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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 36 di mercoledì 2 agosto 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 15.
TITTI DE SIMONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 luglio 2006.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Boco, Brugger, Cento, Chiti, Colucci, Duilio, Fioroni, Folena, Migliore, Mussi, Oliva, Piscitello, Sgobio, Violante e Visco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 741 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale (Approvato dal Senato) (A.C. 1475) (ore 15,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 1475 sezione 3), nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 1475 sezione 4) e si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli emendamenti (per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 1475 sezione 5).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1475)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brugger. Ne ha facoltà.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, le Minoranze linguistiche condividono la strada intrapresa dal Governo con il decreto-legge che ci accingiamo a votare.
Le misure volte a liberalizzare alcuni servizi, nel rispetto dei principi e delle regole di equità sociale, sono per noi largamente condivisibili, perché accresconoPag. 2le opportunità di scelta dei consumatori. Ed è ragionevole dedurre, in modo particolare, che le norme recate dal decreto-legge in materia di tariffe e di liberalizzazione dei prezzi delle prestazioni professionali abbiano conseguenze virtuose sui comportamenti economici e sulla qualità dei servizi offerti.
Condividiamo, quindi, la definizione del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il quale ha definito il provvedimento una riforma della regolazione in senso pro-concorrenziale. Siamo certi che il decreto-legge avrà effetti positivi e strutturali per la competitività del sistema economico del nostro paese sia in termini occupazionali sia in termini di valore aggiunto.
Entrando nel merito delle disposizioni contenute nel provvedimento, il Governo ha tenuto debitamente conto delle autonomie speciali e dei rispettivi statuti, accogliendo le sollecitazioni pervenute dal nostro gruppo affinché fosse introdotta la clausola di salvaguardia. Allo stesso modo, riteniamo importante il riconoscimento del bilinguismo nella provincia di Bolzano, in particolare nel settore della distribuzione dei farmaci.
Tuttavia, pur valutando positivamente le integrazioni apportate dal Senato, le correzioni introdotte non appaiono risolutive.
Il nuovo regime fiscale volto a contrastare l'evasione fiscale nel settore immobiliare e delle locazioni finanziarie mantiene, infatti, aspetti che rischiano di penalizzare i piccoli ed i medi imprenditori (mi riferisco soprattutto agli operatori nel campo delle transazioni immobiliari ed ai liberi professionisti). Per queste ragioni, le Minoranze linguistiche avevano presentato emendamenti migliorativi per queste categorie.
In particolare, riteniamo troppo elevata la soglia dell'80 per cento del volume di affari derivante da prestazioni relative a contratti di subappalto, rilevante ai fini della compensazione e, per contro, troppo basso il limite massimo del milione di euro per l'importo compensabile ogni anno: si determinerebbe una situazione in cui i subappaltatori sarebbero perennemente a credito dell'IVA relativa agli acquisti. Inoltre, riteniamo troppo elevate le soglie percentuali per la qualificazione delle società di comodo, soprattutto per quanto riguarda le società immobiliari: i ricavi minimi ed il reddito minimo non sono realisticamente realizzabili (ciò è dimostrato anche sulla base dei dati dell'Agenzia del territorio). Auspichiamo che il Governo possa intervenire già con la prossima legge finanziaria per correggere tali misure, troppo penalizzanti per le piccole e medie imprese. Riteniamo fondamentale, altresì, come indicato in uno degli ordini del giorno da noi presentati, che il Governo valuti la necessità di introdurre la deducibilità, ai fini della determinazione del reddito di lavoro autonomo, anche delle quote di ammortamento dei canoni di leasing degli immobili strumentali per l'esercizio dell'arte o della professione.
Abbiamo, poi, più volte interessato il Governo su due questioni molto importanti per il territorio delle province autonome.
Si tratta, in primo luogo, del blocco delle assunzioni del personale amministrativo del tribunale di Bolzano, che rientra nel generale problema dell'amministrazione giudiziaria e che potrebbe comportare la chiusura di alcuni uffici per carenza di personale. Il testo di un emendamento da noi proposto ben si collocava nell'articolo 21, relativo alle spese di giustizia, e poteva risolvere il problema. Noi confidiamo nell'impegno assunto dal Governo.
Un problema ancora più drammatico è quello relativo al Parco nazionale dello Stelvio, fortemente penalizzato dai tagli previsti dalla legge finanziaria per il 2006. La Volkspartei ha proposto una soluzione (con riferimento all'articolo 22 del decreto-legge) volta a concedere una deroga per gli enti parchi nazionali gestiti in forma consortile, ma il nostro suggerimento non è stato accolto. Siamo fiduciosi, tuttavia, che il Governo, accettando un nostro ordine del giorno, accolga l'interpretazione da noi suggerita, salvando, in tal modo,Pag. 3ben 130 posti di lavoro occupati da persone che, in caso contrario, l'11 agosto dovranno andare a casa.
Auspicando che il Governo e la maggioranza proseguano sulla strada delle liberalizzazioni, intrapresa nell'ottica favorevole per i consumatori, pur augurandoci che la politica fiscale venga al più presto corretta per le piccole e medie imprese, annuncio il voto favorevole dei deputati della componente Minoranze linguistiche sulla questione di fiducia posta dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, credo che il merito del provvedimento sul quale è stata posta la questione di fiducia da parte del Governo sia stato ampiamente sviscerato non solo nelle sedi parlamentari, che sono quelle nelle quali il provvedimento andava esaminato, discusso e votato, ma anche sui media. Sulla portata delle singole disposizioni credo si sia abbondantemente discusso: abbiamo ascoltato, infatti, opinioni che hanno caratterizzato le posizioni favorevoli e contrarie.
Resta oggettivamente una perplessità. Il provvedimento ha una portata ampia ed introduce innovazioni significative in talune materie, talvolta interessanti, talaltra assolutamente criticabili. Esso riguarda, però, nella sua sostanziale totalità, misure ordinamentali che non richiedevano di operare nei tempi ristretti imposti da un provvedimento d'urgenza: rispetto alle misure previste, non si registrava, nel paese, un'esigenza di urgenza. E non importa che, sul piano formale, la costituzionalità del provvedimento sia stata ritenuta sussistente dalle Camere: secondo una prassi consolidata, infatti, le maggioranze che sostengono il Governo in carica, di norma, non sconfessano i Governi che di esse sono espressione allorquando sono chiamate a valutare la straordinaria necessità ed urgenza dei decreti-legge (che, appunto, viene sempre ritenuta sussistente).
Perché, quindi, la questione di fiducia? Credo che nella giornata di ieri, sia pure in un dibattito che si è svolto in maniera concitata, ai limiti della polemica aspra, sia stato evidenziato che non si può andare avanti a colpi di questioni di fiducia poste su provvedimenti contenuti in atti che, probabilmente, sarebbero dovuti essere diversi: le misure ordinamentali non si sposano con un provvedimento d'urgenza e ben potevano essere proposte alle Camere mediante un disegno di legge, che avrebbe dato a ciascun ramo del Parlamento lo spazio necessario per discutere e per arrivare alle conclusioni ritenute più congrue. E non vale obiettare che, in questo modo, i tempi si sarebbero allungati, perché i regolamenti delle due Camere prevedono anche la possibilità di operare con il contingentamento dei tempi; pertanto, per introdurre modifiche ordinamentali, c'era la possibilità di assicurare il compiuto esercizio dell'esame parlamentare, senza per questo rinunciare alla celerità dei tempi.
Sul piano del merito, vediamo cosa non può essere condiviso o cosa introduce forti perplessità in ordine alle scelte effettuate con questo provvedimento. Nel merito del provvedimento in esame, sembrerebbe difficile essere contrari ad ipotesi di liberalizzazioni del mercato; non solo perché una liberalizzazione ragionevole e razionale del mercato oggi rappresenta l'unica strada percorribile per arrivare a condizioni che avvantaggino gli utenti senza penalizzare la qualità dei servizi offerti, ma anche perché l'Europa ce lo chiede, e ce lo chiede con insistenza. Pertanto, le misure volte a liberalizzare effettivamente il mercato non solo sono benvenute ma sono quasi degli atti dovuti, tenuto conto degli obblighi comunitari che il nostro paese deve assolvere.
La domanda, però, che ci si pone è se davvero questo provvedimento introduca forme di liberalizzazioni ragionevoli e razionali. Dico ciò perché, nel momento in cui per decreto-legge si opera un'incursione oggettivamente significativa sull'autonomia dell'esercizio delle professioni private e individuali, emergono dellePag. 4preoccupazioni. Difatti, se può sembrare un effettivo atto di liberalizzazione a favore del cittadino utente l'abolizione dei minimi tariffari, ancorché accompagnata da una postilla secondo la quale sono salvaguardati sul piano della giurisdizione domestica i livelli qualitativi della prestazione offerta, qualche perplessità nasce spontaneamente, tenuto conto di come funzionano di norma le giurisdizioni domestiche in questo paese.
PRESIDENTE. Deputato Neri, il tempo a sua disposizione è pressoché terminato. La prego di concludere.
SEBASTIANO NERI. Concludo, Presidente.
Gli interventi ordinamentali nell'ambito dell'autonomia delle professioni individuali, ma anche alcune misure che riguardano la comunicazione di notizie normalmente riservate attinenti al settore bancario, ci fanno temere.
PRESIDENTE. Deputato Neri, la prego di concludere. Le ricordo che oggi i tempi a disposizione per gli interventi debbono tenere conto anche della programmazione televisiva. La prego, quindi, di concludere!
SEBASTIANO NERI. Da qui le preoccupazioni, che non giustificherebbero un voto a favore dell'approvazione del provvedimento. Tutto ciò, conseguentemente, ci induce ad esprimere un voto contrario sulla questione di fiducia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il nostro gruppo esprimerà voto contrario alla richiesta di fiducia sul presente disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto Visco-Bersani.
Richiamerò, succintamente, per motivi di tempo, solo alcune delle motivazioni che stanno alla base della nostra decisione.
È doveroso premettere che la nostra impostazione culturale non sposa l'ideologia delle liberalizzazioni sfrenate ad ogni costo, ma nemmeno è contraria pregiudizialmente ad essa, comprendendo che si tratta di uno strumento che, se usato appropriatamente, è essenziale per l'ammodernamento del nostro paese e l'adeguamento ad una realtà mondiale sempre in evoluzione. Ciò che contestiamo è il concreto testo scaturito dall'applicazione, se così possiamo dire, di quella impostazione culturale. Abbiamo assistito all'introduzione nell'ordinamento, con procedura costituzionale d'urgenza, di un provvedimento eterogeneo al cui interno vi è una sorta di «macedonia» di nuove norme. Alcune di queste norme, quelle cosiddette di liberalizzazione di alcune professioni e di alcuni settori commerciali, sono invece, nella sostanza, protese a punire alcune specifiche categorie sociali tradizionalmente appartenenti al ceto medio professionale produttivo e tradizionalmente poco vicino all'attuale maggioranza di Governo.
Vi sono poi misure di natura fiscale o parafiscale, la cui stesura è frutto dello specifico apporto del viceministro Visco, che sembrano ispirate ad una logica di sospetto e di intrusione nella sfera dei cittadini e dei contribuenti. Una di queste misure, quella relativa all'IVA sugli immobili, ha prodotto gravi turbative nell'andamento del mercato dei titoli immobiliari ed è stata poi modificata solo dopo le proteste dell'opposizione. Lo stesso viceministro Visco ha poi dovuto ammettere, in qualche modo, di aver sbagliato.
Procediamo con ordine; partiamo dalla decisione di usare lo strumento del decreto-legge. Ebbene, come è stato già ampiamente sottolineato, le norme contenute in questo decreto-legge non posseggono i requisiti di necessità e di urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione. È stato anche più volte chiarito dalla dottrina che, all'interno dei decreti-legge, vige la regola della omogeneità per materia, esattamente il contrario del provvedimento in esame. Vogliamo, insomma, ancora una volta, stigmatizzare come in questa circostanza ilPag. 5Governo abbia agito su materie che non giustificavano il ricorso al decreto-legge, e lo abbia fatto avendo tra i suoi obiettivi soprattutto quello di evitare il confronto con le categorie interessate.
Dopo aver subito, quando eravamo maggioranza durante la passata legislatura, innumerevoli lezioni sul valore irrinunciabile ed ineludibile della concertazione con le parti sociali, dobbiamo assistere oggi, da parte della nuova maggioranza, alla tranquilla emanazione di un decreto-legge senza concertazione con nessuna, ma proprio nessuna, delle parti sociali. Quando diciamo che non vi è stata nessuna concertazione con le parti sociali, ci riferiamo a ciò che risulta ufficialmente, sebbene alcune cosiddette malelingue sostengano che in effetti il Governo, ancora prima di diventare tale, abbia discusso di questo provvedimento con Confindustria e con altri esponenti dei cosiddetti poteri forti. Registriamo in ogni caso che nessuna delle categorie destinatarie delle norme del decreto-legge è stata sentita preventivamente, e siamo quindi indotti a concludere amaramente che i cittadini che vi appartengono devono essere in qualche modo, agli occhi del Governo, figli di un dio minore e, come tali, non degni di essere ammessi alla concertazione, concessa invece ai sindacati e a Confindustria.
Affermiamo che il Governo, nel porre nuovamente la questione di fiducia, ha voluto troncare ogni dialettica anche e soprattutto all'interno della sua stessa maggioranza. Abbiamo registrato e vogliamo denunciare con forza all'opinione pubblica intera che, nel corso del dibattito fin qui svoltosi, gli interventi critici più numerosi sono stati svolti dai deputati della maggioranza. Se i membri stessi della maggioranza intervengono criticamente su un provvedimento del Governo, questo vorrà pur significare qualche cosa.
Passiamo ora ad evidenziare in special modo alcuni aspetti del decreto-legge. Affrontiamo, ad esempio, il caso degli avvocati. Il Governo, dopo aver deciso per essi scelte nuove e stravolgenti la loro professione, si è poi rifiutato persino di riceverli. Quella forense è da sempre e ovunque riconosciuta come professione avente caratteristiche di straordinaria specificità e delicatezza. Questo principio è stato riconosciuto anche a livello di Unione europea. È proprio per questa ragione che, tra l'altro, sono previste le particolari prerogative di autonomia dell'ordine. L'abolizione dei minimi tariffari compromette la qualità della prestazione professionale.
Il provvedimento in esame reca, inoltre, grave nocumento anche alla categoria dei dottori commercialisti, in quanto li costringerà ad operare nella più sostanziale indeterminatezza professionale, in relazione alla confusione generata dall'accorpamento con altri albi. Gli stessi vedono il loro futuro pensionistico seriamente compromesso dagli effetti che tale decreto-legge produrrà sulla loro cassa previdenziale. Ci adopereremo, dunque, nella nostra futura azione politica, per cercare di tornare su questi aspetti ed esprimiamo per il momento il nostro dissenso.
Il decreto-legge in esame è stato presentato all'opinione pubblica e alla stampa come un provvedimento sulle liberalizzazioni, anche se in effetti la parte fiscale e parafiscale in esso contenuta ci pare preponderante. Vi è, a nostro giudizio, una stridente contraddizione tra l'intendimento liberalizzatorio e l'introduzione di nuove tasse e di adempimenti fiscali per i cittadini e per i professionisti, unitamente all'introduzione di una nuova serie di controlli e verifiche fiscali di carattere vessatorio. Sembra che in questo caso la sinistra non abbia dimenticato i suoi retaggi culturali, nei quali il cittadino è niente e lo Stato è tutto; e per questa ragione il cittadino deve sottostare a tutti i pesanti adempimenti burocratici che gli impone lo Stato.
Vi è insomma una posizione paternalistica nei confronti delle persone, dei cittadini; essi devono essere controllati e guidati perché non sono in grado di apprezzare pienamente ciò che è utile e vantaggioso per la comunità. Cosa che, invece, è chiara allo Stato e ai suoi apparati. Vengono introdotti plurimi controlli, incrociati fra di loro per verificare la posizione reddituale, contributiva ePag. 6quant'altro di tutti i cittadini. I controlli di massa sui conti correnti bancari introducono una situazione nuova e sconcertante in cui una sorta di «Grande Fratello» di Stato ci osserverà tutti, violando ogni nostro diritto alla riservatezza. Non vorremmo che tutto ciò preludesse alla creazione di una nuova super imposta di tipo patrimoniale. Abbiamo tutti ancora in mente il prelievo coattivo effettuato dal Governo Amato sui conti correnti bancari; si trattò, allora, di un fatto molto grave e non potremmo assolutamente tollerare che si possa ripetere.
In conclusione, osserviamo che il Governo ha deciso questo provvedimento in una sorta di splendida solitudine. Non sono state sentite nemmeno le associazioni dei consumatori!
Pensiamo che questa solitudine non sia stata una dimostrazione di forza, ma piuttosto una dimostrazione di debolezza. Si è scelta la via del decreto per sottrarsi al confronto con le parti sociali, ma anche per sottrarre parte delle sue prerogative al Parlamento, per ridurre e comprimere il dibattito. La stessa richiesta di fiducia al Senato e alla Camera conferma questa tesi.
La richiesta di fiducia anche alla Camera serve per comprimere la dialettica all'interno della maggioranza e zittire i dissensi, dato che un terzo degli emendamenti e degli ordini del giorno presentati provengono dai deputati di maggioranza.
C'è un intendimento frenetico del Governo di uscire comunque con un provvedimento da sbandierare all'opinione pubblica prima delle vacanze estive.
Leggiamo sui giornali di questi giorni che il ministro Bersani intenderebbe passare, dopo questo decreto, alla cosiddetta «fase due» delle liberalizzazioni. Ci chiediamo se il metodo di lavoro del ministro e del Governo nel suo complesso sarà anche in quel caso improntato ad imporci una agenda dall'esterno, con un approccio «isolazionistico» frutto, prima ancora che di un'impostazione culturale giacobina e paternalistica, soprattutto della grave debolezza di questa maggioranza. Riteniamo che ciò sarebbe lesivo delle prerogative non solo dell'opposizione, ma del Parlamento tutto. Esso soprattutto non farebbe gli interessi del paese.
Concludendo, ribadiamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli deputati, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur sulla questione di fiducia relativa al provvedimento in esame, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale e per il contenimento della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale. Prima di entrare nel merito del provvedimento, ritengo opportune alcune precisazioni: la decisione del Governo di chiedere il voto di fiducia non nasce da un problema politico: su questo provvedimento infatti, nella maggioranza non ci sono né critiche né dissociazioni. Semmai, c'è una straordinaria compattezza.
Il ricorso allo strumento tecnico della fiducia è stato dettato dall'atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione che, a norma di regolamento, avrebbe bloccato ancora per un mese i lavori della Camera. Non è stato certo dettato dalla volontà di soffocare il dibattito parlamentare.
Appare peraltro in tutta evidenza che purtroppo i rapporti tra i due schieramenti continua a risentire delle asprezze di un confronto che non sembra mai lasciare spazio ad una normale dialettica tra maggioranza e opposizione. Su questo provvedimento nelle ultime settimane si è discusso molto, non solo nelle aule parlamentari, ma anche nel paese e sui mezzi di informazione.
Vedete, onorevoli colleghi, questo decreto-legge non può essere letto solo come una mera manovra di aggiustamento dei conti pubblici. Esso deve costituire unPag. 7indicatore della politica economica che il Governo vuol perseguire. Un annuncio di quello che potrà essere la nuova fase della politica economica italiana. Un cambio di marcia proposto nel momento più adatto, e cioè ad inizio legislatura, per poter tracciare la strada ad un'opera riformista da sviluppare nel tempo.
Il Presidente Prodi, in sede di presentazione di quella che è stata rinominata «manovrina», ha parlato di un decreto-legge per rimettere in ordine i conti pubblici e per far ripartire il paese. Naturalmente, per una valutazione esatta della manovra, occorre collocarla nel contesto attuale e non giudicarla sulla base di astratte considerazioni.
Il contesto che caratterizza l'attuale situazione economica e sociale del paese, così come abbiamo già avuto modo di sottolineare in sede di esame del DPEF, è caratterizzato da un deterioramento preoccupante dei conti pubblici e, al contempo, da una situazione ormai duratura e strutturale di stagnazione economica; il tutto accompagnato da una dilagante e crescente disuguaglianza sociale. Il nostro paese, per ricominciare a correre, non può prescindere da un sistema di liberalizzazione concorrenziale e mercati aperti, nei quali le imprese competono in modo leale.
Questa è la strada vincente per rimuovere gli ostacoli e le incrostazioni che da troppi anni hanno affossato lo sviluppo commerciale. È necessario, onorevoli colleghi, un cambio di marcia, all'insegna del coraggio e all'insegna della volontà di mettere in campo quelle riforme strutturali necessarie al rilancio economico e strutturale del paese, riportando finalmente equità sociale in un contesto che ha visto in questi ultimi cinque anni aumentare il divario tra poveri e ricchi, tra aree territoriali deboli e forti, come mai era accaduto negli ultimi vent'anni.
Cambiare vuol dire metaforicamente staccarsi dall'approdo sicuro, rappresentato dalla consuetudine, ed affrontare il mare aperto, sapendo poi di poter giungere ad un approdo più avanzato. Cambiare vuol dire assumersi la responsabilità di scelte che possono ad alcuni apparire impopolari; siamo consapevoli tuttavia che le vere battaglie politiche si fanno attorno alle idee costruttive, alle proposte innovative che possono ottenere un ampio consenso, soprattutto dai cittadini.
Il cittadino: il cittadino rappresenta il vero patrimonio delle società, ma nonostante ciò è come se, in un ipotetico mercato finanziario, il titolo del consumatore in questi ultimi anni avesse raggiunto la sua quotazione minima, pur essendo egli il cuore dell'intero sistema. Colui che avrebbe dovuto essere il dominus del sistema è risultato spesso essere il soggetto dominato da regole del gioco poco trasparenti e soprattutto poco garanti, oltre che da una concorrenza più teorica che reale. Quando noi ci preoccupiamo del cittadino, ce ne occupiamo in toto. Ad esempio, il tassista, per noi, è un cittadino non solo quando guida la sua vettura, ma anche in tutte le altre occasioni: quando si reca in farmacia, quando ristruttura la casa, quando si reca da un professionista per adempiere ai doveri di natura fiscale, quando chiude un conto bancario.
Quindi la battaglia per le liberalizzazioni che abbiamo avviato passa attraverso l'affrancamento del mercato dei beni, dei servizi e delle professioni da un sistema di mille vincoli e lacciuoli, che impediscono alle imprese di crescere, ed il superamento dello scarso senso civico che, complice la politica dei condoni della scorsa legislatura, ha indotto tanti, ma soprattutto i più furbi e i più ricchi, ad evadere il fisco.
Del resto, il paese, la generalità dei semplici cittadini che non fanno parte di lobby, di corporazioni, di categorie, che hanno l'unico evidente scopo di difendere interessi esclusivi di parte, i cittadini dicevo, hanno già espresso e continuano ad esprimere il proprio apprezzamento per le disposizioni proposte.
Alcuni tra i migliori economisti italiani, come ad esempio Mario Monti, hanno spiegato nei giorni scorsi, dalle pagine dei quotidiani, quali effetti negativi queste corporazioni hanno avuto e continuano ad avere sul costo, sulla qualità e sull'efficacia dei loro servizi.
Pag. 8Noi vogliamo restituire un futuro all'Italia, onorevoli colleghi, e siamo certi che queste norme daranno anche maggiori opportunità ai giovani, opportunità di inserirsi nel mercato del lavoro, aiutandoli ad abbattere quei muri che finora hanno impedito loro di entrare nel mondo delle professioni.
Questa battaglia è stata posta al centro dell'azione dell'esecutivo, non solo per la tutela dei singoli, ma anche in una prospettiva macroeconomica. Nell'assicurare infatti ai cittadini queste garanzie, Governo e maggioranza si propongono di migliorare la qualità generale dei servizi di pubblica utilità e di dare impulso ai consumi interni, ormai in crisi da anni.
Siamo convinti inoltre che l'impegno a favore della concorrenza e della trasparenza dei mercati migliorerà la qualità dei servizi e darà impulso ai consumi interni. Sappiamo che le vere battaglie politiche si fanno intorno alle idee costruttive, alle proposte innovative che possono coagulare un ampio consenso; ampio consenso che non può prescindere da una attenta valutazione e ponderazione di tutti gli interessi in gioco. Noi Popolari-Udeur, riteniamo imprescindibile l'uso, se non della concertazione, almeno della consultazione con le parti sociali nell'attuazione della politica economica. Il decreto in esame ha un grande pregio: muove l'Italia nella direzione giusta, ha le potenzialità per renderla un paese più aperto, più dinamico, più rispettoso dei consumatori e degli utenti, e quindi un paese più giusto, maggiormente capace di garantire pari opportunità per tutti. Il nostro voto, il voto dei Popolari-Udeur, caro Presidente, onorevoli colleghi, è dunque un voto di fiducia pieno e convinto al testo del decreto e al Governo, un voto che vuole rappresentare anche l'espressione di fiducia che noi abbiamo sentito da parte di larghi strati della società in questi giorni. Con questo provvedimento insomma, si è imboccata, a nostro avviso, quella strada giusta per uscire dalla crisi, rilanciare lo sviluppo nell'interesse del paese e dei ceti più deboli, la strada per costruire una società che non tenda a rinchiudersi in se stessa e a temere le sfide del futuro ma, al contrario, una società in grado di permettere a tutti di avere una esistenza libera e dignitosa, quella esistenza che la nostra Costituzione ci garantisce (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la richiesta di fiducia, posta dal Governo ieri, si è resa necessaria per l'atteggiamento ostruzionistico messo in atto dall'opposizione. È bene, oggi che vi è una particolare attenzione da parte degli italiani, che i cittadini sappiano che l'opposizione ha presentato ben seicento emendamenti e ciò, come lei signor ministro Chiti ha avuto modo di dire ieri in Assemblea, avrebbe impegnato i lavori, ininterrottamente, per oltre mille ore, cioè quarantatre giorni di lavoro continuo, giorno e notte. L'obiettivo principale della destra, in Assemblea, nel momento contingente (ma esiste anche un disegno strategico preciso nel merito del quale entrerò successivamente), è far scadere i termini di conversione del decreto-legge. È, quindi, obbligo del Governo e della maggioranza applicare il programma e governare il paese per il bene dei cittadini.
Entrando nel merito, l'atteggiamento che definisco irresponsabile è stato reso ancora più esplicito, ieri, dalla richiesta del capogruppo di Alleanza Nazionale, La Russa, che ha avuto modo di chiedere l'approvazione di due, tre o quattro emendamenti, dei seicento presentati, sostenendo che gli altri li avrebbero ritirati. Siamo abbastanza sconcertati da questa proposta. Ora che i cittadini ci vedono e ci ascoltano, è bene dire che gli emendamenti non sono il luogo di una trattativa di mercato, che non prescinde dai contenuti, onorevole La Russa, perché i contenuti...
IGNAZIO LA RUSSA. Buffone!
Pag. 9ANGELO BONELLI. O voi li avete i contenuti, onorevole La Russa...
IGNAZIO LA RUSSA. Buffone! Buffone!
ANGELO BONELLI. Onorevole La Russa, o voi ce li avete i contenuti...
IGNAZIO LA RUSSA. Non sai quello che dici! Stai zitto!
PRESIDENTE. La prego...
ANGELO BONELLI. È perché non avete niente da dire al paese! Noi dovremmo scegliere due, tre o quattro emendamenti al vostro posto? Ma quali sono le vostre idee? (Commenti del deputato Gasparri).
IGNAZIO LA RUSSA. Bucati!
PIETRO ARMANI. Buffoni!
PRESIDENTE. Vi prego di consentire al deputato Bonelli di svolgere il suo intervento.
ANGELO BONELLI. Quale progettualità di trasformazione del paese avete? Vi dovete confrontare sul terreno del progetto di trasformazione dell'Italia: qui c'è una proposta, lì c'è il niente (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
IGNAZIO LA RUSSA. Buffone!
ANDREA RONCHI. Vai a casa!
MAURIZIO GASPARRI. Fatti meno canne!
ANGELO BONELLI. E questo è un elemento fondamentale che ci convince della necessità che la maggioranza vada avanti, ovviamente con grande rispetto delle regole istituzionali che riguardano il rapporto con l'opposizione; ma quando l'opposizione non intende dialogare e, priva di contenuti, fa proposte bizzarre, come quelle sentite ieri, è evidente che il Governo abbia fatto bene e noi condividiamo la sua scelta. (Commenti del deputato Gasparri - Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale: «Vergogna!»).
Continuerò, perché, quando qualcuno si guarda allo specchio, parla a se stesso e dice vergogna a se stesso (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi)!
Siamo, quindi, in una fase molto importante e delicata per il paese. Ricordo che il Governo Berlusconi, in altre occasioni, in situazioni in cui la quantità di emendamenti era notevolmente minore (ricordo il cosiddetto decreto taglia spese sulla sanità, quando erano stati presentati circa 150 emendamenti) ha presentato la questione di fiducia, tra l'altro avendo una maggioranza molto ampia. Il fatto è che le vostre divisioni interne hanno portato a quell'impostazione.
Abbiamo, quindi, il dovere e l'obbligo di governare il paese, di applicare il programma dell'Unione per innovare, trasformare il paese dopo una stagione «buia», quella della precedente legislatura. È bene che non lo dimentichiamo in quest'aula, perché il paese non lo ha dimenticato, come non ha dimenticato le leggi ad personam, le vergognose leggi come quella relativa alla depenalizzazione sul falso in bilancio, o quella riguardante la sanatoria per il rientro dei capitali, illecitamente fuoriusciti. Il paese non ha assolutamente dimenticato il saccheggio ambientale che ha subito a causa delle «leggi vergogna» contro l'ambiente, fatte dal Governo Berlusconi.
Vi è un aspetto che deve portarci ancora sulla strada di questa innovazione. Il 9 e il 10 aprile le elezioni sono state vinte dall'Unione e c'è ancora chi non riesce a farsene una ragione e, da qui, emerge il disegno strategico di un'opposizione che svolge un ostruzionismo immotivato ed irragionevole contro il bene del paese.
Ebbene, chi ancora non si è fatto una ragione della sconfitta elettorale è il deputato Silvio Berlusconi. Ciò cui oggi assistiamo è una profonda crisi del centrodestra che scarica le proprie contraddizioniPag. 10all'interno dell'Assemblea, avviando processi di ostruzionismo forte e inaccettabile. A giugno gli italiani hanno sonoramente bocciato la riforma costituzionale sulla devolution, che voleva dividere l'Italia e non unirla. Questo è un ulteriore elemento.
È evidente che vi è un interesse specifico. Qual è il disegno strategico di una forza rilevante, come Forza Italia, ma in primis del deputato Silvio Berlusconi? È creare tensione per impedire all'opposizione di trovare un proprio quadro all'interno, una leadership. Determinare tensione continua fa sì che, dentro l'opposizione, non si chiariscano la successione e la futura leadership. Ma il fatto è che le tensioni, le contraddizioni del centrodestra non possono essere scaricate nelle aule del Parlamento perché il Parlamento deve raggiungere un obiettivo comune: l'interesse del paese.
Signor ministro, il decreto-legge, sul quale oggi voteremo la questione di fiducia, avvia un percorso importante sulle politiche di liberalizzazione, che noi del gruppo dei Verdi non riteniamo esaustivo in quanto consideriamo che debba essere completato. Lavoreremo affinché, a settembre, si possa giungere ad un provvedimento e intendiamo delineare anche il quadro in cui desideriamo che ciò avvenga.
Nel campo delle energie, riteniamo necessario uscire dai monopoli perché, oggi, la vera liberalizzazione consiste nel conferire ai cittadini, ovvero alle famiglie italiane, la possibilità di produrre energia elettrica rinnovabile, energia pulita, ottenendo un risultato importante e straordinario: soddisfare il proprio fabbisogno, produrre e sviluppare una politica di reddito vendendo l'energia in surplus. Tutto ciò, oggi, non è stato possibile, perché i grandi monopoli hanno impedito alle famiglie italiane di accedere alla tecnologia, non solo per installare pannelli fotovoltaici, ma anche per consentire loro di realizzare tale obiettivo. Il gruppo dei Verdi intende fornire il proprio contributo al Governo del paese per trasformare ed innovare in questa direzione, per portare benefici alle famiglie italiane che pagano bollette elevate, proprio a causa di una politica energetica sbagliata, che non ha assolutamente investito in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de La Rosa nel Pugno).
È necessario soddisfare questa possibilità, così da rilanciare anche le piccole e medie imprese che devono andare all'estero ad investire le proprie risorse così che l'Italia, paese del sole, produce meno in termini di produzione di cellule fotovoltaiche rispetto ad altri paesi: l'Italia produce 7,9 megawatt, il Giappone 604 e la Germania 200. Sono dati inaccettabili. Con il gruppo dei Verdi al Governo riteniamo che questo gap sarà rapidamente ridotto. Introduciamo questo elemento programmatico, perché la coerente prosecuzione delle iniziative che dovremo adottare dopo l'approvazione del decreto-legge dovrà vedere l'applicazione anche di questo aspetto.
Intendiamo, inoltre, introdurre un aspetto che rappresenta un elemento di etica della politica, di cui si è discusso molto in questi giorni. È necessario, per il bene del paese, che s'instauri un dialogo costruttivo con l'opposizione, nel reciproco rispetto dei propri ruoli, senza però incentivare trasformismi di vario genere. Ecco perché riteniamo sacro il mandato ricevuto dagli elettori su due aspetti, in particolare: sul programma e sul Capo del Governo, scelto e votato dagli italiani.
Questi due punti sono immodificabili e costituiscono dati sacri, che non possono essere cambiati se non dal voto degli italiani. Vi sono persone e realtà che, a volte, salgono sul carro dei vincitori per mera convenienza; ma va invece favorito e accolto chi condivide il programma della coalizione e gli atti di Governo assunti in conseguente attuazione. Si tratta di un elemento importante perché il dialogo, avendo ben presenti i due capisaldi nell'ambito dei quali dobbiamo muoverci - ovvero il programma e la coalizione -, riveste un valore fondamentale.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere: il tempo a sua disposizione è esaurito.
ANGELO BONELLI. Concludo immediatamente, signor Presidente.
I cittadini ci chiedono unità e noi Verdi, a questa unità, contribuiremo. È per tali motivi che i Verdi esprimeranno un voto favorevole sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L'Ulivo, de La Rosa nel Pugno e dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, intervengo a nome dei Comunisti Italiani per confermare la nostra fiducia al Governo. Voi avete una grande responsabilità nei confronti delle forze politiche della maggioranza e soprattutto dei cittadini che hanno riposto le loro speranze nel programma dell'Unione. Tali cittadini conoscono ed hanno condiviso, attraverso i partiti, le mediazioni alle quali siamo pervenuti; pertanto si aspettano da tutti noi coerenza, determinazione e lealtà. Non sognano più i miracoli del grande prestigiatore, ma la certezza che ci si avvii, finalmente, sulla strada del cambiamento, consapevoli che non tutto sarà fatto ma che si farà ogni sforzo possibile per realizzare quanto loro hanno approvato votandoci.
Per i Comunisti Italiani, non da oggi, questa alleanza è ancora considerata strategica. L'obiettivo, per noi, è resistere all'onda liberista che si è scatenata nel mondo e che in Italia si è caratterizzata con il Governo delle destre e, soprattutto, con il nome del suo leader.
La distorsione di quell'impostazione che pretende di piegare la politica all'economia; gli interessi degli azionisti delle grandi corporazioni contro i diritti di ogni cittadino; lo svuotamento sistematico delle regole della democrazia e delle garanzie di libertà e di eguaglianza, hanno fatto sentire riflessi nefasti nel nostro paese.
Oggi, l'Italia che siamo stati chiamati a governare è uno dei paesi più diseguali d'Europa: sono state accentuate le differenze di reddito individuale e familiare; sono state impedite opportunità di lavoro per le donne, ampliando così la distanza tra maschi e femmine; si sono previsti interventi che hanno reso perenni ed insormontabili le distanze sociali; il sud è stato allontanato dal nord; non si sono delineate prospettive di vita per i giovani i quali, anzi, sentono con angoscia l'incertezza del futuro. Tutto ciò avviene, peraltro, in un contesto caratterizzato da una fragilità allarmante dell'economia. Badate, si tratta di uno scenario che emerge dalle rilevazioni dell'ISTAT: non lo stiamo inventando noi Comunisti!
Questo decreto, necessario per arginare la voragine del debito pubblico di cinque anni di malgoverno, supera la cosiddetta politica dei due tempi; infatti, anziché, come avveniva secondo quella politica, rastrellare per l'intanto tutti i soldi che servono dalle tasche del solito Pantalone - tanto, poi, si vedrà! -, si assume la tragica realtà del paese che abbiamo ereditato e tutto ciò si traduce nel primo atto di intervento riformatore sull'economia adottato da questa maggioranza.
Leggiamo negli interventi previsti dal provvedimento lo sforzo di dare finalmente alla politica il primato che il mercato vorrebbe scipparle e che la destra aveva agevolato; si rendono operative le linee di programma dell'Unione che hanno come obiettivi il risanamento, lo sviluppo e, soprattutto, l'equità sociale. Bisogna governare per poter «stoppare» l'aumento del debito pubblico sul PIL; confortanti mi sembrano i dati di questa mattina, che vedono dimezzata la spesa pubblica rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. Per far ripartire l'economia e ridare coraggio e fiducia nel futuro agli italiani bisogna quindi governare per lo sviluppo, per la redistribuzione delle risorse, per diminuire e cancellare gli insopportabili tratti di diseguaglianza che rendono sempre più difficile la vita di tanti cittadini. Diseguaglianze conosciute molto bene da quelle donne capo famiglia che guadagnanoPag. 12in media il 26 per cento in meno di tutti gli altri o dalle tante famiglie del sud che hanno un reddito pari a circa tre quarti del reddito delle famiglie del nord.
Tali diseguaglianze bruciano, colleghi, sulla pelle di 7 milioni 600 mila poveri; poveri veri! La povertà, infatti, è ormai un ospite fisso di questo paese e la troviamo soprattutto nel sud, tra i membri di famiglie o numerose o con la presenza di disoccupati, tra gli anziani soli, terribilmente soli. Sono 650 mila le famiglie italiane che sbarcano il lunario senza che alcuno dei componenti abbia un lavoro; non è un paese del terzo mondo: è l'Italia! Quattro milioni di lavoratori - il 28 per cento delle donne ed il 12 per cento degli uomini, e tra l'altro soprattutto giovani - guadagnano meno di 700 euro al mese; un milione 500 mila cittadini vive in condizioni familiari disagiate, soprattutto in quei nuclei con la presenza di handicappati gravi. Con queste ingiustizie, con queste tante sofferenze, sofferenze di ogni giorno, che mortificano tanti cittadini, noi dobbiamo misurarci per ridare, a tanti uomini e donne, a tanti giovani e a tanti anziani, dignità e sicurezza, soprattutto nell'affrontare la quotidianità.
Con questo provvedimento, si apre un percorso: la previsione di maggiori introiti tributari non inasprisce, però, la pressione fiscale sul contribuente; si interviene, invece, su quegli spazi di elusione fiscale «generosamente» aperti dalla precedente normativa e sull'evasione fiscale, che è superiore ad un quarto del PIL e che tante ingiustizie ha provocato.
Certo, è un primo passo; ma è un primo passo sulla via della legalità e per dare finalmente più ampia attuazione all'articolo 53 della Costituzione per il quale ogni cittadino deve contribuire al finanziamento della spesa pubblica in relazione alle proprie condizioni ed alle proprie possibilità.
Molti degli interventi previsti si adeguano a normative comunitarie con riferimento alle quali siamo già in condizione di infrazione; non è giusto, infatti, spendere soldi pubblici per pagare le infrazioni, soldi che, al contrario, vanno gestiti per far rimuovere l'economia.
Si prevede l'aumento di 300 milioni di euro di spesa per il fondo sociale; si tratta di un settore particolarmente «maltrattato» dalla destra: ricordiamocelo! Tale misura, sebbene ancora insoddisfacente, rappresenta, però, un primo segnale che fa ritenere che i più deboli non saranno più soli e che le diseguaglianze cominceranno, finalmente, ad essere cancellate.
Ma non mi dilungo in un giudizio particolareggiato sui chiaroscuri del provvedimento in quanto i compagni Napoletano e Vacca lo hanno fatto minuziosamente nel corso dei loro interventi chiarendo in modo inequivocabile, in fase di discussione sulle linee generali, la valutazione dei Comunisti Italiani. Voglio invece concludere affermando che in questa fase noi Comunisti, cari amici del Governo, non ci sentiamo imbarazzati per la vostra richiesta del voto di fiducia.
Questa maggioranza ha degli impegni da rispettare; anzitutto, devono essere ripristinate le regole della democrazia, e la prima regola è attuare quanto si è detto di voler fare: gli impegni devono essere mantenuti, solo così diamo la certezza ai cittadini che loro, e solo loro, sono i titolari della politica. Non dimentichiamolo mai, la politica è lo strumento più potente che i cittadini hanno in mano per realizzare i propri progetti e portare avanti i propri sogni. Ma perché ciò si realizzi non possiamo permetterci accordi con la minoranza che facciano venire meno gli impegni assunti tutti insieme con la sottoscrizione del programma o l'impegno dei singoli partiti che, per raggiungere l'obiettivo fondamentale dell'unità, hanno condiviso con i propri militanti e simpatizzanti il livello di mediazione, rispetto alle proprie posizioni, con le altre forze della coalizione.
Concludo, Presidente, ribadendo che noi Comunisti Italiani non faremo venire mai meno il sostegno a questo alleanza né vogliamo impedire il confronto con le minoranze; confronto che, anzi, auspichiamo, ma senza che ciò travisi l'essenzaPag. 13del nostro patto con gli elettori. Un conto è la sana dialettica parlamentare, trasparente, alla luce del sole, comprensibile; altro è, invece, cercare di trasformare la connotazione della maggioranza stessa perché ciò significherebbe stravolgere gli obiettivi che ci siamo dati. Ecco perché è meglio la «fiducia» che approvare leggi che deludano le promesse fatte dalla nostra maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, colleghi del Governo, il gruppo de La Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole sulla «fiducia» richiesta dal Governo nella giornata di ieri con riferimento ad uno dei più importanti provvedimenti di iniziativa governativa adottati in questa stagione, per così dire, pre-feriale.
Si tratta di una misura finalizzata a conseguire un primo aggiustamento dei conti pubblici, per un importo pari a circa 4 miliardi e 500 milioni di euro; contemporaneamente, essa attua una politica espansiva, garantendo investimenti essenziali e necessari alle Ferrovie dello Stato e all'ANAS per una cifra pari a 3 miliardi e 300 milioni di euro.
Al di là della dimensione economico-finanziaria, vorrei rilevare che si tratta del primo vero provvedimento autonomo del Governo Prodi. Dico «autonomo» perché gli altri provvedimenti normativi sui quali abbiamo discusso nelle settimane scorse, come quello che escludeva il ravvedimento operoso in materia di IRAP, o quello relativo alla proroga di termini, rappresentavano, in qualche modo, atti dovuti, al fine di garantire la continuità dell'azione legislativa ed amministrativa condotta, nella passata legislatura, dal precedente Esecutivo.
Il decreto-legge in esame (che, come ho detto, è il primo provvedimento veramente autonomo del Governo Prodi) contiene un forte tasso di novità. Tale innovazione è recata soprattutto dalla prima parte del provvedimento in esame, che introduce quelle che abbiamo chiamato le liberalizzazioni, o meglio - come ha opportunamente precisato il ministro Bersani - le misure a tutela dei consumatori. Si tratta di un messaggio forte, che ha ricevuto un grande impatto mediatico; è un provvedimento sicuramente ambizioso, anche se ha provocato resistenze, critiche e perfino manifestazioni di contrarietà.
Il gruppo de La Rosa nel Pugno non può che salutare con favore tale messaggio, poiché attua uno dei punti principali del nostro programma elettorale: in tale documento, infatti, abbiamo parlato di liberalizzazioni e di modernizzazione dell'economia. Noi non concepiamo le liberalizzazioni, o gli interventi volti alla modernizzare dell'economia, misure o filosofie che si pongono in contrasto con gli obiettivi di equità, di giustizia sociale e di solidarietà; riteniamo, invece, che il mercato e la solidarietà sociale debbano trovare, nell'economia moderna e nell'epoca della globalizzazione, nuove forme di incontro e di coniugazione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 15,57)
LANFRANCO TURCI. La difesa dello status quo nei confronti degli interessi costituiti, siano essi di piccola o di media dimensione, contrasta normalmente con gli interessi generali della società. I gruppi che oggi si ritengono colpiti da queste innovazioni possono trarre dalle riforme, invece, uno stimolo per riposizionarsi nel mercato, per ripensare le proprie attività e per individuare nuove opportunità.
È stato polemicamente affermato che, attraverso tali misure, la maggioranza ed il Governo se la prenderebbero con gli interessi minori, vale a dire con i piccoli soggetti, e non con quelli cosiddetti grandi. Ciò non mi pare vero. Se esaminiamo le rubriche del primo capitolo del presente provvedimento, relativo alla difesa dei consumatori, ritroviamo sicuramente anchePag. 14quelli che possiamo definire «interessi minori», come i tassisti o i panificatori. Vorrei osservare, tuttavia, che sono interessate anche le banche e le assicurazioni; rinveniamo, inoltre, l'inizio di una riforma degli ordini professionali, che non possono certamente definirsi «interessi deboli» nell'ambito della società italiana.
Peraltro, le misure già in vigore, come quelle relative alle telecomunicazioni, all'energia ed ai servizi pubblici locali, nonché quelle volte alla riforma organica degli ordini professionali, indicano un percorso di più ampio respiro, rispetto al quale il Governo ha assunto impegni precisi. Noi, come parte di questa maggioranza, siamo intenzionati ad incalzarlo e ad aiutarlo in tal senso.
Mi dispiace che nella Casa delle libertà, accanto ad alcune voci che avevano inizialmente apprezzato le misure adottate - se ricordo bene un'intervista rilasciata dall'onorevole Casini, era stato manifestato anche rammarico per il fatto che alcune di esse non furono adottate, a suo tempo, dal centrodestra -, sia successivamente prevalsa la tentazione di cavalcare le proteste immediate e di tipo corporativo. Abbiamo visto nei giorni scorsi l'onorevole La Russa girare in quest'aula, con grande eleganza, con la sua «bustina» da panettiere: è stata una bella immagine di colore e di folklore, tuttavia non credo rappresenti un segnale di grande innovazione politica!
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 16)
LANFRANCO TURCI. Mi dispiace che il «generale agosto», costringendoci a serrare i tempi della discussione, non consenta di svolgere un confronto più ampio nel merito. Sono convinto, infatti, che un allargamento del dibattito su questi temi dimostrerebbe il breve respiro della vostra opposizione nei confronti delle liberalizzazioni.
Si propongono, dunque, liberalizzazioni a difesa dei consumatori, dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. Vorrei tuttavia segnalare che i consumatori non sono solo i clienti dei taxi, delle farmacie, dei negozi o delle compagnie assicurative (per la responsabilità civile auto): lo sono anche gli utenti delle società di fornitura del gas e dell'elettricità, nonché delle imprese di telecomunicazione e delle società autostradali.
Vorrei richiamare l'attenzione del ministro Chiti soprattutto sul fatto che, quando affrontiamo il tema della difesa dei consumatori, dobbiamo prestare attenzione a quel particolare tipo di consumatore che è il cittadino che si rapporta con la pubblica amministrazione, sia centrale, sia periferica: anche questo, infatti, è una forma di consumo!
Ricordo che il ministro Nicolais ha accennato ad importanti innovazioni da realizzare nella pubblica amministrazione; lo stesso ha fatto, nella seduta di ieri, il ministro Bersani. A tale riguardo, vorrei ricordare la proposta di legge presentata dal collega Capezzone nei giorni scorsi, la quale è tesa ad individuare le misure più idonee per aprire un'impresa in soli sette giorni! Si tratta di un manifesto che forse può essere ritenuto troppo esagerato o «spinto», tuttavia lancia un segnale preciso: infatti, non possiamo continuare a trattare i cittadini che si presentano dinanzi alla pubblica amministrazione - sia come singoli, sia come famiglie, sia come imprese - come gli ultimi che hanno il diritto di chiedere qualcosa!
Bisogna davvero rivisitare tutte le funzioni pubbliche al fine di semplificare, sfoltire delegificare e, quando occorra, anche rilegificare la normativa; in quest'ultimo caso, inoltre, bisogna farlo in maniera equilibrata. Non si può pensare, infatti, che tutte le istanze provenienti dagli apparati burocratici siano, di per sé, finalizzate alla difesa degli interessi comuni, dell'interesse pubblico e dei beni collettivi. Spesso, infatti, vi è una coazione a ripetere funzioni burocratiche: si tratta di una specie di «bulimia» degli apparati, alla quale i politici non sanno resistere né in sede locale, né a livello nazionale.
Dobbiamo aprire gli occhi su questi problemi, poiché non voglio dimenticare che si tratta di uno dei temi sul quale ilPag. 15centrosinistra, dopo la conclusione della XIII legislatura, perse le elezioni svolte nel 2001. È vero che il centrodestra non ha fatto nulla di meglio da tale anno ad oggi, tuttavia vorrei osservare che non siamo obbligati, nella legislatura in corso, a ripetere gli errori commessi due legislature fa!
Concludo il mio intervento formulando alcune brevi considerazioni sulle importanti misure fiscali recate dal provvedimento in esame. Il viceministro Visco ha dichiarato la propria volontà di farla finita con i condoni, le sanatorie e le «strizzate d'occhio» ai «furbetti» del fisco. Siamo d'accordo: infatti, troppi condoni e troppe sanatorie possono aver leggermente alleviato la condizione delle entrate dello Stato, ma hanno creato le condizioni più idonee ad incrinare il rapporto fiduciario tra i contribuenti e l'amministrazione finanziaria. È un bene, dunque, cominciare a dire con fermezza «no» a nuove sanatorie, all'elusione e all'evasione fiscale!
Mi fa molto piacere riscontrare, all'interno del decreto-legge in esame, anche la correzione di quell'intervento «di scambio», varato nell'ultima fase della scorsa legislatura, tra la maggioranza e la Conferenza episcopale italiana, finalizzato all'esenzione dall'ICI degli immobili di proprietà della Chiesa e delle altre organizzazioni non lucrative utilizzati a fini commerciali.
Si è trattato di una correzione che ritenevo giusto adottare, così come ritengo giusta la «stretta» compiuta sia sulle attività immobiliari, sia sulle stock option, che rappresentavano un vero e proprio trattamento di favore per alcuni ceti ristretti e privilegiati del nostro paese. Anche se comprenderemo meglio quale sarà l'impostazione della politica fiscale nel prossimo disegno di legge finanziaria, vorrei tuttavia richiamare l'attenzione del Governo in tale materia.
Vorrei infatti segnalare che il provvedimento in esame, perseguendo il giusto obiettivo del contrasto all'evasione fiscale, se da un lato introduce norme da sempre attese ed annunciate (come, ad esempio, gli obblighi di informazione a favore dell'anagrafe tributaria a carico delle banche e degli altri intermediari finanziari), dall'altro prevede anche disposizioni che erano state lasciate cadere in passato: mi riferisco al recupero dell'elenco dei clienti e dei fornitori da parte delle imprese.
Vi sono contenute altre nuove misure, come ad esempio l'esame preventivo prima della concessione della partita IVA, oppure l'obbligo di pagamento delle prestazioni dei professionisti tramite conto corrente o carta di credito (credo si tratti di una normativa ripresa da qualche altro paese dell'Unione europea). Vorrei evidenziare che sono previsti anche alcuni interventi discutibili, come l'obbligo di informazione, da parte delle assicurazioni, riguardo ai danni risarciti ai loro assicurati.
Desidero pertanto sottolineare l'esigenza che tali misure - giustificate da un deciso contrasto all'evasione fiscale, sapendo che essa rappresenta la peggiore ingiustizia anche sotto il profilo della concorrenza tra imprese - siano comunque accompagnate da un attento monitoraggio: stiamo attenti, infatti, a non farci prendere la mano! Vorrei ricordare, infatti, che a volte gli apparati del fisco - e della pubblica amministrazione in generale - oltrepassano la stessa volontà politica. Combattere l'evasione fiscale è una battaglia di giustizia e di equità, tuttavia sarebbe un errore politico creare i presupposti per provocare una sorta di...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
LANFRANCO TURCI. ... nuova rivolta fiscale, perché non ne abbiamo bisogno! Al contrario, abbiamo la necessità di collaborare con i cittadini, sulla base della reciproca lealtà tra l'amministrazione finanziaria ed i contribuenti (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e de L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Onorevoli colleghe e colleghi, annuncio innanzitutto ilPag. 16voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori sulla questione di fiducia e, ovviamente, sul provvedimento, auspicando altresì che il Governo accetti due ordini del giorno da noi presentati, uno che riguarda la cooperazione e l'altro la ricerca scientifica.
Ho partecipato all'iter del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 223 sia in Commissione sia in Assemblea, dove nelle giornate di lunedì, sino a mezzanotte, e di martedì, sino alla richiesta di chiusura della discussione generale, il dibattito è stato ampio ed articolato. Non posso dire, tuttavia, che, salvo rare eccezioni, negli interventi dell'opposizione esso abbia raggiunto livelli elevati di analisi della norma di legge e di propositività volte al suo miglioramento. Basta leggere i resoconti del dibattito per convincersene. Ho ascoltato in larga parte ripetute critiche basate su argomentazioni trite e ritrite su vetusti pregiudizi, che sul piano logico non reggerebbero che qualche minuto alla semplice lettura da parte di qualcuno dei giovani studenti della facoltà di economia nella quale insegnavo fino al 10 aprile scorso.
Si tratta principalmente di veteroargomentazioni, che riflettono forme di un conservatorismo che rifiuta il nuovo, che rifiuta l'idea di un mondo che cammina, che nega l'evidenza di un processo di globalizzazione in atto e che si colloca sullo stesso piano di quelle forze, non importa se economiche, politiche, sindacali o sociali, che vogliono una società ingessata, priva di mobilità sociale e priva dello sviluppo di quel principio di pari opportunità che sta alla base del pensiero liberale e dei veri liberali, che sono i rivoluzionari di oggi. Le critiche che ho sentito sono invece la difesa del particulare, dei piccoli interessi di bottega, delle rendite di posizione, delle corporazioni che prosperano sulla capacità di sottrarsi al mercato e su quella di mantenere nel tempo l'intangibilità dei loro privilegi.
Il programma di governo dell'Unione dedica ampio spazio a questo fenomeno e all'idea che solo dalla capacità di incisione profonda su queste sacche, ancora troppo diffuse nel nostro paese, di scarsa efficienza e produttività complessiva può derivare la salvezza dell'Italia ed il suo reinserimento stabile tra i paesi maggiormente industrializzati del pianeta. È da almeno un decennio che l'Italia arretra e questo arretramento è diventato ben più marcato negli ultimi cinque anni, come documenta la costante discesa dell'Italia nella classifica della competitività mondiale. Poiché la ricchezza annuale che l'Italia produce proviene per oltre il 60 per cento dai servizi, appare indiscutibile che è l'efficienza di questo settore, sia per la parte privata che, a maggior ragione, per quella pubblica, a determinare quella complessiva del sistema. È così evidente che solo il ricorso al decreto, dopo anni di inutili e frustranti tentativi di intervenire con mezzi più ordinari e concertati, poteva permettere di sbloccare la situazione. Naturalmente, comprendiamo bene che questo non può che essere l'inizio di un percorso che deve trovare ulteriore forza nella prossima legge finanziaria e nelle altre legge ordinarie (penso alla riforma degli ordini), con l'eliminazione di lacci e laccioli che ancora limitano il diritto costituzionale alla libera intrapresa.
L'Italia dei Valori sarà al fianco del Governo in un'opera di apertura al mercato e di riduzione di ogni protezionismo nel settore del commercio, in quello bancario, finanziario e assicurativo. Non è possibile sentire ancora la difesa ad oltranza di posizioni commerciali e nei servizi di stampo meramente corporativo, che non hanno più motivo di essere. Quando, grazie agli ultimi Governi di centrosinistra, venne portata a compimento la riforma per la modernizzazione del commercio, mi piace ricordare che i prezzi medi al dettaglio in Italia erano del 3 per cento più elevati della media dei paesi europei. Chi difende il protezionismo, così come posizioni oligopolistiche o monopolistiche più o meno mascherate, difende una tassa sulla famiglia. Pagare più del dovuto il prezzo dei beni, soprattutto di prima necessità, significa pagare una tassa tanto più odiosa perché sottratta al principioPag. 17costituzionale di progressività. Il non agire di fronte ad una tassa come questa equivale a tassare le famiglie più deboli.
Quindi, andiamo avanti su questa strada, sia nel settore privato sia in quello pubblico, senza ripensamenti o tentennamenti.
Inizialmente, avevo qualche riserva, ma riflettendo bene, ritengo sia giusto impedire che nel settore dei servizi pubblici in concessione - di qualunque servizio pubblico -, anziché avere più mercato, si abbia più monopolio. Suggerisco anzi al Governo di vietare che gli enti pubblici possano esternalizzare quei servizi verso proprie società; è molto meglio che quei servizi siano collocati al settore privato, attraverso gare di appalto, sulle quali va ovviamente esercitata la più alta vigilanza per impedire che si sviluppino fenomeni di tipo malavitoso. Ciò dovrebbe valere per tutti i servizi in concessione, ma anche per quelli autostradali, dove oggi molte attività sono sottratte, attraverso questo sistema, alla gara pubblica.
Il decreto prevede una manovra strutturale di aggiustamento dei conti pari allo 0,5 per cento del PIL e, dopo gli interventi una tantum ai quali abbiamo assistito in passato ed ai vari condoni, ritengo che ciò costituisca un significativo cambio di prospettiva.
Quanto alla seconda parte del decreto, relativa alle misure fiscali, molte delle norme in essa contenute vengono tacciate dall'opposizione come vessatorie, come strumenti di controllo penetrante di un fisco visto come il «Grande Fratello», che in alcuni casi diventa persino «poliziotto». In gran parte, sono, in realtà, forme di tracciabilità delle attività economiche che costituiscono la base per qualunque seria attività di lotta all'evasione.
Signor Presidente, quando oggi andiamo al ristorante e mangiamo una bistecca di vitello, la tracciabilità ci permette di risalire al luogo dove è stato allevato, al cibo che ha consumato, a tutta la sua vita, a dove ha vissuto, ai suoi genitori, alla sua genealogia; e ciò vale per tutti i prodotti alimentari, e non solo per quelli. E la tracciabilità - non dimentichiamolo - è sinonimo di trasparenza!
Non è possibile che siamo in grado di conoscere tutto di una fettina di vitello, ma non siamo in grado di tracciare le Ferrari, le Maserati, i gioielli, i prodotti di lusso, al solo ed esclusivo scopo di ricostruire il reddito di chi può permettersi tali beni e confrontare tali spese come le disponibilità risultanti dalle dichiarazioni dei redditi!
In tutti i paesi civili e democratici - Stati Uniti in testa -, le nuove tecnologie vengono utilizzate per l'equità fiscale. I cittadini normali, quelli che lavorano, pagano le tasse e non hanno il timore di violazioni della privacy, né hanno timore delle intercettazioni telefoniche, perché non hanno nulla da nascondere, sanno bene che vi è una sola prospettiva per pagare meno a parità di servizi, vale dire quella che paghino tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Italia dei Valori e de L'Ulivo - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, ministro Chiti, devo dire che lei, signor ministro, ieri, quando ha posto la questione di fiducia, non ha fatto una bella figura.
ANDREA LULLI. Falla finita!
ROBERTO COTA. E lei, signor ministro, il Presidente Prodi e l'intero Governo, in questi primi cento giorni di attività, avete inanellato una brutta figura dopo l'altra.
Qualcuno ha coniato lo slogan: «Cento giorni, cento tasse!». È vero! Il ghigno del ministro Visco ormai è entrato nell'immaginario collettivo come un incubo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!Pag. 18
Con riferimento ai cento giorni, si può anche dire: «Cento giorni, un decreto al giorno e una fiducia al giorno!». Infatti, i conti tornano, se sottraiamo ai cento giorni i giorni impiegati in liti all'interno della maggioranza, in roboanti dichiarazioni, in manifestazioni organizzate per strumentalizzare addirittura la vittoria ai mondiali, in sceneggiate tra i componenti del Governo tali da fare impallidire Mario Merola (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
Ogni giorno, un decreto-legge! Ogni giorno, una fiducia e, per i cittadini, è il caso di dire che ogni giorno ha la sua pena!
Perché è negativo per il Parlamento e per il paese discutere su provvedimenti tanto importanti attraverso gli strumenti del decreto-legge e la posizione della questione di fiducia? Perché - colleghi, lo sapete tutti e lo hanno imparato anche i cittadini - porre la questione di fiducia significa non poter discutere sui provvedimenti, spogliare il Parlamento delle sue funzioni e non dare all'opposizione l'opportunità di correggere le discipline normative.
È proprio un assurdo che il provvedimento in esame assuma la veste di un decreto-legge, che dovrebbe presupporre la necessità e l'urgenza. Il provvedimento in discussione modifica la disciplina delle professioni, introduce tasse anche retroattive, salvo poi «rimangiarle», ed ha la pretesa di controllare ogni movimento bancario, con un'assurda presunzione di colpevolezza nei confronti dei cittadini.
È un provvedimento, Presidente e ministro, che crea un minimo di 17 mila nuove sale da gioco! Qual è la necessità e l'urgenza? Quella di rovinare le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padana)? Questa, forse, è la vostra necessità ed urgenza! Proprio per questo, avete deciso di ricorrere allo strumento del decreto-legge!
Nello stesso testo poi vi contraddicete (tra l'altro, saranno presentati numerosi ordini del giorno che smentiranno puntualmente le disposizioni contenute nel provvedimento) e prevedete che le norme che vi accingete ad approvare entreranno in vigore successivamente, in maniera dilazionata, con riferimento, ad esempio, all'adeguamento dei codici deontologici alle normative imperative contenute nel decreto-legge piuttosto che l'introduzione della registrazione per quanto riguarda tutte le transazioni sopra i cento euro che dovranno essere fatte con bonifico bancario.
Se, allora, prevedete delle disposizioni che dovranno entrare in vigore fra qualche mese o fra qualche anno, vuol dire che non si riscontra la necessità e l'urgenza. È come se scriveste che questi requisiti non ci sono!
Inoltre, i decreti-legge dovrebbero contenere norme omogenee, mentre avete inserito nel provvedimento di tutto e di più, perché vi occupate della riforma delle professioni nonchè di introdurre nuove tasse, del gioco di azzardo.
Speriamo che intervenga il Presidente della Repubblica, perché, più volte, nella scorsa legislatura, il Presidente Ciampi è intervenuto, rinviando alle Camere i decreti-legge che non presentavano i requisiti della necessità e dell'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padana).
Ministro, lei ha fatto anche una brutta figura, e l'ha fatta fare a tutto il suo Governo, perché aveva dichiarato, non più tardi di qualche giorno fa, che la questione di fiducia sul provvedimento non l'avrebbe mai posta, per lasciar discutere il Parlamento ed anche per modificare alcuni aspetti sbagliati del decreto in esame. Ha fatto ulteriormente brutta figura per come si è comportato ieri - se lo lasci dire -, dimostrando uno scarsissimo rispetto nei confronti del Parlamento e della democrazia. Proprio lei che aveva affermato di voler essere pacato, impostando il suo intervento come una lezione di democrazia!
Ieri, lei ha posto la questione fiducia proprio quando un componente autorevole della sua maggioranza, il presidente Violante, a livello istituzionale, ha sollevato davanti all'Assemblea un problema: da quando verrà approvato questo provvedimento,Pag. 19non esisterà più il gratuito patrocinio per i non abbienti. I più deboli, da quando sarà approvato questo provvedimento, non avranno garantita una difesa. Di fronte a questo aspetto, che è stato puntualmente sollevato, lei ha preferito «tirare dritto» ed anche il Presidente della Camera, che normalmente si erge a difensore dei più deboli, non ha detto nulla.
Vi è un errore, così come vi sono molti altri errori, che sono stati riconosciuti anche attraverso ordini del giorno che avete presentato, ma voi non avete voluto correggerli. Preferite andare in vacanza (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), per non far ritornare il provvedimento al Senato, perché non siete in grado di convocarlo e non siete in grado di fare approvare nuovamente il provvedimento stesso!
Inoltre, questo provvedimento, nel merito, è assolutamente negativo per i cittadini. Voi dite che volete liberalizzare e potremmo anche essere tutti d'accordo, quantomeno noi della Lega Nord, sulla necessità di una politica di liberalizzazione. In realtà, voi non liberalizzate. Vi sono alcuni economisti che oggi scrivono che dietro questo provvedimento si nasconde non una liberalizzazione, ma la più grande offensiva statalista degli ultimi anni! Infatti, questo è: voi volete creare nuovi monopoli e nuovi oligopoli. Dietro il provvedimento vi è l'indebolimento delle categorie professionali; l'obiettivo vero è quello di indebolire le categorie professionali, per poi lasciare campo libero alla grande distribuzione. E sappiamo bene qual è la grande distribuzione; per esempio, le coop, signor ministro. Alla faccia del conflitto di interessi che voi tanto sbandierate (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))! Le coop pronte a gestire le cooperative dei taxisti, le coop pronte a gestire, nei loro supermercati, la vendita dei farmaci! Forse, le coop anche pronte a gestire i grandi studi multinazionali che faranno chiudere gli studi dei nostri piccoli avvocati. Questo c'è dietro il provvedimento!
Voi dite, inoltre, di voler combattere l'evasione ed, invece, la incentivate. Vi invito a riflettere sulla disposizione, assurda, che prevede che tutti i pagamenti oltre i cento euro ai professionisti debbano essere effettuati con assegno o con bonifico bancario. Ma in che paese vivete, Presidente e ministro? Vi immaginate la vecchietta o un'altra persona qualunque che va dal dentista? Chiederà di pagare in nero!
Poi, voi dite di voler andare incontro agli interessi delle famiglie e, invece, favorite il gioco d'azzardo: 17 mila nuovi punti di gioco d'azzardo nel paese che volete introdurre (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Insomma, signor Presidente, signor ministro, fino ad oggi il Presidente Prodi ed il suo Governo hanno portato solo guai, se lo lasci dire, soprattutto per il nord, ed il nord non si lascia incantare dalle vostre visitine! Fino ad oggi abbiamo visto l'indulto, che ha fatto uscire i delinquenti di galera, abbiamo visto tasse, abbiamo visto quello che avete fatto con riferimento ad un problema tanto delicato, come l'immigrazione.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere...
ROBERTO COTA. Noi, Presidente, siamo contro questa impostazione. Noi, Presidente, abbiamo idee diverse e per questo la Lega voterà contro la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni - Deputati del gruppo della Lega Nord Padania espongono uno striscione recante la scritta: «PRODI = INDULTO + TASSE + CLANDESTINI» - Commenti).
PRESIDENTE. Prego i parlamentari che esibiscono uno striscione di ritirarloPag. 20immediatamente (Commenti). Come loro sanno, è incompatibile con lo svolgimento dei lavori. Vi prego di rimuoverlo, altrimenti chiedo ai commessi, per favore, di ritirare lo striscione, in modo da poter continuare nei lavori dell'Assemblea, come il regolamento prevede (I commessi ottemperano all'invito del Presidente). Per favore...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente della Camera, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, vorrei trovare le parole giuste per esprimere il mio disagio. Lo faccio a nome dell'UDC, ma vorrei dire qualcosa di politicamente rilevante per ogni democratico, tenendomi lontano dalle tentazioni demagogiche. Non demonizzo il Governo e non mi scandalizzo per il fatto che ha posto la questione di fiducia. Ieri, i deputati dell'UDC non hanno abbandonato l'aula; qualcuno lo ha notato. L'UDC svolgerà un ruolo di opposizione in Parlamento, come ha ricordato, molto opportunamente, l'onorevole Giovanardi: è quello che continueremo a fare e consigliamo anche agli altri gruppi di opposizione di fare altrettanto.
La questione di fiducia è prevista, è stata posta nel passato e lo sarà ancora nel futuro. Mi preoccupa, invece, il suo uso distorto, che finisce per colpire la centralità del Parlamento. Anche da lei, onorevole Presidente della Camera, investito dalla Costituzione del ruolo di garante di questa centralità, ci attendiamo un segnale di attenzione. È su questi snodi fondamentali per il corretto funzionamento delle istituzioni che il paese misurerà la cifra della sua imparzialità. Se, poi, il Governo, come in questo caso, pone la fiducia su questioni che riguardano misure di liberalizzazione, rischia di alimentare un rapporto distorto con la piazza, con gli interessi particolari.
Noi non intendiamo inseguire le categorie, ma voi del Governo non potete diffondere il messaggio secondo il quale ci siete solo voi e la protesta. Ne sareste sepolti. Se vincesse l'interesse particolare, specie se conseguito con la forza e con una certa inclinazione non rispettosa delle regole, l'interesse generale perderebbe. Quanto più ci si allontana dal Parlamento, tanto più si rischia di diventare preda dei particolarismi. La trattativa con i tassisti non è stata chiara ma, certamente, è stata diseducativa. Mi auguro che questa esperienza serva per trovare una via più efficace.
Personalmente, credo nelle liberalizzazioni, e mi pare di poter affermare questo anche per conto dell'UDC. Lei, ministro Bersani, ne troverà traccia nel lavoro svolto dalla X Commissione della Camera dei deputati nel corso della precedente legislatura: ce n'è di più in quel lavoro che nel programma della sua coalizione! Anzi, alcuni suoi compagni di strada allora chiedevano che lo Stato entrasse nel capitale della FIAT.
Spesso ho sostenuto che, quando siete andati al Governo dopo il primo esecutivo presieduto da Berlusconi, avete realizzato una grande azione di privatizzazione. Avete «fatto cassa», ma i monopoli sono rimasti al loro posto e, in più, sono diventati protagonisti i privati, i quali, spesso, hanno trovato più comodo e meno rischioso passare dal manifatturiero ai servizi, acquisire il controllo delle imprese ricorrendo al debito e mettere il conto sulle spalle dei consumatori. Quanto c'è di rendita nei profitti di questi anni? Tanta e decisiva. Non è un caso se, pure a fronte di una crescita economica pari a zero, alcuni settori e, in particolare, gli ex monopoli pubblici hanno realizzato, in questi anni, utili da record. La rendita è un potere di prezzo volto a ottenere un «di più» in danno dei consumatori, famiglie e imprese. Nei casi delle tariffe del gas e dell'elettricità, delle autostrade, delle banche, delle assicurazioni, delle telecomunicazioni e dei servizi pubblici locali è il «di più» lucrato rispetto al prezzo di concorrenza. Questa è la fotografia della continua perdita di competitività dei nostri prodotti industriali, con conseguenze negative sull'export, che è diminuito - comePag. 21ho già avuto modo di ricordare - dal 4,4 per cento del 1995 al 3 per cento del 2005, in una fase di espansione del commercio mondiale...
