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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 169 di mercoledì 13 giugno 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
La seduta comincia alle 10.
VALENTINA APREA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Airaghi, Benedetti Valentini, Bonelli, Brugger, Buontempo, Capodicasa, Catone, Compagnon, Donadi, Duilio, Folena, Franceschini, Giovanardi, Landolfi, Marcenaro, Maroni, Mattarella, Oliva, Pinotti, Piscitello, Provera, Reina, Tremonti, Venier ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale (Testo risultante dallo stralcio degli articoli da 50 a 57 del disegno di legge n. 2272-bis-A, deliberato dall'Assemblea il 12 giugno 2007) (A.C. 2272-bis-bis-A) (ore 10,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame delle proposte emendative e degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2272-bis-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Avverto che la Presidenza consentirà ai gruppi che hanno esaurito i tempi a loro disposizione di svolgere uno o più interventi per dichiarazione di voto per un tempo complessivo massimo pari a dieci minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, ci accingiamo a votare il provvedimento in esame dopo una discussione impegnativa ed un lavoro, a mio avviso, proficuo della Commissione e dell'Assemblea, che hanno prodotto notevoli e sostanziali cambiamenti e miglioramenti al testo originale presentato dal Governo. Tali miglioramenti ci mettono nelle condizioni di votare il disegno di legge Bersani, senza difficoltà.Pag. 2
I Comunisti Italiani erano stati chiari fin dall'inizio, affermando in Commissione e nel corso della discussione generale in Assemblea l'impossibilità di esprimere un giudizio positivo sul provvedimento complessivo nel caso fossero stati mantenuti l'articolo 16 e l'abolizione del PRA. Il primo disponeva, in merito alla semplificazione delle procedure di verifica degli impianti a pressione e degli apparecchi di sollevamento, il ricorso all'autocertificazione dell'interessato, assicurato da un professionista indipendente. Interveniva in un settore a fortissimo rischio sul versante della sicurezza sui luoghi di lavoro, proprio in una fase nella quale è altissima l'attenzione sugli incidenti e le morti sul lavoro. A nostro avviso, la procedura di autocertificazione e di non controllo metteva in discussione le condizioni di sicurezza e per noi salute e sicurezza stanno al di sopra di qualsiasi procedura di semplificazione.
L'abolizione del PRA non ci ha visti contrari pregiudizialmente: anzi, riteniamo che necessita, in modo però più organico, una rivisitazione del Registro automobilistico, della stessa motorizzazione civile, del servizio agli automobilisti e delle informazioni stradali per i viaggiatori e per i turisti.
Si pone oltretutto la questione della garanzia dei livelli occupazionali. Non potevamo sostenere una riforma che non definiva la stabilità ed i percorsi chiari di oltre seimila lavoratori. Abbiamo assistito negli ultimi cinque anni a troppe cosiddette riforme che hanno precarizzato e reso meno sicuro il lavoro, che hanno ridotto l'occupazione, che hanno fatto perdere posti di lavoro, che hanno mortificato il lavoro pubblico. Non potevamo e non possiamo accettare norme che non prevedevano la sicurezza occupazionale presentate dal nostro Governo, dal centrosinistra. Salutiamo perciò la cancellazione dell'articolo 16 e lo stralcio degli articoli cosiddetti ACI-PRA come vittoria della sinistra che lavora unita, del buonsenso della maggioranza e del nostro Governo.
Per il resto, riteniamo il provvedimento in sintonia con i precedenti decreti e pacchetti che hanno sicuramente avuto efficacia, come affermava il relatore all'inizio del dibattito parlamentare, nel Paese e nei confronti dei consumatori. L'interesse economico non si lega solo ai vantaggi che derivano dalla eliminazione di lacci ed intoppi, che sono di freno e di ostacolo alla concorrenza: tali provvedimenti riducono fortemente o eliminano oneri impropri della pubblica amministrazione e delle imprese private.
A tal fine, tra l'altro, avevamo presentato varie proposte emendative e ci riteniamo soddisfatti dell'accoglimento, nonché della considerazione dello spirito che animava le nostre posizioni. Saranno previsti nella legge che ci accingiamo a votare la trasparenza delle tariffe aeree e l'abolizione dei costi impropri delle segreterie telefoniche.
Il Governo si è, inoltre, impegnato a prevedere - ciò è stato oggetto di un ordine del giorno che abbiamo approvato ieri - nella prossima legge finanziaria la detraibilità del costo degli abbonamenti ai mezzi pubblici. L'obiettivo che condividiamo è dunque puntare allo sviluppo, alla modernizzazione, alla semplificazione della vita dei cittadini e dei consumatori.
Da qualche mese, onorevoli colleghi, l'economia presenta un andamento migliore: vi è una crescita complessiva che produce un maggiore export ed il rallentamento dell'inflazione; vi è perfino qualche timido segnale favorevole dal punto di vista occupazionale. I Comunisti Italiani ritengono che questo trend vada incoraggiato, stimolando la domanda di consumi, mettendo i lavoratori, i pensionati ed i consumatori nella condizione di veder crescere i loro redditi. Non si tratta solo della rivendicazione del risarcimento sociale che, comunque, portiamo avanti, perché è cosa buona, giusta e dovuta: si tratta di una scelta di politica economica che punta a sostenere la crescita economica del Paese.
A nostro giudizio, le elezioni amministrative hanno dato segnali preoccupanti per il centrosinistra, anche se non si è trattato della cosiddetta spallata: tali segnali devono essere di insegnamento edPag. 3indirizzarci sul terreno delle riforme sociali che rispondono ad esigenze e bisogni della stragrande maggioranza della popolazione italiana.
Bisogna fare una politica di sinistra, vale a dire contribuire al recupero di consenso nei confronti dell'Unione tramite quella lealtà che abbiamo dimostrato verso il Governo anche quando, con difficoltà, si sono dovute assumere posizioni non condivisibili nella loro interezza. Vi è però una sola strada: fornire risposte ai ceti deboli, al mondo del lavoro, ai pensionati, ai giovani, a coloro che hanno voluto e vogliono il cambiamento. Per tali obiettivi ci batteremo nel confronto che si terrà nella maggioranza e nelle battaglie parlamentari; allo stesso tempo - e lo diciamo - non ci ritireremo dalle piazze: continueremo a batterci con iniziative di lotta nel Paese.
Crediamo che questo provvedimento si collochi in sintonia con questi principi e con la strategia del programma di Governo dell'Unione. Esso mira infatti a semplificare la vita di tutti i giorni, a rendere più facile intraprendere e sviluppare le attività produttive ed i servizi, a stimolare l'accesso dei giovani alle attività economiche, a dare impulso alla crescita economica, a tutelare cittadini e consumatori.
I Comunisti Italiani, per questi motivi, preannunziano il loro voto favorevole al disegno di legge al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Urso. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le parole del collega dei Comunisti Italiani che mi ha preceduto la dicono lunga sull'iter di questo provvedimento: un provvedimento che alcuni giornali di orientamento liberale (Il Sole 24 ore, il Corriere della Sera), ma anche giornali vicini ad una sinistra riformista, avevano in principio salutato quale grande svolta liberalizzatrice.
Gli stessi giornali, considerato quel che è accaduto in quest'aula e quel che sta accadendo al Senato sul cosiddetto disegno di legge Lanzillotta, hanno parlato in queste ore ed in questi giorni di «liberalizzazioni annacquate» - come si legge su la Repubblica - di «lenzuolo ridotto a fazzoletto» - come si legge su Il Sole 24 ore - o ancora di «nazionalizzazione dell'acqua», un provvedimento simile a quello che Chavez sta portando avanti in Venezuela - come si legge sul Corriere della Sera.
Gli stessi giornali che avevano osannato il disegno di legge Bersani prendono oggi atto del fallimento di questa strategia, per i compromessi al ribasso imposti dalla sinistra radicale. Certamente la sinistra radicale, che rivendica con orgoglio il suo essere comunista, oggi dà il suo via libera al provvedimento: questo provvedimento si è nel frattempo ridotto a ben poca cosa! L'esempio emblematico è quel che è accaduto con la moratoria sulle gare per la privatizzazione della gestione delle risorse idriche: una moratoria «senza tempo», sino a nuova legge che non sarà mai approvata; una moratoria che prevede addirittura, alla scadenza dei diritti di concessione, il trasferimento di tale titolarità agli enti pubblici e quindi una nazionalizzazione della gestione delle risorse idriche.
Ciò, purtroppo, è quanto accaduto e poteva, invece, svolgersi diversamente. Noi, del gruppo di Alleanza Nazionale e della Casa delle libertà, abbiamo cercato di migliorare il provvedimento all'esame e di renderlo davvero liberalizzatore, intervenendo realmente sui nodi della gestione pubblica e su quelli che stringono e soffocano il libero mercato.
Abbiamo cercato di intervenire in merito alla riforma dei trasporti locali, quella stessa riforma che, ieri, un autorevole quotidiano auspicava venisse abbandonata al Senato, dal momento che, al Senato, si è ormai talmente al ribasso nei compromessi da determinare, addirittura, un passo indietro non solo sulla gestione delle risorse idriche, ma anche per quanto riguarda il resto dei servizi pubblici locali.
Abbiamo cercato di inserire nel provvedimento in discussione una riformaPag. 4reale dei servizi pubblici, di liberalizzare la gestione delle risorse idriche, di cancellare le concessioni in house, di intervenire, realmente, sul monopolio di fatto del mercato del gas, liberalizzando il mercato e non soltanto intervenendo nell'apertura della borsa. Abbiamo provato, in qualche misura, ad allargare il fronte delle liberalizzazioni, ma tale tentativo ci è stato negato, perché la sinistra riformista ha ceduto ancora una volta ai ricatti, ai veti ed ai diktat della sinistra massimalista e neocomunista, tornando indietro invece di andare avanti.
Abbiamo anche cercato, per quanto riguarda la parte del provvedimento relativa alle attività produttive e commerciali, di inserire norme che il corpo produttivo del Paese reclama, e ciò con riferimento alle cooperative - con la fine di alcuni privilegi -, ai CAF e agli studi di settore, una delle questioni che, in questo momento, fanno fremere non soltanto il nord ma chiunque realizzi una attività produttiva nel nostro Paese.
Abbiamo cercato di facilitare l'aggregazione fra le imprese, ma tutto quello che davvero agevola le attività produttive e commerciali e le libera, soprattutto, dalla cappa che sta soffocando le imprese ci è stato negato, anche se in certi casi alcuni deboli richiami della sinistra riformista si sono fatti sentire in questa Assemblea.
Abbiamo cercato di ridurre il costo della politica e di eliminare alcuni tentacoli dell'amministrazione pubblica sulle imprese locali.
Abbiamo chiesto, ma non lo abbiamo ottenuto, la dismissione delle società di Sviluppo Italia! Abbiamo chiesto, ma non lo abbiamo ottenuto, il ritiro programmato di Italia Lavoro dalle società multiservizi! Abbiamo cercato, sostanzialmente, di ridurre i costi della politica, ma anche questo ci è stato negato.
Avete impedito un dialogo reale nel Parlamento, avete ceduto ai ricatti e ai diktat della sinistra radicale, siete tornati indietro e per tali ragioni non possiamo votare un «lenzuolo» che anche la parte più liberale del Paese definisce ormai un fazzoletto di carta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, il gruppo di Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo ritiene che il compito del Governo di centrosinistra sia quello di rinnovare ed ammodernare il Paese. Le liberalizzazioni sono una parte di questa politica più generale e rappresentano una novità importante che il centrodestra, in cinque anni di Governo, non ha neppure iniziato né tentato.
Il Governo, invece, ha subito intrapreso una serie di politiche di liberalizzazioni - col primo pacchetto Bersani - che hanno già ottenuto alcuni risultati significativi.
Infatti, ben quattordici restrizioni alla concorrenza segnalate dall'Autorità garante sono state eliminate.
Dopo le libere professioni, la distribuzione commerciale, i conti correnti bancari, la vendita di farmaci ed altro, il disegno di legge che ci accingiamo a votare continua su quella strada.
Ovviamente, per quanto ci riguarda, obiettivo fondamentale delle liberalizzazioni è stimolare la crescita, aumentando l'attività e la concorrenza nei settori liberalizzati e abbassando i costi per le famiglie e per le imprese.
E ciò avrà in prospettiva anche un interessante impatto sul PIL; in secondo luogo, occorre diffondere una nuova imprenditorialità nei settori liberalizzati, con l'ingresso di nuovi soggetti, società con figure miste, cooperative e grandi gruppi. Il risultato di questa azione dovrebbe ridurre percentualmente nel nostro Paese la quota dei lavoratori autonomi sul totale dei lavoratori, quota che rappresenta un'anomalia tutta italiana.
Tale, dunque, è l'obiettivo e secondo le associazioni dei consumatori i risparmi complessivi per una famiglia dovrebbero essere compresi in media fra gli 800 ed i mille euro l'anno. Il provvedimento chePag. 5abbiamo discusso e che, attraverso il dibattito parlamentare, è migliorato molto - ne sono convinto - non esaurisce la politica delle liberalizzazioni. Bisognerà affrontare ancora diversi problemi, ma la delega al Governo per completare la liberalizzazione nei settori dell'energia e del gas naturale, per il rilancio ed il risparmio delle fonti energetiche rinnovabili, la delega per il riordino dei servizi pubblici, l'introduzione dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, la riforma delle professioni, rappresentano tanti altri banchi di prova della volontà riformatrice del nostro Governo.
Noi, del gruppo parlamentare della Sinistra Democratica siamo qui per sostenere questa azione riformatrice.
È inutile tentare, come ha fatto poco fa il collega Urso, di dividere la sinistra o la parte riformatrice del Governo da una sinistra massimalista. L'Unione è impegnata nel sostenere le riforme e complessivamente la politica del Governo, portando ovviamente il suo contributo, che è critico e volto a migliorare i provvedimenti che sono posti alla nostra attenzione.
Quindi, lo diciamo con chiarezza, per il gruppo di Sinistra Democratica la politica delle liberalizzazioni ha senso solo se tende a migliorare la qualità di vita dei cittadini, utenti e consumatori, se migliora la concorrenza e l'efficienza dei servizi, se salvaguarda l'ambiente, se valorizza l'apporto dei lavoratori dei settori coinvolti. Queste sono le regole, i parametri a cui ci atteniamo e sui quali chiediamo al Governo di procedere rapidamente.
Purtroppo, va detto che le liberalizzazioni nel recente passato si sono spesso risolte nella sostituzione del monopolista pubblico con quello privato e l'interesse del mondo confindustriale alla privatizzazione dei servizi pubblici locali ha avuto spesso principalmente questa motivazione.
Si è ceduto il controllo di importanti infrastrutture a società controllate, con il sistema delle scatole cinesi, con pacchetti azionari minoritari e gli investimenti promessi non sono avvenuti, mentre le tariffe sono aumentate, senza alcun riscontro con la qualità dei servizi erogati. Non vogliamo e non ci sta bene tale risultato e, pertanto, non proseguiremo su questa strada.
Il modello privatistico non è, in sintesi, sempre il modello più efficiente in termini di utilità pubblica, di qualità del servizio e di razionalità economica. Il punto decisivo - lo ripeto e lo ribadisco - è rappresentato dalla partecipazione e dal controllo dei cittadini, dei sindacati, delle associazioni dei consumatori e del Parlamento, del ruolo della politica nel senso pieno di questo termine, non nel senso delle pratiche clientelari, valorizzando la funzione delle autorità indipendenti di settore.
Nelle nostre proposte emendative, oltre ad intervenire su disposizioni relative al settore dei trasporti, che in conclusione sono state giustamente stralciate, perché meritano un approfondimento in Commissione, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla questione della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche rispetto all'obiettivo che condividiamo in pieno della semplificazione burocratica della attività delle imprese.
L'abolizione dell'articolo 16 e le modifiche dell'articolo 19 sono dei risultati importanti e significativi, dovuti anche alla nostra battaglia, per i quali ringraziamo il Governo per la sua sensibilità.
Rimane comunque un rammarico: che la nostra battaglia sull'articolo 10 non sia andata a buon fine. Si tratta, come abbiamo detto ieri, della riforma e dell'introduzione di elementi di liberalizzazione nel trasporto ferroviario. Ci torneremo in seguito. Tuttavia, malgrado tale rammarico, riteniamo che, complessivamente, il provvedimento sia positivo e per tale motivo annuncio il voto favorevole del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, che tra poco esprimeremo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, credo che tutti dobbiamo dare atto alPag. 6Ministro Bersani di perseveranza. Egli propone il terzo atto della sua politica di cosiddette liberalizzazioni e lo fa, per la prima volta, attraverso un disegno di legge. Dunque non gli opporremo il primo dei rimproveri che nelle altre due occasioni gli abbiamo rivolto, e cioè quello riferito allo strumento legislativo adottato: il decreto-legge, immediatamente operativo, in spregio al potere di intervento delle Camere.
Il suo disegno di legge propone tuttavia, nella sostanza, lo stesso sistema degli altri due, vale a dire quello della cosiddetta «lenzuolata». Si tratta di un intervento a macchia di leopardo, di carattere specifico e senza quella che ormai, anche in modo un po' desueto, si definisce come «visione di insieme». Riconosciamo volentieri al Ministro Bersani, uomo di sinistra, di aver voluto fare delle liberalizzazioni e della difesa del consumatore la sua ragione di esistere come Ministro. Si tratta di una scelta tutt'altro che facile, soprattutto se pensiamo che la sinistra italiana spesso è stata orientata da ben altre parole d'ordine. Un processo di rinnovamento teorico, che del resto fa a pugni con altri obiettivi, anche recentemente manifestati dalla parte più estrema della coalizione, forse ancora più determinata, alla luce dell'esito negativo delle ultime consultazioni amministrative, a far valere il suo peso in senso assistenzialistico. Fa piacere oggi sentire dal segretario dei DS, Piero Fassino, che esiste una «questione settentrionale» e che tale questione si condensa in cinque punti: problema fiscale, sicurezza, immigrazione, infrastrutture e rinnovamento della politica.
Ma, scatto per scatto, appare complicato che l'attuale Esecutivo si trasformi in una sorta di centometrista, trattandosi di un Governo diviso al suo interno su ognuna delle cinque questioni sopra richiamate e, per di più, con una risicata maggioranza al Senato, sostenuta con i voti determinanti di qualche senatore che ha sfilato sabato al corteo della sinistra extraparlamentare, al quale non hanno partecipato neppure Giordano e Diliberto, al grido di «Bush boia» e di «Prodi peggio di Bush». Il sillogismo non può certamente rallegrare il capo del Governo, né corroborare la sua reiterata convinzione di durare fino al 2011.
Ho richiamato tale episodio perché non vedo un minimo di coerenza, signor Presidente e signori del Governo, tra la vocazione liberalizzatrice del Ministro Bersani e lo stato della sua maggioranza. Bersani può anche pensare di essere il re di Prussia, ma senza un impero si finisce per essere ovviamente soltanto un re travicello.
Non sono poche, signor Presidente, colleghi e signori del Governo, le contraddizioni che più di un commentatore politico ha rivolto al cosiddetto progetto di liberalizzazioni. Ho sentito recentemente, a proposito di coerenza, il Ministro Padoa Schioppa affermare che le tasse in Italia sono troppo alte. Ma chi le ha elevate? Lo Spirito Santo? Anche gli uomini con due cognomi dovrebbero sviluppare una sola politica. Quel che non si può più permettere è di dire cose in contraddizione con ciò che si fa. La dissociazione è una malattia italiana della politica e, tra le tante riforme che si intendono promuovere, quella della coerenza degli atteggiamenti è forse la più urgente.
In un editoriale sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco - al quale non si può non riconoscere coerenza nell'impostazione culturale liberalizzatrice della nostra economia - si mostrava alquanto deluso dei risultati conseguiti fin qui e citava le spinte e le controspinte corporative che sono state prodotte in questi mesi, molto più efficaci le ultime che non le prime.
Personalmente, avanzo ancora una critica di metodo. Non c'è dubbio che le spinte corporative vadano combattute, però occorre anche un minimo di capacità di previsione. Come si fa a colpire indiscriminatamente alcune categorie - penso ai benzinai, ai farmacisti, ai notai, agli avvocati - e non accorgersi che dal loro punto di vista (assolutamente legittimo) queste categorie debbano poi difendersi? Come non accorgersi in anticipo che se vengono abolite alcune strutture - mi riferisco al Pubblico registro automobilistico, che ha la funzione di alimentare ePag. 7far vivere le nostre sedi dell'ACI - migliaia di lavoratori rischiano il loro posto di lavoro, e non sanno oggi che cosa dovranno fare domani?
Appare un po' contraddittorio che un esponente della maggioranza, l'onorevole Ferdinando Benito Pignataro, arroghi alla sinistra unita il merito di un emendamento soppressivo di una norma proposta dal Governo. La sinistra unita avrebbe ottenuto il risultato della retromarcia del Governo, del quale essa stessa fa parte, su una questione così delicata come l'abolizione del Pubblico registro automobilistico.
Siamo storicamente decisionisti, abbiamo contestato per primi la logica della concertazione. Siamo onorati di aver appartenuto a un partito che, in funzione dell'equa battaglia contro l'inflazione, si trovò a dover fronteggiare un referendum conservatore per alcuni punti di scala mobile, messo in campo dal partito che fu di Bersani, e che dunque tutto era tranne che un partito di liberalizzatori. Ciò nonostante, riteniamo che anche queste categorie abbiano il sacrosanto diritto di essere consultate, anche perché una lotta senza quartiere ad alcune categorie sociali, accusate di essere corporative solo per il fatto di esistere, non è giusta, né tanto meno produttiva. Certo, se esse rifiutano, in nome di un'inaccettabile chiusura a riccio, qualsiasi progetto di riforma e di modernizzazione, si mettono dalla parte del torto. Abbiamo votato a favore della messa sul banco dei supermercati anche dei medicinali di fascia C, per i quali non è previsto il rimborso del Servizio sanitario nazionale. Vedo che i farmacisti minacciano una serrata. In questo caso, ci pare una decisione sbagliata e da combattere, ma non possiamo metterla sullo stesso piano di quella dei lavoratori del PRA, da giorni dinanzi alla Camera a far valere le loro legittime preoccupazioni circa il futuro del loro lavoro. Sono seimila lavoratori dipendenti, e non una categoria corporativa.
Per quanto riguarda le osservazioni critiche, non sono il solo a rilevare che le «lenzuolate» hanno pregi e difetti. Osserva la Ministra Linda Lanzillotta in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa dell'11 giugno: «Ci vuole una riflessione sulle procedure parlamentari. E forse anche sulla tecnica dello Zibaldone». La Lanzillotta chiama così i provvedimenti Bersani, e aggiunge: «Hanno pregi e difetti: la legge dei grandi numeri fa sì che su cento proposte una parte passino, ma a perderci è la visione d'insieme. La logica della mediazione fa saltare alcune norme, spesso le più importanti. Meglio puntare su singoli provvedimenti».
Non è una critica da poco, signori del Governo! Se il sottosegretario mi ascolta, richiamo un altro passaggio della Ministra: «È evidente che se non facciamo uno scatto in avanti» - forse ha anticipato il famoso «scatto fassiniano» - «su questo punto ne pagheranno un prezzo altissimo il Governo e il Partito democratico». Una paura? Una minaccia? Non saprei.
Sarebbe certamente opportuno che vi metteste d'accordo non tanto sullo scatto, ma almeno sulla partenza. Dopo che i notai hanno fatto muro sulla norma che avrebbe dovuto sottrarre loro le compravendite sotto i 100 mila euro; dopo le note vicende dei tassisti e del PRA; mentre le regioni sulla questione dei benzinai assumono provvedimenti che rischiano di affossare la riforma; mentre un emendamento dei Verdi proroga fino alla riforma gli affidamenti dei servizi idrici ai privati, mi potrei domandare - parafrasando il titolo di una vecchia e bella canzone francese di Charles Trenet, Que reste-t-il - che cosa resta di questo proposito liberalizzatore? Come mai questa procedura - che si compendia di tre parti: l'annuncio, la protesta e la mediazione - porta poi spesso ad annullare i propositi iniziali?
Perché questi tre atti - l'annuncio, la protesta e la mediazione - non precedono il provvedimento legislativo, ma lo seguono, finendo spesso per svuotarlo? Non è che si è scelto di proposito di promuovere, attraverso le «lenzuolate», dei provvedimenti solo propagandistici che poi, quasi mai, divengono leggi concrete? D'altronde, proprio ieri, l'onorevole Fassino ha avuto modo in televisione di notare comePag. 8sui mass media contino assai più gli annunci di leggi piuttosto che le leggi approvate. L'informazione, spesso, dà più ampio risalto ai disegni di legge presentati dal Governo - che sono davvero pochi - che non alla loro approvazione da parte del Parlamento. Ciò è vero. E dunque la tecnica delle «lenzuolate» può servire, ma solo a scopo propagandistico, non per cambiare davvero le cose. Essendo questo un disegno di legge, si può prestare bene a questa osservazione; tanto è vero che quel che resta dopo le modifiche apportate in Commissione, gli emendamenti approvati e le parti stralciate, è davvero poca cosa.
Aggiungo che, almeno per quello che mi riguarda, se si faranno davvero provvedimenti organizzatori e innovatori, liberalizzazioni concrete, come quelle che sono state annunciate ma non ancora proposte sui servizi pubblici locali, li voteremo.
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, la prego di concludere.
MAURO DEL BUE. Cosa che non potremo fare per questo terzo atto della «Bersani story»: è troppo poco convincente, troppo poco incisiva, troppo poco efficace, insomma, troppo poco (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signori membri del Governo, colleghi, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea al provvedimento in esame, mi fa piacere richiamare quanto ho avuto modo di osservare nel corso della discussione generale. Ho espresso, in quella sede, l'augurio che l'esame da parte dell'Assemblea desse luogo ad un confronto serio, di merito, caratterizzato da una reale propensione all'ascolto reciproco, in primo luogo tra le forze che compongono la maggioranza. Oggi, a conclusione di questo percorso, possiamo dire che quell'auspicio si è realizzato, che abbiamo compiuto un lavoro importante e raggiunto risultati positivi.
La discussione in Assemblea del provvedimento che stiamo per varare ha migliorato, in punti rilevanti, il disegno di legge. Da parte nostra, non abbiamo mai nascosto che l'intera partita delle liberalizzazioni ci appare problematica nei suoi presupposti culturali e, assai spesso, negli esiti che essa produce. Non è questa, certamente, la sede per approfondire un argomento di tale complessità. Contro la retorica del cambiamento ad ogni costo, che abbiamo sentito risuonare anche tra i banchi della maggioranza, mi basta osservare che nel nostro Paese - ancor più che nel resto dell'Europa, dove le liberalizzazioni e persino le privatizzazioni hanno permesso di preservare un ruolo rilevante delle istituzioni pubbliche - dietro l'insegna delle liberalizzazioni si è sin qui realizzato un processo di privatizzazione, spesso a beneficio di monopoli o di oligopoli finanziari.
C'è poi il capitolo delle riduzioni dei prezzi al consumo. Anche a questo riguardo le cose non sono per nulla ovvie. Ricordo che l'anno scorso il Ministero dell'economia e delle finanze pubblicò dei dati che mostravano come i prezzi e le tariffe dei beni liberalizzati fossero cresciuti in un anno, il 2005, di oltre il 5 per cento, a fronte del 2 per cento dei prezzi amministrati. Ma quand'anche fosse vero che le liberalizzazioni determinano una riduzione delle tariffe e dei prezzi, resta il fatto che esse generano, nello stesso tempo, conseguenze negative sul versante delle condizioni di lavoro e delle retribuzioni dei lavoratori, come ben sanno gli operatori dei call center e i dipendenti delle tante compagnie aeree low cost.
Insomma, noi non crediamo che quella delle liberalizzazioni sia la via regia verso un recupero della produttività e uno sviluppo sano della nostra economia, che soffre - lo ha ricordato anche il Governatore Draghi, nelle sue considerazioniPag. 9finali - di ben noti mali strutturali: il nanismo delle imprese e il ritardo tecnologico. Ciò significa che una cura efficace per la nostra economia dovrebbe incentrarsi, piuttosto, su un massiccio rilancio degli investimenti nella ricerca, anche da parte della mano pubblica, e al contempo sull'innalzamento dei redditi da lavoro e delle pensioni medio-basse, ai fini di un effettivo rilancio del mercato dei consumi interni. Come si vede, non abbiamo difficoltà a porre nel dovuto rilievo le nostre diverse valutazioni in tema di liberalizzazioni e, in generale, sul rapporto tra mercato e sviluppo dell'apparato produttivo del Paese.
Lo dico perché è consuetudine dell'opposizione scoprire sempre di nuovo che esistono vedute diverse nell'ambito della nostra coalizione, come se altrettanto non si potesse dire con riferimento alla coalizione di centrodestra e come se, soprattutto, non fosse implicita, nella nozione stessa di coalizione, la presenza di orientamenti e convincimenti diversi. Ma la politica interviene proprio qui: quando riesce a dare buona prova di sé, fornisce risultati positivi, producendo convergenze e determinando avanzamenti.
Il provvedimento che stiamo per licenziare in prima lettura è una conferma di tale giudizio: ci pare pertanto assai discutibile, anche sotto il profilo istituzionale, quanto dichiarato, nel corso dell'esame da parte dell'Assemblea, dal presidente dell'Autorità antitrust, secondo il quale le decisioni assunte dalla Camera sarebbero passi indietro provocati da presunte forti ed efficaci pressioni delle lobby.
Tralasciamo, però, tali questioni di ordine istituzionale - peraltro non futili - e volgiamoci ai contenuti del provvedimento. Mi limiterò a richiamare i tre punti maggiormente significativi in relazione ai quali l'esame da parte della Commissione e dell'Assemblea ha determinato i miglioramenti a nostro giudizio più rilevanti.
In primo luogo, ricordo la decisione di porre in essere una moratoria sugli affidamenti dei servizi idrici, che impedisce nuovi affidamenti e congela le procedure di affidamento in corso, in attesa dell'emanazione di una nuova organica normativa sulla materia, che garantisca il rispetto del carattere pubblico del servizio, la tutela dell'equilibrio biologico del patrimonio idrico e la salvaguardia del diritto fondamentale dell'intera popolazione a fruire di un bene comune essenziale, al di fuori da logiche di mercato. L'approvazione dell'articolo 4-bis, frutto di un emendamento proposto dal nostro gruppo, rappresenta per noi e per molte realtà dell'associazionismo, impegnate nella battaglia per le ripubblicizzazione dell'acqua, un risultato di prima grandezza.
Lo stesso riteniamo si debba dire per la soppressione dell'articolo 16 del disegno di legge - corrispondente all'articolo 19 del testo della Commissione - che avrebbe determinato una sostanziale privatizzazione dei controlli di sicurezza sugli apparecchi di sollevamento e sugli impianti a pressione. Si sarebbe trattato, a nostro giudizio, di una norma negativa, che avrebbe determinato una pericolosa riduzione degli standard di sicurezza, in un contesto di estrema pericolosità. Ricordo che gli impianti a pressione, cioè tutti gli impianti che veicolano fluidi in pressione, ivi comprese le caldaie e gli impianti chimici, sono tra le cause più frequenti di gravi incidenti. Lo stesso discorso vale per i macchinari di sollevamento, in primo luogo le gru, come i tragici fatti di cronaca hanno dimostrato recentemente. Consideriamo decisivo, pertanto, che al riguardo sia stato compiuto un passo indietro, del tutto coerente, peraltro, con la decisione del Governo di chiedere al Parlamento una delega legislativa in vista dell'elaborazione di un testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori (delega che, come è noto, è attualmente all'esame dell'altro ramo del Parlamento).
Il terzo punto che ci preme evidenziare riguarda gli articoli 50 e seguenti, connessi all'abolizione del Pubblico registro automobilistico. Abbiamo accolto con viva soddisfazione la decisione del Governo di procedere allo stralcio della materia, secondo quanto più volte espressamente richiesto da noi e da altri gruppi della maggioranza.Pag. 10
Signor Presidente, onorevoli colleghi, tali valutazioni positive non escludono il permanere di considerazioni di segno diverso, in relazione ad altre materie sulle quali rimangono valutazioni diverse da parte nostra. Cito, uno per tutti, il tema affrontato nell'articolo 19, riguardante la semplificazione delle procedure per il rilascio del certificato di prevenzione incendi, materia sulla quale è oggi vigente una normativa che consideriamo positiva. Ci riferiamo al decreto legislativo n. 139 del 2006, che costituisce una sorta di organico e ben organizzato testo unico per la prevenzione degli incendi e che, non per caso, rappresenta un riferimento normativo essenziale in vista della costruzione del testo unico sulla sicurezza del lavoro.
Vorrei ricordare ai colleghi e al Governo che le origini di questa normativa affondano nelle due grandi tragedie che colpirono il Paese all'inizio degli anni Ottanta: il rogo della mostra dell'antiquariato a Todi il 25 aprile 1982 e l'incendio del cinema Statuto di Torino il 13 febbraio 1983. Il bilancio fu di cento morti e decine di gravi feriti. È da allora che il certificato di prevenzione incendi diventa il presupposto obbligatorio per la regolarità delle attività aperte al pubblico. Grazie alle nuove norme in materia, che presuppongono controlli diretti da parte del Corpo dei vigili del fuoco, non si sono più registrati eventi tanto disastrosi e negli ultimi venticinque anni l'Italia ha registrato tassi bassissimi di morti per incendio, inferiori alla media europea.
Tutto ciò per dire che su materie così delicate non si dovrebbe percorrere la strada delle cosiddette semplificazioni, bensì quella di una scrupolosa applicazione delle regole. Dovrebbero prevalere un criterio di cautela ed uno scrupolo di coerenza ordinamentale. Tuttavia - e concludo, signor Presidente - per le considerazioni svolte in precedenza, a proposito delle modifiche migliorative introdotte dall'Assemblea, ritengo che il risultato complessivo raggiunto fino a questo punto sia soddisfacente e tale da permetterci...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALBERTO BURGIO. ...di consegnare all'altro ramo del Parlamento, in vista dell'esame in seconda lettura, una base di lavoro a partire dalla quale sarà possibile, con il concorso di tutte le forze della maggioranza, operare ulteriori progressi.
È sulla base di questa valutazione complessiva che confermo, signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor sottosegretario, mi permetta di esprimerle, a nome del mio gruppo, tutta la stima e la solidarietà per quanto accaduto ieri ad opera di qualcuno che si ritiene garantista, ma che poi fa affermazioni totalmente contrarie.
Noi la apprezziamo per la sua serietà, responsabilità ed onestà. Il gruppo La Rosa nel Pugno voterà a favore del provvedimento in esame, perché riteniamo che sia in linea con quanto è stato definito lo scorso anno nell'ambito delle linee programmatiche del DPEF.
Nel DPEF avevamo stabilito, infatti, che bisognava intervenire sulle privatizzazioni e sulle liberalizzazioni e credo che i primi tre atti che il Governo ha presentato in Assemblea, i decreti-legge Bersani ed il disegno di legge Bersani, vadano in una certa direzione, concorrendo a determinare lo sviluppo del nostro Paese, ad accelerare la competitività delle aziende ed a migliorare l'equità sociale.
Tali provvedimenti, che partono dal principio della tutela dei consumatori, tendono ovviamente a determinare una condizione di equità all'interno del sistema ed hanno comportato, secondo il mio punto di vista, anche situazioni positive.
Credo che dobbiamo guardare con estrema attenzione ed interesse a quanto sta accadendo: abbiamo ridotto il debito pubblico di due punti, nonché - significativamente - il rapporto deficit-PIL (ormai siamo al 2 per cento) e negli ultimiPag. 11periodi vi è anche stato un aumento dei consumi delle famiglie.
Credo che ciò debba essere evidenziato con determinazione e fermezza per fare in modo che si possa continuare su una linea chiara, che è quella, che abbiamo definito, della riduzione del debito pubblico, del miglioramento della competitività delle aziende e dell'equità sociale all'interno del Paese.
Il provvedimento in esame, signor sottosegretario, è composto da più parti. Noi riteniamo, per esempio, che sia stato giusto espungere dal testo iniziale tutta la parte che riguardava la scuola.
Riteniamo, infatti, che il problema della scuola debba essere affrontato con un provvedimento serio che metta ordine in tale ambito e che, soprattutto, esalti in modo chiaro la funzione pubblica della stessa.
Questo è il motivo per cui siamo soddisfatti di avere stralciato questo aspetto, a differenza di quanto è avvenuto nel secondo provvedimento, in cui si è voluto forzare un punto, proprio quello relativo alla scuola.
Siamo anche profondamente convinti che alcune iniziative, che sono state inserite all'interno del provvedimento in esame, vadano nella direzione della tutela del consumatore. Cito alcuni esempi: la questione attinente alle attività commerciali e quella che riguarda soprattutto - ciò certamente non è in relazione con la tutela dei consumatori, ma attiene invece ad aspetti importanti che vogliamo ovviamente sottolineare - la semplificazione nel campo delle professioni o la liberalizzazione di alcune professioni. Si tratta, tuttavia, di interventi ancora oggi limitati. Riteniamo, pertanto, che il Governo debba adottare iniziative più forti per creare condizioni migliori per i giovani (a tale proposito riporto l'esempio della questione, ormai, anacronistica che riguarda gli esami per l'abilitazione alla professione di avvocato).
Credo sia necessario affrontare con determinazione la questione delle liberalizzazioni delle professioni, perché ciò consente uno sviluppo chiaro, una condizione indispensabile affinché i giovani possano trovare più disponibilità e possibilità di lavoro.
Riteniamo anche che sia stato necessario ed importante intervenire, ad esempio, in materia di semplificazioni ed in alcuni settori particolari: faccio riferimento al settore dello spettacolo, che viene inserito in un quadro più chiaro ed importante. Questo settore, queste aziende possono essere accomunabili, dal punto di vista del dettato normativo, alle piccole e medie imprese che danno così possibilità di respiro ad un settore che in questo periodo è fortemente in difficoltà.
