchè!
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. No, non tanto touchè; se mai, lo potremmo definire colpo di incontro, se sei stato buon schermitore, come io modestamente lo sono stato...
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, sono costretto a toglierle la parola, perché l'onorevole Leone ha testé comunicato alla Presidenza che il gruppo di Forza Italia rinunzia a fare proprio l'emendamento 1.30. Avrà occasione di Pag. 89parlare per dichiarazione di voto sui successivi emendamenti. Peraltro gliene offriamo subito l'opportunità...
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Evviva la procedura...! Dicevo che all'onorevole Boato e ai colleghi non sfugge che un conto è inserire norme al Senato dove, l'abbiamo detto ormai fino allo stucchevole, è possibile aggiungere vagoni alla più scassata delle locomotive (e quindi si inseriscono norme, peraltro anche giuste, che vanno nella direzione di recepire interessi legittimi di categorie, sia pubbliche che private); altra cosa è invece la questione di principio complessiva, che io ho illustrato con parole chiare, e che va a comprendere emendamenti inseriti da qualsiasi gruppo dell'altro ramo del Parlamento.
Di qui, il carattere onnicomprensivo, omnibus (come altro collega l'ha definito) del mio primo emendamento, che avete or ora bocciato. Quindi, con assoluta trasparenza da questo punto di vista - e in questo clima, naturalmente -, dovete valutare l'insieme della proposta soppressiva, non certo quella relativa ad un comma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, l'emendamento in esame si riferisce ad una disposizione che prevede una disparità di trattamento, giacché essa è efficace limitatamente agli scrutini per la promozione a dirigente superiore. Stiamo parlando, naturalmente, della Polizia di Stato e, probabilmente, l'operazione fatta al Senato, oltre ad essere sbagliata dal nostro punto di vista, perché non può essere condotta nell'ambito di un provvedimento di proroga dei termini, è anche discriminatoria nei confronti degli altri livelli operativi della Polizia di Stato.
Adottare una norma ad hoc per il livello di inquadramento di dirigente superiore vuol dire tenere in considerazione solo una parte dei problemi della Polizia di Stato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 328
Astenuti 42
Maggioranza 165
Hanno votato sì 58
Hanno votato no 270).
Prendo atto che la deputata Incostante non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli 1.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 371
Astenuti 5
Maggioranza 186
Hanno votato sì 99
Hanno votato no 272).
Prendo atto che la deputata Incostante non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.Pag. 90
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Boscetto 1.4, Benedetti Valentini 1.31 e Ronconi 1.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, del mio emendamento, riguardante il reclutamento dei dirigenti scolastici, si è ampiamente parlato ed abbiamo espresso le nostre posizioni, che riguardano un dissenso non solo sulla formulazione della norma, ma anche sulla sua sostanza. Si è disatteso il merito, per sposare un giudizio che porta avanti determinate persone, rispetto ad altre che avrebbero maggior merito.
Ciò è evidenziato anche nelle schede di lettura, tanto utili, del nostro Servizio studi, in cui si legge, a sintesi di ciò che è stato di ampiamente detto, che: «La disposizione recata dal comma 6-bis in commento antepone al fine della nomina i candidati che abbiano concluso il corso di formazione avendone pieno titolo, all'insieme dei candidati ammessi con riserva. La disposizione determina, pertanto, una differenziazione tra candidati fondata sulla natura dell'ammissione al concorso, ordinaria o con riserva, che sembrerebbe meritevole di valutazione alla luce del principio di ragionevolezza».
Queste sono le norme che speravamo potessero essere modificate dalla Camera, una volta pervenute dal Senato, e ad esso nuovamente trasmesse dopo essere state valutate in base ad una logica di ragionevolezza. Ce le teniamo, ma esse incideranno male sul nostro ordinamento, e, soprattutto, creeranno scontento e faranno sì che, ancora di più, si pensi che in questa società il merito non conta niente e che servono soltanto raccomandazioni e camarille.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, il collega Boscetto ha evidenziato una questione importante, perché, quando si dà un giudizio da parte degli uffici richiamandosi al principio di ragionevolezza, tutti noi dovremmo perlomeno prestare attenzione a ciò che stiamo votando.
Un altro aspetto importante, correlato a questo comma, è che praticamente esso novella una disposizione contenuta nella finanziaria per il 2007, ossia i commi 618 e 619, in materia di reclutamento dei dirigenti scolastici. Già nel corso dell'esame del precedente provvedimento oggi approvato dalla Camera, ho avuto modo di rilevare che la confusione che si è creata nel corso dell'approvazione della legge finanziaria, con la predisposizione del maxiemendamento al Senato, ha portato all'emanazione di un decreto-legge che abbiamo da poco convertito in legge in via definitiva, ed ha condotto anche alla necessità di predisporre una serie di emendamenti, in questo caso al decreto-legge cosiddetto «mille proroghe», che sistemano un lavoro mal fatto, quale quello della finanziaria per il 2007, che praticamente testimonia come la gestione della legge finanziaria sia avvenuta in modo dilettantistico.
Quindi, questo ed altri emendamenti che esamineremo nel prosieguo dei nostri lavori smentiscono alcuni dei contenuti della legge finanziaria per l'anno 2007 e, in questo caso, ciò avviene in modo peggiorativo. Infatti, non vi è nemmeno il rispetto delle norme fondamentali di logica, di regolatezza, di buonsenso e di buona gestione della pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, non ripeterò assolutamente le numerose argomentazioni già svolte. Chiedo però al Governo, se per ragioni di tempo, poiché lunedì scade il termine per la conversione in legge di questo decreto-legge, vuole far passare questa porcheria - perché è una porcheria; ormai credo che dobbiamo essere tutti d'accordo sulla questione - di assumere Pag. 91almeno l'impegno pubblico e solenne, non verso di noi, ma verso queste centinaia di lavoratori della scuola, che sono precari, che sono il ceto più debole di tale categoria, di emanare prontamente, con tutta urgenza, una norma che rimedi a tale stortura. È forse chiedere troppo?
Vi faccio osservare che non si sta soltanto violando un principio morale di meritocrazia; stiamo violando, con un palese conflitto istituzionale, un pronunciamento della magistratura. Si tratta di persone che sono state riammesse nelle graduatorie ius iudicis, con un provvedimento cautelare della magistratura. Il Parlamento sta infischiandosene della pronuncia magistratuale. Con un palese conflitto di poteri dello Stato, sta compromettendo...
GIOVANNI CARBONELLA. Siamo d'accordo! L'abbiamo fatta noi quella norma...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Non strillate a me! Sto argomentando, come stanno argomentando, presso i tutti gruppi parlamentari, a mani giunte, alcune centinaia di degni lavoratori, in posizione debole, che hanno vinto le loro cause o che hanno ottenuto un provvedimento magistratuale che prevede di reinserirli nelle graduatorie, mentre voi state disottemperando a questo ordine del magistrato, che tutela diritti soggettivi, anzi diritti legittimi (chi è giurista capisce la differenza).
Allora, vuole il Governo, almeno, nel momento in cui non è accettato questo emendamento, che farebbe giustizia, assumere un solenne impegno a rispettare i diritti di questi lavoratori e a non violare un ricorso alla magistratura che ha dato un esito positivo per costoro? Che fiducia devono nutrire i cittadini nei poteri dello Stato, di fronte ad un deliberato di questo genere? Cosa gli rispondete? Che lunedì scade il termine di conversione del decreto-legge? Scusate, per loro è un problema legato al loro reddito, alla loro carriera, alla loro famiglia, che non scade lunedì, ma si ripropone per gli anni a venire. Sono dei precari. Lo dico a voi che dite di difendere costantemente i ceti più precari!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, desidero anch'io aggiungere la mia firma all' emendamento Boscetto 1.4 e voglio rivolgere un appello alla maggioranza e al Governo affinché adottino un criterio di meritocrazia e di ragionevolezza nella predisposizione delle norme che troppo spesso sono invece inserite in una legislazione che viene varata con superficialità assoluta, come abbiamo potuto sperimentare in diverse occasioni, a partire dalla legge finanziaria fino ad oggi. Questa assenza di meritocrazia, la superfluità, l'irragionevolezza delle norme ed anche incostituzionalità, oltre che l'assenza del principio di premialità, sono riscontrabili anche nella parte in cui, signor Presidente - ne parleremo successivamente - si deroga al patto di stabilità degli enti locali per le assunzioni dei cosiddetti precari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento Benedetti Valentini 1.31 e per esprimere il mio disagio davanti ad una forma di legislazione che viola palesemente i più elementari diritti dei cittadini, ma anche le più elementari logiche a cui un legislatore accorto dovrebbe ispirarsi. Credo che davanti ad un provvedimento del genere non ci si possa trincerare nelle logore posizioni di maggioranza o minoranza, ma debba prevalere l'esigenza di dare al paese delle norme che siano tali, cioè caratterizzate da generalità ed astrattezza, e non finalizzate a privilegiare i diritti - tra l'altro, non facilmente difendibili - di alcuni soggetti in particolare.
Per tali motivi, invito a votare a favore, anche se ciò dovesse comportare conseguenze sull'iter del decreto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 92
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boscetto 1.4, Benedetti Valentini 1.31 e Ronconi 1.34, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 366
Astenuti 3
Maggioranza 184
Hanno votato sì 99
Hanno votato no 267).
Prendo atto che le deputate Incostante e Bianchi non sono riuscite a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 2.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Anche questo emendamento è stato presentato per una questione di principio. Nel testo originario, parlando del termine di versamento per le aziende in crisi del settore avicolo - noi siamo perfettamente d'accordo su questa disposizione -, si stabiliva che al relativo onere, pari a 50 milioni di euro per l'anno 2007, si provvede mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa e via dicendo. Dal Senato il testo ci ritorna sostituito nei termini «pari a 50 milioni di euro» con i termini «valutato in 50 milioni di euro». Questo significa che si è passati dal meccanismo di indicazione espressa della spesa autorizzata come limite massimo di spesa all'altro meccanismo della previsione di spesa con clausola di salvaguardia; infatti, troviamo la clausola di salvaguardia dopo il comma 3, dove è inserito il comma 3-bis, che abbiamo chiesto di sopprimere.
La nostra logica è che non si faccia ricorso, se non in via eccezionale, alla previsione di spesa con monitoraggio del ministro dell'economia perché, poi, si rischia di far «ballare» i conti dello Stato, in quanto il monitoraggio e gli eventuali decreti di recupero di nuova disposizione in relazione alle spese non hanno quel tipo di certezza che è legata ad una previsione fissata ad una somma. Quindi, su questi emendamenti - considerata la bontà della logica di fondo, quella sostanziale, riguardante i problemi che hanno interessato un importantissimo settore - ci asterremo, ma vorremmo che rimanesse testimonianza della nostra logica di fondo e di quella che è la vostra logica sbagliata (c'è un'altra norma simile che arriva dal Senato e ne parleremo quando ce ne occuperemo) perché bisogna far ricorso a questo tipo di logica normativa soltanto in casi assolutamente eccezionali, possibilmente quasi mai.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, vedo che l'attenzione dei colleghi è rivolta, probabilmente, a cose che stanno accadendo al di fuori di quest'aula, anche se questo emendamento pone una questione importante: infatti, una cosa è dire che l'onere per il 2007 è valutato in 50 mila euro, una cosa che è determinato in 50 mila euro.
Il collega Boscetto ha chiarito bene la questione della clausola di salvaguardia, connessa all'utilizzo del termine «valutato in 50 mila euro», mentre noi riteniamo che, trattandosi di contabilità dello Stato, debbano esserci certezze ferree. In questo modo la parola «determinato» stabilisce bene quale sia l'importo che dovrà essere allocato nei conti di previsione dello Stato per quanto riguarda la problematica in oggetto. La certezza del bilancio, la certezza della spesa, la certezza di poter mantenere la spesa pubblica sotto controllo per noi è fondamentale ed è per questo che riteniamo di dover esprimere una posizione favorevole su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Pag. 93l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, condivido pienamente le motivazioni e le argomentazioni dell'onorevole Boscetto per quanto riguarda gli emendamenti 2.34 e 2.31. Vorrei semplicemente lasciare agli atti il seguente concetto: personalmente mi asterrò su ambedue gli emendamenti, ma su questo tema in sede di prima lettura avevamo già evidenziato sia durante i lavori della Commissione sia in Assemblea la non sufficienza della posta di bilancio prevista. Avevamo sostenuto francamente che 50 milioni di euro erano pochi per raggiungere gli scopi previsti dalla norma. Evidentemente, se la maggioranza ci avesse ascoltato, oggi non ci troveremmo a doverci confrontare con un testo che contiene di fatto una indeterminazione ed una incertezza della spesa e con un provvedimento legislativo che proprio su un concetto così delicato, la quantificazione della spesa, non fornisce alcuna certezza.