PRESIDENTE. Per favore, un po' di silenzio in modo che si possa ascoltare chi sta intervenendo.
Prego, deputato Tabacci.
BRUNO TABACCI. L'aumento dei prezzi di trasporti, comunicazioni, energia, assicurazioni e banche determina, ad un tempo, la perdita di produttività e la contrazione del valore aggiunto.
Non possiamo dimenticare, inoltre, le libere professioni, alle quali l'UDC, nella scorsa legislatura, ha tentato di indicare una via, non punitiva ma responsabile, di apertura al mercato e alla concorrenza in chiave europea. Mi auguro che, a settembre, ministro Chiti, il Governo incida davvero su queste rendite, che si coinvolga il Parlamento in una azione di stimolo e di controllo delle autorità indipendenti e che sia presentato un disegno di legge organico, dopo una fase di consultazione con i rappresentanti di tutti gli interessi in campo.
Quello che vi voglio dire, però, è che la vera concertazione si svolge n questa sede, nel Parlamento. Guai a riconoscere a chicchessia un potere di veto!
L'altra questione centrale riguarda la giustizia fiscale. La lotta all'evasione, all'erosione e all'elusione fiscale non si fa in termini ideologici, ma non vi può neppure essere una sottovalutazione del fenomeno. La realtà è devastante ed è alla base di profonde ingiustizie. Nel 2002, solo 17 mila contribuenti hanno dichiarato più di 200 mila euro; 17 milioni di contribuenti tra i 5 e i 15 mila euro; 7 milioni di contribuenti meno di 5 mila euro; 2 milioni e mezzo meno di 1000 euro. Al registro nautico, però, nel 2005 risultano 65 mila imbarcazioni oltre i 17 metri. Al registro automobilistico nel 2005 risultano venduti 150 mila fuoristrada del valore di 50 mila euro, di cui 74 mila nei primi cinque mesi di quest'anno. Sempre nei primi cinque mesi di quest'anno, sono state vendute 50 mila auto di lusso. Nel 2005 sono passati di mano 80 mila appartamenti di valore superiore ai 500 mila euro ed altri 140 mila tra i 200 e i 300 mila euro.
Nel 2000, onorevole Visco, i gioiellieri in media dichiaravano 12 milioni di vecchie lire. Nel 1991, gli stessi gioiellieri avevano dichiarato una media di 16 milioni di vecchie lire. Applicando i coefficienti di rivalutazione, è come se si fossero impoveriti del 40 per cento. E avevate governato voi per ben 5 lunghi anni! La giacenza media di un conto corrente bancario è di 12 mila euro; il 45 per cento degli italiani ha dichiarato meno di 10.000 euro; il sommerso in Italia è il 25 per cento. Ciò vuol dire che 1 euro ogni 4 è in nero.
Non bastano, ministro Visco, i controlli incrociati. Serve una profonda rivoluzione fiscale, fondata sul contrasto di interessi. Ministro, non conti eccessivamente sulla sua fama, né sul fatto che può dare ordini alla Guardia di finanza. Servono, sì, più controlli, ma non il «Grande Fratello». Non pretendo una rivoluzione morale nel rapporto con il fisco, ma la rottura del cerchio collusivo che mette d'accordo il prestatore di un servizio con l'utilizzatore dello stesso. Se hanno lo stesso interesse, a soccombere è lo Stato! Ma se gli interessi sono in contrasto, attraverso un efficace meccanismo che valorizza le detrazioni, allora la montagna del sommerso può essere sgonfiata.
Vorrei dire al Presidente Prodi che il suo Governo deve riconoscere che su questi temi è necessario creare convergenze ampie nel paese. Ma vedo che il Presidente Prodi è impegnato molto a contemplare la solidità della sua maggioranza e a considerare il bicameralismo come un equilibrio da superare nei fatti, in ragione delle sue esigenze al Senato della Repubblica; e ne parlo con grande rispetto. Non vorrei che egli andasse incontro a qualche disillusione.
Forse, più che di allargare numericamente - tra l'altro, penso che questo sarà lo sport del mese di agosto - ci sarebbePag. 22bisogno di allargare l'orizzonte, la prospettiva, la capacità di riconoscere l'interesse generale e di riflettere politicamente su questo punto, anche sulla natura del nostro bipolarismo, al quale lei, Presidente Prodi, ha legato molti dei suoi successi, ma non per questo possiamo considerarlo virtuoso.
Forse un altro metodo può essere seguito: quello di un dialogo politico serio, un metodo che, ad esempio, ha portato anche ieri all'elezione unanime di Nicola Mancino alla vicepresidenza del CSM, dopo un periodo troppo lungo di contrasti. Ecco, più che di scuse, c'è bisogno di recuperare la politica, liberandola dalle furbizie del populismo e dell'antipolitica.
Noi dell'UDC, per aiutarla, Presidente Prodi, a svolgere questa riflessione, nell'interesse del paese, continueremo a negarle la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori rappresentanti del Governo, il provvedimento su cui oggi ci chiedete la fiducia rappresenta uno dei passaggi sicuramente più significativi dell'avvio dell'attività dell'attuale Governo. Lo è per molteplici ragioni, sia di contenuto, sia per il significato che esso ha assunto nell'opinione pubblica nazionale. Il decreto-legge n. 223 è la manifestazione innanzitutto di una possibilità concreta, che a lungo era stata negata sia dal Governo precedente, sia da altri, ovvero che si possa realizzare un provvedimento economico segnato da tre elementi: risanamento, sviluppo, equità. Tre parole che hanno attraversato il dibattito pubblico del nostro paese per tradursi nel programma dell'Unione in precisi impegni, che da oggi noi iniziamo ad onorare. A differenza del Governo precedente, che aveva fatto delle tre categorie principali - il buco di bilancio, il declino economico e l'ingiustizia sociale - la sua bussola, noi abbiamo deciso di contrastare fino in fondo questi tre macigni, quelli dell'ingiustizia permanente nel nostro paese, volti a far sostenere sempre agli stessi i sacrifici, che oggi noi chiediamo non vengano più fatti.
Voi avete fatto pagare, signori della destra, i lavoratori dipendenti, i pensionati, i giovani precari, ma questi tre macigni sono stati sollevati dagli elettori e hanno seppellito le vostre ambizioni di proseguire per altri cinque anni in un Governo impopolare.
Per questo motivo, in primo luogo apprezziamo questo provvedimento. Infatti, esso va nella direzione di un sostanziale inizio di un «risarcimento sociale» nel paese. Il Governo ha fatto bene a non varare un provvedimento di puri aggiustamenti dei conti pubblici; esso ha lavorato per iniziare a far pagare chi non l'ha mai fatto e, se non fossimo troppo distratti dalla manovra parlamentare, potremmo anche esibire alcuni degli effetti indiretti che questo cambio di tendenza ha determinato. Non so se vi siete accorti che sono aumentate le entrate, che è stata valorizzata la tendenza positiva nel campo dei conti pubblici ed è diminuita la spesa. Certo, non sarà tutto merito dell'attuale Governo, ma vorrà dire qualcosa parlare con la chiarezza di chi ha terminato la stagione dei condoni in questo paese. Finalmente si può dire - come ha rilevato felicemente Paolo Sylos Labini, nel suo libro postumo - che il suddito può avere diritti nei confronti del suo dominus indipendentemente dalla violazione permanente che la condizione sociale gli propone.
Allora, dobbiamo dirlo al paese: Berlusconi ha costruito un immaginario che in questa direzione si è mosso e ha sancito il primato della furbizia. Lo voglio dire anche al collega Tabacci, di cui condivido in grande parte anche l'enunciazione dei dati numerici. Se questa è stata una società estenuata e polverizzata socialmente da quelle che sono state le vostre politiche,Pag. 23le politiche neoliberiste di ben più lungo periodo, noi non possiamo mai avallare un'idea secondo la quale c'è l'antipolitica e l'avversione all'istituzione pubblica, che si dovrebbe difendere.
Questa non è semplicemente la legge naturale della mano invisibile del mercato, è proprio quella archetipica dell'homo homini lupus. Vi pare normale - lo voglio dire qui, ribadendo alcuni dei dati che sono stati forniti - che un quarto del reddito annuo del settimo paese più industrializzato del mondo sia costituito da evasione? Al di là di ogni moralismo, voi dovrete spiegare per lunghi anni perché avete considerato questa evasione un fattore competitivo in questo paese. Anche se bisognerebbe capire che tipo e che natura di competizione voi intendete: quella secondo la quale solo 15 mila lavoratori autonomi sono impegnati e sono soggetti dichiaranti oltre i 200 mila euro? Oppure pensate davvero che questo provvedimento possa finalmente interrompere un tabù, quello di collegare il risanamento alla lotta all'evasione e all'elusione fiscale?
Siamo un paese dove il 90 per cento dei controlli e degli accertamenti fiscali produce immediatamente un abbassamento della stima dell'evasione fiscale; siamo un paese dove il 33 per cento dei fabbricati non è dichiarato al fisco; siamo il paese dove oggi invece vengono tassate le stock option e si inizia ad intaccare la speculazione finanziaria.
Lo facciamo senza aumentare le tasse ai contribuenti: voglio ripeterlo perché è un'idea fondamentale sulla quale si è giocato un equivoco. Noi non vogliamo aumentare le tasse ai contribuenti!
Se la revisione della normativa sull'IVA, il potenziamento dei controlli, la nuova regolamentazione tributaria, la riduzione degli spazi per l'elusione fiscale e, anche, il ripristino di quel vero e proprio salasso di 300 milioni di euro al Fondo sociale compenseranno in parte quella politica di sperequazione e, tante volte, di ingiustizia che voi avete portato avanti, penso che dobbiamo dire fino in fondo che vogliamo questa manovra perché essa segna un'inversione di tendenza.
Dobbiamo continuare in questa direzione e lo voglio dire anche in vista della legge finanziaria. Al ministro Padoa Schioppa e al Presidente Prodi chiediamo di non parlarci di sacrifici, di politiche dei due tempi, ma, anzi, di assumere un'adeguata iniziativa a livello internazionale per cambiare la collocazione geopolitica e geoeconomica del nostro paese.
Il confronto con le parti sociali non può essere un dovere. È per questo motivo che riteniamo che anche la tanto accusata e vituperata parte del decreto-legge attributa al ministro Bersani debba contemplare l'idea di fondo di un cambiamento, anche del segno di classe: dalla legge sull'acqua alla decisione di colpire, al contrario della direttiva Bolkestein, le professioni e non solamente, come è sempre accaduto, i lavoratori dipendenti, intaccando i privilegi delle banche e delle assicurazioni, non confondendo la liberalizzazione con le privatizzazioni. È per questo, soprattutto, che abbiamo ribadito che tutto quanto era scritto nel programma è stato non una sorpresa per il paese ma un impegno assunto con l'elettorato.
Per queste ragioni non mi appassionano le discussioni sul ricorso alla questione di fiducia: certo - lo dico anche ai colleghi di maggioranza - non dobbiamo commettere l'errore di dire «l'avete messa voi tante volte col precedente Governo, perché ci ributtate addosso questa accusa?». Noi dobbiamo essere diversi da loro, noi siamo un altro Governo, noi dobbiamo dare un segno diverso di equità e anche di rispetto delle istituzioni che, anche con il ricorso alla fiducia, dobbiamo segnalare.
Vogliamo parlare alla società ed è per questo motivo che vi votiamo la fiducia, signori del Governo. Vi votiamo una fiducia rispetto agli impegni che possono essere presi con il paese e affinché le modificazioni strutturali possano diventare un impegno anche per la prossima manovra finanziaria.
La fiducia che vi diamo, più che sul provvedimento che stiamo per votare, è sull'idea che si possa continuare così, senza i sacrifici, con una politica rivoltaPag. 24all'apertura e all'equità e con un'idea di cambiamento profondo e radicale (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Onorevole Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, l'onorevole Tabacci qualche momento fa ricordava, secondo verità, che non è certo la prima volta che il Governo pone la questione di fiducia e, di conseguenza, non è certo la prima volta che l'opposizione esprime la sua protesta di fronte ad una prassi che, del resto, la nostra Costituzione prevede.
Se in questa circostanza, però, l'opposizione ritiene di esprimere una motivata e, per certi aspetti, reiterata indignazione, tale da avere portato nella giornata di ieri i capigruppo delle forze di opposizione a chiedere al Capo dello Stato di intervenire al riguardo, è perché, onorevoli colleghi, riteniamo di trovarci in presenza di una situazione che va al di là del fisiologico dibattito tra un Governo che pone la fiducia ed una opposizione che protesta.
In altre parole, riteniamo di trovarci in una situazione politicamente nuova. Siamo in presenza di una degenerazione patologica di un'ipotesi che la Costituzione prevede nello stesso momento in cui la maggioranza che sostiene un Governo ritiene di porre all'aula la questione di fiducia. E, badate, non mi riferisco tanto alla scansione temporale, che è stata ampiamente messa in evidenza: sette volte la questione di fiducia in 75 giorni di attività parlamentare rappresenta una scansione che denota un evidente problema di tipo politico.
Mi riferisco al fatto, onorevoli colleghi, che si tratta dei primi 75 giorni della legislatura. Credo che, almeno a mia memoria, mai in precedenza fosse accaduto che un Governo - eccezion fatta, forse, per i Governi balneari, per i Governi a tempo, per i Governi di breve e corto respiro -, in poco più di 70 giorni di lavoro parlamentare, consumasse a tal punto il credito di fiducia di cui godeva all'inizio da rendere indispensabile per ben sette volte porre la questione di fiducia.
Si può dire, e credo che gli italiani che ci ascoltano se ne siano resi conto, che il Governo Prodi non soltanto non ha vissuto la luna di miele che solitamente caratterizza gli esecutivi quando escono da un confronto elettorale ma, anzi, ha dato vita, nel corso di queste settimane, ad uno spettacolo di distinguo, di polemiche, di litigi, di minacce di dimissioni, di pressioni politiche e di ricatti tra i ministri della coalizione e le forze politiche tale da determinare uno spettacolo non soltanto politicamente poco in sintonia con le aspettative di buona parte della maggioranza medesima, ma soprattutto uno spettacolo che ha già prodotto due effetti.
Il primo effetto è la ragione della nostra polemica di quest'oggi: il Governo è già in affanno. È un Governo che mostra la corda, un Governo per certi aspetti allo stremo. Mi rivolgo con rispetto ai colleghi della maggioranza: non è un caso - in tanti anni mai mi era capitato - che anche coloro che votano la fiducia poi, un attimo dopo, dicano che così non si può andare avanti, che è evidente che i problemi politici ci sono. Spero che il ministro Chiti avvisi il Presidente del Consiglio che anche autorevoli esponenti della sua maggioranza oggi gli votano la fiducia e, contemporaneamente, chiedono all'opposizione cosa si può fare per uscire da una situazione certamente di grande imbarazzo politico.
L'altra conseguenza delle polemiche delle scorse settimane è che il Governo è oggettivamente un Governo debole. È un Governo politicamente molto più debole di quello che era lecito pensare, se si considera il fatto che abbiamo votato solo poche settimane fa. Come sempre accade quando un Governo è politicamente debole, il Presidente del Consiglio pensa di rafforzare la sua maggioranza ricorrendo in modo sistematico alla questione di fiducia.Pag. 25
Si parla, a dire il vero più dalle colonne dei giornali che tra di noi, di ipotesi di allargamento della maggioranza: credo che il Presidente del Consiglio debba riflettere sul fatto che pone ripetutamente la questione di fiducia perché teme lo sfaldamento della maggioranza. Nessuno pensa di salire oggi su una zattera della Medusa, dato che non è certamente una scialuppa di salvataggio! In molte circostanze la maggioranza è costretta a fare quadrato ed a difendersi da se stessa con un ricorso massiccio e reiterato alla questione di fiducia.
Credo che gli italiani debbano sapere anche che non si è potuto discutere ed emendare un provvedimento che ha scatenato la protesta di tutte le categorie interessate. È un altro brutto record, onorevoli colleghi della maggioranza: mai era accaduto che tutte le categorie interessate da un provvedimento protestassero congiuntamente. Si tratta di un provvedimento che avvia una stagione di vessazioni fiscali, un provvedimento che era lecito discutere e, forse, era opportuno emendare anche perché - ricordiamolo - non era stato possibile discuterlo ed emendarlo al Senato.
Il problema che rende poco credibile l'azione del Governo non è la scarsa consistenza numerica della maggioranza al Senato, ma l'evidente debolezza politica della maggioranza. Prova ne è il fatto che, se avessimo discusso gli emendamenti che abbiamo presentato, probabilmente qualcuno di quegli emendamenti, ritenuto meritevole di apprezzamento anche dai colleghi della maggioranza, sarebbe stato approvato, come sempre accade. Se ciò fosse accaduto, il provvedimento sarebbe dovuto tornare al Senato dove è di tutta evidenza, e non per ragioni connesse al calendario e alle ferie, che la maggioranza non è in grado di governare. Sottolineo questo aspetto: non è un problema numerico, ma un problema politico. Se non ricordo male, il cancelliere Kohl governò la Germania per tre anni con due voti di maggioranza. Non si tratta di due-tre-quattro voti in più o in meno, si tratta di coesione della maggioranza. L'attuale spettacolo che dà la maggioranza che sostiene il Governo Prodi è tutto tranne che uno spettacolo di coesione.
Da ciò - e mi avvio alla conclusione - alcune considerazioni. La prima è che siamo stati buoni profeti nel dire, in campagna elettorale, che l'Italia correva un rischio qualora avesse dato fiducia ad una maggioranza numericamente molto ampia, almeno in teoria, ma politicamente estremamente variegata.
Quello che è accaduto in queste settimane ha dimostrato chiaramente che non c'è argomento su cui all'interno della sedicente maggioranza non ci siano delle divisioni, dei distinguo, delle opinioni in qualche modo diverse. Il mitico programma dell'Unione è una coperta troppo corta per coprire le tante divisioni; di qui, la necessità di un ricorso smodato al voto di fiducia.
La seconda considerazione è ancor più attuale: l'opposizione sa che, quando si pone la fiducia sette volte in settanta giorni, si è in presenza di un Governo debole e che mostra, con l'arroganza del voto di fiducia, tutta la sua inconsistenza. Sappiamo però anche che questa debolezza non significa necessariamente che il Governo cada domani. Non siamo così ingenui. Ci auguriamo che nessuno nella maggioranza sia così ingenuo da pensare che, in queste condizioni, qualcuno dell'opposizione possa dare man forte ad una maggioranza che oggi c'è e domani non si sa se ci sarà (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Non appartiene alla categoria della politica l'ingenuità.
In attesa - e questa è la terza considerazione - che in qualche modo la stagione del Governo Prodi si consumi (e non crediamo che sia un'attesa troppo lunga: potete ricorrere alla fiducia altre due, tre o quattro volte, ma le contraddizioni politiche prima o poi esplodono), è evidente che ci comporteremo così com'è nostro dovere comportarci, senza dare stampelle, senza fare sconti ma, al tempo stesso, senza commettere l'errore di votarePag. 26un «no» a prescindere dal contenuto dei provvedimenti presentati. Lo abbiamo dimostrato con il voto sulle missioni in Afghanistan, dove, ancora una volta, avete messo la fiducia per nascondere le divisioni della vostra maggioranza; lo abbiamo dimostrato nel dibattito sul DPEF, e voglio ringraziare il ministro Padoa Schioppa per avere dato atto - con onestà intellettuale - di non aver contestato la consistenza numerica della prossima legge finanziaria.
Ecco, vi attendiamo, onorevoli colleghi della maggioranza, alla prova della legge finanziaria: siamo curiosi fin d'ora di verificare come riuscirete a conciliare quello che è il giusto rigore nella spesa pubblica, in particolar modo per quel che riguarda la sanità e la previdenza, un rigore indispensabile per la politica di sviluppo e di rilancio, con le richieste da «socialismo reale» - e spero che nessuno si offenda - che vengono da alcuni ministri nostalgici, e non soltanto dell'opposizione (espresse con diverse dichiarazioni), di regimi come quelli di Fidel Castro. Non credo sia agevole tenere insieme il rigore dei conti pubblici e la nostalgia del socialismo reale, più o meno realizzato in qualche isola dei Caraibi.
A proposito di demagogia, qualcuno ha fatto i conti - mi rivolgo a lei, ministro Chiti o a lei, ministro Bersani, perché altri ministri non hanno avuto la sensibilità di essere presenti - di che cosa significa una politica come quella sull'immigrazione, che prevede un ricongiungimento più facile o la possibilità che rimanga anche chi non ha un reddito certo? Quanto costa al nostro welfare? Chi pagherà il conto di una demagogia che non ha nulla a che vedere con la solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)?
Vi attendiamo, allora, alla prova della legge finanziaria e concludo ricordando una cosa politicamente rilevante detta ieri dall'onorevole Giovanardi: se anche sulla legge finanziaria chiederete la fiducia, vi assumerete una grave responsabilità, perché se il Parlamento non discute e gli emendamenti non vengono votati ...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
GIANFRANCO FINI. ...non si ha la certezza che qui esiste la sovranità popolare e lo scontro si trasferisce nelle piazze. Siamo responsabili - non auspichiamo un autunno caldo -, ma facciamo una proposta: Alleanza Nazionale presenterà pochi emendamenti qualificati sulla legge finanziaria...
PRESIDENTE. La prego, per favore, concluda.
GIANFRANCO FINI. ...ma il Governo non chieda la fiducia sulla finanziaria, perché, in caso contrario, andremo verso una stagione di scontro politico che non si svolgerà in Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Continuo a chiedere collaborazione sul rispetto dei tempi da parte di chi parla. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berlusconi. Ne ha facoltà.
SILVIO BERLUSCONI. Signor Presidente, signori deputati, signori del Governo, la nostra opposizione a questo decreto-legge non è certo una opposizione alle liberalizzazioni. Noi consideriamo il mercato, la concorrenza, la libertà economica elementi fondamentali per la crescita di una nazione. Il nostro modello è quello di uno Stato che grava il meno possibile sulla gente, che chiede meno tasse, che pone meno vincoli.
Oggi, invece, il Governo, blindandosi per la settima volta con la questione di fiducia, in 75 giorni, come ha efficacemente sottolineato l'onorevole Fini, espropria di fatto il Parlamento delle sue prerogativePag. 27e gli impone di convertire in legge l'ennesimo decreto-legge; un provvedimento che introduce nuove gabelle, che introduce per la prima volta inasprimenti fiscali retroattivi, che soprattutto sostituisce la cultura delle garanzie con la cultura del sospetto e rischia di trasformare così il nostro Stato in uno Stato di polizia tributaria. Altro che liberalizzazioni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
È un provvedimento con una logica ben precisa, quella che da sempre appartiene alla cultura e alla tradizione dello statalismo di sinistra. Mi sono meravigliato che gli esponenti della Margherita, così impegnati con i loro colleghi della maggioranza a demolire tutto ciò che di buono ha fatto il nostro ministro Tremonti, abbiano finito per dimenticare - loro che pure annoverano tra le loro file molti democratici cristiani - che la filosofia che ispira le azioni di questo Governo in materia fiscale è il perfetto contrario dell'impronta data al sistema fiscale italiano da un loro grande ministro delle finanze: Ezio Vanoni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). La sua riforma fiscale, che introdusse nel paese la denuncia dei redditi su cui il sistema fiscale italiano è tuttora fondato, partiva dal principio che lo Stato doveva fidarsi del contribuente. L'idea di Vanoni era che, anche nei rapporti con il fisco, il cittadino fosse tale: che restasse un cittadino e non un suddito.
Il viceministro Visco è, invece, la negazione del ministro Vanoni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Il suo principio fiscale è quello che Michel Foucault condensò nel famoso binomio: sorvegliare e punire (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
Ciò che il viceministro vuole è il totale controllo del contribuente, a partire dai conti correnti, dalle liste dei clienti e dei fornitori che si debbono continuamente fornire al fisco, sino all'obbligo di effettuare i pagamenti sopra i 100 euro con assegno bancario o con carta di credito. Il conto corrente diventa così lo strumento principe del controllo fiscale.
In questa visione, chi produce lavoro e ricchezza, un imprenditore, un artigiano, un commerciante, un professionista è un sospettato, è un evasore, è potenzialmente un malfattore costretto a dare prova continua della sua innocenza (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania).
La nostra visione è, naturalmente, l'opposto. Negli anni del nostro Governo abbiamo valorizzato al massimo il principio della leale collaborazione fra Stato e cittadino, che non è un'utopia (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
LUCIANO PETTINARI. Paga le tasse!
SILVIO BERLUSCONI. Signori, l'andamento del gettito tributario, riconosciuto anche quest'oggi sulla stampa italiana, ha dimostrato e dimostra che ci sono stati dei miglioramenti negli introiti dell'erario. È un metodo che ha funzionato e che sta funzionando (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
Le misure studiate dal viceministro Visco comprimono, invece, gli spazi fondamentali di riservatezza e di libertà del singolo, come ha giustamente denunciato il consiglio del Garante per la privacy. Ma anche questo autorevole richiamo è stato disatteso dal Governo e mi auguro che il Garante sappia e voglia rinnovare e rendere più forte il suo richiamo proprio a tutela dei cittadini.
Al diritto previsto dall'articolo 41 della nostra Carta costituzionale, per il quale l'iniziativa economica è libera, si sostituiscePag. 28il potere preventivo e discrezionale dello Stato. Si instaura, così, il principio di controllabilità totale preventiva, la cosiddetta tracciabilità di ogni contribuente da parte del fisco.
Lo Stato diventa una sorta di grande inquisitore, capace di schedare ogni transazione, ogni spesa anche minuta di un cittadino, i suoi stili di vita, i suoi consumi, le sue vacanze e le sue malattie; in sostanza, tutto il suo comportamento economico (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Si tratta di una schedatura invasiva e totale come mai si è visto sino ad ora in una democrazia liberale (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
Ci troviamo, quindi, di fronte a misure di cui i cittadini non hanno ancora piena percezione, ma che scopriranno presto essere misure estreme sul piano dell'assoggettamento fiscale, con l'aggravante che non c'è alcuna norma che garantisca contro l'uso improprio dei dati raccolti dall'amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Signori del Governo, questo modo di operare è preoccupante e pericoloso perché il fattore ideologico - anzi, il furore ideologico - prevale sul senso di responsabilità. Inoltre, annunciare misure retroattive in campo fiscale non pone soltanto problemi di rango costituzionale e di moralità nel rapporto tra Stato e cittadino, ma determina effetti pratici devastanti. Il fatto che siate stati costretti a fare marcia indietro sulle norme che riguardavano il settore immobiliare non ha cancellato il danno che avete causato; infatti, il mercato dei capitali e degli investimenti ha preso sul serio i vostri annunci, e neppure le smentite, abborracciate e tardive, hanno potuto porre rimedio al danno che era stato già provocato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Questo è solo dilettantismo o ci troviamo di fronte alla creazione di un pericoloso precedente di tassazione retroattiva?
Anche per quanto riguarda le rendite finanziarie - tassazione sempre del ceto medio, possessori di BOT e CCT -, il vostro obiettivo non è cambiato; infatti, lo avevate annunciato, ma poi, con grande evidenza, ritrattato in campagna elettorale. Siamo, insomma, di fronte ad una sorta di vendetta sociale spacciata come un provvedimento di liberalizzazione economica, un provvedimento di cui la parte più rilevante è, invece, la parte fiscale.
Queste liberalizzazioni sono liberalizzazioni spurie, destinate a coprire il principio del controllo fiscale a partire dal conto corrente e tendono a favorire le cooperative, le vostre cooperative (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)), le grandi aziende e i gruppi professionali, a svantaggio degli operatori minori. Le vere liberalizzazioni, quelle che toccano i settori strategici, quelle che anche l'antitrust ha indicato come urgenti, non sono state neppure immaginate.
Una politica seria di liberalizzazioni deve necessariamente rompere il monopolio sindacale, deve eliminare i privilegi delle cooperative (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania), deve liberalizzare il mercato del lavoro e dei servizi, deve privatizzare le public utilities, deve promuovere l'imprenditorialità e l'attitudine al rischio, deve, insomma, agire a trecentosessanta gradi su tutti mercati e non può, certo, prescindere da un preventivo confronto con le categorie interessate, a meno che voi non pensiate che alcune categorie non siano meritevoli, non dico di essere consultate, ma neppure di essere informate: parlo degli avvocati prima di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo).Pag. 29
Sulle liberalizzazioni, quelle vere e non su un decreto legge che blinda una maggioranza in decomposizione, varrebbe la pena di un confronto serio, ampio e approfondito perché oggi tutti gli italiani, a destra come a sinistra, si pongono la stessa semplice domanda: per quanto tempo si può andare avanti così (Commenti)?
MARIO BARBI. Cinque anni!
SILVIO BERLUSCONI. Noi siamo convinti che vi sia la ...
PRESIDENTE. Prego l'Assemblea di lasciare terminare il deputato Berlusconi. La prego di continuare e, altresì, la prego anche di concludere.
SILVIO BERLUSCONI. Cinque anni sono una risposta isolata, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)... Esattamente il contrario di quello che pensa tutta la gente!
Siamo convinti che vi sia la consapevolezza di questa situazione anche tra voi, tra i protagonisti più responsabili del centrosinistra.
PRESIDENTE. La prego...
SILVIO BERLUSCONI. Ci auguriamo, perciò, che il filo di un dialogo sulle esigenze e sulle urgenze di questo paese possa essere ripreso.
Gli appelli del Capo dello Stato, le sollecitazioni del mondo produttivo vanno...
PRESIDENTE. La prego...
SILVIO BERLUSCONI. ... in questa direzione. Purtroppo, non sembrano queste le logiche che prevalgono sinora nella maggioranza.
In conclusione, Presidente, per tutte le regioni che ho esposto, noi voteremo contro questo decreto che incrementa l'oppressione burocratica e fiscale sui cittadini, mettendo a rischio la loro libertà civile ed economica.
Noi continueremo a svolgere con determinazione...
PRESIDENTE. La prego...
SILVIO BERLUSCONI. ... in quest'aula ed anche al Senato un'opposizione ferma, ma, al tempo stesso, serena e propositiva, in difesa non solo di quella metà del paese che ci ha dato fiducia, ma di tutti italiani che chiedono di essere tutelati da ogni eccesso fiscale e burocratico! Vi ringrazio (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito socialista - Congratulazioni - Dai banchi dei deputati del gruppo de L'Ulivo si scandisce: «Bacio!»).
PRESIDENTE. Ha chiesto la parola - solo ai fini di consentire a tutti quelli che ci vedono e ci ascoltano (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito socialista - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)...
EMILIO DELBONO. Ma, Presidente...!
PRESIDENTE. Posso? Chiedo ai deputati se sia possibile che l'Assemblea svolga i suoi lavori (Commenti).
FABRIZIO CICCHITTO. Ma smettila!
PRESIDENTE. Possiamo anche continuare ad ascoltare gli applausi, se pensate che sia utile (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della DemocraziaPag. 30Cristiana-Partito socialista - Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si scandisce: «Silvio! Silvio!»)...
PRESIDENTE. Vorrei dire semplicemente, poiché presiedo questa Assemblea (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)... No, questo non è ammissibile! Loro possono applaudire, ma non impedire al Presidente di parlare! Questo non può essere! Adesso il Presidente prende la parola (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), e prende la parola semplicemente per dire che, come si è visto, si è presieduto con spirito di rispetto per tutti (Commenti)...
MAURIZIO GASPARRI. No!
PRESIDENTE. E anche quando (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)... Aspetto tranquillamente...
GIUSEPPE ROMELE. È un diritto applaudire!
EMERENZIO BARBIERI. Hai fatto un grande sforzo!
PRESIDENTE. E anche quando sono stati adottati, come loro sanno, comportamenti vietati dal regolamento e che, specie in un'Assemblea, nel corso di una seduta per la quale è prevista la diretta televisiva, sono particolarmente (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...Badate, possiamo andare avanti così, ma io intendo dire delle cose, che dirò.
EMERENZIO BARBIERI. Dille!
PRESIDENTE. Quindi, ho consentito, pur chiedendo poi di ritirarlo, anche all'esposizione di uno striscione che, come si sa, è impedita dal regolamento. Penso che l'Assemblea abbia diritto ad applaudire ed a fischiare, il più contenutamente possibile, manifestando consenso e dissenso: tutto ciò è assolutamente legittimo. Chiedo soltanto di manifestare dissenso e consenso con una sobrietà che renda gli spazi pubblici agibili a tutti nello stesso modo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, lei ha fatto bene a non interrompere il lungo applauso all'onorevole Berlusconi...
IGNAZIO LA RUSSA. L'ha interrotto!
DARIO FRANCESCHINI. ...perché finalmente ha avuto dall'opposizione quell'applauso che ha aspettato invano per cinque anni, da Presidente del Consiglio, in quest'aula, dalla sua maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur - Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Questo provvedimento completa la prima fase di attività del nuovo Governo.
ROBERTO MENIA. A casa!
DARIO FRANCESCHINI. Sono stati mesi non facili, in cui abbiamo dovuto affrontare una situazione differente da quanto avviene nei paesi a democrazia normale, in cui la sera delle elezioni chi perde fa i complementi a chi ha vinto: chi vince comincia a governare e chi perde comincia a fare l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
Sono stati mesi non facili, in cui abbiamo avuto a che fare con un'opposizione che, prima di tutto, ha contestato e non riconosciuto i risultati delle elezioni, in un clima parlamentare (Commenti)... Se oggi avete un po' di pazienza, magari abbreviamo i tempi.
IGNAZIO LA RUSSA. Parla del decreto!
PRESIDENTE. Chiedo al presidente La Russa di lasciare intervenire il deputato Franceschini senza interromperlo, cosìPag. 31come hanno potuto svolgere il loro intervento altri autorevoli deputati. Vi prego, quest'aula dovrebbe almeno avere una regola che vale per tutti.
Prego, deputato Franceschini, prosegua pure.
DARIO FRANCESCHINI. Presidente, se c'è un po' di eccitazione degli animi, non c'è nulla di male. Abbiamo lavorato in un clima parlamentare che, evidentemente, è frutto del rifiuto psicologico di accettare l'esito delle elezioni. È stato fatto ostruzionismo su tutti i provvedimenti, anche su quelli che sono arrivati in quest'aula pur essendo provvedimenti del Governo Berlusconi, con l'obiettivo di ostacolare in tutti i modi l'azione della maggioranza: al Senato, contando sulle difficoltà dei numeri e, alla Camera, sul problema dei tempi previsti dai nostri regolamenti. Ogni giorno l'opposizione è in attesa dell'evento fatale, la ricerca ostinata di qualunque evento in grado di dimostrare l'impossibilità di questa maggioranza di governare, e ciò non poteva essere possibile. Noi abbiamo scelto di lavorare, di «fare», per usare una parola cara all'onorevole Berlusconi, in un clima non collaborativo. Abbiamo eletto, purtroppo da soli, le alte cariche dello Stato (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Abbiamo affrontato passaggi parlamentari che richiedevano intese larghe e maggioranze qualificate - giudici della Corte costituzionale, componenti del CSM, nei giorni scorsi l'indulto -, dimostrando che è possibile, se si ha la volontà politica di farlo, tenere distinte le valutazioni e lo scontro politico quotidiano dall'esigenza di costruire intese più larghe quando la Costituzione lo richiede e lo impone. Abbiamo presentato ed approvato il DPEF, abbiamo definito le linee di politica estera di questa maggioranza. Anche in questo caso, c'era la convinzione che il passaggio del rinnovo delle missioni internazionali sarebbe stato invalicabile per questa maggioranza. Invece, non soltanto l'abbiamo superato, ma abbiamo messo agli atti di questo Parlamento, votandola, una mozione che stabilisce le linee di indirizzo, a cui si atterrà il Governo nei prossimi anni, di azione in politica estera. E bene ha cominciato su quelle direttrici, comportandosi in modo attivo, europeo ed utile nelle vicende drammatiche che riguardano in questi giorni il Medio Oriente, il Libano ed Israele.
Poi, siamo arrivati al decreto-legge in esame riguardante le liberalizzazioni, che ha introdotto coraggio nella politica italiana, ha introdotto le idee di un Governo che, quando è chiamato al ruolo per cui si è presentato alle elezioni, affronta i problemi con determinazione, realizzando programmi, affrontando resistenze, paure e pressioni, ma sapendo che arriva il momento in cui, se si intendono realizzare le riforme (e noi vogliamo farle) bisogna avere il coraggio di proseguire, ascoltare e interpretare ma anche introdurre novità ed ogni novità comporta resistenza, un costo e richiede coraggio.
Abbiamo realizzato quelle liberalizzazioni, di cui voi avete parlato per cinque anni e sulle quali non avete raggiunto nessun risultato (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).
Questo è il primo passo, secondo le linee indicate dal nostro programma di Governo, nel quadro degli interventi che realizzeremo con la prossima legge finanziaria, ad iniziare dall'impegno alla lotta all'evasione fiscale ed al recupero della sacralità e del principio costituzionale della progressività delle aliquote che, onorevole Berlusconi, ci ha insegnato Ezio Vanoni e che voi avete calpestato per cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).
Sono state poste in Assemblea, signor Presidente, questioni di metodo. È stato detto che si è verificato un eccessivo ricorso al voto sulle questioni di fiducia. È chiaro! Avete «costruito» i tre giorni precedenti per costringere la maggioranza a chiedere l'attuale voto di fiducia e prevederePag. 32questo passaggio televisivo (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
NICOLA BONO. Mistificatore!
DARIO FRANCESCHINI. L'onorevole Tabacci ha posto questioni non irrilevanti rispetto all'esigenza di un corretto rapporto tra Governo e Parlamento. Abbiamo chiaro i mesi in cui abbiamo operato, il frenetico avvio della legislatura, il calendario estivo, l'impossibilità di raggiungere intese con l'opposizione su seri meccanismi riguardanti il calendario dei lavori. Abbiamo ricordato al Governo, in modo costruttivo, come deve fare una maggioranza parlamentare, che la Camera deve essere in condizione, nel seguito della legislatura, di intervenire in modo costruttivo, come le spetta, come ha il diritto e il dovere di fare, nell'esame di tutti provvedimenti che il Governo le sottopone. Abbiamo preso atto dell'impegno del Presidente del Consiglio.
La domanda è: questo tema va affrontato con la consueta dose di demagogia o, invece, va affrontato con degli impegni? Vi chiediamo, a voi partiti e gruppi parlamentari dell'opposizione: ritenete che sia inevitabile andare avanti con i regolamenti parlamentari che, in qualche modo, impongono all'opposizione di fare ostruzionismo, se intende rallentare i lavori, e a chi governa di porre la questione di fiducia, se vuole consentire che i decreti-legge siano convertiti nei tempi previsti, o viceversa siete disponibili, insieme alla maggioranza a lavorare ad una modifica dei regolamenti parlamentari, che li renda moderni e che consenta a chi governa di «fare» e a chi è minoranza di opporsi? Siete disponibili a questo impegno che richiede un'intesa tra maggioranza ed opposizione o preferite semplicemente strappare qualche applauso nelle dirette televisive (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Popolari-Udeur)?
ANTONINO LO PRESTI. Hai preso una botta di sole!
ELISABETTA GARDINI. Buffone!
DARIO FRANCESCHINI. Questa sarebbe l'occasione utile per parlare del nostro futuro. C'è la possibilità di essere un paese «normale», con un «normale» rapporto tra maggioranza ed opposizione, in cui la maggioranza governa e l'opposizione, nel proprio ruolo, senza confusione, senza pasticci, contribuisce a risolvere i problemi degli italiani?
È ancora condiviso da voi il patrimonio del bipolarismo italiano, il principio dell'alternanza dei Governi o, invece, il nuovo obiettivo, che in questo caso sarebbe conseguente alla legge elettorale che avete imposto al paese, è far cadere a tutti i costi il Governo (ciò è legittimo per chi fa opposizione), non per tornare davanti agli italiani a farli decidere, ma per portare in Italia dei pasticci di importazione, delle forme finalizzate a tornare indietro, a rompere il bipolarismo italiano ancora così fragile?
Non è questo quello che vogliamo. La sfida che vi lanciamo è provare a chiudere, finalmente, questa lunga campagna elettorale, accantonando questi toni ed accenti così fastidiosi e provare insieme, - ripeto - senza confusione di ruoli, noi nel nuovo ruolo di Governo e voi nel nuovo ruolo di opposizione, a fare il bene del paese.
Stiamo cercando di capire quale sarà la scelta dei partiti di opposizione. Noi abbiamo già fatto la nostra. Siamo consapevoli, come tutti, dei nostri limiti e delle nostre difficoltà. Ma sappiamo anche di avere ricevuto un mandato preciso da parte degli elettori: governare e realizzare il programma con il quale ci siamo presentati. Sappiamo anche di avere dietro di noi la maggioranza degli italiani, come hanno dimostrato le elezioni amministrative e come ha dimostrato l'esito indiscutibile e chiarissimo del referendum costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori e dei Verdi).
Sappiamo anche che molti degli elettori che hanno votato per voi oggi aspettano tutti noi e voi alla prova dei fatti. IlPag. 33provvedimento che oggi votiamo è pieno di fatti, di concretezza e di innovazione. Su questo e non sulle parole, logore e sentite mille volte, onorevole Berlusconi, crediamo sia utile il confronto tra noi e voi in quest'aula e nel paese (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi, dei Popolari-Udeur, Misto-Minoranze linguistiche e Misto-Movimento per l'Autonomia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi dei rappresentanti dei gruppi per dichiarazione di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, tanti sono i motivi per cui non è possibile votare la fiducia al Governo sul provvedimento legislativo in discussione, qualcuno di ordine costituzionale: non vi sono i requisiti di necessità e di urgenza.
Non discuto di quante fiducie chiede il Governo. Ciò è nelle sue prerogative e, se ritiene giusto porre la fiducia su provvedimenti di tal genere, lo faccia, ma non è un problema dell'opposizione e del paese: è un problema del Governo che, evidentemente, non rappresenta il paese, ma una parte di esso. Condivido quanto affermato dall'onorevole Giulio Tremonti, ossia che questo decreto rappresenta il 5 per cento di liberalizzazione e il 95 per cento di vessazione.
Infine, signor Presidente - visto il poco tempo che ho a disposizione, mi devo limitare a cose puntuali -, voglio richiamare l'attenzione sull'articolo 20, comma 3-ter, del provvedimento alla nostra attenzione che riguarda l'editoria. Tale comma consente ad alcuni organi di partito, che non ne avrebbero più diritto, di usufruire di finanziamenti attinti dalle risorse pubbliche, con ciò massacrando l'editoria di partito o la libera editoria, che sarebbe costretta, di fatto, a rinunciare ai contributi relativi, tanto alto sarebbe il taglio cui sarebbero sottoposti. Con questo provvedimento vengono favoriti alcuni giornali e alcuni quotidiani di partito, che, in base alla legge vigente, non ne avrebbero diritto, mentre usufruiranno di cospicui finanziamenti.
Per questi e per altri motivi, noi non voteremo la fiducia a questo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Nel breve tempo concessomi, onorevoli colleghi, voglio ricordare che noi abbiamo consapevolezza delle asprezze che accompagnano questa manovra intitolata lodevolmente al cittadino consumatore.
È una consapevolezza che riguarda la procedura (la decretazione d'urgenza, i tempi ristretti per l'esame parlamentare, il voto di fiducia), e che è stata espressa, nel modo più leale e con parole di scuse, da parte del Presidente Prodi. È un'asprezza che riguarda, in un certo senso, anche il merito del provvedimento, che tocca, come sappiamo, molti settori, non tutti in modo egualmente equo, e che lo stesso ministro Bersani ha definito essersi svolto con una manovra brusca, forse, necessariamente brusca.
Detto ciò, la direzione di marcia di questa riforma, su cui il Governo chiede la fiducia, è giusta, è necessaria ed è urgente per l'Italia. Più concorrenza, più merito, più efficienza, più libertà nella responsabilità: queste sono le parole e anche le politiche di cui il nostro paese ha bisogno.
Certo, si può fare di più e di meglio, abbiamo bisogno di fare liberalizzazioni e riforme nel settore dell'energia, nel settore bancario nelle troppe aziende pubbliche locali. Abbiamo bisogno di una fase due, di una fase tre, di una fase quattro e c'è spazio per il contributo dell'opposizione e delle forze sociali, anche del contributo di chi per cinque anni ha perseguito politiche di favore nei confronti dei monopoli e politiche di statalizzazione.
Presidente, vorremmo andare avanti con le politiche di riforma, nella consapevolezzaPag. 34che dovrà riprendere il dialogo con tutte le forze sociali, con tutti i settori; in particolare, cito le professioni, un settore fondamentale nell'economia della conoscenza, su cui il dialogo riprenderà con le riforme delle professioni di cui abbiamo da più tempo annunciato le linee portanti.
PRESIDENTE. Dobbiamo ora passare alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, al termine della quale potrebbero avere luogo votazioni nominali mediante procedimento elettronico.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,23).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1475)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, nel testo approvato dalle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Prima di procedere alla chiama, avverto che la Presidenza ha autorizzato a votare per primi alcuni deputati che ne hanno fatta espressa e motivata richiesta con congruo anticipo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dall'onorevole D'Alia.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,30)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 17,50)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,52)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18,15)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 18,21)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 18,50)
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 1475, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senzaPag. 35emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti e votanti 574
Maggioranza 288
Hanno risposto sì 327
Hanno risposto no 247
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).
Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Allam Khaled Fouad
Amato Giuliano
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boselli Enrico
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardinale Salvatore
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Cioffi Sandra
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Damiano Cesare
D'Antona OlgaPag. 36
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Castro Paolo
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Diliberto Oliviero
Dioguardi Daniela
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galante Severino
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licandro Orazio Antonio
Li Causi Vito
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani RaffaellaPag. 37
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco Addolorato Giacinto
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedica Stefano
Pedrini Egidio Enrico
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia PietroPag. 38
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Verini Antonio
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Adolfo Vittorio
Adornato Ferdinando
Airaghi Marco
Alemanno Giovanni
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Amoruso Francesco Maria
Angeli Giuseppe
Aprea Valentina
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bono Nicola
Boscetto Gabriele
Bosi Francesco
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buonfiglio Antonio
Buontempo Teodoro
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Caparini Davide
Capitanio Santolini Luisa
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Ceccacci Fiorella
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Consolo Giuseppe
Conte GianfrancoPag. 39
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crosetto Guido
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Luca Francesco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
Dionisi Armando
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Filippi Alberto
Fini Gianfranco
Fitto Raffaele
Floresta Ilario
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fratta Pasini Pieralfonso
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Gelmini Mariastella
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giovanardi Carlo
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Jannone Giorgio
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
La Russa Ignazio
Laurini Giancarlo
Lazzari Luigi
Lenna Vanni
Leo Maurizio
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Lisi Ugo
Lo Presti Antonino
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Mancuso Gianni
Marcazzan Pietro
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Maroni Roberto
Marras Giovanni
Martinelli Marco
Martinello Leonardo
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Mazzoni Erminia
Mele Cosimo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Filippo
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Montani EnricoPag. 40
Mormino Nino
Moroni Chiara
Murgia Bruno
Nan Enrico
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Neri Sebastiano
Nespoli Vincenzo
Nucara Francesco
Oliva Vincenzo
Oppi Giorgio
Palmieri Antonio
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedrizzi Riccardo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perina Flavia
Pescante Mario
Pezzella Antonio
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Rampelli Fabio
Rao Pietro
Ravetto Laura
Reina Giuseppe Maria
Ricevuto Giovanni
Rivolta Dario
Romagnoli Massimo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rositani Guglielmo
Rossi Luciano
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Salerno Roberto
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Stagno d'Alcontres Francesco
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Taglialatela Marcello
Tassone Mario
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Tucci Michele
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Valducci Mario
Valentini Valentino
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vitali Luigi
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Zorzato Marino
Sono in missione:
Cirino Pomicino Paolo
Gentiloni Silveri Paolo
Mazzocchi Antonio
Pecoraro Scanio Alfonso
Scajola Claudio
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1475)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1475 sezione 1).
ELIO VITO. Presidente, non c'è il Governo!
PRESIDENTE. Prego di chiamare i rappresentanti del Governo: attendiamo la loro presenza per riprendere i lavori (Commenti).
Pag. 41ELIO VITO. Sospenda la seduta, Presidente! La Camera non può attendere!
PRESIDENTE. Deputato Vito, sono andati a chiamarli...
Non essendo presente in aula alcun rappresentante del Governo, sospendo la seduta per dieci minuti.
La seduta, sospesa alle 18,55, è ripresa alle 19,05.
PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Marras n. 9/1475/109 deve intendersi sottoscritto anche dal deputato Cossiga, l'ordine del giorno Raisi n. 9/1475/150 deve intendersi sottoscritto dai deputati Cossiga e Cirielli, l'ordine del giorno Martinelli n. 9/1475/157 deve intendersi sottoscritto dal deputato Gasparri e che l'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/1475/169 deve intendersi sottoscritto dal deputato Minasso.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del regolamento, in quanto relativi ad argomenti estranei all'oggetto del provvedimento al nostro esame, gli ordini del giorno: Crisafulli n. 9/1475/22, volto ad impegnare il Governo alla statalizzazione dei licei linguistici provinciali paritari; Minardo n. 9/1475/128, volto ad impegnare il Governo alla sospensione dei pagamenti e del fermo amministrativo derivanti dalle cartelle esattoriali emesse dall'INPS, nonché alla rateizzazione dei contributi dovuti al medesimo istituto; Campa n. 9/1475/137, volto ad impegnare il Governo al rifinanziamento degli interventi per la salvaguardia di Venezia; Di Cagno Abbrescia n. 9/1475/139, volto ad impegnare il Governo ad individuare iniziative per l'attuazione del protocollo di Kyoto; Lisi n. 9/1475/148, relativo all'esercizio della professione chiropratica.
Il deputato Airaghi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/162.
MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, l'articolo 15 di questo provvedimento reca una disposizione di proroga - peraltro emendata durante l'iter al Senato - con la quale si è rinviato di un anno il termine previsto per la cessazione delle concessioni rilasciate con procedure diverse dall'evidenza pubblica relativa al solo servizio idrico integrato.
Tuttavia, signor Presidente, il rinvio del termine è stato operato mediante una novella all'articolo 113 del testo unico sugli enti locali, che ha determinato una formulazione assolutamente poco chiara, in particolare con riferimento al comma 15-ter dell'articolo modificato. Tale scarsa chiarezza è stata persino evidenziata nelle schede di lettura predisposte dagli uffici della Camera dei deputati, dove a pagina 113 si evidenzia proprio che la formulazione della novella renderebbe addirittura poco comprensibile l'articolo. Questa sarebbe stata una motivazione palesemente chiara ed evidente per rendere necessaria l'approvazione di un emendamento ad hoc, volto a rettificare questo articolo, per renderlo facilmente interpretabile ed applicabile.
Purtroppo, per l'ennesima volta, la decisione improvvida e forzata di questa maggioranza di porre la questione di fiducia alla Camera su questo provvedimento ha di fatto impedito, sia alla maggioranza sia all'opposizione (seguendo il suggerimento previsto dalle schede di lettura), la presentazione di questo emendamento. Si è reso impossibile approvare in Assemblea questo emendamento, che avrebbe di fatto reso maggiormente interpretabile questo articolo.
Lo ripeto: la maggioranza ha deciso di espropriare, ancora una volta, i poteri del Parlamento. Si tratta di un vero esproprio di poteri, una sorta di commissariamento della nostra Camera, che ormai è palesemente svuotata di ogni potere. Infatti, o quest'ultima riceve testi già approvati in prima lettura dal Senato e, come tali, presentati dal Governo o dalla maggioranza come blindati, rendendosi di fatto inutile l'iter del provvedimento alla Camera; o, come in questo caso, si ricorre forzatamente ad un ennesimo voto di fiducia.Pag. 42
Lo svilimento dei poteri di questa importante Camera è stato reso plasticamente ancora più evidente dal fatto gravissimo accaduto ieri in Assemblea. Ricordo al Presidente e agli onorevoli colleghi che il presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Violante, dall'alto della sua competenza politica, ha evidenziato una palese necessità di rettifica da parte di questa Assemblea del provvedimento in esame, con argomentazioni assolutamente puntuali, come sempre. Di fatto, sarebbe stato assolutamente necessario emendare questo provvedimento. Al contrario, il Governo, decidendo di porre un'altra volta la questione di fiducia, non ha ascoltato nemmeno le osservazioni del presidente Violante.
Di fatto, la scelta di questo Governo e di questa maggioranza - come sappiamo - non è necessitata dall'urgenza; tale scelta è assolutamente necessitata dalla totale impossibilità di questo Governo di gestire la maggioranza al Senato. Si riteneva, ovviamente, impossibile ricorrere ancora una volta alla precettazione militare dei senatori a vita - evidentemente difficile da ottenere nel mese di agosto - e ci si trovava nella difficoltà di riuscire a far tornare anche i senatori eletti all'estero nel caso di un'ulteriore lettura al Senato.
Paradossalmente, è stata proprio la scelta di porre la questione di fiducia che ha fatto sì che dovessi proporre questo ordine del giorno, che non è evidentemente dettato da ragioni di ostruzionismo, ma che, come ho spiegato prima, è assolutamente necessario. Esso, infatti, impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a introdurre una correzione della novella al comma 15-ter dell'articolo 113 del testo unico degli enti locali. Credo che questo non sia ostruzionismo, ma una necessità derivata dalla decisione di porre la questione di fiducia.
Mi auguro che, alla luce di queste mie considerazioni, la maggioranza e il Governo possano approvare l'ordine del giorno da me proposto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. La deputata Francescato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/2.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno - sottoscritto non soltanto dai deputati Verdi, ma anche da altri dell'Unione - verte sulla necessità di consolidare la nostra rete di aree protette: la costellazione di 23 parchi nazionali, che coprono un milione e 300 mila ettari del nostro territorio e che, per una volta, permettono all'Italia di non essere il fanalino di coda in Europa in termini di quantità e qualità di tali aree tutelate, ma ci colloca, anzi, ai primi posti.
Sappiamo tutti che i parchi nazionali e le aree protette in generale non sono soltanto strumenti fondamentali di tutela di un patrimonio naturalistico unico (ricordo che sono circa 8 mila le specie animali e vegetali che vengono salvaguardate), ma rappresentano anche veri e propri laboratori di ecosviluppo, in cui si integrano le politiche ambientali, sociali ed economiche. Di più: sono delle vere e proprie aziende verdi, che danno centinaia di posti di lavoro qualificati.
Purtroppo, durante la scorsa legislatura, i finanziamenti al fondo nazionale per i parchi sono stati drasticamente ridotti, un vero e proprio colpo di scure: si è passati da uno stanziamento di circa 62 milioni di euro ad uno stanziamento di appena 49 milioni di euro.
Venendo al provvedimento in esame, debbo rilevare che, nella sua formulazione originaria, esso recava una norma, che è stata giustamente abrogata durante l'esame al Senato, con cui si disponeva un ulteriore taglio del 10 per cento al trasferimento per diverse voci di parte corrente a favore degli enti parco e che avrebbe comportato il rischio della paralisi per i nostri parchi nazionali.
Restano, però, la norma di cui all'articolo 27, che riduce di un ulteriore 10 per cento, rispetto al 50 per cento di tagli già predisposti dal precedente Governo, le spese annue che riguardano studi, relazioni pubbliche, convegni e tutta l'attività socioeconomica che un parco può promuovere,Pag. 43e quella di cui all'articolo 29, che introduce misure di ridimensionamento addirittura del 30 per cento delle spese per gli organi. Quindi, ciò potrebbe avere riflessi molto negativi per quanto riguarda il personale.
Considerando che i primi dati del Ministero dell'ambiente vanno nella direzione di rafforzare e valorizzare la tutela, noi chiediamo che il Governo s'impegni a dare un chiaro segnale di svolta rispetto al passato per quanto concerne le politiche di tutela delle aree protette e ad accrescere in maniera significativa, a partire dalla prossima legge finanziaria, le risorse economiche destinate alle spese di funzionamento degli enti di gestione delle aree protette di interesse nazionale. Si dovrebbe tornare, come minimo, ad un livello di trasferimento pari a quello del 2001.
Il parchi nazionali sono - non lo dimentichiamo - i nostri gioielli di famiglia: non possiamo permetterci il lusso di gettarli via. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siamo in presenza di un cospicuo numero di ordini del giorno presentati ed anche di un altrettanto cospicuo numero di deputati che, legittimamente, si sono iscritti a parlare per illustrarli. È del tutto evidente che è possibile verificare se poi effettivamente vi siano o meno intendimenti ostruzionistici. L'Unione, ad esempio, ha presentato un certo numero di ordini del giorno e, com'è facilmente riscontrabile, in sede di illustrazione è intervenuta l'onorevole Francescato e non vi saranno interventi a ripetizione. Invece, constatiamo con chiarezza, a conferma di quello che abbiamo cercato di spiegare in tutte queste ore, che è palese ed evidente un atteggiamento ostruzionistico da parte dell'opposizione.
ROBERTO MENIA. Ha detto che volevamo andare in ferie!
ROBERTO GIACHETTI. Visto anche, signor Presidente, quanto avevamo preannunciato nella Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, chiedo che l'Assemblea possa deliberare che la seduta prosegua ininterrottamente con l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 223 del 2006, sino alla votazione finale del provvedimento stesso.
PRESIDENTE. Il deputato Giachetti ha proposto all'Assemblea di deliberare che la seduta prosegua ininterrottamente nell'esame del disegno di legge di conversione del decreto legge n. 223 della 2006, sino alla votazione finale del provvedimento. Sulla richiesta avanzata dal deputato Giachetti di deliberare la seduta continuata nei termini indicati, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del regolamento, darò la parola ad un deputato contro e ad un deputato a favore.
Ha chiesto di parlare contro... Chi è contro? Non c'è nessun deputato che intende parlare contro (Commenti)?
ELIO VITO. Presidente, ohhh!
PRESIDENTE. L'urlo non è un «no»...
Il deputato Nespoli ha chiesto di parlare contro (Commenti del deputato La Russa)... Vorrei che vi accordaste per favore.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, se mi può dare la parola glielo spiego!
PRESIDENTE. Do la parola a chi parla contro e poi a chi parla a favore, scusi.
IGNAZIO LA RUSSA. C'è un'altra proposta!
PRESIDENTE. Dopo aver votato questa proposta, semmai ne voteremo una ulteriore. Adesso, chi parla contro?
IGNAZIO LA RUSSA. Parlo a favore, Presidente! Se cerca chi parla contro, guardi di la!
Pag. 44PRESIDENTE. Siccome il deputato Nespolo ha chiesto di parlare contro, ne ha facoltà. Prego, deputato Nespolo.
IGNAZIO LA RUSSA. Si è confuso, Presidente!
PRESIDENTE. No, non si è confuso: il deputato Nespolo è in grado di parlare! Il deputato Nespolo ha chiesto di parlare contro. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
ELIO VITO. Oh, ma che fai...?
VINCENZO NESPOLI. Rinuncio a parlare.
PRESIDENTE. Deputato Vito! Per favore... Si può fare tutto, senza venire contro ad una deontologia. Come avete sentito, il deputato Nespolo, per sua ammissione, aveva chiesto la parola per parlare contro. Ha rinunciato.
Ha chiesto di parlare a favore il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, non ho capito perché in ogni caso lei dovesse dare la parola per primo a chi parlava contro. Io avevo chiesto la parola per primo, a favore. Lei doveva avere la cortesia di darmi intanto la parola; solo successivamente Nespoli avrebbe rinunciato. Non capisco perché lei abbia insistito a dare la parola a Nespoli prima di me che l'avevo chiesta precedentemente: è veramente un mistero gaudioso, di quelli che lei ci spiegherà, magari con uno speech! E comunque è al plurale, il deputato si chiama Nespoli. Nespolo era quello di altra memoria (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
Presidente, deciderà lei se parlo a favore o contro (Commenti)...
PRESIDENTE. No, questo deve deciderlo lei, per favore. A ognuno il suo!
IGNAZIO LA RUSSA. Ma mi lasci interloquire dialetticamente! Tre minuti zitto, Presidente! Ci lasci parlare quel poco che abbiamo da parlare. E, mamma mia (Commenti dei deputati del gruppo dell'Ulivo)!
Ho cinque minuti, mi lasci dire quello che voglio, qualunque fesseria mi giri per la testa! Non può essere un censore di qualunque frase noi si dica (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo). Deciderà l'aula, lei, se io, al di là del fatto formale che parlo a favore, sono nella direzione auspicata dal collega Giachetti che ha chiesto la seduta fiume.
Presidente, non abbiamo nessuna obiezione di principio a parlare, a lavorare, a discutere, a votare tutta la notte. Se qualcuno, però, immagina che la seduta fiume significhi che noi stiamo qui a votare, a parlare e a cantarcela da soli, per andarsene a dormire, e magari fra cinque minuti lei dice che non si voterà prima di domani mattina alle 9, lo dovete dire subito perché a questo noi non siamo disponibili (Commenti)!
Allora, veda Presidente: decida lei se il mio intervento è a favore di chi vuol lavorare qui tutta la notte per verificare se c'è qualcosa di buono negli ordini del giorno, che peraltro non sono solo nostri! Smettetela di parlare di ostruzionismo: ci sono 56 ordini del giorno presentati da deputati della maggioranza che, come noi, avvertono il disagio di non poter modificare questo provvedimento! Presidente, se lei prende l'impegno perché si voti quando noi esauriremo il dibattito sugli ordini del giorno - e le assicuro che non vi faremo stare qui tutta la notte e non ci saranno interventi ostruzionistici -, ci sarà la giusta necessità di affrontare i temi degli ordini del giorno. Bene, noi siamo a favore della seduta fiume, ma se si tratta di un modo per consentire un immeritato riposo a chi non ha messo nulla di positivo in questo decreto, non ci stiamo!
PRESIDENTE. Pongo solo una domanda, essendo ambigua la collocazione rispetto al voto... Se un altro deputato vuole parlare, ne ha facoltà; in caso contrario,Pag. 45si passa al voto. In questo momento, c'è solo una richiesta del deputato Giachetti di poter giungere sino alla votazione finale del provvedimento con seduta fiume.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta formulata dal deputato Giachetti.
(È approvata).
Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Noi abbiamo votato - come annunciato dal presidente La Russa - a favore, perché riconosciamo le regole del gioco e quando ci sono tanti iscritti a parlare e tanti ordini del giorno, di maggioranza o di opposizione, è normale che si decida di procedere ad oltranza.
Però, Presidente, lei non ha colto, forse, la domanda del presidente La Russa. Queste sono le regole del gioco e abbiamo votato a favore della proposta del collega Giachetti: si procede ad oltranza, sino al voto finale del decreto. Forse un po' di prudenza avrebbe dovuto fare in modo che l'onorevole Giachetti proponesse di procedere ad oltranza sino al voto degli ordini del giorno, perchè non è detto che sulle dichiarazioni di voto ci sarebbero state tante richieste; magari questo è un modo per farlo, ma ognuno ha le sue idee.
Però, Presidente, il punto è questo: si va ad oltranza; questo l'Assemblea ha deliberato. Lei non può annunciare, decidere e comunicare null'altro (magari, può decidere di riunire la Conferenza dei presidenti di gruppo per regolare le pause tecniche, gli orari di sospensione, i turni), perché questo abbiamo deciso.
Sono convinto che la discussione, l'illustrazione e la votazione degli ordini del giorno durerà il tempo necessario, anche in base al parere che il Governo esprimerà sugli ordini del giorno. Non sappiamo se il Governo accetterà o no gli ordini del giorno, se accetterà solo quelli della maggioranza o se accetterà quelli della minoranza. Conseguentemente, non sappiamo quanti ordini del giorno saranno posti in votazione. Sugli ordini del giorno, siamo intenzionati ad avere quel dibattito che non ci è stato possibile svolgere sugli emendamenti.
Quindi, Presidente, credo che, se lei lo ritiene, potrebbe essere utile convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo per deliberare come svolgere questa nuova fase, che l'Assemblea ha deciso, cioè la seduta fiume. Tuttavia, non è possibile, mettere paletti, date, orari all'interno di una fase che va ad oltranza, perché questo non lo accetteremmo. La maggioranza ha deciso questo? Bene, si esamineranno gli ordini del giorno; finiremo tra dieci minuti, tra un'ora, fa due ore, fra 12 ore e li voteremo, ma stabilire che, mentre qualcuno discute, gli altri dormono perché si vota ad una certa ora, credo non sarebbe accettabile. In questa situazione è assolutamente la prima volta! Quindi, Presidente la invito a rispettare il voto dell'Assemblea che, tra l'altro, è stato unanime.
Si procederà ad oltranza e credo potremo concludere il nostro lavoro sugli ordini del giorno (vedremo se sarà necessario per quanto riguarda il voto finale), rispettando quella che sembra essere l'unica effettiva esigenza della maggioranza e dei colleghi, vale a dire - diciamolo anche all'esterno - andarsene legittimamente in vacanza. Infatti, che ci state a fare in Parlamento, se non potete votare emendamenti, se non potete intervenire, se non potete fare dichiarazioni di voto o ordini del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)? Tanto vale, come dice Giachetti, sbrigare la faccenda in dieci minuti ed andarcene tutti in vacanza.
Noi vi auguriamo di riposarvi e che quando tornate speriamo che la musica possa davvero cambiare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Presidente, rinuncio.
Pag. 46
PRESIDENTE. Sta bene.
Deputato Vito, ho ascoltato con attenzione il suo intervento. Mi è sembrato di capirne il senso. In ogni caso, mi atterrò scrupolosamente al regolamento, secondo una prassi consolidata anche dai miei predecessori.
Procederemo all'illustrazione degli ordini del giorno. Se mi perverranno richieste, valuterò con attenzione il merito delle stesse e vi sarà disponibilità rispetto all'eventuale richiesta di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo.
Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente fino al voto finale.
La Presidenza, secondo prassi - è stato effettuato un confronto con la seduta del 26 novembre 1997 - si riserva di stabilire le sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuativa, sono da ritenere inammissibili richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa.
Il deputato Armani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/164.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno affronta un tema di particolare rilevanza nell'ambito del decreto-legge, in quanto si rivolge ad alcune norme contenute nell'articolo 35 che riguardano, in particolare, le proprietà immobiliari e i trasferimenti delle stesse. Il problema riguarda in particolare le compravendite.
È noto che il testo approvato dal Senato prevede che le società possano scegliere se restare...
PRESIDENTE. Per favore, vi chiedo di lasciar svolgere al deputato Armani il suo intervento in una condizione possibile di ascolto.
PIETRO ARMANI. Tali società possono scegliere di restare nel regime IVA, come era previsto prima del decreto-legge. In tal caso, le relative compravendite di immobili saranno soggette alle imposte ipotecarie e catastali nella misura complessiva del 4 per cento. Tuttavia, per i fondi immobiliari, come per le società di leasing aggiunte successivamente, tale misura è ridotta alla metà, al 2 per cento. La mia preoccupazione è che questo favore concesso alle società di leasing e ai fondi immobiliari, determini una distorsione a danno della proprietà immobiliare ordinaria, la quale notoriamente è gravata da grossi oneri tributari, laddove, invece, i fondi immobiliari godono di un regime fiscale particolarmente di favore.
Allora chiedo al Governo, poiché non si comprende perché i fondi mobiliari favoriti nel regime fiscale debbano godere di un'ulteriore forte agevolazione con l'abbattimento delle ipotecarie catastali al 2 per cento, non si vede perché questa aliquota complessiva delle imposte ipotecarie catastali non possa essere estesa a tutta la proprietà immobiliare ordinaria, per evitare una discriminazione fiscale che, tra l'altro, determinerebbe una distorsione anche del mercato. Infatti, tutti i trasferimenti fatti attraverso società che gestiscono fondi immobiliari verrebbero favoriti rispetto ai trasferimenti fatti da normali società che gestiscono e possiedono immobili.
Con il mio ordine del giorno, chiedo ad Governo di impegnarsi ad adottare le opportune iniziative volte ad effettuare il coordinamento fra le due normative. Poiché il decreto-legge comprende anche pesanti norme fiscali che riguardano le locazioni immobiliari, non si vede per quale ragione, con riferimento ad un settore, che tra l'altro in una congiuntura economica non particolarmente brillante, ha dato luogo ad uno sviluppo del PIL consistente, si favoriscano le ristrutturazioni immobiliari riducendo l'IVA dal 20 al 10 per cento e si determini, in termini di imposte ipotecarie e catastali, una discriminazione tra i fondi mobiliari e le proprietà immobiliari ordinarie. Quindi, credo che questo ordine del giorno possa far riflettere il Governo affinché, nellaPag. 47legge finanziaria che discuteremo dal prossimo autunno, si introduca una norma che elimini questa distorsione.
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/140. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo perché sia accolta la richiesta di soppressione dell'articolo 8 del decreto-legge.
Credo di parlare anche a nome del presidente dell'Autorità garante, che si è espresso con la medesima richiesta in sede di audizione al Senato l'11 luglio.
È stata chiesta la soppressione dell'articolo 8 perché, di fatto, esautora l'Autorità garante di ogni sua prerogativa di indagine e si pone in contrasto con la normativa comunitaria della concorrenza. L'articolo 8 introduce la nullità delle clausole di esclusiva nei contratti assicurativi RC auto. Questa norma, ovviamente, si pone in contrasto con ogni opportunità economica, in quanto, di fatto, espropria le agenzie e le compagnie assicurative dei propri agenti, ma è anche contraria al diritto comunitario della concorrenza, di cui il ministro Bersani si è detto voler essere rigoroso attuatore. È contraria perché, di fatto, il Governo ha erroneamente utilizzato un parere dell'Autorità garante di qualche anno fa che, sostanzialmente, si occupava del settore assicurativo. Nel tentare di trasporlo in questo articolo, ha commesso due clamorosi errori. Il primo, quello di aver dichiarato nulle di per sé le clausole di esclusiva, quando, in realtà, l'esclusiva per il diritto comunitario e per il diritto concorrenziale è assolutamente neutra, salvo demandare all'Autorità un'analisi, caso per caso, nel merito sui suoi eventuali effetti anticoncorrenziali. Secondariamente, ha fatto l'errore, probabilmente, di non leggere con attenzione l'intero parere dell'Autorità, il quale diceva che ogni intervento nei contratti assicurativi RC auto in Italia doveva essere collegato ad un concertato dibattito che ponesse in discussione e che rivedesse il riassetto della natura dei contratti agente-compagnia. Di fatto, il Governo ha disatteso totalmente questa indicazione, ha previsto la nullità di per sé di una clausola contrattuale e, così facendo, ha violato il regolamento n. 1 del 2003, che impedisce agli Stati membri di dichiarare illecite fattispecie che sono considerate neutre dal diritto comunitario. Chiedo pertanto la soppressione dell'articolo perché si tratta di una norma in palese violazione del Trattato, quando, lo ricordo ancora, questa maggioranza, con Prodi in testa, si diceva intenzionata a rispettare il diritto del Trattato e a riportare l'Italia in Europa.