Allo stesso modo sono importanti alcune iniziative che riguardano la semplificazione amministrativa: mi riferisco alla tematica delle firme digitali e via discorrendo.
Parimenti importante è intervenire su segmenti del sistema bancario e del sistema assicurativo. Ma anche su tale tema noi, come gruppo della Rosa nel Pugno, siamo dell'avviso che bisogna essere più incisivi; occorre fare in modo che tali settori vengano liberalizzati maggiormente. Bisogna fare in modo che vi sia più garanzia per i cittadini e che non si creino mercati ristretti. Pertanto, il Governo deve avere più coraggio per determinare effettivamente condizioni di liberalizzazioni più serie.
Siamo invece profondamente perplessi per alcune iniziative che potevano essere assunte all'interno di questa Assemblea: mi riferisco alle questioni in ambito edilizio.
Vorrei sottolineare con forza un aspetto: ieri una proposta emendativa riguardante lo sconto sui libri è stata approvata con grande convinzione da parte del nostro gruppo e del gruppo dell'Italia dei Valori. Si trattava di una questione chiara nel processo di liberalizzazione del mercato. In particolare, nel modo in cui era stata impostata dal Governo, avrebbe inciso negativamente soprattutto sulle aziende più piccole del nostro Paese e quindi sulla loro crescita. Invece, con questa liberalizzazione, con questa propostaPag. 12emendativa abbiamo dato respiro, prevedendo la possibilità di accedere con più facilità alla cultura ed alla lettura.
Siamo anche soddisfatti per quanto è accaduto e per la proposta emendativa che è stata approvata nelle scorse settimane: mi riferisco alle farmacie, cioè alla possibilità che, in grandi supermercati, si possano vendere anche farmaci di fascia C, e cioè quelli che non vengono pagati dal sistema sanitario nazionale.
Lo riteniamo importante perché, con il secondo provvedimento Bersani, abbiamo previsto la possibilità di vendere anche in altre realtà farmaci di un certo tipo; lo si è fatto in maniera opportuna, prevedendo anche la possibilità per tanti giovani laureati di entrare nel mercato del lavoro, senza restringere l'incidenza dei gruppi corporativi. Riteniamo anche che il Governo debba riflettere, perché non è possibile che un ministro, come risulta dalle dichiarazioni della ministra Turco, tenti di bloccare tale provvedimento al Senato. Mi auguro che il Governo abbia la capacità e la forza di portare avanti questo provvedimento.
In conclusione, signor Presidente, signor sottosegretario, siamo dell'avviso di votare a favore di questo provvedimento.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LELLO DI GIOIA. Però non possiamo nascondere che in Assemblea si sono esercitate all'interno della maggioranza e dell'opposizione pressioni da parte di gruppi che hanno tentato di mantenere lo status quo. Ritengo che ciò sia intollerabile, perché dobbiamo essere liberi di determinare le condizioni di liberalizzazione all'interno del nostro Paese, perché il sistema di liberalizzazione porta alla crescita e all'equità del sistema sociale ed economico del Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, con il disegno di legge oggi in votazione continua l'azione intrapresa con il primo decreto Bersani di riforma dei mercati e di tutela dei consumatori, nella prospettiva di un diverso sviluppo economico che tenga conto degli indirizzi europei e valorizzi ogni risorsa del nostro Paese. La sfida che abbiamo di fronte come nazione deve indurre il Parlamento a svolgere il proprio ruolo fino in fondo, senza cedimenti alle lobby e alle corporazioni, a difesa dell'interesse generale e soprattutto della parte più debole del paese.
Porre al centro della nostra azione i consumatori obbliga l'intero sistema economico ad una maggiore apertura dei mercati, a produrre più efficienza e per questa via ad aumentare la capacità di competere a livello internazionale. Tale sforzo è necessario alla nostra economia nel suo complesso a partire innanzitutto dall'amministrazione pubblica, dallo Stato, dagli enti locali, che scontano un ritardo di efficienza storico rispetto al resto d'Europa.
Tutto ciò ha un riflesso non solo nell'ambito economico, ma anche sulla qualità della democrazia reale percepita dall'insieme dei cittadini; democrazia che dipende, in primo luogo, dalla trasparenza della pubblica amministrazione, degli operatori privati oltreché dalla possibilità per i cittadini di partecipare attivamente alle scelte di Governo. Occorre superare le logiche burocratiche, stataliste che rappresentano un costo non più sopportabile per la collettività oltreché essere fonte di ingiustizie e privilegi.
La liberalizzazione di alcuni mercati, il più facile accesso alle professioni, la semplificazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese e la promozione dell'autocertificazione rappresentano un nuovo paradigma del rapporto tra imprese e pubblica amministrazione Con la legge in esame, oltre ad affermare un nuovo patto di collaborazione e fiducia con il mondo economico, si definiscono le misure che favoriscono il rafforzamento delle imprese stesse riguardo alle loroPag. 13dimensioni, al loro ambito finanziario ed al loro accesso al mercato dei capitali.
Tutto ciò evidenzia l'attenzione di questo Governo e della sua maggioranza ai temi dell'economia e dell'impresa e la consapevolezza del ritardo che il nostro sistema ha accumulato. La difesa del consumatore rispetto al sistema finanziario e rispetto alle imprese che distribuiscono i servizi fondamentali in regime di oligopolio, quali l'acqua, il gas, l'energia elettrica e le telecomunicazioni, rappresenta il segno concreto di un'inversione di tendenza rispetto ad una politica ed a un Governo che, in passato, hanno tutelato solo gli interessi forti.
Purtroppo, il nostro è anche il Paese delle truffe e dei raggiri, dei soliti furbi e furbetti protetti dalla politica contro gli onesti cittadini.
Purtroppo, il nostro è anche il Paese delle fatture «taroccate» e dei costi addebitati senza una chiara e giustificata motivazione.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,05)
SILVANA MURA. Finalmente, il Parlamento approva dei provvedimenti che impongono chiarezza e trasparenza, avvicinando l'Italia al resto d'Europa.
L'iter assai dibattuto del disegno di legge in esame dimostra, se mai ve ne fosse bisogno, quanto sia difficile nel nostro Paese modificare assetti consolidati, che trovano nei partiti - tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra - orecchie sempre più attente e disponibili alla conservazione. Voglio citare, ad esempio, lo stralcio degli articoli relativi all'abolizione del PRA, istituto unico in tutta Europa, che ci trasciniamo dagli anni Venti e che oltretutto rappresenta un doppione dell'Archivio nazionale dei veicoli e che ci auguriamo venga opportunamente riconsiderato nella valutazione della Commissione trasporti attraverso un apposito provvedimento che serva a ridurre i costi ed a salvare i livelli occupazionali.
Cito, inoltre, la vicenda del voto da parte dell'opposizione di centrodestra a favore all'emendamento presentato dall'onorevole Acerbo del gruppo di Rifondazione Comunista che per puro spirito di contrapposizione ottiene il risultato di conservare pratiche obsolete tra pubblica amministrazione, imprese e professionisti, rendendo facoltativo l'utilizzo della posta elettronica certificata, con l'inevitabile aggravio di tempi e di costi tanto per la pubblica amministrazione quanto per i cittadini.
Il Parlamento deve anche evitare di cadere nella trappola delle false liberalizzazioni che in realtà nascondono alla collettività danni maggiori dei vantaggi che recano a gruppi o singoli cittadini. È il caso dell'articolo 18 del disegno di legge che, grazie ad un emendamento dell'Italia dei Valori, è stato soppresso, in quanto avrebbe consentito di realizzare strutture turistico-ricettive stabili aggirando in modo surrettizio le normative edilizie vigenti. Lo stesso dicasi per l'articolo 21, dal titolo ingannevole «Delega al Governo in materia di agevolazioni relative all'acquisto di immobili alberghieri»: in realtà, si sarebbe trattato di un regalo immotivato alla proprietà alberghiera trovatasi nella condizione di cedere gli immobili stessi, consentendo per via legale un maxisconto fiscale agli attuali proprietari; anche questo articolo è stato soppresso grazie ad un emendamento dell'Italia dei Valori.
Nello stesso modo ci pare positiva la soppressione dell'articolo che avrebbe escluso il ricorso ai notai per gli atti riguardanti la cessione o la donazione degli immobili con valore catastale inferiore a 100 mila euro, che avrebbe eliminato le tutele legali, la certezza della proprietà e della conformità urbanistica degli immobili interessati, per non parlare dell'evasione e dell'elusione fiscale che il ricorso ai funzionari comunali avrebbe potuto ingenerare.
Il consenso popolare riscosso dai provvedimenti di liberalizzazione già varati dal Parlamento riguardo, ad esempio, alle ricariche telefoniche, ai mutui ipotecari, alle polizze assicurative, alle farmacie e alle facilitazioni per la costituzione di nuove imprese è la testimonianza concreta che iPag. 14cittadini chiedono ai loro eletti di proseguire su questa strada, ignorando tutte le pressioni che gli interessi costituiti e le lobby hanno messo e metteranno in atto.
Poiché ci consideriamo, come ho già ricordato in un altro dibattito, dipendenti dei cittadini stessi e poiché, in termini più rigorosi, la sovranità è del popolo, il gruppo dell'Italia dei Valori non solo voterà a favore del provvedimento in esame, ma invita il Governo a continuare con determinazione in questa direzione per far risparmiare allo Stato le risorse dei cittadini, per offrire nuove opportunità ai giovani, per rendere più trasparente la pubblica amministrazione, insomma per un sistema Paese più efficiente e competitivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, a nome del gruppo dei Popolari-Udeur preannunzio il voto favorevole sul disegno di legge in esame, recante misure di liberalizzazione ed interventi volti ad agevolare le attività produttive e commerciali. Si tratta del terzo provvedimento che stiamo approvando su questi temi negli ultimi mesi, e ciò dimostra la volontà da parte della maggioranza e del Governo di affrontare seriamente il tema delle liberalizzazioni, attraverso il quale potremo finalmente riagganciare la locomotiva europea, che fino all'anno scorso sembrava distante.
Le misure approvate tendono a liberare energie e risorse di crescita del Paese, ma l'azione della maggioranza e del Governo non intende fermarsi qui: sono, infatti, all'esame del Parlamento altri provvedimenti che faranno da corollario a quelli già adottati e, tutti insieme, risponderanno alle esigenze di sviluppo dell'economia e di ammodernamento e semplificazione della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese e delle attività commerciali, fino ad arrivare ai singoli cittadini che fruiscono di questi servizi.
Liberalizzare significa, infatti, ripensare anche l'organizzazione sociale, mettendo al centro le esigenze e i diritti dei cittadini, molte volte sacrificati in nome anche di interessi corporativi.
Entrando nel merito del provvedimento che ci apprestiamo ad approvare, sottolineiamo l'introduzione di procedure di semplificazione nell'avvio degli impianti produttivi, la liberalizzazione del mercato della distribuzione del GPL, gli interventi per agevolare il trasporto innovativo, favorendo così sia la libera concorrenza che la tutela dell'ambiente. Risultano, inoltre, semplificati gli adempimenti per ottenere gli indennizzi da parte delle famiglie con invalidi civili minori, agendo così concretamente in favore della famiglia, politica che il nostro partito ha sempre perseguito. Altra norma innovativa ed utile per tutti i cittadini è quella in virtù della quale il Governo sarà tenuto a presentare ogni anno una legge per la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori, in modo da rendere veramente strutturali e durature le riforme liberalizzatrici.
Tra le misure più vantaggiose per i cittadini, vogliamo sottolineare i risparmi che verranno dalla sterilizzazione delle accise sul petrolio ed il conseguente argine ai prezzi della benzina. Ogni qual volta, infatti, il prezzo internazionale del petrolio greggio aumenterà di oltre il 2 per cento rispetto al valore di riferimento previsto all'interno del Documento di programmazione economico-finanziaria del Governo, quest'ultimo sarà tenuto a diminuire le accise al fine di compensare le maggiori entrate IVA derivanti dall'aumento del petrolio.
Altra misura a favore del consumatore è quella che vieta le clausole che prevedono l'applicazione della commissione di massimo scoperto da parte delle banche, su cui dovremo comunque continuare a riflettere ulteriormente in sede di esame del provvedimento da parte del Senato. Abbiamo inoltre proseguito nella politica di tutela degli utenti dei servizi di telefonia mobile, imponendo uno stop ai servizi non richiesti e all'imposizione di costi aggiuntivi per le segreterie telefoniche, ed abbiamoPag. 15avviato i meccanismi per giungere a breve ad una diminuzione sostanziosa delle tariffe nel settore del roaming internazionale.
Abbiamo inoltre approvato un emendamento, da noi presentato, al fine di permettere alle imprese di produzione e trasformazione alimentare la vendita dei prodotti di propria produzione per il consumo immediato. Permettiamo così la vendita diretta da parte dei produttori, favorendo in tal modo la libera concorrenza e il cittadino-utente, che potrà recarsi direttamente nelle aziende produttrici, cantine, laboratori per acquistare la merce. Come non pensare, a questo proposito, ai tanti prodotti tipici italiani e agli effetti positivi che la nostra iniziativa avrà sul turismo nei luoghi di produzione.
Sul complesso del provvedimento che ci accingiamo a licenziare, esprimo a nome del gruppo Popolari-Udeur la grande soddisfazione per come si sono svolti i lavori in Assemblea e in Commissione, nonché in seno al Comitato dei nove. Infatti, in buona parte i rilievi critici sollevati sono stati accolti e, per tale ragione, ringrazio tutti i miei colleghi, il relatore, onorevole Lulli, ed il rappresentante del Governo, onorevole Bubbico, che ha seguito l'iter del provvedimento.
Un esempio di questo proficuo lavoro è rappresentato, senza dubbio, dall'approvazione dell'articolo 16, che con l'obiettivo della semplificazione proponeva norme in tema di sicurezza sul lavoro, che, per altri aspetti, potevano rappresentare una dispersione di responsabilità e, quindi, minore sicurezza per i lavoratori e i cittadini.
L'esempio più eclatante, su cui vorrei richiamare l'attenzione di questa Assemblea, è sicuramente quello relativo alla riorganizzazione del Pubblico registro automobilistico. Su questo tema, infatti, l'impegno del mio gruppo non è stato quello di «picconare» il testo del provvedimento - come qualcuno ha voluto insinuare - ma quello di aprire un confronto serio e approfondito su tutte le problematiche relative alla circolazione dei veicoli nel nostro Paese.
Non si dica dunque che i Popolari-Udeur sono contro le liberalizzazioni, perché sul tema del PRA - e ne sono testimonianza i nostri interventi nelle Commissioni attività produttive, trasporti, finanze, lavoro - siamo sempre intervenuti per affrontare il problema in modo adeguato, non per evitarlo: altrimenti, non avrebbe avuto senso presentare sulla riorganizzazione del PRA - come è stato fatto anche da altri gruppi - emendamenti alternativi ed un progetto di legge di cui il nostro capogruppo è il primo firmatario. Il testo originario in materia, a nostro avviso, presentava lacune dal punto di vista della tutela del cittadino e della certezza del traffico giuridico, tematiche che saranno discusse nella Commissione trasporti.
Abbiamo inoltre espresso tutte le nostre preoccupazioni per un provvedimento che avrebbe messo in mobilità migliaia di lavoratori, senza le opportune garanzie di mantenere il proprio posto di lavoro. Uno dei punti fermi della nostra azione di governo e del nostro programma è la tutela e la difesa del lavoro: in nome di una semplificazione amministrativa tutta da verificare, non potevamo permettere che restasse un punto interrogativo sulla sorte di tanti lavoratori, che per giorni hanno manifestato anche davanti alla Camera.
L'altro aspetto che aveva sollevato la nostra preoccupazione era quello riguardante l'estensione ai funzionari comunali e agli avvocati del potere di autentica di atti di cessione e donazione di immobili di valore catastale non superiore a 100 mila euro. La proposta emendativa al riguardo - presentata dal relatore durante la discussione in Assemblea e poi ritirata - suscitava grandi perplessità giuridiche, espresse in modo autorevole in Commissione dal sottosegretario per la giustizia, Luigi Scotti. Tale disposizione avrebbe creato una forte incertezza giuridica su tutti quegli adempimenti, ora affidati ai notai, riguardanti le volture catastali e le trascrizioni degli atti, con la possibilità di penalizzare gli acquirenti più deboli, che avrebbero visto diminuire le proprie garanzie.Pag. 16
Vorremmo infine auspicare che la proposta emendativa approvata riguardante la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C - che per alcuni aspetti potrebbe essere positiva - possa essere ulteriormente approfondita in sede di approvazione definitiva, come anche dichiarato dal Ministro Turco. Ciò per non penalizzare eccessivamente, nel giro di pochi mesi, la categoria dei farmacisti, che già recentemente ha dovuto accettare provvedimenti innovativi in tema di liberalizzazioni. Siamo disponibili a valutare l'esistenza o meno di «accanimenti terapeutici» nei confronti della categoria.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, quella delle liberalizzazioni è una strada che questo Governo ha intrapreso con decisione e che noi condividiamo. Su tale percorso si inserisce a pieno titolo il provvedimento al nostro esame e, pertanto, esprimiamo un convinto voto favorevole ad una legge che permetterà all'Italia di competere maggiormente sui mercati esteri, assicurando a tutti i cittadini maggiori tutele e garanzie (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che aveva suscitato grandi aspettative nel Paese e anche l'atteggiamento parlamentare del mio gruppo e dell'opposizione in Commissione era stato un atteggiamento di attenzione. Infatti, a differenza dei precedenti decreti-legge, sui quali non vi era stata la possibilità di svolgere alcun dibattito, almeno su questo provvedimento, essendo un disegno di legge, ritenevamo vi potesse essere una collaborazione. Su alcuni punti tale collaborazione c'è stata, ma - lo devo sottolineare - soprattutto per la sensibilità del relatore, onorevole Lulli, al quale va il ringraziamento per aver tentato di condurre questa barca all'interno di mille tempeste e mille temporali.
Il risultato finale, obiettivamente, è davvero poca cosa. Come ricordava poc'anzi l'onorevole Urso, quotidiani importanti del nostro Paese hanno ormai declassato il provvedimento da «lenzuolata» a «fazzoletto»; ma l'aspetto più grave è che sono stati eliminati alcuni aspetti (per onestà intellettuale, bisogna dire che le responsabilità di ciò sono diffuse). Mi riferisco al fatto che non si sia deciso di liberalizzare il PRA, alla motorizzazione, alla decisione di togliere, o magari di edulcorare, altre questioni. La responsabilità di tutto ciò va ascritta a diversi gruppi politici, non solo della maggioranza ma anche di opposizione.
Il problema, tuttavia, è che non si è voluto segnare un gol in più, non si è voluto aggiungere qualche vagone a questa «lenzuolata» che è diventata un fazzoletto. Il gruppo di Alleanza Nazionale aveva tentato di formulare alcune proposte: ad esempio, sul tema dei servizi pubblici locali, ci è stato obiettato che esiste il disegno di legge Lanzillotta al Senato, ma ciò non ha impedito che la sinistra cosiddetta radicale ottenesse un risultato che va contro gli interessi del Paese, ovvero la moratoria della liberalizzazione dei servizi idrici. Su ciò, spero che nel Paese, prima o poi, si apra un dibattito reale: non è vero, infatti, che coloro che si schierano dalla parte dell'acqua come bene pubblico fanno gli interessi dei consumatori e dei cittadini, non è vero! Senza un principio di mercato e senza un principio economico, nel nostro Paese continueremo ad avere una rete idrica che, appunto, fa acqua da tutte le parti!
Non ci sono gli investimenti in questo settore. Certo, se una parte politica, legittimamente, sostiene che gli investimenti si fanno aumentando la pressione fiscale, allora li faccia lo Stato, chiedendo ancora più tasse ai cittadini! La nostra concezione è esattamente opposta: consiste, cioè, nel riuscire a liberare risorse, anche private, per poter dare ai cittadini un servizio efficiente a prezzi contenuti. Quanto è previsto nel provvedimento in esame, vale a dire la moratoria per dodici mesi (che, addirittura, fa tornare indietroPag. 17rispetto a un processo che era già iniziato), è una gravissima responsabilità che sta in capo alla maggioranza del Governo Prodi.
Vi sono ulteriori aspetti: ad esempio, la questione del mondo della cooperazione, di cui abbiamo grande rispetto e verso il quale riteniamo debba esserci sostegno, ma dev'essere anche chiaro che la cooperazione non può fare concorrenza sleale alle imprese, dev'essere chiaro qual è il confine tra finalità mutualistica e non mutualistica.
Segnalo, inoltre, le tematiche relative all'energia elettrica e al gas, in ordine alle quali, ancora una volta, siamo costretti a denunciare che il 1o luglio si consumerà una liberalizzazione incompiuta. Il 1o luglio, infatti, dovrebbe esserci l'apertura definitiva, anche al mercato domestico, dell'energia elettrica, ma non accadrà nulla perché il Governo non ha adottato le regole, si accinge a varare un provvedimento che rischia di lasciare tutto così com'è e quindi il cittadino consumatore e la piccola impresa non solo non avranno nessun interesse a cambiare fornitore, ma saranno ostacolati nei procedimenti per il cambio dei fornitori.
Pertanto, continueremo tutti ad acquistare energia elettrica dal medesimo fornitore. Ciò comporterà uno stop ed un fermo molto grave alla liberalizzazione dell'energia. La stessa cosa, del resto, è accaduta nel settore del gas, quando, il 1o gennaio 2003, è stato liberalizzato, senza effettuarne la liberalizzazione a monte. Dunque, nessuno ha avuto possibilità di cambiare fornitore. Non nutriamo quindi alcuna fiducia in tali percorsi parlamentari, perché abbiamo misurato e visto quello che comportano e quale sia l'inconsistenza della maggioranza, che cerca di sopravvivere a se stessa, che conclude compromessi al ribasso e che, soprattutto, polarizza la sua attenzione sull'ala estrema e non su quella riformista. Cosa dire poi, ad esempio, della questione relativa alle ferrovie? È stata introdotta una norma che non ha nulla a che vedere con il provvedimento in esame e che prevede che, in attesa che venga istituita l'apposita autorità e si realizzi un'effettiva liberalizzazione, tutto ritorni in capo al Ministero dei trasporti.
Pertanto, ritengo che la cosiddetta «lenzuolata» ormai sia diventata un fazzoletto, che non copre neanche le vergogne di questa maggioranza, che è giunta al capolinea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento con una constatazione di carattere personale. Da parte mia e da parte del gruppo al quale appartengo, registro un rimpianto rispetto ad un'occasione perduta. Avevamo accolto con favore le proposizioni enunciate, soprattutto quelle che trasparivano da parte di una certa stampa e che, all'inizio dell'esame di questo provvedimento, circa un mese fa, stavano creando le condizioni per la nascita, all'interno del Parlamento, di una discussione vera di tipo politico, che avrebbe portato a chiarire le posizioni dello stesso Parlamento, in merito all'atteggiamento da tenere nei confronti di un mondo che evolve e che va verso la libertà e la liberalizzazione dei servizi.
Vorrei far presente che il rimpianto sta nel fatto che pensavamo che la via maestra fosse quella parlamentare e che nell'ambito di questo Parlamento vi fossero le condizioni per un confronto vero, tant'è che abbiamo agito in modo coerente, presentando emendamenti qualificati, in numero tale da non poter configurare nessun dubbio sulla volontà di discutere piuttosto che fare semplicemente ostruzionismo, e su quelli abbiamo cercato di concentrare la discussione, prima in Commissione e successivamente in Assemblea. Tuttavia, ancora una volta, registriamo una sconfitta della politica parlamentare, perché la discussione, sviluppatasi intorno a questa vicenda, si è interamente consumata all'interno della maggioranza, la quale ha fatto tutto e il contrario di tutto, ha ingenerato speranze facendo promesse ben precise e, con la stessa celerità, ha determinato il risultato finale.Pag. 18
Non vorrei parafrasare chi mi ha preceduto. Tuttavia, il tema giornalistico che si è rincorso nelle ultime settimane, della «lenzuolata» che si è trasformata in un fazzoletto, rappresenta una battuta fin troppo facile, per certi versi, ma rappresenta una drammatica realtà. La montagna ha partorito un topolino. Quello in discussione avrebbe dovuto costituire «il disegno di legge», cioè, finalmente, il contenitore nell'ambito del quale, non risentendo dell'emergenzialità che caratterizza la decretazione d'urgenza, si sarebbe potuto sviluppare il dibattito politico intorno alle liberalizzazioni. In realtà, è diventato un meccanismo nell'ambito del quale concentrare le proprie frustrazioni e cercare di misurarsi e pesarsi all'interno della maggioranza.
Allora, diciamo che si è persa una grande occasione e ci rammarichiamo del fatto che molti elementi positivi, che hanno caratterizzato il dibattito dell'Assemblea in queste settimane, sono spariti dal testo finale. È di ciò che dobbiamo discutere; è inutile illudere i cittadini o i consumatori o tutti i soggetti, che guardano alla politica con un'attenzione sempre più ridotta, facendo promesse, senza essere in grado di mantenerle. Allo stesso modo è inutile continuare a rivendicare una spinta riformista da parte di un Governo che, semmai l'avesse avuta, l'ha sicuramente esaurita!
Non vorrei citare casi singoli, ma vi assicuro che vi era una grande disponibilità e attenzione da parte della Lega Nord Padania rispetto a temi tanto cari alla ormai famigerata «questione settentrionale». In queste settimane abbiamo sentito politici di tutti gli schieramenti parlare della «questione settentrionale» come di una vera e propria emergenza, ma poiché riteniamo di incarnarla, di volerla rappresentare all'interno del Parlamento italiano, rivendichiamo anche il fatto di conoscerla con precisione. Vi posso garantire che alcuni elementi contenuti nel provvedimento in esame non andavano in quella direzione, ma piuttosto in quella di rispondere all'esigenza del nostro territorio, che chiede al Paese di ragionare in un'ottica di sburocratizzazione, di semplificazione, nonché di snellimento delle procedure.
È, invece, avvenuto esattamente il contrario: erano presenti - lo ripeto - alcuni elementi positivi; abbiamo considerato con un certo favore, pur rimanendo critici dal punto di vista della loro reale e concreta applicazione, alcuni elementi che si sono succeduti. Parlo, ad esempio, degli articoli dal 50 al 57, concernenti la questione dei registri automobilistici, in modo particolare il PRA. Abbiamo considerato con favore tale scelta, anche a fronte di posizioni, per certi versi difformi, sui tecnicismi. Tuttavia, tutto quello che va nella direzione della semplificazione per il cittadino e per il contribuente è pane per i nostri denti.
Avremmo apprezzato soprattutto che in quest'aula, in questo contenitore dove si tratta di liberalizzazioni, di trasparenza amministrativa, di semplificazione, si discutesse di un tema che è banale e marginale rispetto al problema complessivo, ma che comunque sta a cuore.
Avrebbe potuto essere un buon segnale; l'inizio di un procedimento, di un processo che avrebbe potuto portarci lontani e consentirci di trovare anche qualche convergenza all'interno dell'Assemblea, così come è avvenuto, rispetto alla rigida necessaria lealtà e fedeltà alla maggioranza che avete a tutti costi ricercato e che poi ha prodotto tale compromesso al ribasso.
Vi erano spunti positivi; avevamo valutato positivamente anche la semplificazione, seppur con una forma che non abbiamo apprezzato, perché la presentazione di un emendamento da parte della Commissione non appartiene al cuore del provvedimento, ma all'evoluzione del dibattito parlamentare; ciò è legittimo, ma non è la strada maestra. Avevamo apprezzato l'idea di semplificare la vita, ad esempio, in materia di trasferimenti di beni, senza il balzello dei notai.
Mi rendo conto che sto parlando un po' in controtendenza, perché il dibattito di questa mattina ha portato quasi tutti a rimorchio dell'emotività. La gente sente la «pancia» del Paese e, tra quelli che eranoPag. 19favorevoli prima e contrari poi o viceversa, vi è stato un gran rimescolamento delle carte.
Di certo, tutti gli interventi dei colleghi, soprattutto di maggioranza, che si sono succeduti, hanno fatto sì che si gridasse alla vittoria per aver ottenuto risultati, di cui ci si vanta anche se non lo capisco. Mi spiego meglio: alla fine del dibattito saremo gli unici (ne sono rimasti un paio finora, perlomeno credo) a dirvi che su alcuni punti, spariti dalla discussione parlamentare, avremo condiviso tale percorso. Vogliamo continuare a rimarcare la nostra specificità, dicendovi che non siamo omologati in nessuno schema; certo, siamo un movimento che si ispira fortemente a principi liberali, di libertà, che deve dare risposte ad un territorio.
Allora se i nostri territori, se i nostri elettori, se la gente, a gran voce ci chiede di rappresentarla in Parlamento, se essi rivendicano e ci chiedono di rivendicare un ruolo attivo nella sburocratizzazione, nello snellimento dello Stato, nel miglioramento dei servizi per i cittadini, dobbiamo impegnarci in questo senso.
In questo senso eravamo appunto pronti a discutere con la maggioranza. Essa, però, non ha voluto discutere con noi, ma ha cercato solo di fare sponda quando si è trovata in difficoltà rispetto alle posizioni di contrasto, che si erano venute a creare all'interno del Parlamento stesso.
Questa maggioranza ha sistematicamente posto il relatore nelle condizioni di continuare ad accantonare i vari articoli o proposte emendative via via che si creavano problemi, per poi discutere degli accantonamenti nelle segrete stanze della maggioranza stessa, quindi senza il coinvolgimento parlamentare.
In virtù di tali considerazioni, non possiamo che essere critici nei confronti del provvedimento finale che - ripeto - di fatto scontenta tutti: scontenta la maggioranza riformista, che era partita con grandi obiettivi e che si è dovuta fermare, accontentandosi di un provvedimento, francamente, senza arte né parte, che non cambia nulla nel contesto dei grandi problemi del Paese; scontenta l'opposizione, perché non è stata data la possibilità a tutte le opposizioni o a buona parte di esse di svolgere un ruolo costruttivo (i dati depongono a favore del fatto che le opposizioni volessero svolgere un tale ruolo); scontenta, soprattutto, i cittadini, che non hanno capito di cosa stiamo parlando.
Siamo stati impegnati un mese in una discussione, che non ha portato a nulla!
Noi rivendichiamo con forza la nostra autonomia, come abbiamo cercato di fare in queste settimane di lavoro parlamentare, anche se in linea di massima non si sono ottenuti risultati.
Il collega Saglia ha fatto riferimento alla moratoria di un anno sulla questione del ciclo idrico. Ciò fa parte delle storture del provvedimento in esame, che ha affrontato questioni che niente avevano a che vedere con il mondo delle liberalizzazioni, senza risolvere uno dei problemi che sono cari al nostro Paese e, soprattutto, quelli che attanagliano quella parte del Paese che da sempre sta sostenendo il resto il territorio. Si tratta della parte del Paese da cui proveniamo - e concludo signor Presidente - che ancora una volta sa con chi ha a che fare e vedrete che vi renderà merito di quello che avete prodotto fino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,35).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 2272-bis-bis-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trepiccione. Ne ha facoltà.
Pag. 20
GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, il disegno di legge che ci apprestiamo a votare rappresenta un ulteriore tassello di un ambizioso progetto generale di modernizzazione del nostro Paese, nel quale si intendono coniugare le istanze liberali, sociali ed ecologiche.
Questo difficile percorso, come è noto, ha avuto inizio con i precedenti decreti-legge promossi dal Ministro Bersani, che hanno avviato un processo virtuoso di correzione dei conti pubblici, di liberalizzazione e di una più efficiente concorrenza nei mercati. Si tratta di una direzione nella quale il Governo deve procedere senza tentennamenti.
Naturalmente bisogna anche essere consapevoli che, soprattutto in certi ambiti, non è possibile anticipare i tempi. Il caso del riassetto dell'ACI, in particolare, a noi pare richieda un graduale e sereno confronto. Per questo motivo abbiamo sostenuto lo stralcio degli articoli relativi, che prevedevano, tra l'altro, l'abolizione del PRA (pubblico registro automobilistico).
Ad ogni modo, la maggior parte delle misure previste in questo disegno di legge ha un carattere decisamente innovativo ed è finalizzata a rimuovere le ingiustificate restrizioni per l'esercizio di alcune attività professionali di intermediazione commerciale di affari, unificando da un lato i vari profili, dall'altro agevolando l'accesso e lo svolgimento di tali professioni.
Il gruppo dei Verdi è orgoglioso di sostenere un riformismo che preserva la giustizia sociale, la tutela dell'ambiente e dei consumatori e che, favorendo l'apertura dei mercati a nuovi soggetti, aiuta l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
È questa l'ottica con la quale siamo intervenuti su questo disegno di legge, promuovendo e sostenendo una politica economica più equa e trasparente, insieme alla tutela di beni comuni inalienabili, come l'acqua.
Basti pensare alle misure innovative in settori decisivi come quello delle attività commerciali e delle prestazioni di servizi. Pensiamo, in particolare, al settore farmaceutico che viene ulteriormente aperto alla concorrenza, sia impedendo eccessive concentrazioni proprietarie sia estendendo la tipologia dei farmaci acquistabili presso diversi esercizi commerciali, opportunamente attrezzati, col risultato di ridurre i prezzi e migliorarne la reperibilità.
Sempre nell'ambito del terziario, dal nostro punto di vista hanno particolare rilevanza le misure previste per il trasporto pubblico individuale e collettivo, che, al fine di accrescere la presenza di mezzi di trasporto alternativi all'auto privata, prevedono sistemi e tecnologie innovative allo scopo di migliorare il servizio, ampliando la gamma di offerte a favore dei cittadini e delle categorie disagiate. Si tratta di promuovere e diffondere un nuovo modello di trasporto ecologico, che prevede il ricorso all'uso multiplo ed alla condivisione dei veicoli, consentendo una riduzione sensibile del traffico congestionato in moltissime città del nostro Paese e riducendo l'emissione dei gas di scarico estremamente pericolosi per la nostra salute e per l'ambiente.
Com'è noto, il problema della mobilità, specialmente nelle grandi città, rappresenta un nodo cruciale della vivibilità, molto sentito dai cittadini e dall'opinione pubblica. Proprio per questa ragione ci siamo impegnati a promuovere anche una modifica della normativa vigente, che faciliti la conversione dei veicoli a benzina in elettrici, in modo da ridurre le emissione inquinanti e favorire il risparmio dei consumi dei prodotti petroliferi. Purtroppo la nostra proposta, presentata sotto forma di emendamento, pur avendo ricevuto il parere favorevole in Aula, è decaduta con la soppressione dell'articolo di riferimento. Ci auguriamo comunque che il suo esame possa essere ripreso al Senato.
Siamo certi che questi interventi di liberalizzazione debbano essere considerati solo come un ulteriore passo. Nel prossimo futuro non solo si dovrà migliorarli, renderli più efficaci, ma bisognerà trovare anche la capacità progettuale di immaginare soluzioni radicalmente innovative. Certamente non si potrà, né si dovrà tornare indietro.Pag. 21
Sempre in materia di servizi, come accennato, abbiamo promosso e sostenuto la moratoria degli affidamenti ai privati delle concessioni idriche, perché l'acqua non può non essere considerata un bene comune e certamente non è una merce.
Con grandissima soddisfazione, segnaliamo relativamente a tale aspetto che abbiamo trovato una piena sintonia con i nostri colleghi della maggioranza. La tutela delle risorse idriche è una questione strategica per il Paese e la moratoria degli affidamenti ai privati è fondamentale fino al varo della disciplina complessiva del settore sui servizi idrici locali.
È necessario, infine, un piano di tutela delle acque che affronti in maniera strutturale il problema dell'enorme dispersione idrica. Questa è una vera priorità infrastrutturale per il Paese. Ci auguriamo, quindi, una nuova regolamentazione del settore che valorizzi il suo carattere essenziale di servizio pubblico, svincolato dalla logica del profitto.
Un altro motivo di grande soddisfazione per noi è l'introduzione della norma, da noi presentata e sostenuta, che prevede un regime fiscale agevolato dei prodotti del commercio equo e solidale, rispettosi dei criteri previsti dalle organizzazione di certificazione del fair trade. Il commercio equo e solidale promuove la giustizia sociale ed economica, lo sviluppo sostenibile, il rispetto per le persone e per l'ambiente attraverso il commercio, la crescita della consapevolezza dei consumatori, l'educazione e l'informazione. È fondamentale sostenerlo con un regime di agevolazioni fiscali che ne consentano uno sviluppo continuo e capillare, poiché il suo scopo è quello di riequilibrare i rapporti con i Paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l'accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati attraverso una più equa distribuzione dei guadagni.
Abbiamo promosso l'articolo relativo alla trasparenza dei mercati, con il quale si delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi concernenti la diffusione della DAP, la Dichiarazione ambientale di prodotto, prevista dalle politiche ambientali comunitarie.
Tale dichiarazione è un documento che rende possibile identificare e quantificare l'impatto ambientale di un prodotto o di un servizio nell'arco del suo intero ciclo vitale, perché, ad esempio, un prodotto, la cui produzione può apparire poco inquinante, potrebbe poi rivelarsi, al momento dello smaltimento, altamente problematico: basti pensare ai personal computer.
Tramite questo documento si comunicano informazioni oggettive, certificate, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi. Esso avrà un carattere esclusivamente informativo; tuttavia, potrà rivelarsi prezioso per le scelte sia dei privati sia degli enti pubblici. Infatti, questa dichiarazione è eccezionalmente versatile: è applicabile a tutti i prodotti e servizi, indipendentemente dal loro utilizzo o posizionamento nella catena produttiva e rende possibile effettuare fra di essi confronti funzionalmente equivalenti. Dunque, la dichiarazione ambientale di prodotto risponde perfettamente alla logica di rendere davvero trasparenti i mercati, favorendo l'acquisto consapevole di prodotti e di servizi.