Tra l'altro, la cosa ancor più grave è che non solo non dà certezza per quanto riguarda il bilancio ed i conti dello Stato, ma soprattutto non dà certezza agli imprenditori avicoli italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Intervengo per scoraggiare ancora di più i colleghi Boscetto e Marinello. La cifra prevista non è 50 milioni di euro, bensì di 50 mila euro; quindi, se già il collega Marinello riteneva insufficiente la cifra di 50 milioni di euro, 50 mila euro sono ancor di più una presa in giro per il settore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 2. 34, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 302
Astenuti 68
Maggioranza 152
Hanno votato sì 30
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leone 2. 31, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 285
Astenuti 81
Maggioranza 143
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 270).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 2. 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, questo emendamento è volto a censurare il fatto che il risarcimento diretto, qualora riguardi le macchine agricole, sia disposto a partire dal 1o febbraio 2008 e non sia stato invece equiparato al termine previsto per gli altri automezzi. Noi siamo molto favorevoli al fatto che le macchine agricole siano comprese nel risarcimento assicurativo diretto; anche i nostri colleghi in Commissione hanno portato avanti una battaglia per questo fine. Non comprendiamo Pag. 94però perché debba essere prorogato il termine sino al 1o febbraio 2008 e questa disciplina non sia partita con gli stessi tempi dell'altra disciplina riguardante gli altri automezzi. Per questo noi ci asterremo sull'emendamento, considerata la sua buona finalità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, condividiamo lo spirito dell'emendamento; tuttavia, ci poniamo le stesse domande che si è posto, forse, in modo retorico, ma sicuramente concreto, il collega Boscetto per quanto riguarda la diversa disciplina introdotta: non riusciamo a capirne le motivazioni, anche a fronte del fatto che il Governo, con le varie «lenzuolate», pubblicizza molto la questione degli indennizzi diretti per gli autoveicoli. Sembra sia diventata quasi una rivoluzione copernicana quella che il ministro Bersani intende portare avanti in questo settore!
Alcune fattispecie particolari relative al rimborso dei sinistri vengono tenute in disparte, godendo di un trattamento diverso.
Non riusciamo a capire il perché sia stata assunta questa determinazione e perché al Senato sia stato introdotto il comma 5-ter. Qualcuno ce lo deve spiegare! Chiedo al Governo se esiste una spiegazione logica all'introduzione di questo comma. Io, francamente, non riesco a trovarla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, anche noi non capiamo le motivazioni per cui per il settore agricolo sia stata disposta la posticipazione di un anno del termine. Non riusciamo a comprenderne le motivazioni, perché il decreto del Presidente della Repubblica relativo al risarcimento diretto è del 18 luglio 2006. Non si capisce il perché vi sia una posticipazione dei termini per quanto riguarda l'applicazione della disciplina del risarcimento diretto per le macchine agricole. Non ne capiamo la logica e ci pare che non abbia senso!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 354
Votanti 284
Astenuti 70
Maggioranza 143
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ronconi 2.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 287
Astenuti 71
Maggioranza 144
Hanno votato sì 24
Hanno votato no 263).
Prendo atto che il deputato Tenaglia non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Avverto che, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, primo periodo, del regolamento e secondo la prassi consolidata, della serie di emendamenti a scalare da Boscetto 2.33 a Boscetto 2.32 porrò in votazione il primo e l'ultimo.Pag. 95
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 2.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 342
Astenuti 21
Maggioranza 172
Hanno votato sì 77
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il deputato Misiti non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 2.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 356
Astenuti 2
Maggioranza 179
Hanno votato sì 91
Hanno votato no 265).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 3.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, si tratta di un emendamento soppressivo del comma 3-ter: non si comprende per quale ragione si sia limitato il regime stabilito dalla norma ai lavori ed alle forniture per la manutenzione delle infrastrutture.
Attraverso l'esame della normativa che è alla base, cioè il comma 1030 della finanziaria che novellava l'articolo 2, comma 85, lettera c) del decreto-legge n. 262 del 3 ottobre 2006, sembrava invece più logico che i concessionari autostradali agissero come amministrazioni aggiudicatrici in generale e non esclusivamente per affidamenti di lavori nonché per affidamenti di servizi e forniture.
Tale limitazione «suona» come qualcosa di antipatico e contrario ai concessionari autostradali, che, come sappiamo, non sono nelle simpatie di un potente ministro e, quindi, vengono maltrattati. D'altra parte, ci sembra che il potente ministro abbia suggerito la norma contenuta nel cosiddetto decreto Bersani, dove si eliminano fondamentali opere pubbliche come la Genova-Milano o la Milano-Novara, rendendo nulli ed irrevocabili tutti gli accordi presi dal 1991 per, eventualmente (ma si tratta di un «eventualmente» che non si concretizzerà mai), mettere in essere nuovi appalti, creando un contenzioso che sarà enorme, che costerà moltissimi milioni di euro e che bloccherà definitivamente queste fondamentali opere pubbliche.
Non dimentichiamo che, per quanto riguarda la mia Liguria, il terzo valico Genova-Milano è fondamentale, perché Genova, grande porto, ha bisogno di una via di comunicazione urgente che porti le merci e le persone verso Milano, verso la Lombardia, verso uno sbocco europeo situato a nord. Il nostro potentissimo ministro, agganciandosi a logiche da azzeccagarbugli, mette in essere, nel cosiddetto decreto Bersani, un impedimento definitivo rispetto a queste vie di sviluppo, fondamentali per la Liguria, ma soprattutto per il nostro paese. Stiamo quindi attenti, quando leggiamo limitazioni come quella relativa alla norma in esame.
Il comma successivo riguarda una richiesta che le categorie hanno presentato nel corso dell'audizione informale svoltasi il 25 gennaio presso la Commissione ambiente, perché era stata prospettata l'ipotesi di escludere l'obbligo per i concessionari di applicare il codice dei contratti Pag. 96pubblici rispetto all'affidamento dei lavori di manutenzione. Si è trovata questa soluzione, richiesta e gradita, però il contesto globale della norma non ci piace e non ci soddisfa. Non è stata data una spiegazione chiara di queste logiche e teniamo fermo il nostro voto a favore dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, non ripeterò quanto detto dal collega Boscetto, che credo sia abbastanza chiaro e comprensibile per coloro che hanno voglia di capire. Certo, se ci si trova di fronte ad un «muro di gomma», a persone non disponibili al dialogo, che ritengono l'approvazione del decreto-legge il fatto più importante, prescindendo dai contenuti del decreto stesso, allora mi richiamerò ai contenuti della norma utilizzando proprio l'emendamento in esame. Leggerò quanto osservano gli uffici della Camera relativamente anche alle modalità del «fare le leggi».
«Da un punto di vista formale - scrivono i nostri uffici - si segnala che sarebbe stato preferibile riferire il differimento dell'efficacia, piuttosto che alla disposizione della legge finanziaria che ha novellato il decreto-legge n. 262, direttamente al testo del decreto-legge n. 262 del 2006, come novellato dalla legge finanziaria». I nostri colleghi del Senato non sono stati nemmeno in grado di scrivere una legge come si deve.
Da questo punto di vista, e ricordando che comunque anche questo è un intervento sul testo della legge finanziaria per il 2007, non possiamo far altro che confermare il voto favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Presidente, a parte le argomentazioni dell'onorevole Boscetto, vorrei anche chiedere all'Assemblea di votare l'emendamento soppressivo del comma 3-ter dell'articolo 3 del testo in esame come un forte segno di rispetto nei confronti della Presidenza della Camera e dei funzionari, che hanno sempre svolto un lavoro estremamente preciso. Il comma 3-ter, infatti, non è altro che la ripetizione testuale dell'emendamento 3.010 dell'onorevole Mazzocchi e dell'emendamento 3.011 dell'onorevole Tolotti, che questo ramo del Parlamento ha dichiarato inammissibili, e che oggi, in sostanza, ci si chiede di votare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Presidente, intervengo brevemente solo per cogliere l'occasione per fare una riflessione e rivolgere un invito, in particolare, ai colleghi dell'Italia dei Valori.
Anche alla luce, infatti, di quello che vedremo, quando e se mai ne parleremo, riguardo all'articolo 12 del decreto Bersani sulle liberalizzazioni (e anche con l'articolo in esame ne abbiamo una riprova), si ha la sensazione che il ministro Di Pietro stia per cadere nel «trappolone» che gli stanno preparando gli amici della sinistra radicale: gli si fa credere che sia possibile rivedere determinate cose, ma in realtà si mira a rinviare tutta l'operazione dell'alta velocità, da un lato, e delle infrastrutture, dall'altro.
Dato che noi siamo qui per governare anche, in teoria, nell'interesse di tutto il paese, attenzione a non cadere in banali ricatti e quindi a fare il male dello sviluppo del paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Presidente, colgo l'occasione dell'esame di questo emendamento per riproporre il tema di cui già prima si è parlato e che è stato già evidenziato.Pag. 97
È una questione abbastanza antipatica, perché già numerose volte in quest'aula, durante l'esame dei decreti-legge precedenti, abbiamo chiesto (e formalmente lo ha fatto la Camera dei deputati) di evitare lo strano «magheggio» per cui ciò che viene rifiutato in quest'aula diventa lecito al Senato e quindi riproposto.
Su questo punto occorre sottolineare che la medesima richiesta è stata formalmente posta in aula anche dal presidente della Commissione affari costituzionali, e che, non meno di qualche giorno fa, anche la relatrice del provvedimento, con molta onestà intellettuale, ha parlato di imbarazzo politico per la vicenda.
Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale, perché stavolta le proteste...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
JOLE SANTELLI. ... provengono - e concludo subito - anche dalla maggioranza, oltre che dalla opposizione.
Si tratta di rispetto del Parlamento: parliamo sempre degli stessi argomenti e purtroppo ci ritroviamo sempre a trattarli. Forse dobbiamo assumere in questo momento tutti insieme un atteggiamento diverso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 3.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 367
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato sì 101
Hanno votato no 266).
Ricordo che l'emendamento Franco Russo 3.30 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 3.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, desidero fare una precisazione. Ferma la valutazione sostanzialmente negativa che ho già espresso con riferimento anche al comma 4-bis aggiunto dal Senato, purtuttavia, l'avere stabilito una proroga - rispetto alla possibilità di applicare il vecchio regime - dal 23 aprile 2007, com'era previsto, al 31 dicembre 2007 può rappresentare un fatto utile per coloro che di tale norma fruiscono.
Quindi, cambiando orientamento, e solo per questa motivazione, chiederò al mio gruppo di votare a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 361
Maggioranza 181
Hanno votato sì 93
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli 3.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 367
Maggioranza 184
Hanno votato sì 101
Hanno votato no 266).Pag. 98
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 3-ter.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
GIACOMO STUCCHI. Presidente, rallenti...
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 362
Maggioranza 182
Hanno votato sì 96
Hanno votato no 266).
Qualcuno aveva chiesto di parlare? Non ho sentito.
MARCO BOATO. Presidente, le hanno chiesto se è possibile rallentare l'indizione della votazione per permettere a tutti di votare.
PRESIDENTE. Sta bene, rallenterò.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 3-ter.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 355
Maggioranza 178
Hanno votato sì 93
Hanno votato no 262).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 3-ter.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 368
Maggioranza 185
Hanno votato sì 101
Hanno votato no 267).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Santelli 3.quater.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Questo emendamento tratta del differimento di termini per il versamento dei tributi nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa colpite dal sisma del 1990. In pratica, qui si dice che il termine dei versamenti che erano dovuti dai soggetti residenti in queste province colpite dal sisma del 1990 (tributi relativi ai periodi d'imposta dal 1990 al 1992 e che non sono stati ancora pagati) viene differito al 31 dicembre 2007.
Con questa disposizione il Governo prevede il pagamento di questi tributi nella percentuale del 30 per cento di quelli dovuti. In origine si trattava del 10 per cento e adesso invece si punta a portarli al 30 per cento, a fronte della proroga al 31 dicembre 2007 del termine per pagare la percentuale di tributi dovuti ben 16 o 17 anni fa.
L'emendamento posticipa il termine del 31 dicembre 2007 al 31 marzo 2008, dando ulteriori tre mesi di tempo per pagare i tributi non versati dal 1990 al 1992. A nostro modo di vedere, già il fatto che non siano stati pagati questi tributi in un lasso di tempo così lungo è già di per sé una cosa - il mio collega Garavaglia suggerisce - allucinante, e francamente non riusciamo a capirla. Ora, che vi sia possibilità di una proroga di altri tre mesi non ci trova assolutamente d'accordo. Pertanto, dichiaro il voto contrario del gruppo Lega Nord.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 99SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, chiedo il controllo delle tessere di votazione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Invito gli onorevoli segretari a procedere al controllo delle tessere (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cota.
Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Rinuncio, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli 3-quater.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la Commissione bilancio ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 337
Votanti 336
Astenuti 1
Maggioranza 169
Hanno votato sì 79
Hanno votato no 257).
Prendo atto che la deputata D'Antona ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 3-quater.2, limitatamente alla parte ammissibile.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, desidero spiegare il senso del mio emendamento soprattutto ai colleghi della Lega, i quali hanno preso più volte la parola sulla vicenda che segnalo. Il caso è certamente allucinante: non per la riapertura dei termini del cosiddetto condono, ma per com'è stato gestito dagli uffici tributari dell'Agenzia delle entrate.
La norma che prevede il termine del quale propongo il differimento è contenuta nella legge 27 dicembre 2002, n. 289. In particolare, era stato stabilito che i tributi sospesi a causa del sisma del 1990 potessero essere versati dai contribuenti nella misura del 10 per cento dell'imposta originaria e, in caso di superamento dell'importo di 5 mila euro, con una rateizzazione semestrale. È avvenuto - ed è questo l'aspetto allucinante della vicenda - che, nel luglio del 2006, sono state notificate 165 mila cartelle esattoriali per la riscossione... Signor Presidente, forse, è il caso che lei faccia abbassare il volume del mio microfono: non vorrei disturbare i colleghi che stanno vociando alla mia destra...