Tengo anche a precisare che, se sono necessari dei riferimenti legislativi al Governo, essi sono individuabili nel regolamento generale del 1999 e nel regolamento comunitario RC auto, dove si può facilmente constatare che mai la norma comunitaria dichiara illecite queste clausole, ma anzi le dichiara lecite nei contratti stipulati da compagnie che non abbiano più del 30 per cento di quota di mercato e neutre, in alternativa al multimarca, nei contratti con quota superiore al 30 per cento, salvo naturalmente demandare all'Autorità antitrust un'analisi nel merito.
Ho posto la questione, Presidente, sia in aula che in Commissione al ministro Bersani. Il ministro ha risposto di sì e che, però, siamo in un paese dove i contratti assicurativi RC auto sono obbligatori e qualcosa si doveva sperimentare. Va bene, ma ci sentiamo di dire al ministro che si deve sperimentare nel rispetto del diritto perché ci troviamo, comunque, in un Stato di diritto.
Vorrei fare un'altra considerazione in merito. In sede di conversione, in questo articolo si è creato un ulteriore danno, cioè è stato aggiunto un comma che impone l'obbligatorietà per gli agenti di comunicazione delle commissioni percepite da tutte le compagnie assicurative per cui lavorano. A me pare che questa sia una potenziale violazione del diritto della concorrenza. Infatti, si parla di trasparenza di voci di costo: di fatto, si obbliga ad una comunicazione di voci di costo. Non più tardi di ieri l'Autorità garante ha messo in lucePag. 48la possibile anticoncorrenzialità di norme di questo tipo e, pertanto, credo che, anche in sede di conversione, invece di uniformarsi al diritto, sia stata commessa un'ulteriore violazione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Lo Presti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Amoruso n. 9/1475/60, di cui è cofirmatario.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, questo ordine del giorno ha un solo scopo, quello di chiarire se questo Governo intende mettere le mani anche sulle casse private, sulle casse previdenziali dei professionisti o meno. Partendo dal presupposto che il Governo, con l'articolo 22 del decreto-legge in esame, nell'ottica del contenimento della spesa pubblica, vuole ridurre le spese di funzionamento per enti ed organismi pubblici, con il collega Amoruso abbiamo articolato questo ordine del giorno per affermare un impegno, che brevemente riassumo: il Governo non può e non deve equiparare le casse private agli stessi enti o agli organismi pubblici non territoriali oggetto di questa indicazione normativa perché, se così fosse, noi temiamo a ragion veduta che il Governo e questa maggioranza potrebbero assestare un colpo mortale all'autonomia delle casse private. Allora, sia chiaro che le casse dei professionisti non si toccano! Le casse dei professionisti che sono in attivo non possono formare oggetto della voglia accaparratrice del ministro Visco. Sono soldi sudati dai professionisti e deve essere chiaro, signor Presidente, onorevoli colleghi, che questo patrimonio non si tocca!
Abbiamo formulato questo ordine del giorno proprio per svelare ancora una volta l'ipocrisia di fondo che c'è in tutta la normativa che oggi approverete con il ricorso al voto di fiducia. Il vostro voto di fiducia non dimostra, come ha sostenuto il presidente Fini, soltanto la vostra debolezza e arroganza, ma anche quanto siete ipocriti perché, strozzando il dibattito, avete impedito che emergessero tutte le ragioni della vostra ipocrisia. Io le documento perché basta leggere, signor Presidente, onorevoli colleghi, alcuni ordini giorno presentati da gruppi della vostra maggioranza per dimostrare che quello che dico è vero. Infatti, non si spiega come mai il gruppo dei Comunisti Italiani presenta l'ordine giorno Crapolicchio n. 9/1475/82 con il quale, udite udite cari colleghi, si «impegna il Governo a vigilare, in sede di attuazione degli strumenti e delle facoltà introdotti con il decreto-legge, sull'applicazione corretta delle norme in materia di pubblicità professionale» e, con il massimo dell'ipocrisia, si legge ancora «onde evitare che la stessa possa compromettere il decoro e la dignità delle professioni».
Allora voi, da un lato, colpite le professioni proponendo norme che abrogano un intero sistema che, fino a questo momento, le ha rette e sorrette, mentre con l'ordine del giorno vi pentite di averlo fatto e chiedete al Governo di fare attenzione perché, se abolissimo il divieto di pubblicità e le tariffe minime, rischieremmo di colpire al cuore le professioni e rischieremmo di colpire al cuore anche l'interesse dei cittadini ad avere dai professionisti prestazioni altamente qualificate. È questa l'ipocrisia che sottintende questo provvedimento, che si rintraccia anche in altre norme e dovreste vergognarvi per quello che avete fatto. Ne voglio indicare velocemente una per tutte, la più grave. Con l'articolo 36 del decreto-legge introducete norme importanti, che avremmo potuto anche condividere e sulle quali in Commissione lavoro abbiamo svolto un dibattito attento e approfondito, cioè le norme a tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro. Si tratta di una norma condivisibile perché affronta, seppur non sistematicamente, il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Però, nel momento stesso in cui proponete questa norma, qualche giorno fa avete votato per l'indulto, quell'indulto che scarcererà e porterà fuori decine di detenuti che sono in galera per aver violato queste norme, decine di persone responsabili della morte di decine e centinaia di lavoratori: ecco qualPag. 49è la vostra ipocrisia, ecco qual è la ragione del vostro provvedimento così iniquo!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONINO LO PRESTI. Gli italiani, grazie a questo dibattito, finalmente potranno comprendere fino a che punto si spinge il vostro cinismo e la vostra ipocrisia.
PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/1475/59.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, anche lei, pur essendo un Presidente che evita di fare errori, a volte li fa... Avevo chiesto di parlare sul mio ordine del giorno n. 9/1475/194.
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Barbieri. Prego.
EMERENZIO BARBIERI. La ringrazio.
L'intelligente proposta del collega onorevole Giachetti, che, non a caso, proviene dall'esperienza dei radicali, ossia quella della seduta fiume, credo ci consenta di esaminare con grande tranquillità una serie di ordini del giorno molto importanti, che sono stati presentati, come, per la verità, è stato ricordato anche prima, dall'opposizione, ma anche dalla maggioranza.
Io non so a cosa mirasse l'onorevole Giachetti, che non è nuovo a sortite di questo genere, ma, essendo segretario del comitato romano della Margherita, non mi stupisco del fatto che improvvisi una serie di iniziative originali.
Il mio ordine del giorno tenta di porre un problema molto serio. Vedo che, dei tre sottosegretari presenti in aula, uno telefona, l'altro chiacchiera e spero che il terzo ascolti, Presidente, perché bisogna avere rispetto dei parlamentari. Non mi pare che, da questo punto di vista, il Governo stia dando un grande esempio (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Non è un grande esempio: uno è «stravaccato» a telefonare e non si capisce se chiama a casa sua o il suo ufficio; l'altro è impegnato a chiacchierare. Non mi pare un'attestazione di grande stima del Governo nei confronti del Parlamento!
PAOLO GIARETTA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Ci sono qua io!
EMERENZIO BARBIERI. Il senatore Giaretta non si capisce se passeggia o rappresenta il Governo...
Signor Presidente, l'articolo 22 del decreto-legge introduce disposizioni volte a ridurre gli stanziamenti di spesa per consumi intermedi previste nei bilanci dell'anno 2006 di enti e organismi pubblici non territoriali, nonché a contenere le previsioni di spesa nei bilanci 2007-2009. La nostra richiesta - signor Presidente, so che lei ascolta con assoluta attenzione e tutela le prerogative dei parlamentari rispetto all'assalto che singoli parlamentari fanno nei confronti del Governo - impegna il Governo a monitorare gli effetti applicativi delle disposizioni, al fine di valutare l'opportunità di escludere da tale riduzione i fondi necessari per la copertura delle spese non comprimibili del CNR, al fine di non penalizzarne la vitalità dimostrata in questi anni, anche in presenza di notevoli difficoltà, cui ha fatto fronte reperendo autonomamente ingenti somme finanziarie aggiuntive.
Fino a un po' di tempo fa era presente anche l'ineffabile ministro Mussi: bisogna che questo Governo ci dica se intende salvaguardare le prerogative del Consiglio nazionale per la ricerca oppure no. Non vorrei che si ripetesse, presidente Bertinotti, anche sul CNR l'operazione compiuta sulla riduzione degli stanziamenti per l'università, in cui il ministro Mussi dice che, se si riducono i finanziamenti, si dimette, ma, poi, naturalmente, nessun ministro, né Mussi, né di Pietro, si sogna di presentare le dimissioni! Se vengono ridotti gli stanziamenti, egli si dimette, ma la cosa non avviene mai. Bisogna che il Governo ci dica cosa intende fare riguardoPag. 50al CNR (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/54.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la seduta probabilmente sarà lunga e, quindi, è giusto che i colleghi che non sono interessati escano dall'aula, perché dobbiamo compiere un dibattito serio.
Il mio ordine del giorno, signor Presidente, è un ordine del giorno di buon senso e rappresenta anche una denuncia del fatto che la Camera dei deputati, per ben cinque anni consecutivi, ha bocciato la possibilità che le slot machine e il gioco d'azzardo entrassero nelle sale bingo. Per ben cinque leggi finanziarie, la Camera ha votato contro questa possibilità.
Insieme al sottoscritto, che è il proponente, hanno votato anche molti colleghi del centrosinistra e nella Commissione finanze anche il ministro Visco votò contro questa possibilità. È grave, signor Presidente, immorale e indecente che, all'interno di questo decreto-legge, con poche parole, che i colleghi non capirebbero, si apra la possibilità di portare dentro le sale bingo il gioco d'azzardo e le slot machine, ma tali sale non sono state costituite per questo, tanto che è possibile anche l'accesso ai minori.
Denuncio in quest'aula che c'è una lobby di parlamentari legati al malaffare delle case da gioco in Italia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Com'è possibile che, ad ogni provvedimento all'esame dell'aula, un gruppo di parlamentari venga a riproporre l'allargamento dei punti di gioco e di inserire nelle sale bingo le slot machine e il gioco d'azzardo? Questa Camera, per ben cinque volte, ha bocciato tale proposta.
Io mi sono battuto anche quando al Governo c'era il centrodestra. Ho cercato di capire, quindi, come sia possibile non solo lo Stato biscazziere, ma anche questa estensione, perché le sale bingo sono dentro alla città, ci vanno il pensionato, la massaia: non sono case da gioco e ci sono gli usurai, come tutte le inchieste della questura, del Ministero dell'interno e della magistratura stanno dimostrando.
Onorevole Presidente, ci sono anche due colleghi deputati in quest'aula - lo denuncio ufficialmente - che fanno parte di questa rete della diffusione delle slot machine e delle case da gioco (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
ANGELA NAPOLI. Bravo!
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, siccome non riuscivo a capire, ho cercato di ricostruire la mappa infame, signori del Governo, che vorrebbe diffondere, sulla pelle della povera gente, il gioco d'azzardo!
Quali sono queste società? La storia comincia da un certo Casale Vittorio. Lo conoscete? Casale Vittorio è legato alla società Arcobaleno, che è collegata all'immobiliare Porta Castello, che è collegata alla cooperativa edile Bastia, che è collegata alla federazione di Bologna del PDS (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
Lo dico assumendomi, come sempre, ogni responsabilità! E se qualcuno ha dubbi, consulti il registro delle società per verificare ciò che sto affermando.
Signor Presidente, ho presentato un ordine del giorno nel quale invito il Governo a svolgere un attento esame, affinché si possa impedire tutto questo.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, deve concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, se scampanella mi fa capire che il mio tempo è terminato.
PRESIDENTE. L'ho già fatto due volte!
Pag. 51TEODORO BUONTEMPO. Riprenderò la parola in sede di dichiarazione di voto per evidenziare quante inchieste, in Italia e all'estero, e quanti collegamenti con la malavita internazionale sono frutto di questo provvedimento inserito nel decreto in esame (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il deputato D'Ulizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/59.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, ho sentito più volte - ormai si tratta di una cantilena - prendere di mira le imprese cooperative. Poc'anzi, l'onorevole Berlusconi ha citato le cooperative come soggetti che ricevono favori da parte del Governo e della maggioranza.
Credo che gran parte dei deputati che siedono in quest'aula conoscano molto poco - non mi riferisco solo ai componenti della destra, ma anche a quelli della sinistra - la realtà e le funzioni del movimento cooperativo. In particolare, l'onorevole Berlusconi conosce pochissimo del sistema cooperativo.
La realtà della cooperazione nel nostro paese non è quella che una certa parte politica vuole rappresentare, individuandola come un retaggio dei partiti politici. La cooperazione ha salvato il paese dalla recessione, in presenza di una classe imprenditoriale capitalistica incapace. I dati lo dimostrano: nel 2005, le imprese cooperative hanno registrato un incremento del PIL pari al 5 per cento e hanno sollevato questo paese dalla recessione (Commenti del deputato Garagnani)!
Questa è la verità, mentre la destra considera le cooperative come strutture clientelari collegate ai partiti; ciò non è vero! L'assistenza sociale, nel nostro paese, è garantita solo dalle cooperative sociali e dal volontariato, in presenza di uno Stato completamente assente.
Quindi, il movimento cooperativo dovrebbe ottenere i plausi di questo Parlamento; invece, grazie all'azione della destra, veniamo additati di fronte all'opinione pubblica come strutture del malaffare che non meritano rispetto.
Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame vuole mettere in luce la validità del movimento cooperativo italiano, che è stato sempre sottovalutato e disprezzato, soprattutto dalla destra e dall'onorevole Berlusconi. Abbiamo creato oltre un milione di posti di lavoro, che non sono quelli di cui parla l'onorevole Berlusconi, sono quelli veri (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
PRESIDENTE. Per cortesia, sono state espresse opinioni altrettanto radicali.
LUCIANO D'ULIZIA. Abbiamo fornito risposte a chi non aveva una casa o un lavoro. E dalla destra riceviamo soltanto sberleffi, minacce e insulti. Non accettiamo più questo stato di fatto!
L'ordine del giorno in esame dimostra che, nel nostro paese, il movimento cooperativo ha sostituito una classe imprenditoriale incapace di rischiare e di fornire risposte ai problemi sociali. Quindi, abbiamo realizzato ciò che gli imprenditori capitalisti non hanno avuto il coraggio di realizzare e vogliamo che il Parlamento ce ne riconosca il merito (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Basta con i comizi!
PRESIDENTE. Invito tutti ad avere un comportamento rispettoso nei confronti di coloro i quali stanno parlando. Dobbiamo ripristinare questa condizione, che si sta smarrendo colpevolmente. È un invito generale che rivolgo a tutti.
Avremo molto da lavorare; pertanto, vale la pena richiamarvi al vostro senso di responsabilità, individuale e collettivo, e consentire a tutti i colleghi di svolgere il loro intervento.
Prosegua pure, deputato D'Ulizia.
LUCIANO D'ULIZIA. Rivendico, quindi, la dignità dei lavoratori e dei dirigentiPag. 52delle cooperative, che hanno fornito un contributo fondamentale per la crescita del nostro paese.
Non possiamo accettare di essere denigrati, vilipesi e di non ottenere il riconoscimento del Parlamento per il lavoro svolto. Pertanto, auspichiamo che il Governo accetti il nostro ordine del giorno.
PRESIDENTE. La deputata Cesini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/90.
ROSALBA CESINI. Signor Presidente, poiché vedo che l'opposizione si lamenta per il fatto di avere pochissimo tempo a disposizione per intervenire, cederò una parte del mio tempo.
Pertanto, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.
PRESIDENTE. Deputato Cesini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Il deputato Alessandri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/47.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, se l'onorevole Cesini volesse essere così gentile da cedere il tempo che aveva a disposizione al sottoscritto, posso anche utilizzare il suo tempo, ma non credo che ciò sia possibile.
Vorrei iniziare il mio intervento rispondendo all'onorevole D'Ulizia, anche perché ascoltarlo non è stata una delizia. È ora di smetterla di affermare che, all'interno del sistema cooperativo, tutto funziona, altrimenti si farebbe un torto ai problemi di tale sistema.
Provengo da una terra dove il sistema cooperativo lo si conosce da quando si è piccolini: ci sono aspetti storici positivi e ci sono storture e aspetti da cambiare nel presente. Infatti, è inutile nascondere che quanto accaduto con la cooperativa assicurativa Unipol non è un caso isolato, come non lo è il tentativo di alcune componenti politiche di usare le cooperative in commistione con le amministrazioni locali. In determinate regioni è la norma!
Credo sarebbe più giusto affermare che il sistema cooperativo, per come è nato, è utile - garantisce lavoro e sviluppo -, ma occorrerebbe sganciarlo dalla politica. E finché non capirete questo, il sistema cooperativo non potrà essere mai rivalutato e non potrà mai essere oggetto di un dibattito serio ed onesto.
Credo che, di fronte a ciò che avviene in questo periodo, con la finanza ed i grandi affari che passano sopra al settore sociale, alla povera gente, che, semplicemente, è quella che si trova fuori da questa sede, voi non abbiate voce in capitolo e non possiate oggi davvero dire di rappresentare una determinata categoria di lavoratori e di cittadini. Lo dico perché mi sembra che, attraverso il decreto Bersani, si tenti di costruire una sorta di «comunismo reale». Non ci siete riusciti in tutti questi anni dal punto di vista politico e, forse, adesso che siete al Governo, pensate di poterlo fare concretamente, utilizzando semplicemente le leve del potere.
In agricoltura parliamo di tracciabilità, riferendoci alla necessità di rintracciare la provenienza del prodotto, ma parliamo anche di tracciabilità dei cittadini che vengono messi sotto tutela, controllati, vessati e colpiti, e ciò accade soprattutto con riferimento ai nemici. Quando Stalin prese il posto di Lenin, di fatto, capì che la democrazia era un lusso, nel governare in maniera dittatoriale e, magari, pensò di fare ragionamenti come quelli che ho sentito fare questa sera dall'onorevole Franceschini.
Facciamo opposizione, usando le armi e gli strumenti a nostra disposizione per riuscire a contrastare questo Governo sub judice ed è proprio quello che ci chiedono i nostri concittadini, perché siamo all'opposizione. Franceschini dice che diamo fastidio (ha utilizzato questo termine). È fastidioso l'utilizzo degli strumenti ammissibili da parte dell'opposizione? Allora, ci dica, Franceschini, se questa Camera -Pag. 53non la Camera del popolo, come accennato da Bertinotti - deve diventare un politbureau, nel quale, mentre voi comandate, noi ci isoliamo, perché, a questo punto, non ci stiamo più! Noi ci troviamo in questa sede a rappresentare i cittadini che hanno votato, credendo nella democrazia! La democrazia ha un costo, un prezzo politico, ha dei tempi e se a voi costa fatica dover sopportare questi tempi politici perché non avete la maggioranza nel paese, e nemmeno, di fatto, al Senato (è necessario stravolgere le norme consolidate, per esempio facendo votare i pensionati, i senatori a vita), è un problema vostro e non può essere nostro!
Il nostro problema è quello di riuscire a mettervi in difficoltà prima possibile, perché, se il comunismo, quel muro cadde per terra nel 1989 e si cominciò a vedere finalmente un varco, noi quel muro di Berlino dobbiamo riuscire - è un impegno che abbiamo assunto - a farlo cadere prima possibile!
Il Presidente del Consiglio sub judice, Romano Prodi, aveva promesso che avrebbe dato ai cittadini la felicità. Mi viene allora una battuta: è come se, nel cercare di dare la felicità, ci avessero fatto vedere una rivista che si chiama «Mangiar e ber sani». Tuttavia, qui non si mangia né si beve bene! Fuori dalle lobby, dai poteri che voi difendete con il decreto Bersani, colpendo chi non vi ha votato, c'è il popolo che sta cercando di sopravvivere!
PRESIDENTE. Onorevole Alessandri, dovrebbe concludere.
ANGELO ALESSANDRI. Credo che ciò sia importante e, pertanto, invito il Governo, anche se non ascolta - è fuori dall'aula - ad eliminare qualche privilegio introdotto dalla legge...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
ANGELO ALESSANDRI. Dico solo due parole.
PRESIDENTE. No, deve concludere! Non può dire due parole!
ANGELO ALESSANDRI. Questo è un vantaggio per i sindacalisti. Sarebbe ora di cominciare ad eliminare privilegi a favore della povera gente!
PRESIDENTE. Il deputato Bellotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/83.
LUCA BELLOTTI. Signor deputato Presidente, onorevoli colleghi, con l'ordine del giorno in esame si intende impegnare il Governo su un argomento particolarmente importante. Parliamo del pane, di un cibo primordiale, di un elemento che ha consentito lo sviluppo delle civiltà ed è all'origine di tutte le agricolture.
Il pane è rientrato nel simbolismo religioso, nel «Padre Nostro» (è un elemento importante di riflessione) e anche, in maniera simbolica, nella Bibbia. Entra nel senso comune; quando, ad esempio, parliamo della perdita dell'occupazione, del posto del lavoro, usiamo l'affermazione: perdere il pane quotidiano. Quando parliamo di modelli che riguardano la bontà, il modo di essere, anche delle persone, diciamo: «è buono come un pezzo di pane».
L'ordine del giorno in esame, purtroppo, anche se riguarda il pane, i panificatori, di certo non possiamo dire che è buono come un pezzo di pane.
Il decreto prevede all'articolo 4 l'adozione di disposizioni volte a liberalizzare l'attività di produzione del pane, anche se tale scelta è opinabile, dato che il settore, da quanto risulta da studi economici di mercato, negli ultimi cinque anni ha ottenuto un incremento significativo di 8,5 punti percentuali e, quindi, sicuramente non è da liberalizzare; caso mai, da fortificare, perché il pane rappresenta, insieme all'olio d'oliva ed al vino, uno dei cardini importanti, straordinari e fondamentali del made in Italy.
È dunque indispensabile che questo Governo accetti questo ordine del giorno, anche perché è frutto della richiesta, daPag. 54parte del settore della panificazione, di istituire e selezionare corsi atti alla preparazione dei titolari di attività che si adoperano nella produzione del pane e di fare in modo di rendere obbligatorio il possesso per il responsabile di un'attività produttiva di panificazione di certificazione comprovante la frequentazione di un corso per panificatore che formi a determinate conoscenze: normative concernenti la produzione di pane, tipologie delle produzioni locali e relative modalità di preparazione, procedura di igiene e sicurezza da seguire nel processo di panificazione.
Sono consigli, indirizzi che provengono dal mondo della produzione, dai panificatori che spero il Governo accolga, altrimenti ci troveremo a consigliare ai panificatori, così come è avvenuto in conclusione dell'intervento in sede di discussione sulle linee generali, di produrre pane senza olio d'oliva.
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/114.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, ho chiesto di illustrare questo ordine del giorno, che ha a che fare con le risorse finanziarie per il buon funzionamento delle università e della ricerca scientifica, perché vorrei esprimere solidarietà sincera e non formale al ministro Mussi.
Signor Presidente, due giorni prima dell'emanazione di questo decreto da parte del Consiglio dei ministri e della sua approvazione al Senato, il ministro Mussi aveva trascorso ore e ore in Commissione cultura (le colleghe ed i colleghi di maggioranza della Commissione se lo ricordano ed anche gli onorevoli Tocci e Tessitore presenti in aula). Abbiamo discusso ore e ore con il ministro Tocci... scusate, con il ministro Mussi...Tocci, è un lapsus freudiano: porta bene! In queste condizioni, comunque, non lo so se ti conviene prendere il posto di Mussi.
Il ministro Mussi era stato sincero soprattutto nella replica svolta in Commissione cultura, quando aveva detto di volersi impegnare con tutte le sue forze e con tutto il suo peso politico per garantire alle università e alla ricerca scientifica finanziamenti non solo ordinari ed in misura maggiore, ma anche straordinari, nel senso che prevedeva di investire molto di più di quanto non avessero fatto il Governo Berlusconi ed il ministro Moratti nella scorsa legislatura sulle università e sulla ricerca.
Per la verità, in quell'occasione, intervenendo nel dibattito successivo alla relazione del ministro Mussi, ricordai a quest'ultimo tutte le voci in aumento, che pure ci sono state, a favore delle università e della ricerca scientifica e, soprattutto, tutte quelle misure che noi abbiamo introdotto per far sì che, come avviene nei paesi più avanzati dell'Europa e, più in generale, del mondo occidentale, le risorse per questi settori non fossero esclusivamente di natura pubblica; dunque, una sinergia tra finanziamenti pubblici e privati.
Potete immaginare quale sia stata la reazione di una parte della maggioranza e, in particolare, del ministro Mussi, che, rispettivamente nel dibattito e nella replica, hanno ribadito che lo Stato, attraverso il finanziamento pubblico, avrebbe dovuto assolutamente trovare la forza per garantire più opportunità alle università e agli studenti universitari e più soldi alla ricerca pubblica, lasciando quindi in una condizione di marginalità la ricerca privata, la ricerca di base, la ricerca industriale.
Allora, noi cosa potevamo fare in quella circostanza? Abbiamo dovuto dare credito alle parole di un autorevole ministro di questo Governo, un ministro politico, un ministro che ha svolto un ruolo autorevole e determinante nel processo di cambiamento della sua forza politica e nei lavori di questo Parlamento e, dunque, abbiamo registrato la posizione del ministro Mussi e le richieste accorate della sua maggioranza.
Bene, cosa è successo? È successo che, nel giro di 24-48 ore, i sogni del ministro Mussi e della sua maggioranza sono svaniti. Il ministro si è dovuto bruscamentePag. 55risvegliare e ha dovuto minacciare le dimissioni, neanche trascorsi 100 giorni di questo Governo, anzi molto prima dei 100 giorni, perché ha scoperto che il ministro dell'economia, Padoa Schioppa, gli aveva riservato una brutta sorpresa. Presidente, il taglio del 10 per cento riservato al Ministero dell'università, che peraltro va ad incidere sul funzionamento delle stesse università, è certamente una brutta notizia per il ministro Mussi, ma anche per le università, per le forze d'opposizione, per noi.
Noi reagiremo a queste provocazioni, visto che i nostri maggiori investimenti sono stati considerati poca cosa e sempre insufficienti. Quindi, saremo qui a vigilare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PIETRO ARMANI. Brava!
PRESIDENTE. Il deputato Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/196.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. L'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare vuole esprimere una grave preoccupazione; per questo lo abbiamo presentato.
Nel provvedimento al nostro esame si parla di liberalizzazioni e di competitività. Apparentemente, ciò non ha nulla a che fare con la famiglia e con i problemi delle famiglie in Italia. Tuttavia, in esso si parla anche di rilancio economico e sociale. Ci si interroga se le famiglie abbiano a che fare con il rilancio economico e sociale, ed effettivamente è così. Non è pensabile rilanciare l'economia di questo paese, se non si ricorre seriamente e con convinzione a politiche serie di sostegno delle famiglie che mettono al mondo i figli per il futuro di questo paese.
Nel provvedimento in esame, all'articolo 19, si parla con estrema prosopopea di interventi destinati alle politiche per la famiglia. È una buona notizia, così come l'istituzione del Ministero delle politiche per la famiglia, con a capo Rosy Bindi. Ma quando si legge l'articolo 19, si vede che i fondi per interventi per le politiche della famiglia sono pari a 3 milioni di euro per il 2006 e a 10 milioni di euro per il 2007. Briciole, signor Presidente! Assolutamente cifre offensive, visto il roboante titolo: «Interventi per le politiche delle famiglie». Con 3 milioni di euro non si fa assolutamente nulla. L'unica cosa che si può fare è mantenere un minimo di budget al ministro e rifinanziare l'Osservatorio sulla famiglia; ma, allora, bisognava cambiare il titolo e non parlare di interventi per le politiche della famiglia, per le politiche giovanili e per le pari opportunità!
Siamo quindi di fronte ad evidenti contraddizioni in termini. Da ciò, la richiesta al Governo di impegnarsi nella prossima legge finanziaria, evitando di prendere in giro le famiglie italiane con queste cifre ridicole e prevedendo in via prioritaria, lo sottolineo, uno stanziamento congruo ed opportuno per le politiche a favore dei soggetti deboli, delle famiglie numerose, dei giovani, degli anziani non autosufficienti, ma in generale delle famiglie che, mettendo al mondo dei figli, garantiscono il futuro di questo paese. L'inverno demografico non è un problema cattolico. Non è un problema che riguarda semplicemente qualcuno. L'inverno demografico riguarda il futuro dell'Europa, ma anche dell'Italia, e dipende dal fatto che nessuno più mette al mondo figli. Non si mettono al mondo i figli perché costano troppo, perché i tempi del lavoro e i tempi della famiglia non sono compatibili, perché non ci sono servizi.
Visto questo, vorremmo impegnare il Governo a stanziare nella prossima legge finanziaria delle congrue cifre e non semplicemente delle briciole, come avviene invece in questo provvedimento. Si tratta di avere coraggio, di non realizzare interventi di basso profilo che poi lasciano le famiglie con i loro problemi, nella loro povertà, nei loro bisogni. Le famiglie aspettano da decenni che si abbia il coraggio di intervenire. Poco è stato fatto in passato. Non abbiamo nessuna difficoltà a dire che è stato fatto poco anche nella precedente legislatura, ma non vorremmo sentirci dire per l'ennesima volta che nonPag. 56ci sono soldi, che i fondi sono scarsi, perché il problema delle famiglie è diventato davvero un problema prioritario di questo paese.
L'ordine del giorno da me presentato vorrebbe impegnare il Governo a dedicare un'attenzione del tutto particolare alle famiglie, anziché limitarsi semplicemente a degli annunci o a predisporre titoli importanti nei provvedimenti, ai quali poi non segue nessun tipo di investimento serio (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato Allasia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/35.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno vuole mettere in evidenza la parte del decreto riferita alla concorrenza sleale delle piccole e medie imprese. Le norme contenute nel decreto, pur comportando immediate e rilevanti modifiche sia delle regole concernenti lo svolgimento dell'attività d'impresa, sia delle regole fiscali, sono state introdotte senza nessuna forma di preliminare confronto e di discussione con le associazioni di impresa e, dunque, senza nessuna reale concertazione, fondata sul diritto-dovere delle parti sociali di recare il proprio contributo alla formazione di scelte rilevanti in materia economica e sociale, in ragione di ciò che esse rappresentano nell'economia reale del paese.
In particolare, per quanto concerne le regole generali di tutela della concorrenza nel settore della distribuzione commerciale, contenute nel provvedimento, rilevo che tale impostazione, pur traendo spunto dalle segnalazioni in merito a talune scelte operate dalle regioni in materia di disciplina del commercio, non è esente dal rischio dell'innescarsi di ricorsi alla Corte costituzionale da parte delle regioni, per violazione della loro competenza costituzionalmente stabilita in materia di commercio. Sarebbe stato piuttosto opportuno fare ricorso alla via dell'intesa interistituzionale tra Governo, regioni ed enti locali.
L'articolo 3 ha previsto che le attività economiche di distribuzione commerciale, ivi compresa la somministrazione di alimenti e bevande (bar e ristoranti), siano svolte senza l'iscrizione a registri abilitati e senza il possesso di requisiti professionali soggettivi, fatti salvi quelli riguardanti la tutela della salute e la tutela igienico-sanitaria degli alimenti. Conseguentemente, non è più richiesta l'iscrizione al REC ed è stato abolito il requisito del superamento dell'esame di idoneità; si cancellano i divieti per l'effettuazione di vendite promozionali scontate, senza autorizzazioni preventive e senza limitazioni di ordine temporale, tranne che nei periodi immediatamente precedenti i saldi di fine stagione, fatta eccezione per i saldi o le vendite sottocosto.
Sarà poi più facile aprire un esercizio commerciale, visto che non bisognerà più rispettare le distanze minime tra esercizi, né i requisiti professionali, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare. La soppressione delle commissioni dà la possibilità a qualunque persona di inventarsi o improvvisarsi in una nuova professione; chiunque potrà fare il parrucchiere, aprire il proprio salone senza nessuna limitazione sulle distanze minime; sarà deregulation totale, senza nessuna sicurezza e tutela verso il cittadino.
Sono cinque i punti fermi indicati rivolti ad eliminare altrettante potenziali barriere: eliminazione dei requisiti professionali intesi a rendere più difficile l'accesso al mercato di nuove imprese; soppressione delle distanze minime tra esercizi commerciali; libertà di definire l'assortimento per evitare un ritorno alle tabelle merceologiche; eliminazione dei divieti e limitazioni di vario genere alle attività promozionali; divieti di fissare limitazioni alle quote di mercato a livello subregionale.
Va notato, in particolare, che l'effetto combinato del divieto di stabilire distanze minime e limitazioni di quote di mercato per aree subregionali rende di fatto imPag. 57possibile stabilire contingenti per nuove aperture, pratica adottata da molte regioni. Se a ciò si aggiunge la libertà di assortimento, si toglie alla regione una parte molto rilevante degli strumenti che hanno usato per rallentare nuove aperture di grandi punti vendita. Sulla base delle regole stabilite dal decreto, la valutazione di nuovi investimenti commerciali non potrà che essere fatta su considerazioni di carattere urbanistico. È facile prevedere che le nuove norme, a cui gli enti locali dovranno adeguarsi entro il 1o gennaio 2007, porteranno alla creazione di contenziosi, anche per qualche ambiguità che può nascere dalla lettura del testo dello stesso decreto.
Ma un punto importante è stato stabilito: che lo Stato rivendica con forza la propria competenza in materia di tutela della concorrenza e del consumatore e stabilisce dei paletti per le regioni. Perciò, la Lega Nord chiede un impegno al Governo a prevedere un sistema di controllo a tutela del cittadino consumatore, una authority, che, in un'ottica di totale liberalizzazione del sistema di commercio al dettaglio, corre il serio rischio di incappare in attività o persone che improvvisano una professione senza averne i requisiti o l'esperienza per esercitarla (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il deputato Benedetti Valentini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/152.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, questo decreto non ha soltanto violentato alcuni importanti principi costituzionali; non ha soltanto devastato l'ordinamento di molte importanti professioni, non ha soltanto creato dei gravi squilibri nel trattamento fiscale di categorie diverse; non ha soltanto spacciato per liberalizzazione un'aggressione, soprattutto con il maglio fiscale degli interessi legittimi di molte categorie professionali, del lavoro, della cultura, delle professioni, ma è altresì destinato a complicare la vita a moltissimi operatori professionali ed economici proprio nel momento in cui si intitola alla suggestiva, ma mendace parola della liberalizzazione.
Una volta, onorevoli colleghi, in anni ormai remoti, c'era un modo qualunquistico e falso di dire che in politica gli estremi si toccano; era quel qualunquismo per il quale si voleva sostenere che la destra più radicale e la sinistra più radicale finissero, in una sorte di circolarità geometrica, per toccarsi. Questo era falso: è più vero invece, alla luce degli eventi odierni, che si toccano gli estremi in materia di «reggimento» dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Segnatevelo perché non vivrò per sempre...
Quando si smantellano tutte le regole in nome di un liberal liberismo estremo ed esasperato, ci si tocca con l'altro estremo, che è quello del collettivismo. Infatti, è stato dimostrato ampiamente in questa lunga discussione che il far venir meno tutte le regole, che presentarsi come i liberalizzatori ad oltranza, dissestando interi ordinamenti professionali, è l'anticamera della proletarizzazione di interi ambienti professionali, di mestieri, professioni e settori economici. Questo lo abbiamo dimostrato in concreto, per quanto concerne gli esercenti dell'attività di autotrasporto per le persone, per i tassisti; l'abbiamo dimostrato per categorie antiche ed illustri professioni, a cominciare da quella forense; lo abbiamo dimostrato per molti altri settori dell'artigianato e del commercio.
Ebbene, questo provvedimento ha fatto tutto questo violando principi costituzionali di fondamentale importanza. Mi permetto anche di dire che il Quirinale si limita in questa fase a dei nobili richiami di metodo e ad appelli alla conciliazione e all'armonia, ma confessatamente ricadendo nella inutilità dei propri appelli. Di fronte a questa situazione, ci si è chiusi anche a quei suggerimenti che essenzialmente tendevano ad introdurre meccanismi di garanzia e semplificazione e che sarebbero stati pur tecnicamente, anche sul piano del buonsenso, assolutamente accettabili. Con riferimento al settore particolarePag. 58toccato da questo ordine del giorno a mia firma, il delicato settore della panificazione, si tratta sempre di conciliare due fondamentali esigenze del tempo moderno: la semplificazione amministrativa e, contemporaneamente, la garanzia per il consumatore. Molto spesso queste due esigenze sono difficilmente conciliabili, perché, se si introducono norme a garanzia dei consumatori, si introducono di solito norme che però complicano la vita di coloro che esercitano certe attività; se viceversa si vuole semplificare la vita a questi ultimi, si rischia di abbassare le soglie delle garanzie.
Ebbene, questo ordine del giorno cerca di impegnare il Governo in prospettiva a reintrodurre una normativa che era stata oggetto di emendamenti e di proposte assolutamente accettabili: nel momento in cui si voglia iniziare una attività di questo genere, nel presentare una dichiarazione di inizio attività al comune competente, ci deve essere anche il corredo dell'autorizzazione della Camera di commercio, perché questo è quel minimo di punto di sintesi e di caduta tra le garanzie per i consumatori, che devono aver visto superato il vaglio della Camera di commercio...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Nello stesso tempo, si dà certezza sul piano anche della competizione agli esercenti della stessa attività.
Quindi, l'ordine del giorno non può non essere accettato, perché è la riproposizione delle elementari esigenze che ho cercato di rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/195.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, siamo costretti ad illustrare una sequela di ordini del giorno perché il Governo e la maggioranza ci hanno impedito di discutere nel merito il decreto-legge in esame. Ce l'hanno impedito nelle Commissioni consultive e in quelle referenti, strozzando il dibattito, non dando la possibilità di aprire un dialogo, un confronto.
Ritengo che la stessa presentazione di oltre 59 ordini del giorno da parte di esponenti della maggioranza confermi il fatto che, anche all'interno di quest'ultima, si tratta di un problema sentito, che mette in discussione il ruolo stesso del Parlamento.
Quella del ruolo di quest'Assemblea è una questione centrale su cui, al di là del merito degli ordini del giorno, dobbiamo svolgere tutti una riflessione.
Lei, Presidente della Camera, quando si è insediato, nel suo discorso ha posto al centro il ruolo del Parlamento. Mi pare che questi primi tre mesi, da questo punto di vista, abbiano annullato totalmente tale ruolo, che non vi sia stata la possibilità di discutere, né il tempo per esaminare gli emendamenti, di entrare nel merito delle questioni, possibilità che, invece, i gruppi e i singoli parlamentari, nel loro diritto costituzionale, potevano e dovevano avere.
Per questo siamo qui costretti, a quest'ora, a discutere ancora chissà per quanto tempo ordini del giorno che, certamente, avrebbero potuto essere esaminati in modo diverso. Credo che lei, Presidente della Camera, debba porsi per primo questo problema.
Entrando nel merito dell'ordine del giorno da me presentato, il n. 9/1475/195, con esso si chiede al Governo un impegno particolare su una serie di questioni emerse anche dalle dichiarazioni del ministro dell'economia nel corso dell'audizione presso le Commissioni finanze, con specifico riferimento al fatto che, anche nel Dpef, si parla chiaramente di risparmi e della necessità di far funzionare meglio la macchina della pubblica amministrazione.
Chiediamo al Governo, nella predisposizione della prossima legge finanziaria, di porre in essere misure volte ad introdurre il controllo di gestione e la misurazione della produttività nella pubblica amministrazione, che è una macchina importante,Pag. 59che deve funzionare meglio, con l'obiettivo di strutturare una pubblica amministrazione vicina alla gente, che esamini e dia risposte alle questioni che interessano i cittadini, una pubblica amministrazione che porti avanti una condizione di risparmio, dando, al contempo, risposte migliori alle esigenze della gente.
Da anni si parla di controllo di gestione: in molte leggi finanziarie e in numerosi provvedimenti dei Governi succedutisi negli ultimi anni se ne è introdotto il concetto. Credo che vi siano ancora da fare molti passi in avanti e, a tale scopo, proponiamo al Governo di accogliere il mio ordine del giorno n. 9/1475/195, per dare la possibilità di svolgere una funzione di controllo, migliorando la produttività, rispondendo alle esigenze e ai problemi dei cittadini verso la pubblica amministrazione.
Auspico anche che possa essere introdotta una riflessione sul ruolo del Parlamento, dopo quello cui abbiamo assistito negli ultimi tre mesi e, soprattutto, dopo l'esame di questo decreto-legge, che è stato strozzato, e durante il quale non è stato consentito ai deputati, alle Commissioni e all'Assemblea di discutere nel merito (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Il deputato Bodega ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/92.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare, se sarà accolto, impegnerà il Governo per il futuro a non modificare i termini per gli adempimenti tributari mediante la decretazione d'urgenza, tema quest'ultimo ricorrente in questo inizio di legislatura.
In quest'aula è suonato forte il richiamo dei colleghi della Casa delle libertà contro questo sprazzo di democrazia, contro tale ricorso alla fiducia, poiché si teme il voto del Parlamento. È un Parlamento che il Governo, giorno per giorno, sta smontando, esautorandolo e facendolo diventare come lo studio di un notaio, con tutto il rispetto per i notai. È il segno di una debolezza che si coglie proprio qui alla Camera, dove pure il centrosinistra, grazie al premio di maggioranza ottenuto dalla legge elettorale così avversata, può contare su numeri che consentirebbero una vitale dialettica tra le forze politiche.
La verità è che, dietro al voto di fiducia, dietro la decretazione d'urgenza, si nascondono la confusione, la divisione, le divergenze che in ogni campo attraversano l'Unione.
E la fretta con la quale imponete procedure di emergenza, oltreché di urgenza, testimonia che si vuole arrivare non a soluzioni ponderate e confrontate, ma a provvedimenti imposti, quasi sempre inadeguati, come capita alle cose che si fanno in fretta e furia. Altro che voglia di vacanza! Qui vi è la volontà di minare le fondamenta democratiche del paese, soprattutto di non voler tener conto di una rappresentanza parlamentare che rappresenta la metà di esso!
Il ricorso al voto di fiducia, alle procedure d'urgenza va nella direzione opposta ai proclami che sollecitano, un giorno sì e un giorno no, il dialogo, e sui quali insiste tutti i giorni il Capo dello Stato, che la sinistra mostra di ascoltare solo quando gli fa comodo.
Di sicuro, il ministro Bersani ha trovato il modo di aggiudicarsi il «premio visibilità» del Governo Prodi in questo avvio stentato di legislatura; dietro la parola miracolistica «liberalizzazioni», si è consumato di tutto e di più: si è riusciti a far alleare gli avvocati con i tassisti, le carte da bollo con il tassametro, i notai con i farmacisti, i rogiti con l'aspirina, le professioni con i mestieri e le arti. L'esito è stato una confusione diffusa in tutto il paese e, soprattutto, il segno di una improvvida politica priva di strategia, come dimostrano poi le marce indietro fatte nei giorni successivi.
Tutto questo sotto il manto protettivo del sindacato che, in nome della sua autonomia, ha riservato al centrosinistra l'annunciato trattamento di favore. È ovviamente nel merito che ci si deve opporrePag. 60complessivamente alla politica economica del Governo, costretto a mediare tra Confindustria e la sinistra radicale.
Ritengo che una politica ispirata alle liberalizzazioni non possa piacere ai comunisti e mi chiedo anche sino a quando, dalla politica estera a quella economica, sarà possibile procedere con i voti di fiducia e pretendere che si chini il capo su battaglie di principio, in nome del salvataggio del Governo Prodi e della sua maggioranza.
Il sindacato continua a manifestare la volontà di fare da cane da guardia degli interessi dei più deboli, ma poi di fatto si arrende al richiamo di una governabilità e di una instabilità che più instabile non si può, come si è già più volte verificato sia in Commissione sia in aula, soprattutto al Senato.
Il provvedimento, in generale, trova il nostro dissenso, perché segno di una navigazione a vista, l'esatto contrario di quanto promesso dal voluminoso programma dell'Unione, da quelle tante, troppe pagine scritte con la convinzione che la politica si misuri a peso e non a qualità, e magari anche per l'essenzialità delle proposte (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il deputato Bocchino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/159.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, oggi illustriamo una serie di ordini del giorno che hanno come obiettivo quello di recuperare razionalità ad un provvedimento che, per scelta e per carattere del ministro Bersani da una parte, e per tecnica usata dal Governo con la posizione della questione di fiducia sia al Senato sia alla Camera, dall'altra, è transitato per questo ramo del Parlamento senza che nessun deputato potesse esercitare i poteri previsti dalla Costituzione di emendare il provvedimento prima del voto finale.
Questo provvedimento ha tra i suoi obiettivi, almeno secondo il ministro Bersani, il rilancio economico del nostro paese. Di un rilancio economico sicuramente il paese ha bisogno, ma questo doveva essere raggiunto portando avanti quel lavoro che il Governo di centrodestra in cinque anni ha fatto approvando numerose riforme che stanno cominciando a dare importanti risultati in termini economici. Certo, tutti sappiamo che in Italia serve l'aumento della produzione, così come sappiamo che per aumentare la produzione bisognerebbe diminuire le tasse. Molti anni fa fu proprio l'America, allora guidata da Reagan, a giocare la carta dell'abbassamento delle aliquote, nella convinzione che ciò avrebbe aumentato la base imponibile. L'esperimento riuscì negli Stati Uniti e nella scorsa legislatura avevamo tentato di abbassare le imposte con segnali rassicuranti. Infatti, i numeri di questi mesi sul gettito fiscale sono numeri positivi di cui vi state positivamente avvalendo voi.
Voi avete, ovviamente, intrapreso un percorso diametralmente opposto, ed un po' fa parte della vostra cultura voler aumentare le tasse, in particolare a quel ceto medio che considerate socialmente e politicamente a voi avverso. Lo avete fatto anche per dispetto: quella che voi chiamate discontinuità è il dispetto di chi non è in grado di mettere in campo un serio progetto di riforma del paese e non è in grado di farlo per l'eterogeneità della propria maggioranza, per l'incapacità di mettere d'accordo le troppe anime della maggioranza sui temi sui quali bisogna intervenire con le riforme. Ebbene, voi trovate quale unica strada percorribile quella della controriforma. Voi volete esclusivamente abolire le scelte fatte precedentemente anche se sapete che sono scelte utili al paese.
L'ultima critica non è certo di un uomo ascrivibile al centrodestra in questa fase, anzi. Credo che uno degli scontri più duri emersi nella campagna elettorale recente si verificò proprio durante la visita dell'allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, all'assemblea degli industriali: si scontrò duramente con la logica di Montezemolo, sostenendo che c'era troppo pessimismo dai vertici dell'industria. OggiPag. 61quel pessimismo che doveva essere una vostra stampella, un vostro aiuto elettorale, che certo vi ha procurato quelle poche migliaia di voti che vi sono bastate per vincere le elezioni e per governare il paese, è già diventato un boomerang. Il presidente di Confindustria, Montezemolo, parlando non in una sede riservata a viale dell'Astronomia, ma ad uno dei più autorevoli giornali economici del mondo, se non il più autorevole, ha detto che l'ombra della ripresa non c'è e che, anzi, la prima cosa che avete fatto è stata quella di aumentare la tassazione per le imprese. Allora, come si può aumentare la produttività e la competitività se si comincia una legislatura aumentando la tassazione per le imprese?
I nostri primi passi erano stati, invece, orientati a favore di quel tessuto produttivo che spinge la locomotiva economica del paese. Certo, comprendiamo alcune ragioni di fondo della scelta che volevate fare, ma avete sbagliato tutto. Sicuramente l'Italia ha bisogno di liberalizzazione e di competitività, ma certo non si tratta di avere qualche taxi in più, che pure serve, o qualche panificatore in più, che pure può servire. Il problema è tutt'altro: dobbiamo liberarci dai monopoli. Perché non avete toccato l'energia? Perché l'ENEL continua a fare utili anziché diminuire le tariffe alle famiglie? Vorremmo risposte su questo. Purtroppo, le risposte non le abbiamo avute perché il Governo è venuto in questa sede e ha detto: prendere o lasciare...
PRESIDENTE. La prego...
ITALO BOCCHINO. ...dimenticando che siamo in un ramo del Parlamento. Ecco perché la nostra contrarietà a questo provvedimento è forte e siamo qui, nonostante ci fosse la possibilità di chiudere in anticipo il provvedimento accettando un solo nostro emendamento...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
ITALO BOCCHINO. L'atteggiamento del Governo è stato tale che dovrete rispondere di questa rigidità di fronte agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. La deputata Armosino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/120.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, più che un'illustrazione del mio ordine del giorno, mi permetterò di svolgere alcune considerazioni sul complesso degli ordini del giorno che Forza Italia, ma non solo Forza Italia, ha portato all'esame del Governo. Intendo intervenire con particolare riguardo a quegli ordini del giorno che mirano ad ottenere un più proficuo rapporto tra opposizione e maggioranza.
Abbiamo visto - e non è stato taciuto neanche da colleghi della maggioranza - che la difficoltà derivante dai numeri di questa maggioranza, più che in quest'aula in quella del Senato, impedisce di fatto, quando un provvedimento viene portato prima all'esame del Senato e dopo all'esame della Camera, di intervenire in qualunque modo. Questo se da un lato ci legittima a ricordare la vostra strenua battaglia al momento del referendum nel non voler modificare un bicameralismo perfetto che, come stiamo constatando e constata il paese, non funziona, ci induce dall'altro a chiedere che vengano accolti quegli ordini del giorno che invitano il Governo a portare quantomeno i provvedimenti in prima lettura alla Camera dei deputati, ben sapendo che quando avviene il processo inverso questa Camera ha un ruolo notarile di ratifica di quanto deciso, e a volte lievemente modificato, in altri luoghi.
In secondo luogo, poiché voglio credere alla verità delle affermazioni che continuate a fare come maggioranza e come Governo, dato che lo strumento della fiducia è connaturato all'esiguità dei numeri di cui disponete, chiedo che vi sia un'attenzione vera all'utilizzo che state facendo dello strumento del decreto-legge. Non dovrà più accadere che il decreto-legge vengaPag. 62usato, come in questo caso, in assenza di presupposti di indifferibilità ed urgenza, posto che il decreto-legge Visco-Bersani comincerà a produrre denaro per le casse dello Stato solo a far data dal 2007.
Gli altri ordini del giorno, su cui credo, alla luce degli interventi svolti, che tutti potremmo trovarci d'accordo, sono quelli che impegnano il Governo a riportare alla dignità dovuta il cittadino contribuente, evitando quelle misure meramente persecutorie di polizia che non portano assolutamente nessun incremento per il gettito erariale. Il gettito erariale - occorre ricordarlo, e bene è stato detto prima - è argomento di tutti i giornali di oggi. Credo che per onestà intellettuale questa capacità di riduzione della spesa, da un lato, e di introito, dall'altro, non possa essere attribuita al vostro Governo ed al ministro Visco che da cento giorni sta adottando strumenti per incrementare la fiscalità. Credo che, invece, siano stati utili i provvedimenti, da un lato, di controllo delle spese e, dall'altro, di controllo serio delle entrate, ma anche un diverso rapporto con il cittadino, direi più amichevole e, sicuramente, meno stupidamente inquisitorio rispetto a quello che si vorrebbe reintrodurre in questo paese. Ciò in nome non di un beneficio, ma di una volontà di andare a colpire ceti che forse meno si identificano nella nostra maggioranza e che sicuramente non godono della protezione della triplice sindacale.
L'altro aspetto sul quale possiamo trovarci d'accordo - e chiudo Presidente - in un momento di liberalizzazioni è effettivamente quello di riduzione dei benefici fiscali di cui godono le cooperative, strumenti anch'essi di sviamento di una leale concorrenza nel mercato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/192.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, quello che mi accingo ad illustrare è un ordine del giorno di equità, tanto sbandierata in questo provvedimento da parte la maggioranza. Però, di solito, quando si arriva a discutere gli ordini del giorno, significa che si è arrivati alla fine dell'iter della discussione e al completamento del confronto e del dibattito, dopo una discussione generale, che delinea la filosofia delle posizioni, e dopo l'esame degli emendamenti, che solitamente servono a migliorare il provvedimento.
Alla fine di quel confronto che completa il rapporto fra maggioranza e opposizione, che è proprio di quest'Assemblea per il ruolo che i cittadini elettori le hanno dato, si discutono gli ordini del giorno; invece ora l'ordine del giorno che vado ad illustrare riscontra l'ennesima anomalia di questo inizio legislatura, perché noi di fatto non abbiamo potuto, sino ad oggi, discutere ed approfondire molte cose: il perché con questo provvedimento si incentiva il gioco d'azzardo, peraltro prima spiegato molto bene da un collega; il perché della retroattività fiscale, che secondo me è pericolosissima; il perché si introduce la cultura del sospetto; il perché un cittadino onesto in Italia - e quasi la totalità dei cittadini sono onesti - devono spiegare a Visco il perché sono onesti; oppure, come far fronte ai costi dell'impostazione della nuova disciplina sull'immigrazione.
Per questo e per tante altre motivazioni, era importante e lecito discutere ed era sicuramente opportuno per tutti che su questo provvedimento si fosse discusso. Era altresì importante capire perché non si è data una risposta al presidente Violante, che non appartiene certo alla nostra parte politica, il quale ha posto un problema vero, serio. Anche al riguardo si è glissato e credo che si debba veramente pensare a dove rischiamo di andare se continueremo in questo modo.
Tuttavia, quello che più mi dispiace e mi preoccupa è stata la replica del ministro Bersani. A tale replica eravamo presenti, perché lo siamo sempre e non facciamo ostruzionismo, ma intendiamo ricoprire il nostro ruolo costruttivo di opposizione. Infatti, se ci hanno mandato all'opposizione ci stiamo convintamente,Pag. 63certamente lavorando per tornare maggioranza. Ha preoccupato - dicevo - la replica di Bersani, il quale ha affermato di volere il confronto e di essere disponibile ad approfondire tutto: ma ci prende in giro, il ministro, dopo che il Governo ha fatto registrare il record negativo del numero delle fiducie in ordine di tempo e dei ministri e dei sottosegretari? Diciamo questo guardando l'articolo 36-ter di questo provvedimento, per dimostrare che abbiamo veramente un comportamento serio. Esso è passato grazie all'indicazione unanime espressa dalla XI Commissione, dove si è dimostrato che, approfondendo i problemi, si trovano indicazioni e suggerimenti utili anche per i provvedimenti di questa maggioranza.
Noi avremmo voluto che questo fosse stato l'iter, il nostro impegno, il contributo da dare a questo provvedimento, non nell'interesse dell'UDC o di questa opposizione, bensì nell'interesse del paese, in quanto ci stiamo rendendo conto dove il Governo sta mandando questo paese. In questa situazione e in questa anomalia, non ci rimane altro che illustrare e proporre qualche ordine del giorno che, probabilmente, lascerà il tempo che trova, ma che comunque noi, per serietà, proponiamo convintamente. Nessuno si permetta di tacciarci di ostruzionismo, quando agiamo in questo modo. Dunque, chiediamo l'impegno del Governo rispetto all'articolo 33 del decreto, che modifica la disciplina relativa alla possibilità per i dipendenti pubblici di restare in servizio oltre il limite di età, in modo che si possa valutare tale opportunità e che tale possibilità sia estesa anche a quei dipendenti la cui domanda sia stata già presentata alla data di entrata in vigore della legge in esame. È una cosa minima, ma io, in modo particolare, mi auguro che si possa discutere e che non si ripeta più questo comportamento. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Il deputato Bricolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/31.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, sembra evidente che con il nuovo Governo è cambiata completamente la politica economica in questo paese: quella sostenuta dalla Casa delle Libertà, basata sulla riduzione della pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese e mirata ad innestare l'avvio di un ciclo produttivo e virtuoso, con potenzialità di investimenti e di crescita che genera nel medio periodo un aumento del gettito fiscale. Oggi si possono vedere gli effetti delle manovre varate dal passato Governo, in particolare l'ultima finanziaria per l'anno 2006, alla quale sono conseguiti incrementi di gettito fiscale, pari a circa 7 miliardi di euro, e un aumento della produttività nell'ordine del 12 per cento. È giusto dire che i moduli di riforma fiscale adottati dal passato Governo hanno creato più equità fra contribuenti e hanno ridotto il divario fiscale tra le famiglie.
Invece, la politica economica sostenuta da questo Governo Prodi è rappresentata dalla manovra inserita in questo decreto-legge, i cui effetti andranno a penalizzare pesantemente il motore economico del paese. E siamo solo all'inizio! Grazie al ricorso alla decretazione di urgenza il Governo Prodi ha imposto alle categorie produttive queste norme vessatorie senza nessuna concertazione. Questo è il primo scandalo, viste le accuse che ci venivano fatte nella passata legislatura da chi è ora maggioranza. Il decreto-legge Bersani dal punto di vista fiscale colpisce, con effetto immediato, quasi tutte le categorie economiche formate - evidentemente a loro modo di vedere - da probabili elettori del centrodestra.
Contravvenendo, per quanto attiene alle novità fiscali proposte, al rispetto dell'articolo 3 dello statuto del contribuente - divenuto ormai carta straccia -, che vieta l'adozione di norme con effetti retroattivi, il Governo, ai commi 8, 9 e 10 dell'articolo 35, ha stravolto completamente il settore immobiliare, modificandoPag. 64il regime fiscale dell'IVA, nel senso dell'esenzione totale delle locazioni e cessioni di immobili, con conseguente pretesa, a carico degli operatori del settore, della restituzione delle quote dell'IVA già detratte dai medesimi, con retroattività decennale.
L'intento di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, nonché di altri gruppi appartenenti al centrosinistra, di introdurre la famosa tassa patrimoniale sugli immobili è stato, di fatto, realizzato. Il testo del decreto-legge prevede una tassazione pari al 10 per cento tra imposte di registro e imposte ipotecarie e catastali, che colpisce tutti i fabbricati, inclusi gli immobili anche ad uso abitativo.
Ciò si tradurrà sia in un maggiore prelievo sulla ricchezza immobiliare delle famiglie italiane e sui risparmi dei contribuenti che hanno investito nei fondi immobiliari sia sugli operatori nel settore immobiliare, nonché sulle imprese che acquistano o hanno in locazione beni strutturali.
Molto si è detto sui giornali circa l'inopportunità di tale repentina modifica, ma la risposta migliore incassata dal Governo è stato il crollo in borsa dei maggiori titoli di imprese immobiliari, un crollo che si può stimare in circa un miliardo di euro. Dunque, è evidente che solo l'annuncio di questo decreto-legge ha penalizzato alcuni settori produttivi del nostro paese.
Sono stati colpiti da una maggiore pressione fiscale tutti i contribuenti a seguito dell'aumento dell'aliquota IVA dal 10 al 20 per cento sulle fonti energetiche diverse da quelle rinnovabili. Ciò si tradurrà in un aumento dei costi per i consumi energetici delle famiglie italiane, oltre a quelli che già sopportano per il continuo aumento del prezzo del petrolio.
Che dire, poi, dell'aumento dell'IVA sulla cioccolata e i suoi derivati, teso a colpire una ben precisa schiera di imprese dolciarie del nostro paese? Fortunatamente, le proteste intervenute hanno indotto il Governo a sopprimere questa norma.
Altre norme che si segnalano a danno dei contribuenti sono le disposizioni dei commi 10-14 dell'articolo 37, con i quali il Governo chiede il versamento anticipato delle imposte. Dunque, non solo la pressione fiscale è aumentata ed è destinata ad aumentare, ma dobbiamo anche pagare in anticipo, a dispetto del fatto che gli esponenti del centrosinistra hanno più volte contestato al Governo precedente che le famiglie italiane non arrivavano a fine mese. A fronte di questo, dunque, che versino in anticipo le imposte, visto che comunque non possono arrivare a fine mese!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Esprimeremo sicuramente un voto contrario su questo decreto-legge. Faremo la nostra battaglia tutta la notte e nella giornata di domani anche con le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno. Ma, purtroppo, saranno gli italiani a subire le conseguenze di questa manovra fiscale, che penalizzerà le imprese e le famiglie del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il deputato Bono ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/165.
NICOLA BONO. Signor deputato Presidente, per tutta la durata dei cinque anni di Governo del centrodestra, uno dei tormentoni dell'opposizione è stata l'accusa di non aver a cuore gli interessi della cultura nazionale. Alle accuse pretestuose e strumentali della sinistra faceva puntualmente riscontro il coro degli operatori, più o meno politicamente organizzati, pronti a tirarsi i capelli, a strapparsi le vesti, nonché a manifestare contro un Governo così miope sul piano del doveroso sostegno alle esigenze più elementari del Ministero per i beni e le attività culturali.
Abbiamo visto cortei ed illustri personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dell'arte, vibrate proteste diPag. 65scrittori, poeti, accademici, ricercatori e storici che protestavano per i tagli al fondo unico dello spettacolo e per i tagli alle spese di funzionamento, che mettevano a rischio di chiusura biblioteche, archivi storici e perfino sovrintendenze, musei, aree archeologiche e paesaggistiche, auspicando la caduta del Governo della destra e l'avvento della sinistra, che avrebbe segnato il passaggio a una nuova età dell'oro, in cui la cultura sarebbe stata giustamente sostenuta e fortemente rilanciata.
Anche all'interno del mitico programma del centrosinistra vittorioso si assicurava un altissimo livello di attenzione alla cultura e, addirittura, si ipotizzava entro la legislatura il progressivo incremento delle risorse, fino al raggiungimento dell'1 per cento del PIL nazionale.
Si immagini, quindi, la delusione davanti al cosiddetto decreto-legge Visco-Bersani, allorquando si sono registrate intollerabili riduzioni delle spese di funzionamento per il Ministero per i beni e le attività culturali dell'ammontare di ben 11 milioni di euro, mettendo - ora davvero - a rischio di chiusura fondamentali strutture culturali.
Basti pensare, infatti, che vi è una riduzione di un milione di euro per il dipartimento della ricerca e innovazione e mancheranno circa tre milioni e mezzo di euro nelle casse del dipartimento dei beni culturali e paesaggistici, nonché della tutela e del restauro del patrimonio culturale; mentre mancheranno addirittura sei milioni e mezzo di euro al dipartimento per i beni archivistici e librari, quando è noto che molte strutture bibliotecarie ed archivistiche sono a rischio di chiusura.
Anche l'incremento del fondo unico dello spettacolo di 50 milioni di euro l'anno per il triennio 2006-2008 appare parzialmente congruo solo per l'anno in corso, mentre siamo del tutto lontani dalle reali esigenze dello spettacolo per gli anni 2007-2008. Mentre il Governo di centrodestra si era impegnato a recuperare già in sede di assestamento di bilancio le risorse mancanti del FUS in sede di legge finanziaria.
Grave, quindi, appare che la sinistra al Governo abbia adottato un provvedimento per negare allo spettacolo per legge ciò che rivendicava con veemenza nelle piazze appena 4 o 5 mesi or sono. Questa sì che è discontinuità, ma all'inverso, cioè in senso peggiorativo!
Il centrodestra, invece, ha dato allo spettacolo tantissimo, sia in termini di risorse sia in termini di nuove fonti di finanziamento. È stato il centrodestra a stabilire, attraverso l'opportuna riforma dei fondi lotto, la possibilità di utilizzarli anche per il sostegno allo spettacolo e alle attività culturali. Abbiamo, inoltre, istituito la società Arcus, che ha autorizzato fondi aggiuntivi per la cultura.
La sinistra di Governo, invece, dopo aver gridato contro il presunto oscurantismo della destra, dispone gravissime riduzioni delle risorse e pone realmente a rischio concreto di impossibilità di funzionamento le strutture ministeriali.
Per questo motivo, ho presentato questo ordine del giorno e invito tutti i settori del Parlamento ad approvarlo, perché chi ha a cuore davvero la cultura e il sostegno delle attività culturali non può non farlo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
NICOLA BONO. Tale ordine del giorno impegna il Governo, intanto, a reintegrare per l'esercizio in corso i tagli operati nella dotazione finanziaria del Ministero per i beni e le attività culturali e, inoltre, a provvedere nella prossima legge finanziaria per il triennio 2007-2009 a integrare le dotazioni finanziarie del Ministero, in particolare quelle destinate al fondo unico per lo spettacolo, in una misura non inferiore annualmente alla dotazione finanziaria per l'esercizio 2005 (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Il deputato Baiamonte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/136.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato laPag. 66parola. Con questo ordine del giorno rivolto al Governo si ricorda che la legge finanziaria del 2006 e, precisamente, l'articolo 1 comma 293, prevede che l'Agenzia italiana del farmaco, in caso di superamento del tetto di spesa sanitaria, sia autorizzata a procedere ad una temporanea riduzione del prezzo dei farmaci comunque dispensati o impiegati dal Servizio sanitario nazionale nella misura del 60 per cento del costo totale.
Tra i farmaci dispensati direttamente dagli ospedali vi sono anche farmaci altamente innovativi. Mi riferisco ai farmaci per la cura del morbo di Parkinson, ai farmaci antiblastici, ossia antitumorali, ai farmaci che combattono la sclerosi multipla o l'Alzheimer, ai farmaci immunosoppressivi, ossia quelli contro il rigetto utilizzati nei centri per i trapianti, ai farmaci usati come fibrinolitici nei casi di infarto. L'importanza di questi farmaci è fondamentale.
Allora, vorremmo impegnare il Governo a valutare l'adozione di ulteriori e opportune iniziative, affinché l'intervento dell'Agenzia italiana del farmaco, volto ad assicurare il rispetto del tetto di spesa per l'assistenza farmaceutica, faccia salvi i farmaci altamente innovativi, ricorrendo ad altri mezzi.
Vedete, signori miei, cerchiamo di attirare l'attenzione del Governo su tale aspetto, perché ne scopriamo i programmi: con riferimento alla legge finanziaria per il 2007, il ministro Turco vorrebbe addirittura introdurre altri ticket, come, per esempio, nel caso del ricovero ospedaliero.
Signori miei, non è questo il sistema per risolvere il problema della spesa sanitaria! Voi sostenete che volevamo distruggere il Servizio sanitario nazionale, ma siete voi, con questo atteggiamento e con questo sistema ideologico, ad impostare senza razionalità la spesa sanitaria.
Oggi, il Governo spende il 6,7 per cento del PIL per la spesa sanitaria. Negli anni successivi, la spesa sanitaria lieviterà fino al 15, al 16 per cento del PIL. Signori miei, bisogna adottare altri sistemi, altri criteri, se non si vuole distruggere il Servizio sanitario nazionale! Bisogna trovare altre fonti innovative con cui si possa razionalizzare la spesa sanitaria. Ecco perché affermiamo che è giusto che l'indigente, il soggetto che ha bisogno, debba avere tutto gratuito. Non possiamo permettere che il povero cittadino, che vive con una pensione di mille euro al mese (bene che vada!), risolva i suoi problemi con il Servizio sanitario nazionale, specialmente se è una persona anziana, pagando i ticket per le medicine e, come previsto nel programma del Governo, per i ricoveri ospedalieri.
Signori miei, l'indigente, che vive di pensione, che ha un reddito basso, deve avere tutto gratuito da parte dello Stato! Non dobbiamo ragionare con i ticket. Essi non portano a nulla, signori miei! La spesa sanitaria deve trovare altri introiti, come, ad esempio, i sistemi assicurativi che possano portare denaro fresco, risorse che possano sovvenzionare realmente il Servizio sanitario nazionale. Non bisogna creare quei circuiti che poi sistematicamente le regioni contestano, perché la spesa sanitaria aumenta sempre di più! Questo Servizio sanitario non fa altro che accrescere sempre di più la spesa sanitaria.
PRESIDENTE. La prego...
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, mi auguro che il Governo accolga almeno queste nostre preghiere, perché si possa risolvere realmente il problema della spesa sanitaria e essa possa essere integrata, come sperano i cittadini italiani.
PRESIDENTE. Il deputato D'Agrò ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/76.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, prima di iniziare la discussione sugli ordini del giorno, ho assistito ad una situazione kafkiana: l'onorevole Airaghi, dopo aver sviluppato il suo primo intervento, è stato «seguitato» (si tratta di un brutto termine, ma me lo permetta) dall'onorevole Francescato. Successivamente, l'onorevole Giachetti ha detto: l'opposizione staPag. 67facendo ostruzionismo, quindi, dobbiamo fare modo di intervenire immediatamente.
Signor Presidente, non mi pare che l'onorevole Francescato faccia parte dell'opposizione e non vorrei che gli interventi venissero fatti per velina piuttosto che per ragionamento.
Ancora una volta, è stato insultato il Parlamento, con riferimento ad un aspetto importante, vale a dire un confronto sereno e serio. Proprio perché vorrei dimostrarle che non c'è alcun intendimento di carattere ostruzionistico, non utilizzerò tutti i cinque minuti che sono a mia disposizione. Proprio perché l'aspetto kafkiano di questa maggioranza è presente anche nella normativa che ormai, dopo l'approvazione del voto di fiducia, si pensa sarà approvata, vorrei far riferimento a ciò che è previsto all'articolo 36, comma 1, di questo provvedimento.
Il provvedimento ha come intento le liberalizzazioni e la stranezza è che esso si interessa anche di energia, non per liberalizzare, ma per metterci IVA in più, per fare in modo che il cittadino paghi ulteriori tassazioni in una realtà, quella del nostro paese, che è già molto «impegnativa» per le tasche dei cittadini.
Signor Presidente, questo è un ordine del giorno assolutamente provocatorio. Nella premessa, si ricorda che l'articolo 36, comma 1, nel testo originario, limitava l'applicazione dell'aliquota IVA del 10 per cento alle prestazioni relative al solo calore-energia derivante da fonti rinnovabili, escludendo dall'aliquota ridotta ogni prestazione ottenuta dall'impiego di idrocarburi, gas ed altro. So perfettamente che il ministro Bersani ha ritenuto di superare questa norma, perché gli è stato segnalato che la vecchietta che in montagna possiede la bombola a gas avrebbe avuto un supplemento di IVA del 10 per cento. Il ministro si è contrito ed ha ritenuto di dover tornare indietro. Bell'esempio! Sono perfettamente d'accordo sul fatto che abbia agito bene, tuttavia mi domando: le fonti rinnovabili in questo paese, il cui problema ci costringe a riflettere sulle tematiche del Protocollo di Kyoto, come vengono incentivate? Questo poteva essere uno strumento per cambiare, per favorire il nostro paese, anche per quanto riguarda l'acquisto di certificati verdi, guarda caso dalla Russia, per le emissioni in atmosfera di CO2 (purtroppo i limiti sono superiori a quelli previste dal protocollo di Kyoto).
La provocazione è chiara: vorremmo capire se il Governo, con la modifica introdotta nel testo originario, intenda monitorare effettivamente quanto ha previsto nella norma, affinché i cittadini, le aziende e quant'altro si innamorino delle fonti rinnovabili e le possano applicare utilmente, anche per metterci nelle condizioni di eliminare i costi del Protocollo di Kyoto e, mi consenta, signor Presidente, autorevoli esponenti del Governo, se intenda rivedere la normativa esistente in materia di contratti di energia, al fine di evitare che si utilizzi lo strumento della tassazione per fare cassa ancora una volta in un settore così delicato.
