Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 210 di martedì 25 settembre 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
La seduta comincia alle 11,15.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 20 settembre 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonelli, Brugger, Buontempo, Capodicasa, Casini, Cordoni, Del Mese, Fabris, Gasparri, Giovanardi, Gozi, La Malfa, Letta, Lion, Lucà, Mattarella, Mazzocchi, Meloni, Meta, Migliore, Mussi, Oliva, Pinotti, Piscitello, Ranieri, Rigoni, Scajola, Stucchi, Villetti e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 11,20).
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per portare all'attenzione dell'Assemblea un fatto internazionale di grande rilievo che campeggia sui nostri telegiornali, oggetto anche di una mozione bipartisan al Senato: si tratta della protesta dei monaci buddisti in Birmania. Credo, signor Presidente, che in questo momento - oggi è l'ottavo giorno di protesta -, con la minaccia incombente della giunta militare birmana, anche l'attenzione dell'Assemblea debba rivolgersi ad una situazione così delicata, in un Paese dove in maniera sistematica vengono violati i diritti civili e dove la leader dell'opposizione democratica che vinse le elezioni, Aung San Suu Kyi, è tenuta agli arresti ed è stata vittima di un sopruso politico che viene perpetrato ormai da molti anni.
È una battaglia, signor Presidente, a cui tengo molto dal punto di vista personale, perché l'ho sostenuta come responsabile dei giovani di Forza Italia. Credo che sia una battaglia su un terreno di interesse comune, sul quale, al di là degli schieramenti, la sensibilità dell'intero Parlamento deve essere sollecitata. Penso sia giusto farne menzione in questo momento nell'Assemblea, visto che esiste una minaccia incombente.
Oggi, inoltre, all'apertura dell'Assemblea generale dell'ONU, il Presidente degli Stati Uniti solleverà tale questione. È un atto dovuto sensibilizzare l'Assemblea sul tema e penso che in materia di diritti civili il Governo italiano debba impegnarsi, a maggior ragione a fronte dell'atto di indirizzo approvato all'unanimità dall'Assemblea del Senato (Applausi dei deputati deiPag. 2gruppi Forza Italia, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Lega Nord Padania).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, volevo associarmi alle parole del collega Baldelli. L'Assemblea, tra l'altro, si è già occupata in passato della situazione in Birmania, in particolare delle vicende cui ha fatto riferimento il collega Baldelli.
Credo sia giusto rivolgere un invito al Governo anche in occasione dell'Assemblea delle Nazioni Unite che si apre oggi, alla quale l'Italia parteciperà attivamente anche con un'altra iniziativa che riguarda la moratoria della pena di morte.
Penso che quando ci occupiamo di diritti civili, in questo caso umiliati e calpestati come accade in Birmania, con proteste così significative, non possa che esserci l'adesione anche da parte nostra, di tutta la Camera e di tutte le istituzioni per perorare la causa di chi si batte per la libertà (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Lega Nord Padania).
ANTONELLO FALOMI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, intervengo per condividere le parole e le richieste avanzate dall'onorevole Baldelli in merito alla situazione che si sta vivendo in Birmania. Il rischio è che una protesta pacifica, condotta pacificamente, finisca in una dura repressione da parte del regime militare che governa quel Paese. Si tratta di un rischio molto forte. Penso che debba esserci un'iniziativa della Camera e del Governo affinché questo rischio non si concretizzi.
Per questo motivo, mi associo alle parole e alle richieste esposte dall'onorevole Baldelli (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Lega Nord Padania).
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (A.C. 3025-A) (ore 11,25).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e hanno avuto luogo le repliche delle relatrici e del Governo.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3025 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3025 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 3025 sezione 5).
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3025 sezioni 1 e 2).
Avverto che prima dell'inizio della seduta sono state ritirate le seguenti proposte emendative: Froner 1.36, Goisis 1.011 e Benzoni 2.21.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, 89 e 96-bis, comma 7, delPag. 3Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili nel corso dell'esame in sede referente: Garagnani 1.01, concernente l'insegnamento, nell'ambito dei programmi delle scuole di ogni ordine e grado, della tradizione culturale cristiana (deve, inoltre, considerarsi inammissibile anche l'articolo aggiuntivo Garagnani 1.010, su analoga materia, presentato solo per la fase di esame in Assemblea); Aprea 2.3, volto a esonerare dal servizio il personale eletto nei consigli di disciplina; Raiti 2.24, volto a consentire ai dirigenti scolastici la permanenza in servizio fino al settantesimo anno di età, a prescindere dal numero di anni di contribuzione; Porfidia 2.01, riguardante l'inquadramento nelle posizioni stipendiali previsto dal contratto collettivo nazionale del comparto scuola di alcuni direttori dei servizi generali e amministrativi delle istituzioni scolastiche ed educative; Aprea 2.02, volto ad articolare la professione docente in tre distinti livelli.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, 89 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, ulteriori proposte emendative. Tali proposte non sono state previamente presentate in Commissione e il loro contenuto non risulta strettamente attinente all'oggetto del decreto-legge in esame: Goisis 1.73, che prevede lo svolgimento di un modulo didattico obbligatorio volto a trasferire ai minori immigrati le conoscenze fondamentali della tradizione cristiana; Porfidia 2.66 e 2.67, volti a consentire che i vincitori del corso-concorso per dirigente scolastico, non confermati negli incarichi per l'anno scolastico 2007-2008, svolgano mansioni precedentemente svolte; Barbieri 3.50, finalizzato a modificare la disciplina per il reclutamento dei ricercatori universitari; Tocci 3.53, volto a destinare le risorse finanziarie destinate all'ANVUR all'attività del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (CNVSU) e del Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (CIVR); De Simone 3.55, volto a stabilire le modalità attuative riguardanti il sostegno ai progetti presentati dai ricercatori universitari; Goisis 3.010, che definisce una nuova articolazione in quattro funzioni del comparto scuola; Goisis 3.011, che individua nuovi criteri per la definizione dello Statuto degli insegnanti.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative presentate l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, dopo la discussione sulle linee generali svoltasi ieri, dopo un primo confronto con il Governo e tra maggioranza e opposizione in quest'aula, affrontiamo il complesso degli emendamenti presentati al disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari.
L'iter di queste norme, signor Presidente, è curioso, ma non isolato e su di esso bisognerebbe consentire a quest'Assemblea un'ulteriore riflessione.
Si tratta infatti di una norma, che originariamente era inserita all'interno di uno dei tre provvedimenti Bersani giunti all'attenzione di quest'Assemblea e che, su richiesta dell'opposizione, è stata stralciata in quanto contenente misure, che riguardavano il sistema scolastico e che ben poco avevano a che fare con il quadro delle liberalizzazioni messo sul tappeto dalla proposta del Ministro Bersani.
Tale norma, quindi, fu stralciata ed intraprese un percorso differente: essa fu trasmessa alla Commissione competente - la VII Commissione (cultura), presieduta dal presidente Folena - ed iniziò il proprio iter di discussione politica, dove vi è stato a mio parere un confronto anche piuttosto costruttivo. Nel seguire i lavori della VII Commissione, tra maggioranza e opposizione vi sono stati elementi di contrasto, ma anche di accordo su alcuni punti in particolare, tant'è che il provvedimento ha concluso il proprio iter in sede referente all'interno della Commissione competente in assoluta tranquillità e serenità.
Durante tale percorso, questo provvedimento ha cominciato a chiamarsi «DisposizioniPag. 4urgenti per ...»: questo è l'iter che ha avuto in Commissione, per poi arrestarsi presso la Commissione bilancio alla vigilia della pausa estiva.
Ci troviamo, signor Presidente, ormai alla fine di settembre, a convertire un decreto-legge del Governo sulla stessa identica materia. Il Governo ha raccolto norme in materia scolastica contenute in un altro disegno di legge, che erano già state esaminate dalla VII Commissione e che, certamente, ben poco hanno a che fare con l'avvio dell'anno scolastico. Come affermava ieri la collega Aprea, abbiamo effettuato una valutazione: sono inseriti in tale decreto-legge 3 articoli con 14 commi, corrispondenti più o meno a 14 argomenti diversi.
Ammettiamo pure che questo decreto-legge abbia i requisiti di necessità e di urgenza nella parte che riguarda le sanzioni per gli insegnanti. Ammettiamo pure che li abbia per quanto riguarda il reperimento di fondi per le sostituzioni e per le maternità, ma per tutto il resto riteniamo che tali requisiti di necessità e di urgenza non vi siano e soprattutto che, anche qualora vi fossero, siano da mettere in secondo piano rispetto al percorso, già attivato e concluso in sede referente presso la VII Commissione, del disegno di legge da cui tali norme vengono prese.
Si tratta quindi, ancora una volta, di un atteggiamento singolare del Governo: una Commissione svolge il suo lavoro, discute, vi è un confronto tra maggioranza e opposizione, ma a un certo punto tale confronto viene vanificato perché il Governo decide che bisogna procedere mediante decreto-legge.
Si tratta, quindi, di una questione di metodo, che ritengo sia necessario porre alla Presidenza e all'Assemblea per una riflessione ulteriore. Credo, infatti, che ciò mortifichi non soltanto il Parlamento in generale e il lavoro della Commissione, ma a maggior ragione il lavoro dei deputati della maggioranza. Questi ultimi, in sede di conversione del decreto-legge, certamente possono avanzare proposte emendative (ascoltavo ieri, da parte del Viceministro Bastico, parole di disponibilità ad accogliere eventuali modifiche, che mi auguro vi siano), ma stiamo pur sempre parlando di un atto avente forza di legge già in vigore.
Ci troviamo, pertanto, nella necessità di convertire un decreto-legge in vigore, quindi in tempi stretti. Il Governo di fatto comunica alla VII Commissione (della quale mi fa piacere vedere oggi qui in aula anche il presidente Folena): «Svolgete pure il lavoro che preferite! Tuttavia, quando lo stesso Governo ritenga che tale lavoro vada un po' troppo per le lunghe oppure possa essere scavalcato in qualche modo dalla decretazione d'urgenza, prenderà queste norme e le inserirà in un decreto-legge, immediatamente efficace; poi ci si rivedrà al momento della conversione, perché il vostro disegno di legge, su cui la Commissione ha già lavorato, può aspettare!».
In questo senso, onorevoli colleghi, si tratta di un percorso tristemente parallelo a quello della sicurezza stradale. La Camera e persino il Senato hanno affrontato la discussione di un disegno di legge, vi è stato un confronto tra maggioranza, opposizione e Governo, successivamente e miracolosamente il Governo, all'inizio dell'estate, con un'operazione un po' demagogica ha tirato fuori dal cilindro il decreto sulle sanzioni, ponendo in essere qualcosa, che in una democrazia dovrebbe far riflettere. Non intendo dire che ci troviamo ai livelli della giunta birmana, ma ritengo che quando un Governo interviene in materia di sanzioni penali mediante decreto-legge, seppure successivamente ad un passaggio parlamentare, vi sia qualcosa che non va.
Il provvedimento in discussione - lo ripeto - presenta una eterogeneità: 14 argomenti diversi in 14 commi.
Inoltre, vi è un problema di metodo consistente nel fatto che il Governo ha approfittato della presenza in Commissione e della conclusione dell'iter di questa norma per emanare un decreto, che ha ben poco a che vedere con l'urgenza dell'avvio dell'anno scolastico, se non per due norme che anche noi riconosciamo utili. Prendiamo atto che vi è una problematicaPag. 5di metodo anche in relazione alla previsione che riguarda i ricercatori, sebbene vi sia una disponibilità da parte di Forza Italia a sostenere tale esigenza. Alla questione di metodo si unisce quella di merito, attinente alla riforma Moratti.
Riteniamo che quest'ultima sia stata una riforma virtuosa, che ha inserito nuovi meccanismi effettivamente positivi per lo sviluppo della scuola italiana, per la crescita dei nostri giovani e per la loro formazione. Tuttavia, riteniamo anche che la riforma Moratti abbia avuto il pregio di essere una riforma che il Parlamento ha discusso. Ora si vuole smontare la riforma Moratti per decreto, con il cosiddetto cacciavite del Ministro Fioroni, per motivi anche di natura quasi esclusivamente pregiudiziale e ideologica. Si pensi alla questione del tempo pieno - sulla quale, peraltro, la sinistra ha avuto la cattiva creanza di portare i bambini in piazza nella scorsa legislatura - e si pensi a tutte le «balle» affermate in merito al tempo pieno, smentite anche autorevolmente nel corso della trasmissione televisiva «Porta a porta» dal segretario della CISL di quel tempo, che disse che il tempo pieno non era stato cancellato dalla riforma Moratti, bensì organizzato diversamente.
Sono state dette tante «balle» sul tempo pieno; oggi si passa nuovamente alla vecchia organizzazione del tempo pieno anche se, tra l'altro, non si riesce a comprendere neanche se garantirà le stesse classi.
Tuttavia, intervenire mediante un decreto-legge per ripristinare, per esempio, gli esami di ammissione alla maturità - al di là del merito e del fatto che sia giusto o meno - ci sembra sbagliato, perché crediamo che su questo punto debba discutere un Parlamento sovrano.
Allora, occorre svolgere un'ulteriore riflessione e chiedersi come si possa pretendere il rispetto nei confronti del Parlamento e dell'immagine dei deputati se il Governo, per primo, non ha rispetto del Parlamento e dei deputati (non mi riferisco solo ai deputati dell'opposizione).
Mi auguro davvero che tale dibattito sia costruttivo, perché ve n'è tanto bisogno.
Anche per la parte che riguarda le sanzioni occorre una riflessione di natura metodologica, ma non solo. È chiaro che l'abbreviazione dei tempi per l'applicazione di provvedimenti disciplinari non può che essere giudicata positivamente. È chiaro che rappresenta un dato positivo la possibilità dei presidi di sospendere gli insegnanti in presenza di condizioni talmente gravi da imporre moralmente tale scelta.
Tuttavia, qual è il motivo per cui tale genere di stretta, che pure non è completa, attraverso questo meccanismo sanzionatorio non interviene negli altri comparti del pubblico impiego, bensì solamente nella scuola?
Qual è stato il motivo che ha permesso al Ministro Fioroni l'adozione di tali misure? L'emergenza di una specifica inchiesta, un caso specifico, non certo il fatto che il sindacato si sia «svegliato» da un giorno all'altro e sia improvvisamente diventato riformista e abbia allentato il «cordone sanitario» che tutela - e spesso stratutela - i dipendenti pubblici, in questo caso gli insegnanti.
Quindi, ben venga una norma che dà la possibilità di intervenire con sanzioni disciplinari in maniera più diretta ed efficace e di sospendere gli insegnanti indagati per gravi reati! Ben venga quel meccanismo che, in tutto il pubblico impiego, non subordina necessariamente alla conclusione di un'inchiesta (con i tempi, a noi noti, delle inchieste) l'irrogazione delle sanzioni e le attività disciplinari inerenti al pubblico impiego!
È evidente, però, che ciò avviene sull'onda emotiva di un caso che ha tenuto banco sulle prime pagine dei giornali e dei telegiornali: ci riferiamo al caso di Rignano. Sappiamo benissimo come ciò possa esser un elemento, anche emotivo, che forza i tempi e crediamo che il Ministro Fioroni abbia inviato un segnale positivo anche se dovrebbe esserci un atteggiamento complessivo, verso l'intero comparto del pubblico impiego, volto a creare segnali non solo di natura sanzionatoria, ma anche premiale. Sembra una riflessione banale ma va fatta! In tutto ilPag. 6pubblico impiego - scuola compresa - bisogna riuscire a creare meccanismi in base ai quali si paghi di più e meglio chi lavora (e chi lavora bene) e si paghi di meno e si sanzioni (in ipotesi, anche con il licenziamento) chi lavora male, chi non lavora o chi a lavorare non ci va per niente!
Sembra una banalità, ma crediamo che ciò debba essere fatto e per questo riteniamo che si debba intervenire in maniera più organica sul meccanismo delle sanzioni e anche su quello delle premialità. È nostra opinione che si debba lavorare in maniera più organica (non è nuova la richiesta di un testo unico sulla scuola, sui meccanismi che riguardano l'ordinamento scolastico, lo status giuridico dei docenti) e che non si possa intervenire ogni volta per decreto, smontando, un pezzettino dopo l'altro, una riforma dotata di una propria organicità, la cosiddetta riforma Moratti.
Credo che quanto affermato ieri dalla collega Aprea in Assemblea sia sacrosanto: se esiste un progetto alternativo di riforma (e non credo sia tale l'iniziativa del Quaderno bianco sulla scuola, che mi sembra alternativa fino ad un certo punto), se c'è un progetto di riforma alternativo al modello Moratti, lo si porti in quest'Assemblea! Ci si confronti! Ci si scontri! Si discuta, anche ad alta voce, anche con grande passione, lo si voti e si veda cosa succede, ma non si proceda per decreto! Non si proceda a smontare pezzo per pezzo, tassello per tassello, bullone per bullone, vite per vite, un impianto costruito per rimanere insieme e per funzionare tutto intero. È questo, infatti, il meccanismo che viene attuato, con i regolamenti ministeriali, con i decreti e con le occasioni che, volta per volta, vengono fornite dall'attualità e dall'emergenza che poi diventano, come vediamo e sappiamo, necessità ed urgenza.
Quindi, ecco la necessità di una maggiore organicità, di una visione complessiva, che forse a questa maggioranza in qualche modo manca sul tema della scuola, che è e rimane un tema centrale.
Ripeto ci sono ...
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, concluda.
SIMONE BALDELLI. Concludo, Presidente. Sono presenti elementi che condividiamo all'interno del decreto, elementi di merito sui quali certamente il voto favorevole di Forza Italia non mancherà, ma ci sono elementi che non condividiamo (e sono elementi non solo di metodo, ma anche di merito) ed è su questi che daremo battaglia con i nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame anticipa alcune misure già previste dal disegno di legge atto Camera 2272-ter, cosiddetto «Bersani ter-A», che ha subito una battuta d'arresto. L'articolo 1, comma 1, ha ripristinato il modello del tempo pieno precedente alle modifiche introdotte dalla cosiddetta legge Moratti con il decreto legislativo n. 59 del 2004.
Il dettato di questa norma presenta molte ambiguità e i limiti delle intenzioni governative: ristabilisce l'esistenza del modello del tempo pieno limitandolo de facto alle sezioni già esistenti secondo la volontà amministrativa affermatasi negli anni Ottanta e Novanta.
La Lega Nord è attenta ai problemi sociali e, ovviamente, sarebbe d'accordo sull'istituzione del tempo pieno come formula scolastica in grado di esaudire la domanda sociale delle famiglie, anche al fine di attuare nelle scuole modelli modulari didatticamente innovativi.
La vostra proposta non legittima, però, tale formula, perché l'erosione delle compresenze procede più velocemente che ai tempi della riforma Moratti in virtù della diminuzione dell'organico e nuove scuole si trovano nella necessità di «bruciare» le predette compresenze per mantenere il totale di ore di classe o per far fronte alle diverse emergenze non coperte da risorse ordinarie.Pag. 7
Non a caso, la norma prevede la realizzazione del modello del tempo pieno nei limiti della dotazione complessiva dell'organico di diritto. Il Governo continuerà a dire nelle vetrine mediatiche di avere ripristinato il tempo pieno, mentre la finanziaria per il 2007, e anche quella in preparazione, continueranno ad erodere personale docente per evitare l'incompatibilità di bilancio. La clausola di salvaguardia per evitare di far lievitare ulteriormente il budget massimo di 626 milioni di euro ha determinato la riduzione del 60 per cento dei fondi di funzionamento delle scuole.
Le scuole che hanno istituito il tempo pieno dovranno scegliere se rinunciare alle compresenze oppure utilizzare illegittimamente ore del sostegno o dell'attività alternativa all'insegnamento della religione cattolica oppure chiedere ai genitori di togliere un pomeriggio e affidarlo a cooperative private.
Si tratta di opzioni già operanti, che questa norma sottintende e sostiene per rendere flessibile il modello. La finanziaria per il 2007 ha infatti previsto, all'articolo unico, comma 605, un incremento percentuale dello 0,4 del valore medio nazionale del rapporto alunni-classi (dalle attuali 20,6 a 21 unità per classe), da realizzare nel rispetto della normativa vigente.
Con circolare ministeriale del 13 febbraio 2007, n. 19, è stato trasmesso alle istituzioni scolastiche lo schema di decreto interministeriale relativo alla determinazione degli organici per l'anno scolastico 2007-2008, contestualmente sottoposto al concerto del Ministero dell'economia e delle finanze. Il decreto in questione prevede una riduzione dell'organico di 14.179 unità.
Ne consegue che tale modello didattico, come precedentemente è stato sottolineato, potrà continuare ad essere una formula scolastica flessibile. A questo proposito, il gruppo Lega Nord ha presentato talune proposte emendative intese ad intervenire su alcuni profili oggi presenti nella nostra scuola.
Sappiamo infatti che nella nostra scuola è crescente la presenza di alunni immigrati, alunni extracomunitari; nel momento in cui vengono introdotti nelle classi normali, nelle normali classi elementari, costoro incontrano delle difficoltà oggettive di apprendimento dovute a ostacoli linguistici e culturali che tutti possiamo facilmente comprendere.
Ciò comporta che il programma scolastico, così come è concepito dalle leggi in vigore, in queste classi dove alta è la presenza di alunni extracomunitari, viene rallentato. Il programma scolastico, quindi, non segue un percorso normale, così come vorrebbero le leggi vigenti, a scapito di chi il programma sarebbe in grado di apprenderlo (a scapito, dunque, degli alunni italiani).
Capiamo la volontà degli insegnanti di cercare di mantenere per tutti gli alunni lo stesso livello di apprendimento; però, ciò comporta, oggettivamente, che ci sia un ritardo nell'apprendimento del programma scolastico.
Abbiamo presentato talune proposte emendative che contengono la stessa soluzione già adottata in una mozione discussa in questa Assemblea ovvero la costituzione di classi di inserimento per alunni extracomunitari; classi all'interno delle quali verrebbero svolti corsi specifici per l'apprendimento della lingua e delle nozioni, per poi permettere a questi alunni di mettersi al pari, per quanto riguarda il programma scolastico, con gli altri alunni italiani che non hanno queste difficoltà di comprensione della lingua e di comprensione culturale.
La mozione era stata discussa all'interno di questa Assemblea ed era stata «bocciata» dalla maggioranza. Oggi, noi riproponiamo l'istituzione di classi di inserimento temporanee attraverso gli emendamenti presentati a questo provvedimento, ricordando che non si tratta di una proposta che abbiamo inventato noi.
In una provincia - quella, addirittura governata dal centrosinistra, di Bolzano - si discute dell'adozione di tale misura; non è stata ancora applicata, ma si discute dell'istituzione di classi di inserimento temporanee: non per una forma di discriminazione, ma per l'intenzione di dare aPag. 8tutti gli alunni la possibilità di apprendere e di seguire il programma scolastico così come il programma scolastico stesso prevede, cioè nei tempi e nei modi previsti dalla legge. Oggi, infatti, in certe classi, in alcune zone delle nostre città, dove alta è la presenza degli alunni extracomunitari, il programma è rallentato giocoforza, perché gli insegnanti si preoccupano, peraltro giustamente, di insegnare le nozioni di base che mancano agli alunni extracomunitari, nozioni di cui però sono già in possesso gli alunni italiani. Al riguardo, abbiamo quindi proposto degli emendamenti, che auspichiamo vengano approvati dall'Assemblea.
Entrando nel merito della normativa vigente che disciplina il tempo lungo e il tempo prolungato, si ricorda peraltro che ai sensi dell'articolo 19, comma 4, del decreto legislativo n. 59 del 2004, gli articoli 129 e 130 del testo unico sulla scuola sono stati abrogati a decorrere dall'anno scolastico successivo alla data di entrata in vigore del provvedimento. Di conseguenza non appare congruo il riferimento, per il tempo pieno, al modello didattico previsto dell'articolo 130 del testo unico, abrogato dal decreto legislativo n. 59 del 2004.
Quanto al rispetto dei limiti di spesa previsti per il personale della scuola dalla legge di bilancio, non si capisce come mai non si faccia riferimento all'aggregato della finanza pubblica, dal momento che le disposizioni in esame investono anche la competenza degli enti locali. L'impressione è che il Governo voglia mettere in atto una politica degli organici non rigidamente calcolata sul rapporto frontale alunni-docenti, coinvolgendo regioni e comuni nell'organizzazione delle classi funzionanti a tempo pieno nonché nello stanziamento di risorse finanziarie integrative, in quanto lo Stato potrebbe chiedere agli enti locali il personale educativo per garantire i servizi connessi all'attuazione dell'orario settimanale di quaranta ore per gli studenti abili, per quelli diversamente abili nonché per attività di integrazione dei minori immigrati.
Il comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge fissa in 178 milioni 200 mila euro a decorrere dall'anno 2007 il limite di spesa per gli esami di Stato conclusivi dei percorsi di istruzione secondaria superiore presso gli istituti del sistema nazionale di istruzione. Si specifica, nella relazione tecnica, che sono a carico dello Stato anche i compensi per i commissari esterni e per i presidenti delle commissioni degli istituti paritari e degli istituti pareggiati e legalmente riconosciuti, in cui continuano a funzionare corsi di studio ai sensi dell'articolo 1-bis, comma 6, del decreto legge n. 250 del 2005; si escludono invece da tale compenso i commissari interni, che saranno quindi a carico delle scuole paritarie, alle quali il Governo concede la disponibilità delle risorse accantonate sull'unità provvisionale di base Fondo da destinare alle scuole non statali, risorse corrispondenti a 9,2 milioni di euro che il decreto legge n. 81 del 2007 renderebbe disponibili per l'integrazione dell'insufficienza di risorse verificatasi nel corso dell'anno 2006. Aggiungiamo poi che il predetto aumento degli stanziamenti non viene fatto con risorse aggiuntive, bensì con riduzione degli stanziamenti previsti dalla legge finanziaria per il 2007 per ambiti di intervento che qualificano l'offerta formativa, quali l'obbligo scolastico, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la gratuità degli libri di testo, la formazione tecnica superiore e l'innovazione tecnologica.
Con riferimento all'articolo 1, comma 4-ter, con cui si dispone che l'esame conclusivo della scuola secondaria di primo grado sia integrato con un'ulteriore prova scritta a carattere nazionale, si rileva che il Governo non precisa alcuna forma di copertura né fornisce chiarimenti circa i possibili oneri derivanti dalla norma, connessi ad esigenze di carattere logistico ed organizzativo.
Per quanto concerne invece l'istituzione delle cosiddette sezioni primavera, il Governo estende al Paese il modello dell'Emilia-Romagna, costoso per le famiglie meno abbienti. Il Governo di centrodestra aveva cercato di assicurare il diritto all'infanzia di tutti i bambini, anticipando l'ingresso nella scuola a due anni e mezzo. L'estensionePag. 9dei servizi per l'infanzia da zero ai sei anni è un bisogno diffusamente sentito dalla popolazione e risponde all'esigenza di sostenere la famiglia e l'occupazione femminile.
Ma la costituzione di sezioni cosiddette «primavera» sembra assolvere all'unico scopo di nascondere il rifiuto politico dell'anticipo previsto dalla legge n. 53 del 2003 (in un articolo che è stato abrogato). In realtà, però, con questa iniziativa si determinano le seguenti situazioni: si anticipa di un anno intero l'età (le classi primavera verranno così costituite con bambini di due anni); si destinano a tali sezioni maestre statali, mentre all'epoca si contestava che esse potessero occuparsi di bambini di due anni e mezzo; si invade una competenza specifica degli enti territoriali - e in particolare delle regioni - relativa agli asili nido e così si contraddice il giusto orgoglio del Governo di attuare un piano di istituzione di asili nido su tutto il territorio nazionale.
Gli asili nido, destinati ai bambini di età fino ai tre anni, sono disciplinati dalla legge n. 1044 del 1971, nella quale l'assistenza prestata attraverso tali strutture viene definita quale servizio sociale di interesse pubblico, rivolto a tutta la cittadinanza e gestito dai comuni sulla base della programmazione regionale. Tale provvedimento si colloca esplicitamente nel quadro di una politica sociale per la famiglia, assegnando all'asilo nido il compito di provvedere alla temporanea custodia dei bambini e facilitando così anche l'accesso delle donne al lavoro.
L'inquadramento del servizio nella materia concorrente dell'assistenza e dei servizi sociali - la cosiddetta «beneficenza pubblica» del vecchio testo dell'articolo 117 della Costituzione - emerge quindi con chiarezza sia nella lettera della legge del 1971 sia nella stessa giurisprudenza costituzionale, la quale, in più occasioni, ha ricondotto le relative funzioni a quelle trasferite a regioni ed enti locali ad opera dell'articolo 22 del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977. È grazie alla legislazione regionale - adottata appunto nell'ambito dell'esercizio di tale competenza concorrente - che il nido si è invece trasformato progressivamente da luogo della custodia temporanea a spazio educativo, formativo e di socializzazione dei bambini, arricchendo le funzioni del servizio prestato al suo interno e, al tempo stesso, imponendo una maggiore qualificazione del personale addetto.
L'esame della legislazione regionale vigente in materia a partire dagli anni Ottanta è emblematico: l'asilo nido viene definito quale servizio socio-educativo di interesse pubblico, teso a favorire la crescita psicofisica e la socializzazione del bambino nei primi tre anni di vita. In questa prospettiva, il legislatore regionale prescrive caratteristiche strutturali ed organizzative adeguate: titoli di studio e formazione per il personale educativo ed ausiliario.
L'originaria finalità di assistenza alla famiglia e la natura di mero servizio di supporto al lavoro dei genitori si arricchiscono quindi - alla luce dell'evoluzione degli studi pedagogici - di nuove finalità educative, segnando il passaggio da una legislazione improntata alla promozione dell'istituto familiare ad una normativa che tende ad inquadrarsi nelle più moderne politiche regionali per l'infanzia, le quali riconoscono i bambini quali soggetti di diritti individuali, giuridici, civili e sociali, e disciplinano funzioni e strumenti affinché essi siano rispettati come persone. In questa prospettiva, il soggetto tutelato dalla disciplina recata dalla normativa regionale sugli asili nido non è più soltanto la famiglia ed in particolare la donna lavoratrice, ma sempre più è il bambino, il quale da oggetto di tutela diviene sempre più soggetto protagonista della legislazione regionale in questione.
In questo contesto, la normativa di cornice statale, che è rimasta ferma alla legge del 1971, nel definire la finalità «custodialistica» del servizio, risente di un approccio antiquato e di un'inadeguatezza sempre più evidente, se la si confronta con la nuova prospettiva inaugurata dal legislatore regionale nelle politiche sociali per l'infanzia. Siamo quindi di fronte ad un settore nel quale la legislazione regionalePag. 10ha svolto un ruolo primario - e, per così dire, d'avanguardia - nel recepire prontamente le spinte evolutive della società e le indicazioni della più moderna riflessione pedagogica ed educativa.
In sostanza, si tratta della statalizzazione di un pezzo degli asili nido, al quale verranno applicate le regole, gli insegnamenti, le metodologie, il calendario, le cattedre, gli orari della scuola dell'infanzia, che invece, con la legge n. 53 del 2003, venivano riservati esclusivamente ai bambini che si sentivano pronti a questo modello di istituzionalizzazione.
Signor Presidente, gli ulteriori argomenti verranno approfonditi dai successivi oratori del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sul complesso degli emendamenti per rilevare, ancora una volta, il fatto che il decreto-legge al nostro esame non rappresenta, come dovrebbe, lo strumento per risolvere questioni urgenti (che necessitano, appunto, di una corsia preferenziale); si tratta di un provvedimento contenente disposizioni su questioni molto importanti che si sarebbero potute affrontare con ben altro dibattito ed approfondimento.
Purtroppo, l'attuale Governo ci ha abituati a comprimere le discussioni, ponendoci di fronte a continue forzature; peraltro, mi piacerebbe che il Governo fosse presente nel momento in cui si svolge un intervento sul complesso degli emendamenti... Signor Presidente, vorrei che i rappresentanti del Governo sedessero ai banchi loro riservati e seguissero l'intervento, che potrebbe anche essere utile.
PRESIDENTE. Dov'è il rappresentante del Governo?
LUCA VOLONTÈ. Allora!
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Il Governo è andato a prendere un caffè (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. No, per cortesia!
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Il rappresentante del Governo è presente in aula; chiedo al sottosegretario, ringraziandolo per questo, se cortesemente può seguire il mio intervento. Come dicevo, il metodo cui ci ha abituati il Governo è assolutamente improprio, quello, cioè, di affrontare questioni importanti attraverso strumenti impropri.
Voglio ricordare che pochi mesi fa, per citare un esempio, si è verificato il caso della legge sulle tossicodipendenze e del maldestro tentativo di stravolgerla, modificando attraverso un provvedimento ministeriale le tabelle che stabilivano le dosi minime.
Oggi, invece, nel mirino del Governo vi è la riforma della scuola varata dal Governo Berlusconi - la riforma Moratti -, sulla quale si vuole incidere a colpi di decreto-legge, modificando disorganicamente ed a pezzi quella che è stata, invece, una revisione organica del sistema dell'istruzione.
La ragione della nostra opposizione al decreto-legge in discussione è, quindi, in primo luogo politica (si pone in termini complessivi) e riguarda il metodo discutibile con cui il Governo, diviso su tutto ed incapace di trovare sintesi alte sui problemi del Paese, attua una prassi demolitoria e parcellizzata sulle grandi riforme del Governo Berlusconi. O almeno ci prova, considerato che su altri temi - penso alla legge Biagi, alla riforma delle pensioni - siete molto lontani da una convergenza su soluzioni alternative rispetto a quelle che invece, con tenacia e coerenza, abbiamo perseguito nella passata legislatura, con l'introduzione di misure di profonda modernizzazione del nostro Paese.
Nel caso della scuola, è desolante oggi assistere allo scenario di un comparto tanto importante per il Paese - per il presente, ma soprattutto per il futuro -Pag. 11sospeso tra annunci di controriforme e caos quotidiano, in cui gli operatori, i docenti, il personale ausiliario e gli studenti non sanno in che scuola dovranno lavorare e studiare.
Il ministro Fioroni formula un annuncio alla settimana, ma non è capace di dare al Paese una visione chiara di ciò che vorrebbe fosse la scuola ai tempi del centrosinistra, e soprattutto non spiega perché, al di là di uno sterile odio di parte, si debba demolire a tutti i costi il lavoro della riforma Moratti, che tanti plausi aveva ricevuto anche all'estero (si tratta di una riforma che nasce dall'esigenza di modernizzazione profonda della scuola, da un'analisi vera e dall'esigenza di sintonizzare il nostro Paese con l'Europa).
La scuola italiana che il Governo Berlusconi ha ricevuto in eredità - lo voglio ricordare - si classificava, infatti, agli ultimi posti nelle comparazioni internazionali per quanto riguarda i livelli di competenza, le percentuali di dispersione scolastica, la rigidità del sistema e soprattutto quell'immobilismo sociale che si tramutava in un lungo e tortuoso cammino verso la prima occupazione. La nostra riforma ha espresso chiaramente la volontà di porre al centro delle politiche educative la persona, le sue attitudini e le sue aspirazioni ed ha il merito non solo di avere modernizzato i metodi di apprendimento, ma anche di avere creato dei percorsi formativi finalizzati ad un rapido inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Non più, quindi, omologazione, ma personalizzazione, maggiori competenze spendibili a livello professionale e attenzione alle materie informatiche, nonché alla seconda lingua straniera. Sono queste alcune delle chiavi necessarie ai nostri ragazzi per competere con i loro coetanei europei che la riforma della Casa delle Libertà ha introdotto e valorizzato.
Sono stati cambiamenti profondi, non facili, soprattutto perché hanno radicalmente inciso su un sistema stratificato di decenni. Sono stati cambiamenti culturali profondi accompagnati, però, da fatti concreti: mi riferisco alle 130 mila assunzioni, lo voglio ricordare, effettuate dall'agosto 2001 al 2005 del personale della scuola, che hanno ridotto il precariato del 50 per cento, e alla spesa complessiva per il settore della scuola che, in cinque anni, è passata da 35 a 40 miliardi di euro. Ciò indica che vi è stato e vi è un impegno qualitativo e quantitativo sulla scuola, un investimento in intelligenze, progettualità e risorse, che i Governi precedenti non avevano mai tentato ed attuato. Contro tale riforma è stata scatenata dalla sinistra una vergognosa campagna denigratoria, priva di fondamenti reali, basata su parole d'ordine false, come l'abolizione del tempo pieno o il taglio dei precari o la riduzione dei posti di insegnanti di sostegno per i disabili. Un'eco di tale campagna elettorale la troviamo anche nel provvedimento in esame, quando si parla di reintroduzione del tempo pieno come se fosse stato abolito, ma di tale argomento parleremo nel dettaglio in seguito.
Adesso vorrei sottolineare l'approccio demagogico con cui la sinistra ha affrontato la riforma Moratti, un approccio utilizzato spregiudicatamente negli anni del Governo Berlusconi e in cui si scorge il seme di quella antipolitica alimentata pervicacemente da chi ieri era all'opposizione e che oggi si sta ritorcendo contro quegli stessi che l'hanno sostenuta, dopo che avventurosamente sono arrivati alla guida del Paese.
Sono convinta che un tema chiave come quello della formazione dei giovani avrebbe meritato in passato e meriterebbe oggi un approccio meno ideologico, una discussione seria e pacata e la ricerca di convergenze, in quanto si costruisce il futuro del paese. Ciò, nella consapevolezza che non si lavora per la politica di giornata, ma che si assumono decisioni in cui i riflessi sono destinati a protrarsi nel tempo, decisioni sulle quali si misura il nostro futuro.
Vorrei esprimere alcune considerazioni sulla ricerca di convergenze. Su questo testo alcune convergenze erano pure possibili e lo aveva sottolineato, in sede di Commissioni riunite, l'onorevole Aprea, che aveva mostrato disponibilità in tal senso. Mi riferisco, in particolare, allePag. 12norme che riguardano il pagamento delle supplenze per maternità e le sanzioni disciplinari. Vi era ed era stata chiaramente espressa la volontà politica di concordare misure per le quali sarebbe stata praticabile la via della decretazione d'urgenza.
Tuttavia, tale disponibilità non è stata raccolta. Il Governo e la maggioranza hanno deciso di procedere diversamente, forse per pagare cambiali politiche, forse per un patetico desiderio di mostrare muscoli che, come la cronaca racconta ogni giorno, questo centrosinistra non ha.
E così si è perseguita, ancora una volta, la via della demagogia e dell'abrogazione a rate della riforma Moratti, con la scelta di non affrontare, nel suo complesso e con serietà, la questione della formazione, ma procedere con il cancellino, ingenerando confusione e rafforzando l'idea che al centrosinistra manca un'idea organica della scuola o, come su altri temi, ne ha molte ed inconciliabili fra loro.
È triste rilevare come gli unici momenti in cui l'attuale incerta maggioranza mostri una qualche unanimità siano quelli in cui vi è da abrogare ciò che è stato fatto in passato. Il fatto grave è che anche le misure demagogiche e dannose sulla riforma della scuola rischiano poi di essere solo vuoti annunci. Ad esempio, il cavallo di battaglia della reintroduzione del tempo pieno, misura annunciata che rappresenta un ritorno al passato e decisamente un passo indietro culturale rispetto ad una visione moderna della scuola, si rivela poi vuota nel momento in cui non si stanziano né misure aggiuntive, né si prevede un ampliamento degli organici.
Questo modo di fare somiglia molto ai discorsi che abbiamo ascoltato in occasione della discussione della legge finanziaria dell'anno scorso che sembrava dovesse togliere ai ricchi per dare ai poveri e, invece, alla fine, ha tolto a tutti e soprattutto a chi aveva meno e alle famiglie numerose.
Il Presidente Prodi ed il Ministro Fioroni dovrebbero essersi resi conto che gli italiani non credono più alle loro parole d'ordine, ma vogliono vedere i fatti e questi mancano drammaticamente nell'agenda del Governo.
Non a caso, nei giorni scorsi, genitori di studenti disabili ed insegnanti di sostegno hanno manifestato contro il Governo, lamentando la carenza di posti e la mancanza di continuità didattica.
Voglio tornare - e mi avvio a concludere - alla questione del tempo pieno, un totem degli anni Settanta che noi non avevamo affatto abolito, ma riformato, consegnando alle istituzioni scolastiche il diritto e la responsabilità della definizione del progetto didattico che rientra - per usare una terminologia cara agli addetti ai lavori - nel piano dell'offerta formativa.
L'innovazione della nostra riforma consisteva nel dare alle famiglie la possibilità di scegliere fra i diversi progetti offerti dalla scuola, restituendo agli istituti l'autonomia didattica ed organizzativa.
La libertà di scelta era il cuore della riforma, come fra scuola pubblica e scuola privata. Libertà di scelta significa che non è il Governo a stabilire cosa sia meglio per la formazione dei nostri figli. Crediamo, invece, che vi debba essere una pluralità di offerte ed un'opportunità di scelta. In questo ambito, esisteva ed esiste il tempo prolungato, che non è stato, lo ripeto, abolito e che il decreto-legge in esame, quindi, non può reintrodurre a meno di non trasformare la libertà in obbligo; un approccio che, certamente, non fa parte della nostra cultura, ma che temiamo vada ancora per la maggiore in ampi settori della maggioranza.
Peraltro, parte di questa riforma è finanziata, come recita uno dei commi del decreto-legge in esame, con i fondi che erano stati stanziati dal precedente Governo per sostenere i nidi aziendali.
Quindi, da una parte si sottrae un'iniziativa, pur a carattere sperimentale, che era stata molto apprezzata nel Paese, per poi far finta di finanziare il tempo pieno; è giusto che questo si sappia.
Vorrei fare un ultimo cenno riguardo all'Europa: la Commissione europea aveva applaudito la riforma Moratti che aveva colmato un gap antico del sistema diPag. 13istruzione italiano, cito testualmente, «affrontando l'economia della conoscenza in modo completo, accogliendo pienamente le raccomandazioni dell'Unione europea e adottando provvedimenti per stimolare ricerca ed innovazione». Ho paura che, con provvedimenti come quello al nostro esame, dilapideremo il patrimonio di credibilità che abbiamo accumulato in Europa anche nel campo dell'istruzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Perina. Ne ha facoltà.
FLAVIA PERINA. Signor Presidente, non ripeterò le considerazioni svolte dai colleghi che mi hanno preceduto sul fatto che il provvedimento al nostro esame intenda fornire segnali di inversione di tendenza rispetto alla legge Moratti.
Vorrei soffermarmi su un episodio che questa mattina è riportato sui giornali e che dovrebbe far riflettere sui nuovi slogan del ministro Fioroni riguardo al ritorno della serietà nelle scuole. Il teatro della vicenda è un liceo romano molto famoso, il Mamiani. Stiamo parlando di un liceo storico, capofila della contestazione degli anni Settanta, in cui è cresciuta l'élite della sinistra. Al Mamiani hanno deciso di ridurre di dieci minuti la tolleranza sull'orario di ingresso. Al mattino, i cancelli della scuola vengono chiusi alle 8,10, anziché alle 8,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12,15)
FLAVIA PERINA. Da due giorni è stata posizionata una scala sul muro della scuola; studenti ed insegnanti approfittano di tale scala per entrare in classe oltre i limiti consentiti, creando grave imbarazzo e suscitando una specie di conflitto interno alla scuola sulla tolleranza o meno di tali dieci minuti.
Le svolte di serietà, quando vengono fatte con la cosiddetta politica del cacciavite (aggiustando, aggiungendo, mettendo), ma al di fuori di una strategia e di una visione politica complessiva, producono non serietà, ma il suo esatto contrario: la «burletta», il bluff ed una sensazione generale di inaffidabilità delle regole. Questa dovrebbe essere una considerazione centrale nel dibattito in corso.
Il gruppo di Alleanza Nazionale nelle sue proposte emendative ha fatto attenzione soprattutto a due punti del provvedimento in esame. Il primo concerne l'introduzione obbligatoria del tempo pieno. Non ripeterò considerazioni già svolte, ma vorrei invitare tutti a riflettere non solo sulla libertà di scelta delle famiglie riguardo alla loro organizzazione familiare e domestica, ma anche sulla differenza di personalità degli studenti e dei bambini piccoli e dei ragazzi, che dal prossimo anno saranno obbligati al tempo pieno. Vi sono ragazzi tranquilli che possono facilmente tollerare una lunghissima permanenza a scuola. Vi sono, viceversa, ragazzi più irrequieti che non possono pensare di rimanere a scuola con un orario equivalente all'orario di lavoro di un metalmeccanico, in scuole che spesso non hanno spazi fruibili all'esterno, né palestre e, quindi, non consentono di fare movimento, attività fisica, ovvero di garantire il cosiddetto sfogo, che i genitori ben conoscono, all'interno di un orario dilatato dalle 8 alle 16.