PRESIDENTE. Invito i colleghi del gruppo di Forza Italia a prestare attenzione all'intervento dell'onorevole Bono ed a sciogliere quel drappello che obiettivamente arreca disturbo.
Prosegua pure, onorevole Bono.
NICOLA BONO. Grazie, signor Presidente; immagino che non computerà il tempo che ho perso a causa dell'interruzione, anche perché il mio ragionamento, in quanto articolato, abbisogna del tempo necessario per poter essere sviluppato.
Come dicevo, nel luglio del 2006, sono stati formati 165 mila ruoli esattoriali nei confronti di tutti i contribuenti residenti nelle province di Siracusa, Ragusa e Catania: tanto di quelli che avevano pagato le imposte senza mai avvalersi della rateizzazione quanto di quelli che non avevano onorato il debito tributario; ciò in quanto gli uffici locali delle entrate delle tre province non erano in grado di sapere - così hanno dichiarato - chi avesse eseguito i pagamenti e chi li avesse omessi!Pag. 100
Pertanto, dal luglio del 2006, si assiste ad una vicenda kafkiana: i contribuenti o sono stati costretti a dimostrare, con inversione dell'onere della prova, di avere onorato l'impegno tributario, ovvero sono stati costretti a presentare ricorso avverso i ruoli. Il fatto è che, a distanza di sedici anni dagli eventi sismici, i contribuenti non sono obbligati a conservare la documentazione contabile; infatti, le norme in materia di accertamento prescrivono che i documenti vadano conservati per cinque anni successivi a quello di presentazione della dichiarazione dei redditi.
La vicenda mi ha visto costretto ad intervenire personalmente più volte. In particolare, sono riuscito ad ottenere che la Commissione finanze della Camera approvasse, con voto unanime, una risoluzione che impegnava il Governo ad intervenire sull'Agenzia delle entrate affinché fosse disposta la sospensione della riscossione dei predetti ruoli. In effetti, la sospensione è stata disposta per cinque mesi, con effetto dal 9 ottobre 2006; pertanto, l'esecutività dei ruoli in parola resterà sospesa fino a tutto il 7 marzo 2007. Perché la sospensione? Per dare agli uffici locali delle entrate il tempo di verificare quali contribuenti hanno effettuato il pagamento delle imposte dovute.
Ma gli uffici come fanno a verificare questo dato se, nel frattempo, viene emanata una norma, come quella approvata dal Senato, che riapre i termini del condono e stabilisce anche per chi ha pagato una sorta di pizzo allo Stato per chiudere ogni pendenza tributaria? Secondo questa norma, i contribuenti che hanno onorato i loro impegni dovrebbero pagare il 30 per cento in più rispetto a quello che hanno già versato per chiudere un contenzioso in ordine al quale non hanno alcuna responsabilità.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, la invito a concludere.
NICOLA BONO. Concludo, Presidente, ma lei capisce che si tratta di un argomento che da solo richiederebbe i tempi contingentati di un disegno di legge.
La norma che contesto e della quale chiedo la modifica è, tuttavia, quella relativa all'importo da pagare. Infatti, è previsto il 30 per cento dell'imposta originaria, mentre la norma per la quale si chiede la riapertura dei termini tarava al 10 per cento il pagamento di quanto dovuto. Ecco perché chiediamo la diminuzione dal 30 al 10 per cento.
PRESIDENTE. Invito i colleghi ad un po' di pazienza, in quanto dobbiamo svolgere ancora poche decine di votazioni!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, intervengo per chiedere l'autorizzazione a sottoscrivere l'emendamento in esame, che mi sembra assolutamente ragionevole. Infatti, la disorganizzazione dell'ufficio delle entrate non può gravare sulle spalle delle persone che hanno adempiuto al proprio dovere.
Pertanto, invito l'Assemblea e, in particolare, i parlamentari siciliani a rispettare l'impegno di queste persone che hanno pagato e che, grazie a questo provvedimento, si ritrovano a dover probabilmente ripagare il tributo allo Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fallica. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento del collega Bono e per rivolgere anch'io un invito ai colleghi siciliani, di qualsiasi partito, a sostenere tale proposta emendativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ritengo assolutamente condivisibili le argomentazioni dell'onorevole Bono; pertanto, dichiaro di voler sottoscrivere l'emendamento in esame e mi associo alle richieste dei colleghi che mi hanno Pag. 101preceduto, invitando tutti i colleghi presenti, che conoscono perfettamente il merito della questione - in particolare quelli siciliani -, a prestare attenzione a questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 3-quater.2, limitatamente alla parte ammissibile, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 347
Votanti 344
Astenuti 3
Maggioranza 173
Hanno votato sì 73
Hanno votato no 271).
Prendo atto che il deputato Cesini ha espresso erroneamente un voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 3-quater.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, prendo atto del voto espresso sull'emendamento precedente, che riguardava la parte relativa alla gestione in termini di onerosità della riapertura del condono.
Con questo emendamento, invece, poniamo un'altra questione, vale a dire quella relativa alla sospensione sine die dei ruoli emessi, in quanto illegittimi. D'altra parte, in conseguenza della riapertura dei termini del condono, è evidente che i ruoli non possono più operare.
Infatti, se i cittadini iscritti nei ruoli - mi riferisco a coloro che, a suo tempo, non hanno adempiuto all'obbligazione tributaria - desiderano avvalersi della norma agevolativa, l'unico modo per farlo consiste nel rendere inefficaci i ruoli. Infatti, essendo stati emessi questi ultimi nel luglio del 2006 e sospesi dal 9 ottobre al 7 marzo, la loro mancata ulteriore sospensione per legge determinerebbe per tutti coloro che vi sono inseriti l'obbligo, entro il mese di marzo, di onorare l'impegno o di fare ricorso; è paradossale che alla riapertura dei termini del condono possa fare riscontro per i contribuenti l'obbligatorietà del ricorso al ruolo. Si tratta di una contraddizione in termini perché la norma è stata scritta male: non si è in grado nemmeno di impostare i provvedimenti, sbagliati concettualmente. Una norma che prevede l'apertura di termini per operare un esercizio di condono tributario, senza connessione con la sospensione dei ruoli esecutivi, è semplicemente improponibile, anzi ingestibile.
In ogni caso, tratterò ora dell'aspetto più importante: anche in precedenza avevo manifestato la volontà di sottolinearlo. All'interno di questi 165 mila ruoli vi sono decine di migliaia di posizioni relative a cittadini che hanno pagato le imposte e che non hanno nessun obbligo di pagare il pizzo all'erario per eliminare il contenzioso. Quindi, la sospensione dei ruoli diventa fondamentale per consentire a chi vuole avvalersi del condono, avendone i requisiti, di avanzare istanza senza l'obbligo di presentare ricorso; inoltre, anche gli uffici hanno il tempo necessario per depurare i ruoli da tutte le posizioni illegittimamente inserite.
Signor Presidente, questa esigenza è di normale diligenza essendo ispirata ai principio del buon padre di famiglia. Uno Stato non può agire nei confronti dei suoi cittadini come se fossero dei sudditi: il tempo delle monarchie assolute è definitivamente tramontato!
Mi dispiace che i colleghi della Lega Nord non abbiano percepito il senso della mia denuncia di questa sera: in precedenza, infatti, hanno votato contro, guidati da un'ispirazione politica che non ho compreso. In questo caso, però, la sospensione dei ruoli rappresenta un atto di giustizia Pag. 102rispetto ad un modo di procedere degli uffici non basato su alcuna ragionevole norma di legge.
Insisto, quindi, affinché si conceda almeno la sospensione dei ruoli.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Anche l'onorevole Emerenzio Barbieri sta raggiungendo la sua postazione... Mi raccomando, lei lì è in presenza di una selva di tessere, quindi non si occupi di tutto, poiché non è possibile amministrarne una tale quantità!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 3-quater.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 347
Votanti 344
Astenuti 3
Maggioranza 173
Hanno votato sì 76
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Stradella 3-quinquies. 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, mi scuso con i colleghi della maggioranza poiché comprendo come sia difficile discernere tra un emendamento e l'altro. In ogni caso, questo emendamento cerca di risolvere un problema compreso nel cosiddetto decreto mille proroghe: cerco di spiegarmi.
Il decreto mille proroghe riapre i termini per indennizzare le imprese che avevano subito danni dalle alluvioni, dalle calamità naturali. Nell'ambito di questa volontà, che condividiamo, il provvedimento in esame, tuttavia, pone sullo stesso piano sia le aziende che hanno dovuto rilocalizzarsi perché hanno visto il loro patrimonio distrutto dalle calamità naturali, sia quelle che si sono rilocalizzate pur non avendo subito danni.
Pertanto, le importantissime risorse finanziarie messe a disposizione dal decreto-legge in esame verranno destinate sia alle imprese che hanno sofferto danni, sia a quelle che non li hanno patiti. Ciò ci sembra francamente assurdo: l'emendamento Stradella 3-quinquies.1, dunque, intende soltanto stabilire che devono essere privilegiate le aziende che hanno realmente subito danni.
Capisco come, in questa fase, ogni nostro intervento possa essere ritenuto ostruzionistico, ma vorrei segnalare che questo non lo è. Non mi pare abbiate problemi di maggioranza, in quanto le nostre fila - nonostante la presenza di Emerenzio Barbieri, che vale più di uno! - sono abbastanza scarne.
Pertanto, pregherei i colleghi dell'attuale maggioranza eletti in zone che hanno subito gravi danni per colpa delle alluvioni di lanciare almeno un segnale personale, anche se non inciderà sul risultato finale, poiché, attraverso l'emendamento in esame, si vuole mostrare sensibilità nei confronti di chi ha subito danni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, non se ne adonteranno i colleghi, ma non ho difficoltà nel dire che le finalità dell'emendamento Stradella 3-quinquies.1 sono ottime; tuttavia la forma è un po' «circonvoluta». Prima di votare, colleghi, vi invito a dare un'occhiata al lungo comma che tale proposta emendativa si propone di modificare. Il comma 1 dell'articolo 3-quinquies del provvedimento in esame, infatti, recita che: «I termini per accedere ai finanziamenti agevolati (...) sono ulteriormente prorogati fino ad esaurimento delle disponibilità finanziarie assegnate».Pag. 103
Vorrei rilevare che, se voi andaste alla stazione e trovaste scritto che il treno intercity delle ore 20 partirà e chiuderà gli sportelli quando sarà pieno, non so se accettereste un'impostazione di questo genere! Ricordo che si tratta di un provvedimento di proroga di termini o di differimento di termini: di quali termini stiamo parlando? Nel comma in questione, infatti, si dispone una proroga quando vi saranno risorse finanziarie disponibili.
Scusate: si può licenziare una norma di questo genere? È forse questa la certezza del diritto? Coloro che possono accedere ai finanziamenti hanno un riferimento affidabile, oppure no? Dunque, interrogate un po' la vostra sensibilità di legislatori, e chiedetevi se non sia il caso di accettare un emendamento un po' «circonvoluto», ma che perlomeno cerca di rimediare parzialmente a questa assurdità!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Armosino. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, mi sembra eccessivo consentirmi di intervenire a titolo personale, posto che l'emendamento in esame è firmato sia dall'onorevole Stradella, sia dalla sottoscritta. Forse...
PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole Armosino, ma per il suo gruppo è già intervenuto l'onorevole Crosetto.
Prego, prosegua pure.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, dal momento che si tratta di una questione gravissima, a causa di quanto è stato deciso al Senato, chiedo al Governo la disponibilità ad accettare un ordine del giorno nel quale trasfondere il contenuto dell'emendamento in esame.
La fattispecie è di questa portata. Ricordo che venne stanziata, dal Governo Berlusconi, una somma di 80 milioni di euro per provvedere alla definizione dei risarcimenti dei danni causati dall'alluvione del 1994. Il comma 1 dell'articolo 3-quinquies, approvato al Senato con il parere contrario della Commissione bilancio di quel ramo del Parlamento, stabilisce che anche le imprese che non hanno subito danni e che sono ricomprese in aree esondabili, ai sensi della ricostruzione operata dalla regione Piemonte...
PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere...
MARIA TERESA ARMOSINO. ...e prima che venissero realizzate le opere per renderle non più pericolose, possono concorrere al risarcimento dei danneggiamenti. Esse, però, non verranno dopo le imprese che hanno subito danni, ma saranno considerate in egual misura.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
MARIA TERESA ARMOSINO. Pertanto, se la domanda di risarcimento fosse presentata prima da queste, chi non ha subito danni riceverebbe i finanziamenti a scapito di coloro che, invece, i danni li hanno subiti realmente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo per sostenere l'emendamento presentato dai colleghi Stradella ed Armosino.
Il testo, così come è stato approvato dal Senato, in parte vanifica, dal punto di vista della giustizia nei confronti delle imprese che hanno subito danni, un lavoro importante svolto dal gruppo della Lega in prima lettura alla Camera, tanto da ottenere una proroga dei termini per una serie di agevolazioni fiscali riguardanti le imprese colpite dall'alluvione del 1994.