PRESIDENTE. Il deputato Briguglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/180.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche questo ordine del giorno risponde all'esigenza complessiva che in questa circostanza ha manifestato il gruppo di Alleanza nazionale ed il centrodestra di denunciare il manifesto ideologico che il ministro Bersani, con il decreto-legge che oggi ci accingiamo a convertire in legge, ha lanciato non soltanto al Parlamento, ma anche al paese con un intento autoritario.
Infatti, siamo arrivati a questo decreto-legge senza la possibilità che le categorie potessero discutere, dialogare e concertare: ricordiamo bene che la concertazione era una parola che la sinistra politica e sindacale amava molto fino a qualche mese fa e, invece, oggi viene negata. Viene negato il dialogo sociale, ma anche quello parlamentare con la posizione della questione di fiducia su un provvedimento che per noi è importante perché ci fa capire qual è la natura profonda di questo manifesto ideologico della sinistra, che non ha precedentiPag. 68nella storia repubblicana: una coalizione che nella democrazia bipolare vince una consultazione, l'indomani pratica la vendetta politica e sociale contro il blocco sociale che sostiene la coalizione che è stata sconfitta. Questo è un precedente nella storia politica della nostra Repubblica che rimarrà e che, prima o poi, farà in modo che chi l'ha attuato se ne pentirà.
La seconda riflessione che desidero fare nell'illustrare il mio ordine giorno è che il ministro Bersani ha voluto mettere in campo, oltre che una vendetta politica e sociale, in qualche modo l'attuazione di quella sorta di previsione di sparizione del ceto medio. Quest'ultimo non sparirà come d'incanto perché una nuova era in qualche modo lo imporrà, ma perché c'è un disegno preciso da parte di alcuni versanti del neocapitalismo italiano e del versante della sinistra che vorrebbero sostituire alle tute blu questa nuova massa - la classe di massa, così viene definita quella che dovrebbe prendere il posto della classe media - e che, in nome di una sorta di proletarizzazione diffusa, vorrebbe togliere qualunque spazio al ceto medio italiano, quello che in questi anni ha avuto una preferenza per i settori politici del centrodestra e della destra. Con questo provvedimento si vuole togliere qualunque spazio e si vogliono mettere nell'angolo, ai limiti di un vero e proprio ricatto politico e ideologico, tutte quelle categorie come i commercianti, gli artigiani, i tassisti, gli avvocati, coloro che hanno una sorta di vocazione all'autoimpresa e che si sono politicamente espressi, formando un blocco sociale ed anche la base sociale dell'alternanza al Governo del paese.
La sinistra ormai vorrebbe che tutti ci trasformassimo in una sorta di grande classe indistinta di consumatori tutti utenti delle città-mercato controllate dalla cooperazione organizzata, che ormai non ha più limiti ed entra nelle assicurazioni, nel settore sanitario, attraverso la vendita di farmaci da banco nei supermercati e attraverso le società che dovrebbero accomunare addirittura avvocati e clienti degli avvocati (è quanto hanno denunciato gli ordini forensi non soltanto a livello nazionale ma anche a livello europeo). Noi siamo contrari che nasca una sorta di classe sociale di massa indistinta perché intendiamo difendere la tradizione italiana anche dal punto di vista produttivo, che è il made in Italy, la tipicità, la differenziazione, anche la tipicità dei luoghi di produzione e di lavorazione, nonché la difesa dei lavoratori e degli stessi consumatori, che molto spesso vengono turlupinati con una pubblicità ingannevole.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
CARMELO BRIGUGLIO. Quindi, con questa opposizione al provvedimento in esame ed anche con questi ordini del giorno intendiamo proclamare, alta e forte, la difesa del ceto medio italiano (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/116.
SIMONE BALDELLI. Onorevole Presidente, l'ordine del giorno di cui sono primo firmatario ha per oggetto uno degli aumenti dell'IVA che sono inseriti all'interno del decreto Visco e, per conoscenza, Bersani. Riguarda in particolar modo l'aumento dell'IVA per le prime consumazioni nei locali da ballo, con un dispositivo che sconsiglia il Governo di continuare su questa strada e, anzi, di ravvedersi e di evitare provvedimenti del genere per il futuro perché l'unica conseguenza dell'aumento dell'IVA chiaramente sarà l'aumento del prezzo delle consumazioni per i locali: quindi, consumazioni più care per tutti.
Questo ordine giorno ci permette di svolgere una riflessione più ampia su questo provvedimento. L'aumento dell'IVA sulle consumazioni nei locali da ballo, così come sui prodotti del cacao - che ha spinto qualche nostro collega, in particolare il collega Grimoldi, ad assumere un'iniziativa molto simpatica e goliardica sulla costituzione dell'intergruppo degliPag. 69amici della Nutella - o, ancora, sui prodotti dei francobolli da collezione, sono tutte materie su cui si è sbizzarrita la diabolica fantasia del viceministro Visco, che conferma, ancora una volta, la visione estremamente oppressiva del fisco che questa sinistra e questo Governo dimostrano in questo decreto-legge.
Il decreto-legge, oltre ad aumentare l'IVA in determinati settori, effettua tagli importanti. Sussistono diversi ordini del giorno, dei quali sono cofirmatario, che sottolineano anche dal punto di vista politico l'incongruenza sostanziale nel centrosinistra. L'Unione ha svolto una campagna elettorale all'insegna di alcune parole d'ordine ben chiare e precise riguardo all'istruzione e alla ricerca, cioè più soldi e più investimenti pubblici. E il Governo, nel primo provvedimento economico che si trova ad affrontare da quando è in carica, decide di fare subito retromarcia e di effettuare un taglio del 10 per cento dei fondi sulla ricerca e di tagliare 6 milioni di euro all'anno per il settore scolastico.
Allora, è evidente che perfino le pantomime che possono essere fatte in Consiglio dei ministri dal ministro Mussi sulla minaccia o meno di dimissioni somigliano tanto a quelle fatte dal ministro Di Pietro, quando si autosospendeva nel corso dell'indulto o ad altro genere di minacce portate avanti dal ministro Mastella sullo stesso provvedimento ma in direzione opposta. È evidente che, nei casi di Di Pietro e Mastella, ci sia un'invidia sostanziale di ciascuno nei confronti del Ministero dell'altro, ma è altrettanto evidente la situazione drammatica dal punto di vista politico in cui si trova questa maggioranza in occasione della conversione di questo decreto-legge perché, ancora una volta, si trova a porre la fiducia, a «strozzare» il dibattito e a mortificare il Parlamento nella sua interezza, nella maggioranza e nell'opposizione. Questo provvedimento, come oggi ha spiegato con grande chiarezza e capacità il presidente Berlusconi, non contiene liberalizzazioni in alcun modo. Anzi, a guardare bene la parte che riguarda le professioni, si potrebbe persino ammettere che c'è una certa tendenza ad intervenire nell'ambito delle libere professioni non tanto a fini di tutela del consumatore, quanto per ricondurre quell'alveo professionale ad un determinato genere di lavoro dipendente. Questa appare essere la visione di fondo, ma le liberalizzazioni sono altro.
Nelle società liberali ci sono principi che vanno difesi ancora di più, come quelli della meritocrazia e della tutela del cittadino contro il sopruso dello Stato e, guarda caso, proprio in questo provvedimento si mettono, invece, tasse e gabelle sui ricorsi del cittadino presso il TAR ed il Consiglio di Stato.
Tutto questo va esattamente nella direzione opposta: la costruzione di un impianto sostanzialmente investigativo, che presume la colpevolezza del contribuente evasore, la rottura del rapporto tra fisco e cittadino, che si basa su una fiducia, che dovrebbe essere reciproca, perché in Italia esiste il sistema della dichiarazione dei redditi, non della presunzione di evasione: questo sistema, in una società liberale, non esiste. State impostando la manovra fiscale sulla presunzione di colpevolezza del cittadino contribuente.
PRESIDENTE. La prego...
SIMONE BALDELLI. Mi avvio a concludere, Presidente.
PRESIDENTE. Deve proprio concludere, perché ha già superato il suo tempo.
SIMONE BALDELLI. Concludo, dicendo che l'unico pregio di questo decreto è che ha lasciato molto parlare di sé, nelle farmacie, nelle piazze e nelle strade. Dovevate concertare e avete ottenuto scioperi. Questo decreto ha fatto parlare di sé ovunque, meno che in Parlamento, l'unico posto in cui bisognava parlarne. Dovevate avere il coraggio di discutere e decidere. Questo coraggio non lo avete avuto e, per questo, dovreste avere vergogna di governare in questo modo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
Pag. 70PRESIDENTE. Il deputato De Laurentiis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/193.
RODOLFO DE LAURENTIIS. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune riflessioni in merito all'ordine del giorno n. 193, che riguarda un tema importante nel decreto che stiamo esaminando, ossia l'articolo 12 in tema di trasporto pubblico locale. Si tratta di un settore di cui, nella precedente legislatura, questo Parlamento e la Commissione trasporti si sono occupati a lungo, affrontando un lavoro minuzioso e delicato, che ha visto anche una contrapposizione forte su alcuni principi generali. Si è cercato di definire un quadro di regole e di norme che fosse chiaro, organico e razionale e che andasse nel senso del sostegno allo sviluppo e alla concorrenzialità nel settore, che certamente costituisce un elemento di straordinario interesse, se vogliamo porci alcuni obiettivi strategici, come quello della riduzione dei costi e dell'aumento della qualità del servizio.
Devo confessare un senso di frustrazione, perché è evidente che l'illustrazione di questo ordine del giorno non può che costituire un aspetto residuale rispetto ad un tema strategico e che costituisce una voce importante di spesa degli italiani, rispetto al quale avremmo potuto e dovuto svolgere riflessioni più importanti e serie, anche con contributi emendativi.
È ovvio che sarebbe stato opportuno discutere in quest'aula di emendamenti seri, che andavano nel segno dello sviluppo e della crescita dell'intero settore, inteso come elemento fondamentale per rispondere al diritto della mobilità dei cittadini, costituzionalmente garantito.
Non voglio affrontare i temi e le riflessioni che sono già state fatte dai colleghi che mi hanno preceduto, però, credo che alcune precisazioni e puntualizzazioni, soprattutto nel merito, siano estremamente opportune e necessarie.
La prima considerazione è che il Governo - lo devo registrare in quest'aula - si è dimenticato che c'è un quadro normativo a monte, costruito nelle due legislature precedenti, che offriva una serie di norme verso la liberalizzazione dei servizi, la concorrenzialità e le procedure di affidamento dei servizi locali attraverso le gare.
Quindi, è chiaro che si pone un primo problema di armonizzazione di questa normativa, ossia quello di costruire un filo logico conduttore che unisca quei provvedimenti importanti, che allora aprirono il settore rispetto a quella ventata che derivava dalla competizione nel e per il settore e per il mercato, e li riconduca a questo provvedimento. Questo provvedimento, invece, si limita essenzialmente ad affrontare un tema del tutto marginale del trasporto pubblico locale, che vi incide minimamente. Peraltro, proprio rispetto alla normativa cui faccio riferimento (il decreto legislativo n. 422 del 1997, modificato nel 2000) e ai nostri provvedimenti inseriti nella scorsa finanziaria, probabilmente, ciò che è contenuto nell'articolo 12 poteva già essere stato fatto, perché era già competenza dei comuni provvedere in questo senso.
Ancora una volta, emerge il dato costante in questo decreto-legge, ossia quello di una serie di provvedimenti anonimi, superficiali, che non toccano il senso e la sostanza delle cose.
Se l'obiettivo, che sarebbe stato giusto porsi, è quello di un aumento della qualità del servizio pubblico, di una contestuale riduzione dei costi e una crescita della quota di mercato, attraverso la capacità di ripartire la domanda e l'offerta del trasporto pubblico per ottenere una maggiore soddisfazione dei cittadini, questa sarebbe stata l'occasione opportuna.
PRESIDENTE. La prego...
RODOLFO DE LAURENTIIS. Concludo, Presidente. Noi ci siamo limitati a precisare i requisiti tecnico-professionali che questi soggetti, cui i comuni possono affidare i servizi, debbono avere necessariamente per garantire serietà, professionalità e qualità dei servizi.
Pag. 71PRESIDENTE. Il deputato Caparini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/46.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, è evidente che ci troviamo di fronte un provvedimento che ha più i connotati di una vendetta nei confronti di alcune fasce sociali, che non di liberalizzazione, come è stato spacciato dal Governo e anche dai mass media accondiscendenti a questo Governo.
C'è una evidente compressione degli spazi di libertà, ancor più grave quando avviene in una società consumistica, che fa quindi del mercato il solo regolatore.
Un intervento come quello che è stato predisposto da parte di questo Governo, ossia la tracciabilità del consumatore, assume dei connotati preoccupanti. Infatti, siamo di fronte a una specie di Grande Fratello di orwelliana memoria, laddove, attraverso il controllo capillare degli abusi, delle abitudini e dei consumi, si può definire un profilo del cittadino e condizionarlo poi nelle future scelte.
È uno scenario agghiacciante, cui noi vogliamo opporci e lo stiamo facendo da parecchi giorni e da parecchi mesi, sia all'interno delle istituzioni, sia all'esterno.
È evidente che voi, con questo provvedimento, avete minato il rapporto tra cittadino e Stato. Questo dato, purtroppo, dobbiamo consegnarlo non solo al dibattito parlamentare, ma anche a un paese che è rassegnato di fronte a questi primi giorni di Governo e a questi atti, che hanno disorientato anche i vostri elettori.
L'allarme sui conti pubblici che avete lanciato allorquando vi siete insediati a palazzo Chigi è funzionale e strumentale a questa manovra.
Partendo da un presunto buco di bilancio - che, come tutti abbiamo avuto modo di verificare, non c'era - e dalla presunzione di un'economia in crisi - presunzione anche questa errata -, avete predisposto questo provvedimento che, come si evince dalla relazione tecnica, sembra teso ad individuare le risorse necessarie per realizzare il grande processo di infrastrutturazione del paese che la Casa delle libertà aveva messo in atto.
Abbiamo assistito al petulante ministro Di Pietro il quale, un giorno, minacciava le dimissioni e, l'altro giorno, piangeva per ottenere risorse dal ministro Padoa Schioppa; abbiamo assistito ad una resa incondizionata in ordine ad una visione strategica del piano infrastrutturale del nostro paese e abbiamo anche assistito ad una maggioranza che, quasi atterrita, certificava il fatto che la Casa delle libertà ha investito in infrastrutture e lo ha saputo fare in modo eccellente, soprattutto nel nord del paese. Ricordiamo che è proprio il nord che consente a questo paese di vivere, come evidenziato dal fatto che il 76 per cento delle grandi opere sono localizzate, appunto, al nord.
A fronte di tale dato, avete risposto con la chiusura dei cantieri, con l'assenza completa di una strategia, con l'azzeramento dei finanziamenti, tanto che, ad oggi, nella Commissione competente ancora non abbiamo contezza di quante siano le opere che intenderete realizzare. Non sappiamo quali di queste opere saranno finanziate e quando ciò avverrà.
Signor sottosegretario, la mancanza di una visione dello sviluppo del nostro paese è evidente nei primi atti di questo Governo. Ad oggi, non avete stilato una lista di opere fondamentali da finanziare e, soprattutto, non avete individuato dove reperire le risorse necessarie. Questa non è certamente la strada giusta per ammodernare lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. La deputata Castiello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/154.
GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, l'ordine del giorno deriva dalla necessità di una revisione della disciplina della successione mortis causa dei titolari delle farmacie, affinché possa essere coerente con la normativa vigente. Infatti, sussiste un contrasto tra le disposizioni contenute nel provvedimento e quello che, invece, è contenuto nell'articolo 9 della legge comunitaria, che in questi giorniPag. 72abbiamo esaminato in Commissione. Mentre, da un lato, si prevede una riduzione dei termini della titolarità delle farmacie, dall'altro si evidenzia la continuità rispetto agli anni. Si tratta di una contraddizione che danneggia la categoria dei farmacisti, penalizzati anche dal fatto che, all'articolo 5 del decreto in esame, si prevede la vendita di alcuni farmaci negli esercizi commerciali, stabilendo anche sconti con riferimento ad alcuni farmaci da banco. Con ciò si opera una dequalificazione dei farmacisti, che vengono trattati alla stregua di semplici commercianti e non quali operatori della salute.
D'altro canto, il decreto favorisce la concorrenza sleale, stabilendo benefici per la grande distribuzione e danneggiando le farmacie che si vedono legate ad orari, turni e ad altre norme che non appaiono chiare.
Si tratta di una concezione marxista volta ad influire e a condizionare la società nonché le famiglie rispetto alla problematica relativa alla titolarità delle farmacie.
Siamo di fronte ad un Governo che ridiscute tutto e che lo fa in un silenzio che contrasta anche con il ruolo spettante alle regioni su alcune materie. Infatti, ci chiediamo come mai i presidenti delle regioni non siano scesi in campo per rivendicare le proprie competenze su alcune norme che, in base a quanto previsto dal Titolo V della Costituzione, sono di competenza regionale.
Con il provvedimento in esame si tenta soltanto di coprire alcune difficoltà politiche che questo Governo ha all'interno della sua maggioranza.
Si parla di liberalizzazione, ma occorrerebbe capire il vero significato politico che intendete dare a questo termine. Per un'intera legislatura avete evidenziato la necessità della concertazione, ma in occasione dell'esame di questo provvedimento vi siete soltanto riempiti la bocca e, solo dopo le manifestazioni dei tassisti, dei farmacisti, dei panettieri e degli avvocati, avete dovuto cedere su alcuni aspetti. In realtà, non sono stati spiegati alle categorie gli obiettivi che il Governo intende realizzare e le manifestazioni hanno colpito soprattutto i cittadini.
Si parla impropriamente di liberalizzazione, in quanto alla fine le questioni non vengono affrontate. Volete realizzare un blitz estivo, in quanto negare al Parlamento il diritto di discutere nei tempi giusti un decreto così importante è veramente assurdo e fuori da ogni regola di democrazia politica.
È vergognoso che il Governo inizi il suo percorso politico con una mancanza totale di confronto con gli interessi reali del paese e delegittimando il Parlamento.
Le vostre liberalizzazioni sono misure di competitività imperfetta e illiberale, in quanto il testo in esame è assolutamente frammentario e privo di qualsiasi concertazione con le categorie interessate e con le parti sociali.
State gettando il paese in un baratro e noi vi aspetteremo quando sarà discussa la legge finanziaria. Siamo convinti che non saremo noi a mandare a casa questo Governo, in quanto lo faranno i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato Pedrizzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/181.
RICCARDO PEDRIZZI. Onorevole Presidente, la ringrazio. Mi ostino a chiamarla onorevole, in quanto è deputato come tutti gli altri.
Sono intervenuto in sede di discussione sulle linee generali, dimostrando, insieme a tutti i colleghi di Alleanza Nazionale e della Casa delle libertà, che quelle previste nel testo in esame non sono vere liberalizzazioni, ma un vero e proprio attacco al ceto medio, agli ordini professionali, a categorie vicine al centrodestra.
Abbiamo anche dimostrato, con riferimento alla seconda parte della normativa, che si è determinato un aumento della pressione fiscale, perché è stata aumentata la base imponibile, come previsto nel provvedimento.
L'aumento della pressione fiscale e della base imponibile è una questione chePag. 73si intende affrontare con l'ordine del giorno n. 9/1475/181 che, in particolare, riguarda il pagamento dell'ICI da parte della Chiesa cattolica, di tutte le confessioni religiose, di tutto il settore no profit e delle Onlus che tanto contribuiscono alla creazione della ricchezza del nostro paese.
In verità, onorevoli colleghi, signor Presidente, si tratta della dimostrazione che questo Governo è sempre più un Governo «ZapaProdi», ostaggio dei settori più laicisti ed anticlericali dell'ammucchiata dei settori di sinistra e di centro.
L'esenzione dell'ICI ribadita dalla Casa delle libertà non era, in effetti, una regalia alla Chiesa cattolica; si indirizzava, infatti, a tutte le confessioni religiose riconosciute dallo Stato e, soprattutto, alle Onlus, alle associazioni no profit, e a quelle di volontariato che svolgono un particolare servizio a favore dell'intera comunità: attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, creative, ricreative e sportive.
Di questi servizi beneficiano le famiglie italiane e, soprattutto, chi ha bisogno, vale a dire le fasce più deboli della popolazione, i portatori di handicap.
Il centrodestra si era limitato a precisare la misura, chiarendo la giurisprudenza che aveva negato l'esenzione a favore della Chiesa, prevista, invece, dal Concordato e dalla dottrina unanimemente. Eravamo partiti proprio da lì per allargare l'esenzione a tutto il volontariato, settore molto importante che contribuisce con grandi percentuali al PIL nazionale.
Il Governo «ZapaProdi», invece, solo perché tale misura era indirizzata alla Chiesa, ha pensato bene di eliminarla, non capendo o, meglio, facendo finta di non capire che tutti gli edifici di proprietà ecclesiastica, che, in base alla norma confermata dalla Casa della libertà, non venivano assoggettati all'ICI, sono al servizio della collettività, al servizio, quindi, del bene comune.
Si tratta, infatti, di immobili utilizzati sempre e comunque per attività di assistenza, beneficenza, istruzione, educazione e cultura, anche laddove siano svolte in forma commerciale. Si tratta di esigenze sociali, quindi primarie, alle quali lo Stato spesso non riesce a far fronte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 21,55)
RICCARDO PEDRIZZI. Si pensi solamente alla carenza di scuole materne statali.
Per fortuna vi è chi, esplicando tali attività, mette in pratica il principio della sussidiarietà e svolge una preziosissima funzione sociale.
Del resto, la norma approvata dal centrodestra nulla aggiungeva e nulla toglieva rispetto alla situazione preesistente e cioè quanto stabilito dalla legge istitutiva dell'ICI, la n. 504 del 1992. Avevamo varato tale provvedimento solo ed esclusivamente per dare un'interpretazione autentica a ciò che è sancito in quella legge, considerato che la Corte di Cassazione intervenne a suo tempo, dando un'interpretazione indebitamente restrittiva di tale disposizione.
I comuni, perciò - lo dicemmo in sede di dibattito sulla legge finanziaria l'anno scorso al Senato -, con l'esenzione ribadita dal centrodestra non hanno perso alcuna risorsa e non perderanno alcuna risorsa qualora venisse eliminata, semplicemente perché non avevano mai percepito l'ICI sulla tipologia di immobili in questione.
Quella del Governo «ZapaProdi», dunque, è una misura meramente ed esclusivamente ideologica.
Per tali motivi, vorrei richiamare l'attenzione dei cattolici dell'Unione: spero che facciano sentire la propria voce in questa occasione per difendere non solamente la Chiesa cattolica, ma tutte le confessioni religiose, il volontariato, il no profit. Per questo, auspichiamo che il Governo accetti responsabilmente questo ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Bernardo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/107.
Pag. 74
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'ordine del giorno in esame è stato presentato con riferimento all'attuazione della strategia di Lisbona e nasce da una forte preoccupazione con riferimento alla elaborazione di un piano, anche per quanto definito nel corso degli anni. È un argomento a noi caro, perché riguarda la competitività, la conoscenza e ha come riferimento principale il sistema produttivo.
Sappiamo che si tratta di un argomento ostico alla sinistra. Del resto, l'attenta lettura del decreto Bersani-Visco, anche se per competenza e per argomenti, forse, occorrerebbe chiamerlo chiamarlo Visco-Bersani (più semplicemente è stato definito come il decreto delle liberalizzazioni, ma a me piacerebbe chiamarlo delle «vessazioni»!), ci porta un po' indietro nel tempo; ci preoccupiamo, infatti, che la legge finanziaria affronti la questione del piano che ci porta indietro nel tempo, al marzo del 2000, quando gli Stati membri della Comunità europea decisero di intraprendere un piano ambizioso con l'obiettivo della piena occupazione a livello europeo, un tasso medio annuo in termini di economia complessiva del 3 per cento.
In particolare, quattro erano gli obiettivi precisi: l'occupazione, l'innovazione, riforme economiche convincenti (capisco le perplessità che possono nascere, analizzando quello che questo Governo è riuscito a realizzare prima dell'estate, in questi pochi giorni) e la questione sociale, argomento che dovrebbe essere caro per alcuni aspetti alla sinistra, ma poi vediamo nei fatti, come si desume anche dalla lettura attenta del provvedimento, che ciò non accade.
L'anno successivo, a Gotenberg, si arrivò a prevedere un quinto elemento nella strategia complessiva di rigore, vale a dire - argomento che dovrebbe essere caro a tutti noi - la sostenibilità ambientale.
Entrando nel merito di ciò che fece il Governo Berlusconi nell'anno 2004 e, successivamente, nel 2005, in Consiglio dei ministri venne approvato il piano per l'innovazione, l'occupazione e la crescita del paese.
Sono state appostate risorse importanti (46 miliardi di euro). Peraltro, allo stato attuale, più del 60 per cento risultano già assegnate e mi riferisco ad iniziative importanti realizzate. Era un piano importante, perché sono state coinvolte le regioni ed il sistema produttivo italiano.
Altre misure non trovano attenzione in questo Governo e mi riferisco (abbiamo avuto modo, anche nel corso delle audizioni in Commissione attività produttive, di incontrare a tale riguardo il ministro Mussi) ai temi della ricerca, agli impegni di spesa assunti in più occasioni e che poi non hanno avuto riscontro per quanto riguarda alcuni aspetti di carattere economico, all'impegno di risorse, importante rispetto al 3 per cento del PIL, distribuito, per due terzi, su investimenti privati e, per un terzo, su investimenti pubblici.
In questa occasione abbiamo modo di esprimere finalmente le nostre posizioni attraverso la presentazione e la discussione degli ordini del giorno. Avremmo voluto discutere sulle proposte emendative presentate al provvedimento, ma ciò non è accaduto.
Pertanto, mi auguro che questo ordine del giorno venga accettato dal Governo nell'interesse del paese e del sistema produttivo che è un vanto per l'Italia che noi abbiamo governato e che non può definirsi tale per voi che la governate oggi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/197.
GIANPIERO D'ALIA. Il mio ordine del giorno è concentrato su tre articoli del decreto-legge: gli articoli 22, 25 e 26. Essi si occupano in maniera specifica del taglio e del contenimento della spesa delle amministrazioni statali e degli enti ed organismi pubblici non territoriali, oltre ad introdurre un sistema sanzionatorio che tende a circoscrivere l'ambito di espansionePag. 75della spesa in questi enti e amministrazioni.
Pur condividendo lo spirito di contenimento e di razionalizzazione della spesa pubblica, che trova riscontro nella riduzione del 10 per cento prevista dall'articolo 22 e nell'accantonamento - forse virtuale - di somme, che riguarda alcune amministrazioni dello Stato, che poi vengono riportate per il bilancio del 2007, è altresì vero che questi meccanismi, che peraltro sono stati introdotti anche dal precedente Governo nella passata legislatura in tutta una serie di leggi finanziarie e di manovre economiche, sono meccanismi rigidi, che servono a contenere la spesa ma non a selezionare la qualità e l'efficienza della stessa. Essi inoltre non stimolano il sistema dei controlli di gestione interni alle amministrazioni dello Stato e agli altri enti non territoriali di carattere pubblico.
Questo ordine del giorno, dunque, sollecita il Governo ad accompagnare a questo tipo di intervento di carattere economico - che, come abbiamo già detto in sede di discussione sulle linee generali e nel prosieguo dell'esame del provvedimento, non è un intervento risolutorio dei problemi della finanza pubblica - una serie di meccanismi di controllo interno che servano, da un lato, a verificare gli sprechi nelle amministrazioni pubbliche, e, dall'altro, a fare in modo di introdurre meccanismi di incentivazione e di premialità nei confronti di quelle amministrazioni che non solo si attengono al rispetto dei limiti imposti dal decreto nell'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal bilancio dello Stato, ma che inoltre consentono anche di verificare se la qualità della loro spesa è produttiva per l'interesse pubblico o se, viceversa, vi sono sacche di spreco e di improduttività di risorse, che, ancorché utilizzate nell'ambito del tetto quantitativo posto, sono comunque risorse che potrebbero essere destinate ad altri scopi.
Il senso di questo ordine del giorno è, dunque, quello di una proposta costruttiva - rispetto ad un decreto di cui non condividiamo dalla prima all'ultima riga -, nel senso di suggerire al Governo di fare in modo di verificare e di incentivare quelle amministrazioni che innescano circuiti virtuosi della spesa e disincentivare e punire quelle amministrazioni che, viceversa, al di là del rispetto formale del tetto di spesa fissato dal decreto, utilizzano le risorse a loro disposizione in maniera non intelligente o non funzionale alla tutela dell'interesse pubblico.
PRESIDENTE. Onorevole D'Alia, la invito a concludere.
GIANPIERO D'ALIA. Credo, quindi, che questo ordine del giorno dovrebbe essere accettato dal Governo, in quanto esso consente sostanzialmente di fare un passo in avanti, anche funzionale ad un controllo di gestione più efficace sotto il profilo della ricaduta in termini di tutela degli interessi generali della spesa pubblica nazionale (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/41.
ROBERTO COTA. Abbiamo presentato questo ordine del giorno perché, tra i tanti dissesti creati da questo decreto, ve n'è uno che ha creato una particolare situazione di incertezza nei confronti del mondo degli avvocati, da una parte, e dei cittadini, dall'altra. Si tratta della previsione contenuta nell'articolo 21 del decreto-legge, che blocca le anticipazioni da parte degli uffici postali con riferimento alle spese di giustizia. Il blocco di queste anticipazioni comporta che le liquidazioni dei compensi per i giudici di pace...Mi scusi, Presidente, ma il Governo è assolutamente distratto. Questo è invece un tema importante, sul quale è intervenuto ieri anche il presidente Violante. Io penso che questa seduta debba avere un minimo di effettività, altrimenti andiamocene tutti a dormire e ci vediamo domani (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!Pag. 76
Dicevo che l'articolo 21 blocca queste anticipazioni. Il risultato è che i giudici di pace vedono bloccato il pagamento dei loro compensi e lo stesso succede per gli avvocati, per quanto riguarda il gratuito patrocinio. Quindi i cittadini, dovendo rivolgersi ad avvocati che non vengono pagati, ovviamente sono privati dell'effettività del diritto di difesa. Vedo che il sottosegretario scuote la testa. La pregherei, sottosegretario, invece di starsene al ministero, di girare un po', per verificare concretamente la situazione. Forse lei non sa come funziona il meccanismo di liquidazione delle spese.
Dunque, il non poter ricorrere all'anticipazione attraverso gli uffici postali, vuol dire ricorrere ai canali ordinari, ciò vuol dire ricevere i pagamenti tra sette, otto anni, sei anni nella migliore delle ipotesi. Lei capisce, sottosegretario, che un pagamento dopo sei, sette anni è un pagamento che, di fatto, non avviene. La verità di quanto diciamo è testimoniata dagli interventi svolti l'altro ieri in sede di discussione sulle linee generali ed anche dall'intervento del presidente Violante, che molto opportunamente ha sollevato la questione poco prima che il Governo decidesse di porre la fiducia; è altresì testimoniato anche da una serie di ordini del giorno presentati proprio da colleghi della maggioranza.
Certamente l'ordine del giorno non rappresenta lo strumento idoneo per risolvere un problema creato da una legge, o meglio da un decreto-legge convertito in legge. Lo strumento più idoneo è quello di modificare il decreto-legge, per correggere l'errore che si scopre, ancora prima di commetterlo con la conversione del decreto in legge. Però, voi tutti sapete che ciò non è possibile, perché questo Governo non è in grado di far seguire ai provvedimenti un iter normale, perché ha paura del Parlamento! Non può correggere i provvedimenti sbagliati, neppure quando gli errori vengono evidenziati dagli stessi componenti della maggioranza!
Allora, noi ricorriamo allo strumento dell'ordine del giorno per poter evidenziare i problemi e per poter sperare che in un futuro - magari quando governeremo noi, signor Presidente, perché mi sa che di questo passo torneremo molto presto a governare (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))! - ci sia comunque un provvedimento che stabilisca la volontà del Parlamento sotto questo aspetto.
Dunque, con l'ordine del giorno presentato chiediamo di riparare a questo errore, ripristinando il meccanismo delle anticipazioni da parte degli uffici postali, per quanto riguarda il regime di gratuito patrocinio (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Moroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/108.
CHIARA MORONI. Signor Presidente, innanzitutto è bene chiarire ancora una volta - anche se è già stato fatto più volte in quest'aula - che gli appunti da muovere a questo decreto sono sia di merito che di metodo, a cominciare dal fatto che è stato spacciato come un provvedimento sulle liberalizzazioni anche se le liberalizzazioni rappresentano forse la sua parte marginale. Ne è prova il fatto che sia al Senato che alla Camera questo decreto non è stato assegnato alla Commissione attività produttive, ma alle Commissioni bilancio e finanze, a dimostrazione del fatto che la prevalenza della materia è evidentemente quella finanziaria.
Per la verità, questo decreto si inserisce perfettamente nel programma del Governo Prodi che ha come indirizzo prevalente una maggiore imposizione fiscale. L'opposizione si è sempre mostrata disponibile a discutere sulle liberalizzazioni, che hanno sempre fatto parte della nostra linea programmatica e politica. Il problema è che qui non si parla di liberalizzazioni che servono al paese o, meglio, di liberalizzazioni che devono essere inserite in un progetto di sviluppo del paese; non si parla di liberalizzare quei settori dell'economia produttiva che possono essere, ove liberalizzati,Pag. 77determinanti perché questo paese possa avere un percorso di sviluppo; qui si spaccia per liberalizzazione la penalizzazione di alcune categorie che - lasciatecelo dire - non sono tipicamente l'elettorato di centrosinistra!
Ci lascia stupiti poi il metodo di questo decreto, come si suol dire «cotto e mangiato» in Consiglio dei ministri, con buona pace della concertazione che ci avete sempre detto essere il vostro metodo prediletto rispetto al quale esercitare una azione programmatica e politica.
Noi certo non siamo dell'idea che la concertazione sia il metodo prediletto. Noi privilegiamo il dialogo sociale, ma qui non c'è traccia della concertazione con le categorie che da questo decreto vengono fortemente penalizzate, tanto è vero che abbiamo assistito a scioperi di categorie che non sono tipicamente categorie «movimentiste». Ci viene il dubbio che la concertazione valga solo quando viene fatta con la CGIL.
Nel merito, a prescindere dal fatto che le liberalizzazioni non toccano i settori economici produttivi che servirebbero davvero, si cerca invece di toccare quelle categorie, dagli avvocati, ai farmacisti, ai panificatori, che fanno parte del sistema Italia. Nello specifico, per quanto riguarda la cosiddetta liberalizzazione dei farmaci, ci chiediamo qual è lo scopo di questo decreto e cosa si vuole ottenere. Ce lo spacciate come un decreto che, liberalizzando i farmaci, potrà ridurre il costo degli stessi; questo può anche essere, ma ci dobbiamo chiedere attraverso quale meccanismo. Partiamo dal presupposto che il farmaco non è un bene del quale incentivare il consumo, ma è un bene del quale inibire il consumo, dato che ha tutta una serie di effetti collaterali pericolosi rispetto ai quali bisogna porre attenzione. Allora, voi ci insegnate che la concorrenza può certo abbassare i prezzi, ma in base al meccanismo secondo il quale chi più ha potere di acquisto più è in grado di ridurre il prezzo di un prodotto: chi più ne vende, più è in grado di ridurre quel prezzo. È evidente che questo varrà anche per il farmaco, naturalmente, in contraddizione con la tutela della salute e della prevenzione delle malattie iatrogene, che in paesi anglosassoni, a partire dagli Stati Uniti, dove il farmaco da banco è di libero accesso a tutti i cittadini da tempo, sono largamente aumentate.
Ma se ci dite - altra contraddizione - che il farmaco deve essere di libero accesso e liberalizzato rispetto ad un consumo che va aumentato, naturalmente a favore della grande distribuzione (in particolare le cooperative rosse), ci si chiede perché il farmacista, professionista della salute, debba stare nelle coop a vendere un farmaco da banco che deve essere di libero accesso.
Si tratta di penalizzazioni di categorie con le quali non si è neanche voluto discutere, con buona pace, come abbiamo detto, della concertazione e con buona pace anche delle liberalizzazioni che servirebbero a questo paese. Certo, anche con buona pace di tutti i cittadini, che subiranno, in linea con il vostro programma, una maggiore imposizione fiscale, e che tenteranno in qualsiasi modo di evadere ancora di più il fisco, visto che questo decreto non avrà neanche il pregio di combattere veramente l'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/23.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, il ricorso così frequente alla fiducia non è soltanto un vulnus per l'attività del Parlamento, ma non permette neanche di perfezionare i testi, che arrivano in aula con gli errori più macroscopici. Il tipico esempio - l'abbiamo ricordato più volte - è quello sollevato dal presidente Violante, che nel suo stesso ordine del giorno sostiene che, attraverso il contenimento della situazione della spesa pubblica, si rischia di creare una situazione di collasso nel sistema giudiziario italiano. Il presidente Violante ci dice che il testo che stiamo approvando creerà un collasso all'interno del sistema giudiziario italiano! PurPag. 78troppo, però, l'errore segnalato da Violante non è l'unico errore che c'è in questo decreto; ce n'é un altro - non so se di dimensioni maggiori o minori - che creerà dei forti disagi ai contribuenti e agli enti locali. Esso è contenuto nell'articolo 36, secondo comma. Questo articolo prevede che, ai fini dell'IVA, ai fini delle imposte dirette, ai fini dell'ICI e ai fini dell'imposta di registro, un terreno diventa edificabile, e quindi verrà tassato in misura maggiore, nel momento in cui il comune adotta la delibera di inserimento di questo terreno nel proprio PRG con destinazione edificabile. Voi sapete, e sanno bene anche coloro che hanno fatto gli amministratori pubblici, che la delibera del comune, per diventare operativa, cioè per dare certezza all'edificabilità di quel terreno, deve passare attraverso una delibera regionale che deve approvare l'atto del consiglio comunale. Fino a quel momento, il terreno non è per sua natura edificabile, perché manca il compimento dell'atto amministrativo.
Tuttavia, nella prassi, capita sovente che la regione non ratifichi la delibera del consiglio comunale; quindi, in pratica, accadrà che il contribuente, per un periodo limitato di tempo, intercorrente tra l'atto adottato dal consiglio comunale e la ratifica del consiglio regionale, pagherà un terreno come se fosse edificabile, quindi con un valore molto più elevato, ma se non interverrà l'atto della regione, il contribuente sarà costretto - sarà sua convenienza - a chiedere il rimborso di quanto pagato in quel frangente o all'ente locale, se si tratta di ICI, o allo Stato, se si tratta di IVA, di imposta di registro o di imposte dirette.
Voi capite l'aggravio burocratico che stiamo determinando con una norma che non solo non è chiara, ma è errata, perché pretende di tassare un terreno come edificabile quando ancora non lo è, perché per sua natura quell'atto non ha completato il suo iter legislativo.
Vi dico di più - lo dico soprattutto agli amministratori locali, ai sindaci e agli assessori che siedono in questo Parlamento - ; quando andremo a predisporre i bilanci di previsione con una norma di questo genere, avremo delle grosse difficoltà, perché un ragioniere, un responsabile tributario prudente del comune, che vuole fare il bilancio secondo i corretti principi contabili, quindi con la prudenza dovuta, dovrà, su questi terreni, per l'importo dell'ICI, accantonare una cifra pari a quanto un contribuente è tenuto a pagare, perché non c'è certezza ancora sulla disponibilità di questa cifra per il comune. Quindi, avremo un doppio maleficio: da una parte, un aggravio burocratico per tutte le domande di rimborso che il contribuente dovrà fare ai comuni e allo Stato e, dall'altra parte, dei bilanci, che, per rispondere alla prudenza, dovranno aumentare il proprio accantonamento su una cifra anche difficile da quantificare.
Vorrei che questo Parlamento si rendesse conto di quanto stiamo approvando - e mi sembra che in Commissione tutti gli amministratori locali, sia di centrodestra sia di centrosinistra, abbiano condiviso questa impostazione - e vi ponga rimedio nell'unico modo che il sistema di legiferare di questo Governo, con il ricorso al voto di fiducia, ci rende disponibile, cioè quello di utilizzare il prossimo provvedimento legislativo fiscale, ad esempio la legge finanziaria, per ovviare all'errore materiale contenuto nella norma in questione.
PRESIDENTE. La prego...
GIAN LUCA GALLETTI. Invito davvero il Governo a meditare su questo aspetto, perché in tal modo renderemmo il decreto-legge all'esame, che non condividiamo, almeno trasparente nella sua stesura (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici cristiani e dei Democratici di centro)).
PRESIDENTE. L'onorevole Dozzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/32.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, occorre dire che il governo Prodi punta ad ottenere molti primati: in pochi mesi ha già ottenuto vari record. NonPag. 79dimentichiamoci che si tratta del Governo con il maggior numero di ministri e sottosegretari, né dimentichiamoci, nei primi trenta giorni, il record di esternazione da parte di vari ministri, e naturalmente quello di aver portato in piazza per protestare, solo dopo poche settimane, tutta una serie di associazioni tra le quali quelle dei tassisti, dei panificatori, degli avvocati, dei farmacisti. Indubbiamente, penso che il primato a cui tiene di più il Primo ministro Prodi sia quello delle sette fiducie che, tra Camera e Senato, sono state poste da questo Governo; voti di fiducia che, di fatto, espropriano il Parlamento e noi parlamentari del nostro ruolo e di quel mandato che gli elettori ci hanno conferito.
Ciò significa che si rende impossibile per noi modificare, integrare, migliorare tutti quei provvedimenti che sono passati attraverso i voti di fiducia. Anche il decreto Bersani ha avuto lo stesso iter e da parte nostra è mancata la possibilità di migliorarne il testo.
La maggioranza ci accusa di ostruzionismo, di voler, attraverso gli emendamenti e l'illustrazione degli ordini del giorno, allungare i termini per l'approvazione di questo decreto-legge. Signor Presidente, ritengo che in quest'aula, in questa legislatura, di vero e proprio ostruzionismo non se ne sia mai fatto. È da parecchie legislature che ormai faccio parte della Camera dei deputati; ricordo il vero ostruzionismo del centrosinistra, ricordo quando per intere nottate abbiamo votato circa 1.200, 1.400 emendamenti: quello sì che era vero ostruzionismo!
Adesso siamo qui a discutere degli ordini del giorno presentati, guarda caso, non soltanto dalla minoranza ma anche dalla maggioranza. Mi chiedo che bisogno c'era da parte dei parlamentari della maggioranza di presentare ben 56 ordini del giorno che, secondo il vostro intendimento, vorrebbero migliorare il testo che andrete a varare.
Avete parlato nei vostri interventi di qualità del testo, della volontà e della spinta di liberalizzazione impressa da questo decreto. Mi chiedo allora: a cosa servono tutti gli ordini del giorno che tendono in qualche modo a deviare quel percorso che con tale decreto voi avete intrapreso?
Venendo all'ordine del giorno da me presentato, il n. 9/1475/32, in cui si parla di libere professioni, rilevo che queste sono costrette ad una sorta di polizia finanziaria. I professionisti devono aprire appositi conti correnti per riversarvi le movimentazioni di risorse collegate alla propria attività imprenditoriale, con l'obbligo per i medesimi, per i compensi superiori ai 100 euro, di riceverli attraverso assegni e bonifici bancari.
Ebbene, signor Presidente, penso che, se questa è liberalizzazione, rispetto a coloro del centrosinistra che negli interventi dicono di volare sempre in alto, si tratti di vere e proprie amenità!
Vediamo chi è l'ispiratore di tutto questo. Si è detto che è il ministro Bersani: io non lo credo. L'ispiratore di tutti questi intenti vessatori e persecutori nei confronti dei professionisti e di altre associazioni è naturalmente il buon viceministro Visco, che parte dal presupposto che tutti i cittadini siano evasori!
Signor Presidente, si ricorda quando alcuni anni fa il buon viceministro Visco è stato condannato per un abuso edilizio? Da che pulpito arrivano tutte quelle iniziative!
Con ogni probabilità, sarebbe il caso di non andare tanto in televisione a fare proclami e guardare invece in casa propria prima di vessare i liberi professionisti.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GIANPAOLO DOZZO. Ho sentito anche da parte dei componenti della maggioranza - concludo, Presidente - che si intendono eliminare le corporazioni, le rendite di posizione che, secondo loro, alcune categorie avrebbero assunto in questi anni: peccato che, come sempre, il centrosinistra si sia dimenticato di liberalizzare quei settori in mano a noti imprenditori a loro vicini, che mettono veramente giorno dopo giorno le mani nelle tasche dei cittadini!Pag. 80
Questo, signor Presidente, è ciò che mi sento di dire e ritengo che l'ordine del giorno così espresso e formulato possa dare un'ulteriore spinta affinché vi sia una vera e propria disciplina che non è quella di questo decreto legge, che andrà come andrà, ma non certamente verso quello che richiedono i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/138.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono qui questa sera per illustrare l'ordine del giorno da me presentato, al quale tengo molto, e ritengo che ad un ordine del giorno del genere dovrebbe prestare attenzione il Governo, quello qui presente e anche quello che non è in aula in questo momento, visto che l'attuale governo di centrosinistra ha sempre dichiarato nei fatti, nelle intenzioni e nelle parole di avere a cuore i problemi dei lavoratori.
Ebbene, nell'ordine del giorno da me presentato si parla di un settore fortemente in crisi, quello del tessile, abbigliamento e calzaturiero, che in Italia occupa oltre 800 mila addetti settore molto importante, e a testimonianza di ciò vi sono i dati economici che lo riguardano e che pongono attualmente l'Italia, nonostante la difficoltà economica e la crisi intervenuta in questi anni per colpa della concorrenza sleale proveniente dai prodotti cinesi nei confronti del nostro settore tessile e calzaturiero, al primo posto come produttore sia nell'abbigliamento che nella filiera del calzaturiero, con quote rispettivamente del 29, del 32 e del 45 per cento, e prima rispetto a paesi come la Germania o la Francia.
La crisi che oggi tale settore soffre va ricondotta proprio a Prodi, quando come Presidente della Commissione europea, si trovò a dover decidere se mettersi d'accordo con gli «eurocrati», gli euroburocrati che governano Strasburgo e Bruxelles, facendo un grande favore alla lobby della grande distribuzione, che ha nei paesi nordeuropei proprio le lobby più forti, invece di cercare di dare una mano ad un paese come l'Italia o ad altri nelle stesse condizioni e sostanzialmente manifatturieri. In quell'occasione si parlava di ripattuire il contratto multifibre che regolava l'accesso dei prodotti extra UE, in particolare cinesi, in Europa: Prodi decise che voleva aiutare le grandi lobby della distribuzione. Si decise che il 1o gennaio 2005 i dazi venissero eliminati e da quel momento è cominciata la grave crisi del nostro settore.
Tale settore ha una grande area di produzione proprio in Puglia, una regione che naturalmente mi sta molto a cuore, con alcune zone della Puglia che sono un fiore all'occhiello dell'economia, non solo di quella regione, ma dell'Italia. Mi riferisco al settore calzaturiero, che conta numeri importanti tra Barletta, Trani e Molfetta. Il polo di Barletta presenta 320 unità produttive con 3.300 addetti ed un fatturato di 250 milioni di euro. I dati riferiti all'export parlano di 200 milioni di euro. Tra Molfetta e Trani si incontrano 190 aziende che hanno 1.850 addetti ed un fatturato di 140 milioni di euro, con un export di 60 milioni di euro. Quindi, la Puglia e il nord barese è una zona con grandissimo tasso di occupazione in questi settori. Sarebbe meglio parlare, però, più che di occupazione di disoccupazione, vista la crisi che in queste ore, ma anche nei mesi passati, ha afflitto questo settore.
In un provvedimento mascherato con le liberalizzazioni si sono andate a colpire, come avete sentito dagli interventi degli altri colleghi, soprattutto 8 milioni e mezzo di partite IVA, cioè l'elettorato di centrodestra. In un decreto-legge che inaugura il «vampirismo» fiscale non si è pensato di trovare le misure economiche essenziali per aiutare un settore fondamentale nell'economia della Puglia e del paese. In questo provvedimento non si è scritta una parola a proposito di un settore così gravemente in crisi.
PRESIDENTE. La prego...
Pag. 81GABRIELLA CARLUCCI. Per concludere, credo che il Governo dovrebbe accettare il mio ordine del giorno, in cui si chiede di trovare urgentemente risorse economiche per le aree territoriali aventi un'elevata specializzazione produttiva settoriale del tessile. Oppure, visto che Prodi è così amico degli euroburocrati, perché non mandare avanti il procedimento anti dumping chiesto dal Governo Berlusconi, la cui procedura è ancora in corso, che permetterebbe finalmente di rinegoziare le quote di ingresso dei prodotti extra UE in Italia e ci permetterebbe di aiutare proprio questo settore in crisi e quest'area industriale della Puglia?
PRESIDENTE. La prego di concludere...
GABRIELLA CARLUCCI. Concludendo, chiedo al Governo di leggere con attenzione il mio ordine del giorno: visto che avete a cuore i problemi dei lavoratori e delle loro famiglie, cercate di dare un parere favorevole a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/77.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno che mi appresto ad illustrare riguarda una categoria di persone che ritengo il tessuto portante del nostro paese: sto parlando della categoria degli artigiani. Teoricamente, il decreto Bersani è passato come il decreto delle liberalizzazioni: quello che sto per illustrare dimostra esattamente il contrario.
L'articolo 3 stabilisce il diritto allo svolgimento delle attività commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande senza alcuni limiti e prescrizioni, tra i quali il divieto e l'obbligo di autorizzazioni preventive per il consumo immediato dei prodotti gastronomici. Poiché la definizione di somministrazione contenuta nella legge n. 287 del 1991 sui pubblici servizi si basa sul concetto di «consumo sul posto» la disposizione contenuta nell'articolo 3 non risolve i problemi delle piccole imprese artigiane di produzione alimentare (gelaterie, rosticcerie, piadinerie, pasticcerie, yogurterie), che da anni sono oggetto di sanzioni da parte degli organi di controllo per il fatto di consentire ai clienti la degustazione dei propri prodotti all'interno dei locali dell'impresa o nelle immediate vicinanze, senza il servizio assistito di somministrazione.
Tali categorie di imprese, nello svolgimento della loro attività produttiva, spesso collocano all'interno dei locali o in area adiacente alcune semplicissime attrezzature (mensole, sgabelli, sedie, panchine). Pensiamo, ad esempio, ai tanti giovani che vediamo sulle panchine davanti alle yogurterie nelle serate d'estate. Ebbene, tutto questo, secondo il provvedimento in esame, non sarebbe più possibile perché si sarebbe vincolati ad una legge che obbliga tali artigiani ad avere un altro tipo di struttura.
Signor Presidente, credo che l'attuale formulazione dell'articolo 3 rappresenterebbe veramente una discriminazione per le piccole imprese di produzione alimentare, soprattutto artigiane, che, contrariamente ai piccoli esercizi di vicinato, i cosiddetti esercizi commerciali, resterebbero escluse dalle liberalizzazioni ed assoggettate alle norme sulla somministrazione.
Il mio ordine del giorno chiede un impegno al Governo a valutare la possibilità di introdurre misure volte a superare le suddette limitazioni, che condizionano fortemente l'operatività delle imprese artigiane del settore alimentare. Signor Presidente, come lei ben sa, parliamo per lo più di imprese a carattere familiare. Si tratta di imprese che costituiscono il nerbo consistente della nostra economia e tali imprese hanno esportato il proprio tipo di attività in tutto il mondo. Nel mondo esistono imprese artigiane di italiani che hanno esportato la pizza, il gelato, le piadine. Il Governo di centrosinistra dice tanto di voler liberalizzare e,Pag. 82guarda caso, va a punire un settore preciso, un settore forte della nostra economia.
Presidente, credo che veramente vada fatta una riflessione perché non si può fare di tutta un'erba un fascio. Non si può dire di voler liberalizzare a chiacchiere e nei fatti obbligare chi invece fa del lavoro quotidiano familiare il sostegno della propria attività economica.
È vero, caro Presidente, che i giornali ed i mass media in genere, da quando è stato eletto il Governo Prodi, come per miracolo, non parlano più delle famiglie che non arrivano a fine mese. Improvvisamente, tutte le famiglie arrivano a fine mese, anzi, quasi quasi mettono i soldi da parte (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia). Improvvisamente, non c'è più la crisi dell'operaio che non può andare in vacanza: tutti in vacanza! In due mesi c'è stato il miracolo Prodi, del suo Governo e dei suoi cento sottosegretari.
Caro Presidente, mi rivolgo a lei perché la vedo interlocutore attento, a differenza dei rappresentanti del Governo. Vorrei concludere questo mio intervento dicendo: perlomeno lasciateci mangiare i gelati e le piadine, come abbiamo sempre fatto nel nostro bel paese Italia (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. L'onorevole Dussin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/39.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi deputati e collega Boato, sempre molto attento in aula a precisare, nel merito si tratta di bruciare mille milioni di euro, corrispondenti a 2 mila miliardi di vecchie lire, in una sera in Borsa: le società di gestione del risparmio questo hanno perso in una sera, caro collega Boato. Credo che ciò non dimostri capacità di gestire un Parlamento ed un Governo e di amministrare un paese. Duemila miliardi in una sera: questa è la perdita riportata da Il Sole 24 Ore il giorno successivo alla pubblicazione del decreto-legge. Si tratta di un terzo di quanto previsto nelle entrate da parte del Governo: un terzo bruciato in un'unica sera.
Il giorno successivo c'è stato un calo in Borsa ancora del 2,50 - 3 per cento, mediamente. Ci sono state addirittura alcune società di gestione del risparmio che hanno perso il 6 per cento la notte dopo. Mi pare che questo sia dilettantismo puro e non sia governare un paese. A voi del Governo viene da ridere: perdere mille milioni di euro, 2 mila miliardi di lire in una sera, soltanto con riferimento alle società di gestione del risparmio dei fondi immobiliari. Credo che questo voglia dire destabilizzare il mercato; questi sono numeri riportati ne Il Sole 24 Ore. Si tratta di una patrimoniale indiretta e a vantaggio di nessuno. Infatti il Governo non ha avuto la possibilità di far rientrare soldi nelle proprie casse con quest'operazione.
Nel frattempo si prevede un'aggiunta alla filosofia che è emersa, ma poi abbiamo visto che vi è stato subito un ripensamento al Senato. Sicuramente, questo non è un testo prodotto da Bersani, ma dall'ufficio legislativo delle cooperative rosse: basta vedere le disposizioni che riguardano le farmacie. Propone solo ed esclusivamente una «non liberalizzazione», un accentramento di potere in grandi blocchi. Dunque, a mio parere, questa è una scrittura dell'ufficio legislativo delle cooperative.
Non si è pensato ad alcun provvedimento nel settore che citavo prima, per dare una possibilità ed uno slancio a quello che era stato già impostato dal precedente Governo. Il ministro dei lavori pubblici Di Pietro tende a decidere da solo, senza portare in Parlamento alcune decisioni, come quelle relative alle autostrade e alla fusione di Abertis e Società Autostrade. La nuova rinegoziazione, che è il quinto punto che doveva essere trattato nell'accordo tra Stato e società di gestione delle società autostrade, viene scritta in camera caritatis tra il ministro e la societàPag. 83autostrade. Qual è la conoscenza da parte nostra e la possibilità di valutare questa operazione che, in termini di cassa, la Società Autostrade prevede pari a 2 mila miliardi? Siamo ancora con un'altra cifra tonda: la Società Autostrade, ad oggi, ha 2 mila miliardi di utile.
Nel contempo, si sono bloccate le opere della legge obiettivo e tutte le grandi opere avviate, perché nel frattempo sono stati sostituiti tutti i commissari con altri di nuova nomina. Questa è la follia che si propone ad uno Stato come il nostro, che aveva riavviato le grandi opere, cercando di venire incontro alle esigenze del nostro territorio. Il mio ordine del giorno mira a destinare le esuberanze, previste da alcune note figure pubbliche, in 8-9 mila miliardi in più rispetto alle quantificazioni del Governo. Chiedo l'impegno del Governo - e concludo - a destinare le suddette esuberanti risorse alla riduzione della pressione fiscale, a carico dei contribuenti non rientranti nella «no tax area». Spero in una risposta positiva da parte di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Cosenza ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/176.
GIULIA COSENZA. Con il presente ordine del giorno ho inteso chiedere al Governo di adottare le opportune misure di raccordo della norma in esame con la vigente disciplina relativa alle competenze regionali. Non voglio solo porre l'accento sull'articolo 28 del decreto-legge Bersani, che specificamente porterà al taglio del 20 per cento delle diarie per le missioni all'estero del personale appartenente alle pubbliche amministrazioni, ma soprattutto soffermare l'attenzione sull'esigenza di adottare ogni misura necessaria, affinché non si violi il riconoscimento della soggettività originaria delle regioni e degli enti locali che non costituiscono semplici ripartizioni amministrative del territorio, ma con la loro popolazione e le loro tradizioni costituiscono lo Stato come soggetto unitario.
Siamo di fronte, infatti, ad una palese ed indebita interferenza dello Stato centrale nelle materie che la Corte costituzionale affida alla riserva di legge esclusiva delle regioni. La lesione di tale autonomia scalfisce l'impianto costituzionale sulla suddivisione delle competenze tra Stato ed enti locali e può portare ad una deriva dagli esiti imprevedibili. La ricerca dell'equilibrio tra le competenze degli organi centrali e periferici è stata in questi anni oggetto di problemi politici ancora aperti: basti pensare all'ultimo referendum costituzionale e alla necessità di porre comunque mano ad una revisione della Costituzione sulla materia, per accentuare - non certo diminuire - l'autonomia degli enti locali.
Com'è noto, le regioni devono legiferare nel rispetto dei principi fondamentali, la cui determinazione è riservata allo Stato. Nelle altre materie sulle quali acquistano competenza legislativa esclusiva, le regioni nel legiferare e adottare regolamenti incontrano solo il limite della Costituzione e non più il limite delle leggi dello Stato, come avveniva in passato. Ora, infatti, lo Stato ha perso il potere di sospensione, per cui, se il Governo ritiene incostituzionale una legge regionale, può solo fare ricorso alla Corte costituzionale e attendere il responso, senza poterla sospendere.
Alla luce di questo, emerge una certa leggerezza e superficialità della maggioranza, che oggi mette a punto atti, come quello che oggi discutiamo, senza tenere conto delle conseguenze degli squilibri che il loro contenuto può determinare. Non è dato al Parlamento il compito di suscitare conflitti di competenze fra gli organi costituzionali, ma piuttosto quello di porsi come il luogo privilegiato ove si esercita la correttezza istituzionale.
È proprio perché esistono aspetti critici che ineriscono, per l'appunto, alle questioni regionali che intendo presentare questo ordine del giorno, ravvisando la necessità di un impegno del Governo affinché, dopo un confronto fattivo per consentire alle regioni di esercitare al meglio il proprio ruolo, vengano adottate le misure normative necessarie per il raccordoPag. 84tra Stato e regioni. Mi riferisco alla concertazione, strumento e metodo indispensabile per far coesistere l'esigenza di tutela della concorrenza - e di competenza esclusiva dello Stato - con l'autonomia regionale per quanto riguarda le norme che si riferiscono agli ambiti di competenza delle regioni. Concertazione che avrebbe dovuto essere posta in essere prima dell'adozione dei provvedimenti aventi peraltro un così forte impatto sociale, per evitare inasprimenti nei rapporti tra le istituzioni e le diverse categorie dei lavoratori interessati. È per i motivi sopraesposti, e ritenendo che il provvedimento in esame sia di dubbia legittimità costituzionale, che confido nell'approvazione del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 22,55)
PRESIDENTE. Il deputato Verro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/118.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, ho sentito nel corso del dibattito sul provvedimento su cui il Governo ha posto la fiducia, dichiarazioni francamente imbarazzate, demagogiche e improntate a mere strumentalizzazioni di parte.
Il culmine di queste dichiarazioni è stato raggiunto da Prodi, il quale testualmente dichiara che si scusa con il Parlamento, ma il Governo è stato costretto a mettere la fiducia per l'ostruzionismo dell'opposizione. Questo è francamente falso: in realtà, voi avete blindato il provvedimento perché vi siete rifiutati in quest'aula di entrare nel merito del provvedimento medesimo. Voi avete blindato il decreto-legge in esame anche verso il presidente Violante, che giustamente ha eccepito il rischio di incostituzionalità per pregiudizi che il decreto stesso potrebbe arrecare al diritto della difesa ai più deboli.
Questo è un provvedimento che voi, paladini della concertazione, avete discusso solo a posteriori con alcune categorie; ma non lo avete discusso con questo ramo del Parlamento!
L'ordine del giorno che reca la mia firma riguarda il delicato tema previsto all'articolo 13 del decreto-legge. D'altronde, su questo argomento, vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario Sartor, che in Commissione bilancio ha seguito il provvedimento in esame con serietà e competenza. Il mio ordine del giorno non ha fini ostruzionistici, ma è l'unica occasione di cui dispongo per parlare in quest'aula e mettere in allarme il Governo sulla circostanza che questo articolo, a mio modo di vedere, costituisce il de profundis per le municipalizzate. Tale decreto-legge le distrugge e distorce la concorrenza.
Signor sottosegretario, l'articolo 13 comincia già male. Il titolo reca norme in materia di riduzione dei costi degli apparati pubblici regionali e locali e a tutela della concorrenza. Francamente, nel testo dell'articolo non trovo riscontro di queste presunte riduzioni dei costi!
Non solo: a mio modo di vedere, questo articolo costituisce una violazione dei Trattati europei e, rispetto ad esso, nutro forti dubbi di costituzionalità. Tale disposizione, infatti, integra la violazione dell'articolo 81 del Trattato istitutivo della Comunità europea, perché distorsiva della concorrenza. Infatti, se le imprese pubbliche fanno parte del mercato e concorrono a determinarlo, la loro mancanza altera il mercato stesso. Vi sono, poi, dubbi di costituzionalità, in quanto ha un effetto distorsivo sulla concorrenza e appare come un'espropriazione camuffata e senza indennizzo a vantaggio di qualcuno.
In proposito, durante l'audizione in Commissione ho rivolto alcune domande al ministro Bersani ed ho colto un po' di imbarazzo nelle sue risposte. Il mio ordine del giorno impegna il Governo ad effettuare un monitoraggio della disposizione in questione, trovando una configurazione delle limitazioni all'attività delle società pubbliche più consona in quanto, lasciandoPag. 85inalterata la normativa, sono convinto si andrebbe incontro alla distruzione di tali società (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/188.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, avverto da sempre un certo disagio nell'assistere e nel partecipare a dibattiti parlamentari come questo che, al di là delle buone intenzioni degli oratori, esprime sostanzialmente l'impossibilità di un confronto vero, approfondito e, se necessario, anche aspro sul valore dei temi toccati dal provvedimento in esame.
Signor Presidente, a questa situazione siamo costretti da una maggioranza obbligata a porre la questione di fiducia dalla mancanza di una sua vera coesione. Infatti, solo con la questione di fiducia essa può mantenersi in vita. Ma fino a quando? Nel frattempo, il Parlamento spreca importanti occasioni di dialogo. Nel frattempo, si approvano provvedimenti del tutto inadeguati, che potremo certamente migliorare con un serio confronto tra maggioranza ed opposizione. Soprattutto, si diminuisce la fiducia del paese nella politica, si indeboliscono le istituzioni e, in particolare, onorevoli rappresentanti del Governo, si mortifica in modo sempre più grave e intollerabile il ruolo del Parlamento.
Tuttavia, continuiamo la nostra battaglia, perché crediamo nel Parlamento. Allora, anche con questo ordine del giorno che porta la mia firma, impegniamo il Governo ad una efficace azione di contrasto all'evasione fiscale.
Non possiamo dimenticare che, dai dati del mese di luglio, emerge che il fabbisogno del settore statale ha registrato un avanzo di 7,2 miliardi, a fronte di un miliardo e mezzo dell'anno scorso. Non possiamo dimenticare che, nei primi sette mesi dell'anno, il fabbisogno pubblico scende a 28,6 miliardi di euro, mentre nel 2005 era superiore ai 49 miliardi (quindi, 21 miliardi in meno).
Una volta per tutte, signori rappresentanti del Governo, credo che questi dati facciano giustizia rispetto al famigerato «buco» che l'Unione e questa vostra maggioranza hanno sbandierato per mesi. Le entrate fiscali, secondo questi dati, vanno bene; e si smentiscono quanti sostengono che ad abbassare le tasse si pregiudica il gettito. Questo non è vero!
Però, a causa di questo provvedimento, il fisco avrà occhi dappertutto per opprimere i contribuenti, come tanti altri colleghi hanno già detto. Non sarebbe meglio, a fronte di questi dati, che il Ministero dell'economia e delle finanze provvedesse ad un aggiornamento delle sue stime? E che consegnasse a questa Assemblea - come è stato richiesto in un ordine del giorno del Senato - un bilancio semplificato per capire veramente lo stato della finanza pubblica?
Credo, allora, signor Presidente, che le indicazioni circa la battaglia all'evasione fiscale siano giuste. Ci auguriamo che nella prossima legge finanziaria questo Governo e questa maggioranza inseriscano efficaci meccanismi di contrasto di interessi tra consumatori, fornitori di beni e prestatori di servizi.
Non abbiamo bisogno di controlli più burocratici ed invasivi. Abbiamo bisogno, signor Presidente, di un fisco più equo, che si doti di strumenti, di possibilità e mezzi che rendano il rapporto tra contribuente e pubblica amministrazione più amichevole rispetto alla situazione attuale (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/34.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli esponenti del Governo, intervengo innanzitutto per una precisazione. Nelle premesse, a causa di un refuso, si fa riferimento ad un meccanismo che appartiene alla parte sanzionatoria del decreto-legge, e che non è preciso. Infatti, il 3 per cento al quale fa riferimento la norma riguarda il fatturato, anziché il capitale sociale delle aziende. MiPag. 86sembrava doveroso fare una puntualizzazione sul tema. Tuttavia, credo che ciò non infici minimamente il senso e la logica del provvedimento, così come esposto.
Riteniamo che, con l'applicazione dell'articolo 14, si possa creare uno squilibrio che principalmente riguarda il mercato. In questo periodo, abbiamo già pagato a caro prezzo situazioni che si sono create nell'ambito del mercato, grazie a quello che normalmente in termini tecnici viene definito insider trading o «soffiate» che dir si voglia.
Riteniamo che l'antitrust debba occuparsi prevalentemente di vigilanza del mercato e che non possa applicare in modo così discrezionale le sanzioni, senza dover rendere conto a nessuno.
È ovvio che si sta parlando dell'applicazione di una sanzione che porta ad un pena pecuniaria molto pesante, come la multa fino al 3 per cento del fatturato di azienda. Ovviamente, stiamo parlando di aziende di grandi dimensioni. Le aziende cui facciamo riferimento e che normalmente sono oggetto di istruttoria da parte dell'autorità di vigilanza, hanno fatturati di miliardi di euro o giù di lì; stiamo parlando di numeri che destabilizzano o potrebbero destabilizzare il mercato. Nella gran parte dei casi, si tratta di aziende quotate.
Chiediamo che venga previsto un meccanismo a supporto degli strumenti della legittima vigilanza del mercato. Crediamo che le authority esistano per questo motivo, ma riteniamo altresì che debbano rendere conto al mercato coscientemente e a ragion veduta, sulla base di istruttorie che, in qualche modo, siano, non dico pilotate, perché è un termine sbagliato, ma guidate da norme specifiche. In questo caso, non esiste un filtro né un meccanismo attraverso il quale si possa impedire all'antitrust di intervenire, così come non esistono sistemi e meccanismi di pubblicità degli interventi che devono essere esercitati e che garantiscono la tutela di quelle aziende che devono essere quotate. È ovvio, infatti, che le conseguenze delle sanzioni nei confronti di queste aziende potrebbero essere devastanti sul mercato, soprattutto sul mercato azionario italiano, che notoriamente (ad onor del vero un po' in tutto il mondo, ma in Italia in modo particolare) è oggetto di frequenti oscillazioni, che molto spesso si basano sulle cosiddette voci, rumors, provenienti da più parti.
Riteniamo che, in ogni caso, debba essere stabilito un principio, un meccanismo. Ovviamente, non ci facciamo carico dell'individuazione dei passaggi per prevedere tale meccanismo in un provvedimento legislativo, ma con il nostro ordine del giorno invitiamo il Governo affinché si adoperi in tal senso. Non possiamo permettere di creare disparità sul mercato, che più volte in questi anni, ahimè, si sono create. L'insider trading sicuramente è stato uno dei giochi preferiti di molte istituzioni e che hanno caratterizzato il dibattito politico di questi anni.
Possiamo continuare a dare potere alle istituzioni in questione in modo acritico? Possiamo permettere che qualcuno diventi veramente giudice ed arbitro del mercato fino a questo punto? Un conto è essere un organismo di sorveglianza, un altro è essere un organismo che possa avere la facoltà di decidere chi, come ed in che modo possa appartenere a questo mercato, dettarne le regole e, come è accaduto anche in un passato molto recente, i contenuti economici che dal mercato derivano (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Ulivi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/174.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, la maggioranza, con il provvedimento in esame, che prevede per i supermercati la possibilità di vendere i farmaci di fascia C, ossia quelli cosiddetti da banco, ha dovuto o voluto pagare una cambiale alla grande distribuzione e, in modo particolare, alle coop.
Le motivazioni, o per dire meglio le scuse, addotte per giustificare questo modo di procedere sono state essenzialmente due. La prima è quella di salvaPag. 87guardare il potere d'acquisto del salario dei cittadini e delle famiglie, la seconda quella di permettere ai cittadini stessi di approvvigionarsi con maggiore facilità di questi farmaci.
Signor Presidente, io - come, credo, tutti - mi sarei aspettato che in questo provvedimento fosse previsto un nuovo metodo di determinazione da parte delle industrie farmaceutiche del prezzo di questi farmaci, ma purtroppo di questo non vi è traccia.
Fino al 1995, questi farmaci erano sottoposti al cosiddetto prezzo amministrato. Ciò significava che l'industria comunicava al Ministero della sanità di allora il prezzo che voleva applicare a questi farmaci. Se entro un mese il Ministero non avesse posto difficoltà, il prezzo sarebbe entrato in circolazione.
Ebbene, signor Presidente, capisco il modo di agire del ministro Bersani, il quale, come ministro delle attività produttive, ha lo scopo di far aumentare i consumi e la produzione delle aziende, dell'industria. Infatti, la spesa pro capite del 2005 per questo tipo di farmaci in Italia è stata di 38 euro, mentre nei paesi europei in cui la vendita si effettua anche fuori dalle farmacie, è stata di 65 euro in Gran Bretagna, di 72 in Germania, di 116 in Svizzera.