In Italia è in corso una riflessione su alcune sindromi della prima infanzia; si è svolto un forte dibattito, ad esempio, sulla liceità di introdurre gli psicofarmaci per risolvere il problema del deficit di attenzione di alcuni ragazzi. Credo che tale tipo di riflessione vada estesa al provvedimento che stiamo discutendo, perché non è pensabile di imporre un orario scolastico uguale per tutti, al di là delle personalità, delle propensioni, degli stili di vita, delle abitudini di ragazzi piccolissimi o addirittura di bambini. C'è un diritto delle famiglie di valutare la possibilità riconosciuta ai loro figli di usufruire di un orario di questo tipo e c'è un diritto dei minori ad essere rispettati nel loro desiderio di trascorrere il tempo della giornata non soltanto chiusi dentro un edificio scolastico.Pag. 14
L'altra valutazione su cui si è soffermato il gruppo di Alleanza Nazionale riguarda le procedure sui procedimenti disciplinari nei confronti degli insegnanti, come previsto dall'articolo 2.
Anche in questo caso siamo alle prese con un concetto di ritorno alla serietà nella scuola piuttosto bizzarro, perché se è apprezzabile che si riducano i tempi infiniti dei procedimenti disciplinari nei confronti degli insegnanti ad una durata quantomeno ragionevole che non superi l'intero anno scolastico, è difficile comprendere perché questo meccanismo non sia stato esteso ai procedimenti in corso e sia stato invece rinviato a quelli al di là da venire.
Questa scelta ci fa sospettare che, in realtà, con questo provvedimento si sia voluto dare un segnale demagogico all'opinione pubblica, sconcertata dai numerosi episodi che hanno avuto come protagonista la scuola, nello scorso anno scolastico, al di fuori di qualsiasi seria riflessione su quelle che sono le esigenze del corpo insegnante, la catena delle responsabilità all'interno della scuola, la possibilità da parte di ciascun soggetto di questa catena di fare fronte alle proprie responsabilità.
Per questo motivo ritengo che almeno su questi due aspetti, riguardanti il tempo pieno e le nuove norme disciplinari sugli insegnanti, sia necessario prendersi una pausa di riflessione e rinviare l'approfondimento ad un dibattito più organico e più complessivo nel quale sicuramente il centrodestra saprà esporre le sue ragioni (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, ritengo che la discussione di oggi possa servire a delineare uno spaccato della pubblica istruzione nel nostro Paese che il decreto in esame pone in una luce assolutamente negativa.
Credo che possiamo essere tutti d'accordo nel ritenere la scuola italiana la «Cenerentola» d'Europa e del mondo industrializzato. Non c'è diploma che consenta, una volta conseguito, di poter accedere direttamente al mondo del lavoro. Così come non c'è laurea nel nostro Paese che possa consentire la diretta immissione nel campo dell'economia e dei servizi. Vi è bisogno sempre di ulteriori specializzazioni, di ulteriori approfondimenti.
Perché tutto questo? Ritengo che tutto dipenda dal fatto che, nel corso della prima Repubblica, non si è mai voluto procedere per testi organici, legati direttamente alla strategia dell'istruzione. Si è sempre proceduto per spezzoni, per separatezze e per episodi.
Alla fine, solo nel corso della XIII legislatura si è avvertita la necessità di elaborare un testo unico dell'istruzione che ha visto la luce, però, solo nel corso della XIV legislatura, quando il Ministro Moratti ha varato finalmente una riforma dell'istruzione nel nostro Paese di valenza strategica, che ha fatto ammenda degli errori del passato e ha cercato di adeguare il mondo della cultura e dell'istruzione italiana a quanto avviene in Nordamerica e in Europa. Per la prima volta, lo affermo senza incertezze, l'istruzione con la riforma Moratti non è stata subordinata all'offerta didattica, ma alla domanda di apprendimento. Per la prima volta si è messo lo studente, lo scolaro, al centro del mondo della scuola.
Ebbene il Governo attuale, la maggioranza attuale, cosa sta facendo?
Sta cercando di tornare precipitosamente ai metodi della «prima Repubblica»: l'unica riforma organica della scuola, la riforma Moratti, viene minata ad ogni piè sospinto; non vi è occasione che il centrosinistra non cerchi di cogliere per «spezzare le gambe» a una riforma, la più grande del nostro Paese.
Purtroppo, il decreto-legge in esame rientra in tale logica perversa e distruttiva: è un decreto che nasce da un confronto tenutosi in Commissione, sede in cui il gruppo Forza Italia e tutta l'opposizione avevano dato dimostrazione di grande saggezza ed equilibrio; infatti, in Commissione eravamo giunti, pur trovandoci in posizione di dissenso su altri provvedimentiPag. 15contenuti nelle proposte di legge che erano portate alla nostra attenzione, a trovare un'intesa sul pagamento delle supplenze per maternità e sui provvedimenti disciplinari contro il bullismo e contro tutto ciò che di perverso accade nel mondo della scuola.
Si è ragionato in primavera, sono arrivate l'estate e la pausa estiva, e oggi ci ritroviamo con un atto monocratico - autocratico lo definisco io - del Governo, il quale, irridendo ai precedenti accordi e al metodo della concertazione con l'opposizione, porta avanti un discorso che non può trovarci d'accordo.
Vi sono alcuni articoli, come l'articolo 3, sul quale riusciamo anche a trovare un'intesa e voteremo a favore, ma tutto il resto non ci trova assolutamente d'accordo. Non ci trova d'accordo perché, innanzitutto, ripete un metodo che ritenevamo di aver superato: basti pensare che, nei tre articoli e nei quattordici commi del provvedimento in esame, vi sono ben quattordici disposizioni legislative diverse, una lontana dall'altra, senza una concatenazione logica, a dimostrazione che si utilizza un decreto-legge per inserirvi tutto e il contrario di tutto.
Allora, a questo punto, credo che giustamente il gruppo Forza Italia e l'intera opposizione debbano opporsi a un tentativo di manomissione e, soprattutto, di arretramento della legislazione vigente nel nostro Paese, in uno dei settori più vitali dell'assetto economico-sociale.
Colleghi della sinistra, quando il Ministro Moratti era al centro di polemiche e anche di manifestazioni contrarie, individuavamo facilmente la sorgente di tali manifestazioni: il mondo sindacale, il mondo della sinistra, abituato alla piazza e a manovrare la piazza.
Oggi, invece, è il Ministro Fioroni ad essere oggetto delle attenzioni della piazza: la diversità con quanto accadeva nella passata legislatura è data dalla spontaneità di tali manifestazioni di piazza, rispetto a ieri.
Quindi, fate attenzione: state smarrendo il consenso popolare, lo affermano i sondaggi, state perdendo terreno e però, perversamente, vi accanite a commettere gli stessi errori che hanno decretato, nel corso dei tempi, le vostre periodiche sconfitte.
Pertanto, qual è il nostro atteggiamento rispetto a questa materia? Vogliamo richiamarvi a un'attenzione diversa, a una collaborazione differente, perché potremmo avere anche interesse a che voi continuiate a sbagliare. È un interesse legittimo, sul piano politico, che voi perseveriate nel creare problemi alla scuola, ma poi ne soffre la scuola stessa.
Tale decreto-legge non apporta neppure nuove risorse, che avrebbero almeno potuto fornire una giustificazione al provvedimento legislativo. Allora perché utilizzare lo strumento del decreto-legge? Non una lira in più è stata apportata, come sarebbe stato necessario, per oliare la macchina della scuola, per pagare le supplenze, per andare incontro agli infiniti bisogni del mondo scolastico! Non una lira in più! C'è solo fretta, prevaricazione, autarchia e mancanza di democrazia. Caro Ministro, questi sono errori, che riteniamo non debbano essere più commessi.
Poi vi è un'ultima considerazione che desidero illustrare all'Assemblea, attinente al ruolo dei sindacati: richiedono sempre più soldi non indicando dove prenderli e sapendo che nella congiuntura attuale è difficile reperirli e che, così operando, si rendono necessarie nuove tasse per nuovi soprusi, al meglio per reiterate inutilità. Colleghi della maggioranza, state attenti, ci stiamo avvitando sempre di più e la scuola italiana fornisce sempre peggiori figure rispetto al mondo che la osserva. L'Europa che è stata solidale con la riforma Moratti potrà mai essere solidale con tali provvedimenti? Il mondo ci giudica e basti pensare allo scandalo delle ammissioni a medicina, una delle vicende più tristi e clientelari di sempre, per rendersene conto. È nei confronti di questi fenomeni che bisogna attirare l'attenzione e un decreto-legge andrebbe anche bene, laddove servisse per raddrizzare la barca, non per capovolgerla.
Alla luce di tali motivazioni, pur apprezzando qualche provvedimento verso ilPag. 16quale useremo attenzione nel momento del voto, siamo fermamente contrari al metodo e alla sostanza di tale decreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor sottosegretario, sul decreto-legge in discussione la scorsa estate il Governo e il Ministro hanno intrapreso una grande iniziativa di marketing politico e con grande abilità e qualche spregiudicatezza hanno mostrato di voler raddrizzare la scuola, contendendo al centrodestra i valori della serietà e della severità. Considerato che i valori delle leggi non sono spirito ma lettera e che si misurano in termini di coerenza ed efficienza è difficile sostenere che questo decreto-legge possa, come auspicato dal ministro Fioroni, modificare l'andazzo della scuola italiana.
Al contrario prosegue l'andazzo decennale del legislatore italiano, con qualche parentesi come quella della scorsa legislatura, che sui temi della scuola ha sempre ritenuto di porre mano a pezzi del sistema e non ai fondamenti del sistema stesso e ha ritenuto di affrontare, mosso dall'interesse, dall'occasione o dal caso, gli aspetti apparentemente più urgenti dimostrandosi indifferente al sistema nel suo complesso e rischiando di rendere la delicata e incerta impalcatura della scuola italiana ancor più confusa e pericolante.
Come ha spiegato ieri l'onorevole Aprea sarebbe stato possibile ammettere un decreto-legge che intervenisse su uno o due punti specifici, condivisi ed evidenti, ma un decreto-legge che riscrive settori dell'ordinamento scolastico e che contiene le norme più varie e disparate - lo ricordava il collega Fasolino, sono ben quattordici e comprendono dalle sezioni primavera ai concorsi per ricercatori universitari - è istituzionalmente un'aberrazione.
Non bisogna avere paura di affermare che il decreto in esame risponde non tanto alle urgenze della scuola italiana quanto a quelle del Ministro Fioroni, urgenze di autopromozione magari legate al confronto serrato all'interno dell'Unione, in particolare del Partito democratico.
Ciò che per la scuola sarà poco più di un maquillage è diventato per Fioroni una grande operazione d'immagine.
D'altra parte Fioroni sa bene di non poter andare oltre le semplici operazioni d'immagine, impedito dalla natura stessa del blocco politico ed ideologico che controlla e comanda la scuola italiana. Consideriamo uno degli aspetti più qualificanti del decreto, su cui il gruppo di Forza Italia ha espresso una valutazione sostanzialmente positiva, quello relativo ai provvedimenti disciplinari. Anzitutto va detto che affrontare la questione della valutazione significa affrontare una materia, che ha a che fare sia con lo status degli insegnanti, sia con le regole dei percorsi di carriera.
Pensare che la valutazione abbia solo ed esclusivamente un aspetto sanzionatorio è concettualmente sbagliato. Peraltro, nel decreto in esame le misure, che - ripeto - anche noi appoggiamo, non sono rivoluzionarie, ma tendono solo ad accelerare e a semplificare, eliminando qualche possibilità di resistenza corporativa, ciò che già era previsto.
Non si arriva finalmente, come qualcuno ha pensato o è stato indotto a pensare, ad una disciplina del rapporto di lavoro nella scuola che preveda il licenziamento delle persone, ovverosia degli insegnanti che è bene che vadano a fare un altro mestiere, perché non sanno fare il loro mestiere specifico, che è quello di insegnare.
In realtà si arriva più facilmente, forse, ad alcune misure disciplinari. A tal proposito ritengo che la questione di una ridefinizione degli istituti di valutazione sia particolarmente importante, per evitare che le misure disciplinari abbiano solamente o principalmente risvolti legati al turbamento dell'ambiente scolastico o al rapporto fiduciario tra scuola e famiglia.
Credo che si debba - sono convinto che di questo sia il Governo, sia il Ministro Fioroni siano ben consapevoli - evitare di dare anche solo l'idea che tali misurePag. 17servano ai genitori per selezionare gli insegnanti, ad esempio, in base alle opzioni religiose, sessuali o di altro genere.
Il problema principale - oltre a quello relativo ai casi aberranti - è quello di consentire innanzitutto valutazioni e provvedimenti disciplinari sugli insegnanti che manchino alla loro missione, che è quella di sapere insegnare, di insegnare e di ottenere dei risultati.
La valutazione dovrebbe comportare - e ciò manca nel decreto in esame, che pur ha voluto o ha preteso di affrontare la questione generale - la necessità di verificare, misurare e promuovere la capacità ed altresì la possibilità di differenziare anche i trattamenti, compresi quelli economici - come succede nella scuola pubblica inglese, per non parlare di quella statunitense - anche in base ai risultati ottenuti.
Sappiamo che ormai vi sono ben sperimentate e consolidate procedure di valutazione dei risultati conseguiti nell'insegnamento, attraverso la valutazione dell'apprendimento da parte degli studenti.
Pensare alla valutazione significa prestare un'attenzione sostanziale, non formale, all'insegnamento e avere il coraggio di istituire merito e competizione come principi dell'ordinamento e del funzionamento di ciascuna scuola e dell'intero sistema di istruzione.
Dicevo prima che, in realtà, il blocco di potere che di fatto governa la scuola ha tarpato le ali al riformatore Fioroni. Ciò vale anche per gli aspetti che riguardano il tempo pieno. Siamo chiari su questo aspetto: non voglio dire che vi è la certezza ma, usando un eufemismo, quanto meno l'elevato rischio che, attraverso le misure previste per il tempo pieno, in realtà non si punti all'obiettivo di massimizzare l'utilità per gli utenti, per gli studenti e per i ragazzini che frequentano le scuole elementari, ma, come già venne fatto per la riforma del modulo con l'introduzione dei tre maestri, di massimizzare l'occupazione nella scuola, in un contesto in cui tutte le graduatorie e tutti i confronti internazionali mostrano che tutto manca alla scuola italiana tranne il numero di insegnanti e le risorse investite nell'insegnamento. Mancano, invece, drammaticamente i risultati e non credo che con questa versione del tempo pieno essi saranno avvicinati: magari un altro sistema di valutazione potrebbe essere utile.
Tornando alla questione della valutazione, si dovrebbe ripensare profondamente tutto il sistema di istruzione, non solo una sua parte minima. Si dovrebbe arrivare a considerazioni, che non attengono solo alla punizione dei lavativi dal punto di vista disciplinare, ma anche alla modalità di selezione e reclutamento di tutti gli insegnanti e di progressione in carriera. Fioroni certamente non può affrontare questo tema con la CGIL-scuola (solo per fare un esempio) e non può mettere in discussione questo tabù, se non fare qualche facile sparata propagandistica al Tg1.
Più in generale, credo che la discussione del decreto-legge in esame - in questo senso può aprirsi un confronto tra centrodestra e centrosinistra - riproponga una questione di fondo, che sta profondamente a cuore sicuramente a Forza Italia, alla maggioranza e in particolare ai riformatori liberali, che hanno posto il tema al centro di un'iniziativa politica. Sulla questione della scuola si gioca una partita decisiva in termini politici e culturali.
Tutti i tabù del sistema scolastico italiano - nessuno escluso - vanno messi in discussione. Vanno messi in discussione il principio del monopolio e della scuola come articolazione funzionale della pubblica amministrazione; la modalità di selezione e di remunerazione dei docenti; lo status giuridico delle scuole e la loro autonomia organizzativa; il modello pedagogistico dell'istruzione che rigetta come inutilmente nozionistico qualunque approccio disciplinare al sapere; va infine messo in discussione, anzi a mio avviso va ribaltato, il meccanismo del finanziamento pubblico del mercato dell'istruzione. Va aperta, spalancata davvero, la questione del buono-scuola: il sistema pubblico dell'istruzione non deve e non può coincidere con un sistema statale della formazione.Pag. 18
Tutte le famiglie vanno messe nella stessa condizione e a tutte deve essere offerta la stessa possibilità - che oggi è riservata solo a coloro i quali hanno maggiori disponibilità economiche - di scegliere per i propri figli il percorso formativo più idoneo nell'ambito di quelli che offre un sistema articolato (non solo statale, ma che veda anche una componente importante di operatori non statali). Questo cambiamento non può che avvenire attraverso il buono-scuola o meccanismi analoghi, che accettino di imporre tale rivoluzione al sistema pubblico dell'informazione, altrimenti saremmo di fronte a pannicelli caldi e a tentativi di inseguire qualche emergenza, anziché di dare risposte a quello che ci viene sbattuto in faccia periodicamente da parte delle organizzazioni internazionali (l'OCSE, il rapporto PISA, eccetera), cioè il drammatico declino della qualità dell'apprendimento degli studenti italiani, a partire dalle scuole elementari - forse anche dalla fase prescolare, ossia prima delle scuole elementari - fino alle scuole superiori.
Nella scorsa legislatura il Governo di centrodestra, proprio perché aveva sollevato nel proprio programma elettorale tali questioni di fondo del sistema scolastico italiano, è stato accusato di voler destabilizzare il mondo della scuola. Ciò è stato affermato come se, dalla sua quarantennale e sostanziale stabilità, dal controllo sul sistema scolastico pubblico, coincidente con quello statale ed esercitato in questi quarant'anni da un blocco di interesse politico-sindacale (che ha sempre messo al centro non gli studenti e il loro apprendimento, ma gli operatori della scuola, burocratizzandoli e rendendoli a tutti gli effetti degli impiegati pubblici, con qualche beneficio, ma anche con tutte le storture che l'impiego pubblico comporta in Italia), da tali petizioni di principio - solo in parte insomma, purtroppo, trasformate in iniziative legislative di Governo - fossero derivate chissà quali destabilizzazioni e come se, a fronte di questa quarantennale stabilità, la scuola italiana in realtà avesse prodotto e non consumato eccellenza.
La formidabile resistenza alle riforme opposta dalla sinistra e dal sindacato, che prosegue in questa legislatura con la sistematica demolizione di quanto realizzato dal Ministro Moratti, ha rallentato e spesso ha arrestato il cammino delle riforme. Il blocco corporativo all'interno della scuola - lo ripeto perché ritengo sia il punto centrale - fa sì che della scuola si parli, si operi e si paghi nell'interesse di chi vi lavora e non di chi vi studia. Alla fine, il centrodestra si è trovato a difendere culturalmente le ragioni di una riforma profonda, che - si pensi al tema della libertà di scelta educativa - non è riuscito politicamente a realizzare.
In conclusione, signor Presidente, le sparate di Fioroni dovrebbero dimostrare al centrodestra che i graduali compromessi e le faticose mediazioni non avvicinano, ma allontanano l'obiettivo della riforma della scuola.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. La scuola va portata di peso fuori dalle secche del monopolio e della logica del pubblico impiego. Il buono-scuola, la sussidiarietà, la libertà didattica e l'autonomia amministrativa (i principi, cioè, a cui il centrodestra ha sempre detto di ispirarsi) devono trovare un'attuazione radicale, perché fondano un modello di scuola - e probabilmente si ispirano a un modello di società - del tutto alternativo e concorrente a quello, al quale oggi e da decenni è stata affidata la formazione dei giovani italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, ancora una volta questo Governo ha dimostrato di legiferare in modo strano, addirittura dopo che una sentenza della Corte costituzionale - che è stata definita storica - ha finalmente accolto molte nostre logiche, espresse sia in I Commissione affari costituzionali, sia in quest'aula.Pag. 19
Secondo tali logiche, i decreti-legge devono avere una proprietà, che è costituzionalmente indicata: devono, cioè, essere varati in casi straordinari di necessità e di urgenza.
Si era creata una specie di consuetudine secondo la quale questi tassativi requisiti non venivano rispettati perché, nonostante vi fosse una sentenza della Corte costituzionale del 1975, altri arresti giurisprudenziali ancor più precisi non si erano verificati. Si riteneva, quindi, di poter ampliare la sfera tassativa di cui all'articolo 77 della Costituzione, creando quei decreti omnibus nei quali, insieme a qualche disposizione urgente e necessaria, si infilavano tantissime altre disposizioni che non erano né urgenti, né necessarie, né tanto meno omogenee alla logica specifica del provvedimento.
Cos'è accaduto? Questa sentenza della Corte costituzionale, con un'amplissima motivazione, ha tenuto conto di tutte le obiezioni che erano emerse dai banchi della minoranza e anche, qualche volta, da quelli della maggioranza e ha stabilito che non si può più legiferare in quel modo, ma che si deve rispettare non soltanto l'omogeneità della materia, ma anche la straordinarietà, la necessità e l'urgenza indicate in evidenti termini di specificità, coerenza e congruità.
Non solo: vi è un aspetto ancora più importante in un Paese come il nostro dove le leggi, per essere rispettate, hanno sempre bisogno di una sanzione (ciò, se vogliamo, è un qualcosa di non naturale, perché la conformità alla legge dovrebbe essere la regola anche senza la previsione di una sanzione). Ebbene, la sanzione individuata dalla Corte consiste nell'incostituzionalità di quelle parti di normativa contenute in un provvedimento che non siano adeguate al dettato costituzionale di cui all'articolo 77. Infatti, intervenendo su un caso specifico, la Corte dichiarò incostituzionale quella parte del provvedimento che non possedeva alcun requisito in termini di straordinaria necessità e di urgenza.
A fronte di questo fondamentale arresto giurisprudenziale, ancora una volta, il Governo prosegue nel legiferare in modo errato. La prova è data da questo provvedimento del Ministro Fioroni, nel quale vi possono essere due o tre norme che hanno il requisito della straordinaria necessità ed urgenza, ma ve ne sono tante altre che non possiedono tali requisiti.
Perché ciò accade? Perché parlando di un intervento immediato sulla scuola dotato dei requisiti di necessità e di urgenza (sui quali continuo ad insistere), si è deciso di inserirvi altre questioni - addirittura la regolamentazione dei ricercatori universitari - che non avevano alcunché da condividere con questo provvedimento.
Perché lo si è fatto? Perché, come sempre, questo Governo ha tardato a mettere in essere le opportune riforme. È già stato detto, ma giova ripeterlo: quando il nuovo Parlamento, con quella risicata maggioranza, ha deciso di attuare il programma, si è rivolto anche alla modifica della legge Moratti. Sappiamo quali e quante positività avesse tale legge; è legittimo pensarla in modo diverso.
Pertanto, ci aspettavamo che da parte della maggioranza di centrosinistra e del Ministro Fioroni provenisse un progetto di riforma della legge Moratti che permettesse di «non buttare il bambino insieme all'acqua sporca».
Sin dal primo giorno sarebbe stato necessario iniziare a farlo. Non vi era segnale più preciso di una riforma scolastica in difformità dalla legge Moratti. Invece - come sempre accade nel comportamento del Governo e della maggioranza - i tempi si sono allungati e vi è stata una discussione lenta. Inoltre, si è cercato di trovare il consenso dell'opposizione, il quale su alcuni punti è stato manifestato, analogamente a quanto è avvenuto per alcuni aspetti del provvedimento in discussione.
Morale della favola: dopo un anno e mezzo di governo, è stato necessario ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza, perché - ahimè, era assolutamente imprevedibile! - doveva iniziare l'anno scolastico. Non si può continuare a comportarsi così! Mi dispiace che un Ministro serio come Fioroni finisca per adeguarsi a quello che non suona offensivo definire un «andazzo» negativo.Pag. 20
Per evitare tale provvedimento, che sto criticando sotto il profilo costituzionale, era necessario proseguire il lavoro che si stava svolgendo in Commissione, selezionare le poche norme ritenute indispensabili e, mediante un canale preferenziale, presentare per la discussione, prima alla Camera e successivamente al Senato, un disegno di legge che avrebbe fatto venire meno la necessità del decreto-legge che, invece, è stato emanato.
Ciò non è stato fatto sia per pura incapacità, sia perché non si è compreso che, per poter legiferare con la buona predisposizione dell'opposizione, sono necessarie iniziative legislative ordinarie, anziché la decretazione d'urgenza.
Invece, il lavoro in Commissione è stato abbandonato e ci si è mossi verso questa strada, fra l'altro, creando una situazione tipica della legislazione scolastica. Come ha detto ieri, giustamente, l'onorevole Aprea, negli anni vi sono state così tante leggi e leggine, che hanno comportato la frammentazione degli atti normativi, regolamentari e di esecuzione delle norme di rango superiore, che la scuola è entrata completamente nel caos. Con la riforma Moratti, invece, era stata stabilita una normativa caratterizzata da congruità e sufficienza.
Adesso, con tale sistema, si sta tornando a sconvolgere il quadro normativo. Dobbiamo pensare che le leggi non devono essere fatte per i parlamentari o per gli addetti ai lavori bensì, come è ovvio, per i cittadini e devono permettere a questi ultimi di orientarsi.
Capisco quale e quanta sia la difficoltà di quegli eroi che sono i professori della scuola, i maestri e i direttori didattici e di istituto, che si trovano non solo dinanzi a problemi urgenti e immediati di carattere sostanziale, ma che devono anche interpretare tale coacervo normativo - che non è neanche chiarito dalle circolari - e trascorrere ore della propria giornata non a dare il pane della sapienza ai propri allievi, bensì a cercare di interpretare la scarsa sapienza dei redattori di leggi, regolamenti, circolari e altri provvedimenti.
Ci auguravamo che, pur nel contrasto, ci fosse un intervento legislativo ampio e soddisfacente almeno in questi termini: di non creare confusione per gli utenti del servizio istruzione. Questo Governo, però, non ha neppure questo dono in quanto, oltre a caratterizzarsi per la lentezza, manca di razionalità e di capacità di porre in essere provvedimenti congrui ed omogenei: è ciò che sta accadendo in materia di immigrazione.
Giungerà domani all'esame della I Commissione (Affari costituzionali) la riforma della cosiddetta legge Bossi-Fini, intervento annunciato dal centrosinistra molte volte, fin dal programma. Intanto, anziché seguire la strada maestra della riforma della cosiddetta legge Bossi-Fini, per un anno e mezzo sono stati varati provvedimenti parziali, tentando di utilizzare strumenti quali le direttive dell'Unione europea - ma interpretandole male - e determinando delle lacune che fanno sì che, già oggi, il tema dell' immigrazione - sia regolare, sia clandestina - sia diventato scottante al punto che nei servizi televisivi vediamo che aumentano ogni giorno file di immigrati che non sanno bene cosa fare.
Bisognava mettere mano subito alla riforma organica della cosiddetta legge Bossi-Fini (che noi contrasteremo): a quest'ora avremmo avuto già una nuova legge in vigore e avremmo evitato di creare quei «buchi» che, non solo creano problemi a livello di integrazione e clandestinità, ma sono di difficile interpretazione anche per coloro che ne sono i fruitori ossia gli immigrati.
Se ricordiamo che vi è stata una regolarizzazione dovuta al fatto che non si era capito quale fosse la linea da seguire con riferimento all'accesso alle poste volto a dare contezza di alcune situazioni, comprendiamo come anche nel settore della scuola la confusione regni sovrana a causa dell'inerzia legislativa.
Talvolta mi chiedo se, in persone certamente stimabili per il loro livello intellettuale, tutto ciò sia dovuto alla mancanza della capacità di realizzazione pratica o piuttosto a quell'operazione che il collega Della Vedova chiamava operazione di marketing e che è volta a rendere evidente il proprio comportamento in momenti topici per la politica.Pag. 21
Se il Ministro Fioroni ha ritenuto di adottare un decreto-legge in questo momento delicato, tra la costituzione del Partito Democratico e la possibile caduta del Governo - e chi più ne ha, più ne metta! -, ciò (si può pensare) potrebbe essere dovuto al fatto che un tale provvedimento, a differenza di uno più meditato e diluito nei mesi, gli dà particolare visibilità. Se così è, noi allarghiamo le braccia e ci chiediamo: dove viviamo? Dove andrà a finire questo Paese?
C'è una bellissima pagina di Gadda, in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, che...
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, concluda.
GABRIELE BOSCETTO. Concludo, Presidente. Ebbene, ricorda, nella sua storia, le grida dei venditori di porchetta su una piazza di Roma. Si tratta di due o tre pagine meravigliose: ognuno strilla nel modo più vario e fantasioso...
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, dovrebbe concludere.
GABRIELE BOSCETTO. ...per pubblicizzare la propria porchetta. Non vorrei che i Ministri facessero come questi porchettari del libro di Gadda per pubblicizzare il proprio operato!
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con ulteriori interventi sul complesso degli emendamenti presentati.
La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15,40.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Castagnetti e Mura sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 15,41).
GAETANO FASOLINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, questa mattina, percorrendo l'autostrada da Salerno a Roma, ho notato uno spettacolo terrificante: la montagna di Sarno, sede e cagione di gravi sventure per quella città, era in fiamme. Ciò significa che il terrorismo incendiario, lungi dall'essersi attenuato, colpisce santuari della natura in modo tale da offendere la dignità umana, perché distruggere i boschi di una montagna esposta al rischio idrogeologico significa che la misura è colma.
Ho presentato alcuni strumenti di sindacato ispettivo al Ministro Pecoraro Scanio sugli incendi di agosto, ma non ho ancora ricevuto una risposta! Il Ministro non ha ritenuto di venire in aula a farci capire quali saranno le misure che il Governo dovrà e vorrà adottare...
PRESIDENTE. Onorevole Fasolino...
GAETANO FASOLINO. Prego, quindi, la Presidenza di rappresentare al Ministro la necessità che egli venga in Parlamento a riferire ed a farci capire quali misure intenderà adottare per il futuro.
PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, prendo atto delle informazioni che ci ha reso, ma le ricordo che interventi di questo genere si svolgono, secondo la prassi, al termine della seduta.
Pag. 22Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3025-A.
(Ripresa esame articolo unico - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi parlamentari, siamo all'atto terzo della commedia Fioroni. Così come ha ricordato la collega Aprea, si tratta di una commedia che vede impegnato questo Governo ormai dalla primavera.
La relatrice, la cara amica Sasso, che nella passata legislatura era solita criticare moltissimi interventi attuati dal Governo Berlusconi (certamente qualcosa c'era da criticare, ma per la verità mi sembra che con questo Governo Prodi sia da criticare completamente tutto), sa che le norme sono ormai in ballo da tempo e riguardano tutta la normativa, anche la Bersani.
Dalla primavera questo Parlamento è stato impegnato nelle Commissioni con grande dispiego di energie (ricordo le iniziative della collega Aprea e l'impegno del collega Garagnani, per citare solamente i miei colleghi di Forza Italia, nomi che mi vengono in mente per primi).
La Commissione in primavera aveva già iniziato la discussione: vi erano alcuni punti condivisi e, ad un certo punto, il provvedimento aveva anche cambiato titolo. Si era trovato un accordo sulle norme anche urgenti.
Tant'è che lo stesso Comitato per la legislazione - apro una parentesi a proposito del cambiamento del titolo - critica questa formulazione e, con un politichese tutto romano afferma: il Comitato per la legislazione, esaminato il disegno di legge n. 3025, rileva che esso reca un contenuto parzialmente omogeneo, in quanto gli articoli 1 e 2 concernono l'avvio dell'anno scolastico, mentre gli altri riguardano l'assunzione di ricercatori universitari. Noi siamo favorevoli all'assunzione di ricercatori universitari, nonché all'inizio puntuale dell'anno scolastico e lo abbiamo dimostrato, come Forza Italia, come Casa delle libertà, nelle Commissioni in occasione del dibattito che si è svolto da primavera in poi.
Potremmo poi menzionare alcuni punti di intesa - che peraltro erano punti qualificanti proposti anche dalla mia parte politica - sul finanziamento della scuola, giacché - la collega Sasso e i DS ce lo ricordavano costantemente nella passata legislatura - non si possono varare provvedimenti che non prevedono risorse di copertura. Noi abbiamo chiesto lo stanziamento di finanziamenti più cospicui e avanzato proposte concrete per il pagamento delle supplenze per la maternità e per quanto riguarda le sanzioni disciplinari, e per la verità abbiamo concorso ad inserire alcuni di questi elementi nel testo del provvedimento (la relatrice per la XI Commissione, onorevole Motta, ha ben illustrato nella sua relazione alcuni aspetti relativi all'articolo 2).
Collega Sasso, posso dire che la nostra parte politica non è mai di parte, perché riconosco quando, come per esempio in questo caso l'onorevole Motta, chi non è del mio partito si è comportato bene, cercando di coinvolgere tutti e gliene attribuisco il merito; non sempre questo avviene, anzi quasi mai, e per tale motivo l'onorevole Motta è una mosca bianca. Quel dialogo e quell'intesa che erano stati trovati all'interno della Commissione, grazie soprattutto all'atteggiamento, va detto, dell'onorevole Aprea, del gruppo di Forza Italia, alla ripresa della discussione è stato improvvisamente bloccato. Pertanto, i nostri emendamenti tendono a ripresentare almeno questi punti fondamentali, che trovavano l'accordo da parte di tutti, perché il Ministro Fioroni non può cancellare tutto ciò che è stato fatto.
Collega Sasso, perché non vi siete anche voi preoccupati di salvaguardare il buono che era stato fatto? Ecco l'atto terzo della commedia che arriva puntualmente: un decreto-legge su tutte le materie.Pag. 23Ma non ci può essere urgenza su tutte le materie! Per la verità abbiamo assistito a tale comportamento più volte in questo Parlamento; questa mattina abbiamo ripreso la discussione del disegno di legge sulla sicurezza stradale, ma abbiamo già visto che in agosto il Governo ha compiuto l'ennesimo pasticcio su tale materia: al dramma degli incidenti stradali nel nostro Paese, il Governo Prodi ha risposto con l'ennesimo teatrino che ha vanificato la possibilità di incidere sul problema da parte delle istituzioni.
Basta una breve cronistoria e leggo un passo che ho inviato agli elettori del Veneto, perché la vicenda è simile a quello che è accaduto a proposito della scuola: a fine luglio la Camera sta per approvare un disegno di legge sulla sicurezza stradale, così come si stava approvando un disegno di legge sulla scuola. È pronta la navetta per la trasmissione del provvedimento al Senato per consentire l'emanazione della legge entro agosto; purtroppo, signor Presidente, cari colleghi, il bavaglio con cui l'attuale maggioranza ha reso muto il Parlamento è riuscito a produrre l'ennesimo stop ad un'iniziativa parlamentare, peraltro bipartisan, perché il problema è sentito e le soluzioni sono condivise: è stato emanato l'ennesimo decreto governativo, che mette da parte il lavoro del Parlamento, è vero collega Uggè? Esso è talmente urgente che il Governo lo emana il 15 di agosto, poi si dimentica di pubblicarlo nella Gazzetta Ufficiale; lo pubblica il 22, per cui l'entrata in vigore di questo decreto urgentissimo è rimandata a fine agosto. La Costituzione ci insegna che il ricorso al decreto-legge deve essere motivato dal sussistere di situazioni di emergenza.
Ma, signor Presidente e colleghi della maggioranza, dov'era il carattere emergenziale di un atto che è stato fatto entrare in vigore senza alcuna urgenza, se è vero che è stato reso operativo solo il 23, cioè alla fine di agosto? Viene così il sospetto - anzi, neppure più un sospetto - che sia stata ancora una volta la logica del prevalere mediatico a determinare l'esautorazione del Parlamento. Si è voluto fare un provvedimento spot per la scuola e per i trasporti.
Per la verità, si deve dire che la sinistra è sempre uguale, tanto a Roma quanto a livello locale: lo dico perché sono anche consigliere comunale di Venezia. Io sono un credente cattolico e so che la Bibbia ci insegna che Dio creò il mondo in sei giorni e il settimo si riposò, ma il mio sindaco, Massimo Cacciari, è fiducioso che, in metà tempo, i consiglieri comunali di Venezia potranno valutare una relazione di un migliaio di pagine sullo stato di attuazione del bilancio comunale che è stata presentata dalla Giunta il 15 settembre, approvata in Commissione bilancio il 21 e che deve essere assolutamente votata oggi. L'approvazione di questo documento contabile, peraltro, è l'unica fonte di attività dei consiglieri comunali, mentre tutto il resto, nell'attuale sistema, è di competenza della giunta. Ridurre la discussione sullo stato di attuazione del bilancio a poche ore di lettura significa penalizzare anche i barlumi di democrazia e di partecipazione. Questa è la sinistra ed è identica a Roma, a livello regionale e a livello locale. Questa è la sinistra che dobbiamo mandare a casa: qualcuno lo dice con parole che io, per rispetto al Parlamento, non voglio assolutamente adoperare.
Colleghi parlamentari, questa sceneggiata - che la collega Aprea definiva la «commedia Fioroni» - deve terminare. Ma a terminare deve essere la commedia Prodi, poiché non è solo Fioroni ad essere attore in una commedia: lo sono tutti i ministri. È la commedia dei lavori pubblici, è la commedia per cui di giorno si fa una cosa e di notte la si disfa, per cui Di Pietro parla di una cosa e gli altri parlano di un'altra, per cui il Mose a Venezia si fa e non si fa.
Quanto alla sicurezza stradale qualcuno afferma che, in fondo, questo decreto-legge, entrato in vigore a fine agosto, ha prodotto un risultato immediato e mediatico molto importante: i controlli effettuati in autostrada hanno, infatti, comportato la diminuzione degli incidenti. È vero, collega Uggè - lei lo ha ricordato molto bene inPag. 24Commissione - che gli incidenti sono diminuiti? Sono diminuiti forse quelli nelle autostrade poiché tutte le pattuglie sono state spostate là, mentre sono aumentati a dismisura gli incidenti nelle strade provinciali.
Questa è la verità, colleghi: questa è la verità dei provvedimenti spot, dei provvedimenti d'immagine! Ha ragione il Presidente della Repubblica quando ci richiama alla nostra responsabilità: basta sceneggiate, basta commedie, fate il vostro dovere parlamentare di maggioranza e di minoranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Questa è la verità alla quale, con senso di responsabilità, siamo chiamati a rispondere, se vogliamo essere gratificati dallo stipendio che riceviamo che è giusto e commisurato se lavoriamo, mentre non lo è se dobbiamo sempre ricorrere allo strumento del decreto-legge. Siete, infatti, voi a dire che il Parlamento non fa assolutamente nulla! Siete voi a metterlo fuori gioco con i vostri decreti-legge, ora sulla scuola e questa mattina sulla sicurezza stradale.
In proposito, peraltro, signor Presidente, mi ero anche permesso di chiedere alla Presidenza della Camera di valutare, in questo momento, anche la questione del question time poiché, con l'aula sempre vuota, siamo noi che diamo ai cittadini l'impressione di non svolgere assolutamente il nostro dovere. È vero, collega Leone, che queste cose vanno affermate? Mi sembra che sia opportuno farlo.
Ma torniamo a parlare del provvedimento al nostro esame. In proposito, devo dire che mi rammarico poiché non sono riuscito a presentare tutti gli emendamenti che avrei voluto. Vi sono infatti una serie di disposizioni di questo decreto-legge che bisogna eliminare. È infatti questa una brutta vicenda, che narra di un metodo autoritario che sfiducia il Parlamento e che fa ritornare ai tempi bui della legislazione sulla scuola. Collega Sasso, ricorda quel che lei ci raccontava in Commissione lavoro nella passata legislatura a proposito dei famosi decreti omnibus che comprendevano tutto?
Non è forse questo un decreto omnibus? L'articolo 1 si compone di otto commi: il primo comma si riferisce al tempo pieno; il secondo all'accesso dei privatisti agli esami di idoneità; il terzo a maggiori finanziamenti (quali non è dato sapere) per gli esami di Stato; il quarto modifica le norme relative agli accessi agli esami di terza media; il quinto si riferisce al Servizio nazionale di valutazione (che viene trasformato); il settimo comma si riferisce alle sezioni primavera; l'ottavo, infine, contiene la proroga dei riconoscimenti dei titoli abilitanti per le scuole paritarie.
Potrei soffermarmi su ulteriori aspetti, ma ritengo sufficiente l'elencazione del primo articolo per dire che il decreto-legge al nostro esame è ben altro che un decreto omnibus: si tratta piuttosto di quattro decreti omnibus messi insieme!
Stiamo parlando, infatti, di ben quattordici norme che non hanno tra loro alcunché in comune; certo, esse fanno riferimento alla scuola, ma non hanno assolutamente alcuna coerenza tra di loro. Vengono trattate quattordici materie, e ciascun articolo ne contiene molte altre (in precedenza ricordavo l'articolo 2, sul quale avevamo raggiunto un comune accordo anche grazie alla collaborazione con la nostra collega Motta).
Si tratta, quindi, di un «minestrone» che il Governo Prodi, con l'amico Fioroni, sta preparando, identico alla situazione che, come dicevo prima, nella XIII legislatura aveva indotto il Parlamento a dire «basta» ed a convenire sull'opportunità di pervenire ad un testo unico sull'istruzione. Ricordo benissimo con quale forza la collega Sasso intervenne, allora, nella discussione per sostenere, a nome dell'allora gruppo dei Democratici di Sinistra, che non si poteva assolutamente continuare con decreti omnibus che creavano solamente confusione.
Quando si parla di sanzioni disciplinari, si deve ritoccare e rivedere lo stato giuridico in modo che si affronti la problematica in questione; se si parla di ordinamento, si deve approvare una legge che parli di ordinamento; se si parla,Pag. 25infine, di organizzazione del tempo scolastico, si deve varare una legge che parli dell'ordinamento del tempo scolastico.
Questa sinistra si è molto agitata, anche nella passata legislatura, rispetto al problema del tempo pieno, solo perché - qualcuno sostiene - esso rappresenta un modello nel quale si riconoscono i professori ed i docenti della sinistra.
Ma dov'è la sinistra che tanto difende il tempo pieno, ma che oggi vede diminuito il tempo pieno ad opera del presente decreto-legge? Si prevede, infatti, di istituire un numero di classi a tempo pieno - è necessario dirlo e ricordarlo - inferiore rispetto a quello previsto dal decreto Moratti del Governo Berlusconi.
Perché oggi la sinistra non dice assolutamente nulla? Eppure, il tempo pieno era un vostro cavallo di battaglia e figurava nell'ideologia della vostra parte politica! Allo stesso modo, non avete autorizzato l'orario di quaranta ore, che è stato tanto richiesto in alcune parti del nostro Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Campa, la invito a concludere.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, mi rendo conto che il tempo a mia disposizione sta terminando. Vorrei solo ricordare due punti: dobbiamo avere una scuola che sia in grado di dare competenze per garantire al nostro Paese il ruolo che gli spetta, ma soprattutto per assicurare ad ogni nostro cittadino la possibilità di essere protagonista.
L'OCSE ha ricordato, in questi giorni, che l'Italia si colloca alla fine di una graduatoria. Collega Sasso, dobbiamo assolutamente collaborare; dovete abbandonare i vostri pregiudizi e coinvolgere il Parlamento per arrivare ad un risultato positivo nell'interesse della nostra gioventù!
Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo di considerazioni integrative del mio intervento, perché si tratta di questioni sulle quali dobbiamo assolutamente dibattere, e mi auguro che alcuni degli emendamenti che abbiamo presentato, diretti a modificare in extremis questo «pateracchio», siano accolti.
Rivolgo tale appello alla sinistra, alle colleghe Motta e Sasso, anche per mettersi un po' la coscienza a posto con le malefatte compiute fino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Campa, la Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del suo intervento sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il decreto-legge al nostro esame non va assolutamente ad incidere sulla situazione attuale della scuola per migliorarla, ma, al contrario, esso è la punta dell'iceberg di quanto ha intenzione di fare il Governo, come dichiarato dal ministro Fioroni, e cioè modificare la riforma Moratti, operando una controriforma della scuola come immaginata dalla maggioranza.
Al di là delle critiche mosse al provvedimento in esame con i precedenti interventi, al di là del suo contenuto, è importante anche segnalare le misure che era possibile adottare e che invece ad oggi mancano nel provvedimento e neppure sono nelle intenzioni del Ministro. Ad esempio: l'esenzione delle scuole dal pagamento della tassa sull'ambiente; l'esenzione dal pagamento dell'IVA sul materiale didattico e strumentale acquistato dalle scuole; il nodo - per noi molto importante - dei programmi regionalizzati, visto che ai nostri giovani insegnano sempre chi furono i re di Roma mentre ai giovani veneti non fanno conoscere neppure una delle figure dei centoventi dogi di Venezia; un fondo ad hoc per ripianare i debiti pregressi delle scuole, per le spese sostenute e per garantire il diritto allo studio; inoltre, la modifica dello statuto dell'insegnante per la valorizzazione della funzione docente. Tutto questo non è assolutamente contemplato.Pag. 26
Ma vi è di più e peggio. Voglio infatti ricordare le uniche misure che avete adottato per la scuola; tra gli altri, vi sono gli interventi recati con la legge finanziaria per il 2007 che si sono tradotti, in «soldoni» e per fare degli esempi concreti, in questi stanziamenti - per inciso, alla sinistra dovrebbe stare a cuore il concetto di uguaglianza, specialmente tra studenti -: alla regione Liguria, per le infrastrutture scolastiche, avete destinato 9 milioni di euro, pari a 5 euro e 70 centesimi per studente ligure; a favore della regione Lombardia avete assegnato 43 milioni di euro, pari a 4,80 euro per studente; inspiegabilmente, per la regione Campania aveva stanziato 184 milioni di euro - non serve un matematico per accorgersi che vi è qualcosa che non va! -, pari a 32,30 euro per studente. Pertanto, dovreste anzitutto spiegarci - e vedremo se con la prossima legge finanziaria appresterete dei correttivi in tale senso - perché uno studente lombardo vale poco più di 4 euro rispetto allo studente napoletano o campano, che ne vale più di 32. Inoltre, al di là di questi stanziamenti, il fatto che più ci inquieta è che non ponete rimedio e non fingete neanche timidamente di colmare tali differenze di trattamento tra le diverse scuole e aree del Paese.
Il provvedimento in esame annuncia quella che sarà la «deforma» Fioroni della scuola. Il Ministro Fioroni, fino ad ora, cosa ha detto? Egli ha spiegato che con la sua «deforma» ha intenzione di far studiare ai nostri studenti l'italiano e le tabelline. Innanzitutto, si dovrebbe suonare la sveglia per il Ministro e avvisarlo che mai nessuno ha cancellato dai programmi delle nostre scuole l'italiano e le tabelline. Ma il concetto di voler rafforzare l'insegnamento dell'italiano e delle tabelline ci spaventa particolarmente, perché temiamo che dietro tale intento vi sia la volontà di puntare all'integrazione, cioè di insegnare tali materie a chi non le conosce.
Perché tale fatto ci preoccupa? Naturalmente è necessario studiare anche l'italiano e le tabelline, ma concentrare i nostri programmi solo su tali temi significa obbligare i nostri giovani a non mettersi al passo con il mondo del lavoro, con la società, con le sfide della globalizzazione per far studiare, invece, i figli degli immigrati, che non conoscono minimamente l'italiano e le tabelline; ciò, quindi, equivale a vietare ai nostri figli e ai nostri giovani l'opportunità di avere una scuola che sia in grado di puntare alle sfide del futuro. Noi sosteniamo che l'integrazione debba essere diversa, tale da permetterci di migliorare, di accettare le sfide, di puntare sull'informatica, sulle lingue straniere, sul mercato del lavoro.
Poiché la sinistra ha bisogno di spiegare, soprattutto a se stessa, che l'integrazione è possibile, ecco che nelle nostre scuole si studiano l'italiano e le tabelline, perché altrimenti gli immigrati non sanno neanche ciò. Il risultato è che le nostre scuole non preparano più i nostri studenti e i nostri giovani.
Al di là di ciò, speriamo che finalmente nelle nostre scuole vi sia la possibilità di avere delle risorse, vi sia (si tratta di un'altro concetto importante) la vera autonomia scolastica, perché la sinistra da sempre è fautrice dell'autonomia scolastica, ma solo quando conviene.
Porto l'esempio di un episodio accaduto pochi mesi fa nell'università di Bergamo. L'università dovrebbe avere una propria autonomia, e infatti ha un proprio regolamento interno; tuttavia, in occasione delle elezioni universitarie, è intervenuto il ministro Mussi che, in barba a quanto prevede il regolamento interno, ha imposto che alle elezioni universitarie dell'ateneo bergamasco si potesse presentare e votare anche chi non è cittadino italiano.
Bene, potremmo in questa sede disquisire se siamo d'accordo o no sulla cittadinanza, ma non è questo il tema che voglio toccare. È troppo facile raccontare chiacchiere sulla autonomia scolastica quando poi, divenuti ministri, si è i primi a calpestare quell'autonomia e il regolamento di ateneo imponendo la propria idea o, meglio, la propria ideologia sulla vita di tutti gli studenti dell'università di Bergamo (nella fattispecie di cui stiamo parlando).Pag. 27
Quindi, come al solito, si fanno chiacchiere, si rendono dichiarazioni realizzando, poi, l'esatto contrario a livello pratico, come ha dimostrato di fare il Ministro Mussi. Ci tengo anche a ricordare che lo stesso rettore dell'università di Bergamo, che non può essere assolutamente accusato di essere della Lega, ha definito quella del Ministro un'«ingerenza» perché non era mai accaduto che un Ministro imponesse ad un ateneo di prescindere dal proprio regolamento interno e da quanto era stato pattuito.
Porto la circostanza quale esempio dell'ennesima vostra figuraccia in quanto ciò che avete «raccontato» prima di andare al Governo è l'assoluto contrario di ciò che state facendo adesso, anche sull'autonomia scolastica.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Cirielli, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tutti sappiamo che il disegno di legge in esame, recante la conversione in legge del decreto legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari, comprende norme assai eterogenee che in parte erano contenute nel disegno di legge recante disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione, atto Camera 2272-ter, approvato in sede referente dalla VII Commissione permanente della Camera dei deputati in data 27 luglio 2007.
Il protrarsi dell'iter parlamentare, però, non ne ha consentito l'entrata in vigore in tempo utile per l'operatività delle sue disposizioni sin dall'inizio dell'anno scolastico 2007-2008 ai fini della programmazione e dell'organizzazione delle varie attività ad esse correlate da parte delle scuole. Ecco, quindi, la presentazione di un provvedimento di decretazione d'urgenza, contenente anche norme inconferenti, che non ha la condivisione del gruppo di Forza Italia.
I deputati di Forza Italia in Commissione cultura si sono espressi in senso negativo sul provvedimento in esame in quanto lo stesso è teso a smantellare, con leggi e leggine, un altro pezzo della normativa in materia di istruzione, vero corpus approvato nel corso della passata legislatura, attraverso una controriforma vera e propria attuata in settori decisivi per il futuro del Paese quali l'istruzione e la ricerca. Tralascio di ricordare il dissenso espresso in sede di Commissioni riunite VII e XI (di quest'ultima sono componente) e spintosi, in XII Commissione, sino addirittura all'abbandono dell'aula al momento del voto sulla proposta di parere il 20 settembre ultimo scorso.
Stigmatizzo il metodo seguito dal Governo di frammentare, con provvedimenti regolamentari e leggine, la legislazione in materia scolastica che provocherà consistenti danni al sistema dell'istruzione italiana.
Ritengo, associandomi ai colleghi del gruppo, altresì inammissibile inserire disposizioni di carattere ordinamentale in un provvedimento d'urgenza.
Farò un cenno doveroso ai contenuti del provvedimento per giungere poi alle conclusioni finali. Il complesso iter del disegno di legge n. 2272-ter mi spinge a fare altresì un cenno alla relazione illustrativa che specifica che le disposizioni introdotte nel provvedimento d'urgenza sono volte a «(...) definire in maniera più puntuale alcuni aspetti della normativa in materia di istruzione, in modo da permettere alle istituzioni scolastiche di meglio programmare le attività e di assicurare le migliori condizioni per un ordinato avvio e svolgimento dell'anno scolastico 2007-2008».
L'articolo 1 del decreto-legge, parzialmente modificato nel passaggio dalle Commissioni referenti all'Assemblea, contiene disposizioni in materia di ordinamenti scolastici. Più in particolare, il comma 1 ripristina nella scuola primaria l'organizzazione delle classi a tempo pieno. Nei limiti della consistenza di organico attualmentePag. 28prevista, tale articolo dispone la reintroduzione nella scuola primaria delle classi funzionanti a tempo pieno (quaranta ore settimanali, compreso il tempo per la mensa).
Preciso, come da emendamento della collega Aprea, che le norme previgenti sono quelle della legge n. 148 del 1990, che introduceva il modulo dei tre docenti su due classi, e - associandomi - sottolineo che le disposizioni cui al comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge sono «superate» e violano il regime di autonomia didattica e organizzativa delle scuole.
Inoltre, la disposizione sul tempo pieno nega l'autonomia delle scuole e la libertà di scelta delle famiglie. Per quanto riguarda le modifiche apportate al testo originario del primo comma dell'articolo 1, è stato aggiunto un periodo che prevede, per quel che riguarda il tempo pieno, l'adozione da parte del Ministero della pubblica istruzione, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, di un piano triennale di intervento.
Inoltre, al comma 3 dell'articolo 1 è stata modificata l'entità dei fondi a disposizione dei pagamenti degli esami di maturità, in quanto le risorse precedentemente previste risultavano di entità successivamente esigua. D'altra parte, il Governo, nella persona del Viceministro Bastico, ha confermato che la misura prevista nel nuovo testo coinciderebbe con quella già recata dal progetto di legge n. 2272-ter, su cui la Commissione bilancio della Camera dei deputati si era già espressa. Inoltre, il comma 4-ter aggiunge, per quel che riguarda l'esame di Stato, lo svolgimento di un'ulteriore prova scritta a carattere nazionale, volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti, evitando di fatto che vi sia, per quanto riguarda l'esame di Stato, una valutazione finale affidata esclusivamente al consiglio di classe. Ciò in aggiunta al comma 4, che dispone il ripristino del giudizio di ammissione all'esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di primo grado.
Altri successivi commi dell'articolo 1 del provvedimento in esame, modificano la composizione degli organi di gestione dell'Invalsi, riducendo da otto a tre i componenti del comitato di indirizzo e affidando al Ministero della pubblica istruzione l'indicazione degli obiettivi della valutazione esterna condotta dal servizio nazionale di valutazione; autorizzano parte della spesa necessaria all'attivazione delle cosiddette «classi-primavera» previste dal comma 630 dell'articolo unico della legge finanziaria per l'anno 2007 e destinate ai bambini tra i 24 e i 36 mesi; dispongono che, per gli insegnanti delle scuole materne attualmente in servizio, siano riconosciuti, sino alla conclusione di corsi appositamente istituiti, come titoli abilitanti all'insegnamento i diplomi magistrali.
La nuova prescrizione, tuttavia, si applicherà per un periodo limitato e cioè sino alla conclusione di corsi abilitanti appositamente istituiti per categoria di docenti sopramenzionata. L'articolo 2 reca norme urgenti in materia di personale scolastico. Il comma 1 dell'articolo 2 apporta alcune modifiche agli articoli 503, 506 e 468 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione), relativi rispettivamente all'irrogazione di sanzioni disciplinari, alla sospensione cautelare e al trasferimento per incompatibilità ambientali nei confronti del personale direttivo e docente. Il comma in esame introduce, altresì, una disciplina volta ad attribuire al dirigente scolastico il potere di disporre in via d'urgenza l'utilizzazione dei docenti in compiti diversi dall'insegnamento, qualora i medesimi docenti si siano resi responsabili di comportamenti di una gravità tale da risultare incompatibili con la funzione educativa.
Un'altra modifica, introdotta dal passaggio in Assemblea, riguarda il comma 3 dell'articolo 2; in particolare, concerne la specificazione relativa al fatto che i dirigenti scolastici provvedano «(...) direttamente al conferimento delle supplenze al personale appartenente al profilo professionale di collaboratore scolastico (...)». Inoltre, un'ulteriore modifica al comma 3 dell'articolo 2 prevede che «con decretoPag. 29del Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, d'intesa con la Conferenza unificata, siano definiti i tempi e le modalità per la trasmissione delle liste aggiornate alle istituzioni scolastiche, ai fini del conferimento delle supplenze e delle conseguenti comunicazioni da parte delle istituzioni medesime ai competenti centri per l'impiego». Per inciso, il comma 3 dell'articolo 2 dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, le supplenze annuali per il profilo professionale di collaboratore siano conferite direttamente dai dirigenti scolastici, sulla base delle liste di collocamento predisposte dal centro per l'impiego territorialmente competente.
Passo ora brevemente all'articolo 3 del provvedimento chiedendo, se mai ci sarà risposta, per quale motivo venga inserita siffatta norma, che detta disposizioni urgenti in materia di reclutamento dei ricercatori, in un provvedimento di urgenza. In particolare, si dispone la disapplicazione, per l'anno 2007, dei commi 648 e 651 dell'articolo unico della legge finanziaria per il 2007, relativi al piano straordinario di assunzione di ricercatori presso le università ovvero gli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca e, parallelamente, si stabilisce una diversa destinazione delle somme stanziate per il 2007, ai fini delle assunzioni ivi previste.
La legge finanziaria per l'anno 2007 ha introdotto alcune novità concernenti il reclutamento dei ricercatori, al fine di favorire l'ingresso nel mondo della ricerca e di ridurre il fenomeno del precariato. La ratio della disposizione è probabilmente data dall'impossibilità di utilizzare le somme stanziate per il 2007 a causa di problemi procedimentali relativi all'adozione dei regolamenti di disciplina di entrambi i concorsi. In tale caso è condivisibile l'intervento per i giovani ricercatori.
Il comma 1-bis dell'articolo 3, anch'esso inserito nel corso dell'esame presso le Commissioni competenti, è volto a monitorare la qualità dell'attività scientifica e didattica dei ricercatori assunti dalle università a seguito di concorsi banditi successivamente alla data di entrata in vigore della legge. Rilevo comunque, come sopra detto, che l'articolo 3 dispone la disapplicazione per l'anno 2007 dei commi 648 e 651 dell'articolo unico della legge n. 296 del 2006 relativi al piano straordinario di assunzioni di ricercatori presso le università ovvero gli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca e, parallelamente, stabilisce una diversa destinazione delle somme stanziate per il 2007 ai fini delle assunzioni ivi previste, dimostrando more solito come l'attuale Governo stralci provvedimenti ordinari per inserirli in decreti-legge improvvidi e compositi, infarciti di disposizioni oltre che censurabili sotto vari profili anche inconferenti e non consone alla previsione costituzionale della decretazione d'urgenza. Il Governo dispone e poi disapplica, in un alternarsi di provvedimenti che altro scopo non hanno che rivelare approssimazione legislativa e incertezza di azione politica.
Non proseguo oltre visto che, sia in questa Assemblea sia nelle Commissioni, sono stati detti fiumi di parole sull'argomento, sia da me sia da autorevoli colleghi del mio schieramento politico. È ben vero che non è stato possibile portare il disegno di legge all'esame dell'Assemblea prima della pausa estiva, anche per il notevole ritardo con cui la Commissione bilancio ha espresso il suo parere; ma è altrettanto vero che nel decreto-legge n. 147 del 2007 sono rimaste solamente due norme condivise dai gruppi di opposizione che riguardano essenzialmente il pagamento delle supplenze per maternità e le sanzioni disciplinari. Solo queste due materie avrebbero dovuto formare oggetto del provvedimento d'urgenza, mentre tutte le altre disposizioni, che hanno carattere ordinamentale, avrebbero semmai dovuto essere discusse in altri provvedimenti.
In Commissione cultura la Viceministra Bastico ha affermato che il contenuto del disegno di legge n. 2272-ter è frutto di un lavoro, in gran parte condiviso dalle diversePag. 30componenti politiche, che rientra nella parte delle norme considerate necessarie e urgenti secondo le disposizioni costituzionali. Nel merito, ha sottolineato che le famiglie hanno l'assoluta necessità di conoscere, sin dall'inizio dell'anno scolastico, se hanno la possibilità di usufruire del tempo pieno, rilevando altresì che il pagamento delle supplenze per maternità, che rappresenta una spesa consistente e poco programmabile, è stato attribuito ai capitoli del personale a tempo determinato del Ministero della pubblica istruzione, alleggerendo così i bilanci delle scuole. La rappresentante del Governo ha evidenziato, infine, che le sanzioni disciplinari previste nel provvedimento d'urgenza sarebbero necessarie a favorire un corretto avvio del nuovo anno scolastico.
Il mio gruppo ha stigmatizzato come inopportuno il metodo utilizzato dal Governo per imporre modifiche strumentali alla cosiddetta riforma Moratti, considerato che non sono previste risorse aggiuntive e non possono essere ampliati gli organici per la reintroduzione del tempo pieno, così da concludere che il decreto-legge in esame rechi disposizioni penalizzanti e discriminatorie per le scuole paritarie, salvaguardandone alcune rispetto alle altre.
PRESIDENTE. Deve concludere.
PAOLA PELINO. Concludo, Presidente. Con riferimento alle previste sanzioni disciplinari che si ritengono condivisibili, il Governo dovrebbe essere coerente e riconsiderare anche lo stato giuridico dei docenti, valutando non solo le misure punitive nei confronti dei docenti inadempienti ma, di contro, mettendo a punto un efficace sistema premiale.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico commerciale Vincenzo Volpe di Grottaminarda (Avellino), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Airaghi. Ne ha facoltà.
MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'intervenire sul complesso degli emendamenti non si può non rilevare che varando un decreto-legge su materie così disomogenee tra loro e continuando ad adottare lo strumento della decretazione d'urgenza l'attuale Governo, ancora una volta, non ha avuto alcun rispetto per il Parlamento.
Ancora una volta l'attuale Governo non ha avuto alcun rispetto per la VII Commissione, nella quale i nostri colleghi avrebbero ben potuto discutere e approfondire tematiche così importanti. Quando parliamo di scuola - è bene ricordarlo - parliamo del futuro dei nostri ragazzi, dei nostri studenti e delle nostre famiglie; in definitiva, del futuro della nostra nazione. Ancora una volta l'attuale Governo non solo non ha avuto rispetto per il Parlamento - in tempi di antipolitica sembra così ovvio e logico non avere rispetto per l'attività parlamentare - ma non ha avuto il dovuto rispetto anche per gli studenti italiani. Ciò è gravissimo e inammissibile! Gli studenti italiani avrebbero diritto che i provvedimenti sul loro futuro e su quello della scuola italiana fossero approfonditi con le dovute modalità dal Parlamento.
Ancora una volta, allora, l'Esecutivo non ha avuto rispetto per le famiglie italiane, perché non aver rispetto per gli studenti significa non avere rispetto per le loro famiglie, che, a volte, nello studio del figlio investono tutto il loro capitale umano e profondono l'impegno per assicurare al proprio figlio un futuro all'altezza delle loro aspettative.
In definitiva, ancora una volta, l'attuale Governo, con questa decretazione d'urgenza in materia di scuola, non mostra alcun rispetto degli italiani che vorrebbe o dovrebbe rappresentare. Peraltro, non è la prima volta che sui temi riguardanti la scuola, nel corso della legislatura, si fa ricorso al decreto-legge, con la conseguenza che il Parlamento viene ad essere strozzato e non può discuterne. Mi chiedo perché l'Esecutivo non dà al Parlamento la possibilità di discutere sui temi della scuola, quasi che per affrontare gli argomenti riguardanti la scuola e il futuro deiPag. 31nostri ragazzi occorra usare un linguaggio criptico, adeguato solo ai nostri giovani, e vocaboli appartenenti all'area semantica del rock.
No! Per discutere della scuola è sufficiente esprimersi in modo chiaro e affermare esplicitamente che vogliamo una scuola volta a formare i nostri giovani ad un futuro all'altezza della tradizione della nostra nazione.
Il decreto-legge si compone di quattro articoli. Noi, come gruppo di Alleanza Nazionale ci opponiamo fortemente in particolare al primo comma dell'articolo 1, che reintroduce il vecchio tempo pieno. Ciò rappresenta un vecchio ritorno al passato, perché è un tempo pieno che sembra una concessione ai post-sessantottini depressi, che credono, come una volta, che la scuola debba soddisfare le esigenze di chi ci lavora e non che debba essere formata sulla misura degli studenti che apprendono. Noi consideriamo primaria l'attenzione allo studente e all'individuo; ciò era il cardine della riforma Moratti da noi approvata nella scorsa legislatura: non è certo il tempo pieno che determina la qualità della scuola. Si tratta di un vecchio tempo pieno anni Settanta, che era stato giustamente messo in soffitta dalla riforma Moratti (che pure aveva mantenuto lo stesso tempo-scuola); un pacchetto preconfezionato di tipo bulgaro, che viola l'autonomia organizzativa delle scuole e non permette alcuna opzionalità alle famiglie. Esso si tradurrà, in ultima analisi, come anticipato dalla collega che mi ha proceduto, in una beffa, perché la norma ha previsto un doppio organico, ma senza prevedere un aumento complessivo dei posti in organico, quindi senza la previsione di alcuna risorsa aggiuntiva per realizzarlo. Di conseguenza, il tempo pieno ipotizzato dal decreto-legge in esame può determinare, come giustamente rileva la rivista Tuttoscuola, uno dei seguenti effetti: o le classi a tempo pieno potrebbero diminuire, oppure, per mantenere quelle attuali o farle aumentare di numero, sarebbe necessario chiudere molte scuole organizzate a tempo normale. Quest'ultima rappresenterebbe una soluzione da respingere assolutamente in sede di approvazione finale del provvedimento.
Un'altra importante modifica che il gruppo di Alleanza nazionale chiede è di ripristinare la sistematicità di verifica da parte dell'Invalsi, che, così com'è configurata, si limiterebbe invece ad individuare una rilevazione a campione che è già competenza dell'ISTAT.
L'articolo 2 del decreto-legge affronta un altro tema, che a nostro avviso è molto importante e riguarda la disciplina all'interno della scuola. Negli ultimi mesi - è sotto gli occhi di tutti - grazie al potentissimo mezzo rappresentato da Internet terribili filmati sono trasmessi quotidianamente sul sito YouTube. Si tratta di degenerazioni vere e proprie dei comportamenti all'interno della scuola italiana. Vediamo, infatti, trasmesse come vanto da alcuni studenti bulli, azioni di assoluta ed efferata violenza compiute ai danni dei più deboli, spesso ai danni di alunni diversamente abili. A volte siamo costretti a vedere ritrasmessi anche dai telegiornali nazionali episodi di violenza o di enorme gravità a sfondo sessuale più o meno esplicito. Si tratta di degenerazioni verso cui, negli ultimi tempi, vediamo scivolare la nostra scuola italiana.
Il bullismo, che affligge la nostra società e che interessa potentemente anche le nostre scuole, è sicuramente un fenomeno che come Parlamento ci deve preoccupare. Anche su questo tema sarebbe stato assolutamente necessario svolgere un dibattito approfondito nelle aule del Parlamento, anche con audizioni mirate da svolgersi nella VII Commissione. Ciò sarebbe stato giusto rispetto ad un tema, che deve preoccupare chi ha a cuore il futuro dei nostri ragazzi e della nostra società.
Per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari siamo anche noi d'accordo nel riformare le norme che, di fatto, paralizzavano i procedimenti, ciò a garanzia non solo degli studenti, ma anche e soprattutto dei docenti stessi. Nel contempo, però, riteniamo che queste modifiche debbano essere accompagnate da una profonda riforma degli organi collegiali e territorialiPag. 32della scuola, seguendo un cammino che era stato già intrapreso dalla riforma Moratti.
Il Governo, a nostro parere, dovrebbe essere coerente e riconoscere lo stato giuridico dei docenti, mettendo a punto un sistema premiale veramente efficace. Solo così si potrebbe realizzare una vera e propria riqualificazione del corpo docente, della quale l'intero sistema educativo avrebbe bisogno: una riqualificazione che merita il corpo docente stesso, in gran parte formato da uomini e donne che sentono la missione dell'insegnamento e che ogni giorno, pur nelle difficoltà quotidiane, affrontano con il massimo impegno la missione educativa dei nostri ragazzi.
In conclusione, dobbiamo constatare ancora una volta che il Ministro Fioroni è mosso più dalla voglia di smantellare ciecamente la riforma Moratti che dall'intento di avanzare una proposta alternativa. Anche l'odierna discussione su un provvedimento così confuso e frammentato ne è l'ennesima, chiara ed inequivocabile dimostrazione.
Signor Presidente, noi di Alleanza Nazionale siamo nel merito contrari al provvedimento oggi in discussione, perché innanzitutto non condividiamo la volontà di cancellare, comunque e sempre, tutte le previsioni della nostra riforma Moratti, che continuiamo a ritenere un'ottima riforma e che, dopo anni di congelamento, aveva veramente rimodernato il sistema educativo della nostra nazione, ponendo l'alunno al centro del medesimo. Siamo, quindi, come ho già affermato, contrari nel merito al provvedimento, alla reintroduzione del tempo pieno e a questa raffazzonata modifica dei provvedimenti disciplinari. Siamo soprattutto, caro Presidente, contrari nel metodo, perché non possiamo più accettare che ancora una volta questo Governo, con la decretazione d'urgenza, sottovaluti i veri problemi della nostra società, strozzi il Parlamento e ci impedisca di svolgere la nostra vera attività, ossia quella di legiferare per riformare la nostra nazione e metterla al passo con quelle moderne (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno già abbondantemente illustrato i motivi per i quali Alleanza Nazionale e i partiti del centrodestra sono contrari alla conversione del decreto-legge in esame, che la Camera si accinge a votare. A me pare opportuno spendere i pochi minuti del mio intervento sul complesso degli emendamenti, per svolgere un ragionamento generale sulla situazione della scuola e sulla politica che il Governo ha portato avanti in questi ultimi mesi su una delle parti più ammalate e in difficoltà delle istituzioni italiane, ossia la scuola.
Abbiamo assistito, nei primi giorni di settembre, ad un fuoco continuato, quasi a fuochi pirotecnici del Ministro Fioroni, che annunciava vari interventi per l'inizio dell'anno scolastico. Uno di questi interventi è, appunto, la conversione in legge del decreto-legge in discussione. Sembrava quasi che il Ministro Fioroni, in alcune parti di questi suoi interventi (perlomeno in quello che affermava, non in quello che poi realizzava), volesse consacrare quello che afferma la politologia italiana, cioè che i Governi di sinistra devono fare le cose di destra. Mi riferisco soprattutto all'accenno del Ministro Fioroni, a più riprese, sulla necessità che gli studenti imparassero le tabelline e l'italiano, anziché altre materie e, soprattutto, che vi fosse una politica di rigore all'interno delle classi, con l'incentivazione di provvedimenti disciplinari a carico di studenti e di docenti.
Tutto ciò - dobbiamo riconoscerlo - ha sortito un certo effetto in una parte dell'opinione pubblica, perché sembrava che il Governo stesse decidendo di realizzare politiche giuste ed effettivamente utili al mondo della scuola.
In realtà, è vero che, come dicono gli operatori della scuola, da molti anni a questa parte sembra che essa abbia abdicatoPag. 33al suo ruolo di educazione, che sforni soltanto asini o, comunque, persone che non hanno i minimi essenziali di un'educazione civica e che, soprattutto, abbia perso la capacità di educare i giovani ai temi essenziali di una convivenza fatta di pace e non di violenza, di educazione e non di brutalità.
La scuola stava quasi abdicando al suo ruolo primario, che è quello della formazione dei giovani, demandando il compito ad altre istituzioni, più radicali e competenti, che si intromettevano nell'educazione scolastica dei giovani, come la televisione, gli altri mass media e così via.
Da parte degli operatori della scuola vi era quindi un'attesa per interventi di questo genere. Dopo questa raffica di indicazioni, non si comprende però se il Governo sarà in grado effettivamente di cambiare rotta, di fare cioè in modo che la scuola diventi quel luogo principe dell'educazione dei giovani e soprattutto che all'interno della scuola stessa viga quella disciplina e quella capacità di educare i giovani ai valori essenziali della convivenza, che fino adesso si sono perse.
Gli episodi di violenza, purtroppo, hanno coinvolto anche persone deboli presenti all'interno della scuola. Mi riferisco ai disabili, che sono stati spesso vittime di azioni di inconcepibile e intollerabile violenza, con la rassegnata ignavia e incapacità di intervenire da parte degli operatori scolastici, almeno per far fronte ad un elementare dovere rieducativo, se non per difendere, come doveva essere, questi soggetti. Nulla è stato fatto in questo senso, visto che ancora oggi la presenza dei soggetti disabili nelle scuole incontra una difficoltà, soprattutto all'inizio dell'anno scolastico, molto marcata. Dobbiamo registrare in tutta Italia manifestazioni di genitori disperati, constatare una diminuzione delle ore di sostegno e un'incapacità della scuola di prendersi carico, anche con questo nuovo Governo, delle esigenze fondamentali di un cittadino disabile e della sua famiglia, che vedono la scuola come un punto di riferimento irrinunciabile per l'educazione del proprio figlio.
Abbiamo visto che il Ministro Fioroni è stato contestato a Napoli, ma le lamentele sono state generalizzate in tutto il resto d'Italia, per via dell'incapacità di questo Governo di risolvere in maniera definitiva e favorevole - in modo tale che il disabile non si sentisse estraneo al mondo della scuola - il gravissimo problema, che ricorre ogni anno, della diminuzione degli insegnanti di sostegno.
In questo caso ci sarebbe voluto un intervento radicale e concreto del Ministro, che però non abbiamo registrato; qui sì che il Ministro avrebbe dovuto difendere le parti più deboli della società, che chiedono di essere inserite regolarmente nell'ambito scolastico; qui sì che avremmo voluto un intervento forte, anche in termini di impegno economico, del Governo per questo tipo di situazioni. Ciò non è avvenuto, perché ancora nessuno ha preso il toro per le corna e sa veramente ancora dire cosa debba fare il disabile nella scuola italiana. Si continua, infatti, a privilegiare un'attenzione socializzatrice ed una funzione non pienamente integrante nel contesto scolastico. Si continua a negare al disabile, che viene inserito nella scuola, sostanzialmente la partecipazione normale al corso degli studi. Si continua a ritenere che il disabile sia oggetto di facilitazioni, ma non di istruzione; che sia un peso, un estraneo a cui va data assistenza, ma che allo stesso non serva l'istruzione.
Ritengo che ogni persona con problemi possa avere dei margini di miglioramento ed è dovere della scuola conseguirli, costi quello che costi. Infatti, ogni risorsa economica che viene utilizzata oggi per i disabili inseriti nelle scuole è un risparmio futuro per l'assistenza, per le pensioni e per tutte le esigenze di un disabile che non è pienamente inserito e che non è seguito compiutamente durante il suo iter scolastico. Pertanto, signor Presidente, noi contestiamo alla radice: il problema è che il Governo si perde in chiacchiere di altro genere, ma non affronta in maniera radicale e definitiva questioni che sono importanti e fondamentali.Pag. 34
Riguardo alla disciplina, noi riteniamo - ed io ritengo, signor Presidente - che sia un grosso problema: se i giovani non vengono educati a essere parte di una società, ad avere dei valori di riferimento - che sono nella vita in comune, nella tolleranza, nella capacità di aiutare i più deboli, nella capacità di non prendersi gioco di chi è in difficoltà - questa società non otterrà nulla di buono dal nostro futuro e si creeranno notevoli problemi di convivenza. Per tale motivo ho appreso con un certo sollievo, attraverso le dichiarazioni del Ministro Fioroni, che, almeno sul piano delle enunciazioni di principio, il Governo ha compiuto un passo in avanti in questo senso, ponendo che si sia conseguenti, che nelle scuole ritorni la disciplina e che in esse venga avviato un processo di educazione ai principi della nostra democrazia e della convivenza, cercando di capire che ciò che si fa oggi per i giovani, anche in maniera dispendiosa, può essere molto conveniente in futuro per le casse dello Stato, nel senso di un risparmio in interventi di repressione, di ordine pubblico, sociali e di altra natura.
Per tali motivi, signor Presidente, non possiamo non constatare che, ancora una volta, alla politica dell'annuncio certamente non seguirà la politica del fare. Pertanto, annunciamo il voto contrario di Alleanza Nazionale alla conversione del decreto-legge in esame e riteniamo che il Governo debba assolutamente venire a confrontarsi con i parlamentari dell'opposizione e con tutto il Parlamento, per fare in modo che le grandi competenze che vi sono anche in quest'aula nel campo della pubblica istruzione siano messe a frutto e diano veramente quella collaborazione che l'emergenza presente nella scuola richiede, per il bene del nostro futuro e dei nostri giovani (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,42).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3025-A.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Holzmann, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, intervenendo sul complesso degli emendamenti non si può non sottolineare in maniera forte che il Parlamento diventa, ormai, un luogo inutile, poiché quando si varano in un decreto-legge misure che sono tra loro molto diverse e che non hanno continuità, con lo scusa dello strumento dell'urgenza, si dà vita a una legislazione impropria e spesso lacunosa nella sua applicazione.
In merito agli articoli di cui è composto il provvedimento, il gruppo di Alleanza Nazionale è contrario in particolare - lo hanno affermato alcuni colleghi e lo voglio sottolineare anch'io - alla disposizione che prevede il ripristino della precedente disciplina relativa al tempo pieno. Si tratta di un ritorno al passato, al vecchio.
Ci troviamo di fronte ad una maggioranza parlamentare che ha troppa nostalgia del Sessantotto e porta in sé troppe di quelle ideologie che, al banco di prova della realtà effettuale, non hanno retto. È come se, per quanto riguarda la scuola, questo provvedimento dovesse tenere conto più delle esigenze di chi ci insegna e ci lavora, che non di quelle degli studenti. Non è affatto vero, come qualcuno afferma, che il tempo pieno fa la qualità della scuola: sono altri i parametri in cui si può rilevare la qualità dell'apprendimento e dell'insegnamento.Pag. 35
La riforma Moratti aveva messo in soffitta e totalmente archiviato il tempo pieno degli anni Settanta. Ci troviamo di fronte ad un testo assolutamente blindato, che non aiuta l'autonomia organizzativa delle scuole. Tante volte sottolineiamo l'autonomia locale; tante volte, in questo Parlamento, gli esponenti del Governo e della maggioranza affermano che bisogna tener conto delle esigenze diversificate del territorio e poi, quando andiamo nel pratico, non si tengono in alcuna considerazione le diverse scelte ed esigenze di ogni famiglia, di ogni territorio e, quindi, di ogni autonomia scolastica.
Il provvedimento in esame prevede un doppio organico, ma se non si aumentano i posti in organico, tale previsione è una presa in giro. Bisogna avere risorse aggiuntive, perché se decidiamo di rafforzare la presenza del personale e non prevediamo l'aumento del personale complessivo c'è qualcosa che non funziona: o andiamo verso una riduzione delle classi a tempo pieno, per mantenere quelle attuali, oppure dobbiamo chiudere alcune di quelle autorizzate a tempo normale; non si possono fare le nozze con i fichi secchi, non si possono raggiungere degli obiettivi se non vi sono risorse aggiuntive disponibili.
L'altro aspetto che dobbiamo tenere presente riguarda la rilevazione a campione degli effetti che produce questo tipo di configurazione. Riteniamo che se non si compie una rilevazione oggettiva di ciò che è presente nell'organizzazione scolastica, di quello che era in atto e di quello che si vuole andare a costruire, certamente si determinano delle forti discrasie tra ciò che il legislatore ha in mente progettualmente e ciò che poi avviene effettivamente.
Troppe volte in questo Parlamento si sono varate riforme ideologiche che, dal punto di vista accademico, si reggevano e potevano godere del sostegno e dell'approvazione intellettuale di riviste e di aree politiche e culturali; poi, nei fatti, ciò che ci si prefiggeva di fare non avveniva, anzi, spesso, vi è stata addirittura una riduzione della qualità dell'apprendimento e dell'insegnamento rispetto alla capacità degli studenti di assorbire.
Un'ulteriore questione che desidero affrontare riguarda un fenomeno quasi sconosciuto, fino a poco tempo fa, nella scuola italiana, se non per la presenza di episodi clamorosi, che, invece, si sta pian piano espandendo a macchia d'olio, non solo nelle cosiddette aree difficili del territorio nazionale, ma un po' ovunque: il fenomeno del bullismo.
È chiaro che vi era la necessità di modificare le norme, ma non è mediante la semplice riforma della normativa di settore, dei procedimenti e delle garanzie degli studenti e dei docenti, che si ottiene il risultato. Bisogna andare nella direzione di aumentare l'autorevolezza dell'istituzione scolastica nel suo insieme.
Tale processo si agevola nel momento in cui si fornisce alla scuola maggiore autorevolezza complessiva, nella qualità e nel sentire e nel percepire collettivo degli studenti, delle loro famiglie e degli stessi insegnanti. Viceversa, se non ci muoviamo in tale direzione, quello che fino a pochi anni fa era residuale - il bullismo nelle scuole rappresentava un fenomeno limitato ad alcuni contesti - diventa una sorta di pratica diffusa della cultura giovanile.
Quindi, anche in relazione a ciò, riteniamo che le norme e le scelte compiute non rispondano alle reali esigenze. Riteniamo che tutti i provvedimenti messi in atto dal Ministro Fioroni rappresentino più che altro una sorta di «vendetta» nei confronti di una riforma precedente e derivino dalla necessità di smantellare, a tutti i costi, ciò che era stato costruito, piuttosto che un disegno o un provvedimento organico che possa fornire una risposta ad alcuni problemi che vi sono. Riteniamo che la riforma Moratti non fosse perfetta, bensì certamente perfettibile, ma rappresentasse un primo passo importante nella direzione di un provvedimento organico. Adesso ci troviamo di fronte solo ad un atteggiamento di smantellamento, attraverso una serie di decisioni molto confuse.Pag. 36
Già in quest'aula, nell'ambito di un altro provvedimento, sono stati compiute alcune scelte nostalgiche e di retroguardia. Oggi ci troviamo ad affrontarne altre. Quindi, siamo contrari nel merito - perché non riteniamo che tali misure rappresentino una risposta adeguata - e contrari anche nella forma, vale a dire al ricorso a provvedimenti estemporanei, che non hanno una visione organica.
Da tutte le parti politiche si dice che la scuola è il settore più sensibile della società, perché nel suo ambito hanno luogo la preparazione dei giovani e la loro formazione, sia dal punto di vista culturale e dell'istruzione, sia dal punto di vista dell'educazione nel condurre il giovane verso la maturità. Ebbene, a mio avviso - e posso dirlo anche a nome del gruppo che rappresento - questi provvedimenti non si muovono nella direzione di una vera crescita, cioè di un vero rispetto della crescita culturale ed educativa delle nuove generazioni.
Inoltre, vorrei far presente che alcune situazioni di sfascio presenti oggi nella società sono dovute al ruolo residuale che è stato dato all'educazione scolastica durante le scorse legislature. Non si è tenuto conto del fatto che la scuola è uno dei punti centrali della crescita della società, che in essa si formano le nuove generazioni e che dalla scuola sarebbe complessivamente partito il disegno culturale e politico di una consistente fascia della popolazione giovanile nel diventare adulta. Ebbene, in questi anni, nella società, ne stiamo pagando il prezzo. Vorrei ricordare che la Chiesa - un'istituzione che per qualcuno forse è deleteria, ma che per la maggior parte degli italiani rappresenta un punto di riferimento - sottolinea spesso il vuoto morale ed etico presente nelle nuove generazioni. Tale vuoto culturale, etico e di spiritualità spesso è dovuto ai guasti che, nel corso degli anni, si sono sedimentati nell'istituzione scolastica e alla poca attenzione della politica alla costruzione dell'educazione dei giovani attraverso la scuola, sia dal punto di vista banale degli stipendi degli insegnanti, e quindi, della gratificazione di coloro che vi prestano servizio, sia da quello più globale del rispetto complessivo che la società e lo Stato nel suo insieme hanno riservato a tale settore. Ciò ha prodotto, ovviamente, risultati assolutamente negativi.
Ritengo che ogni Governo che meriti la lettera maiuscola dovrebbe tenere tale questione in grande conto. Viceversa, anche con il provvedimento in esame ci troviamo di fronte ad alcune scelte da un lato «tecnico-riduttive» e punitive di una precedente riforma, dall'altro disattente rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Per tali motivi, la nostra posizione, alla luce delle scelte compiute dal Governo e dalla maggioranza rispetto agli emendamenti proposti, è quella di una valutazione complessiva negativa del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo ancora una volta in quest'aula - con evidente relazione con quanto accade nell'altro ramo del Parlamento sui provvedimenti del Governo - a discutere in maniera forzata, costretta e non libera su un provvedimento che vorrebbe essere qualificante dell'azione del Governo Prodi. La legislazione - per la verità piuttosto contenuta - complessivamente messa in campo in poco più di un anno di legislatura dal Governo di centrosinistra è andata avanti sinora - e continua nella stessa errata maniera - a colpi di decreti-legge.
Tale strumento è assolutamente abusato. Non si tratta di inserirsi nella un po' curiale e rituale tiritera che progressivamente e ripetutamente dai banchi dell'opposizione del momento si sente ripetere, come litania, per contrastare la legislazione attuata attraverso decreti-legge. Si tratta di una litania che abbiamo sentito moltissime volte dai banchi dell'attuale maggioranza, (allora opposizione, nella scorsa legislatura). Come è naturale, lePag. 37opposizioni si lamentano e si scagliano contro la produzione ripetuta di decreti-legge.
Si tratta dunque di un'argomentazione scontata e rituale, ma che non può considerarsi tale quando viene dai banchi dell'attuale opposizione nei confronti dell'azione del Governo Prodi. Infatti, ben al di là dei numeri, che periodicamente vengono ripetuti, relativi ai decreti-legge presentati e convertiti in periodi diversi della legislatura - dopo un anno, o dopo due anni, o nel complesso dei cinque anni (il Governo Prodi li ha superati tutti abbondantemente, con grandissimo distacco rispetto a qualsiasi altro precedente) - in questa circostanza dobbiamo ribadire che, ben oltre l'abuso generale e ripetuto della decretazione d'urgenza, il Governo di centrosinistra utilizza questo strumento come l'unico con cui riuscire a far passare qualche provvedimento. Il motivo è noto: immancabilmente, infatti, al Senato viene posta la questione di fiducia sulle leggi di conversione dei decreti-legge; tutto si risolve in una sola votazione, non consentendo gli interventi emendativi, e si ottiene la blindatura del provvedimento, unica possibilità per far sì che la maggioranza sia, almeno dal punto di vista numerico, apparentemente tale, nella Camera alta. Viceversa, a ogni piè sospinto, di fronte a quasi ogni votazione su possibili proposte emendative, la maggioranza rischierebbe di andare sotto e di non essere più tale neanche numericamente, atteso che, nella realtà, sappiamo bene che essa non è più tale sotto alcun altro aspetto.
Di conseguenza, anche in questo ramo del Parlamento, dove il problema dei numeri risicati non esiste, ci troviamo a vedere conculcati i diritti, non soltanto dell'opposizione, ma di tutti i deputati che, come in questo caso, devono affrontare argomenti di grande rilevanza e di grande incidenza. Non vi può essere infatti ambito più ampio, e più direttamente coinvolgente per tutte le famiglie italiane, di quello riferito alla scuola, ed anche in questa circostanza ci troviamo a constatare che si vogliono introdurre modifiche attraverso decreti-legge, come quello in esame.
Pur essendo stati presentati una serie di emendamenti da parte del nostro e di altri gruppi dell'opposizione, ancora una volta la discussione sul provvedimento in esame sarà costretta e certamente non produttiva. Infatti, su temi come questi, a cominciare dalla scuola, sarebbe assolutamente necessario cercare di trovare il massimo consenso possibile all'interno del Parlamento, se non si vuol procedere, come sembra voglia fare il Governo di centrosinistra, il Governo Prodi, unicamente alla demolizione di quanto è stato fatto dal Governo precedente.
Questo provvedimento, anche dal punto di vista del merito, si inserisce, purtroppo, molto bene - molto male dal punto di vista dei cittadini italiani - in questa scia: si legifera distruggendo progressivamente, come già altri colleghi hanno ricordato, il complesso della riforma della scuola voluta e introdotta dal Ministro Moratti e dall'allora maggioranza, intervenendo, anche in questo caso, in maniera sporadica, disarticolata, disorganica, cioè secondo modalità esattamente contrarie a quanto proprio la scuola dovrebbe innanzitutto insegnare ai futuri cittadini di questo Paese.