Voglio ricordare, infine, come il nostro impegno a favore della liberalizzazione della riproduzione per uso personale e senza fini di lucro di brani musicali, libri di testo ed altre opere intellettuali similari - un tema molto sentito dai giovani - si sia tradotto in un primo momento in una proposta emendativa e successivamente in un ordine del giorno accolto dal Governo. Ci auguriamo che lo stesso si adoperi concretamente per regolamentare questo settore. Così come ci auguriamo che il Governo, anche grazie al diffuso consenso nei confronti di queste politiche, sappia osare di più, in particolare per quanto concerne le politiche ambientali ed energetiche, vero volano dello sviluppo economico eco-sostenibile di medio e di lungo periodo.
Attualmente ci troviamo in una fase di ripresa economica e gli indicatori sull'occupazione sono positivi: occorre, dunque,Pag. 22perseverare con le riforme strutturali e con i processi di liberalizzazione, per l'innovazione e la sostenibilità ambientale. Solo così l'l'Italia potrà continuare a crescere, contrastando le rendite, aumentando l'efficienza del sistema economico, diminuendo i costi dei servizi e dei beni per i cittadini. Questo provvedimento risponde a nostro avviso a tale logica e a tale visione strategica: per tali motivi preannunzio il voto favorevole del gruppo dei Verdi (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello al nostro esame è un provvedimento «taglia e cuci», privo di una visione di insieme. Non me ne voglia il relatore, al quale dobbiamo tutti dare atto di una capacità di estrema moderazione ed attenzione verso la percezione di sensibilità diverse.
Lasciate che spieghi il mio giudizio. Il provvedimento presentava originariamente quarantatre articoli: oggi ve ne sono sessanta. Diciotto articoli, sette dei quali aggiunti in Commissione, sono stati soppressi. Sono state conferite al Governo otto deleghe, ma su un complesso di quattro titoli di cui si compone il provvedimento. In sostanza, sono state predisposte norme, che non sono state definite organicamente dal Parlamento, ma che sono state delegate al Governo. Sappiamo perfettamente cosa ciò vuol dire: conosciamo i tempi, le ragioni, le prospettive politiche, dunque la difficoltà che questo provvedimento veda la luce nella sua interezza. Può trattarsi dunque di un provvedimento spot: come è capitato purtroppo con il primo decreto-legge Bersani, anche questo disegno di legge, annunciato con molta prosopopea, è ridotto a poca cosa.
Chi ha dunque vinto in questo confronto fra innovatori-liberalizzatori ed anti-innovatori? Questa è una domanda importante, poiché, tanto dalle colonne dei giornali, come abbiamo sentito, quanto dalla sensazione diffusa fra la gente e in Parlamento, emergeva alta e forte l'idea di poter trovare una camera di compensazione nuova nel dibattito fra Governo, Parlamento e società libera esterna, che rendesse il nostro Paese più moderno.
Ha vinto, per caso, la posizione del collega Burgio, il quale afferma che uno degli aspetti di validità del provvedimento è dettato dalla moratoria di un anno sugli affidamenti dei servizi idrici? Ha vinto, forse, l'esaltazione compiuta dal deputato Trepiccione circa l'introduzione di aiuti al commercio equo e solidale? Hanno vinto, piuttosto, quanti hanno sostenuto che all'articolo 10 del provvedimento in esame è contenuta la vera liberalizzazione dei servizi su rotaia? Hanno vinto, infine, quanti hanno cercato di raccontare all'Assemblea - come è capitato nella dichiarazione di voto del collega Ferdinando Benito Pignataro - che, in qualche modo, si è realizzato un equilibrio tra le posizioni politiche di governo e di lotta?
Insomma, dobbiamo decidere cosa significa «liberalizzare» il Paese, o, meglio, cercare di adottare provvedimenti liberali. Dobbiamo, inoltre, domandarci cosa siano effettivamente le liberalizzazioni. Le liberalizzazioni rappresentano l'esplicazione più ampia, nei diversi settori, del principio di libertà, ma la libertà deve poi tramutarsi in competizione, che assegna al valore del mercato (cioè, prestazione di servizio con remunerazione) o, anche, al merito, la possibilità di essere esaltata.
Credo che nel provvedimento al nostro esame difficilmente potremo trovare tale approccio, tale cultura, una «nuova» cultura che, in questo caso, il Paese deve assumere dentro di sé. Ci troviamo, piuttosto, di fronte a provvedimenti che, proprio perché realizzati nello spazio-tempo di più settori tra loro i più diversificati e meno omogenei, perdono il significato vero della cultura di insieme libertaria e l'insieme procedurale che deve condurre effettivamente il Paese a liberarsi dalle incrostazioni e, pure, dalle lobby (anche se le lobby servono, probabilmente, a far aprire i nostri occhi per guardare con più attenzione ai provvedimenti).Pag. 23
Svolgerò alcune considerazioni che mi offrono la possibilità di parlare in chiave politica del provvedimento in discussione. Ho ascoltato, per esempio, che, esaltando questo provvedimento, alcuni colleghi della maggioranza hanno sostenuto che il centrodestra, su questo campo, non si è mai impegnato sostanzialmente. Probabilmente essi hanno ragione, ma raccontare che abbiamo liberalizzato per creare monopoli o oligopoli protetti non è, in chiave politica, temporalmente esatto. Infatti, le privatizzazioni - e non le liberalizzazioni - sono state condotte dai Governi di centrosinistra. È vero che nel nostro Paese molte liberalizzazioni si sono ormai «rassegnate» ad essere monopoli o oligopoli di un capitalismo assistito, ma come ciò è stato confezionato e in quale misura realizzato in questo Paese dovrebbe domandarselo l'attuale maggioranza.
Vi è, poi, un altro aspetto che mi ha in qualche modo incuriosito, vale a dire la vostra affermazione secondo cui abbiamo cercato di rappresentare il provvedimento in esame come un equilibrio fra il mondo riformista e il mondo massimalista della sinistra. Alcuni colleghi hanno sostenuto l'inutilità di tale tipo di distinzione, poiché noi non saremmo in grado di dividervi. Noi non abbiamo alcuna voglia di dividervi - nel senso che siete già divisi assolutamente su tutto -, ma vogliamo soltanto far risaltare, anche attraverso il tipo di contrasto esistente nell'attuale maggioranza, la circostanza che provvedimenti di tale genere, portati all'attenzione del Parlamento, vengono «asciugati» via via dall'intendimento rinnovatore, proprio perché all'interno della maggioranza non vi è un punto d'arrivo certo e la definizione esatta di dove far approdare la nave. C'è, piuttosto, un percorso tortuoso che, in qualche modo, trova poi nell'Assemblea parlamentare la possibilità di realizzare una sistemazione fra le diverse aspirazioni, che sono, certamente, anche quelle riformiste di una parte della maggioranza - e mi riferisco anche all'intenzione del Ministro Bersani -, ma che poi, però, di fronte alla necessità di far tornare i numeri, sono costrette a indietreggiare.
Pertanto, si tratta di provvedimenti che vengono annunciati, ma sul piano pratico, del risultato che serve al Paese, sono ininfluenti e inefficaci. Abbiamo scorto nel provvedimento alcuni elementi positivi, come ho sentito affermare dagli amici della Lega. Infatti, non eravamo pregiudizialmente contro il provvedimento stesso, anzi abbiamo salutato con particolare interesse questo secondo disegno di legge, ma se in questa Assemblea tale testo ha incontrato intemperanze così ampie da creare «meccanismi di asciugamento» molto intensi, mi chiedo cosa accadrà al Senato, con una maggioranza così stretta, in merito ad alcuni temi che anche alla Camera, nelle dichiarazioni di voto, sono risultati controversi all'interno della stessa maggioranza.
Eppure, vi sono spunti interessanti. Mi riferisco, in primo luogo, agli interventi sulla telefonia, sebbene non si sia giunti sino ad affondare la stoccata che riguardava l'anacronistica tassa di concessione governativa. Su questo aspetto è necessario emanare un decreto-legge prima e successivamente presentare un disegno di legge, senza arrivare ad un progetto organico che riguardi tutto il sistema della telefonia in Italia. Dobbiamo aspettarci un terzo provvedimento su questo oggetto? Insomma, varrebbe la pena che fosse anche messa a disposizione del Parlamento un po' di omogeneità, affinché questo deliberi con cognizione di causa.
Credo che abbia un significato positivo la nullità della clausola di massimo scoperto e la sterilizzazione delle accise sui futuri aumenti del prezzo della benzina, un tema che viene da lontano e di cui ci siamo fatti carico. Non so se nella formulazione della disposizione in questione, così come rappresentata all'Assemblea, con la necessità di contemperare gli aspetti normativi con quelli della compatibilità di bilancio, la V Commissione avesse in qualche modo realizzato fino in fondo, nell'articolo 5, l'attuazione di questo intendimento.
Pertanto, ed è veramente l'ultimo aspetto...
PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò, la prego di concludere.
LUIGI D'AGRÒ. Non guardiamo solo le ombre, ma abbiamo guardato anche le luci. Ma sono così poche e tendenzialmente portate a creare meccanismi di risulta, che di fatto non è possibile per il nostro gruppo esprimere voto favorevole. Di ciò ci dispiace, perché constatiamo che all'interno di questa maggioranza prevale l'aspetto illiberale [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, ritengo che il provvedimento sul quale ci accingiamo ad esprimere il voto finale sia stato in gran parte spogliato di una serie di nodi che pure erano al suo interno. Ho sentito colleghi della maggioranza affermare: l'Italia è un Paese che non vuole cambiare Al riguardo devo rammentare ai colleghi della maggioranza le discussioni che si sono svolte in occasione dell'audizione del Ministro Bersani nella X Commissione, allorché egli fece presente la disponibilità del Governo ad un confronto sereno e costruttivo, anche invocando il soccorso, l'aiuto e l'impegno costruttivo da parte dell'opposizione.
In quella sede, rammentai al Ministro Bersani che se avessimo dovuto ricambiare lo stile e il metodo con il quale l'opposizione si era rapportata al Governo di centrodestra, probabilmente non avremmo dovuto ascoltare tali invocazioni. Mi soffermai anche su un ulteriore aspetto. Vale a dire che l'invocazione di soccorso all'opposizione parlamentare probabilmente non era il vero obiettivo del Ministro Bersani.
Gli ho ricordato che dopo aver allevato, per cinque anni, il virus dell'opposizione a qualsiasi cambiamento e della resistenza ai cambiamenti, era illusorio pensare che un nostro aiuto e una nostra disponibilità potessero superare gli ostacoli, che invece si incontrano all'interno del Paese. Dopo aver espresso un'opposizione dura su almeno trenta riforme della passata legislatura, è illusorio immaginare che tali resistenze non si diffondano nel Paese e non riguardino qualsiasi provvedimento venga posto in essere. Chi è causa del suo mal pianga se stesso: questo era il senso della nostra risposta al Ministro Bersani.
Ebbene, di fronte a tale invocazione oggi rivendichiamo, per il gruppo di Forza Italia, un ruolo di grande responsabilità e serietà assunto in tutte le fasi dell'esame del provvedimento, sia nel lavoro svolto in Commissione, sia nell'atteggiamento tenuto in quest'Assemblea. Abbiamo sempre esaminato il provvedimento nel merito, in modo serio e costruttivo, e rivendichiamo questa posizione come una prerogativa del partito di maggioranza relativa, che ha assunto, mi ripeto per l'ennesima volta, un atteggiamento di grande responsabilità e di serietà.
Eppure, d'altra parte, ricordiamo ancora gli slogan ed i cartelli che si levavano sulle nostre iniziative riformatrici quando si diceva: «Il Paese deve sapere!». Amici, dopo diversi anni, anch'io dico: il Paese deve sapere! Deve sapere che di fronte alla maggioranza, che ha faticato enormemente a trovare sintesi sulle varie misure contenute nel provvedimento in esame, vi è stata un'opposizione responsabile, con un atteggiamento che appartiene a tutti i gruppi dell'opposizione, ma che rivendico, in modo particolare, per il gruppo di Forza Italia, che ha presentato una serie di proposte migliorative del testo.
Ne enumererò alcune, che rappresentano una sorta di manifesto delle nostre liberalizzazioni, sulle quali chiediamo di essere giudicati: la proposta, approvata ieri, sulla liberalizzazione del prezzo dei libri; la proposta di limitare al 50 per cento i marchi della grande distribuzione negli ambiti territoriali provinciali o subregionali; l'introduzione di un sistema sanzionatorio per gli enti territoriali che pongono ostacoli in maniera pregiudiziale, soprattutto dopo aver rilasciato autorizzazioni, rispetto a questioni di pubblica utilità: si pensi al grave problema deiPag. 25rifiuti in Campania, alla questione dell'energia e ad una serie di nodi che nel Paese non si affrontano, in particolare per quanto concerne le grandi infrastrutture e che, invece, meriterebbero un approfondimento da parte dell'Assemblea, che non vi è stato.
Abbiamo proposto che gli allacciamenti delle imprese alle reti debbano avvenire in tempi rapidi (ad esempio, trenta giorni); abbiamo introdotto un rafforzamento dell'azione di contrasto alla contraffazione di prodotto (almeno tale proposta è stata accolta); abbiamo proposto la compensazione dei debiti di fornitura, per ristabilire un rapporto corretto tra fisco e cittadino-creditore nei confronti dello Stato; abbiamo introdotto il tema, passato nel silenzio, nell'inosservanza e nella distrazione più completa, della tutela degli azionisti di minoranza nei processi di capitalizzazione delle imprese. Ci saremmo aspettati almeno un segnale di attenzione rispetto ad un tema così rilevante.
Abbiamo proposto un'accelerazione dei tempi per i pagamenti delle forniture della pubblica amministrazione e delle leggi di incentivazione; l'estensione della norma sull'estinzione anticipata dei mutui anche alle persone giuridiche, al fine di completare un percorso iniziato nel precedente provvedimento; la soppressione dell'ICI sulla prima casa; esenzioni fiscali sui mutui per la prima casa.
Nessuno di noi si aspettava che il Governo abbracciasse tutti questi temi, ma ci saremmo aspettati quanto meno maggiore attenzione e maggiore disponibilità. Ho elencato le principali proposte che il gruppo di Forza Italia ha avanzato nel corso dell'esame del disegno di legge e su di esse vogliamo essere giudicati non solo dalle forze politiche, ma anche e soprattutto dai cittadini. Non abbiamo condiviso il metodo con cui si è arrivati all'esame del provvedimento, anche perché in esso sono state soltanto introdotte norme per le categorie che potremmo definire «nemiche», che non votano per il centrosinistra. Abbiamo addirittura assistito ad una lite tra ministri per avere il primato su questa iniziativa e, soprattutto, ci troviamo dinanzi ad un provvedimento-manifesto, più che di sostanza.
All'interno del disegno di legge vi è un abuso della delega, che abbiamo denunciato ripetutamente e che sottende un obiettivo che non condividiamo minimamente, ovvero tenere in ostaggio il sistema produttivo di questo Paese per piegarlo al proprio schema e alla propria visione politica. Il problema riguarda soprattutto la durata della delega, in molti casi di due anni, che mira proprio a ciò che stiamo denunciando: assoggettare il sistema produttivo e piegarlo alle proprie esigenze.
Vi è, inoltre, il tentativo di avvantaggiare gli amici e ciò rappresenta un conflitto di interessi nel vero e proprio senso della parola - si pensi ai vantaggi attribuiti al sistema delle cooperative - mentre noi abbiamo cercato il dialogo e un tavolo che non abbiamo trovato. Speravamo di poter individuare una sede in cui poter dire la nostra e contribuire a liberare il Paese da una serie di incrostazioni. Non l'abbiamo trovata e le nostre esigenze non sono state accolte. Le nostre proposte sono state appena guardate e subito rigettate con una serie di argomentazioni. Si è parlato di mancanza di copertura, di non ammissibilità e di stralcio. Si tratta di rilievi pur motivati, ma che hanno rappresentato, a nostro avviso, soprattutto un'indisponibilità al dialogo. Il poco che è rimasto all'interno del provvedimento si deve anche al concorso del nostro sostegno e del nostro apporto.
Non condividiamo gli obiettivi del provvedimento. Per noi le liberalizzazioni - questo rappresenta un tema su cui intenderci - debbono essere l'occasione per liberare dinamismo economico, per sviluppare la concorrenza e favorire i consumatori.
PRESIDENTE. Deputato Lazzari, la invito a concludere.
LUIGI LAZZARI. Cerco di accelerare, signor Presidente, le chiedo qualche minuto.
Pag. 26PRESIDENTE. Le posso concedere solo qualche secondo.
LUIGI LAZZARI. La verità è che questa maggioranza ha affrontato il tema delle liberalizzazioni semplicemente per recuperare consenso, ma tale obiettivo non è stato conseguito. Da ultimo, vi è un peccato originale nel quale si trascina la maggioranza.
PRESIDENTE. Deputato Lazzari, la invito a concludere.
LUIGI LAZZARI. Il Governo Prodi non doveva nascere, perché non ha rispettato le indicazioni degli elettori. Per questo - signor Presidente, concludo - mi chiedo se c'è qualcuno nella maggioranza che abbia il coraggio di fare i reali interessi del Paese. In questo momento, essi coincidono con la chiusura dell'esperienza del Governo Prodi e...
PRESIDENTE. Deputato Lazzari, la prego di concludere.
LUIGI LAZZARI. ...l'apertura ad una maggioranza larga esistente in questo Parlamento, che vuole fare le cose sul serio e chiede soltanto di essere messa in condizione di poterlo fare. Per questa e tutte le altre ragioni che ho illustrato, dichiaro il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PIRO. Il gruppo dell'Ulivo esprimerà un sì motivato e convinto a questo disegno di legge. Lo consideriamo innanzitutto una tappa importante, seppur non completa per via del passaggio al Senato, del percorso che il Governo e la maggioranza hanno avviato. Tale percorso ha visto l'entrata in vigore delle leggi n. 248 del 2006 e n. 40 del 2007, entrambe di conversione di decreti-legge emanati dal Governo ed entrambe dedicate al tema delle liberalizzazioni.
Ad esse devono aggiungersi il provvedimento sullo sportello unico delle imprese, già approvato da quest'Assemblea, i provvedimenti in esame alla Camera o al Senato sui servizi pubblici locali, sull'azione risarcitoria di valore collettivo e generale, sulla modifica della disciplina delle authority, solo per citarne alcune.
Accanto ad essi va considerato il testo sulla modernizzazione della pubblica amministrazione, per le evidenti connessioni che esso ha con i temi che stiamo trattando.
Il disegno di legge traduce in norme punti fondamentali della linea che il Governo e la maggioranza hanno assunto e che si articola intorno a tre questioni centrali. La prima è l'innovazione. È noto che il nostro Paese registra un ritardo notevole nell'applicazione della strategia di Lisbona e, sul tema della innovazione, ha fatto segnare sin qui le maggiori difficoltà. Non ci sfugge che l'innovazione è un elemento trainante nella pubblica amministrazione, soprattutto nei rapporti con i cittadini e il sistema delle imprese. C'è bisogno di una pubblica amministrazione più efficiente, meno autoreferenziale, più capace di corrispondere alle esigenze sociali e alla legge, meno ancorata a procedure elefantiache e invasive.
La seconda questione è quella di inserire una maggiore libertà nel mercato. È necessario aumentare la vera concorrenza, abbattere i pesi indebiti, consentire maggiori opportunità e accessi non sbarrati a chi voglia avviare un'attività o dedicarsi ad un mestiere o ad una professione, facilitare la crescita delle nuove generazioni.
La terza questione riguarda il riconoscimento e la tutela dei diritti dei cittadini utenti e consumatori, i quali richiedono più trasparenza e informazione, meno posizioni dominanti, la riduzione e l'abolizione dei costi ingiustificati, determinati anche da privative antistoriche che sono rimaste in violazione, magari, delle normative dell'Unione europea. La maggiore consapevolezza dei cittadini e una loro più incisiva presenza sono elementi fondamentaliPag. 27di garanzia e di correzione in un mercato più libero, ma anche più rispettoso delle regole.
Il disegno di legge in discussione è sorretto da questa linea e la attua in modo positivo, anche se il testo finale non è identico a quello originariamente presentato dal Governo. Si è sviluppato un dibattito ampio in Commissione e in Assemblea, che si è intrecciato con un altrettanto ampio dibattito che ha visto protagonisti, a volte su posizioni contrapposte, gruppi sociali e portatori di interessi. C'è stato un confronto approfondito e utile che è stato favorito - direi di più: sollecitato - dall'atteggiamento di apertura e di disponibilità al dialogo della maggioranza. L'apporto dell'opposizione c'è stato, seppure di frequente diversamente articolato tra i gruppi parlamentari e per le materie trattate. C'è stato un ascolto che ha portato anche all'introduzione di previsioni condivise tra maggioranza e opposizione.
Sento di dover ringraziare per il lavoro paziente, intelligente e faticoso, il Governo, la Commissione e, in particolare, il relatore del provvedimento Andrea Lulli. La valorizzazione del lavoro e dell'apporto parlamentare ci sembra la chiave più giusta per interpretare alcuni episodi, che si sono verificati e che hanno determinato alcune modifiche al disegno di legge. Ad un iniziale scetticismo sulla capacità del Governo e della maggioranza di portare fino in fondo provvedimenti robusti ed incisivi, si è sostituita la corrente di pensiero che tende a minimizzare quanto contenuto nel provvedimento, per enfatizzare oltre misura quello - si tratta peraltro di poche disposizioni - che, forse, avrebbe potuto esserci.
Per non parlare, poi, delle grandi riforme, mai fatte prima, che si pretenderebbe venissero realizzate tutte adesso, in un colpo solo.
Non potevano mancare, infine, le note di colore. Così, se i provvedimenti sulle liberalizzazioni sono stati definiti «lenzuolate», questo disegno di legge è diventato un «fazzoletto» ovvero, nella versione di chi è più influenzato dal consumismo, un «kleenex». Dichiariamo con chiarezza che non è così e crediamo che per dimostrarlo sia sufficiente analizzare con attenzione il disegno di legge. Alcune - poche - previsioni non presentate dal Governo non hanno trovato il necessario consenso, anche per una loro non felice formulazione.
Altre - mi riferisco in particolare all'abolizione del PRA - sono state stralciate, ma al fine di un maggiore approfondimento all'interno di un altro provvedimento. Altre ancora sono state modificate, ma hanno mantenuto la forma e la forza di riforme efficaci. Nell'insieme, quindi, si tratta di un provvedimento ricco di misure innovative, in direzione di una maggiore concorrenza e della crescita dei diritti del consumatore.
Sotto il profilo dell'innovazione e della semplificazione delle procedure, si possono citare la delega al Governo per la riduzione degli adempimenti a carico delle imprese e l'esclusione delle piccole imprese dall'obbligo del trattamento dei dati sensibili.
Signor Presidente, pensiamo che questo disegno di legge realizzi i punti del programma, che però intendiamo portare ancora più avanti con determinazione, per consentire al nostro Paese di competere meglio, al fine di realizzare condizioni di maggiore equità sociale e di più semplice e spontanea adesione alla legge. In un anno di Governo e di legislatura sono stati raggiunti, in tale direzione, numerosi risultati, molti di più rispetto a quelli raggiunti in precedenza, meno che mai dal Governo di centrodestra nella scorsa legislatura.
Lo affermiamo e lo assumiamo con semplicità, ma anche con fermezza. Questo è per noi uno dei modi concreti di rendere il «sistema Italia» più civile, più moderno e più libero (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cannavò. Ne ha facoltà.
SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, prendo la parola per motivare l'astensione sul provvedimento in esame.Pag. 28
Se sono certamente apprezzabili i miglioramenti realizzati in Assemblea rispetto al progetto iniziale, come la moratoria sull'acqua, lo stralcio dell'articolo 16 o della norma che prevedeva l'abolizione del PRA, resta tuttavia un giudizio negativo sull'impianto del disegno di legge, diverso dal primo provvedimento Bersani, il quale puntava a difendere i cittadini dallo strapotere delle grandi compagnie.
Esprimiamo un giudizio negativo sulla filosofia secondo la quale il mercato è in grado, motu proprio, di governare grandi processi collettivi: l'esperienza italiana dimostra il contrario.
Resta un giudizio negativo su alcuni punti, come quello sul trasporto ferroviario o sulla prevenzione degli incendi, il cui stralcio avrebbe consentito oggi una diversa e positiva valutazione.
Mi asterrò, dunque, per mantenere aperta la discussione in vista del dibattito al Senato, augurandomi un ascolto da parte del Governo.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Correzioni di forma - A.C. 2272-bis-bis-A)
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, a nome del Comitato dei nove propongo all'Assemblea le seguenti correzioni di forma: all'articolo 6, comma 1, capoverso articolo 16-bis, comma 3, le parole: «le condizioni» sono sostituite dalle seguenti: «i contratti»; all'articolo 10, come sostituito dall'emendamento 10.300 della Commissione (Nuova formulazione), al comma 3 capoverso 3-ter, le parole: «carta dei revisori» sono sostituite dalle seguenti: «carta dei servizi»; all'articolo 14, comma 1, lettera e), introdotta dall'emendamento Fratta Pasini 14.200, le parole: «i criteri sanzionatori» sono sostituite dalle seguenti: «le sanzioni»; all'articolo 15, comma 1, lettera a), le parole: «ai sensi della presente legge» sono soppresse, in conseguenza della soppressione degli articoli da 9 a 15 del testo del Governo; all'articolo 20-bis, introdotto dall'articolo aggiuntivo 20.0300 della Commissione, al comma 1, lettera d), le parole: «gli effetti giuridici della rete di imprese» sono sostituite dalle seguenti: «il regime giuridico della rete di imprese»; all'articolo 31, comma 1, le parole: «ordini professionali» sono sostituite dalle seguenti: «ordini o collegi professionali»; all'articolo 38, comma 2, lettera b), dopo le parole: «del periodo precedente» sono aggiunte le seguenti: «si applica» e dopo le parole: «dei periodi precedenti» sono aggiunte le seguenti: «si applicano»; all'articolo 38-bis, inserito dall'articolo aggiuntivo Crisci 38.0201, al comma 2, secondo periodo, le parole: «con propria circolare» sono sostituite dalle seguenti: «con proprio provvedimento»; all'articolo 43-bis, inserito dall'articolo aggiuntivo Testa 43.0211, al comma 1 e al comma 2, dopo la parola: «telefonia» è aggiunta la seguente: «mobile».
Signor Presidente, con l'occasione voglio ringraziare per il lavoro svolto tutti gli uffici, le funzionarie e i funzionari della Commissione e dell'Assemblea, nonché i funzionari della Commissione bilancio, che hanno svolto un lavoro non indifferente. Rivolgo anche un ringraziamento ai gruppi parlamentari e ai membri della Commissione attività produttive, perché il lavoro è stato sicuramente faticoso. Voglio, infine, rivolgere un ringraziamento particolare al sottosegretario Filippo Bubbico, che con dedizione e passione ha seguito questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).
(Coordinamento formale - A.C. 2272-bis-bis-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2272-bis-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2272-bis-bis-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale» (2272-bis-bis-A):
Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 265
Hanno votato no 221
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche - Vedi votazioni).
Prendo atto che i deputati Mura, Martella, Naccarato e Locatelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Cirielli ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Sull'ordine dei lavori (ore 12,25).
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, abbiamo avuto notizia dagli organi di stampa, cioè dalle agenzie, del rinvio della cerimonia di insediamento del comandante generale della Guardia di finanza designato dal Governo, generale D'Arrigo. Il rinvio sembra motivato, ma non lo sappiamo; possiamo solo dedurlo dal fatto che la Corte dei conti non avrebbe ancora registrato il provvedimento di nomina del Governo.
Presidente, è di tutta evidenza che siamo di fronte ad una situazione senza precedenti, veramente da paese da operetta. Non abbiamo un comandante della Guardia di finanza. La Guardia di finanza è senza comandante o, meglio, secondo una corrente di pensiero, avrebbe addirittura due comandanti!
A fronte di questa situazione, chiedo, a nome del gruppo della Lega Nord, che il Presidente del Consiglio venga subito in aula a riferire su quanto sta succedendo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Misto-Movimento per l'Autonomia). Abbiamo il diritto di sapere cosa sta succedendo e chiedo, Presidente, che lei si faccia interprete affinché venga in aula il Presidente del Consiglio e non Ministri sconfessati dalla loro maggioranza e lasciati soli in Parlamento, perché si tratta di una questione politica senza precedenti.
MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare.
Pag. 30PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché ritengo, a nome del mio gruppo, di dover sottolineare anche io la gravità di quanto si è verificato. Siamo di fronte ad un'estromissione del comandante generale della Guardia di finanza priva di motivazioni giuridiche ed al rinvio dell'insediamento del nuovo comandante, anche per via delle contestazioni della Corte dei conti.
Uno dei principali Corpi dello Stato, una forza dell'ordine, una forza di polizia, ma anche un corpo a ordinamento militare, di cui - lo ricordo - il supremo garante è il Presidente della Repubblica, che è capo delle Forze armate e che, quindi, ha anche una responsabilità, è privo del suo capo!
Avete compiuto, voi del Governo, una prepotenza inaudita e non siete nemmeno riusciti a portarla a compimento! Venga Prodi a riferire su questo sconcio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ho concesso la parola sull'ordine dei lavori. Vi prego, però, di astenervi da considerazioni politiche che non possono riguardare in questo momento l'Assemblea.
MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, anch'io, a nome del mio gruppo, concordo sulla necessità della presenza in questa Assemblea del Presidente del Consiglio dei ministri, proprio per chiarire una vicenda così inquietante, a mio avviso così tormentata e pericolosa per le istituzioni.
È mancato il visto della Corte dei conti però, anche in assenza di tale visto, il Governo intendeva procedere al «cambio della guardia», con la nomina e, quindi, con l'insediamento del nuovo comandante generale della Guardia di finanza.
Questa situazione non può passare sotto silenzio: non è una vicenda che riguarda soltanto la Guardia di finanza, un'istituzione importante e delicata, ma ritengo che debba riguardare tutte le istituzioni democratiche del nostro Paese e, soprattutto, il Parlamento.
Il Parlamento ha la necessità ed anche il diritto di conoscere tutta la vicenda in termini stringenti, puntuali e forti, ovviamente senza dilazioni, certamente senza deviare dal rispetto che si deve allo stesso Parlamento e, quindi, senza sfuggire ad un confronto a mio avviso necessario, importante e doveroso da parte del Governo [(Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, mi atterrò anche alle sue sollecitazioni di rimanere nell'ambito dell'ordine dei lavori, anche perché le vicende politiche - soprattutto questa vicenda politica - si commentano da sole.
Oltre ad associarmi alla richiesta dei colleghi, di sollecitare il Governo a riferire in questa Assemblea su quanto è accaduto e sta accadendo (e a questo punto forse su quanto potrebbe accadere, visto che vi è un'incertezza totale sulla vicenda), voglio solo rammentarle che, come lei ricorderà, Presidente, il Governo snobbò la nostra richiesta di riferire in questa Assemblea proprio sulla vicenda Visco-Speciale, ritenendo superfluo il passaggio del Governo in Parlamento.
A ciò si aggiungono le sollecitazioni che le abbiamo rivolto stamane in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, a proposito del comportamento del Ministro Padoa Schioppa in merito ad altre vicende (parlo della legge finanziaria) o del comportamento del sottosegretario Sartor, che ha affermato che l'esame della legge finanziaria procederebbe meglio se non vi fossero i parlamentari.Pag. 31
Sottoponiamo alla sua attenzione tutti questi atteggiamenti del Governo, per far sì che, una volta per tutte, esso venga in questa Assemblea e riferisca non solo sulla vicenda Visco-Speciale secondo quanto chiesto dai colleghi, ma anche sul rapporto che il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia intendono avere con il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, credo che i colleghi si facciano prendere un po' la mano: si tratta di una semplice richiesta di chiarimenti da parte della Corte dei conti, come molte ne vengono avanzate da questo organo di controllo. Non vi è nulla né di straordinario né di eccezionale.
Probabilmente, sarebbe più interessante capire, invece, come mai, di questa richiesta di chiarimenti, siano stati informati prima gli organi di stampa che gli organi costituzionalmente preposti.
Pertanto, è bene non trasformare un fatto di ordinaria amministrazione in un fatto politicamente rilevante, perché così non è.
ROBERTO VILLETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'argomento sollevato, per formulare un quesito ai colleghi dell'opposizione.
Premetto che la risposta che i colleghi dell'opposizione daranno al quesito - probabilmente scontata - potrà essere utilizzata un domani che i colleghi dell'opposizione andranno al Governo.
La domanda è la seguente: in una democrazia occidentale come la nostra, se si verifica, a giudizio del Governo (con la possibilità e l'eventualità che tale decisione sia criticata dall'opposizione), un'interruzione del rapporto di fiducia con il comandante del Corpo della Guardia di finanza, con un vertice delle Forze armate, che cosa si deve fare? È assolutamente da considerare un colpo di Stato il fatto che il Governo faccia una nomina diversa e revochi un vertice delle Forze armate e della Guardia di finanza oppure ciò rientra nella fisiologia di una democrazia in cui il Governo è sopraordinato (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Ho fatto una certa sollecitazione che vale per tutti. Francamente, il fatto che abbia sollevato la questione mi sembra eccessivo. La invito...
ROBERTO VILLETTI. Avete sollevato voi questo problema!
PRESIDENTE. L'ho già fatto precedentemente, ma invito di nuovo i colleghi ad attenersi ...
ROBERTO VILLETTI. L'opposizione ha sollevato un problema di notevole delicatezza e lei Presidente giustamente ha dato la possibilità di discutere. Si tratta di un problema che oggi riguarda la maggioranza, ma che domani vi potrebbe riguardare! Mi dovete spiegare, perché in una condizione (Commenti del deputato Volontè) in cui viene meno il rapporto di fiducia tra un vertice...
PRESIDENTE. Per favore! Bisogna regolare tale atteggiamento: su un aspetto di una certa rilevanza politica sto concedendo la parola ad un deputato per gruppo, secondo le disposizioni dell'articolo 45 del Regolamento della Camera. Il deputato Cota ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, anche se, come sapete, tale questione dovrebbe essere sollevata a fine seduta; tuttavia, gli ho concesso la parola, perché ha chiesto di intervenire con molta sollecitudine; dopodiché ho consentito altri interventi per motivare le richieste. Tuttavia, invito tutti ad una certaPag. 32sobrietà - come ho già fatto - e vi prego almeno di non stravolgere l'ordine delle questioni che è stato stabilito.
Prego, onorevole Villetti.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, ho sollevato questo problema, perché, molte volte, assistiamo - lo dico ai colleghi dell'opposizione ma anche a quelli della maggioranza - ad uno strano copione. Quando si sta all'opposizione, le misure promosse dalla maggioranza sono contestate, ma poi quando quest'ultima diventa opposizione vengono contestate le stesse cose (Commenti)...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, invito tutti i parlamentari ad intervenire con il massimo della sobrietà ed a chiudere rapidamente tale questione.
ROBERTO VILLETTI. La domanda - concludo - che rivolgo è la seguente: se voi foste al Governo e vi trovaste di fronte ad una condizione in cui nei confronti (Commenti di deputati dei gruppi di opposizione)...
PRESIDENTE. Vi prego, per favore! Vi invito ancora a concludere rapidamente la questione in esame. Naturalmente questa eccezione non si ripeterà e verrà concesso di intervenire sull'ordine dei lavori solamente a fine seduta, considerato che in questo modo si stravolge l'andamento reale del dibattito.
La prego di concludere, deputato Villetti.
ROBERTO VILLETTI. La domanda che formulo all'opposizione è la seguente: se l'opposizione ritiene che, in una condizione in cui vi sia la mancanza di fiducia nel rapporto tra il Governo ed un vertice importante (Commenti)...
PRESIDENTE. Si sta intervenendo sull'ordine dei lavori. La prego di voler concludere! La prego di voler concludere!
ROBERTO VILLETTI. Sto semplicemente concludendo, ma signor Presidente lei noterà che mi stanno interrompendo e non riesco neanche a finire la frase. Sto formulando una domanda che ritengo di grande rilievo politico (Commenti)...
PRESIDENTE. Vi prego di lasciare concludere al deputato Villetti la sua domanda!
ROBERTO VILLETTI. Non è possibile alzare dei polveroni...
PRESIDENTE. Deputato Villetti, la invito a porre la sua domanda.
ROBERTO VILLETTI. ...Signor Presidente, mi deve consentire di formulare la mia domanda (Commenti)!
PRESIDENTE. La formuli per favore!
ROBERTO VILLETTI. La domanda è se il Governo, in una situazione nella quale viene meno un rapporto di fiducia con il vertice o militare o (Commenti)...
PRESIDENTE. Per favore, vi prego di lasciare concludere la domanda! Chiedo al deputato Villetti di riprendere dal punto in cui ha lasciato la sua domanda e di concluderla per favore!
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, me la vuole far dire tutta insieme?
PRESIDENTE. La dica per favore!
ROBERTO VILLETTI. No, non è possibile! Io devo avere la possibilità di parlare nel Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Invito tutti i parlamentari... i giudizi di valore saranno espressi nel modo in cui si vorrà dopo, ma adesso, per favore, si consenta al deputato Villetti di chiudere il suo intervento!
Per favore, chiedo cortesemente al deputato Villetti di concludere il suo intervento!
ROBERTO VILLETTI. La domanda che pongo all'opposizione è la seguente. Venendo meno il rapporto di fiducia tra il Governo e il vertice della Guardia di finanza, o di un altro vertice militare, voi, se foste al Governo, non procedereste né ad una revoca né ad una vostra nomina? Quindi sarebbe questa la vostra posizione (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)?
PRESIDENTE. Grazie...
ROBERTO VILLETTI. Voi dovete rispondere a questa domanda!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Elia. Ne ha facoltà. La prego di attenersi, almeno lei, alla sobrietà richiesta.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, io sono da poco in questo Parlamento, ma credo che lei conosca benissimo, anche perché ci sono uffici...
PRESIDENTE. Mi scusi, mi si fa notare correttamente che ha già preso la parola il deputato Villetti...
SERGIO D'ELIA. Intervengo sull'ordine dei lavori, la prego davvero Presidente...
PRESIDENTE. No, è chiaro...
SERGIO D'ELIA. Le chiedo di rispettare rigorosamente la circolare del Presidente Violante del 1996...