È chiaro che così aumenta il consumismo. Per questo posso capire il ministro Bersani. Ma non riesco assolutamente a capire il silenzio del ministro della salute, Livia Turco, la quale ha il compito fondamentale e principale di salvaguardare la salute dei cittadini. In questo modo, sicuramente non possiamo arrivare ad una appropriatezza di somministrazione di questi farmaci.
La seconda motivazione era di dare ai cittadini la possibilità di approvvigionarsi di questi farmaci. Ma si tratta solo di una facilitazione apparente o molto scarsa, in quanto avendo previsto l'obbligo che questi farmaci siano dati alla presenza del farmacista, evidentemente, solo pochi esercizi, ossia i grandi supermercati, possono permettersi di pagare lo stipendio ad un farmacista. Quindi, ancora di più, se mai ce ne fosse bisogno, si dimostra la vera volontà della maggioranza e del Governo a proposito di questo provvedimento, nel quale si prevede che una società di farmacisti o una società di capitale possa essere titolare di almeno quattro farmacie nella provincia dove la società ha sede. Quindi, ciò si allargherà a tante province. Si creeranno tante società e così via.
Concludo il mio intervento con un piccola riflessione. Nella passata legislatura il centrosinistra accusava la maggioranza di allora di fare leggi ad personam. Credo sia pacifico che questa maggioranza voglia fare leggi «ad coop» (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/172.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'illustrare questo ordine del giorno, che riguarda il comma 1 dell'articolo 36-bis, non posso non rilevare che l'argomento in questione è un po' particolare e si differenzia da quelli finora trattati, perché l'articolo riguarda la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori.
Sono particolarmente felice di aver presentato un ordine del giorno che riguarda un aspetto sociale e tale aspetto sociale va però inquadrato in una differenziazione che esiste all'interno del provvedimento. Non posso, quindi, non fare accenno alla disomogeneità che esiste e che questo provvedimento evoca quando parla di diverse materie. Qui c'è un contrasto, signor Presidente, con l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, dove si stabilisce che i decreti-legge dovrebbero contenere delle misure di immediata applicazione con un contenuto di omogeneità. In questo caso non esiste l'omogeneità, perché questo provvedimento tratta a 360 gradi e cerca di regolamentare la vita degli italiani. È un'obiezione di tipo formale, come del resto ce ne sono state tante e sono state esposte questi giorni dai colleghi che mi hanno preceduto.
Voglio tornare sul contenuto e nel merito di questo articolo, innanzitutto perPag. 88rilevarne la genericità: nell'articolo si parla di violazioni di una certa gravità, senza precisare che tipo di gravità. Abbiamo, quindi, una norma generica ed astratta, in un campo come quello della salute dei lavoratori. Lei, Presidente Bertinotti, dovrebbe insegnare che nel campo della tutela della salute dei lavoratori prevedere delle misure così generiche è sicuramente allarmante.
Quindi, l'ordine del giorno vuole regolamentare l'apparato sanzionatorio di questa norma, una norma che, se nella prima parte è completa, apparentemente, nel suo senso letterale, risulta invece molto carente quando nella seconda parte, dove si parla dell'attuazione della legge, non precisa quali siano le conseguenze sanzionatorie. Quindi, ad un certo punto, non si hanno precise indicazioni circa chi applicherà la norma e quale sia la discrezionalità dell'organo che deve applicarla nel caso specifico quando c'è la sospensione dei lavori. Questa genericità non è sicuramente avulsa dal «filo rosso» che lega questo provvedimento, che è quello demagogico che vede il cittadino-consumatore tutelato in maniera finta, falsa. Già l'abbiamo detto, ma in questo caso vale la pena di riprendere questo discorso. Il consumatore diventa un soggetto avulso dal contesto sociale, un soggetto astratto; mi preme sottolineare come assuma molte volte il contorno di una lobby, la lobby del consumatore, che si trasforma e sostituisce le categorie dei lavoratori, dei piccoli imprenditori, dei professionisti e degli avvocati, categorie che fanno ogni giorno, nella quotidianità del loro lavoro, la ricchezza di questa nazione. Quindi, se il consumatore, questa entità astratta, viene fintamente difeso da questo provvedimento, è facile smantellare e smascherare, al contempo, i motivi con i quali voi cercate di effettuare questa difesa. Possiamo verificarlo nel campo professionale - l'abbiamo già detto in questi giorni - in una mancanza di qualità delle prestazioni.
Con questo provvedimento voi pensate di garantire al cittadino una difesa della qualità, ma, invece, andate proprio ad eliminare la qualità della prestazione, la meritocrazia, la difesa della volontà di vedere tutelato il cittadino anche meno abbiente. Lo possiamo vedere nel campo della riforma professionale che avete cercato di mettere in piedi in questo provvedimento con l'eliminazione del gratuito patrocinio per i cittadini deboli. In un colpo solo avete fatto due danni. Avete danneggiato il giovane avvocato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), che con il gratuito patrocinio avrebbe potuto operare una difesa di qualità - anche i meno abbienti, Presidente, hanno diritto ad una difesa di qualità -, lasciando il cittadino o il consumatore, come amate chiamarlo e come va di moda in questo periodo, senza la possibilità di avere una difesa.
Lo avete fatto con il potenziamento di una pubblicità che è sicuramente nociva, perché tutela soltanto i grossi studi. Allora, mi viene da pensare, Presidente, che i veri tutelati da questo provvedimento siano i poteri forti, le grandi lobby, la Confindustria e tutti quelli che sono lontani dalla gente comune, dalla gente che esprime con il lavoro la ricchezza di questa nazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLA FRASSINETTI. Noi continueremo a fare opposizione non solo in quest'aula, ma anche nelle piazze; quindi, il Governo dovrebbe fare una riflessione anche a quest'ora tarda, perché sicuramente noi ci faremo ancora sentire (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Greco: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/78.
Il deputato Filippi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/36.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, nel caso in cui non fosse approvato l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare, per questa maggioranza si paleseràPag. 89inevitabilmente una totale mancanza di correttezza, coerenza ed onestà nei confronti delle leggi e dei contribuenti. Infatti, in questo ordine del giorno molto semplicemente si vuole impegnare il Governo a rispettare in futuro quanto stabilito nella legge con lo statuto dei contribuenti, legge varata proprio dal Governo ora sostenuto dalla vostra medesima maggioranza. Presidente, l'occasione sarà data in modo particolare dal prossimo disegno di legge finanziaria per il 2007 e sarà questo il momento in cui ricercare da parte di questo Governo quella coerenza, quella correttezza e quella onestà venute meno in occasione della «manovrina» Bersani-Visco. Non più tardi del 27 luglio in questo palazzo, presso la sala del Mappamondo, il viceministro Visco riconosceva il proprio imbarazzo di fronte alle osservazioni da più parte fatte circa l'inopportunità, l'ingiustizia, l'errore di produrre provvedimenti in deroga allo statuto del contribuente. Inoltre, Presidente, anche in questa occasione il viceministro Visco si è precipitato ad evidenziare come lui stesso abbia contribuito, quale primo attore, alla stesura dello statuto, deciso e voluto anche da lui. Oggi però con la Bersani-Visco egli stesso ha firmato, e voi maggioranza avete approvato, un provvedimento in contrasto con i principi cardine di questa legge. Più precisamente, con il vostro voto sulla questione di fiducia avete calpestato l'articolo 3 dello statuto dei contribuenti, il quale appunto dice che le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo: relativamente ai tributi periodici, le modifiche introdotte si applicano solo a partire dal periodo di imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore delle disposizioni che le prevedono. Voi lo avete fatto: siete venuti meno a questo articolo 3, perché il decreto Bersani contiene una serie di norme che ampliano la base imponibile IRES.
Le norme in questione, a parte alcune rettifiche apportate successivamente durante l'iter al Senato, hanno effetto già a decorrere dal periodo di imposta in corso - come, ad esempio, all'articolo 34, comma 36, del decreto - e, è scritto in chiaro nella stessa nota fornitici dal Servizio bilancio dello Stato, in deroga a quanto stabilito nello statuto del contribuente; ripeto e sottolineo: in deroga a quanto stabilito nello statuto del contribuente...
PRESIDENTE. Mi scusi, vi prego di avere un po' più di attenzione. Prosegua pure.
ALBERTO FILIPPI. La ringrazio, signor Presidente, e ringrazio anche i colleghi che mi ascoltano. Allora, hanno ragione i cittadini, ha ragione la stampa specializzata, abbiamo ragione tutti noi che abbiamo evidenziato che saremo un paese civile solo quando saranno varate leggi fiscali che non vanno in deroga allo statuto del contribuente (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania). Se a questo si aggiunge che l'andar contro i principi fondamentali dello Statuto in oggetto non solo è motivo di preoccupazione e indignazione verso questa maggioranza per aver violato la legge, ma è altresì causa di ingenti danni economici ai contribuenti oggetto dell'abuso, allora il Governo si impegni a non perseverare ancora, rischiando di aggiungere in futuro danno al danno. Infatti, la maggiore imposizione retroattiva ha provocato destabilizzazione nei contribuenti e nelle imprese, inficiandone la programmazione e le attività commerciali. Ricordatevi che il mercato ha da poco pagato un miliardo di euro di danni causato dai crolli in Borsa dei maggiori titoli di imprese immobiliari, bancarie ed assicurative.
Anche il sindacato dei dottori commercialisti, in una lettera aperta al ministro Bersani, evidenzia preoccupazione e perplessità per il comportamento tenuto con il decreto n. 223, che deroga all'articolo 3 dello statuto, insistendo sul fatto che, in materia fiscale, il principio della non retroattività è irrinunciabile. Vi leggo quanto, nero su bianco, è stato inviato al ministro: il principio della non retroattività, sancito dall'articolo 3 dello statuto delPag. 90contribuente, è irrinunciabile, in quanto il contribuente deve conoscere, al momento delle sue scelte economiche, il sistema normativo vigente. Una diversa tassazione, un'aliquota o un cambio di regime impositivo possono rendere un'operazione antieconomica, con gravissime ripercussioni sui mercati.
PRESIDENTE. La prego...
ALBERTO FILIPPI. Così, purtroppo, Presidente, è stato.
Si è detto che i politici sono famosi per promettere di costruire un ponte anche se non c'è alcun fiume. Con tale manovra, avete promesso liberalizzazioni e giustizia fiscale, ma ci avete regalato, invece, un incubo, calpestando, per di più, una legge da voi stessi promossa.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
ALBERTO FILIPPI. Fate per il futuro le vostre scelte, ma impegnatevi oggi a non calpestare in futuro la legge (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. La deputata Carfagna ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/141.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, utilizzerò il tempo a mia disposizione non per illustrare l'ordine del giorno, ma per ribadire la nostra contrarietà a questo provvedimento.
Si tratta di un provvedimento che rappresenta perfettamente il pressappochismo di questa maggioranza, che, seppur casualmente, si trova a governare l'Italia. In questo primo scorcio di legislatura, abbiamo assistito a scene comiche, che, ahimè, hanno offeso, purtroppo, anche il buon senso e l'intelligenza degli italiani, perché quello che state offrendo all'Italia è uno spettacolo indecoroso. Mi riferisco semplicemente alle ultime settimane, ricordando che due ministri, Mastella e Mussi, hanno minacciato le dimissioni. Un ministro addirittura si è autosospeso; un altro, Ferrero, non ha votato il DPEF nel Consiglio dei ministri. Per non parlare della miriade di dichiarazioni dei vari ministri, che puntualmente vengono invitati a smentire quanto detto e a ritrattare quanto affermato, oppure a dichiarare che quanto espresso è stato espresso semplicemente a titolo personale.
Ovviamente si tratta di questioni interne alla maggioranza, della difficoltà del centrosinistra di stare insieme per mancanza di valori comuni e di programmi condivisi. Allora, le comiche e anche lo spettacolo indecoroso proseguono con questo decreto, il decreto Bersani.
Secondo il titolo, il provvedimento servirebbe al rilancio economico del paese. Mi piacerebbe davvero sapere se c'è qualcuno in quest'aula o nel paese che crede che, per avviare il rilancio economico, serva vessare i tassisti, i farmacisti, i panificatori, i notai e gli avvocati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), o se c'è qualcuno che crede che lo sviluppo del paese dipenda da qualche taxi in più nelle nostre città, oppure dalla possibilità di acquistare l'aspirina al banco del supermercato, o dall'obbligo per i professionisti di ricevere pagamenti soltanto mediante bonifico.
Allora, bene avrebbe detto il grande Totò in questa circostanza: Bersani, mi faccia il piacere (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Per carità, sappiamo tutti bene che il paese ha bisogno di liberalizzazione e di concorrenza. Nessuno lo sa bene quanto noi del centrodestra. Nessuno come Forza Italia è sensibile a questi temi, ma noi crediamo che liberalizzazioni e concorrenza debbano essere partecipate, condivise e responsabili, non vessatorie come le vostre.
Un paio di mesi fa, il premio Nobel per l'economia, Edward Prescott, in un'intervista al Corriere della Sera diede alcuni consigli a Romano Prodi. Il più importante era quello di ridurre la pressione fiscale per garantire il rilancio economico delPag. 91paese. Lo studioso spiegò all'attuale Presidente del Consiglio, facendo anche riferimento alla curva di Laffer, che la crescita del paese è inversamente proporzionale alla pressione fiscale.
Ovviamente voi avete pensato bene di non seguire questo consiglio e subito vi siete adoperati per aumentare la tassazione. Lo avete fatto con il duplice obiettivo di sconfessare la nostra politica fiscale e di colpire il tessuto produttivo del paese. Oggi, addirittura anche Montezemolo vi critica e arriva a dire al Wall Street Journal che non avete fatto nulla per il paese e per lo sviluppo e che le tasse per le imprese sono aumentate.
Mi piacerebbe davvero tanto sapere da Bersani quale aumento di prodotto interno lordo procurerà a suo giudizio un provvedimento che, dietro false liberalizzazioni, nasconde vere e proprie vessazioni ai danni di un blocco sociale ed elettorale di riferimento del centrodestra.
Ovviamente, avete completamente dimenticato alcuni settori, proprio quelli che hanno più bisogno di liberalizzazione e di concorrenza. Allora, se volete fare sul serio, cominciate a garantire vera concorrenza nel mercato della vendita, della distribuzione e della produzione dell'energia elettrica. Mettete in competizione tra loro i vari gestori e fate uscire l'Italia dalla logica del monopolio, così come accade in molti altri paesi occidentali.
Per non parlare di quello che accade a livello locale, dove comuni, province e regioni, in maggioranza governate dal centrosinistra, moltiplicano le società miste municipalizzate alle quali affidano la gestione dei servizi pubblici locali. Questo non è altro che il vostro modo per fare clientelismo, non è altro che il vostro modo per dare vita a un vero e proprio voto di scambio e per fare assunzioni, aggirando la normativa sul pubblico impiego. È il vostro modo di scegliere i partner privati di queste società, rivolgendovi soprattutto al mondo delle coop.
L'altro aspetto inquietante di questo provvedimento è l'assoluta mancanza di concertazione. È certo anomalo che il centrodestra chieda al centrosinistra più concertazione, visto che per anni ci avete insegnato che la concertazione era obbligatoria.
PRESIDENTE. La prego...
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Concludo. Lo avete fatto soltanto quando l'interlocutore era il sindacato. Quella che state delineando non è la nostra Italia. Non è l'Italia di quella maggioranza degli italiani che presto, molto presto, vi manderà a casa (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/146.
JOLE SANTELLI. L'ordine del giorno che sto per illustrare non può che essere accettato dal Governo, in quanto ricorda e impone al Governo il rispetto dell'articolo 77 della Costituzione nell'uso del decreto-legge. Questo decreto-legge, per complessità di materia, sarebbe stato più opportuno predisporlo in forma di disegno di legge e consentire al Parlamento una più ampia verifica delle norme in esso contenute.
Non credo che la scelta del decreto-legge sia dettata solo dalla necessità e dall'urgenza di votare questo provvedimento, ma, forse, viene il sospetto che questa scelta sia dovuta anche alla necessità di celarne in qualche modo il contenuto. Esso nasce - per lo meno, così è presentato al grande pubblico - come un provvedimento sulle liberalizzazioni, che porta la faccia simpatica del ministro Bersani, che ha discusso a lungo in televisione, per poi ritirare grandi parti di questo provvedimento; in realtà, l'impegno politico su questo decreto-legge non apparteneva al ministro Bersani, ma celava la faccia del ministro Visco, che per voi era politicamente indigesto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).Pag. 92
Su questo provvedimento, non solo era necessario fare una campagna informativa di un certo tipo, sperando che, forse, una posizione distratta dalle vacanze, come diceva il Presidente Prodi, sebbene siamo tutti qui, ne celasse le vere intenzioni, era necessario anche portarlo a casa velocemente e senza modifiche.
Così, fiducia alla Camera e fiducia al Senato e si commette un errore gravissimo: questo decreto contiene una norma di incostituzionalità evidente, vale a dire un fondo di garanzia già utilizzato nella finanziaria varata dal Governo Berlusconi che la Corte costituzionale ha soppresso.
In I Commissione, di fronte ad una evidente incostituzionalità, la maggioranza ed il presidente Violante hanno tentato con difficoltà di salvare la faccia e il provvedimento, attraverso un ordine del giorno con il quale si impegnava il Governo a non utilizzare le risorse così come stabilito dall'Esecutivo.
Occorre rammaricarsi non solo nei confronti del Governo che ha predisposto il provvedimento, ma anche di un Parlamento che si appresta ad approvare un testo già tacciato da evidente incostituzionalità.
Ciò che sconforta è comunque il continuo ricorso alla fiducia. Diamo atto al Presidente Prodi di aver chiesto scusa al Parlamento per come si sta comportando, con una grave assunzione di responsabilità e di colpa politica. Tuttavia, siccome anche alla demagogia c'è un limite, diventa difficile ascoltare dai banchi dell'attuale maggioranza accuse rivolte all'attuale opposizione di avere allo stesso modo abusato del ricorso alla fiducia.
L'attuale Governo ha posto sette fiducie in due mesi, mentre il Governo Berlusconi ha posto 45 fiducie in cinque anni; voi raggiungerete quel numero - semmai doveste governare - in un anno! E, se per disgrazia del paese, questo Governo dovesse giungere al traguardo di fine legislatura, raggiungereste il record di 210 fiducie e ciò vorrebbe dire chiudere il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Devo ora fare una comunicazione all'Assemblea, anche conseguente alle relazioni intercorse tra i gruppi, per quanto riguarda il prosieguo dei nostri lavori. Penso si tratti di una comunicazione largamente attesa. Avverto che questa notte andremo avanti fino all'esaurimento degli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno. Domani, alle 9,30, il Governo sarà chiamato ad esprimere il proprio parere sugli ordini del giorno e, a partire dalle 10, si procederà alle relative votazioni.
ANTONIO LEONE. E se non finiamo alle 9,30?
PRESIDENTE. Riassumendo, le votazioni degli ordini del giorno non avranno luogo prima delle 10 di domani mattina.
Questa notte, se e quando termineranno gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, la seduta sarà sospesa fino alle 9,30 di domani.
Constato l'assenza della deputata Mazzoni che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/191: si intende che vi abbia rinunziato.
Il deputato Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/37.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame ha una funzione di chiarezza per i contribuenti.
Nel decreto-legge Bersani...
PRESIDENTE. Colleghi, consentite al deputato Fugatti di svolgere il suo intervento.
MAURIZIO FUGATTI. Nel decreto-legge Bersani, sono contenute alcune norme in materia di imposizione fiscale che hanno determinato forti dubbi tra i contribuenti al momento dei versamenti; in particolare, è stata modificata la base imponibile ai fini IRES. Pertanto, tra laPag. 93data di versamento delle imposte (20 luglio) e quella di entrata in vigore del decreto Bersani (4 luglio) c'è stata una quindicina di giorni di poca chiarezza per i contribuenti e i consulenti in ordine all'applicazione della normativa.
A tale proposito io e il collega Filippi abbiamo presentato anche un'interrogazione in Commissione, alla quale il Governo ha risposto proprio il giorno della scadenza del termine per il pagamento del tributo, vale a dire il 20 luglio. Dunque, una risposta giunta ormai a giochi fatti. Così i contribuenti hanno dovuto interpretare la norma secondo i consigli dei propri consulenti fiscali, senza alcuna certezza sulla stessa.
Dunque, il mio ordine del giorno impegna il Governo, nell'adozione prossima di norme di carattere tributario, a formulare con maggiore precisione le modalità di applicazione delle medesime, nel rispetto del principio di chiarezza e trasparenza delle disposizioni legislative.
In materia di adempimenti fiscali e tributari per le categorie produttive - quelle che pagano le tasse e mantengono lo Stato - i provvedimenti adottati dal Governo Prodi hanno provocato non poco disagio.
Non si può certo parlare di semplificazione, di trasparenza amministrativa e della sussistenza di minori vincoli nell'operare delle imprese se l'Esecutivo continua ad emanare provvedimenti come quello oggi al nostro esame. Pensiamo ad esempio all'elenco clienti e fornitori che prima era stato abolito e che viene reintrodotto e al fatto che la trasmissione delle dichiarazioni è stata anticipata al 31 luglio, mentre in precedenza poteva avvenire entro il 30 ottobre. Addirittura, la maggioranza ha presentato un ordine del giorno che mira a prevedere nuovamente il 30 ottobre quale termine per la trasmissione delle dichiarazioni. Ci chiediamo, a questo punto, se vi sia dialogo all'interno della maggioranza, perché vengono predisposti provvedimenti che subito dopo sono sconfessati dagli stessi appartenenti alla maggioranza che chiedono di fare un passo indietro.
Quindi, invito il Governo ad accettare questo ordine del giorno che è volto ad aiutare le categorie produttive (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Contento ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/179.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, avrei preferito che a presiedere fosse stato il ministro Tremonti, e non per mancanza di riguardi nei suoi confronti, ma perché avrei chiesto all'ex ministro per quali ragioni nel suo libro molto interessante sui rischi fatali non abbia inserito un rischio importantissimo, relativo, tra l'altro, a questo provvedimento: il fattore Visco. Credo che sia ormai uno dei fattori più preoccupanti per la ripresa economica di questo paese. Tanto più che il provvedimento cui si riferisce l'ordine del giorno è apparentemente riferibile al ministro Bersani, giacchè, in verità, riguarda soprattutto gli aspetti fiscali e di carattere tributario.
La questione più rilevante è che questo uomo, ormai, si è visto protagonista di interventi abbastanza duri nei confronti dei contribuenti e, per non smentire il passato e anche l'esperienza che ha posto in essere quando è stato ministro, ha pensato bene in questa occasione di rafforzare, come lui ha affermato, la lotta all'evasione, facendo in modo che a molti contribuenti venissero imposti degli adempimenti a dir poco odiosi, ma anche estremamente contraddittori.
Un'ipotesi abbastanza evidente è quella fatta ovviamente per ragioni ideologiche nei confronti dei professionisti, tenuti ad operare obbligatoriamente attraverso il conto fiscale e che, contemporaneamente, sono soggetti agli studi di settore; è un'altra anomalia davvero inconcepibile, dal momento che, se i professionisti devono utilizzare il conto fiscale, apparirebbe del tutto logico e legittimo che non fossero più costretti a rispondere agli studi di settore.
Del resto, il ministro ci ha abituato ad altre esperienze precedenti. Sappiamo benissimoPag. 94che oggi, se siamo di fronte ad una procedura di infrazione dell'Unione europea, è per un'altra delle sue magnifiche invenzioni: l'imposta regionale sulle attività produttive che è stata oggetto di discussioni e di studi molto a lungo a livello europeo e potrei dire a livello internazionale.
La preoccupazione più grave però ci deriva da quella iniziativa che vede l'utilizzo delle informazioni nei confronti dei contribuenti. Questa vera e propria banca dati, questo «Grande Fratello» ci preoccupa, perché colpisce intimamente i cittadini ed i contribuenti e ci dispiace che numerose associazioni dei consumatori, spesso attente ad altre questioni, non si siano rese conto di come questo tipo di disposizioni normative finiscano per incidere sulle libertà fondamentali dei cittadini.
Questo è il motivo per cui possiamo esprimere soddisfazione nei confronti del ministro Visco, perché il fatto che sia riapparso sulla scena, pure dietro le quinte del ministro Padoa Schioppa, ci rassicura: finché Visco rimane ministro, per noi ci sarà una chance per parlare direttamente agli italiani di questi comportamenti fiscali che vanno a colpire tutti i cittadini senza distinzioni!
Permettetemi anche di sottolineare che, nei confronti del ministro Visco, potrei citare tranquillamente le parole di una grande scrittrice come Agata Christie, ovviamente in termini politici: l'assassino torna sul luogo del delitto! È tornato esattamente a fare il viceministro delle finanze ed è il vero ispiratore, il fondamentalista delle nuove vessazioni sotto il profilo tributario, a cui il centrodestra si oppone ed Alleanza Nazionale, in particolare, perché è dalla parte dei cittadini contro Visco che rimane non soltanto dietro le quinte, ma protagonista di ogni vessazione tributaria nei confronti dei cittadini del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Il deputato Uggè ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/1475/50.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sul tema della tutela dei parchi e delle aree protette sono intervenuti direttamente in aula attraverso ordini del giorno anche i colleghi della maggioranza. Non v'è dubbio che l'equilibrio tra ambiente, ecologismo e sviluppo siano temi attorno ai quali i dibattiti approfonditi e significativi si sono sviluppati.
Se è vero che la legge finanziaria ha fatto sentire i propri effetti anche sul patrimonio naturale del paese, occorre però evidenziare che il decreto Visco-Bersani, perché tale è, non ha invertito la tendenza, ma, per certi versi, ha peggiorato ancor di più la situazione.
La necessità da parte del Governo di porre la questione di fiducia ha impedito qualsiasi dibattito approfondito e questo è grave perché non ha consentito di proporre emendamenti su temi magari condivisi, come quello di cui all'ordine del giorno in esame.
Ciò a cui stiamo assistendo è un vulnus grave, perché i parlamentari sono impossibilitati ad approfondire e discutere i temi che il Governo pone all'ordine del giorno della discussione. Ciò è stato evidenziato dal nostro presidente di gruppo Vito e da altri colleghi che sono intervenuti quando hanno invitato il Presidente Bertinotti a difendere il ruolo e l'autonomia delle Camere.
Non è, infatti, possibile costringere un ramo del Parlamento a non esercitare il proprio ruolo solo perché al Senato il Governo vive in una condizione di perenne incertezza numerica ed ogni passaggio rischia di essere a rischio per la propria maggioranza. Non aiutano certo le esternazioni ingenerose e truffaldine del Presidente del Consiglio che, attraverso dichiarazioni, ha lasciato intendere all'opinione pubblica che l'opposizione ha presentato emendamenti a iosa e abbia attuato forme di ostruzionismo in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento.
Già ieri i presidenti dei gruppi parlamentari avevano offerto una disponibilità ad individuare alcuni emendamenti sui quali trovare una condivisione.Pag. 95
La risposta è stata la posizione della questione di fiducia.
La questione sollevata dal presidente Violante è un evidente esempio. Anche i diversi ordini del giorno ne sono una riprova. Il fatto che siano stati presentati dai deputati della maggioranza e di opposizione sta a dimostrare che esisteva la comune volontà di affrontare modifiche su alcuni temi e di confrontarsi.
L'ordine del giorno presentato dagli onorevoli Lusetti e Pizzolante è sullo stesso argomento; l'ordine del giorno Bressa e quello che sto illustrando sono di identico tenore.
Allora, vogliamo essere onesti ed ammettere che il ricorso alla fiducia è stato un ulteriore atto di arroganza sull'attività di questa Camera che avrebbe potuto certamente rimediare agli errori che nel decreto frettolosamente predisposto sono contenuti?
Volevamo discutere ed apportare miglioramenti, ma il Governo ce lo ha impedito: ha impedito ad un ramo del Parlamento di esercitare le proprie funzioni.
Nella fattispecie, siamo di fronte ad un problema che tocca 130 capi di famiglie che operano come stagionali presso il Parco nazionale dello Stelvio, parco gestito in forma di consorzio grazie alle norme di attuazione dello statuto speciale, nonché ad intese sottoscritte dalle province e dalle regioni recepite con legge costitutiva del consorzio.
In sede di approvazione del bilancio, i fondi sono stati ripartiti secondo la provenienza. Mentre tale impostazione risulta condivisa dallo stesso Ministero dell'ambiente, una nota del Ministero dell'economia - i ministeri sono sempre d'accordo fra di loro - obbliga, invece al rispetto delle disposizioni, a non effettuare spese aggiuntive rispetto alla fonte di provenienza, senza tenere conto dell'autonomia gestionale e finanziaria del consorzio che gli deriva dalla sua natura costitutiva e che lo differenza dagli altri parchi.
L'interpretazione data dal consorzio, se condivisa dal Governo, non interverrebbe sulle risorse trasferite dallo Stato - ne violerebbe il principio introdotto dei limiti di spesa -, ma ciò che è importante, colleghi, Presidente e membri del Governo, eviterebbe la perdita del posto di lavoro di 130 capi famiglia.
Se il Governo avesse deciso di portare avanti le iniziative sulle filiere della distribuzione del farmaco ospedaliero, degli alimentari, favorendo processi logistici, avrebbe creato condizioni di risparmio significative e, quindi, evitato di intervenire con misure e tagli della spesa.
Il Governo invece ha deciso di incentivare l'acquisto di mille nuovi palmari, di raddoppiare i capi di gabinetto, le segreterie, gli addetti stampa, gli autisti ed reperire le risorse con il decreto Visco-Bersani che ha deciso di tagliare ulteriormente, di aumentare le tasse, di nascondere il tutto sotto il magico nome delle liberalizzazioni che, invece, non ci sono state.
Vi sono state però sulla stampa, una stampa amica, che ha concorso a dimostrare quello che in realtà non c'era.
PRESIDENTE. Deputato Uggè, la invito a concludere.
PAOLO UGGÈ. Poiché però non avete concertato, c'è stata la reazione e così si è passati dalla saldezza ai saldi, con la stessa disinvoltura di un venditore di tappeti! Avete fatto marcia indietro sui taxi e su tutto!
PRESIDENTE. Deputato Uggè, deve proprio concludere.
PAOLO UGGÈ. Con questo ordine del giorno si chiede un intervento che eviterebbe ad alcuni lavoratori di perdere la retribuzione e ad alcune famiglie di avere dei problemi (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/45.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, svolgerò questo intervento per illustrare il mio ordine delPag. 96giorno, facendo finta che abbia ancora un senso parlare in Parlamento, facendo finta che il Governo e il Parlamento intendano davvero ancora modificare i loro provvedimenti, quindi facendo finta che le prerogative dei parlamentari ci siano ancora e che non siamo qui semplicemente a sentire il dettato del Governo e a dover rispondere «sì» e «no» a questo, e basta.
L'obiettivo dell'ordine del giorno che ho presentato è quello di tentare di limitare i danni delle liberalizzazioni «farlocche» del decreto Bersani, in particolare per quanto riguarda la cosiddetta liberalizzazione della distribuzione e della vendita dei farmaci, soprattutto di quelli senza obbligo di prescrizione. Le premesse sono molto semplici. Da un lato, infatti, la liberalizzazione della vendita al dettaglio di questi farmaci rischia di portare al collasso le piccole farmacie, in particolare quelle rurali di piccole dimensioni. Questo avverrà soprattutto nelle zone disagiate, periferiche e lontane dai centri abitati, dove queste farmacie costituiscono spesso l'unico presidio sanitario accessibile ai cittadini. In questo modo, si contribuirà a ridurre la garanzia della capillarità del nostro Servizio sanitario nazionale su tutto il territorio.
Pertanto chiediamo un impegno del Governo ad effettuare un monitoraggio dell'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 40, della legge n. 662 del 1996, al fine di adottare eventuali iniziative normative volte ad esonerare le farmacie e quelle rurali di più piccole dimensioni dall'applicazione delle percentuali di sconto ivi previste, prevedendo per le farmacie rurali di maggiori dimensioni l'applicazione di uno sconto proporzionale al fatturato annuo.
Questo è il contenuto dell'ordine del giorno. Vorrei però svolgere alcune considerazioni di contorno, per spiegare il motivo della presentazione di questo documento di indirizzo.
Si è detto del rischio di chiusura delle piccole farmacie. Si tratta di un rischio vero, soprattutto grave, perché la riduzione di budget, che inevitabilmente seguirà questo provvedimento di liberalizzazione per queste farmacie, porterà al rischio di chiusura e quindi al rischio di perdere un servizio fondamentale, soprattutto nelle frazioni, nei piccoli comuni e nelle zone più disagiate. Inoltre, ciò comporterà delle crisi anche per le farmacie comunali, e voi sapete benissimo che spesso le farmacie comunali sono quelle che danno un gettito nell'ordine dei 50 ed anche 100 mila euro per comune, che viene generalmente speso per i servizi sociali. Dunque, non si capisce come mai un Governo che si dice attento a questi servizi pensi di fare anche questo.
Vi è poi un danno per le possibili collusioni con i distributori. In particolare, il comma 4 dell'articolo 5 elimina l'obbligo per i distributori di avere il 90 per cento dei farmaci non ammessi a rimborso del Servizio sanitario nazionale. Questo è stato anche evidenziato in maniera esemplare dall'emendamento dell'onorevole Cancrini, che è della maggioranza e che lo ha esplicato in maniera molto chiara in XII Commissione. È assurdo, paradossale, che il Governo, solo perché non vuole far tornare il provvedimento al Senato, porti avanti una cosa del genere! Si tratta dunque di capire se lo si fa apposta, per andare incontro agli interessi delle cooperative, oppure se lo si fa semplicemente perché, come è stato ripetuto più volte, non si ha il coraggio di cambiare una virgola di questo decreto.
Oltretutto, questo problema della collusione con i distributori va ancora di più ad incidere sulle farmacie più piccole, che già, per le piccole dimensioni, non hanno possibilità di detenere un magazzino giustamente dimensionato. Pertanto, c'è il rischio reale e concreto, riducendo questo limite del 90 per cento presso i distributori, che si vada a ridurre il servizio, soprattutto nelle zone disagiate, nei comuni più piccoli; quindi, chi è per esempio soggetto ad una malattia rara non potrà reperire il farmaco, perché i distributori non ce l'hanno...
PRESIDENTE. Deputato Garavaglia, la invito a concludere.
Pag. 97MASSIMO GARAVAGLIA. Concludo, dunque, con due rapide considerazioni. Questa sinistra, soprattutto la sinistra più radicale, spesso lancia lo slogan che ci vuole il mercato e ci vogliono anche le regole.
PRESIDENTE. Deputato Garavaglia, deve concludere.
MASSIMO GARAVAGLIA. Qui non siamo di fronte al mercato con le regole. Siamo di fronte ad una deregulation totale, ma non per un prodotto normale, bensì per i farmaci, che sono un servizio per i cittadini e non un prodotto da banco come la Coca Cola al bar (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)!
PRESIDENTE. Il deputato Ciccioli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/177.
IGNAZIO LA RUSSA. Sei il primo del 3 agosto!
CARLO CICCIOLI. Illustre deputato Presidente, cari colleghi superstiti, utilizzo questo mio spazio, che è veramente l'inizio di una nuova giornata, due minuti per dire delle cose e svolgere una riflessione, due minuti per spiegare l'ordine del giorno. Ognuno sa che ciascuno di noi si porta dentro ciò che è stato. L'illustre Presidente è stato sindacalista e si porta dietro ciò che ha fatto nella vita. Io sono psichiatra e mi porto dietro la mia professione.
Questo è un momento particolare: c'è poca gente, e poi di notte c'è l'intimità e quindi si riflette. Allora osservo che, in un decreto che colpisce tassisti, farmacisti, panettieri, notai, avvocati, commercialisti e via di seguito, era sfuggita una categoria, quella dei vongolari, che sono i pescatori di vongole. Poche migliaia in tutta Italia, ma lavoratori veri, che stanno sul mare, e che quando la prendono male la prendono male veramente. Ieri i vongolari hanno bloccato tutti i porti dell'Adriatico: la mia città, Ancona, Venezia, Monfalcone, Barletta ed altre ancora.
Poiché i vongolari erano sfuggiti al decreto, è stata fatta in maniera un po' elusiva - per usare un termine tipico della finanza - una norma che scioglieva il comitato di coordinamento per la pesca e che sostanzialmente liberalizzava il settore della pesca delle vongole, che però, liberalizzato in pochi mesi, esaurisce totalmente il prodotto, ovviamente in difformità di tutte le norme europee sulla pesca, e gli interessati, quindi, si sono arrabbiati molto.
Questo per dire che io soffro - forse perché è mezzanotte - di una crisi d'identità, perché i comunisti sono diventati iperlibertari e turbocapitalisti! Siccome io vengo dalla socialità della destra, di fronte a questo fenomeno nuovo, che sta emergendo in questo Parlamento, in questa d'Italia, si pone anche il problema della mia identità! Però io uso le parole del Marchese del Grillo, che diceva: io sono io e tale rimango. Dunque, chi perde l'identità ed ha una crisi forte d'identità - lo dico come psichiatra -, generalmente alla fine lo ricovero. Allora non vorrei avere tra qualche settimana tanto lavoro per tante crisi d'identità che stanno venendo alla luce all'interno delle nostre formazioni politiche! Per quanto mi riguarda, mi sento forte e la nostra identità qui è ben presente, salda, tenace e non cambia.
Per quanto riguarda invece il merito dell'ordine del giorno n. 9/1475/177 - ho studiato la materia, ho approfondito ed ho chiesto notizie, come tutti coloro che con umiltà approcciano a qualcosa di nuovo, non essendo mio mestiere la finanza e le norme finanziarie e commerciali -, ho impiegato parecchio per capire il significato dei commi 17 e 18 dell'articolo 35 del decreto-legge.
Il comma 18 dell'articolo 35 del decreto-legge in esame stabilisce che le disposizioni del comma 17 precedente si applicano alle fusioni, alle scissioni delle assemblee societarie, successivamente alla data di entrata in vigore del decreto. Per le operazioni deliberate anteriormente, resta ferma l'applicazione dell'articolo 37-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. Praticamente,Pag. 98si tratta di una norma retroattiva: l'ispettorato finanziario dello Stato può decidere che, se ci sono operazioni elusive, si applica la norma antielusiva per vagliare gli effetti fiscali dell'operazione societaria posta in essere anteriormente alla vigenza del decreto.
Innanzitutto, si sono colpite le categorie dei tassisti, farmacisti, panettieri, notai, avvocati, ma qui si riapre la porta ai commercialisti, perché quando ci sono norme pasticciate e confuse, con retroattività, criteri interpretativi e quant'altro, si fa la fortuna del professionista che interviene a tutelare e studia le questioni. Quindi, da questo punto di vista c'è un ritorno di affetto verso una categoria. Però quello che è antipatico - la gente magari non se ne accorge, ma poi nel tempo se ne rende conto e si ribella - è l'assoluto spregio del diritto del contribuente. Qui c'è una norma precisa in violazione dello statuto del contribuente. Lo voglio sottolineare...
PRESIDENTE. La prego di conludere...
CARLO CICCIOLI. Concludo, Presidente.
Con questa norma, l'ispettore fiscale fa quello che gli pare; se gli va bene, è a posto, altrimenti, se non va bene, applica la norma retroattiva...
PRESIDENTE. La prego...
CARLO CICCIOLI. Presidente, credo che, oltre a tutto il resto, questo sia veramente un pasticcio (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
PRESIDENTE. Il deputato Jannone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/101.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, questo ordine del giorno tratta di competitività nell'ambito di una legge che, secondo il titolo del decreto stesso, vuole rilanciare l'economia. Eppure, emergono alcune contraddizioni evidenti. Abbiamo sentito il centrosinistra in queste ore e nei giorni precedenti parlare molto spesso di liberalizzazioni, di volontà di rilancio, di libertà individuale; ebbene, in questo provvedimento è chiaro - questo ordine giorno vuole andare proprio nel senso inverso - che la vostra volontà è esattamente l'opposta. È chiaro, perché alla nostra voglia di libertà di impresa, in cui crediamo fortemente, voi contrapponete un controllo costante dell'azione dell'impresa, un controllo costante sulle aziende: ripristinate gli elenchi dei clienti e dei fornitori; chiedete la tracciabilità su ogni operazione finanziaria. Così come abbiamo rilanciato molti settori di questa economia - parlano chiaro, anche in questi giorni, i dati sulle imposte, che sono notevolmente aumentate - , voi amate controllare e talvolta distruggere.
Ci sono probabilmente due filosofie completamente diverse alla base. Noi crediamo nella libertà dell'individuo, crediamo nella libertà di impresa, siamo convinti che, dando più libertà alle imprese, esse possano crescere in un ambito nazionale e in un contesto planetario. Siete convinti che un'impresa debba essere controllata dallo Stato in ogni sua operazione e addirittura azzardate una inversione dell'onere della prova, per cui oggi bisogna dimostrare di essere onesti. La disonestà diventa la costante, secondo voi, di chi fa impresa, di chi esercita una professione, di chi svolge un compito, di chi davvero dovrebbe rilanciare l'economia, per usare un termine a voi caro. Voi chiedete al cittadino di dimostrare che ciò che fa è fatto con onestà. Questo è davvero criticabile e gravissimo in uno Stato come il nostro. È per questo che questa legge non è tollerata e i cittadini forse non si sono resi conto delle conseguenze gravissime del vostro sistema di controlli, della cosiddetta tracciabilità voluta dal ministro Visco. È una tracciabilità che scende nel privato, nel personale, che invade la sfera di ciascun individuo, non solo delle singole imprese, e, in quanto tale, non può essere accettata, non solo dal punto di vistaPag. 99fiscale ed economico, ma neanche dal punto di vista della filosofia del diritto, del rispetto dei singoli cittadini.
Nei precedenti cinque anni, ogni giorno, avete contestato il ricorso alla decretazione d'urgenza; ora ricorrete ad un decreto per una materia che certamente non può essere definita necessaria ed urgente. Avete speso centinaia di ore a parlare della fiducia, del ricorso alla fiducia, e avete fatto ricorso - quante volte ce lo siamo detti in queste ore e in questi giorni! - alla fiducia a mani piene, non rispettando nessuna delle prassi regolamentari, nessuno dei precedenti, che pure quest'aula aveva consolidato in tutta la sua storia.
Ora, credo sia necessario da parte vostra una presa d'atto. L'applauso di oggi così forte, così convinto, così unitario al Presidente Berlusconi ha certamente un significato politico di compattezza dell'opposizione, ma va oltre: è l'applauso che simbolicamente il paese rivolge al leader dell'opposizione - noi ce ne accorgiamo stando in mezzo alla gente - per dire di controbattere alle vostre iniziative, di fare da baluardo ai vostri tentativi di controllare i cittadini e di porre dei limiti alla libertà di impresa e persino alla libertà individuale.
Quell'applauso sta a significare che dobbiamo fortemente contrapporci alle vostre idee, perché sono tutto tranne che le idee di uno Stato liberale: sono le idee di chi vuole invece limitare, con controlli e, talvolta, abusi la libertà dell'individuo e la libertà di impresa.
Del resto, in un solo ambito, in un solo comparto economico, si è visto molto chiaro come è stato reso e con quale efficienza da parte vostra il rilancio dell'economia. Nei primi giorni di Governo, un vostro ministro ha parlato di Alitalia a mercati aperti e ha fatto crollare il titolo, con gravissime conseguenze economiche per gli azionisti, per la compagnia, per l'immagine che quest'ultima ha nel mondo.
In questi giorni, avete parlato a sproposito del mercato immobiliare, quel mercato immobiliare italiano che aveva destato l'interesse di tutto il paese e degli investitori nazionali e internazionali - non a caso, ma per una serie di normative che il Governo Berlusconi aveva emanato in questi anni - ; siete riusciti, pur in un contesto eccezionalmente positivo, in cui il mercato immobiliare volava, decollava e aveva destato l'interesse di tutti gli investitori, a determinare un crollo in borsa a mercati aperti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIORGIO JANNONE. Concludo, Presidente, dicendo che se questa è la vostra libertà di impresa, se questo è il vostro rilancio dell'economia, allora il paese ci chiede fortemente di opporci ai vostri programmi (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Giorgio Conte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/173.
GIORGIO CONTE. Rinunzio ad intervenire, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
La deputata Mondello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/129.
GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero anch'io prendere la parola, dopo che abbiamo ascoltato molti interventi, perché vorrei affrontare un argomento che mi sta particolarmente a cuore.
Prima delle elezioni politiche, abbiamo sentito dire da più parti che l'Italia era gravata da tantissimi problemi, che andavano dalle difficoltà economiche delle famiglie alle difficoltà dei trasporti, in particolare dei treni e quant'altro.
Sembra che il Governo, appena instauratosi, abbia dimenticato tutti questi problemi, che sono ancora gravissimi; basti pensare a quello che è successo in questi giorni al trasporto aereo, a quello che continua a succedere nei treni, in particolare dei pendolari; ma ecco che, all'improvviso,Pag. 100si vogliono colpire tutte quelle categorie di liberi imprenditori e di professionisti, che, come abbiamo sentito dire da più parti, forse non sono facilmente riconducibili all'elettorato di centrosinistra.
Bene, posso fare una considerazione. Ho visto, con mia sorpresa, ma anche con grande soddisfazione, categorie che mai avevano partecipato ad una manifestazione di piazza, ad uno sciopero, scendere in piazza.
Un esempio per tutti è rappresentato dalla categoria dei commercialisti. In un primo momento, questi ultimi si sono riuniti all'interno di un locale, appositamente preso in affitto, ma proprio in seguito alla notizia che altri professionisti stavano manifestando per le vie di Roma, un'altra categoria, che ho sentito con le mie orecchie ribadire come non fosse abituata a manifestazioni e proteste di piazza, ha deciso di unirsi a loro.
Credo che sia stata la prima volta che abbiamo visto per le vie di Roma, abituate sì alle migliaia di metalmeccanici e di mamme e bambini (ricordiamo i bambini portati a manifestare per la pace e, a tale proposito, mi sembra strano che, nel giorno del grande vertice svoltosi a Roma, non abbiamo più visto sventolare una sola bandiera della pace: è come se di colpo fossero completamente scomparse) sfilare i camici bianchi, quelli dei farmacisti, dei veterinari e di tutte le altre categorie, le toghe degli avvocati: siete riusciti in una cosa che non a nessuno era mai riuscita, cioè a far scendere in piazza categorie di professionisti che hanno sentito l'esigenza di gridare quanto fossero stati calpestati i loro diritti.
L'argomento che ho trattato nell'ordine del giorno da me presentato riguarda non questo aspetto ma quello della competitività, con un invito al Governo ad affrontarlo con serietà ed impegno poiché attraverso esso passerà lo sviluppo economico del nostro paese.
In quanto componente delll'VIII Commissione ambiente, ho sollevato il problema delle risorse energetiche. Nell'ordine del giorno in questione si fa esplicita richiesta di poter utilizzare, attraverso le formule che si riterranno opportune, anche il materiale ligneo e quanto altro verrà prodotto da altri paesi per venire incontro al fabbisogno energetico del nostro paese.
Desidero ricordare in mezzo a quanta disinformazione venne votato il referendum per l'abolizione del nucleare, provvedimento infausto che ha portato il nostro paese a privarci di fonti energetiche, come se poi non esistesse ugualmente il pericolo; a dieci chilometri dal confine italiano esistono centrali nucleari che paghiamo lautamente per la fornitura di energia, a causa della disinformazione e del terrore che le componenti ambientaliste, parte integrante di questo Governo, hanno diffuso a piene mani in occasione del referendum. Si tratta di coloro i quali supportano il partito del «no» a tutti gli impianti che rappresentano lo sviluppo energetico del nostro paese, in nome di una cattiva interpretazione del rispetto ambientale. La politica ambientale, infatti, non è né di destra né di sinistra, mentre si è voluto per tanto tempo far credere che appartenesse soltanto alla sinistra.
Vi sono molte parti del nostro paese, molti amministratori locali che hanno saputo rispettare l'ambiente, ma hanno portato avanti anche scelte coraggiose, come quella della costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti, settore in cui il nostro paese si trova assai arretrato.
PRESIDENTE. La prego, dovrebbe concludere!
GABRIELLA MONDELLO. Vi sono - e mi avvio a concludere - regioni, come la Campania, che sono sommerse dai rifiuti e vittime di un'orrenda politica ambientale, che se la prendono ancora con il Governo, quando sono loro le prime responsabili in assoluto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Non sono presenti i deputati Tabacci, Gibelli e Filipponio Tatarella.Pag. 101
Il deputato Garagnani ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Adornato n. 9/1475/134, di cui è cofirmatario.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, l'ordine del giorno parte dalla constatazione che il decreto-legge in esame, che si propone di promuovere lo sviluppo dell'economia del nostro paese, in realtà trascura completamente ogni riferimento alla scuola, argomento strettamente connesso allo sviluppo, perché soltanto dalla preparazione delle giovani generazioni si potrà decidere verso quale tipo di sviluppo avviare il nostro paese.
In questo contesto, l'ordine del giorno si propone di rendere consapevole il Governo di tale priorità, che, tra l'altro, è stata affrontata dalla Commissione cultura, in sede di esame referente, un contesto di accordo unanime, e cioè della necessità di farsi carico in modo nuovo rispetto al passato del problema drammatico in cui si trova la scuola italiana, sia per le infrastrutture (edilizia scolastica), sia per la razionalizzazione del personale docente ed ausiliario, sia anche - aggiungo io - per una diversificazione dell'attuale sistema scolastico, imperniato su un concetto burocratico e statalista della pubblica istruzione che non ha riscontro in nessun altro paese d'Europa. È rimasto un reperto archeologico, che non si giustifica assolutamente, stante i risultati che, purtroppo anche a livello europeo, evidenziano sempre più una scarsa preparazione dei nostri discenti, e a volte anche dei docenti medesimi.
In tale contesto, l'ordine del giorno ripropone in maniera incisiva ciò di cui ci siamo fatti carico in Commissione, cioè l'esigenza di impegnare il Governo ad affrontare alcune emergenze, soprattutto nel campo dell'edilizia scolastica, e a razionalizzare e diversificare rispetto al passato il bilancio dello Stato in una materia come questa.
Se si pensa che per la voce «scuola e pubblica istruzione» il 96-97 per cento del bilancio dello Stato è destinato e vincolato al pagamento degli insegnanti e del personale tecnico, si ha un'idea di quanto poco spazio sia riservato alla ricerca scientifica, alla programmazione, alla diversificazione di alcune attività culturali, oggi più che mai indispensabili per tenere il nostro paese al passo con i tempi: questo sia in materia di università (se n'è già parlato ed alcuni colleghi sono già intervenuti al riguardo) che, soprattutto, di ricerca scientifica.
Alla luce di ciò, ritengo che il Governo non possa non farsi carico di un ulteriore impegno per la libertà nella scuola e della scuola, studiando e accelerando provvedimenti che, mantenendo un contesto pubblico, privilegino la competizione di sistemi formativi diversi per il raggiungimento di alcuni obiettivi, dando la possibilità alla famiglia (in piena applicazione del principio di sussidiarietà) di scegliere un certo tipo di educazione, quella più confacente a determinati ideali ed impostazioni, con uno spirito che è l'unico, in ultima analisi, più adatto alle linee generali di questo decreto-legge.
Si tratta di un decreto-legge che, con la liberalizzazione delle professioni, si propone in teoria non di privatizzare ma di diversificare le corporazioni, molto spesso chiuse e racchiuse in se stesse. Sembra un paradosso, ma non lo è: nel momento in cui voi fingete una certa liberalizzazione delle professioni, non accennate assolutamente, come maggioranza, alla liberalizzazione di quella che è l'essenza, l'identità vera della società italiana, cioè la scuola italiana, rimasta ancorata ad un concetto superato, giacobino e archeologico dell'istruzione pubblica, che non ha riscontro in nessun paese d'Europa, con i risultati riportati dal rapporto Pisa, risultati che abbiamo sotto gli occhi.
L'ordine del giorno che sto illustrando intende stimolare il Governo a farsi carico di questi problemi, che sono taciuti in modo inverecondo, fra l'altro neppure affrontati dal punto di vista di una selezione della spesa pubblica, la quale viene generalizzata senza alcun criterio di differenziazione in merito ai livelli formativi, alla proposta formativa, ai risultati ottenuti.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
Pag. 102
FABIO GARAGNANI. Il Governo Berlusconi e il ministro Moratti hanno attuato alcune riforme - concludo, Presidente - che hanno inserito il principio di una valutazione dei risultati ottenuti nell'insegnamento del docente e nella capacità di apprendiamento del discente.
Tutto questo è stato completamente trascurato dal Governo in carica. In questo provvedimento non si fa alcun cenno a queste misure indispensabili.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
FABIO GARAGNANI. Questa è la ragione per cui nell'ordine del giorno in esame sollecitiamo, in particolare il sottoscritto, questi aspetti ed un approccio a questi temi diverso rispetto a quanto sia stato fatto nel passato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Tassone non è presente.
Il deputato Foti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/158.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, secondo uno slogan forse azzeccato questo decreto-legge andrebbe a vantaggio del consumatore. È stata una manovra spietata quella del ministro Bersani, che si è presentato davanti all'opinione pubblica promettendo tariffe più basse per tutti. Effettivamente, questa impostazione inizialmente ha fatto presa soprattutto perché numerose associazioni dei consumatori, che da anni sono sul libro paga del Ministero dell'industria, hanno servilmente assentito ad un'impostazione che, in realtà, ha un peso sui consumatori notevole, ma negativo. Non so se il ministro Bersani pensi che vi sia più gente che va dall'avvocato o che si rovina con un insieme di macchinette mangia soldi che si fanno mettere nel numero di diecimila o se le settemila nuove postazioni per il gioco dei cavalli siano un esempio di moralizzazione e di invito ad un investimento oculato del proprio denaro.
Mi sorprende che le associazioni dei consumatori nulla abbiano detto per alcune parti del decreto-legge che, di fatto, impediscono l'esercizio del gratuito patrocinio nei confronti dei meno abbienti. Con l'articolo 21 si riesce, in un solo momento, ad invogliare gli avvocati ad escludersi dall'apposito registro del gratuito patrocinio e, nel contempo, a non pagare i vice procuratori onorari ed i giudici di pace. Il ministro Bersani è stato molto attento a superare perfino lo slogan della COOP: chi può darti di più se non la COOP? Bersani! Con questo decreto ha dato tutto il meglio di se stesso alla COOP e niente ai cittadini.
Mi permetto di fare alcune osservazioni rapide, ad esempio a proposito del livellamento a cui si vorrebbero portare le libere professioni e dell'abolizione dell'obbligatorietà delle tariffe minime e massime. Questo è stato un modo abile per presentare una ricetta che ha già dato risultati notevoli. Basterebbe vedere tutte le società di controllo dei bilanci che avevano fatto queste operazioni e che hanno determinato la certificazione sempre ottimale di bilanci fallimentari quale quello di Parmalat. È questa la strada che ci indica il ministro Bersani per difendere i consumatori? Oppure dobbiamo credere alla favola che con due taxi in più e due aspirine a 0,01 euro in meno si fa l'interesse del consumatore? Non so, Presidente Bertinotti, Presidente operaio, quanti operai utilizzino il taxi per i propri figli o quante persone a basso reddito corrano alla COOP per prendere le aspirine. Penso poche, perché i farmaci dovrebbero essere medicinali assunti con oculatezza e non generi di largo consumo di cui fare incetta.
Vedo tuttavia che è stata lanciata questa grande idea su taxi e aspirine, ma non si è affrontato, invece, un tema molto più serio. Mi riferisco alla liberalizzazione di un blocco sociale, di un mercato bloccato nel mondo delle farmacie: le farmacie comunali. Dove sta scritto che il comune debba continuare a fare il farmacista, tra l'altro con un sindaco titolare di una licenza, nella maggior parte dei casi non essendo neanche farmacista? Questo è unPag. 103esempio di liberalizzazione concreta, che avrebbe consentito di mettere sul mercato qualche decina di migliaia di licenze comunali. Questo sì avrebbe consentito di far crescere quel popolo delle partite IVA che, invece, questo decreto-legge scientificamente vuole annientare. Addirittura, questo decreto è tanto liberale che prevede un esame preventivo per poter accedere alla partita IVA: vi è addirittura una fase di preesame per vedere i requisiti per poter rilasciare la partita IVA a qualcuno.
Signor Presidente, lei che ha avuto una lunga storia politica anche di cortei, quando manifestava contro il Cile, avrebbe mai pensato di diventare Presidente di una Camera che ha un Governo che porta un programma che neppure il Governo cileno ha mai portato?
FRANCESCO FORGIONE. Esagerato!
TOMMASO FOTI. Pinochet era un liberale rispetto a questo!
FRANCESCO FORGIONE. Era un fascista!
TOMMASO FOTI. Sarà stato un fascista, ma era liberale.
TEODORO BUONTEMPO. Fascista-liberale!
TOMMASO FOTI. Sì, fascista-liberale...
PRESIDENTE. In ogni caso, possiamo fermare questa controversia perché ha finito il suo tempo.
TOMMASO FOTI. Presidente, concludo dicendo questo: a me pare che come inizio sia stato pessimo nel modo di legiferare. Si sono messe nuovamente le mani nelle tasche degli italiani e delle imprese e, quando a settembre la gente finalmente si renderà conto delle norme devastanti che questo decreto-legge contiene, allora effettivamente la piazza si muoverà contro questo Governo e contro questa maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Fedele ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/124.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, confesso che non pensavo di fare il mio primo intervento a quest'ora e con un'aula così vuota, quando su un tema così importante avremmo dovuto avere maggior tempo. Purtroppo, per poter intervenire dobbiamo ricorrere al «mezzuccio» degli ordini del giorno perché non ci è stata data altra possibilità, anzi, cosa ancora più grave, il Presidente Prodi ed il Governo volevano scaricare sul centrodestra la responsabilità di un ostruzionismo che non c'è mai stato. Questo, purtroppo, non è potuto avvenire non per colpa nostra, ma perché non era la verità, e credo che i cittadini lo abbiano capito.
Come se non bastasse, l'onorevole Franceschini si è lamentato a tal punto da chiedere di cambiare anche il regolamento, in modo che non si perda tempo nemmeno a fare queste discussioni. Forse, molti colleghi si sono meravigliati di questa richiesta in aula, io personalmente no. Voglio brevemente ricordare che nella mia regione, la Calabria, dove ho guidato per alcuni anni il consiglio regionale, il regolamento consentiva all'opposizione di parlare a lungo e di intervenire in qualunque momento. Dopo le ultime elezioni vinte dal centrosinistra, il primo intervento del consiglio regionale della nuova maggioranza è stato la modifica del regolamento per impedire all'attuale minoranza di centrodestra di intervenire per più di dieci minuti. Adesso siamo in minoranza e, quindi, l'attuale minoranza non può nemmeno intervenire. Questo, forse, è quello che l'onorevole Franceschini voleva proporre anche in questa sede.
Pensiamo che quello in esame non sia un decreto-legge sulle liberalizzazioni, ma sulle vessazioni e non solo perché si vanno a colpire una serie di soggetti professionisti, ma perché si colpiscono gli utenti, i consumatori. Voglio vedere, cari colleghi, quando si dovrà pagare anche per cento euro utilizzando la carta di credito, utilizzando il bonifico bancario, utilizzandoPag. 104questi sistemi in quei piccoli comuni che ci sono in Italia, in particolare al sud. Voglio capire questi soggetti come faranno a pagare. Altro che evasione fiscale! Dovranno per forza farlo perché non saranno in grado di utilizzare le carte di credito e gli altri mezzi moderni. Vedremo se questo decreto-legge sarà a favore dei soggetti che voi dite o meno.
L'ordine del giorno in esame parla del turismo, di cui ancora non abbiamo capito quali siano le linee guida di questo Governo. Il responsabile del turismo, il Vicepresidente del Consiglio Rutelli, non ha trovato il tempo, malgrado i reiterati inviti del presidente, di venire in Commissione attività produttive, di cui faccio parte, per intervenire.
In due mesi gli altri ministri - devo dire con molto garbo - sono venuti tutti, mentre lui non ha trovato ancora il tempo, dopo diversi inviti, di venire a spiegare quelle che saranno le linee guida di questo Governo in questo settore, di cui tanto il centrosinistra ha parlato, in modo particolare per quanto riguarda il sud. Inoltre, mi sembra che i primi atti vadano in direzione opposta, in quanto uno dei cavalli di battaglia che sicuramente poteva far decollare il turismo e lo sviluppo al sud, sarebbe stato sicuramente il ponte sullo Stretto di Messina che è stato il primo ad essere bloccato da questo Governo, non solo dal ministro dei trasporti Bianchi, che incautamente fece la sua prima dichiarazione in tal senso e che era molto attivo, quando era rettore dell'università anche in Calabria, a combattere la riforma Moratti e qualunque suo intervento di allora, dicendo sempre che venivano tagliati i fondi per l'università. In questi ultimi giorni non l'ho sentito quando veramente i fondi sono stati tagliati, con riferimento all'università, da questo Governo di centrosinistra che ha perso la parola. Prima faceva tante dichiarazioni, ma in questi ultimi giorni ha perso la parola. Questo credo che sia ciò che il Governo di centrosinistra vuole per l'Italia e per il sud, in modo particolare. Dicevo, che non abbiamo capito quali sono le linee guida che veramente dovrebbero essere portanti per il turismo in Italia e per il turismo al sud, in modo particolare. L'ordine del giorno che brevemente voglio illustrare parla anche di un tema che va anche in questa direzione e riguarda in modo particolare l'IVA sulle attività alberghiere, in particolare per l'attività turistico-alberghiera-congressuale, Certamente - e mi avvio a concludere Presidente - tali attività sono assoggettate ad una aliquota normale, cosa che invece non avviene in altri paesi che seguono con molta attenzione questo turismo congressuale. Chiediamo al Governo di adottare le opportune iniziative volte alla riduzione dell'aliquota IVA sulle attività turistiche di carattere congressuale, adeguando le relative aliquote a quella generale inerente l'attività turistico-alberghiera (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Non sono presenti i deputati Volontè, Romele, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Zinzi e Grimoldi.
Il deputato Gamba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/71.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, stiamo esaminando il provvedimento in questa forma un po' anomala, riferita ormai alla discussione sugli ordini del giorno, atteso che la questione di fiducia apposta dal Governo ha vanificato ogni intervento possibile e modificativo attraverso gli emendamenti; di essi grande necessità vi sarebbe stata, proprio per l'enorme quantità di disposizioni che sono, prima che contrarie al buon senso, inefficaci, soprattutto sotto il profilo delle motivazioni che il Governo ha sostenuto siano stati motori di questi interventi.
Ormai è evidente a tutti che l'aggiunta di una serie di disposizioni, riferite alle cosiddette presunte liberalizzazioni o misure a favore dei consumatori, sono aspetti cosmetici riferiti alla necessità di porre - come poi, in effetti, è stato sottolineato dal dibattito in quest'aula - in secondo pianoPag. 105le norme di natura economica, atteso che il buco e il disastro economico che l'attuale maggioranza lamentava essersi verificato, a causa dell'azione del precedente Governo negli ultimi tempi, si è rivelato per quello che era, cioè un'enorme bugia. Dunque il Governo ha dovuto mimetizzare i pochi interventi di natura economica, a parte quelli davvero negativi sul cosiddetto «Grande Fratello» fiscale, attraverso norme che hanno dato il fumo negli occhi sotto la veste di presunti interventi a favore dei consumatori.
Con riferimento a questo dibattito, in cui molti colleghi hanno sottolineato taluni aspetti, veramente ci si domanda come si possa pensare che norme così variegate e, per certi versi, anche sconclusionate, possano veramente avere qualche effetto positivo - o pretendere di averne - in ordine ai bisogni concreti dei cittadini. Qualcuno poco fa ha ricordato le vicende riferite alle reiterate misure sulle vendita di prodotti da banco nei supermercati, nonché alla possibilità di disporre di qualche taxi in più. Nel corso del dibattito qualcuno ha fatto cenno alla questione del pane: ma veramente chi ha qualche conoscenza in termini di artigianato e commercio può pensare che vi fosse una reale necessità di disporre di pane fresco in misura superiore a quello che attualmente è nella produzione? Forse ci sarebbe bisogno di pane a costi più contenuti, ma non saranno sicuramente queste norme a consentire la creazione di nuove imprese artigianali per la produzione di pane, a dare un effettivo incentivo a questo tipo di produzione, atteso che tutti sanno che il costo del pane fresco è legato al costo lavoro e agli operatori, che si trovano tuttora ad agire in condizioni di grave difficoltà e che si tratta di attività strettamente legata alla manodopera. Ben altre dovrebbero essere eventualmente le norme per favorire questa produzione; parimenti, anche nell'ambito molto diverso delle norme riferite agli avvocati, qualcuno dovrebbe farci comprendere come non si sia valutato che, per esempio, l'abolizione del cosiddetto patto di quota-lite possa in realtà essere tutt'altro che veicolo per la riduzione delle tariffe, ma anzi essere, per esempio, da parte di professionisti poco scrupolosi - che a questo punto, certamente, potranno aumentare - una forma per favorire la creazione di liti non realmente utili per i clienti; così come l'abolizione del divieto di pubblicità potrà contribuire alla creazione di artificiosi bisogni di giustizia, in un paese in cui di giustizia c'è tanto bisogno per le vie ordinarie e che certamente non avrebbe necessitato di questo tipo di incrementi.
Ma al di là di tutte le singole norme che non possono più vedere il contributo di questo Parlamento in termini modificativi, c'è da dire che questo provvedimento è innanzitutto un grandissimo pasticcio che rivela una tecnica legislativa pessima. Ciò fa sì che questo provvedimento rimanga un emblema negativo da non seguire in futuro, come purtroppo già tante volte è successo nell'opera legislativa italiana. Fra i tanti pasticci c'è persino la duplicazione di norme. L'ordine del giorno che presentiamo chiede di valutare qualche forma di attenuazione in relazione ad una duplicazione di queste norme...
PRESIDENTE. Le chiederei di concludere, per favore.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Concludo, deputato Presidente... in quanto ciò che è stabilito con riferimento ai problemi dell'IVA per le imprese energetiche è già previsto da altre norme. Dunque, abbiamo anche un'enorme confusione, che rende peraltro il decreto palesemente incostituzionale. Speriamo che almeno con gli ordini del giorno il Governo possa apportare qualche piccola attenuazione e miglioramento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. La deputata Lussana non è presente.
Il deputato Gasparri ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Martinelli n. 9/1475/157, da lui sottoscritto.
MAURIZIO GASPARRI. Grazie deputato Presidente, onorevoli colleghi, noi abbiamoPag. 106denunciato in questi giorni la manovra che voi avete attuato come Governo mediante un decreto blindato da una doppia fiducia sia al Senato sia alla Camera. La fiducia - si è detto in questi giorni facendo riscontri statistici - non è certamente una novità introdotta da questo Governo, ma i ritmi con cui ad essa si fa ricorso, l'impossibilità di discutere questi provvedimenti è resa ancora più grave da una mancata concertazione. Il ministro Bersani disse qualche settimana fa, appena dopo il varo del decreto, che sulle regole non si concerta. Ora, mi piacerebbe che Bersani ripetesse questa frase di fronte alla CGIL, ad Epifani, quando si dovrà parlare di legge finanziaria e di pensioni, di temi che certamente le forze sindacali hanno tutto il diritto di discutere con il Governo, mentre altre categorie come i professionisti, i tassisti ed i panificatori non avrebbero diritto alla concertazione. Questa è una visione paleostalinista: io non condivido nemmeno ciò che alcuni colleghi hanno detto, e cioè che Bersani sia molto simpatico e gioviale.
Credo che Visco, Bersani, le varie forze della sinistra siano intrisi di una logica antidemocratica e di intolleranza che questo decreto-legge ha manifestato. Pertanto siete stati costretti a discutere con alcune categorie, a parlare con i farmacisti e con i tassisti, che hanno fatto bene a scendere nelle piazze (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
È vero che si deve liberalizzare o migliorare un servizio; ma parliamo di persone, come i tassisti, che spesso non hanno redditi tali da essere considerati nababbi. Quindi, il miglioramento dei servizi andrebbe coniugato con il rispetto dei loro diritti.
Perché non avete affrontato e non affronterete i temi delle liberalizzazioni in altri settori? I miei colleghi ne hanno parlato a lungo in queste ore: dalle centrali cooperative, ai patronati di alcuni sindacati, ai centri di assistenza fiscale, ad altre realtà che, in regimi assolutamente monopolistici, possono garantire proventi e guadagni a sindacati, movimenti ed associazioni vicine a partiti di Governo.
Voi ricorrete alla questione di fiducia, ma c'è una latente crisi politica. Vi sono partiti spaccati nella maggioranza: non si sa più da chi sia composta La Rosa nel Pugno, Rifondazione Comunista è alle prese con i suoi dissidenti e con minacce di espulsione, Margherita e Democratici di sinistra un giorno sembrano marciare verso l'unità e il giorno dopo fanno marcia indietro. Vi sono ministri che, ad orari alternati, annunciano dimissioni: in queste settimane abbiamo visto Di Pietro, Mastella, Mussi. Bene ha fatto prima il collega a dire che alcuni tagli che avete annunciato rispetto all'università, alla scuola, alla spesa sociale trovano scarsa contestazione in alcuni settori. Abbiamo ascoltato voci molto flebili dei rettori delle università di fronte ai tagli. Lo stesso Mussi ha detto che, se tali tagli saranno confermati, si dovrà dimettere. Non credo che l'università e l'Italia ne patiranno conseguenze gravi. Tuttavia, ciò dimostra che oggi state impostando politiche inique con un decreto-legge classista nei confronti di alcune categorie che, forse, ritenete poco vicine ai vostri partiti. Da ciò che si è visto dal DPEF e dagli annunci generali per quanto riguarda la previdenza, l'università e la scuola, si intravedono già minacce verso altre categorie.
Denunciamo con questo nostro atteggiamento la protervia di chi non ha voluto discutere e confrontarsi con le categorie (o lo ha fatto solo in casi di costrizione, che ho citato prima), e non ha voluto discutere con il Parlamento. Volete imporre con arroganza decisioni discutibili nel merito. Lo abbiamo dimostrato in queste settimane e lo faremo con le manifestazioni di piazza che si terranno. Oggi, negli interventi dei leader del centrodestra sono state pronunciate parole chiare. Bene ha fatto il presidente di Alleanza nazionale ad annunciare anche un confronto democratico, ma anche deciso e vigoroso nelle piazze, dove il dissenso deve emergere e farsi ascoltare. Credo che ciò crei disagio e difficoltà anche nelle vostre fila.
Spesso la questione di fiducia viene usata contro la propria presunta maggioranza e voi l'avete fatto anche contro iPag. 107vostri alleati, ad esempio sull'Afghanistan, perché vi erano sacche di dissidenti a sinistra sui temi della politica internazionale. Anche numerosi ordini del giorno del centrosinistra e le osservazioni del collega Violante svolte ieri dimostrano quanto dissenso vi sia nelle file di una presunta maggioranza su questi temi.