Si comincia, anche in questo caso, con un articolo recante una misura che non è altro che la demolizione di un sistema organizzativo della scuola che era stato introdotto con la riforma Moratti. Con il primo comma dell'articolo 1 si elimina il sistema facoltativo, quindi articolato, che consentiva e consente alle famiglie degli studenti la scelta riguardo all'adesione o meno ad un'organizzazione scolastica sul modello del cosiddetto tempo pieno, piuttosto che su quello diversamente articolato in giornate; e anche questo si fa in maniera assolutamente maldestra.
È evidente che siamo e rimaniamo assolutamente contrari alla reintroduzione del tempo pieno obbligatorio che elimina delle facoltà per i cittadini. Continuiamo a non capire quale sia la reale motivazione per la quale non si voglia consentire una maggiore duttilità all'organizzazione scolastica. Continuiamo a non capire perché si voglia semplicemente distruggere quantoPag. 38è stato fatto; non capiamo perché si voglia continuare, anche da posizioni di maggioranza e di Governo, a perpetuare quella fola, quella bugia, quella storia - che era stata ripetuta molte volte, addirittura facendo sì che diventasse motivo di mobilitazioni di piazza con cortei e connesse agitazioni di bimbi, in un modo assolutamente poco educativo, per non dire altro - che allora sosteneva che il tempo libero era stato abolito.
Come tutti sanno e come tutti possono vedere il tempo libero non era affatto stato abolito: era stato semplicemente reso facoltativo o, perlomeno, reso alternativo, con possibilità di scelte diverse per le famiglie innanzitutto, oltre che per gli istituti scolastici.
Adesso si dice che si reintroduce lo stesso tempo libero, così com'era previsto dalla legislazione previgente. Tuttavia, anche a questo riguardo, al di là del merito sul quale siamo assolutamente contrari, dobbiamo rilevare una questione fondamentale, che è stata sollevata anche nell'ambito dell'esame da parte del Comitato per la legislazione, di cui chi vi parla è componente.
Nel testo del comma 1 si fa, infatti, come dicevo, riferimento alla reintroduzione del tempo pieno secondo le disposizioni precedenti a quelle introdotte dal decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, ma non si fa riferimento puntuale, come richiederebbe la tecnica legislativa, alle norme che disciplinavano il tempo pieno prima di tale provvedimento.
Di questo evidentemente il Comitato per la legislazione si è «lamentato», suggerendo l'introduzione di un riferimento normativo puntuale.
Tuttavia, di fronte a questa osservazione, pure accolta in senso costruttivo da parte del Governo, un suo rappresentante, la Viceministro Bastico, ci ha risposto che il problema certamente era stato tenuto in conto, che l'osservazione del Comitato, poi trasfusa nel parere ufficiale, aveva un suo fondamento, ma che in realtà il Governo - si ascolti bene - intendeva riferirsi allo spirito delle norme precedenti alla cosiddetta riforma Moratti, ma non reintrodurre lo stesso tipo di tempo libero; lo stesso, quindi, non ha fatto riferimento puntuale ad esse perché il tempo libero che sarà reintrodotto attraverso il provvedimento in esame, pur richiamando lo stesso spirito delle norme previgenti, non è lo stesso.
È, dunque, evidente che ci si pone la seguente domanda: quale sarà questo tempo libero, come sarà organizzato, in che cosa consisterà, con quali misure e con quali strumenti sarà articolato? Nessuna risposta: è un mistero! Si tratta di una norma assolutamente inconferente: da una parte, si fa riferimento a norme previgenti senza indicarle puntualmente, dall'altra non si danno nuove indicazioni come evidentemente un provvedimento legislativo sempre dovrebbe fare, a maggior ragione poi se abolisce un meccanismo attualmente previsto e indicato dettagliatamente nel decreto legislativo che si vuole abrogare.
E, allora, ci domandiamo se sia possibile che un Governo presenti un provvedimento di questo tipo, che ammetta palesemente di non aver scritto quello che vuole fare? La ragione è abbastanza intuitiva: infatti, nemmeno al Ministero della pubblica istruzione sanno come dovrà essere organizzato il - chiamiamolo così - reintrodotto tempo libero. Quindi, non essendo in grado di indicarlo né per relationem, cioè con riferimento alle norme precedenti, né con indicazioni puntuali, ecco che si utilizza questa forma assolutamente aleatoria e, aggiungo, contraria ai principi di legislazione della Costituzione, con la fumosa indicazione dello «spirito» della legislazione previgente.
Insomma, con il provvedimento in esame - se esso sarà approvato dalla maggioranza nonostante l'opposizione che continueremo a condurre da questi banchi e in tutte le altre sedi - gli italiani, i cittadini, le famiglie non sapranno come sarà organizzato il tempo pieno con la possibilità di una discrezionalità quasi assoluta, di una delega subdola al Ministero della pubblica istruzione senza chePag. 39nemmeno siano definiti i principi che il Parlamento è tenuto a fissare allorché si tratti di vere leggi di delega.
Quello della reintroduzione del tempo pieno è certamente un argomento fondamentale di critica, che viene peraltro contrastato attraverso alcuni emendamenti soppressivi del primo comma dell'articolo 1, che il nostro gruppo e altri gruppi dell'opposizione hanno presentato e che auspichiamo, anche in ragione delle motivazioni che ho indicato, vengano approvati dall'Assemblea.
Analoghe critiche si possono muovere in ordine ad altre parti del provvedimento, in cui si interviene sempre in maniera disorganica e frazionata; ciò vale persino quando si vuole intervenire in un senso che potrebbe essere condivisibile, cioè quello dello snellimento delle procedure sanzionatorie, della possibilità di applicazione effettiva delle sanzioni disciplinari: anche in questo caso ci si è vantati da parte del Ministro Fioroni di alcune disposizioni, che avrebbero reintrodotto principi di serietà nella scuola. Tuttavia, semmai, ciò è cominciato con le reintroduzione nella riforma Moratti del voto di condotta, che viceversa era stato abolito e che si voleva eliminare da parte di molti appartenenti ai banchi della sinistra.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. E allora ancora una volta siamo di fronte ad un pasticcio, ad un abuso della decretazione d'urgenza, ad un'ennesima manifestazione di debolezza di questa maggioranza, che non consente nemmeno al Parlamento - nella fattispecie alla Camera - di confrontarsi, discutere e legiferare su un tema fondamentale qual è quello della scuola. L'opposizione non può evidentemente che contrastare in ogni modo una simile forma di attività legislativa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, credo che questo Governo e questa maggioranza non abbiano affatto a cuore il problema della scuola o, meglio, che della scuola essi non si interessino affatto.
Quello della scuola non è un argomento che possa esser preso alla leggera o liquidato con qualche battuta; peggio ancora, non è argomento che il Parlamento - Camera o Senato - possa liquidare con la decretazione d'urgenza. Si tratta, infatti, di un tema che riguarda la preparazione dei nostri giovani, la loro istruzione, la loro cultura e il loro futuro, ma anche il futuro della stessa Nazione. Non si può, dunque, operare come state facendo voi, nell'assoluto disinteresse della realtà in cui si agisce e solo per il desiderio di demolire tutto quel che è stato fatto in passato. Abbiamo, infatti, talvolta l'impressione che questi provvedimenti siano ispirati da chi, alzandosi la mattina, nutre esclusivamente il desiderio di distruggere tutto ciò che è stato fatto in precedenza; e non perché abbia motivo per farlo, né perché abbia verificato che se ne senta il bisogno, ma soltanto perché il ministro che lo ha preceduto ha operato meglio e perché fare un raffronto significherebbe mettere in evidenza la debolezza delle proprie tesi, dei propri argomenti, delle proprie proposte.
Vedete, se davvero voi aveste voluto adottare un provvedimento per fare in modo che l'avvio dell'anno scolastico avesse un iter normale, amici della maggioranza, avreste dovuto fare una cosa sola: mantenere in piedi la riforma portata avanti dall'ex Ministro Moratti. Credo, infatti, che abbiate tutti la possibilità, andando in giro per l'Italia, di constatare che le scuole non funzionano affatto, che molti istituti ancor oggi non hanno gli organici pronti (e credo ne avranno per molto), che i ragazzi attendono ancora i docenti delle diverse discipline. Insomma, questo avvio della scuola normale e ordinato non c'è né ci sarà.
Peraltro, se qualche provvedimento di un certo livello è stato adottato, è andato in senso negativo. In proposito, tutti sappiamoPag. 40che il Ministro è stato maltrattato e fischiato poiché ha ritenuto di dover maltrattare la categoria più debole: e ciò viene proprio dalla sinistra, cioè da coloro che affermano di essere attenti ai più deboli e ai portatori di handicap. E, invece di essere vicini a queste categorie, invece di dar loro di più rispetto a quel che era stato già dato, essi lo hanno tolto, come sanno fare coloro che parlano e non concludono nulla.
La verità è che noi oggi assistiamo al fenomeno per cui i portatori di handicap non hanno più il loro docente, quindi quel supporto che era ed è necessario. Provate, dunque, ad andare in giro per le scuole elementari e medie! Vedrete come se ne avverte l'assenza e come si sente il bisogno di questi aiuti per questi ragazzi, che sono meno fortunati degli altri e le cui famiglie vogliono che essi portino avanti un corso normale di studi.
Tutte queste sensibilità non sono avvertite da voi, perché non è avvertita da parte vostra proprio la sensibilità nei confronti della scuola: la scuola è un argomento che avete sempre considerato secondario rispetto agli altri.
Mi rivolgo all'onorevole Ministro che oggi non è presente in aula, ma che sicuramente qualcuno potrà informare: è sufficiente andare a vedere quanto sta accadendo con riferimento ai libri di testo, e ciò non solo per i costi degli stessi, che sono proibitivi, e per il fatto che le famiglie, che già sono tartassate per mille ragioni e si trovano oggi in grandissime difficoltà per mandare a scuola i propri figli, debbono fare davvero i salti mortali (altro che arrivare alla terza settimana del mese, come dicevate in passato!).
Oggi le famiglie, oltre a pagare in maniera salata il costo dell'istruzione dei propri figli - cosa che dovrebbe essere normale e che tutti quanti dovremmo garantire, in modo particolare ai meno abbienti - e a patire sulle proprie spalle la disgrazia di pagare cara la cultura e la loro istruzione, acquistano per i loro figli libri che non rispondono assolutamente più alla verità (e non parlo, caro Ministro, dal punto di vista ideologico).
È opportuno che lei, signor Ministro - ed il Governo - vi preoccupiate: noi lo stiamo facendo e verranno fuori conclusioni davvero interessanti.
Sarebbe più opportuno che da parte del Governo e del Ministro della pubblica istruzione si svolgesse un'indagine, per conoscere quali sono i libri che diamo ai nostri ragazzi e cosa essi dicono. Scopriremmo, così, che i libri parlano di cose assurde non soltanto dal punto di vista ideologico - su cui noi non vogliamo intervenire -, ma addirittura dal punto di vista storico: vi sono date che nella maniera più assoluta non quadrano, vi sono autori le cui date di nascita e di morte non corrispondono. Insomma, stiamo dando ai ragazzi una formazione che non è quella che avremmo voluto loro dare; stiamo fornendo loro prodotti con controindicazioni pericolose.
La scuola deve garantire ed assicurare quegli strumenti che nelle famiglie è difficile dare. Voi non garantite queste esigenze, anzi vi preoccupate di affrontare, attraverso un decreto-legge, un tema così importante.
A ciò noi ci opponiamo e ci opporremo a tutti i livelli - e già lo stiamo facendo, come dicevo, anche con un'indagine conoscitiva a tappeto su tutta l'Italia -, e porteremo l'elenco dei libri il cui uso il Ministero consente nelle scuole, per mettere in evidenza tutti gli strafalcioni e i danni che il centrosinistra sta procurando alla cultura e alla formazione dei nostri ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, mi sono sempre interessata, nelle precedenti legislature, dei problemi legati al settore dell'istruzione e dell'università. In particolare ho avuto l'onere, estremamente gradito e condiviso, di essere la relatrice di maggioranza della riforma Moratti sull'ordinamento dell'istruzione nella scorsa legislatura. Si è trattato di una riforma che ho condivisoPag. 41non solo in qualità di relatrice di maggioranza, ma per i suoi contenuti, che rendevano la scuola veramente competitiva a livello europeo e la valutavano idonea alle necessità degli studenti attuali.
In questa legislatura mi sono, purtroppo, resa conto, anche ascoltando il mondo della scuola, che tutto ciò che di positivo era stato avviato con la riforma Moratti, il Ministro Fioroni e l'intero Governo - e la maggioranza parlamentare che lo sostiene - hanno inteso capovolgere completamente. Capovolgere o meglio distruggere. Infatti, si procede con interventi-tampone, che correggono le modifiche apportate nel corso dell'attuale legislatura e con modifiche prive di validità per il supporto reale ad un sistema di istruzione e di formazione che era - sottolineo era, perché oggi non lo è più - competitivo a livello europeo ma che era divenuto anche un sistema invidiato dagli altri Paesi europei. Oggi si procede così (si è proceduto in tal modo già nello scorso anno) e al momento arriva all'esame dell'Assemblea un provvedimento, un decreto-legge, naturalmente con il carattere d'urgenza.
Come tutti i provvedimenti che presentano tale carattere - quello in discussione contiene nel titolo le misure per un buon inizio di anno scolastico - finisce con il diventare un decreto-legge omnibus, i cui contenuti non hanno assolutamente nulla di urgente nella gran parte, anche se oggi (siamo ormai a fine settembre, quindi all'inizio di un anno scolastico ormai avviato) ci ritroviamo a dovere discutere ed approvare un provvedimento che è già stato attuato in grandissima parte, sia per gli esami di Stato sia per lo stesso inizio dell'anno scolastico.
Signor Ministro, signor sottosegretario - non so bene chi sia attualmente a rappresentare il Governo in quest'aula, perché vedo il rappresentante estremamente distratto, impegnato a telefonare, probabilmente sta telefonando al Ministro per sapere quando arriverà e se intende venire o no -, ci troviamo di fronte ad un provvedimento teso a regolare l'avvio dell'anno scolastico e tuttavia tale inizio è già avvenuto e le garantisco, signor rappresentante del Governo, non è stato per nulla corretto e di garanzia così come da qualche anno era avvenuto, proprio grazie agli interventi del Ministro Moratti nella scorsa legislatura. È stato un avvio che a tutt'oggi porta a dover considerare, rispetto ad organici già predisposti e che, naturalmente, non vengono approntati alla fine del mese di settembre, e che conduce a verificare una reintroduzione negli organici del cosiddetto tempo pieno, che non è altro che un ripristino della vecchia modalità di considerare il tempo-scuola e, allo stesso tempo, un divieto bello e buono alla libertà delle famiglie.
Infatti non è assolutamente vero ed è demagogico dire oggi che il Ministro Fioroni ripristina il tempo pieno facendo apparire l'occupazione di questo tempo o la nascita del tempo pieno come se il tempo prolungato, previsto nella normativa che il decreto-legge in esame abroga, non fosse, di fatto, adatto a considerare gli spazi che era possibile impegnare nelle singole istituzioni scolastiche, un istituto che univa, accanto alla libertà delle famiglie, anche la piena autonomia delle singole istituzioni scolastiche. Tale autonomia, oggi abolita dal decreto-legge in esame, continua, ad ogni piè sospinto e con ogni provvedimento varato in materia di istruzione dal Governo, ad essere del tutto vanificata.
Vi è di tutto nel decreto-legge in esame, ma al di là dei suoi contenuti, ho voluto anche attentamente verificare quale sia stato il parere espresso dal Comitato per la legislazione. A me sembra, caro rappresentante del Governo - ma naturalmente mi rivolgo anche alla maggioranza dell'Assemblea parlamentare -, che, pur di fronte a provvedimenti che vengono presentati con carattere d'urgenza, non dovrebbero essere sottovalutati i contenuti espressi dal parere del Comitato per la legislazione. Quest'ultimo è un organo che non esamina i testi legislativi valutandoli esclusivamente dal punto di vista politico (ossia, se prodotti da una certa maggioranza che ieri era opposizione ed oggi è divenuta appunto maggioranza), ma esprime il proprio parere considerandoPag. 42attentamente e valutando anche i contrasti che le nuove normative proposte presentano rispetto alla legislazione vigente. Quando leggo, nel parere del Comitato per la legislazione - lo leggo io, ma invito anche la maggioranza ed i rappresentanti del Governo a fare altrettanto -, che il provvedimento concerne l'organizzazione di classi funzionanti a tempo pieno nelle scuole primarie senza, però, indicare in modo puntuale la normativa di cui si determinerebbe la reviviscenza, si capisce cosa vi sia in questo provvedimento.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,30)
ANGELA NAPOLI. Non solo; sempre il parere del Comitato per la legislazione afferma che l'articolo 3 del provvedimento che stiamo esaminando dispone la disapplicazione, per il 2007, di due commi della legge finanziaria per l'anno 2007 che rimettevano ad atti governativi l'introduzione di una nuova disciplina dei concorsi per ricercatore, nonché la definizione di un numero aggiuntivo di posti di ricercatore da assegnare alle università e da coprire con concorsi banditi entro il 30 giugno 2008.
Siamo cioè alle solite forme e ai soliti metodi di legislazione errata. Nel momento in cui vi è da ridefinire, addirittura, una procedura concorsuale, si aggira la stessa ridefinizione, inserendo il tutto in un decreto-legge che sana e favorisce determinate applicazioni, secondo le modalità nate da una valutazione di parte dell'attuale maggioranza politica nazionale.
Oltre a tutto ciò, c'è di peggio. Sempre il parere del Comitato per la legislazione sostiene che questo provvedimento modifica norme già modificate o sostituite da provvedimenti recenti. Ma ci rendiamo conto, cari rappresentanti del Governo e cara maggioranza di quest'Assemblea parlamentare, cosa poniamo in essere in termini di richiami per il nostro sistema di istruzione nazionale? Ma è mai possibile che la scuola italiana debba essere costantemente sottoposta a modifiche solo per ripicche, senza alcuna valutazione del sistema vigente, senza alcuno studio attento della validità del sistema vigente? Il sistema è costantemente sottoposto a modifiche, perché se qualche modifica era stata apportata dal precedente Governo, essendo quest'ultimo un Governo della Casa delle libertà non poteva produrre, secondo l'attuale maggioranza, nulla di positivo per il nostro sistema d'istruzione. Ma è mai possibile che i docenti della scuola italiana vengano costantemente sottoposti a modifiche dell'intero sistema di istruzione? Addirittura, nel decreto-legge in esame viene assegnata al dirigente scolastico la possibilità di intervenire con le sanzioni sul docente della singola istituzione scolastica (ossia, si guarda alla classe docente italiana come ad una classe da punire).
PRESIDENTE. Deputata Napoli, dovrebbe concludere.
ANGELA NAPOLI. Sto per concludere, signor Presidente. Non si guarda alla classe docente italiana come classe che ha la necessità di vedere riconosciuto il proprio ruolo e la propria professionalità. Allora, mi rivolgo anche ai docenti italiani.
PRESIDENTE. Onorevole Napoli, la prego di concludere.
ANGELA NAPOLI. Sto per concludere, signor Presidente. Abbiamo ascoltato nella scorsa legislatura una grande forza, soprattutto sindacale, ribadire con insistenza che non era necessario riconoscere la professionalità della classe docente italiana.
PRESIDENTE. Deputata Napoli, deve concludere...
ANGELA NAPOLI. Abbiamo sentito dire che non c'era la possibilità di riconoscere un sistema giuridico della classe docente italiana. Oggi, questo Governo e questa maggioranza pensano solo a varare le sanzioni per la classe docente italiana ePag. 43ne sconfessano ancora di più le professionalità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
VALENTINA APREA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, conclusa questa fase, ci stiamo avviando all'esame degli emendamenti. A nome del gruppo di Forza Italia chiedo la presenza del Ministro.
Credo che un decreto-legge così importante lo richieda, senza nulla togliere, ovviamente, alla competente e continua presenza della Viceministra Bastico e del sottosegretario Modica.
Ritengo che lo strappo compiuto dal Ministro Fioroni, che ha trasformato «pezzi» del disegno di legge in decreto-legge, meriti almeno la sua presenza e la sua attenzione verso questo ramo del Parlamento.
In conclusione, lo ripeto, a nome del gruppo di Forza Italia, chiedo, quindi, la presenza in aula del Ministro Fioroni durante la fase di esame delle proposte emendative.
PRESIDENTE. Deputata Aprea, lei sa che dal punto di vista della regolarità della seduta, il Governo è legittimamente rappresentato - come lei stessa ha fatto notare - dalla Viceministra Bastico e dal sottosegretario Modica. Naturalmente, il Governo può valutare il significato politico della sua richiesta ed eventualmente darvi corso.
Nessun altro chiedendo di parlare dichiaro chiusa la fase dell'illustrazione del complesso degli emendamenti.
PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, intervengo per chiedere, anche a nome del presidente dell'XI Commissione, Pagliarini, una breve sospensione di qualche minuto allo scopo di potere esaminare, in sede di Comitato dei diciotto, il parere espresso poc'anzi dalla V Commissione.
PRESIDENTE. Deputato Folena, lei non ha precisato di quanto tempo ha bisogno.
PIETRO FOLENA, Presidente della VII Commissione. Realisticamente di dieci minuti.
PRESIDENTE. Sta bene, posso concederle anche un quarto d'ora.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 17,50.
La seduta, sospesa alle 17,35, è ripresa alle 17,55.
PRESIDENTE. Avverto che è in distribuzione l'ulteriore parere della V Commissione (Bilancio) (Vedi l'allegato A - A.C. 3025-A sezione 2).
Avverto, inoltre, che sono stati ritirati gli emendamenti 1.100, 2.100 e 2.101 delle Commissioni, presentati nella parte antimeridiana della seduta odierna. Conseguentemente, decadono i subemendamenti riferiti a tali proposte emendative.
Avverto, altresì, che è in distribuzione l'emendamento 1.300 (Nuova formulazione) del Governo.
Invito pertanto le relatrici ad esprimere, per le parti di rispettiva competenza, il parere delle Commissioni.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Aprea 1.3, sugli identici emendamenti Aprea 1.4, Capitanio Santolini 1.5, Frassinetti 1.8 e Goisis 1.70, nonché sull'emendamento Goisis 1.81.
Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Aprea 1.9 e 1.52. Con riferimento all'emendamento del Governo 1.300 (Nuova formulazione), che consiste in una nuova riformulazione dell'emendamento De Simone 1.76, sul quale devePag. 44essere ancora espresso il parere della V Commissione (Bilancio), le Commissioni si riservano di esprimere successivamente il parere.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Aprea 1.7, 1.10, 1.6, e 1.53. Le Commissioni propongono l'accantonamento dell'emendamento De Simone 1.29 al fine di consentire il riesame dello stesso da parte della V Commissione (Bilancio), dato che la soppressione delle parole «di diritto», che viene chiesta con tale proposta emendativa, non comportano alcuna spesa. Si tratta di una richiesta di carattere formale perché nella dizione giuridica non esiste un organico di diritto o di fatto: nel mondo della scuola esiste l'organico.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Aprea 1.54, mentre propongono l'accantonamento dell'emendamento De Simone 1.75 al fine di consentire il riesame dello stesso da parte della V Commissione (Bilancio).
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Goisis 1.71 e 1.72. L'emendamento De Simone 1.76 sarebbe precluso dall'emendamento del Governo 1.300 (Nuova formulazione). Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Aprea 1.12, 1.55, 1.56, 1.57, Bono 1.65 e Aprea 1.58. L'emendamento Froner 1.36 è stato ritirato.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro dell'emendamento Rusconi 1.37, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Aprea 1.13 e 1.59, nonché sull'emendamento Poletti 1.66 sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Le Commissioni invitano al ritiro degli identici emendamenti Osvaldo Napoli 1.64 e Satta 1.69, sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario, mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti Aprea 1.60, Schietroma 1.16, sugli identici emendamenti Aprea 1.17, Schietroma 1.18 e Capitanio Santolini 1.50, sugli identici emendamenti Aprea 1.61 e Frassinetti 1.67 nonché sull'emendamento Goisis 1.20.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Aprea 1.77 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «in possesso dei requisiti di qualificazione scientifica, conoscenza riconosciuta dei sistemi di istruzione e valutazione in Italia e all'estero almeno uno dei membri deve provenire dal mondo della scuola».
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Aprea 1.78, 1.62, 1.80, 1.19, Frassinetti 1.68, Aprea 1.79, Capitano Santolini 1.51, Aprea 1.63 e Schietroma 1.24.
PRESIDENTE. Invito la relatrice per la XI Commissione, Carmen Motta, ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 2.
CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Poletti 2.58, 2.59 e 2.60, Schietroma 2.2, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento De Simone 2.64.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Garagnani 2.50, Frassinetti 2.61, Garagnani 2.51 e 2.52, Frassinetti 2.13, Goisis 2.65, Schietroma 2.5, Frassinetti 2.62, Aprea 2.55, 2.56 e 2.57, Poletti 2.63. Ricordo che l'emendamento Benzoni 2.21 è stato ritirato.
PRESIDENTE. Invito la relatrice per la VII Commissione, Alba Sasso, ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 3.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro per l'emendamento Tocci 3.52, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Le Commissioni esprimono parere favorevole sugli emendamenti De Simone 3.54 e Aprea 3.51.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
Pag. 45
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, con riferimento alle proposte emendative riferite all'articolo 1, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la VII Commissione.
Con riferimento alle proposte emendative relative all'articolo 2, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la XI Commissione, ad eccezione dell'emendamento De Simone 2.64, per il quale il Governo propone la seguente riformulazione: aggiungere, alla lettera c), dopo le parole: «trasferimento d'ufficio», le seguenti: «per incompatibilità ambientale». Il Governo propone, altresì, di espungere della lettera c-bis) la parola «conforme» e di sostituire la parola: «sessanta» con la seguente: «novanta».
Vi è ancora un altro emendamento sul quale il parere del Governo si discosta da quello della relatrice. Si tratta dell'emendamento Frassinetti 2.62. Il Governo formula un invito al ritiro dell'emendamento in questione perché il suo contenuto, così com'è formulato, è già presente nel testo del provvedimento quando si prevede che i dirigenti scolastici devono inviare entro dieci giorni agli uffici del lavoro gli elenchi.
Per quanto riguarda le proposte emendative presentate all'articolo 3, lascio che ad esprimere il parere sia il sottosegretario Modica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario Modica può dunque intervenire per esprimere il parere.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo invita l'onorevole Tocci, presentatore dell'emendamento 3.52, a ritirarlo e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno. Il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento De Simone 3.54, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Aprea 3.51.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, vorrei precisare che sull'emendamento Aprea 3.51 mi sembrava di aver espresso parere contrario, tuttavia mi dicono che invece ho espresso parere favorevole.
PRESIDENTE. Sì, lei ha espresso parere favorevole.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, mi correggo, il parere sull'emendamento Aprea 3.51 è contrario.
PRESIDENTE. Sta bene.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Le Commissioni propongono, inoltre, l'accantonamento dell'emendamento 1.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), come avevamo già chiesto per gli emendamenti De Simone 1.29 e 1.75, in quanto trattasi della stessa materia. Le Commissioni raccomandano, infine, l'approvazione del loro emendamento 1.101.
PRESIDENTE. Mi scusi, l'emendamento 1.200 riguarda il parere della Commissione Bilancio, ed è da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento. Lei può chiedere semmai una riformulazione di tale emendamento.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. No, chiedo un accantonamento.
PRESIDENTE. Deputata Sasso, si tratta di un tipo di emendamento che va comunque posto in votazione. Lei, in questo caso, può chiedere una riformulazione alla Commissione Bilancio per poterlo accantonare.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Va bene, Presidente.Pag. 46
Sull'emendamento 3.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) le Commissioni esprimono parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la VII Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, apprezziamo la presenza del ministro Fioroni, ma sarebbe stato meglio se lo stesso lasciasse stare per un attimo i frenetici lavori per il Partito Democratico (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) e si dedicasse all'attività di Governo, che è frenetica anch'essa.
Signor Ministro, siamo ormai giunti all'atto terzo di una commedia, che ha fatto registrare in questi giorni l'adozione di altre norme che sono state inserite nel cosiddetto Bersani-ter.
Nella primavera scorsa si era svolto un lungo lavoro in Commissione, dove era stato adottato il metodo del dialogo: alcune norme erano state anche condivise dall'opposizione, soprattutto quelle che rispondevano all'emergenza educativa, quindi alle sanzioni disciplinari o ai bilanci delle scuole.
Mi riferisco alla necessità di salvare le scuole da una bancarotta fraudolenta, perché questo stava avvenendo con il pagamento delle supplenze per le maternità. Su tali questioni ci siamo incontrati e avevamo scelto di dialogare. Per la verità il provvedimento era stato, poi, fermato, e aveva avuto un lungo periodo di esame nella V Commissione. Per tale motivo, la VII Commissione si era ritrovata, alla vigilia della pausa estiva, nell'impossibilità di affrontare il lavoro in aula.
Signor Ministro, lei ha deciso di stralciare alcune norme di quel provvedimento e di predisporre un decreto-legge. L'emendamento a mia firma 1.3, soppressivo dell'articolo 1, è basato su due ragioni. La prima ragione consiste nel voler respingere questa volontà autoritaria del Governo di interrompere un dialogo su una legge ordinaria ricorrendo, invece, al decreto-legge, che è sempre un metodo forte. Il Ministro ha giustificato - utilizzando molto, tra l'altro, la comunicazione televisiva, come è a tutti noto - tale decreto-legge per lanciare alcuni messaggi alla scuola, che, tuttavia, non trovano riscontro. Infatti, visto che anche per quanto riguarda il tempo pieno esso non aggiunge né finanziamenti né docenti, non capiamo la necessità e l'urgenza di lasciare in un decreto-legge una norma che modifichi il modulo didattico del tempo pieno. Non si giustifica la necessità e l'urgenza di questa norma, se non si aggiungono né finanziamenti (quindi, se non vi sono risorse aggiuntive) né docenti.
Tale norma, pertanto, non avrebbe dovuto essere inclusa nel decreto-legge in esame e lo stesso vale per molte altre previsioni. Stiamo esaminando, infatti, un decreto-omnibus, composto di tre articoli. Nell'articolo 1 vi sono otto commi riferiti ad otto materie, nell'articolo 2 cinque commi per quattro materie. Inoltre, giustamente, il Ministro Mussi sente parlare di decreti e ha altre necessità e urgenze (queste vere, altrimenti perderemmo finanziamenti, ma avremo modo di spiegare la posizione dell'opposizione). Noi riconosciamo la necessità e l'urgenza del Ministro Mussi e del Ministero dell'università e della ricerca...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VALENTINA APREA. ...ma non accettiamo che il Ministro Fioroni - che immaginiamo sia oggi presente per riprendere il dialogo - decida sempre in modo autoritario (o nella sua stanza o al Consiglio dei Ministri) come far andare avanti la scuola o come cambiarla. Altri erano i metodi seguiti dal Governo Berlusconi, chePag. 47peraltro era stato accusato proprio dall'attuale maggioranza...
PRESIDENTE. Deve concludere.
VALENTINA APREA. ...di voler perseguire metodi non propriamente democratici.
Pertanto, denunciamo questo strappo del Ministro Fioroni, che ha trasformato in un decreto-legge norme che stavamo discutendo in Commissione.
PRESIDENTE. La Presidenza saluta il gruppo Caritas di Valeggio sul Mincio (provincia di Verona), che sta assistendo ai nostri lavori (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi chiedo come mai il signor Ministro Fioroni non interloquisca con quanto stiamo dicendo. È tutto il giorno che discutiamo su questo provvedimento, con notazioni soprattutto negative da parte dell'opposizione, ma anche con qualche notazione positiva.
Ci siamo confrontati con sottosegretari dei quali non conosciamo neppure il cognome perché, con 103 fra ministri, viceministri e sottosegretari, diventa difficile capire chi siano (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Quando vengono in quest'aula, preghiamo loro di presentarsi! Finalmente vediamo arrivare il Ministro Fioroni, il quale sta parlando con una signora che penso sia un sottosegretario...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GABRIELE BOSCETTO. ...e non sta ad ascoltare quanto viene detto in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. La prego, onorevole Boscetto.
GABRIELE BOSCETTO. Vogliamo sentire dal Ministro cosa pensa delle nostre critiche...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
GABRIELE BOSCETTO. ...altrimenti era meglio che se ne stesse a casa e lasciasse lo spazio...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GABRIELE BOSCETTO. ...ai suoi sottosegretari sconosciuti! La prego, signor Ministro, parli!
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, ha terminato il tempo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 248).
Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che i deputati Falomi e Porfidia hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Aprea 1.4, Capitanio Santolini 1.5, Frassinetti 1.8 e Goisis 1.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Passiamo all'esame del comma più «pubblicizzato», ma anche più critico. Ringrazio ancora per la loro presenza il Ministro Fioroni e il Viceministro Bastico perché, in questo caso, la questione è veramente molto seria.
In questi giorni il Governo si è fatto promotore di uno studio presentato a Roma la scorsa settimana, il Quaderno bianco sulla scuola; sono stata invitata e, come tutti i parlamentari della VII Commissione, ho partecipato alla presentazione. Credevo di aver capito alcune cose, in particolare rispetto alle scelte, prossime e future, del Governo (quando parlo di scelte prossime mi riferisco alla prossima legge finanziaria), ma mi sembra di vivere in mondi diversi. Stasera, infatti, in questa sede è iniziata una discussione su un comma, che prevede niente meno che la reintroduzione del tempo pieno con il modello didattico degli anni Settanta!
Signor Presidente, le anticipo che chiederò di intervenire su tutti gli emendamenti che ho presentato (Commenti di deputati del gruppo Alleanza Nazionale). ..dovreste essere contenti voi della Casa delle libertà (Commenti di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Cercherò di dimostrare perché tale previsione non consente di parlare di obiettivo raggiunto, anche quando sarà approvata, per come è scritta, ma soprattutto perché il complesso di leggi che regolano l'intero sistema scolastico italiano non consentirebbe più - e mai più - quel tipo di organizzazione.
Innanzitutto, vorrei utilizzare questo mio primo intervento per precisare che non è in discussione il tempo-scuola degli alunni, ossia la loro frequenza. Le quaranta ore di frequenza degli alunni, su richiesta delle famiglie, sono state portate a regime con la riforma Moratti e sono entrate nel modello ordinamentale nazionale. Non solo: il tempo pieno, inteso come possibilità per le famiglie di scegliere il tempo lungo e per gli studenti di frequentare quaranta ore settimanali, con il Governo Berlusconi è aumentato.
Ho qui con me le tabelle del Ministero della pubblica istruzione: si tratta di soldi che sono stati pagati, di classi che sono state autorizzate, di docenti che hanno lavorato nelle classi che hanno funzionato a quaranta ore! Quando siamo arrivati, nell'anno scolastico 2001-2002, la percentuale di classi a tempo pieno a livello nazionale, anche se concentrata al Nord, era del 21,19 per cento; abbiamo lasciato l'amministrazione nell'anno scolastico 2005-2006 con una percentuale del 23,39 per cento!
A Milano le classi sono diventate del 90 per cento, mediante la riforma Moratti e il decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59.
Pertanto, vi prego, onorevoli colleghi, di soffermarvi su questo aspetto: non stiamo negando né la frequenza agli alunni, né la possibilità di scelta delle quaranta ore alle famiglie; si sta discutendo di moduli didattici. Ministro Fioroni, si vorrebbe modificare, ancora una volta, l'organizzazione didattica dei docenti della scuola elementare, introducendo una rigidità organizzativa superata nei fatti e dalle norme (molte delle quali, tra l'altro, sono state introdotte dal centrosinistra), e, soprattutto, eccessivamente costosa.
Ho ascoltato la sua relazione i suoi intendimenti: deve dirmi se era giusto quello che ha affermato all'ex Acquario romano, in occasione della presentazione del Quaderno bianco sulla scuola, oppure quello che questa sera, pretende di farci credere, esaminando questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale sottolinea l'importanza dell'emendamento in discussione, volto a sopprimere il comma 1 dell'articolo 1. Ne illustrerò brevemente le ragioni.
Già nel corso della discussione sulle linee generali e degli interventi sul complesso degli emendamenti, i miei colleghi hanno ampiamente argomentato la ragione per il quale riteniamo che il tempoPag. 49pieno sia ormai superato. Si è parlato di un ritorno al passato, per le modalità con le quali il tempo pieno viene disciplinato.
Il secondo motivo è che già nella riforma Moratti esisteva il tempo scuola che rispettava l'autonomia scolastica, che, in tal modo, viene violata. Quindi, si tratta di un ulteriore elemento che riporta indietro le lancette dell'orologio della scuola.
Inoltre, si presentano sicuramente problemi di organico, con il doppio organico previsto per norma, senza un aumento complessivo dei posti. La situazione non è certamente positiva, in quanto potrebbe manifestarsi una difficoltà nel mantenere le attuali classi a tempo pieno.
Le argomentazioni esposte sono sufficienti per votare a favore dell'emendamento in discussione. L'eventuale mantenimento del comma 1 costituirà uno dei motivi per i quali Alleanza Nazionale esprimerà voto contrario sul provvedimento in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anche il gruppo dell'UDC voterà a favore dell'emendamento in discussione. La ragione per cui proponiamo la soppressione del comma 1 dell'articolo 1 è già stata sottolineata dalle colleghe che mi hanno preceduto.
Vorrei aggiungere il rammarico dovuto al fatto che, per l'ennesima volta, le questioni relative al comparto della scuola vengono affrontate con estrema leggerezza e fretta. Non ha alcun senso discutere di questioni così importanti - come il tempo pieno e tutti gli altri argomenti previsti in questo decreto-legge - con fretta in quanto, sebbene essa sia giustificata da questioni di urgenza, francamente non vi è stata la possibilità di dibatterne, né nel Paese, né con gli organi di stampa o tra coloro che, comunque, sono portatori di istanze e rappresentano e vivono la scuola.
Dunque, il rammarico è quello di affrontare questi argomenti, ripeto, con estrema faciloneria. Tuttavia, a questo siamo già abituati, perché ricordo che è stata effettuata una controriforma sulla scuola attraverso la legge finanziaria per il 2007, nella quale sono state inserite le norme più diverse. Pertanto, abbiamo dovuto assistere ad uno stravolgimento della scuola, senza che si fosse svolta una discussione approfondita nel Paese e nel Parlamento.
Ciò detto, il problema del tempo pieno non si risolve con una norma come quella proposta, perché effettivamente nella riforma Moratti il tempo pieno era stato introdotto in qualche modo, come tempo prolungato, e dava la possibilità alle famiglie di scegliere quello che ritenevano fosse giusto per i loro figli e, soprattutto, concedeva autonomia alle singole scuole, che potevano decidere cosa attuare, senza che questo comportasse incremento di spesa.
Ci si deve quindi spiegare come si fa a reintrodurre il tempo pieno «anni Settanta» senza alcun incremento di spesa, perché esso è legato ai vincoli del bilancio ed anche ai limiti di spesa e di organico. Delle due l'una: o il provvedimento in esame è così importante da non poter essere condizionato né dagli organici né dalla spesa, e di conseguenza occorre approvarlo perché è giusto per gli alunni, per le famiglie e per il Paese, o è un provvedimento condizionato dagli organici e dalla spesa, e in tal caso non è così importante, e quindi si poteva anche soprassedere.
Chiediamo pertanto la soppressione del comma 1 dell'articolo 1, perché è contraddittorio, non va nella direzione dell'aiuto e del sostegno alle famiglie e non aumenta gli organici, ma lascia praticamente le cose come stanno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, in merito all'emendamento al nostro esame, che trova concorde l'opposizione, va precisato che il comma 1 dell'articolo 1 fa riferimento al tempo pieno e al ripristinoPag. 50dell'orario settimanale di quaranta ore, ma purtroppo manca il riferimento esplicito al doppio organico, ai livelli essenziali delle prestazioni ed alle emergenze sociali ed educative.
Affermiamo ciò in quanto è chiaro che il Governo mette in atto una politica degli organici non calcolata sul rapporto frontale alunni-docenti. Mi chiedo, pertanto, se si voglia realmente attuare il tempo pieno o se si voglia piuttosto gettare del fumo negli occhi dei cittadini e delle famiglie. Ravvisiamo infatti una contraddizione molto forte in questa proposta: reintrodurre il tempo pieno, ma nello stesso tempo ridurre l'organico.
Come è possibile attuare una proposta così contraddittoria? Si prevede infatti l'incremento dello 0,4 per cento del rapporto alunni-classe, il che significa un aumento di unità per classe, ma con una conseguente riduzione dell'organico: verranno, infatti, a mancare 14.179 insegnanti. Come sarà possibile quindi realizzare il tempo pieno? Probabilmente il Governo penserà di accollare agli enti locali - e quindi ai comuni - il peso del personale docente necessario, che voi invece tagliate. È prevista inoltre una riduzione della spesa del 60 per cento, per cui i genitori si troveranno ad operare scelte dolorose: dovranno, ad esempio, scegliere se utilizzare le ore di sostegno rinunciando a quelle di religione, o viceversa.
È chiaro che ravvisiamo un grave pericolo, visto anche quanto riportato dalla stampa: mi riferisco al fatto che un insegnante di Napoli, che si professa ateo, sta distribuendo, in giro per le scuole, un opuscolo intitolato Il perfetto ateo. Mi chiedo quale sia il collegamento: non è che il Governo vuole veramente portare avanti e portare a compimento la distruzione delle nostre radici cristiane? Si tratta di radici che non dobbiamo dimenticare! Si può anche non credere nel cristianesimo, ma le radici cristiane sono le radici della nostra storia, di 2007 anni di storia, cui non vogliamo rinunciare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Ecco perché vediamo nell'articolo al nostro esame qualcosa di fumoso, di pericoloso! Temiamo, anzi siamo quasi convinti, che questa sia la vera intenzione: costringere i nostri genitori a scegliere se rinunciare alle ore di sostegno o a quelle di religione.
Non vogliamo accettare ciò, e chiediamo - pur essendo un po' fuori tema - cosa intenda fare il Governo nei confronti di costoro, di tali sedicenti insegnanti che si permettono di diffondere in giro per le nostre scuole questi opuscoli. Chi ha dato l'autorizzazione? Come si possono inoltrare tali testi nelle nostre scuole? Di cosa si tratta? È un testo a scelta? È diventato un testo adottato?
Questa è una cosa estremamente pericolosa, che voglio stigmatizzare e denunciare. Penso e spero che mi vengano date delle risposte che possano rassicurarci (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, sono consapevole, come credo lo siano tutta l'Assemblea ed il Ministro, che la scuola italiana vive una grande difficoltà e certamente questi continui cambiamenti non giovano al rapporto scuola-famiglia.
Lo voglio sostenere qui, con questo brevissimo intervento, rilevando un'esigenza contemplata all'interno di questo primo comma, alla lettera b) del secondo capoverso, in cui si parla di un piano volto a «sostenere la qualità del modello del tempo pieno, anche in relazione alle esigenze di sostegno ai disabili».
Mi rivolgo al signor Ministro, che è un po' disattento, ma che è presente in aula: non sarebbe forse opportuno, signor Ministro, che garantissimo ai disabili un vero rapporto...
PRESIDENTE. Onorevole Delfino, deve concludere.
TERESIO DELFINO. ...un adeguato rapporto tra insegnante di sostegno e disabile, anziché promettere, con norme che poi diventano...
Pag. 51PRESIDENTE. La prego di concludere.
TERESIO DELFINO. ...programmatorie o meramente declamatorie altre opportunità?
Concludo, signor Presidente, ricordando che questo è il tema: non prendiamo in giro i disabili, i nostri ragazzi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei far rilevare che il signor Ministro Fioroni, il quale non ci degna di attenzione e sta parlando con la signora che è al suo fianco...
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, non è una signora, ma il Viceministro Bastico, e lei lo sa.
GABRIELE BOSCETTO. ...sta masticando da mezz'ora un chewing-gum, una gomma! Questo è il rispetto per il Parlamento? Se uno studente masticasse una gomma davanti a un professore o un professore masticasse una gomma davanti ad uno studente, in che scuola saremmo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)? Quali sarebbero le doverose sanzioni?
Il Ministro viene qua e fa quello che vuole, senza rivolgere attenzione all'Assemblea e alle ragionate argomentazioni dei deputati che hanno parlato!
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, deve concludere.
GABRIELE BOSCETTO. Egli è il sostenitore di una scuola all'antica, ma in una scuola all'antica un comportamento così maleducato non potrebbe sussistere...
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, ha concluso il suo tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, bene ha fatto il collega Boscetto.
Vorrei evidenziare - e faccio ovviamente riferimento all'emendamento che ho sottoscritto insieme alla collega Aprea, condividendo anche altri emendamenti - la singolare contraddizione che caratterizza in genere questo decreto-legge, iniziando dall'articolo 1, che cerca di conciliare provvedimenti volti al recupero di una serietà degli studi, con altri che cercano di recuperare una dimensione del tempo pieno che non trova riscontro nella scuola, ai vari livelli periferici, sul piano di una sua possibile realizzazione.
Per quanto riguarda la mia regione, vi è un numero di alunni superiore alle reali necessità e alle disponibilità. Vi è un numero di classi - venticinque nella provincia di Bologna - che non possono quest'anno realizzare il tempo pieno e vi sono classi sovradimensionate rispetto alle possibilità, per una popolazione scolastica di gran lunga inferiore alla reale disponibilità, con problemi evidenti in caso di incendi o di eventi di altro tipo. Dico tutto questo, per dimostrare...
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, deve concludere.
FABIO GARAGNANI. ...l'incongruenza di un provvedimento evidentemente volto ad una fascia dell'elettorato...
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, ha ampiamente concluso il suo tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza: perché non approvare l'emendamento in esame? Mi riferisco alla parte che riguarda l'incentivazione di misure nei confronti delle scuole caratterizzate da particolari necessità di sostegno ai disabili.
Per cinque anni avete accusato il Governo Berlusconi di aver tolto gli insegnanti di sostegno: oggi operate tagli di gran lunga superiori! La sinistra nonPag. 52parla più, i sindacati non protestano, però i disabili rimangono senza insegnanti di sostegno. Questo è lo scandalo di questa sinistra italiana, signor Presidente: belle parole e poi si «frega» la gente, si «fregano» i disabili che oggi sono senza insegnanti di sostegno! Fioroni, per cortesia, mantenga lo stesso impegno che aveva quando era all'opposizione nel richiamare il Governo Berlusconi rispetto agli insegnati di sostegno!
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CESARE CAMPA. Concludo, signor Presidente. Spero che questa volta la maggioranza sia coerente con quanto ha sempre detto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, vorrei ricollegarmi all'intervento del collega, per dire che, solo nella mia provincia, ben 352 cattedre - cioè persone, precari, assistenti di sostegno - perderanno il posto. È così che la sinistra vuole stabilizzare i precari, ossia licenziandoli? Pensiamo alle famiglie dei ragazzi diversamente abili, che perderanno un valido sostegno. Credo che questo Governo, che ha condotto una campagna elettorale promettendo assistenza sociale e fine del precariato, debba vergognarsi di simili provvedimenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Aprea 1.4, Capitanio Santolini 1.5, Frassinetti 1.8 e Goisis 1.70, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 464
Astenuti 5
Maggioranza 233
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 253).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.81.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con l'emendamento in esame chiediamo di sostituire il comma 1 con il testo che proponiamo, perchè crediamo nella necessità di potenziare e valorizzare le attività formative nell'ambito della scuola primaria.
Chiediamo, però, che non sia un decreto-legge a decidere ciò, bensì che venga riconosciuto il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche, dando piena attuazione all'articolo 117 della Costituzione.
In modo particolare, chiediamo che venga disciplinato il tempo pieno nella scuola primaria, tenuto conto, come si dice anche nel vostro testo, delle realtà e delle emergenze educative e sociali, legate anche alla questione degli extracomunitari e, in modo particolare, dei bambini che incontrano difficoltà perché non conoscono la lingua italiana.
A questo proposito, con l'emendamento in esame proponiamo di istituire delle classi temporanee, finalizzate alla realizzazione e personalizzazione di piani di studio, anche individualizzati, che siano preparatori e propedeutici all'ingresso nelle classi permanenti.
Mettere insieme bambini che non conoscono assolutamente l'italiano con i nostri bambini, che invece conoscono la lingua perché la parlano, perché l'hanno imparata dalla madre in casa, dai parenti, dagli amici, dai fratelli, chiaramente è un'assurdità; è veramente una cosa illogica!
Nessuno si permetta, sulla base delle mie parole, di accusarmi di razzismo. Semmai, se non verrà approvato l'emendamento che proponiamo, razzisti potrebberoPag. 53definirsi coloro che non lo avranno votato, perché manterranno i nostri bambini, i bambini italiani che già conoscono la lingua, in una situazione di inferiorità e di debolezza; li faranno marciare al rallentatore, per permettere agli altri bambini di imparare i rudimenti della lingua italiana.
Suggeriamo a tutta l'Assemblea di votare a favore di questa proposta emendativa e di farla propria, perché crediamo nel bene dei nostri bambini, nel bene dei nostri giovani e nel futuro della nostra società.
Non vogliamo che i nostri bambini, quando andranno alle superiori e poi all'università, si trovino in situazioni di estrema difficoltà, poiché saranno costretti a sostenere un esame di italiano prima di accedere ad una facoltà magari di architettura o di medicina. Invece, per questi motivi, poiché voi non avete accettato il nostro emendamento, si troveranno in condizioni davvero di difficoltà per quanto riguarda la lingua italiana e la cultura in genere. Infatti, con questo decreto-legge, volete tenere i nostri bambini e i nostri giovani in una situazione di assenza di cultura e di istruzione, per un falso buonismo e per una falsa solidarietà: la falsa solidarietà con cui volete penalizzare i nostri figli! Noi non accettiamo questa vostra posizione e combattiamo in questo senso chiedendo a tutti di votare a favore dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi sento di condividere l'emendamento proposto dalla collega Goisis e dal gruppo della Lega, poiché esso risponde a finalità che trovano un riscontro preciso nella scuola italiana. Assai spesso molti alunni extracomunitari difettano di una elementare conoscenza della nostra lingua e - aggiungo, ma è stato detto prima - della nostra storia, identità e tradizione, peraltro in presenza di un corpo docente che si è spesso divertito a delegittimare la nostra storia nazionale, la nostra lingua e la nostra identità.
Credo, pertanto, che l'emendamento al nostro esame sia rivolto a recuperare non solo la conoscenza della lingua, ma anche il senso della cultura del popolo italiano. In questi giorni, peraltro, in Francia il Presidente Sarkozy - che va di moda in tutto il mondo - ha definito una serie di priorità per i cittadini extracomunitari che desiderino acquisire la cittadinanza francese, stabilendo l'obbligatorietà della conoscenza non solo della lingua, ma anche della storia, dei costumi e delle tradizioni giuridiche, spirituali e culturali di quel Paese.
Ebbene, credo che questo emendamento vada proprio nel senso di recuperare - in un'ottica di piena integrazione - quegli alunni, quei giovani e quei bambini che molto spesso difettano delle norme elementari tali da consentir loro di integrarsi nel tessuto connettivo del nostro Paese. Esso mi sembra, pertanto, meritare un approfondimento ed un voto favorevole; peraltro, è questo il senso anche dell'emendamento successivo, sul quale credo interverrà la collega Aprea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, sono rimasto molto deluso - poco fa - per il voto contrario espresso dall'Assemblea sull'emendamento precedente: ciò significa infatti che si parla bene ma «si razzola» male. Ho sempre sentito dire da parte vostra, in tutte le sedute, che - attraverso un'importante attività formativa - bisogna garantire il successo scolastico e prevenire l'insuccesso scolastico, poiché la parte più debole della nostra società deve essere aiutata.
Ebbene, in questo caso stiamo discutendo di minori immigrati che, attraverso percorsi propedeutici e preparatori realizzati in classi temporanee, devono essere messi nella condizione di un inserimento il più rapido possibile all'interno del percorsoPag. 54ordinario italiano. Perché non farlo? Se non lo facciamo, non diamo una possibilità di successo scolastico a queste persone e ci poniamo dunque contro questi immigrati: in altri termini, come dicevo, parliamo bene e razzoliamo male. Mi auguro che il voto favorevole su questo emendamento corregga l'impostazione sbagliata di poco fa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per aver smesso di masticare il chewing-gum. Ciò vuol dire che ha compreso quanto disdicevole fosse il suo comportamento. Forse, questo eviterà che tutti gli alunni d'Italia domani mastichino il chewing-gum Fioroni (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Tuttavia, l'appunto principale che le ho rivolto era relativo al suo silenzio (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). La «Montagna» dovrebbe lasciarmi parlare! Lei non può venire in aula e non rispondere alle argomentazioni dei deputati. Per citare Giovanni Pascoli: «Nella Torre il silenzio era già alto. Sussurravano i pioppi del Rio Salto».
Sussurri anche lei, ci dica qualcosa: questa riforma attraverso decreto-legge l'ha fatta lei o è stata scritta dai suoi consiglieri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)?
Parli, ci dica cosa pensa, non venga in aula dopo ore a serbare il suo silenzio o le sue confidenze alla signora con il capo biondo che è alla sua sinistra...
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, deve concludere!
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, non mi interrompa finché non ho finito il mio...
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, io non la interrompo, ma le tolgo la parola perché lei sta parlando da più di trenta secondi oltre il tempo che le è assegnato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sull'emendamento Goisis 1.81, con delle precisazioni che derivano anche da un dibattito, che si è svolto in quest'aula su mozioni aventi ad oggetto l'integrazione degli studenti extracomunitari.
Credo che la previsione delle classi differenziate non debba essere il fine, ma l'eccezionalità, perché l'integrazione avviene attraverso la lingua e dobbiamo farci carico di fare in modo che, al più presto possibile, i ragazzi possano ritrovarsi nelle loro classi tutti insieme.
Quindi, nessuna demagogia e nessuna scusante nell'approvazione dell'emendamento al nostro esame per poter alzare barricate, ma invito il Governo a disporre maggiori risorse, perché senza di esse non vi potranno essere le strutture necessarie affinché l'integrazione scolastica possa avvenire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, desidero rimarcare una questione di carattere finanziario: l'approvazione dell'emendamento Goisis 1.81 farebbe, oltretutto, risparmiare una montagna di soldi, perché attualmente l'insegnante di sostegno per la lingua viene fatto pagare surrettiziamente ai comuni, determinando un costo davvero notevole. A voler operare una stima (sulla base, ad esempio, di quanto accade in provincia di Milano), siamo nell'ordine di una spesa di 800 milioni, un miliardo di euro, che, per una integrazione sia pure giustissima per l'insegnamento della lingua, viene scaricata sui comuni. Invece, l'approvazione - come richiederebbe il puro buon senso - delle classi di inserimento darebbe la possibilità di ottenere un servizio di qualità migliore e di risparmiare anche una grande quantità di quattrini.
Pag. 55PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo per fare una sottolineatura a sostegno dell'emendamento Goisis 1.81: non si può rinunciare alla cultura di riferimento del nostro territorio, solo perché qualcuno ha deciso che bisogna per forza puntare all'integrazione. Crediamo che a casa nostra vi siano una lingua di riferimento, delle tradizioni, una religione ed una storia e non si possono quindi trovare mediazioni e compromessi all'interno delle nostre scuole solo perché vogliamo sbandierare un'integrazione cara ad una parte politica, anche se evidentemente si tratta di un'integrazione che sempre più si dimostra poco promettente e poco facilmente realizzabile.
Inoltre, il provvedimento al nostro esame finirebbe per obbligare sostanzialmente, i nostri studenti a non poter studiare e imparare, con il risultato di una scuola scadente solo perché si vuole, come al solito, puntare a qualcosa che la sinistra ha nel proprio DNA, ossia una integrazione non praticabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anche il gruppo dell'UDC esprimerà un voto favorevole sull'emendamento Goisis 1.81. Tuttavia, sento il dovere e l'onestà intellettuale di dire che siamo d'accordo sulla formulazione di questo emendamento, salvo la costituzione di classi temporanee - ed anche di questo abbiamo a lungo parlato - perché riteniamo sia più corretto realizzare corsi di alfabetizzazione, piuttosto che classi che poi iniziano e non si sa quando ed in che modo finiscono.
Fatta questa precisazione, mi piacerebbe anche - ed approfitto dell'occasione - ribadire quanto abbiamo affermato in precedenza - mi rivolgo al Ministro, ma anche al sottosegretario Bastico - cioè che sarebbe il caso di pensare anche alle famiglie degli immigrati; altrimenti, i bambini imparano la lingua mentre le mamme che stanno a casa e i papà non hanno nessuna possibilità o modo di integrarsi a loro volta (e la scuola si potrebbe far carico di tale questione).
Invece di istituire le classi primavera di cui parleremo dopo, le risorse potrebbero essere allora «girate» per realizzare un'integrazione vera degli immigrati, soprattutto con corsi di alfabetizzazione anche per le famiglie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.81, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 252).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Aprea 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, non vedo più il Ministro Fioroni.
PRESIDENTE. Può proseguire, onorevole Aprea. Sono presenti il sottosegretario e il Viceministro.
VALENTINA APREA. No, veramente il Viceministro...
PRESIDENTE. Ci sono il Viceministro e il sottosegretario.
Pag. 56VALENTINA APREA. Ministro Fioroni!
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la prego ... Consuma del suo tempo prezioso.
VALENTINA APREA. No, Signor Presidente, il tempo a mia disposizione parte da questo momento. Voglio ricordare al Ministro Fioroni, che ha una lunga storia democristiana, e adesso sarà anche...Signor Presidente, parlare così...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, lei deve rivolgersi alla Presidenza.
VALENTINA APREA. Ministro Fioroni, può riprendere il suo posto?
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, deve rivolgersi alla Presidenza.
VALENTINA APREA. Va bene, signor Presidente. Volevo ricordare al Ministro Fioroni che con il parere favorevole espresso al primo comma sta facendo compiere un salto indietro, noi diciamo nel buio, all'Assemblea perché la nostra discussione di fatto è datata e sta riproducendo una discussione di ben diciassette anni fa. A tal proposito, chiamo in causa due autorevoli protagonisti di quegli anni. Era in carica il sesto Governo Andreotti e Ministro della pubblica istruzione era, in un primo momento, l'onorevole Mattarella, dal 22 luglio 1989 al 27 luglio 1990, poi, dal 27 luglio 1990 al 12 aprile 1991, l'onorevole Gerardo Bianco. Quest'ultimo subentrò quando la legge n. 148 del 1990 di riforma della scuola elementare era stata appena approvata e l'allora Ministro Gerardo Bianco cominciò il suo nuovo incarico in una situazione oggettivamente difficile, in quanto nel voto in aula si era astenuto su quella legge. Pertanto, egli nutriva alcune perplessità in merito. Però, con la sua onestà intellettuale, come si legge nelle riviste specialistiche dell'epoca, sentì il bisogno e la necessità di chiarire che, pur essendosi astenuto nella votazione finale sulla legge di riforma, «adesso, con la responsabilità di Governo si sarebbe correttamente adoperato per la rigorosa applicazione della legge di riforma». Era il 1o ottobre 1990, diciassette anni fa: nel frattempo cosa era successo? Il tempo pieno sperimentale era continuato dal 1971, sino al 1977 con le classi aperte e negli anni scolastici 1987-1988, 1988-1989 e 1989-1990 era stata applicata la sperimentazione dei moduli. Nel 1990 la Democrazia Cristiana fece approvare la legge n. 148, ma solo il modulo e lasciò come forma sperimentale il tempo pieno. Tale eredità passò nelle mani dell'allora Ministro della pubblica istruzione, Gerardo Bianco, e i giornali e le riviste specialistiche dell'epoca cercarono di capire ciò che il Ministro avrebbe attuato, considerato che non aveva sostenuto nemmeno il modulo.
Pertanto, come leggo da una rivista dell'epoca: «Vi è molta confusione nelle scuole. Il non applicare le leggi sembra ormai diventato sport nazionale. A Milano, tanto per fare un cenno, si chiede a furor di popolo di assegnare al tempo pieno più posti di quanti la legge ne consenta. La giustificazione, che trova eco anche su importanti fogli nazionali, è che a Milano è necessaria una deroga alla legge. Si può essere d'accordo che per Milano sia necessaria una legge diversa, ma non che la legge debba essere disattesa. La legge, che è applicata a Milano per negare un centinaio di classi a tempo pieno, non è applicata altrove quando non vengono realizzati nuovi moduli organizzativi».
Tornando all'allora Ministro Gerardo Bianco, egli affermò: io ho origini contadine e prima di abbandonare la strada vecchia per la nuova bisogna esplorare. Tuttavia, l'allora Ministro Gerardo Bianco, pur avendo tutte queste perplessità si rese conto che, ormai, troppa acqua era passata anche sotto i ponti del tempo pieno e del maestro unico e poiché vi erano state molte sperimentazioni senza indugi partì con il modulo organizzativo.
Allora, il Ministro Gerardo Bianco, il Ministro Mattarella...
PRESIDENTE. Deve concludere.
VALENTINA APREA. ... che oggi sono ancora in quest'aula, ricorderanno cosa fuPag. 57quello strappo, per la scuola elementare. Oggi, dopo vent'anni e dopo avere approvato, e concludo,...
PRESIDENTE. Deve concludere, assolutamente.
VALENTINA APREA. ... l'autonomia delle scuole, con la legge n. 59 del 1997, il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 ...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole, la prego o sarò costretto a toglierle la parola.
VALENTINA APREA. ... ed altre leggi di cui parlerò, si vorrebbe riportare la scuola ad una rigidità organizzativa.
PRESIDENTE. Ricordo che alle 19 sospenderemo l'esame di questo provvedimento dopo la votazione dell'emendamento Aprea 1.9 per passare all'esame delle questioni pregiudiziali presentate sul provvedimento successivo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottoscrivere l'emendamento Aprea 1.9. Aggiungo la mia firma a tale emendamento perché mi sembra importante che, in questa sede, vengano richiamati il piano dell'offerta formativa (di cui non si parla mai) e le prevalenti richieste delle famiglie e, quindi, si parli di «profili educativi», parole che sembrano bandite dalla scuola ed in questa sede è bene richiamare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Onorevole Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e porre l'attenzione su come la riforma Moratti aveva adeguato il tempo scuola alla flessibilità e, conseguentemente, dato l'opportunità alle famiglie di avere un ruolo prioritario nell'educazione dei figli, contemperato con il tempo che i ragazzi trascorrevano a scuola. Questo penso sia il cuore del primo comma e, conseguentemente, la sottoscrizione dell'emendamento Aprea 1.9. va proprio nel segno di sottolineare, ancora una volta, come il tempo pieno, così come la maggioranza vuole istituirlo nell'articolo in esame, vada contro le più elementari norme di convivenza nel mondo della scuola.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aprea 1.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 452
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 246).
Poiché l'ordine del giorno prevede per le ore 19 l'esame delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge di conversione del decreto-legge recante modifiche al codice della strada e, successivamente, l'assegnazione di una proposta di legge in sede legislativa, il seguito dell'esame di questo provvedimento è rinviato alla seduta di domani.
Discussione del disegno di legge: S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (A.C. 3044) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 19).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, giàPag. 58approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione.
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 3044)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali Leone ed altri n. 1 e Moffa ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3044 sezione 1).
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il provvedimento nei confronti del quale abbiamo presentato la questione pregiudiziale è relativo alle modifiche del codice della strada per l'incremento dei livelli di sicurezza della circolazione.
La questione da noi posta, e sottoposta all'attenzione dell'Assemblea, mette in rilievo una anomalia kafkiana nel modo di legiferare da parte del Governo in carica e dell'attuale maggioranza. I requisiti di necessità ed urgenza, previsti tassativamente dall'articolo 77 della Costituzione, sembrano essere messi sotto i piedi - dico sembrano perché voglio lasciare la valutazione ai colleghi - dal fatto che tutto ciò che è nel decreto-legge al nostro esame è stato recepito in un disegno di legge sottoposto all'attenzione prima della Camera e poi del Senato.
Il Senato ne ha concluso l'iter e, addirittura, è tornato al nostro esame per le modifiche apportate presso l'altro ramo del Parlamento. Tutto ciò mette in luce come, in effetti, la necessità ed urgenza non ci siano, perché altrimenti quale ragion d'essere avrebbe un disegno di legge che prevede le stesse norme previste all'interno del decreto-legge di cui ci stiamo occupando e ci occuperemo nei prossimi giorni, dopo l'eventuale diniego da parte dell'Assemblea della questione pregiudiziale?
La verità è che ci troviamo innanzi ad un modo di legiferare che lascia perplessi. Infatti, come si può pensare di portare all'attenzione del Parlamento italiano problemi di natura urgente legati alla sicurezza sulla strada solo sulla scorta dell'emozione e dell'emotività, a seconda di quanti incidenti stradali vi sono sulle nostre strade? È un modo di legiferare sottoposto ad un'emotività che non ha mai portato buoni frutti in materia di legislazione, tanto è vero che tale comparto necessiterebbe di una sorta di testo unico. Tuttavia, a causa dell'attenzione del Governo, la relativa normativa viene approvata a sprazzi, a seconda di quanto si richiede da parte dell'opinione pubblica, che pure è necessario tenere in debita considerazione, ma che, con la fretta, non ha mai dato buoni frutti. Infatti, nel decreto-legge in esame c'è una norma molto strana che rinvia ad un decreto interministeriale la definizione di alcune caratteristiche dei cartelli e dei dispositivi di segnalazione luminosa che debbono indicare le postazioni del rilevamento della velocità. Ove mai fosse approvata tale norma, nel momento in cui c'è una sorta di delega che non verrebbe recepita con il provvedimento in esame, si rischierebbe che tutte le multe comminate per eccesso di velocità prima della pubblicazione del suddetto decreto interministeriale siano considerate nulle. Quindi, il Governo, prima di produrre norme che possono essere poste nel ridicolo, deve pensare a ciò che fa e cercare di rimandare nell'alveo naturale del Parlamento la predisposizione o l'approvazione di un disegno di legge organico, senza portare alla nostra attenzione una serie di provvedimentiPag. 59che, a seconda del momento, possono o no trovare accoglimento o discussione in questo frangente.
Voglio ricordare che il decreto-legge al nostro esame, che scade la prossima settimana, potrebbe essere tranquillamente ritirato dal Governo, in quanto le relative norme - lo ripeto - sono state già recepite all'interno del disegno di legge approvato dal Senato e che è stato già trasmesso a questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Insomma, signor Presidente, ci troviamo dinanzi alla seguente anomalia: vi sono un decreto-legge di cui si chiede la conversione e un disegno di legge già tornato in questa Camera dopo due esami (uno di questo ramo del Parlamento e l'altro del Senato) e stiamo discutendo sull'urgenza e la necessità del presente provvedimento, quando è all'esame delle nostre Commissioni competenti, lo ripeto, il disegno di legge contenente tutto ciò che oggi ci si chiede di approvare.
Mi sembra che non sia un modo corretto di legiferare, o quanto meno che sia schizofrenico.
La nostra questione pregiudiziale è supportata da tali motivazioni, ma anche da altre ragioni legate ad una serie di squilibri che vengono posti in essere a proposito del tasso alcolemico; basti pensare, infatti, che chi supera il tasso alcolemico di 1,5 grammi per litro può addirittura tramutare la sanzione, sia quella dell'arresto sia quella pecuniaria, in una sorta di volontariato, con lo svolgimento per sei mesi di un'attività sociale in un centro traumatologico. Ciò, invece, non può avvenire tout court per chi, purtroppo, è legato ai tassi bassi - come voi stessi li avete già previsti - e non può beneficiare di tale conversione.
Torno a ripetere: ritengo che vi siano una serie di follie legislative che non possiamo recepire, per cui chiediamo che la Camera deliberi di non passare all'esame del decreto-legge in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Moffa ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, colleghi, con riferimento al problema che veniva evidenziato poco fa anche dal collega Leone, ritengo che non si tratti soltanto di schizofrenia legislativa; ciò che è stato appena denunciato risponde al vero, e attraverso la nostra questione pregiudiziale lo portiamo anche all'attenzione del Parlamento.
È vero, cioè, che ci siamo trovati incredibilmente di fronte a un doppio binario; a una Camera che nel mese di luglio ha svolto un dibattito molto approfondito sul tema della sicurezza stradale, anche rispetto alle sollecitazioni derivanti dalla concomitanza con la giornata mondiale dedicata alla sicurezza. In quell'occasione anche da parte dell'opposizione vi è stato un atteggiamento molto collaborativo, proprio perché ci rendevamo conto della necessità obiettiva di affrontare il tema in una prospettiva molto più ampia, che non fosse soltanto quella meramente sanzionatrice, ma che affrontasse il tema della sicurezza nella sua globalità.
Contemporaneamente, vi è stata l'iniziativa ascrivibile al Ministero dell'interno che ha proposto un decreto-legge, con le caratteristiche dell'urgenza e della necessità proprie di tale atto normativo, il quale ha ripreso alcune norme inasprendo il livello sanzionatorio.
Sostanzialmente oggi ci troviamo in una sorta di impasse per cui vi è un decreto-legge che deve essere convertito entro il 3 ottobre e vi è un disegno di legge, che torna alla Camera in quanto modificato dal Senato, che è stato iscritto all'ordine del giorno della giornata di oggi. Ci troviamo davvero di fronte ad un'assoluta confusione da parte del Governo e della maggioranza.
Nella nostra questione pregiudiziale abbiamo voluto porre in evidenza un argomento che tornerà fortemente in rilievo, nonostante la conversione in legge del provvedimento, che riguarda la sostanziale discrasia temporale tra il decreto-legge chePag. 60è stato varato ed è entrato in vigore (ossia il 3 e il 4 agosto) e il decreto ministeriale, attuativo del decreto-legge stesso, che è stato emanato giorni dopo (il 23 di agosto). Tra l'altro, non si tratta di un decreto ministeriale che possiamo definire di poco conto, perché è un provvedimento al quale è attribuito un particolare valore.
In quel decreto, infatti, dovevano essere fissati - come effettivamente dopo è stato fatto, a distanza di ventitré giorni - alcuni interventi strutturali per rendere operativo il provvedimento. Dovevano essere previste, infatti, le postazioni di controllo per il rilevamento della velocità con segnali stradali di indicazione temporanei o permanenti, realizzati con un pannello rettangolare di dimensioni e colore di fondo propri del tipo di strada sul quale saranno installati. Sul pannello, inoltre, deve essere riportata l'iscrizione «controllo elettronico della velocità», ovvero «rilevamento elettronico della velocità», eventualmente integrata con il simbolo o la denominazione dell'organo di polizia stradale che attua il controllo; inoltre, dovevano essere previsti segnali stradali luminosi a messaggio variabile, quelli già installati sulla rete stradale, ovvero quelli di successiva installazione che hanno un'architettura che consente di riportare sugli stessi le medesime iscrizioni di cui sopra, con dispositivi di segnalazione installati su veicoli in dotazione agli organi di polizia. Il decreto prevede, inoltre, che i segnali stradali e i dispositivi di segnalazione luminosi siano installati con adeguato anticipo rispetto al luogo in cui viene effettuato il rilevamento della velocità. Inoltre, dovevano essere previsti altri aspetti che riguardano anche la conformazione architettonica del segnale e lo stesso colore distintivo per quanto riguarda, soprattutto, i tratti autostradali e extraurbani.
Tutto ciò è avvenuto in costanza di un'assenza di un quadro dispositivo, il che ha comportato un problema di non facile soluzione, in quanto nel frattempo ci domandiamo che fine faranno le oltre ottantamila contravvenzioni effettuate nel periodo che intercorre tra il 3 e il 23 di agosto. Si tratta, infatti, di contravvenzioni che hanno aperto un grande contenzioso, rispetto al quale non si è in condizione di affermare che le stesse possono avere il crisma della legittimità. Ci troviamo di fronte, infatti, ad una situazione davvero anomala, che non viene sanata neanche dalla conversione in legge di questo decreto-legge. Ecco perché, nel corso del dibattito in Senato, tra l'altro da parte della stessa relatrice di maggioranza, la senatrice Donati, è stato affermato che l'accordo prevedeva un decreto-legge a scadenza, ovvero un decreto-legge che dovesse in qualche modo venir meno per far posto ad un disegno di legge.
La verità, dunque, è un'altra, ovvero che si è voluto ricorrere, durante il periodo di agosto - quando c'erano il grande dibattito sulla sicurezza, i morti in aumento e, soprattutto, un'emotività nel corpo sociale del Paese - ad uno spot propagandistico, adottando un decreto-legge che mortifica anche la capacità del Parlamento di pensare in modo più «arioso» - e riterrei anche più efficace - rispetto al problema della sicurezza stradale.
Per tali motivi, proponiamo la questione pregiudiziale che, di fatto, consentirebbe di tornare ad un iter corretto, obbligando il Parlamento ad accelerare i suoi tempi per concludere un disegno di legge che, questa volta, possa affrontare globalmente e in maniera concreta il tema della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, utilizzerò i minuti a disposizione per replicare alle richieste pregiudiziali che provengono dall'opposizione, affermando che esprimiamo voto contrario sulle questioni pregiudiziali in esame, muovendo da una necessità di urgenza - che è facile ricordare rileggendo la cronaca degli ultimi mesi - relativa ai provvedimenti in esame.
Ricordo che la Camera ha approvato il 27 giugno scorso il disegno di legge recante le disposizioni in materia di circolazione ePag. 61sicurezza stradale, trasmettendolo successivamente al Senato, il quale non ha potuto completare l'esame prima dell'inizio della pausa estiva dei lavori. Questo è il primo dato di fatto che i colleghi non hanno ricordato.
Conseguentemente - e direi anche responsabilmente - il Governo, il 3 agosto, ha ritenuto sussistenti le ragioni di necessità ed urgenza per l'emanazione di un decreto-legge, proprio al fine di consentire l'immediata entrata in vigore delle disposizioni recate dal predetto provvedimento, che si ritenevano - dalla maggioranza, ma non solo, - idonee a fronteggiare la questione degli incidenti stradali, proprio anche in considerazione - come da voi stessi citato - del periodo estivo e dell'agosto che stavano arrivando, in considerazione, evidentemente, dell'aumento del traffico previsto per quel periodo.
Il disegno di legge di conversione del decreto-legge, quindi, è stato presentato al Senato, che lo ha approvato senza modifiche. Sussistevano, pertanto, tutti i requisiti di necessità e di urgenza per i quali il Governo si è mosso, in una situazione nella quale l'altro ramo del Parlamento, il Senato, non aveva potuto approvare il disegno di legge a causa della pausa estiva. Tuttavia, gli innumerevoli problemi che dovevano essere risolti e la questione complessiva dell'incidentalità stradale rimanevano nella loro drammaticità, aumentata nel periodo estivo. Il Governo, perciò, ha promosso la conversione in legge del decreto-legge, che in questo momento stiamo esaminando.
Signor Presidente, il collega Moffa ha operato un riferimento alla discrasia temporale tra l'entrata in vigore del decreto di attuazione e l'entrata in vigore del decreto-legge in esame. Domando (e questa è la ragione della nostra opinione contraria sulla questione pregiudiziale presentata): porre una questione pregiudiziale e non convertire in legge il decreto-legge in esame sanerebbe il contenzioso di cui lei ha parlato e le multe comminate in quell'arco di tempo? Niente affatto! Nessun avvocato potrebbe affermare che questa sua soluzione risolverebbe il problema del contenzioso: intanto - e innanzitutto - vogliamo convertire in legge il decreto-legge al nostro esame. Avremo poi tempo (come è noto e come sapete voi che appartenete alla medesima Commissione), nel corso dell'esame del disegno di legge, di approfondire molte questioni poste e di migliorarle. Intanto, per i motivi che ho esposto, consideriamo prive di validità le questioni pregiudiziali presentate ed annunciamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, utilizzo pochi minuti per ricordare a me stesso e a tutti noi la reale portata del provvedimento che ci accingiamo ad esaminare.
Ho una cartella in cui sono riportate le cronache, a partire da giugno, di decine di morti violente e terribili, lutti familiari e sociali indescrivibili, consumatisi nella nostra civile nazione in pochi mesi. Non si tratta di argomentare e cavillare sulle questioni di necessità e di urgenza: si tratta, piuttosto, di interrogarsi seriamente sul perché si verifichino situazioni così incresciose e drammatiche e su quali possano essere le risposte.
Bene ha fatto il Governo a porre la questione di urgenza e necessità e a ricorrere alla decretazione, per dare un segnale in un momento difficile. Male ha fatto, a mio avviso, chi ha presentato le questioni pregiudiziali, perché, ancora una volta, ha dimostrato la pochezza dell'argomentazione politica, per nascondersi dietro a una volontà di «contestazioncina», di «polemicuccia», non tenendo conto, invece, del fatto che ragioniamo di morti, lutti, famiglie e persone dalla vita distrutta, parzialmente o anche definitivamente.
Metterò a disposizione di tutti un campionario: per la verità, penso che non ci sia molto da interrogarsi. È il momento di fornire una risposta: non mi pare opportuno cavillare in termini di legittimità e diPag. 62merito del provvedimento. Certo, la tecnica normativa, che ci costringerà a considerare il decreto-legge come ad un «provvedimento ponte» (nel quale confluiranno le nuove osservazioni, in corso di esame, sul disegno di legge in esame alla Camera), prevede modalità di normazione un po' singolari, causate dalla situazione difficile, dall'urgenza e dalla pausa estiva.
Tuttavia, credo sia veramente poco nobile questionare sotto i profili della legittimità e del merito, tenuto conto che alla base di questo provvedimento vi è un sangue innocente, che chiede una risposta. Non si tratta di ricorrere alla retorica, ma semplicemente di dare una risposta più compiuta, più definitiva e più matura. Faccio appello alle coscienze, ricordando a tutti noi che, laddove questo decreto-legge non fosse convertito, tornerebbe in vigore un codice della strada più blando. Le emergenze sociali della scorsa estate ed anche di questi giorni non ci consentono più di far ricorso a un codice così blando.
A chi parla sempre di distinzione tra prevenzione e repressione, dico che qui siamo oltre, cioè non si tratta né di prevenzione né di repressione, ma semplicemente di porre finalmente la giusta attenzione a un bene della vita che viene messo in discussione per motivi veramente futili.
Infine, preannunzio per le motivazioni già illustrate il voto contrario sulle pregiudiziali. Mi auguro che tutti possiamo fare un esame di coscienza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, intervenendo in ordine oltre alla prima questione pregiudiziale, sollevata dall'onorevole Leone, riteniamo che nessuno dei profili sollevati possa trovare accoglimento da parte della Camera. Con riguardo alla ritenuta assenza dei requisiti di necessità e urgenza del provvedimento in esame, ritengo sia sufficiente, come è stato già affermato da altri colleghi, rammentare che esso è stato emanato a seguito di incidenti stradali particolarmente gravi che si erano verificati nel periodo precedente alla sua adozione, tali da suscitare un particolare allarme sociale e una giustificata preoccupazione da parte del Governo.
Né va dimenticato che il decreto-legge è stato approvato nell'imminenza dell'esodo di agosto, in cui tradizionalmente si spostano milioni di italiani sulle strade. Era perciò necessario affrontare con urgenza e rigore la materia della sicurezza sulle strade, attraverso l'introduzione di adeguati provvedimenti diretti a prevenire e scoraggiare comportamenti pericolosi di chi si pone alla guida. Mi riferisco in particolare a chi lo fa in stato di ebbrezza e ai soggetti che violano i limiti di velocità.
Sussistevano, quindi, i requisiti della necessità e dell'urgenza. Quanto all'aspetto di presunta disorganicità della normativa introdotta, credo che anche tale rilievo sia infondato, dovendosi sottolineare la sussistenza di un filo conduttore fra le diverse norme contenute nel decreto. Il Governo si è, infatti, attivato al fine di assicurare maggiori controlli sul piano dei comportamenti stradali, ma anche un adeguato livello di deterrenza delle sanzioni amministrative e penali.
Con riferimento alla presunta incongruità del rinvio operato dal comma 1, lettera b), dell'articolo 3, a un decreto ministeriale per le modalità di impiego di cartelli o di dispositivi luminosi, appare del tutto ovvio che l'eventuale ritardo nell'adozione del decreto attuativo non sia addebitabile alla disposizione di legge. Questi ultimi rilievi vanno, peraltro, ribaditi anche per l'altra questione pregiudiziale, sollevata dall'onorevole Moffa.
La prima questione pregiudiziale focalizza, infine, l'attenzione su un presunto squilibrio sanzionatorio tra le diverse ipotesi di tasso alcolemico rilevato nel sangue del conducente, ma sosteniamo che in realtà le ipotesi siano proporzionate, essendo state calibrate in modo da assicurare una graduazione verso l'alto della pena, in rapporto al crescere del tasso alcolemico. Infine - e concludo - per quanto concerne la concedibilità della sostituzionePag. 63della pena con un'attività sociale anche per le ipotesi più gravi, va rilevato che non si tratta di un beneficio automatico, perché la pena «può» essere sostituita. È un'espressione che richiama il potere discrezionale del giudice, il quale dovrà valutare in concreto anche la pericolosità del soggetto.
Per questi motivi, e per quelli sostenuti dai colleghi che mi hanno preceduto, come gruppo dei Verdi riteniamo che le questioni pregiudiziali non possano trovare accoglimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, il nostro gruppo sosterrà le questioni pregiudiziali, bene illustrate dai colleghi Leone e Moffa. Riteniamo che questa Camera non possa fare l'avvocato difensore del Senato: se c'è stata una lungaggine, è una questione che riguarda quel ramo del Parlamento, non certamente noi. Le richieste provengono dal Paese, dagli automobilisti, dalla sicurezza stradale, perché il provvedimento non deve contenere modifiche parziali e disorganiche del codice della strada, ma interventi mirati, seri, con misure precise, non dettate dall'emozione, ma che derivano dalla consapevolezza di ciò che stiamo facendo. Sapete che, grazie a voi, chi viene sorpreso con un tasso alcolemico da 0,5 a 0,8 grammi per litro - si tratta, quindi, di un bicchiere di birra in più! - è punito con il ritiro della patente per sei mesi? E chi, invece, ha un tasso alcolemico dell'1,8-2 grammi per litro (stiamo parlando, quindi, veramente di un folle) non è sanzionato né con la pena pecuniaria, né con l'arresto, ma basta che svolga un'attività sociale di sei mesi?
Esiste, pertanto, un vero squilibrio fra le sanzioni in relazione alle gravità; vi invito a riflettere su ciò, altrimenti, è inutile che ci confrontiamo con i paesi dell'Europa. Voglio citarne uno per tutti: in Francia dal 2003 è stata registrata una diminuzione degli incidenti e dei morti del 42 per cento, grazie ai 19 milioni e mezzo di controlli, mentre in Italia, grazie alla vostra decretazione d'urgenza, abbiamo scelto una politica da «spaventapasseri».
Non lo sostiene il sottoscritto, ma Biserni dell'ASAPS, l'associazione degli amici della polizia stradale, che da anni si occupa del tema della sicurezza. Lo sostiene, altresì, lo stesso Ministro in un'intervista al quotidiano La Repubblica: o non sa quello che dice o deve controllarsi, le parole devono essere collegate al cervello! Il nostro Ministro, infatti, non può affermare che lo strumento della patente a punti ha avuto una grande efficacia grazie a Lunardi, ma che oggi, grazie a questa maggioranza, sta mostrando tutti i suoi limiti e che gli automobilisti, ormai, sono smaliziati e hanno capito che è fin troppo facile recuperare i punti persi. Inoltre, non c'è razionalità nella sottrazione dei punti, fra infrazioni gravissime e altre meno gravi. Modificheremo, pertanto, il meccanismo, introducendo molti mesi di sequestro sia dell'auto, sia della stessa patente per i reati più gravi. Mi sembra, questa, una sanzione ad hoc per il governatore della Liguria Burlando e non per tutti gli automobilisti, che in questo momento trovano solo repressione e provvedimenti, che sono realizzati in modo emotivo e non hanno nulla di razionale.
Per questi motivi, crediamo di dovervi dire che quanto è stato fatto, anche in ritardo di diciotto giorni, dipende dall'incapacità di questo Governo di emettere decreti attuativi. Vi invitiamo a riflettere e a realizzare un iter: anche se impiegheremo un mese in più, facciamo una legge vera e non modifichiamola continuamente, in base a chi fa l'incidente e a chi viene coinvolto! Per questo motivo, voteremo le due questioni pregiudiziali, ben illustrate dai due primi firmatari (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Ricordo ai colleghi che dopo questa votazione, ne seguirà un'altra sull'assegnazione a Commissione in sede legislativaPag. 64della proposta di legge n. 2689 ed abbinata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Leone ed altri n. 1 e Moffa ed altri n. 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 245).
Avverto che la discussione sulle linee generali di questo provvedimento avrà luogo nella seduta odierna, dopo la successiva votazione.
Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2689 ed abbinata (ore 19,27).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la IV Commissione permanente (Difesa) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
STRAMACCIONI: «Disposizioni in materia di assistenza sanitaria e medico-legale del personale militare» (2689) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge: ASCIERTO: « Introduzione dell'articolo 10-bis della legge 23 agosto 2004, n. 226, in materia di assistenza sanitaria e medico-legale ai volontari delle Forze armate» (1978).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 19,45 con lo svolgimento della discussione sulle linee generali prevista dal punto n. 5 dell'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 19,50.
Discussione del disegno di legge: S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (A.C. 3044).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione.
Ricordo che nella seduta odierna sono state respinte le questioni pregiudiziali Leone ed altri n. 1 e Moffa ed altri n. 2.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3044)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto altresì che la IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, deputata Velo, ha facoltà di svolgere la relazione.
SILVIA VELO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi...
MARIO TASSONE. Onorevole Velo, deve parlare dal tavolo della Commissione.
Pag. 65PRESIDENTE. Deve parlare dal tavolo del Comitato dei nove.
SILVIA VELO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come è stato ricordato nel corso dell'esame delle questioni pregiudiziali, il 27 giugno scorso la Camera ha approvato il disegno di legge n. 2480, recante disposizioni in materia di circolazione e sicurezza stradale. Quel provvedimento è stato trasmesso al Senato, che, però, come sappiamo, non ha potuto completarne l'esame approvandolo definitivamente prima della pausa estiva.
Di conseguenza, il Governo il 3 agosto scorso opportunamente ha ritenuto che fossero presenti le ragioni di necessità ed urgenza per l'emanazione di un decreto-legge, che potesse permettere l'immediata entrata in vigore delle più importanti disposizioni recate dal disegno di legge n. 2480, così come licenziato dalla Camera, necessarie per fronteggiare - soprattutto in occasione del mese di agosto, il più critico per quanto riguarda l'incidentalità - e affrontare l'emergenza dei mesi estivi. Nei giorni scorsi il Senato ha convertito il decreto-legge senza modifiche e lo ha trasmesso alla Camera. Inoltre, ha provveduto all'approvazione con modifiche del disegno di legge n. 2480, anch'esso inviato alla Camera e da calendarizzare nei prossimi giorni.
Quindi, riteniamo che sia utile una rapida conversione del decreto-legge in discussione per i motivi che ho già espresso poc'anzi, anche alla luce del fatto che nei prossimi giorni ci occuperemo del disegno di legge n. 2480, quindi in quella sede potremmo - come abbiamo fatto nel corso della prima lettura, nel mese di giugno scorso - approfondire e ridefinire il testo trasmesso dal Senato.
Il decreto-legge in esame si compone di otto articoli, compresa la disposizione relativa all'entrata in vigore. Quindi, è evidente che, da questo punto di vista, si tratta di un provvedimento molto sintetico e circostanziato.
Prima di passare all'illustrazione del testo, ricordo le uniche disposizioni che non erano contenute nel disegno di legge n. 2480: l'articolo 2, comma 3, che introduce il divieto di trasporto di minori di quattro anni sui veicoli a due ruote; l'articolo 6, comma 1, in cui si interviene in materia di educazione stradale; l'articolo 6, comma 3, che introduce le sanzioni per l'inosservanza degli obblighi informativi a carico dei gestori dei locali pubblici; l'articolo 7, volto ad esplicitare con riguardo al provvedimento in esame il principio generale della retroattività delle norme sanzionatorie più favorevoli.
Quindi, queste sono le uniche modifiche consistenti rispetto al disegno di legge licenziato dalla Camera prima della pausa estiva. Il resto dell'articolato riproduce sostanzialmente le norme già approvate dalla Camera, fatto salvo quanto si dispone all'articolo 5, laddove il Governo ha introdotto alcune modifiche al nuovo impianto sanzionatorio, previste per i casi di guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti.
Per quanto riguarda il decreto-legge nel dettaglio, lo esaminerò in maniera abbastanza sintetica. L'articolo 1 novella il comma 13 dell'articolo 116 del codice della strada, prevedendo l'inasprimento della sanzione per le ipotesi di reiterazione, nell'ambito di un biennio, della guida senza patente o con patente revocata o non rinnovata per mancanza di requisiti. Tale fattispecie è punita, oltre che con l'ammenda, anche con l'arresto fino ad un anno, e inoltre è previsto che per tali violazioni sia competente il tribunale in composizione monocratica. Resta peraltro inalterata anche l'applicazione del fermo amministrativo del veicolo per tre mesi e della confisca in caso di reiterazione del reato, ai sensi del codice della strada vigente.
L'articolo 2, comma 1, lettera a), novella l'articolo 117 del codice della strada, al fine di superare l'attuale duplicazione di norme in materia di limitazioni alla guida dei motocicli da parte dei titolari di patente A.
L'articolo 2, comma 1, lettera b), sempre con riferimento all'articolo 117 del codice della strada, introduce una norma - il comma 2-bis - relativa ai cosiddettiPag. 66neopatentati, cioè coloro che hanno conseguito la patente di guida da meno di tre anni. A tali soggetti non è consentita la guida di autoveicoli con potenza specifica superiore a 50 kilowatt per tonnellata, salvo si tratti di veicoli adibiti al servizio di persone invalide. Si può rilevare che tale disposizione era contenuta anche nel disegno di legge n. 2480, così come trasmesso alla Camera, anche se in quel caso la potenza prevista era di 60 kilowatt per tonnellata.
L'articolo 2, comma 1, lettera c), reca una norma di mero coordinamento, mentre l'articolo 2, comma 1 lettera d), inasprisce la sanzione pecuniaria prevista per la mancata osservanza dei predetti limiti di guida e di velocità, che passa da un massimo di 396 euro ad un massimo di 594 euro.
Il comma 2 dell'articolo 2 circoscrive invece l'ambito di applicazione del predetto limite di potenza ai titolari di patente di guida di categoria B rilasciata a far data dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto-legge in oggetto.
Il comma 3 dell'articolo 2 novella, invece, l'articolo 170 del codice della strada, introducendo il divieto di trasportare sui motocicli - come già precisato - e sui ciclomotori a due ruote, bambini di età inferiore ai quattro anni. La violazione di tale norma di comportamento è punita con una sanzione amministrativa.
L'articolo 3, comma 1, lettera a), interviene sull'articolo 142 del codice della strada, novellandone il comma 6 al fine di prevedere che anche le risultanze di apparecchiature omologate per il calcolo della velocità media di percorrenza su tratti determinati siano considerati fonte di prova per la determinazione dell'osservanza dei limiti di velocità.
L'articolo 3, comma 1, lettera b), introduce una disposizione che prevede che le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità debbano essere preventivamente segnalate e ben visibili, rinviandone l'applicazione a un successivo decreto del Ministero dei trasporti.
L'articolo 3, comma 1, lettera c), interviene sulle violazioni conseguenti al superamento dei limiti di velocità sostituendo la terza fascia, precedentemente prevista, relativa al superamento del limite di velocità di oltre 40 chilometri orari con due fasce, una compresa fra i 40 e i 60 chilometri orari, cui si applica una sanzione da 370 a 1.458 euro, con un prolungamento del periodo di sospensione della patente da tre a sei mesi, e l'altra che riguarda il caso di superamento di oltre 60 chilometri orari dei limiti massimi di velocità, per la quale la sanzione amministrativa è pari a una somma che va dai 500 ai 2.000 euro, con la sanzione accessoria della sospensione della patente, che viene portata da sei a dodici mesi.
L'articolo 3, comma 1, lettera d), prevede il raddoppio delle sanzioni amministrative, sia pecuniarie che accessorie, nel caso in cui le violazioni dei limiti di velocità siano commesse da professionisti del trasporto con determinati tipi di veicoli, nonché, in questo caso, l'applicazione della sanzione prevista per chi circola con il limitatore di velocità non funzionante anche al conducente del veicolo munito di limitatore di velocità in caso di superamento dei limiti di regolazione del limitatore.
Sempre all'articolo 3, al comma 1, lettera e), si dispone che in caso di recidiva nel biennio per le violazioni dei limiti di velocità comprese tra i 40 e i 60 chilometri orari si applica una sospensione più lunga della patente, da otto a diciotto mesi, arrivando alla revoca nel caso in cui la ripetuta violazione sia relativa al superamento di 60 chilometri orari dei limiti di velocità.
L'articolo 4, comma 1, interviene sull'articolo 173 del codice della strada, inasprendo le sanzioni pecuniarie previste per chi guida facendo uso di apparecchi radiotelefonici o di cuffie sonore. Nel caso di reiterazione della violazione nel corso di un biennio, si applica anche la sanzione accessoria della sospensione della patente da uno a tre mesi.
L'articolo 4, comma 2, provvede a modificare, per coordinamento formale, laPag. 67tabella prevista per la decurtazione dei punti, al fine di tenere conto di queste modifiche.
L'articolo 5, comma 1, novella l'articolo 186 del codice della strada relativamente alla guida in stato di ebbrezza, prevedendo in questo caso l'articolazione di tre diverse fasce di superamento del tasso alcolemico nel sangue, ovvero una fascia da 0,5 a 0,8 per cento che prevede l'arresto fino a un mese e l'ammenda da 500 a 2.000 euro, con la sospensione della patente da tre a sei mesi; una seconda fascia dallo 0,8 all'1,5 per cento, in cui si prevede l'arresto fino a tre mesi e l'ammenda da 800 a 3.200 euro, con la sospensione della patente da sei mesi a un anno, anche con la possibilità, in questo caso, di applicare una pena alternativa consistente nell'obbligo di svolgere attività sociale gratuita presso strutture sanitarie pubbliche fino a sei mesi.
Se il tasso alcolemico supera l'1,5 per cento si prevede l'arresto fino a sei mesi, l'ammenda da 1.500 a 6 mila euro e la sospensione della patente da uno a due anni, con la possibile applicazione di una pena alternativa consistente nell'obbligo di svolgere attività sociale gratuita in strutture sanitarie pubbliche per un periodo fino a un anno.
Si prevede poi la revoca della patente quando il reato è commesso da conducenti di autobus o veicoli di massa superiore a 3,5 tonnellate o in caso di recidiva nel biennio. Allo stesso articolo 186 del codice della strada vengono aggiunti poi tre nuovi commi.
Il comma 2-bis stabilisce che, se il conducente in stato di ebbrezza provoca un incidente stradale, le pene vengono raddoppiate ed è applicato anche il fermo amministrativo del veicolo per novanta giorni, salvo che questo appartenga, naturalmente, a persone estranee al reato.
Il comma 2-ter introduce per i reati in questione la competenza del tribunale in composizione monocratica in luogo di quella del giudice di pace e il comma 2-quater dispone che le sanzioni accessorie si applichino anche in caso di comminazione della pena su richiesta delle parti.
Il nuovo comma 7 dell'articolo 186 dispone una depenalizzazione della fattispecie consistente nel rifiuto di sottoporsi agli accertamenti sul tasso alcolemico, attualmente punita con le medesime sanzioni previste per la guida in stato di ebbrezza. Il decreto in questione, invece, prevede la sanzione amministrativa da 2.500 a 10.000 euro ovvero da 3.000 a 12.000 euro qualora il rifiuto sia avvenuto in occasione di incidente stradale. Prevede poi la sospensione della patente da sei mesi a due anni, cui consegue l'ordine del prefetto al conducente di sottoporsi a visita medica e il fermo amministrativo del veicolo per centottanta giorni. In caso poi di recidiva, quindi di ulteriori violazioni nel corso del biennio, è prevista la revoca della patente.
Anche il comma 9 dell'articolo 186 viene modificato, prevedendo che, quando sia riscontrato un tasso alcolemico superiore all'1,5 per cento, il prefetto dispone in via cautelare la sospensione della patente fino all'esito della visita medica di cui al comma 8.
Nel complesso, rispetto al testo approvato alla Camera, il decreto-legge prevede pertanto una maggiore graduazione delle sanzioni applicabili per la guida in stato di ebbrezza, disponendo inoltre, solo nel caso in cui il conducente in stato di ebbrezza provochi un incidente stradale, il fermo amministrativo del veicolo; laddove, invece, il testo della Camera prevedeva la sanzione accessoria solo se il tasso alcolemico era superiore all'1,5 per cento, indipendentemente dall'aver o meno causato un incidente stradale. La novità è l'introduzione della possibilità, su richiesta dell'imputato, della pena alternativa.
L'articolo 5, comma 2, novellando l'articolo 187 del codice della strada, aggrava le sanzioni correlate alla guida sotto l'effetto di stupefacenti, prevedendo l'arresto fino a tre mesi e l'ammenda da 1000 a 4000 euro, la sospensione della patente da sei mesi a un anno e la pena accessoria dell'obbligo di svolgere attività sociale gratuita presso strutture sanitarie pubbliche per un periodo fino a sei mesi.Pag. 68
Vengono introdotti, inoltre, tre nuovi commi all'articolo 187: il primo prevede la revoca della patente quando il reato è commesso da conducenti di autobus o veicoli di massa superiore a 3,5 tonnellate o in caso di recidiva in un biennio; il secondo, in forza del quale, se il conducente provoca un incidente stradale, le pene previste sono raddoppiate, prevedendosi anche il fermo amministrativo del veicolo per 90 giorni, salvo naturalmente che esso appartenga a persona estranea al reato; il terzo, analogamente a quanto previsto dal testo dell'articolo 186, attribuisce la competenza al tribunale in composizione monocratica.
Viene introdotto poi il comma 5-bis, che trova applicazione anche per la guida in stato di ebbrezza e che prevede che, nel caso in cui il conducente sia stato sottoposto ad accertamenti non invasivi con esito positivo, gli organi di polizia, ove abbiano fondato motivo di ritenere che il conducente stesso si trovi in stato di alterazione psicofisica, possono procedere al ritiro della patente fino all'esito degli accertamenti medici, comunque per un periodo massimo di dieci giorni.
Viene, altresì, modificato il comma 8, prevedendo che, in caso di rifiuto degli accertamenti suddetti, e salvo che il fatto costituisca reato, al conducente si applicano sanzioni amministrative consistenti nel pagamento di una somma da 2500 euro a 10000 euro, o da 3000 a 12000 qualora il rifiuto sia avvenuto in occasione di un incidente stradale. Si applicano inoltre, in questo caso, la sospensione della patente da sei mesi a due anni, a cui consegue l'ordine del prefetto al conducente di sottoporsi a visita medica, il fermo amministrativo del veicolo per 180 giorni e la revoca della patente in caso di recidiva in un biennio. Con l'ordinanza di sospensione della patente, il prefetto ordina anche che il conducente si sottoponga a visita medica.
Nel complesso, quindi, rispetto al testo approvato alla Camera, il decreto-legge prevede, in riferimento all'articolo 186, la possibilità su richiesta dell'imputato di irrogazione di una pena alternativa consistente nell'obbligo di svolgere un'attività sociale gratuita e continuativa presso strutture sanitarie traumatologiche pubbliche; prevede inoltre che al fermo amministrativo del veicolo si possa procedere solo nel caso in cui il conducente che ha assunto sostanze stupefacenti provochi un incidente stradale.
L'articolo 6, comma 1, novella l'articolo 230 del codice della strada relativamente agli obiettivi per l'educazione stradale, ivi compresa anche l'informazione sui rischi connessi all'assunzione di bevande alcoliche o sostanze stupefacenti.
L'articolo 6, comma 2, si riferisce ai titolari e gestori di locali, che sono obbligati - laddove nei loro locali si svolgano spettacoli o altre forme di intrattenimento congiuntamente alla somministrazione di bevande alcoliche - ad esporre nei locali stessi apposite tabelle recanti la descrizione dei sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica nell'aria espirata, nonché la quantità delle bevande alcoliche più comuni che determina il superamento del tasso dello 0,5 per cento previsto dalla legge.
L'articolo 6, comma 3, prevede che, in caso di inosservanza dei predetti obblighi, la sanzione consista nella chiusura del locale per un periodo da 7 a 30 giorni.
L'articolo 6, comma 4, prevede che, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, il Ministro della salute adotti un decreto che stabilisca i contenuti delle tabelle sintomatologiche.
L'articolo 7 reca una disposizione con la quale si esplicita, con riguardo al provvedimento in esame, il principio generale della retroattività delle norme sanzionatorie più favorevoli al reo.
L'articolo 8, infine, reca le disposizioni per l'entrata in vigore del decreto-legge.
In conclusione, intendo nuovamente rammentare come sia utile procedere alla rapida conversione del decreto-legge al nostro esame, per dedicarci poi all'approfondimento del disegno di legge n. 2480, così come ci è stato rinviato dal Senato, in modo da dare un senso più generale ed organico alla materia in questione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, ovviamente condivido quanto detto dalla relatrice Velo a proposito del decreto-legge. Ricordo brevemente che la discussione di oggi si inquadra in un lungo periodo di lavoro sull'argomento: tale discussione è iniziata nel gennaio scorso con l'adozione da parte del Consiglio dei Ministri di un atto di indirizzo che si è poi tradotto in un disegno di legge, approvato dalla Camera alla fine di giugno.
La circostanza per cui il Senato non è riuscito a completare la discussione nel mese di luglio ha fatto valutare l'opportunità di adottare un decreto-legge così da consentire che le norme su cui si era già ampiamente discusso nell'ambito dell'esame del disegno di legge alla Camera potessero essere disponibili nel periodo più caldo - se così vogliamo chiamarlo - per quanto riguarda la circolazione.
Desidero aggiungere che i dati dei quali siamo in possesso affermano che alla fine di agosto 2007, rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente, vi è stata una diminuzione significativa di incidenti (intorno al 5 per cento), con tutte le ricadute che da ciò conseguono.
Ovviamente, non è possibile attribuire tale risultato in maniera diretta agli effetti del decreto-legge; tuttavia, è anche vero che il complesso delle azioni che si stanno svolgendo ha determinato e sta determinando con ogni probabilità una maggiore attenzione e sensibilità da parte di chi si trova alla guida verso i problemi della sicurezza.
Oggi ci troviamo in una situazione in cui è necessario convertire questo decreto-legge, che andrà in scadenza il 3 ottobre prossimo: ove, infatti, esso non fosse convertito, si creerebbe un vuoto piuttosto grave dal punto di vista delle sanzioni - soprattutto di natura penale - che fossero nel frattempo intercorse.
In ogni caso, tutta l'azione del Governo è tesa a riprendere la discussione sul disegno di legge, che, credo, verrà calendarizzato già nei prossimi giorni. In proposito - come ho già affermato questa mattina in Commissione trasporti - gli emendamenti e le osservazioni di carattere generale che sono state svolte con riferimento al decreto-legge oggi in discussione hanno tutta la possibilità di essere trasferite nell'ambito dell'esame del disegno di legge che costituisce il vero provvedimento verso il quale dobbiamo avere attenzione. Un provvedimento che peraltro - lo ricordo - ha ben altra portata rispetto al decreto-legge: esso è composto infatti, vado a memoria, di circa 35 o 36 articoli, rispetto agli otto (di cui sei di merito) di cui è composto il decreto-legge.
Ribadisco, dunque, la richiesta del Governo di procedere con la conversione del decreto-legge, così come è già stato fatto nell'aula del Senato, ed auspico altresì l'immediata ripresa della discussione sul disegno di legge.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lovelli, che ha anticipato alla Presidenza la richiesta di essere autorizzato a consegnare il suo intervento ai fini della pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, la ringrazio, ma vorrei seguire il dibattito ed intervenire secondo l'ordine di iscrizione a parlare previsto.
PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, ci troviamo oggi a discutere e a dibattere sul disegno di legge di conversione n. 3044 relativo ai problemi dell'incidentalità stradale, che costituisce un fenomeno assai complesso e multidimensionale, caratterizzato da aspetti che vanno da quelli più propriamente demosociali (numero di feriti, gravità delle lesioni, ricoveri ospedalieri, mortalità, spese a carico del Servizio sanitario nazionale,Pag. 70invalidità, conseguenze drammatiche) a quelli di carattere culturale (la cultura della sicurezza stradale, l'informazione e la formazione, la comunicazione e la sensibilizzazione), per arrivare poi agli aspetti economici legati ai costi sociali e alla perdita della capacità produttiva (come dicevo, morti, feriti, problemi assicurativi e così via).
L'Italia, come gli altri Paesi dell'Unione europea, si è posta l'obiettivo di ridurre del 50 per cento il numero dei morti e dei feriti causati da incidenti stradali nel termine del 2010: credo che siamo distanti e le prospettive al momento non appaiono certamente positive o ottimistiche.
Le principali cause di incidentalità sono solo in apparenza legate esclusivamente al comportamento umano: mancanza del rispetto del segnale di dare la precedenza, guida indecisa o distratta, alta velocità, mancanza delle moderne tecnologie applicate al sistema dei trasporti.
Vorrei citare la cultura aeronautica, dove la sicurezza è preventiva, non potendo essere successiva. Come più volte evidenziato, infatti, spesso è la mancanza di indicazioni chiare ed adeguate sulle strade a determinare l'indecisione del guidatore.
Vorrei richiamare ulteriormente la vostra attenzione - che certamente avrete già - sul fatto che percorrendo un tratto di strada, ma soprattutto di autostrada, potrete notare la complessità della segnaletica che, se per caso venisse rispettata pedissequamente, potrebbe essa stessa essere causa di fenomeni non certamente augurabili: a volte la limitatezza, a volte la mancata chiarezza, a volte il mancato avvertimento della tempestività e delle reazioni che deve avere il guidatore.
È evidente, allora, che la risposta non può limitarsi solo all'inasprimento delle sanzioni, ma necessita di un approccio più ampio, strutturato, culturale (ad esempio, attraverso l'educazione stradale nelle scuole).
Presentai a suo tempo una risoluzione in Commissione sulla necessità di introdurre l'educazione stradale nelle scuole, perché la sicurezza stradale non può essere un fatto repressivo, punitivo, di inasprimento delle pene, ma deve consistere nella prevenzione, educazione, previsione, capacità di determinare alcuni fenomeni. Quindi, non ci si può limitare solamente all'inasprimento delle pene, ma è necessario un approccio largo (come dicevo, l'educazione stradale nelle scuole). È prioritario dunque il rispetto degli obblighi, da parte dei gestori e proprietari delle tratte stradali, di mantenere adeguata l'infrastruttura.
Facciamo riferimento ai concessionari ed ai proventi che se ne determinano, accompagnati da una serie di interventi al momento dell'atto di privatizzazione, su cui forse sarebbe necessario meditare, per verificare cosa comportino sia l'atto concessorio, sia la convenzione che l'accompagnano, allo stato attuale, in cui si sta determinando un grande monopolio privatistico nelle mani di singole persone su tutto ciò che costituisce il sistema infrastrutturale del Paese. Mi riferisco alle autostrade, agli Autogrill, agli aeroporti, alle concessioni autostradali, alle grandi stazioni e anche alla rete telefonica. Forse è necessario che si riveda tale aspetto, perché il senso dello Stato rispetto a chi debba essere il detentore del sistema infrastrutturale al servizio del Paese impone sicuramente un atto di riflessione. Occorre svolgere un'indagine conoscitiva su chi sia l'effettivo gestore del sistema infrastrutturale e su chi in tale campo determini la sicurezza del cittadino.
Mi rivolgo a lei, signor Ministro, che per lo schieramento a cui appartiene ha - credo - una sensibilità sociale e politica, nel senso che la sicurezza non può essere rimessa solo alla determinazione di equilibri economici e che non siano rispettati solo gli investimenti, ma anche la sicurezza infrastrutturale, agli effetti della protezione dell'individuo. Più volte ho sollecitato una Commissione d'inchiesta, o almeno una indagine conoscitiva. Ai colleghi, che siedono in questi banchi, vorrei ricordare che è aperta - e procede stancamente - un'indagine conoscitiva sulla sicurezza. Essa non va avanti e dovremo rilanciarla per cercare di determinare gliPag. 71orientamenti che il Parlamento vuole dare rispetto a cifre drammatiche. La scarsità delle risorse finanziarie molte volte viene addotta come ostacolo con cui dobbiamo misurarci, ma - per carità - veniamo dall'esperienza delle aziende e pertanto sappiamo che dobbiamo fare i conti con tale aspetto. La capacità consiste soprattutto nell'affrontare le sfide in tempi di vacche magre, che non possono essere addotte come giustificazione per non compiere nulla più di quanto si sta facendo. Valga un esempio su tutti: inasprire le sanzioni, come è stato fatto, e contestualmente non aumentare i controlli sulle strade, ma sulle infrastrutture, sulla mancata realizzazione di queste ultime e sul loro mantenimento equivale, se non stiamo attenti, a vanificare eventuali sforzi di carattere legislativo sul tema.
Eppure, volendo, le risorse potrebbero essere trovate semplicemente applicando le leggi esistenti, come già evidenziato in altri interventi. Per esempio, l'articolo 208 del codice della strada stabilisce e detta norme relative ai proventi delle sanzioni amministrative, con precise percentuali e modalità, che devono tendere al miglioramento della circolazione, della segnaletica stradale, per interventi finalizzati alla sicurezza stradale e alla tutela degli utenti deboli (pedoni, ciclisti, bambini).
Occorre intervenire seriamente. Gli enti locali non possono più determinare le sanzioni amministrative agli effetti di assicurare gli equilibri del conto economico della loro realtà. Lo sappiamo tutti, signor Ministro, in quanto attingiamo anche alle sue fonti, ai dati forniti dal suo stesso Ministero e siamo consapevoli di quale sia la realtà. Non impegnarsi per la realizzazione di tale circolo virtuoso impedisce, di fatto, il radicarsi di un nuovo approccio al problema sicurezza, che riguarda ed investe le istituzioni e tutti i cittadini. Voglio fornire alcuni dati con riferimento al paragone, anno per anno, mese per mese, periodo per periodo, dell'entrata in vigore del decreto-legge in esame, riferito al periodo equivalente del 2006. Purtroppo dobbiamo constatare un aumento, sul settore delle strade, addirittura del numero dei morti. Si tratta di un'incidenza del 4,26 per cento in più. Pertanto, affermiamo non per recriminare, ma per fornire un'indicazione e per riservarci, anche in sede di dichiarazione di voto, di intervenire successivamente, che il provvedimento in esame - in cui pure riconosciamo la sensibilità del Governo, che cerca di usarlo come deterrente in un periodo di massimo traffico e per limitare i danni - non ha comportato grandi benefici immediati in termini di riduzione dell'incidentalità stradale o perlomeno non quanti se ne sperasse.
Per la verità, dobbiamo dire che forse in alcuni casi ha arrecato anche qualche problema di conoscenza per gli automobilisti, che sono partiti per le vacanze con alcune regole e sono rientrati con regole nuove. Forse sarebbe stato preferibile, considerato che poi dovremo discutere del disegno di legge, che arriva purtroppo modificato dal Senato di nuovo in quest'aula, capire se all'interno del cosiddetto decreto legislativo Bianchi non vi sia la possibilità di un atto normativo più articolato e caratterizzato da contenuti anche di tipo preventivo, dato che vi è la delega della riforma del codice della strada. Devo tributare un apprezzamento alla sensibilità di tutti i membri, di maggioranza e opposizione, della Commissione verso il tema della sicurezza. Ora anche il Governo deve intervenire su questo profilo, poiché vi una delega al Governo stesso per la riforma organica del codice della strada. Signor ministro, acceleriamo i tempi sotto questo aspetto perché ogni giorno che passa basta osservare il numero degli incidenti per rendersi conto della gravità del problema. Avendo esposto i dati relativi agli incidenti, non mi attardo ulteriormente su di essi e mi appresto a concludere, tuttavia vorrei solamente citare che l'obiettivo europeo del 2010 è alle porte e che non sono ottimista circa il suo raggiungimento, circa il dimezzamento delle cifre degli incidenti, considerando la sensibilità degli enti locali, l'incapacità di intervento oltre gli incidenti dovuti all'errore umano, il problema del fondo stradale e quella della segnaletica.Pag. 72
Vorrei dire alle amministrazioni che stiano attente - lo dico benevolmente - perché forse diventerà difficile per il futuro. Qualcuno potrebbe dare il «la», il sistema assicurativo potrebbe non proteggere più gli enti locali in presenza di una segnaletica contraddittoria non visibile e per di più in violazione delle norme perché obsoleta, vecchia e non rispondente più alle esigenze moderne. Ho a disposizione i risultati di indagini raccapriccianti sugli effetti dell'impossibilità del cittadino a rispettare certe prescrizioni, cittadino verso il quale però ci si scaglia per il comportamento che dovrebbe tenere. Lo Stato, nella sua articolazione e nell'ingegneria istituzionale, faccia la sua parte, destini una minore quantità di fondi per le spese correnti e, per cortesia, effettui maggiori investimenti sul sistema - parlo degli investimenti sul sistema infrastrutturale - sia da una parte sia dall'altra, per intervenire sul problema.
Vorrei fare anche un richiamo all'ANAS, alle concessioni autostradali di carattere privatistico, ma anche pubblicistico. Fornisco alcuni dati: ogni anno - senza ripetermi, ma vorrei entrare nel particolare - vi sono 60 mila vittime, tra cui si registrano 8 mila decessi (c'è chi sostiene siano 5 mila, 8 mila o 10 mila) ma questo è un ordine di grandezza diviso per 365 giorni; dal momento in cui abbiamo iniziato a parlare sicuramente si è verificato qualche effetto letale nel Paese. Vi sono 170 mila ricoveri ospedalieri e 600 mila prestazioni di pronto soccorso, mentre poi chiediamo virtuosità nel contenimento delle spese del servizio sanitario nazionale! Diamo un contributo anche in questa maniera, con una politica preventiva al fine di risparmiare, salvando vite umane! Il dato assume maggiore rilievo se si considera che il 50 per cento dei decessi avviene prima dei 41 anni e che il 25 per cento avviene prima dei 23 anni. Negli ultimi trent'anni si è registrato il ferimento di circa 300 mila persone, di cui un terzo di età tra i 15 e i 29 anni. Si tratta di giovani che passeranno (se lo passeranno) il resto della loro vita in maniera, purtroppo, raccapricciante e di 35 miliardi che gravano sul servizio sanitario nazionale.
Per rispetto a tutti questi dati credo occorra intervenire rapidamente, per fare in modo che non accada più ciò che sta avvenendo quotidianamente nel nostro sistema e che da una situazione di emergenza stradale il sistema stesso abbia la capacità di recuperare le redini di tale fenomeno. Bisogna fare in modo che non vi siano più questi tristi incidenti, che rovinano intere famiglie, che generano situazioni drammatiche nella vita di una serie di persone e che lasciano quotidianamente tracce di un sistema, che un paese civile non può tollerare.
Vi è, e vi deve essere, la necessità da parte della normativa e dei controlli di assicurare il rispetto delle norme e una capacità di governare una situazione, perché questa è un'emergenza che deve assolutamente cessare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, non ripeterò quanto già evidenziato dai colleghi e, per quanto riguarda l'illustrazione, mi rifaccio per intero alla relazione dell'onorevole Velo. Tuttavia, arrivati a questo punto, signor Presidente, signor Ministro, intendo svolgere una riflessione ad alta voce. Da qualche tempo ci stiamo inseguendo, oppure ci stiamo impegnando, a produrre norme concernenti la sicurezza stradale.
Un fatto profondamente innovativo avvenne nella scorsa legislatura, come più volte è stato ricordato, quando si introdusse il provvedimento che va sotto il nome della patente a punti. In tale occasione fu posta in essere una serie di misure e fu un fatto anche di rottura rispetto ad alcuni appuntamenti mancati. Chi non ricorda, per esempio, la delega per la stesura del codice della strada? Chi non ricorda l'appuntamento mancato per quanto riguarda la definizione di un nuovo codice della strada? Oggi si parla nuovamente del codice della strada, però,Pag. 73in attesa che venga definito, non c'è dubbio che stiamo andando avanti a pezzetti e a bocconi, attraverso provvedimenti che oserei definire importanti, ma tampone. Tali provvedimenti molte volte fanno perdere di vista la produzione cronologica e razionale anche di norme, che dovrebbero abbassare i livelli di pericolosità delle nostre strade, quindi intervenire sulla sicurezza stradale.
Poco prima che iniziasse la discussione sulle linee generali del provvedimento, abbiamo ascoltato i colleghi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale, onorevoli Leoni e Moffa, per quanto riguarda una pregiudiziale di costituzionalità. In effetti, c'è qualche schizofrenia legislativa, come ha detto l'onorevole Moffa. C'è uno stacco rispetto all'indicazione della data di entrata in vigore del decreto di attuazione. Vi è una situazione che farebbe riconsiderare lo stato di necessità e di urgenza. Si gridò, in agosto, che era certo l'impegno da parte del Governo, forse più interessato a produrre un manifesto, una grida (in tal caso non manzoniana, aggettivo utilizzato più volte, le grida sono patrimonio e appannaggio di tutte le latitudini, di tutte le culture e di tutti i governi). Quindi, si tratta più di una grida rispetto a quella che avrebbe dovuto essere un'esigenza cogente, di andare verso l'adozione di misure produttive e producenti.
Voglio ricordare - lo si è già fatto nel riferimento al disegno di legge approvato qualche tempo fa dalla Camera dei deputati, che poi è stato trasmesso al Senato - che avevamo iniziato la discussione ad aprile, proprio per incardinarla con la giornata mondiale sulla sicurezza stradale, poi abbiamo prodotto un dibattito impegnativo, importante e fondamentale. Ognuno aveva fornito il proprio contributo. Non è che mi meravigli delle lungaggini, anche parlamentari.
Ecco il motivo per cui il bicameralismo non funziona più, tant'è vero che nella scorsa legislatura noi avevamo approvato una modifica di ordine costituzionale, che poi un referendum ha infranto. Sono profondamente d'accordo con Sergio Romano quando afferma che anche lui era contrario a quella riforma, che è stata successivamente respinta dal referendum, ma era una riforma, mentre non si sa se altre modifiche potranno essere determinate e confezionate dal Parlamento in questa direzione. Personalmente, ritengo che sarà molto difficile. Peraltro, non mi riferisco soltanto al bicameralismo ma, ovviamente, anche a una responsabilità più diretta e immediata da parte del Primo Ministro e ad altri «accorgimenti», che erano stati previsti dal legislatore nell'ambito della riforma costituzionale che è stata respinta in esito alla consultazione referendaria, anche attraverso una grande mobilitazione da parte dell'allora minoranza, che oggi è maggioranza, che sostiene il Governo.
Signor Ministro, ovviamente si fa tanto per dire che è maggioranza; è una maggioranza presunta, che esiste formalmente e che, fino a prova contraria, sostiene il Governo; del resto in aula c'è un Ministro e io mi rallegro della sua presenza, ma non vi è dubbio che le vicende corrano in un certo modo. Il provvedimento in esame ha riconsiderato, in una certa misura, alcune modifiche contenute nel disegno di legge. Ad esempio, per quanto riguarda il tasso alcolometrico, abbiamo discusso moltissimo sulle misure e su altri aspetti ad esso inerenti, tant'è vero che alcuni nostri emendamenti sono stati respinti in maniera clamorosa; poi però ritroviamo il loro contenuto nel decreto-legge in discussione. La stessa maggioranza cambia anche idea su alcuni provvedimenti e non mi riferisco soltanto al relatore, che ha svolto un'ottima relazione, ma ad una certa maggioranza. Inoltre, altre disposizioni destano certamente alcune perplessità e nell'attività emendativa svolta questa mattina in Commissione trasporti abbiamo tentato di procedere verso il miglioramento del testo al nostro esame.
Mi rendo conto che il provvedimento decadrà tra qualche giorno; tuttavia è indubbio che la Camera dei deputati deve avere il tempo per affrontare il tema e dare un proprio contributo. Sappiamo che il testo è stato approvato dal Senato così come era stato varato dal Consiglio dei ministri; non voglio entrare nel merito diPag. 74ciò che ha fatto l'altro ramo del Parlamento ma, forse, il Senato della Repubblica in questo periodo è in una condizione particolare, perché vi è il bilanciamento di una maggioranza che si regge per qualche voto, molte volte ha difficoltà ad orientarsi e, quindi, rivendica, come sempre ha fatto, la sua autonomia, la sua dignità e la sua forza. Guarda caso, però, l'ha fatto sul disegno di legge che noi avevamo trasmesso, eliminando importanti modifiche che questo ramo del Parlamento aveva introdotto. Ne è un esempio la vicenda del tutor, che è stato anche riproposto e poi eliminato.
Signor Ministro, in questo momento abbiamo difficoltà a esaminare il provvedimento e a inseguire ciò che è stato fatto dal Senato, perché una maggioranza che si era composta alla Camera su alcuni articoli ed emendamenti, non si è ritrovata nell'altro ramo del Parlamento. Ciò, ovviamente, ci pone in una condizione di grande perplessità. Chi deve garantire l'esistenza della maggioranza è un Governo che si regge su una maggioranza che non può essere variabile rispetto a ciò che si fa alla Camera o al Senato; su una maggioranza di governo che può venir meno su tutte le vicende, anche su quelle della RAI che non è importante ma la sicurezza stradale è importante e fondamentale! Certamente, balza agli occhi e all'attenzione dell'opinione pubblica più la vicenda della RAI, il venir meno di un componente del consiglio di amministrazione e l'interrogativo su chi lo sostituirà; la RAI è importante e fondamentale anche rispetto alle vite umane!
Non voglio fare il populista né essere demagogico, ma la situazione è questa. Lei può realizzare anche la più grande riforma in materia di trasporto e sicurezza stradale ma certamente non passerà alla storia. Passa alla storia un presidente RAI o chi riesce ad appaltare ed ipotecare un pezzo di quello strumento, che è importante, fondamentale ed esaltato e, conseguentemente, posto in rilievo a un livello maggiore rispetto alla difesa della vita.
Signor Presidente, signor Ministro, cito un dato. Ci si è riferiti continuamente alle cause che determinano le tragedie sulle strade: i comportamenti delle persone, la qualità dei veicoli e delle infrastrutture stradali, la quantità dei veicoli in circolazione. È necessario, quindi, agire sui comportamenti tenuti dai conducenti e sui veicoli. Si tratta di un'elencazione di fattori contenuta nella relazione che accompagna il provvedimento in esame.
Quando abbiamo discusso il disegno di legge citato, abbiamo fatto riferimento al controllo sul territorio: è necessario cioè che ci sia qualcuno che controlli il territorio. Altrimenti si adotta una serie di provvedimenti, di norme e di sanzioni che lasciano il tempo che trovano. A tale proposito, ricordo che le sanzioni di per sé non fanno diminuire il numero delle tragedie sulle strade. Poc'anzi ho fatto riferimento al provvedimento che va sotto il nome di patente a punti rispetto al quale vi è stato il deterrente dall'annuncio, ma successivamente sono mancati i controlli stringenti sul territorio e le misure di adeguamento delle infrastrutture (adeguamento che dovrà essere operato con nuove tecnologie da parte dei concessionari delle autostrade). Finito il momento della deterrenza, ormai si circola tranquillamente in auto parlando al cellulare, senza cinture di sicurezza e quant'altro. Ognuno, ovviamente, spera che gli vada bene.
Signor Ministro, a fronte di questa situazione, qual è la percentuale e la probabilità che si ponga in essere un atto di repressione? Si tratta di questioni da chiarire. Comprendo anche che il provvedimento in esame sia stato adottato dal Ministero dei trasporti su sollecitazione del Ministero dell'interno. Tuttavia, il Ministero dell'interno ci deve dire come intenda impiegare in maniera razionale le pattuglie della polizia stradale. Non è possibile, infatti, che le pattuglie siano impiegate in prevalenza in attività di controllo sulle autostrade, e che ciò determini, per conseguenza, l'aumento degli incidenti sulle strade urbane e la diminuzione di quelli sulle autostrade. L'uso di queste pattuglie non deve essere compito esclusivo del Ministro dei trasporti, ma anche del Ministro dell'interno. Se le Forze diPag. 75polizia sono insufficienti è necessario dirlo, in Parlamento o in sede di Consiglio dei ministri. Auguro a Giuliano Amato che possa trovare ascolto da parte del Ministro Padoa Schioppa, ma ritengo che il Parlamento possa fornire conforto solo se vi è un'azione forte e pressante del Ministro dell'interno. In caso contrario, signor Ministro, ci siamo presi in giro! Nessuno qui parla male delle Forze dell'ordine, ma poniamo in rilievo solamente che esse sono malamente impiegate, altrimenti, lo ripeto, ci siamo presi in giro e manteniamo delle riserve. Le riserve significano che gli incidenti continuano.
Signor Presidente, racconto ciò che mi è capitato domenica scorsa: mi stavo recando a Bari e sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria e un vecchietto ottantacinquenne procedeva contromano.
PAOLO UGGÈ. Era Burlando!
MARIO TASSONE. Signor Presidente, desidero che i miei colleghi prestino ascolto e non mi provochino, perché devo essere tranquillo e sereno nel trattare una materia delicata: sto parlando di una persona che è andata in autostrada!
Questo vecchietto è stato bloccato dalla polizia: non gli è stata restituita la patente e gli si è impedito di circolare. Lo stesso trattamento - mi ricorda l'onorevole Uggè - non è stato riservato ad un ex Ministro dei trasporti. La prefettura, a tale proposito, ha sostenuto che le forze dell'ordine avevano l'obbligo di fare rapporto dopo qualche giorno. Vi è, però, un problema di urgenza e di emergenza: vorremmo capire se siano stati svolti accertamenti che qualsiasi mortale avrebbe meritato di avere. Non voglio infierire su nessuno, ma certamente vi è stata qualche disattenzione; dobbiamo capire dove sono le responsabilità: quando vi è un certo lassismo, vi sono mobilitazioni popolari, perché fenomeni tipo Beppe Grillo ci sono sempre e sono determinati da queste vicende. Dicevo poc'anzi ai colleghi che, con un'istituzione, quella parlamentare, sempre più degradata e depauperata, i centri di potere decisionale sono fuori!
Vorremmo capire se sulla sicurezza stradale decidano le case automobilistiche, i grandi concessionari delle autostrade o le grandi concentrazioni di interesse. Voglio anche capire chi abbia rinnovato la patente a quel vecchietto che domenica scorsa non riusciva neanche a parlare e che, a ottantacinque anni, guidava una macchina che, percorrendo contromano l'autostrada, ha trasformato in una bomba. Ecco perché abbiamo chiesto che si rinnovi il meccanismo di rilascio della patente e, quantomeno, che ci sia una responsabilizzazione dei medici. Avevamo chiesto anche che, nelle commissioni che rilasciano la patente, fosse prevista la figura dello psicologo: la proposta è stata ovviamente negata, come sono stati bocciati clamorosamente anche altri emendamenti. Quello che chiedevamo, però, non era un fatto peregrino.
Signor Presidente, concludo: sono convinto che tutto ciò non avrà alcuna efficacia se non operiamo sul piano della prevenzione. Nei provvedimenti da noi approvati, avevamo parlato della necessità di educare e di formare; il tutor che avevamo previsto per i sedicenni costituiva soprattutto un fattore di formazione: formare soprattutto al rispetto delle regole, e quindi alla legalità. Signor Ministro, lei che ha maturato un'esperienza dignitosa in Calabria, sa cosa significhi educare alla legalità, all'amore per la propria vita e per quella degli altri: non si tratta soltanto di un problema tecnico e di ingegneria particolare che riguarda la sicurezza statale, ma di un problema di formazione, di crescita e di maturazione. La scuola è assente: ha stipulato alcune convenzioni, ma ritengo che tutto questo non abbia avuto seguito.
Abbiamo assistito poco fa, in quest'aula, a un dibattito sulla scuola: per un parlamentare che ha qualche anno di esperienza, si tratta di dibattiti ripetitivi, come possono essere ripetitivi anche i nostri. Il problema non riguarda l'aumento delle sanzioni. Uno potrebbe dire: aumentiamo proporzionalmente le sanzioni e stiamo tranquilli.Pag. 76
Questa può anche essere una scappatoia, una fuga da una responsabilità. Bisogna prevedere le sanzioni e bisogna capire se ci sono le strutture e gli strumenti per applicarle. Per esempio, non si parla minimamente della situazione delle discoteche. Avevamo chiesto controlli all'interno delle discoteche, dove c'è il traffico di droga: all'interno di esse e non organizzando due o tre manifestazioni che anch'io ho proposto con un mio emendamento. Sono aree di interesse che ovviamente manovrano consensi e non possono essere intaccate. Posso capire che qualcuno dica che i Governi di centrodestra non possono intaccarle, sebbene ci sia qualche mio collega, come ad esempio, l'onorevole Giovanardi, che ha condotto una battaglia in tal senso, ma un Governo di centrosinistra doveva farlo. So che questa parola - centrosinistra - significa molte cose: è molto ampio, variegato, plurale e composito, ma non c'è dubbio che un'azione di giustizia bisogna pur farla.
Signor Ministro, ho posto alcune questioni. Non sono tra coloro che vogliono affossare i provvedimenti, anche perché a ciò seguirebbe anche un'azione demagogica: si direbbe che abbiamo voluto bocciare un provvedimento che riguardava la sicurezza stradale. Bisogna, però, che vi siano garanzie, perché, altrimenti, si dirà che il Governo e la maggioranza volevano far passare situazioni certamente non idonee.
Noi aspettiamo la sua replica relativamente alle nostre preoccupazioni e al lavoro che avevamo svolto in questo ramo del Parlamento, che non ha avuto alcun tipo di riscontro presso l'altro ramo del Parlamento. Vi sono percorsi da seguire. Credo che quel clima di grande collaborazione che avevamo stabilito - ricordo che il provvedimento citato fu approvato anche con la nostra astensione; non votammo contro quel disegno di legge - possa proseguire anche con questo provvedimento di urgenza, se vi sono la disponibilità e la volontà. Questo è il dato. Se, però, si approva un provvedimento di questo tipo per ottenere un distintivo, lei capisce, signor Ministro, che non possiamo dare distintivi a questo Governo.
Possiamo dare qualche riconoscimento a lei, ma lei non vuole cavalierati inutili. Ritengo, però, che bisogna che i distintivi vengano conferiti a tutti, se c'è un Parlamento, un'istituzione che funziona, soprattutto su temi e su problemi di così grande portata. Tralascio poi il discorso sulla segnaletica e su quanto è già stato richiamato da parte dei colleghi, e tralascio di illustrare i miei emendamenti, che sono modesti, non molto numerosi, ma di significato particolare. Vediamo se le mie proposte emendative possono avere un riscontro ed essere approvate. So anche che se viene approvato un emendamento, si pone il problema di convocare di domenica il Senato, il quale però non verrebbe convocato. In questo caso, la gente non capirebbe perchè il Senato non viene convocato per deliberare su un provvedimento che riguarda la vita e la sicurezza stradale. Siamo sempre allo stesso punto: siamo diventati noi stessi dei burocrati, con l'entrata e l'uscita dall'ufficio, ma questo non è un ufficio. Le preoccupazioni che provengono dal Senato ovviamente non ci toccano. Se c'è un emendamento ritenuto importante sul piano dell'emergenza e che dia senso anche alla decretazione d'urgenza, dovrà essere questo Governo ad appoggiarlo.
Per tale motivo, signor Ministro, signor Presidente, noi non abbiamo alcuna intenzione di portare avanti una posizione pregiudiziale o contraria. Vogliamo dialogare, come lo abbiamo fatto nel passato, e vogliamo capire se queste nostre preoccupazioni siano fondate, anche perché altrimenti avremmo fatto continue stilettate su un tema, senza alcuna produttività, efficacia ed incidenza. Siamo in fase di discussione sulle linee generali: ci saranno anche altri interventi, cui seguirà una replica da parte del Ministro: vediamo se possiamo trovare quanto meno un dato importante.
Le dico l'ultima cosa, signor Ministro: questo non è un problema che riguarda un settore.Pag. 77
Lei sta trattando un argomento che comprende, non solo la sicurezza stradale, ma mille altre questioni della vita del Paese. Questo è un tema che completa una storia e una vicenda dell'uomo: un problema che riguarda la sanità (e tutto quello che ne consegue), le assicurazioni, un coacervo di interessi enormi. Molte volte, su tali interessi c'è qualche sciacallo che si introduce negli interstizi per determinare alcune soluzioni che, spesso, non sono compatibili con le esigenze forti che avvertiamo in questo particolare momento.
Proprio per tale motivo noi avevamo previsto in un provvedimento di urgenza, approvato nella scorsa legislatura, l'istituzione di un osservatorio sulla sicurezza nei trasporti. Purtroppo, si sta procedendo verso un'agenzia sulla sicurezza ferroviaria, perdendo di vista l'intermodalità. Facciamo uno sforzo: consideriamo un osservatorio che ci indichi precisamente quali siano le situazioni, le vicende particolari ed evitiamo di inseguire un nuovo codice della strada.
Signor Ministro, non ci potrà essere, in tempi brevi, un codice della strada, perché dovrebbe contenere centinaia e centinaia di articoli. Cerchiamo di adeguare la disciplina di settore attraverso norme quadro e apportando alcune modifiche con atti amministrativi, evitando l'adozione di norme di legge. Ciò sarebbe più defatigante in quanto alcune procedure potrebbero essere elasticizzate. È possibile lavorare seriamente. A tale scopo ritengo importante l'osservatorio e un'agenzia unica sulla sicurezza dei trasporti proprio al fine di evitare le parcellizzazioni e i frastagliamenti che, certamente, non sono utili e non hanno alcuna razionalità.
Concludo, riservandomi di prendere la parola in sede di esame degli emendamenti. Sarò attento - lo ripeto ancora una volta - alla replica del Ministro. Ritengo, infatti, che la posizione che assumerà il Ministro sarà importante e determinante per orientarci a capire quale sia la posizione da tenere sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. È iscritto parlare il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, signor Ministro, ritengo che, in questa sede, si sia affrontato un tema di grande rilevanza, quello della sicurezza, che deve essere assunta soprattutto come valore e come metodo di comportamento. Per poter affrontare la questione della sicurezza, occorrono essenzialmente tre elementi: la conoscenza dei problemi e delle questioni che si stanno trattando, nessuna demagogia nell'affrontare le norme che si vanno a modificare o si vanno ad introdurre e, infine, serietà.
Ritengo che, in questa vicenda, non abbiamo potuto - ahimè - assistere ad un comportamento serio. Lo avevamo detto molto chiaramente: siamo in una situazione in cui, giornalmente, assistiamo a dei «bollettini di guerra». I media ci comunicano il numero dei morti e dei feriti negli incidenti stradali. Cosa facciamo per cambiare questo stato di cose?
Siamo sicuri di affrontare questa tematica con la necessaria serietà? Tutti insieme dobbiamo saper dare una risposta alla gente, a coloro che hanno dovuto sopportare delle vittime per incidenti sulle strade, a tante famiglie lasciate nel dolore. Ci dobbiamo domandare perché siamo arrivati in questa condizione.
Ricordo che il Ministro dei trasporti, alcuni mesi fa, aveva annunciato l'intenzione di emanare un decreto-legge che modificasse le norme del codice della strada. Tale provvedimento non è stato emanato. Se fosse stato emanato quel decreto-legge, in quel momento, il Parlamento avrebbe avuto il tempo di convertirlo e di effettuare un dibattito approfondito. Il Ministro avrebbe avuto il tempo di emanare i provvedimenti amministrativi per attuare, laddove ve ne fosse stata la necessità, le disposizioni presenti nel decreto-legge stesso. Avremmo potuto rispondere al Paese con un intervento serio, che affrontasse nel suo insieme le tematiche complesse legate alla sicurezza della strada.Pag. 78
Ciò non è stato fatto, e non perché il Ministro non ne abbia avuto la capacità: non credo assolutamente sia questo il motivo. Ritengo che personalmente il Ministro si sia impegnato fortemente per ottenere questo risultato, così come sicuramente si è impegnato per conseguire le intese che in quest'aula avevamo raggiunto con lui. Quando abbiamo discusso sul disegno di legge, infatti, avevamo concordato passaggi importanti, avevamo evidenziato la necessità non di concedere la patente a 16 anni (come è sembrato aleggiare nelle interpretazioni di molti rappresentanti del popolo che, purtroppo, siedono in Parlamento), ma di avviare un processo di formazione che iniziasse a 16 anni. Ebbene, avevamo concordato su questo aspetto, ma il Senato non è intervenuto su di esso. Non solo: nel testo che ha approvato, tale processo formativo è stato annullato, soppresso. Non si è neanche tentato di migliorarlo; nonostante fossero stati forniti dati a supportare la necessità di formare i neopatentati, esso è stato soppresso.
E, signor Ministro, vi è di più: ho parlato di serietà; leggo il testo approvato dalla Camera: «Chiunque supera di oltre 60 chilometri orari i limiti massimi di velocità è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500 a euro 2.000. Dalla violazione consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente». Il testo approvato al Senato, in riferimento a tale articolo, dice: «soppresso»!
Pertanto, quando il Ministro sicuramente - non il Governo - ha portato avanti queste due previsioni (potrei citarne altre, ma non voglio certo tediare), con serietà e determinazione, ha dovuto scontrarsi nuovamente con delle forze presenti nella maggioranza che sostengono il Governo (non so se «sostengono» sia il verbo giusto, anche se dovrebbe esserlo) e ha dovuto fare marcia indietro e accettare quella che era la volontà di taluni gruppi.
Per tale motivo, signor Ministro, dobbiamo ricostruire questo percorso nel valutare il decreto-legge. Lei non ha potuto adottare un decreto-legge in tempo utile, come intendeva fare, in quanto il Governo non glielo consentiva, e ha dovuto ricorrere alla presentazione di un disegno di legge, sul quale avevamo trovato dei percorsi comuni.
Alla fine, nonostante un mese di tempo, il Senato non ha trovato le condizioni per approvare il disegno di legge trasmesso dalla Camera, e il Governo ha predisposto un decreto-legge che, mi si consenta di dirlo, è poco efficace.
Leggo alcune righe tratte da Il Sole 24 ore di lunedì 24 settembre: è ancora possibile montare un misuratore di velocità a bordo dell'auto di servizio ferma a bordo strada, oppure adesso è obbligatorio rendere l'apparecchio più visibile, usandolo solo in abbinamento con il classico cavalletto? Il dubbio nasce dal decreto Bianchi, che in mezzo a una serie di restrizioni ha anche dato fiato agli utenti della strada.
Dunque, il decreto-legge adottato presenta molti aspetti di incostituzionalità. Non c'è l'urgenza. Ciò è stato dimostrato, in quanto un provvedimento sulla velocità avrebbe dovuto produrre gli effetti maggiori nel periodo estivo, perché si tratta di un periodo in cui la gente si muove sulle strade. Ebbene, il testo del provvedimento rinvia all'emanazione di un decreto interministeriale, che deve identificare le modalità attraverso le quali le postazioni di controllo sulla rete stradale debbono essere installate, rendendo di fatto inefficaci e nulle tutte le sanzioni dal 3 al 24 agosto, perché il decreto è stato firmato il 15 agosto e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 23 agosto. Pertanto, per tutto questo periodo, il decreto-legge non è stato efficace. Quindi, dov'è la necessità e l'urgenza, dal momento che si è rinviata l'attuazione del provvedimento?
Inoltre, all'articolo 1 si riducono le sanzioni, sebbene di poco, e si prevede la pena dell'arresto per chi circola senza patente in caso di reiterazione nel corso di un biennio. Quindi, si tratta di una sanzione che scatta dopo un lasso di tempo. Non si dica che tale caratteristica rientra nella fattispecie dell'urgenza. È stata poi eliminata la riduzione di velocità, approvataPag. 79dal Parlamento, per i giovani che guidano nei primi tre anni dal conseguimento della patente. E non solo: l'entrata in vigore è stata rinviata di centottanta giorni, attraverso uno spostamento di centottanta giorni dell'attuazione delle norme per i neopatentati.
Se mi si dice che queste norme hanno un senso, posso anche convenire, ma se mi si dice che sono compatibili con il requisito dell'urgenza, che è alla base dell'adozione di un decreto-legge, caro Ministro, se mi consente, ovviamente deve sorgere qualche perplessità.
Inoltre, i dati citati poc'anzi dal collega Pedrini rappresentano una conferma di come poco il decreto-legge, dopo la sua entrata in vigore, abbia inciso sulla riduzione degli incidenti mortali sulle nostre strade. Nel mese di luglio vi era già stata una riduzione significativa del numero dei morti. Vi è stata anche nel mese di agosto, e vi è stato anche un dato diverso: la mortalità non si è ridotta sulle strade ordinarie, ma si è ridotta sulle autostrade, perché - si tratta, signor Ministro, di un elemento che abbiamo sottolineato più volte - si sono spostate circa mille pattuglie dalle strade ordinarie alle autostrade. Quindi, la presenza degli agenti addetti al controllo ha determinato comportamenti virtuosi. Non solo: l'introduzione dei controlli attraverso i tutor sui tratti autostradali, che misurano la velocità media su percorsi brevi, ha fatto sì che gli automobilisti tenessero un comportamento maggiormente virtuoso. Quindi, vi è stata una riduzione della mortalità sulle autostrade.
L'elemento fondamentale che ha prodotto ciò, tuttavia, non è stato il decreto-legge, ma l'incremento e una maggiore visibilità dei soggetti adibiti ai controlli sulle nostre strade. Dunque, la situazione in cui ci troviamo emerge in tutta la sua evidenza. Il Paese ci chiede interventi per garantire una maggior sicurezza, il Governo dichiara ad ogni piè sospinto che vuole dare questa risposta ai cittadini e la maggioranza che sostiene questo Governo tiene un comportamento non conforme. Ecco il problema vero, caro Ministro: abbiamo detto chiaramente che siamo pronti a considerare le norme di quel decreto-legge che, come ho cercato di dimostrare, sono abbastanza inefficaci, e talvolta contengono anche alcuni errori tecnici. Ad esempio, proprio con riferimento ai limiti di velocità, sono curioso di conoscere quanti siano stati i cartelli collocati sulle strade e quanti di essi hanno il colore del fondo simile a quello della strada che si percorre (infatti, ciò richiede il provvedimento emanato di concerto dal Ministro dell'interno e da lei, signor Ministro dei trasporti).
Siamo pertanto pronti a discutere ininterrottamente per approvare il disegno di legge trasmesso dal Senato, introducendo le norme necessarie, per poi inviarlo di nuovo al Senato, affinché si possano dare rapidamente al Paese norme razionali e funzionali di modifica del codice della strada.
Noi, così come - credo - anche il Paese, non abbiamo la necessità di vedere approvato il decreto-legge al nostro esame, perché esso lascia molti dubbi ed apre un contenzioso di notevole entità, come è già stato sottolineato dall'onorevole Moffa: 88 mila sanzioni per velocità eccessiva, almeno tutte quelle inflitte dal 3 al 24 agosto, saranno nulle.
Che sensazione daremo alla gente? Che il Parlamento, ancora una volta, perde tempo a discutere su questioni che non incidono sui bisogni della gente. Vorremmo evitare, caro Ministro, di continuare a trovarci di fronte ad un tale pasticcio. Non è che non crediamo in lei e nei suoi impegni: siamo convinti che li mantenga (quasi tutti, ognuno fa quello che può, l'importante è la buona volontà!). Tuttavia, abbiamo raggiunto delle intese sul disegno di legge che sono state sconfessate e non sono state portate a compimento da chi rappresentava il Governo in sede di discussione presso la Commissione lavori pubblici del Senato e presso l'Assemblea del Senato. Si tratta di un fatto sul quale dobbiamo riflettere: ecco perché preferiremmo poter discutere nel merito i correttivi apportati alle norme del codice della strada, ed insieme trovare una viaPag. 80d'uscita per dare una risposta chiara, coerente, seria e che effettivamente produca un miglioramento della sicurezza sulle nostre strade.
A tutto ciò siamo disponibili. Certo, è molto importante quello che lei ci vorrà dire e gli impegni che vorrà assumere, che ovviamente valuteremo e terremo in conto. Tuttavia, signor Ministro, anche se la Camera probabilmente convertirà in legge il decreto-legge in esame ed esso entrerà definitivamente in vigore, verrà il momento della discussione del disegno di legge.
Credo che i tempi che ci aspettano non consentiranno una rapida approvazione del nuovo disegno di legge al Senato, così come noi lo modificheremo - perché lo faremo sicuramente - alla Camera. Infatti, nel suo intervento lei ci ha fatto capire - glielo ha chiesto il collega Tassone - di voler assumere degli impegni per introdurre alcuni correttivi nel disegno di legge. Poiché bisogna aprire una nuova discussione in Senato ed i tempi che si prospettano prevedono un intenso calendario di lavori parlamentari, il rischio è che fra qualche mese ci troveremo ad avere, ancora una volta, un provvedimento che si limiterà ad essere quello contenuto nel decreto-legge che, come ho cercato di dimostrare, non va nella direzione giusta, e non ha certo affrontato le questioni nel modo dovuto.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Fabris, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Ministro, il dato che consegnate all'Assemblea e al Paese è quello di un'assenza di una politica organica. Ci sono gravi responsabilità da parte di questo Governo per la mancanza di iniziative efficaci, che hanno vanificato anche il lavoro svolto dalle Camere, in particolare dalla Commissione trasporti, in materia di sicurezza stradale, come del resto questo decreto-manifesto, che ha «cannibalizzato» il lavoro parlamentare, ma che non ha sortito gli effetti sperati, e non avrebbe potuto farlo.
Lo confermano i dati, che segnano comunque, inequivocabilmente, i 617 incidenti nel «giorno medio», con 15 morti e 860 feriti. Si tratta di cifre che sono rimaste identiche a quelle del passato. L'obiettivo del Terzo programma per la sicurezza stradale ormai diventa una chimera, è un obiettivo che sarà impossibile raggiungere: si tratta di un miraggio cui non possiamo pensare di arrivare. L'introduzione della patente a punti aveva davvero segnato una discontinuità, in questo scenario drammatico in termini di sicurezza stradale. Purtroppo, dobbiamo lamentare il fatto che con questo Governo nulla si è fatto e nulla si continua a fare. La dimostrazione di ciò è che questo decreto-legge è stato un atto improvvisato, frutto del desiderio di condizionare l'opinione pubblica e non di prevenire ed affrontare il problema alla radice. Lo dimostra anche la data in cui è stato emanato, perché il Governo sa - almeno mi auguro che ne sia a conoscenza - che il mese dell'anno in cui ci sono più incidenti è luglio: già il fatto che sia stato emanato in ritardo dimostra l'approssimazione con cui si è affrontato questo gravissimo problema.
Sappiamo che l'incidentalità è concentrata nelle strade urbane (il 62,7 per cento) e che ci sono nel nostro Paese 1.500 chilometri, sui 60 mila della rete viaria, incriminati per quanto riguarda l'elevato tasso di incidentalità. Quello che chiediamo a questo Governo, quindi, come abbiamo fatto con il precedente, è di intervenire sul sistema infrastrutturale. Purtroppo - i dati lo confermano - la vostra inerzia è drammatica: il sistema autostradale è rimasto immutato. Di fronte a un aumento del 36,2 per cento del traffico, c'è un 4,3 per cento di incremento della rete viaria. Lo squilibrio del nostro Paese a favore della gomma è ormai cronico (il 66 per cento del traffico merci e addirittura il 92 per cento del traffico passeggeri), e voi cosa fate? Bloccate il sistema, la grande opera di infrastrutturazione che il Governo Berlusconi avevaPag. 81iniziato, e togliete le risorse necessarie e fondamentali affinché la nostra rete viaria, e non solo, si possa sviluppare.
Avete alzato la bandiera bianca (o, almeno, le dichiarazioni del Ministro Di Pietro in questo senso sono emblematiche) per quanto riguarda l'alta velocità, che significa alta capacità: vi è, quindi, la mancanza di una visione di sistema intermodale.
Avete mancato completamente il processo di ammodernamento: abbiamo sentito i colleghi denunciare il problema della segnaletica, della manutenzione. Non so, signor Ministro, se lei ha modo di confrontarsi con l'ANAS come capita a noi parlamentari: dobbiamo rincorrere la società di gestione nel tentativo di trovare le risorse per garantire il mantenimento dell'apertura di alcuni tratti storici della rete viaria del Paese. Altro che pensare a nuovi progetti, altro che pensare alla realizzazione dei progetti o dei cantieri già avviati dal Governo Berlusconi! Le difficoltà le troviamo anche solo nel mantenere, nel manutenere la rete viaria attuale, che sappiamo essere obsoleta.
Avete segnato il passo sul problema infrastrutturale. Personalmente mi sarei aspettato - o almeno lo avevate annunciato - un coordinamento tra le varie amministrazioni e gli enti competenti per quanto riguarda la materia del trasporto, in modo tale da arrivare a pianificare i flussi del traffico, la gestione delle reti stradali. Purtroppo, il vostro primo atto è stato anche in questo caso scoraggiante: avete realizzato due ministeri laddove ce n'era uno: alla faccia del coordinamento! Questa forma mentis si è poi riverberata sulla vostra azione di Governo, come del resto la disarticolazione tra le diverse strategie di controllo, che incide negativamente sull'efficacia delle politiche di prevenzione.
Sentiamo parlare continuamente di prevenzione, ma prevenzione significa reperire le risorse necessarie per attuarla, significa coordinare le forze di polizia che devono realizzarla, passare da una visione repressiva, punitiva, che è ancora presente nel provvedimento in esame, a una visione preventiva. Per questo motivo abbiamo chiesto e ottenuto di inserire all'interno del disegno di legge (e vedo che ciò è poi stato recepito anche dal decreto-legge) una disposizione sulla utilizzazione dei limitatori di velocità per la loro funzione principale, cioè quella di far diminuire la velocità di percorrenza sulle strade, fare rispettare i limiti; non la visione punitiva del passato, quella che consegnava - non c'è ombra di dubbio - grandi benefici alle casse degli enti che effettuavano i controlli, ma la visione di chi vuole prevenire e, quindi, far abbassare i limiti di velocità.
È già stato sottolineato in questa sede che laddove ciò è stato fatto, anche sui tratti autostradali, l'incidentalità è drasticamente diminuita. Signor Ministro, anche a tale riguardo l'improvvisazione ha consegnato al Paese un'applicazione della norma sulla segnalazione della presenza del rilevatore di velocità a macchia di leopardo, un'applicazione disomogenea, che provocherà sicuramente dei problemi anche in termini di ricorsi.
Non solo: abbiamo mancato anche qui l'obiettivo principale, che era quello di far capire agli automobilisti che in quelle zone sarebbero stati controllati e che, quindi, in quei tratti avrebbero dovuto rallentare rispettando i limiti. Ciò è quel che si fa negli altri Paesi, dove il controllo della limitazione della velocità viene effettuato nei punti critici e pericolosi, non in quelli dove si prevede di ottenere il maggior «bottino» in termini di multe.
In proposito, il Governo ha emanato due circolari con date diverse che sono rimaste purtroppo largamente inattuate: peraltro, al fine di comprendere come i prefetti si siano attivati nella loro applicazione, molti colleghi del gruppo della Lega Nord Padania hanno presentato talune interrogazioni.
Ma la prevenzione, signor Ministro, la si porta avanti attraverso tutti gli atti: ed è qui che si rinviene la mancanza di coordinamento nel Governo. Da poco si sono spente le lamentele da parte dell'opposizione riguardo al provvedimento che ha voluto allargare le maglie di coloro che possono concedere l'abilitazione allaPag. 82guida: alla faccia della prevenzione, sacrificata sull'altare della liberalizzazione del mercato, abbiamo visto autorizzare ad istruire alla guida figure che nulla hanno a che fare con la prevenzione e con il corretto approccio al problema della sicurezza.
Dunque, signor Ministro, al di là di questo decreto-legge - che certo noi non avremmo voluto affrontare, soprattutto con queste modalità - c'è bisogno di un cambio di marcia da parte del Governo: la sicurezza stradale si regge, infatti, su complessi rapporti fra la qualità dei veicoli, la qualità delle infrastrutture, i comportamenti di chi guida, tutti aspetti di cui, nel corso della discussione di questo decreto-legge, non abbiamo discusso, ma che abbiamo invece sviscerato ed affrontato nel corso dell'esame del disegno di legge.
Ed è proprio a questo, in conclusione, che desidero fare riferimento. Sono convinto che si possa e si debba fare di più: al riguardo non vi è ombra di dubbio. Ma per farlo, sono necessari la volontà della maggioranza e l'impegno da parte di un Ministro che, nei mesi, ha sicuramente mostrato difficoltà ad organizzare un consenso per trasformarlo poi in atti efficaci sia di Governo sia di maggioranza; un Ministro che, pure, ha e può continuare ad avere la disponibilità da parte dell'opposizione, affinché ci si impegni tutti per affrontare e risolvere concretamente il problema della sicurezza stradale.
Attendiamo, dunque, la replica del Ministro per capire - sui temi che abbiamo più volte sottolineato e che allo stesso sono noti, come sono noti a quest'Assemblea e al Paese (quelli cioè dell'infrastrutturazione, della sicurezza, delle risorse necessarie alla prevenzione) - se questo Governo e questo Ministro sono disponibili, nel corso dell'esame del disegno di legge, a lavorare in tale direzione. Ciò, soprattutto, al fine di evitare che accada quel che, purtroppo, è già accaduto al Senato: e cioè che un lavoro attento, accurato e prezioso, che avrebbe fatto guadagnare tempo al Paese e avrebbe fatto sicuramente guadagnare in termini di vite umane, insomma un provvedimento come quello che abbiamo licenziato alla Camera, non diventi ancora una volta oggetto di dibattiti politici che nulla hanno a che vedere con la sicurezza stradale e che porterebbero a risultati certo distanti da quelli che abbiamo conseguito.
In attesa di questo impegno, noi ovviamente non possiamo che dichiararci critici nei confronti del metodo e del merito. La parola passa, quindi, al Governo e, di conseguenza, si determinerà il nostro atteggiamento nel corso del dibattito relativo al voto sul provvedimento in discussione.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento, riservandomi poi in sede di dichiarazione di voto di aggiungere ulteriori osservazioni.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare il deputato Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, è con un certo dolore - o meglio dispiacere -, ma anche con molta convinzione che preannunzio, a nome del gruppo La Rosa nel Pugno, il voto contrario sul disegno di legge di conversione al nostro esame.
Le ragioni hanno a che vedere sia con il metodo con cui si è arrivati a questa legislazione - la strada seguita del decreto-legge (poi entrerò nel dettaglio su questo aspetto) -, sia per quanto riguarda il merito (ed anche su questo punto avrò diverse cose da dire).
Per quanto riguarda il metodo, il decreto-legge in esame è stato adottato dal Consiglio dei Ministri il 3 agosto, mentre al Senato era ancora in discussione - naturalmente quest'ultima si stava per interrompere a causa della pausa estiva - il disegno di legge che era stato approvatoPag. 83dalla Camera ed aveva visto al lavoro prima la Commissione trasporti della Camera, poi l'Assemblea e lei stesso, signor Ministro, anche dimostrando una capacità di ascolto del Parlamento (che le abbiamo riconosciuto nel corso di quella discussione).
Su quel disegno di legge si era realizzato un grande impegno che aveva portato all'approvazione di un testo che era il risultato - come è già stato ricordato da parte di diversi colleghi - di lavoro, compromessi e mediazioni non sempre al ribasso, ma qualche volta anche in crescita, nel senso di un miglioramento delle condizioni di sicurezza.
Ma, come dicevo, il decreto-legge al nostro esame è stato adottato il 3 agosto (ed è già stato ricordato dall'onorevole Caparini che luglio è il mese con la maggiore incidentalità).
Nessuno le ha detto che lei avrebbe potuto adottare questo decreto-legge in aprile, ma io le dico che poteva farlo il 3 giugno: ci sarebbero stati due mesi di tempo in Parlamento per poter dibattere e confrontarsi sul contenuto del provvedimento. Viceversa, se si adotta il decreto-legge il 3 agosto, si sa già, soltanto per questo, che le Camere risulteranno strozzate nella loro capacità di discutere provvedimenti che lei sa benissimo, signor Ministro, non sono tecnici.
Nel provvedimento alla nostra attenzione si parla, infatti, di comportamenti di milioni e milioni di cittadini, e si prevede di introdurre reati penali: come è già stato prima ricordato ampiamente dal collega Tassone, questa è una materia tutt'altro che leggera, ed un decreto-legge come quello al nostro esame ha contenuti forti ed importanti che incidono sulla vita delle persone. Nonostante ciò, si è deciso di emanare il decreto-legge il 3 agosto.
Lei ha detto - ed in questo ha ragione - che se il decreto-legge non dovesse essere convertito si porrà un problema di confusione normativa.
Sì, signor Ministro: vi sarà, in questo caso, un problema di confusione normativa, la cui responsabilità, però, sarà interamente del Ministro e non certo del Parlamento, e le spiego il motivo. Anzitutto, come ricordato dall'onorevole Uggè, vi è stato, ad esempio, per quanto riguarda i nuovi limiti di velocità, un problema concernente il decreto attuativo (le modalità di segnalazione e di rilevazione della velocità, infatti, devono essere regolamentate da un decreto).
Ebbene, il decreto-legge è entrato in vigore il 3 agosto, ma veniamo a sapere che il decreto attuativo è entrato in vigore il 25 agosto: nel frattempo, le contravvenzioni che sono state fatte ai cittadini italiani in questo periodo che fine fanno?
Andiamo ancora avanti. Lei ha affermato che «arriverà il disegno di legge»: ce ne compiacciamo! Ma poi cosa succederà? Il disegno di legge introdurrà delle modificazioni, anche rispetto alla disciplina dettata dal decreto-legge in esame; almeno noi della Rosa nel Pugno lavoreremo per ottenere tale risultato e ci auguriamo che ciò accada. Benissimo! Così avremo una normativa, che entrerà in vigore e che immediatamente dopo sarà modificata. Se tale circostanza non crea confusione negli italiani, non so sinceramente cosa altro possa avere tale effetto! Inoltre, vi è un mare di sanzioni e probabilmente anche di procedimenti penali avviati in una situazione di normativa in evoluzione, definiamola così.
Prima ho fatto riferimento al metodo, ma occorre aggiungere qualcosa anche sul merito del decreto-legge in discussione. Sono rimasto stupito e incredulo quando ho letto, nel testo del provvedimento in esame, dei nuovi limiti di guida per i neopatentati: mi riferisco alla disposizione che stabilisce che per tre anni dal conseguimento della patente i neopatentati non possono guidare vetture con un rapporto peso-potenza superiore a 50 kilowatt-tonnellata. Sono sorpreso perché tale misura, ai sensi del decreto-legge, tra l'altro, entrerà in vigore a partire dal centottantesimo giorno dall'entrata in vigore del provvedimento. Si tratta di una misura di necessità e urgenza? Signor Ministro, tale misura contenuta nel disegno di legge non presenta alcun carattere di necessità ed urgenza. Infatti, è evidente che l'annuncio,Pag. 84oggi, di limiti che entreranno in vigore fra centottanta giorni non possa diminuire l'incidentalità. Tale misura non avrebbe dovuto rientrare nel contenuto del decreto-legge, c'è poco da fare! Noi ci siamo limitati nel presentare emendamenti a tale provvedimento, ma due proposte emendative sono dedicate a correggere questa stortura. Tra l'altro, signor Ministro, mi chiedo come alla Camera si sia potuto raggiungere con fatica un accordo politico concernente il limite di 60 kilowatt-tonnellata (stabilendo che nei tre anni si comprendono anche i due anni del cosiddetto foglio rosa che si ottiene a 16 anni), per poi abbassare il limite a 50. Queste misure annunciate creano anche degli effetti sul mercato automobilistico. Viene il dubbio che alcune conseguenze siano state volute e cercate, ma questo non significa provvedere in nome della sicurezza, se così fosse.
Andiamo avanti: sono stati modificati i limiti di velocità, riscritti con incrementi delle sanzioni in alcuni casi. Soprattutto, la circostanza che riteniamo molto grave è l'inasprimento delle sanzioni per la guida in stato di ebbrezza. Su tale punto, signor Ministro, in sede di dichiarazioni di voto il nostro gruppo aveva affermato che avrebbe votato a favore del provvedimento. Io feci una fatica immensa a convincere il mio gruppo a votare in questo modo, ma vi avvisammo anche che, nel caso in cui esso fosse stato trasmesso dal Senato senza alcuna modifica migliorativa all'articolo 10 (relativo alla guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti) avremmo espresso un voto contrario. Ebbene, il decreto-legge in esame ha già fornito la sua risposta, perché nel caso di guida in stato di ebbrezza le sanzioni sono state aumentate. È prevista una sanzione penale persino nel caso in cui si superi il limite dello 0,5 per cento di tasso alcolico, fra lo 0,5 e lo 0,8. Se si viene colti con un tasso alcolico dello 0,55 per cento, oltre a tutte le penalizzazioni previste (su cui posso anche convenire che debbano esservi), vi è anche l'instaurazione di un processo penale, con la pena di un mese di reclusione o qualcosa del genere. Mi sembra francamente che tale previsione non sia prudente né per la nostra giustizia, né per i nostri automobilisti.
Inoltre, vi è una disposizione relativa alla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. A tal proposito, siamo dinanzi ad una «perla». Desidero citarla perché la ricorderò per molto tempo. È stato introdotto un termine di dieci giorni per il ritiro preventivo della patente, nell'attesa degli esami medici. Nel caso in cui l'organo accertatore dell'infrazione sia convinto che una persona sia sotto l'effetto di sostanze stupefacenti revoca la patente per dieci giorni, in attesa degli esami medici che l'accertino. Tuttavia, tutti sanno che l'effetto delle sostanze stupefacenti ha breve durata e svanisce in poco tempo.
Non siamo alla cultura del sospetto, ma oltre. Vi è una pena severa e poi non si medita che per molte persone l'uso dell'automobile nel nostro Paese, che difetta di infrastrutture di ogni tipo, è molto spesso una necessità, una condizione di lavoro. Non si va in giro a dispensare dieci giorni di sequestro preventivo, revoca preventiva o sospensione preventiva della patente perché vi è un sospetto. Non si può proprio fare. Insomma, potrei soffermarmi ancora a lungo, ma non ritengo sia il caso di farlo. Abbiamo presentato soltanto quattro emendamenti, ma con la massima chiarezza affermo che non approviamo il provvedimento in esame. Aggiungo una postilla che deve essere espressa: il nostro Ministro Emma Bonino, in Consiglio dei Ministri, alle obiezioni che ha ritenuto di avanzare rispetto al merito di questo provvedimento si è sentita rispondere che tutti i presidenti di gruppo avevano concordato sul decreto-legge in discussione. Ciò non vale per il gruppo della Rosa nel Pugno, che pure fa parte della maggioranza. Non vale perché non siamo al Senato: era stato trascurato questo piccolo dettaglio. Noi abbiamo eletto quattro senatori, ma non sono mai stati proclamati per ragioni politiche; non ce lo inventiamo noi, ma lo ha detto il ministro Giuliano Amato in questa sede rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata.Pag. 85
È noto che si tiene conto anche di questa circostanza (non certo particolarmente onorevole per la nostra Repubblica) - forse Grillo dovrebbe prendere nota - addirittura per trasformare in un elemento di debolezza: «Quelli sono rompiscatole, non ci sono, noi facciamo il decreto-legge e chi si è visto si è visto». Ora siamo qui a discutere di ciò e va detto. Servono controlli. Se gli incidenti sono diminuiti - ammesso che così sia - forse è perché l'abbiamo convinta (è lei ci ha dato atto di ciò) nella discussione del disegno di legge ad aumentare subito i controlli. Tuttavia, non serve prevedere pene altissime, anzi. Prevedere sanzioni molto severe in un regime di controlli così scarsi come quello italiano non è solo fare qualcosa di inutile, ma anche creare ulteriori ingiustizie nei confronti dei pochi, che a caso vengono eventualmente colti in una marea di infrazioni che passano sotto un'assoluta noncuranza. Vi sono poi i problemi attinenti alle infrastrutture ed alla segnaletica. Dobbiamo, in Commissione, riprendere l'esame e lavorare seriamente allo studio delle cause degli incidenti e della sicurezza stradale. In ciò il nostro gruppo si impegnerà senza ombra di dubbio perché, oltre al comportamento degli automobilisti, vi sono anche cause infrastrutturali. È sempre facile dare la colpa all'ultimo tratto della catena, affermando che sia colpa dell'automobilista. Certo, però molto spesso vi sono anche condizioni infrastrutturali, limiti irragionevoli, limiti di velocità che variano continuamente, ad esempio senza una ragione e senza che si capisca perché, se non con la stratificazione di segnali nel corso degli anni. Una politica seria di sicurezza, che non si basi su colpi di teatro, deve tenere conto di tali fattori e non solo, quindi, inasprire le sanzioni. Maggiori controlli e miglioramento delle infrastrutture sono le prime due misure, che, a nostro avviso, devono essere intraprese e proprio perché non riguardano il decreto-legge in esame noi voteremo contro la conversione di esso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, a me fa piacere che nell'intervento che da ultimo ho ascoltato siano state riprese le considerazioni che ci avevano indotto a presentare pregiudiziali proprio sulla sostanza metodologica che ha accompagnato l'emanazione del decreto-legge e sulle molte incongruenze, che stanno venendo alla luce anche dal dibattito di questa sera. Nell'intervento che sommessamente ho cercato di svolgere sulle questioni pregiudiziali ho tentato di mettere in evidenza come ci si trovi davvero di fronte al parossismo di una schizofrenia legislativa, che in effetti mette lo stesso Parlamento in condizioni difficili dal punto di vista dell'operatività.
Ci troviamo, caro collega Beltrandi, con un decreto-legge emanato ad agosto, che ha trovato attuazione concreta soltanto quando è entrato in vigore un decreto interministeriale e tale elemento non è secondario, ma fondante, per l'operatività stessa del decreto-legge. Oggi il Governo si trova in una sostanziale difficoltà, perché è evidente che il periodo intercorso tra l'adozione del decreto-legge e dei decreti attuativi ha comportato una serie di interventi dal punto di vista contravvenzionale che rischiano di essere nulli e credo che, indipendentemente dalle osservazioni che qualche esponente della maggioranza ha voluto fare in precedenza, nel dibattito sulle questioni pregiudiziali, neanche la conversione del decreto-legge potrà rimuovere tale elemento. In effetti, durante il dibattito al Senato correttamente era stato richiamato l'accordo su un decreto-legge che doveva essere caducabile proprio perché c'era un disegno di legge e si era in presenza di tale incongruenza temporale, che determina non pochi problemi.
Le questioni pregiudiziali sono state respinte, ora entriamo nel merito delle questioni che attengono al decreto-legge. Vorrei, anche in questo caso, svolgere una piccola premessa. Trovo, infatti, irriguardoso nei confronti dell'opposizione l'atteggiamentoPag. 86di chi vorrebbe, in qualche modo, chiamarci ad un senso di responsabilità e coscienza rispetto a tale tematica. Credo che patenti di tal genere non possano essere esibite da nessuno, in quanto quando si parla dei temi della sicurezza e della vita delle persone, non ci deve essere alcun approccio di tipo ideologico, né ci può essere una separazione tra destra e sinistra. Credo che l'opposizione lo abbia dimostrato proprio nel dibattito che lei, signor Ministro, ha seguito con grande attenzione sul disegno di legge, dove ci sono stati un'ampia volontà collaborativa e il tentativo di introdurre alcuni elementi emendativi che migliorassero e rafforzassero il disegno di legge del Governo. In quell'occasione, fu addirittura aumentato il numero degli articoli, ma furono introdotte alcune modifiche innovative sostanziali, che andavano nel senso - voglio sottolinearlo - non tanto di una petizione della minoranza, quanto di una necessaria conformazione del nostro dettato legislativo alle indicazioni europee. In Europa, infatti, non da oggi, si sollecitano gli Stati membri ad assumere determinazioni nel campo della sicurezza stradale in una logica integrata, dove evidentemente non può essere risolto soltanto il segmento sanzionatorio. Tuttavia, il problema della sicurezza deve essere affrontato da un punto di vista filosofico e culturale - definitelo come meglio credete - e deve essere assunto in modo diverso, cioè in termini integrati.
Voglio, tra l'altro, ricordare che proprio a gennaio di quest'anno il Parlamento europeo, con riferimento all'obiettivo di dimezzare nel 2010 il numero degli incidenti nelle varie nazioni, ha individuato degli obiettivi. Tali obiettivi parlano di approccio integrato, di campagne di sensibilizzazione, di chiedere esattamente quale siano il numero e il livello dei controlli che debbono essere attivati dei singoli Stati e quale sia l'aspetto della sicurezza tecnica da introdurre per gli autoveicoli, che è un elemento del quale abbiamo parlato in maniera diffusa nel corso del dibattito sul disegno di legge che oggi torna all'attenzione della Camera. Si parla di una «visione zero» rispetto agli incidenti stradali. Si parla, inoltre, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ossia di una serie di elementi che non si trovano nel decreto-legge in esame, ma che avevamo cercato di introdurre in un disegno di legge, poi mortificato dal Senato. È necessario dirlo con grande franchezza: il Senato ha mortificato alcuni aspetti fortemente innovativi.
Forse vi è stato anche un difetto di comunicazione da parte nostra, del Governo e del Ministro rispetto ad alcune innovazioni introdotte; clamoroso è quello che ha riguardato la nota introduzione del sistema di accompagno per i neopatentati e il foglio rosa. Anche con riferimento a tale aspetto si è trasmessa una comunicazione sbagliata; sembrava che improvvisamente avessimo deciso, in maniera folle, di dare la patente ai sedicenni, quando invece s'introduceva un meccanismo che in Francia e in Germania ha ottenuto dei risultati straordinari!
Voglio richiamare in questa sede alcuni concetti fondamentali; però, signor Ministro, per esaminare le questioni davvero in modo molto serio, dovremmo riportare l'attenzione all'interno del disegno di legge. Vorrei sapere, allora, che garanzie abbiamo che il disegno di legge in discussione, con queste modifiche, tornando al Senato trovi finalmente la possibilità di essere approvato, senza essere ulteriormente emendato? Perché eravamo tutti convinti della necessità che il foglio rosa a sedici anni fosse ormai un elemento da introdurre per diminuire drasticamente il rischio di incidente per i neopatentati - come è accaduto in Francia, dove l'abbattimento è stato dell'80 per cento - per raddoppiare il tasso di successo all'esame, assicurando una formazione costante, e per accompagnarlo anche ad alcune norme che, ad esempio, prevedevano di poter far svolgere l'esame definitivo per ottenere la patente dopo avere percorso un certo numero di chilometri; quindi, dopo aver dimostrato concretamente un'attitudine e una capacità a guidare il veicolo. È evidente che tutto ciò avrebbe introdotto un elemento di grande innovazione.Pag. 87
Avevamo chiesto in maniera molto chiara - l'ha ricordato poco fa Beltrandi - le misure che attengono al limite per i neopatentati con riferimento al rapporto tra il peso e la velocità del veicolo. Dico con grande franchezza che condivido quanto affermato da Beltrandi, ma confesso che nutro qualche sospetto, perché se si passa da sessanta kilowatt per tonnellata a cinquanta e, guarda caso, ciò avviene nel momento in cui nel nostro Paese vi è un grande lancio pubblicitario della Fiat 500, devo legittimamente supporre che, ancora una volta, il Parlamento e il Governo italiano sono succubi delle case automobilistiche e che, quindi, il problema della difesa e della tutela della vita delle persone passa in secondo piano! Bisogna dirlo con grande franchezza, se vogliamo affrontare le questioni per ciò che sono.
Dunque, signor Ministro, ho ascoltato le sue osservazioni e ho preso atto anche della sua disponibilità a discutere nel merito di alcune questioni che dovrebbero trovare una loro esplicita accettazione nell'ambito del disegno di legge, perché il decreto-legge non consentirebbe alcuna modifica (altrimenti non potremmo rispettare i tempi).
Noi abbiamo presentato degli emendamenti con i quali introduciamo alcuni argomenti, dei quali parleremo diffusamente domani o dopodomani, quando riprenderemo la discussione, ma che ora sottoponiamo alla sua attenzione. Per esempio, in alcuni emendamenti abbiamo proposto che si consideri la necessità di stabilire un divieto d'ingresso nei locali notturni con licenza C; di prevedere l'apposita apertura ai minori dei locali notturni all'interno dei quali è sempre vietata la somministrazione di alcolici; nonché di prevedere la presenza obbligatoria, durante l'orario d'apertura, di un pubblico ufficiale, con eventuale costo a carico del titolare dell'esercizio stesso all'interno di locali con licenza C, e la possibilità per i clienti di sottoporsi, in maniera volontaria, ad un test alcolico all'uscita dei locali.
Nei nostri emendamenti abbiamo, inoltre, previsto che sia posta un'attenzione particolare su ciò che riguarda quello che da ieri è diventato anche un indirizzo del Parlamento europeo in materia di applicazione di particolari tecnologie da parte delle case automobilistiche per misurare il tasso alcolemico, integrabile nei sistemi di avviamento dell'autovettura, che sono sistemi tecnologici avanzati, che chiamano in causa responsabilmente le case automobilistiche e che, quindi, trasferiscono ad esse anche un livello di responsabilità, sotto il profilo della tecnica costruttiva, proprio ai fini della sicurezza e della tutela della vita delle persone.
Sono tutti elementi che sottoponiamo alla sua attenzione, in quanto è evidente che, oggi, ci deve essere una risposta chiara in questi termini. Noi non siamo assolutamente convinti che il decreto-legge in esame, oltre a non presentare le caratteristiche di urgenza e necessità che sono state evidenziate dai colleghi e che non ripeto, possa essere considerato efficace. Non vi è dubbio, infatti, che uno degli elementi che ha portato all'abbattimento di quello che lei ha riferito essere il 5 per cento dell'incidentalità nel mese di agosto, non è assolutamente legato al decreto-legge, ma è legato soltanto al fatto che è aumentato il sistema dei controlli. Si è avuta, infatti, una maggior presenza di controllo, soprattutto sulle autostrade. Questo è un dato innegabile rispetto al quale, però, vorremmo capire la strategia del Governo, in quanto se dobbiamo aumentare i controlli è necessario affrontare il tema della garanzia del numero sufficiente per effettuare i controlli stessi e anche delle risorse necessarie da impiegare in questi termini. Sappiamo benissimo, infatti, che esiste un problema di risorse rispetto al quale il Governo è fortemente in ritardo, ma poiché vi è la sessione di bilancio alle porte, parliamo in maniera seria degli obiettivi che ci si pone nella legge finanziaria, proprio per dotare finanziariamente il sistema dei controlli, in modo da renderlo più efficace.
Signor Ministro, per concludere ricordo che precedentemente un deputato della maggioranza ha cercato di sostenere che non è il caso di soffermarsi su qualchePag. 88elemento di tecnica legislativa quando si discute di vite umane. Ha ragione dal punto di vista generale, ma ha torto dal punto di vista sostanziale del merito, perché a quel deputato - che ora non è in aula - vorrei leggere una lettera dell'Associazione europea dei familiari delle vittime della strada, che è stata inviata a Prodi proprio nella giornata odierna. Scrivono: 22 settembre 2007, a Ferrara un camionista ubriaco travolge due persone, le uccide e scappa. Sempre nella giornata del 22 settembre, a Firenze, una drogata porta via una figlia appena ventiduenne, anche in questo caso con un incidente stradale. Nel milanese un pirata investe due motociclisti e una donna è in fin di vita. Scrivono: mentre in tante parti d'Italia si manifesta per ricordare i giovani che non ci sono più, da domani ci si preoccuperà di ricordare anche Thabata, Federica, Luca (alcune delle vittime dell'incidente di ieri). E dal prossimo fine settimana? Il quesito posto, oggi, è inquietante, ma, purtroppo, non ci sono domande di riserva. Il problema della strage stradale resta di attualità e la cronaca ci indica che le misure giuste per prevenirla, per arginarla e per attenuarla non sono, purtroppo, quelle scelte dal nostro Governo. Poco importa, a questo punto, se i risultati attesi con l'ultimo decreto tardino ad arrivare, come molti dicono, per la mancanza di controlli. Importa, invece, che lo stillicidio sulle strade continua. Evidentemente, se la legge non è adatta al contesto in cui deve operare, la legge stessa non era quella da adottare, dunque, dev'essere migliorata e cambiata.
La citata associazione continua a proporre con forza, quale misura ormai indifferibile per porre un freno all'emergenza, il ripristino della facoltà di arresto in flagranza dei più gravi reati colposi stradali. Come ricorderà, era uno degli elementi che ponemmo al centro dell'attenzione e rispetto al quale chiedemmo un intervento all'interno del disegno di legge. Detta associazione propone, altresì, da oggi, di abolire con effetto immediato il bonus di due punti l'anno ai conducenti virtuosi che non abbiano infranto le regole del codice della strada, perché guidare secondo le regole è dovere civico di ognuno e non deve, pertanto, prevedere premi. Al di là del giudizio su queste considerazioni, resta un fatto abbastanza chiaro e netto a livello di opinione pubblica, ovvero che, purtroppo, dobbiamo avere il coraggio di affrontare in maniera decisiva il problema della sicurezza in tutti i suoi aspetti e particolarità, in quanto è un problema concreto, che va affrontato anche effettuando cambiamenti. Non sono d'accordo con chi sostiene che non è necessario rivedere il codice della strada, ma sono d'accordo che il codice della strada venga messo al centro della nostra discussione e che lo si faccia sulla base della conclusione dell'indagine conoscitiva che, da una parte, ci deve far capire quali sono gli elementi di criticità e, dall'altra, ci deve mettere nelle condizioni di semplificare il codice della strada.
Ci sono troppe norme, alcune illeggibili, altre inapplicabili. Dobbiamo semplificare: occorrono poche norme chiare. Anche con riferimento a ciò - consentitemi di dirlo - l'ambiguità non paga: se il tema dell'abuso di alcol, come quello di droghe, deve essere posto in termini di emergenza, mi domando se non sarebbe stato più corretto, e forse certamente più efficace, sotto il profilo della decretazione d'urgenza (non dico del disegno di legge) stabilire un principio chiaro e netto, che darebbe - e avrebbe dato - un segnale molto chiaro agli italiani: o bevi o guidi. Non c'è una linea intermedia, un elemento di demarcazione, una gradualità in base alla quale se si beve un bicchiere di vino in più si raggiunge un tasso di 0,6 e si applicano determinate norme. Sarebbe stato più corretto applicare quella «tolleranza zero» che è presente in altri Paesi, come in Germania: o bevi o guidi, il che vale, ovviamente, anche per chi fa uso di sostanze stupefacenti. Se dobbiamo difendere la vita, dobbiamo essere coraggiosi fino in fondo: in tal senso quel decreto-legge avrebbe certamente avuto un senso ed una logica e sarebbe stato urgente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Olivieri. Ne ha facoltà.
SERGIO OLIVIERI. Signor Presidente, colleghi deputati, preciso subito che le nostre riserve sul ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza e le nostre perplessità su alcuni aspetti di merito non faranno venir meno il nostro sostegno alla conversione in legge del decreto-legge in esame. Ciò non solo perché si creerebbe un vuoto, ma anche e soprattutto perché la decadenza del decreto-legge sarebbe interpretata dall'opinione pubblica come un messaggio di sottovalutazione, se non di disimpegno nei confronti di quella che è, invece, una drammatica emergenza. È soprattutto questa la ragione che, in questa discussione, mi rende difficilmente comprensibile l'atteggiamento del centrodestra: quest'ultimo ha sempre detto che il Paese aspetta scelte che vadano in direzione di una maggiore sicurezza stradale e in questa occasione, presentando alla Camera pregiudiziali che non sono state presentate al Senato, non avrebbe esitato a far decadere il decreto-legge, lanciando al Paese un segnale di disimpegno e di disinteresse! Ritengo che questo atteggiamento sia davvero difficilmente comprensibile e giustificabile.
In alcuni interventi è echeggiata l'argomentazione che vi sarebbero forze nella maggioranza che ostacolerebbero l'adozione di efficaci politiche di sicurezza. Credo ci si riferisca anche alla discussione sul disegno di legge, avvenuta in aula lo scorso giugno. Al contrario, invece, credo che quella discussione e l'apertura e la disponibilità al confronto dimostrate dallo stesso Ministro - che io stesso, in quell'occasione, non ho esitato a riconoscere - siano state importanti, perché hanno portato ad un sensibile miglioramento dell'impianto di quella proposta: con lo stesso spirito e con la stessa apertura credo che occorrerà affrontare il confronto che prossimamente vi sarà sul disegno di legge, che è stato modificato al Senato.
Naturalmente, nella discussione - come del resto in ogni confronto - è auspicabile che si realizzino le condizioni per un'ampia convergenza, nella quale i voti dell'opposizione possano aggiungersi a quelli di tutta la maggioranza, compresi i compagni socialisti e gli amici radicali, il cui contributo sui temi dei diritti e delle libertà è sempre importante e prezioso.
Tornando al decreto-legge, capisco le ragioni che il 3 agosto hanno spinto il Governo, in un momento del tutto particolare, a ricorrere all'adozione del provvedimento in esame. Tuttavia, ritengo che non si tratti di inseguire le emergenze, né di fornire risposte improvvisate agli umori ed alle angosce dell'opinione pubblica: si tratta, invece, di avere la capacità di affrontare l'emergenza rappresentata dalla sicurezza stradale e di rispondere alle giuste attese dei cittadini, con risposte puntuali e di ampio respiro.
Penso insomma che sia necessario mettere in campo una visione organica, coerente e d'insieme dell'intero quadro legislativo in materia di sicurezza stradale. Occorre, infatti, armonizzare la necessità di una rivisitazione complessiva del codice della strada, che rappresenta il compito più impegnativo e significativo che abbiamo di fronte, con quei provvedimenti che altro non fanno che anticipare in qualche parte questa rivisitazione. Mi riferisco, in particolare, al disegno di legge sulla sicurezza stradale, che modifica alcune parti del codice e che è stata approvato dalla Camera lo scorso 27 giugno, modificato e approvato dal Senato ed in procinto di essere nuovamente esaminato dalla Camera. Mi riferisco anche, per tornare al tema, al decreto-legge che stiamo discutendo, che estrapola alcune parti del disegno di legge, rendendole immediatamente vigenti.
Devo anche dire che nel decreto-legge che stiamo esaminando ci sono, rispetto al disegno di legge, alcune importanti e positive novità. In parte sono già state opportunamente sottolineate dalla relatrice ed intendo anch'io metterle in evidenza. Si tratta, in particolare, dell'articolo 2, che, al comma 3, vieta il trasporto su veicoli a due ruote dei bambini di età inferiore ai quattro anni e dell'articolo 6, che, al comma 1 intende accentuare l'importanzaPag. 90dell'informazione sui pericoli insiti nella guida dopo avere assunto sostanze che provocano uno stato di ebbrezza. Si tratta, infine, sempre dell'articolo 6, che al comma 3 introduce sanzioni per i gestori dei locali pubblici, che non ottemperino all'obbligo di informare sui rischi connessi con l'assunzione di alcolici.
Vorrei anche evidenziare che l'articolo 5, pur in un quadro nel quale viene confermato, se non inasprito, il ricorso al carcere nei casi di guida in presenza di tassi alcolemici superiori al consentito, rispetto al disegno di legge introduce una novità che a me sembra molto positiva. Mi riferisco alla possibilità che la pena carceraria possa essere sostituita con un periodo di attività presso strutture sanitarie traumatologiche pubbliche. Accolgo con estremo favore questa novità prevista dal decreto-legge. La finalità della pena non è, infatti, quella di una mera punizione, ma del recupero sociale della persona. Non vi è alcun dubbio che l'esperienza in una struttura sanitaria, a diretto contatto con la sofferenza causata magari proprio da quel comportamento che si vuol sanzionare, è senza dubbio più efficace e più educativa che non qualche settimana di carcere.
Mi pare, invece, che il punto di vera debolezza del decreto-legge riguardi il tema dei controlli. Non mi sfugge, signor Ministro, il fatto che negli ultimi mesi ci sia stato un significativo e positivo incremento del numero dei controlli sulla strada. È tuttavia evidente che siamo ben al di sotto di quanto sarebbe necessario e che, se non si affronta concretamente il tema di implementare la quantità dei controlli, gli interventi legislativi sulla sicurezza stradale, compreso quello che stiamo discutendo, rischiano di essere solo delle inutili grida manzoniane.
È, peraltro, evidente che affrontare il tema della sicurezza stradale con approcci esclusivamente sanzionatori sarebbe sbagliato e soprattutto inutile ed inefficace. Voglio, quindi, in conclusione richiamare in primo luogo la necessità di un'educazione alla sicurezza, che parta dalla scuola e che formi dei cittadini consapevoli. In secondo luogo, voglio richiamare la necessità di una nuova politica della mobilità, che disincentivi l'uso dell'auto privata con la crescita quantitativa e qualitativa del trasporto pubblico e con il potenziamento ed il rilancio del trasporto ferroviario. Sono convinto che anche per una maggiore sicurezza sulle strade debba essere questo l'orizzonte che dobbiamo traguardare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche il nostro gruppo, Democrazia Cristiana per le Autonomie--Partito Socialista-Nuovo PSI, vuol dare il proprio contributo a questo dibattito, cercando di far capire al Governo, al Ministro e alla maggioranza che una cosa è parlare di prevenzione e di sicurezza, un'altra di repressione e un'altra ancora è sapere che, comunque, con questo intervento il Governo non migliora le condizioni della sicurezza nelle nostre strade e tantomeno - per rifarmi all'ultimo intervento - della mobilità. Fa un po' sorridere parlare di trasporto pubblico e di favorire la mobilità, quando sappiamo perfettamente che dobbiamo certo puntare sulla prevenzione, sull'educazione stradale dei nostri giovani, cercare di far capire quanto sia importante non guidare in stato di ebbrezza, quanto sia importante non guidare sotto l'effetto di sostanze stupefacenti; tuttavia, sappiamo anche quanto sia importante discernere tra l'uso di sostanze psicotrope a scopo terapeutico e quello a scopo voluttuario.
In teoria, signor Ministro, con il decreto-legge in esame quasi il 50 per cento degli italiani che fa uso di sonniferi la sera non può guidare il giorno dopo. Se lei, paradossalmente, dovesse effettuare degli accertamenti la mattina, dovrebbe ritirare la patente al 50 per cento degli automobilisti, ci sarebbe il fermo macchina. Esistono molte malattie, dall'epilessia, all'alzheimer, alla sclerosi multipla e molte neuropatie, che si curano unicamente con sostanze psicotrope. È necessario, quindi, capire - qui non si capisce, perché non c'èPag. 91la capacità di capirlo - la differenza che esiste tra un blando tranquillante che si prende la sera (le statistiche riportano che ciò interessa il 50 per cento degli italiani) e ciò che si trova come traccia nel sangue. Quello che avete scritto voi, infatti, non è dose-dipendente; è sufficiente cioè trovare una traccia. Basta una piccola quantità. Non è lo 0,5 di alcolimetria a far scattare la sanzione. Basta solo una traccia e vi garantisco che tutte le vostre mogli ne fanno uso! Ve lo garantisco! Non potrebbe essere altrimenti. Allora a cosa serve, se poi non vi sono né controlli né uomini né strumenti sulle strade?
È possibile leggere sul settimanale L'Espresso un'inchiesta choc riguardo la patente a punti: le multe sono numerose, ma sono pochi i punti che vengono tolti dalle patenti degli italiani. Spesso il provvedimento preso non viene neppure comunicato al Ministero dei Trasporti per problemi di collegamento. Il dato emerge dalla fotografia scattata proprio dal citato settimanale, che ha fornito l'anticipazione di un'indagine svolta nei comuni italiani: in quasi la metà dei comuni (ne sono riportati 4.340 su 8.157, cioè più della metà), signor Ministro, i vigili non avrebbero mai comunicato al suo Ministero una sola decurtazione dei punti della patente! L'effetto - anche a questi provvedimenti - è quello di un ceffone in pieno viso, di quelli che fanno fischiare le orecchie, che lasciano la faccia addormentata e che fanno vergognare. L'inchiesta di questo settimanale - se è vera - ci impone molte riflessioni. Come è possibile che abbiamo 4.340 comuni in cui le cui autorità stradali non hanno mai tolto alcun punto della patente a nessuno? Questo non è solo un colpo di spugna, ma probabilmente un reato, uno schiaffo alla vita, un gigantesco regalo ai delatori puri della sicurezza stradale, quelli che, a priori, hanno sempre bollato ogni iniziativa locale in materia di contrasto alla trasgressione come un eccellente sistema per rimediare alle casse sempre più vuote di comuni e province. Perde credibilità un intero sistema, che di falle ne aveva già mostrate parecchie e che ora dovrà essere del tutto riformato. Ovviamente, gli autori di questa inchiesta hanno anche posto l'attenzione su cosa stanno facendo gli altri Stati. Ve ne cito uno: in Francia dal 2003 i morti sono diminuiti del 42 per cento grazie a 19 milioni e mezzo di controlli annui.
Noi, invece, abbiamo scelto la politica degli «spaventapasseri». Lo spiega Giordano Biserni dell'Asaps, l'Associazione dei sostenitori e amici della polizia stradale che da anni si occupa del tema della sicurezza. Purtroppo, dopo quattro anni, tutti hanno capito che la patente a punti è «spuntata» e non fa più male a nessuno. Gli italiani hanno ripreso a correre, spesso in stato di ebbrezza. L'alcol è la prima causa di mortalità. In Francia, nel 2006, sono stati effettuati 11 milioni di test con l'etilometro; in Italia - il Ministro lo può verificare - non si raggiungono i 300 mila. Se poi il guidatore viene sorpreso alticcio, capita spesso che nessuno si premuri di comunicarlo alla motorizzazione. Non bisogna stupirsi, allora, se solo un automobilista su settecento, nell'arco di quattro anni a partire dall'entrata in vigore della legge, ha dovuto rifare l'esame a seguito dell'azzeramento dei punti della patente.
Sempre secondo il settimanale citato, lo spauracchio del ritiro della patente avrebbe funzionato per tre anni, ma avrebbe ben presto esaurito la propria spinta. Nel primo anno di applicazione del provvedimento, i morti al volante erano diminuiti del 18 per cento - e questo è stato un grande successo del Ministro Lunardi - per passare poi al 5,6 per cento nel 2005 e allo 0,3 per cento, secondo i dati ufficiosi del 2006. Attenzione: i dati del 2006 sono ufficiosi, certo, ma ancora non abbiamo una versione definitiva di quelli relativi al 2005: anche questa è un'anomalia tutta italiana. Negli archivi dell'osservatorio estero Asaps, a metà gennaio di quest'anno, avevamo già pronti quelli di mezzo mondo relativi al 2006, mentre il nostro Ministero è ancora bloccato al 2005.
Tornando alla patente a punti e all'inchiesta del settimanale L'espresso, quindi, solo un automobilista su settecento, nell'arco di quattro anni a partire dall'introduzionePag. 92della legge, avrebbe sostenuto esami a seguito della perdita totale della riserva di punti. Per l'esattezza, sono 50.183 i patentati che hanno dovuto lasciare l'auto in garage su un totale di 35 milioni e 300 mila - come si legge nel servizio - mentre 28 milioni e mezzo vantano una fedina automobilistica immacolata con 22 punti all'attivo, il massimo che possono avere. Pertanto, solo 7 milioni (uno su cinque) hanno subito una decurtazione e ben 127.861 sono riusciti a recuperarla frequentando i corsi di riparazione svolti dalle scuola guida. Per la sicurezza stradale nel suo complesso è una Caporetto; per l'immagine del nostro Paese è l'ennesima umiliazione.
Sui risultati forniti da tale inchiesta, rispetto a quanto ho testè affermato, lo stesso Codacons ha preso posizione: quando si parla di sicurezza stradale e rispetto del codice della strada, infatti, il rigore e la prevenzione dovrebbero essere massimi ed è inconcepibile che la decurtazione dei punti patente non venga comunicata al Ministero dei trasporti. È per tale motivo che l'associazione ha già annunciato la presentazione di un esposto a 102 procure della Repubblica, ma il suo collega - il Ministro Amato - dovrebbe aumentare il personale in servizio della polizia stradale, senza distoglierlo dai propri compiti - come è accaduto domenica scorsa durante il derby Genova-Sampdoria - per risolvere altre questioni per le quali, come abbiamo detto in quest'aula, non dovrebbero essere impegnati i militari e i poliziotti in servizio sulle strade.
Pertanto, non voglio ribadire quanto è già stato detto circa la sicurezza delle strade e circa l'incuria totale dei gestori delle nostre strade e autostrade, i quali pensano più ad incassare che non a investire sulla sicurezza. Anche nei loro confronti dovrebbe essere portata avanti una politica di maggiore controllo. Non vorremmo ripetere la solita frase, ossia che il Governo è forte con i deboli e debole con i forti. Tra i deboli, ritengo che vi siano tutte quelle persone affette da patologie e che si vedono ritirata la patente e subiscono le ripercussioni negative della repressione, solamente perché si stanno curando per guarire dalla loro malattia. Queste persone, infatti, fanno uso di sostanze psicotrope che non si possono considerare - come fanno il Governo e questa maggioranza - assimilabili a sostanze stupefacenti.
Sono cose diverse, dal punto di vista terapeutico. Per questo motivo, vi invito a riflettere maggiormente sul male che state causando, forse, a molte persone che non hanno mai cagionato un incidente, che guidano con una certa meticolosità e che, ritrovandosi nel solito «pastone», vengono considerati rei soltanto perché si stanno curando.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, l'argomento della sicurezza stradale ritorna all'esame di questa Assemblea ancora una volta, dopo discussioni molto ampie che si sono svolte sia in occasione della Settimana mondiale della sicurezza stradale, nel mese di aprile, sia per l'approvazione del disegno di legge n. 2480, senza dimenticare che la IX Commissione ha intrapreso da tempo un'indagine conoscitiva sulla sicurezza stradale ed ha avviato l'esame di alcuni progetti di legge, in particolare in materia di istituzione di un'agenzia nazionale sulla sicurezza stradale, sulla quale ritornerò.
Possiamo dunque affermare che il tema della sicurezza ha occupato buona parte del tempo dei nostri lavori parlamentari e se pensiamo che, nel frattempo, abbiamo approvato anche la legge delega sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, non si può certo dire che la sicurezza delle persone non sia stata al centro della nostra attenzione e non sia stata oggetto di adeguata considerazione. Fra l'altro, in relazione alla legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro mi permetto di ricordare che statisticamente una buona percentuale dei morti sul lavoro è determinata dagli spostamenti casa-lavoro, quindi dall'incidentalità stradale.
Quello che dobbiamo chiederci è se il nostro lavoro sia stato e sia sufficientementePag. 93produttivo e se gli effetti dei provvedimenti in discussione siano veramente in grado di incidere e di dare risultati positivi. Ebbene, ritengo che, in questi mesi, questo effetto comunque vi sia stato, perché mediante l'interesse generale che si è determinato sugli organi di informazione si è sollecitata l'attenzione dei cittadini e si è inciso anche sui loro comportamenti di guida. Allo stesso modo, d'altronde, la ripresa effettiva di una campagna di controlli sulle strade, che c'è stata nei mesi scorsi, ha determinato in luglio e agosto un risultato, rilevato anche nei precedenti interventi, che ha portato statisticamente a registrare una riduzione dei decessi per incidenti stradali.
Naturalmente questo dato è stato rilevato in questa sede per sostenere che il provvedimento che stiamo discutendo non serve, perché servono di più i controlli. Tuttavia, aggiungo che i controlli ci sono, perché è stata fatta la scelta di intervenire maggiormente su di essi, e non c'è alcun decreto o legge che potrebbe obbligare a fare ciò. Si tratta di una scelta di gestione politica, a livello ministeriale e di organi competenti.
Quindi, ci troviamo in presenza di un quadro che, certamente, rimane ancora preoccupante e ci lascia lontani dall'obiettivo europeo del dimezzamento della mortalità per incidenti stradali entro il 2010, ma nell'ambito del quale si sta lavorando e intervenendo. Occorre proseguire senza esitazione sulla strada dei controlli, e l'obiettivo del milione di controlli entro l'anno, ribadito dal viceministro Minniti in Commissione, va perseguito con determinazione. Nel frattempo, però, l'attività legislativa su cui siamo impegnati va ricondotta ad un disegno organico.
Il percorso portato avanti finora è solo un passaggio, evidentemente non conclusivo e certamente non del tutto lineare - non lineare tout court - ma che ora sottopone alla nostra approvazione, con il decreto-legge n. 117 del 2007, un pacchetto di misure già operative e il cui effetto giuridico va salvaguardato. Ciò è dovuto anche al fatto che il decreto-legge al nostro esame è il risultato di un lavoro compiuto al Senato che, per come è stato rilevato dai colleghi, si può prestare ad alcune osservazioni. Vorrei, però, ricordare che la presidente della Commissione lavori pubblici del Senato, Donati, (ho con me il resoconto del dibattito al Senato che ne contiene l'intervento) ad un certo punto della discussione ha fatto presente all'Aula del Senato che in Commissione il Governo ha rappresentato l'esigenza di fare entrare in vigore immediatamente alcune parti del testo per aumentare la sicurezza dei cittadini. In Commissione si è - lo sottolineo - concordato tra maggioranza, opposizione e Governo di procedere alla discussione e votazione prioritaria dei 6 articoli che sono poi diventati il testo del decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 3 agosto. Ciò è quanto affermato dalla presidente Donati in aula, al Senato, e quanto è accaduto. È ovvio che, da parte di chi non ha rappresentanti in Senato, è sempre possibile eccepire su tale percorso, ma penso che le forze politiche che responsabilmente (prima nell'aula della Camera e poi in quella del Senato) hanno accettato di intraprendere un percorso che ha prodotto questo risultato, oggi devono fare le loro considerazioni e li invito a farle fine in fondo.
Ecco perché, a mio parere, il decreto-legge al nostro esame deve essere convertito in legge nel testo trasmessoci dal Senato, pur rilevandone gli aspetti e le incongruenze (non solo sottolineate dagli interventi precedenti al mio, ma che anche la stessa relatrice, nella sua relazione, ha posto alla nostra attenzione), e tale conversione va fatta per i motivi che ho illustrato finora, ma sapendo che subito dopo tornerà alla nostra attenzione il disegno di legge atto Camera n. 2480 nel testo già modificato dal Senato. In quell'occasione sarà naturalmente possibile attuare gli interventi che riterremo ancora necessari per migliorare il testo, ma soprattutto, dopo l'approvazione di quel disegno di legge, diventerà operativa la delega per la revisione del codice della strada e a quel punto, durante l'iter per l'emanazione del decreto legislativo, dovremo intervenire ancora nel merito con il lavoroPag. 94della Commissione. Quindi, penso che oggi la conversione del decreto-legge serva anche per dare credibilità ad un percorso istituzionale che diversamente apparirebbe come incontrollabile, impazzito, che non dà mai risultati. Tuttavia ciò esula dal tema di cui discutiamo stasera e semmai sollecita la riflessione secondo la quale una riforma istituzionale volta al superamento del bicameralismo, così come lo viviamo oggi, sia ormai un'esigenza indilazionabile per dare efficienza ed efficacia al lavoro parlamentare.
Non voglio ripetere argomentazioni che personalmente e come gruppo dell'Ulivo abbiamo svolto nel corso del dibattito sul disegno di legge atto Camera n. 2480. Vorrei inoltre ricordare ai colleghi che sebbene sembri si stia approvando un decreto-legge che dovrebbe contenere tutto, in realtà si tratta di un provvedimento limitato alle materie che affronta e - direi - transitorio; un decreto-ponte che accompagna verso una regolamentazione più completa che ritornerà all'attenzione di quest'Aula.
Voglio dire che rispetto alle questioni che questa sera sono state ricordate ancora una volta, queste erano fra l'altro contenute nella mozione che è stata approvata il 18 aprile scorso in occasione della settimana mondiale sulla sicurezza stradale e di cui certamente l'inasprimento delle sanzioni è solo una delle componenti. C'è un complesso di interventi: non mi voglio dilungare, ma certamente, se dovessimo esaminare con attenzione la mozione votata nella data suddetta, troveremmo che il Parlamento aveva dato indirizzi precisi. In questo contesto, il tema della prevenzione, della formazione e dell'informazione, il tema dei controlli erano contenuti in modo dettagliato e penso che il Governo debba riprendere spunto dai contenuti di quella mozione nell'attività che dovrà portare avanti.
Infine voglio ricordare, per averlo presente nel nostro dibattito, il fatto che proprio in queste settimane, in questi giorni, le associazioni che rappresentano le vittime della strada hanno portato alla nostra attenzione questo tema, ancora una volta, anche con una proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione di un'agenzia per la sicurezza stradale, tema sul quale sono state presentate proposte di legge da colleghi parlamentari. Non penso che esistano agenzie miracolistiche, che risolvano i problemi della sicurezza. Esistono obiettivi da perseguire con determinazione e rispetto ai quali si debbono trovare gli strumenti adeguati. Certamente, tra gli strumenti ci può essere quello di pensare alla creazione di strutture che tengano sotto controllo il problema della sicurezza stradale.
Un collega ha parlato in precedenza dell'Osservatorio sulla sicurezza stradale, ma io aggiungo un'altra considerazione: nella legge finanziaria per il 2007, quella che è attualmente vigente, per la prima volta dopo un po' di anni - lo ricordo ai colleghi che nella precedente legislatura avevano anche incarichi di Governo - è stato rifinanziato il piano nazionale della sicurezza stradale, si è rimesso in carreggiata il finanziamento delle infrastrutture e, come sappiamo, con il decreto-legge approvato a luglio, si è ancora investito con decisione sul tema delle infrastrutture. Voglio dire: al di là delle proposte di legge cui facevo prima riferimento, vi è l'appuntamento della legge finanziaria. In quel contesto, bisogna che il tema della sicurezza stradale abbia il peso che è necessario, un peso adeguato, credibile in base alle risorse oggi disponibili.
Penso che vada portato avanti con gradualità, ma con determinazione, il finanziamento degli interventi che servono per dare concretezza al piano nazionale della sicurezza stradale, per gli interventi sulle infrastrutture, che sono una delle componenti essenziali per garantire la sicurezza della circolazione stradale. Non c'è dubbio, ma anche su questo tema, dato che abbiamo alle spalle mancati interventi da un po' di anni, bisogna recuperare i ritardi con il tempo necessario, ma con dei programmi credibili. Penso, quindi, che nei prossimi mesi il Parlamento, e questa Camera in particolare, avrà la possibilità, sia con i disegni di legge che devono ancora giungere al nostro esame sia con laPag. 95legge finanziaria, di affrontare nel merito i problemi della sicurezza stradale e lo dovremo fare. Oggi alla nostra attenzione vi è questo provvedimento, che è specifico e circostanziato, e credo che su di esso responsabilmente bisogna votare per poi guardare in avanti.
Questo lo dico ai colleghi della minoranza, con cui si lavora quotidianamente in Commissione, e sappiamo che spesso, intervenendo nel merito, si trovano anche le soluzioni più adeguate. Penso che questo sia il percorso da seguire e, nel concludere il mio intervento, manifesto al Ministro, che questa sera è ancora presente a questa discussione, l'apprezzamento per la sua attività, per il suo impegno. Penso che lei, signor Ministro, potrà prendere spunto dal dibattito di questa sera per dare anche a chi lo ha richiesto quei chiarimenti che sono utili per orientarne la conclusione in senso positivo, in modo tale da non «infilarci» nei novanta emendamenti, mi pare, che sono stati presentati, alcuni per fare quantità...
MARIO TASSONE. Per fare somma!
MARIO LOVELLI. ...e magari per perdere tempo. Penso che sia più utile invece esaminarli. Comprendiamo quali sono gli aspetti più importanti e da questi ultimi partiamo per guardare in avanti, oltre il provvedimento in esame. Penso che se faremo così potremo fare un buon lavoro e ottenere un risultato utile: intanto dare un segnale positivo ai nostri cittadini in materia di sicurezza stradale.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3044)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Velo.
SILVIA VELO, Relatore. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, signori deputati, credo che il contributo più utile che posso cercare di dare a questa discussione - oltre a quello di essere il più rapido possibile, cosa che farò - è di non entrare nel merito delle singole questioni che sono state sollevate e sulle quali credo che avremo modo di tornare nel corso della discussione di merito domani, quanto di fare alcune osservazioni ed alcune considerazioni sui temi generali che sono stati posti, e soprattutto sul percorso che abbiamo intrapreso questa sera e che abbiamo davanti nei prossimi giorni.
Mi limiterò ad osservare nel merito un solo aspetto, una sola questione che certamente tornerà nelle discussioni domani e che ha una portata notevole: mi riferisco all'articolo contenuto nel disegno di legge approvato dalla Camera a fine giugno, relativo alla cosiddetta guida accompagnata. Vorrei osservare che questa indicazione non è scomparsa dal testo del disegno di legge approvato dal Senato: è stata trasferita nella delega al Governo, fa parte del pacchetto delle deleghe che con quel disegno di legge vengono attribuite al Governo. Lo dico perché è stato l'esito di una lunga discussione nell'ambito del Senato, perché questo punto in realtà all'inizio trovava una contrarietà abbastanza consistente e diffusa nella Commissione trasporti del Senato, che poi si è trasferita in Assemblea.
Le brevi considerazioni generali che vorrei svolgere sono le seguenti. La prima: a me sembra che anche questa sera, per come si è sviluppata la discussione (ma analogamente era avvenuto al momento dell'approvazione del disegno di legge, ed altrettanto analogamente debbo dire è avvenuto nel corso della discussione al Senato), emergano due punti di condivisione generale. Il primo punto è che il problemaPag. 96di cui ci stiamo occupando è di eccezionale gravità, che si configura, come molti hanno ricordato, come una vera e propria emergenza nazionale; e che quindi - è il secondo punto di condivisione - occorre operare per mettere in campo tutti i provvedimenti possibili atti a contrastare tale emergenza, a creare, più in generale, una condizione di sicurezza nella circolazione sulle nostre strade.
Questo è lo spirito che avevo avvertito fin dal mese di giugno e che ho provato ancora nelle settimane scorse in Assemblea e nella Commissione del Senato: e questo spirito credo possa essere l'elemento base su cui costruire, in termini concreti, i provvedimenti che vogliamo porre in essere.
La seconda considerazione attiene ad un profilo che è stato più volte richiamato anche in molti degli interventi di questa sera, e cioè la necessità di non separare mai gli atti di carattere preventivo dagli atti di carattere repressivo. In altri termini, regole severe sì, ma non regole severe disgiunte dalla prevenzione e dai controlli, la cui mancanza altrimenti inficia la validità di qualunque costrutto possiamo fare. In proposito, vi prego di credere - l'ho detto più volte in tutti gli interventi che ho svolto in questo periodo - che questa è stata esattamente la filosofia (uso una parola forse eccessivamente enfatica) secondo la quale ci siamo accostati a questi provvedimenti.
Mi permetto anzi di ricordare - molto sommessamente e senza volere acquisire alcuna primogenitura particolare - che tutta la discussione che si è sviluppata nei mesi scorsi e fino ad oggi è stata generata da un atto di indirizzo approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dei trasporti. Tale atto pose esattamente quattro linee di azione su cui muoversi per arrivare ad affrontare nella sua complessità questo fenomeno: la formazione, l'informazione, le regole e i controlli. Non abbiamo mai detto, neanche per un momento, che si dovesse privilegiare un aspetto rispetto all'altro; ovviamente, poi, nel momento in cui si passa all'emanazione di un atto legislativo (un decreto-legge o un disegno di legge), la componente delle regole prevale: ma solo per l'ovvia competenza di una sede rispetto ad un'altra.
L'altra attività, quella di carattere amministrativo - che non ha bisogno di supporti legislativi poiché ne ha già nel suo retroterra - la stiamo svolgendo da mesi, utilizzando proprio il programma nazionale per la sicurezza stradale e le risorse che esso ha reso disponibili, ad esempio per una campagna di sensibilizzazione: si tratta di campagne informative che stiamo in parte svolgendo e in parte stiamo predisponendo, e che hanno come destinatari i soggetti più vari, dai giovani alle discoteche, dalle scuole alle amministrazioni comunali. In questo momento, fra l'altro, si stanno distribuendo risorse a molte amministrazioni locali o per l'effettuazione di campagne di sensibilizzazione o per l'attuazione di progetti di sicurezza stradale. Allo stesso modo, abbiamo più volte svolto sollecitazioni - intervenendo con il Ministero della pubblica istruzione (spero che prima o poi arriveremo ad un punto di incontro) - sulla necessità di introdurre la materia della sicurezza stradale all'interno dei programmi di istruzione scolastica fin dalle scuole elementari.
Quanto infine ai controlli - come è stato detto da alcuni, ma lo posso ribadire in termini di numeri - essi sono più che raddoppiati nel confronto fra il 2006 e il 2007 (per il 2007 mi riferisco al primo semestre). E non è che tali controlli siano aumentati per grazia divina: sono aumentati perché, con un accordo che vi è stato con il Ministero dell'interno, nel momento in cui abbiamo varato l'atto di indirizzo, si è chiesto che essi aumentassero. Ovviamente, tale aumento è stato abbastanza limitato; se però - come spero - la legge finanziaria per l'anno 2008 ci concederà le risorse che abbiamo chiesto in materia di sicurezza stradale, ne verrà un contributo sicuramente forte all'aumento di questi controlli. Così come un contributo forte verrà dato e viene in parte già dato dalla qualità dei controlli (rispetto alla loro quantità): in altri termini, dal fatto che iPag. 97controlli che vengono effettuati da chi vigila sulla strada sono svolti avendo a disposizione gli strumenti adatti per farlo. A parità di numero, ad esempio, vi possono così essere molti più controlli sullo stato di ebbrezza, che infatti quest'anno stimiamo passeranno da poco più di 200 mila a circa un milione.
Dico questo per sottolineare che non sfugge al Governo, né al Ministro dei trasporti, la necessità assoluta di tenere aperta tutta questa gamma di interventi, facendoli viaggiare in parallelo.
È altrettanto vero che, in questo momento, discutiamo prevalentemente di regole, e di queste ci stiamo occupando.
La terza considerazione è che, a mio modo di vedere, il percorso che è stato seguito - ossia quello del passaggio dal disegno di legge, compreso il decreto-legge che pure non ha aggiunto nulla di nuovo ai contenuti, ma ne ha solo estrapolato una piccola parte per motivi di opportunità che sono stati già ampiamente commentati, fino anche al passaggio al Senato - è stato un fatto positivo nel suo complesso.
Non è vero che il Senato ha, come dire, rigettato il provvedimento approvato dalla Camera o ne ha negato la validità: c'è una dinamica parlamentare, che tutti voi conoscete molto meglio di me. Peraltro, la discussione ha portato ad un consenso assolutamente ampio anche in quella sede: ricordo che la Commissione lavori pubblici e trasporti ha approvato all'unanimità gli emendamenti che sono stati poi riportati in Assemblea e che quest'ultima alla fine ha approvato il testo con l'astensione di tutti i gruppi della minoranza, con un solo voto negativo della componente Südtiroler Volkspartei (peraltro non con questa connotazione).
Adesso si tratta di ritrovare il modo di far tornare, nell'ambito di un rapporto con il Senato, quanto la Camera aveva già approvato e che ritiene suo patrimonio - legittimamente ed anche con grande apprezzamento da parte del Governo del contributo di crescita che la Camera ha dato al provvedimento iniziale del Governo -, facendolo collimare con quanto è emerso al Senato.
Su questo punto, ribadisco - come ho fatto già stamane in Commissione e come ho detto in precedenza - che la condivisione della richiesta che è stata avanzata relativa ad un impegno da parte del Ministro è piena e totale, perché il mio obiettivo è uno solo: riuscire a completare l'iter del provvedimento complessivo, ossia del disegno di legge (considero il decreto-legge, come dire, un passaggio di percorso che ora possiamo licenziare, approvandolo e derubricandolo dai nostri lavori). Probabilmente, dovremo inventare un meccanismo di coordinamento tra i lavori che si svolgeranno tra Commissione ed Assemblea della Camera ed il Senato, per fare in modo che quando il provvedimento al nostro esame tornerà indietro vi sia stata già una sostanziale condivisione, tale per cui si possa pensare che quello sarà l'ultimo dei passaggi.
Da questo punto di vista - lo ripeto - il mio impegno è totale, e vorrei darne atto col fatto che domani mattina, alle 9, sarò in Commissione dove potremo cominciare a discutere.
Tra l'altro, ho esaminato il merito degli emendamenti che sono stati presentati questa mattina e mi sembra che vi sia ampio spazio per discutere (non ve ne è nessuno di fronte al quale abbia esclamato: che succede?).
Sono tutti emendamenti sui quali possiamo discutere. Devo dire - ma è nella comprensione di tutti - che il problema di trovare un equilibrio esiste. Come è stato facile notare per ciascuno di voi, nel corso di tutte le discussioni, compresa quella di stasera, le critiche al provvedimento in esame sono venute nel senso di accusarlo di eccessivo permissivismo o, per così dire, di inaccettabile repressionismo.
Tale contraddizione e differenza di punti di vista permarrà; sarà compito nostro riuscire a trovare un ragionevole equilibrio tra queste posizioni in un provvedimento che spero si possa approvare al più presto in via definitiva, perché miPag. 98sembra, come è avviso di tutti, che stiamo lavorando nell'interesse dei cittadini e del Paese.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 22,46).
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Massimo Cialente, iscritto al gruppo parlamentare L'Ulivo, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo. La Presidenza di tale gruppo ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 26 settembre 2007, alle 10:
(ore 10 e al termine del punto 6)
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (3025-A).
- Relatori: Sasso, per la VII Commissione e Motta, per l'XI Commissione.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare ilivelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (3044).
- Relatore: Velo.
3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
FRANCESCHINI ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (1318-A).
- Relatore: Violante.
4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (2161-A).
e delle abbinate proposte di legge: PEDICA ed altri; NICOLA ROSSI ed altri; LA LOGGIA e FERRIGNO (1505-1588-1688).
- Relatore: Giovanelli.
(ore 15)
5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(ore 16,40)
6. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dalla Corte d'Appello di Catanzaro.
La seduta termina alle 22,50.
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO CESARE CAMPA SUL COMPLESSO DEGLI EMENDAMENTI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3025-A
CESARE CAMPA. Come tuteliamo la parte più debole della scuola, ovvero gliPag. 99studenti, se di fronte ad assenze pur giustificate la scuola rimane senza docenti? Gli insegnanti sono coperti dalla giustificazione che hanno presentato, ma la scuola e gli allievi rimangono senza docenti! Dove è, allora, il diritto allo studio da voi tanto sbandierato? Sono domande che poniamo non solo ora e alle quali vorremmo trovare delle risposte. Ecco perché alcuni nostri emendamenti devono assolutamente essere approvati da quest'Aula per garantire proprio la parte più debole, gli studenti, e per consentire una effettiva garanzia di apprendimento che ci consenta di migliorare i dati OCSE che, come prima dicevo, certo non sono confortanti.
Caro presidente Folena, credo che prima della fine della legislatura debba porre mano ad un testo unico per fare ordine in materia, per recuperare quanto non sia stato fatto con questi decreti omnibus e per far sì che la scuola sia veramente degna di tale nome: una fucina di apprendimento, di regole e di disciplina. Lo vuole per prima la scuola italiana, lo vogliono tutti quei docenti che oggi sono disorientati dai provvedimenti di questa maggioranza, da una valanga di norme che creano caos perché non presentano un unico corpo, sono troppe, sono dispersive, creano confusione. Certo, di positivo vi è la seconda parte di questo decreto, cioè l'assunzione di ricercatori prevista dall'articolo 3. Era ora! Vorrei qui ricordare la saggezza della regione Veneto, governata dal centrodestra, che da tempo ha risolto il problema degli specializzandi. Per finire, vorrei solo ricordare alcuni punti del parere del Comitato per la legislazione. Esso rileva che il decreto ha un contenuto parzialmente omogeneo, ripropone integralmente alcuni articoli del disegno di legge n. 2272-ter; esso interviene a modificare norme previgenti al decreto legislativo 19 febbraio 2004, concernenti l'organizzazione di classi funzionanti a tempo pieno nelle scuole primarie, senza però indicare in modo puntuale la normativa di cui si determinerebbe la reviviscenza. Interviene a disapplicare due commi della legge finanziaria per il 2007, segnatamente i commi 648 e 651 dell'articolo 1 della legge 296 del 2006; modifica norme già modificate da provvedimenti recenti; incide, al comma sesto, nell'ambito applicativo del regolamento anagrafico della popolazione; non è corredato dalla relazione sull'analisi tecnico-normativa; non è corredato dalla relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione AIR.
Il Comitato per la legislazione, peraltro, propone alcune osservazioni che noi abbiamo posto all'attenzione dell'Aula con alcuni nostri emendamenti, fiduciosi che l'Aula darà soddisfazione a quanto giustamente ricordato dal Comitato per la legislazione.
Concludo, colleghi, augurandomi che almeno nella discussione degli emendamenti prevalga una logica costruttiva e non di parte, ovvero una logica che non ha contraddistinto i lavori sin qui svolti su questo provvedimento.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO PAOLA BALDUCCI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3044
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, pur riservandomi di intervenire nel prosieguo del dibattito, svolgerò alcune brevi considerazioni.
Esistono argomenti come quelli contenuti nel decreto che ci apprestiamo ad esaminare che richiedono, esigono, un atteggiamento costruttivo da parte di tutte le forze parlamentari.
Il Governo si è trovato a fronteggiare, a ridosso dell'esodo delle vacanze estive, una grave emergenza sicurezza legata al verificarsi di ripetuti e gravi incidenti stradali che hanno destato profondo allarme e turbamento nell'opinione pubblica; situazione questa che è apparsa tale da giustificare la necessità e l'urgenza di un intervento normativo volto a contrastare efficacemente un fenomeno purtroppoPag. 100ricorrente e inarrestabile di casi mortali sulle nostre strade.
L'elevato indice di mortalità, che si registra ogni anno sulle strade rappresenta, come è noto, un aspetto drammatico non solo e prima sul piano della perdita delle preziose vite umane coinvolte, delle famiglie spesso lasciate nel dolore, ma anche sul versante del connesso, rilevante problema delle conseguenze economiche che derivano dai sinistri. Di qui la necessità di interventi per garantire maggiore sicurezza.
L'Italia appare, purtroppo, ancora lontana dal raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Europa nel programma d'azione per la sicurezza stradale (2003-2010), in cui ci si prefigge di ridurre almeno del 50 per cento il tasso dei decessi entro il 2010.
C'è quindi una ragione «europea» se continuiamo a parlare di emergenza sulle strade, ma c'è anche un'esigenza di difesa delle nuove generazioni, se è vero che gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i nostri giovani fra i 14 ed i 25 anni.
Anche a causa ed in considerazione di questo fenomeno, è apprezzabile l'intervento normativo sui neopatentati, per i primi tre anni dal rilascio della patente, con apposite limitazioni alla guida, in modo da impedire l'utilizzo di autoveicoli eccessivamente potenti e veloci. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che una elevata percentuale di questi incidenti è causata proprio dall'eccessiva velocità sulle strade.
In questo scenario si giustifica l'intervento emergenziale del Governo, che corregge ed innova il codice della strada attraverso regole più efficaci e dissuasive (si pensi alle limitazioni alla guida o alle norme in tema di velocità dei veicoli).
Sicuramente questo provvedimento ha comportato un aumento dei controlli sulle strade e un innalzamento della risposta sanzionatoria: si è trattato di un inasprimento doloroso, ma consequenziale, delle sanzioni amministrative e penali con riguardo, essenzialmente, ai comportamenti ritenuti più pericolosi per la sicurezza.
Si è cercato di sviluppare contestualmente anche il tema fondamentale dell'informazione, attraverso norme dirette a stimolare la consapevolezza da parte dei cittadini dei rischi connessi all'assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti o all'abuso di alcol: è importante, ad esempio, le disposizioni con cui si prevedono degli specifici obblighi informativi anche in capo ai titolari e ai gestori dei locali.
Ma accanto alla dissuasione, auspichiamo, signor ministro, una maggiore e preminente scelta della via della prevenzione, riprendendo un percorso fondato sul raccordo con temi come la salute, la scuola, le infrastrutture, l'osservatorio sulla sicurezza dei trasporti, il sistema delle assicurazioni. Un percorso lungo di riforme strutturali e culturali che auspichiamo venga da tutti condiviso con senso di coscienza e responsabilità, poiché la sicurezza e la vita delle persone sono valori primari.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 3025-A - em. 1.3 | 450 | 449 | 1 | 225 | 201 | 248 | 75 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.4, 1.5, 1.8, 1.70 | 469 | 464 | 5 | 233 | 211 | 253 | 74 | Resp. |
3 | Nom. | em. 1.81 | 464 | 461 | 3 | 231 | 209 | 252 | 74 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.9 | 455 | 452 | 3 | 227 | 206 | 246 | 74 | Resp. |
5 | Nom. | ddl 3044 - quest. pregiudiz. 1 e 2 | 454 | 454 | 228 | 209 | 245 | 72 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.