PRESIDENTE. D'accordo...
SERGIO D'ELIA. Confermata dal Presidente...
PRESIDENTE. La conosco...
SERGIO D'ELIA. Ma non la applica! Perché secondo la circolare, gli interventi che non rientrano nell'ordine dei lavori dell'Assemblea devono avvenire alla fine della seduta. La prego di rispettare rigorosamente la circolare, perché a questo punto devo ritenere lei responsabile di quanto sta accadendo in quest'aula (Commenti).
PRESIDENTE. Mi scusino, intanto rivendico la correttezza del mio comportamento (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
Di norma gli interventi sull'ordine dei lavori sono svolti alla fine della seduta, ma vorrei ricordare al deputato D'Elia che è prerogativa del Presidente della Camera, di fronte a problemi di particolare rilevanza, consentirli anche alla conclusione di un punto dell'ordine del giorno, esattamente come ho fatto (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
La discussione sul punto è quindi conclusa; al di là delle valutazioni politiche, che non appartengono alla Presidenza, rivolgerò questa sollecitazione al Governo.
Seguito della discussione del disegno di legge S. 1332 - Delega legislativa per il recepimento delle direttive 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, 2004/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004 e 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, nonché per l'adozione delle disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, di attuazione della direttiva 2002/98/CE (Approvato dal Senato) (A.C. 2600).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega legislativa per il recepimento delle direttive 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, 2004/25/CEPag. 34del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004 e 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, nonché per l'adozione delle disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, di attuazione della direttiva 2002/98/CE.
Ricordo che nella seduta del 4 giugno 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame degli articoli - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2600 sezioni 1 e 2).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo della Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2600 sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente se non fosse stato per la Lega Nord Padania, il recepimento della direttiva comunitaria sulle OPA passava in completo ed assoluto silenzio. Sarebbe stato un fatto molto grave: è paradossale che la Lega Nord Padania da sola si ponga il problema di garantire e tutelare l'interesse nazionale e la difesa delle aziende italiane. È paradossale, ma non è la prima volta che ciò accade ed oggi è ancor più significativo, alla luce dei grandi stravolgimenti che stanno avvenendo in alcuni settori e, soprattutto, in quello della finanza e dell'energia.
Ebbene, noi cosa chiediamo e cosa vogliamo? Sarò sintetico, vogliamo una cosa semplice: la reciprocità. Vogliamo che sia garantita un'assoluta parità di trattamento alle imprese italiane rispetto agli altri Paesi europei e che in Italia venga subordinata l'applicazione di alcune norme al fatto che analoghe norme siano previste dagli ordinamenti della società estera che promuove l'OPA. È quindi una questione molto semplice.
In realtà, il modo migliore per essere europei è avere la ferma consapevolezza del proprio interesse nazionale e, per quanto ci riguarda, della Padania. È inevitabile che in questa fase di grande e confusa trasformazione ci sia un mix di logiche integrative e difensive per quanto riguarda le integrazioni aziendali. Finora, però, il Governo Prodi è stato solo un ingenuo strumento dell'interesse nazionale altrui, non del nostro. Purtroppo in Italia - lo sappiamo - tutte le aziende sono in svendita. L'Italia è un Paese in svendita, ormai rimane ancora poco da tutelare e dobbiamo tutelare quel poco nel modo migliore possibile.
In caso di OPA ostili, senza il rispetto del principio di reciprocità, rischiamo di non avere più alcun gioiello di famiglia. Facciamo qualche esempio. La grande distribuzione è ormai quasi tutta in mano a gruppi francesi. Forse vendiamo anche Alitalia a stranieri: dico «forse» perché è di queste ore la notizia che anche Aeroflot ha dubbi e, quindi, probabilmente, dopo aver fatto scappare gli americani, facciamo scappare anche i russi e rimarrà solo un acquirente, così invece di un carrozzone, ne avremo due: ma questa è un'altra storia.
Per quanto riguarda le banche, sappiamo che la situazione è disastrosa, dopo il fallimento della scalata Unipol su BNLPag. 35(oggi di attualità per tutt'altri motivi, che qui tralascio per ragioni di tempo e di opportunità); però sappiamo come è andata a finire: la BNL è finita ai francesi di Paribas, Antonveneta agli olandesi di ABN AMRO. Quindi l'italianità è andata a farsi benedire.
Un altro esempio riguarda le autostrade, che finiranno agli spagnoli di Abertis. Sempre agli spagnoli finirà la Telecom con Telefónica. In cambio, secondo il famoso «patto di Ibiza» fatto da Nomisma e Prodi, l'ENEL potrà prendersi la spagnola Endesa.
In buona sostanza, noi lasciamo le praterie aperte agli stranieri che possono venire a fare man bassa delle poche grandi aziende valide che abbiamo in Italia. Fortunatamente, a tenere in piedi la baracca c'è una miriade di piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora noi della Lega Nord Padania ci chiediamo che cosa accadrebbe se dovesse arrivare un'OPA ostile sull'Acea di Roma. Caliamo le brache anche qui? Oppure un'OPA ostile sulla Hera di Bologna, e, perché no, sull'ENI?
Dobbiamo tutelare, in qualche modo, i nostri servizi fondamentali! Perché quando ENEL tenta di andare in Francia e comprare Suez, cosa fanno i francesi? Mettono insieme Suez e EDF, e ci tagliano la strada! E fanno bene, non sono mica fessi come noi!
L'importante, quindi, è fare chiarezza. Va bene, assolutamente bene, il mercato, ma a due condizioni: reciprocità delle regole e trasparenza. Ripeto: reciprocità e trasparenza!
Soprattutto, non ci convince l'operazione realizzata, più che dal Governo Prodi, da Prodi in persona, tramite Nomisma, mi riferisco al già citato «patto di Ibiza». Non è mercato il fatto che il consigliere economico di Zapatero faccia parte, da quattro anni, del consiglio di amministrazione di Nomisma e, casualmente, si trovi l'intesa! L'ENEL è gestita da una amico d'infanzia di Prodi, dal suo consigliere fiscale (come dicono i giornali il Corriere della sera e La Stampa): non è un caso che l'amico d'infanzia di Prodi trovi un'intesa con il consigliere di Zapatero, presente nel consiglio di amministrazione di Nomisma e le due cose vadano in porto! ENEL compra Intesa, e Telefonica entra e compra Telecom!
Non sarà un caso, poi, che anche l'operazione Abertis e Autostrade finirà bene! Per quanto riguarda la spagnola Abertis, è sempre il consigliere di Zapatero a gestire le danze! Gian Maria Gros Pietro - casualmente anche lui! - è nel consiglio di amministrazione di Nomisma, va bene! Ma questo non è mercato e non è trasparenza!
Sappiamo anche che Nomisma è legata a doppio filo con Goldman Sachs - lo sa bene anche il sottosegretario - ci ricordiamo la famosa parcella di Prodi di 1,4 milioni di euro, di qualche anno fa!
Questo non è mercato, non è trasparenza, non è difesa dell'interesse nazionale. Per tale motivo, la Lega Nord Padania richiama fortemente l'attenzione sul fatto che per le OPA vi sia, chiara, la regola della reciprocità, per non doverci trovare, tra qualche anno, a rimpiangere la svendita degli ultimi gioielli di famiglia rimasti, magari conclusa sempre negli uffici della Nomisma di Prodi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Annunzio di una informativa urgente del Governo.
PRESIDENTE. Avverto che, a seguito della disponibilità manifestata dal Governo a venire a riferire all'Assemblea già nella giornata odierna, alle 17 avrà luogo un'informativa urgente sulla vicenda del rapimento, avvenuto nelle Filippine, del sacerdote don Giancarlo Bossi.
Secondo la prassi, gli interventi avranno luogo in ordine decrescente e a ciascun gruppo sarà assegnato un tempo pari a cinque minuti.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
Pag. 36
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, affrontiamo oggi, nella disattenzione generale, un tema importante: il recepimento delle direttive europee. Si tratta di tre direttive tra loro abbastanza diseguali. La prima riguarda la cosiddetta direttiva Mifid sui mercati finanziari; la seconda dovrebbe regolare tutta la vicenda delle offerte pubbliche di acquisto; la terza riguarda l'orario di lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto e deve essere coordinata con quanto stabilito dall'Unione europea.
Ci sembra del tutto evidente che le tre direttive si collocano nel solco dell'indicazione, data dal Premier Prodi, di adottare quanti più provvedimenti è possibile, nella logica del recepimento delle direttive europee, evitando che, in qualche modo, il Parlamento intervenga in maniera specifica su provvedimenti che, invece, hanno carattere legislativo.
Nascondersi dietro la «foglia di fico» delle direttive comunitarie è, ormai, diventata una prassi! In questo anno abbiamo affrontato tali argomenti tre, quattro volte, sempre nascosti dietro il recepimento delle direttive europee.
È del tutto evidente ai colleghi che, ad esempio, nonostante il Governo fosse stato già delegato a recepire le direttive comunitarie in questione e sia scaduto il termine, l'operazione relativa all'OPA è stata rinviata anche in considerazione del fatto che è in corso l'offerta pubblica di acquisto per l'Alitalia. Sarebbe stato imbarazzante intervenire mediante nuove regole in una vicenda ancora non conclusa. Pertanto si spera che, quando verrà conferita la delega al Governo per intervenire, la vicenda relativa all'Alitalia sia già conclusa.
Il collega Garavaglia ha espresso perplessità relative all'OPA, soprattutto perché il Governo, in Commissione Finanze, ha sostenuto di non essere pronto e non avere le idee chiare su cosa fare in relazione a quest'ultima. Comprendo l'imbarazzo del Governo. Tuttavia, vorrei far presente che, in Commissione finanze, abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi quanto prima, fornendo un'idea dell'intervento che lo stesso vorrebbe porre in essere. Soprattutto perché, mentre la direttiva relativa al Mifid è abbastanza puntuale e interviene sulla normalizzazione dei mercati finanziari e l'armonizzazione con la regolamentazione europea, all'interno della direttiva relativa all'OPA vi sono spazi molto più ampi, in quanto la definizione di alcune regole precise è demandata ai governi nazionali.
È chiaro che il gruppo della Lega Nord Padania si interroga sulla questione della reciprocità, in quanto si tratta di un argomento non secondario. Peraltro, è stato preparato un ordine del giorno che affronta tale tematica. Tuttavia, comprendo la preoccupazione del Governo, che vorrebbe evitare un ulteriore rinvio al Senato del provvedimento in esame. Anche in merito alla questione della reciprocità nei rapporti e nelle direttive indirizzate ai Governi dei diversi paesi in relazione alle offerte pubbliche di acquisto, sarebbe necessario - e spero che il Governo si pronunci in questo senso - un impegno preciso per garantire tale criterio di reciprocità.
È di tutta evidenza che non si possa essere alla mercè di offerte pubbliche d'acquisto provenienti da altri paesi, senza possedere un ruolo definito per quanto concerne la vicenda del passivity rule e la difesa delle aziende nazionali.
Naturalmente, vorremmo venisse affrontato anche il tema degli incastri societari che garantiscono a società e persone di possedere e costituire un gruppo di controllo del 30 per cento, mediante la proprietà azionaria anche solo dell'1 per cento, come è avvenuto per la Telecom. Tali considerazioni andrebbero meglio definite. Spero che il Governo, nei passi successivi, anche in sede di preparazione dell'OPA, possa occuparsi di tale problema, che si è posto anche nel dibattito sulla legge in materia di risparmio, in cui si è rilevato che la tematica della costituzione di patti di sindacato che, attraverso un sistema di scatole cinesi, mettono i possessori di quote minoritarie nelle condizioni di acquisire il controllo di società molto grandi è un argomento da affrontare.Pag. 37Auspico che il Governo, anche se non in questa sede, attraverso un proprio intervento, possa garantire che tale questione venga affrontata al più presto possibile.
Sul provvedimento in discussione manterremo un atteggiamento di attesa, in quanto ci rendiamo conto di essere in ritardo nel recepimento delle direttive in questione. Tuttavia, ci aspettiamo un impegno chiaro, forte e preciso da parte del Governo, affinché delinei indirizzi coerenti con la difesa delle nostre aziende e l'ampliamento del mercato finanziario. Su questo non transigeremo.
La nostra, quindi, è una posizione di attesa rispetto ad impegni che il Governo ha assunto in Commissione finanze e che ci attendiamo possano essere puntualmente assolti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, dal momento che ha dato comunicazione dell'informativa del Governo, le chiederei, se possibile, di sostituirla con un'informativa sulla vicenda della Guardia di finanza, assicurando la presenza del Presidente del Consiglio. Penso che si possa fare, e che ciò abbia priorità su ogni altra informativa.
Per quanto attiene al merito della discussione, vorrei riprendere alcune considerazioni che ha svolto molto opportunamente il collega Garavaglia. La Lega Nord Padania tiene molto al fatto che nel provvedimento in esame vengano inserite norme e precisati i principi relativi alla garanzia della condizione di reciprocità nell'ambito delle offerte pubbliche di acquisto presentate da imprese straniere.
Riteniamo che il provvedimento sia assolutamente carente e generico sul punto, e tale genericità sottende un atteggiamento troppo spesso remissivo che la nostra politica - in questo caso, la maggioranza, - tiene nell'ambito dei rapporti internazionali quando sono in gioco interessi di natura economica. Tale atteggiamento assolutamente remissivo è proprio anche del Governo, prima di tutto in sede di Unione europea, e ciò si riflette anche nel testo del provvedimento in esame. Per quanto riguarda i rapporti con l'Unione europea, faccio riferimento alla posizione del nostro Presidente del Consiglio, che, da Presidente della Commissione europea prima, e da Presidente del Consiglio poi, non ha mai difeso gli interessi delle nostre aziende.
È degli ultimi giorni la notizia di un atteggiamento assolutamente remissivo, a livello di Unione europea, nei confronti di norme che dovrebbero tutelare le nostre imprese - e per la verità anche altre imprese europee - di fronte alla concorrenza sleale che proviene dalla Cina e dagli altri Paesi a manodopera a basso costo. Su tali argomenti la Lega Nord Padania ha sempre condotto una battaglia, senza però trovare risposte da parte dell'allora Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, e da parte di questo Governo, in ormai tredici mesi di attività.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, si tratta di due facce della stessa medaglia: la medaglia è quella della tutela degli interessi delle nostre imprese, in un caso, di imprese medie e grandi e, nell'altro, soprattutto di piccole e medie. Come ricordato dal collega Garavaglia, nessuno è contro il mercato: ci siamo sempre battuti contro una politica di assistenzialismo da parte dello Stato. Quando la FIAT veniva a chiedere aiuti di Stato, abbiamo sempre risposto in maniera negativa, e abbiamo sempre detto che un'azienda così grande avrebbe dovuto puntare sulla qualità dei prodotti. I risultati, infatti, si sono visti grazie proprio a tale atteggiamento di fermezza e di rigore tenuto dal Governo nella passata legislatura. Non state facendo altrettanto, lo sappiamo: uno dei primi provvedimenti che avete adottato è a favore di un'azienda e a discapito di tutte le altre.
Siamo per il rispetto delle regole e per la trasparenza all'interno del mercato e vogliamo che le nostre imprese divengano competitive sui mercati internazionali. Ritengo tuttavia che tali principi non possanoPag. 38poi impattare con una situazione in cui noi rispettiamo le regole e gli altri no.
In un campo così delicato come quello delle offerte pubbliche di acquisto, soprattutto delle OPA ostili, è necessario che la condizione di reciprocità venga assolutamente garantita. Occorre che venga garantita analiticamente, con assoluta trasparenza. Abbiamo presentato alcune proposte emendative al riguardo e teniamo al fatto che questo principio venga riaffermato in sede di intervento sul complesso degli emendamenti.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, non abbiamo materie prime, non abbiamo ormai più grandi industrie, ma banche sotto attacco. Se tutti i settori strategici finissero in mani straniere, ci ritroveremmo in un Paese più povero, che non sarebbe più padrone delle proprie scelte strategiche; abbiamo visto, infatti, che ormai la politica si determina non tanto attraverso le aggressioni o le pressioni di carattere militare, quanto attraverso le pressioni di carattere economico. Vediamo le conseguenze del braccio di ferro sul gas all'interno dell'Europa e quanto esso sia in grado di condizionare la politica internazionale.
Chiediamo da parte del Governo, della maggioranza e del Parlamento una tutela per gli interessi delle nostre imprese. Non vogliamo il protezionismo, vogliamo che ci sia una condizione di reciprocità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, interverrò con la consueta sintesi, motivata dall'ora, dagli argomenti ancora da affrontare e dalla condivisione delle motivazioni espresse dai colleghi che mi hanno preceduto. D'altra parte, non si può non intervenire su un argomento di questa portata.
Abbiamo purtroppo la tendenza, come Paese, a recepire le normative europee con una certa facilità. Dal Trattato di Roma in poi abbiamo recepito tutto molto facilmente, lo abbiamo applicato con grandi difficoltà e talvolta ci siamo trovati davvero in crisi, quando si è trattato di porci in maniera paritaria rispetto agli altri Paesi.
Anche con il provvedimento in esame il Governo, in ritardo nei tempi, un po' affannosamente, ha tentato di recepire una normativa in una materia, che in realtà si presenta molto complessa e con gravi rischi potenziali per il nostro sistema Paese. In particolare, con riferimento all'OPA, non credo si possa pedissequamente accettare una normativa che rischia di punire il nostro sistema produttivo. In Italia sta accadendo che tutte le maggiori imprese, in tutti i reparti strategici, sono state acquisite o stanno per esserlo da parte di gruppi stranieri. Così è per i grandi marchi che hanno fatto la fortuna della moda o delle grandi aziende produttive, che oggi sono in buona parte in mani straniere; così è per le telecomunicazioni, le infrastrutture e i trasporti; così è, già da tempo, per il sistema creditizio.
Se accettiamo che normative delicate, che investono la proprietà dei sistemi produttivi, quali quelle sull'OPA, vengano recepite senza che l'Italia possa far valere la condizione di reciprocità più volte reclamata dai colleghi della Lega Nord Padania e se accettassimo pedissequamente queste direttive, recheremmo un danno potenziale enorme al nostro sistema produttivo.
E quando parlo di sistema produttivo, non intendo riferirmi solo alle aziende che hanno una certa dimensione e che quindi, in qualche modo, sono protette, per la loro stessa grandezza, dalle possibili acquisizioni; c'è, infatti, una rete di medie e piccole imprese italiane, soprattutto quelle del nord, che rischia davvero moltissimo se questo tipo di direttive, anche in virtù delle nuove facilitazioni per le quotazioni in borsa delle piccole e medie imprese, dovessero essere recepite dal nostro Parlamento e dalle nostre istituzioni, senza che l'Italia faccia valere le proprie prerogative.
Credo, signor Presidente, che non si possa votare a favore del provvedimento,Pag. 39nonostante i tempi lo imporrebbero; che al più si possa arrivare all'astensione, se il Governo dovesse comunque accogliere, a parte gli ordini del giorno, alcuni impegni per tutelare il nostro sistema produttivo.
Credo però che esista da parte del Governo di centrosinistra, ancora una volta, una forte contraddittorietà nelle modalità di azione. Quando ci sono acquisizioni estere che in qualche modo investono il potere, la distribuzione di poltrone, il vantaggio conferito agli amici o agli amici degli amici, siano essi italiani o stranieri, allora nulla si dice riguardo alle potenzialità e alle prerogative delle nostra aziende; quando invece non vengono investite tali questioni, allora si innalzano fortemente le bandiere, si creano degli ostacoli che contrastano con le regole del mercato.
Una volta per tutte, credo che non la destra o la sinistra, non il Governo o l'opposizione, ma il sistema-Paese debba porsi in maniera coerente davanti a tali decisioni. O accettiamo le regole del mercato tout court, ma con il rischio gravissimo, come può essere per la disciplina in esame, che il nostro sistema produttivo possa essere acquisito con grande facilità dalle imprese straniere, oppure cerchiamo, anche attraverso l'attuazione di un criterio di reciprocità, di tutelare il nostro sistema, così come molti altri Paesi - penso in particolare alla Germania e alla Francia - hanno fatto in questi anni.
Voi sapete che quando un'impresa italiana va all'estero e cerca di acquisire un'impresa del suo settore, col medesimo oggetto sociale, si alzano sempre le barricate. Anche per questo motivo siamo il ventre molle dell'Europa: ci apprestiamo ad essere invasi, a vedere spesso acquisiti i nostri brand, i nostri marchi più importanti, per poi vedere queste aziende spostate di sede produttiva, svilite nei loro livelli occupazionali, completamente modificate rispetto alle loro storia.
Non si può - e mi rivolgo soprattutto alla sinistra storica - accettare che ci siano acquisizioni facili del nostro sistema produttivo e poi lamentarsi quando ci sono dei cali di livello occupazionale, perché è chiaro che la tendenza è quella di acquisire i nostri marchi storici, che sono i più famosi del mondo - pensiamo alla moda, alle auto e a tantissimi altri settori - per smontarli poi nella loro forza e spostare i livelli produttivi e occupazionali altrove. Facciamo molta attenzione ad accettare pedissequamente tale tipo di normative, perché stiamo creando un danno non di poco conto al nostro sistema produttivo e anche ai livelli occupazionali del Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, proprio in relazione alle osservazioni che sono state espresse da ultimo dal collega Jannone, credo che la risposta corretta sia la necessità di procedere al più presto all'approvazione del provvedimento in esame.
Devo osservare che il Senato ha registrato una notevole convergenza da parte di maggioranza ed opposizione, proprio basandosi su tale elemento di fondo. Abbiamo la necessità di superare un oggettivo ritardo che in questo settore c'è, proprio per rispondere, non con delle parole, ma con dei fatti e degli atti normativi, alle preoccupazioni che, lo ripeto, in particolare il collega Jannone ha espresso in questo momento.
Non credo affatto che il nostro Paese sia il ventre debole dell'Europa, per quanto concerne l'acquisizione dei nostri brand e dei nostri settori strategici. Credo che esso, al pari degli altri Paesi europei, si trovi in questo momento a dover far fronte a una situazione che si è evoluta con straordinaria rapidità, caratterizzata da un mercato che si sta muovendo in modo molto aggressivo fuori dei confini nazionali, evidentemente superando nei fatti le rigidità che le normative dei singoli Stati possono presentare.
Sta sostanzialmente capitando che le imprese escono dal confine degli Stati e riescono a presentarsi sugli altri mercati e ad acquisire, laddove hanno gli strumenti e la forza per farlo, delle posizioni importanti.Pag. 40Abbiamo visto grandi aziende straniere presentarsi sul mercato italiano e avere talvolta successo, talvolta no; abbiamo visto grandi imprese italiane muoversi sui mercati stranieri avendo di norma un considerevole successo: penso, tra tutti, a Unicredito Italiano e all'acquisizione da esso compiuta di HVB, prima ancora dell'operazione Capitalia, quindi avendo dimensioni strutturali minori rispetto a quelle attuali. Ciò è la dimostrazione che abbiamo imprese eccellenti nel nostro Paese.
Quando un'impresa è eccellente, essa riesce a stare sugli altri mercati e ad acquisire quel che intende acquisire nel rispetto generale per la capacità organizzativa. Non si alzano barriere, poiché il mercato ha compreso che servono non le barriere, ma regole che naturalmente garantiscano - e su questo sono assolutamente d'accordo con i colleghi che mi hanno preceduto - condizioni di reciprocità. Se occorre non alzare barriere, occorre anche che non ve ne siano in alcun Paese.
È poi fisiologico che ogni Stato tenda a tutelare e difendere i propri campioni: ciò non altera, però, il principio per cui le barriere sono ormai crollate e già le grandi imprese si stanno muovendo.
Il nostro dovere quali legislatori è dunque, in questa come in altre occasioni, quello di definire quali siano le regole del gioco cui tutti debbano attenersi. Si è ricordato in particolare il problema dell'OPA, poiché questo è il tema che in questo momento fa più opinione; mi permetto, però, di ricordare al Presidente ed ai colleghi tutti che, accanto ad esso, vi è anche la necessità di procedere con l'applicazione della direttiva Mifid, poiché - quella sì - è una situazione che ci sta mettendo in difficoltà.
Se, infatti, non procederemo con una rapida applicazione nel nostro Paese della direttiva Mifid, le imprese straniere potranno operare sul nostro territorio, mentre quelle italiane non potranno muoversi sui territori degli altri Paesi: ciò significherebbe negare un contributo positivo alle nostre imprese, che posseggono la struttura necessaria per stare sugli altri mercati, poiché in quel caso, per nostra inadempienza, non avremmo creato condizioni di reciprocità. La sollecitazione rivolta a tutti noi è, dunque, nel senso di procedere al più presto all'applicazione di tali direttive sul cui recepimento siamo in ritardo.
Se si vuol poi aggiungere un'esortazione ulteriore, direi che questa potrebbe cominciare ad essere la fase di risalita da una situazione di oggettiva difficoltà per il nostro Paese nei tempi di recepimento delle direttive. Trovo che, in proposito, non sia un buon argomento affermare che il ritardo con cui recepiamo le direttive deriva da anni e da legislature precedenti: il fatto che ci troviamo nella coda dei Paesi adempienti in Europa, per quanto in buona compagnia, non è certo un buon argomento. Credo che, invece, con questo aspetto si possa dare un segnale di efficienza del sistema Italia: cominciamo a risalire la china sui tempi di applicazione delle direttive, usciamo dai proclami di ordine generale e compiamo atti che vadano in questa direzione!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, nel corso di questo dibattito sul complesso delle proposte emendative si sta sviluppando una problematica che va oltre la portata della delega sull'OPA, che è il punto più importante di questo provvedimento. Inizierei, comunque, il mio intervento riferendomi al tema dell'OPA, per dire in particolare che il problema delle offerte pubbliche di acquisto già esiste nel nostro ordinamento e dovrebbe essere ripensato anche con specifico riferimento all'attuale normativa Draghi.
Gli episodi più recenti - ad esempio quello, tuttora in corso, della vendita del controllo Telecom - ci pongono infatti di fronte al problema se la soglia del 30 per cento fissata a suo tempo della nostra normativa nazionale sia tuttora efficace. Nei fatti assistiamo - non solo nel caso che coinvolge la Telecom oggi, ma anche inPag. 41quello che la coinvolse in passato - al fenomeno per cui, quando si tenta di acquistare piccole scatole cinesi che contengono quote minime del capitale di un'azienda, a volte anche offrendo il doppio del prezzo di mercato vi sono comunque acquirenti. Ciò dimostra non solo che non si distribuisce il plusvalore agli azionisti, ma anche che, probabilmente, le forme di controllo su queste grandi utility sono tali per cui si determina per gli azionisti di controllo (anche con quote minoritarie) la possibilità di estrarre un plusvalore sulle spalle della massa degli altri azionisti.
Questo è un problema di trasparenza sul quale dovremmo, comunque, riflettere.
La direttiva europea al nostro esame tendenzialmente indurrebbe a norme più lassiste rispetto a quelle nazionali in vigore.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 13,15)
LANFRANCO TURCI. Non ho nulla contro la possibilità che investimenti e capitali stranieri entrino nel mercato italiano ed acquistino società italiane, perché ciò vorrebbe dire, culturalmente, tornare indietro di cinquant'anni nel nostro Paese. La «caccia allo straniero», le urla contro lo straniero che arriva, francamente mi lasciano di sasso, pensando alla vicenda della nostra adesione alla Comunità europea ed a tutti i passaggi successivi della costruzione di un mercato comunitario.
Tuttavia, ciò presuppone che debbano vigere le stesse regole in tutti i Paesi della Comunità europea. Poiché la direttiva al nostro esame lascia spazio ad ogni Paese di adeguare opportunisticamente la propria disciplina nazionale sull'Opa - sulla base di interessi particolari - credo sia giusta la preoccupazione espressa in un emendamento di alcuni colleghi dell'opposizione e ripresa nell'ordine del giorno della Commissione, cui peraltro aderisco e desidero mettere agli atti anche la mia firma. Credo sia opportuno richiamare l'attenzione del Governo affinché, considerato che esso dispone, sostanzialmente, di una delega in bianco, vi siano un chiarimento ed un approfondimento adeguati, prima del decreto legislativo, sul fatto che dobbiamo adottare una norma che, senza rendere più difficile l'Opa, tuttavia non consenta a qualcuno di venire a giocare in Italia con tutte e due le mani libere, imponendo a noi, quando andiamo in quel paese, di giocare con una mano legata dietro la schiena.
Si tratta di un problema di equità che dobbiamo tenere presente.
Però, a proposito della presenza di capitali stranieri nel nostro Paese, dell'acquisizione di Aeroflot, scusate, di Alitalia (Aeroflot, chiaramente, è uno scivolamento concettuale) oppure di Telecom o di altre società di cui si è parlato negli ultimi tempi, vorrei dire che il problema va oltre la questione dell'Opa e della relativa normativa di applicazione.
Il punto è che il Governo e - se mi consentite - il nostro sistema Paese devono definire una valutazione chiara, trasparente e possibilmente condivisa sui beni e gli asset di interesse pubblico nazionale, che secondo noi non devono né possono passare sotto il controllo di capitali stranieri e che, anche nel caso che siano sotto il controllo di capitali italiani, devono essere protetti da una particolare normativa.
Torniamo al caso Telecom: non mi riferisco alla vendita di Tronchetti Provera, bensì al problema della rete fissa di Telecom, di cui sembra che abbiamo scoperto con dieci anni di ritardo, dopo la privatizzazione, il valore strategico.
Il problema della rete fissa non è tanto se Telecom viene acquisita da TMT, dalle banche italiane o da Telefonica, bensì il fatto che dobbiamo intervenire con una normativa precisa che, sul modello inglese o, perfino, di una ripubblicizzazione della rete fissa, garantisca l'interesse nazionale in materia di telecomunicazioni.
Il problema delle nostre grandi aziende energetiche non è quello della legge sull'Opa, ma di decidere - come ritengo sia opportuno fare - il mantenimento di una presenza di capitali importanti del TesoroPag. 42nell'ENEL o nell'ENI, oppure stabilire che esse sono a disposizione e possono essere anche privatizzate.
Si tratta di decisioni «a monte», di politica economica, che dobbiamo prendere con chiarezza per non trovarci, tutte le volte che si verifichi il caso concreto, impacciati, accusati di «pasticciare» con imprese amiche contro imprese nemiche ed esposti al rischio di mettere la credibilità del nostro Paese in cattiva luce a livello internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, quanto alla direttiva che si vuole applicare da parte della Comunità europea, qualcuno ha sostenuto che l'Italia di solito ha facilità di recepimento, ma spesso si interviene - e ciò credo sia uno dei grandi difetti del nostro Paese - anche chiudendo gli occhi, le orecchie e la lingua. A me sembra che l'Italia sia diventata una sorta di negozietto di dolci, le cui porte vengono aperte dai padroni perché tutti vengano dentro a prendere a mani basse e a portar via le sportine piene.
Credo sia importante, da parte nostra, capire anzitutto i tre livelli con i quali abbiamo a che fare. Il primo è quello della Comunità europea, il secondo riguarda il Governo, il terzo, infine, un po' più occulto, poiché si cerca sempre di non parlarne, è quello del Governo sopra il Governo (mi riferisco, in particolare alle operazioni di Prodi e dei suoi amici).
Credo che rispetto alla Comunità europea vi sia un primo ragionamento da fare. Non possiamo sempre sostenere che siamo parte dell'Europa, che l'Europa è bella, che siamo tutti «euro-contenti», «euro-soddisfatti», che andiamo ad Eurodisneyland e poi, alla fine, ci troviamo con i problemi in casa.
Ricordo che l'Europa è quella che ha spesso Paesi più furbi e Paesi meno furbi, è quella del mandato minimo di pedofilia, del mandato di cattura europeo, è quella che perdeva mesi a decidere quanto doveva essere grosso il pisello, ma che, in conclusione, quando è necessaria la sua presenza non si trova mai, non svolge politica estera, non interviene negli scenari internazionali come in realtà dovrebbe fare, mentre vi è una banca centrale europea. Non esiste un'Europa così concepita, come qualcuno cerca di far credere, e nemmeno esiste da un punto di vista politico, perché il Parlamento europeo è spesso esautorato e funziona soltanto il Consiglio, nel quale pochi intimi assumono decisioni.
Occorre iniziare da questa posizione, perché all'interno di quella congrega di pochi intimi che prendevano decisioni sciaguratamente fu mandato a presiedere Romano Prodi, svolgendo la carica di Presidente della Commissione Europea. Ebbene, credo che da questa prospettiva debba essere osservato l'intero scenario: il «negozietto da dolci italiano» nel quale le mani in pasta o soprattutto le mani che aprono la porta e le saracinesche del negozietto arrivano a una certa grande finanza, occupata in questo anno soprattutto da Prodi e dai suoi amici.
Non voglio dimenticare che fra le sue amicizie si possano comprendere Draghi, uomini della finanza e dei grandi istituti ricordati poc'anzi, rispetto ai quali in realtà credo che uno Stato più che intervenire con leggi, deve chiedersi cosa intenda fare. In caso contrario, il termine OPA sembra indicare un'«occupazione prodiana accurata», mentre io vorrei che significasse «offerta pubblica di acquisto», ove per pubblica si intende che vi sono delle regole che riguardano tutti. Su di esse dobbiamo confrontarci. Facciamo parte dell'Europa: benissimo! Allora, tali regole devono essere uguali e identiche per tutti.
La reciprocità è un principio che vale non solo per le OPA, ma anche per ogni tipo di rapporto in altri contesti, per l'immigrazione, nell'ambito internazionale e negli scambi. Ricordo quando sostenevamo che in Europa erano necessari i dazi e in Italia si affermava che si trattava di misure anacronistiche, qualcun altro diceva che eravamo matti. Poi - guarda caso - il commissario Mandelson in Europa,Pag. 43dinanzi alla necessità, li ha istituiti. Allora, cominciamo a pensare cosa debba fare questo Paese.
Il terzo livello è quello del Governo. Esso si rivolge alle Camere allorché si rammenta che il Parlamento esiste, perché spesso e volentieri si decide nell'ambito del Consiglio dei ministri e le Camere sono sistematicamente scavalcate; ma il Governo è contraddetto e credo che da qualche settimana non sia neanche più rappresentativo del popolo italiano, mentre il Parlamento si basa su logiche spesso fumose, poiché perde tempo in iniziative che potrebbero essere concluse in due ore, mentre si dilapidano due settimane; però, esso deve fare una scelta su tale problema.
Ora, prima di tutto, credo che un Parlamento serio e che rappresenta il popolo italiano debba affermare: «Prima di tutto casa nostra». Vi sono degli interessi. Ci dicono che facciamo parte dell'Europa, ma come si comportano i francesi, i tedeschi e gli olandesi? Loro fanno shopping da noi, nel «negozietto da dolci», mentre noi non difendiamo mai in nessun modo casa nostra. Loro stabiliscono regole, dazi e barriere, mentre siamo il Paese, che sta nella categoria dei più stupidi, che non fissa mai regole.
Cominciamo a porre delle regole se gli altri fanno lo stesso; se gli altri le revocano, togliamole anche noi; però, facciamo in modo che la situazione sia uguale per tutti. O ci auto-difendiamo, e questo vale per tutti in Europa, oppure loro si tutelano, mentre noi non facciamo lo stesso.
In conclusione, mi riferisco al fatto di avere delle banche che in merito alle OPA possono ragionare in termini generali, con una legge che riguarda tutti, in modo tale che non vi sia più la tentazione da parte del politico di sinistra di scalare e del politico di destra di farlo nell'altro senso. Vi deve essere una logica che riguarda tutto il Paese, in modo che vi sia un'idea che afferma che in principio venga tutelato l'investimento con forze, risorse e capitali che vengono da casa nostra.
Penso a banche come l'Antonveneta, che non ha più come principio primario il territorio, ossia quello di difendere il piccolo e medio risparmio, ma è divenuta proprietà di una multinazionale estera, che ha come criterio ispiratore quello di fare cassa, di raccogliere capitale. Ebbene, sono spaventato, perché queste piccole banche diventate poi grandi ed anche appetibili, erano importanti proprio perché si basavano sulla fiducia reciproca. Vi erano tanti sportelli presenti sul territorio e un altro tipo di organizzazione bancaria di raccolta del capitale. Quest'ultima viene a mancare, se diamo tutto al capitale estero, che viene in Italia solo per fare shopping, per comprare, per fare impresa, per il business immediato, non investendo per il futuro.
Rischiamo realmente che tali operazioni portino, anche dal punto di vista bancario, nell'arco di pochi anni, alla chiusura degli sportelli locali, alla rottura del rapporto fiduciario con i cittadini e con le piccole e medie imprese, le quali non hanno più punti di riferimento sul territorio su cui si vuole intervenire.
Il collega Conte nel suo intervento si augurava che il Governo, sulle promesse fatte in Commissione, compisse un atto di responsabilità. Purtroppo, collega Conte, credo che il Governo non sia assolutamente in grado di poter assumere una simile responsabilità, tantomeno ritengo che possa mantenere le promesse fatte, visto che è un anno che non lo fa.
Credo che da questo Governo possiamo augurarci solo il peggio, ma soprattutto che da parte dei Ministri e di Prodi in primis vi sia una logica che, prima o poi, farà dire: «Houston, c'è un problema» alla base. Bisogna, quindi, che ci poniamo tale problema.
Questo è un Governo euro-succube che, purtroppo, quando arrivano delle direttive comunitarie, se anche sono contro di noi, da Paese stupido, continua a recepirle. Il messaggio che abbiamo dato deve essere forte. Attenzione, prima di perdere tutto, cominciamo a chiudere la stalla, perché i buoi sono quasi tutti scappati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
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MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti. Ricordiamoci che, innanzitutto, il disegno di legge in esame delega il Governo ad adottare decreti legislativi in una serie di materie importanti, come l'organizzazione dell'orario di lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto ed anche la definizione di norme di qualità e sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione di sangue umano e dei suoi componenti.
Indubbiamente oggi focalizziamo la nostra attenzione su due punti importanti: l'attuazione della direttiva OPA e della direttiva Mifid.
Con riferimento a quest'ultima, sono d'accordo con i colleghi che mi hanno preceduto.
Si tratta di una direttiva di grande importanza ed è importante che venga recepita in tempi brevi. Allora mi chiedo come mai all'articolo 1 del disegno di legge in esame si stabilisce che il Governo è delegato ad adottare, entro il termine del 30 settembre, i decreti legislativi per il recepimento della direttiva Mifid, così come delle altre direttive.
Siamo, pertanto, giunti nuovamente, nonostante ciò che hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, anche di maggioranza, con grande ritardo all'attuazione delle direttive e della Mifid in particolare. Mi domando, pertanto, come mai il Governo venga costretto, soprattutto per quanto riguarda la direttiva Mifid, ad una nuova proroga di termini, perché questo bisogna dirlo e puntualizzarlo.
È lecito quindi chiedere, da parte nostra, chiarezza rispetto a responsabilità che appartengono innanzitutto al Governo - ciò sempre per quanto riguarda la direttiva Mifid - perché il Parlamento ha fatto per intero la sua parte.
Dell'OPA abbiamo discusso molto in Commissione. Alleanza Nazionale ha presentato due emendamenti ed il primo riguarda una proroga del termine previsto. L'articolo attuale prevede di fissare il termine al 30 settembre 2007, mentre noi riteniamo che il disegno di legge in esame non dia certezze su come verranno attuate le norme sull'OPA, visto che si dà carta bianca al Governo su come redigere i successivi decreti delegati, anche se abbiamo ricevuto rassicurazioni, anche ufficiali, del sottosegretario Tononi di cui teniamo buon conto.
In pratica, però, il Governo ci chiede, al momento, una delega in bianco in materia, svuotando di contenuto l'intero iter parlamentare. La direttiva OPA 2004/25/CE era inserita nell'allegato b) della legge 18 aprile 2005, n. 62 (legge comunitaria per il 2004). Ciò nonostante, i termini per l'attuazione della direttiva sono scaduti il 20 maggio 2006.
A mio giudizio, occorre domandarsi la ragione per cui siamo giunti con un così grave ritardo anche all'attuazione di questa direttiva e per quale motivo il Parlamento venga costretto ad una proroga in termini. Anche per tale ragione, è lecito chiedere chiarezza e assunzione di responsabilità al Governo. Noi lo abbiamo chiesto in Commissione e il sottosegretario Tononi ha sottolineato che, al riguardo, il Ministero dell'economia non ha ancora raggiunto un orientamento definito.
Con il primo dei nostri emendamenti all'articolo 1 chiediamo di prorogare il termine previsto dal 30 settembre al 31 dicembre 2007. L'altro emendamento che abbiamo presentato concerne la questione della clausola di reciprocità. L'aspetto principale, infatti, che è stato sollevato da noi in Commissione e anche dai colleghi che mi hanno preceduto, concerne la cosiddetta passivity rule ovvero la disciplina relativa agli strumenti di difesa, che le società bersaglio di un'offerta pubblica di acquisto possono porre in essere.
Tale disciplina riguarda soprattutto la previsione di una clausola di reciprocità in base alla quale, nel caso in cui l'acquisizione del controllo di una società sia promossa da una società estera, alcune norme della disciplina possono essere applicate solo se si applicano anche alla società estera che promuove l'offerta di acquisto.
Alcuni Paesi europei, come per esempio Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna,Pag. 45hanno già adottato una propria normativa nazionale per tutelare le società nazionali da offerte d'acquisto provenienti da società estere. La Germania ha introdotto, solo su base opzionale e non obbligatoria, la regola della passività, mentre la Francia consente l'emissione di speciali warrant che diluiscono il capitale e rendono più costose le scalate.
Credo, pertanto, sia giusto uniformare la legislazione italiana a quella europea in attuazione della direttiva 2004/25/CE e che si tenga conto, anche per quanto ci riguarda, di un criterio di massima di reciprocità per tutti gli Stati membri dell'Unione europea; tutto ciò per non trovarci, in sostanza, in una posizione di sfavore rispetto a quei Paesi, che hanno già applicato norme a tutela delle proprie società nazionali.
Questo è il contenuto delle proposte emendative che abbiamo presentato e su cui ci aspettiamo comunque delle risposte e degli impegni tranquillizzanti da parte del Governo. Presenteremo anche degli ordini del giorno in tal senso, perché è evidente che, per quanto riguarda la direttiva in materia di OPA, siamo tutti fortemente preoccupati, in quanto la normativa comunitaria in oggetto ha delle ricadute importanti per la salvaguardia di società importanti e determinanti per l'economia nazionale. Sugli aspetti che ho evidenziato, ci regoleremo anche per quanto riguarda il voto finale.
PRESIDENTE. Vista l'ora, rinvio il seguito del dibattito alla ripresa della seduta pomeridiana che avrà inizio alle ore 16.
Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).
SERGIO D'ELIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, ho chiesto di parlare a questo punto dei nostri lavori antimeridiani, perché, nel pieno rispetto del Regolamento, non condivido che gli interventi incidentali avvengano, come spesso è accaduto in questa legislatura, durante la trattazione di altri punti all'ordine del giorno.
Questo è avvenuto nel corso della mattinata. Tuttavia, in un parere della Giunta per il regolamento, confermato successivamente anche da una circolare del Presidente Violante e poi del presidente Casini, si prevedeva che le questioni incidentali potessero essere sollevate solo alla fine della trattazione dei punti all'ordine del giorno, tranne che in casi di particolare importanza e urgenza.
Ritengo che il caso di particolare importanza ed urgenza che sto trattando e che ho chiesto fosse trattato al termine della seduta sia molto più importante di quello per cui questa mattina è stato concesso di intervenire per circa un'ora. Mi riferisco alla moratoria ONU delle esecuzioni capitali. Quest'Assemblea ha approvato all'unanimità nel luglio scorso un preciso atto di indirizzo; la Commissione Affari esteri lo ha ribadito con una risoluzione approvata all'unanimità; il Governo si è impegnato nei confronti del Parlamento a portare alle Nazioni Unite una proposta di risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali, che, invece, molto probabilmente non verrà presentata, nonostante le prese di posizione del Parlamento europeo e gli impegni resi pubblici il 2 gennaio scorso dal Governo, il quale ha affermato ufficialmente che avrebbe avviato le procedure formali per consentire l'inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea generale la proposta di moratoria.
È accaduto un fatto di un'importanza straordinaria: quaranta premi Nobel, oltre trecento parlamentari da tutto il mondo, quindici presidenti di regione, tutti i rappresentanti di gruppo della Camera dei deputati e del Senato (eccetto il presidente Castelli, ma in questo ramo del Parlamento lo ha sottoscritto anche il presidente Maroni) hanno sottoscritto un appello diretto al Governo italiano, con il quale si chiede allo stesso di passare all'azione, di rompere gli indugi e di non accettare più quella pratica del rinvio che si è verificata per tredici anni consecutivi.Pag. 46
Infatti, in sede di Assemblea generale esiste una maggioranza certa, anzi assolutamente certa, favorevole alla moratoria delle esecuzioni capitali, ma alla stessa si impedisce di votare la risoluzione! Il motivo è che la seduta dell'Assemblea generale buona per votare è sempre quella prossima, quella dell'anno successivo!
Ebbene, sta accadendo che dall'Unione europea si proponga al Governo italiano di rinviare all'anno prossimo, di rinviare ancora una volta quello che è già stato rinviato per tredici anni, vale a dire la conquista di un nuovo diritto umano attraverso la moratoria delle esecuzioni capitali che rappresenta una tregua nella pena di morte, prodromica all'abolizione totale della pena di morte nel mondo!
Vi sono atti di indirizzo, gli impegni del Governo italiano, questo straordinario appello internazionale. Pertanto, le chiedo, signor Presidente, di riferire al Governo - poiché forse non lo sa - che tutti i rappresentanti di gruppo di questa Assemblea hanno sottoscritto l'appello dei quaranta premi Nobel rivolto non alle Nazioni Unite, non all'Unione europea, ma al Presidente del Consiglio Prodi. Si tratta di un fatto straordinario: non credo sia consueto che, dal mondo, arrivino all'Italia parole del tipo: «Sei il nostro campione, soltanto tu puoi farcela». Il Governo si deve fare forte e noi lo sosterremo, come lo hanno sostenuto tutti i capigruppo; anche il presidente Berlusconi l'altro giorno ha affermato di essere d'accordo con questa iniziativa.
Chiedo che il Governo sia informato di questo fatto straordinario, di cui si deve fare forte per vincere una battaglia italiana, non dei radicali o di Nessuno tocchi Caino o di altri, ma di questo Parlamento, di questa opinione pubblica internazionale, del Governo stesso e di tutti i Governi che si sono succeduti dal 1994 fino ad oggi.
PRESIDENTE. Onorevole D'Elia, in merito alla questione riguardante gli interventi sull'ordine dei lavori, il Presidente le ha già fornito una risposta, alla quale, ovviamente, mi rimetto. Con riferimento alla questione relativa alla moratoria internazionale sulla pena di morte, riferirò al Presidente, che segnalerà al Governo le sue valutazioni.
Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,40).
RUGGERO RUGGERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Chiedo al Presidente della Camera di sollecitare il Governo a fornire urgentemente una risposta a due interrogazioni a risposta scritta da me presentate. I temi esposti nella prima interrogazione stanno diventando ormai ineludibili: nel piano quinquennale 2007-2011 predisposto dal Ministero delle infrastrutture per la regione Lombardia è stata esclusa la provincia di Mantova. Chiediamo quale sia la ragione di ciò, e chiediamo che il Ministro - e ovviamente il Ministero e i funzionari - soddisfino in modo rapido tutte le richieste che la provincia di Mantova e l'amministrazione avevano già inoltrato con riferimento al piano ANAS e alle urgentissime opere che erano state ivi indicate, una parte delle quali è già stata iniziata.
Erano stati richiesti, ad esempio, l'appalto della tangenziale di Marmirolo, la riqualificazione della strada statale Goitese, la sistemazione del ponte di San Benedetto, il completamento della circonvallazione di Ostiglia, il raddoppio ferroviario Nogara-Poggio Rusco. Si tratta di infrastrutture ormai iniziate, alcune delle quali necessitano di interventi da parte del Ministero, piccoli ma importanti. È inqualificabile che stiamo aspettando una risposta, ovviamente positiva, che invece non ci è stata ancora fornita.
Ciò vuol dire escludere, dall'ambito territoriale della Lombardia, una provincia come Mantova, che invece è strategica - per il suo ruolo di interconnessione con più regioni e province - per quanto riguarda la viabilità di tutta l'area, chePag. 47ricomprende diverse regioni del nord. L'interrogazione di cui parlo è la n. 4-03742.
Il secondo sollecito riguarda l'interrogazione a risposta scritta n. 4-02770, con la quale si chiede al Governo di rispettare gli impegni assunti con la legge finanziaria: in quest'ultima il Governo ha pienamente accolto un ordine del giorno - di più non si poteva fare, essendo stata posta la fiducia - per la soluzione della questione riguardante il palazzo di giustizia di Mantova. È una situazione ormai improrogabile: vi sono addirittura problemi di sicurezza, ed occorre che il Governo - e in questo caso il Ministro della giustizia - fornisca una risposta a un impegno che ha già assunto. L'amministrazione comunale di Mantova sta aspettando una risposta, al fine di programmare, progettare, mettere in sicurezza e rendere funzionali tutti i lavori che in una sede di uffici giudiziari sono necessari per una corretta gestione della giustizia.
PRESIDENTE. Onorevole Ruggeri, riferirò alla Presidenza, che si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alle interrogazioni da lei richiamate.
BRUNO MELLANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad un'interrogazione a risposta scritta, da me presentata con il collega Daniele Capezzone, del 19 luglio 2006, riguardante la vicenda di Telekom Serbia: uno scandalo, un affaire politico più che di tangenti, sul quale è stata istituita anche una Commissione d'inchiesta. Nonostante la legge istitutiva prevedesse la presentazione di una relazione finale, questa non è stata mai presentata.
Oggi - lo anticipo - presenterò un'altra interrogazione a risposta scritta, con la stessa e identica domanda di quella sollevata un anno fa, ma con ulteriori dati ricavati dalle agenzie e dagli organi di stampa che documentano ulteriormente quale sia stato il ruolo anche dei servizi segreti all'interno di una vicenda oscura e per molti aspetti davvero disonorevole per il nostro Paese.
Chiedo alla Presidenza di sollecitare una risposta, perché credo sia necessario ed opportuno, a dieci anni esatti da quel 9-10 giugno del 1997, quando si firmò l'accordo di compravendita di Telekom Serbia da parte della controllata di Stato STET, che le stesse persone che ora rivestono un ruolo importante di Governo forniscano ad un deputato di questa maggioranza una risposta adeguata come il caso richiede.
PRESIDENTE. Onorevole Mellano, anche in questo caso, la Presidenza sarà informata per sollecitare il Governo nel senso da lei auspicato.
Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea, conseguente aggiornamento del programma ed annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che il disegno di legge n. 1609 - Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione sia esaminato con priorità, dopo il disegno di legge n. 2600 in materia di recepimento di direttive comunitarie.
L'articolazione dei lavori per il periodo 18-29 giugno sarà la seguente:
Lunedì 18 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2161 - Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese.
Martedì 19, mercoledì 20 e giovedì 21 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2480-A/R - Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale.
Seguito dell'esame delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050, Volontè ed altri n. 1-00161, Migliore ed altri n. 1-00178, Ranieri ed altri n. 1-00179, Zacchera ed altri n. 1-00180 e De Zulueta ed altri n. 1-00181 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea.
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1496-B - Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati e dei tornei professionistici a squadre e delle correlate manifestazioni sportive organizzate a livello nazionale (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
disegno di legge n. 1874 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba;
disegno di legge n. 2069 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dello Yemen sulla promozione e protezione degli investimenti;
disegno di legge n. 2071 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India;
proposta di legge n. 1318 - Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali;
disegno di legge n. 2161 - Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese.
Seguito dell'esame delle mozioni Gibelli ed altri n. 1-00024, Capitanio Santolini e Volontè n. 1-00165, Bertolini ed altri n. 1-00168, Frassinetti ed altri n. 1-00169 e Froner ed altri n. 1-00175 sulla riorganizzazione del sistema scolastico italiano in relazione al fenomeno dell'immigrazione.
Venerdì 22 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1762 - Delega al Governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi di capitale, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo del catasto fabbricati, nonché per la redazione di testi unici delle disposizioni sui tributi statali;
proposta di legge n. 1538 - Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del prestatore d'opera;
proposta di legge n. 1731 ed abbinate - Introduzione nel codice penale di disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 323 ed abbinata - Riforma del codice di procedura penale.
Lunedì 25 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali della mozione n. 1-00170 Bondi ed altri sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.
Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1566 - Conversione in legge del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (ove trasmesso in tempo utile dal Senato - scadenza: 10 luglio 2007).
Discussione sulle linee generali della mozione n. 1-00177 Misiani ed altri sul federalismo fiscale.
Martedì 26 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 27 e giovedì 28 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 giugno) (con votazioni):
Seguito dell'esame della mozione n. 1-00170 Bondi ed altri sulla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1566 - Conversione in legge del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (ove trasmesso in tempo utile dal Senato - scadenza: 10 luglio 2007).
Seguito dell'esame della mozione n. 1-00177 Misiani ed altri sul federalismo fiscale.
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 1318 - Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (ove non concluso nelle settimane precedenti);
disegno di legge n. 1762 - Delega al Governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi di capitale, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo del catasto fabbricati, nonché per la redazione di testi unici delle disposizioni sui tributi statali;
proposta di legge n. 1538 - Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie del prestatore d'opera;
proposta di legge n. 1731 ed abbinate - Introduzione nel codice penale di disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 323 ed abbinata - Riforma del codice di procedura penale.
Nel corso della settimana avrà altresì luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Il Parlamento in seduta comune sarà convocato mercoledì 20 giugno alle ore 12 per procedere all'elezione di un giudice costituzionale. La chiama inizierà dai deputati.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle 15).
Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti potrà essere inserito secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni. Si riserva altresì di inserire l'esame di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni e di documenti licenziati dalla Giunta delle elezioni.
L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione n. 1-00177 Misiani ed altri sul federalismo fiscale sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.
La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 16,05.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bimbi, Boato, Bonelli, Brugger, Buontempo, Del Mese, Donadi, Franceschini, Gasparri, Landolfi, Lucà, Marcenaro, Mattarella, Meta, Pagliarini, Pinotti, Piscitello, Provera, Venier ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge A.C. 2600.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2600.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si sono svolti alcuni interventi sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippi. Ne ha facoltà. Le ricordo che, considerato che il suo gruppo ha esaurito il tempo a disposizione, lei dispone di tre minuti.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, il mio intervento sarà breve. Questa mattina i miei colleghi - in modo particolare l'onorevole Garavaglia - hanno evidenziato come, se non vi fosse stata la Lega Nord, anche in questa occasione il provvedimento in esame molto probabilmente sarebbe passato in sordina.
Pertanto, ancora una volta, la Lega Nord evidenzia e sottolinea il fatto che si debbano apportare delle modifiche e che debbano essere approvati gli emendamenti che abbiamo con insistenza proposto. Nell'eventualità di un loro mancato accoglimento, sono stati presentati un gran numero di ordini del giorno.
Ciò perché, signor Presidente e onorevoli colleghi, vogliamo porre l'accento su un principio che non può essere disatteso, che non può non essere preso in considerazione: si tratta del principio di reciprocità. Un principio di reciprocità e di trasparenza, un principio senza il quale le nostre aziende - le aziende italiane - si troverebbero sicuramente penalizzate nei confronti delle aziende estere.
Quindi, chiediamo con insistenza che il Governo valuti l'opportunità di adottare tutte le misure necessarie per tutelare le società italiane oggetto di OPA, nei confronti delle società estere, per garantire parità di trattamento alle imprese italiane rispetto a quelle degli altri Paesi europei, in particolare subordinando l'applicazione in Italia di alcune norme alla condizione che analoghe norme siano previste dall'ordinamento dello Stato di appartenenza della società estera che promuove l'offerta pubblica di acquisto.
Diversamente, non si capirebbe un atteggiamento negativo da parte della maggioranza e del Governo nei confronti di queste nostre proposte, che vogliono operare una sensibilizzazione ed evidenziare come tale principio di reciprocità e di trasparenza debba valere.
Proponiamo ciò per tutelare le nostre aziende, per evitare che vi sia la possibilità che qualcuno «faccia man bassa»- in posizione tra l'altro illegittima, moralmente ed eticamente - nei confronti delle nostre società.
Noi della Lega Nord riteniamo che non appoggiare tale linea e non accogliere queste richieste significhi andare contro un principio giusto, un principio di buon senso.Pag. 51
Non si tratta di appartenere alla destra, alla sinistra, al nord o al sud; si tratta di condividere o meno determinati valori, di dimostrare con i fatti, con il voto di questa Assemblea che quest'ultima non intende gettare nel cestino principi cardine come quelli di trasparenza e di reciprocità.
PRESIDENTE. Constato che il deputato Romagnoli, che aveva chiesto di parlare, non è presente.
Ha chiesto di parlare il deputato Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, innanzitutto va dato atto ai colleghi della Lega Nord di aver presentato una serie di emendamenti sulla delega per il recepimento delle direttive comunitarie. In particolare, constato che si sono giustamente soffermati sulla direttiva che attiene alla regolamentazione a livello comunitario dell'offerta pubblica di acquisto, sottolineandone il principio della reciprocità.
Ci preoccupiamo del problema della reciprocità perché conosciamo la situazione di alcuni Paesi comunitari, in particolare della Francia e della Germania, che non hanno mai o quasi mai applicato tale principio nei confronti dei tentativi delle aziende italiane di entrare nel loro mercato. Basti ricordare la vicenda Pirelli-Continental, la vicenda dell'acqua minerale Evian e la scalata da parte di una società finanziaria del gruppo FIAT. Viceversa, nel caso italiano abbiamo avuto la disinvolta operazione dell'Électricité de France che avvenne proprio nel passaggio tra un Governo di centrosinistra e un Governo di centrodestra, in cui il Governo di centrosinistra presentò un decreto-legge per bloccare i diritti di voto della Électricité de France che aveva scalato la Edison e naturalmente il subentrante Governo di centrodestra confermò la stessa posizione. Solo con difficoltà e dopo alcuni anni si è potuta sistemare la situazione: attualmente la Edison è governata al 50 per cento dalla Électricité de France e al 50 per cento dall'ex municipalizzata milanese fusa con quella bresciana.
Il problema certamente esiste. Tuttavia occorre riflettere anzitutto sul fatto che nel nostro Paese - al di là delle scalate che ho ricordato, in particolare quella della Électricité de France - grosse operazioni di scalata ostile da parte di grandi gruppi stranieri sul mercato dei capitali a livello di borsa dei valori italiana non si sono verificate, anche se ciò non significa che non si realizzeranno in futuro.
Vorrei sottolineare che il problema è complesso. In un Paese come il nostro, dove non esistono, o quasi, investitori istituzionali (non esistono sostanzialmente i fondi pensione), il capitalismo di mercato è sostituito dal capitalismo di relazione e il capitalismo di relazione ci ha dato diversi esempi della sua presenza: da ultimo l'operazione Telecom nella quale è stata trovato un accordo con grande gruppo telefonico straniero - la Telefonica spagnola - insieme ad alcuni azionisti italiani, in particolare le banche.
Naturalmente il capitalismo di relazioni determina dei fenomeni caratterizzati anche dagli aspetti che in questi giorni abbiamo osservato attraverso alcune intercettazioni.
Quindi, il problema è semmai quello di trasformare gradatamente e progressivamente il capitalismo di relazioni in un capitalismo di mercato, ovverosia costruire veramente un mercato finanziario italiano nel quale inserire la delega all'esame e tali normative sull'offerta pubblica di acquisto, che certamente deve rispettare il principio della reciprocità, ma anche evitare che si crei un muro rispetto agli investimenti stranieri.
Infatti, nel caso Telecom certamente la fuga della AT&T, insieme all'appendice messicana, costituisce certamente un fatto negativo. Considerato che la AT&T è piena di capitali fino al naso e che, invece, la Telefonica spagnola è piena di debiti fino al naso, evidentemente sarebbe stato meglio, dovendo investire nella telefonia e nelle telecomunicazioni italiane, avere un grande investitore americano, piuttosto che un investitore europeo, che peraltro è indebitato e dovrebbe cedere alcune delle proprie attività per poter intervenire pesantementePag. 52o sistematicamente nel controllo o comunque nella gestione della Telecom Italia.
Il secondo esempio riguarda il fatto che nella privatizzazione dell'Alitalia erano rimasti in gara tre concorrenti, uno dei quali costituito da capitalisti americani, molto rappresentativi e soprattutto capaci di gestire la ristrutturazione di aziende di trasporto aereo, perché lo avevano dimostrato in altre occasioni.
Anche riguardo a tale esempio il capitalismo di relazioni, nel caso specifico tra il Ministero dell'economia e delle finanze e qualche altro concorrente di quella privatizzazione (peraltro non ancora conclusa), ha causato la fuga di tali investitori.
Quindi, facciamo attenzione! Difendiamo certamente la reciprocità, ma non ci chiudiamo rispetto ad una globalizzazione che, oltre ai rischi, reca anche i vantaggi di afflussi di capitali veri, senza che necessariamente si perda il controllo o, comunque, il centro decisionale di alcune aziende nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il deputato Romagnoli, che in precedenza era appena rientrato in aula.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, mi si lasci osservare che alcune volte mi sembra di trovarmi di fronte alla commedia pirandelliana: Così è (se vi pare). Mi chiedo se io, nato in questa terra, abbia capito poco della politica economica e delle normative comunitarie discusse in quest'aula.
Parliamo di apertura al mercato ed ai capitali stranieri, eppure sento levare alto il grido di «vade retro, Satana», come se gli interessi di industrie nazionali, nel frattempo diventate molto poche, dovessero essere salvaguardati. Chi dice il contrario? Il problema, semmai, è un altro, ovvero sapere dal Governo qual è il suo nuovo «tasso europeo», che - mi si lasci dire - deve essere registrato a giorni alterni: se vi danno ragione, viva l'Europa; se, invece, vi danno torto, la frase più cortese è che non capiamo più questa Europa.
Eppure, onorevoli colleghe e colleghi, da quando Prodi ha lasciato l'incarico presso l'Unione europea i commissari sono gli stessi: ieri elogiati, oggi denigrati.
È di oggi l'avvertimento del commissario Almunia, che ci richiama agli impegni sottoscritti, così come la comunicazione della Commissione secondo cui il nostro debito pubblico ha raggiunto livelli insopportabili: 1603,7 miliardi, quasi 47 miliardi in più rispetto al 2006.
Eppure, sento in quest'aula un'atmosfera eccessivamente nazionalista, a difesa degli interessi delle nostre aziende. Voglio fare osservare, per restare nell'ambito della discussione in quest'aula, che il divario del debito pubblico, tra Italia, Germania e Francia, senza voler citare assolutamente l'Inghilterra, è di oltre il 60 per cento in più.
Quindi, il richiamo che ci fanno gli organismi comunitari mi sembra del tutto appropriato. Cosa voglio dire con questo? Per ritornare al discorso che facciamo da circa un anno, le tasse hanno ormai raggiunto, caro Presidente, il livello del 55 per cento - sì, cari colleghi e colleghe, avete capito bene, il 55 per cento - e se questo Governo continua su questa strada è chiaro che per molte grandi medie e piccole aziende raggiungere gli obiettivi industriali e finanziari rimarrà ancora un'utopia e, come tali, soggette ad essere facili prede per un mercato sempre più aggressivo.
Rimane, quindi, difficile difendere le nostre industrie e, conseguentemente, i livelli occupazionali. Dovremmo essere tutti preoccupati, come credo lo siano i più responsabili, di tale situazione. Occorre invertire da subito l'andamento dell'allegra spesa pubblica. A tale proposito, ricordo che i tassi di interesse della Banca centrale continueranno ad aumentare e ciò significa - lo ricordo a tutti - che ogni 0,25 di punto percentuale costa, in termini di interessi passivi, 4,8 miliardi di euro.
Vi chiedo se la strada da intraprendere sia quella della difesa della italianità oppure quella della difesa del libero mercato. Perché vedete, se il mercato fosse stato veramente libero, probabilmente nonPag. 53avremmo assistito a quello che usualmente sento vociferare all'estero: il mercato italiano è suggestivo perché somiglia ad un suk. Se vogliamo dirla tutta sulla italianità, dobbiamo chiederci perché alcuni forti organi di informazione hanno fatto una guerra spietata alle nostre aziende del settore bancario e cosa nascondeva questa guerra. Sì, certamente, care colleghe e colleghi, è spiacevole l'intervento politico, ma non abbiamo forse con questo consentito l'intervento e l'occupazione straniera? Assisto spesso in questa Assemblea a dibattiti che hanno del kafkiano: vogliamo alzare barriere nei confronti dei nostri partner europei e non per lasciarli ma per fuggire, grazie alle furbizie italiche.
Vedete colleghi, prendiamo la privatizzazione dell'Alitalia: vista dall'esterno ci si domanda, ma questi sanno cosa significa privatizzazione? Si tratta di una compagnia che in poco più di dieci anni ha consumato oltre sette, dico sette miliardi di euro. E l'odissea non è finita, visto che presenta un bilancio con una perdita di 670 milioni di euro. Chiedo a tutti voi: siamo sicuri che la difesa dell'italianità sia opportuna?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, intervengo per dire che è a tutti evidente come siamo arrivati un po' in affanno all'attribuzione di queste deleghe, perché quanto all'attuazione di alcune direttive siamo morosi già dal novembre del 2006. A questo proposito il lavoro che abbiamo svolto in Commissione finanze ci ha portato a ricevere assicurazione dal Governo che prima dell'adozione dei decreti legislativi, emanati in attuazione delle deleghe che ci apprestiamo a conferire, si concorderanno i termini dei decreti legislativi stessi. Noi, continuando ad essere leali e solidali con l'azione del Governo, accettiamo questa impostazione, ma è necessario che puntualizziamo alcuni concetti sui termini di inquadramento di tali decreti legislativi e, in particolare, con riferimento al problema delle OPA, che è stato evocato anche da altri colleghi.
Per noi non vi è un problema semplicemente di reciprocità; la condizione di reciprocità, che credo anche con spirito condivisibile è stata avanzata da alcuni colleghi dell'opposizione, non è né l'unico problema che ci possiamo porre, né può essere l'unica medicina utile a risolvere, o anzi a prevenire i mali che abbiamo visto paventarsi con riferimento, ad esempio, alla società Autostrade o con riferimento alla società Telecom. In condizioni di globalizzazione del mercato imprenditoriale e finanziario diviene anche molto complicato definire la nazionalità delle entità che si apprestassero eventualmente ad effettuare l'OPA, proprio perché attualmente è molto difficile porre sotto una bandiera o sotto un'altra la composizione del pacchetto azionario o la maggioranza di esso o il pacchetto di controllo della società, specialmente quando si tratta di grandi entità.
Per l'altro verso, invece, è più opportuno riferire le nostre precauzioni al settore di intervento delle società oggetto di OPA. Questo perché - lo abbiamo detto e il nostro segretario si è anche speso a tal proposito quando l'attenzione era incentrata sulla società Autostrade - non può essere del tutto indifferente alla politica il fatto che una società scalata si occupi di credito, di trasporti, di energia, di telecomunicazioni; così come non può, altresì, essere indifferente che la società scalata impieghi dieci o 10 mila lavoratori.
Considerato, quindi, che la nostra preoccupazione è rivolta sia al mantenimento dei livelli occupazionali delle società che eventualmente venissero scalate, sia al settore di intervento di esse, chiederemo e reitereremo al Governo la richiesta di una particolare attenzione nella predisposizione dei decreti legislativi su tali temi.
Desidero anche menzionare - per avvalorare la tesi per cui ciò che è importante è l'interesse dei cittadini per il campo di intervento delle società che vorremmo proteggere da scalate che potrebbero portare devastazioni, sia nel mercatoPag. 54del lavoro sia, in generale, in ordine all'interesse nazionale - un approfondimento giornalistico di poche settimane fa, che ho seguito con particolare interesse. Esso riguarda la politica energetica e di approvvigionamento del gas. Da tale approfondimento emerge che, a volte, non c'è neanche bisogno di scalare una società per avere indirettamente il controllo di determinati settori sensibili; emerge, infatti, che sono stati avanzati gravi dubbi sulla indipendenza dell'ENI in riferimento all'approvvigionamento di gas proveniente dall'ex Unione Sovietica.
Questi sono i criteri che ispirano la nostra azione politica. Ribadiamo la nostra fiducia al Governo, ma saremo attenti osservatori e interverremo puntualmente - anche con i nostri mezzi - per sciogliere alcune delle preoccupazioni che sono state manifestate anche da settori dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche noi desideriamo esprimerci sul complesso degli emendamenti. Desidero ringraziare i colleghi Fugatti, Brigandì e Germontani, che hanno presentato numerose proposte emendative e che, quindi, ci hanno dato la possibilità di discutere al fine di migliorare questo disegno di legge delega per il recepimento delle direttive del Parlamento europeo e del Consiglio.
Il disegno di legge in esame - così come è stato approvato dal Senato e i cui temi trattati rientrano nelle competenze di moltissime Commissioni della Camera - attribuisce, attraverso la proroga dei termini di delega per il recepimento delle direttive comunitarie in materia di OPA da parte degli Stati membri, in sede di attuazione, un notevole spazio discrezionale che avrà effetti rilevanti sugli equilibri dei mercati finanziari. Pertanto, è opportuno che il Governo dia al riguardo indicazioni al Parlamento.
Con gli emendamenti presentati noi diamo la possibilità all'Esecutivo, di tutelare meglio - in termini di reciprocità, come è stato già detto da alcuni miei colleghi - gli interessi nazionali, come stanno facendo la Germania e la Francia, i cui Governi sicuramente tengono in maggior considerazione i loro amministrati, cioè i loro cittadini, alla luce delle decisioni da essi assunte in questa materia.
Tale direttiva attribuisce agli Stati membri notevoli spazi di discrezionalità circa le scelte normative da compiere in sede di recepimento della direttiva stessa. È assolutamente indispensabile precisare il termine di esercizio della delega legislativa, in particolare al fine di evitare che le società italiane oggetto di offerte pubbliche di acquisto da parte di società straniere siano poste in una situazione di debolezza nei confronti di queste ultime, le quali si troverebbero nella condizione di acquisire, con facilità, importanti settori del sistema economico nazionale.
L'assenza di specifici principi e criteri direttivi della delega per il recepimento della direttiva comunitaria in materia di offerte pubbliche di acquisto è, quindi, assai pericolosa. Ciò dovrebbe consigliarci di avere la massima attenzione, nonché favorire l'accoglimento delle diverse proposte emendative presentate, volte appunto, in tal senso, ad aiutare le nostre società e il Governo stesso. Sono, comunque, poco comprensibili le ragioni che inducono il Governo a velocizzare l'iter di approvazione del provvedimento in esame e ritengo, tuttavia, che la richiesta di non modificare il testo del disegno di legge si ponga in contraddizione con l'incapacità del Governo stesso di esprimere, sin d'ora, il proprio orientamento in merito al recepimento della direttiva in materia di OPA.
L'eccessiva debolezza, generalmente dimostrata dall'Esecutivo in carica nei suoi rapporti con l'Unione europea, fa sorgere il timore che, anche in questo caso, le scelte legislative che saranno assunte in sede di recepimento della direttiva OPA non saranno in grado di tutelare efficacemente gli interessi delle società italiane, a differenza - come ho già detto - di quanto è avvenuto in molti altri StatiPag. 55membri, che hanno stabilito precise garanzie in favore delle imprese nazionali oggetto di offerte pubbliche di acquisto promosse da soggetti esteri.
In conclusione, desidero far rilevare che il disegno di legge al nostro esame - Atto Camera n. 2600 - già approvato dal Senato, all'articolo 1, comma 1, oltre che in materia di organizzazione dell'orario di lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto, interviene anche in materia di norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti, in modifica della precedente direttiva 2001/83/CE.
Si tratta, pertanto, di due argomenti - l'orario di lavoro dell'autotrasporto e la conservazione e distribuzione del sangue umano - che stridono leggermente, che bisognerebbe approfondire meglio e che richiedono, ovviamente, un'attenzione maggiore. L'articolo 1 è finalizzato a riaprire il termine per l'esercizio delle deleghe - prorogandolo al 30 settembre prossimo - e non si capisce bene il perché di tutto questo.
Pertanto, riteniamo che le proposte emendative presentate dai colleghi Fugatti, Brigandì, Gianfranco Conte e Germontani, ci consentano, molto efficacemente, di migliorare questo testo. Invito, pertanto, il Governo ad accettare i consigli che provengono da questo ramo del Parlamento, nel supremo interesse dei nostri cittadini, nei confronti dei cittadini degli altri Stati e, quindi, delle imprese estere che sono avvantaggiate rispetto a noi. Così facendo, infatti, offriamo loro un vantaggio rispetto alle nostre imprese, le quali (come al solito) si trovano a soccombere nel campo della competitività. Concludo, quindi, dicendo che il nostro gruppo, ovviamente, voterà a favore di quasi tutte le proposte emendative presentate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, già sin dalla discussione sulle linee generali e dagli interventi che mi hanno preceduto, emerge come, nei confronti del provvedimento in esame, vi siano questioni aperte. Tali questioni non riguardano, in modo specifico, gli aspetti del provvedimento riferiti a contenuti di carattere minore, in particolare la direttiva relativa agli orari dell'autotrasporto o quella relativa alla tutela della salute e della sicurezza in materia di sangue umano. Si tratta di provvedimenti che, sicuramente, non avrebbero meritato un tempo maggiore di quello ad essi dedicato, perché pur intervenendo in settori di rilievo, si sono mostrati di facile adeguamento, non contenendo questioni che debbano essere oggetto di discussione in termini giuridici e, prima ancora, soprattutto, politici ed economici.
Gli interventi effettuati fin qui sul complesso degli emendamenti ci pongono di fronte, almeno in parte, ad alcune questioni abbastanza rilevanti relative all'economia nazionale, alle nostre imprese e, in particolare, al sistema economico-finanziario del nostro Paese. Su quest'ultimo si è scritto molto, si è detto, molto spesso, anche troppo e sono state richiamate alla nostra attenzione vicende che, purtroppo, non hanno spento ancora la loro profonda eco. Infatti, i giornali di questi giorni, riferendosi a vicende giudiziarie non troppo lontane nel tempo, ci ricordano come il nostro Paese sia un tantino diverso rispetto a molti altri e, in particolare, sia un Paese ove tutti affermano di essere pronti a varare norme e regole che meritano rispetto nei confronti delle società e, quindi, anche di quei giusti rapporti esistenti tra società disposte ad acquistarne altre e società che presentano un interesse opposto, volendo difendersi dall'acquisto. Purtroppo, contemporaneamente, l'antico vizio della politica italiana è quello di non affrontare mai compiutamente le questioni al suo esame, perché si suppone che, evitando la discussione, vi sia maggior margine - nel nostro caso per il legislatore delegato - per poter lasciare maglie aperte in base agli interessi che si preferisce difendere.Pag. 56
Come gruppo di Alleanza Nazionale, fin dalla discussione sulle linee generali, abbiamo evidenziato come quanto ci preoccupa, in relazione al recepimento delle direttive in questione, sia proprio l'aspetto di fondo e cioè che, sulla base della delega conferita al Governo, non sia stata affrontata la questione fondamentale o, se si preferisce, una delle questioni fondamentali. Infatti, quando si parla di delega legislativa, si sa che le norme costituzionali impongono al Parlamento di delineare l'ordito di principi e criteri entro i quali il Governo, cioè il legislatore delegato, dovrà muoversi.
Ebbene, la prima questione di fondo, sollevata dagli interventi precedenti e ripresa da alcuni emendamenti presentati, pone il Governo di fronte a tale interrogativo: qual è la posizione della maggioranza e, quindi, anche del Governo, di fronte alle questioni politiche aperte dal recepimento di tali direttive? In altri termini, se i mercati borsistici sono oggetto di tali direttive, se la situazione di fronte alla quale ci troviamo - relativa alla contendibilità dei pacchetti azionari e, quindi, delle imprese - è oggetto, oggi, di un ripensamento a livello comunitario, se, addirittura, tale ripensamento in alcuni Paesi ha già trovato attuazione per quanto riguarda la protezione di quelli che, anche in quest'aula, sono stati definiti e riecheggiati come interessi nazionali, qual è l'opinione della maggioranza e, quindi, anche del Governo, che è sostenuto da quest'ultima, in relazione all'attuazione di questa direttiva?
Purtroppo, tale aspetto politico non trova soluzione perché - come è evidente analizzando il contenuto del provvedimento in esame che si cerca di correggere mediante gli emendamenti proposti - il rinvio effettuato dalle disposizioni al nostro esame rappresenta un rinvio in bianco, che tra l'altro non entra nel merito dei problemi che la direttiva apre sotto il profilo politico. Difatti, se leggendo l'articolo 1 del disegno di legge in discussione ne evidenziamo i principi e criteri direttivi che sovrintendono ai provvedimenti che dovrà emanare il Governo, vi troveremo delle sorprese alquanto curiose.
Intanto, il rinvio effettuato alla legge comunitaria del 2004 (mi riferisco alla legge 18 aprile 2005 n. 62) è estremamente generico e non spiega, non chiarisce quale sia la volontà del Parlamento nel momento in cui delega al Governo un compito importante come quello che stiamo esaminando. Vi sono, infatti, una serie di principi che potrei definire estremamente ovvi, quale quello del miglior coordinamento delle scelte normative in relazione alle discipline vigenti, la cui evidente superfluità credo sia addirittura lapalissiana, oppure gli aspetti relativi al raccordo tra gli apparati amministrativi e l'attuazione, in sede di recepimento, delle direttive comunitarie. C'è, poi, l'ennesimo principio che ricorre quotidianamente quando si affrontano disegni di legge proposti dal Governo e sostenuti dalla maggioranza, ossia quello che afferma che qualsiasi adempimento del genere ricordato in precedenza non debba comportare oneri conseguenti per l'erario. Anche sotto tale profilo credo, però, che la questione non sia rilevante per l'attuazione di direttive in materia di sistema finanziario europeo e, soprattutto, di offerte pubbliche d'acquisto.
Si può fare la medesima affermazione in relazione agli altri principi correlati alle questioni di applicazione diretta. Vi è però un riferimento, contenuto in particolare nell'articolo 2, lettera h), della legge comunitaria per il 2004, che è abbastanza interessante per quanto riguarda l'indirizzo da impartire al legislatore delegato, ma che vorrei rivolgere come domanda ai banchi della maggioranza. Vorrei chiedere se, sulla base della lettura di tale principio, sia sufficientemente chiaro quale dovrà essere il riferimento cui il Governo dovrà attenersi per l'attuazione della normativa, molto più rilevante e importante, delle offerte pubbliche d'acquisto. Infatti, la lettera h) dell'articolo 2, cui faccio riferimento, recita testualmente: «I decreti legislativi assicurano che sia garantita una effettiva parità di trattamento dei cittadiniPag. 57italiani rispetto a quelli degli altri Stati membri dell'Unione europea». È già dubbio se tale principio, che è richiamato dalle direttive in questione, possa essere esteso, ad esempio, alle questioni relative alle persone giuridiche e, quindi, alle società direttamente interessate alle offerte pubbliche d'acquisto nei mercati regolamentati. Ma, continua la norma, bisogna fare in modo «di assicurare il massimo livello di armonizzazione possibile tra le legislazioni interne dei vari Stati membri ed evitando l'insorgere di situazioni discriminatorie a danno dei cittadini italiani nel momento in cui gli stessi sono tenuti a rispettare, con particolare riferimento ai requisiti richiesti per l'esercizio di attività commerciali e professionali, una disciplina più restrittiva di quella applicata ai cittadini degli altri Stati membri».
Ritengo che tale principio, pur evocato, non sia assolutamente applicabile al caso di cui stiamo discutendo, perché fa riferimento ad attività commerciali e professionali, quindi non entra nel merito della questione di fondo più volte richiamata nel dibattito generale ed anche in occasione della presentazione degli emendamenti. È certo che non ci può essere armonizzazione in senso europeo nell'applicazione della direttiva in esame, perché la direttiva stessa demanda ai singoli Stati nazionali l'individuazione del grado di tutela da offrire sulla contendibilità dei pacchetti azionari sul mercato europeo, ma prima di tutto sul mercato nazionale e sui mercati interni regolamentati.
Allora, la questione di fondo purtroppo riecheggia ancora una volta: qual è l'orientamento del Governo? Lasciamo perdere le questioni polemiche che pure sono state argomentate in relazione alle vicende note. È stata citata la vicenda Telecom, per fare un esempio estremamente banale e di attualità, è stata citata - ed è citata - la vicenda Alitalia, sul cui esito definitivo tutti si interrogano, perché se la procedura verrà ancora prolungata, come purtroppo è già stato fatto, il timore che molti hanno è che il valore delle azioni della compagnia di bandiera si riduca ancora.
Di conseguenza, ci si domanda se in effetti la procedura che è stata avviata sia interessata più a salvaguardare gli asset di Alitalia o non piuttosto i suoi compratori, i quali, più tempo passa, più si troveranno a dover concludere offerte certamente insoddisfacenti per chi detiene il pacchetto azionario: mi riferisco, in particolare, al Ministero dell'economia e delle finanze, per fare un esempio pacifico. La questione di fondo viene così elusa. Dunque, non vi può essere armonizzazione in relazione a questo argomento; anzi, se si esaminano le iniziative già prese in sede di attuazione di questa direttiva da parte di altri Paesi europei, si rinviene non solo una diversità di posizioni, ma anche l'espressione chiara di una difesa degli interessi nazionali.
Come deputato, potrei dire che quel che conta è non tanto esprimere la posizione di Alleanza Nazionale, quanto invero sottolineare un aspetto più profondo: cioè che sono la maggioranza ed il Governo che dovrebbero esprimere in questa sede - e mi rivolgo anche al rappresentante dell'Esecutivo - la loro posizione. Qual è l'intenzione del Governo nell'attuare la direttiva comunitaria? Nell'ambito della disciplina delle offerte pubbliche d'acquisto, il primo principio è offrire la possibilità di difesa in sede di contendibilità a chi già governa una società, oppure è non offrire questo aspetto all'attuazione della direttiva comunitaria, per rafforzare la contendibilità sui mercati regolamentati delle nostre imprese partecipate? A questo interrogativo non vi è risposta.
Invito anzi i colleghi a verificare anche gli altri principi e criteri direttivi richiamati in sede di attuazione della direttiva 2004/39/CE: noteranno che, ancora una volta (poiché tale attuazione è effettuata sulla base della prima direttiva richiamata dalla legge comunitaria di allora) i principi e i criteri eludono completamente gli aspetti di fondo che siamo chiamati a discutere in questa sede. Credo che sia abbastanza banale, ad esempio, evocare i principi relativi alle autorità che operano in questo ambito, cioè da un lato la Consob, per quanto riguarda gli aspetti relativi alla gestione dei mercati regolamentati,Pag. 58dall'altro la Banca d'Italia, per quanto riguarda la stabilità, sotto questo profilo, delle società bancarie. Ancora una volta, dunque, non rinvengo tali principi e criteri direttivi.
Di conseguenza, credo sia corretto che Alleanza Nazionale - come ha fatto già in sede di discussione sulle linee generali di questo provvedimento, senza aver ottenuto risposta, ma più ancora come farà con gli emendamenti presentati dai nostri colleghi - ponga talune questioni. Ne cito una per tutte, e mi avvio, signor Presidente, alla conclusione: quando arriveremo ad affrontare il punto relativo ai principi di reciprocità disegnati dalla direttiva di riferimento, che pongono al Parlamento l'esigenza di esprimersi apertamente, signor rappresentante del Governo, quali sono il principio e il criterio direttivo a cui dovremo fare riferimento? Praticamente nessuno, poiché non esiste alcun principio o criterio direttivo in questo campo.
Quindi, delle due l'una: o il Governo, come io suppongo (lo si è dimostrato, del resto, in numerose occasioni: abbiamo concluso poche ore fa l'esame del provvedimento Bersani, a proposito del quale si è cambiata opinione nel corso dell'esame di pochi emendamenti, con differenze che venivano rimarcate anche in maniera pesante, e nell'arco di pochissime ore), non ha le idee chiare su questo punto (ciò riteniamo noi di Alleanza Nazionale); oppure, se le ha, intende nascondere, nel dibattito e nel confronto politico che è oggetto di questa delega, gli aspetti e la strada che esso preferisce scegliere. Non vi è una terza soluzione. E se il rappresentante dell'Esecutivo me lo consente, signor Presidente, sono preoccupato qualunque ipotesi sia vera: se è vera la prima, cioè quella per cui il Governo non ha le idee chiare, mi chiedo come esso possa sostenere il processo di rafforzamento dell'Unione Europea nel momento in cui non è in grado di esprimere una posizione precisa di fronte ad un concetto verso cui certamente l'Esecutivo ha una responsabilità; se invece è vera la seconda, mi chiedo come si possa ammettere, in sede parlamentare e alla luce dei rapporti di correttezza anche istituzionali - mi permetta, signor Presidente - che dovrebbero presiedere all'esame dei provvedimenti che sono proposti dall'Esecutivo all'Assemblea, non si ritrovi come principio o criterio di riferimento specifico quello che riguarda il cuore del provvedimento che stiamo esaminando.
Credo, signor Presidente, che gli emendamenti ci spingeranno a fare chiarezza, ma non sono, in questa direzione, ottimista, anzi sono convinto che assisteremo ancora una volta ad una scena del Governo, non dico muta, ma consueta. È una scena cui ci ha abituato, naturalmente, ogni esponente del Governo di fronte agli emendamenti presentati dall'opposizione, ma che in questo caso rivestono una valenza non soltanto tecnico-giuridica, ma in particolare politica. Il rappresentante del Governo si alzerà ed esprimerà un parere perfettamente conforme a quello del relatore, per cui avviso anche il relatore che, nel momento in cui la proposta rimessa all'esame dell'Assemblea mancasse del principio specifico in relazione al criterio di reciprocità, non saremmo in grado di poter decidere serenamente e di attribuire al legislatore delegato, cioè al Governo, la volontà di indirizzo che perviene dall'organo istituzionalmente più deputato ad indicarla, ossia il Parlamento. Quindi, signor Presidente, considereremo con attenzione gli emendamenti presentati e faremo sostanzialmente il nostro lavoro anche in questa sede, non perché siamo preoccupati dell'aspetto relativo al conflitto che potrebbe derivare da normative diverse in sede nazionale, ma perché per troppo tempo abbiamo dovuto verificare una disattenzione, da parte del Governo, su temi tanto delicati ed importanti per l'interesse nazionale e per l'economia del nostro Paese.
È con questo spirito, signor Presidente, che ci accingiamo ad affrontare la discussione sugli emendamenti e a prendere una posizione precisa, come abbiamo fatto sul tema più rilevante oggetto del nostro esame, che ha - come ho detto - nell'emendamento presentato dalla collega Germontani l'aspetto puntuale su cui siPag. 59misurerà, da un lato, la volontà della maggioranza di offrire, magari anche in termini diversi, una risposta a questo interrogativo; dall'altro, la volontà del Governo, se ne sarà in grado, di smentire le censure che abbiamo rivolto al suo comportamento troppo spesso frutto di mancanza di responsabilità, quindi di elusione e di evasione non di carattere fiscale - lo dico citando Visco - ma di fronte ai problemi, al dibattito aperto ed al confronto serrato che deve aver luogo in quest'Assemblea e non dentro un Esecutivo che troppo spesso è messo all'indice per comportamenti discutibili e di scarsa trasparenza.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate.
PAOLO DEL MESE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate.
PRESIDENTE. Il Governo?
MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Come preannunziato, sospendiamo ora l'esame del disegno di legge n. 2600, che riprenderà, con votazioni, alle 18,20, al termine dello svolgimento dell'informativa urgente.
Informativa urgente del Governo sulla vicenda del rapimento, avvenuto nelle Filippine, del sacerdote Don Giancarlo Bossi (ore 17).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla vicenda del rapimento, avvenuto nelle Filippine, del sacerdote Don Giancarlo Bossi. Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Viceministro degli affari esteri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro degli affari esteri, Franco Danieli.
Prego i colleghi di prestare attenzione, questa informativa è stata richiesta dai gruppi ed è bene che vi sia la possibilità di ascoltare ciò che ha da dire il rappresentante del Governo.
FRANCO DANIELI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, voglio approfittare di questa occasione, prima di trattare l'informativa richiesta da questo ramo del Parlamento, per comunicare ai colleghi che hanno manifestato preoccupazione, il trasferimento dei quattro dei cinque cooperanti italiani bloccati nella «striscia» di Gaza, che è avvenuto oggi, con il passaggio dei nostri connazionali presso il valico di Herez. Sono in buone condizioni di salute e, naturalmente, stiamo lavorando anche per l'evacuazione del quinto cooperante italiano.
Passo ora all'informativa sul rapimento del nostro connazionale, il sacerdote Giancarlo Bossi. Padre Giancarlo Bossi, del Pontificio istituto missioni estere (PIME) è stato rapito a Zamboanga City domenica 10 giugno, mentre si recava a celebrare messa in un vicino villaggio. È il terzo missionario italiano rapito negli ultimi dieci anni a Mindanao, dopo padre Benedetti, rapito per tre mesi nel 1998 e padre Pierantoni, rapito per sei mesi nel 2001. Il sacerdote è stato rapito in una zona ad elevato rischio di rapimenti e da anni fortemente sconsigliata dalla Farnesina, anche sulla base di una missione in loco dell'unità di crisi del Ministero degli affari esteri per la predisposizione e verifica dei piani di emergenza. Tuttavia, i missionariPag. 60del PIME hanno sempre fatto prevalere lo spirito di servizio e non hanno mai abbandonato l'area.
Lo stesso giorno del rapimento, il 10 giugno, la Farnesina ha preso immediatamente contatto con le autorità dello Stato della Città del Vaticano e direttamente anche con il PIME, per assicurare piena collaborazione ed assistenza per la soluzione della vicenda, e ciò attraverso sia l'unità di crisi a Roma, sia la nostra ambasciata a Manila, che è in contatto regolare con il nunzio apostolico in loco. Anch'io ho avuto personalmente un colloquio con monsignor Fernando Filoni, nunzio apostolico a Manila, e con lui ho affrontato questa situazione. D'intesa con il PIME è stato preso contatto con le autorità filippine, sollecitando tutte le possibili iniziative per la soluzione pacifica del caso e - lo voglio sottolineare, anche in relazione a qualche articolo di stampa apparso in questi giorni - evitando azioni che possano compromettere l'incolumità dell'ostaggio. Questa è la priorità in tutte le iniziative di sequestri di persona variamente motivati che hanno sempre ispirato la linea di condotta del Ministero degli affari esteri: prioritariamente tutelare l'incolumità degli ostaggi.
Il Governo filippino, al massimo livello, ha confermato l'impegno e ha informato la nostra ambasciata sugli sviluppi del caso e sulle iniziative che vengono promosse, a livello sia centrale sia di autorità locali, per identificare i responsabili ed eventualmente conoscere le rivendicazioni per la liberazione di padre Bossi.
Nonostante quanto riferito da alcuni organi di stampa, al momento non si conosce la matrice del sequestro, né sono pervenute rivendicazioni o richieste di riscatto alle autorità filippine, al PIME o all'Italia. Sono comunque attentamente vagliate e verificate tutte le informazioni che provengono da diverse fonti. L'unità di crisi della Farnesina mantiene contatti costanti con il PIME ed i familiari del sacerdote sequestrato. Il nostro ambasciatore a Manila si recherà a Mindanao per verificare direttamente la situazione con le autorità in loco.
Su un piano generale si ricorda che Mindanao è teatro da circa 500 anni di un conflitto tra la componente musulmana, presente sull'isola ben prima della colonizzazione spagnola, e la maggioranza cristiana che fa riferimento al Governo di Manila. I musulmani sono attualmente una minoranza nella popolazione di Mindanao e sono concentrati soprattutto in una regione autonoma, che riunisce quattro province.
Nonostante gli accordi di pace con il Governo, la situazione non ha ancora trovato nei fatti una composizione definitiva.
L'opposizione musulmana è in prevalenza rappresentata dal Moro national liberation front (MNLF), fondato nei primi anni Settanta con l'obiettivo di realizzare una patria musulmana a Mindanao.
Alla fine degli anni Settanta, per problemi di leadership, si è separato dal MNLF il Moro islamic liberation front (MILF), che (con circa 12.000 militanti) riunisce l'élite intellettuale e la nobiltà tradizionale musulmana delle isole (i cosiddetti Datu), meno conciliante verso ipotesi di pace con il Governo e più attento alle tematiche religiose.
L'estremismo islamico ha trovato una sua espressione locale nel movimento Abu Sayyaf (testualmente «colui che porta la spada»), che si ritiene collegato ad Al Qaida e al movimento fondamentalista islamico indonesiano Jemaa islamiyya.
I moros filippini (così sono denominati i musulmani di Mindanao dai tempi della dominazione spagnola) sono tradizionalmente temibili guerrieri. Alcuni di loro hanno militato in Al Qaida fin dai tempi della guerra in Afghanistan degli anni Ottanta e hanno approfondito i legami con i vertici del jihadismo internazionale con periodi di comune formazione militare e religiosa in varie parti del mondo. Tali legami sono ancora oggi molto solidi.
I gruppi sopra citati non sono tuttavia nettamente distinti. Numerosi sono i legami trasversali, familiari e di interesse che rendono la composizione dei vari movimenti molto fluida e porosa. Le leadershipPag. 61provengono tutte dallo stesso ceppo originario e hanno familiarità l'una con l'altra.
Sono anche presenti frange semidissidenti, che si richiamano ai valori del MNLF e del MILF, ma che agiscono in realtà a scopo di lucro come vere e proprie bande criminali, spesso sconfessate dalla leadership dei maggiori movimenti (centinaia sono ogni anno i rapimenti di ricchi uomini d'affari cinesi presenti a Mindanao).
La situazione sul terreno è quindi, come si può facilmente desumere dal quadro che ho tratteggiato, complessa. Al momento non si può escludere nessuna pista, né la matrice criminale estorsiva, né quella fondamentalista «qaedista» ( il gruppo Abu Sayyaf è particolarmente efferato) né la possibilità di un passaggio di mano dell'ostaggio tra i gruppi attivi nell'isola.
Sono oggetto di esame anche le affermazioni di fonti militari filippine - riprese anche da qualche organo di informazione italiano - in base alle quali padre Bossi sarebbe nelle mani di quindici uomini e alcuni dei sequestratori avrebbero dei parenti che combattono nel Moro islamic liberation front.
Il Governo non mancherà di tenere costantemente informato il Parlamento sugli sviluppi della vicenda.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Narducci. Ne ha facoltà.
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, a nome del mio gruppo ringrazio il Governo per la tempestività con cui ha voluto informare la Camera dei deputati sul sequestro di padre Giancarlo Bossi, missionario del PIME attivo nelle Filippine dal 1980.
Di fronte alla ridda di notizie e supposizioni sugli autori di questo nuovo sequestro, esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per la sorte di padre Bossi, al quale esprimiamo i nostri sentimenti di vicinanza e l'augurio di un rapido rilascio. Allo stesso tempo, manifestiamo la nostra solidarietà al PIME e l'apprezzamento per le azioni messe in campo dal Governo al fine di ottenere la liberazione di padre Bossi e di garantirne l'incolumità.
Non è ancora chiara la matrice del sequestro, ma gli episodi di violenza e di intolleranza nei confronti di preti, missionari e suore sono aumentati pesantemente negli ultimi decenni. In alcuni casi, hanno avuto un esito tragico con l'uccisione dei sequestrati. L'intolleranza verso i cristiani - frutto spesso dell'imbarbarimento civile, che ha investito alcune aree del nostro mondo, così come del fanatismo e degli integralismi religiosi di estrazione islamica - colpisce con particolare accanimento anche i luoghi del culto. Infatti, negli ultimi quattro anni, nel solo Iraq, sono state bruciate ben ventisette chiese. In questo Paese, la situazione dei cristiani è tragicamente peggiorata dopo l'inizio della guerra e vi è stata una serie spaventosa di attentati, che hanno instaurato un regime di sopraffazione, di terrore e di sequestri, posto in essere da gruppi estremisti contro persone non musulmane. Questa situazione rende impossibile un minimo di dialogo, unico presupposto per mettere a freno le suggestioni fondamentaliste, intolleranti e politicamente aggressive, che si sono diffuse a macchia d'olio in molti paesi arabo-musulmani.
Nell'Angelus di domenica scorsa il Papa ha lanciato un appello per la liberazione di tutti i rapiti, tra i quali anche i sacerdoti cattolici tenuti sotto sequestro in varie parti del mondo: un segno premonitore di questa nuova tragedia umana. Ebbene, in questa particolare condizione dei rapporti tra religioni, tornano alla mente le parole premonitrici di Giovanni Paolo II e i ripetuti appelli rivolti a tutte le religioni invitate a ricercare il dialogo per la pace.
Siamo convinti, signor Presidente, che la comunità internazionale debba farsi carico di queste tragedie umane; nel caso specifico di padre Bossi, chiedo al GovernoPag. 62di sapere se nella ricerca di una soluzione siano coinvolte altre forze occidentali e, in tal caso, se vi sia l'opportunità di una cooperazione più accentuata dell'Italia con le forze filippine.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, siamo ben contenti che qui, in Parlamento, ci sia l'occasione di un confronto col Governo attraverso una informativa urgente; infatti, un aspetto che ci preoccupa molto - è ovvia e scontata la solidarietà nei confronti dei missionari del PIME e l'angoscia per la vita del nostro missionario lombardo di Abbiategrasso, padre Bossi - è che tale vicenda possa svolgersi nell'indifferenza. Temiamo, inoltre, che, come purtroppo spesso accade nel nostro Paese, la vita umana sia pesata a seconda della professione o dell'impegno che tale vita esprime nell'esercizio della propria libertà.
Non è con spirito polemico che faccio questa osservazione. Tuttavia - e la notazione mi pare importante - se paragoniamo il grande impegno profuso dai media e dal Governo per la liberazione del cronista di Repubblica Mastrogiacomo (quando fu rapito e la sua vita era a rischio) con l'attenzione e l'impegno che stiamo profondendo oggi per far sì che il missionario del PIME possa tornare a svolgere la propria missione, dobbiamo avvertire un minimo di preoccupazione interrogandoci su come, in questi casi, non occorrano e non siano giuste speculazioni, strumentalizzazioni o contrapposizioni di parte (tra centrodestra e centrosinistra o tra Governo e maggioranza). Credo che - e mi è sembrato di percepire tale intenzione da un passaggio dell'informativa resa dal Governo - dobbiamo fare di tutto perché padre Bossi possa tornare ad esercitare la propria missione.
Dobbiamo fare di tutto, allo stesso modo e con le stesse energie che abbiamo messo in campo in altre occasioni, quando cittadini italiani sono stati rapiti in contesti di emergenza e di gravità che il Governo ha sottolineato. È giusto rilevare che si tratta di un'area sconsigliata dalla Farnesina, ma sappiamo che i missionari del PIME, proprio per il loro ruolo, non guardano ai rischi delle aree di pericolo; analogamente, peraltro, un giornalista che deve svolgere la propria «missione» di informazione, cerca di farlo. Non vanno messi sullo stesso piano, ma va semplicemente difesa e tutelata la dignità della persona, la libertà di ognuno di noi di poter svolgere fino in fondo la propria attività e compiere ciò in cui crede. Questa è la prima considerazione.
La seconda è stata già accennata nella relazione, ma bisogna ribadirla con forza. Come è stato osservato anche dall'intervento del collega che mi ha preceduto, questo Parlamento non può non guardare con grande preoccupazione a ciò che sta accadendo nel mondo, in particolare nei Paesi islamici, nei confronti dei cristiani. Nelle Filippine sono avvenuti episodi ripetuti di violenza e rapimenti a danno di occidentali, quasi sempre cristiani; alcune vicende sono state prima citate, ma chi guarda Asia News, diretto da padre Bernardo Cervellera, sa benissimo quanti e quali sono i soprusi ai quali i cristiani sono sottoposti da parte degli islamici. È di oggi un appello grave e importante sul principale quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, a firma di Magdi Allam, che denuncia la persecuzione in corso nei confronti dei cristiani nel mondo islamico e musulmano.
In questi giorni abbiamo discusso della mobilitazione contro la pena di morte e del ruolo che l'Italia, con la sua grande tradizione, la sua grande idealità e la sua grande identità, può svolgere nello scenario internazionale. Credo che ci debba essere un grande sussulto di dignità e di responsabilità da parte di tutti nel nostro Paese, perché la difesa della libertà di professione di culto e di religione, non solo nel nostro Paese, ma nel mondo, possa essere affermata come un principio fondamentale. Abbiamo discusso della pena di morte
PRESIDENTE. Deve concludere...
Pag. 63
MAURIZIO ENZO LUPI. Concludo, Presidente.
Sappiamo che ci sono Paesi in cui la pena di morte viene eseguita proprio nei confronti di quanti professino la loro propria religione e questo è ancora più grave. In Pakistan, recentemente, per blasfemia sono stati condannati a morte due cristiani.
A mio avviso, se l'informativa del Governo e questo confronto in Parlamento servono a qualcosa - e credo che siano utili - ciò avviene in una duplice direzione: la prima, non lasciare nulla di intentato, come è stato fatto in altri casi - e lo diciamo con forza - perché venga liberato padre Bossi; la seconda, aiutarci e impegnarci tutti perché la libertà di religione nel mondo possa essere difesa e professata e non si possa essere condannati a morte, o addirittura uccisi, per il proprio credo e per la propria religione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciccioli. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Ringrazio il Governo per l'informativa testé resa.
Debbo rilevare che, come già hanno osservato alcuni miei colleghi, questo caso ha suscitato pochissimo clamore rispetto ad altri; infatti, non si tratta né di un giornalista, né di un volontario politicamente impegnato. Come è stato riportato da coloro che gli sono stati vicini nella missione, questo sacerdote umilmente stava andando, in motocicletta, a dire messa in una parrocchia decentrata gestita da alcuni francesi. Il suo ruolo era quello di essere molto silenzioso, di pregare, di svolgere la sua missione e coniugare la pratica della sua fede con il lavoro manuale e il sostegno verso la popolazione povera.
Ovviamente, poiché questo era il suo modo di operare, assai scarso è stato il clamore che questo sequestro ha suscitato. Certamente la natura del sequestro è sempre dubbia; vi è spesso una commistione tra bande armate politiche e delinquenza comune, commistione in cui questi e quelli si sostengono per avere lauti riscatti e per sostenere a volte la lotta armata, a volte, semplicemente, la banda stessa. Però bisogna rilevare che l'attacco ai missionari e ai fedeli cristiani nel mondo sta conoscendo un aumento preoccupante; alcuni di loro vengono sequestrati e successivamente, silenziosamente rilasciati, ma dopo vessazioni e torture; altri, anche sacerdoti, vengono uccisi, e ciò accade dalla Turchia a Ceylon, dalle Filippine all'Iraq.
Purtroppo l'elenco, che nessuno legge e di cui nessuno si cura, è lungo e questo è un dato preoccupante; tra l'altro, vi è stato nei giorni scorsi un appello di Sua Santità Benedetto XVI riferito ai sequestrati e ai perseguitati cristiani nel mondo, anche nei Paesi con i quali si sta cercando di migliorare le relazioni internazionali, a cominciare dalla Cina.
Credo, quindi, che sia necessario fare tutto il possibile per giungere alla liberazione di questo sacerdote, che sicuramente non era nelle Filippine per scopi legati al dominio o alla sottomissione della popolazione, ma certamente vi si trovava solo per fini di solidarietà e di aiuto. Senza dubbio bisogna cercare di percorrere tutte le strade possibili: sia quelle ufficiali, sia quelle ufficiose e, se occorre, anche quella della trattativa, come è stato fatto anche in altre circostanze recenti. Ritengo, però, che bisogna anche prendere coscienza di quale sia, in questo momento, il meccanismo attraverso il quale persone assolutamente pie, com'è in questo caso il sacerdote italiano di 57 anni, vengono prese di mira in base all'odio ideologico ed all'odio religioso - se così l'odio si può appellare, ma credo sia una contraddizione in termini - e sottoposte ad una vera e propria persecuzione.
Come ha rilevato il rappresentante del Governo, vi sono dichiarazioni contrapposte; il Fronte islamico moro afferma che il sequestro non è opera di suoi componenti, ma eventualmente di frazioni dissidenti; in altri casi sono coinvolte organizzazioni ufficiali che, invece, svolgono ruoli nel contesto internazionale. Credo, comunque, che tutti gli episodi abbiano spesso unPag. 64unico legame, talvolta di natura culturale, talvolta di vera e propria ostilità di fondo.
Concludendo il mio intervento, credo quindi che vi debba essere il massimo della unità possibile da parte di tutti i gruppi, dalla destra alla sinistra, perché ritengo che su questo tema non ci si possa dividere; ritengo anche, però, che parallelamente sia necessario prendere coscienza della situazione e fornire indicazioni precise. Ritengo che in questo caso non serva avere un pensiero politicamente corretto, ma che guardi alla verità e alla giustizia [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Siniscalchi. Ne ha facoltà.
SABINA SINISCALCHI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro Danieli per l'informativa resa, da cui abbiamo compreso che l'azione del Governo si sta ispirando alla massima prudenza, in questa circostanza così drammatica che riguarda la vita di un nostro connazionale e, se posso dirlo, di un mio amico, perché conosco padre Giancarlo Bossi da tanti anni, ne apprezzo l'intelligenza, la generosità e la totale dedizione alla causa dei poveri. Questa prudenza è stata chiesta esplicitamente dalla famiglia di padre Bossi e dal suo istituto religioso, il PIME. Ho parlato poco fa con uno dei responsabili del PIME, il quale si stupiva di questa informativa perché temeva che non giovasse alla liberazione di padre Giancarlo e non servisse a salvargli la vita.
Tuttavia questa informativa ci rassicura perché abbiamo capito che il Governo avvierà azioni valide e utili, come ha fatto in altre occasioni, senza ricorrere alla forza.
L'agenzia di stampa missionaria Misna ha scelto il silenzio in tale frangente, per questo consideriamo un atto irresponsabile la pubblicazione di un articolo, oggi, su Il Giornale, in cui si svolgono delle considerazioni, che sono di natura strettamente legata alla politica interna del nostro Paese e che poco hanno a che vedere e poco hanno a cuore la sopravvivenza e la sorte di padre Giancarlo.
Riteniamo che il silenzio sia la scelta più opportuna, da parte del nostro Paese e del Parlamento in tale circostanza. Vorremmo ricordare che nelle Filippine la violenza non riguarda soltanto la zona di Mindanao, ma è una realtà quotidiana e drammatica in tutte le aree del Paese. Nelle recenti elezioni legislative di medio termine, svoltesi il mese scorso, ci sono stati 113 morti. È una violenza che riguarda torture, arresti arbitrari ed esecuzioni extragiudiziali, di cui si stanno macchiando forze militari, che fanno riferimento al Governo Arroyo, e paramilitari, in una grande confusione politica dove non ci sono schieramenti paragonabili a quelli del nostro Paese.
È necessario, quindi, conoscere bene la realtà di un Paese prima di poter parlare sulle vicende che lì si producono. Padre Giancarlo conosce bene le Filippine in quanto lavora, opera e vive là da quasi trent'anni. Ci auguriamo, dunque, che possa continuare il suo lavoro con la serenità che lo ha sempre contraddistinto. Chiediamo al Governo di continuare ad essere prudente nella vicenda in esame e di non parlare, come hanno chiesto la famiglia e l'istituto PIME.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, devo rilevare che ho acquisito maggiori notizie dalla collega che mi ha preceduto che dal sottosegretario Danieli. Dico ciò senza offesa, anche perché c'è poco da offendere, visto che le notizie riferite dal sottosegretario sono in gran parte comparse - al di là di alcuni articoli criticabili che sinceramente condivido - sui quotidiani. Non commento però le dichiarazioni fatte dalla collega perché non ho la possibilità di telefonare ai familiari né ho avuto modo di mettermi in contatto con i missionari del...
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di fare silenzio e di consentire all'onorevolePag. 65Volontè, così come agli altri deputati, di intervenire con il massimo di tranquillità.
LUCA VOLONTÈ. Sottosegretario Danieli, sono rimasto molto perplesso dalla gestione di tutta la vicenda perché non ho apprezzato il can can che si è fatto intorno alle iniziative per la liberazione di Mastrogiacomo e non apprezzo neanche il silenzio di questi momenti.
Non ho apprezzato e non apprezzo che per alcuni rapiti, italiani e non, intervengano, una settimana sì e una settimana no, direttamente il Ministro degli affari esteri o il Presidente del Consiglio con il Governo dei Paesi in cui si trovano gli italiani rapiti; che nei confronti, invece, di don Giancarlo Bossi abbiamo dovuto attendere di chiamarla, in aula, per una comunicazione, altrimenti non avremmo avuto notizie dettagliate.
Mi sembra che abbia fatto alcuni distinguo, onorevole Danieli, che non le fanno onore.
Era forse scontato dire che padre Bossi si trovava in una zona pericolosa del Paese: non c'era bisogno di sottolinearlo, ma lei lo avrà fatto per dare ancora maggiore enfasi all'impegno che il nostro Governo riporrà nella soluzione della questione.
Mi sembra abbastanza parziale dover distinguere tra la minaccia criminale e l'impegno jahidista in quell'area del Paese, dove sono stato qualche giorno fa: mi sembra che tutti gli osservatori del Paese, non solo internazionali, ma anche nazionali, al di là degli apprezzamenti o meno della collega di Rifondazione comunista, concordino sul fatto che vi sono bande di esponenti legate esclusivamente alla guerriglia islamica, che svolgono anche attività criminale. Non si capisce, quindi, quale sia questa differenza, in quel particolare luogo di quella nazione.
Signor Viceministro, non ho sentito niente sulla collaborazione, semmai essa vi sia, tra i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi per la liberazione dell'ostaggio Giancarlo Bossi, mentre essi hanno operato in diverse aree del mondo per le altre liberazioni, non ultime, più volte, quelle dei tecnici dell'ENI. Non so - e lei non lo ha detto - quale tipo di rapporto vi sia tra la nostra ambasciata o tra il Governo italiano e le truppe militari degli Stati Uniti, che da anni sono tradizionalmente impegnate in quel Paese per cercare, in un contesto di collaborazione di tutta l'area asiatica, una soluzione con il Governo filippino del problema del rispetto del diritto interno da parte di tutti i cittadini filippini, insieme al tentativo di sconfiggere la guerriglia islamica.
Non metto in dubbio che vi siano alcune persone e alcuni confratelli di padre Bossi - così ci è stato comunicato qualche minuto fa - che chiedano particolare cautela nelle comunicazioni. Non metto neanche in dubbio che tale particolare cautela sia stata la fonte del silenzio del Governo sulla vicenda negli ultimi giorni.
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, concluda.
LUCA VOLONTÈ. Concludo, Presidente. Sottolineo soltanto che non è accettabile - e non sarebbe accettabile - che la Farnesina si impegnasse in modo diverso nei confronti di cittadini dello stesso Stato. Purtroppo, signor Viceministro, le lacune della sua relazione - è inutile che scuota la testa - sono molto ampie, anche sotto tale aspetto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, voglio esprimere la massima vicinanza del gruppo della Lega Nord Padania ai familiari di padre Giancarlo Bossi e a tutta la comunità cattolica di Abbiategrasso, suo paese d'origine. Ricordo padre Bossi come un missionario molto amato nelle zone in cui ha operato, una persona stimata dalle popolazioni locali, un sacerdote che ha sempre lavorato per aiutare chi soffre e chi vive in situazioni particolarmente difficili.Pag. 66
Voglio ringraziare anche chi, in questo momento, si sta adoperando per la sua liberazione: il personale della nostra ambasciata e le forze di polizia locali delle Filippine.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,30)
FEDERICO BRICOLO. Come ricordava il collega Volontè, di certo non possiamo ringraziare per l'informativa resa il Governo, che ha riferito informazioni già riportate ampiamente, nei giorni scorsi, sui giornali: nulla di nuovo è stato riferito oggi al Parlamento. Non possiamo certo ringraziare soprattutto - lo dico in modo molto chiaro - il comportamento dei partiti della maggioranza di centrosinistra. È evidente che, per il centrosinistra, vi sono rapiti e sequestrati di serie A e di serie B. La deputata di Rifondazione comunista, prima, chiedeva il silenzio. Noi ricordiamo, invece, le manifestazioni di piazza che avete organizzato, le mobilitazioni a favore della Sgrena, di Mastrogiacomo, delle due Simone. Portavate le persone in piazza per chiedere la liberazione degli ostaggi. Ricordiamo che Veltroni che utilizzava il Campidoglio per esporre le grandi fotografie dei sequestrati, invece adesso chiedete il silenzio.
Quelli erano sequestri sicuramente difficili in territori assolutamente difficili, come quello di cui purtroppo oggi stiamo parlando. È evidente, dunque, che il comportamento di questa maggioranza dimostra il fatto che gli amici degli amici devono essere difesi.
Come ricordava Volontè, ed è giusto citarlo, il Ministro D'Alema interviene un giorno sì e uno no per chiedere la liberazione, per esempio, di Hanefi, amico filo-talebano di Gino Strada. In merito, è intervenuto anche il Presidente del Consiglio, che in quel periodo ha telefonato a Karzai. In quella occasione, si è quasi aperta una crisi di Governo per riuscire ad arrivare alla liberazione di Mastrogiacomo. Oggi, invece, vi è il silenzio assoluto dei rappresentanti della Farnesina al Governo, ma soprattutto dei partiti di questa maggioranza. Credo che sia giusto, invece, dire come stanno le cose.
La Lega Nord Padania vuole aderire anche all'appello di Magdi Allam che, sul Corriere della sera di oggi, invitava i partiti, ma anche le varie associazioni presenti sul territorio del nostro Paese, a manifestare a favore della vita, della dignità e della libertà dei tanti cristiani che in questo momento sono perseguitati nel mondo, e soprattutto - diciamolo - nei Paesi islamici. Infatti, questa è la realtà dei fatti.
Noi dobbiamo esprimere la nostra solidarietà e, per questo motivo, andremo in piazza, quando sarà organizzata la mobilitazione, probabilmente già il 30 di questo mese, per sostenere i diritti dei tanti cristiani, che in questo momento purtroppo non sono garantiti nei Paesi islamici. È giusto che l'Occidente, ed anche il nostro Paese, riflettano su questi aspetti. Non è possibile tollerare l'intolleranza dei governanti dei Paesi islamici, che a casa loro perseguitano i cristiani e che, invece, quando vengono a casa nostra, chiedono reciprocità. La reciprocità ci deve essere per tutti, quindi è evidente che i diritti che noi garantiamo a chi viene nel nostro Paese debbano essere assicurati anche ai cristiani che vivono in quei Paesi, in tutto il Medio Oriente.
È giusto anche riflettere - cosa che si fa poco in questo Parlamento - sui problemi dell'immigrazione islamica a casa nostra, visti i propositi di questo Governo di portare avanti un provvedimento come quello Amato-Ferrero, che di fatto aprirà le frontiere del nostro Paese. Chiunque potrà entrare nel nostro Paese e sappiamo quanti dai Paesi islamici vogliono entrarci. Purtroppo, se non riusciremo a bloccare tale provvedimento, che voi volete portare avanti, saremo costretti a subire un'invasione di persone che arrivano dai Paesi islamici.
Vi dico molto chiaramente - la campagna elettorale l'abbiamo fatta tutti - che sul territorio la gente pensa che siano già troppi gli islamici presenti nel nostro Paese ed è giusto, dunque, intervenire sulla Bossi-Fini e sulle previste quote diPag. 67entrata, per bloccare l'afflusso di extracomunitari, che dai Paesi del Medio Oriente, dall'Africa Sahariana e dai Paesi islamici vogliono entrare nel nostro Paese.
Credo che su questo tema la retorica e le parole di circostanza non siano sufficienti, ma che sia giusto metterci la faccia e dimostrarlo con gli atti parlamentari. Presenteremo delle mozioni a sostegno dei cristiani perseguitati, ma soprattutto del rispetto dei diritti. Chi viene a casa nostra deve accettare le nostre regole ed è giusto che la Farnesina e i rapporti diplomatici che si hanno con questi Paesi partano dal presupposto della reciprocità dei diritti. Se noi li garantiamo, anche i cristiani che vivono in quei Paesi devono averli garantiti. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, devo subito dire che provo persino un po' di pena per alcuni interventi che ho ascoltato oggi in quest'aula, perché mi sono sembrati più attenti alla polemica politica che alle sorti della nostro concittadino, padre Giancarlo Bossi.
Ho sentito qui riecheggiare le polemiche che ci sono già state nei giorni scorsi, secondo le quali, alla fine, ciò che conta per alcuni è soltanto poter dire che Prodi e D'Alema sono più attenti ai terroristi amici di Gino Strada che alla vita di padre Bossi.
CARLO CICCIOLI. Questo però è un po' vero!
LUCA VOLONTÈ. È una disparità di trattamento davanti alla legge!
FABIO EVANGELISTI. Questa è una volgarità che viene ripetuta in questo momento, mentre io confido - e ringrazio il Governo per la sua informativa - che il Governo metta per la liberazione di padre Bossi lo stesso impegno, che ha profuso per ogni altro nostro concittadino rapito in Iraq, in Afghanistan, in Nigeria e nella striscia di Gaza.
Poi certo, se serve anche un momento di discrezione, di riservatezza - quanto mai opportuna anche nelle parole dello stesso Pontificio Istituto delle Missioni Estere -, credo che tale richiesta andrebbe accompagnata con attenzione, ribadendo semmai in questa Assemblea soprattutto, per non dire soltanto, la preoccupazione per la scomparsa di padre Giancarlo Bossi, manifestando solidarietà alla sua famiglia, ai suoi correligiosi e al Pontificio Istituto delle Missioni Estere.
Tra l'altro, è stato ricordato che, ad oggi, non è il solo a trovarsi in quelle condizioni, in quella realtà. Alcune fonti hanno ipotizzato nella vicenda un possibile coinvolgimento del Fronte islamico di liberazione moro, un movimento separatista indipendentista che risulta essere attivo nella zona di Mindanao. Il portavoce del MILF, Eid Kabalu, ha però ribadito in diverse occasioni l'assoluta estraneità di tale movimento in ordine alla scomparsa di padre Bossi. La voce ufficiale del Fronte, inoltre, ha indicato nella persona di Abdusallam Akiddin uno dei possibili responsabili della cattura, ma proprio pochi minuti fa padre Zanchi, il superiore generale del PIME, ha smentito che ciò possa essere vero; tuttavia, non vi è dubbio che la situazione è talmente complessa e difficile che notizie, comunicati e smentite si possono rincorrere senza avere la possibilità di intelligere adeguatamente il filo che le lega. Secondo alcune fonti locali, tra l'altro, Akiddin, conosciuto ai più come «comandante Kiddie», sarebbe addirittura un rinnegato del MILF, successivamente entrato a far parte di Abu Sayyaf, la ormai tristemente nota organizzazione fondamentalista islamica della rete di Al Qaeda. Altre fonti, invece, imputerebbero ad Akiddin l'appartenenza ad un gruppo di criminali locali estraneo alla lotta di matrice politico-religiosa.
Come si vede, è una situazione complessa e difficile. Le ipotesi che si sono rincorse in questi giorni, repentinamente orientate verso la pista del fondamentalismoPag. 68islamico, vanno dunque quanto meno riconsiderate, o almeno trattate con la dovuta attenzione.
Due considerazioni mi sembrano però d'obbligo, in merito a questa vicenda e ai risvolti con cui essa si sta arricchendo. In primis, secondo una nota del Partito Comunista delle Filippine, confermata dal Governo di Manila, forze di intelligence statunitensi stanno aiutando la polizia locale nella ricerca del missionario sparito lunedì scorso. A me, francamente, non sembra una grande notizia: immagino che non sia l'unica organizzazione di intelligence ad operare, però, pur non volendo dare credito all'interpretazione dietrologica che il Partito Comunista delle Filippine dà in merito al sostegno degli Stati Uniti all'esercito filippino, una qualche preoccupazione una notizia del genere non vi è dubbio che la presenti, insieme a qualche motivo di riflessione. Dobbiamo tenere presente che l'intelligence americana è impegnata, in territorio straniero, nella conduzione di un'operazione che potrebbe effettivamente trovare, in questa vicenda di padre Bossi, un valido pretesto a favore di interventi lesivi della sovranità popolare filippina e provocare una radicalizzazione dello scontro religioso. Mi sembra opportuno, se non necessario, raccogliere - e questo lo dico, con tutta la stima di cui sono capace, all'onorevole Volontè: vorrei che lui per primo lo facesse - l'appello ...
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la prego di concludere.
FABIO EVANGELISTI. Concludo, Presidente. Mi riferisco all'appello che Gaudencio Rosales, cardinale di Manila, ha lanciato proprio nella giornata di ieri, per evitare ogni tipo di generalizzazione, puntando il dito contro l'Islam. Secondo le parole del cardinale Rosales, infatti, nella zona di Mindanao operano diversi gruppi di criminali comuni intenti a saccheggiare e sequestrare in cambio di un riscatto, criminali ai quali, con molta probabilità, è imputabile il rapimento del prete italiano.
Pertanto, davvero, evitiamo qualsiasi ipotesi di «crociate»: abbiamo bisogno di dialogo, non di scontri di civiltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, come gia è avvenuto in passato per altri, abbiamo appreso con molto dispiacere la notizia del rapimento di un altro religioso italiano nelle Filippine. Le notizie che abbiamo di padre Giancarlo Bossi, pur non conoscendolo, testimoniano di un religioso che lavora dal 1980 nelle zone ricordate e che opera in situazioni di miseria e di difficoltà della popolazione che ha pochi esempi simili in tale parte del mondo. Riteniamo perciò di dover ringraziare il Governo per l'informativa che ci ha fornito e per l'azione che l'unità di crisi della Farnesina e il Ministero degli affari esteri stanno conducendo. Mi sembra un po' avventato, come hanno fatto alcuni colleghi, puntare il dito su un gruppo terroristico o su un altro, quando le informazioni - per ciò che sappiamo - non escludono alcuna pista e dunque dovranno ancora essere valutate.
Mi sembra giusto che il Governo italiano si impegni, come avvenuto in altri casi, a fare tutto il possibile per portare l'attuale ostaggio dei rapitori a casa il più presto possibile. Ci rendiamo anche conto di come la comunità italiana che il sacerdote ha lasciato e in cui è popolare aspetti con ansia le notizie. Sono a conoscenza di come, purtroppo, nella zona anzidetta operano centinaia di religiosi e di religiose italiani in una situazione di guerra e di guerriglia estremamente pericolosa. D'altra parte, mi pare che il Ministero degli affari esteri, oltre ad avvertire i religiosi di non rimanere nell'area ricordata, nulla possa fare di fronte alla forza del credo della missione religiosa, che sicuramente è presente nella zona di cui si tratta e da cui sicuramente la comunità suddetta trae elementi di forza. Il Parlamento italiano vorrà essere informato ancora del seguito di questo rapimento e manifesto, a nome dei Comunisti Italiani, la nostra solidarietàPag. 69e la nostra attenzione per il rapimento in questione, come per molti altri episodi analoghi che abbiamo dovuto registrare negli ultimi anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi ringrazia il Viceministro e apprezza l'informativa esposta che dimostra come il Governo italiano si stia adoperando per salvare padre Bossi dai suoi rapitori, così come ha fatto con tutti gli altri italiani caduti in mano di altri rapitori, anche in altre aree del mondo.
Mi dispiace che vi siano colleghi come l'onorevole Bricolo che strumentalizzano l'episodio per poi svolgere un intervento dedicato solo alla cosiddetta legge Bossi-Fini, al solito discorso sull'immigrazione - che faremo in Assemblea quando presenteremo il nuovo provvedimento in merito -, perché ora non è sicuramente il caso di dividerci. Chiede, l'onorevole Bricolo, la reciprocità: che dovremmo fare,? Rapire qualcheduno qui a Roma? Tanto si è già fatto: Abu Omar è stato già rapito in Italia (Commenti di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Lasciando da parte le battute, apprezziamo molto il fatto che il Governo stia dando una priorità a questa questione evitando, come ha detto il Viceministro Danieli, azioni che possono compromettere l'incolumità dell'ostaggio. Mi chiedo, però, se il fatto che alla ricerca stiano partecipando forze americane, anche con un aereo spia, come sembra dalla lettura delle agenzie di stampa, possa aiutare a mantenere tranquille le cose. Mi chiedo inoltre se il Governo italiano sia in contatto con il Governo americano per avere ragguagli circa tali lanci di agenzia.
Un altro aspetto di cui si potrebbe discutere, e che forse potrebbe essere d'aiuto, riguarda i precedenti rapimenti, quello di padre Benedetti, durato sessantotto giorni di prigionia, e quello di padre Pierantoni, durato sei mesi; però pochi giorni fa, il 31 maggio, è stato rapito, proprio nella stessa zona, un cittadino tedesco, il quale è stato rilasciato pressoché immediatamente - secondo le agenzie - anche grazie all'intervento del MILF, il Moro islamic liberation front. Mi chiedo se il Governo italiano sia in contatto con Frank-Walter Steinmeier, il Ministro degli affari esteri tedesco, il quale magari potrebbe fornire alcuni suggerimenti su come si sia sviluppata la vicenda in questi giorni, considerando che si tratta del caso più recente ed attuale. Sicuramente noi preferiremmo la strada pacifica, quella delle ONG e delle persone che lavorano sul territorio delle Filippine.
Per concludere, non bisogna strumentalizzare, come ho detto, e cercare di creare una frattura tra l'Islam e il cattolicesimo. Come è già stato detto dai miei colleghi, proprio il cardinale di Manila - ma non lo ha ascoltato l'onorevole Bricolo - ha dichiarato: per favore non incolpate l'Islam! Infatti, ricordiamoci, come ha affermato la collega di Rifondazione Comunista, che le Filippine sono un Paese a stragrande maggioranza cattolica e che le centinaia e centinaia di morti che avvengono in tale Paese, frutto delle beghe e delle lotte locali, colpiscono indifferentemente islamici e cattolici.
Non si tratta, quindi, solo di una questione religiosa, tant'è che proprio il caso di padre Bossi ha indotto gli esponenti della comunità musulmana di Mindanao a chiederne la liberazione ai rapitori, così come i vescovi delle Filippine hanno chiesto di liberarlo, ed anche Papa Benedetto XVI ha lanciato il medesimo appello: si tratta dunque di una questione «multicredo», non di un avvenimento che sta separando le persone a seconda della loro religione. Confido, pertanto, nel fatto che il Governo ci terrà al corrente degli sviluppi della vicenda e che continuerà ad adoperarsi, come sempre, per il bene di tutti gli italiani che si trovano in pericolo all'estero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, vorrei esprimere a nome dei Popolari-UdeurPag. 70la solidarietà e la vicinanza al sacerdote italiano rapito, Giancarlo Bossi, al suo istituto, il PIME, ed alla sua famiglia. Padre Bossi è uno dei pionieri del PIME nella penisola di Mindanao; è un sacerdote che ha sempre amato lavorare per i poveri, soprattutto per i contadini della zona, e ha voluto immergersi nella comunità in cui vive: il fatto che parli due dialetti locali significa che si è completamente inserito nella realtà di quelle popolazioni.
Certamente lascia sgomenti la recrudescenza generalizzata contro il mondo religioso, ma siamo convinti che la forza d'animo e la saldezza delle convinzioni umanitarie di persone come padre Bossi non verranno mai a mancare, quale che siano i rischi e le minacce ai quali dovessero far fronte. Abbiamo bisogno davvero di simili testimonianze di vita, proprio per far maturare nella coscienza della gente il rispetto dei diritti individuali e quello della libertà di coscienza.
Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Governo e lo impegno che sta producendo per contribuire alla liberazione del sacerdote. Certamente ci aspettiamo che l'impegno prosegua con la stessa intensità con cui si è proceduto in passato per salvare altri ostaggi. Tuttavia, ci si trova di fronte ad un problema di carattere generale, soprattutto se il rapimento fosse dovuto a motivi religiosi, e si ha bisogno di una pressione a livello mondiale, sia nei rapporti bilaterali sia nell'ambito delle Nazioni Unite, anzitutto affinché sia abolita la pena di morte, ma ancor più affinché vi sia parità di trattamento e di rispetto per le convinzioni religiose in tutto il mondo.
Perché i cristiani sono soggetti, purtroppo, a persecuzioni istituzionali da parte di molti Paesi e a persecuzioni da parte di alcune frange fondamentaliste, specialmente provenienti dal mondo musulmano. Vi è bisogno di un'azione di vasto raggio, soprattutto di sensibilizzazione culturale, ma anche di predisposizione di un codice di autoregolamentazione nelle trasmissioni televisive a livello mondiale, in modo che siano evitati programmi che istighino all'odio religioso, alla violenza contro altre etnie e contro altre credenze. È necessario anche un codice di autoregolamentazione per Internet, che è divenuto uno degli strumenti molto diffusi in tutto il mondo, per far maturare nella coscienza delle popolazioni valori saldi, che abbiano soprattutto la base nel rispetto dei principi di libertà e nel rispetto delle credenze religiose. Per questa ragione ci aspettiamo dal Governo una forte iniziativa per tutelare e garantire i cristiani nel mondo, la cui libertà è sempre più minacciata, così come hanno ricordato molti colleghi precedentemente intervenuti. Vi è bisogno di offrire sicurezze ai nostri cittadini, ma anche di dare la sensazione che ci battiamo per un mondo in cui alla base della convivenza civile vi sia il rispetto della persona e, soprattutto, il rispetto della coscienza individuale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, voglio ringraziare il rappresentante del Governo per l'impegno che ha messo in questa informativa, anche se i risultati che ha portato all'attenzione di quest'Assemblea sono ancora insufficienti. Vorrei ringraziare anche il collega Volontè, per avere chiesto con insistenza e aver ottenuto questa informativa. Il Governo italiano però, secondo noi socialisti, rimane un po' troppo silenzioso davanti all'integralismo islamico che rapisce e uccide; ai missionari che, in ogni parte del mondo, sono sempre più in pericolo di vita; all'intolleranza islamica che intimidisce, minaccia e violenta; allo sgozzamento di tre lavoratori di una casa editrice in Turchia perché stampavano la Bibbia; al rapimento di questo «gigante buono», padre Bossi, così definito dai suoi superiori, rapito, si pensa, dal Moro islamic liberation front, mentre andava in chiesa, o da milizie comuniste o banditi comuni o, ancora, da guerriglieri vari, ma ciò non ha importanza: il risultato è che padre Bossi non è più tra i suoi, nella sua chiesa, tra i suoi fedeli.Pag. 71
Alla politica, al Governo e al Parlamento, non alla religione, spetta il dovere di rapportarsi con le nazioni ove vengono perseguitati i cristiani, applicando il principio di reciprocità. Concordo con le parole dell'allora Cardinale Biffi, quando affermava che alla Chiesa spetta il compito di evangelizzare gli immigrati islamici in Italia e di accoglierli nei centri della Caritas per l'assistenza e le cure dopo gli sbarchi, ma allo Stato e al Governo compete la selezione delle migrazioni, nel numero e nella qualità, e pure il compito di una politica di immigrazione improntata anche alla reciprocità.
Cosa dovrebbe fare un Governo serio e capace, signor Viceministro? Pressioni diplomatiche nei rapporti con i Paesi in questione, denunce alle organizzazioni internazionali, condizionamento della partnership economica al rispetto della libertà religiosa - volgarmente, al limite, si può parlare di embargo economico -, coordinamento di una politica dell'Unione europea in questo campo, selezione dell'immigrazione nel nostro Paese, anche per una finalità di sicurezza dei nostri cittadini. Bisogna avere la capacità di organizzare una rete tra l'intelligence nostrana e i servizi di tutti gli Stati, in collegamento tra loro. Apprendere, in quest'aula, che l'intelligence americana è scesa in campo, mi conforta.
Padre Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha detto: «Quella dei rapimenti è una piaga terribile, sono espressione di violenza e di viltà, e il fatto di approfittare anche di condizioni di persone deboli e indifese e dedicate al servizio di pace e di carità va condannato» Allo stesso modo, va condannato il Governo per non aver pensato a come proteggere i cristiani nelle zone «calde» del pianeta.
Solo la laicità di questo Governo, intesa come indifferenza, può considerarsi estranea a questi motivi. Noi socialisti, in quanto laici, invece, la pensiamo diversamente. Li dobbiamo considerare martiri - proprio perché cristiani - e invitiamo il Governo a proteggere tutti i cristiani in missione nel mondo, come un aspetto fondamentale della politica estera di uno Stato occidentale che si rispetti! Padre Bossi deve essere liberato, ma nessun altro cristiano deve essere rapito, con una prevenzione che significa politica estera di tutela di tutti i cristiani!
Per concludere, la domanda - in mezzo a questo silenzio assordante, signor Viceministro - è una, e una sola, per noi socialisti riformisti: perché padre Bossi non è come le due Simone, la Sgrena e Mastrogiacomo? Perché? [Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
LUCA VOLONTÈ. Bravo!
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,20 con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,20.
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2600.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2600.
Ricordo che prima dello svolgimento dell'informativa erano esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e che il relatore ed il Governo avevano espresso il rispettivo parere.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1.
Passiamo all'emendamento Germontani 1.2, sul quale il relatore e il Governo hanno espresso parere contrario.
Ricordo, inoltre, che anche il parere della Commissione Bilancio è contrario.Pag. 72
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, interveniamo su tale emendamento - uno dei pochi ritenuti ammissibili dalla Presidenza su questo provvedimento, al cui testo la Lega Nord Padania ha presentato diverse proposte emendative - anche per raccontare la storia di come si sia giunti all'esame in Assemblea di questo disegno di legge.
Vi era e c'è la volontà, da parte del Governo, di approvare il provvedimento in discussione in maniera silenziosa e rapida, quasi alla chetichella, in modo da chiuderne l'esame velocemente, in pochi giorni, dopo l'approvazione da parte del Senato.
Ciò si è compreso sin dalle prime discussioni in Commissione, nel corso delle quali il Governo ha manifestato l'intenzione di non accettare modifiche, per una serie di ragioni, cioè che in tal caso il provvedimento dovrebbe tornare all'esame del Senato e che ci troviamo in presenza di una direttiva europea, che deve essere applicata e quindi recepita.
Questa è la storia di tale provvedimento, che giunge dal Senato quasi blindato, senza possibilità emendativa né delle forze di opposizione né di quelle di maggioranza, le quali comunque da più parti hanno fatto comprendere che talune norme del provvedimento, così come sono scritte, non sono accettabili.
Durante la discussione in Commissione è emerso l'aspetto principale che noi, come gruppo Lega Nord Padania, riteniamo negativo nell'ambito del provvedimento: ci si trova in presenza di una delega in bianco conferita al Governo, il quale può recepire le direttive - ci riferiamo soprattutto alla direttiva sulle OPA - senza chiarire bene quale sia la propria posizione su tale strategica tematica e su tale versante importante per l'economia, il mondo delle società e il mondo finanziario del nostro Paese.
Oggi non è all'ordine del giorno tale questione, bensì lo sono altre problematiche. Si parla di tanti altri temi, ma non di tale aspetto, che riguarda la reciprocità nella possibilità di scalate ostili di società, in tal caso italiane da parte di quelle estere. Reciprocità sta a significare che le regole devono essere applicate in maniera uniforme su tutto il territorio...
PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere.
MAURIZIO FUGATTI. Prego, signor Presidente?
PRESIDENTE. Onorevole, la Lega Nord Padania ha terminato il tempo previsto nel contingentamento. Pertanto, sto concedendo due minuti ad intervento per consentire, ovviamente, di esprimere un'opinione.
MAURIZIO FUGATTI. In conclusione, l'aspetto negativo consiste nel fatto che non venga rispettata la reciprocità. Quindi, ci troviamo di fronte al rischio che, in Italia, le società diventino oggetto di OPA ostili da parte di altre società provenienti da Paesi, dove invece vi è la possibilità di difendersi da tali rischi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, sottoscriviamo l'emendamento perché proroga il termine di scadenza per l'esercizio della delega al 31 dicembre 2007, mentre il provvedimento in esame fisserebbe la data del 30 settembre 2007.
Sembrerebbe un paradosso, ma occorre ricordare all'Assemblea che il termine era già scaduto e con l'articolo 10, comma 2, della legge n. 13 del 2007 e la legge finanziaria del 2006, esso era stato portato al 31 gennaio 2007. Pertanto, poiché siamo intervenuti già una volta sulla scadenza sarebbe opportuno prorogare il termine per il recepimento delle direttive comunitarie al 31 dicembre dell'anno corrente al fine di evitare un ennesimo rinvio.
Un altro elemento, che potrebbe convincere l'Assemblea ad approvare un'ulteriorePag. 73proroga portando il termine alla fine dell'anno, consiste nel fatto che in Commissione abbiamo presentato un ordine del giorno che tende ad impegnare il Governo a sottoporre alle Commissioni competenti il decreto di attuazione della delega.
Abbiamo più volte criticato la diversità di comportamento su due punti di tale provvedimento e per quanto riguarda in particolare le OPA il Governo ha voluto - tutti lo hanno osservato - una delega in bianco, lasciando alle Commissioni solo la possibilità di valutare le decisioni del Governo prima dell'approvazione definitiva.
Proprio perché abbiamo ancora bisogno di valutare insieme al Governo il provvedimento che intende adottare sarebbe più utile spostare il termine al 31 dicembre 2007.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anch'io vorrei sostenere l'emendamento Germontani. Il disegno di legge che stiamo esaminando contiene quattro deleghe. Una prima delega è volta al recepimento di alcune direttive comunitarie in tema di autotrasporto e di organizzazione dell'orario di lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto, un'altra riguarda l'offerta pubblica di acquisto, un'altra ancora la materia di armonizzazione dei mercati finanziari e l'ultima gli emoderivati.
Per tutte le deleghe il termine di esercizio è quello del 30 settembre 2007. Riteniamo che almeno per una delle quattro deleghe, quella sulle offerte pubbliche di acquisto, il termine previsto sia troppo ravvicinato.
Sosteniamo ciò perché lo stesso Governo, intervenendo sul tema, ha affermato che il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ancora raggiunto un orientamento definitivo su come esercitare tale delega.
Nel sostenere l'emendamento in esame vogliamo riportarci anche al parere dato dal Comitato per la legislazione, il quale ha espressamente affermato che il provvedimento in esame contiene una sostanziale riapertura di termini di deleghe fissati dalle leggi comunitarie degli anni scorsi. Ha altresì osservato, però, che il termine del 30 settembre 2007 è troppo ravvicinato tenendo conto che non basta solo che il Governo eserciti le deleghe: esse infatti dovranno ottenere anche il parere delle Commissioni parlamentari competenti. Considerando che andiamo incontro all'estate, è difficile che il tutto possa concludersi entro il 30 settembre e pertanto dovremo tornare sull'argomento ancora una volta. Quindi, ritengo che sia giusto approvare l'emendamento Germontani, e prorogare al 31 dicembre 2007 almeno il termine della delega per il recepimento di una delle direttive previste dall'articolo 1 del disegno di legge, ossia quella relativa all'offerta pubblica di acquisto. Ritengo che ciò sarebbe giusto in quanto darebbe maggiore respiro al Governo e non ci costringerebbe di nuovo, in ottobre, a dover prorogare un termine scaduto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 244).
Prendo atto che il deputato Aurisicchio ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.Pag. 74
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giancarlo Giorgetti 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
Ricordo all'onorevole Fugatti che ha a disposizione solo due minuti.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, quello in esame è un emendamento cardine della posizione della Lega Nord Padania sul provvedimento in discussione. Lo sottolineo di nuovo: in materia di offerte pubbliche d'acquisto chiediamo la reciprocità, all'interno di tale provvedimento deve essere prevista l'applicazione delle stesse regole che vengono applicate negli altri Paesi dai quali provengono le società che operano la cosiddetta «OPA ostile» sulle nostre.
Ricordiamo benissimo come andarono le cose quando, all'incirca un anno fa, si cominciò a vociferare dell'interesse di Enel su una società francese (Enel non lanciò alcuna OPA, ma si parlava di un suo forte interesse su tale società). Ripercorrendo la rassegna stampa parlamentare di quei giorni troveremmo chilometri di carta scritta sull'italianità delle imprese. Dicevano, Prodi e il centrosinistra, che la legge Draghi, così com'era, non andava bene. Dicevano: «Si sono messi a fare i protezionisti e i nazionalisti!». All'epoca, attaccavano in questo modo la Francia, che difendeva, secondo noi legittimamente, le sue imprese.
Oggi di tutto ciò non si ritrova nulla e si cerca anzi di far passare questo provvedimento nel silenzio, nell'ambito del calendario parlamentare, tentando di non dare importanza a questo aspetto. Forse ce ne pentiremo di qui a qualche mese, poiché è ben vero che il Governo dà assicurazioni sul fatto che nei decreti legislativi vi è la possibilità di tenere conto di questi aspetti, ma di questo Governo non possiamo fidarci. Del resto, questo è un Governo che ha lasciato per alcuni giorni la Guardia di Finanza con due comandanti, che oggi c'è domani non si sa. Non possiamo lasciare questi aspetti così importanti al Governo: questo è quel che chiediamo! Del resto, un appunto simile si rinviene anche in un ordine del giorno che si discuterà nel prosieguo del dibattito, ma sul quale nutriamo, per il vero, qualche perplessità, poiché in esso si fa riferimento alla cosiddetta legge Draghi, che è noto, ha un'impostazione per così dire inglese, nel senso che non dà la possibilità alle società oggetto di OPA ostile di potersi difendere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'Unione Europea ha emanato una direttiva: di conseguenza, noi dovremmo valutare esclusivamente le questioni relative al recepimento. Giustamente, il mercato ha lamentato in più occasioni il differente trattamento che vi è fra l'Italia e gli altri Paesi dell'Unione: sembrerebbe, quindi, ovvio stabilire il principio per cui si deve imporre a tutti gli Stati membri lo stesso obbligo. In realtà, le cose non stanno così, ed è questo aspetto che l'emendamento al nostro esame cerca di rimarcare: è vero che ogni volta che due soggetti intervengono sui mercati finanziari, essi devono rispondere a norme che dovrebbero essere uguali per tutti, ma, quanto meno per quel che riguarda l'Italia, le norme che regolano l'accesso al nostro mercato debbono essere le stesse che sono applicate ai soggetti italiani che intendono investire in un altro Paese.
L'emendamento al nostro esame potrebbe addirittura essere considerato superfluo, poiché il Governo ancora non ha spiegato quali saranno le linee guida nel recepimento della direttiva. Rimarcare ora questo punto, comunque, dà maggiore tranquillità al mercato, che peraltro sta operando su queste norme: approvare l'emendamento oggi infatti, e non rinviarlo a quando sarà predisposto il decreto, cioè entro il 30 settembre, significa dire agli operatori che la regola prescelta sarà questa e non un'altra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
Pag. 75
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, questo è il tipico caso di come un provvedimento molto semplice diviene complicato: il recepimento delle direttive non è un atto complicato da parte di questa Camera. Diviene tale se si utilizza la procedura che si è seguita in questo caso, se cioè si arriva a ridosso della scadenza, tanto più se si hanno alle spalle vari procedimenti di infrazione. Ciò comporta infatti che la discussione venga compressa e che non possa essere esercitata anche quella ristretta discrezionalità che permane in capo al Parlamento. Le quattro direttive che vengono recepite con il provvedimento in esame, infatti, contenevano davvero poche parti lasciate alla discrezionalità del Parlamento: con questo atto, rinunciamo, di fatto, anche ad essa.
È come se dessimo una delega in bianco al Governo e non esercitassimo i pochi poteri che abbiamo su parti che, come hanno già rilevato i miei colleghi precedentemente, sono importanti (ricordo la passivity rule sull'OPA, il principio della reciprocità e la sospensione di alcuni diritti sulle azioni speciali). Capisco che si tratta di questioni molto tecniche che, dette così, possono sembrare di minor rilievo, ma non lo sono assolutamente. La fretta, in questo caso, è cattiva consigliera.
Che il procedimento legislativo sia stato mal condotto, lo potrete riscontrare in seguito leggendo l'ordine del giorno presentato dalla Commissione. Lo stesso Governo - e devo ringraziare il sottosegretario Tononi - con molta onestà afferma che, quando sarà in grado di scegliere quale strada intraprendere sulle parti importanti che vi ho in precedenza ricordato, verrà in Commissione, prima della redazione dei decreti legislativi, per informarci. Quella che oggi poteva essere una decisione del Parlamento diventa, di fatto, un'informativa del Governo alla Commissione: questo è il cambio che stiamo operando!
Vi invito davvero a riflettere. Sono consapevole del fatto che i tempi sono ridotti, ma anche del fatto che, se oltrepassiamo tali tempi, nulla accadrà e constaterete che i decreti legislativi - sono pronto a scommettere con chiunque di voi - arriveranno molto dopo il 30 settembre (la data limite che abbiamo voluto indicare nel disegno di legge al nostro esame). Se vogliamo, quindi, abbiamo tutto il tempo e dovremmo, a mio avviso, con un po' di dignità, riprenderci le competenze e le responsabilità che abbiamo come Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà. Onorevole, le comunico che anche il gruppo di Alleanza Nazionale ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento e quindi la prego di attenersi ai due minuti a sua disposizione.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, terrò sicuramente conto della sua raccomandazione e sarò brevissimo.
Intervengo sull'emendamento in discussione e sull'emendamento Germontani 1.31, i quali tendono, ambedue, ad inserire tra i criteri direttivi che devono disciplinare la delega il principio della reciprocità.
Abbiamo già ascoltato prima, nel corso della discussione sulle linee generali, i colleghi Contento, Germontani e Armani intervenire sul concetto della reciprocità, che considero importante. Inserire una clausola in base alla quale si stabilisce che, nel caso in cui l'acquisizione del controllo di una società sia promosso da una società estera, alcune norme della disciplina possano essere applicate solo se si applicano anche alla società estera che promuove l'offerta di acquisto mi pare costituisca una misura importante ed essenziale, finalizzata a tutelare la italianità delle nostre aziende. Si è parlato molto di italianità, ma ricordo che in Germania e in Francia già vi sono norme che si muovono in tale direzione: in Francia si cerca di rendere più costose le scalate provenienti dall'estero, mentre in Germania sono state introdotte norme volte a tutelare le società nazionali da scalate estere. Rimanere, in Italia, fuori da questo schema europeo mi pare una cosa non logica. Quindi, l'onorevole Germontani ha fatto bene a presentarePag. 76il suo emendamento a sostegno della reciprocità: siamo deboli in Europa e dobbiamo sicuramente introdurre nel sistema norme che tutelino nel modo migliore le nostre aziende.
Il concetto di reciprocità è presente sia in Francia sia in Germania, ed è giusto che il Governo, nell'esercitare la delega, tenga conto di questo criterio direttivo contenuto nell'emendamento che stiamo esaminando.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giancarlo Giorgetti 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 245).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, dobbiamo anche dire che la direttiva 2004/25/CE, così com'è stata formulata, al di là delle idee che attraversano l'Europa sul mercato libero, sulla globalizzazione e sulla libera circolazione dei capitali - questa è infatti la posizione dell'Europa -, riconosce la possibilità in capo ai Paesi tenuti a recepirla di attribuire la possibilità alle società di utilizzare i ricordati strumenti di difesa. Quindi, non siamo di fronte ad una direttiva che impone di prendere determinate decisioni che noi dobbiamo successivamente recepire così come sono state scritte.
La direttiva è molto vaga, nel senso che offre molte possibilità di interpretazione: se ne può dare una stringente, così come è possibile offrirne una allargata.
Pertanto, non è vero che se il Governo o la maggioranza ritengono di assegnare questi strumenti di difesa ad alcune imprese si dispone contro il contenuto della direttiva OPA. Non è così!
La Francia, ad esempio, come è stato sostenuto da chi mi ha preceduto, ha dettato apposite norme a tale riguardo.
Sono tre gli articoli che in questa direttiva afferiscono alla contendibilità delle società. L'articolo 9, ossia la passivity rule; l'articolo 11, concernente la neutralizzazione, perciò la trasferibilità delle azioni e i diritti di voto; l'articolo 12 che prevede il cosiddetto regime opzionale. All'interno di questi articoli, il Paese che recepisce la direttiva può anche dare la possibilità alle imprese - in questo caso a quelle italiane - di tutelarsi da eventuali OPA ostili lanciate da imprese straniere le quali nei loro Paesi possono fare affidamento su una normativa che consente loro di difendersi da OPA ostili lanciate da imprese estere. La legislazione francese, ad esempio, prevede, per quanto riguarda la passivity rule, la possibilità della reciprocità e nessuna regola di neutralizzazione; allo stesso modo dispongono anche le legislazioni tedesca e spagnola. Ricordiamoci cosa avvenne quando ci fu il tentativo di scalata di Endesa da parte dei tedeschi e sappiamo cosa stabilì in quell'occasione il Governo Zapatero.
Noi non chiediamo una normativa che non viene applicata negli altri Paesi europei, ma una disciplina che è normale richiedere, poiché si tratta anche di una questione di garanzia per le nostre società e per le nostre imprese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'emendamento Giancarlo Giorgetti 1.14 faceva riferimento ad una possibilità generale, mentre quello Fugatti 1.15 entraPag. 77maggiormente nel dettaglio. Esso usa anche un'espressione un po' forte - «misure difensive» - per spiegare questo squilibrio esistente fra le società italiane che operano in Europa e quelle straniere che vogliono operare e investire in Italia. Noi dobbiamo pensare che in Europa le imprese europee e i mercati devono essere difesi e non dovrebbe rilevare che le operazioni si svolgano in Italia o in Germania o in Francia.
Poiché in questo disegno di legge delega può anche prevedersi, in sede di attuazione della stessa, una norma che può essere eccessivamente favorevole per gli operatori stranieri, la proposta emendativa in esame, nell'utilizzare questa espressione un po' forte, ossia «misure difensive», desidera rimarcare il principio secondo il quale alle società estere che intendono investire in Italia si devono applicare le stesse norme vigenti nei loro Paesi d'origine.
In effetti, i criteri che le società possono utilizzare per scegliere un investimento sono due. Il primo è l'interesse a partecipare in società di Paesi stranieri. Il secondo è l'attrazione esercitata dal mercato di un altro Paese. In ogni caso, non si deve mai trattare di una scelta che deriva da un beneficio stabilito da una norma. Dobbiamo cioè impedire a imprese straniere di investire in Italia, in società italiane, a prescindere da una valutazione di convenienza. Poiché ciò è già avvenuto in passato, e si può ancora verificare, la proposta emendativa in esame tende a sottolineare tale principio, stabilendo che le disposizioni previste in tema di investimenti societari valgono anche in Italia. Pertanto, se un soggetto straniero decide di investire in Italia, per tali operazioni devono essere garantite le stesse condizioni che valgono per quel soggetto nel suo Paese di origine, in modo da essere certi del fatto che gli investimenti effettuati in Italia siano realmente tali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il deputato Piro ha segnalato che no è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, ciò che continuiamo a criticare del provvedimento in esame è il fatto che siamo di fronte ad un Governo che si prende la pesante responsabilità di ricevere una delega praticamente in bianco e, successivamente, per i futuri decreti legislativi, di passare dalle Commissioni per dire quale sarà il suo parere (se nel frattempo sarà stato in grado di averne uno su una tematica così strategica e importante); intanto, lo ripeto, chiede una delega in bianco.
Abbiamo un Presidente del Consiglio che per anni è stato Presidente della Commissione europea e ci pare alquanto strano, per utilizzare un termine soft, che un Premier non abbia attualmente una posizione su una tematica così importante. Il Governo ci dice che sta decidendo la sua posizione dopo che il suo Presidente del Consiglio è stato, lo ripeto, per anni Presidente della Commissione europea! Sappiamo qual è la sua impostazione e come la pensa su tali questioni, ma si presenta in Assemblea affermando che non ha unaPag. 78posizione. Ciò accade, lo ripetiamo, perché l'argomento non è all'ordine del giorno, perché oggi non vi sono tali temi nell'agenda politica, nell'agenda dell'opinione pubblica e nei fatti che avvengono nella finanza italiana. Qualche mese fa, invece, sul caso ENEL, che aveva solo pensato di realizzare un'acquisizione in Francia, abbiamo visto tantissimo inchiostro speso sui giornali, tanti fondi apparsi sugli organi di stampa, interviste e convegni sulla tematica della difesa della italianità delle imprese e del rispetto delle regole di reciprocità. Ciò avveniva soprattutto da parte del centrosinistra. Ci ricordiamo le parole del Presidente del Consiglio, che arrivava a mettere in dubbio anche...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO FUGATTI. ...l'acquisizione di BNL da parte di Paribas, così come di Antonveneta da parte di ABM AMRO. Oggi, invece, vediamo che su questa tematica non ha una posizione; una cosa francamente difficile da capire.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 250).
Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 1.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, quello in esame è il terzo emendamento che cerca di rimarcare la preoccupazione precedentemente espressa e lo fa in modo ancora più chiaro. Si cerca di avere la certezza che il Governo, come sicuramente farà, recepirà la direttiva in questione difendendo le imprese italiane. Effettivamente, forse, in una delega così ampia, dire solo questo è poco, ma come ho detto prima, sono queste le maggiori preoccupazioni.
L'emendamento propone di impegnare il Governo a fare in modo che tutti gli Stati membri possano adeguarsi rispettando un regime di uguaglianza. Avrei aggiunto, lo dico alla collega Germontani, in fondo, le parole: «o quanto meno recepire la direttiva comunitaria utilizzando l'orientamento della nazione che ha difeso maggiormente i suoi operatori».
Poichè noi siamo tra le nazioni europeiste quella più attiva e più attendibile, è giusto non prevedere per le imprese italiane un principio di vantaggio, ma solo di fare in modo che tutti gli Stati membri abbiano normative identiche in tema di mercato in modo tale che gli operatori possano poi liberamente scegliere su quali mercati operare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, in precedenza qualche collega ha citato l'operazione Unicredit delle scorse settimane alla possibilità che hanno anche le imprese italiane - in questo caso le banche - di realizzare acquisizioni sui mercati esteri. Dobbiamo però ancora vedere quale sia il reale vantaggio che hanno ottenuto le famiglie, le piccole aziende, i commercianti, gli artigiani da questa mega-operazione di fusione.
Ricordiamo, per esempio, le Casse di risparmio di una volta, quelle che successivamentePag. 79sono state inglobate all'interno di Unicredit. Esse erano radicate nel territorio, davano risposte e avevano una funzionalità sul territorio. Oggi queste grandi banche hanno visto sicuramente diminuire la funzionalità sul territorio, l'attaccamento ad esso ed il rapporto diretto con la clientela.
Ma, al di là di ciò, non c'è solo l'aspetto bancario, ma anche altri settori strategici come quello dei servizi pubblici locali. In quest'ultimo settore, infatti, se il disegno di legge delega in esame fosse approvato nella versione attuale, si darebbe la possibilità alle società straniere di acquisire le nostre società di servizi pubblici locali, come fortunatamente ha sostenuto anche una parte della maggioranza. Pertanto, stiamo parlando di aspetti relativi non all'industria, ma ai servizi sul territorio.
Quindi, non ci sono solo gli aspetti bancario, finanziario e della grande impresa, ma anche quello dei servizi pubblici locali, soprattutto per quanto riguarda gli utenti finali, che nel provvedimento in esame non vengono tenuti in considerazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, questo è un emendamento di grande buonsenso, perché propone di impedire alle società straniere di impadronirsi del sistema economico nazionale, prevedendo un criterio di massima reciprocità tra tutti gli Stati. Con l'approvazione di questo emendamento si impedirebbe che la situazione di debolezza del nostro sistema economico nazionale sia lasciata alla mercé di società straniere, che approfitterebbero, appunto, della nostra situazione di debolezza.
Si tratta di una misura di salvaguardia. Non capisco cosa ci sia di straordinario e come non si comprenda che l'approvazione dell'emendamento in esame favorirebbe gli interessi del nostro sistema economico e lo salvaguarderebbe dall'attacco delle società straniere. Le direttive comunitarie vanno recepite, ma in questo caso si prevede, parafrasando, che bisogna dare ospitalità a due animali, ad un leone e ad un gattino, e li si mettono nella stessa gabbia! È ovvio che il leone si mangia il gattino! Le misure di salvaguardia proposte avrebbero la finalità di mettere i due animali ognuno nella propria gabbia. Si rispetterebbero, quindi, le direttive e le norme comunitarie, ma salvaguardando il sistema economico nazionale, che dovrebbe interessare il Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 311
Astenuti 151
Maggioranza 156
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 56).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Fugatti 1.01. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
Pag. 80
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con l'articolo aggiuntivo in esame si cambia velocemente argomento. Stiamo parlando di imprese di autotrasporto. Negli ultimi due lustri, negli ultimi cinque anni, chi viaggia in autostrada avrà notato, soprattutto nel nord del Paese, che ci sono sempre meno autoarticolati con targa italiana e sempre più con targa straniera. Ci riferiamo soprattutto alle imprese di autotrasporto dei paesi dell'Europa orientale, ovvero della Slovenia, della Croazia e della Repubblica Ceca.
Si è creato un meccanismo di concorrenza tra le imprese di autotrasporto italiane e quelle di questi Paesi e, oggettivamente, c'è uno stato di difficoltà causato dal fatto che le regole applicate in alcuni Paesi dell'Unione europea, soprattutto dell'est, sono diversi da quelle applicate in Italia; ci riferiamo al settore del trasporto.
Con questo articolo aggiuntivo si vuole creare un tavolo di concertazione con tali categorie, prima che il Governo emani i provvedimenti conseguenti, per cercare di considerare anche i problemi delle categorie dell'autotrasporto che sulla questione della concorrenza con l'est europeo sono oggettivamente in uno stato di difficoltà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fugatti 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 447
Astenuti 25
Maggioranza 224
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 254).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2
(Vedi l'allegato A - A.C. 2600 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 281
Astenuti 180
Maggioranza 141
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 26).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2600 sezione 5).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Uggè n. 9/2600/1 e accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2600/2 a condizione che il quarto capoverso della premessa sia così riformulato: «la delega legislativa per il recepimento della direttiva comunitaria concernente le OPA è adottata secondo i principi e i criteri direttivi generali di cui all'articolo 2 della legge 18 aprile 2005, n. 62».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Buontempo n. 9/2600/3 e accetta l'ordine del giorno Tolotti n. 9/2600/4 a condizione che il quinto capoverso della premessa venga spostato nel dispositivo subito dopo le parole «alle medesime condizioni delle altre SIM, purché» e sia così riformulato: « i criteri di delega dell'attuazione della direttiva MIFID, contenuti nella articoloPag. 819-bis della legge 18 aprile 2005, n. 62, consentano la modifica dell'articolo 199 del testo unico della finanza nel senso sopra indicato».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Pini n. 9/2600/5, Filippi n. 9/2600/6 e Garavaglia n. 9/2600/7 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Alessandri n. 9/2600/8; accetta altresì l'ordine del giorno Germontani n. 9/2600/9 a condizione che il quarto capoverso della premessa sia così riformulato: «la delega legislativa per il recepimento della direttiva comunitaria concernente le OPA è adottata secondo i principi e i criteri direttivi generali di cui all'articolo 2 della legge 18 aprile 2005, n. 62».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2600/10 e Del Mese n. 9/2600/11.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Uggè n. 9/2600/1, non accettato dal Governo.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, onestamente resto perplesso dal parere espresso dal Governo, perché mi domando in quale Paese siamo e da che gente siamo governati. Non ho fatto nient'altro che recuperare un protocollo di intesa sottoscritto dal Governo, dal sottosegretario Enrico Letta e dal Ministro dei trasporti, che ho portato agli atti, nel quale, dopo un'intesa sottoscritta e raggiunta con la categoria, si parla di recepimento della direttiva sull'orario di lavoro dei lavoratori mobili da attivarsi entro due settimane dalle organizzazioni associative interessate, a partire dalle proposte avanzate dalle parti sociali e previa consultazione delle organizzazioni associative.
Allora, si tratta di recepire una direttiva che ha previsto un incontro tra le parti, un confronto tra il mondo del lavoro, rappresentato dai sindacati dei lavoratori CGIL, CISL e UIL, e il mondo delle imprese. Si è raggiunta un'intesa e si è trovato un percorso, a partire dai risultati che le parti sociali individueranno e nel rispetto delle indicazioni contenute nella direttiva comunitaria; si chiede di recepire il frutto dell'incontro tra le parti sociali. Il Governo sottoscrive un protocollo d'intesa in cui tali questioni sono riconosciute e, invece, oggi, non accetta questo ordine del giorno.
Mi sembra che sia veramente una cosa incomprensibile e sarei grato al Governo se volesse spiegarci le misteriose ragioni per le quali non ha accettato l'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiasmo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Uggè n. 9/2600/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 248).
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/2600/2.
MAURIZIO FUGATTI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Buontempo n. 9/2600/3.
Onorevole Tolotti, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2600/4?
FRANCESCO TOLOTTI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
Pag. 82
PRESIDENTE. Ricordo che il Governo ha accettato gli ordini del giorno Pini n. 9/2600/5, Filippi n. 9/2600/6 e Garavaglia n. 9/2600/7.
Chiedo all'onorevole Alessandri se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2600/8, accolto come raccomandazione dal Governo.
ANGELO ALESSANDRI. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/2600/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 247).
Prendo atto che l'onorevole Germontani accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2600/9.
Ricordo che il Governo ha accettato gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2600/10 e Del Mese n. 9/2600/11.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Constato l'assenza dell'onorevole Mancini, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, credo che il provvedimento in esame richieda una dichiarazione di voto proprio per il dibattito che si è svolto, per il rispetto nei confronti di tutti coloro che vi hanno lavorato, per la Commissione e il Governo (che, comunque, ci è venuto incontro, anche se noi non siamo assolutamente d'accordo sul fatto che i nostri emendamenti non siano stati accolti per evitare che il disegno di legge tornasse all'esame del Senato).
Il nostro è un sistema che prevede il voto delle due Camere; abbiamo già detto in sede di discussione sulle linee generali, e l'ho ripetuto nella discussione sul complesso degli emendamenti, che avremmo gradito che, proprio per l'importanza di questo provvedimento, i nostri emendamenti - i cui contenuti sono poi stati trasfusi in appositi ordini del giorno accolti dal Governo - avessero emendato il testo e fossero ritenuti degni di una rilettura da parte del Senato.
Perché il provvedimento, oggi, delega il Governo ad adottare, entro il 30 settembre, decreti legislativi per il recepimento di direttive importanti, che riguardano adempimenti altrettanto importanti, sia per la tutela e la sicurezza degli operatori nel campo dell'autotrasporto connesso alla delicata problematica della sicurezza stradale, sia in ordine alla problematica del sangue. Su ciò ci siamo intrattenuti poco perché è evidente che tutti noi ci siamo soffermati sull'attuazione delle direttive Mifid e OPA. Abbiamo sottolineato l'importanza della direttiva Mifid, in quanto, tra tutti gli adempimenti previsti dal piano di azione adottato dalla Commissione europea, tale direttiva definisce probabilmente il passo più importante e decisivo. Le imprese di investimento godranno, infatti, di un passaporto unico e gli investitori beneficeranno del medesimo livello di protezione in qualsiasi sistema europeo di intermediazione mobiliare. La direttiva Mifid sostituirà una precedente direttiva, ormai obsoleta, ed è importante soprattutto perché contiene principi di carattere generale (la precedente direttiva conteneva principi di carattere generale che lasciavanoPag. 83troppi margini di discrezionalità ai singoli Stati membri). La scelta effettuata con la direttiva Mifid è stata quella di passare da un'armonizzazione minima ad un'armonizzazione forte, con una disciplina più dettagliata e prescrittiva, al fine di creare un contesto di maggiore omogeneità normativa e favorire la concorrenza e l'innovazione sui mercati.
Proprio perché abbiamo voluto, e vogliamo, sottolineare l'importanza della direttiva Mifid, riteniamo che occorra domandarsi sia perché si è giunti con così grave ritardo all'attuazione delle direttive - e di questa direttiva in particolare - sia perché il Parlamento è costretto , soprattutto per tale direttiva, ad una nuova proroga di termini. Anche i colleghi della Commissione che rappresentano i partiti di maggioranza, hanno sottolineato l'importanza della direttiva. L'articolo 10, comma 2, della legge n. 13 del 2007 (legge comunitaria 2006), aveva già prorogato al 31 gennaio 2007 il termine per l'esercizio della delega recante l'attuazione della direttiva 2004/39/CE sui mercati degli strumenti finanziari. Nonostante ciò, anche il termine del 31 gennaio 2007 è scaduto. La legge, infatti, è stata pubblicata il 17 febbraio 2007, ovvero oltre un mese dopo l'approvazione parlamentare.
Allora, è lecito, da parte nostra, chiedere chiarezza ed essere critici, e soprattutto chiedere una chiarificazione rispetto a responsabilità che appartengono, anzitutto, al Governo, in quanto il Parlamento ha svolto per intero il suo lavoro.
In ordine alla direttiva di cui più si è dibattuto negli interventi di questi giorni, ossia la 2004/25/CE, concernente le offerte pubbliche di acquisto (l'OPA), l'incertezza - mi spiace doverlo sottolineare ancora, sottosegretario Tononi, dopo le molte discussioni in Commissione - è ancora totale. Lei ce ne ha dato atto, ha riconosciuto tale incertezza e ha affermato che non era possibile fornire, oggi, l'orientamento del Governo. Lei ne ha assunto - e lo ringraziamo per questo - la responsabilità, anche ufficialmente, impegnandosi a tornare in Commissione, evidentemente con una procedura informale (nonostante la sua assicurazione). Lei, comunque, si è impegnato a venire in Commissione prima della stesura dei decreti definitivi e prima della presentazione al Consiglio dei ministri. Di ciò, ripeto, gliene diamo atto.
È chiaro, però, che al momento vi è ancora una grande incertezza. La questione principale - è stato detto - riguarda la cosiddetta passivity rule, contenuta nell'articolo 9 della ricordata direttiva europea, ovvero la disciplina relativa agli strumenti di difesa che le società bersaglio di un'offerta d'acquisto possono porre in essere. L'altro punto è la previsione della clausola di reciprocità, in base alla quale, nel caso in cui l'acquisizione del controllo di una società sia promossa da una società estera, alcune norme della disciplina possono essere applicate solo se esse si applicano anche per la società estera che promuove l'offerta di acquisto.
Altro punto nodale - che comunque è previsto nell'ordine del giorno che è stato approvato - riguarda la regola della neutralizzazione, la breakthrough rule, che legittima la neutralizzazione delle previsioni contenute negli statuti o nei patti parasociali delle società bersaglio che, imponendo limiti alla circolazione delle azioni e al diritto di voto multiplo, potrebbero rendere più difficoltoso, se non vanificare del tutto, il successo dell'offerta. Altri Paesi europei si sono già dati una regolamentazione al proposito, con una normativa nazionale: lo hanno fatto, in vario modo, la Francia, la Germania, la Spagna, ed altri. La Francia, ad esempio, consente l'emissione di speciali warrant che diluiscono il capitale e rendono più costose le scalate. La citata direttiva europea, con il suo carico di possibili deroghe, sembra fatta apposta, però, per spingere i Paesi verso una deriva protezionista. Tenuto conto del grande numero di accordi parasociali presenti in Piazza Affari, il rischio è di ridurre la contendibilità delle aziende anche all'interno dei confini domestici. Se la società bersaglio, infatti, è governata da un patto di sindacato, si deve sapere che, una volta lanciata l'offerta, decade il vincolo di adesione all'accordo che vincola i pattisti.Pag. 84
Abbiamo più volte chiesto, durante la discussione in Commissione, che il Governo esprimesse chiaramente il proprio orientamento. Per la prima volta nella storia, l'economia del mercato ha assunto dimensioni mondiali, spinta dalla rivoluzione delle tecniche di produzione, di comunicazione e di informazione. La forte integrazione del commercio mondiale rende più incisiva la dipendenza dei Paesi gli uni dagli altri e rende le singole scelte nazionali e locali importanti e decisive anche a livello mondiale. Le nostre decisioni, quindi, non dovranno più tener conto esclusivamente delle problematiche interne ai confini, ma dovranno anticipare gli scenari che si potrebbero creare a livello globale. Il provvedimento in esame potrebbe avere forti ripercussioni nel futuro: per questo motivo, nonostante la costrizione del dibattito parlamentare, ci vogliamo soffermare nella fase di dichiarazione di voto. Il tema va affrontato con la giusta calma ed attenzione: perciò non riesco a comprendere la fretta con la quale ci è stato chiesto di affrontarlo, costringendo il dibattito parlamentare. Avevamo chiesto, con un apposito emendamento, che si prorogasse il termine del 30 settembre al 31 dicembre: ci sembrava un emendamento di estremo buon senso, così come quello sulla clausola di reciprocità. Ci chiediamo, pertanto, se l'urgenza di votare così celermente i provvedimenti sia dettata dal fatto che l'Esecutivo Prodi, nel suo primo anno di Governo, ha approvato circa la metà delle leggi approvate, nello stesso periodo, dal Governo Berlusconi. Questa può essere una risposta?
In conclusione, oggi viene chiesta, in realtà, una delega in bianco al Governo, che non è mai stato in difficoltà come in questo periodo, anche alla luce dei recenti avvenimenti che hanno coinvolto il Viceministro Visco, il Ministro e il Ministero dell'economia e delle finanze, che oggi lei rappresenta, anche per altri fatti che quotidianamente lo coinvolgono. E allora, con grande senso di responsabilità, dichiaro che il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà dal voto, perché abbiamo trovato in lei la volontà di venirci incontro.
PRESIDENTE. Onorevole Germontani, concluda.
MARIA IDA GERMONTANI. Ben consapevole delle difficoltà in cui ci poneva, lei ha accolto gli ordini del giorno da noi presentati. Preannunzio, quindi, che il nostro voto sul provvedimento sarà di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente intervengo per dichiarare, a nome del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, il voto favorevole sul provvedimento in esame. Mi riservo di presentare una dichiarazione più lunga per iscritto e nel frattempo osservo semplicemente che l'ordine del giorno, che anch'io ho sottoscritto e che è stato accettato dal Governo, recepire la nostra posizione. Mi limiterò, quindi, a ripetere quella posizione.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Mungo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Intervengo solo per dichiarare il voto di astensione del gruppo dell'UDC in conformità con quanto abbiamo già avuto modo di esprimere nel corso della discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo Forza Italia per confermare il nostro voto di astensione su un provvedimento che - non lo abbiamo mai detto, ma bisognaPag. 85dirlo - è giunto all'esame della Camera blindato. Solo per questo motivo, ringrazio il sottosegretario Tononi ed il Presidente per aver predisposto l'ordine del giorno approvato da ultimo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, esprimo il voto favorevole a nome del gruppo L'Ulivo su questo provvedimento. Colgo l'occasione per ringraziare senz'altro il relatore, che, anche quale presidente della Commissione, ha seguito con molta attenzione e competenza i lavori sia in Commissione sia in Assemblea. Ringrazio, inoltre, i colleghi della Commissione che hanno contribuito in modo fattivo al dibattito. Il mio auspicio è che gli ordini del giorno, in particolare quello che è stato approvato in Commissione, con la presenza di tutti i componenti, possa essere adeguatamente e tempestivamente eseguito dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Il gruppo Lega Nord voterà contro il provvedimento in esame, perché crediamo che sia poco comprensibile che il Governo si presenti in Assemblea senza avere una posizione chiara su un tema così importante, sotto l'aspetto strategico, per la nostra economia e le nostre imprese.
Abbiamo ben visto che sono stati accettati dal Governo alcuni ordini del giorno che, come il nostro, specificano chiaramente la questione della reciprocità, ma sappiamo che un ordine del giorno e la posizione del Governo sono cose diverse.
Quindi, abbiamo riflettuto se astenerci o votare contro il provvedimento in esame. Crediamo che il fatto che il Governo si presenti in Assemblea affermando di non avere una posizione sulle tematiche in discussione sia incomprensibile. Il gruppo Lega Nord voterà, quindi, contro questo provvedimento.
Abbiamo visto, poi, che è stato approvato un ordine del giorno in Commissione, rispetto al quale apprezziamo il modo in cui il presidente e gli altri membri della Commissione si sono adoperati per cercare di trovare la condivisione più ampia possibile.
Noi vorremmo, però, che rimanesse agli atti che l'ordine del giorno fa sì riferimento alla questione della reciprocità, alla regola della passività e della neutralizzazione, di cui agli articoli 9, 11 e 12 della direttiva, ma che nello stesso tempo esso prevede un aspetto che rimanda all'articolo 104 della cosiddetta legge Draghi.
In precedenza, nell'ambito degli interventi sul complesso degli emendamenti, anche parlamentari del centrosinistra - mi riferisco all'onorevole Turci - hanno fatto presente che la legge Draghi è da superare sotto certi aspetti. L'articolo 104, infatti, che qui viene inserito nell'ordine del giorno approvato dalla Commissione, stabilisce che per poter attuare i cosiddetti strumenti di difesa occorre convocare l'assemblea e che vi siano tanti soci che rappresentino almeno il trenta per cento del capitale.
Questo è un aspetto (rimandare all'articolo 104 della cosiddetta legge Draghi) che non condividiamo totalmente, pur apprezzando lo sforzo che è stato compiuto dalla Commissione e dai membri della stessa in tal senso.
Abbiamo già specificato le motivazioni per cui il gruppo Lega Nord voterà contro il provvedimento in esame. Non capiamo perché in Francia vi sia una ben chiara possibilità di difendersi da parte delle società, applicando la direttiva: infatti essa concede tale possibilità ai Paesi membri. Non si contravviene alla direttiva se si prevede, nella legge delega, il principio della reciprocità: così avviene in Germania, così avviene in Spagna - con diversi aspetti, lo riconosciamo - però i principi della direttiva vengono rispettati nei ricordati Paesi.Pag. 86
Registriamo che, appena si profila una possibilità per un'impresa italiana di andare in Francia ad acquisire un'impresa francese, subito i francesi si difendono, mentre il nostro Paese ormai ha già venduto tutto ciò che vi era da vendere, ha già fatto acquisire tutto ciò che vi era da acquisire e i nostri «gioielli» sono sempre meno. Il fatto che all'interno del provvedimento in esame non vi sia la possibilità di attuare strumenti di difesa a favore di questi «gioielli» è un aspetto che non comprendiamo.
Conseguentemente, il gruppo Lega Nord voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo de La Rosa nel Pugno e mi riservo eventualmente di assegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, dichiaro il voto di astensione del nostro gruppo, sinteticamente motivato con il fatto che abbiamo capito - ma non condividiamo - le ragioni che hanno portato il Governo a velocizzare l'iter di approvazione del provvedimento in esame, così come abbiamo capito - e non condividiamo - questa «blindatura».
Riteniamo che l'eccessiva debolezza dell'Esecutivo in carica possa essere deleteria per le nostre imprese e per le nostre società economiche, in termini di competitività, nel contesto dei rapporti con l'Unione europea. In effetti, la mancanza di salvaguardia e di reciprocità pongono le stesse in grande sofferenza.
Invitiamo il sottosegretario e il Governo a vigilare, affinché questa nostra sensazione - che poi è più di una sensazione - non si dimostri economicamente una «frana» per la nostra economia.
Pertanto, lo ripeto: annunciamo il nostro voto di astensione. (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, in dissenso dal gruppo di Alleanza Nazionale, voterò contro il provvedimento in esame, in primo luogo per la «blindatura» di cui è stato fatto oggetto in questa fase parlamentare, in secondo luogo perché - nonostante sia stato accolto favorevolmente un ordine del giorno proposto dalla Lega Nord, in cui si ricorda il problema della necessità della reciprocità, delle difese di fronte ad aggressioni ostili nei confronti delle nostre società quotate - è presente un richiamo alla cosiddetta legge Draghi.
Tale legge - che tutti ricordiamo essere stata preparata in un famoso meeting sul transatlantico Britannia, in preparazione delle sciagurate (così come sono state realizzate, considerato che non hanno risolto il problema del debito pubblico italiano) privatizzazioni - non avrebbe dovuto proprio essere presa come riferimento, nel contesto di un ordine del giorno che dovrebbe, invece, predisporre difese a favore delle nostre imprese.
Per queste ragioni ripeto che, in dissenso dal mio gruppo, voterò contro il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Pag. 87(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2600)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2600, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 1332 - Delega legislativa per il recepimento delle direttive 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, 2004/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004 e 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, nonché per l'adozione delle disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, di attuazione della direttiva 2002/98/CE (Approvato dal Senato) (2600):
(Presenti 461
Votanti 286
Astenuti 175
Maggioranza 144
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 34
Prendo atto che il deputato Piro ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,35).
PRESIDENTE. La trattazione dei successivi punti all'ordine del giorno sono rinviati ad altra seduta.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il disegno di legge relativo ai diritti televisivi degli eventi sportivi sarà inserito al secondo punto dell'ordine del giorno della seduta di domani.
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, volevo segnalare che in queste ore l'ufficiale delle SS, Erich Priebke, riconosciuto colpevole dal Tribunale militare italiano della strage delle Fosse Ardeatine, che questa città e il Paese ricordano bene e nella quale centinaia di civili innocenti persero la vita per mano degli occupanti nazisti, è stato liberato dall'obbligo del confinamento agli arresti domiciliari. Trovo che il caso sia degno di nota; ognuno può avere liberamente la propria opinione su come debba essere comminata una pena ad un vecchio di novantatré anni - non voglio entrare nel merito -, trovo però offensivo che gli avvocati difensori di tale criminale nazista, reo di assassinio contro inermi civili italiani, abbiano definito razzisti tutti coloro i quali si meravigliano di ciò che è successo nelle ultime ore. Chi come il sottoscritto, ad esempio, pensa che si sarebbe dovuto riflettere sul provvedimento con il quale Erich Priebke è stato definitivamente liberato dagli arresti domiciliari sarebbe un razzista.
Ho ritenuto di conseguenza utile ai fini della comunicazione sull'ordine dei lavori dell'Assemblea ricordare, perché non lo si dimentichi, che un superiore di tale criminale, che si chiamava Kappler, una volta allentate le cinghie del controllo sulla sua reclusione nell'ospedale militare tornò libero nel proprio Paese, per concludere la sua vita con i suoi nipotini nella casa di famiglia; cosa che non è stata permessa alle numerose vittime italiane della tragica strage delle Fosse Ardeatine. Rinvio al mittente l'accusa di razzismo che fanno gli avvocati difensori di Priebke (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche).
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la Presidenza prende atto delle sue dichiarazioni.
Pag. 88GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, proprio oggi pomeriggio (circa un'ora fa) abbiamo avuto notizia dell'ulteriore figuraccia del nostro Paese in sede di Unione europea. I ministri dell'agricoltura dell'Unione europea hanno definito l'accordo su un punto importantissimo per il nostro sistema agricolo, mi riferisco all'OCM (Organizzazione comune dei mercati) ortofrutta. Si tratta di interessi che riguardano centinaia di migliaia di agricoltori, specialmente meridionali, nei confronti dei quali il Governo ed il Ministro delle politiche agricole e forestali, in particolare, invece di difendere la posizione italiana, hanno ceduto e svenduto la nostra posizione. Oggi, ancora una volta, l'agricoltura italiana segna il passo in favore ed in funzione degli interessi forti, in particolare dell'industria e dei sistemi agroindustriali.
Tutto ciò viene fortemente denunziato dalle organizzazioni di categoria, ma il problema ci riguarda, perché su questi temi, nelle aule delle Commissioni agricoltura della Camera e del Senato si sono tenuti incontri ed audizioni e si sono elaborati documenti che oggi, di fatto, vengono gettati alle ortiche dalla mancanza di autorevolezza del nostro Governo e del Ministro De Castro.
Allora, delle due l'una: o il Ministro è poco autorevole, oppure evidentemente, lo stesso Ministro, forte delle sue precedenti esperienze professionali, che lo vedevano più vicino all'agroindustria che agli interessi degli agricoltori, trova comodo cedere e svendere le posizioni di questi ultimi
Pertanto, signor Presidente, il mio intervento, che chiaramente preannunzia ulteriori interventi di sindacato ispettivo, serve a segnalare all'Assemblea un'ulteriore battuta d'arresto dei nostri agricoltori e delle nostre aziende, ma soprattutto un'ulteriore battuta di arresto del Governo e del responsabile dell'agricoltura italiana, i quali, ancora una volta, cedono agli interessi forti e svendono gli interessi degli agricoltori, specialmente di quelli meridionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la Presidenza prende atto delle sue dichiarazioni. Se lo ritiene, può presentare sul tema un atto di sindacato ispettivo.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo solo per un sollecito, da me già fatto la settimana scorsa, e le fornisco in questo momento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze di cui sono primo firmatario, perché mi sembra che sia il momento più opportuno.
In secondo luogo, vorrei rivolgerle una domanda, sulla quale la invito a riflettere nelle prossime settimane, come rappresentante della Presidenza (non è rivolta esclusivamente a lei): le chiedo se dobbiamo destinare il fine seduta ad interventi di un qualche valore politico sugli avvenimenti della giornata, tutti opportuni; si tratta di una domanda reale, ovverosia chiedo se possiamo usare il tempo per solleciti, per questioni sull'ordine dei lavori e per riflettere su avvenimenti accaduti durante la giornata mentre noi siamo a lavorare in questa sede; non sarebbe una cattiva idea che tale tempo fosse destinato - evidentemente a titolo personale - alle analisi realizzate da ognuno di noi sulle molte vicende gravi che accadono nel Paese; però occorre che ciò sia deciso, e che l'Ufficio di Presidenza lo valuti. Perché, diversamente, snatureremmo in parte il Regolamento ed in parte il tempo destinato ad altre questioni, che non sono più importanti, ma sono destinate a certi tempi dalle norme del Regolamento.
Lo dico sinceramente, Presidente, e senza alcun intento polemico od ironico: si tratta di capire - sono alla mia terza legislatura - come si voglia usare un tempo che potrebbe anche essere destinato alla ricordata funzione, nobilissima, comePag. 89è stato dimostrato anche stasera, sia con i commenti sui fatti di alcuni avvocati dementi, sia con i commenti su alcuni exploit europei del Governo.
Si tratta di una domanda sincera, rispetto alla quale vorrei una risposta - quando sarà possibile - altrettanto sincera, non da parte sua evidentemente, ma da parte di tutto l'Ufficio di Presidenza.
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, per ciò che attiene al sollecito nei confronti del Governo rispetto alle sue interpellanze ed interrogazioni, ovviamente la Presidenza provvederà; per quanto riguarda la questione che lei ha testé posto, che ovviamente riferirò al Presidente della Camera, si tratta di una prassi consolidata che contempla che al termine della seduta si svolgano interventi che concernono questioni di attualità o richiami relativi ad atti di sindacato ispettivo, e tale prassi è confermata anche da un parere della Giunta per il Regolamento del 24 ottobre 1996, che su tale questione ci ha aiutato, nonché da una lettera del Presidente della Camera durante la scorsa legislatura.
Comunque, ovviamente, riferirò al Presidente della Camera per il resto della riflessione.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 14 giugno 2007, alle 9,30:
(ore 9,30 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata).
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (1609).
- Relatore: Grassi.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati e dei tornei professionistici a squadre e delle correlate manifestazioni sportive organizzate a livello nazionale (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1496-B).
- Relatore: Folena.
3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
FRANCESCHINI ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (1318-A).
- Relatore: Violante.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050, Volontè ed altri n. 1-00161, Migliore ed altri n. 1-00178, Ranieri ed altri n. 1-00179, Zacchera ed altri n. 1-00180 e De Zulueta ed altri n. 1-00181 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea.
5. - Seguito della discussione delle mozioni Gibelli ed altri n. 1-00024, Capitanio Santolini e Volontè n. 1-00165, Bertolini ed altri n. 1-00168, Frassinetti ed altri n. 1-00169 e Froner ed altri n. 1-00175 sulla riorganizzazione del sistema scolastico italiano in relazione al fenomeno dell'immigrazione.
Pag. 906. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001 (1874-A).
- Relatore: Marcenaro.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dello Yemen sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Roma il 25 novembre 2004 (2069).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India, fatto a Roma il 13 maggio 2005 (2071-A).
- Relatore: Mattarella.
(ore 15)
7. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(al termine delle votazioni)
8. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 19,40.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO DONATELLA MUNGO SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2600
DONATELLA MUNGO. Signora Presidente, colleghe e colleghi, il provvedimento in esame proroga i termini per il recepimento delle direttive 2002/15/CE, relativa all'organizzazione dell'orario di lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto, 2004/25/CE relativa alle offerte pubbliche di acquisto (OPA), e 2004/39/CE relativa ai mercati degli strumenti finanziari , cosiddette MIFID.
Il nostro voto sarà favorevole, in considerazione dei tempi strettissimi che hanno reso difficile proporre interventi emendativi che avrebbero obbligato ad una terza lettura in Senato.
Dico questo perché riteniamo - come peraltro espresso da tutti i gruppi, sia pure con accenni e motivazioni diverse - che la delega sul recepimento della direttiva sulle OPA sia sostanzialmente una «delega in bianco», ossia una delega che non indica i criteri direttivi e i principi cui il Governo dovrebbe ispirarsi nel predisporre i decreti delegati.
Per questi motivi, abbiamo sottoscritto un ordine del giorno, proposto del presidente della VI Commissione Paolo Del Mese, relatore del provvedimento - ed approfitto di questo passaggio per ringraziare il presidente per la conduzione dell'intera discussione e per aver proposto questo ordine del giorno che ha raccolto consensi trasversali e il parere favorevole del Governo -, che impegna il Governo a valutare l'opportunità di integrare in un secondo momento la delega per il recepimento della direttiva sulle OPA.
Inoltre, l'ordine del giorno ribadisce l'impegno, già espresso dal sottosegretario Tononi in Commissione più volte, ad assicurare la piena e tempestiva informazione delle Commissioni competenti di Camera e Senato sugli orientamenti che verranno elaborati dal Governo in merito.
Il nostro voto favorevole, dunque, è un atto di fiducia «condizionata» al Governo, perché, in linea di principio, riteniamo che le prerogative parlamentari in termini di indirizzo degli atti governativi non possa mai venire meno.
Auspichiamo, infine, come facciamo ogni volta che si presenta l'occasione, che si arrivi presto a non dover più trattare le tematiche relative al recepimento di direttivaPag. 91in maniera confusa, frammentaria e occasionale: auspicio espresso anche dalla XIV Commissione e formalizzato nel parere, pur favorevole, dato al provvedimento in esame.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto stenografico della seduta del 31 maggio 2007:
a pagina 64, seconda colonna, trentaduesima riga, dopo le parole «non può» si intende aggiunta la seguente «non».
Nel resoconto sommario della seduta del 12 giugno 2007, a pagina XV, prima colonna, dodicesima riga, le parole «Acerbo n. 57» si intendono sostituite dalle seguenti: «Caruso n. 57».
Nel resoconto stenografico della medesima seduta:
a pagina 67, seconda colonna, trentaquattresima riga, le parole «Garagnani n. 9/2272-bis/33» si intendono soppresse;
a pagina 84, prima colonna, quarantaduesima riga, «Acerbo» si intende sostituito da «Caruso».
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE
N. 1-00177 SUL FEDERALISMO FISCALE
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore e 15 minuti (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 31 minuti |
L'Ulivo | 51 minuti |
Forza Italia | 38 minuti |
Alleanza Nazionale | 25 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 15 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 14 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 13 minuti |
DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI | 11 minuti |
Misto | 13 minuti (Minoranze linguistiche: 5 minuti; Movimento per l'Autonomia: 5 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2272-bis-bis-A - voto finale | 487 | 486 | 1 | 244 | 265 | 221 | 69 | Appr. |
2 | Nom. | ddl 2600 - em. 1.2 | 446 | 446 | 224 | 202 | 244 | 81 | Resp. | |
3 | Nom. | em. 1.14 | 450 | 449 | 1 | 225 | 204 | 245 | 81 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.15 | 463 | 461 | 2 | 231 | 209 | 252 | 80 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.16 | 455 | 454 | 1 | 228 | 204 | 250 | 80 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.31 | 461 | 460 | 1 | 231 | 209 | 251 | 79 | Resp. |
7 | Nom. | articolo 1 | 462 | 311 | 151 | 156 | 255 | 56 | 79 | Appr. |
8 | Nom. | articoloagg. 1.01 | 472 | 447 | 25 | 224 | 193 | 254 | 79 | Resp. |
9 | Nom. | articolo 2 | 461 | 281 | 180 | 141 | 255 | 26 | 79 | Appr. |
10 | Nom. | odg 9/2600/1 | 470 | 469 | 1 | 235 | 221 | 248 | 79 | Resp. |
11 | Nom. | odg 9/2600/8 | 466 | 465 | 1 | 233 | 218 | 247 | 79 | Resp. |
12 | Nom. | ddl 2600 - voto finale | 461 | 286 | 175 | 144 | 252 | 34 | 79 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.