Denunciamo tutto questo e anche le lottizzazioni e le epurazioni che avete avviato in alcuni enti che fanno capo al Ministero per le attività e i beni culturali e nel cinema con le lottizzazioni rutelliane. Denunciamo i tentativi di conculcare l'indipendenza degli amministratori della RAI, con gli annunci di revoca di questo o quel consigliere, le epurazioni tentate da Visco che, mentre tartassa gli italiani, vuole epurare anche gli ufficiali della Guardia di finanza. Dopo la nostra opposizione parlamentare avete dovuto battere in ritirata in ordine a quelle vicende di trasferimenti di ufficiali evidentemente scomode (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Commenti del deputato Forgione).
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO GASPARRI. Concludendo, a quest'ora della notte, dico che si preannunciano anche epurazioni nell'Arma dei carabinieri, caro D'Alema. Lo ripeto: epurazioni anche all'interno dell'Arma dei carabinieri! È un argomento inedito e lo diciamo in anticipo: giù le mani da quelle strutture dove il signor D'Alema e compagni intendono attuare epurazioni! Lo diremo anche nelle prossime ore, ma l'orario notturno lascia qualche curiosità per domani (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Maroni è assente.
La deputata Germontani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/153.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, prima di passare all'illustrazione del mio ordine del giorno n. 9/1475/153, vorrei svolgere qualche considerazione sul decreto-legge che è all'esame della Assemblea in questi giorni.
Signor Presidente, il Governo Prodi, per dimostrare agli italiani che tutto era cambiato e che occorrevano disposizioni urgenti per rilanciare l'economia del paese, ha pensato bene di far ricorso allo strumento del decreto-legge nello spirito di segnare il cambiamento, di negare tutto quanto era stato fatto dal precedente Governo della Casa delle libertà.
Il Governo, dunque, ha agito per spirito di contraddizione, per malinteso e conflittuale bipolarismo mascherato da una pretesa kennediana dei primi 100 giorni, tutta demagogica e velleitaria. In realtà, così non è e non poteva essere. Infatti, vi è una continuità istituzionale che nessuno può negare, anche perché è difficile stabilire oggi una linea di demarcazione netta tra gli effetti socioeconomici degli atti del Governo in carica e di quello che lo ha preceduto.
Avviene, infatti, che i più recenti dati statistici spesso positivi, a dispetto del catastrofismo del centrosinistra, siano, ancora oggi, frutto di decisioni prese dal Governo della Casa delle libertà e vengano, poi, sbandierati dall'attuale Governo come successi del cambiamento.
Così, in fretta e furia, il Presidente del Consiglio Prodi, il ministro dell'economia e delle finanze Padoa Schioppa e il ministro Bersani, con il contributo evidente del viceministro Visco, hanno messo insieme nuove disposizioni di legge che urgenti non erano e che ancora non lo sono, riguardanti tassisti, farmacisti, avvocati, dottori e ragionieri commercialisti, notai e panettieri.
L'intenzione è positiva ed è quella di liberalizzare e creare concorrenza che, a sua volta, determina nuovi posti di lavoro. Possiamo anche individuare in questa parte del decreto-legge l'intento virtuoso del ministro Bersani, almeno apparentemente diverso dall'intento persecutorio del viceministro Visco, nei confronti di quei contribuenti italiani rei di svolgere attivitàPag. 108professionali e imprenditoriali, di essere cioè espressione dell'Italia che lavora e produce.
È in questa antinomia Visco-Bersani che, forse, va letto il decreto-legge in esame.
Ciò che certamente non è condivisibile è introdurre nuove disposizioni di legge senza neanche acquisire il parere delle categorie interessate. Non è segno di democrazia legiferare con un atto di imperio e stabilire cosa dovrà fare da subito - visto il decreto-legge - una vastissima parte dell'Italia che produce, cioè professionisti, imprenditori ed artigiani.
Il mio ordine del giorno riguarda una di quelle categorie che è scesa in piazza nella prima manifestazione unitaria di tutte le categorie: i panettieri. È una categoria che è scesa in piazza insieme a tutti gli altri professionisti, commercialisti, tassisti e via dicendo. È una categoria che evidentemente il Governo di centrosinistra considera un terzo Stato da ignorare, che non viene convocato e ascoltato, ma deve subire le decisioni del Governo stesso e deve soprattutto subire la pressione fiscale che considera il cittadino italiano un evasore a prescindere, e lo perseguita con i più moderni sistemi offerti dalla tecnologia.
Il decreto-legge in esame contiene virtuose intenzioni ascrivibili al ministro Bersani, ma nella parte fiscale reca nuove disposizioni in tema di accertamenti tributari e mira a trasformare nelle intenzioni del viceministro Visco la nostra Guardia di finanza in una sorta di polizia segreta, un po' come la mai dimenticata Stasi della Germania orientale prima della caduta del muro di Berlino...
FRANCESCO FORGIONE. Esagerata! Meno male che ride...
MARIA IDA GERMONTANI. Detto ciò, nel corso di queste manifestazioni, il Governo di sinistra è stato definito in tanti modi: debole con i forti e forte con i deboli. E un'altra definizione eloquente è stata quella formulata per le misure disposte dal viceministro Visco che riguardano i commercialisti, che il decreto-legge trasforma in facchini del fisco e non intermediari fra contribuenti e fisco.
In conclusione, la pretesa del Governo, con il decreto-legge in esame, è anche quella di aggiornare il nostro ordinamento rispetto a quello europeo. Ma pretendere che il decreto-legge sulle cosiddette liberalizzazioni rappresenti un adeguamento dell'Italia all'Europa è una pura ipocrisia politica, tant'è che il ministro Bersani...
PRESIDENTE. La prego...
MARIA IDA GERMONTANI. Presidente, sto concludendo. Il ministro Bersani ne è consapevole, se è vero che, in una recentissima intervista su Il Sole 24 Ore, si è impegnato a favore delle piccole e medie imprese, sulla riduzione del cuneo fiscale e dell'IRAP.
Un Governo democratico ed europeo che si rispetti non colpisce la middle class, i ceti medi, la classe media e la gente che lavora e noi di Alleanza Nazionale...
PRESIDENTE. La prego di concludere. È molto oltre il suo tempo.
MARIA IDA GERMONTANI. Noi di Alleanza Nazionale abbiamo il dovere di far capire a tutti gli italiani quali saranno gli effetti negativi del decreto-legge che, da un lato, si presenta con l'aspetto suadente delle liberalizzazioni e, dall'altro, contiene vecchi e complessi meccanismi fiscali a carico dei contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Non sono presenti i deputati Montani, Holzmann, Pini, Landolfi, Pottino, Leo e Stucchi.
Il deputato Mancuso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/183.
GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, il decreto-legge in oggetto è stato concepito, realizzato e pubblicizzato nell'arco di un brevissimo tempo, senza che né le parti sociali né il Parlamento abbiano potutoPag. 109dare effettivamente il proprio parere, causando malumori sia tra i professionisti sia tra gli stessi consumatori.
Questo provvedimento è calato dall'alto, con un'arroganza che ha ben pochi precedenti nella storia parlamentare, soprattutto in virtù delle implicazioni che comporta.
Fin dal giorno in cui questo atto è stato pubblicizzato, Alleanza Nazionale si è subito espressa in modo nettamente negativo rispetto al metodo antidemocratico con il quale il Governo ha imposto questo decreto, ma è rispetto ai suoi contenuti che maggiormente si è alzata l'indignazione.
È pesantemente penalizzante nei confronti delle categorie professionali e fintamente favorevole nei confronti dei consumatori. Infatti, sembra piuttosto un decreto improntato a favorire le grandi concentrazioni economiche, da Confindustria alle Confcooperative, sfavorendo tutti quei professionisti e quei lavoratori autonomi che non hanno grandi capacità finanziarie, soprattutto coloro che si sono affacciati da poco al mondo della professione, come i giovani laureati.
Un altro straordinario aspetto negativo di questo decreto-legge è quello di colpire le più differenti categorie, dagli avvocati agli ingegneri, dai medici veterinari agli architetti. Tutti sono colpiti senza distinzione, ma questa aberrazione legislativa non ha lasciato indifferenti gli ordini professionali, che anzi si sono mobilitati subito per contrastare il metodo ed il contenuto di una tale sopraffazione dei diritti più elementari dei lavoratori e dei cittadini.
Il Governo ha presentato questo decreto-legge sotto una falsa identità di iperliberismo, che a parole servirebbe a calmierare i costi delle prestazioni, mentre si basa su un fondamentalismo monetario e sulla equiparazione delle professioni intellettuali a prodotti industriali da vendere a prezzo più basso. A titolo di esempio, l'abolizione dei minimi tariffari tra gli avvocati comporterà la diminuzione dell'impegno, che in certi procedimenti è davvero molto delicato, con una notevole assunzione di responsabilità da parte del professionista, di avvocati nominati di uffici o di giovani che, percependo una ridicola tariffa, non si sentiranno più di assumere tali rischi.
Altro esempio, a me più vicino, è l'applicazione del decreto rispetto alla salute degli animali. Infatti, questo grimaldello, rappresentato dal decreto legislativo n. 223, va a scardinare un fondamento della professione veterinaria, così come delle altre, eliminando le tariffe minime. Non si toglie, in effetti, un odioso balzello ai consumatori, come cerca di far passare la propaganda di sinistra, ma si privano i consumatori di una regola fondamentale che è l'antidoto efficace all'imbarbarimento delle prestazioni.
«Animali più sani senza Bersani»: cartelli con questa scritta erano affissi sulle porte di ambulatori veterinari. E poi, manifesti con slogan contro il decreto della finta liberalizzazione, perché la cura degli animali non ha nulla a che fare con le logiche del mercato. Il 21 luglio 2006, i 6.500 ambulatori veterinari di tutta Italia hanno esposto manifesti di protesta contro il decreto Bersani. Già, perché tutte le categorie dei lavoratori autonomi sono state colpite e, quindi, anche questi professionisti.
«Lasciateci fuori dal decreto Bersani», «Animali più sani senza il decreto Bersani»: questo era il tenore degli slogan contenuti nei cartelli affissi e naturalmente all'iniziativa ha aderito anche l'associazione dei proprietari responsabili.
La richiesta dei veterinari al Governo e al ministro della salute è di eliminare le professioni medico-sanitarie dall'ambito di applicazione del decreto sulle liberalizzazione. I medici veterinari sono professionisti della salute e riconoscono nel Ministero della salute il proprio dicastero di riferimento istituzionale.
La cura del paziente animale non ha nulla a che vedere con la logica del mercato e della competitività. Di conseguenza, il decreto del Ministero dello sviluppo economico colpisce norme, regolamenti e leggi adottate dal Ministero della salute. Questa è l'ennesima contraddizione.Pag. 110
Ma che dire dei 17 mila titolari di farmacie che, obtorto collo, sono stati costretti ad un estremo atto di protesta? Per la prima volta nella storia repubblicana, le farmacie italiane sono rimaste chiuse per ben due volte per manifestare l'opposizione al decreto che favorisce i grandi gruppi economici e le grandi catene distributive e commerciali.
Il decreto Bersani è un pericoloso grimaldello per togliere efficienza al servizio farmaceutico e spianare la strada ad una sanità controllata da pochi soggetti che operano con finalità meramente speculative.
Il Governo dovrebbe riconoscere alla rete delle farmacie di essere un'anello fondamentale del sistema sanitario nazionale, capillarmente diffuso su tutto il territorio nazionale, comprese le aree disagiate, di montagna. Sono la prima risposta alla domanda di salute del nostro paese.
Dietro questo provvedimento si intravede la volontà della coalizione di centrosinistra di punire i professionisti italiani, più in generale i lavoratori autonomi, rei di avere votato massicciamente per la coalizione di centrodestra.
I farmacisti italiani si sono resi conto di arrecare disagio ai cittadini, ma la loro protesta è stata necessaria, perché il Governo ha dimostrato totale insensibilità nei confronti delle proposte serie volte a coniugare la tutela della salute e l'esigenza di ammodernamento del settore.
La sinistra ha aggredito un intero blocco sociale con toni che rasentano il razzismo antropologico, riproducendo logori schemi di classe. Questo lo sa bene lei, Presidente.
PRESIDENTE. Ma so anche che lei dovrebbe concludere.
GIANNI MANCUSO. Alleanza Nazionale farà tutto quanto sarà in suo potere per aiutare queste categorie a far sentire la propria voce, anche scendendo in piazza, così come non hanno mai fatto prima, perché si sentono davvero in pericolo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/186.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, stante l'ora, il regolamento ed il buon senso, sarò molto breve. Ho il dovere di ripercorrere brevemente le ragioni fondamentali della nostra opposizione, che si manifesta in aula quest'oggi attraverso l'illustrazione degli ordini del giorno.
Innanzitutto, come hanno fatto diversi colleghi, vi è un'opposizione di carattere metodologico ad un provvedimento che ritengo senza precedenti, privo di ogni tipo di tentativo di concertazione con le categorie, nei confronti delle quali va a modificare in modo pesante alcune situazioni.
Penso che da parte dell'attuale maggioranza, che, per cinque anni, ha rivolto alla precedente maggioranza, che rappresentavamo, la motivata critica dell'assenza della volontà di colloqui e di confronti con segmenti importanti della società italiana, si sia in presenza di una fortissima ed incomprensibile contraddizione.
Siamo convinti che tutto questo abbia determinato una logica preoccupante, incidenti, preoccupazioni, forme motivate di protesta, per cui alla fine la concertazione successiva e derivata ha rappresentato più un palliativo, la difesa pregiudiziale in qualche misura di questi provvedimenti, che un tentativo serio ed autentico di partecipazione delle categorie interessate da questo provvedimento a poter dare un contributo effettivo all'elaborazione di un testo che fosse autenticamente e concretamente effetto delle loro prese di posizione. Questa assenza di concertazione si è rivelata anche nell'assenza di ogni forma di Conferenza Stato-regioni.
L'attuale Titolo V della Costituzione prevede che, per tutta una serie di materie presenti all'interno di questo provvedimento, vi sia una competenza regionale, dalla materia relativa alle libere professioni alla materia sanitaria. Anche questo elemento di confronto di natura istituzionale è mancato. Che cosa ne deriva?
Ne deriva da parte nostra la convinzione che si è voluto in modo pregiudiziale,Pag. 111in modo «muscolare», dare ad una parte significativa della società italiana un segnale di carattere egemonico. Si è voluto dire a significativi spezzoni di capacità di autorganizzazione della società italiana, in modo quasi ricattatorio, che o si scende a patti con una logica invasiva dello Stato oppure si riducono ulteriormente spazi autonomi di libertà. Questo per noi è particolarmente grave e preoccupante e ne discende anche un'osservazione di carattere politico-generale. Quando si fa riferimento alle liberalizzazioni, a me pare che più che a questo tipo di intervento, a questi segmenti di ceto medio, ai quali ha fatto riferimento in modo significativo il decreto Bersani, si dovesse fare riferimento a quei settori di economia nazionale che sono, di fatto, al centro di logiche di monopolio, di assenza di libera concorrenza. Già nella XIII legislatura il Governo Prodi si cimentò inutilmente su un tentativo di riforma dei servizi pubblici economici locali ed oggi noi registriamo ancora una volta l'assenza di effettiva capacità di intervento in questi settori. Ci sono grandi questioni, attinenti a quello che viene definito il socialismo municipale, sulle quali vi è un'incapacità di intervento. Grandi servizi pubblici locali, dal servizio di smaltimento ai servizi idrici e di trasporto pubblico locale, non vengono pregiudizialmente inseriti all'interno di questo provvedimento e sono quei settori fondamentali dell'economia nazionale nei quali vi è una presenza di carattere monopolistico del settore pubblico su cui bisognerebbe intervenire.
Terza ed ultima questione di carattere culturale. La sinistra radicale e sindacale, che anche a livello europeo si è battuta in modo organico contro la direttiva Bolkestein, nei prossimi mesi avrà di che riflettere circa lo sviluppo della politica «liberalizzatrice» dell'attuale Governo. Sarà un'interessante crocevia politico e culturale e noi assisteremo con grande curiosità a questo confronto. Per quanto riguarda il momento attuale, ci limitiamo con forza a difendere le grandi ragioni di libertà di segmenti significativi della società italiana (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sono assenti i deputati Minasso, Moffa, Murgia, Angela Napoli, Patarino, Buonfiglio, Antonio Pepe, Pezzella, Porcu, Cirielli e Rampelli.
Il deputato Saglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/70.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame prevede, tra le altre cose, anche che le imprese nei cui confronti l'Antitrust abbia avviato procedimenti istruttori possano presentare fino all'emanazione della decisione finale impegni tali da far cessare l'infrazione contesta. L'Autorità, qualora ritenga tali impegni idonei, può renderli obbligatori e chiudere il procedimento senza accertare l'illecito. Coerentemente con i principi generali, la suddetta norma si applica a tutte le aziende che, alla data di entrata in vigore del decreto, siano sottoposte ad un procedimento istruttorio da parte dell'Autorità antitrust che non sia ancora concluso con l'adozione del provvedimento finale. Questo principio è conforme a quanto disposto dalla giurisprudenza, in particolare da alcune sentenze del Consiglio di Stato, secondo cui l'applicabilità di una nuova norma nell'ambito di un procedimento in itinere incontra il solo limite dell'intangibilità delle situazioni giuridiche ormai definite. Pertanto, ove la procedura si divida in varie fasi coordinate, ma dotate di una certa autonomia, la nuova norma può trovare applicazione per le fasi che, all'atto della sua entrata in vigore, non siano state ancora realizzate. Per il principio di retroattività, l'applicazione è esclusa solo con riferimento alle fasi già espletate e concluse.
Nel disegno di legge di conversione del decreto-legge in oggetto, la Commissione bilancio del Senato ha approvato un emendamento modificativo secondo cui la possibilità riconosciuta alle imprese di presentare impegni per i procedimenti istruttori è limitata a tre mesi dall'apertura dell'istruttoria. La norma così modificata crea un'evidente discriminazione fra le imprese che potranno avvalersi dell'istituto dell'impegno e quelle che, pur essendoPag. 112soggette ad un procedimento non ancora concluso, non potranno più presentare impegni perché è scaduto il termine dei tre mesi, restando quindi escluse dalla possibilità di agevolare la chiusura cooperata del procedimento. Peraltro, le imprese, facendo affidamento su quanto previsto dal decreto-legge in esame e sulla sua naturale applicabilità ai procedimenti in corso, hanno improntato la propria strategia difensiva anche basandosi sulla possibilità di evitare la sanzione attraverso, appunto, la presentazione di impegni.
Per questo motivo, abbiamo presentato un ordine giorno, che ci auguriamo possa essere accolto dal Governo, al fine di garantire una parità di trattamento fra tutti gli operatori economici, nonché di salvaguardare il principio di legittimo affidamento. Ci auguriamo che questo ordine del giorno possa essere accolto dal Governo e ci chiediamo come sia stato possibile che molte norme contenute in questo decreto siano state in qualche modo trasposte e erroneamente considerate oggi norma di legge. Diciamo «erroneamente» semplicemente perché, nell'euforia di una liberalizzazione che si rincorre, quasi fosse uno slogan, non si è meditato a sufficienza sulla necessità di interpretare le norme in maniera complessa secondo i settori di riferimento. In particolare, si è ritenuto di assumere le segnalazioni meritorie dell'Antitrust direttamente trasfondendole in norme. Questo non può accadere perché le segnalazioni sono delle sollecitazioni al Governo e al Parlamento di intervenire, ma non sono esse stesse norma. Questo accade semplicemente per l'improvvisazione con la quale si è deciso di avviare questo processo di riforma, evitando - come già altri colleghi hanno ricordato - qualsiasi tipo di dialogo con le parti sociali interessate al provvedimento.
Noi crediamo quindi non tanto di evocare il tema della concertazione, anche se questo tema è il totem del centrosinistra ed è stato assunto quasi fosse una norma non di metodo ma di contenuto, ma di riconoscerli nella sollecitazione posta dal professor Mario Monti, il quale ha scritto che i provvedimenti di liberalizzazione non dovrebbero essere oggetto né di concertazione né di decretazione d'urgenza, ma di preventiva e trasparente consultazione. È questo, del resto, il metodo dell'Unione europea quando si tratta di aprire la concorrenza ad interi settori. In questo caso, neppure il processo di consultazione è stato avviato e per queste ragioni non solo il provvedimento risulta penalizzante per moltissime categorie e per il cittadino-consumatore, così come viene evocato dagli slogan del centrosinistra, ma anche inapplicabile in molte sue parti. Quindi, ci auguriamo che, nonostante il voto di fiducia, attraverso l'accoglimento di alcuni ordini del giorno, si possano evitare storture, che non solo produrranno effetti distorsivi nei confronti del cittadino, ma anche nei confronti del mercato attraverso operazioni che, a volte, creano anche l'interrogativo di essere operazioni di interessi forti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato Nespoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/171.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, abbiamo promosso tale ordine del giorno, in un'assenza complessiva di confronto con il Governo, nel merito del provvedimento sul quale è stata posta la fiducia, che comprendiamo perché è un provvedimento nato male, con una grave lacerazione nei rapporti e nella volontà del Parlamento. Infatti, ad oggi, nessuno mai ci ha risposto nel novero di alcune questioni, che pure sono alla base della decretazione: qual era l'urgenza, qual era il provvedimento che poteva giustificare l'emanazione ed anche la sottoscrizione da parte del Capo dello Stato di un decreto-legge, se non la volontà del Governo dormiente anche fra questi banchi (è un modo per ascoltare, di dormiveglia) di coprire - quello che anche in questo dibattito sugli ordini del giorno è emerso -, attraverso una propaganda sfrenata che è stata fatta intorno a false liberalizzazioni,Pag. 113una manovra fiscale che è vessatoria nei confronti dei cittadini?
Il problema di fondo è che oggi noi non abbiamo compreso perché questa maggioranza non abbia voluto un confronto di merito anche su alcuni punti qualificanti, sui quali l'opposizione era disponibile al dialogo, al confronto e alla modifica del testo approvato dal Senato. Si era disponibili a reiterare tutti gli emendamenti per avviare un confronto di merito. Questo vale in questa sede, ma anche per il futuro. Lo vogliamo preannunciare perché riteniamo che il Parlamento non possa essere continuamente esautorato.
Ciò vale anche per le problematiche che sottoponiamo all'attenzione del Governo con questo ordine del giorno, che ripete una serie di interventi che questo decreto-legge ha messo in campo nel settore delle opere pubbliche, per quanto riguarda le commesse di ingegneria alle società di ingegneria e i professionisti. Infatti, si accorpa questo tipo di intervento, che doveva essere autonomo, al computo complessivo degli oneri dei lavori e si parla della regolarità del rapporto contributivo delle imprese con gli istituti previdenziali, per cui scatta una norma di avvertimento al Ministero delle infrastrutture, che può arrivare addirittura alla revoca del rapporto contrattuale.
Si tratta di una norma che non si sa in che modo verrà applicata, se determinerà un blocco dei lavori in corso e se la relativa sanzione valga per il contratto in essere rispetto alla pubblica amministrazione e al Ministero delle infrastrutture, oppure se possa valere per altre amministrazioni. Per questo chiediamo che il Governo si esprima, per chiarire i termini del decreto in questione.
Presidente, noi siamo costretti - forse, nella storia recente dell'attività della Camera dei deputati, questa è una delle poche sedute notturne vere -, ad un confronto di merito, su questioni che avremmo voluto porre in altra sede, solo perché il regolamento non ci consente altro. Lei sa che le questioni che vengono affrontate attraverso gli emendamenti non possono poi essere contenute in ordini del giorno. Così, avremmo evitato questo stillicidio e, forse, avremmo concentrato in una o due giornate il confronto di merito. Nessuno, soprattutto noi dell'opposizione, avrebbe potuto continuare a sostenere che questo Parlamento viene mortificato.
L'invito che rivolgo a lei, Presidente, è che lei non può essere avulso da questa difesa delle prerogative del Parlamento. Allo stesso modo, il Presidente della Repubblica, come abbiamo letto questa mattina sui quotidiani, non si può chiamare fuori per dire che non ha responsabilità. Eccome se ce l'ha! Le responsabilità sono in merito alla firma che il Presidente della Repubblica ha posto in calce ad un decreto che non aveva i requisiti che prescrive la Costituzione. In questo c'è la responsabilità del Presidente della Repubblica, il quale si è assunto l'onere, per via della decretazione d'urgenza, di impegnare il paese e il Parlamento in un processo riformatore.
PRESIDENTE. La prego...
VINCENZO NESPOLI. Così è stato propagandato dall'attuale maggioranza, senza che ci fosse un confronto di merito tra le forze politiche, parlamentari e sociali del paese. Credo che questa sia una rottura dei rapporti politici e istituzionali, che il paese, il Parlamento e le forze politiche non si possono consentire (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. I deputati Salerno, Siliquini, Tagliatatela e Consolo sono assenti. I deputati Strizzalo e Burtone hanno rinunciato.
Il deputato Lainati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1475/126. È l'ultimo intervento.
GIORGIO LAINATI. Vi ringrazio, signor Presidente e onorevoli colleghi, che avete avuto la cortesia di attendere fino a quest'ora di notte.
La maggioranza e, in particolare, i partiti della sinistra radicale, hanno coniatoPag. 114un termine necessario per far digerire, probabilmente, al loro elettorato alcuni provvedimenti del Governo Prodi assolutamente indigeribili. Questo termine è «discontinuità».
Tale discontinuità, della quale hanno parlato moltissimi esponenti del partito di Rifondazione comunista - mi dispiace che il presidente Migliore sia andato via da pochi istanti -, oggettivamente, rispetto alle iniziative e alle leggi approvate nei cinque anni dal Governo Berlusconi, è assolutamente impercettibile. Non è un caso che il leader della minoranza di Rifondazione comunista, Claudio Grassi, abbia pesantemente criticato la gestione del suo successore, onorevole Giordano, e abbia ricordato che la discontinuità, della quale Giordano, Migliore ed altri colleghi di Rifondazione comunista hanno parlato in queste settimane, in realtà, per quanto riguarda il rifinanziamento delle missioni delle Forze armate nazionali in Afghanistan e in Iraq, non sia mai esistita assolutamente.
Non è un caso se Claudio Grassi ha detto che, sostanzialmente, il provvedimento approvato sulle missioni italiane delle Forze armate italiane all'estero è analogo a quello varato dal Governo Berlusconi.
Non vi è discontinuità in politica estera perché, per cinque anni, avete mobilitato, in tre manifestazioni diverse, tre milioni di persone per manifestare per la pace e contro l'amministrazione americana, ma oggi l'amministrazione americana è vicina al Governo Prodi e lo ha dimostrato l'atteggiamento del segretario di Stato Condoleeza Rize nei confronti del ministro degli esteri D'Alema.
Dunque, questa discontinuità si trasforma addirittura in una non discontinuità, visto che state per approvare un decreto che, tra le varie parti negative in esso contenute, taglia i fondi per l'editoria e per i giornali di partito.
Presidente Bertinotti, lei non può essere insensibile ad un problema che riguarda anche il giornale del partito della Rifondazione Comunista e anche quello di Alleanza nazionale, ma non di Forza Italia che non ha un organo di partito.
Ho molto rispetto per il quotidiano di Rifondazione Comunista, Liberazione, anche se non condivido nulla di quanto vi è scritto. Tuttavia, non si può non riconoscere a Liberazione che, in questi ultimi dieci anni, ha svolto un importante ruolo per consentire l'accesso alla professione giornalistica - e l'onorevole De Simone ne è consapevole - a decine di giornalisti.
Il fatto che un Governo, del quale Rifondazione Comunista rappresenta una parte importantissima, tagli i fondi per l'editoria e, quindi, anche per il giornale di tale partito, mi sembra non un autogol, non una discontinuità, ma qualcosa di assolutamente incredibile.
Stiamo parlando di un mondo - quello dei giornalisti, degli operatori dello spettacolo, dell'intellighenzia in generale - che, da sempre, è vicino alla sinistra, anche nei tanti anni di Governo della Democrazia cristiana. Sono contento che sia tornato in aula l'onorevole Leoni, al quale do atto di essersi impegnato per trovare una soluzione nell'ambito della finanziaria per il finanziamento della legge sull'editoria.
La sinistra, nel dicembre scorso, ha mobilitato un gruppo di attori ed attrici, molti dei quali miliardari, dipendenti della Mediaset di Silvio Berlusconi, a protestare contro il Governo Berlusconi. Mi sembra che non siamo certo alla discontinuità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. È così esaurita l'illustrazione degli ordini del giorno.
Vorrei invitare per il futuro a non coinvolgere nella discussione politica, che legittimamente ha luogo in quest'aula, il Capo dello Stato e l'esercizio delle sue prerogative esclusive.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 9,30 di domani con il parere del Governo sugli ordini del giorno. Le votazioni non avranno luogo prima delle 10. Ricordo infine che, essendo stata deliberata la seduta continuata, il preavviso per le votazioni elettroniche è già stato dato oggi ePag. 115deve considerarsi valido anche per le votazioni che avranno luogo nella giornata di domani.
Conferma del presidente di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, il presidente del gruppo La Rosa nel Pugno ha reso noto che il gruppo stesso ha oggi proceduto alla riconferma del deputato Roberto Villetti nell'incarico di presidente.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 1,25 del 3 agosto 2006, è ripresa alle 9,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Aprea, Bersani, Bindi, Boato, Boco, Bonelli, Bonino, Brugger, Cento, Chiti, Colucci, D'Alema, D'Antoni, Damiano, De Piccoli, Di Pietro, Duilio, Fioroni, Folena, Galante, Gasparri, Lanzillotta, Letta, Maroni, Mattarella, Melandri, Meloni, Meta, Migliore, Minniti, Morrone, Mussi, Oliva, Parisi, Piscitello, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Rutelli, Santagata, Sgobio, Stucchi, Violante e Visco sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione (ore 9,33).
(Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 1475)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo che prima della sospensione della seduta si sono conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Avverto che gli ordini del giorno Lusetti n. 9/1475/7, Giorgio Merlo n. 9/1475/49 e Vico n. 9/1475/68 sono stati ritirati dai presentatori.
Invito il Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, prima di formulare il parere sui singoli ordini del giorno, vorrei delineare il metodo e il criterio seguiti.
Signor Presidente, signori deputati, gli ordini del giorno presentati entro il termine prestabilito dalla Presidenza sono stati 199. Malgrado la ristrettezza dei tempi assegnati al Governo per la valutazione di una tale mole di atti di indirizzo, essi sono stati singolarmente e con la massima attenzione verificati. Ogni parere espresso è stato accompagnato da una motivazione che, forse, nel seguito della discussione difficilmente potrà essere espressa nella sua interezza. Tuttavia, garantisco ai presentatori sull'esauriente e scrupoloso impegno che è stato posto nell'esame degli ordini del giorno. Proprio per l'esiguità dei tempi a disposizione, ho ritenuto opportuno e rispettoso delle prerogative dei deputati presentatori far precedere il parere del Governo da una sintetica esplicitazione dei criteri adottati nella loro valutazione.
In primo luogo, per quanto concerne gli ordini del giorno non accettati, l'espressione del parere negativo è stata in primo luogo riconducibile alla natura di decreto-legge collegato, riconosciuta al decreto-legge in oggetto. Dunque, non sono statiPag. 116accolti gli ordini del giorno onerosi o con effetti negativi sui saldi, ovvero estranei per materia al decreto-legge. Eguale parere negativo è stato rivolto sugli ordini del giorno le cui motivazioni sono esplicitamente contrarie alla disposizione del decreto-legge ed espressi in termini inaccettabili e nei quali l'impegno richiesto al Governo è contrario al dettato e allo spirito del decreto stesso. Analogo parere negativo è stato espresso sugli ordini del giorno che prevedono impegni che fuoriescono dalla competenza del Governo.
In secondo luogo, per taluni ordini del giorno si è chiesto ai presentatori il ritiro. Ciò è avvenuto allorché quanto richiesto al Governo è già previsto dalla normativa vigente, ovvero quando più correttamente le questioni proposte possono trovare collocazione nei documenti di bilancio o, in ultimo, in provvedimenti legislativi più generali che afferiscono alla materia trattata.
In terzo luogo, sono stati accolti, purché trasformati in raccomandazione, gli ordini del giorno nei quali l'impegno ad agire del Governo può essere invece ricondotto ad una valutazione delle opportunità o del monitoraggio delle motivazioni sottoposte dai presentatori.
In quarto luogo, infine, per altri ordini del giorno l'accoglimento, sia pieno che come raccomandazione, è stato subordinato ad una riformulazione puntualmente esplicitata nell'espressione dei singoli pareri. Qualora le condizioni e le proposte del Governo non fossero accettate, gli ordini del giorno vanno considerati respinti.
Mi accingo quindi ad esprimere il parere sui singoli ordini del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno n. 9/1475/1.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/1475/2...
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Il nome del firmatario!
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo scusa.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dioguardi n. 9/1475/1 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Francescato n. 9/1475/2 e Smeriglio n. 9/1475/3.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Benzoni n. 9/1475/4, se riformulato, nella parte dispositiva, sostituendo le parole da: «ad adottare» fino a «opportune» con le seguenti: «ad adottare, con la necessaria gradualità, in occasione della prossima sessione di bilancio e nel quadro delle compatibilità finanziarie, le opportune».
Il Governo accetta l'ordine nel giorno Crema n. 9/1475/5, se riformulato, nella parte dispositiva, con la soppressione della locuzione «in farmacia» e dell'ultima parte, a partire dalla parola «opportune» fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Villetti n. 9/1475/6 ed invita i presentatori dell'ordine del giorno Iacomino n. 9/1475/8 a ritirarlo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Andrea Ricci n. 9/1475/9
(Nuova formulazione) ed accetta gli ordini Caruso n. 9/1475/10 e Pegolo n. 9/1475/11.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mungo n. 9/1475/12, se riformulato nella parte dispositiva sostituendo il termine «adottare» con il seguente: «valutare».
In merito all'ordine del giorno Cogodi n. 9/1475/13, il Governo invita i firmatari al ritiro, suggerendo di riformularlo nel corso dell'iter del provvedimento sulla tutela del risparmio, in corso di esame.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Piro n. 9/1475/14 ed accetta l'ordine del giorno Leo n. 9/1475/15, se riformulato sopprimendo l'ultimo paragrafo della parte motiva, a partire dalle parole « in tale contesto», e l'espressione «prevedendo meccanismi forfettari di pagamento dell'acconto stesso» al termine della parte dispositiva.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/1475/16, nonché l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1475/17
(Nuova formulazione), se riformulato nella parte dispositiva scrivendo nella seconda riga:Pag. 117«nell'ambito della prossima sessione di bilancio e delle compatibilità finanziarie» e, nella quinta riga: «riduzione dell'IVA al 10 per cento in coerenza con le normative comunitarie».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pinotti n. 9/1475/18
(Nuova formulazione) ed accetta l'ordine del giorno Tessitore n. 9/1475/19 se riformulato sostituendo nella parte dispositiva il termine «adottare» con il seguente: «valutare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zeller n. 9/1475/20 ed invita al ritiro i firmatari dell'ordine del giorno Bressa n. 9/1475/21, impegnandosi a risolvere la questione contingente in via amministrativa secondo la legislazione ordinaria.
Il Governo invita al ritiro anche il presentatore dell'ordine del giorno Galletti n. 9/1475/23; accetta invece gli ordini del giorno Fincato n. 9/1475/24
(Nuova formulazione), Giudice n. 9/1475/25 e Suppa n. 9/1475/26.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Li Causi n. 9/1475/27, purché riformulato sostituendo, nella parte dispositiva, le parole da: «previsti» fino alla fine con le seguenti: «a definire nuovi e più rigorosi criteri di accesso alle provvidenze previste dalla legge 7 agosto 1990, n. 250».
L'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1475/28 è accettato dal Governo purché riformulato. L'ultima frase della parte dispositiva, che comincia con le parole: «eventualmente le opportune iniziative», andrebbe sostituita, fino alla fine, con le seguenti parole: «eventuali aggiustamenti temporali».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Montani n. 9/1475/29, Grimoldi n. 9/1475/30, Bricolo n. 9/1475/31, Dozzo n. 9/1475/32, Goisis n. 9/1475/33, Fava n. 9/1475/34, Allasia n. 9/1475/35, Filippi n. 9/1475/36, Fugatti n. 9/1475/37, Brigandi' n. 9/1475/38 e Dussin n. 9/1475/39.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/1475/40 ed accetta solo la parte dispositiva dell'ordine del giorno Cota n. 9/1475/41.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Gibelli n. 9/1475/42, Stucchi n. 9/1475/43, Lussana n. 9/1475/44 e Garavaglia n. 9/1475/45.
Il Governo accetta soltanto la parte del dispositiva dell'ordine del giorno Caparini n. 9/1475/46, invita al ritiro dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/1475/47 ed accetta l'ordine del giorno Benvenuto n. 9/1475/48. L'ordine del giorno Giorgio Merlo n. 9/1475/49 è stato ritirato.
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Uggè n. 9/1475/50, facendo riferimento all'impegno del Governo a risolvere in via amministrativa la questione (come ho già detto, in precedenza, in merito ad analogo ordine del giorno), e Pizzolante n. 9/1475/51.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gambescia n. 9/1475/52, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Costantini n. 9/1475/53 ed accetta gli ordini del giorno Buontempo n. 9/1475/54, Giulietti n. 9/1475/55 e De Biasi n. 9/1475/56.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/1475/57, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crisci n. 9/1475/58, accetta l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/1475/59, non accetta l'ordine del giorno Amoruso n. 9/1475/60, accetta l'ordine del giorno Fedi n. 9/1475/61, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nicco n. 9/1475/62.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Widmann n. 9/1475/63, purché riformulato espungendo dall'ultimo capoverso della parte motiva le parole: «prevedendo un limite di euro due milioni»; a giudizio del Governo, le parole indicate devono essere espunte affinché l'ordine del giorno sia accettato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Attili n. 9/1475/64, purché riformulato eliminando dalla parte dispositiva la frase che comincia con le parole: «a chiarire gli elementi citati» fino alla fine.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Meta n. 9/1475/65, accetta la parte dispositiva dell'ordine del giorno Burtone n. 9/1475/66, accetta l'ordinePag. 118del giorno Brugger n.9/1475/67. L'ordine del giorno Vico n. 9/1475/68 è stato ritirato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Camillo Piazza n. 9/1475/69, non accetta l'ordine del giorno Saglia n. 9/1475/70, accetta l'ordine del giorno Gamba n. 9/1475/71, accetta l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1475/72, purché riformulato eliminando i numeri 3) e 4) della parte dispositiva, lasciando, quindi, soltanto i numeri 1) e 2).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Violante n. 9/1475/73. Il Governo accetta anche l'ordine del giorno Nannicini n. 9/1475/74, purché riformulato aggiungendo, alla fine della parte dispositiva, il seguente periodo: «, ferma restando la facoltà impositiva dei comuni».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ossorio n. 9/1475/75. Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/1475/76, purché riformulato aggiungendo, al secondo capoverso della parte dispositiva, prima delle parole: «a rivedere la normativa esistente», le seguenti parole: «a compiere un riesame e, eventualmente,».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Formisano n. 9/1475/77 e Greco n. 9/1475/78, non accetta l'ordine del giorno Zinzi n. 9/1475/79, invita al ritiro dell'ordine del giorno Vacca n. 9/1475/80, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cancrini n. 9/1475/81, accetta l'ordine del giorno Crapolicchio n. 9/1475/82, non accetta l'ordine del giorno Bellotti n. 9/1475/83, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Buonfiglio n. 9/1475/84, non accetta l'ordine del giorno Catanoso n. 9/1475/85.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mantini n. 9/1475/86, purché riformulato inserendo, dopo le parole: «le opportune iniziative al fine di», le parole: «pervenire all'approvazione delle tariffe professionali», in luogo della parola: «approvare» nonché eliminando le parole: «Forum o», lasciando, quindi, soltanto il testo: «entro pochi mesi un tavolo tecnico».
Il Governo invita al ritiro, per la sua eventuale riproposizione in sede di esame della legge di bilancio, dell'ordine del giorno Rotondo n. 9/1475/87, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/1475/88 ed accetta l'ordine del giorno Maran n. 9/1475/89.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cesini n. 9/1475/90, purché riformulato inserendo, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di» (e segue il testo: «adottare le opportune iniziative», e via di seguito).
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91, Bodega n. 9/1475/92, Maroni n. 9/1475/93, Pottino n. 9/1475/94, Gianfranco Conte n. 9/1475/95, La Loggia n. 9/1475/96, Elio Vito n. 9/1475/97 e Leone n. 9/1475/98.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanetta n. 9/1475/99, non accetta l'ordine del giorno Aracu n. 9/1475/100, invita al ritiro dell'ordine del giorno Jannone n. 9/1475/101, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sanza n. 9/1475/102, Ceroni n. 9/1475/103, Gregorio Fontana n. 9/1475/104 e Caligiuri n. 9/1475/105.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Milanato n. 9/1475/106, Bernardo n. 9/1475/107 e Moroni n. 9/1475/108.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marras n. 9/1475/109, purché riformulato. Nella parte dispositiva, tra le parole: «ad avviare quanto prima un tavolo di consultazione con la Regione Sardegna al fine di adottare» e la parola: «iniziative», andrebbero aggiunte le parole: «le necessarie», mentre dovrebbe cadere tutto il testo successivo, dalle parole: «volte a riconoscere» fino alla fine.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Testoni n. 9/1475/110, invita al ritiro dell'ordine del giorno Picchi n. 9/1475/111, non accetta gli ordini del giorno Fabbri n. 9/1475/112, Garagnani n. 9/1475/113, Aprea n. 9/1475/114, Marinello n. 9/1475/115 e Baldelli n. 9/1475/116 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Verro n. 9/1475/118, purché riformulatoPag. 119eliminando i tre capoversi finali della premessa (cioè, i paragrafi che cominciano con le parole: «tale limitazione», «l'esclusione di tali società» e «il divieto di partecipare») ed aggiungendo alla parte dispositiva, dopo le parole: «delle società pubbliche più consona», le seguenti: «che permetta di valorizzare il patrimonio di capacità operative in possesso delle società».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palmieri n. 9/1475/119 limitatamente al dispositivo, sull'ordine del giorno Armosino n. 9/1475/120 il parere è contrario, mentre l'ordine del giorno Di Centa n. 9/1475/121 è accettato limitatamente al dispositivo. Il Governo, inoltre, invita al ritiro degli ordini del giorno Giacomoni n. 9/1475/122 e Di Virgilio n. 9/1475/123.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fedele n. 9/1475/124, Crosetto n. 9/1475/125 e Lainati n. 9/1475/126.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lazzari n. 9/1475/127; invita al ritiro dell'ordine del giorno Mondello n. 9/1475/129; non accetta l'ordine del giorno Nan n. 9/1475/130; invita al ritiro degli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/1475/131 e Palumbo n. 9/1475/132; non accetta l'ordine del giorno Pelino n. 9/1475/13; invita al ritiro dell'ordine del giorno Adornato n. 9/1475/134; accetta l'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1475/135; non accetta l'ordine del giorno Baiamonte n. 9/1475/136; accetta l'ordine del giorno Carlucci n. 9/1475/138.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Ravetto n. 9/1475/140, Carfagna n. 9/1475/141, Verdini n. 9/1475/142 e Biancofiore n. 9/1475/143. Sull'ordine del giorno Bruno n. 9/1475/144 il parere è favorevole limitatamente al dispositivo.
Sugli ordini del giorno Boscetto n. 9/1475/145, Santelli n. 9/1475/146 e Bertolini n. 9/1475/147 il parere è contrario, mentre sull'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1475/149 vi è un invito al ritiro.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Raisi n. 9/1475/150, purché riformulato nel senso di sostituire, successivamente all'espressione «impegna il Governo», la parola «adottare» con la seguente: «valutare».
Sugli ordini del giorno Murgia n. 9/1475/151 e Benedetti Valentini n. 9/1475/152 il parere è contrario. L'ordine del giorno Germontani n. 9/1475/153 è accettato come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Castiello n. 9/1475/154 il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/1475/155, purché riformulato nel senso di sopprimere l'ultimo paragrafo della parte motiva, quello che inizia con l'espressione «non appare chiaro».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Holzmann n. 9/1475/156 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Martinelli n. 9/1475/157.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Foti n. 9/1475/158 e Bocchino n. 9/1475/159. L'ordine del giorno Pezzella n. 9/1475/160 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Landolfi n. 9/1475/161 non è accettato, mentre l'ordine del giorno Airaghi n. 9/1475/162 è accolto come raccomandazione.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Salerno n. 9/1475/163 e Armani n. 9/1475/164. Sull'ordine del giorno Bono n. 9/1475/165 vi è un invito al ritiro, con un eventuale riesame in sessione di bilancio. L'ordine del giorno Angela Napoli n. 9/1475/166 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Patarino n. 9/1475/167 è accettato, mentre il Governo non accetta l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1475/168.
L'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/1475/169 è accolto come raccomandazione. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Porcu n. 9/1475/170. Gli ordini del giorno Nespoli n. 9/1475/171 e Frassinetti n. 9/1475/172 sono accolti come raccomandazione.
L'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/1475/173 è accettato purché riformulato nel senso di espungere, nella parte d'impegno, le parole «ad adottare», nonché la parte del testo successiva a «locazione finanziaria», vale a dire da «che sembrerebbe» sino alla fine.
L'ordine del giorno Ulivi n. 9/1475/174 è accettato purché riformulato nel sensoPag. 120di aggiungere, all'inizio dell'impegno del Governo, le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Menia n. 9/1475/175, Cosenza n. 9/1475/176, Ciccioli n. 9/1475/177, Filipponio Tatarella n. 9/1475/178, Contento n. 9/1475/179, Briguglio n. 9/1475/180, Pedrizzi n. 9/1475/181, Consolo n. 9/1475/182, Mancuso n. 9/1475/183, Moffa n. 9/1475/184, Siliquini n. 9/1475/185 e Migliori n. 9/1475/186.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Motta n. 9/1475/187 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Delfino n. 9/1475/188.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tabacci n. 9/1475/189, mentre non accetta l'ordine del giorno Volontè n. 9/1475/190. Accetta, invece, l'ordine del giorno Mazzoni n. 9/1475/191. L'ordine del giorno Compagnon n. 9/1475/192 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno De Laurentiis n. 9/1475/193 non è accettato.
Gli ordini del giorno Emerenzio Barbieri n. 9/1475/194 e Ciocchetti n. 9/1475/195 sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196 vi è un invito al ritiro. Il Governo non accetta gli ordini del giorno D'Alia n. 9/1475/197 e Tassone n. 9/1475/198, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Diliberto n. 9/1475/199.
Infine, signor Presidente, le chiedo scusa, ma sull'ordine del giorno Verro n. 9/1475/118 mi sono dimenticato di proporre una riformulazione, nel senso di espungere, nell'impegno al Governo, l'ultima frase, quella che inizia «in quanto, lasciando inalterata la normativa, si rischierebbe la distruzione di tali società». Questa parte del testo dell'ordine del giorno citato, a giudizio del Governo, deve essere espunta.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Chiede di parlare sull'ordine dei lavori?
NICOLA BONO. No, signor Presidente, vorrei intervenire sul merito della discussione che stiamo svolgendo.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, può iscriversi a parlare in sede di dichiarazione di voto finale.
NICOLA BONO. Signor Presidente, mi consenta di intervenire: vorrei chiedere una precisazione che credo sia pregiudiziale ai fini della prosecuzione dei lavori.
Il rappresentante del Governo ha detto, testualmente, che tra i criteri di accoglimento o di reiezione degli ordini del giorno vi è anche quello degli ordini del giorno estranei per materia. Desideravo capire se vi è stata una modifica regolamentare per cui il Governo, oggi, assolve alle funzioni che prima erano del Presidente della Camera. Infatti, fino a prova contraria, la valutazione circa l'inammissibiltà per materia appartiene ad organo diverso dal Governo.
PRESIDENTE. La competenza sulla valutazione di ammissibilità degli ordini del giorno è della Presidenza, che ha formulato il relativo elenco; il Governo si è limitato a rappresentare il suo parere.
NICOLA BONO. Signor Presidente, a questo punto, chiarisca il Governo cosa intendeva dire quando ha richiamato, al punto 1 dei criteri di ammissibilità e di reiezione degli ordini del giorno, quello della estraneità per materia, dal momento che non gli compete.
PRESIDENTE. Ferme le competenze della Presidenza, credo che il Governo possa rappresentare le sue ragioni. Signor sottosegretario, intende rispondere?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, posso solo precisare quanto detto in premessa, vale a dire che si intende non afferenza di materia quella riferita alle norme contenute nel decreto-Pag. 121legge in esame, ovvero all'effetto negativo sui saldi (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevole Bono, la Presidenza ha indicato quali ordini del giorno erano inammissibili. Su questa base, il Governo ha formulato le sue valutazioni.
Se non si ritiene soddisfatto, in ordine all'intervento del Governo...
NICOLA BONO. Signor Presidente, non è che io non sia soddisfatto. Non ho capito. Sugli ordini del giorno che vengono dichiarati estranei per materia il Governo non si pronuncia. Non inserisce il criterio dell'estraneità tra quelli che stanno alla base della reiezione di un ordine del giorno. Semplicemente, non si pronuncia. Pertanto, se cita tra i criteri di reiezione quello dell'estraneità per materia, dice una cosa impropria e illegittima, perché non spetta al Governo stabilire quel criterio. Ciò spetta alla Presidenza e io chiedo un chiarimento in questo senso.
PRESIDENTE. Il Governo ha espresso il parere su tutti gli ordini del giorno dichiarati ammissibili dalla Presidenza. Non è entrato nelle competenze della Presidenza.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, prima che inizino le votazioni sugli ordini del giorno, intervengo sull'ordine dei lavori. Considerando ciò che sta accadendo a seguito dell'entrata in vigore dell'indulto - decine e decine di detenuti che escono dalle carceri e vi rientrano per delitti compiuti immediatamente dopo la scarcerazione - e tenendo conto dell'emergenza che si va determinando a seguito della scarcerazione di immigrati...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo...
TEODORO BUONTEMPO. Ho terminato, Presidente. Chiedo soltanto che, alla riapertura dei lavori, il Governo rappresenti all'Assemblea la situazione e ci faccia sapere quali provvedimenti intende adottare, quali strutture ha allestito nel frattempo per far fronte sia all'emergenza immigrati sia alla mancanza di lavoro. Altrimenti, l'indulto rischia di moltiplicare la delinquenza nel nostro paese!
PRESIDENTE. Il Governo è presente in aula nella persona del ministro Chiti, che credo abbia recepito la sua richiesta.
Ha chiesto di parlare di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, signor sottosegretario, parto dallo stato di confusione che si manifesta anche nell'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/1475/109, che non ho potuto illustrare ieri per i tempi troppo ristretti, essendo troppo in basso nell'elenco.
Credo che, realmente, in merito a questo provvedimento abbiate le idee molto confuse: parlate di una privatizzazione che forse non è ancora compiuta e per la quale sicuramente l'Italia non è ancora pronta. Credo che guardiate con poca attenzione ai riflessi di questo provvedimento, con gli avvocati che, oltre i cento euro - cito gli avvocati per tutti i professionisti -, dovranno far utilizzare i POS che, come voi sapete, si addicono molto di più ai negozi di alimentari e di altro genere.
Ritengo si tratti di una situazione che serve soltanto a voi; serve al Governo per controllare ancora meglio, se fosse necessario, e serve a Visco per poter avere l'occhio su tutto, in particolare sui conti correnti bancari. Così, finalmente, avrete chiara la situazione e potrete infierire fortemente sui contribuenti, come se non fossero già vessati ormai da anni, in maniera determinata. E lo testimoniano le tante chiusure di attività di questi anni. Avreste dovuto guardare meglio le statistiche per sapere quante attività hanno chiuso in questi anni e quanti fatturati sono diminuiti.Pag. 122
Oltre che del contesto generale, devo parlare anche del nostro ordine del giorno sulla Sardegna, che mi sta a cuore. Signor sottosegretario, lei ha accettato l'ordine del giorno soltanto fino al punto in cui si dice «ad adottare iniziative». Così si impegna il Governo ad aprire un tavolo che è già stato aperto dal Governo Berlusconi, all'epoca, con l'intervento e l'interessamento del ministro Pisanu e del sottosegretario Cicu, i quali ebbero un incontro con il presidente della regione. Il Governo Berlusconi ha già avviato quel tavolo. Quindi, le possibilità sono due. Una possibilità è che lo abbiate chiuso. E, se avete chiuso quel tavolo, avete fatto male. Naturalmente, di ciò informeremo la Sardegna, i sardi. E dovete spiegare perché il sottosegretario Letta, il 24 luglio, è venuto in Sardegna a dire che siete pronti a dare la prima tranche in finanziaria, mentre nel DPEF non nominate mai la parola «Sardegna» nella parte economica. Dopo di che, tirate fuori i soldi da dare alla Sardegna come tranche! E lei non accetta il mio ordine del giorno, dopo l'impegno di un autorevolissimo rappresentante del Governo di meno di dieci giorni fa?
Allora, andate in giro ad illudere la gente e poi non accettate un semplicissimo ordine del giorno. Del tavolo non ce ne facciamo assolutamente nulla, anzi lo rigettiamo. Siamo stanchi di essere presi in giro! Avete agitato le piazze l'anno scorso contro il Governo Berlusconi, portando in piazza tutti i sindacati, portando in piazza le categorie in maniera interessata. Quest'anno non è andato in piazza nessuno; ma li porteremo noi in piazza! Questa volta - come ha detto ieri qualche nostro autorevole esponente - andremo noi in piazza. E invito i colleghi del centrosinistra sardi ad essere uniti con noi, in piazza, come noi lo fummo con loro l'anno scorso. Credo ci sia realmente bisogno che lei riveda il suo parere e accetti anche la parte dell'ordine del giorno in cui si chiede di dare il dovuto, in cui si chiede che 4, 5 miliardi di euro vengano dati alla Sardegna, anche in maniera dilazionata. Quindi, signor sottosegretario, si impegni per questo, come ha detto il sottosegretario Letta. Si impegni in tal senso e noi saremo disposti a collaborare. A collaborare ad un piano, e non a collaborare nel fumo che ancora diffondete continuamente e costantemente.
Credo ci sia veramente da gridare allo scandalo, perché ci troviamo in una condizione di reale difficoltà, per mille motivi, che vanno imputati - e lo capisce anche lei - alle tasse. Addirittura vengono imposte le tasse portuali, sempre da un vostro rappresentante - questa volta regionale - che sta facendo scappare, fortunatamente, tutti in Corsica. E volevo ricordare al Governo - che è intervenuto attraverso Visco presso il governatore Soru - che la Corsica è francese. Quindi, la Corsica non è italiana. E voi mandate le barche in Corsica, che nei porti sta scrivendo «grazie Sardegna». La Sardegna è in Italia, quindi si può tradurre in «grazie Italia». Se questa è la vostra politica fiscale, credo che dobbiate fare un grande favore all'Italia, andando a casa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
GIORGIO CONTE. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo per la sua presenza e per la puntuale risposta sugli ordini del giorno. Noi siamo qui a dimostrare, ammesso che ce ne fosse ancora bisogno, che le illazioni e le fastidiose insinuazioni del Presidente Prodi relativamente alla nostra voglia anticipata di andare in ferie sono smentite dalla necessità, invece, di approfondire ulteriormente e di discutere nel merito il provvedimento tramite l'unico strumento che ci rimane a disposizione, che è l'ordine del giorno. E, dopo una maratona notturna, siamo qui a svolgere le dichiarazioni di voto su questi ordini del giorno, che si rendono necessarie soltanto perché non è stato possibile discutere nel merito del provvedimento e quindi non si è avuto il tanto annunciato approfondimento, confronto e dialogo tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, tra il Governo e tutto il Parlamento.Pag. 123
Avete preferito la «scorciatoia» della settima fiducia in poche settimane di Governo, la più chiara ed evidente dimostrazione delle difficoltà genetiche di una maggioranza divisa ed eterogenea, che ha paura del Parlamento, che ha paura di aprirsi al confronto ed al dialogo, tanto auspicato dal Presidente del Consiglio in campagna elettorale ed anche dal Capo dello Stato, da quando si è insediato, ma mai tanto disatteso e respinto come nelle prime settimane di questa nuova legislatura. Ciò è un segno che la politica dei «predicare bene» e «razzolare male» è la politica di questa maggioranza e di questo Governo.
È pur vero, tuttavia, che la vittoria elettorale consente al Governo di procedere con le riforme che ritiene utili e necessarie, ma in questo caso abbiamo assistito, oltre alla mancanza dei presupposti di costituzionalità della decretazione d'urgenza, ad una precisa volontà, come anticipato poco fa, di evitare il dialogo ed il confronto per arrivare a quella che si poteva auspicare essere effettivamente una riforma condivisa. Anzi, abbiamo sentito dire poche settimane fa che sulle regole non si tratta, che, quindi, non si dialoga e non ci si confronta. Ma ricordiamo bene in campagna elettorale il Presidente del Consiglio Prodi, quando assicurava e rassicurava, a proposito di una pace sociale garantita, con la sua soave beatitudine: invece di tutto ciò, in un sol colpo, il Governo punisce taxisti, farmacisti, professionisti, panificatori e tutte le categorie interessate dal provvedimento. Un vero record, direi!
Ma le difficoltà di questa maggioranza non possono essere assolutamente il pretesto per impedire il dibattito, l'approfondimento, per eventualmente emendare e condividere in parte od in toto e facendo, perché no, magari tesoro anche del lavoro prodotto nella legislatura e dal Governo precedente nei rapporti con tutte le categorie. E, poi, vi è il nervosismo di alcuni settori della maggioranza, con l'insofferenza per alcuni metodi, che hanno già stancato e ci fanno assistere alla presentazione di decine di ordini del giorno anche da parte di illustri esponenti della maggioranza, e con altri interventi fuori luogo e sopra le righe.
Quando si dice che questo provvedimento favorisce alcune categorie e ne punisce altre, le reazioni in quest'aula sono così nervose e confuse che, ieri, l'intervento di un deputato non si capiva se fosse pronunciato sulla scorta della sua qualità, appunto, di deputato o di quella di esponente della Coop che presiede. Soltanto questi ordini del giorno quindi, ci consentono di intervenire nel merito del provvedimento, un provvedimento che siamo sicuri non produrrà alcun vantaggio per la collettività (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, il solo fatto che siamo qui stamane, come stanotte, a discutere di un provvedimento così importante, approfittando di uno strumento tecnico, quale quello degli ordini del giorno, indica di per sé un'assoluta mancanza di dialogo con la maggioranza, che ha voluto impostare un provvedimento che riguarda milioni di persone ed alcune tra le principali categorie produttive del paese senza concedere il minimo ascolto ai diretti interessati.
In questo provvedimento come in quelli precedenti, avete dato al paese uno spettacolo desolante, con ministri che escono dall'aula ed altri che contraddicono quanto i colleghi avevano poco prima detto. Avete creato un provvedimento che, in buona parte, scontenta voi stessi, come abbiamo constatato negli emendamenti presentati, negli interventi, negli ordini del giorno, ed avete voluto insistere su una strada che ha decisamente non accontentato, non reso felici, non migliorato la situazione attuale di tutti i cittadini interessati. Ponetevi alcuni interrogativi, chiedetevi perché vi è stata una forte opposizione nelle piazze quando avete annunciato questi provvedimenti e non meravigliatevi se, una volta che i cittadiniPag. 124saranno consapevoli di ciò che produrranno le vostre normative, vi sarà nuovamente un ricorso alle piazze.
Non ci si deve scandalizzare se si arriverà ad un contesto di tale tipo, perché è il contesto che voi avete creato, evitando quella camera di compensazione naturale che sarebbe stata quest'aula. La Commissione è stata presa in giro con dichiarazioni assolutamente contraddittorie ed evitando qualsiasi discussione costruttiva, sia con i rappresentanti in Parlamento, sia con i massimi luoghi deputati della politica. Voi siete intervenuti in alcuni ambiti politico-economici nelle vostre prime settimane di Governo.
Anzitutto, l'Alitalia. Ce lo ricordiamo tutti: a mercati aperti, un vostro ministro è riuscito a far crollare il titolo, con dichiarazioni assolutamente avventate. Poi, il mercato immobiliare. Laddove il precedente Governo aveva creato una situazione assolutamente positiva, per cui un intero comparto economico che aveva avuto un vero e proprio boom aveva registrato indici eccezionalmente positivi, con alcuni vostri interventi - poi contraddetti nel corso dell'iter parlamentare - avete fatto crollare le azioni dei titoli quotati in Borsa del mercato immobiliare ed avete lasciato nell'incertezza milioni di cittadini e centinaia di migliaia di imprese, causando un danno gravissimo, probabilmente irreversibile non solo per il mercato interno, ma anche per l'attenzione che gli investitori istituzionali stranieri avevano riservato al comparto edilizio italiano.
Voi vi definite di centrosinistra, ma noi ci ricordavamo di un centro che era moderato, che era disposto al dialogo e che talvolta ricercava il compromesso, e di una sinistra che era attenta alla concertazione, alla centralità del Parlamento ed al dialogo con tutte le categorie interessate, prima di proporre un qualsiasi provvedimento che dovesse riguardarle. Invece, voi siete centrosinistra solo nella dizione. In realtà questa è una coalizione, lo dimostrate ogni giorno, che ha come unico collante quello del potere. Anche in questo caso, non avete certamente pensato al bene delle categorie interessate, ma avete creato una sorta di Stato di polizia tributaria, che crea gravissime ripercussioni nella libertà di ogni cittadino.
L'applauso che ieri ha ricevuto il presidente Berlusconi da quest'aula e da tutta l'opposizione, assolutamente compatta, ha un significato preciso: è un significato di leadership, ma è anche una chiara indicazione - e non è un'indicazione che viene solo dalla politica, dall'aula del Parlamento e dai gruppi parlamentari, ma proviene, molto chiaramente, da tutto il paese e da tutti i cittadini - che viene data ai nostri partiti di fare da serissimo baluardo contro le vostre proposte, contro le vostre normative, che sono assolutamente contrarie ai principi della libertà di impresa ed assolutamente contrarie ai principi della libertà individuale.
È per questo motivo che noi, con ogni mezzo, condurremo una durissima opposizione a tutte le vostre iniziative, assolutamente dannose (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, oggi assistiamo all'ultima parte di un film, ahimè, già molto lungo, in tre parti, onorevoli colleghi, che è iniziato nel 1996, nel 1997 e nel 1998. Questo Governo presenta nella sua struttura ministri che hanno già operato contro i professionisti, contro le casse e contro i lavoratori autonomi nel 1996-1997. Ricordo solo il primo atto di questo film, ossia il tentativo del ministro Bersani di aggredire gli ordini, eliminandoli ed aprendo alle società di capitale, nel 1997. Allora, il 27 dicembre 1997, Visco cercò di «espropriare» le casse private. Dunque, attenzione, onorevoli colleghi, perché il film porta a questo finale, se lo scriveranno loro: prima lo svuotamento degli ordini, poi l'apertura al capitale e, da ultimo, le mani sulle casse.
Alleanza Nazionale, in tempi non sospetti, ha denunziato questa manovra, l'ha indicata, l'ha dichiarata ed ha precisatoPag. 125che non consentiremo questo passaggio. Nel corso della discussione sulla fiducia a Prodi, abbiamo dato l'avviso al Governo di stare attento a non mettersi su questa strada, perché avrebbe trovato nel nostro gruppo parlamentare, nella nostra forza politica, una barriera insuperabile. Non riuscirete, a colpi di blitz, con colpi «notturni», con colpi di fiducia, ad arrivare a questo risultato!
La seconda parte di questo film è la campagna elettorale, laddove Prodi ha fatto credere ai professionisti italiani che avrebbe concertato le riforme con loro ed i professionisti italiani, quelli incerti, sono stati presi in giro, sono stati raggirati ed hanno creduto che le riforme - primi tra tutti i notai - sarebbero state fatte con loro. Bene, oggi la maschera è caduta.
Noi, oggi, possiamo mostrare ai cittadini italiani e ai professionisti italiani la verità di questo Governo, che opera con blitz notturni, non consente la discussione di alcun emendamento, né alla Camera né al Senato, e non consente il dibattito, con la scusa, con la mera scusa che sono state presentate proposte emendative; come se fosse un reato discutere emendamenti in Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Trovo scandalosa e vergognosa questa osservazione svolta da alcuni deputati della maggioranza. Voi non vi confrontate, voi non affrontate il dibattito, voi scappate con il voto di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Applausi polemici dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
Voi state scappando con il voto di fiducia, ma i cittadini italiani se ne ricorderanno, non lo dimenticheranno più. Prima o poi, si tornerà a votare - ricordatevelo! - e vi ritornerà addosso la punizione per il comportamento che avete tenuto in questi mesi. Voi lo pagherete con il responso dell'urna e andrete a casa (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi - Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Ebbene, il finale di questo film, con i professionisti, lo scriveremo noi dell'opposizione. Ve lo posso anticipare: sarà la cancellazione di questa legge, che sarà abrogata da un referendum popolare che noi sosterremo, nel mese di settembre, in tutte le città, in tutte le province e in tutti i collegi professionali, con tutti gli ordini e con tutte le federazioni (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi)! Vi pentirete di avere trattato i professionisti italiani in questo modo, senza dialogo e senza concertazione!
Vi pentirete di avere pagato la cambiale alle cooperative, ai sindacati e alla Confindustria. Organizzate pure le cene notturne con Montezemolo; i professionisti italiani andranno in piazza. Tanto perché lo ricordiate, visto che avete una memoria, a volte, un po' labile, i professionisti italiani sono 2 milioni e 250 mila. Ciò significa che, se i conti tornano, tra collaboratori, dipendenti, una mamma, un papà e una sorella, sono otto o dieci milioni le persone che voi avete offeso, che avete offeso con un comportamento ignobile (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi)! I professionisti italiani se lo ricorderanno e il film lo scriveremo noi: il film mostrerà la cancellazione di questa legge.
Questa è la posizione del gruppo di Alleanza Nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Applausi polemici dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, credo sia importante, in questa fase, trattare anche di un settore che da parte di questo Esecutivo, alla luce del programma presentato nel corso dellaPag. 126campagna elettorale, avrebbe dovuto avere una considerazione molto alta, il settore della difesa.
Ho apprezzato il tentativo della presidente Pinotti di mettere una «pezza», con la presentazione di un ordine del giorno, ad una voragine di disattenzione e di carenze. Mi riferisco, in particolare, a quanto è avvenuto in questi mesi e, cioè, al tentativo di delineare una linea di politica estera. Questo tentativo, alla fine, si è risolto in maniera disastrosa, in quanto tale politica è stata basata solo ed esclusivamente su valutazioni di politica interna, cioè sull'esigenza di far coincidere la cultura di chi ritiene che le resistenze del mondo, soprattutto quelle irachene, debbano essere legittimate rispetto alla nostre missioni di pace nei teatri del mondo e la linea più moderata che, come si è visto, è prevalsa in qualche modo, e che è ispirata alla necessità della continuità rispetto all'azione del Governo Berlusconi. Ciò vale per l'Iraq - dal quale il Governo Berlusconi aveva iniziato, già dal dicembre scorso, il graduale ritiro, con la programmazione di un ritiro totale - ma vale, soprattutto, per la questione dell'Afghanistan, che ha messo in risalto, sia alla Camera sia al Senato, il vero problema della sinistra e della sua gestione della politica estera.
Tutto questo, alla fine, si è tradotto negativamente e in maniera disastrosa nel cosiddetto decreto Bersani. Infatti, colleghi, non deve sfuggire che tale decreto-legge, tra tagli già effettuati e preannunciati, finisce per destinare il taglio maggiore, in misura superiore al 50 per cento, al settore della difesa. Il Governo Berlusconi, con coraggio, aveva attualizzato il percorso della riforma professionale, aveva sentito l'esigenza di tradurre in concreto quel progetto di cui il paese necessitava, cioè una difesa che potesse essere finalmente attuale ed evoluta rispetto a quello che il sistema globale ci richiedeva e ci richiede. Questo Governo, invece, mortifica lo status che abbiamo realizzato, l'investimento in termini di risorse umane che in qualche maniera abbiamo concretizzato rispetto a quegli eroi di cui tanto abbiamo sentito parlare in quest'Assemblea, anche da parte del Presidente Prodi. Logicamente, egli ha sottolineato in che modo il coraggio, il sacrificio e l'eroismo dei nostri soldati all'estero ci diano autorevolezza e credibilità. Però, quando si parla di investimenti economici in maniera concreta, c'è il dramma, la mortificazione, l'ulteriore taglio del 51 per cento che, peraltro, si riflette sugli strumenti operativi, cioè su quanto necessario per essere integrati con la NATO e con l'ONU e, soprattutto, amici, su quanto è necessario per il grande progetto di una Agenzia della difesa europea che, finalmente, consenta di evitare che l'Europa sia divisa e confusa in ordine ad una politica che, come noi vogliamo, sia sempre di più di garanzia e di tutela di percorsi e di processi di democrazia. Questo, infatti, sta avvenendo nel mondo, grazie soprattutto all'eroismo e al sacrificio dei nostri soldati.
In conclusione - e senza voler essere assolutamente di parte in questo -, voglio rivolgere un saluto, colleghi sardi, a quei soldati sardi che hanno perso la vita nel nome della difesa del principio della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, è un brutto decreto-legge quello che stiamo esaminando. Gli ordini del giorno che il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato cercano di porre rimedio, per quanto possibile con questo strumento parlamentare, ad un provvedimento confuso e incostituzionale.
L'articolo 2 del decreto-legge in esame, quello che interessa i liberi professionisti, è carente dei requisiti di necessità e urgenza che la Costituzione richiede. Sono dieci anni che si parla di abolire o meno le tariffe minime professionali e non c'era alcuna necessità di intervenire con decreto-legge. Sarebbe stato più opportuno stralciare detto articolo 2. Sarà la Corte costituzionale a cassare queste norme chePag. 127interessano i liberi professionisti. L'unica necessità e l'unica urgenza erano quelle di colpire e di punire una categoria, quella dei liberi professionisti, che è più vicina al centrodestra. L'unica esigenza, l'unica necessità, l'unica urgenza era quella di fare un favore ad alcune grandi imprese, al mondo della grande distribuzione, alle cooperative rosse, ai sindacati, a quanti vogliono occupare spazi e appropriarsi di servizi che sono propri dei liberi professionisti e a quanti vogliono trasformare in dipendenti gli oltre due milioni di liberi professionisti italiani.
Passando agli aspetti fiscali del decreto-legge, sui quali abbiamo presentato diversi ordini del giorno, essi sono caratterizzati dalla «Viscomania» di considerare il contribuente non un amico con cui dialogare ma un cittadino da colpire e da punire. Si torna indietro, con molte norme, di oltre 20 anni e sono reintrodotti adempimenti che non producono alcun vantaggio al fisco e creano problemi ai cittadini. Si restituisce al fisco il potere di accertamento per alcuni atti di trasferimento immobiliare, facendo venir meno il rapporto di collaborazione tra contribuente e fisco. Si ritorna ai tempi degli accertamenti, dei ricorsi e del contenzioso.