Inserire in una fattispecie risarcitoria anche le imprese che, in realtà, non hanno subito danni, è ingiusto, con riferimento alle finalità che, invece, dovrebbe avere la norma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo brevemente per spiegare, ancora una volta, il mio disagio. Dal modo in cui sta funzionando il Parlamento in questa fase e in questi giorni particolari, non possiamo emendare questo provvedimento. Se avessimo potuto emendarlo, avremmo presentato un emendamento all'articolo 3-bis che stanzia ulteriori risorse per un comune di tremila abitanti che ha avuto la fortuna di dare i natali ad un famoso personaggio della chiesa cattolica. Non possiamo emendarlo. Dunque, dovremo digerire queste, come altre disposizioni che, obiettivamente, avrebbero meritato un'attenzione di questo bicameralismo imperfetto, che avrebbe spinto la Camera a correggere alcune indicazioni che il Senato ha introdotto.
Accanto ad interventi sacrosanti in tema ambientale che esamineremo successivamente, obiettivamente, il Senato ha tenuto in troppa considerazione alcune istanze localistiche e di lobby che hanno prodotto l'articolo 3-bis.
Purtroppo, do ragione ai colleghi intervenuti sulla questione dei «bioalluvionati». Credo che la regione Piemonte, in questi anni, si sia occupato tanto, e in alcuni casi anche male, di quella vicenda, creando anche disastri personali (vorrei citare, la vicenda del collega Brigandì; gli sono stato personalmente vicino). Questa vicenda, purtroppo, non si può sanare in questa fase.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la disponibilità, da parte del Governo, ad accogliere un ordine del giorno che possa recepire il contenuto dell'emendamento Stradella 3-quinquies.1, qualora quest'ultimo fosse ritirato.
PRESIDENTE. A questo punto, chiedo agli onorevoli presentatori se intendono ritirare l'emendamento Stradella 3-quinquies.1, accogliendo l'invito del Governo.
MARIA TERESA ARMOSINO. Assolutamente sì, Presidente; presenterò un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Stradella 3-quinquies.1 è stato dunque ritirato dai presentatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 4.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 334
Votanti 328
Astenuti 6
Maggioranza 165
Hanno votato sì 66
Hanno votato no 262).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 19,47)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 4.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, a costo di sembrare ripetitivo, intervengo solo per sottolineare come anche in questo caso si novellino disposizioni dell'ultima legge finanziaria. Questo testimonia Pag. 105ciò che ho già detto precedentemente, che non voglio ripetere e che risparmio ai colleghi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 338
Maggioranza 170
Hanno votato sì 69
Hanno votato no 269).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Saglia 6.1, Misiti 6.2 e Biancofiore 6.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, devo prendere la parola sulla proposta emendativa Saglia 6.1, di cui sono cofirmatario, che peraltro ha ricevuto l'attenzione di diversi colleghi durante gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Anche a nome del collega Saglia, primo firmatario, devo naturalmente motivare il sostegno al nostro emendamento e la richiesta che possibilmente esprimano un voto favorevole tutti gruppi.
La legge n. 266 del 2005 ha infatti stabilito che le grandi concessioni di derivazione idroelettrica in corso alla data di entrata in vigore fossero prorogate di dieci anni rispetto alle date di scadenza purché fossero effettuati congrui investimenti di ammodernamento degli impianti (quindi, non manutenzione ordinaria o semplice sostituzione di parti non attive). L'emendamento che noi proponiamo, dunque, mira a salvaguardare il regime introdotto da questa norma - non a stravolgerlo, ma anzi, ripeto, a salvaguardarlo -, ritenendo che la mancata applicazione della proroga prevista da questa disposizione nelle province di Trento e Bolzano produca delle conseguenze negative molto importanti. Intanto, si introdurrebbe una disciplina ad hoc che determinerebbe un'evidente disparità territoriale, atteso che non si contempla per altre province l'introduzione di un meccanismo di deroga.
Mi dispiace, ma non si può mercanteggiare con una singola forza politica, grande o piccola che sia, per ragioni politiche o numeriche di Camera e Senato, un argomento di particolare delicatezza, come l'energia. Si tratta peraltro, in tempi drammatici come questi, di un patrimonio di tutta la nazione e di tutto il popolo, senza distinzioni di confini e di latitudini. Le altre regioni potrebbero chiederci altrettante facoltà e analogo trattamento.
Consideriamo poi che i concessionari hanno già versato un canone e compiuto ingenti investimenti; a questo punto, è evidentissimo che si otterrebbe l'effetto di riversare gli oneri e i costi sulla bolletta del cittadino, e mi pare che ciò non sia proprio quanto noi ci proponiamo di raggiungere.
Inoltre, l'attuale quadro normativo ha permesso di dirimere un conflitto di interessi instauratosi proprio in sede comunitaria sulla questione delle concessioni; modifiche introdotte al regime delle concessioni rischiano di alterare nuovamente questo delicato e precario equilibrio raggiunto.
Per queste ragioni, anche a nome del collega primo firmatario dell'emendamento, dichiaro che ritengo indispensabile il mantenimento del quadro giuridico definito dalla legge n. 266 del 2005 attraverso l'abrogazione delle modifiche introdotte in tema di concessioni idroelettriche nel precedente passaggio parlamentare. Infatti, l'entità, le conseguenze e gli effetti diretti e indotti di questa normativa non vi Pag. 106possono sfuggire; se anche si intervenisse solo su questa norma, si giustificherebbe, dunque, un rapidissimo ritorno nell'altro ramo del Parlamento per correggere queste devastanti conseguenze, che è facile preconizzare.
MARCO BOATO. Nulla di devastante; è una norma positiva!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, anch'io sostengo analoghe ragioni con riferimento all'identico emendamento soppressivo Biancofiore 6.4, di cui sono cofirmatario insieme con l'onorevole, Santelli ed altri colleghi. Non ricorderò tali ragioni, che così bene ha già espresso la collega Biancofiore; sono ragioni talmente potenti e talmente coinvolgenti con riferimento alla situazione in esame da farci preoccupare. Noi siamo fortemente preoccupati e anche le modalità con le quali si è giunti a questa discussione ormai avanzata sul testo ci preoccupano.
Ritroviamo «pari pari», nel testo pervenutoci dal Senato, uno degli emendamenti presentati alla Camera in prima lettura e dichiarati inammissibili. Qualcuno ha osservato che si è dovuto venire incontro ad una forza politica in previsione del voto del Senato sulla politica estera del Governo.
MARCO BOATO. Non è così!
GABRIELE BOSCETTO. Ci fa piacere che anche quell'apporto non sia stato sufficiente!
MARCO BOATO. Non è così! L'hanno chiesto sia la provincia di Bolzano sia quella di Trento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, oltre che per sostenere le motivazioni già esposte dai colleghi, intervengo per formulare, soprattutto, una richiesta. La denuncia che è stata fatta in quest'aula e le preoccupazioni che sono state manifestate necessiterebbero, a mio avviso, di una risposta.
Se questo Governo sta decidendo di concedere quello che dal 1999 era richiesto e mai nessun Governo aveva deciso di fare, se le preoccupazioni sono quelle che perderemo il 30 per cento dell'energia elettrica nazionale, se le preoccupazioni potrebbero essere quelle di una caduta probabilmente vertiginosa di alcuni titoli in borsa legati al settore, il Governo, o il relatore, o chi vuole questa modifica, per favore ci spieghi in quest'aula di che cosa stiamo parlando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE. In aggiunta a quanto già espresso correttamente dalla collega Santelli, vorrei ancora precisare alla maggioranza la quantificazione di questo esproprio nei confronti dello Stato italiano, un esproprio di una infrastruttura italiana strategica, motivo per il quale ricordo che il governo Berlusconi aveva portato la delega sulle competenze dell'energia in capo allo Stato.
Nelle province autonome di Trento e di Bolzano l'ENEL possiede 32 impianti, per 27 concessioni di grande derivazione, per un totale circa di 2 mila 300 megawatt di capacità installata, che è pari al 25 per 100 del totale della producibilità idroelettrica dell'ENEL.
Se volete prendervi questa responsabilità, se volete veramente vedere decadere i titoli di Edison e di ENEL in borsa, andate avanti su questa strada. Io credo che un Governo, per quanto attualmente non sia più in carica, debba avere delle responsabilità diverse nei confronti del proprio Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, su questo argomento c'è una domanda che dobbiamo porci tutti: ma perché sta accadendo questo?
La verità è che ci troviamo di fronte all'ennesimo caso di voto di scambio, e questa maggioranza, che si riempie la bocca di libertà, di democrazia, di uguaglianza, di legalità e di trasparenza, di fatto si sta apprestando al voto di scambio!
MARCO BOATO. Non dire sciocchezze!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vergognatevi! Vergognatevi! (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia... Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signora Presidente, volevo solo farle notare che lei, giustamente, mi ha ripreso, qualche seduta fa, per aver usato un'espressione non delicata per un collega, ed io mi sono immediatamente corretto. Noi abbiamo sentito poco fa un insulto infamante e falso e devo riscontrare che lei non ha ritenuto di richiamare il collega. Lei ha fatto bene l'altra volta a richiamare me, ed io mi sono corretto, ma il mio era un eufemismo, mentre qui abbiamo sentito un insulto grave (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo, Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista).
ANTONIO LEONE. Denuncialo!
MARCO BOATO. Non urlate! Su questo tema interverremo in sede di dichiarazione di voto. Voglio dire però che quello che abbiamo ascoltato è falso, perché il comma 7-ter dell'articolo 6 corregge un provvedimento, quello sì ingiusto, quello sì punitivo, che era stato assunto (in maniera legittima ovviamente, ma sbagliando) dal governo Berlusconi, che aveva operato una proroga delle concessioni in essere. Quindi, voi avete sostenuto il provvedimento del governo Berlusconi, che ha danneggiato gravemente la realtà delle province autonome di Trento e di Bolzano.
MICHAELA BIANCOFIORE. Il decreto Bersani lo avete fatto voi!
MARCO BOATO. Il Governo Prodi, senza nessun voto di scambio, ma alla luce del sole, e come richiesto anche in quest'aula (mi dispiace che qualche collega si agiti, ma due parole di verità vanno dette), ha ristabilito la correttezza istituzionale che era stata stravolta dal Governo Berlusconi. (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevole Boato, solamente per precisare che non so se siano sfuggiti a questa Presidenza giudizi diversi da quelli che ritengo di aver sentito. Se lei si riferisce alla questione del voto di scambio, ritengo che si tratti comunque di un giudizio di carattere politico.
MARCO BOATO. No, è un reato!
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, vorrei dire, anche a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, che, come sempre, lei ha avuto un comportamento ineccepibile. Se un collega, infatti, sente delle cose sconvenienti, deve soltanto denunciarle alla Presidenza o all'Assemblea. Non si deve necessariamente sentire ciò che ha detto il deputato.
Io intervengo sull'ordine dei lavori, per sapere quale sarà il loro andamento, perché pare che ci siano ancora, tra emendamenti e ordini del giorno, circa 40 votazioni da effettuare.Pag. 108
La seduta, al massimo, potrà durare fino alle 20,30. Quindi, prego la Presidenza (Commenti del deputato Boato)... Che fai, Boato, minacci la Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)?
Stavo chiedendo la cortesia, signor Presidente, dal momento che pare ci siano ancora da effettuare circa 40 votazioni, di darci una certezza sugli orari, come ogni giorno. Quindi, dovendosi concludere la seduta intorno alle 20,30 e siccome non si farà in tempo a votare sia gli emendamenti, sia gli ordini del giorno, chiedo alla Presidente, magari consultando i presidenti di gruppo, di decidere di rinviare l'esame degli ordini del giorno alla prossima seduta. Si potrebbe concludere l'esame degli emendamenti e rinviare quello degli ordini del giorno, altrimenti non si riesce a fare nulla e mi metto a parlare su ogni emendamento...
Ci dobbiamo dare delle regole nel rispetto dell'Assemblea e di ciascuno di noi, perché non si può essere prigionieri dell'aula, in attesa che finisca la seduta. Non può funzionare così! Prego la Presidente di dirci come si intende andare avanti.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Anche in risposta all'onorevole Buontempo, comunico che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del decreto-legge recante proroga di termini avrà luogo nella seduta di lunedì 26 febbraio. Le dichiarazioni di voto finale avranno inizio lunedì alle 16 e, secondo quanto convenuto, la votazione finale avrà luogo alle 19,30.
La discussione sulle linee generali dei decreti-legge sulle liberalizzazioni, la cui scadenza è il 2 aprile, e sulle missioni internazionali, la cui scadenza è il 1o aprile, che questa mattina avevamo previsto si svolgesse la prossima settimana, è rinviata ad altra data.
Quindi, questa sera andremo avanti fino a che non avremo terminato l'esame degli ordini del giorno, così come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
TEODORO BUONTEMPO. Quanti capigruppo ci stanno...?
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le segnalo, peraltro, che il calendario prevedeva anche una possibile prosecuzione notturna dei nostri lavori.
TEODORO BUONTEMPO. Non c'è scritto sull'ordine del giorno!
PRESIDENTE. Fa testo il calendario, che è stampato e distribuito a tutti i deputati, non l'ordine del giorno.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114-B)
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con il dovuto rispetto verso la Presidenza e verso lei, vorrei dissentire su una sua affermazione di prima, con la quale ha sostenuto che un reato è un'opinione politica.
Se ciò fosse vero, vorrebbe dire che, d'ora in avanti, siamo autorizzati a dare dell'assassino o del ladro senza nessun problema, perché è un'opinione politica. Vorrei dissentire da questa visione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, vorrei unirmi anch'io ad una manifestazione di stupore.
Ho ascoltato l'intervento del collega Boato: con tutto il rispetto per un collega che apprezzo, egli non mi ha convinto per Pag. 109niente. Sembrerebbe - e sarebbe interessante conoscere quale sia realmente la verità -, che il Governo abbia espresso due opinioni in contrasto tra loro con riferimento alla proroga e all'estensione al 2020 delle concessioni idroelettriche nelle province di Trento e di Bolzano. Prima ha detto no, poi ha detto sì.
Sembrerebbe - non arrivo a formulare accuse, che pure sono state paventate in questo dibattito - che ciò sia avvenuto a seguito di una particolare attenzione sul tema da parte di esponenti politici locali che fanno parte della maggioranza e che, sopratutto al Senato, con il loro voto, hanno determinato - per me, sin per troppo tempo - la sopravvivenza del Governo.
Concludo subito il mio intervento perché so che non ho molto tempo a disposizione, dicendo che la cosa è quanto meno stupefacente e che un opinione finale del Governo sul tema, da esprimere anche in questo contesto, è fortemente richiesta. È d'accordo o è contrario? E, se è d'accordo, ha preso in considerazione gli effetti sul cosiddetto decreto Bersani, che mi pare sia anche componente di questo Governo e sulle direttive europee in questione?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. All'onorevole Boato e a molti colleghi a maggioranza suggerisco di ricordare alcune offese reali pronunciate da un collega che si chiamava Duca - fra l'altro, un personaggio splendido, una persona splendida al di fuori di quest'aula - rivolte, nella scorsa legislatura, ai banchi dell'allora maggioranza. Ne ricordo alcune: «banditi», «delinquenti». Di tutto. Se le ricorderanno molti tra i colleghi presenti.
Onorevole Boato, a titolo di verità, come lei dice, questa normativa del Governo Berlusconi arrivava a seguito di un decreto del 1999, a firma Bersani, che prorogava le licenze a favore di ENEL ed Edison fino al 2050. L'adeguamento al 2020 è dovuto ai richiami comunitari della questione. Portarlo al 2010 significa vanificare centinaia di milioni di investimento e fare un regalo - per carità legittimo, perché è una legge - alle province autonome di Trento e di Bolzano che, mi pare, anche se vi sono molti colleghi in quest'aula provenienti da tali provincie, non abbiano bisogno di altri soldi, dato che hanno trasferimenti che sono almeno cinquanta volte superiori a quelli di ogni altro ente locale italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dichiarare il voto contrario sugli identici emendamenti in esame, in quanto vorremmo che tutte le province potessero mantenere sul proprio territorio le imposte che vengono pagate su quel territorio. Non dobbiamo credere che sia un privilegio, perché ci sono, per fortuna, alcune province autonome che si gestiscono le proprie risorse e le proprie potenzialità. Quindi, questo è aspetto positivo.
Per quanto riguarda gli emendamenti presentati, la mia motivazione contraria rispetto ad essi è molto semplice: da molto tempo si parla di federalismo, si parla di autonomia, anche all'interno di quest'aula. Vi sono province autonome che lo sono per motivi che tutti sappiamo che, in tal modo, grazie a norme di attuazione, grazie ad un accordo tra lo Stato le regioni, possono disporre di tali opportunità. Vorremmo che tutte le regioni, anche la Lombardia, anche il Veneto, anche la Calabria, potessero avere tali competenze. Le hanno, al momento, sono le province autonome e, quindi, crediamo che, nel rispetto dell'autonomia e del federalismo, ciò possa accadere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Saglia 6.1, Misiti 6.2 e Biancofiore Pag. 1106.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 332
Votanti 330
Astenuti 2
Maggioranza 166
Hanno votato sì 60
Hanno votato no 270).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Saglia 6.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, colleghi, vi avrei risparmiato qualche ulteriore piccola perdita di tempo, se il puntuale onorevole Boato non fosse arso di sdegno. Ma, insomma non si tratta di sdegno ben speso, perché qui l'espressione «voto di scambio» si riferiva chiaramente a scambi di tipo politico-territoriale e non inerisce a responsabilità individuali penalmente rilevanti di alcun genere, ma la questione è diversa e l'abbiamo anche specificata nei nostri interventi, ma fate «orecchie da mercante».
Mi fa specie che una sinistra o una sinistra-centro che si scaglia contro determinati particolarismi e favori territoriali (per non dir peggio) non prenda atto che in materia di energia in questi momenti drammatici non è accettabile un feudalesimo o un prodotto DOC per il quale un territorio o una provincia siano privilegiati.
Non ce l'abbiamo con i territori di Trento o Bolzano, ci mancherebbe altro, ma non possiamo privilegiare per un afflusso o un beneficio di carattere finanziario chi ha la particolarità DOC di produrre perché dotato dalla natura di un certo determinato bene che è per tutto il popolo italiano. In questo caso, non siamo al panforte di Siena o a qualche altro prodotto DOC o di origine controllata. Non possiamo dire che, siccome le saline stanno in una certa parte del nostro territorio, il sale goda di benefici di tipo feudale: questo con il federalismo non c'entra proprio niente e meno che meno con il federalismo solidale.
Vi sembra possibile che, mentre Bersani parla di «lenzuolate» di liberalizzazioni, voi lo riduciate al lenzuolo con cui Cesare si copre dalle pugnalate dei sicari, perché queste sono pugnalate. Come si fa a parlare di liberalizzazioni in materia di energia e dei circuiti di azione di questo bene e servizio fondamentale quando parliamo di questo tipo di riserva territoriale e di benefici aggiuntivi per un bene che appartiene a tutti?
Invito soprattutto i colleghi della sinistra, per quelli che sono i loro slogan abituali, a riflettere su questo aspetto. Oltre ai danni che si fanno alle imprese e all'effetto indotto che comporterà un aggravio delle tariffe ed un contenzioso notevolissimo di grandi proporzioni a livello giurisdizionale, si va ad instaurare un principio pericolosissimo: stavolta è per l'energia, ed è un esempio formidabile, ma si potrebbe riprodurre in materia di acque o di altri beni fondamentali qualcosa di paradossale come questo. Secondo noi, perlomeno il nostro emendamento Saglia 6.5 dovrebbe essere accolto da tutta l'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Abbiamo tutti fretta, ma questo argomento non può passare senza un intervento. Lo ripeto, lo ricordo a tutti perché ci sia soltanto una presa di coscienza. Questa Camera, andando dietro al voto già espresso al Senato, sta regalando alle regioni autonome di Trento e Bolzano migliaia di miliardi e sta decidendo che delle concessioni che dovevano valere dal 1999 al 2002 e fino al 2050, e adesso fino al 2020, scadranno nel Pag. 1112010 con il passaggio alle due province autonome. A me pare un esproprio da parte della Camera e del Senato di una ricchezza che andrebbe suddivisa a livello più ampio ed un regalo fatto a due province autonome.
Io non ho nulla con le province autonome di Trento e Bolzano e le ho aiutate su battaglie importanti, ma questo mi sembra un regalo incomprensibile ed inconcepibile. Vorrei soltanto che chi lo vota si rendesse conto di quello che sta facendo. Poi, per motivi di maggioranza e di lealtà, lo voterete perché questo decreto deve essere approvato, ma voglio che ogni rappresentante di questa maggioranza sappia che cosa sta facendo: in qualche modo, sta sottraendo ricchezza a tutto il resto del paese, per darla alle due province e regioni autonome più ricche del paese.
Vi ricordo che i trasferimenti della sola provincia di Bolzano, che ha 500 mila abitanti, sono circa 9.000 miliardi all'anno: regaliamogli anche qualche centrale!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 6.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 315
Votanti 312
Astenuti 3
Maggioranza 157
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 262).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cota 6.11, Baldelli 6.12, Benedetti Valentini 6.31 e Ronconi 6.33.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Per una certa brevità, mi riporterò ai numerosi interventi di colleghi che hanno sottolineato la delicatezza estrema e la portata, quantitativa e qualitativa, di questo aspetto.
Per qualche collega che ancora non l'avesse letta, la norma che chiediamo di sopprimere insieme ai presentatori di analoghi emendamenti dispone: per l'anno 2007, agli enti che non abbiano rispettato per il 2006 il patto di stabilità interno non si applicano le disposizioni previste dall'articolo 1, comma 561 della legge n. 296 del 2006.
A chi ha accusato in passato Governi e maggioranze di fare delle sanatorie inique rilevo che una sanatoria più vergognosa di questa, lasciatemi usare la parola, non possa esistere. Noi stiamo punendo duramente gli enti locali che sono stati virtuosi e stiamo incoraggiando quelli che hanno peccato duramente, rendendoci in questo modo poco credibili non solo nei confronti dell'opinione pubblica e della vasta platea degli amministratori che guardano ai nostri input, ma anche nei confronti dell'Unione europea, con tutti i reciproci rapporti che si possono determinare.
Qui, siamo di fronte ad un'assoluzione a chi non ha espresso pentimento, non stiamo all'evangelico «vai e non peccare più», diciamo «vai e puoi continuare a peccare, non avrai problemi, anzi in qualche modo te ne puoi fare anche premio». Secondo me la portata qualitativa e quantitativa, perché si tratta di risorse ingentissime, che possono essere coinvolte da questa norma, è molto grave.
Quindi, a mio modesto parere, accogliere l'emendamento di Alleanza Nazionale, in sintonia con quello di altri gruppi, rappresenta un segno di responsabilità verso la collettività nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Mi associo alle considerazioni del collega Benedetti Valentini. L'emendamento di cui sono primo firmatario prevede l'ipotesi di soppressione di un comma, inserito al Senato dal Pag. 112relatore Vitali e votato da quella che è ora l'ex maggioranza parlamentare del Senato (che verificheremo poi nei prossimi giorni che fine farà), che apre la possibilità di operare la sanatoria dei cosiddetti precari nel pubblico impiego e negli enti locali anche per gli enti che non abbiano rispettato il patto di stabilità interno per il 2006.
Presidente, spero che il sottosegretario D'Andrea, impegnato a leggere carte, che spero siano attinenti a questo provvedimento, sia consapevole del fatto che questa norma...
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Sono impegnato a leggere la nota del Servizio studi proprio su questo articolo!
SIMONE BALDELLI. Non la sento sottosegretario: se vuole ci possiamo appartare tra di noi dopo. Credo che se il Governo è consapevole del pasticcio e della sanatoria che si compie con questa norma, di quanto questa norma apre i cordoni della spesa pubblica, di ciò che essa comporta, dovrebbe seriamente riflettere sul fatto di aver dato un parere conforme a quello del relatore, cioè contrario a questi emendamenti.
È evidente, colleghi, che dare la possibilità a 163 mila precari del pubblico impiego di essere assunti senza concorso dagli enti locali - si parla di persone nella maggior parte dei casi con bassa qualifica - configura una normativa che ravvisa dei profili molto gravi di incostituzionalità (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Capisco che i colleghi di Rifondazione si riscaldino quando dico che vi è una incostituzionalità palese nell'assumere persone all'interno delle pubbliche amministrazioni senza concorso. In questo caso, però, si compie una sanatoria generalizzata e non soltanto si crea una discrasia fra quei 70 mila vincitori di concorso e gli altri 70 mila idonei che da anni attendono che le pubbliche amministrazioni li facciano entrare in ruolo, ma si crea una discrasia fra persone di bassa qualifica che vengono assunte, portaborse dei politici locali, che vengono presi e assunti dagli enti locali, non solo da quelli che hanno rispettato il patto di stabilità, ma anche da quelli che questo patto non lo hanno rispettato. Si viola la premialità di una norma che inizialmente abbiamo inserito noi, che successivamente è stata però ripresa anche da voi quando in sede finanziaria avete stabilito che solo le amministrazioni con i conti in regola possono permettersi nuove assunzioni, mentre quelle con i conti non in regola dovranno fare la cortesia di preoccuparsi di metterli a posto. Anziché diventare erogatori di stipendi, facessero gli erogatori di servizi ai cittadini, perché questo è il loro ruolo!
Allora, colleghi, dovremmo svolgere una riflessione nell'interesse generale del paese, anche perché il vizio di incostituzionalità di queste norme farà sì che le persone nei confronti delle quali create l'aspettativa di assunzione con un posto pubblico a vita - perché, magari, amici del politico o collaboratori a progetto di quella o quell'altra amministrazione - non solo si illuderanno, ma verranno deluse, magari, tra qualche mese, dalla sentenza di incostituzionalità che verrà emessa nei confronti di questi provvedimenti.
Pertanto, credo si debba riflettere seriamente su questa norma. È una delle misure più gravi che sono state inserite all'interno di questo provvedimento. Non mi interessa tanto - anche se si tratta di una questione giuridicamente rilevante - che si prevedano delle deleghe, considerato che, già per la seconda volta, è stato ipotizzato da parte del relatore e credo anche del Governo, di accogliere un ordine del giorno che impegna il Governo a non esercitare queste deleghe. Quale Governo, poi, non si sa!
Comunque, colleghi, permettetemi di dire che stiamo compiendo un pasticcio gigantesco: stiamo facendo in modo che i cordoni della spesa pubblica italiana vengano «sbracati» da una norma irresponsabile, guarda caso disposta non in sede di legge finanziaria, su cui incombeva l'occhio vigile di Bruxelles, che osservava con attenzione le norme sotto il profilo della Pag. 113rigidità, di correzione, di stabilità, anche con riferimento al meccanismo di premialità di quelle amministrazioni che avevano svolto il loro mestiere in maniera corretta e che avevano speso con oculatezza le risorse pubbliche; accade, invece, in un decreto «milleproroghe», un decreto omnibus di cui, forse, il commissario Almunia non ha contezza ed al quale Bruxelles, forse, volgerà lo sguardo con un certo ritardo!
Mi auguro che i colleghi della ex maggioranza parlamentare, che, ancora con una certa arroganza - mi dispiace! -, continua ad esercitare la sua superiorità numerica, si ravvedano e che il sottosegretario D'Andrea ci dica che su questo specifico tema forse si può cambiare idea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, abbiamo presentato un emendamento soppressivo del comma 8-sexies dell'articolo 6, perché riteniamo sia indecente la norma prevista nello stesso: è una norma che legittima le solite forme di assistenzialismo e di spesa pubblica incontrollata. Si era introdotto un principio, secondo il quale le pubbliche amministrazioni che non rispettavano il patto di stabilità non potevano ricorrere a nuove assunzioni. Era un principio giusto che poneva le amministrazioni in concorrenza tra di loro, forniva dei parametri; per esempio, un modo di fare, come quello del presidente della regione Campania, sarebbe stato stigmatizzato. Invece, voi che avete fatto? Avete puntualmente riportato il tutto al passato e poi non lamentiamoci se la spesa pubblica cresce e se l'economia non riesce a sfruttare le potenzialità positive che pure oggi avrebbe!
Noi, invece, pensiamo sia necessario abrogare questo comma e reintrodurre il principio secondo il quale chi rispetta le norme sul patto di stabilità, quindi chi amministra in modo virtuoso e si assume le proprie responsabilità possa ricorrere a nuove assunzioni. Chi, invece, non è stato in grado di rispettare i patti deve smetterla con le solite assunzioni clientelari! Il contrario del federalismo è far esplodere la spesa pubblica e scaricare sempre le responsabilità sugli altri, tanto poi paga Pantalone!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
DONATO BRUNO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Baldelli 6.12.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, vorrei anch'io sottoscrivere l'emendamento Baldelli 6.12.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, per ironia della sorte, l'opposizione sta cercando di difendere il comma 561 della legge finanziaria che la maggioranza ha approvato. Ponendo la fiducia sulla finanziaria e quindi approvando anche il comma 561, avete affermato, giustamente, onorevole Ventura, onorevole Duilio, che le amministrazioni che non avrebbero rispettato il patto di stabilità non avrebbero potuto effettuare assunzioni.
Ora, in un provvedimento che non ha nulla a che fare con la legge finanziaria, su un comma che non ha elementi di rilievo per la durata del Governo, la stessa maggioranza misconosce qualcosa di buon senso realizzato un mese fa.
Non mi pare sia il modo di amministrare la finanza pubblica. Non contesto, come ha fatto il collega Baldelli, la costituzionalità legata alla proposta di effettuare Pag. 114150 mila assunzioni. È una scelta politica. Ma, è inaccettabile il fatto di lasciar fare ciò anche agli enti che hanno dissipato risorse, come è inaccettabile il fatto che la norma sia stata inserita in un decreto-legge e, per di più, di nascosto.
Come per gli interventi precedenti, parlo per lasciare una traccia a futura memoria per la responsabilità che vi assumete. Non potete, dopo nemmeno un mese, misconoscere ciò che ci avete spiegato essere parte sostanziale della vostra politica economica nei confronti degli enti locali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cota 6.11, Baldelli 6.12, Benedetti Valentini 6.31 e Ronconi 6.33, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 325
Votanti 324
Astenuti 1
Maggioranza 163
Hanno votato sì 51
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanardi 6.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 322
Maggioranza 162
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Virgilio 6.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 324
Votanti 321
Astenuti 3
Maggioranza 161
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Virgilio 6.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 320
Maggioranza 161
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 323
Maggioranza 162
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 273).Pag. 115
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 316
Maggioranza 159
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boscetto 6.16 e Benedetti Valentini 6.32, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 315
Maggioranza 158
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 265).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 6.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 315
Maggioranza 158
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cota 6-bis.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, stupisce il parere contrario espresso dal Governo. Abbiamo presentato l'emendamento in esame dopo l'utile correzione avvenuta al Senato per ribadire che queste province, soprattutto la provincia di Monza, devono essere realizzate. Così è stato deciso e questa è la volontà popolare.
Quindi, invece di utilizzare il termine generico di risorse «rese disponibili», proponiamo di utilizzare il termine, più appropriato, «stanziate», per intendere che le somme sono specificatamente individuate per gli adempimenti amministrativi relativi all'istituzione e al successivo funzionamento delle nuove province.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 6-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 312
Votanti 310
Astenuti 2
Maggioranza 156
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 264.
Sono in missione 66 deputati).
Prendo atto che il deputato Stucchi non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Di Virgilio 6-quater.1 e Benedetti Valentini 6-quater.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, intervengo brevemente sui due emendamenti soppressivi in esame riguardanti la norma relativa alla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie, che noi riteniamo vergognosa perché è una norma artificiosa volta a cercare di spiegare alla popolazione Pag. 116che si è abolito il ticket, mentre non lo si è fatto e anzi si è scritto qualcosa di mistificatorio.
Tutto questo noi lo scorgiamo anche nell'ordine del giorno n. 9/2114-B/4 che è stato firmato dagli ottimi colleghi Ferrari e Zaccaria, i quali dicono che nell'articolo 6-quater vi è il riferimento a una disposizione contenuta nell'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge finanziaria, dove però non si comprende bene se ci si riferisca alle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, oppure a quelle per il pronto soccorso. Infatti, quando la nuova norma parla di «quota fissa», potrebbe far pensare che si tratti del ticket per il pronto soccorso, mentre invece si riferisce all'assistenza specialistica ambulatoriale con 10 euro di spesa rispetto ai 25. Tutto questo è stato evidenziato anche dall'ufficio studi della Camera.
Allora, delle due l'una: o si tiene conto dei saggi consigli del nostro Servizio studi, oppure si dica al Servizio studi di non dare consigli, perché mette in imbarazzo la maggioranza quando quest'ultima decide a priori di confermare i provvedimenti che arrivano dal Senato, che devono rimanere tali e quali e che devono essere confermati qualsiasi cosa vi sia al loro interno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Cosa dice il Servizio studi? Ai fini della migliore formulazione dell'articolo in esame - si osserva - potrebbe risultare opportuna una precisazione in ordine alla quota fissa cui la disposizione si riferisce, considerato che l'articolo 1, comma 796, lettera p) della legge finanziaria disciplina il pagamento di due nuovi ticket, quello relativo all'assistenza specialistica ambulatoriale e quello relativo al pronto soccorso ospedaliero.
Ma la gente non doveva capire bene cosa stava succedendo, bensì doveva pensare che vi fosse un'ampia gratificazione, senza sapere che, intanto, si andava a toccare soltanto quel ticket particolare e non quello più importante e gravoso; e comunque anche questo bonus apparente si converte nel fatto che le regioni dovranno trovare nuovi strumenti per avere una invarianza di bilancio e dovranno quindi chiedere sacrifici ai cittadini, i quali finiranno comunque per dover far fronte ad un medesimo esborso.
Quindi, quando si è inserita questa norma si aveva la «contezza», direbbero gli ottimi marescialli dei carabinieri che prima Benedetti Valentini ha citato, di creare un trucco, così come è stato un trucco il fatto di voler inserire la norma sotto la specie di proroga di termini, dicendo che «le disposizioni relative alla quota fissa di cui all'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge 27 dicembre 2006, n.296, si applicano fino al 31 marzo 2007 (...)» - sembra una disposizione in materia di termini, e poi si precisa - «(...) e comunque fino all'entrata in vigore delle misure quali la stipulazione dell'accordo di cui ai commi successivi», che riguardano gli accordi con le regioni. Ciò vuol dire che si pone in essere una norma sostanziale, e che si va a dire che le regioni dovranno stabilire per conto proprio come, a invarianza di bilancio dello Stato, andranno a provvedere a questa situazione, cercando nel contempo di far apparire tutto questo come una norma in materia di proroga di termini.
Quindi, collega Incostante, io la ringrazio tanto per il suo intervento. Lei ha detto delle cose che noi abbiamo già spiegato e condiviso. Purtroppo, voi predicate bene e razzolate male; voi dovevate eliminare quelle due deleghe, rimandare questo provvedimento al Senato; dovevate sopprimere qualche altra norma, compresa questa norma artificiosa. I tempi bisogna trovarli: sono 60 i giorni per la conversione di un decreto...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Boscetto.
GABRIELE BOSCETTO. ...non si può pensare di non bilanciare il tempo, negando ad una Camera la possibilità di intervenire per mandare eventualmente in quarta lettura un provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boscetto.Pag. 117
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei e agli uffici per sapere come dobbiamo comportarci. Infatti, pur non entrando nel merito dell'intervento dell'onorevole Boscetto, mi è parso di capire che egli ha apprezzato l'ordine del giorno dei colleghi Ferrari e Zaccaria n. 9/2114-B/4, volto a specificare la norma contenuta nel comma 1 dell'articolo 6-quater. Ora, Presidente, io le chiedo: nel caso in cui venissero respinti gli identici emendamenti Di Virgilio 6-quater.1 e Benedetti Valentini 6-quater.30, sarebbe precluso l'ordine del giorno che ho citato o no? Le domando questo in quanto gli emendamenti prevedono la soppressione dell'intero articolo 6-quater e l'ordine del giorno si riferisce proprio all'articolo 6-quater. Nel caso venissero accolti gli emendamenti, le chiedo se sia possibile mantenere in vita comunque l'ordine del giorno.
Nel caso in cui non fosse così, pregherei i presentatori degli emendamenti di ritirarli, in maniera, se non altro, di avere la giusta interpretazione apprezzata dall'onorevole Boscetto. Infatti, egli ha detto che l'ufficio studi della Camera ha compiuto un ottimo lavoro; l'ordine del giorno Ferrari e Zaccaria n. 9/2114-B/4 si ispira e fa uso di quei materiali nella sua stesura. La ringrazio, Presidente.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Franco Russo. Le confermo che, a giudizio della Presidenza, in caso di reiezione degli emendamenti di cui stiamo discutendo, l'ordine del giorno Ferrari n. 9/2114-B/4 sarebbe comunque ammissibile.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, prima di tutto va ribadito - lo ha detto prima il collega - che non si tratta di una proroga di termini. È anche sgradevole e un po' disonesto volerla far passare come tale. Il marchingegno è facilissimo. Non è una proroga di termini e quindi è particolarmente grave sotto il profilo politico che questa norma sia inserita in un provvedimento cosiddetto «mille proroghe».
La seconda questione è che questa particolare norma - che forse è la più delicata dal punto di vista sociale tra tutte quelle comprese nel testo - conferma l'inappropriatezza di una scelta politica che viene fatta transitare per forza, con la ragione dell'urgenza, nel momento in cui c'è crisi di Governo e quindi vuoto di potestà decisionale a questo riguardo.
Mi sembra ingiusto che, mentre non c'è un Governo in carica debba entrare in vigenza e in operatività una scelta che è legittima, voluta o contrastata che sia, e che comunque comporta la apposizione di un ticket o una sostituzione dei ticket con altra misura equipollente. È una scelta politica di grande rilievo politico e sociale e pertanto mi sembra assolutamente ingiusto e politicamente inaccettabile che ciò avvenga in pendenza di una crisi di Governo e di un vuoto di potestà governativa.
La terza questione di merito mi sembra particolarmente grave: si va ad instaurare intanto una specie di presa in giro del cittadino che è francamente poco simpatica. Si dice che lo si solleva dalla spesa e dall'onere della compartecipazione alla spesa sanitaria e che poi se la vedranno le regioni, o di loro iniziativa ovvero facendo un patto con il ministero, con altre forme alternative che però comportino lo stesso gettito. Il cittadino è preso in giro in maniera rea confessa.
Mi sembra inaccettabile che si prenda in giro la gente in questo modo! Non solo: questa non è una versione del federalismo, tanto meno del federalismo solidale di cui molte volte abbiamo parlato! Anche sotto quest'ultimo profilo, creeremo una gestione sanitaria con i colori di Arlecchino: talune regioni, magari più attrezzate o in condizione di disporre di risorse maggiori, potranno permettersi di non pigiare sull'acceleratore del prelievo o di inventarsi soluzioni che penalizzino meno il cittadino; altre regioni saranno costrette ad Pag. 118incidere maggiormente sul cittadino (naturalmente, ci riferiamo a quello poco abbiente o meno abbiente, perché quello più abbiente è in grado di assorbire magnificamente evenienze simili). Quindi, creeremo una situazione di incertezza tra regione e regione ed un assetto tutt'altro che solidale con riferimento a prestazioni non particolarissime, ma di base, di larghissimo consumo, di larga utilizzazione da parte dell'utente, del popolo che deve ricorrere a servizi fondamentali. Mi pare strano, colleghi della sinistra, che vi rendiate autori di una normativa siffatta.
Non possiamo ritirare un emendamento soppressivo che è altamente qualificante e che crea un vero discrimine, nel modo di sentire l'approccio sociale all'organizzazione sanitaria, tra noi e voi. Ci dispiace dirlo, ma avremmo preferito non avere questo tipo di contrapposizione!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, sarò estremamente sintetico, perché molto è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto.
In primo luogo, è sicuro che non siamo di fronte ad una proroga di termini. In secondo, luogo, come ha sottolineato il collega Benedetti Valentini, si tratta di una presa in giro degli amministratori regionali, dei quali si rispetta poco il ruolo. Inoltre, ribadisco che la disposizione si configura come un'ulteriore modifica alla legge finanziaria per il 2007. Infine, i cittadini non avranno alcun beneficio: poiché le regioni non possono modificare i saldi e non possono disapplicare il ticket, se non reperendo ulteriori risorse in altri modi: per i cittadini che già contribuiscono in modo pesante alle casse di questo paese - è il caso dei padani - non si tratterà che di un metro diverso sulla base del quale pagare imposte estremamente esose.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, innanzitutto, desidero aggiungere la mia firma all'emendamento Di Virgilio 6-quater.1.
È intollerabile che il Governo giochi a scaricabarile con le regioni su questo tema! Inoltre, desidero sottolineare che esiste una differenza sostanziale, signor Presidente, tra noi che sosteniamo il federalismo fiscale e questo ex Governo che, invece, con la norma di cui si propone la soppressione, sostiene un fiscalismo di carattere federale, in quella sanitaria come in altre materie!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, faccio semplicemente notare a parecchi colleghi dell'ex maggioranza presenti in aula che, alcuni mesi or sono, sono andati in tutte le piazze d'Italia, in occasione della campagna referendaria (il referendum riguardava la nostra legge costituzionale che modificava la Costituzione), a sostenere che la riforma proposta dalla nostra parte politica voleva introdurre il principio cardine di tante sanità diverse nelle regioni d'Italia.
Ebbene, proponendo di sopprimere l'articolo 6-quater, forniamo ai colleghi, implicitamente, una ragione in più per votare a favore del nostro emendamento soppressivo, che dichiaro di voler sottoscrivere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, le ultime due norme che stiamo esaminando sono particolarmente emblematiche, più di altre, di quella che sembra una politica - scusatemi - un po' schizofrenica di questo Governo: da una parte, si dà il «via libera» agli enti locali che violano il patto di stabilità; da una parte, la politica può fare quel che le pare; dall'altra, i cittadini pagano anche per la sanità!Pag. 119
Colleghi, non eravate voi, come affermava il collega Marinello, quelli che dicevano «no» ad una sanità di serie A e ad una sanità di serie B? Non eravate voi quelli che dicevano «no» ad una sanità peggiore nelle regioni del sud? Lo sapete che i ticket saranno imposti nelle regioni del sud e che in tali regioni vi sarà una tassazione maggiore? Chiedete alle regioni che governate di spendere meglio i soldi per la sanità, non ai cittadini di coprire i «buchi» della sanità pubblica!
Su questo cerchiamo di avere un comportamento coerente e forniamo una risposta comprensiva. Di ciò saranno lieti i cittadini delle regioni meridionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Da lombardo, in campagna elettorale posso dire di averne sentite un sacco e una sporta sulle critiche al modello lombardo della sanità e alla presenza dei ticket. Ebbene, veniamo qui e l'ex ministro della salute mette i ticket. Ci auguriamo dunque che questo ex Governo chiuda questa fase con questa bella operazione di trasparenza, avendo preso per i fondelli per troppo tempo troppa gente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Di Virgilio 6-quater.1 e Benedetti Valentini 6-quater.30, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 311
Votanti 310
Astenuti 1
Maggioranza 156
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 272
Sono in missione 66 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 6-quater.2, limitatamente alla parte ammissibile, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 308
Votanti 307
Astenuti 1
Maggioranza 154
Hanno votato sì 34
Hanno votato no 273
Sono in missione 66 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto Dis. 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 307
Maggioranza 154
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 271
Sono in missione 66 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto Dis. 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 120
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 302
Votanti 301
Astenuti 1
Maggioranza 151
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 265
Sono in missione 66 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli Dis. 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 308
Maggioranza 155
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 272
Sono in missione 66 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bertolini Dis. 1.3, Cota Dis. 1.4 e Volontè Dis. 1.11, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 307
Votanti 306
Astenuti 1
Maggioranza 154
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 270
Sono in missione 66 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli Dis. 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 308
Votanti 307
Astenuti 1
Maggioranza 154
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 271
Sono in missione 66 deputati).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli Dis. 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 312
Votanti 311
Astenuti 1
Maggioranza 156
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 271
Sono in missione 66 deputati).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2114-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2114-B sezione 6).
Avverto che l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/2114-B/3 deve intendersi sottoscritto anche dall'onorevole Boscetto e Pag. 121che l'ordine del giorno Armosino n. 9/2114-B/20 deve intendersi sottoscritto anche dall'onorevole Lovelli.
Faccio presente, altresì, che l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/2114-B/5 è stato ritirato dal presentatore.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del regolamento, in quanto del tutto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento in esame, l'ordine del giorno Cota n. 9/2114-B/1, volto ad esentare le ONLUS e le associazioni di promozione sociale dall'obbligo di versamento del TFR al fondo costituito presso l'INPS, di cui al comma 755, dell'articolo 1, della legge finanziaria per il 2007.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo accetta il dispositivo dell'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2114-B/2, uguale a quello dell'ordine del giorno Rusconi n. 9/2114-B/17 e accetta altresì l'ordine del giorno Franco Russo n. 9/2114-B/3 - che richiama l'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2114-B/15 - nonché l'ordine del giorno Ferrari n. 9/2114-B/4.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/2114-B/5, mi risulta che è stato ritirato.
PRESIDENTE. Sì, è stato ritirato.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Misuraca n. 9/2114-B/6, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Minardo n. 9/2114-B/7 e accetta l'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/2114-B/8, purchè riformulato. Infatti, il dispositivo deve essere così modificato: «a valutare l'opportunità di rendere applicabile il regime agevolato dell'IVA, come avviene per il settore agricolo, utilizzando la copertura finanziaria già prevista per l'anno 2006, emanando contestualmente le disposizioni attuative».
A questo punto, l'ordine del giorno Iannarilli n. 9/2114-B/9 sarebbe assorbito dal contenuto dell'ordine del giorno precedente; quindi, chiedo ai presentatori di ritirarlo.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Giuseppe Fini n. 9/2114-B/10 e Di Virgilio n. 9/2114-B/13; accetta gli ordini del giorno Zucchi n. 9/2114-B/11 e Franci n. 9/2114-B/12. Il Governo accetta l'ordine del giorno Crisci n. 9/2114-B/14, se riformulato nel senso di sostituire le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2114-B/15, limitatamente al dispositivo, che, a questo punto, confluisce nell'ordine del giorno Franco Russo n. 9/2114-B/3. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Giovanardi n. 9/2114-B/16, preferendo la formulazione dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/2114-B/11 sulla stessa materia.
Il Governo, come già detto, accetta l'ordine del giorno Rusconi n. 9/2114-B/17, limitatamente al dispositivo, tra l'altro uguale a quello dell'ordine del giorno Di Gioia n. 9/2114-B/2.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Santelli n. 9/2114-B/18 che, a questo punto, risulta uguale all'ordine del giorno Franco Russo n. 9/2114-B/3, mentre propone una riformulazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/2114-B/19, nel senso di sostituire la prima parte del dispositivo, fino alle parole «nuove assunzioni», con le seguenti: «a predisporre interventi urgenti di indirizzo finalizzati a far sì che per gli enti che non abbiano rispettato per l'anno 2006 le regole del patto di stabilità interno, le nuove assunzioni».
Infine, il Governo accetta l'ordine del giorno Armosino n. 9/2114-B/20.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Prendo atto che l'onorevole Di Gioia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2114-B/2, avendone il Governo accettato il dispositivo.Pag. 122
Prendo atto che l'onorevole Misuraca insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2114-B/6.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misuraca n. 9/2114-B/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 301
Votanti 299
Astenuti 2
Maggioranza 150
Hanno votato sì 37
Hanno votato no 262
Sono in missione 67 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Minardo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2114-B/7, accolto come raccomandazione dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Licastro Scardino accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2114-B/8, che, pertanto, assorbe anche il successivo ordine del giorno Iannarilli n. 9/2114-B/9.
Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Fini insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2114-B/10, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/2114-B/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 302
Votanti 300
Astenuti 2
Maggioranza 151
Hanno votato sì 35
Hanno votato no 265
Sono in missione 66 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Di Virgilio insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2114-B/13.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2114-B/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 304
Votanti 302
Astenuti 2
Maggioranza 152
Hanno votato sì 34
Hanno votato no 268
Sono in missione 66 deputati).
Prendo atto che l'onorevole Crisci accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2114-B/14 e non insiste per la votazione.
Prendo atto, altresì, che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2114-B/15, il cui dispositivo è stato accettato dal Governo.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Giovanardi n. 9/2114-B/16, non accettato dal Governo: si intende che non insista per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rusconi n. 9/2114-B/17, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Ricordo che l'ordine del giorno Santelli n. 9/2114-B/18 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto, inoltre, che l'onorevole Baldelli accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2114-B/19 proposta dal Governo e non insiste per la votazione.Pag. 123
Ricordo, infine, che l'ordine del giorno Armosino n. 9/2114-B/20 è stato accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Secondo gli accordi intercorsi in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di lunedì prossimo, alle 16.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 26 febbraio 2007, alle 16:
Votazione finale del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Disposizioni di delegazione legislativa (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2114-B).
- Relatore: Amici.
La seduta termina alle 20,55.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO DANIELE GALLI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2200
DANIELE GALLI. Sono imbarazzato ad illustrare l'ordine del giorno che ho presentato con altri colleghi in quanto un ordine del giorno è proposto al Governo e, se approvato dal Parlamento, si chiede a detto Governo di applicarlo con provvedimenti ad hoc.
Ma oggi non esiste più un Governo, non esiste più una maggioranza; non che prima esistesse: eravate divisi su tutto, tenuti insieme solo dal collante dell'antiberlusconismo.
Ma oggi l'ennesima manifestazione delle vostre contraddizioni interne ha posto in evidenza a tutto il mondo ciò che tutti già sapevano: il Presidente del Consiglio è nudo, senza maggioranza, dopo pochi mesi di governo in cui si è visto di tutto e il suo contrario; Prodi per la seconda volta mandato a casa da chi lo ha riusato a solo scopo elettorale.
Verrà reincaricato? Vedremo, vorrà dire che non c'è due senza tre. Questo fatto potrebbe assumere anche aspetti ironici e comici se non ci fossero di mezzo il destino della nazione e i gravi danni che state arrecando all'economia del paese, che è come da noi sempre detto in ripresa ma non certo grazie a quanto fatto dal vostro ex Governo, che in questi pochi mesi, grazie a contradditori provvedimenti economico/demagogici tra cui le vostre finte liberalizzazioni, state nuovamente azzoppando.
Siete caduti sulla politica estera denunciando le ampie contraddizioni esistenti ma questo poteva avvenire su altre tematiche essenziali: la famiglia, i valori etici, la infrastrutturazione della nazione, le tematiche del lavoro (vedi legge Biagi).
Entro nel merito della materia trattata dall'ordine del giorno. Il sistema del pubblico impiego è da sempre fortemente condizionato dalle impostazioni di un comparto sindacale che ha privilegiato il mantenimento dell'immobilismo di categoria piuttosto che la meritocrazia individuale, e si configura più come un unico corpo titolare di uno status che come un organico strumento di gestione, composto da singoli individui.
In una situazione di statica quotidianità, nella quale non si è riusciti a introdurre altro che l'ottenimento di trattamenti economici e di progressi nella carriera legati all'anzianità di servizio, lo stretto legame tra sindacati e Governi di sinistra non ha tenuto conto di alcune semplici considerazioni che hanno lo scopo di ottimizzare la risposta umana del singolo dipendente: l'eccessiva burocratizzazione delle mansioni, ridotte a mera applicazione di norme e timbri, diminuisce la propensione del singolo alla valorizzazione Pag. 124del proprio intelletto; la mancanza di un reale e applicato sistema di valutazione del dipendente che tenga conto delle capacità del singolo e ne assicuri una retribuzione premiale o viceversa una penalizzazione rispetto all'operato; un giusto percorso di assunzione di responsabilità da parte del dipendente della pubblica amministrazione.
Infatti il sistema di tutela dei lavoratori della pubblica amministrazione, tramite l'interpretazione univoca dei bisogni della categoria espressa dal mondo sindacale, ha volutamente tenuto conto solo dell'assicurazione del posto fisso, tralasciando di considerare fondamentale il complesso incentivo della gratificazione individuale, che gioca un ruolo significativo nell'efficienza dei dipendenti e, di riflesso, dell'intero sistema.
Questa mancanza di gratificazioni e questa assenza di responsabilità hanno determinato un affievolirsi della volontà e delle motivazioni del dipendente della pubblica amministrazione nell'essere efficiente: per quale motivo lavorare di più e meglio, se comunque non se avranno benefici?
Inoltre, il grande numero di assunzioni fatte più per condiscendenza verso le richieste sindacali che per necessità di organico (vedi certe aree d'Italia), ha determinato un sovrapporsi di competenze e di mansioni che certo non agevolano l'espletamento di pubblici servizi.
Occorre evidenziare come dal funzionamento della pubblica amministrazione dipenda la qualità della vita di tutti i cittadini la percezione dello Stato, l'attivazione del senso civico, la determinazione di dovere essere attori attivi o passivi nei doveri e oneri di contribuenti; è chiaro, più risposte soddisfacenti si hanno, più il cittadino reputa giusto o meno contribuire all'erario.
Anche le recenti norme approvate da questa maggioranza non fanno altro che sollevare sempre più la pubblica amministrazione dalla responsabilità dei propri errori: cambiando i tempi per determinare la prescrizione dei reati in tale ambito, non si fa altro che creare un limbo senza infamia e senza lode, in cui nessuno ha interesse nel trovare soluzioni di miglior gestione della finanza pubblica, perché sarebbe uno spreco di tempo, visto che a miglior lavoro non corrisponde un miglior trattamento, né a errori e trascuratezza corrisponde una responsabilità.
È nella neutralità, nell'estraneità al vero contesto socio-economico del paese, che caratterizzano la pubblica amministrazione, che si può trovare gran parte delle responsabilità del lievitare dei costi pubblici: è nel considerare il dipendente della pubblica amministrazione un semplice ingranaggio, o peggio un voto di scambio, che trova radici la difficoltà del risanamento della spesa pubblica.
Quando mai si è sentito di un funzionario promosso perché con la sua intelligenza o conoscenza è riuscito a trovare il modo di realizzare un progetto spendendo meno?
O quando mai si è sentito di un altro che abbia in qualche modo risarcito per un progetto che viene a costare il doppio del previsto?
Un Governo che veramente abbia a cuore il risanamento delle pubbliche finanze, come finora sbandierato a ogni occasione da questa maggioranza, dovrebbe porsi il problema in questi termini, e provvedere ad emanare delle direttive in grado di responsabilizzare l'importante categoria dei dipendenti della pubblica amministrazione, e di gratificarli quando è il caso.
Un Governo serio dovrebbe domandarsi come mai per la pubblica amministrazione di un paese come la Germania, quasi il doppio della nostra Italia, bastano la metà dei nostri impiegati. Forse la legge n. 20 del '94, nata in un contesto di esautorazione della politica e dei politici dal controllo della pubblica amministrazione andrebbe urgentemente integrata.
Ma probabilmente sarebbe più attuale chiedersi se quanto contenuto nell'impegno oggi abbia ancora un interlocutore a cui chiederne l'attuazione. Comunque, in alternativa, potrebbe essere un punto qualificante della prossima campagna elettorale.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO FRANCO RUSSO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2200
FRANCO RUSSO. Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore della conversione del decreto-legge n. 299 del 2006 sulla decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa.
Condividiamo, come gruppo, le considerazioni svolte dal sottosegretario Lettieri al Senato.
Lettieri ha informato che il Ministero dell'economia e delle finanze ha tempestivamente inoltrato alla Corte dei conti le richieste sulla previsione dei procedimenti che si interromperebbero e del danno erariale che si determinerebbe con l'entrata in vigore del comma 1343. Il Procuratore generale della Corte dei conti ha confermato, anzitutto, che i dati sono necessariamente approssimativi; essi si basano su criteri oggettivi e prudenziali e fanno riferimento sia al numero dei procedimenti suscettibili di pronunce di prescrizione e conseguente estinzione dei processi, sia all'ammontare complessivo delle condanne già pronunciate in primo grado: sulla base dei dati relativi al periodo 2001-2006, il numero dei giudizi destinati all'estinzione sarebbero 3475, con un ammontare complessivo delle condanne pari a più di 814 milioni di euro, a cui si deve aggiungere la rivalutazione monetaria, gli interessi legali e le spese di giustizia per un'incidenza media del 20 per cento. Si dovrebbero considerare, inoltre, gli effetti a regime, cioè i giudizi non ancora definiti in primo grado, pari a circa novantamila casi, nonché quelli che non si aprirebbero neppure per l'abbreviazione dei termini di prescrizione. La mancata conversione del decreto-legge n. 299, quindi, produrrebbe una riduzione dei risarcimenti di danno erariale di vari miliardi di euro, in ogni caso non inferiore a tre volte l'ammontare suindicato.
Il Procuratore generale della Corte dei conti ha sottolineato anche il rischio che l'entrata in vigore del comma 1343 vanifichi il recupero di ingenti importi, come i 32 milioni di euro versati dal comune di Roma in esecuzione di una condanna, e sottolinea che la funzione di garanzia della giustizia contabile va oltre il calcolo quantitativo dei recuperi finanziari e si connota di valori di tutela e di ripristino della legalità, con effetti monitori nei riguardi dei disonesti e degli incapaci e di giusto riconoscimento delle doti di onestà e capacità professionale che invece prevalgono negli appartenenti alla pubblica amministrazione.
L'errore materiale è stato causato dall'elaborazione del maxiemendamento che è avvenuta in tempi ristrettissimi, il che ha impedito la puntuale revisione del testo.
Cancellare il comma 1343 è dunque necessario per evitare la prescrizione dei procedimenti amministrativi.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2200 - odg 9/2200/1 | 476 | 475 | 1 | 238 | 204 | 271 | 67 | Resp. |
2 | Nom. | odg 9/2200/2 | 478 | 478 | 240 | 207 | 271 | 67 | Resp. | |
3 | Nom. | odg 9/2200/3 | 484 | 484 | 243 | 211 | 273 | 67 | Resp. | |
4 | Nom. | odg 9/2200/4 | 484 | 484 | 243 | 212 | 272 | 67 | Resp. | |
5 | Nom. | odg 9/2200/6 | 481 | 481 | 241 | 208 | 273 | 67 | Resp. | |
6 | Nom. | odg 9/2200/7 | 487 | 487 | 244 | 211 | 276 | 67 | Resp. | |
7 | Nom. | odg 9/2200/8 | 485 | 484 | 1 | 243 | 210 | 274 | 67 | Resp. |
8 | Nom. | odg 9/2200/9 | 485 | 485 | 243 | 211 | 274 | 67 | Resp. | |
9 | Nom. | odg 9/2200/10 | 487 | 486 | 1 | 244 | 208 | 278 | 66 | Resp. |
10 | Nom. | odg 9/2200/11 | 485 | 483 | 2 | 242 | 209 | 274 | 66 | Resp. |
11 | Nom. | odg 9/2200/14 | 485 | 485 | 243 | 207 | 278 | 66 | Resp. | |
12 | Nom. | odg 9/2200/15 | 490 | 490 | 246 | 213 | 277 | 66 | Resp. | |
13 | Nom. | odg 9/2200/16 | 488 | 488 | 245 | 210 | 278 | 66 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | odg 9/2200/17 | 490 | 490 | 246 | 212 | 278 | 66 | Resp. | |
15 | Nom. | odg 9/2200/18 | 485 | 481 | 4 | 241 | 207 | 274 | 66 | Resp. |
16 | Nom. | odg 9/2200/19 | 489 | 489 | 245 | 214 | 275 | 66 | Resp. | |
17 | Nom. | odg 9/2200/20 | 489 | 487 | 2 | 244 | 212 | 275 | 66 | Resp. |
18 | Nom. | odg 9/2200/21 | 490 | 487 | 3 | 244 | 207 | 280 | 66 | Resp. |
19 | Nom. | odg 9/2200/22 | 487 | 484 | 3 | 243 | 214 | 270 | 66 | Resp. |
20 | Nom. | odg 9/2200/23 | 490 | 487 | 3 | 244 | 203 | 284 | 66 | Resp. |
21 | Nom. | odg 9/2200/24 | 492 | 490 | 2 | 246 | 213 | 277 | 66 | Resp. |
22 | Nom. | odg 9/2200/25 | 491 | 491 | 246 | 207 | 284 | 66 | Resp. | |
23 | Nom. | odg 9/2200/26 | 491 | 484 | 7 | 243 | 203 | 281 | 66 | Resp. |
24 | Nom. | odg 9/2200/27 | 493 | 486 | 7 | 244 | 206 | 280 | 66 | Resp. |
25 | Nom. | odg 9/2200/28 | 490 | 488 | 2 | 245 | 211 | 277 | 66 | Resp. |
26 | Nom. | ddl 2200 - voto finale | 428 | 427 | 1 | 214 | 427 | 69 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | ddl 2114-B - em. 1.33 | 354 | 353 | 1 | 177 | 89 | 264 | 69 | Resp. |
28 | Nom. | em. 1.2 | 370 | 328 | 42 | 165 | 58 | 270 | 68 | Resp. |
29 | Nom. | em. 1.35 | 376 | 371 | 5 | 186 | 99 | 272 | 68 | Resp. |
30 | Nom. | em. 1.4, 1.31, 1.34 | 369 | 366 | 3 | 184 | 99 | 267 | 67 | Resp. |
31 | Nom. | em. 2.34 | 370 | 302 | 68 | 152 | 30 | 272 | 67 | Resp. |
32 | Nom. | em. 2.31 | 366 | 285 | 81 | 143 | 15 | 270 | 67 | Resp. |
33 | Nom. | em. 2.1 | 354 | 284 | 70 | 143 | 21 | 263 | 67 | Resp. |
34 | Nom. | em. 2.30 | 358 | 287 | 71 | 144 | 24 | 263 | 67 | Resp. |
35 | Nom. | em. 2.33 | 363 | 342 | 21 | 172 | 77 | 265 | 67 | Resp. |
36 | Nom. | em. 2.32 | 358 | 356 | 2 | 179 | 91 | 265 | 67 | Resp. |
37 | Nom. | em. 3.2 | 368 | 367 | 1 | 184 | 101 | 266 | 67 | Resp. |
38 | Nom. | em. 3.3 | 361 | 361 | 181 | 93 | 268 | 67 | Resp. | |
39 | Nom. | em. 3.31 | 367 | 367 | 184 | 101 | 266 | 67 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 3-ter.1 | 362 | 362 | 182 | 96 | 266 | 67 | Resp. | |
41 | Nom. | em. 3-ter.30 | 355 | 355 | 178 | 93 | 262 | 67 | Resp. | |
42 | Nom. | em. 3-ter.2 | 368 | 368 | 185 | 101 | 267 | 67 | Resp. | |
43 | Nom. | em. 3-quater.30 | 337 | 336 | 1 | 169 | 79 | 257 | 67 | Resp. |
44 | Nom. | em. 3-quater.2 | 347 | 344 | 3 | 173 | 73 | 271 | 67 | Resp. |
45 | Nom. | em. 3-quater.1 | 347 | 344 | 3 | 173 | 76 | 268 | 67 | Resp. |
46 | Nom. | em. 4.30 | 334 | 328 | 6 | 165 | 66 | 262 | 67 | Resp. |
47 | Nom. | em. 4.1 | 338 | 338 | 170 | 69 | 269 | 67 | Resp. | |
48 | Nom. | em. 6.1, 6.2, 6.4 | 332 | 330 | 2 | 166 | 60 | 270 | 66 | Resp. |
49 | Nom. | em. 6.5 | 315 | 312 | 3 | 157 | 50 | 262 | 66 | Resp. |
50 | Nom. | em. 6.11, 6.12, 6.31, 6.33 | 325 | 324 | 1 | 163 | 51 | 273 | 66 | Resp. |
51 | Nom. | em. 6.50 | 322 | 322 | 162 | 48 | 274 | 66 | Resp. | |
52 | Nom. | em. 6.34 | 324 | 321 | 3 | 161 | 47 | 274 | 66 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 6.15 | 320 | 320 | 161 | 50 | 270 | 66 | Resp. | |
54 | Nom. | em. 6.35 | 323 | 323 | 162 | 50 | 273 | 66 | Resp. | |
55 | Nom. | em. 6.36 | 316 | 316 | 159 | 49 | 267 | 66 | Resp. | |
56 | Nom. | em. 6.16, 6.32 | 315 | 315 | 158 | 50 | 265 | 66 | Resp. | |
57 | Nom. | em. 6.17 | 315 | 315 | 158 | 47 | 268 | 66 | Resp. | |
58 | Nom. | em. 6-bis.1 | 312 | 310 | 2 | 156 | 46 | 264 | 66 | Resp. |
59 | Nom. | em. 6-quater.1, 6-quater.30 | 311 | 310 | 1 | 156 | 38 | 272 | 66 | Resp. |
60 | Nom. | em. 6-quater.2 | 308 | 307 | 1 | 154 | 34 | 273 | 66 | Resp. |
61 | Nom. | dis. 1.1, | 307 | 307 | 154 | 36 | 271 | 66 | Resp. | |
62 | Nom. | dis. 1.2 | 302 | 301 | 1 | 151 | 36 | 265 | 66 | Resp. |
63 | Nom. | dis. 1.12 | 308 | 308 | 155 | 36 | 272 | 66 | Resp. | |
64 | Nom. | dis. 1.3, 1.4, 1.11 | 307 | 306 | 1 | 154 | 36 | 270 | 66 | Resp. |
65 | Nom. | dis. 1.13 | 308 | 307 | 1 | 154 | 36 | 271 | 66 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 69 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | dis. 1.14 | 312 | 311 | 1 | 156 | 40 | 271 | 66 | Resp. |
67 | Nom. | odg 9/2114/6 | 301 | 299 | 2 | 150 | 37 | 262 | 67 | Resp. |
68 | Nom. | odg 9/2114/10 | 302 | 300 | 2 | 151 | 35 | 265 | 66 | Resp. |
69 | Nom. | odg 9/2114/13 | 304 | 302 | 2 | 152 | 34 | 268 | 66 | Resp. |