Vi sono norme sicuramente vessatorie. Mi riferisco a quei liberi professionisti che sono obbligati a riscuotere i loro compensi con assegni da versare su conti correnti e che non possono andare in banca a cambiare un assegno circolare, come qualsiasi contribuente italiano, ma sono obbligati a versarlo su conto corrente, per poi prelevare dallo stesso conto corrente quanto occorre per le spese di studio. Questa doppia operazione comporta costi per il professionista-contribuente e vantaggi per la banca che, magari, guadagnerà anche sulle valute.
Inoltre, con l'articolo 25, comma 22, di questo decreto-legge, si è introdotto l'obbligo per chiunque acquisti un immobile di indicare analiticamente con quali assegni abbia pagato il corrispettivo.
Non vi è alcun vantaggio per il fisco perché non vi sarà maggiore tassazione, ma soltanto una norma che, purtroppo, farà sì che ogni risparmiatore dovrà comunicare a tutti dove ha i propri risparmi, una norma che è stata criticata anche dall'Autorità garante per i dati personali.
Per ciò che riguarda il mio ordine del giorno, accetto la riformulazione che il Governo ha proposto e ricordo che questo ordine del giorno interviene su un tema che ha creato non pochi problemi al paese, cioè il problema dei trasferimenti immobiliari. Gli immobili costruiti da più di cinque anni - al Senato questo termine è stato ridotto a quattro anni - non saranno più soggetti ad IVA, ma a tassa di registro. Vi è stata una modifica al Senato con la quale sono stati esclusi gli immobili strumentali, ma anche questa modifica è poco chiara e crea incertezza nei contribuenti; infatti, per colpa di questo decreto, oggi i trasferimenti immobiliari sono bloccati.
Questo è, quindi, un provvedimento che presenta molti aspetti negativi; non voglio ricordarli tutti, ma intendo concludere il mio intervento richiamando un aspetto sicuramente positivo del decreto che oggi ci accingiamo a votare: grazie al decreto Visco-Bersani in Italia è aumentato di molto il numero dei pentiti, cioè i pentiti di aver scelto e votato, il 9 e il 10 aprile, il centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, ho sentito per tanti anni, partecipando alle Conferenze come rappresentante dell'ANCI, l'onorevole Chiti, l'onorevole Bersani e l'onorevole Visco accusare il Governo Berlusconi e il ministro Tremonti di mancata concertazione con gli enti locali: perciò penso che, a seconda di dove si sta, si predica bene e si razzola male!
Il ministro Bersani, pochi giorni or sono, dichiarava testualmente che: «le regole non si concertano», salvo poi non concertare insieme agli enti locali (8.000 mila comuni, le province e le regioni), ma fare una concertazione che dura decenni per quanto riguarda l'alta velocità - laPag. 128Torino-Lione, che il presidente della regione Piemonte, Bresso, criticava duramente -; quindi, in quel caso la concertazione ci vuole, mentre non è necessaria con gli enti locali!
Allora, pongo un problema al ministro Chiti, che è stato anche presidente della regione toscana: forse i taxi non riguardavano i comuni? Forse le farmacie non riguardavano i comuni? Forse il trasporto locale non riguardava i comuni? Forse la documentazione per il passaggio di proprietà delle auto, delle moto e delle barche non riguarda i comuni? Soltanto Roma ha 123 mila atti nell'arco di tutto l'anno; quindi, ci chiediamo: chi paga il personale e tutto l'indotto di queste spese che riguardano gli enti locali?
A tale riguardo aggiungo, in maniera tale che non si possa accusare il sottoscritto o il centrodestra di dire cose non vere, che l'Unione delle province italiane, il 5 luglio, affermava testualmente: «(...) Tutto ciò premesso, l'ufficio di presidenza dell'Unione delle province d'Italia esprime la sua contrarietà sul metodo adottato dal Governo per l'emanazione del decreto legge relativamente alle disposizioni che riguardano i comuni e le province (...)». Si tratta quindi di un atto di accusa che proviene da un'associazione che è certamente al di sopra delle parti, anche se non vi sono dubbi che la maggioranza è di centrosinistra. Penso, quindi, che questa dichiarazione sia molto grave, ma è dovuta al fatto che non c'è stata concertazione nei confronti degli enti locali.
In questi giorni, si è deciso attraverso il ministro Ferrero che il nuovo Governo farà entrare in Italia 500 mila nuovi immigrati. Il Governo ha pensato quanto questa operazione graverà sui bilanci degli enti locali? La gestione del cittadino straniero è molto complessa, ministro Ferrero, richiede l'investimento di risorse e, quindi, comporta ingenti spese per i comuni, che hanno bilanci assai contenuti. Deve essere chiaro che, se si accolgono lavoratori stranieri regolari, essi devono essere accolti come gli italiani, mentre la scelta di questo Governo non permetterà ai comuni di programmare e di governare il numero degli abitanti rispetto ai servizi. Tra gli aspetti più eclatanti, vi sono il carico eccessivo di utenza affluito ai servizi sociali, la carenza di risorse per l'erogazione di buoni libro, la carenza di risorse per l'erogazione di buoni scuola, l'assoluta inadeguatezza dei fondi per il sostegno alla locazione, le carenze di abitazioni. È cosa risaputa che fare entrare un bambino al nido è un'impresa ardua e che gran parte dei posti sono ormai occupati da bambini extracomunitari. Sia chiaro, non sto dicendo che essi non ne abbiano diritto, anzi tutt'altro, ma il problema su cui focalizzare l'attenzione non è stabilire chi ha più diritti, ma riguarda l'adeguatezza delle strutture e dei servizi, che sicuramente non sono adeguati.
Occorre capire come questo Governo intenda le politiche sociali; infatti, ministro Ferrero, la politica dell'accoglienza non può essere fatta di soli numeri e non si può dire che abbiamo accolto 500 mila stranieri...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
OSVALDO NAPOLI. Come? Con quali tutele?
Propongo di inserire un capitolo, nella prossima legge finanziaria, con una stanziamento che verrà erogato ai comuni in relazione alla stabilizzazione della residenza di lavoratori extracomunitari, perché, in caso contrario, la tassazione locale aumenterà e sarà a carico dei cittadini residenti. La responsabilità di questo graverà sul Governo Prodi, un Governo che certamente di tasse se ne intende (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per esprimere innanzitutto il mio rammarico per l'accettazione solo come raccomandazione del nostro ordine del giorno e per il mancato accoglimento di gran parte di tutti gli altri.Pag. 129
Tre mesi fa, sono entrato in quest'aula animato - benché all'opposizione - dall'entusiasmo che dovrebbe accompagnare tutti coloro che si apprestano ad affrontare una nuova esperienza di vita. Avevo molto entusiasmo, voglia di fare il mio dovere, di compiere il mio mandato popolare; infatti, sono abituato nella mia vita - nei consigli comunali e nei consigli regionali - al confronto duro, durissimo, vivace, comunque ad un confronto di idee, di programmi diversi, che hanno contribuito a formare in me una cultura del rispetto delle altrui idee. Ma devo prendere atto che in quest'aula, in questo Parlamento, tutto ciò non esiste; infatti, le parole «confronto», «concertazione», termini di cui voi impropriamente vi considerate gli inventori, non trovano spazio in quest'aula e in questo Parlamento.
Per sette volte, avete chiesto la fiducia, svuotando in tutte queste occasioni il Parlamento delle proprie prerogative e, anche in questo caso, vi siete sottratti al confronto sia con l'opposizione sia al vostro interno. Ancora una volta, avete avuto paura, avete avuto il terrore che qualcuno nelle vostre file potesse alzarsi - come avvenuto con l'indulto da parte del ministro Di Pietro - per dire la sua. Non so per quanto tempo ancora potrete chiedere la fiducia, per quante volte ancora la maggioranza chinerà la testa, per quante volte ancora risponderanno «obbedisco».
Ieri, l'onorevole Franceschini, nell'estremo tentativo di difendere l'indifendibile, ha parlato di prima fase positiva del Governo, ma io non posso pensare a quella che sarà la seconda fase. Ho sentito parlare di «luna di miele» di questo Governo, ma, se mi è permessa una battuta, questo Governo il matrimonio non l'ha neppure consumato, anzi sono avanzate le pratiche per la richiesta di divorzio (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Con questo decreto, state instaurando, né più né meno, un sistema che ricorda tanto uno Stato di polizia, dove il cittadino viene sospettato e controllato, se non spiato, per cui finirà per considerare lo Stato patrimonio e nemico da cui difendersi, al contrario di come dovrebbe sentirlo. Inoltre, avete dimostrato che state spogliando le istituzioni delle loro prerogative, trasferendo il confronto, o meglio lo scontro, all'esterno, nelle piazze, contando forse sul fatto che voi soli siete capaci di mobilitare, usando le vostre truppe, i «guastatori», e per «guastatori» intendo i sindacati, che a comando facevate e fate scendere nelle piazze. Ma non fatevi illusioni: di questo passo, le piazze si riempiranno da sole, non ci sarà bisogno di organizzarle, la protesta sorgerà spontanea e come una marea, inesorabilmente, vi travolgerà!
Mi chiedo, oggi, dove sono finite CGIL, CISL e UIL, cosa fanno e cosa faranno in futuro per tutelare i lavoratori, i cittadini e i consumatori. L'hanno capito i tassisti, lo stanno capendo anche le altre categorie, che con voi solo chi grida più forte, solo chi riesce a farsi sentire, solo chi mostra i muscoli si fa rispettare.
Ma questo sta diventando un precedente rischioso: trasferire il confronto politico dall'Assemblea alla protesta della piazza ci sta instradando verso un punto di non ritorno; stiamo legittimando un diritto sacrosanto dei cittadini che, però, non può diventare l'unica arma a loro difesa, perché tutto ciò - se non lo sapete, ve lo dico io - si chiama caos e il caos nasce quando il popolo entra nell'ordine di idee che non esiste altro sistema per difendere la propria libertà ed i propri diritti, quei diritti che state calpestando con un decreto-legge pieno di tassazioni, vessazioni e violazione della libertà individuale. Hanno definito Visco come il «Grande Fratello». Penso che mai come questa volta chi lo ha fatto, come dice qualcuno, «ci ha azzeccato».
Il Presidente Prodi, qualche giorno fa, sui giornali, si è detto dispiaciuto e ha ammesso che chiedere così sovente e reiteratamente la fiducia non è giusto, è sbagliato. Vedete, un proverbio dice che «sbagliando s'impara», ma, come diceva Longanesi, per Prodi vale «sbagliando s'impera», mi auguro, ancora per poco (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, oggi, non siamo qui per fare ostruzionismo con il dibattito sugli ordini del giorno, l'unico possibile con il Governo attuale, ma perché non deve passare, nel paese, l'idea che il decreto-legge Bersani sia un tentativo, per la parte relativa alle liberalizzazioni, innovativo, riformista e coraggioso del ministro che, però, sarebbe riuscito solo parzialmente, per la resistenza delle corporazioni fuori e dentro il Parlamento. Non è così.
Il decreto-legge Visco-Bersani è il tentativo (non so se frutto della consapevolezza, dell'istinto o di entrambi) di riportare il paese indietro, di ridisegnare a tavolino, per legge, il tessuto sociale ed economico del paese, di riportarlo a più di venticinque anni fa, alla fase precedente alla rivoluzione terziaria dei primi anni Ottanta, al cosiddetto accordo Lama-Agnelli: in sostanza, grandi imprese, possibilmente monopolistiche o oligopolistiche, molti dipendenti, rigidità sociale e rigidità contrattuale. Risponde a tale logica anche il progetto di cuneo fiscale, il vecchio patto tra i produttori.
Con la filosofia di fondo del DPEF e l'ostilità verso la legge Biagi, il decreto-legge in esame sta nel DNA della sinistra peggiore, la sinistra statalista, monopolista, antiriformista, che diffida del mercato; altro che riformismo!
Qual è il riformismo di Bersani? Forse, il ministro Bersani, quando inserisce le «sue» liberalizzazioni (come ha affermato qualche giorno fa su Il Foglio) nelle origini profonde del radicamento sociale di mercato, pensa alla «sua» Emilia o alla «mia» Romagna, intende quel sistema sociale che, in realtà, è un sistema di controllo del sociale, di potere sociale e politico attraverso la diffusione di un'economia monopolistica e oligopolistica di parte, come quella delle cooperative rosse che, da decenni, nulla hanno a che fare con il sociale e, tanto meno, con il mercato. È un'economia dove tutto è contingentato, tutto è di parte, spesso di partito, tutto a favore di trust economici, finanziari e commerciali travestiti da cooperative o «vestiti» da borghesi illuminati, che tanto piacciono a questa sinistra «salottiera» all'italiana.
E questo avviene in tutti i settori, dalle licenze per la grande distribuzione alla costruzione delle case popolari. Ecco, questa è la vera linea di continuità storica tra il decreto-legge e la sinistra di Bersani e Visco. Questo è il modello di potere chiuso, autoreferente, costruito per drenare risorse nazionali ed incanalarle in un'economia di parte verso oligopoli di partito, che falsano e divorano il mercato, che limitano o annullano gli spazi di libertà, di impresa, di competizione e di crescita. È un modello che il decreto-legge Bersani non tocca, ma rafforza.
Questo decreto-legge non tocca i settori che hanno bisogno di più libertà e concorrenza, che più influiscono sui bilanci delle famiglie e delle imprese, sulla competitività del paese. Parlo dei settori dell'energia, delle utility locali che, soprattutto nelle regioni rosse, sono diventati potenti, nuove IRI locali, che agiscono in regime di monopolio, mostri che si occupano di tutto, di acqua, di case, di verde pubblico, dei cimiteri e delle pompe funebri. Sono mostri che divorano il mercato, togliendo spazio agli artigiani, ai commercianti ed alle piccole imprese.
Il decreto-legge, in questo campo, quello vero delle liberalizzazioni, non liberalizza nulla. Il «Visco-Bersani» fa l'esatto contrario; estende e rafforza questo modello, sposta risorse ed opportunità d'impresa economica dal mercato aperto alle concentrazioni di un mercato più chiuso, più controllabile.
Non contestiamo l'idea di modernizzare, introducendo nuovi spazi di libertà nelle professioni e nella distribuzione. Non contestiamo l'esigenza di limitare l'evasione, ma contestiamo che queste siano le vostre idee e le vostre esigenze. Contestiamo metodo, merito e filosofia del decreto-legge in esame.
Concludendo, ci opponiamo, in realtà, ad un imbroglio, ad un'operazione antiPag. 131mercato ed antiriformista, al tentativo di non compiere le vere liberalizzazioni, costringendo ad occuparci delle liberalizzazioni finte (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, voglio dare atto al sottosegretario Sartor di avere dimostrato grande senso di equilibrismo nel cercare di mettere, diciamo così, qualche «pezza» al mancato dibattito che si è verificato in Assemblea. Infatti, ho visto con quanta attenzione abbia cercato di accogliere come raccomandazione alcuni ordini del giorno presentati da esponenti della maggioranza e, in questa ricerca certosina (in alcuni casi consistita in una non risposta, in altri in un accoglimento), vi è tutto il senso politico del dibattito in corso.
Vede, signor sottosegretario, ho notato come lei, ad esempio, abbia raccomandato il ritiro di alcuni ordini del giorno e ne abbia respinti altri a firma di esponenti dell'opposizione. Mi riferisco, in particolare, agli ordini del giorno presentati dal gruppo dei Comunisti Italiani relativi ai servizi pubblici locali, nei quali evidentemente viene colto uno degli aspetti che più preoccupano nell'ambito della manovra che state portando avanti. È l'aspetto che riguarda alcuni profili di costituzionalità, che avevamo indicato anche nelle questioni pregiudiziali esaminate nella giornata di ieri e che non avete assolutamente considerato.
Intendo centrare il mio intervento su questo aspetto in particolare. Ciò che preoccupa (al di là delle considerazioni tecniche esposte dai vari colleghi dell'opposizione) e, soprattutto, ciò che inquieta è la volontà politica che ispira il cosiddetto provvedimento delle liberalizzazioni.
Vedete, vi sono norme fiscali, come è stato più volte sottolineato, che lasciano assolutamente esterrefatti. Questa mattina, ho letto le dichiarazioni molto irate del ministro Bersani che, rispondendo alle accuse mosse dalla nostra parte sul tentativo di instaurare un vero e proprio sistema di polizia tributaria nei confronti del cittadino, ha osservato che noi intendiamo difendere l'evasione e l'elusione fiscale. Bersani dimentica o fa finta di non sapere che, proprio in questi ultimi mesi, grazie agli effetti dei provvedimenti emanati dal precedente Governo in tema di riduzione della pressione fiscale, abbiamo avuto un aumento del gettito fiscale e di quello tributario, a dimostrazione del fatto che non è l'aumento della pressione che consente di combattere l'elusione e l'evasione, ma è il senso liberale di un intervento in questi ambiti che può consentire, davvero, una politica redditiva sotto questo profilo.
Signori del Governo, quando si parla delle professioni bisogna essere molto cauti ed attenti. Le professioni costituiscono un argomento che è necessario affrontare con grande cautela e non con blitz notturni. Quando si parla di tariffe e di pubblicità, si colpisce al cuore il sistema ordinistico, da sempre estraneo alle logiche mercantilistiche, e si innesca un fenomeno del prezzo al ribasso, che non appartiene alla tradizione culturale del nostro paese.
Le tariffe sono anche la garanzia della qualità della prestazione, costituiscono un elemento che riassume in sé alcuni fattori preponderanti della vita civile e collettiva, tra i quali la laurea, il superamento di un esame di Stato, una formazione continua, la capacità di aggiornare la propria professione e anche una sostanziale correttezza deontologica.
Se oggi i professionisti sono scesi in campo in maniera decisa contro questo Governo, non è tanto per i profili vessatori del decreto quanto perché seriamente preoccupati da un profilo di dequalificazione professionale che peraltro danneggia l'utenza. Tale è il motivo fondamentale a causa del quale, da questa «parte», continuiamo a sostenere che si tratta di false liberalizzazioni
PRESIDENTE. Deve concludere...
Pag. 132SILVANO MOFFA. Come osservava il collega dianzi intervenuto, dobbiamo in fondo ringraziarvi perché, con questo vostro intervento, aumenta, nel paese, il numero dei pentiti all'interno del vostro elettorato. Ritengo peraltro che da questa discussione stia emergendo un elemento di ampia e forte dissociazione all'interno della vostra maggioranza; ma di ciò vi accorgerete ancor più durante il confronto, e lo scontro, nel corso dell'iter della legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un provvedimento pieno di contraddizioni e di lacune, in cui sono contenute una parte «cosmetica», «venduta» come «Bersani», ed una ben più sostanziale parte fiscale e vessatoria, che si dovrebbe chiamare «Visco», uno degli elementi di maggiore incoerenza riguarda proprio il settore delle libere professioni. Già altri colleghi lo hanno richiamato, ma voglio tornarci brevemente perché molti ordini del giorno si riferiscono proprio all'articolo 2 del provvedimento.
Ebbene, se esiste una materia per la quale non può giustificarsi lo strumento del decreto-legge, questa è quella delle professioni. Si interviene sulle tariffe e sulla pubblicità, ovvero su istituti esistenti da almeno cinquant'anni e sui quali il dibattito politico e tecnico, anche durante la scorsa legislatura, è stato amplissimo e sui quali, dunque, non è possibile ravvisare alcun profilo di necessità ed urgenza. Non solo, ma si interviene con un decreto-legge che non interpella le categorie dei professionisti, trascurando completamente il fatto che gli ordini professionali, come è noto, sono enti pubblici esponenziali di interessi collettivi e dunque hanno un rilievo che, per ciò solo, avrebbe dovuto accreditarli come interlocutori del Governo in una materia che li riguardava.
Nel merito, voglio aggiungere quanto segue. Qualcuno obietta che, in fondo, sulle professioni il decreto si limita ad un intervento contenuto, in materia di tariffe e pubblicità; quindi, apparentemente un intervento marginale. Ma se l'intervento è marginale, allora è inopportuno, perché è evidente che questa materia, per la sua complessità e la sua delicatezza, esigerebbe una riforma organica e complessiva quale quella che noi stessi tentammo nella scorsa legislatura. Noi però seguimmo un metodo ben diverso da quello di questo Governo; adottammo il metodo del confronto, della collaborazione e della concertazione con tutte le categorie professionali, non solo ordinistiche. Delle due, dunque, l'una: se l'intervento è marginale, va inserito in un contesto di riforma organica; se invece, come immagino, non lo è, allora è pericoloso perché nasconde più di una insidia. Infatti, si «attaccano» tariffe e pubblicità perché in tal modo si vuole minare al cuore il sistema ordinistico.
I controlli tariffari ed i controlli di pubblicità servono a garantire la qualità della prestazione professionale, perché quest'ultima - non ci stancheremo mai di ripeterlo - non è assimilabile alla cessione di beni e servizi, ha un proprium, è un unicum: presenta un aspetto di asimmetria nel rapporto tra professionista e cliente che esige un controllo terzo di qualità. Tale controllo terzo di qualità - che è a garanzia dell'utente e non della corporazione - è stato finora svolto dagli ordini professionali; certo, va modernizzato e gli ordini vanno, per così dire, svecchiati.
Noi, al riguardo, avevamo avanzato una proposta di forte modernizzazione del sistema degli ordini, modificando profondamente le modalità di accesso, di tirocinio, di formazione (continua e permanente) e di controllo deontologico.
PRESIDENTE. Deve concludere...
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Dunque, una forte riforma ma, nello stesso tempo, il permanere di uno strumento di controllo di qualità. Ebbene, se togliamo agli ordini il controllo delle tariffe e il controlloPag. 133della pubblicità, noi togliamo ad essi il controllo della deontologia del professionista e, dunque, alla fine, il controllo della qualità della professione. In tal modo, esponiamo l'utente ad una qualità professionale al ribasso e ad una concorrenza sleale al ribasso.
Dunque, ritengo che debbano essere accettati gli ordini del giorno che invitano il Governo a ripensare la materia delle professioni e a reinserirla all'interno di una riforma organica sulla quale noi, fin da ora, diamo la nostra disponibilità a collaborare, purché sia una riforma rispettosa non solo e non tanto delle professioni, quanto e soprattutto del cittadino utente che alle professioni si rivolge [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo assistito a talune reazioni interessanti del Governo.
Dopo le scuse rese al Parlamento dal Presidente Prodi per la modalità con cui questo esecutivo ha considerato il ruolo delle Assemblee legislative, oggi abbiamo assistito a due reazioni. La prima è quella del ministro Chiti che, in un'intervista apparsa sul Corriere della sera, dichiara che, finito l'ingorgo istituzionale, inizierà il dialogo con il Parlamento, quasi nulla contasse quanto si è fatto sinora o il dialogo ed il confronto con il Parlamento non dovessero avvenire su materie così importanti! Forse, ministro, si è persa una grossa occasione, e le occasioni perdute non si recuperano; certo, si può cominciare di nuovo, ma la constatazione è che un'occasione importante di serio dialogo e confronto con il Parlamento si è persa.
Nella sua intervista, poi, ministro, lei commette il solito errore o rivela il solito vizio tipico nell'atteggiamento di chi fa politica; mi riferisco all'assunto secondo il quale il dialogo è possibile ma, per continuare a governare, si deve dividere l'avversario. Si deve distinguere chi è più bravo da chi lo è meno così che poi, alla fine, solo in questo modo si potrà dialogare. Ma il punto vero è che, ovviamente, più si descrive l'avversario in maniera negativa, più la maggioranza è compatta, non tanto sui contenuti quanto, invece, riguardo al nemico, che è sempre e comunque il male.
L'altra reazione cui abbiamo oggi assistito e che ci permette di entrare nel merito delle questioni discusse in questi giorni è quella del ministro Bersani, seguita ad un intervento di merito e di contenuto di Berlusconi. Intervento di contenuto, in quanto vi si faceva osservare che il provvedimento è esattamente l'opposto di quanto voi sostenete: non si tratta di liberalizzazioni, di cittadino al centro della visione dello Stato; invece, è lo Stato che ancora si riafferma in tutto il suo potere ed il cittadino è al servizio, come abbiamo dimostrato ieri attaccando il Presidente e dimostrando in maniera analitica come tutta la manovra fiscale di Visco vada esattamente in questa direzione, contraddicendo, quindi, la filosofia di fondo.
Ebbene, rispetto ad un intervento di merito, e fortemente di merito, svolto in Assemblea da parte di Berlusconi e da parte di tutta opposizione, la risposta di Bersani non è stata sul merito e all'insegna del confronto - al riguardo, osservo di nuovo che si è anche in tal caso persa un'occasione importante -, ma è consistita nell'assunto secondo il quale Berlusconi in tal maniera istiga all'evasione fiscale. Si è così ribadito ancora una volta che, se si entra nel merito, ci si confronta seriamente e si corre anche il rischio o di dare ragione all'altro oppure di creare dei varchi all'interno della propria maggioranza semplicemente perché, con il confronto, alla fine si incontrano delle opposizioni.
Che cosa è accaduto e che cosa sta accadendo? Il motivo per cui noi attacchiamo fortemente questo decreto è che non si può pensare di rilanciare il paese e di combattere l'evasione fiscale presupponendo e partendo dal fatto che tutti i cittadini sono evasori. Ciò che voi avete affermato oggi corrisponde esattamente alPag. 134primo punto della precedente legge finanziaria - la lotta all'evasione fiscale -, però con una concezione diversa. Noi abbiamo previsto la collaborazione diretta e complessiva con l'ente locale e la responsabilizzazione fondamentale di tutti i soggetti: i risultati iniziano a vedersi.
Non si può partire dall'assunto che, poiché esiste un 30 per cento di evasione, il 70 per cento che non evade è invece considerato come l'altro 30 per cento: il cento per cento degli italiani evade, l'unica bontà si trova nello Stato e nel fatto che tutto sia controllato dallo Stato, per il resto ce ne freghiamo! Viene eliminato il principio secondo cui uno Stato liberale deve mettere chi fa nelle condizioni di fare meglio e chi non fa nelle condizioni di fare. Deve liberare le risorse del paese, perché solo in questo modo il paese si rilancia e si produce più ricchezza per tutti. Allo Stato spetta poi il compito, nel liberare le risorse, di esercitare la propria funzione, cioè di controllare e, eventualmente, di controllare meglio.
Questo è ciò che voi non avete fatto perché, evidentemente, avete una concezione politica e culturale che va nella direzione esattamente opposta a quello dello Stato liberale. Voi non volete che lo Stato faccia un passa indietro per valorizzare il protagonista vero dello Stato: il cittadino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, questo decreto-legge rappresenta indubbiamente una pagina nera per uno Stato liberale, perché, attraverso il mito delle liberalizzazioni supposte, si è voluto propagandare una manovra che in realtà nasconde tanti aspetti di comunismo o di veterocomunismo. A quella cultura delle garanzie per il cittadino, che, come è stato detto ieri, era propria dello Stato liberale, ma anche dello Stato italiano fino a qualche giorno fa, si antepone e contrappone la cultura del sospetto. Tutti siamo evasori fino a prova contraria. È un principio che non trova alcuna logica ed offende quei milioni di contribuenti onesti che in questi anni hanno compiuto sempre il proprio dovere.
Ciò che più svilisce questa battaglia politica è il fatto che, in modo arrogante, si siano prese a pretesto alcune categorie per dare loro un avvertimento, secondo canoni che non sono propri di uno Stato, ma di quell'antistato che ha sempre rappresentato la mafia. Non a caso, si dice chiaramente ad alcune categorie: da oggi, o ci seguite o vi spazziamo via. È sintomatico il fatto che si siano presi pezzetti di questo o di quel settore delle libere professioni e su ognuno si sia intervenuto con una norma tanto inutile sotto il profilo pratico, quanto vessatoria sotto il profilo morale.
Si è detto, ad esempio, che i liberi professionisti non debbono avere più come riferimento obbligatorio la tariffa minima. Un principio che viene contraddetto nel comma successivo della stessa norma, dove, per quanto riguarda gli arbitrati o il gratuito patrocinio, si assume come elemento di liquidazione proprio la tariffa minima. Per la ragione che non consente contraddizione, delle due l'una: o la tariffa minima viene pagata dallo Stato al professionista perché si ritiene essere proprio il minimo esborso che lo Stato può sostenere nella fattispecie o, diversamente, dovremmo concludere che lo Stato vuole pagare più del necessario. In ognuno dei due casi, si contraddice il principio per il quale il cliente non riesce ad avere contezza a suo avviso della buona prestazione, ma, addirittura, dovrebbe contrattare il costo di una prestazione intellettuale in un mercato che dovrebbe essere quello dell'intelligenza e qui, invece, è soltanto quello del prezzo o del vil denaro.
Signor Presidente, a me pare che mai come in questo momento si debba alzare alta e forte la protesta dell'opposizione e, soprattutto, di una destra che di questa battaglia, della battaglia per la libertà del cittadino dall'oppressione fiscale, ha fatto una sua bandiera fin da tanti anni fa. Vogliamo ricordare che il tema dell'oppressione fiscale risale agli anni Ottanta ePag. 135che già allora vide mobilitate le categorie e soprattutto vide, anche allora, uno Stato abbastanza sordo alle esigenze dei cittadini trovare poi una logica punizione negli anni Novanta, quando un certo sistema di potere è stato spazzato via, anche e soprattutto perché sordo alle richieste sia dei cittadini, sia degli operatori di giustizia, sia dei commercialisti, sia di tutte quelle categorie che, non a caso, sono sempre state ritenute il nemico principale.
È un vecchio vizio della sinistra. Nelle radiose giornate del 1945 andarono casa per casa degli esponenti delle professioni di allora perché ritenuti pericolosi. Oggi, in una situazione non di guerra civile, Visco ci riprova con sistemi meno pericolosi ma ugualmente invasivi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Cagno Abbrescia. Ne ha facoltà.
SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Presidente, la nostra opposizione a questo decreto-legge non è certo una opposizione alle liberalizzazioni o ai contenuti del decreto stesso: è però un'opposizione forte ai metodi, alla mancata concertazione, alla mancanza di dialogo, alla mancata possibilità di incidere con le modifiche, svolgendo il ruolo tipico dell'opposizione.
Nei miei lunghi anni di esperienza amministrativa in un grande comune italiano, qual è Bari, molte volte è stata richiesta dall'opposizione di centrosinistra la possibilità di dialogare, concertare e partecipare insieme alla predisposizione delle norme o alla finalizzazione degli obiettivi. Questa possibilità è completamente mancata a seguito della posizione, per la settima volta, della questione di fiducia.
Il decreto-legge in esame ha creato un rilevante sconcerto tra gli addetti ai lavori, non ancora tra i cittadini; che solo quando le norme verranno poste in essere si renderanno conto di ciò che esso significa e a quali vessazioni saranno sottoposti. Credo che gran parte dei colleghi parlamentari convengano con me che, mai come in questi giorni, abbiamo ricevuto telefonate di notai, commercialisti, avvocati, addetti ai lavori, che si trovano bloccati, non sapendo in che modo debbano portare avanti la loro attività. Ne derivano danni all'apparato economico, oltre alla rilevanza di alcune conseguenze, come ieri è stato sottolineato dal presidente Berlusconi, relativamente al mercato immobiliare, che ha subito dei veri e propri tracolli.
Vorrei fare un esempio riguardo all'ICI, che in campagna elettorale ha formato oggetto di una rincorsa al ribasso fra maggioranza ed opposizione attuale.
L'articolo 36, al secondo comma, stabilisce le condizioni per la decorrenza del carattere di edificabilità delle aree urbane dei comuni ai fini dell'applicazione delle tasse IVA, imposta sui redditi e di registro, e dell'ICI. Questa norma prevede che, ai fini del pagamento di queste imposte, un'area sia considerata edificabile - e, quindi, utilizzabile a scopo edificatorio - in base allo strumento urbanistico generale adottato dal comune, prima ancora dell'approvazione da parte della regione e, addirittura, degli strumenti attuativi del medesimo piano regolatore che verranno posti in essere dal comune e che possono tardare di 5, 10 o 15 anni. Quindi, tale disposizione è assolutamente vessatoria per i contribuenti, e questi ultimi se ne renderanno conto quando verranno ad impattare con questa realtà, che li espone ad oneri tributari rilevantissimi senza poter utilizzare le aree a fini edilizi.
Già con la normativa precedente sono stati notevolissimi i contenziosi a livello amministrativo, civile e tributario. Quindi, sussiste un'enorme necessità, come è stato anche rilevato dal collega Galletti, di modificare questa normativa, facendo sì che la tassazione decorra esclusivamente in un momento successivo all'attivazione da parte del comune degli strumenti urbanistici di attuazione del piano regolatore generale.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,10)
SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Questo è solo un esempio delle vessazioni e dei maggiori oneri fiscali e tributari ai quali saranno sottoposti i cittadini d'ora innanzi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, quel che è successo con questo decreto Bersani ha dell'incredibile. Potremmo dire che a noi politicamente viene utile che questo Governo si sia «tolto la maschera» ed abbia dimostrato ai cittadini che le buone intenzioni di cui si era riempito la bocca in campagna elettorale non sono altro che buone intenzioni propagandistiche, nei fatti trascurate.
Lei ricorderà, signor Presidente, e lo ricorderanno i colleghi, lo slogan del Governo Prodi quando ancora non era tale: «Dialogheremo con tutti, interpelleremo le categorie interessate e, poi,» - con grande pausa - «decideremo». Ma qui si è deciso non solo senza interpellare, ma senza nemmeno informare le categorie interessate perché, dall'oggi al domani, si sono viste sui giornali «infornate» di provvedimenti che hanno dell'incredibile, che non tengono in alcun conto il precetto costituzionale. Mi riferisco, signor Presidente, in particolare a quanto è stato disposto in materia di articolo 24 della nostra Carta costituzionale - il diritto alla difesa - che dovrebbe essere, secondo la Carta costituzionale tradita da questo provvedimento, sacro ed inviolabile.
Rendiamoci conto che, invece di dare un colpo così decisivo al diritto alla difesa, se si fosse, per esempio, abolita di colpo la prescrizione sui farmaci, per cui ogni cittadino avrebbe potuto acquistare - ovviamente, lo dico per assurdo - le ricette senza prescrizione medica, si sarebbe detto che il diritto alla salute sarebbe stato immediatamente colpito. Ebbene, tradire l'articolo 24 della Costituzione ha colpito e colpirà quelle categorie meno abbienti che voi, soltanto a parole, dite di difendere. Qualcuno di voi pensa che un grande studio professionale possa essere colpito da tutto ciò e che il cittadino qualsiasi dovrà patire quello che patisce negli Stati Uniti? Ad esempio, quando si arriva vicino ai centri di rilascio della carta verde - la green card, la carta che permette di lavorare -, su numerosi palazzi si vede scritto «100 dollari e risolveremo il problema della green card», «100 dollari e risolveremo il problema del tuo divorzio», «100 dollari e risolveremo il problema della tua possibilità di lavorare in questo paese»: ovviamente, sono delle prese in giro.
Per tale motivo, anziché migliorare gli ordini professionali e il loro funzionamento, che tendono poi a tutelare l'articolo 24 voluto dai padri costituenti, si è voluto, con un colpo di spugna - clam secreto et in agro romano, senza informare nessuno: altro che consultazione preventiva e, poi, decisione! -, cancellare le tariffe minime obbligatorie, il divieto di pubblicità per gli avvocati, e colpire un'intera categoria di legali - che, ricordate bene, sono 150 mila, ma con l'indotto superano il milione di persone -, a danno poi del cittadino più povero, meno abbiente. Di tutto questo renderete conto ai cittadini e al popolo italiano.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE CONSOLO. Inoltre, non veniteci a dire che l'avete fatto andando sulla strada imboccata dal giudice delle leggi, la Corte costituzionale, perché, se è vero che la Corte ha esortato ad abbandonare la tendenza ad una gestione protezionistica dell'attività forense, è anche vero che la stessa - leggetevi la sentenza n. 61 del 1996 - ha sempre sottolineato la peculiarità della funzione di assistenza e di difesa del cliente da parte dell'avvocato: quegli avvocati che oggi sono stati traditi dal provvedimento infausto di Bersani (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Pag. 137PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Onorevole Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, credo che in questo dibattito sia necessario e doveroso, soprattutto da parte dell'opposizione, lasciare agli atti la posizione di assoluto dissenso nei confronti della conversione in legge di questo decreto-legge cosiddetto delle liberalizzazioni e che io definirei delle penalizzazioni.
Avete attaccato gli avvocati, le libere professioni, i farmacisti, i panettieri, i notai, con la scusa di rendere più accessibili i servizi ai cittadini ed, invece, li avete penalizzati. Come primo atto di questo Governo, avete presentato un disegno di legge per sospendere gli effetti dell'ordinamento giudiziario perché, a vostro dire, non vi era stato un confronto sufficiente, un confronto che è durato tre anni e mezzo nella precedente legislatura, ed invece portate un attacco mortale alle libere professioni senza nemmeno aprire il confronto, con ciò dimostrando di aver voluto perseguitare e colpire i ceti medi, che, probabilmente, sono stati quelli che non vi hanno votato.
In quest'aula non ho sentito una parola sugli effetti devastanti che la conversione del decreto-legge provocherà sul pianeta giustizia. La giustizia, della quale ci riempiamo tutti quanti la bocca, voi la state uccidendo ed oggi sarò facile profeta annunciando che, a settembre-ottobre, con l'attuazione del decreto-legge oggi in conversione, provocherete la paralisi della giustizia e del mondo giudiziario, negando il servizio giustizia, che voi vorreste più rapido e più veloce, ai cittadini.
Nel silenzio generale, fragoroso (anche da parte di quei benpensanti che nella scorsa legislatura invocavano con forza più fondi per l'acquisto della carta, della cancelleria, delle convenzioni per le riparazioni), voi avete bloccato l'anticipazione per le spese di giustizia degli uffici postali, il che significa, per chi non l'avesse capito, che consulenti, periti e collaboratori giudiziari presteranno oggi la loro attività per essere pagati fra quattro o cinque anni, secondo le regole della contabilità generale dello Stato.
Questo porterà, quando sarà chiaro questo principio, ad una situazione nella quale nessuno più collaborerà con la giustizia! Nel silenzio generale, avete sottratto, per il 2006, 50 milioni di euro al bilancio del Ministero della giustizia, 100 milioni di euro per il 2007 e 200 milioni di euro per il 2008.
In questa maniera, voi ritenete di rendere più agevole e più snello questo servizio. Ebbene, non una parola di dissenso è giunta da parte delle organizzazioni giudiziarie, da parte dell'Associazione nazionale magistrati, che lamentava nella scorsa legislatura la mancanza di manutenzione ai computer in dotazione.
Voi avete creato e state creando le condizioni per la «bancarotta fraudolenta» del settore giustizia! Arriva in ritardo, onorevoli colleghi, il grido di dolore del ministro Mastella, il quale è stato spogliato, nella riunione del Consiglio dei ministri durante la quale è stato varato questo decreto-legge, delle sue specifiche competenze in tema di libere professioni, sottrattegli dal ministro Bersani.
Lo stesso ministro Mastella indìce oggi, quando manca un giorno alla conversione di questo decreto in legge, una conferenza stampa nella quale annuncia che in questa maniera non si andrà avanti, che in questa maniera ci sarà la paralisi, quasi che il ministro Mastella non fosse un autorevole esponente di questo Governo e di questa maggioranza e fosse, invece, un esponente dell'opposizione!
Voi vi assumete, oggi, una grave e grande responsabilità, non soltanto perché avete dimostrato di non perseguire il bene collettivo, gli interessi collettivi, ma di perseguitare quelle classi sociali che più sono ostili, che più sono state oppositrici alla politica del centro-sinistra e alla politica di questo Governo. State creando le condizioni per dichiarare fallimento in questa situazione!
Oggi pagheranno e stanno pagando un prezzo altissimo gli italiani, i quali se ne stanno già accorgendo: larghi settori diPag. 138elettori che vi hanno sostenuto, che vi hanno votato, oggi sono pentiti, se è vero, com'è vero, che se si votasse fra una settimana vincerebbe largamente il centrodestra per il fallimento che ha dimostrato questo modo di fare politica.
Ma siatene sicuri: le responsabilità e i danni che oggi voi state creando li ripagherete alla prima occasione utile, perché sicuramente gli italiani non dimenticheranno quello che voi state facendo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Centa. Ne ha facoltà.
MANUELA DI CENTA. Onorevoli colleghi, siamo di fronte a un episodio che richiama Pirandello, secondo la logica del «Così è, se vi pare». Tutto ciò per coprire una colossale mistificazione compiuta nei confronti del popolo italiano, con il coinvolgimento inconsapevole di alcune categorie di operatori e professionisti, colpevoli solo di non essere considerati vicini alle vostre posizioni politiche.
Il decreto Visco-Bersani - perché tale è - mira infatti a raggiungere altri scopi rispetto a quello che avete pubblicizzato, e continuate a pubblicizzare. Altro che provvedimento sulle liberalizzazioni! Questo è un decreto economico-fiscale vero e proprio! Avete realizzato una operazione in grande stile: avete cioè contrabbandato le liberalizzazioni per ciò che liberalizzazioni non sono; avete innescato, con il ricorso alla decretazione d'urgenza, reazioni nelle categorie colpite, che si sono poi scaricate sui cittadini incolpevoli. Al solo scopo di cosa? Allo scopo di attirare l'attenzione su iniziative di mobilitazione di indubbio impatto sull'immaginario collettivo, piuttosto che sui veri contenuti del decreto.
Avete evitato così che il paese si accorgesse e prendesse coscienza di quanto avete fatto, cioè una manovra fiscale che ha messo le mani nelle tasche dei cittadini, come era facile prevedere. Avete realizzato una manovra illiberale che istituisce la figura del «Grande Fratello fiscale». Avete avuto l'imprudenza, oltre che la furbizia, di definirla: «Norme che promuovono la concorrenza, incrementano la competitività e la libertà di iniziativa economica attraverso la liberalizzazione dei servizi».
In realtà, ostacolate la libertà di intraprendere, attraverso norme costose che gravano su coloro che intendono avviare una attività economica, o proseguirla, e che introducono nuovi adempimenti fiscali, in palese forte contrasto con lo statuto dei contribuenti, perché si modificano le regole in corso d'opera.
Un aspetto comunque deve essere chiaro: Forza Italia è favorevole alle liberalizzazioni vere, in un mercato regolato, e non certo al far west, ovvero un tipo di mercato in cui le regole si applicano ai nemici, mentre si interpretano per gli amici. Questo sicuramente non va bene.
Se volevate realizzare una liberalizzazione di sinistra, come l'ha definita il ministro Bersani su Il foglio, non resta allora agli italiani che sperare nelle liberalizzazioni realizzate a suo tempo dal centro-destra.
Infatti, si doveva prendere a modello quanto realizzato dal Governo Berlusconi. Per esempio, nel trasporto delle persone e delle merci, si è decisa la liberalizzazione, si è definita una fase di transizione di cinque anni per quanto riguarda le persone e il termine del 2007 per le merci. Si sono definite da subito le nuove regole, grazie al confronto, un vero confronto, portato avanti con tutte le parti interessate. Attraverso il concetto di trattativa, si sarebbe quindi potuto affrontare anche il tema, in questo caso specifico, delle ricevute fiscali, del registro dei corrispettivi, la possibilità di prevedere periodi di ammortamento, di introdurre norme più cogenti per l'ampliamento dei turni, senza costringere i comuni a nuove trattative con le categorie.
Si sarebbe stabilito, in sostanza, un percorso e si sarebbe tradotto il principio di liberalizzazione da subito, e ottenute le stesse cose in modo però cogente, senza far sopportare al paese disagi e senza mettere in ambascia alcune migliaia di piccoli imprenditori e le loro famiglie.Pag. 139
Voglio esprimere anche il mio rammarico per il parere espresso dal Governo sul mio ordine del giorno n. 9/1475/121. Non è stata affatto tenuta in considerazione la grande risorsa del turismo nel nostro paese, nella nostra grande Italia, come fonte di vera grande ricchezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, con lo strumento della questione di fiducia posta su questo decreto, il Governo ha scelto certamente la via peggiore, una via che dimostra la vostra paura di un serio confronto ed esprime decisioni cieche ed errate, non solo contro i professionisti, ma contro i cittadini.
Di questo sicuramente vi pentirete, perchè nel paese sta montando lo scontento e la delusione. Questi due mesi di Governo vi hanno visto soltanto ripiegare dietro al voto di fiducia.
Vi è uno scontento che, per quanto riguarda il mondo della sanità, è chiaramente espresso dai suoi rappresentanti ufficiali. Vi leggo rapidamente quanto afferma il presidente dell'associazione dei medici di medicina generale, ovvero dei 60 mila ed oltre medici a contatto con i cittadini. Il presidente ricorda che il decreto Bersani, tra soci di capitale, pletora medica e tutela della salute, contiene una miscela esplosiva e rischia la deflagrazione. Egli si fa portavoce della speranza dei cittadini dai camici bianchi di non dover arrivare a praticare, in spirito di unità e sintonia con tutte le rappresentanze sindacali ed ordinistiche dei medici, dure forme di protesta e di lotta contro le norme contenute in questo decreto.
Vorrei rapidamente soffermarmi in modo particolare su due aspetti. Noi avevamo presentato due emendamenti nel merito ed invece voi avete scelto la via peggiore, quella della fiducia bieca ed assolutamente cieca. Per quanto riguarda la proroga dell'intra moenia cosiddetta allargata, il Governo ha misconosciuto i risultati di un'indagine conoscitiva che nel corso della XIV legislatura ha impegnato per circa un anno la XII Commissione. Si tratta di un'indagine che ha visto auditi tutti i sindacati dei medici, le confederazioni sindacali, le regioni, le rappresentanze dei cittadini, e che si è conclusa con un documento, condiviso dall'allora opposizione (e chiamo a testimonianza i membri di quella XII Commissione), che va in direzione totalmente opposta alla decisione da voi assunta. Il prolungamento per un solo anno dell' intra moenia allargata vi metterà in seria difficoltà. Vi renderete conto di cosa significa?
Noi proponiamo quello che non siete riusciti a fare e che le vostre regioni non riescono a fare, ovvero il prolungamento dell'intra moenia fino a quando gli ospedali non abbiano messo in atto strutture adeguate a favore non dei medici, bensì dei cittadini, che oggi sono costretti con la legge n. 229 del 1999 (la cosiddetta legge Bindi) ad un doppio binario: se pagano, hanno rapidamente una prestazione in poche ore o in pochi giorni; viceversa, se non lo fanno, devono aspettare mesi. È questa la via da voi scelta, cui noi avevamo apportato correzioni che non avete accettato.
Egualmente si può dire per quanto riguarda la proroga del pensionamento. Voi avete operato una dicotomia, scegliendo il mondo dell'università (e sono d'accordo) per quanto riguarda i settant'anni. Avete tolto la possibilità - che era basata sulla decisione non del medico, ma dei direttori generali - di rimanere in servizio fino ai settant'anni a quei primari, dirigenti medici, che lo meritano, paventando il blocco per i giovani.
Signori miei, oggi un giovane medico entra in ospedale, se è fortunato e anche se dispone di una «spinta» non corretta, a 32 o 33 anni. Quando mai potrà arrivare al massimo della pensione, se questo massimo è a 67 anni? Si tratta di una scelta assolutamente non condivisibile. Il mondo sanitario, che voi pensate di aver accolto con favore, vi bastonerà e tra un anno dovrete rimangiarvi questa decisione. Insomma, questo decreto-legge per voi siPag. 140rivelerà un boomerang, perché non va soltanto contro le categorie professionali, ma anche contro quei cittadini che riponevano in voi tante speranze che avete non solo negato, ma ciecamente chiuso (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzaracchio. Ne ha facoltà.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tre sono i provvedimenti posti in essere dal Governo in questo lasso di tempo.
Il primo riguarda lo «spacchettamento», anche se si tratta dell'esatto contrario di quanto è stato fatto con la legge Bassanini. Infatti, allora si disse che le previsioni della legge Bassanini corrispondevano ad un nuovo senso dello Stato e ad una sua nuova organizzazione. Ciò veniva fatto in nome della statualità. Invece, con lo spacchettamento si opera esattamente al contrario. Allora, cosa è successo nel frattempo? È cambiato forse il senso dello Stato? È cambiato il concetto di statualità? Oppure sono prevalsi gli arbitraggi mercantili per accontentare le varie fazioni che hanno contribuito alla formazione del Governo?
Il secondo provvedimento, ovvero il DPEF, è quello rispetto al quale il ministro Padoa Schioppa ha affermato che si tratta di indicazioni generiche, perché poi se ne dovrà riparlare in sede di legge finanziaria.
Il terzo provvedimento è quello presentato in questi giorni e persegue, per l'appunto, come affermano i ministri Bersani e Visco, tre obiettivi. Il primo obiettivo è quello dell'equilibrio finanziario, il secondo è quello dello sviluppo ed il terzo quello dell'equità. Ma chi può essere contrario a questi tre obiettivi? Tuttavia, ci chiediamo con quali mezzi intendete raggiungerli. E non rispondiamo noi, ma lo fa il ministro Padoa Schioppa, che fa riferimento a quattro comparti: sanità, previdenza, pubblico impiego ed enti locali.
Signori, sono questi i motivi che hanno indotto il ministro Ferrero a non votare il DPEF! Sono questi i motivi che hanno costituito il pilastro della battaglia combattuta dall'opposizione al precedente Governo!
Visco e Bersani affermano che non si tratta soltanto di questo, perché è prevista anche la lotta all'evasione. Ebbene, mi domando se esiste davvero qualcuno, nella maggioranza o nell'opposizione, che davvero pensa di trovare 70 mila miliardi di lire attraverso il recupero dell'evasione. Non avete detto che fuori da questo Stato sono già «scappati» centinaia e centinaia di migliaia di miliardi di lire? Non ce lo avete forse ricordato ogni giorno? Allora, dove pensate di recuperare tali cifre?
Mi scuso se chiamo in causa il Presidente Bertinotti; tuttavia, egli ha ragione quando afferma che l'operaio metalmeccanico non può pagare, se non paga chi dispone di rendite finanziarie. Signor Presidente, ci troviamo d'accordo con tale enunciazione. Tuttavia, lei pensa davvero che questo Governo possa trovare in banca i miliardari e i plurimiliardari, coloro che hanno beneficiato delle plusvalenze fiscali? No, signor Presidente, lì troveranno coloro che hanno risparmiato qualche somma con la liquidazione o con qualche BOT da utilizzare per il matrimonio della figlia o per acquistare una casa!
Ed allora, al 30 per cento che si trattiene alla fonte si aggiungerà l'ulteriore 20 per cento che questo Governo vuole tassare, arrivando ad una tassazione del 50 per cento. Signor Presidente, non è questa la strada. La vera strada era stata indicata dal Presidente Berlusconi. Mi riferisco alla diminuzione delle aliquote, che significa far pagare poco, il giusto, ma far pagare tutti. Mi rendo conto che, per realizzare questo obiettivo, occorre una diversa concezione dello Stato, liberale e non poliziesca, propria di uno Stato poliziesco. Così non si raggiunge l'obiettivo.
Signor Presidente, la strada imboccata con questo decreto...
PRESIDENTE. Deputato Mazzaracchio, le chiedo di concludere...
SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, mi scuso e concludo.Pag. 141
Questa strada porterà a due sbocchi: o ci darà una democrazia senza Stato, oppure uno Stato senza democrazia. Questo decreto ci porta dritti dritti verso uno Stato senza democrazia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno n. 9/1475/133 invita tutti noi a considerare che le disposizioni del cosiddetto decreto Bersani relative all'abolizione delle tariffe minime nel settore dei lavori pubblici rendono evidente, in realtà, che non sarà più quello della qualità il criterio preminente in futuro, ma semplicemente quello della congruità del prezzo. In altri termini, l'abolizione di ogni limite al ribasso sposta il criterio di aggiudicazione sul prezzo, a scapito non soltanto della qualità del lavoro, ma addirittura - io direi - della trasparenza del sistema. È evidente che si rischia di aprire contenziosi decennali.
Diversamente da quanto il decreto postula, la scelta di abolire le tariffe minime non favorisce la concorrenza, ma la limita e la pregiudica, a vantaggio di chi ha pochi scrupoli professionali pur di potersi aggiudicare un appalto. Nel settore dei lavori pubblici, la presenza di tariffe minime a valenza nazionale è, in effetti, l'unico modo per far sì che il confronto abbia ad oggetto la qualità del progetto e non il suo costo.
Per questo motivo, le associazioni di categoria hanno fatto sentire le loro vibrate proteste ma, purtroppo, finora non sono state ascoltate. Compito del Governo è anche quello di tutelare il lavoro di quanti, a fronte di lunghi anni di studi e di competenze ottenute sul campo, mettono a disposizione di tutti tali professionalità, acquisite e pubblicamente riconosciute, a vantaggio ed a conferma della qualità, campo in cui noi italiani siamo maestri apprezzati in tutto il mondo.
Questo Governo che, in periodo elettorale, attraverso il suo Premier Prodi, si è vantato di saper offrire addirittura felicità a quanti lo avrebbero appoggiato, adesso, in concreto, è almeno in grado di tutelare le nostre prestigiose associazioni di professionisti, se non per offrire loro una vita felice, almeno affinché tutti i cittadini possano essere sicuri di non essere privati di quanto loro spetta?
Quindi, oggi, invito tutti i colleghi a votare a favore del mio ordine del giorno n. 9/1475/133, che tutela, in ultima analisi, non soltanto le professionalità acquisite, ma anche tutti i cittadini che fruiscono di servizi da parte di tali professionalità. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, gli ordini del giorno hanno un loro valore quando si danno una volontà diffusa ed un rapporto corretto tra Governo e Parlamento. In presenza, poi, di un provvedimento sul quale è stata posta la questione di fiducia, gli ordini del giorno dovrebbero costituire un momento di sollecitazione forte al Governo e, soprattutto, uno strumento per indicare alcuni percorsi su temi ed argomenti che non hanno trovato adeguata collocazione ed espressione nel corso del dibattito parlamentare.
Mi rendo conto che lo strumento di indirizzo in parola è variamente inteso. Tuttavia, la grande questione che sta venendo fuori riguarda la centralità del Parlamento. Se gli ordini del giorno, in quanto strumenti di indirizzo, hanno una qualche importanza, io ritengo che il Governo dovrebbe rispondere diversamente. Il sottosegretario ha svolto un lavoro di perlustrazione, diciamo così, con riferimento agli ordini del giorno presentati. È mancato, però, da parte del Governo nel suo complesso, un atteggiamento di disponibilità sulle questioni da noi poste.
Nel momento in cui il provvedimento, che ha la sostanza di una manovra economica e finanziaria, fiscale, pone questioni relative allo sviluppo ed agli strumentiPag. 142di prospettiva per il nostro paese, non v'è dubbio che gli ordini del giorno debbano essere valutati attentamente: a mio avviso, si sbaglia se si dice «no» in maniera semplicistica. Ad esempio, con l'ordine del giorno Tassone n. 9/1475/198 abbiamo posto la questione delle infrastrutture in termini garbati, in termini non polemici: abbiamo voluto sollecitare una volontà, ma l'ordine del giorno non è stato accettato.
Ovviamente, ciò è coerente con un'inversione di tendenza per quanto riguarda la politica delle infrastrutture e dei trasporti all'interno del nostro paese. Nell'adottare il cosiddetto decreto Bersani vi siete dimenticati di chiarire quale sia la situazione tra il Ministero delle infrastrutture e quello dei trasporti. Avete determinato la paralisi del ministero attraverso una confusione di ruoli e di competenze! Tale paralisi ripropone in termini negativi il problema dell'operatività di due ministeri importanti e fondamentali per l'avvenire del nostro paese.
C'è anche il problema dell'abbandono della politica delle infrastrutture. La TAV, dopo l'ultima conferenza di servizi tenutasi in Piemonte, diventa sempre più una chimera. Ritengo che questo sia un problema molto grosso sul quale dovremmo confrontarci. Perciò, non capisco l'atteggiamento del Governo, che dà un significato minimale ad una sollecitazione in tal senso. Noi avevamo voluto dare al Governo la possibilità di esprimersi, di dare risposte rispetto a grandi problemi.
C'è, poi, la vicenda ANAS. Il Governo ha cambiato i vertici dell'ANAS senza investirne il Parlamento: nessuno ha dato comunicazioni in merito né all'Assemblea né alle Commissioni competenti! Non abbiamo capito, poi, perché Ciucci - beninteso, non ho nulla contro la persona, che stimo - debba passare dalla Società Stretto di Messina SpA all'ANAS proprio nel momento in cui il Governo dice «no» al ponte sullo Stretto di Messina (ponendo l'ANAS come un momento di contrappeso anche al lavoro svolto dalla Società Stretto di Messina SpA per il ponte sullo Stretto). Non hanno voluto sapere come si comporta Ciucci, quale sia il suo ruolo e, soprattutto, quale sia la sua volontà, in questo momento, rispetto al lavoro svolto dalla Società Stretto di Messina SpA, che è costato moltissimo all'erario e, quindi, al paese.
Ritengo che vi sia una grande confusione. Gli annunci collegati al cosiddetto decreto Bersani sono quelli che sappiamo: si tratta di indicazioni di principio ma, sostanzialmente, c'è la manovra fiscale, mentre la politica dello sviluppo, campo nel quale hanno grande importanza le infrastrutture ed i trasporti, vive un momento di grande travaglio. Eppure, tutto tace; anzi, regna una grande confusione e c'è un grande equivoco.
Signor sottosegretario, le chiedo di rivedere il suo parere sull'ordine del giorno Tassone n. 9/1475/198. In una situazione diversa, forse, le avrei anche rivolto una sollecitazione in tal senso e mi sarei accontentato di un accoglimento come raccomandazione. Ovviamente, non c'è neanche la volontà di accogliere una sollecitazione importante e fondamentale.
PRESIDENTE. La prego...
MARIO TASSONE. Mi scusi, signor sottosegretario, ma la mancanza di un atto di sensibilità denota un profondo vuoto politico nel settore.
PRESIDENTE. Le chiedo di concludere, per favore.
MARIO TASSONE. Come avrà già capito, ho finito, signor Presidente (Applausi dei deputati dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zacchera.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, mi limiterò a poche battute perché molte cose sono già state dette.
Si può passare dalla maggioranza all'opposizione, e viceversa, ma penso che vada bandita comunque ogni ipocrisia:Pag. 143non si può affermare che si adotta un decreto per la liberalizzazione e poi si presenta un testo definitivo come quello al nostro esame. La migliore «Cassazione», la migliore critica al provvedimento è quella che si può leggere su Il Sole 24 Ore di oggi. Mi auguro che i colleghi della sinistra abbiano la bontà di leggerlo: vedranno com'è commentato il decreto-legge! In particolare, consiglio ai colleghi di leggere l'articolo di Luca Gaiani, il quale sottolinea come il decreto-legge sia in buona parte inattuabile.
Soltanto le norme riguardanti gli immobili strumentali vengono considerate così complicate da creare una quantità di problemi interpretativi.
Nel concludere, signor Presidente, sottolineo che si era partiti per fare una cosa semplice e si sono cambiati quindici punti nella gestione delle imprese. Pertanto, alla fine, anziché un provvedimento per la liberalizzazione, mi sembra - se mi è concesso - che sia un «decreto spazzatura», ma senza la raccolta differenziata (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà. Il deputato Vacca non è in aula ...
ELIAS VACCA. Signor Presidente!
PRESIDENTE. La prego di accomodarsi ...
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, questa mattina, nella formulazione del parere del Governo sugli ordini del giorno presentati, è stato espresso sull'ordine del giorno n. 9/1475/80, da me presentato assieme ai colleghi Crapulicchio e Licandro, un invito al ritiro, a seguito del quale mi sono permesso di proporre una riformulazione della parte dispositiva dell'ordine del giorno che, a mio giudizio, corregge quella che è stata da parte nostra, evidentemente, una improvvida indicazione. Vale a dire, premesso che la parte motiva dell'ordine del giorno viene in qualche modo accolta dal Governo - stiamo parlando di un argomento che attiene al patrocinio gratuito -, la seconda parte si deve ritenere riformulata nel senso che le parole «non abbienti» siano seguite dalle parole «ed eventualmente provvedere alle iniziative finalizzate a garantire l'erogazione in tempi raginevoli».
In tal senso, ho apprezzato che da parte del Governo vi sia stata sensibilità rispetto all'argomento, sollevato non solo dal sottoscritto, relativo alla tempestività nell'erogazione dei compensi non solo agli avvocati difensori, ma anche ai periti, ai giudici onorari presso il tribunale dei minorenni, come ha evidenziato il presidente Violante, ed - io aggiungo - ai giudici non togati presso i tribunali di sorveglianza, che svolgono un servizio importantitissimo e che, a seguito dell'approvazione dell'indulto, dovranno svolgere un lavoro improbo nei prossimi mesi per esitare le numerosissime domande di accesso alle misure alternative. Ho constatato che anche altri colleghi (mi riferisco all'ordine del giorno presentato dal collega Cota, del gruppo della Lega Nord Padania), hanno avuto analoga sensibilità sul tema, a riprova del fatto che non è intenzione dei Comunisti Italiani prendere in appalto la difesa delle persone più deboli, ma che noi abbiamo interesse a che sui diritti e sul diritto alla difesa delle persone più deboli ci sia la massima convergenza tra le forze politiche.
In tal modo, ho ritenuto di proporre la riformulazione del mio ordine del giorno sopra richiamata, facendone un tutt'uno con altri ordini del giorno che, ripeto, sono pervenuti sensibilmente anche dall'opposizionePag. 144e che hanno come unica preoccupazione quella che il Governo vigili ed effettui un compiuto monitoraggio sugli effetti prodotti dall'articolo 21 e, qualora alcune delle nostre proeccupazioni si rivelassero fondate, individui i modi migliori per ripristinare la celerità e la certezza dell'erogazione dei compensi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che è stato chiamato il decreto Bersani delle liberalizzazioni lo dobbiamo correggere con la scolorina, perché è un decreto per la lotta all'evasione fiscale e per i tagli alla spesa pubblica: quindi, di fatto, dovremmo chiamarlo decreto Visco. Tuttavia, anche sul nome «Visco» passerei la scolorina, perché sulle cosiddette liberalizzazioni non c'è stata concertazione, né con i cosìddetti liberi professionisti - liberi si fa per dire -, né con i tassisti, né con i panificatori, né con i farmacisti. Fra l'altro, qui apro una parentesi per dire che se per i panificatori l'onorevole Ignazio La Russa aveva portato il prodotto del loro sudore, il pane, a me i farmacisti hanno dato uno scatolone di un prodotto che non venderanno più, il Viagra, da dare ai membri del Governo, perché forse, utilizzandolo, si dipanerebbe la confusione che hanno!
A parte questa battuta, questo sarà chiamato il «decreto delle cooperative rosse», perché è stato adottato prima dell'avvento di questo Governo. Si tratta di un decreto Visco-cooperative rosse, che serve per occupare gli spazi ancora aperti nel mercato e toglierli; sia ai panificatori, sia ai farmacisti, sia a quant'altri.
Quindi, onorevoli colleghi, qui non si parla di liberalizzazioni, che dovremo fare e che dovranno essere diffuse, non solo parziali, ma a tutto campo. Tuttavia, non si può continuare a governare a colpi di fiducia, è l'involuzione della democrazia. Ieri, l'onorevole Fini ci invitava a scendere tutti in piazza, ma dobbiamo scendere in piazza maggioranza ed opposizione, perché non possiamo continuare, nei nostri collegi, a dire ai cittadini che ci chiedono cosa facciamo in Parlamento che andiamo a dire «si» o «no» sulla fiducia, senza essere ancora riusciti ad utilizzare una molecola della nostra capacità politica nel fare una legge. Mi viene da dire, a mò di battuta, che per un Parlamento la vera depressione, come per un uomo, non è quando la prima volta non riesce a fare la seconda, ma quando per la seconda volta non riesce a fare la prima! Sono sette volte che noi non riusciamo a fare la prima vera legge!
Detto questo, per terminare, volevo avanzare alcune proposte su cosa bisognava fare. Come ha detto chiaramente l'onorevole Del Bue, riguardo alla parziale defiscalizzazione delle spese per i dentisti o per gli avvocati, state pur certi che saranno i clienti a pretendere l'esatta ricevuta della spesa corrisposta. Il conflitto degli interessi nel mercato moderno è una forma di controllo efficace e per molti versi risolutiva, forse l'unica. La consigliamo più delle macchinette del bancomat a chi dimostra di avere una concezione un po' troppo ragionieristica dei conti pubblici. Voglio dire agli amici del gruppo di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea che questa non è una legge per combattere l'evasione fiscale: è una legge per favorire l'evasione fiscale! Ricordatevi che questa è una legge per le banche, per far aprire a tutti i conti correnti, per far dare a tutti una carta di credito. Come è possibile che questo possa succedere anche nelle più remote aree geografiche, come la montagna, la campagna o nei piccoli centri?
Ancora, voi pensate che le persone fisiche che esercitano arti e professioni siano obbligate a tenere uno o più conti correnti bancari e postali ai quali affluiscono gli incassi e dai quali devono essere effettuati i prelevamenti inerenti la loro attività? Premesso che tanti già lo fanno, perché istituire un obbligo? In teoria, potrei avere una contabilità tenuta perfettamente e dichiarare ogni incasso ed ogni spesa, movimentandolo solo con la cassa.Pag. 145I compensi in denaro riscossi dai professionisti devono essere riscossi mediante assegni non trasferibili o bonifici, salvo per importi unitari inferiori a 100 euro. Chi non ha clientela ricorrente, come i commercialisti o gli avvocati, come fa a riscuotere un bonifico quando ha il cliente davanti? Dovrebbe lasciarlo andare a casa senza pagare...
PRESIDENTE. Onorevole Barani, deve concludere.
LUCIO BARANI. ... oppure vedere se si può pagare mediante assegno bancario non trasferibile. Allora, perché solo ai professionisti? Termino con una riflessione.
PRESIDENTE. Deve terminare, senza riflessione...
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ho terminato.
Nessuno ha detto in quest'aula - se non Nucara - che i giornali di partito avranno dei benefit incredibili, compreso Libero. Noi stiamo dando a tutti i giornali di partito...
PRESIDENTE. Le chiedo di concludere. Il suo tempo è scaduto.
LUCIO BARANI. Scusi, signor Presidente. Mi inchino!
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per apprezzare l'iniziativa del Governo, che è stata qui riportata dal sottosegretario Sartor, chiedendo però che sia possibile esprimere comunque un voto, data la delicatezza dell'argomento che il mio ordine del giorno n. 9/1475/21 sottopone all'attenzione dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, noi di Alleanza Nazionale - ma credo noi della Casa delle libertà - siamo letteralmente esterrefatti per come il Governo ha mosso i primi passi in questa legislatura.
Sono stati primi passi maldestri, rovinosi, distruttivi per l'economia, per le fasce sociali, per i ceti produttivi. Questo è avvenuto dopo cinque anni in cui l'attuale maggioranza ha promesso una sorta di rivoluzione copernicana, una sorta di nuovo mondo, una nuova pagina della storia sociale ed economica italiana. E invece, dopo cinque anni di denigrazioni, di delegittimazioni, di insulti veri e propri, ecco questi decreti, che rappresentano, in realtà, qualcosa di molto grave, vale a dire un ritorno al passato, un ritorno al passato come approccio e come metodo.
Il decreto Bersani è una vergogna, esattamente come lo è stato il provvedimento sull'indulto. Questa è la parola migliore per definire i contenuti di questo decreto. Finalmente, l'armata Brancaleone di Prodi si è scagliata contro i grandi poteri forti del paese! Ma noi pensavamo che fossero i poteri forti della finanza e dell'informazione. Invece, in realtà, sono stati demoliti i tassisti, i panificatori, gli esercizi pubblici, i bar. Ecco i poteri forti per questo miope Governo Prodi: professionisti trattati con angherie, con sospetto, con repressione.
È un ritorno al passato nella lotta all'evasione, perché lasciamo la strada che avevamo intrapreso con il Governo Berlusconi - che era quella di far emergere la famosa economia sommersa attraverso strumenti più agevoli, più morbidi: parametri di reddito, coefficienti presuntivi, studi di settore - e passiamo invece al controllo sui conti correnti bancari, con l'assegno circolare o il bonifico per somme da cento euro. Passiamo alla cultura della repressione: addirittura l'appaltatore è responsabile per gli adempimenti omessi dal subappaltatore.Pag. 146
Arriviamo anche all'ordine del giorno che ho presentato, il n. 9/1475/163: l'omesso versamento dell'IVA o di ritenute d'acconto è considerato reato anche quando l'omissione dipende non da fraudolenza o da dolo, ma da semplice crisi di liquidità. Ecco l'aberrazione ultima di questo decreto: un'impresa che è in crisi di liquidità, anche temporanea, e non versa l'IVA o le ritenute ma le dichiara, presentando una dichiarazione dei redditi fedele, viene considerata criminale. Questa è un'aberrazione che rappresenta un'offesa all'intelligenza e al buonsenso di quella che può essere non soltanto una cultura fiscale, ma anche una cultura giuridica.
Siamo - come dicevo prima - ad un ritorno al passato. Ma si tratta di un ritorno al passato molto antico. Queste sono tutte misure degne di un paese a comunismo reale, che forse sarà tanto caro a lei, signor Presidente, come comunista, ma che rappresenta veramente il segno del degrado. Non c'è più dinamismo economico, non c'è più la liberazione di risorse, non ci sono più lo sviluppo e la competitività. C'è invece un ritorno al sospetto, alla repressione, al controllo ossessivo. Tutto ciò fa parte di quella che si può considerare una manovra da comunismo reale. Ed è l'offensiva che proprio il suo partito - che la fa da padrone in questo Governo - sta tentando di portare alla complessiva manovra dell'intero Governo. Mai come adesso questa parte politica di opposizione ha ragione e legittimità a chiamarsi la Casa delle libertà (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Landolfi. Ne ha facoltà.
MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto esprimere la mia solidarietà al ministro Chiti, che è costretto a recitare la parte del cireneo. Penso che da qui a settembre, a buon titolo, possa fregiarsi del titolo di ministro contro il Parlamento, perché solo un Governo che non ha in alcuna considerazione la Camera e il Senato può arrivare a decretare l'urgenza tante volte in così poco tempo.
Eppure, la campagna elettorale è stata da voi portata avanti con il mito della concertazione. Il Presidente Prodi ha ripetuto fino alla noia che le cose si dovevano e si sarebbero fatte insieme. Ma è evidente, signor Presidente, che il Governo in carica usa due pesi e due misure: battenti spalancati al sindacato amico, quello che non crea problemi, soprattutto la CGIL; porte ermeticamente chiuse verso tutti gli altri, verso le categorie meno organiche, se non apertamente critiche nei confronti dell'attuale inquilino di palazzo Chigi.
Nasce proprio da questa consapevolezza, nasce da qui, nasce così, da questa pulsione punitiva verso le categorie, il decreto Visco-Bersani sulle finte liberalizzazioni. Sono finte perché, se aveste voluto davvero liberalizzare i servizi, non sarebbero stati i tassisti, i panificatori, i farmacisti, gli avvocati, i destinatari del vostro provvedimento. Avreste cominciato dai grandi monopolisti. Avreste cominciato dai grandi gruppi. Avreste cominciato dalle grandi, non scalfibili cancrene partitocratiche che ingessano l'economia nazionale. Avreste «sforbiciato» le rendite di posizione delle tante municipalizzate, quasi tutte rosse, che esistono nel nostro paese. Avreste spuntato gli artigli ai tanti grumi di potere che insistono nel nostro paese e che quasi sempre riescono a fornicare con le vostre amministrazioni locali.
Se fosse stati veramente preoccupati di liberare l'economia, di incentivare la produzione, voi avreste cominciato dai più grossi per dare l'esempio ai più piccoli. Invece avete fatto il contrario. Avreste pensato a rendere le misure più aderenti alle reali esigenze del rilancio della nostra economia, a introdurre elementi di liberalizzazione laddove questi veramente servono, anche nel pubblico impiego. Vedete, è immorale evadere le tasse. Sicuramente lo è, ed è giusto combattere l'evasione fiscale. Ma vogliamo dire, allo stesso modo, che è immorale percepire uno stipendio senzaPag. 147lavorare? Vogliamo dire che, allo stesso modo, vanno stanati e colpiti i parassiti, i fannulloni che si annidano nella pubblica amministrazione e che invece godono delle vostre simpatie, del vostro appoggio, della vostra acquiescenza?
È giusto combattere gli evasori ma combattiamo anche chi percepisce un reddito senza produrlo, perché anche quei comportamenti incidono negativamente sulla competitività del sistema paese, sul mancato rilancio della nostra economia nazionale. In realtà, questo provvedimento - che è più di Visco che di Bersani - nasconde un tentativo egemonico. Pur passando dalla lotta di classe alla class action, la sinistra continua a non sfuggire alla tentazione di voler egemonizzare il mondo del lavoro.
In realtà, voi, con questo decreto-legge, vi prefiggete non la liberalizzazione dei servizi e la liberalizzazione degli organi professionali - materie per le quali occorre la legislazione concorrente delle regioni, in base alla Costituzione che voi avete dato al paese -, ma una cosa ben precisa, ossia trasformare il lavoro autonomo in subordinato. Volete creare dipendenti a tutto spiano o, tutt'al più, volete trasformarli in soci di cooperative, e quasi sempre tali cooperative devono essere ben legate al vostro mondo.
PRESIDENTE. Deputato Landolfi...
MARIO LANDOLFI. Ecco perché noi vi attacchiamo. Vi attacchiamo perché questo Governo non ha capito, o finge di non capire. Infatti, per il modo con cui ha vinto le elezioni e per l'esiguità nei numeri della maggioranza al Senato, questo Governo, signor Presidente, dovrebbe chiederci il permesso persino per respirare ed, invece, viene qui a presentare decreti-legge...
PRESIDENTE. La prego, dovrebbe concludere.
MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, mi lasci concludere, dicendo che ieri il presidente Fini ha lanciato...
PRESIDENTE. Però, davvero deve concludere...
MARIO LANDOLFI. Regolatevi voi: o accettate il confronto o, a settembre, ve ne andate a casa nel giro di una settimana (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo con riferimento agli ordini del giorno, ma in via preliminare va detto che siamo in una situazione di grande imbarazzo.
La situazione di grande imbarazzo è determinata dalla circostanza che oggi abbiamo trasferito sugli ordini del giorno un dibattito che avremmo dovuto svolgere sugli emendamenti. Tale dibattito si concretizza, dunque, nel contenuto di ordini del giorno che, più che essere indirizzi che vengono dati al Governo sull'applicazione del decreto-legge e sull'interpretazione da dare allo stesso, sono, in realtà, documenti che sconfessano il decreto-legge. Sono documenti che, in qualche modo, sono abrogativi o correttivi del provvedimento. Quindi, si utilizza lo strumento dell'ordine del giorno perché, evidentemente, non si può utilizzare l'emendamento, poiché in Parlamento, come abbiamo costatato ieri, la democrazia è completamente sospesa. Si ricorre, infatti, in continuazione alla decretazione d'urgenza ed alla posizione delle questioni di fiducia.
Altra considerazione: questa situazione di grave imbarazzo - ho constatato - non riguarda solo deputati dell'opposizione, ma anche deputati della maggioranza. Vorrei esprimere la solidarietà a tutti i colleghi che, in buona fede, anche dall'opposizione, hanno cercato di combattere una battaglia contro alcune disposizioni di questo provvedimento. Penso che molti di loro non siano d'accordo complessivamente su quasi tutto il provvedimento, ma hanno cercato onestamente di combattere una battaglia su alcune disposizioni delPag. 148decreto-legge e non hanno potuto farlo con lo strumento, efficace, dell'emendamento. Hanno dovuto farlo con lo strumento dell'ordine del giorno che, come tutti sanno, spesso è «acqua fresca».
Dunque, sono stati presentati da parte di alcuni deputati della maggioranza alcuni ordini del giorno che sconfessano il contenuto del decreto-legge, che in realtà sono abrogativi di disposizioni del decreto-legge medesimo e che contengono anche considerazioni politicamente interessanti, quali l'ordine del giorno Dioguardi n. 9/1475/1, che tratta della norma di cui all'articolo 21 del provvedimento in esame e dice chiaramente che tale norma porterà alla paralisi con riferimento all'organizzazione del giudice di pace o l'ordine del giorno Suppa n. 9/1475/26, che chiede di procedere ad una revisione organica delle libere professioni, proprio affermando ciò che avevamo detto noi ieri, nel corso del dibattito, ossia che questo decreto-legge investe l'organizzazione delle libere professioni con scelte sbagliate, ma anche con uno strumento assolutamente improprio, o ancora l'ordine del giorno Violante n. 9/1475/73, che riguarda l'articolo 21, ossia la sospensione dei pagamenti con riferimento al gratuito patrocinio.
Chiederemo che siano posti in votazione i nostri ordini del giorno, signor Presidente. Due di tali ordini del giorno sono stati accolti dal Governo per quanto riguarda la parte dispositiva. Non sappiamo come farà il Governo a dare seguito al disposto di tali - o di altri - ordini del giorno, perché avrebbe dovuto cambiare le norme; invece non l'ha fatto ed il Parlamento non ha potuto affrontare la questione come avrebbe dovuto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, con riferimento al mio ordine del giorno n. 9/1475/9, nella nuova formulazione, il Governo si è dichiarato disponibile ad accoglierlo come raccomandazione. Vorremmo insistere affinché lo accettasse e siamo disponibili a valutare un'ulteriore riformulazione da parte del Governo, che consenta, appunto, la sua piena accettazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, accolgo l'invito del Governo ad una riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/1475/72 e sostituisco, dunque, il testo dei numeri 3) e 4) di tale ordine del giorno con il testo della lettera c) dell'ordine del giorno Fincato n. 9/1475/24.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, il Governo non ha accettato il mio ordine del giorno n. 9/1475/181, così come è stato formulato, ma si è dichiarato disponibile a rivedere la posizione se apporterò alcune modifiche e riformulerò tale ordine del giorno. In pratica, il sottosegretario Grandi - e lo ringrazio - ha compreso che con la nuova normativa si assoggetteranno a nuove imposte, ad imposte pesanti, edifici che, in realtà, sono al servizio della collettività e del bene comune. Si tratta, infatti, di immobili utilizzati sempre e comunque per attività di assistenza, beneficenza, istruzione, educazione e cultura, anche laddove siano svolte in forma commerciale. Si tratta, quindi, di esigenze primarie, alle quali lo Stato spesso non è in grado di dare risposta.
Riformulo, quindi, il mio ordine del giorno n. 9/1475/181 nel modo seguente. Al primo capoverso, terzo rigo, dopo la parola «sugli immobili» si aggiunga «che abbiano esclusivamente natura commerciale». Elimino, poi, il secondo ed il terzo capoverso. Riformulo quindi il dispositivo in questa maniera: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, dopo un monitoraggio degli effetti delle nuove norme ed alla luce di un riesame complessivo della normativa in materia, di prevedere nuove misure dell'ICI per gli immobili in questione,Pag. 149fermi restando i poteri» - o le competenze, come meglio crede il Governo - «degli enti locali».
Con questa formulazione, ritengo che il mio ordine del giorno n. 9/1475/181 possa essere accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, al momento, credo di essere l'ultimo a prendere la parola sul complesso degli ordini del giorno.
Approfitterò, quindi, del breve spazio temporale che mi è concesso per ribadire un concetto che a noi di Alleanza Nazionale sta molto a cuore. Questo decreto-legge privo dei requisiti di necessità e di urgenza, questo decreto-legge che noi contestiamo nelle sue ragioni, nelle sue forme e nei suoi effetti, pone questo ramo del Parlamento nell'impossibilità di intervenire, non diciamo per migliorarlo ma, almeno, per discuterlo. Abbiamo potuto discutere soltanto sugli ordini del giorno; non abbiamo potuto discutere di un solo emendamento e non abbiamo potuto sottoporre a votazione alcuna possibilità di cambiamento.
Ci avete spiegato che questo è avvenuto a causa dell'ostruzionismo del centrodestra. Mi auguro che al termine di questa fase dei lavori, prima che inizino le dichiarazioni di voto finale, da parte della maggioranza giunga il riconoscimento che si è trattato di un pretesto e che è stato un abbaglio. Come voi sapete, cari colleghi, se noi dell'opposizione volessimo fare ostruzionismo, potremmo iscriverci tutti a parlare, per 10 minuti ciascuno, in sede di dichiarazione di voto finale. Sapete che avremmo potuto andare ben oltre anche sugli ordini del giorno. Questo non è avvenuto per il nostro senso di responsabilità, e non è avvenuto perché non vogliamo darvi alibi, perché vogliamo sia chiaro che il provvedimento non è stato discusso per la vostra intrinseca debolezza (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), debolezza qui alla Camera dei deputati e debolezza, ancora maggiore, al Senato!
Lo ricordo, soprattutto, al collega dei Verdi che, evidentemente per ragioni che esulano dalla politica, non ha capito che la mia proposta di ritirare tutte le proposte emendative, lasciandone in vita soltanto quattro, anche scelte dalla maggioranza, non era una compravendita di emendamenti ma un modo provocatorio, se si vuole, tecnicamente provocatorio, ma lecito, di fare emergere l'impossibilità, in cui vi trovate, di discutere al Senato qualsivoglia modifica apportata dalla Camera. Ebbene, cari colleghi, attenzione alle reazioni, perché le dichiarazioni di voto ancora debbono svolgersi! Non c'è dubbio che dobbiate ammettere che quanto abbiamo sostenuto - cioè che da parte nostra non vi è stato ostruzionismo ma solo la volontà di fare emergere la vostra debolezza - sia vero.
D'altronde, tornando al merito, è di tutta evidenza che questo provvedimento è assolutamente vendicativo nei confronti delle categorie, il cui torto, a vostro avviso, è quello di essere costituite di lavoratori autonomi. Ne vedremo presto le conseguenze negative. Vedremo presto come gli effetti di questo decreto-legge saranno nocivi non solo per tali categorie ma per tutti i cittadini italiani, esattamente come sono nocivi gli ultimi provvedimenti che già avete messo in cantiere o già avete approvato.
Mi riferisco al tentativo di varare norme che modificano la disciplina del ricongiungimento degli extra comunitari, nelle quali è contenuta una «chicca» che anticipo fin d'ora: il diritto di costoro di fare entrare in Italia un numero altissimo di parenti - come mi ricorda il collega Bocchino - anche ove non siano in grado di fornire alcuna prova documentale, neanche quella che le persone che portano al seguito siano effettivamente i loro parenti.
Ancora peggiore è il provvedimento sull'indulto, che avete appena approvato e che ci avete presentato come necessario per svuotare le carceri. Ebbene, i derelitti, forse, sono rimasti in carcere. Mentre, perPag. 150quanto riguarda coloro che sono usciti, basta leggere il Corriere della sera di oggi.
MAURO FABRIS. Che cosa c'entra?
MARCO BOATO. Cosa c'entra?
IGNAZIO LA RUSSA. Il quotidiano annuncia che Prodi convoca i ministri poiché molti scarcerati sono già tornati in prigione. Un articolo, inoltre, riporta il caso di un detenuto che esce di cella e cerca di uccidere la ex moglie. Un altro riferisce di un detenuto che, appena fuori di prigione, ha compiuto atti osceni davanti ad alcuni bambini ed è stato nuovamente arrestato. Un altro articolo ancora riferisce di un detenuto che, dopo cinque ore d'aria, è stato arrestato mentre sfondava una vetrina. Un altro, infine, riporta la vicenda di alcuni detenuti scarcerati che, ubriacatisi per il perdono, hanno attaccato i poliziotti e sono stati nuovamente arrestati.
Grazie di questi regali, uguali o simili ai provvedimenti che stiamo per sottoporre a votazione (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati.
Avverto che i deputati Vacca, Andrea Ricci, Ruggeri e Pedrizzi hanno chiesto al Governo di modificare il proprio parere sugli ordini del giorno da essi presentati.
Chiedo al rappresentante del Governo se intenda intervenire al riguardo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Con riferimento all'ordine del giorno Andrea Ricci n. 9/1475/9, nella nuova formulazione, il Governo lo accetta a condizione che sia eliminato il cogente termine temporale, laddove si dice: «in anticipo di un anno rispetto alla scadenza della copertura brevettuale complementare». Se cade il termine di un anno, il Governo può accettarlo.
Per quanto riguarda gli altri tre ordini del giorno menzionati, Ruggeri n. 9/1475/72, Vacca n. 9/1475/80 e Pedrizzi n. 9/1475/181, sono accettati ove riformulati nel senso proposto nel corso degli interventi svolti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Bondi. Ne ha facoltà.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, questo Governo ci ha abituati, purtroppo, a molte anomalie. Però, ogni giorno è una sorpresa, ogni giorno siamo costretti ad assistere alle sue sorprendenti invenzioni e alle sue sorprendenti sortite di carattere politico. Dell'ultima è protagonista l'onorevole Chiti il quale, se non sbaglio, siede nei banchi del Governo.
L'onorevole Chiti, se non ricordiamo male, ma ci possiamo sbagliare, dovrebbe essere il ministro per i rapporti con il Parlamento (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo de L'Ulivo: «Ma è sull'ordine dei lavori!») e, in quanto ministro per i rapporti con il Parlamento, l'onorevole Chiti dovrebbe essere il garante, signor Presidente, dei rapporti tra il Governo e il Parlamento e, in particolare, dei rapporti con l'opposizione. Ebbene, l'onorevole Chiti ha rilasciato, quest'oggi, una intervista ad un quotidiano, il Corriere della sera, la quale contiene giudizi (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Prego l'Assemblea di non rumoreggiare e prego il deputato Bondi di attenersi alla materia per la quale ha chiesto di parlare. C'è un problema di lealtà anche tra di noi.
Prego, deputato Bondi.
SANDRO BONDI. ...e valutazioni, signor Presidente, talmente gravi e ingiustificati, nei confronti di alcune forze politiche dell'opposizione, che in un paese normale indurrebbero il ministro in questione a rassegnare immediatamente lePag. 151proprie dimissioni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Il suo intervento non è sull'ordine dei lavori. Sono costretto a chiederle di interromperlo!
SANDRO BONDI. Sto intervenendo sull'ordine dei lavori, signor Presidente!
PRESIDENTE. No, non lo sta facendo!
EMANUELE FIANO. Vai a casa!
SANDRO BONDI. L'onorevole Chiti afferma che il Governo è stato costretto a porre la questione di fiducia a causa del nostro ostruzionismo.
PRESIDENTE. Per favore, deputato Bondi! La richiamo ad attenersi alla sua richiesta: svolga l'intervento sull'ordine dei lavori.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, sto intervenendo in funzione del regolare svolgimento dei lavori dell'Assemblea, al quale lei dovrebbe essere interessato quanto me. A lei dovrebbe stare a cuore quanto a me la dignità di questo Parlamento, signor Presidente, e la possibilità di espressione democratica dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Non è possibile!
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, gli tolga la parola!
SANDRO BONDI. Lei sa, onorevole Chiti, e tutti sappiamo, che non è vero che il Governo abbia dovuto porre la questione di fiducia a causa del nostro ostruzionismo. Ha ragione l'onorevole La Russa, signor Presidente: vuole, forse, che noi facciamo ostruzionismo vero in questo Parlamento? Posso assicurarle che ne saremmo capaci, onorevole Chiti! Ma lei non ha la coscienza del suo ruolo di ministro per i rapporti con il Parlamento. Lo dimostrano i giudizi contenuti nella sua intervista (Commenti).
PRESIDENTE. Invito ogni parlamentare ad un comportamento adeguato. Ho già espresso al deputato Bondi la mia opinione, secondo la quale sta travalicando ...
SANDRO BONDI. Non è vero, signor Presidente.
MAURO FABRIS. Gli tolga la parola!
EMANUELE FIANO. Gli tolga la parola!
PRESIDENTE. ... dalle ragioni per cui ha chiesto la parola, ma ritengo, in ogni caso, che un deputato dell'opposizione possa concludere il suo intervento di cinque minuti, malgrado la mia obiezione sull'argomento che sta trattando.
La prego di continuare, deputato Biondi.
SANDRO BONDI. Mi permetto di concludere citando i giudizi contenuti nell'intervista del ministro Chiti rilasciata questa mattina al Corriere della sera, nella quale egli dice che l'ostruzionismo sarebbe il frutto di divisioni nella destra e di un preciso disegno politico di Berlusconi. Egli accusa il leader di Alleanza Nazionale di essere irresponsabile e dice che a settembre cambieranno molte cose nella Casa delle libertà.
Onorevole Chiti, ci vuole spiegare quali cose cambieranno nella Casa delle libertà, a settembre? Io ho il dubbio (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo) che non sia il ministro per i rapporti con il Parlamento, ma che sia addetto, forse, alla compravendita dei parlamentari dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani)!
Lei forse ...
KATIA BELLILLO. Hai finito il tempo!
PRESIDENTE. La prego di concludere: il suo tempo sta scadendo.
SANDRO BONDI. Ho concluso.
Io vorrei chiederle, signor Presidente, se i giudizi contenuti nell'intervista dell'onorevole Chiti siano compatibili con il ruolo ...
PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto.
SANDRO BONDI. ... e chiedo al Governo ...
PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto, la prego di chiudere!
SANDRO BONDI. ...e chiedo al Governo se i giudizi dell'onorevole Chiti corrispondono alla volontà politica del Governo Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. In rispetto alla possibilità delle opposizioni di esprimersi, ho lasciato svolgere un intervento che, tuttavia, debbo dire, secondo me, tradisce la motivazione per cui è stato chiesto.
Ha ora la parola il deputato Leone sull'ordine dei lavori e lo prego di volervisi attenere, per ragioni di lealtà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non chiedo la parola sull'ordine dei lavori, ma per un richiamo al regolamento, per cui, se lei intende darmi la parola sull'ordine dei lavori in relazione all'intervento dell'onorevole Bondi, io ...
PRESIDENTE. No, mi scusi, per richiamo al regolamento.
ANTONIO LEONE. Posso, signor Presidente?
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, un domani, privatamente, mi spiegherà perché non classificava l'intervento dell'onorevole Bondi come un intervento sull'ordine dei lavori.
Stiamo parlando di...
PRESIDENTE. Per favore, vuole intervenire per richiamo al regolamento?
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non si arrabbi, vado subito al dunque, ma stiamo parlando di fiducia, stiamo parlando di un ministro. Nella scorsa legislatura, per cinque anni, sull'ordine dei lavori si è detto di tutto e di più, ma in questo caso, evidentemente, non si vuol far parlare l'opposizione. Continuiamo pure in questo modo, anche se lei ammanta il tutto con quella sua garanzia a destra e a sinistra che, molte volte, è solo apparente (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Per quanto riguarda il richiamo al regolamento, in maniera quasi surrettizia ci siamo accorti - lei se ne è accorto dopo che abbiamo sollevato il problema - che sono stati rimessi in missione una serie di deputati che erano rientrati dalla missione nel momento in cui avevano votato e, quindi, avevano manifestato la loro presenza in quest'aula. Trattandosi di seduta fiume, non essendo mai passati ad altra seduta, questa operazione di rimettere in missione coloro che erano rientrati dalla missione stessa, a nostro parere (non parlo soltanto a nome mio, ma a nome di tutti gruppi dell'opposizione), non va bene, perché - lo ripeto - non potevano essere rimessi in missione. Questo perché, essendo salito il numero legale a 307 nel momento in cui erano rientrati dalla missione i deputati di cui parlavo prima, con la loro reimmissione in missione - scusate il bisticcio di parole - si è abbassato il numero legale. Questo numero legale che si alza e si abbassa - come dice il collega Vito - evidentemente non trova fondamento non solo nei precedenti, ma nemmeno nel regolamento.
Presidente, lei potrà anche richiamare qualche precedente in materia, io però le rivolgo una domanda e la prego poi di sottoporre la questione anche alla GiuntaPag. 153per il regolamento: secondo lei, quello che è accaduto questa notte, cioè dalle 2 fino alle 9,30, si può classificare come sospensione? Oppure come interruzione? Secondo me, la seduta non è stata né interrotta né sospesa: si è passati alle 9,30 di stamani perché lei ha letto uno speech, in cui si diceva che non avremmo votato prima delle 9,30. Potevamo tranquillamente evitare di arrivarci; quindi, non c'è stata sospensione, non c'è stata interruzione, ma c'è stata una sospensione-interruzione di fatto, dovuta al fatto che si sono esauriti gli interventi. Ma noi, per ipotesi - anche lei, signor Presidente -, saremmo dovuti restare in aula e aspettare pur se nessuno interveniva! Rifletta su questo dato.
Le chiediamo, quindi, di fare chiarezza su questo aspetto, perché non si può alzare ed abbassare il numero legale a piacimento e senza rispettare il regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. È stata sollevata ora dal deputato Leone, a nome anche dei gruppi di opposizione, un'obiezione per il fatto che la Presidenza, alla ripresa della seduta di questa mattina, ha dato lettura delle nuove missioni a decorrere dalla ripresa medesima.
Nell'annunciare nuove missioni, la Presidenza si è, peraltro, attenuta ai principi regolamentari e alla costante e consolidata prassi applicativa; infatti, l'integrazione delle missioni è normalmente effettuata, oltre che all'inizio della seduta, anche nel caso di ripresa pomeridiana e notturna della stessa, nonché in caso di ulteriori sospensioni, salvo che queste non dipendano dalla mancanza del numero legale.
In caso di seduta fiume, si applicano i medesimi criteri, e così ha operato la Presidenza nel caso di specie, ciò anche in assenza di contestazioni al momento della lettura delle nuove missioni o, comunque, di precisazioni in materia nella seduta di ieri, all'atto della deliberazione della seduta continuata o della sua sospensione.
Ferma restando tale decisione, la Presidenza non ha comunque alcuna difficoltà di fronte al punto ritenuto controverso a non considerare tale decisione quale precedente e a promuovere uno specifico approfondimento e una verifica della prassi in sede di Giunta del regolamento alla ripresa dei lavori, in settembre, nell'intento di pervenire ad un chiarimento condiviso della materia.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ANDREA GIBELLI. Sulla questione che è stata appena posta ...
PRESIDENTE. Tale questione è stata conclusa, deputato Gibelli. La prego ...
ANDREA GIBELLI. Presidente, se mi consente un minuto ...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti sugli ordini del giorno.
L'ordine del giorno ...
ANDREA GIBELLI. Quello che ha detto lei non è vero perché avrebbe dovuto fare ...
ANTONIO LEONE. Dagli la parola!
PRESIDENTE. La questione è conclusa...
ANDREA GIBELLI. Non è vero!
PRESIDENTE. Va bene! Va bene (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania)! Deputato Gibelli, lei sa come questa materia è stata trattata.
Passiamo ai voti sugli ordini del giorno.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dioguardi n. 9/1475/1, accolto dal Governo.
L'ordine del giorno Francescato n. 9/1475/2 è stato accolto come raccomandazione. Deputato Francescato, insiste per la votazione?
GRAZIA FRANCESCATO. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
L'ordine del giorno Smeriglio n. 9/1475/3 è stato accolto come raccomandazione. Chiedo al presentatore se insista per la votazione.
MASSIMILIANO SMERIGLIO. Non insisto.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Benzoni n. 9/1475/4, il parere del Governo è favorevole ove i presentatori accettino la riformulazione proposta. Chiedo al deputato Benzoni se accolga tale riformulazione.
ROSALBA BENZONI. Si, accogliamo la riformulazione proposta dal Governo ed esprimiamo soddisfazione per l'attenzione dedicata alla questione.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Crema n. 9/1475/5. Il parere del Governo è favorevole ove i presentatori accettino la riformulazione proposta. Chiedo ai presentatori se accolgano la riformulazione proposta.
GIOVANNI CREMA. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Villetti n. 9/1475/6, accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Iacomino se accetti l'invito del Governo a ritirare il suo ordine del giorno n. 9/1475/8.
SALVATORE IACOMINO. No, signor Presidente, non accetto l'invito e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iacomino n. 9/1475/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania) (Vedi votazioni).
(Presenti 515
Votanti 513
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 271
Hanno votato no 242).
Prendo atto che il deputato Giuditta non è riuscito a votare.
Prendo atto, altresì, che il deputato Andrea Ricci accetta l'ulteriore riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/9
(Nuova formulazione).
Prendo atto, inoltre, che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Caruso n. 9/1475/10 e Pegolo n. 9/1475/11, accettati dal Governo, e che la deputata Mungo accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1475/12 e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori accolgono l'invito al ritiro dell'ordine del giorno Cogodi n. 9/1475/13 e che il deputato Piro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/14, accolto come raccomandazione.
Chiedo al deputato Leo se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/15 proposta dal Governo.
MAURIZIO LEO. Mi sembra che il Governo abbia accettato il mio ordine del giorno solo per una parte, espungendo la parte fondamentale, cioè quella relativa alla semplificazione della vita dei contribuenti; quindi, non accetto la riformulazione proposta ed insisto per la votazione.
Pag. 155
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leo n. 9/1475/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 278).
Prendo atto che il deputato Quartiani non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/16, accettato dal Governo, e che il deputato Iannuzzi accetta l'ulteriore riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/17
(Nuova formulazione).
Prendo atto, inoltre, che la deputata Pinotti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/18, nella nuova formulazione, accolto come raccomandazione dal Governo, che il deputato Tessitore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/19 e che il deputato Zeller non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/20, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il deputato Bressa insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/21, su cui vi è l'invito al ritiro da parte del Governo.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere l'ordine del giorno Bressa n. 9/1475/21, che riguarda il Parco nazionale dello Stelvio, gestito da un consorzio Stato-regione Lombardia, che un'errata lettura da parte dell'amministrazione finanziaria costringerà al licenziamento di 130 operai a tempo determinato. Essendo il consorzio ben dotato dal punto di vista economico, indipendentemente dai trasferimenti che provengono dallo Stato, reputo opportuno che il Governo s'impegni nel mantenere i livelli occupazionali, oltremodo nel rispetto del contenimento della spesa pubblica, in quanto - come ho già specificato - non sono previsti oneri a carico dello Stato.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. La collega Francescato, io stesso e altri deputati del gruppo dei Verdi sottoscriviamo l'ordine del giorno in esame. È importante (ascolteremo anche il rappresentante del Governo) che vi sia un voto dell'Assemblea ampiamente condiviso, perché il tema è di enorme importanza. Il Governo ha suggerito una via per approntare una soluzione ed un voto favorevole da parte dell'Assemblea potrà aiutare il Governo ad affrontare tempestivamente la questione. Il collega Bressa lo aveva già affermato in sede di illustrazione del suo ordine del giorno e condividiamo tale proposta.
PAOLO UGGÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Anche noi sottoscriviamo l'ordine del giorno in esame, in quanto condividiamo la necessità di offrire certezza ai 130 capifamiglia interessati. L'intervento non produce riduzione nei trasferimenti da parte dello Stato e pertanto raccomandiamo a tutti di votare a favore di tale ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
GIUSEPPE ROMELE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 156GIUSEPPE ROMELE. Mi associo a quanto detto dal collega Uggè. La questione, chiaramente evidenziata anche dall'onorevole Caparini, è grave e deve far riflettere sull'incapacità che, ancora una volta, il Governo sta dimostrando sulla politica del territorio, dell'ambiente e della montagna. L'abbandono della montagna è una grave situazione. Questo è un intervento «a gamba tesa» nel sistema montagna, che non vale solo per le Alpi, ma rischia di riguardare tutto il territorio italiano. Pertanto, chiedo una grande attenzione, non solo da parte dei firmatari, ma di tutta l'Assemblea.
GUIDO DUSSIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Sottoscrivo anch'io, come ha già fatto l'onorevole Caparini, l'ordine del giorno a sostegno di queste famiglie e dell'intero comparto della montagna. Bisogna avere una certa sensibilità verso il settore dei parchi e delle aree protette.
GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Intervengo anch'io, signor Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, a nome di tutto il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, anche perché esso stabilisce un principio ed un precedente rispetto alla stabilizzazione dei lavoratori precari e stagionali che, in tante altre realtà del nostro paese, vivono questa condizione di disagio. Inviterò, la prossima volta, l'Assemblea ad aderire ad iniziative analoghe (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
RICCARDO CONTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO CONTI. Sottoscrivo anch'io questo importante ordine del giorno, auspicando che tutta l'Assemblea converga su un argomento di così importante rilevanza.
GIORGIO HOLZMANN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno in esame, in quanto il problema del Parco dello Stelvio, complesso per sua natura, essendo diviso nella gestione tra lo Stato e due regioni, necessita di importanti lavori di ristrutturazione, già finanziati, che non potrebbero essere eseguiti proprio per il venire meno di 130 lavoratori precari, per i quali auspichiamo la riconferma del posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PIETRO ARMANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno in esame. Ho avuto l'onore, nella passata legislatura, di essere presidente della Commissione ambiente, che ha avviato e concluso un'indagine conoscitiva sui parchi nazionali, tra i quali vi è il Parco dello Stelvio, nel corso della quale questi problemi erano già emersi. È necessario pertanto votare a favore di questo ordine del giorno.
EMILIO DELBONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMILIO DELBONO. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarazione di sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, senza aggiungere nulla a quanto già osservato dai colleghi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brugger. Ne ha facoltà.
Pag. 157SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, apprezzo moltissimo che questo ordine del giorno, da noi predisposto - primo firmatario Bressa - sia condiviso da tutta l'Assemblea. Noi tutti abbiamo parlato dei 130 posti di lavoro che sono ad altissimo rischio; aggiungo che, se non si trova una soluzione entro l'11 agosto, questa gente rimarrà senza lavoro. Dunque, l'impegno di tutto il Parlamento è importante anche per sollecitare una soluzione rapidissima entro un paio di giorni; perciò, sarei grato all'Assemblea se l'ordine del giorno venisse condiviso unanimemente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, a nome del mio gruppo di appartenenza, annuncio di aver sottoscritto l'ordine del giorno in questione a salvaguardia dell'occupazione e del parco dello Stelvio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, anche noi assicuriamo il nostro sostegno ed il nostro voto favorevole su questo ordine del giorno.
Vorrei ricordare al Governo l'importanza dei parchi nazionali, molti dei quali non hanno ancora organi eletti. Cito il caso del parco che interessa più da vicino la mia provincia, quello tosco-emiliano, che ha da tempo un commissario (e poi addirittura un sub-commissario). Quindi, sollecito il Governo a farsi carico al più presto di questo problema e a predisporre tutte le deliberazioni atte a mettere in condizione l'insieme dei parchi di poter funzionare con organi democratici (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, voterò contro l'approvazione di questo ordine del giorno, a meno che il Governo, quando si pronuncerà nel dibattito che è ora in atto... Presidente, il Governo non presta attenzione!
PRESIDENTE. Il Governo non venga disturbato e a sua volta presti attenzione! Per favore, vorrei evitare le conversazioni con il Governo! Prego, deputato, prosegua pure.
VINCENZO NESPOLI. Ritengo sia necessario, partendo dalla questione dello Stelvio, che il Governo assuma un impegno in quest'Assemblea in merito alla problematica che l'ordine del giorno traccia, per i tantissimi contratti in scadenza con le pubbliche amministrazioni in tutta Italia. Infatti, ci siamo scandalizzati, qualche anno fa, quando si è trattato dei forestali della Calabria; ci potremmo, tra qualche giorno, indignare per i tanti contratti in scadenza che non verranno confermati da parte delle pubbliche amministrazioni. Quindi, se il Parlamento vuole fare una scelta saggia, deve insistere affinché il Governo assuma questo impegno contro tutte le precarietà nei rapporti sussistenti in Italia con le pubbliche amministrazioni. Dopo tutto, era un impegno elettorale di questo centrosinistra, del quale vorremmo verificare la coerenza attraverso questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Menia. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, intervengo per esprimere concetti simili a quelli poc'anzi espressi dal collega Nespoli. Vede, signor Presidente, in questa atmosfera «mielosa», in cui tutti sono d'accordo con tutti e tutti sono altresì felici di condividere le parole con cui Brugger ha elogiato il consenso di tutta l'Assemblea sull'ordine del giorno di cui è cofirmatario, io noto un elemento alquanto bizzarro: l'unico a non condividere l'atto parlamentare in esame è il Governo, che ha invitatoPag. 158i presentatori a ritirarlo. Allora, formulo un invito al Governo a raccordarsi con la sua maggioranza; in questo caso, guardate l'Assemblea: direi che è ora di finirla (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, intervengo solo per osservare che, considerata la situazione che stiamo vivendo (ovvero la condivisione quasi generalizzata di questo ordine del giorno da parte dell'Assemblea), sarebbe il caso che lo stesso fosse fatto proprio da tutti i gruppi parlamentari in modo da farla finita (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anche la mia firma a questo ordine del giorno, ma con una precisazione. Il Governo aveva espresso la propria disponibilità a farsi carico del problema in sede amministrativa, evidenziando, quindi, una valutazione positiva del problema. In quest'ottica, si spiega anche la mia adesione a questo ordine del giorno, con un'ulteriore puntualizzazione, in questo senso in antitesi con quanto da qualcun altro osservato in questa Assemblea. Ritengo che le valutazioni non possano che essere fatte caso per caso; ebbene, nella fattispecie era stata espressa da parte del Governo una valutazione fondamentalmente positiva; ritengo che ciò non possa e non debba mai diventare un principio generale (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, l'attenzione del ministro Chiti sarebbe dovuta; onorevole ministro, quanto sta accadendo su questo ordine del giorno è la dimostrazione della vera ragione per la quale avete posto la questione di fiducia. Era stata presentata una proposta emendativa con riferimento ai contratti dei dipendenti dello Stelvio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Quell'emendamento sarebbe stato approvato probabilmente all'unanimità dall'Assemblea, ministro Chiti; quindi, smetta di fare dichiarazioni di cui lei conosce l'infondatezza. Avete posto la questione di fiducia per impedire che l'Assemblea, compresa la maggioranza, potesse pronunciarsi liberamente su questioni importanti affrontate dal decreto - un decreto che taglia anche risorse e fondi destinati a finalità che invece noi tutti condividiamo -: lo avete fatto per impedire che l'Assemblea potesse modificare il decreto-legge e che lo stesso dovesse quindi tornare all'esame del Senato.
Non vi è ostruzionismo fuorché il vostro nei confronti della Camera: impedire che la Camera possa pronunciarsi. Allora, concludo sostenendo che il fatto che il Governo abbia scientemente confermato il parere contrario sull'ordine del giorno...
MARCO BOATO. No!
ELIO VITO. Ora l'ha cambiato, Boato. Ora, quando ha preso atto dell'orientamento maggioritario in Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Non credo che abbiamo bisogno di suggeritori! Ora lo ha cambiato; invece, il Governo aveva dianzi invitato al ritiro dell'ordine del giorno.
ANTONIO BORGHESI. Non è vero!
ELIO VITO. Scusatemi, noi stiamo difendendo un ordine del giorno condiviso da tutti; in questo caso, nel quale si può esprimere una volontà favorevole dell'Assemblea, non capisco quale sia la ragione per la quale vi ostinate a difendere un Governo che umilia anche voi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Pag. 159ANTONIO BORGHESI. Non è vero! Devi dire la verità!
ELIO VITO. Quindi, francamente, Presidente, abbiamo sottoscritto anche noi l'ordine del giorno; i colleghi di Forza Italia lo hanno sottoscritto e chiedono che sia comunque messo in votazione. Ritengo che proprio la votazione sarà la migliore dimostrazione dell'esigenza che la Camera ha di intervenire liberamente sui provvedimenti del Governo e del fatto che le scelte «coercitive» che il Governo sta assumendo non riusciranno mai più, da ora in poi, ministro Chiti, a fare in modo che il Parlamento possa essere «trattenuto» dalle vostre decisioni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, vorrei dissuadere l'onorevole Brugger dall'esprimere la sua felicità sul fatto che tutta l'Assemblea è d'accordo su questo ordine del giorno. Come ha dichiarato il mio capogruppo, l'onorevole Elio Vito, esiste un altro ordine del giorno sul medesimo punto che ha come primo firmatario, ovviamente, un deputato di Forza Italia ed è stato sottoscritto da molti altri deputati del nostro gruppo. Quindi, inviterei l'Assemblea a sottoscrivere anche quell'ordine del giorno, per rendere più coeso il suo orientamento sulla questione di merito affrontata da questi due atti parlamentari.
Ma vorrei anche sottolineare, onorevole Brugger, che l'aspetto quantomeno curioso non è il contenuto dell'ordine del giorno in questione, che tutti condividiamo; la parte politica che rappresento ed il Governo Berlusconi sono infatti stati garanti del parco nazionale dello Stelvio fino ad oggi, fino al momento in cui appunto siete giunti voi al Governo. Ecco però, curiosamente, quali sono i risultati: voi fate parte di una maggioranza che crea questi problemi e voi dovete purtroppo correre ai ripari per cercare di correggere quanto previsto dal provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, per le motivazioni espresse dal mio collega di gruppo Caparini, aggiungo la mia firma a questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Prego quanti vogliano fare altrettanto di segnalarlo alla Presidenza senza intervenire. Grazie.
Ha chiesto di parlare il deputato Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Presidente, anche io intervengo per aggiungere la mia firma a sostegno dei lavoratori precari del Parco dello Stelvio e, soprattutto, per rivolgere un invito al ministro Chiti affinché pensi a concedere meno interviste, badando in particolar modo al contenuto delle stesse, e presti più attenzione alla sensibilità del Parlamento.
Vorrei anche aggiungere che, mentre esprimiamo solidarietà nei confronti dei lavoratori precari, ci sono dei rapporti con la pubblica amministrazione che vorremmo vedere conclusi al più presto. Uno di questi riguarda ad esempio il ministro Visco che, notoriamente, dà una lettura «tributaria» dell'articolo 24, in forza della quale il contribuente non è innocente fino alla sentenza definitiva di assoluzione e, contemporaneamente, nei confronti di tutti i membri del Governo. Siete dei precari e noi ci auguriamo che il vostro contratto venga concluso quanto prima!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Intervengo per annunciare la mia astensione. Pur condividendo l'impostazione dell'ordine del giorno e ribadendo l'importanza per laPag. 160mia parte politica della stabilizzazione di tanti lavoratori precari, non comprendiamo come mai il Governo abbia assunto un atteggiamento dapprima reticente. Evidentemente, contrariamente agli impegni assunti, verso i tanti lavoratori precari sia del mondo pubblico sia del mondo privato non vi è la dovuta attenzione. Quindi, anche perché questo ordine del giorno proviene da un deputato della maggioranza, mi asterrò.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nannicini. Ne ha facoltà.
ROLANDO NANNICINI. Presidente, la sottoscrizione dell'ordine del giorno fa pensare che qualcuno non l'abbia letto, perché nel passaggio fondamentale richiama il comma 187 della legge finanziaria, che non solo nei parchi, ma anche nella vita amministrativa degli enti locali, ha creato gravi problemi riguardo al personale. Quindi, per non creare discriminazioni lobbistiche e trasversali, vorrei che si discutesse di tutto il personale nelle pubbliche amministrazioni. Se si apre il precedente di questi 130 lavoratori, io voterò comunque contro, anche se il Governo modificherà il proprio parere.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Saia ha aggiunto la propria firma all'ordine del giorno in esame.
Il Governo intende modificare il parere espresso sull'ordine del giorno in esame?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Vorrei innanzitutto ringraziare l'onorevole Donadi, che ha correttamente ricordato quale fosse la posizione iniziale del Governo, che si era offerto di risolvere la questione contingente in via amministrativa. A questo punto, il Governo si rimette all'Assemblea (Commenti).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bressa n. 9/1475/21, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 471
Astenuti 30
Maggioranza 236
Hanno votato sì 411
Hanno votato no 60).
Prendo atto che il deputato Suppa non è riuscito a votare.
Deputato Galletti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/23, con riferimento al quale il Governo ha formulato un invito al ritiro?
GIAN LUCA GALLETTI. Sì, signor Presidente, insisto. Visto che questo ordine del giorno tende a rimuovere un grave errore contenuto nella norma, non vedo le ragioni per cui dovrei ritirarlo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galletti n. 9/1475/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 273).Pag. 161
Il Governo ha dichiarato di accettare l'ordine del giorno Li Causi n. 9/1475/27, ove riformulato. Deputato Li Causi, accetta la riformulazione proposta dal Governo?
VITO LI CAUSI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Il Governo ha dichiarato di accettare l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1475/28, ove riformulato. Deputato Strizzolo, accetta la riformulazione proposta dal Governo?
IVANO STRIZZOLO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Montani n. 9/1475/29 a Dussin n. 9/1475/39 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/1475/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1475/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bricolo n. 9/1475/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dozzo n. 9/1475/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 518
Votanti 517
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/1475/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 282).Pag. 162
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/1475/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 280).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/1475/35, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippi n. 9/1475/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/1475/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/1475/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 490
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/1475/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 283).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/1475/41. Chiedo al presentatore se insista per la votazione relativamente alla parte dispositiva.
ROBERTO COTA. No, Presidente.
Pag. 163MARIA LEDDI MAIOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Presidente, intendo sottoscrivere l'ordine del giorno Cota n. 9/1475/41.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'ordine del giorno Gibelli n. 9/1475/42, non accettato dal Governo.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Mi scusi, Presidente, sbagliare nei miei confronti è umano ma perseverare è diabolico!
Vorrei chiedere chiarimenti al Governo in merito alla volontà di non accogliere il mio ordine del giorno, che non è altro che una richiesta di fornire indirizzi alle amministrazioni per risolvere il problema legato al servizio di taxi, una vicenda affrontata dal dibattito parlamentare e dalle manifestazioni di piazza. Di tutto potevamo pensare della sinistra, che in genere, quando è all'opposizione, nelle piazze ci racconta che combatte la povertà, comunque una lodevole missione, ma mai ci saremmo aspettati di vedere approvato oggi un decreto che, anziché combattere la povertà, combatte la ricchezza ed il lavoro dei nostri concittadini.
Quindi, chiedo al Governo di modificare il parere e, poi, Presidente Bertinotti, la invito a rivedere la prassi in funzione del fatto che non ci si può nascondere dietro i precedenti e la Giunta per il regolamento per non consentire quelle che, attraverso le sue parole, sono le cosiddette logiche assembleari democratiche: forse per lei valgono nelle piazze e non qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il Governo intende modificare il proprio parere?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/1475/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 282).
Prendo atto che l'onorevole Stucchi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/43.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/1475/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 277).
Passiamo all'ordine del giorno Lussana n. 9/1475/44.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 164LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, con tono molto collaborativo chiedo di verificare che corrisponda ad ogni deputato che vota la propria tessera e il proprio posto, per evitare che domani sul tabulato troviamo alcuni che non sono stati mai presenti e che, invece, hanno partecipato a tutte le votazioni e viceversa. Inoltre, chiedo di verificare le tessere di votazione perché ci avviciniamo sempre di più al momento dei voti conclusivi e sarebbe utile che il controllo - sia con riferimento alla prima questione: ognuno voti per sé; sia con riferimento alla seconda: chi non è presente non può votare e venga quindi ritirata la scheda - sia fatto in questa fase del procedimento.
PRESIDENTE. La sollecitazione è accolta.
Invito ognuno, secondo responsabilità, a votare solo per sé ed invito altresì i deputati segretari a verificare le tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Lussana n. 9/1475/44 e Garavaglia n. 9/1475/45, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/1475/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 259).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/1475/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 489
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 264).
Chiedo al deputato Caparini se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/46, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva.
DAVIDE CAPARINI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/1475/46.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 488
Astenuti 3
Maggioranza 245
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 264).
Chiedo al deputato Alessandri se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/47.
ANGELO ALESSANDRI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/1475/47, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 165
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 266).
Invito i deputati ad attenersi scrupolosamente a votare soltanto per sé.
Prendo atto che il deputato Benvenuto non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/48.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine giorno Uggè n. 9/1475/50, che il Governo ha invitato a ritirare.
PAOLO UGGÈ. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Visto che la Camera si è espressa a grande maggioranza a favore dell'ordine del giorno Bressa n. 9/1475/21, che abbiamo sottoscritto in diversi anche noi del gruppo di Forza Italia, chiedo che ci si esprima altrettanto favorevolmente sul mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il Governo conferma il suo parere?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo il parere.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Uggè n. 9/1475/50.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva [Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
(Presenti 493
Votanti 488
Astenuti 5
Maggioranza 245
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 240).
Chiedo al deputato Pizzolante se accetti l'invito del Governo a ritirare il suo ordine del giorno n. 9/1475/51.
SERGIO PIZZOLANTE. No, Presidente, e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Allora, passiamo ai voti...
SERGIO PIZZOLANTE. Volevo soltanto dire...
PRESIDENTE. Allora, si vota...
SERGIO PIZZOLANTE. Posso parlare?
PRESIDENTE. Lei ha già parlato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pizzolante n. 9/1475/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Fitto non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'ordine del giorno Gambescia n. 9/1475/52, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.Pag. 166
Prendo atto inoltre che il deputato Costantini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/53, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Buontempo n. 9/1475/54, Giulietti n. 9/1475/55 e De Biasi n. 9/1475/56, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che il deputato Ceccuzzi accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1475/57.
Prendo atto, altresì, che il deputato Crisci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/58, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Uliza n. 9/1475/59, accettato dal Governo.
Prendo atto infine che i presentatori dell'ordine del giorno Amoruso n. 9/1475/60, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, volevo apporre la firma...
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Zacchera, non posso darle la parola perché lei è già intervenuto.
MARCO ZACCHERA. Intendevo solo sottoscrivere questo ordine del giorno...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Amoruso n. 9/1475/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 259).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Fedi n. 9/1475/61, accettato dal Governo, e Nicco n. 9/1475/62, accolto come raccomandazione, dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Widmann n. 9/1475/63 e Attili n. 9/1475/64 accettano la riformulazione proposta dal Governo dei rispettivi ordini del giorno e non insistono per la votazione.
Prendo atto inoltre che i presentatori degli ordini del giorno Meta n. 9/1475/65, accolto come raccomandazione dal Governo, Burtone n. 9/1475/66, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva, Brugger n. 9/1475/67, accettato dal Governo, e Camillo Piazza n. 9/1475/69, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto infine che il deputato Saglia insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/70.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Saglia n. 9/1475/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Gamba n. 9/1475/71, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.Pag. 167
Prendo atto altresì che il deputato Ruggeri accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/72 proposta dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo atto inoltre che il deputato Violante non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/73, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Nannicini n. 9/1475/74 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Ossorio n. 9/1475/75, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che il deputato D'Agrò accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/76 e non insiste per la votazione.
Chiedo al deputato Formisano se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/77, accolto dal Governo come raccomandazione.
ANNA TERESA FORMISANO. Presidente, mi auguro che l'aver accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno possa essere considerato da parte del Governo un impegno a modificare l'articolo 3 in sede di esame della legge finanziaria. Ciò detto, non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Greco non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/78, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto altresì che il deputato Zinzi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/79, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zinzi n. 9/1475/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Vacca n. 9/1475/80 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto, altresì, che i presentatori degli ordini del giorno Cancrini n. 9/1475/81, accolto come raccomandazione dal Governo, e Crapolicchio n. 9/1475/82, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bellotti n. 9/1475/83, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellotti n. 9/1475/83, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Rocco Pignataro non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'ordine del giorno Buonfiglio n. 9/1475/84, accolto come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.Pag. 168
Prendo atto infine che i presentatori dell'ordine del giorno Catanoso n. 9/1475/85, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Catanoso n. 9/1475/85, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Mantini accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/86.
Prendo atto che il deputato Rotundo accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1475/87.
Prendo atto che il deputato Pellegrino non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/88, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Suppa n. 9/1475/89, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accedono alla riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cesini n. 9/1475/90.
Passiamo all'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91, non accettato dal Governo.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91, Bodega n. 9/1475/92, Maroni n. 9/1475/93, Pottino n. 9/1475/94 e Gianfranco Conte n. 9/1475/95, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bodega n. 9/1475/92, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maroni n. 9/1475/93, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 169
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pottino n. 9/1475/94, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/1475/95, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 505
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 277).
Passiamo all'ordine del giorno La Loggia n. 9/1475/96, non accettato dal Governo.
Deputato La Loggia, insiste per la votazione?
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, francamente è strano che il parere del Governo possa essere contrario ad un ordine del giorno di questo tipo. Pertanto, vorrei attirare l'attenzione del ministro Chiti e degli altri componenti del Governo. Il mio ordine del giorno, che ci apprestiamo a votare, nel dispositivo afferma testualmente che impegna il Governo a monitorare l'applicazione delle disposizioni contenute nell'articolo 2 - che riguarda i professionisti ed altre categorie professionali - e a tal fine, preventivamente, a consultare le organizzazioni espresse dalle libere professioni. Quindi, come è di tutta evidenza al Governo, esso non impedisce al Governo stesso di procedere nell'attuazione concreta e pratica della sua impostazione politica - che peraltro non condividiamo, come abbiamo ampiamente detto e dimostrato in queste giornate - ma, allo stesso tempo, introduce quello che viene comunemente definito un criterio di prudenza, visto che si toccano con questo provvedimento categorie particolarmente rilevanti per il sistema economico e sociale del nostro paese, che hanno ampiamente dimostrato di non essere d'accordo con l'impostazione da voi data.
Non si comprende come il monitoraggio nel tempo dell'attuazione di tale iniziativa del Governo e il procedere, come peraltro lo stesso ministro Bersani ha avuto l'amabilità di affermare in quest'aula, ad una consultazione delle categorie interessate possano trovare contrari il Governo e la sua maggioranza. Signor Presidente, rivolgendomi ai componenti del Governo ed in particolare al ministro Chiti, mi permetto di chiedere se almeno la parte dispositiva possa essere accolta.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere contrario del Governo era riferito particolarmente alla premessa. Il monitoraggio è già previsto dalla norma e da qui nasce l'invito al ritiro. Tuttavia, se il deputato La Loggia insiste, il Governo può accettare il suo ordine del giorno limitatamente alla parte dispositiva.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato La Loggia accede alla riformulazionePag. 170proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/96.
Prendo atto altresì che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Elio Vito n. 9/1475/97 e Leone n. 9/1475/98, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Elio Vito n. 9/1475/97, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/1475/98, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 272).
Prendo atto che il deputato Zanetta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/99, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il deputato Aracu insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/100, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aracu n. 9/1475/100, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 274).
Prendo atto con il deputato Jannone non accede all'invito al ritiro ed insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/101.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Jannone n. 9/1475/101, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sanza n. 9/1475/102 e Cerulli n. 9/1475/103, accolti come raccomandazione dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/1475/104, accolto come raccomandazione dal Governo.
Deputato Gregorio Fontana, insiste per la votazione?
GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, penso che nel settore della difesa, su un problema così scottante, il Governo si debba assumere le proprie responsabilità. Quindi, non basta una semplice raccomandazione per affrontare tale problema.Pag. 171Abbiamo ritenuto opportuna con il collega Salvatore Cicu, vicepresidente del Commissione difesa, la presentazione dell'ordine del giorno in oggetto per impegnare il Governo al reperimento di risorse adeguate per la prosecuzione dell'attività delle nostre Forze armate ed il loro necessario ammodernamento. Infatti, a causa dei tagli presenti nel decreto in oggetto, entrambi vengono messi in grave pericolo. Questo pericolo nasce dal solito pregiudizio ideologico della sinistra nei confronti di tutto quello che riguarda il mondo militare e le Forze armate.
Si tratta di un provvedimento che, guarda caso, affronta i problemi della finanza pubblica facendone carico in massima parte - e per di più un modo maldestro - al ministro della difesa e al suo dicastero. Voglio solo ricordare che, proprio in Commissione difesa, in sede di esame del disegno di assestamento del bilancio 2006, si è sottolineata in maniera unanime la necessità di ulteriori risorse da destinare al Ministero della difesa. Siamo oggi invece al paradosso che il presente decreto-legge non solo non reca l'auspicata integrazione di fondi, bensì cancella risorse aggiuntive stanziate dal disegno di legge di assestamento, sottraendone quindi di ulteriori. Peraltro, la Commissione, già in sede di DPEF, aveva segnalato la situazione di assoluta gravità in cui versa il comparto della difesa ed aveva sottolineato la necessità di un segnale chiaro a suo favore.
Ma vi è di più e di peggio. Il decreto-legge non solo effettua tagli cospicui alla difesa, ma li attua senza alcun criterio di ragionevolezza, in quanto ad essere colpiti sono soprattutto gli stanziamenti riguardanti il funzionamento, ovvero quelli relativi ai mezzi che supportano le attività operative delle Forze armate. Con ciò contraddicendo palesemente gli orientamenti manifestati proprio dal ministro della difesa durante le sue audizioni davanti alle Commissioni di Camera e Senato, laddove egli stesso lamentava la sproporzione tra le spese per il personale e le altre spese per il Ministero della difesa.
Con questi tagli, infatti, la citata sproporzione viene decisamente aggravata, non solo per l'esercizio in corso, ma anche per gli esercizi successivi. Infatti, questo provvedimento proietta i suoi nefasti effetti anche sugli esercizi 2007 - 2009, creando una vera e propria contraddizione tra l'utilizzo dello strumento del decreto-legge, che deve essere connotato da straordinaria necessità ed urgenza, ed il fatto che con esso si intende intervenire non solo sull'immediato, ma anche per il futuro.
Con questo ordine del giorno, noi dell'opposizione cerchiamo quindi di farci carico di sostenere per quanto possibile il settore della difesa, visto che il ministro Parisi, il ministro della difesa, non riesce a tutelare gli interessi del suo dicastero, che appare assolutamente impotente di fronte alle imposizioni del ministro dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Oltre ad aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame, Presidente, vorrei anche chiarire ai colleghi come fossero pretestuose le critiche che, solo pochi mesi fa, l'attuale sottosegretario per gli interni, l'ex collega Lucidi, rivolgeva al Governo, reo di mettere in condizione le Forze di polizia di non avere neanche la benzina per i propri mezzi in dotazione. Se continuiamo di questo passo, si dovranno vendere i mezzi in dotazione!
Si annuncia l'idea di spendere oltre 30 milioni di euro per i detenuti che stanno lasciando le carceri a seguito della concessione dell'indulto e, contemporaneamente, si mettono in condizione le Forze dell'ordine di non essere in grado di contrastare il crimine. Penso che di questo il Governo debba fare ammenda e che i colleghi della maggioranza attenti alla sicurezza debbano meditare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine delPag. 172giorno Gregorio Fontana n. 9/1475/104, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Caligiuri non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/105, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che il deputato Milanato non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/106, accettato dal Governo.
Prendo atto che il deputato Bernardo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/107, accettato dal Governo.
Prendo atto che il deputato Moroni non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/108, accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Marras se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1475/109.
GIOVANNI MARRAS. No, Presidente.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere in questo caso è contrario.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Marras insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/109.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marras n. 9/1475/109, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 269).
Prendo atto che il deputato Testoni non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/110, accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Picchi se acceda all'invito del Governo al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1475/111.
GUGLIELMO PICCHI. No, signor Presidente e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Picchi n. 9/1475/111, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 278).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Fabbri n. 9/1475/112, Garagnani n. 9/1475/113 e Aprea n. 9/1475/114, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/1475/112, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 173
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani, n. 9/1475/113, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aprea n. 9/1475/114, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'ordine del giorno Marinello n. 9/1475/115, non accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Marinello se insista per la votazione.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vorrei invitare il Governo a riconsiderare il parere su questo ordine del giorno. Voglio approfittare del tempo per illustrarlo ai colleghi, non soltanto della mia parte politica, ma anche della maggioranza.
Con questo ordine del giorno non si chiede nulla di eversivo, si chiede semplicemente al Governo di effettuare un monitoraggio, quindi una attività di verifica e di controllo, sulle disposizioni relative all'articolo 5 del decreto Bersani - Visco. Si chiede al Governo di valutare poi, eventualmente, dei provvedimenti correttivi. Chiedere un'attività di controllo e monitoraggio, ed adottare eventualmente dei provvedimenti, qualora da quella attività di monitoraggio risultassero delle storture, non mi sembra assolutamente nulla di eversivo.
Può darsi che il Governo non abbia valutato attentamente il contenuto dell'ordine del giorno; qualora invece lo abbia valutato con attenzione, ciò fatto denoterebbe che evidentemente, dietro l'articolo 5, al di là di quanto dichiarato dal Governo e dalla maggioranza, esistono interessi fortissimi, interessi del mondo della produzione dei farmaci, volti ad aumentare nel nostro paese il consumo dei farmaci.
Allora, amici della mia parte politica e colleghi e amici, perché no, anche della maggioranza, vi invito a valutare con attenzione. Evidentemente, ognuno di noi deve prendersi le sue responsabilità. Quindi, caro sottosegretario Sartor, sicuramente persona gentile e dall'aplomb inglese, qualora mantenesse il parere contrario, sicuramente potrà lavare la coscienza nell'azzurro mare di Pantelleria, nella rossa villa abusiva dell'abusivo ministro Visco!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/1475/115, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 174
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 272).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/1475/116, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli, n. 9/1475/116, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 275).
Passiamo all'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, questo rito degli ordini del giorno, probabilmente, agli italiani che ci seguono, sembrerà veramente un rito bizzarro. Ciò avviene perché i parlamentari, sia della maggioranza che della opposizione, non avendo potuto discutere gli emendamenti, si attaccano a piccole formulazioni.
Questo rito, un pochino ridicolo, viene ancora peggiorato dal fatto che il Governo su alcuni ordini del giorno esprime una curiosa forma di accettazione: la raccomandazione. Di solito, siamo noi che raccomandiamo qualche cosa al Governo, e questo non viene accettato. Invece, in questo momento, succede un po' il contrario.
Io non posso accettare la raccomandazione del Governo su un ordine del giorno così sereno. Quello che chiedo non è di stanziare più soldi per fare questo o fare quello: chiedo semplicemente di stanziare i soldi necessari, cioè quelli che servono. Evidentemente, il Governo, per quanto riguarda le spese per la difesa, non vuole stanziare neanche i soldi che servono. Allora, chiedo che questo ordine del giorno sia posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, innanzitutto, desidero aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117, che è stato accolto come raccomandazione dal Governo, ma non accettato.
Al riguardo, desidero far osservare che il contenuto della parte dispositiva dell'ordine del giorno riguarda le stesse misure che vengono auspicate, in Commissione difesa, dalla presidente della Commissione e dai componenti della maggioranza. È davvero stupefacente, quindi, che l'ordine del giorno sia stato accolto come raccomandazione: vuol dire vanificare il carattere di auspicio dell'ordine del giorno medesimo; e ciò ha un significato serio e grave, che desidererei fosse rimosso, per rispetto delle Forze armate e degli impegni che nei loro confronti sono stati presi (e vengono quotidianamente presi), anche nella competente Commissione della Camera.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 175
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 274).
Chiedo al deputato Verro se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1475/118.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, alla luce del voto favorevole espresso dall'Assemblea, pochi minuti fa, sull'ordine del giorno Iacomino n. 9/1475/8, chiedo al Governo di rivedere il parere in precedenza espresso e di accettare l'ordine del giorno nel testo da me formulato; in caso contrario, dichiaro sin d'ora di non accettare la riformulazione e di insistere per la votazione.
Signor Presidente, nell'articolo 13 del provvedimento sono contenute tante cose strane: una veramente singolare - se n'è parlato poco - è quella relativa all'obbligo di cessare le attività in corso o di cederle a terzi. È del tutto evidente che le attività in corso non hanno più alcun effetto sulla concorrenza perché, al massimo, l'hanno già avuto. Allora, a quella parte della sinistra che, in precedenza, ha votato a favore del menzionato ordine del giorno Iacomino pongo le seguenti domande: non vi sfiora il dubbio che l'obbligo di vendita si trasformi in svendita, visto che chi vende non ha alternative? Non vi sembra un'espropriazione camuffata e senza indennizzo? Non vi sembra che i divieti di cui all'articolo 13 non siano giustificati da ragioni di concorrenza e che sulla concorrenza possano avere, piuttosto, un effetto distorsivo a favore di qualcuno?
Anche per queste ragioni, colleghi, faccio appello alla vostra onestà intellettuale ed alla vostra coerenza affinché il mio ordine del giorno sia approvato.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende modificare il parere già espresso sull'ordine del giorno Verro n. 9/1475/118.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verro n. 9/1475/118, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 507
Astenuti 5
Maggioranza 254
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto altresì che il deputato Palmieri non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/119, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto infine che i presentatori dell'ordine del giorno Armosino n. 9/1475/120 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armosino n. 9/1475/120, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Di Centa n. 9/1475/121,Pag. 176accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Giacomoni n. 9/1475/122 non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giacomoni n. 9/1475/122, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Bertolini non è riuscita a votare.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/1475/123 non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/1475/123, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 268).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fedele n. 9/1475/124 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, desidero aggiungere...
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedele n. 9/1475/124, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 272).
Ha facoltà di parlare, deputato Zacchera.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, dovrebbero essere rispettati almeno i tempi tecnici: oltre che sbracciarsi, non si può fare...!
Desidero aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Fedele n. 9/1475/124, il cui testo è analogo a quello di un altro ordine del giorno che fu già accettato dal precedente Governo.
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Crosetto se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/125, non accettato dal Governo.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente (Commenti)... Esitavo perché vedevo il tabellone delle votazioni ancora acceso, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prego, ha facoltà di parlare.
GUIDO CROSETTO. Vorrei tranquillizzare i colleghi, ad alcuni dei quali suggerirei -Pag. 177mi rivolgo anche al sottosegretario Sartor ed al ministro Chiti - di leggere il testo del mio ordine del giorno, che fa rilevare l'esistenza, nel nostro paese, del problema del ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni: secondo la Commissione europea, tali ritardi sono la causa di un fallimento su quattro.
Il mio ordine del giorno riprende un ragionamento che è già stato fatto in occasione dell'esame delle precedenti leggi finanziarie. Si chiede al Governo di valutare la possibilità di consentire alla Cassa depositi e prestiti di fare anticipazioni agli enti locali per consentire a questi ultimi di effettuare i pagamenti in tempi minori rispetto a quelli attuali. Il costo per lo Stato è meramente finanziario, perché le somme verrebbero anticipate dalla Cassa depositi e prestiti.
Peraltro, il concetto è stato condiviso anche dai deputati dell'attuale maggioranza, quando erano opposizione, appena qualche mese fa. Il presidente Violante ricorderà che un apposito emendamento alla legge finanziaria fu approvato, nella precedente legislatura, anche con i voti di quella che allora era l'opposizione. È veramente strano che un ordine del giorno che ricalca il contenuto di un emendamento ad una legge finanziaria che fu approvato con il voto di tutta l'Assemblea non sia stato accettato, adesso, dal Governo.
Pertanto, chiederei, non dico ai nuovi parlamentari, ma almeno a quelli che hanno votato a favore del ricordato emendamento nella precedente legislatura - a quelli dell'attuale maggioranza, oltre che a quelli dell'opposizione -, di prendere atto che i principi non possono cambiare ogni cinque mesi e che il problema degli incassi delle piccole e medie imprese e dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni coinvolge tutti noi.
Mi sembra strano che quest'Assemblea voglia assumere una posizione che va soltanto a danno del sistema produttivo, che è già la parte più debole del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente!
PRESIDENTE. Deputato Cossiga, lei ha già parlato.
GIUSEPPE COSSIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori, signor Presidente.
PRESIDENTE. Dopo la votazione, deputato Cossiga.
Prendo atto che il deputato Crosetto insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/125.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crosetto n. 9/1475/125, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 490
Astenuti 8
Maggioranza 246
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 261).
Ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori, deputato Cossiga.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, desidero far notare all'Assemblea un fatto che, in parte, smentisce ciò che ha detto poco fa il mio collega, onorevole Crosetto.
Probabilmente, alcuni membri del Governo hanno letto l'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117, tanto è vero che il ministro Chiti ha votato a favore (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. La prego, non si tratta di un intervento sull'ordine dei lavori.Pag. 178
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lainati n. 9/1475/126 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lainati n. 9/1475/126, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/1475/127, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Chiedo alla deputata Mondello se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1475/129.
GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, considerato il contenuto del mio ordine del giorno, che considero facilmente accettabile, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mondello n. 9/1475/129, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nan n. 9/1475/130, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nan n. 9/1475/130, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 263).
Prendo atto che il deputato Pelino non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/1475/131. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo.
OSVALDO NAPOLI. No, signor Presidente, ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/1475/131, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 272).Pag. 179
Passiamo all'ordine del giorno Palumbo n. 9/1475/132... Deputato Bosi, non posso farla intervenire, lei ha già parlato.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno Palumbo n. 9/1475/132.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Palumbo n. 9/1475/132 non accede all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo e insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palumbo n. 9/1475/132, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pelino n. 9/1475/133, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pelino n. 9/1475/133, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 505
Votanti 504
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 273).
Passiamo all'ordine del giorno Adornato n. 9/1475/134. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo.
FERDINANDO ADORNATO. No, signor Presidente, ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Adornato n. 9/1475/134, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1475/135, accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Baiamonte n. 9/1475/136, non accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, volevo richiamare l'attenzione sulla posizione del Governo riguardo a questo ordine del giorno che equivale a negare i farmaci innovativi negli ospedali ai malati che sono veramente gravi, come quelli affetti dall'Alzheimer, o dal Parkinson, e ai malati che hanno l'infarto le terapie fibrinolitiche di cui hanno bisogno. Non capisco quale sia il criterio per non accettare quest'ordine del giorno, signor sottosegretario.
Pag. 180
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Baiamonte insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baiamonte n. 9/1475/136, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/1475/138, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ravetto n. 9/1475/140, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ravetto n. 9/1475/140, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carfagna n. 9/1475/141, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carfagna n. 9/1475/141, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 506
Astenuti 6
Maggioranza 254
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 267).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Verdini n. 9/1475/142, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verdini n. 9/1475/142, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 512
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 280).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1475/143, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1475/143, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 181
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bruno n. 9/1475/144, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boscetto n. 9/1475/145, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boscetto n. 9/1475/145, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 275).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Santelli n. 9/1475/146, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santelli n. 9/1475/146, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 505
Votanti 500
Astenuti 5
Maggioranza 251
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 274).
Passiamo all'ordine del giorno Bertolini n. 9/1475/147, non accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.
ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, intervengo perché il parere contrario espresso dal rappresentante del Governo - e su questo punto vorrei richiamare l'attenzione anche del ministro Chiti - mi ha lasciata non solo perplessa ma anche molto amareggiata. Vorrei richiamare l'attenzione anche della maggioranza se ha un minuto di pazienza!
Credo che il tema di attualità di questi giorni sia proprio il fatto che, se ci troviamo in queste condizioni - alle ore 14 del 3 agosto stiamo ancora discutendo, con un atteggiamento che la maggioranza ha definito ostruzionistico da parte della Casa delle libertà, ma che noi riteniamo essere l'unico mezzo per poter esprimere le nostre opinioni -, è perché si è creata in questi due mesi di Governo una situazione assolutamente anomala. La maggioranza, avendo dei grossi problemi di numeri al Senato, sottopone i provvedimenti prima a quel ramo del Parlamento, li «blinda» con la questione di fiducia e noi diventiamo un organo che si limita a ratificare quello che è già avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Questo ordine del giorno, che peraltro nei toni mi sembra molto corretto, impegna il Governo a riconsiderare la possibilità che i provvedimenti arrivino in prima lettura alla Camera, per consentire anche a questo ramo del Parlamento di discutere in maniera democratica. Gli impegni presi dalla maggioranza (e mi riferisco a quello che ha detto anche il presidente ViolantePag. 182in quest'aula nei giorni scorsi), l'impegno preso dal Governo, dal ministro Chiti (che è pronto a «bacchettare» sui giornali l'opposizione, ma noi vorremmo ci garantisse anche i nostri diritti di parlamentari), l'atteggiamento assunto dal Presidente del Consiglio Prodi (che l'altro giorno si è pubblicamente scusato con un ramo del Parlamento per quello che è avvenuto in questi mesi), credevo portassero a un parere favorevole sul mio ordine del giorno.
Pertanto, chiedo al Governo di rivedere il parere su questo ordine del giorno e alla maggioranza, per evitare che in futuro vi siano altre situazioni di questo tipo, di esprimere un voto favorevole su di esso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato, che è già intervenuto, ma senza usare i 5 minuti a sua disposizione. Ne ha facoltà ... fino a compimento!
MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò brevissimo. La questione sollevata con questo ordine del giorno è obiettivamente esistente e rilevante, anche se credo che la collega Bertolini capisca da sola che non è forse un ordine del giorno lo strumento per affrontare, per il futuro, il problema di un più corretto rapporto tra Governo e Parlamento, Camera e Senato, sotto il profilo della presentazione dei disegni di legge e dei decreti-legge.
Suggerisco però al Governo di valutare non la premessa, ma il dispositivo; laddove - questo è un mio suggerimento - fosse aggiunto l'avverbio «anche» - «a presentare in prima lettura anche alla Camera» - forse, se il Governo lo ritiene, potrebbe valutare positivamente, ripeto, il solo dispositivo. Lo dico per rispetto ad un tema che, come è stato giustamente ricordato poco fa, comunque, è stato affrontato anche dal Governo positivamente per il futuro e anche da molti colleghi della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la firma all'ordine del giorno della collega Bertolini.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bertolini n. 9/1475/147, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 492
Astenuti 7
Maggioranza 247
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 257).
Passiamo all'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1475/149. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1475/149, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Raisi n. 9/1475/150 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Murgia n. 9/1475/151 ePag. 183Benedetti Valentini n. 9/1475/152, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Murgia n. 9/1475/151, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benedetti Valentini n. 9/1475/152, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 274).
Passiamo all'ordine del giorno Germontani n. 9/1475/153, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al deputato Germontani se insista per la votazione.
MARIA IDA GERMONTANI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento