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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 60 di giovedì 26 ottobre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
La seduta comincia alle 17.
TITTI DE SIMONE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 ottobre 2006.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Boato, Casini, Fabris e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A
al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (A.C. 1750).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, del suo emendamento 2.500, interamente sostitutivo dell'articolo 2 e soppressivo degli articoli da 3 a 47-bis del decreto-legge n. 262 del 2006 (Vedi l'allegato A - A.C. 1750, sezione 1 - Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezioni 1 e 2, della seduta del 25 ottobre 2006 - Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 3 della seduta del 25 ottobre 2006).
Il ministro per i rapporti con il Parlamento ha fatto presente alla Presidenza che nel testo dell'emendamento 2.500 vi sono taluni errori materiali di cui si chiede la correzione.
Si tratta, in particolare, delle seguenti correzioni: al comma 32, capoverso d), le parole «reddito agrario di cui all'articolo 29 del predetto testo unico» si intendono sostituite con le seguenti: «reddito agrario di cui all'articolo 32 del predetto testo unico»; al comma 39, le parole: «dei commi da 31 a 38» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «dei commi da 33 a 38»; al comma 47, le parole: «fatto salvo quanto previsto dal precedente articolo» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «fatto salvo quanto previsto dai commi da 48 a 54»; al comma 72, le parole: «recate dal medesimo comma 25» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «recate dal medesimo comma 71».
La Presidenza ritiene che le correzioni debbano essere apportate, trattandosi di interventi volti a rettificare errori meramentePag. 2formali. In questo senso, del resto, la Presidenza della Camera ha operato in passato in analoghe circostanze.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 2.500 del Governo - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avrei sperato - per un doveroso e scontato rispetto dell'istituzione parlamentare - che, discutendosi della questione di fiducia posta dal Governo, il Presidente del Consiglio non discriminasse tra parlamentari e gruppi, ritenendo di prestare la dovuta attenzione alle argomentazioni di tutti.
Prendo atto di un'assenza che forse dovrei augurarmi prefiguri una più lunga e duratura assenza, dovuta al crescente malcontento che si registra nel paese. Tuttavia, il rispetto che abbiamo delle procedure parlamentari e della sostanza delle stesse ci induce a svolgere comunque le argomentazioni poste alla base delle nostre dichiarazioni di voto.
Qui, oggi, si vota il decreto-legge fiscale collegato al disegno di legge finanziaria, che è cosa diversa, ma non troppo, dalla finanziaria, trattandosi di un provvedimento assolutamente funzionale al funzionamento, appunto, dell'impianto della legge finanziaria. E il taglio che già da questo decreto fiscale emerge nelle scelte del Governo si pone in assoluta antitesi logica e strutturale rispetto alle dichiarazioni rese dal Governo.
In particolare, ci meravigliamo del fatto che, presiedendo il Governo un soggetto che è stato un illustre economista, si dica una cosa e se ne faccia un'altra.
Si dica di voler promuovere lo sviluppo del paese e si faccia la scelta di un inasprimento fiscale generalizzato ma ciò, come è noto, si pone, secondo le elementari leggi che ogni studente può ritrovare in qualsiasi libro di economia, in assoluto contrasto con la logica dello sviluppo. Come sappiamo, il drenaggio fiscale finisce per ridurre le disponibilità nelle tasche dei cittadini e, conseguentemente, comporta una minore capacità di spesa della collettività nazionale e, quindi, inibisce uno sviluppo dei consumi che, a sua volta, determina una contrazione del circuito produttivo perché nessuno produce se il mercato non lo richiede. Vorremmo comprendere la logica di questo prelievo indiscriminato. La scelta di un drenaggio fiscale indiscriminato, lo ripeto, contrasta con la logica dello sviluppo perché sottrae ricchezza esattamente a coloro i quali dovrebbero essere i destinatari di questa tanto sbandierata redistribuzione del reddito.
La limitatezza e, quindi, l'inadeguatezza dei tempi riservati alle componenti politiche del gruppo Misto non ci consente di svolgere le argomentazioni che vorremmo sviluppare. Approfitto, comunque, anche della diretta televisiva, che mi permette di parlare non soltanto agli addetti ai lavori, ma all'intera comunità, per citare un esempio che rende chiaro quanto sto dicendo. L'inasprimento delle imposte di registro ipotecarie, unito all'annunziata revisione degli estimi catastali per le ricadute che essi hanno non solo nella circolazione dei beni immobili ma anche per la determinazione delle imposte collegate al reddito catastale degli immobili finiranno per produrre un inasprimento fiscale che ricadrà sulle spalle di tutti, anche di coloro i quali probabilmente non producono reddito perché disoccupati. L'imposta che corrisponde al nome di ICI (chiamatela come volete, ma di una patrimoniale si tratta) va ad incidere sul possesso e sulla disponibilità di un bene immobile da parte di chi ne è l'intestatario. Inoltre, la revisione degli estimi catastali incide non solo sull'aumento di tale imposta, ma anche sull'aumento di quel reddito figurativo che concorre a comporre la base imponibile. In sostanza, con l'inasprimento del trattamento tributario dei beniPag. 3immobili si inasprisce il trattamento fiscale anche nei confronti di coloro i quali non producono reddito e che, viceversa, sono titolari di un reddito solo figurativo. In questo paese siamo riusciti a giungere al paradosso di far diventare colpevole di reddito improprio anche chi magari ha il problema del pane quotidiano e non sa come mettere assieme il pranzo con la cena.
Per quanto riguarda poi il Mezzogiorno, perché noi ostinatamente e orgogliosamente vogliamo continuare a rappresentare in questa sede le ragioni dell'Italia meridionale e, in particolare, della Sicilia, oltre al drenaggio delle risorse in chiave tributaria che riguarda tutto il paese, si è registrata anche la sottrazione delle risorse che erano destinate alla realizzazione delle opere infrastrutturali. E si tratta di una sottrazione di risorse che produce un ulteriore danno perché, e lo ricordo a quell'illustre economista che fu il Presidente del Consiglio dei ministri, la redditività di una collettività dipende dalla ricaduta di reddito che si può determinare in un dato contesto o attraverso l'incremento delle attività di iniziativa privata o attraverso l'incremento degli investimenti pubblici destinati alla realizzazione di infrastrutture.
PRESIDENTE. Deputato Neri, concluda.
SEBASTIANO NERI. Concludo, Presidente.
La finanziaria per il 2007 era l'occasione per riconoscere al Mezzogiorno una situazione di disagio che doveva condurre all'introduzione di una fiscalità di vantaggio a suo favore. Ma la negazione di ciò unita alla sottrazione delle risorse destinate alla realizzazione delle opere infrastrutturali rappresenta un tradimento per il Mezzogiorno e per l'intero paese.
Per tutti questi motivi, noi voteremo contro la permanenza in carica di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Forza Italia e Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Essendoci il vincolo della ripresa televisiva, invito tutti coloro che intervengono ad attenersi strettamente ai tempi previsti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zeller. Ne ha facoltà.
KARL ZELLER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è inutile negare che il provvedimento in esame, come anche il precedente del luglio scorso, ed anche il disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, sono stati accolti dall'opinione pubblica con una certa freddezza, se non con delusione. Molte delle critiche, che provengono in particolare dal cosiddetto ceto medio e dal mondo economico, sono ingiustificate e, comunque, esagerate, anche perché basate su informazioni incomplete e faziose. Per taluni versi, però, le censure hanno un fondamento obiettivo, perché alcune misure fiscali erano davvero sproporzionate e nemmeno in linea con il programma elettorale della maggioranza. Il coro di critiche ha trovato un terreno fertile, anche perché il Governo ha commesso gravi errori di comunicazione. Ne è conseguito un calo notevole della popolarità del Governo.
Insieme ai colleghi della maggioranza, ci siamo impegnati molto durante i lavori nelle Commissioni, cercando di contribuire al miglioramento del testo e credo che quest'impresa sia, in gran parte, riuscita. Così, è stata modificata la tanto contestata norma sulla sospensione della licenza commerciale, che avrebbe dovuto, secondo il testo del provvedimento, scattare dopo una sola violazione dell'obbligo di emissione dello scontrino di cassa. Si è quindi tornati al sistema precedente. Anche per l'imposta di successione e donazione abbiamo trovato una soluzione - credo - soddisfacente. Essa, infatti, non colpirà più i lasciti piccoli e medi, ma solamente, come avviene anche in altri paesi occidentali, i patrimoni davvero grandi. Come è noto, infatti, per i trasferimenti in linea diretta è stata introdotta una franchigia di un milione di euro per ciascun beneficiario, da calcolare sul valore catastale dell'immobile. Anche per la successione dellePag. 4imprese non dovrebbero esservi problemi, in quanto resta fermo che l'avviamento non viene calcolato per la base imponibile. Anche tale misura va, in ultima analisi, a beneficio delle famiglie numerose, perché più sono i figli più grande diventa il patrimonio complessivo esentasse.
Sono inoltre state corrette alcune storture del primo decreto Bersani-Visco in merito all'ammortamento degli immobili strumentali. Le imprese sono consapevoli che secondo i principi contabili internazionali il valore del terreno non è ammortizzabile. Avevano ragione, invece, le stesse imprese nel criticare la forfettizzazione del valore del terreno che, per legge, avrebbe dovuto essere almeno il 30 per cento del valore complessivo del fabbricato. Essendo, nella maggior parte dei casi, l'incidenza largamente inferiore al 30 per cento, ne sarebbe conseguito un notevole aumento delle imposte e ciò sarebbe stato obiettivamente ingiustificato. Abbiamo posto rimedio anche a tale problema, riportando il sistema ad equità e dando, in tal modo, risposta ad una legittima richiesta del mondo imprenditoriale.
Non abbiamo dimenticato nemmeno gli altri settori, in particolare l'agricoltura. Un segnale importante, in merito, è l'esenzione della maggior parte delle imprese agricole dagli oneri burocratici connessi alla legge sull'IVA. Anche in futuro i contadini non dovranno iscriversi al registro delle imprese, non dovranno inviare telematicamente i dati fiscali, ed altro. Siamo fiduciosi che nelle prossime settimane riusciremo ad apportare miglioramenti anche al testo del disegno di legge finanziaria, facendo in modo che gran parte delle critiche non abbiano più modo di essere. La strada maestra deve essere il confronto costruttivo con le categorie interessate, per trovare soluzioni equilibrate e di buonsenso, emarginando estremismi e proposte solo propagandistiche.
Non ci resta, quindi, che ringraziare il Governo, in particolare il sottosegretario Grandi, nonché i due relatori, per la sensibilità dimostrata.
Preannunzio, quindi, il voto favorevole delle minoranze linguistiche sulla questione di fiducia e sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche, L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista preannunzia il suo voto contrario alla richiesta di fiducia sul decreto-legge fiscale collegato alla manovra di bilancio ed al complessivo disegno della legge finanziaria per il 2007.
La vostra impostazione di politica economica e fiscale è sintetizzata in due capisaldi fondamentali. In primo luogo, avete avuto l'esigenza di dare la massima soddisfazione alle potenti e prepotenti corporazioni sociali che, tradizionalmente, fanno parte dell'elettorato comunista.
Il secondo caposaldo che sorregge questa pseudocultura di governo consiste nel fatto che, una volta soddisfatte le esigenze di potere ideologiche che abbiamo citato, il resto della politica economica è semplicemente un «buco nero». Si tratta, cioè, di un affare che non suscita interesse, rispetto al quale non si possiedono gli strumenti culturali per poter intervenire e che, proprio per tale motivo, viene affidato al volontarismo ed al velleitarismo di questo o di quello, secondo una logica da «dilettanti allo sbaraglio»!
Quanto allo specifico provvedimento sul quale oggi il Governo chiede la fiducia, dobbiamo sottolineare che esso rappresenta un esempio della confusione, talvolta voluta, usata dall'Esecutivo. Esso, infatti, è stato presentato come un provvedimento «collegato» alla manovra di bilancio, tuttavia contiene, al proprio interno, una pletora di norme che spesso hanno ben poco a che vedere con la manovra medesima. Si tratta, insomma, di un provvedimento incoerente; è un testo colmo di incongruenze, che servono al Governo per non far sapere esattamente all'opinione pubblica che cosa si sta decidendo.Pag. 5
La dottrina e le sentenze della Corte costituzionale hanno chiarito, da tempo, che non si devono varare decreti-legge omnibus nei quali è contenuto di tutto e di più; tale pratica, purtroppo, prosegue anche in questa circostanza. Vorrei evidenziare, ad esempio, due argomenti importanti che sono stati inseriti di soppiatto: la riforma del settore autostradale e la sistemazione delle infrastrutture in Sicilia. Ebbene, che cosa c'è di «fiscale» e di «collegato» alla manovra finanziaria in tali argomenti?
Vogliamo ora, signor Presidente, tornare ad effettuare una valutazione complessiva. È stato giustamente affermato che la manovra in questione assesta un colpo terribile al ceto medio italiano. Vi è, tuttavia, anche un'altra importante vittima dell'azione del Governo: si tratta della speranza di avviare un ciclo forte di crescita economica. L'Esecutivo, infatti, a causa sia dei propri comportamenti, sia delle aspettative negative che con essi ha suscitato, ha scoraggiato e sta scoraggiando tutte le prospettive di investimento nel nostro paese, anche e soprattutto da parte di investitori stranieri. Prodi ha clamorosamente smentito sé stesso, in quanto, con la manovra in questione, ha introdotto nuove e pesantissime imposte, ed ha altresì creato le condizioni ideali per ammazzare sulla nascere le aspettative di crescita!
A risollevare le sorti della crescita economica non crediamo basterà la «strabiliante» misura della riduzione del cuneo fiscale, la quale è non un'invenzione di Prodi ma, semplicemente, il riciclaggio di un vecchio istituto che, una volta, si chiamava «fiscalizzazione degli oneri sociali».
Vorrei rilevare, inoltre, che non si interviene sulle gravissime storture della spesa pubblica, nossignore! Semplicemente, il Governo si limita ad aumentare le tasse e ad assestare la mazzata definitiva a quella platea sociale già nota al fisco, vale a dire la già menzionata classe piccolo e medio borghese che oggi, con un linguaggio più moderno, definiamo «ceto medio». Questo ceto rappresenta l'ossatura della struttura sociale del paese, poiché lavora - oserei dire che lotta quotidianamente - per affermare, in una società distratta da altri valori, il proprio diritto ad esistere, a produrre ricchezza per sé e per gli altri ed a contribuire ad espandere l'economia per il bene di tutti. Tali persone sono, ad esempio, i quadri ed i dirigenti delle imprese, i quali portano su di sé la responsabilità di «mandare avanti la baracca» in Italia! Ebbene, quale destino ha scelto Prodi per questi soggetti? Ha scelto di tassarli e di umiliarli!
È appena il caso di ricordare che, per il Presidente del Consiglio Prodi, tali persone sono i veri ricchi esistenti nel nostro paese, in quanto solo esse risultano esistere nei dati ufficiali del fisco. Noi pensiamo che nessuno, nel nostro paese, debba essere messo nella condizione di temere la vendetta e la punizione dell'apparato di uno Stato nemico: non vogliamo che ciò accada a nessuno, né ai veri ricchi, né tantomeno al ceto medio!
La nostra idea di redistribuzione del reddito parte dal presupposto, tutelato dalla nostra Costituzione, che la ricchezza sia legittima, e che anzi, attraverso una sana emulazione che non trascuri i bisogni sociali, si possa giungere a produrre più benessere per tutti. Si tratta in particolare, per noi, della trasposizione nella Costituzione dei principi della dottrina sociale della Chiesa.
Vogliamo giungere a creare più ricchezza per tutti e non, invece, a produrre maggiore povertà per tutti, da distribuire con il bilancino dell'intervento oppressivo dello Stato! Ricordo che abbiamo conosciuto alcuni cittadini rumeni che ci hanno raccontato di aver subito personalmente la perquisizione in casa della polizia del Governo comunista del loro paese, la quale era venuta a controllare quante paia di lenzuola vi fossero in relazione al numero dei componenti del nucleo familiare!
Certo, si tratta di episodi estremi, che riguardano un altro paese, ma l'impostazione culturale che voi ci imponete è la stessa: lo Stato deve controllare ed amministrare quanto più è possibile, sostituendosiPag. 6ogni volta che può ai cittadini, sottraendo loro quanta più libertà ed imponendo quante più tasse possibili!
Signor Presidente, vi è stato nella storia un momento in cui non si poteva pubblicare un libro senza il permesso del Sant'Uffizio: il cosiddetto imprimatur. Oggi, in tempi più moderni, il Governo Prodi non può pubblicare una manovra di bilancio senza il permesso del sindacato CGIL, perché gli è stato detto chiaro e tondo che, senza l'imprimatur della CGIL, non vi può essere nemmeno il voto favorevole dei comunisti della sua maggioranza. Altro che politica della concertazione! Si è rovesciato il mondo: è Prodi che, con il cappello in mano, va a concertare dalla CGIL per fare la legge finanziaria.
In questo quadro grottesco, appare veramente surreale la recente dichiarazione di Prodi fatta per rassicurare i mercati, secondo la quale, nel 2007, egli riformerà il sistema delle pensioni. La sua dichiarazione è stata smentita in tempo reale da un comunicato di Rifondazione Comunista. Anche i sindacati hanno, ovviamente, immediatamente protestato. Pensioni, sanità, enti locali e pubblico impiego: erano queste le quattro grandi piaghe della spesa pubblica italiana, che erano state sottolineate, a suo tempo, anche dal ministro dell'economia e delle finanze Padoa Schioppa. Le priorità del medesimo ministro sembrano, ora, diventate altre: avere vita lunga e prosperare come ministro dell'economia, disposto a pagare per questo qualsiasi prezzo politico.
Ecco, allora, intervenire la confusione e il dilettantismo di cui dicevamo: si introducono nuove pesanti tasse, poi si smentiscono, poi si riscrivono, poi si penalizzano i SUV, poi ci si ripensa e si reintroduce l'imposta di successione, e via dicendo.
C'è una misura che vogliamo, in particolare, sottolineare. Assistiamo, da settimane, allo spettacolo incredibile che il Parlamento discute, in sessione di bilancio, su progetti di legge del Governo che cambiano, non di giorno in giorno, ma di ora in ora; e, quasi sempre, i deputati sono poi costretti a leggere le modifiche apportate sui giornali, perché ad essi sono in qualche modo arrivate, più o meno fedeli, mentre alla Camera ancora no.
La notizia di ieri è che volete introdurre un'imposta IRPEF del 45 per cento. Si tratta di una cosa vergognosa ed incredibile a cui dovranno aggiungersi gli aumenti dell'ICI e gli altri balzelli locali che state introducendo.
Una performance grave, poi, consiste nell'aver scippato il TFR ai lavoratori dipendenti. Il trattamento di fine rapporto viene sostanzialmente sottratto alla libera decisione dei lavoratori e passa nelle casse dell'INPS. Se il Governo Berlusconi avesse solo lontanamente proposto una misura del genere, l'attuale maggioranza avrebbe tentato di bruciare Palazzo Chigi!
Siamo, tra l'altro, curiosi di vedere con quali artifizi di finanza creativa il ministro Padoa Schioppa riuscirà a convincere i suoi ex colleghi burocrati europei di Eurostat che il trasferimento del TFR costituisce una posizione attiva nelle casse dell'INPS e non, invece, una posizione di debito verso tutti i lavoratori.
In questi giorni ne abbiamo viste di tutti i colori! Ciò che è certo è che vi sono santuari di spesa pubblica dominati dall'estrema sinistra, dove è vietato ficcare il naso, e chi lo fa rischia di perdere la poltrona. Tutto il resto è nient'altro che ricerca parossistica, dilettantesca e velleitaria di trovare denaro da qualsiasi parte, pur di far cassa con nuove tasse.
È sparita qualsiasi speranza di trovare traccia delle mirabolanti nuove visioni di politiche pubbliche così fantasiosamente illustrate in campagna elettorale.
Gli italiani si sono avveduti dell'ingiustizia della manovra, dell'affanno e della debolezza del Governo, che pone oggi la questione di fiducia anche e soprattutto per mettere il bavaglio alle proteste di parti della sua stessa maggioranza.
Aver rinunciato al dialogo, ponendo la questione di fiducia, non impedirà al Governo Prodi di sciogliersi nei prossimi mesi come un pupazzo di neve al sole. Il processo di disfacimento è già iniziato edPag. 7è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo, il prezzo di questo disastro lo pagherà non Prodi, ma gli italiani tutti!
Per quanto possa valere, in un Parlamento svuotato oramai del suo ruolo istituzionale, ribadiamo il nostro voto contrario sulla manovra e sulla fiducia da parte del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la situazione critica in cui versa attualmente l'economia del nostro paese ci pone di fronte alla necessità di dare una svolta decisa al sistema della finanza pubblica. È questo l'obiettivo ambizioso, ma non per questo utopistico, che ci proponiamo di perseguire e raggiungere attraverso la manovra finanziaria per il 2007, di cui il decreto-legge che affianca il disegno di legge finanziaria costituisce una parte di importanza fondamentale.
È un provvedimento sul quale, in Commissione bilancio, si è aperto un confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione che ha portato alla revisione di alcuni suoi articoli, sui quali noi Popolari-Udeur avevamo espresso qualche perplessità. Il risultato, grazie anche alla disponibilità e all'apertura del Governo, è stato positivo per quelli, che, secondo noi, erano punti determinanti, come, ad esempio quelli relative alle norme relative alle tasse di successione, allo scontrino fiscale e alla circolazione stradale, comprese le disposizioni sulle auto più inquinanti.
È stato svolto, dunque, un lavoro proficuo che si sarebbe potuto proseguire anche in Assemblea, dopo che, per l'intera legislatura precedente, il Parlamento, a partire dai colleghi dell'opposizione che oggi protestano, si è visto costretto a rinunciare al suo diritto di discutere sulle leggi di bilancio.
Non possiamo dimenticare, infatti, che il Governo Berlusconi ha sempre posto su di esse il voto di fiducia, malgrado godesse di una maggioranza molto più consistente della nostra sia alla Camera sia al Senato.
Anche questa volta, invece, dobbiamo fare a meno dell'opportunità di un utile dibattito. L'ostruzionismo messo in atto senza criterio da alcune, non tutte, le forze del centrodestra ha infatti imposto al Governo la necessità di far ricorso alla fiducia per rispettare i termini vincolanti del calendario parlamentare. È una decisione obbligata che anche noi abbiamo tentato sino alla fine di scongiurare, ma che è stata imposta dal comportamento ostruzionistico, in particolar modo, della Lega e di Forza Italia. Tale comportamento è stato criticato anche ieri dallo stesso segretario nazionale dell'UDC, Cesa, il quale ha definito l'ostruzionismo una forma puerile, e dallo stesso capogruppo dell'UDC, Volontè, il quale ha dato agli stessi suoi colleghi di opposizione la colpa di aver favorito con il loro comportamento ostruzionistico la posizione della questione di fiducia da parte del Governo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, tornando al merito del provvedimento in esame e agli obiettivi che con esso ci si propone di raggiungere, va sottolineato che questo contiene significative variazioni del deficit tendenziale, all'insegna della trasparenza e della correttezza. Tali variazioni sono volte a tenere sotto controllo i flussi di finanza pubblica e, in particolare, la spesa corrente, al contrario di quanto fatto dal precedente Governo. È un'esigenza che si è resa ancor più pressante, a seguito del recente declassamento dell'Italia da parte di due delle tre agenzie internazionali di rating, Standard & Poor's e Fitch, retrocessione, peraltro, imputabile proprio alle nefaste linee direttrici seguite nella scorsa legislatura e non certo, come alcuni hanno invece cercato di sostenere, a quelle cui si ispira l'attuale maggioranza.
In particolare, l'errore più grave commesso dal precedente Governo è stato quello di stimare più del vero le previsioni di crescita della nostra economia, sopravvalutazione utilizzata a copertura di un aumento sconsiderato delle spese e diPag. 8alcuni, pochi a dire il vero, tagli fiscali, salvo poi essere puntualmente smentiti dall'andamento reale dell'economia.
La mancanza di interventi strutturali e le misure tampone utilizzate per porre un freno all'emorragia economica italiana hanno fatto il resto. Il vasto ricorso alla tecnica dei condoni, infatti, oltre ad ottenere unicamente effetti di breve periodo, ha avuto ripercussioni deleterie sui contribuenti per quel che riguarda il senso dello Stato ed il rispetto della normativa fiscale.
La finanza creativa di Tremonti, cui ha fatto seguito l'austera serietà piemontese di Siniscalco non è servita al Governo Berlusconi per ridurre i danni. Lui stesso, Berlusconi, nell'ottobre 2004 disse di volersi occupare direttamente della seconda parte della legge finanziaria 2005, che doveva contenere la riduzione fiscale ed altre misure per il rilancio dell'economia, e lo disse anche in un'intervista al Corriere della Sera quando affermò che il veliero Italia avrebbe saputo cogliere il vento della crescita attesa a livello mondiale. Ma l'anno successivo, il 2005, il veliero Italia al cui timone vi era il nocchiero Berlusconi si arenò nelle secche di ben cinque manovre di aggiustamento dei conti pubblici nel giro di due mesi. Tra ottobre e dicembre, stretta fra scontri al calor bianco all'interno della stessa maggioranza e le incertezze sulle cifre continuamente corrette, assediata da vertici e tavoli, la manovra 2006 iniziò il suo percorso con un record.
Il Governo andò sotto in Commissione bilancio, alla prima votazione dell'articolo 1. Se il buongiorno si vede dal mattino...
Il bilancio, insomma, non può che essere negativo, come dimostrano tutti gli indicatori economici, notevolmente peggiorati rispetto a quelli lasciati in eredità dal centrosinistra nel 2001.
Si avverte, quindi, la necessità di compiere una vera e propria inversione di rotta che dispiegherà pienamente i suoi effetti nel corso della legislatura, ma che già con la manovra di quest'anno intendiamo avviare su basi solide...
PRESIDENTE. La prego!
DANTE D'ELPIDIO. ...contro il 4 per cento del 2005, il 4,8 previsto per il 2006, complice la sentenza della Corte di giustizia europea sulla detraibilità IVA. Il rapporto tra deficit pubblico e prodotto interno lordo raggiungerà, infatti, il prossimo anno il 2,8 per cento e questo grazie sia al decreto-legge Bersani-Visco, che sta producendo effetti positivi sul deficit portandolo al 3,8 per cento, sia al disegno di legge finanziaria che lo ridurrà ulteriormente fino al 2,8 per cento.
Certamente, nel corso del 2006 si è assistito ad un miglioramento delle entrate, ma queste sono state per lo più sostenute da misure una tantum. Permangono immutati i principali fattori di rischio per i conti pubblici, quali gli sprechi, i contratti pubblici, il costo della politica, la previdenza, la sanità, la spesa locale.
Riportare i conti pubblici in equilibrio è oggi una necessità urgentissima accanto a quella di recuperare in competitività e produttività e di ridurre le sperequazioni distributive che minano la coesione sociale del paese.
Il centrosinistra vuole affrontare questi problemi attraverso il risanamento finanziario e misure di redistribuzione della ricchezza, che consentano di rilanciare i consumi che, notoriamente, possono ripartire solo se si sostiene il reddito della grande maggioranza della popolazione.
Il testo sul quale siamo chiamati ad esprimere il nostro voto è un documento che, nel corso del suo iter parlamentare, ha subito, come detto all'inizio, vari ed importanti cambiamenti rispetto al testo originario. In particolare, in campo fiscale, noi Popolari-Udeur, ci siamo adoperati perché fosse modificata la disposizione riguardante la chiusura dell'esercizio commerciale in mancanza di emissione dello scontrino fiscale, portando a tre il numero delle infrazioni nell'arco di cinque anni, necessari a far scattare l'irrogazione della sanzione. È, inoltre, importante rilevare che la nuova disciplina si applicherà solo alle violazioni constatate in seguito all'entrata in vigore della legge di conversione.Pag. 9Anche la misura della sanzione risultante dalle modifiche apportate al testo originario del decreto-legge appare un equo contemperamento delle opposte esigenze di rigore e ragionevolezza. Infatti, solo qualora l'importo complessivo della somma non certificata dallo scontrino fiscale risulti particolarmente elevato, verrebbe disposta la sospensione dell'esercizio commerciale per più di un mese. D'altra parte, vale sempre la pena ricordare che, quando si parla di contrasto all'evasione fiscale, non si tratta di punire ideologicamente il ceto medio, come qualcuno vorrebbe affermare, bensì di assicurare un impegno serio per garantire condizioni corrette di concorrenza tra operatori economici, commerciali e professionali.
Nella stessa ottica di un equo contemperamento degli opposti interessi in gioco, ci siamo mossi affinché il ripristino dell'imposta sulle successioni e sulle donazioni avvenisse in modo chiaro e trasparente e non attraverso il surrettizio aumento delle vigenti imposte ipotecarie.
Da questo punto di vista, l'introduzione di un'esenzione pari, per ciascun erede, ad un milione di euro rapportato ai valori catastali degli immobili è una misura più che sufficiente per mettere al riparo da questa imposta i risparmi di una vita del cittadino medio. La questione del bollo delle auto, poi, è un altro problema importante del quale ci siamo occupati.
Si tratta di temi cari a chi, come noi, ritiene importante garantire a tutti, comprese le generazioni future, un'autentica qualità della vita.
Concludo dicendo che noi, Popolari-Udeur, confermiamo il voto favorevole su questo provvedimento e il nostro sostegno al Governo Prodi, attraverso l'espressione della nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, il voto di fiducia che oggi siamo chiamati ad esprimere è una decisione inevitabile di fronte ad un atteggiamento fortemente ostruzionistico da parte della Lega Nord e di Forza Italia.
Non si è voluto avviare in Parlamento, da parte di queste forze politiche di opposizione, un confronto di merito sul decreto-legge fiscale, parte essenziale della manovra finanziaria, ma si è preferito ricorrere a tutti gli strumenti, pur di fare ostruzionismo.
Sono le debolezze e l'alibi di chi ha governato questo paese per cinque anni e pare che se ne sia dimenticato. Sono responsabili del forte indebitamento dell'Italia, dell'impoverimento degli italiani e della riduzione delle tutele sociali e ambientali di questo paese.
Abbiamo di fronte a noi un'opposizione divisa: una che voleva confrontarsi e l'altra no. Ha prevalso la prima, ovvero la linea Bossi-Tremonti. A Vicenza, alla manifestazione organizzata da Berlusconi, l'UDC non è andato. La Lega dice che la Casa delle libertà ormai non esiste più. È in corso una dura lotta all'interno dell'opposizione sulla leadership, ma questo, francamente, penso interessi poco agli italiani.
Noi dobbiamo lavorare per restituire serenità agli italiani, quella serenità che è stata loro tolta dagli ultimi cinque anni dal precedente Governo. Si è trattato di un Governo che ha privilegiato i forti e i grandi capitali. Basta ricordare la vicenda dello scudo fiscale voluto da Tremonti, ovvero la sanatoria sui grandi capitali illecitamente trasferiti all'estero, che sono ritornati in Italia, di fatto, «lavati». Sì - lo ripeto - lavati! Miliardi di euro sono stati sanati con una tassa incredibile, superflua, del 2,5 per cento, a differenza di altre situazioni in altri paesi d'Europa.
Noi Verdi pensiamo sia necessario rafforzare l'azione di Governo nella linea del programma dell'Unione. Avvertiamo l'esigenza di una cabina di regia che definisca le priorità programmatiche per il medio e lungo termine e che abbia la funzione di costruire posizioni condivise. Allo stesso modo, non si può non affrontare il tema di una comunicazione dell'azione di GovernoPag. 10che consenta di spiegare al paese l'azione riformatrice che l'Unione sta avviando.
Contestualmente, dobbiamo fare anche una grande cosa: dobbiamo ascoltare il paese, comprendere e parlare all'intelligenza e al cuore dei cittadini italiani. È questa la differenza tra la tecnica e la politica. Dobbiamo realizzare una giusta fusione tra questi due punti, per il bene del paese, senza che qualcuno dica che si sente ostaggio di qualcun altro.
In questa finanziaria, noi Verdi abbiamo individuato alcune priorità, per noi essenziali: le tutele sociali per le fasce deboli; garantire e valorizzare la scuola, senza sottrarre fondi alla scuola pubblica; promuovere la sanità pubblica, che è base fondamentale per il benessere della nostra popolazione; la lotta alla precarietà, che ha tolto il futuro a molti giovani; l'ambiente. Sono queste le aree su cui dobbiamo lavorare per dare una svolta al paese, a differenza di un'opposizione e di settori economici del paese che avrebbero voluto una manovra di tagli in settori chiave per la vita della nostra Italia.
Nella manovra finanziaria proporremo che si affronti il grande problema del traffico nelle città italiane, che, da emergenza ambientale, si è trasformato in emergenza sanitaria. Il traffico significa anche tempo sottratto alla vita, al tempo libero, agli effetti e alle relazioni sociali. Milioni di persone, ogni giorno, perdono ore ed ore nel traffico delle nostre città. È a loro che ci rivolgiamo: l'azione dei Verdi sarà incisiva, determinante e rigorosa nell'introdurre sostanziali modifiche nella finanziaria.
Un passo importante lo abbiamo ottenuto anche nel decreto-legge fiscale attraverso l'istituzione di un capitolo di 100 milioni di euro per il trasporto pubblico. Ma vogliamo anche dire, per ragionare in termini economici, che il traffico ha anche ricadute enormi in termini di costi economici e sociali. Secondo uno studio europeo, sono oltre 3 milioni l'anno le giornate lavorative sottratte alla produzione per le persone che si ammalano a causa dello smog. Insomma, vi sono costi economici e sanitari enormi (oltre un miliardo di euro, cui bisogna aggiungere i costi sanitari). È un'enormità economica che deve essere assolutamente affrontata nella finanziaria.
Di fronte a queste emergenze, il precedente Governo, con il ministro dell'ambiente Matteoli, aveva promesso ai comuni prima 300 milioni di euro, diventati poi 150 milioni, e, a tre mesi dalle elezioni, ridotti a 75 per poi ridursi a zero.
In questo decreto-legge, come dicevo prima, vi è una grande e importante novità, che è un piccolo passo, compiuto anche grazie all'intervento dei Verdi, con il quale è stato istituito un capitolo di 100 milioni di euro.
Ebbene, l'altro aspetto importante è quello dell'emendamento che prevede di sospendere le procedure di realizzazione dei lavori per il ponte sullo stretto di Messina e destina il 90 per cento di quelle risorse alle infrastrutture utili per la Sicilia e la Calabria, due regioni, in particolare la Sicilia, che ancora oggi in molte città non hanno l'acqua potabile, che è razionata, e in cui, per arrivare a Messina e a Palermo, si impiegano ore e ore.
Le vere infrastrutture che noi Verdi diciamo utili dal punto vista sociale sono queste: più ferrovie per la Sicilia e per la Calabria, mettendo questi cittadini nelle condizioni di diventare di serie A, con gli stessi diritti degli altri cittadini d'Italia. Abbiamo ottenuto il grande obiettivo di destinare tali risorse ad opere infrastrutturali, quali ferrovie e acquedotti mentre il 10 per cento sarà impiegato per la difesa del suolo. Abbiamo bisogno di un grande piano per la mobilità nel nostro paese per diminuire il traffico e pulire l'aria delle nostre città, per liberare dallo smog i polmoni dei cittadini italiani. Abbiamo anche la necessità di un grande piano per la difesa del suolo.
Dove trovare le risorse? Osserviamo che le spese militari rispetto al 2006 sono aumentate dell'11 per cento, ovvero tre miliardi di euro in più rispetto all'anno precedente. Non è per massimalismo o estremismo, se chiediamo che tali spese vengano ridotte in funzione delle prioritàPag. 11fortemente sentite dai cittadini, che sono quelle, come da sempre diciamo a nome dei Verdi, legate alla sanità, alla scuola pubblica e al trasporto pubblico delle nostre città.
Bisogna destinare tali risorse per migliorare la qualità della vita dei cittadini: non è una posizione massimalista, ma di buonsenso, equilibrata e ragionevole, che siamo convinti sia condivisa dai cittadini italiani. La nostra determinazione nel ricordare che dobbiamo prestare attenzione al futuro non può essere scambiata per «massimalismo».
Signor Presidente, a conclusione del mio intervento le annuncio il voto favorevole sulla fiducia chiesta dal Governo sul decreto-legge fiscale, ritenendo che si tratti di un primo passaggio verso una legge finanziaria che avvii una politica di risanamento, di innovazione e di sviluppo, nel nome della sostenibilità e degli interessi generali del paese (Applausi dei deputati del gruppo Verdi, L'Ulivo e Rifondazione Comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto a parlare per dichiarazione di voto il deputato Napoletano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo dei Comunisti italiani voterà a favore della fiducia posta dal Governo sulla conversione in legge del decreto-legge n. 262 del 3 ottobre 2006. Lo farà riconfermando l'atteggiamento di lealtà nei confronti del Governo, che ha sempre contraddistinto il rapporto dei Comunisti italiani con questo Esecutivo e con chi lo guida, atteggiamento di lealtà - ad onor del vero - che non sarà mai disgiunto dalla franchezza, al fine di poter evidenziare anche le cose che non vanno, per contribuire a migliorarle nell'interesse dei lavoratori e del paese.
Il nuovo ricorso al voto di fiducia anche alla Camera, non ci meraviglia e non ci preoccupa. Se è lecito, ancorché talvolta discrezionale e disdicevole, che la strategia parlamentare dei gruppi di opposizione, o di parte di essi, tendano ad allungare a dismisura i tempi parlamentari, è altrettanto lecito, e perfino doveroso, che il Governo possa neutralizzare tali strategie al fine di poter attuare i propri indirizzi e programmi sostenuti dal voto popolare.
È auspicabile e corretto sul piano istituzionale ricercare da parte della maggioranza un confronto il più possibile sereno e costruttivo con l'opposizione, di modo che un deliberato appartenga a tutto il Parlamento, anche se approvato dalla sola maggioranza di esso, potendo ricomprendere anche il contributo dell'opposizione, che, anche in caso di voto contrario, può concorrere al miglioramento del testo finale. Siamo noi oggi in queste condizioni? Non ne sono affatto convinto! Questa legislatura ha visto non oggi, ma fin dall'inizio, un clima di scontro, di muro contro muro, alimentato da un'opposizione che, per quanto oramai differenziata al proprio interno, ha vissuto mascherando la difficoltà politica di tipo strategico, in attesa di una spallata al Governo che, come Godot, non arriva mai.
Vi sono cavalieri che non si rassegnano a scendere da cavallo e non valutano che l'inesorabile lavorìo del tempo - per il quale non c'è lifting politico che tenga -, ne ha già inesorabilmente ridimensionato il ruolo di guida nel centrodestra. La strategia del muro contro muro non è utile, né a chi la propugna e la pratica né, soprattutto, al paese. I lavoratori ed i ceti produttivi, i giovani precari e senza lavoro, i pensionati, le famiglie che faticano ad andare avanti, necessitano di un Governo stabile, che tiri fuori l'Italia da quel piano inclinato su cui è stata posta da scelte politiche sbagliate e sciagurate. Altro che perenne ostruzionismo, di ben altro ha bisogno il nostro paese!
Un tempo, le tattiche di filibustering parlamentare erano adoperate in via eccezionale, solo in presenza di grandi questioni democratiche. Oggi, l'opposizione le utilizza per ogni provvedimento, anche il più piccolo. Dall'inizio della legislatura è tutto un ostruzionismo. L'accusatio è manifesta. L'opposizione pratica l'ostruzionismo, costringe di conseguenza il GovernoPag. 12a porre la fiducia, per accusarlo poi di strozzare il dibattito e di coprire chissà quali rotture tra i ministri e la stessa maggioranza. Questa situazione non è più tollerabile. Di fronte alla perdita evidente di tempo, il Governo, fallito ogni tentativo instancabile di composizione istituzionale, non potrà che porre - senza indugio e con tempestività in caso di necessità - la questione di fiducia.
Il nostro leale sostegno al Governo si estende anche al provvedimento che ci occupa. Il decreto-legge fiscale, com'è noto, è un collegato alla legge finanziaria e s'inserisce in un progetto più complessivo della manovra finanziaria, la più consistente dal 1992 ad oggi. Tale manovra finanziaria ha molte luci, ma anche molte ombre per le quali - ne siamo convinti - saranno approntate tutte le modifiche più opportune e possibili. Tuttavia, una cosa deve essere ben chiara agli italiani, al di là delle misure che si adotteranno: questa manovra è la conseguenza diretta della gravissima situazione contabile, economica e sociale che ci lascia in eredità il Governo Berlusconi. Ferma la crescita produttiva, il debito pubblico ha ripreso a salire vertiginosamente dopo molti anni e l'avanzo primario è risultato pressoché azzerato: non ci sono soldi.
Questi dati oggettivi ed incontrovertibili bocciano inesorabilmente le scelte del precedente Esecutivo, dai condoni facili ai provvedimenti una tantum, dalla finanza cosiddetta creativa al prosciugamento di capitoli vitali del bilancio dello Stato, dalle incerte cartolarizzazioni al mancato intervento strutturale dei principali centri di spesa, dai progetti infrastrutturali senza soldi, ai provvedimenti con il conflitto di interessi. Adesso, siamo al paradosso che coloro i quali hanno operato queste scelte disastrose per il paese sono quelli che più gridano contro l'impianto di fondo della manovra finanziaria di questo Governo.
Il tentativo di coniugare il necessario risanamento dei conti pubblici con lo sviluppo economico e con l'equità sociale viene «bollato» da costoro come vendicativo, punitivo, ideologico e immancabilmente - udite, udite! - sovietico; ciò avviene perché si cerca di non far pagare il prezzo del risanamento ai lavoratori ed ai ceti meno abbienti e meno garantiti, come, invece, sempre è avvenuto in passato.
È un fatto che il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, abbia dichiarato: «(...) lo so bene che siamo la categoria che ha ottenuto di più da questa finanziaria». E il suo vice, Alberto Bombassei, dopo l'accordo sul TFR, dichiara: «(...) il fatto che il Governo abbia accettato le nostre richieste tutela il 99,5 per cento delle imprese italiane». Altro che finanziaria sovietica! Altro che Stalin! La verità è che l'opposizione strizza l'occhietto agli evasori e non si rende conto che in Italia, in realtà, il problema è più grave che altrove.
Non mi sembra giusto che siano sempre e solo i lavoratori dipendenti ed i pensionati a dover pagare fino all'ultimo euro. Pagare tutti per pagare meno: questo deve essere l'obiettivo di uno Stato moderno che vuole crescere. Ritengo che, dopo questa prima fase contraddistinta dalla necessità di contrastare l'evasione e l'elusione, l'obiettivo di abbassare la pressione fiscale possa e debba essere ragionevolmente raggiunto già nell'ambito della legislatura. Ha ragione il Presidente Ciampi: premessa la pesante situazione ereditata, agli italiani devono essere ben chiari gli obiettivi da raggiungere a fronte di ciò che si chiede loro. A tale riguardo, mi sembra utile che il Presidente del Consiglio si conduca in tal senso, non solo coinvolgendo di più le forze politiche di maggioranza ma anche rivolgendosi direttamente al paese, per spiegare la situazione ed illustrare gli indirizzi di Governo, senza distorsioni strumentali.
PRESIDENTE. Deve concludere...
FRANCESCO NAPOLETANO. Il decreto fiscale, per quanto non si sottrae alle perplessità che suscitano i decreti cosiddetti omnibus e agli emendamenti dell'ultima ora, appare coerente con la manovra finanziaria.
Pag. 13PRESIDENTE. Ha concluso il suo tempo!
FRANCESCO NAPOLETANO. Concludo in trenta secondi, Presidente.
La serietà e la responsabilità di una classe dirigente si misurano dalla capacità, non di inseguire le più disparate spinte corporative, non di cedere...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere! Siamo in diretta televisiva!
FRANCESCO NAPOLETANO. Concludo. Il Governo incentri le sue attenzioni in modo particolare sui temi del lavoro. Il paese ha bisogno di utilizzare pienamente tutte le sue migliori energie...
PRESIDENTE. Deve concludere!
FRANCESCO NAPOLETANO. ...soprattutto giovanili e femminili - sto concludendo, Presidente -, per guardare con più serenità e fiducia al proprio futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Invito tutti i parlamentari ad attenersi alla regola concordata dei tempi di intervento. La ripresa televisiva non consente di fare altrimenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, abbiamo già avuto modo, in sede di discussione sulle linee generali, di dichiarare le ragioni del nostro consenso sulla conversione di questo decreto-legge, anche in forza dei miglioramenti apportati a seguito del lavoro svolto in sede di Commissioni riunite, in particolare attraverso l'impegno molto serio profuso dalla maggioranza.
Voglio ricordare alcuni cambiamenti importanti intervenuti. Fra tutti cito la modifica della tassa sulle successioni, ricondotta, coerentemente al profilo programmatico con cui ci siamo presentati agli elettori, alla natura di tassa sui grandi patrimoni. Una tassa, quindi, che, secondo l'impegno che avevamo preso, non tocca la grandissima maggioranza delle famiglie italiane e le eredità più comuni e più diffuse.
Abbiamo corretto la norma sullo scontrino fiscale, che inizialmente sembrava espressione di terrorismo fiscale e aveva determinato una preoccupazione effettivamente molto forte tra le categorie commerciali ed artigianali.
Abbiamo trasformato in un contributo per i trasporti pubblici un'inutile esenzione dal pagamento del bollo per le nuove auto.
Abbiamo cambiato una disposizione che avrebbe messo in crisi tutti i blog e tutto il sistema delle comunicazioni, più frequentato dai giovani sulla rete Internet.
Abbiamo dato soluzione, anche se il tema è ancora molto controverso, alla questione delle autostrade con l'articolo 12, su cui vi è stato un confronto molto ampio. Pur riconoscendo ancora la problematicità della soluzione trovata, voglio ricordare che per questa maggioranza non esistono solo le rendite dei piccoli, come ci è stato detto al momento del decreto-legge Bersani a proposito dei tassisti o dei farmacisti, ma esistono anche le grandi rendite da monopolio e quella di Autostrade Spa è una rendita che va corretta.
Ai colleghi della maggioranza, in vista dell'approvazione della finanziaria, voglio ricordare che bisognerebbe evitare di ripetere un errore analogo al caso ENI e della rete della grande distribuzione del gas, settore in cui si stanno adottando orientamenti non positivi, che continuerebbero a favorire situazioni di rendita monopolistica.
Questo decreto, dunque, è positivo, è parte significativa di una più grande manovra finanziaria che si concluderà nelle prossime settimane. Per noi, il pregio più importante di questa manovra è quello di mettere al sicuro i conti pubblici del paese, lasciati in condizioni precarie da cinque anni di Governo di centrodestra, che hanno messo a rischio il futuro del nostro paese. Quando si parla delle tasse diPag. 14questa finanziaria, bisognerebbe ricordare che la tassa più importante che gli italiani devono a pagare si chiama tassa-Berlusconi e tassa-Tremonti. Diciamo questo con chiarezza a tutti i cittadini del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Rosa nel Pugno)!
Detto ciò, non ci nascondiamo che, anche alla luce del dibattito che sta investendo nel paese questa manovra finanziaria, occorrerà pensare ad alcune correzioni ai provvedimenti che saranno esaminati nelle prossime settimane e, soprattutto, a come rilanciare con forza l'azione riformatrice del Governo. Non ci nascondiamo che nel paese, attorno a questa manovra finanziaria, non si è certo determinato un clima di entusiasmo o di fiducia particolarmente significativo.
Attenzione, però; voglio anche aggiungere che per una manovra che deve prima di tutto aggiustare i conti pubblici, aspettarsi entusiasmo o ondate di fiducia sarebbe stato da ingenui. Voglio essere allora più preciso e più corretto nei confronti della Camera e di coloro che ci ascoltano; diciamo pure che su questa manovra vi è nell'opinione pubblica una percezione confusa e preoccupata, e che esiste anche nell'elettorato di centrosinistra. Le ragioni sono molteplici e tra queste non voglio sottacere anche l'atteggiamento particolarmente «furbesco» della Confindustria, la quale con una mano intasca e con l'altra protesta. Occorrerebbe un po' di coerenza da parte del sistema imprenditoriale nei confronti di una manovra che compie uno sforzo notevole per ridare respiro alle imprese e alla loro capacità di stare sul mercato internazionale.
Non è solo questa, tuttavia, la ragione di una certa preoccupazione che sentiamo percorrere l'opinione pubblica del paese. Credo che, alla base di questa situazione, vi sia un difetto nella manovra economica, nella quale vi è qualcosa di troppo e qualcosa di troppo poco. Quando parlo di qualcosa di troppo, mi riferisco ad esempio alla manovra sull'IRPEF, il «pezzo» più importante della finanziaria, che avrebbe dovuto essere preparato con più calma, con un libro bianco che facesse capire con precisione ai contribuenti e alle famiglie chi ci guadagna e chi ci perde. Sicuramente quelli che ci guadagnano sono più di quelli che ci perdono, ma nessuno lo ha ancora capito. Vi potrebbe essere qualcosa di troppo anche nel modo in cui stiamo parlando della lotta all'evasione fiscale, che si fa, è sacrosanta, ma non è necessariamente un vessillo di guerra da agitare davanti alla televisione e su tutti i giornali dalla mattina alla sera. È molto meglio l'efficienza che individua gli obiettivi da colpire, calibra gli strumenti in modo adeguato, piuttosto che il rischio di creare un terrorismo inutile nel paese, su cui la destra sta marciando, come vediamo, con una certa faciloneria e anche con una certa spregiudicatezza.
C'è anche qualcosa di troppo poco. A cosa mi riferisco? Il Governo ha deciso, sulla base di un accordo con i sindacati, di riprendere il tema dell'aggiustamento pensionistico dal gennaio prossimo, così come ha rinviato al prossimo rinnovo del contratto del pubblico impiego gran parte dei temi relativi alla pubblica amministrazione. Io credo che su questi temi ci sia qualcosa di troppo poco nella finanziaria. Era necessario un avvio più forte, nella finanziaria, su questi temi. Infatti, quello che caratterizza il nostro programma sono le riforme. Pensiamo a quello che è stato in questi mesi il momento più forte di attenzione alla nostra maggioranza nell'opinione pubblica: il mese di luglio con il decreto Bersani. Quello è stato un decreto anche conflittuale, che ha determinato appunto conflitti nel paese. Non dimentichiamo le manifestazioni dei tassisti qui in piazza a Roma e non dimentichiamo neanche le manifestazioni di due settimane fa dei professionisti, con alla testa l'opposizione di centrodestra. Tuttavia, quello è stato un decreto che ha messo in moto le cose.
Perciò rendiamoci conto che proprio per i numeri risicati di questa maggioranza, per la vittoria sul filo di lana che l'elettorato ci ha dato il 9 aprile, questa maggioranza può non solo durare ma anche vincere solo se mantiene un ritmo sostenuto ed accelerato nella realizzazionePag. 15delle riforme. La vera sfida con il centrodestra è dimostrare che hanno il fiato corto nel reggere la nostra capacità di fare le riforme. Questa è la vera sfida che noi dobbiamo lanciare! In questo senso salutiamo positivamente le dichiarazioni dei giorni scorsi del Presidente del Consiglio e la determinazione con cui ha ribadito gli obiettivi e le scadenze che ci attendono. Si parla di una fase due. Questa espressione può piacere o non piacere, però una cosa è sicura: su questi appuntamenti, che ho ricordato, a cominciare dalla pubblica amministrazione e dal riaggiustamento del sistema pensionistico (a partire dalla riforma Dini), noi abbiamo bisogno di un'azione incalzante ed incisiva, nella quale il confronto con le forze sociali e con i sindacati è sicuramente importante. Ma non c'è delega possibile né alle forze sociali né ai sindacati, se non l'assunzione piena di responsabilità da parte del Governo e della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raiti. Ne ha facoltà.
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad un voto di fiducia obbligato, dopo l'atteggiamento delle opposizioni, che hanno presentato in Assemblea circa 400 emendamenti ed hanno svolto lunghe ore di discussione, in maniera vorrei dire sorprendente, perché nelle Commissioni riunite, Bilancio e Finanze, avevamo invece raggiunto un clima di confronto propositivo, che ci aveva portato a migliorare il testo. In Assemblea abbiamo invece dovuto registrare un comportamento che andava in direzione contraria e questo ha condizionato il Governo e la maggioranza a porre la questione di fiducia. Il che non avremmo voluto che fosse, perché il dibattito parlamentare per noi dell'Italia dei Valori è fondamentale nella dialettica democratica.
Ci rendiamo conto che la manovra non può essere vista nel miglior modo possibile da parte di alcuni settori di questo paese. Tuttavia, è chiaro che essa è dettata da condizioni, ormai unanimemente riconosciute, difficilissime. Basta pensare al giudizio dato dalle società internazionali di rating, negli ultimi giorni, per confortarci sul fatto che le analisi fatte dalla coalizione in questi mesi purtroppo erano reali. Il paese si trova in uno stato difficile e noi ce la stiamo mettendo tutta per riportarlo nel giusto alveo della crescita e dello sviluppo, nel quadro delle regole imposte dall'Unione europea. Stiamo tentando di fare questo, prima con il decreto Bersani dell'estate scorsa, oggi con questo decreto fiscale, che va nell'alveo che ci eravamo prefissi quando abbiamo ritenuto assolutamente importante risanare il paese.
Per conseguire tale obiettivo sappiamo bene che occorre uno sforzo comune e che non basta solo l'impegno della maggioranza. Per raggiungere i risultati sperati, sarebbe bene che vi fosse una minoranza costruttiva, che si rendesse conto che per crescere e per riportare il paese ad un ruolo di protagonista nel mondo occorre uno sforzo comune e bisogna stringersi intorno per superare i momenti difficili. Noi lo vogliamo fare e continuiamo ad offrire disponibilità per procedere su questo percorso.
Il provvedimento su cui ieri è stata posta la fiducia continua il percorso iniziato con la manovra Bersani e con il DPEF 2007-2011 e sposa in pieno le tre linee guida del programma dell'Unione: il risanamento, lo sviluppo e l'equità.
Il decreto fiscale contiene norme precipue in materia di lotta all'evasione ed all'elusione fiscale. Mettersi insieme, come dicevo prima, significa trovare un terreno comune in cui tutti, e soprattutto chi può di più, devono farsi carico del dovere di contribuire a rimettere in marcia l'Italia.
La furbizia di ieri e quella di oggi si traducono in un costo insostenibile per i lavoratori dipendenti, per i professionisti, per gli imprenditori seri, insomma per i cittadini onesti e per il paese. Se oggi ci troviamo in una situazione economicaPag. 16«disagiata» è perché ci sono stati, negli scorsi anni, troppi condoni, troppe furbizie, troppe persone che hanno evaso ed hanno eluso. Pagare tutti per pagare di meno tutti: questo è l'impegno che abbiamo.
Il provvedimento va in questa direzione, perché stabilisce disposizioni di organizzazione per le strutture di accertamento dei redditi, perché impone regole più ferree per l'accertamento fiscale, per il lavoro irregolare, per le frodi intracomunitarie ed incentiva e regolarizza l'attività di riscossione per renderla più precisa e cogente. Ciò significa che va nella direzione giusta del risanamento.
In questo provvedimento non vi è solo risanamento, ma anche sviluppo ed equità. Abbiamo affrontato anche la tassa di successione. Ormai, siamo specialisti nella materia perché, se siamo qui a varare manovre particolarmente rigorose, è perché stiamo pagando la successione al Governo Berlusconi. Oggi, rispettiamo l'impegno preso durante la campagna elettorale: tassa sulle successioni e sulle donazioni solo per i grandi patrimoni, per coloro i quali avranno un asse ereditario superiore ad un milione di euro per ciascun erede, calcolato su base catastale. Gli altri pagheranno il 4, il 6 e l'8 per cento. Mi pare un provvedimento equo che va nella direzione giusta. Tra l'altro, abbiamo destinato le risorse che verranno da questo provvedimento alla sicurezza del trasporto pubblico locale, trascurato nel corso di questi anni.
Lo sviluppo comporta anche che nel provvedimento vi siano norme che agevolano il trasferimento di risorse e accelerano gli incentivi alle imprese per farle ripartire e per dare occupazione e produttività.
Ma il nucleo centrale che preme sottolineare a me ed al gruppo dell'Italia dei Valori è l'articolo 12 del decreto fiscale. Questo articolo riporta, in Italia, una rivoluzione liberale vera: mette al centro, finalmente, non i potentati forti, ma i cittadini e gli utenti italiani. Lo Stato (mi riferisco alle concessioni autostradali) oggi diventa, come deve essere in uno Stato liberale, uno Stato regolatore, perché consente che tutti i lavori vengano dati in appalto con bandi trasparenti e che le società concessionarie, al cui interno vi sono come proprietari società di costruzione e di progettazione, possano scegliere di fare l'una o l'altra cosa e debbano partecipare non più in house, come accadeva prima, ma attraverso bandi trasparenti che consentono la competitività all'interno del sistema. Ciò vuol dire che in Italia non vi sarà più un monopolio totale e totalizzante, ma che vi saranno più concorrenza, più investimenti, più opere pubbliche, più sicurezza per i cittadini; vi saranno, insomma, più qualità e meno costi per i cittadini e gli utenti italiani.
È un provvedimento che va nella direzione giusta e che vorremmo fosse seguito da altri provvedimenti riformatori, perché occorre che il cittadino sia messo al centro dell'azione politica dal Governo di centrosinistra.
Sono convinto che, quando il provvedimento entrerà a regime, il costo delle autostrade italiane si attesterà su quello delle autostrade spagnole, francesi e tedesche, cioè diminuirà di circa il 50 per cento rispetto ad oggi, e questo mi pare un grande servizio per il nostro paese.
Inoltre, si affronta la tematica del Mezzogiorno. Con il posticipo - sottolineo il posticipo - delle opere di realizzazione del ponte sullo stretto di Messina sono stati disposti investimenti per un miliardo e mezzo di euro, che saranno dati alla Sicilia e alla Calabria per la tutela ambientale e per le infrastrutture. È un elemento importante per fare del meridione d'Italia la piattaforma logistica per il 2010: non chiacchiere ma fatti!
Questi sono gli argomenti che inducono noi di Italia dei Valori ad esprimere piena fiducia al Governo e a questo provvedimento. Il ragionamento che abbiamo svolto all'inizio vuole contrassegnare l'azione politica di Italia dei Valori. Nei momenti difficili il paese si mette insieme per rilanciarsi e per trovare la strada di un futuro migliore; non a caso l'abbiamo fatto e, quando l'abbiamo fatto, i risultati sono stati eccellenti.Pag. 17
Voglio esprimere le mie congratulazioni al Governo, nonché a tutte le forze politiche, per quanto sta facendo rispetto alla politica internazionale. Siamo ritornati protagonisti autorevoli nel mondo e, non a caso, siamo entrati, con 186 voti su 192, nel Consiglio di sicurezza dell'ONU come una delle nazioni più autorevoli del mondo. Questa è la strada giusta da perseguire e su di essa vorremmo incamminarci anche per quanto riguarda il settore economico perché vogliamo, tutti insieme, fare dell'Italia un paese più giusto, più libero, più solidale, insomma, un paese più forte che possa camminare a testa alta in Europa e nel mondo. Questo è quello che ci impegniamo a fare e che stiamo facendo con questo Governo e con questa maggioranza: auguri a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, ci risiamo: anche sul decreto fiscale n. 262 del 2006, collegato al disegno di legge finanziaria, ancora una volta il Governo mette la fiducia. Ovviamente, la Lega Nord questa fiducia non la darà e sarà contraria, così com'è stata contraria in tutto l'iter del provvedimento.
«Fiducia» è la parola chiave che contraddistingue questo periodo, un periodo difficile, sicuramente complicato e turbolento, soprattutto per il centrosinistra. Probabilmente, stasera riuscirete ancora ad avere la fiducia alla Camera - al Senato vedremo -, ma di sicuro nel paese reale la fiducia non l'avete più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Di sicuro, non l'avevate già prima ma non l'avrete più al nord, in Padania, nella parte più produttiva del paese. Girando nei mercati - e qualcuno di voi, magari, è il caso che inizi a farlo -, si fa fatica a trovare qualcuno che abbia il coraggio di ammettere di aver votato Prodi: in sei mesi non li troviamo più. Forse qualcuno di voi si starà anche chiedendo perché in soli sei mesi si sia registrato un così grande crollo di fiducia e di consenso. Di sicuro, se lo stanno chiedendo tanti di voi e lo vediamo dalle facce ormai rassegnate, consapevoli che questo crollo di fiducia avrà effetti a lungo termine: non è una nuvola passeggera. Dunque, perché questo crollo di fiducia? La risposta è semplicissima: è la conseguenza di quello che avete fatto in questi sei mesi, sei mesi di danni. Era difficile fare così tanti danni in soli sei mesi e li ricordiamo perché, purtroppo, questo paese spesso non ha la memoria storica sufficiente.
Il primo, lo spacchettamento, è un eufemismo con cui siete riusciti a far digerire al paese l'aggiunta di cinque nuovi ministeri e il record storico - battuto anche il divo Giulio - con ben 103 fra ministri, sottosegretari, viceministri e compagnia cantante. Il messaggio che date al paese è semplice: il Governo Prodi non è e non sarà capace di ridurre la spesa pubblica.
Secondo danno, l'indulto. Si parlava di 12 mila persone perché, secondo le dichiarazioni ufficiali, non più di 12 mila persone avrebbero lasciato il carcere, ma siamo già oltre 25 mila e chissà quante saranno ancora.
Se a questo aggiungiamo, da un lato, l'intenzione, come è stato dichiarato più volte, di abrogare la legge Bossi-Fini, che ridurrebbe le frontiere a dei colabrodo, e, dall'altro, l'impressione che in Italia vi sia per chiunque un diritto alla sanatoria permanente e senza giustificato motivo, tutto ciò induce a far aumentare nel paese la sensazione di insicurezza.
Infine, la manovra economica. Tre i provvedimenti con i quali viene attuata questa manovra. Tre provvedimenti tutti devastanti per il paese e, soprattutto, per il nord, cioè per la Padania. A luglio è stato approvato il cosiddetto decreto Visco-Bersani, con il quale, sotto la parvenza dell'idea di voler realizzare delle liberalizzazioni, che in realtà sono ben poca cosa, voi avete aumentato di svariati miliardi di euro le tasse. Adesso il decreto fiscale; ed anche in questo caso, ancoraPag. 18tasse. Infine, il disegno di legge finanziaria. Tre provvedimenti, ma una sola certezza: tasse, tasse e ancora tasse, per il resto solo caos (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
GIOVANNI CARBONELLA. Per i ricchi!
MASSIMO GARAVAGLIA. Ogni giorno si ha notizia di una novità che sarà inserita nel disegno di legge finanziaria. Qualcuno di voi l'ha definita una finanziaria in progress: ogni giorno si tira un sasso. Sempre e solo modifiche, senza alcuna certezza. Ormai, però, è tardi; l'unica cosa certa è stata detta e ripetuta tante volte: i saldi non si toccano. E dato che si tratta di una manovra di quasi tutte entrate, se i saldi non si toccano ciò vuol dire che le tasse rimarranno, magari cambieranno solo di nome.
Al nord non interessa come siete riusciti a rispettare questi benedetti o maledetti parametri di Maastricht, ma si comprende che in questo modo non si va da nessuna parte. La stangata del rating stava nella logica delle cose. Il messaggio che voi avete dato, anche al mondo economico internazionale, è semplice: non siamo in grado di ridurre la spesa pubblica, pazienza, allora, aumenteremo le entrate. Più tasse, quindi; però ciò non porta, lo ripeto, da nessuna parte. Già con questa manovra la pressione fiscale salirà al 43 per cento. Se poi consideriamo anche l'economia sommersa, dobbiamo aggiungere altri sette punti percentuali. Ciò significa arrivare ad una pressione fiscale del 50 per cento, senza contare la fiscalità locale. Questo comporterà che chi oggi già paga le tasse domani le pagherà in misura ancora maggiore.
Passo ora ad esaminare nel merito il provvedimento al nostro esame. Il gruppo della Lega Nord Padania è stato accusato di fare su di esso del facile ostruzionismo. Noi rispediamo al mittente l'accusa, soprattutto perché essa proviene da chi per cinque anni ha tirato il freno a mano mettendo spesso in difficoltà il Presidente del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La Lega Nord Padania - sappiatelo tutti - nelle Commissioni ha segnalato, come da accordi, non più di una ventina di emendamenti. La metà di tali emendamenti sono stati dichiarati inammissibili, sui rimanenti è stato espresso parere contrario: il dialogo a casa nostra si fa in due; questo non era dialogo e, quindi, gli effetti sono stati l'ovvia conseguenza di questa azione.
Ma cosa voleva modificare il nostro gruppo in questo provvedimento? Oltre a quelle parti sulle quali vi era accordo con gli altri gruppi della Casa delle libertà, noi, in particolare, avevamo presentato emendamenti su alcune specifiche parti. Si trattava di proposte emendative a sostegno dei piccoli imprenditori agricoli che però, come detto, sono state bocciate. A nostro avviso, le zone di montagna, quelle collinari, le valli e, in generale, l'ambiente e il territorio si tutelano lasciando in vita il settore agricolo. Non costringendo, cioè, a chiudere i piccoli imprenditori agricoli a causa delle troppe tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Quella che proponete voi - obbligare i cittadini ad assicurarsi contro le calamità naturali - non è una soluzione perché prima non si fa nulla per evitare tali calamità, poi, debbono essere i cittadini a pagare per le inadempienze dello Stato.
Avevamo anche presentato delle proposte emendative contro la tassa di successione. A questo proposito, Einaudi diceva che il risparmio non va tassato perché esso è stato già tassato. Come è noto, ogni padre di famiglia ha la volontà di lasciare ai propri figli qualcosa: una casa, un'azienda. A questo riguardo sono ancora in vigore delle soglie che, però, voi modificherete. Dobbiamo quindi augurarci che nessuno ci lasci la pelle da qui fino a fine anno. Siamo veramente alla follia!
Sull'articolo 14 del provvedimento in esame vi era poi la possibilità di intervenire per realizzare infrastrutture in tutto il paese, quindi non solo al sud.
Concludo sull'aspetto più importante, ossia gli scontrini. Voi avete terrorizzato i commercianti, i piccoli artigiani, imponendo che con solo tre scontrini nonPag. 19emessi si debba chiudere l'esercizio. Basta un bambino goloso che, in un pomeriggio, mangia tre gelati e chiudi l'esercizio! E, intanto, abbiamo le piazze piene di commercianti abusivi! Lo scontrino andatelo a chiedere ai commercianti abusivi che vendono merce contraffatta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni - Deputati del gruppo Lega Nord Padania espongono cartelli recanti le scritte «Chiudo per tasse!!! e Il Nord ha già pagato!!!»)!
PRESIDENTE. Chiedo ai deputati della Lega di ritirare immediatamente gli striscioni e i manifesti, incompatibili con quest'aula! I commessi intervengano immediatamente per toglierli (I commessi ottemperano all'invito del Presidente). Chiedo ai parlamentari della Lega di rapportarsi alle regole di questo Parlamento! Censuro questo comportamento!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cesa. Ne ha facoltà.
LORENZO CESA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima dell'intervento nel dibattito sulla fiducia (Commenti)...
PRESIDENTE. Scusate, vi prego, il deputato Cesa ha diritto di svolgere il suo intervento. Prego, deputato Cesa, prosegua pure.
LORENZO CESA. Grazie, signor Presidente. Dicevo che prima di entrare nel merito del dibattito sulla fiducia intendo manifestare al Presidente del Consiglio, a nome mio personale e del partito che rappresento, piena e convinta solidarietà per l'inqualificabile episodio di cui è stato vittima, insieme alla consorte (Applausi). È una solidarietà - credo - a cui tutti, nelle medesime condizioni, avremmo diritto.
Siamo in quest'aula, oggi, costretti ad un dibattito che non avremmo voluto, un dibattito su un voto di fiducia che espropria il Parlamento di una funzione fondamentale, impedisce un confronto sereno tra maggioranza ed opposizione per migliorare, nell'interesse del paese, il provvedimento collegato al disegno di legge finanziaria e, soprattutto, contraddice la volontà di dialogo che lei, signor Presidente del Consiglio, ha più volte enunciato.
Il nostro tradizionale equilibrio istituzionale e l'amore per la verità ci impongono anche di sottolineare come, a nostro avviso, il comportamento poco responsabile di una parte dell'opposizione le abbia consentito di giustificare il ricorso alla questione di fiducia. Condurre un'opposizione esasperata e poco costruttiva, come tutti sanno, non ci trova d'accordo. Noi puntiamo, piuttosto, al dialogo ed alla moderazione, convinti di fare in questo modo gli interessi del paese, ma anche dell'opposizione stessa, perché pensiamo che lo scontro frontale finisca solo per aiutare le forze di maggioranza a ritrovare la necessaria coesione per andare avanti. Introdurre, invece, elementi di dubbio sulle strategie economiche del centrosinistra e indicare le palesi contraddizioni che emergono all'interno della sua maggioranza ci sembra il modo migliore per mettere lei ed il suo Governo di fronte alle proprie responsabilità e per costringerla, signor Presidente del Consiglio, ad uscire dall'ambiguità e dall'incertezza e a compiere scelte chiare di fronte al Parlamento e di fronte al paese.
Dico ciò per riconoscere come il voto di fiducia sia anche, in parte, da attribuire a comportamenti che ieri ho definito inopportuni; ma aggiungo che questa, onorevole Prodi, non può essere per lei un'attenuante, perché a mio giudizio il Governo ha utilizzato strumentalmente, come pretesto per arrivare al voto di fiducia, l'ostruzionismo di una parte del centrodestra. Lei ha reagito amplificando il problema, perché il ricorso alla fiducia, lo ripeto, blinda i provvedimenti del Governo, a danno del Parlamento, impedisce il confronto ed alimenta lo scontro.
Noi giudichiamo profondamente sbagliato ricorrere, a volte, ad un'opposizione ostruzionistica, che finisce per costituire un alibi all'arroganza ed all'arroccamento della maggioranza. Si tratta, tuttavia - lo ricordo -, dell'uso esasperato di legittimi strumenti regolamentari. Dunque, è difficilePag. 20giustificare l'atteggiamento di chiusura che sta facendo scivolare il suo Governo verso un abuso del voto di fiducia.
Il suo, signor Presidente del Consiglio, non è solo un errore grave sul piano delle regole istituzionali, non è soltanto un atteggiamento che sottrae al Parlamento le proprie prerogative, ma è soprattutto - mi consenta - la via maestra per esasperare i contrasti ed alienare al centrosinistra il consenso degli elettori italiani.
La protesta che sale dal paese contro la politica economica del Governo, di cui il decreto-legge in esame è parte integrante, si rafforza e si alimenta proprio con atteggiamenti di chiusura irresponsabile, da qualunque parte essi provengano. Ma, prima ancora della nostra critica di metodo, c'è quella di merito.
Il decreto-legge sul quale oggi lei chiede la fiducia contiene interventi disomogenei e discutibili, che hanno soprattutto un punto debole: non rispondono, infatti, ad alcuna visione strategica. Anticipando quello che temiamo sarà il contenuto del disegno di legge finanziaria, il provvedimento è interamente incentrato sulla ricerca di risorse attraverso nuove tasse, senza nessun beneficio sul piano della spesa pubblica. Si tratta di un decreto ideologico e manicheo, che spacca il paese a metà e mette tutti i buoni da una parte e tutti i cattivi dall'altra!
Noi, lo dico con la massima chiarezza, siamo d'accordo con la lotta all'evasione fiscale. Tuttavia, se questo è l'obiettivo perseguito dal decreto-legge in esame, crediamo che vi sia un sistema molto più efficace di quello oppressivo indicato da voi: affrontare il problema in un'ottica di contrasto di interessi tra i cittadini e chi fornisce beni e servizi.
Anche per quanto concerne l'imposta di successione, signor Presidente del Consiglio, il suo decreto appare indifendibile. Infatti, dopo averne negato per mesi la reintroduzione, lei, onorevole Prodi, si è piegato - come fa sempre più spesso - alle indicazioni della sinistra massimalista. Non basterà certamente il meccanismo delle franchigie per fare di questa tassa, che resta un'imposta naturalmente sbagliata ed iniqua, uno strumento fiscale equo.
Come non sottolineare, inoltre, l'anomalia di un attacco senza precedenti all'autonomia scientifica degli enti nazionali di ricerca; si tratta di un'autonomia che pure è riconosciuta dalla Carta costituzionale, nonché dalla legislazione vigente. Lei, onorevole Prodi, sta creando un precedente pericoloso. Oggi, infatti, sottrae al Parlamento competenze che dovrebbero spettargli di diritto; in futuro, qualsiasi Governo potrà mutare l'organizzazione e la direzione scientifica degli enti in questione, introducendo, di fatto, una forte precarietà ed una stretta dipendenza tra il potere politico ed attività che dovrebbero essere costituzionalmente protette e garantite.
Oggi, onorevole Prodi, abbiamo appreso dai giornali che lei è pronto a farsi da parte subito dopo aver realizzato quelle riforme strutturali che sono necessarie, come tutti noi sappiamo, al paese. Ebbene, di queste riforme non vi è alcuna traccia né nel decreto-legge in esame, né nella bozza di legge finanziaria che ci è dato conoscere.
Se le cose stanno così, nell'annunciare il nostro voto contrario alla richiesta di fiducia, non ci resta che chiederle di prendere atto della realtà e della distanza abissale che separa la sua azione di Governo da quelle riforme strutturali di cui il paese ha assolutamente bisogno, ma che lei non è e non sarà in grado di garantire (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori rappresentanti del Governo, il voto che ci apprestiamo ad esprimere rappresenta un'ulteriore conferma della fiducia che questo Parlamento conferisce all'Esecutivo. Il nostro gruppo, Rifondazione Comunista-SinistraPag. 21Europea, rinnova pertanto convintamente la fiducia al Governo.
Voteremo a favore della questione di fiducia dopo l'ampia e serrata discussione che si è svolta nelle Commissioni competenti e dopo che il Governo ha recepito, in un maxiemendamento, le proposte emerse in tale sede. Voteremo la fiducia, inoltre, dopo che questa maggioranza ha atteso - ahimè, invano - che il confronto in Assemblea si facesse serio, serrato e costruttivo.
L'opposizione si è presentata in quest'aula in ordine sparso, come qui ha confermato il deputato Cesa, e priva di una condotta comune e responsabile. È la stessa gravissima irresponsabilità che avete dimostrato ieri al Senato, poiché avete fatto ricadere su centinaia di migliaia di sfrattati il vostro furore ostruzionistico!
Andatelo a spiegare a un disabile, ad un ultrasettantacinquenne che volete dare una spallata al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Intanto, state dando loro un colpo che ricorderanno, probabilmente, per tutta la vita.
Avete preferito, colleghi dell'opposizione, la vuota ribalta dell'ostruzionismo alla più impegnativa, ma assai più utile discussione nel merito del provvedimento. Preferite un comizio a Vicenza che ascoltare il paese. E c'era pure la nostra disponibilità piena, che avete ignorato. Hanno prevalso lo stile e il contenuto ottusamente ostruzionistico della Lega, al quale supinamente vi siete adeguati.
Eppure, l'avete visto anche voi che il decreto fiscale non era blindato. Avete visto come questa maggioranza parlamentare abbia cambiato il testo in punti assai importanti. Nel nuovo testo abbiamo reintrodotto la tassa sulle successioni e sulle donazioni, da voi assurdamente abolita; ma solo i grandi patrimoni, quelli superiori a un milione di euro a persona, così com'era scritto nel nostro programma, la pagheranno.
Abbiamo introdotto un fondo per la sicurezza per il trasporto pubblico e difeso il diritto alla diffusione del pluralismo attraverso i nuovi media e nell'editoria. E ciò si aggiunge alle già presenti norme che continuano l'azione di recupero sull'evasione e l'elusione fiscale. Inoltre, questo decreto-legge dà seguito ad un impegno politico che vale doppio: il ponte sullo stretto di Messina non si realizzerà e i fondi ad esso destinati saranno impiegati per opere infrastrutturali ed ambientali nelle regioni Sicilia e Calabria, che di certo ne trarranno più vantaggi (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...
GIUSEPPE RUVOLO. Vedremo!
GENNARO MIGLIORE. Proprio oggi c'è stato lì, nel braccio di mare tra Sicilia e Calabria, un terremoto che avrebbe messo a dura prova anche quell'opera infrastrutturale inutile...
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Portate pure iella!
PRESIDENTE. Per favore...
GENNARO MIGLIORE. Potevate interloquire con proposte serie e non avete voluto farlo, perché non avete proposte serie.
Ecco perché votiamo, ancora una volta, la fiducia, ed ecco perché crediamo che su questa strada si debba continuare anche per la legge finanziaria.
Qualcuno nella maggioranza ha parlato di un'ipotetica fase due. Ma cosa vorrebbe dire questa affermazione, francamente, non l'ho capito. Davvero, si può pensare di rincorrere ancora le avventuristiche lamentazioni di Confindustria? I numeri parlano chiaro: la prossima manovra finanziaria è costruita sulle ragioni del risanamento e, poi, dà sette miliardi di euro alle imprese. Sette miliardi di euro! E si continuano a lamentare sul modesto onere derivante dal non gestire più i fondi del TFR! Ma il TFR sono soldi dei lavoratori, lo voglio qui ricordare, e sette miliardi, invece, sono una cifra enorme! Si è scelta la strada dell'erogazione diretta alle imprese del cuneo fiscale. Ma chiedo al Governo se, fra un anno, potremo sapere quanti di quei soldi sono andati inPag. 22investimenti e innovazione e quanto andrà a remunerare la rendita. Tra un anno, facciamoli i conti...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Migliore. Per favore, invito tutti i parlamentari a prendere posto e consentire l'ascolto degli interventi. Grazie.
GENNARO MIGLIORE. Grazie, signor Presidente.
Ma per favore, smettiamola di generare allarmi sociali sulla materia pensionistica. Non è possibile pensare di riformare le pensioni ogni anno. Non è possibile aumentare indiscriminatamente l'età pensionabile o ribassare i coefficienti. Nel programma abbiamo detto che avremmo abolito lo scalone della riforma Maroni e che avremmo aumentato le pensioni minime, visto che ce ne sono 10 milioni ancora sotto i 500 euro.
Per non parlare dei fondi dell'INPS in attivo, per quanto riguarda il fondo dei lavoratori dipendenti e dei precari che remunerano e finanziano il fondo delle pensioni dei dirigenti, che è in clamoroso passivo. Per questo motivo, giustamente, tale discussione è stata stralciata dalla finanziaria. Come venga in mente a qualcuno di discuterne ora, francamente non lo so.
Oggi - lo richiedono anche le parti sociali - dobbiamo saper ripetere il «metodo Camera», quello che abbiamo utilizzato qui: discutere, discutere ancora e, poi, trovare un accordo condiviso che impegni tutti, senza fughe nei vicoli ciechi suggeriti da Confindustria.
E, poi, scusate, ho l'impressione che agli industriali diano più pensiero i redditi individuali che lo sviluppo e la competitività del sistema paese. Se qualcuno ha imbarazzo nel dire queste cose, noi non lo abbiamo.
In nessun paese al mondo le organizzazioni padronali sono così ostinatamente all'assedio della politica e delle istituzioni. Altro che politica debordante e invasiva! Lo slancio che dovremmo saper dare è quello delle riforme, ma delle vere riforme, prima che anche questa parola cambiasse di senso e che mettesse paura a quelli più deboli!
Le riforme servono a liberare uno spazio di progresso sociale per far stare meglio chi oggi sta peggio, ma il consenso e la democrazia partecipativa non sono solo un problema delle organizzazioni sociali, sindacali e della sinistra alternativa. Penso che siano un problema dell'intera coalizione.
È vero o no che la prima riforma che dobbiamo attuare è quella di sconfiggere la precarietà? È più qualificato e competitivo un sistema industriale con il lavoro buono o si vuole ancora giocare sull'abbassamento del costo del lavoro? Stabilizzare i precari, aumentare i fondi per i non autosufficienti, per l'inclusione di emigranti, per l'università, per la scuola sono riforme strutturali o no, così come abolire i ticket e, soprattutto, distribuire effettivamente il cuneo ai lavoratori, in modo che chi ha meno di quarantamila euro al netto dell'aumento contributivo e dell'addizionale locale possa avere di più in busta paga?
Signor Presidente, signori del Governo, la maggioranza acquista, lavorando bene, nonostante le sirene avverse. Ha risolto controversie, senza ricorrere a tavoli dei volenterosi, e ha offerto prove di lealtà agli impegni assunti con il paese.
Proseguire sulla strada dell'equità e dello sviluppo, che è cosa ben diversa da un'astratta crescita, può dare l'obiettivo comune da comunicare al paese. Diamo un'anima alla nostra azione; sosteniamo la speranza di futuro per le nuove generazioni.
Per noi, il lavoro di un Governo si misura soprattutto sulla capacità che esso ha di mantenere le promesse e le attese di cambiamento: le promesse fatte al paese e quelle scritte nel programma (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Verdi - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
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IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi, come è noto, voteremo contro la fiducia che il Governo Prodi ha posto sul provvedimento in esame.
Avremmo voluto votare «no» alla conversione del decreto-legge, senza bisogno di ricorrere ad un voto, contrario ovviamente, di fiducia, perché avevamo tutta l'intenzione di offrire un contributo, sicuramente utile, al miglioramento delle norme contenute nel testo.
Alcuni nostri emendamenti, prima che venisse posta la fiducia, non sono stati approvati per due o tre voti; in Commissione, per esempio, sul tema delle successioni, è solo grazie all'emendamento dell'onorevole Pepe di Alleanza nazionale che si è potuto limitare il peso dell'aliquota del 4 e del 6 per cento posta sulle successioni superiori ad un milione di euro.
Avremmo, inoltre, voluto che quel confronto da voi tanto richiesto sulla finanziaria iniziasse, ma non è stato possibile, perché avete scelto - è un brutto inizio - di porre la questione di fiducia. Avete detto che vi erano troppi emendamenti, ma il numero degli emendamenti presentati, compresi quelli della Lega, era di 400. Il regolamento della Camera indica il numero massimo di emendamenti in relazione al numero degli articoli del decreto. Nel caso di specie, avremmo potuto presentare 2.742 emendamenti. Quindi, si è trattato di circa il 15, il 20 per cento degli emendamenti possibili. Eppure, quando avete capito che i contrasti erano tutti interni alla vostra maggioranza, avete posto la questione di fiducia!
Echeggiavano i suoni dello scontro, per esempio, sulle concessioni autostradali tra la posizione integralista, chiamiamola così, del ministro Di Pietro e la posizione più conciliante del ministro Mastella. Risuonavano i suoni di scontri su qualunque tema. Risuonava, soprattutto, il conflitto che si è aperto anche ai massimi vertici della coalizione tra D'Alema ed i capi dei partiti che compongono la coalizione stessa, come i giornali di oggi possono facilmente testimoniare.
È, quindi, un «no» prima di tutto al metodo, quello che noi manifestiamo oggi, esprimendo un secco «no» alla fiducia posta; un metodo che non rappresenta una novità, perché è iniziato all'indomani della elezione rocambolesca del Governo Prodi; un metodo che continua e che temiamo avrà, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria, un prosieguo assai poco edificante.
Per quanto riguarda il merito, ricordo che in questo decreto-legge si introduce nuovamente la tassa di successione, si riforma, in maniera negativa, il sistema autostradale, si tassa la plusvalenza sulla gestione degli immobili, si aumenta persino il bollo sui motorini e si prevedono nuove imposizioni fiscali. Ben 19 sulle 67 complessive nuove tasse che avete previsto tra il decreto-legge ed il disegno di legge finanziaria ricadranno sulle tasche di tutti i cittadini.
Domani, ma non ne vale la pena, in sede di dichiarazione di voto finale sul provvedimento, esamineremo, punto per punto, gli articoli del decreto-legge. Oggi, ci basta affermare che la manovra, nel suo complesso, non convince, non noi, membri del gruppo di Alleanza Nazionale, non noi, deputati della Casa delle libertà, ma non convince alcuna categoria dell'Italia, alcuna persona, alcun ceto, né i più abbienti né i meno abbienti, né il ceto medio! Non c'è una sola persona disposta a sostenere il disegno di legge finanziaria e la manovra economica complessiva di questo Governo!
Volete un esempio rapido e veloce? Ne richiamerò alcuni, anche a beneficio di chi ci ascolta, e lo farò in maniera sintetica. Sul lavoro: aumento dell'IRPEF; sulla casa: aumento degli estimi catastali (ciò vuol dire l'aumento dell'ICI; in seguito, ci penseranno i comuni ad un ulteriore aumento sempre con riferimento all'ICI); sull'automobile, mezzo che tutte le famiglie utilizzano: superbollo, accisa sulla benzina. Per quanto riguarda i figli, l'aspirazione dei genitori è quella di mandarli all'università? Ebbene, è stata assunta la decisione di sottrarre all'università fondi per un importo pari a 400 milioni; ciò siPag. 24tradurrà in un aumento delle tasse che si pagano per mandare i figli all'università. Inoltre, sono di ieri e di oggi le notizie di agenti di polizia, delle forze dell'ordine, che manifestano in tutte le città, perché state sottraendo soldi alla sicurezza, che è un bene primario per i cittadini! E sapete anche a cosa avete sottratto risorse? Persino all'edilizia carceraria! Avevate dichiarato che avreste approvato l'indulto e provveduto a costruire nuove carceri, perché non c'era il tempo. Ebbene, il primo provvedimento è stato quello di mettere fuori delle carceri i criminali e togliere soldi all'edificazione di nuove carceri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Così ci sarà un nuovo indulto! Magari, da qui a due anni (Applausi dei deputati gruppo Alleanza Nazionale)!
Ai cedi medi dite che l'unica cosa importante è esaminare nuovamente gli studi di settore, per essere più pesanti nell'infliggere nuove tasse. Ai ceti medi, lanciate il segnale del «grande fratello» fiscale: da qui a poco, i pagamenti di soli 100 euro potranno essere fatti per bonifico o per assegno; vi sarà un «occhio enorme» che andrà a controllare qualunque piccolo movimento!
Noi esprimiamo solidarietà a Prodi, che pare sia stato spiato (lo accerterà la magistratura), ma esprima Prodi, allora, solidarietà a quei i cittadini che vuol far osservare, qualunque cifra muovano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Peggio che essere spiati! Essere controllati da un potere così miope è veramente drammatico!
Per quanto riguarda i ceti deboli, noi, negli anni difficili del Governo Berlusconi, abbiamo aumentato di ben 12 milioni e mezzo il numero di persone non obbligate a pagare neanche una lira di tassa, la no tax area. Voi non l'avete aumentata neanche di una sola unità!
E per quanto riguarda i pensionati, noi abbiamo fatto meno di quello che avremmo voluto, tuttavia abbiamo dato un milione di pensione minima a milioni di cittadini anziani. Voi non avete dato una lira in più a nessun pensionato e già parlate di chiudere le finestre e di alzare l'età pensionabile (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
SALVATORE RAITI. Devi abbassare le serrande!
IGNAZIO LA RUSSA. E per quanto riguarda le aziende ed il TFR, ditelo ai lavoratori che metà del loro TFR non sarà più nella disponibilità del proprio datore di lavoro, che è lì, che conosce, che è vicino a lui, ma sarà all'INPS, che non si sa bene come (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Per favore, prego tutti i parlamentari di consentire al deputato La Russa di svolgere il suo intervento e di ascoltarlo.
IGNAZIO LA RUSSA. Ed i manifestanti del 12 ottobre? Ed i professionisti?
Solo Prodi poteva riuscire nel grande miracolo di convincere avvocati, commercialisti, notai, farmacisti e infermieri a lasciare i loro uffici e, per una volta insieme, scendere in piazza contro il Governo! Prodi, hai fatto un miracolo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
E ancora, il Sud. Vi sono grandi cifre nella finanziaria, poi si scopre, però, che solo l'1 per cento viene dato il primo e il secondo anno e che il 98 per cento viene dato fra tre o quattro anni, quando, probabilmente, questo Governo non esisterà più e, quindi, è una promessa da marinaio. E ancora, i condoni, tra i quali, il più odioso, quello sui contributi previdenziali, e i ticket per i malati al pronto soccorso! Ci avete contestato provvedimenti di minore gravità e questo passa quasi inosservato! Ci sarà poi la seconda ondata di imposte che affidate alle regioni e ai comuni, che impoverite per costringerli a tassare di nuovo, sulle stesse cose, i cittadini.
Presidente, cari colleghi, queste potrebbero essere le parole di Ignazio La Russa, di Alleanza Nazionale. Potreste dire che sono le parole di uno che fa opposizione,Pag. 25ma, se si prende il Corriere della Sera di oggi, in prima pagina, si legge: «Finanziaria e alleati, Prodi attacca». Prodi, rivolgendosi agli alleati, dice: «Non sono un uomo per tutte le stagioni ». Prodi lo dice a Rutelli e a D'Alema. Scrive testualmente il Corriere della Sera: «Prodi non ha gradito le prese di distanza degli alleati dall'impostazione della finanziaria, le riserve sulla mancanza di una effettiva comunicazione, l'accusa di non aver fatto della manovra una missione». Prodi dice: «Se la pensate così, sappiate che non sono un uomo per tutte le stagioni».
Ebbene, onorevole Prodi, mai come questa volta mi sono trovato d'accordo con lei. Se lei non è un uomo per tutte le stagioni, sappia che la sua breve stagione è già finita! Ne tragga le conseguenze (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tremonti (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Per favore, vorrei che non si facessero commenti sugli oratori che intervengono.
Prego, deputato Tremonti, ha facoltà di parlare.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, io parlerò del decreto-legge su cui il Governo ha posto la questione di fiducia. Non parlerò della finanziaria, perché, per parlare della finanziaria, c'è tempo o, meglio, noi abbiamo tempo, perché non so quanto tempo abbia il Governo.
La questione della fiducia è molto semplice. Noi non contestiamo e non demonizziamo la posizione della questione di fiducia, ma la motivazione con cui essa viene posta: la discussione in Parlamento sarebbe stata patologica. Signori del Governo, colleghi, se per voi è patologica e significa fare ostruzionismo la discussione che si è svolta nei giorni scorsi - ricordo che fino a martedì sera mancava l'emendamento del Governo -, dobbiamo intenderci: se quella è patologia, la prossima volta il voto si farà per alzata di mano (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
Passo al merito del decreto-legge e mi occuperò di alcune piccole cose, scelte al suo interno. Si tratta di questioni piccole per chi si occupa di questioni grandi, ma sono cose grandi per la gente piccola. Sono cose che interessano la vita della gente. Cercherò di dimostrare - credo sia molto facile - che non sapete decretare, che non sapete emendare e che non sapete governare.
A luglio, il vostro fantastico decreto si è piantato su una serie di errori politici, che avete addebitato ai tecnici. Ora siamo alla replica.
Faccio - lo ripeto - due piccoli esempi. Prendiamo il caso delle auto. I giornali e la televisione sono inondati di rèclame che prospettano l'acquisto dell'auto ecologica esente da bollo. Nel decreto-legge c'è l'esenzione; nella conversione del decreto-legge non c'è più tale esenzione e non c'è neanche la salvezza dei rapporti esauriti. Vi rendete conto che questo non è civile in un paese civile? Cosa fa chi ha comprato l'auto in questo periodo?
Le successioni: abbiamo tre regimi in due mesi, il regime previgente, il regime del decreto-legge e il nuovo regime introdotto dall'emendamento che, però, contiene la clausola del rapporto esaurito. Quindi, abbiamo tre regimi di tassazione a seconda che la successione sia avvenuta prima, durante o dopo il decreto-legge. Vi sembra civile tutto questo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))?
La discussione di un decreto-legge non è la sede per fare ragionamenti di filosofia politica sulla tassa di successione, che noi riteniamo superata dalla storia. Altri criteri di distribuzione del reddito sono intervenuti rispetto a due secoli fa: l'imposta progressiva, lo Stato sociale. Crediamo che in Italia, dove vi sono 4 milioni di imprese, tassare l'attività dell'impresa in successione sia un attentato contro l'economiaPag. 26nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
Quando erediti un capannone, un albergo, una piccola azienda non erediti un valore che viene da fuori, ma un valore che spesso è prodotto dal tuo stesso lavoro, perché hai affiancato tuo padre o la tua famiglia nella creazione di quel valore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Ci paghi le tasse sul reddito, ci paghi le tasse quando lo hai, ci devi anche a pagare le tasse quando ne ricevi una parte? Ma se siete d'accordo su tutto questo - e io credo che gli italiani non siano d'accordo su questo - ci volete spiegare perché la franchigia di un milione riguarda i passaggi da padre a figlio e non, ad esempio, anche i civilissimi e normalissimi passaggi da fratello a fratello? Ma vi sembra giusto? Tu hai un albergo, lo gestisci con tuo fratello e quel bene va in successione come se provenisse da fuori, senza franchigia? Vi rendete conto di quello che state facendo? A giudicare da come reagite, evidentemente ve ne rendete conto e ne siete contenti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
Nel decreto-legge non vi sono le parti «buone», che pure c'erano, ad esempio quella sulle autostrade del mare, mentre vi sono le parti negative, ad esempio quella che blocca le autostrade.
Ritengo che la parte centrale del decreto-legge sia la politica contro l'evasione fiscale e su questa vorrei parlare. L'evasione fiscale è un fatto che in Italia si dimensiona, si scala, si manifesta sui grandi numeri, e ciò è oggettivamente vero e assolutamente negativo. Ma se un fatto ha la dimensione non della marginalità e della devianza, bensì quella dei grandi numeri, allora vuol dire che la soluzione non può essere solo di polizia ma deve e può essere, anche e soprattutto, una soluzione politica. Non puoi gestire un fenomeno che ha questa dimensione solo applicando mezzi di polizia...
FRANCESCO GIORDANO. Condono!
GIULIO TREMONTI. ... e tra l'altro... Parlerò anche del condono e credo che sia un autogol averlo ricordato in questa sede!
L'ideologia del Governo Prodi si separa fondamentalmente da quella nostra sulla lotta all'evasione. Per il Governo Prodi l'ideologia è quella di polizia, e fa del controllo fiscale l'essenza della sua politica: la società italiana è basata sulla frode fiscale, il Governo è basato sulla virtù fiscale.
La quantità degli adempimenti imposti va oltre il necessario fiscale, perché rientra in una logica non di controllo fiscale bensì di controllo mentale, introducendo un messaggio di occhiuta e incombente presenza, spargendo una ragnatela su tutta l'economia, in modo che, più sei attivo, più rischi degli inadempimenti in buona fede, come ad esempio per lo scontrino del negozio (che ti fanno chiudere), più dipendi dalla struttura in termini di ricatto burocratico e politico. È una formula che non funziona: applicata dal 1996 al 2000 ha portato l'Italia al record dell'evasione fiscale! Ed ora la ricetta viene replicata.
Vi dico - e non l'ho mai fatto in questa sede - che i condoni li ho effettuati perché non sapevo come altro pagare, con la crescita zero, le pensioni e la sanità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Vi segnalo però un dato: se vi è un condono con un effetto record è perché prima vi era (Commenti del deputato Carbonella)...
PRESIDENTE. Prego di lasciar proseguire il deputato Tremonti! Non si fa un buon servizio a questo dibattito! Prego!
GIULIO TREMONTI. Mi permetto di ricordare che, se vi è un effetto di gettito record, è perché prima vi era una evasione record (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Lei non può avere un record di entrate se non ha a monte unPag. 27record di evasione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
ANTONELLO IANNARILLI. Anche Prodi ha fatto un condono!
GIULIO TREMONTI. Ricordo un dato per tutti: nel 2000, dopo cinque anni di questo tipo di gestione fiscale integerrima, assoluta, tecnocratica, moralistica, gli italiani che dichiaravano 600 milioni (dedotte le tasse avevi molto meno) erano solo 14 mila e le auto di lusso vendute erano 250 mila.
Se questa è la lotta all'evasione che avete in mente, vergognatevi: ha fallito allora e fallirà ancora (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)! La nostra logica è molto diversa: noi pensiamo che se si vuol abbassare l'evasione, si devono abbassare le aliquote ed uscire dalla spirale, dalla trappola per cui il fisco - e voi siete il fisco - ragiona in questi termini: «Poiché tu dichiari la metà, io ti chiedo il doppio»; ma in questo modo si continuerà a dichiarare la metà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Se volete abbattere l'evasione dovette abbattere le aliquote, dovete stabilire un rapporto fiscale credibile (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Perché in tanti anni non avete fatto la riforma della riscossione? Noi l'abbiamo fatta per rendere credibile lo Stato. Chiedi cento e riscuoti tre: questo lo avete accettato per decenni e comunque anche negli anni di Governo. Noi abbiamo fatto la riforma della riscossione. Noi abbiamo una logica diversa: se vi è un rapporto fiduciario, riduci l'evasione; se hai un rapporto basato esclusivamente sulla temibilità fiscale, ottieni l'effetto che avete ottenuto nella legislatura in cui avete governato. E cerco di chiudere: noi discuteremo della legge finanziaria nei prossimi giorni e sarà una discussione interessante, ma è emerso un dato essenziale già da adesso con riferimento alla legge finanziaria: da essa emerge la crisi politica e l'essenza del vostro Governo e della sua base politica. Voi siete una coalizione che è solo negativa e non positiva; voi siete stati, in questi anni, capaci di criticare, ma non avete al vostro interno la forza per cambiare (Commenti). Voi siete un'alleanza costruita per abbattere il vecchio Governo, ma vi state distruggendo al vostro interno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
Avete detto tra voi una cosa, voi che siete alleati - lo dico tra virgolette, visto che non mi sembra lo siate veramente -, avete detto un'altra cosa ai mercati e avete detto un'altra cosa ancora, che è diversa, agli elettori. Si può ingannare tanta gente una sola volta (Commenti), si può ingannare una sola persona per tanto tempo, ma non si può ingannare tanta gente per tanto tempo, ed è quello che sta succedendo e che vi sta travolgendo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Tremonti: ha finito il suo tempo.
GIULIO TREMONTI. L'onorevole Fassino - e concludo - ha formulato oggi pomeriggio dichiarazioni sgangherate e lievemente suicide, ma stamattina aveva detto la cosa giusta: al Governo serve uno scatto. Lo scatto gliel'ha dato Prodi andandogli contro. Così ora chiudo...
PRESIDENTE. Deve chiudere ora: non può prendersi altro tempo!
GIULIO TREMONTI. Sto chiudendo: se conteggiamo le interruzioni forse ci siamo.
PRESIDENTE. È inutile che faccia una polemica, abbiamo preso l'impegno, nella Conferenza dei capigruppo, di attenerci tutti strettamente al tempo a disposizione.
GIULIO TREMONTI. L'agenzia di rating che ha degradato l'Italia, non l'ha fatto basandosi sul passato, ma sul presente (Commenti)!
Pag. 28PRESIDENTE. Lei non può prendersi questa libertà: deve chiudere!
GIULIO TREMONTI. Ora, è stato detto dal Governo: se si può chiudere la porta, resta aperta la finestra, ma posso assicurare che se la porta è chiusa e la finestre aperta, o dalla porta o dalla finestra... (Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)...
PRESIDENTE. Deve chiudere. Non è leale questo comportamento (Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, sarebbe facile ricordare, dopo le tante belle parole che abbiamo appena ascoltato, che ad una manovra finanziaria di queste dimensioni - 34 miliardi e mezzo di euro - siamo stati costretti dalla grave situazione dei conti pubblici (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) in cui il centrodestra...
PRESIDENTE. Scusate, scusate: così diventa inammissibile! Mi scusi, deputato Franceschini. Vorrei ricordare che ieri, quando nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo discusso di accedere alla richiesta di diretta televisiva, c'è stato un impegno di presidenti di gruppo a tenere in Assemblea un comportamento consono alla possibilità che tutti svolgessero i propri interventi. Richiamo pertanto tutti i parlamentari a tale impegno e invito il deputato Franceschini a riprendere la parola. Prego, deputato Franceschini.
DARIO FRANCESCHINI. Presidente, ritengo che gli italiani che ci stanno guardando possano misurare l'attenzione con la quale noi abbiamo ascoltato le ragioni dei nostri avversari e le modalità con le quali loro hanno iniziato ad ascoltare noi (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi).
Sarebbe facile ricordare che in queste giornate, nelle quali abbiamo chiesto ripetutamente all'opposizione un impegno sui tempi dei nostri lavori (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia), sufficiente per evitare il voto di fiducia, invece abbiamo assistito ad un ostruzionismo sterile, come ha onestamente riconosciuto poc'anzi l'onorevole Cesa, il segretario dell'UDC, il quale, anche oggi, ha dimostrato come potrebbe esistere un'opposizione costruttiva, un modo costruttivo di essere minoranza.
Abbiamo atteso invano una parola sul merito dei problemi da affrontare; del resto, qualche italiano ricorda, in oltre un mese di intenso dibattito nel paese, un'idea alternativa, una proposta concreta dell'opposizione per affrontare - diversamente da noi, certo - i problemi dell'economia, delle famiglie, delle imprese, dei conti pubblici? Niente: solo attacchi, solo slogan, solo fischi!
Sarebbe facile chiedere a voi, che avete usato parole infuocate per l'uso del voto di fiducia, con quale faccia potete farlo dopo avere posto per cinque volte la questione di fiducia sul decreto fiscale e per tre volte di seguito sulla legge finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
Sarebbe facile, ma agli italiani che ci guardano oggi noi vogliamo, invece, spiegare cosa sia contenuto in questa manovra; a loro vogliamo dire, onestamente, che, quando metà di quei 34 miliardi serve per diminuire il nostro enorme debito pubblico e per mantenere gli impegni assunti senza risorse dal Governo precedente sulle grandi infrastrutture, per non bloccare i cantieri, è veramente difficile fare le scelte giuste, moderne, nuove che tutti aspettano. Eppure, noi abbiamo cominciato a farle.
Ho tempo solo per elencare i titoli. Scelte per le famiglie, per i giovani, per laPag. 29salute: un miliardo 400 milioni di aumento l'anno per gli assegni familiari (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia); detrazioni fiscali per le rette degli asili nido (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia), per le spese per lo sport dei ragazzi fino a diciotto anni, per gli affitti degli studenti fuorisede, per le ristrutturazioni della casa; saranno estese le agevolazioni per i libri di testo (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale) anche al primo biennio delle scuole superiori perché, se l'obbligo sale a sedici anni, chi non può comprare i libri per le scuole dell'obbligo deve averli gratuitamente; saranno aperte le scuole nel pomeriggio per attività extra didattiche in modo da porre fine al paradosso di edifici pubblici vuoti e di ragazzi dispersi per le strade; 100 milioni l'anno per costruire nuovi asili nido; un nuovo fondo per assistere a casa gli anziani non autosufficienti; 6 miliardi di euro in più l'anno per il sistema sanitario; 3 miliardi di euro l'anno da investire in apparecchiature e ospedali, in particolare nel Mezzogiorno (per recuperare il ritardo); scelte per il lavoro e per combattere il precariato; sostegno ai lavoratori in mobilità e alle aziende in crisi (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Deputato Franceschini, le chiedo ancora scusa...
DARIO FRANCESCHINI. Ma io sono molto tollerante, Presidente.
PRESIDENTE. Lei è tollerante, ma l'Assemblea ha il dovere di consentire a tutti di svolgere il loro intervento e di essere ascoltati.
DARIO FRANCESCHINI. Forse, questo elenco di misure infastidisce, ma io continuo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi)! Dunque, 5 miliardi 500 milioni di euro l'anno per la riduzione del cuneo fiscale a vantaggio degli stipendi dei lavoratori; finalmente, diritti per i lavoratori atipici e precari (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia): finalmente, anche i lavoratori precari avranno diritto al trattamento di malattia, fino a venti giorni l'anno; finalmente, le madri precarie avranno diritto ad avere tre mesi di astensione dal lavoro per assistere i figli (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi). Scelte per le imprese e scelte per il Mezzogiorno. Esclusione del prelievo del TFR per le piccole aziende sotto i cinquanta dipendenti. Nuovi fondi per la competitività e l'innovazione, e crediti di imposta a favore di quelle aziende che investono in ricerca scientifica e in ricerca tecnologica. Riduzione del cuneo fiscale per le imprese, con incentivi ulteriori per il Mezzogiorno. Chi assumerà una donna, dopo questa finanziaria, risparmierà tra i 150 ed i 170 euro al mese: un bell'incentivo ad assumere donne (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi)! Infrastrutture nel Mezzogiorno. In particolare i fondi previsti per il ponte sullo stretto di Messina saranno utilizzati per strade, per ferrovie, per porti in Sicilia ed in Calabria.
Scelte per la scuola, per l'università, per la ricerca: innalzamento dell'obbligo a sedici anni. Tornano nelle classi gli insegnanti di sostegno.
VALENTINA APREA. Ma dove?
DARIO FRANCESCHINI. Duecentocinquanta milioni per la sicurezza delle scuole; 220 milioni per gli investimenti tecnologici e mille euro l'anno di detrazione fiscale per gli insegnanti che acquistano un computer; due miliardi di euro l'anno per la ricerca (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
Scelte per i trasporti, le infrastrutture e per l'ambiente: due miliardi di euroPag. 30l'anno per le ferrovie, per la TAV e l'alta velocità certo, ma soprattutto per acquistare nuovi treni e nuovi autobus per i pendolari; finanziamenti per completare le opere avviate, in particolare la Salerno-Reggio Calabria; un nuovo piano per la sicurezza stradale; fondi e detrazioni fiscali per gli interventi di risparmio energetico nelle ristrutturazioni edilizie e nella costruzione di nuovi edifici; sostegno ai giovani agricoltori con esenzione IVA fino a 7 mila euro l'anno.
Scelte di cambiamento nella pubblica amministrazione: sono 3,9 miliardi di euro l'anno i risparmi derivanti da riorganizzazioni e da eliminazioni di sprechi e soppressione di enti inutili (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
Riduzione dei costi della politica: sono state ridotte del 30 per cento le indennità del Presidente del Consiglio e dei ministri; sono stati ridotti il numero ed i compensi di moltissimi consigli di amministrazione. Autonomia fiscale dei comuni e risorse per garantire l'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur). Mille poliziotti assunti nel 2007, risorse per la giustizia, risorse per la difesa (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Scusate, non è possibile che voi impediate ad un deputato di esporre le sue opinioni! Prosegua, deputato Franceschini.
DARIO FRANCESCHINI. Presidente, io non sto attaccando l'opposizione; sto dicendo solo le cose che abbiamo fatto. Evidentemente, sono infastiditi da questo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)!
Infine, un impegno per un prelievo fiscale che non dimentichi mai, come sta scritto nella nostra Costituzione, di chiedere un po' di più a chi ha di più e un po' di meno a chi ha di meno (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur). La tassa di successione sui grandi patrimoni miliardari, e solo sui grandi patrimoni miliardari, è esattamente questo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)! Soprattutto, onorevole Tremonti, senza più condoni (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur), perché dobbiamo finirla con questa consuetudine che chi aggira le regole riceve un premio dallo Stato e chi le rispetta viene punito. Non è più tollerabile che siano sempre gli stessi a dover pagare troppe tasse per colpa dei troppi che non le pagano mai, violando la legge, violando la morale, tradendo la comunità in cui vivono (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
Molte altre cose potranno essere introdotte e migliorate nel decreto fiscale (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e Forza Italia). Tutto questo è troppo poco dopo quattro mesi di Governo? Ognuno potrà valutare nei prossimi mesi, guardando non i nostri dibattiti, ma ciò che avverrà nella sua casa e nella sua vita. Queste sono le nostre prime scelte per l'Italia; questi i nostri primi impegni concreti di fronte agli italiani; questi i motivi per cui i deputati dell'Ulivo voteranno convintamene la fiducia.
IGNAZIO LA RUSSA. Tempo!
DARIO FRANCESCHINI. Abbiamo davanti a noi il cammino parlamentare della finanziaria; sarebbe importante se, anziché farci trascinare in una nuova (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
Pag. 31PRESIDENTE. Mi scusi, ma siccome registro una osservazione che ritengo gratuita, rilevo che il deputato Franceschini ha ancora 22 secondi per il suo intervento.
DARIO FRANCESCHINI. Presidente, li «mangerò» tutti, ma non uno di più. Sarebbe importante se, anziché farci trascinare in una nuova, ormai insopportabile, rissa, dimostrassimo, noi dai banchi della maggioranza e voi da quelli dell'opposizione, che è possibile lavorare tutti per il bene del paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur - Deputati del gruppo Forza Italia espongono cartelli recanti la scritta: «Prodi bugiardo» - Dai banchi del gruppo L'Ulivo si scandisce: buffoni, buffoni!).
PRESIDENTE. Chiedo a chi espone i cartelli di ritirarli immediatamente! E chiedo ai Questori di provvedere all'ordine in quest'aula. I cartelli sono incompatibili con (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Vive proteste dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur)...
Chiedo a chi espone il cartello di ritirarlo! Censuro questo comportamento che tradisce le regole che abbiamo stabilito nella riunione dei capigruppo! Chiedo ai commessi di ritirare i cartelli; ritirate i cartelli, che tradiscono un impegno preso nella riunione dei capigruppo! I commessi riportino l'ordine in aula rimuovendo i cartelli (I commessi ottemperano all'invito del Presidente - Deputati del gruppo della Lega Nord Padania espongono cartelli recanti le scritte: «Chiudo per tasse!» e «Il nord ha già pagato!» - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Anche i deputati della Lega, che avevano preso un impegno solenne, lo facciano rispettare, per favore!
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto svolte a nome dei gruppi parlamentari con ripresa televisiva diretta. Ora avrà luogo una dichiarazione di voto a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto (Commenti). Spero che lo possa fare! Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Presidente (Il deputato Fasolino espone un cartello recante la scritta: «Prodi bugiardo» - Dai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo si grida: «Togli il cartello!»)...
PRESIDENTE. Tolga il cartello! I commessi lo rimuovano! È una violazione dei comportamenti previsti (Vivi commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia - Proteste dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Venga fatto togliere quel cartello, per favore, altrimenti sospendo la seduta (I commessi ottemperano all'invito del Presidente)! Per favore, colleghi!
Debbo dire che sono particolarmente dispiaciuto di questo comportamento, perché avevamo discusso con i presidenti di gruppo sulle modalità con cui svolgere questa seduta con la ripresa televisiva diretta e tutti i presidenti di gruppo avevano dato assicurazione di un comportamento rispettoso delle regole. Censuro il fatto che ciò non sia avvenuto (Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi Forza Italia e Popolari-Udeur, tra i quali vengono lanciati fogli di carta)...
Chiedo ai Questori di riportare l'ordine in aula e di prendere i nomi (Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi Popolari-Udeur, Forza Italia e Lega Nord Padania, trattenuti dai commessi). Gli onorevoli Fabris e Bricolo si allontanino, per favore! Onorevole Romani... Deputati ..., come si vede, alterano anche me (Commenti)!
La seduta è sospesa (Applausi)!
La seduta, sospesa alle 19,20, è ripresa alle 19,30.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, sulla questione di fiducia il deputato Crosetto. Ne ha facoltà per un minuto.
Pag. 32
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire, pur condividendo totalmente l'intervento del collega Tremonti, perché non ritengo che si possa accettare il modo in cui è stata posta la questione di fiducia, neanche implicitamente, partecipando al voto.
Ho sentito dire, in Assemblea, dai colleghi della maggioranza che vi è stata un'opposizione strumentale, che vi è stato ostruzionismo sul decreto. Ritengo ciò un'offesa a tutti i parlamentari dell'opposizione che, nelle Commissioni ed in Assemblea, hanno cercato soltanto di migliorare un provvedimento che ho sentito criticare da decine e decine di colleghi dell'attuale maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Non vi è stato ostruzionismo, colleghi. Voi definite ostruzionismo ciò che è, semplicemente, democrazia, o meglio il nostro tentativo di esercitare il mandato che abbiamo ricevuto, come voi, dal popolo. In questo caso, caro Franceschini, era per noi il tentativo di migliorare un decreto che riteniamo dannoso per l'economia del nostro paese.
Per questo motivo, ritengo (e in ciò sono in dissenso dal gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. La prego. Deve concludere.
GUIDO CROSETTO.... che non sia sufficiente votare «no», ma che sia necessario non partecipare ad un voto che ci insulta per i presupposti con cui il ministro Chiti ha posto la questione di fiducia.
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento 2.500 del Governo - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'emendamento 2.500 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 2 e soppressivo degli articoli da 3 a 47-bis del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Prima di procedere alla chiama, avverto che la Presidenza ha autorizzato a votare per primi alcuni deputati ed alcuni rappresentanti del Governo che ne hanno fatta espressa e motivata richiesta con congruo anticipo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Mellano.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 20)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 20,15)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 20,19)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 20,45)
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione dell'emendamento 2.500, sostitutivo dell'articolo 2 e soppressivo degli articoli da 3 a 47-bis del decreto-legge n. 262 del 2006, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Presenti e votanti 554
Maggioranza 278
Hanno risposto sì 327
Hanno risposto no 227
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
Si intendono conseguentemente precluse tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Allam Khaled Fouad
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boselli Enrico
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capezzone Daniele
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Cardinale Salvatore
Carra Enzo
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Cioffi Sandra
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato CinziaPag. 34
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Castro Paolo
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Mita Ciriaco
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Dioguardi Daniela
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galante Severino
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licandro Orazio Antonio
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone RiccardoPag. 35
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco Addolorato Giacinto
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pecoraro Scanio Alfonso
Pedica Stefano
Pedrini Egidio Enrico
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni ItaloPag. 36
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Adolfo Vittorio
Airaghi Marco
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Bernardo Maurizio
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bono Nicola
Boscetto Gabriele
Bosi Francesco
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buontempo Teodoro
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Caparini Davide
Capitanio Santolini Luisa
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Ceccacci Fiorella
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga GiuseppePag. 37
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Luca Francesco
Di Centa Manuela
Dionisi Armando
D'Ippolito Ida
Di Virgilio Domenico
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Ferrigno Salvatore
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fini Gianfranco
Fini Giuseppe
Fitto Raffaele
Floresta Ilario
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fratta Pasini Pieralfonso
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Gelmini Mariastella
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giovanardi Carlo
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimoldi Paolo
Iannarilli Antonello
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
La Russa Ignazio
Laurini Giancarlo
Lazzari Luigi
Leo Maurizio
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Marcazzan Pietro
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marras Giovanni
Martinelli Marco
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Mele Cosimo
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Filippo
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Moroni Chiara
Murgia Bruno
Nan Enrico
Napoli Angela
Nardi Massimo
Neri Sebastiano
Nespoli Vincenzo
Nucara Francesco
Oliva Vincenzo
Palmieri Antonio
Paoletti Tangheroni PatriziaPag. 38
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedrizzi Riccardo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perina Flavia
Pescante Mario
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Pottino Marco
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rao Pietro
Ravetto Laura
Reina Giuseppe Maria
Ricevuto Giovanni
Rivolta Dario
Romagnoli Massimo
Romele Giuseppe
Ronconi Maurizio
Rositani Guglielmo
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Ruvolo Giuseppe
Salerno Roberto
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Simeoni Giorgio
Stradella Franco
Tabacci Bruno
Taglialatela Marcello
Tassone Mario
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tremonti Giulio
Tucci Michele
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Valentini Valentino
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vitali Luigi
Vito Alfredo
Vito Elio
Zanetta Valter
Zorzato Marino
Sono in missione:
Amato Giuliano
Cirino Pomicino Paolo
Di Pietro Antonio
Maroni Roberto
Scajola Claudio
Stucchi Giacomo
Volontè Luca
Zacchera Marco
Sull'ordine dei lavori (ore 20,55).
DARIO RIVOLTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, come tutti i colleghi sanno, pochi giorni fa si è svolta all'Assemblea generale delle Nazioni unite la votazione dei membri che faranno parte del Consiglio di sicurezza in relazione alle varie aree geografiche.
Per il Sudamerica, due erano i candidati: il Guatemala ed il Venezuela. L'Italia, con sorpresa di tutti i nostri alleati, in modo difforme dagli altri paesi europei, si è astenuta nella votazione.
La votazione verrà ripetuta il giorno 31 di questo mese: secondo le notizie in nostro possesso, sia il Guatemala che il Venezuela si sono ritirati. Pertanto, la prego di chiedere cortesemente al Governo di spiegare i motivi che hanno spinto il rappresentante italiano ad astenersi ed in base a quali considerazioni di carattere politico lo ha fatto e quali istruzioni il Governo darà in occasione del prossimo voto che si terrà appunto il 31 di questo mese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo presente in aula ha ascoltato la sua richiesta, che rinnovo. Il Governo ci farà conoscere il suo intendimento in merito.
ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, la Sardegna in questo momento, oltre a tanti problemi di natura economica e sociale, sta vivendo il dramma del sequestro di un giovane imprenditore di un paese in provincia di Sassari, Bonorva.
Tutta la Sardegna si sta mobilitando a tutti i livelli per fare in modo che l'ostaggio venga restituito alla famiglia. Da ultimo, vi è stato anche l'appello del Papa.
Ieri sera, a Bergamo, si è svolta la partita di calcio di serie A, Atalanta-Cagliari, un anticipo. I sardi a Torino, con tutte le autorizzazioni della questura e d'accordo con l'Atalanta, avevano esposto allo stadio uno striscione che diceva «vogliamo Titti libero». Era un modo di manifestare...
PRESIDENTE. La prego...
ANTONIO SATTA. Sto per concludere, Presidente. Si tratta di un fatto di grande rilevanza. Del resto, la partita di calcio è seguita da molte persone e probabilmente da molti malavitosi, forse legati alla banda dei sequestratori.
Improvvisamente, lo striscione è sparito, perché il presidente della Lega calcio non ne ha consentito l'esposizione. Credo che, su questo, il ministro dello sport possa riferire in Parlamento.
PRESIDENTE. Come nel caso precedente, la presenza del Governo mi esime dal rivolgere sollecitazioni. La sua sollecitazione sarà valutata ed accolta.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1750 sezione 2).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del regolamento, in quanto relativi ad argomenti estranei all'oggetto in discussione, i seguenti ordini del giorno: Mancini n. 9/1750/2, relativo alle manifestazioni per il centenario della morte di San Francesco di Paola; Caparini n. 9/1750/6, concernente la valorizzazione del sito UNESCO n. 94 «Arte rupestre della Valle Camonica»; Crisci n. 9/1750/11, in materia estensione di sgravi contributivi agli aventi diritto della regione Abruzzo; Ceroni n. 9/1750/61, relativo al finanziamento delle attività sportive scolastiche; Della Vedova n. 9/1750/66, in materia di finanziamenti al bacino dell'Arno; Brusco n. 9/1750/114, concernente lo stanziamento di risorse in favore delle zone sismiche; Lazzari n. 9/1750/115, in materia di patto di stabilità interno; Valducci n. 9/1750/118, relativo alla sviluppo e alla tutela della pesca mediterranea; Grimaldi n. 9/1750/122, concernente l'adeguamento delle pensioni all'incremento del costo della vita; Di Centa n. 9/1750/124, volto all'introduzione di misure a favore delle donne montane; Bernardo n. 9/1750/128, per l'attuazione delle disposizioni in materia di bond argentini.
La deputata D'Ippolito ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/65.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
Pag. 40PRESIDENTE. Non essendo presente in aula la deputata D'Ippolito, le do la parola.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, precedentemente lei ha elencato gli ordini del giorno inammissibili. Dunque, vorrei capire per quale motivo il mio ordine del giorno è stato dichiarato inammissibile, visto che attiene ad un tema trattato nel decreto-legge in esame. Non capisco i motivi e vorrei che la Presidenza li chiarisse a me e all'Assemblea.
PRESIDENTE. Il suo intervento non è sull'ordine dei lavori, ma è una valutazione sulla scelta della Presidenza, che risulta confermata, di dichiarare il suo ordine del giorno inammissibile per estraneità di materia.
La deputata Armosino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/101.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, prendiamo atto della situazione verificatasi che ha portato ad una parziale modifica del decreto-legge di cui stiamo esaminando il disegno di legge di conversione. Di fatto, la posizione della questione di fiducia ha reso impossibile l'esame di tutte le proposte emendative presentate dall'opposizione.
Questo provvedimento comporterà un aggravio fiscale per tutti i cittadini italiani. Le risorse che saranno destinate alla tassazione, anziché essere investite nei consumi o in attività produttive, sono state determinate, tra il decreto-legge fiscale e la parte contenuta nella finanziaria, in una misura pari all'1,8 per cento del PIL. Tenuto conto di questo sforzo che la maggioranza ha tentato di fare, sicuramente anche con un focoso dibattito al suo interno, vorremmo invitare il Governo ad accogliere questo ordine del giorno e, conseguentemente, a rivedere l'impostazione complessiva di questo provvedimento. Analogamente faremo sulla legge finanziaria, in modo tale che vi siano, sì, richieste di inasprimento della pressione fiscale, ma esclusivamente nei limiti necessari al rispetto del parametro di Maastricht, ossia per una somma che sarà determinabile in 12 o 13 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Fasolino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Verro n. 9/1750/60, di cui è cofirmatario.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, prima di passare all'illustrazione dell'ordine del giorno n. 9/1750/60, desidero esporre a quest'Assemblea una mia valutazione sulla valenza degli ordini del giorno, perché essi, notoriamente, non vengono mai presi in considerazione dal Governo. Pertanto, mi sembra che questa discussione, successiva alla fiducia, possa ritenersi pressoché inutile.
Ha fatto male il Governo, pur disponendo di una maggioranza che gli deriva dalla legge elettorale, più che dal consenso del paese, a strozzare il dibattito in quest'aula e a costringere l'opposizione a ricorrere agli ordini del giorno per affermare questioni che dovevano essere affrontate nel momento giusto, cioè prima del voto di fiducia, con una legittima aspettativa che potessero essere accolte.
Vengo ora all'ordine del giorno che intendo illustrare, partecipando a questa seduta in quest'aula insieme a tanti altri colleghi. Tale ordine del giorno verte sulla politica fiscale che sta caratterizzando negativamente l'azione del Governo Prodi.
Nessuno può dimenticare i manifesti di Prodi prima della campagna elettorale, quando affermava che non avrebbe imposto nuove tasse agli italiani. È singolare che, proprio rispetto ad una promessa categorica e precisa, direi sacrale, poiché era stata fatta in occasione di una competizione elettorale, e che possiamo considerare centrale nella filosofia dell'intervento politico della sinistra, Prodi stia venendo meno clamorosamente. Ciò spiega la sfiducia che oggi circonda questo Governo e, in particolare, il suo premier, che, insieme ai partiti che lo sostengono, è sceso vertiginosamente nei sondaggi che da più parti si stanno effettuando.Pag. 41
Noi non ci meravigliamo più di tanto, perché questa politica vessatoria fa parte della filosofia di intervento della sinistra.
È una filosofia antiliberista, che crede nella centralità dello Stato e dell'intervento pubblico, a prescindere e contro le prerogative del privato, che fino a questo momento, quando sono state mantenute nella loro efficienza ed efficacia, hanno posto - e potrebbero porre nel futuro, ove fossero mantenute tali - le basi per lo sviluppo del nostro paese.
Voglio ricordare un'ultima questione. Il Governo Berlusconi ha lasciato la direzione politica del paese in un momento in cui il paese stesso, attraverso tale politica liberista, aveva espresso grandi potenzialità: lo stesso gettito fiscale enormemente aumentato ha costituito la testimonianza aritmetica della validità della politica liberista.
Credo che l'attuale Governo avrebbe dovuto mantenere in piedi quell'impalcatura, adeguando gli interventi pubblici a quanto era stato realizzato nel corso degli anni precedenti, mettendo il paese Italia sullo stesso ritmo di comportamento e di sviluppo dell'Europa nella sua interezza.
È per questo motivo, nell'evidenziare ancora la sfiducia nei confronti di questo Governo da parte degli elettori e da parte dei parlamentari che con me hanno firmato l'ordine del giorno in oggetto, che vorrei pregare il Governo, in un sussulto di responsabilità, di tenere conto di questa istanza e, per il bene degli italiani, di portare avanti una linea, non dico proprio liberista, ma che non sia collettivistica e dirigista, come si sta mostrando e si è mostrato fino a questo momento.
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Bertolini n. 9/1750/87, di cui è cofirmatario.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, chiedo un po' di attenzione ai membri del Governo, perché l'ordine del giorno in oggetto, che abbiamo presentato e che ho il compito di illustrare, affronta uno dei temi più problematici e controversi di questo decreto-legge: l'articolo 12 relativo alle concessioni autostradali e alla loro revisione. Dico «più problematici e controversi» perché si tratta di un tema che, se fosse stato esaminato e se il Governo non avesse posto la fiducia, avrebbe visto certamente, considerato il dibattito avvenuto nelle Commissioni, una convergenza tra maggioranza ed opposizione.
A questo punto, proprio perché non vorremmo che vi fosse alcun sospetto relativamente all'attuazione dell'articolo 12, chiedo al Governo di guardare con attenzione al contenuto dell'ordine del giorno e di accoglierlo. Di cosa si tratta?
L'articolo 12 stabilisce con decreto-legge un principio che in Italia, ove affermato, sarebbe molto grave, e cioè quello per cui, a fronte di un contratto posto in essere con un soggetto privato, e riguardante una concessione autostradale, lo Stato può intervenire per decreto-legge e mettere in discussione il contratto in essere.
È per questo che in questo ordine del giorno chiediamo al Governo che controlli, in sede applicativa, affinché il contenuto dell'articolo 12 non violi due articoli fondamentali della nostra Costituzione, gli articoli 3 e 41. Quest'ultimo in particolare - lo ricordo a tutti i colleghi e al Governo, qualora l'avesse dimenticato - riguarda l'iniziativa economica privata e afferma che essa è libera e che non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale, stabilendo che la legge determini i modi con cui tale iniziativa debba essere attuata.
In questo momento vi sarebbe un vulnus, come qualcuno direbbe, rispetto a concessioni in essere che sono state date in gran parte non dal nostro Governo Berlusconi, nei cinque anni precedenti, ma dal Governo di sinistra tra il 1996 e il 2000.
Hanno stabilito dunque i contenuti delle concessioni e i patti concessori e, inoltre, hanno attribuito ad un soggetto il diritto di gestire la concessione di tratti autostradali, a fronte di impegni e di clausole obbligatorie.
A fronte di tutto questo, ad un certo punto, il ministro Di Pietro - forse preso da quella parte di dottor Jekyll che è inPag. 42lui - si dimentica di essere ministro della Repubblica italiana e decide invece, proprio per la sua natura, di imporre per decreto-legge che quei patti convenzionali, stabiliti tra lo Stato ed un soggetto privato, non valgono più. Secondo noi, questo viola in maniera molto chiara e grave l'articolo 41 della Costituzione. Se non sarà così, lo dimostreranno i fatti, ma il Governo deve assolutamente vigilare affinché l'articolo 41 non venga violato. Ricordo peraltro - lo dico per i colleghi che non conoscessero la materia - che questo gravissimo principio affermato dall'articolo 12 del decreto in esame, rende inaffidabile qualsiasi Governo. Infatti, nel momento in cui qualsivoglia soggetto privato nel nostro paese non è più certo dei contratti che stabilisce con lo Stato, il paese per sua natura diventa inaffidabile. E se le agenzie di rating hanno espresso un degrading, ciò è imputabile proprio alla scarsa affidabilità dello Stato. Dopo ciò che è accaduto con il decreto Visco-Bersani, vale a dire l'aver introdotto - per poi fare un passo indietro - la retroattività dell'IVA sugli immobili (che ha provocato degli enormi sconquassi, ad esempio, in borsa), introdurre attraverso un decreto-legge un contenuto come quello dell'articolo 12, rende in ogni caso inaffidabile il nostro paese.
Purtroppo, il Parlamento non è potuto intervenire in questa materia perché in sede di Commissione - sia bilancio, sia lavori pubblici - avevamo detto che era giusto anche rivedere dei contenuti concessori, ma che l'iter per la revisione di tali contenuti non poteva che avvenire attraverso un confronto serio e aperto tra il concessionario ed il concedente, anche in un luogo terzo. Quest'ultimo può essere il CIPE, da una parte, e il Parlamento nel suo iter legislativo, dall'altra. Di certo, non volevamo mettere in discussione la possibilità che, da parte di uno Stato, del suo Governo e del suo Parlamento, si possano aggiornare e rivedere i contenuti concessori. Riteniamo però che lo strumento usato sia sbagliato. Ciò anche per il fatto che, qualora invece la volontà di questo Governo contenuta in quell'articolo 12 (magari qualche componente della maggioranza potrebbe avere questo desiderio) fosse esplicitamente orientata ad affermare che il soggetto privato, qualunque esso sia, non può essere - e concludo Presidente - legittimato a gestire una concessione pubblica, la strada da seguire non era quella del decreto-legge. Occorreva che il Governo si assumesse fino in fondo la responsabilità procedendo alla nazionalizzazione, vale a dire disponendo che i servizi pubblici in questo paese non possano essere più gestiti da soggetti privati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/52.
MARIO TASSONE. Grazie signor Presidente, io chiedo al Governo di valutare con molta attenzione questo ordine del giorno. Nell'articolo 14 del decreto-legge che stiamo esaminando e rispetto al abbiamo votato testé la fiducia, si fa chiaramente riferimento al trasferimento, dalla Fintecna alla Calabria e alla Sicilia, dei fondi che erano destinati alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina.
Con questo ordine del giorno, si chiede che tali fondi siano destinati alle aree di Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Messina, proprio in virtù dell'esigenza di fronteggiare una situazione di congestione e soprattutto di degrado ed inquinamento di queste aree.
Voglio fare riferimento anche agli argomenti svolti nel corso del dibattito ed in sede di dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia; al riguardo, voglio far notare chiaramente al presidente del gruppo L'Ulivo come manchi un impegno forte del Governo sul versante delle infrastrutture, sia nel Mezzogiorno sia nel resto del paese. Vi è, invece, il venire meno della politica meridionalista e un'attenuazione dell'impegno infrastrutturale di questo Governo per le aree del Mezzogiorno; vi è una piena e completa disattenzione per quanto riguarda tutte le politiche di elevazione culturale di questa area meridionale.Pag. 43
Voglio evidenziare anche l'azione quasi ostruzionistica svolta dal Governo per quanto concerne la costituenda università degli studi europea Franco Ranieri, che dovrebbe sorgere a Villa San Giovanni. Era stato già avviato, dal precedente Governo, l'iter per la costituzione di questa università e si era inviato il relativo decreto di istituzione alla Corte dei conti il 16 maggio. Il 6 giugno, tutto l'iter è stato bloccato; anzi, il decreto è stato ritirato dal ministro dell'università e della ricerca.
Non vi è dubbio che noi abbiamo contestato la scelta del Governo di bloccare la costruzione del ponte sullo stretto di Messina; lo abbiamo fatto anche illustrando le mozioni da noi presentate su tale materia. Soprattutto, quanto ci ripugna è il venire meno, come osservavo poc'anzi, della sensibilità per una politica di collegamento e di raccordo tra il nostro paese ed il Mediterraneo.
Con questo ordine del giorno, noi chiediamo quantomeno un'attenzione particolare rispetto ad un'area a rischio, di grande intensità abitativa; un'area che presenta, ovviamente, manifesti segni di particolare pericolo sul versante della politica ambientale.
Mi voglio augurare che almeno vi sia una tale volontà, considerato che, come osservavano i colleghi precedentemente intervenuti, noi non abbiamo potuto partecipare al dibattito. Infatti, il voto di fiducia è tranciante; ovviamente, si tratta di un affievolimento della democrazia e di un vulnus per la partecipazione democratica e per il ruolo che deve svolgere il Parlamento, specie in momenti siffatti, quando ci troviamo ad esprimere il voto ed a confrontarci su documenti importanti per la vita del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 21,17).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1750)
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/123.
LAURA RAVETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si tratta ancora di un ordine del giorno volto ad impegnare il Governo a dare chiarimenti sull'articolo 12 del decreto-legge, in particolare sulla disciplina della materia autostradale. Ricordo, al riguardo, che l'Italia si trova attualmente in una condizione passibile di apertura di procedura di infrazione comunitaria proprio a causa di questo articolo, che reca gravi violazioni costituzionali e di diritto comunitario ed è strumentale a finalità diverse da quella per la quale è stato pensato.
La prima questione che si pone è la seguente. Le autostrade sono, nella più governativa delle ipotesi, materia di legislazione concorrente; il Titolo V, infatti, le affida alla legislazione concorrente di Stato e regioni. 'Concorrente' significa che entrambe le potestà devono essere interessate e condividere le scelte perché poste dal Titolo V in posizione di uguale dignità. Ebbene, di fronte a questa chiara esigenza costituzionale, come procede questo Governo? Con lo strumento del decreto-legge, che riduce ai minimi termini l'intervento del Parlamento e che esclude, di fatto, l'intervento istituzionale della regione.
Seconda questione, la Commissione europea ha chiarito che un divieto più o meno indiretto posto relativamente all'operazione societaria Autostrade-Abertis sarebbe una chiara violazione dell'articoloPag. 4421 del regolamento sulle concentrazioni; quindi, la conversione di questo decreto-legge porterà il nostro paese dinanzi alla Corte di giustizia. Peraltro, questo Governo, in campagna elettorale, si era fatto promotore degli interessi europei.
Vengo ora alla terza questione; come già accennato dall'onorevole Lupi, nel momento in cui si interviene con misure dirigistiche - del genere di quelle volte a controllare per legge i profitti di un'impresa (e, si noti, di un'impresa quotata) -, si apre non solo un evidente problema giuridico, ma si mina alla base la credibilità del nostro paese agli occhi degli investitori stranieri, i quali delle regole certe e giuste fanno la bussola delle loro scelte su dove investire.
Abbiamo sentito il ministro Rutelli dare la sua ricetta per Alitalia: la venderemo a fondi di private equity o a investitori stranieri. Chiedo al ministro: con queste premesse e dopo questo articolo, crede che qualche investitore straniero guarderà con tranquillità al dossier Alitalia? Noi non lo crediamo.
Se questo Governo ha intenzione di procedere alla nazionalizzazione di certi settori strategici, che abbia il coraggio di farlo assumendosene le responsabilità e che non procuri una nazionalizzazione strisciante e non trasparente, per effetto della quale lo Stato prima privatizza, portando a casa i soldi - pochi in realtà, perché sappiamo che le modalità con cui è stata venduta Autostrade gridano vendetta - e poi pretende di mantenere il controllo sull'impresa divenuta privata. Ci viene da pensare che nella maggioranza si confonda il concetto di public company, società ad azionariato diffuso e quotata sui mercati, con quello di impresa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Boscetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/107.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, colleghi, l'articolo 41 reca al comma 1 un allargamento del cosiddetto spoils system e parla degli «incarichi di funzione dirigenziale di cui al comma 3», che sono, come è noto, gli incarichi di segretario generale e di capo dipartimento. Si tratta di incarichi fortemente caratterizzati dal loro rapporto fiduciario con il vertice politico che quindi fanno già parte del nostro ordinamento.
La modifica di cui stiamo parlando aggiunge agli «incarichi di funzione dirigenziale di cui al comma 3» anche quelli previsti «al comma 5-bis, limitatamente al personale non appartenente ai ruoli di cui all'articolo 23». Cioè non si applica lo spoils system, per indicazione espressa, a questo personale, ossia a quello dirigenziale con contratto di diritto privato. Ovviamente, si parla di dirigenza dello Stato, ma con contratto di diritto privato.
Vi è poi un ulteriore allargamento ad altre figure perché ci si richiama anche al comma 6. Ciò che, però, ha originato il mio ordine del giorno è proprio la frase «limitatamente al personale non appartenente ai ruoli di cui all'articolo 23», perché si potrebbe pensare che l'avere escluso dallo spoils system il personale dirigenziale dello Stato con contratto privato - quello appartenente ai ruoli di cui all'articolo 23 del decreto legislativo n. 165 del 2001 - faccia sì che invece incorrano nello spoils system i dirigenti che hanno un contratto pubblico, quelli che sono inseriti in regime di diritto pubblico quale personale dirigenziale dello Stato. Se si fa un ragionamento sistematico, si comprende come questi dirigenti dello Stato in regime di diritto pubblico, contemplati dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001 e, in particolare, i dirigenti della carriera prefettizia, della carriera diplomatica e del personale dirigenziale militare, della polizia di Stato, del corpo nazionale dei vigili del fuoco, siano esclusi per ragioni sistematiche dallo spoils system.
Tuttavia, l'avere espressamente escluso coloro che sono legati da un contratto di diritto privato potrebbe far pensare - ribadisco anche questo concetto - che invece lo spoils system è applicabile a tutta questa serie di dirigenti in regime diPag. 45diritto pubblico. Quindi, con l'ordine del giorno in esame si chiede al Governo di impegnarsi ad adottare in sede applicativa provvedimenti volti ad interpretare il comma 1 dell'articolo 41 del provvedimento in esame nel senso che la disposizione dallo stesso recata non trovi applicazione anche nei confronti del personale dirigenziale dello Stato in regime di diritto pubblico contemplato dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001, ed in particolare nei confronti dei dirigenti della carriera prefettizia, della carriera diplomatica e del personale dirigenziale militare, della Polizia di Stato, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Si chiede quindi un'operazione di pura chiarificazione della norma; per questo si ritiene che l'ordine del giorno sia de plano accoglibile, ed in questo senso mi permetto di insistere.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Agrò ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/57.
LUIGI D'AGRÒ. L'ordine del giorno da me presentato attiene al comma 8 dell'articolo 1 del decreto-legge al nostro esame, che dispone l'applicazione di sanzioni accessorie fino alla sospensione della licenza o autorizzazione all'esercizio dell'attività quando siano accertate tre violazioni dell'obbligo di emettere la ricevuta fiscale o lo scontrino fiscale.
Con riferimento a questa norma - che peraltro tende ad eliminare effettivamente un brutto uso invalso nel nostro paese, il fatto cioè che la ricevuta fiscale e lo scontrino fiscale siano qualche volta un optional -, chiedo al Governo di avere un'attenzione particolare verso alcuni aspetti, che riguardano per esempio i negozi di vicinato, dove non sempre c'è la malafede da parte del titolare dell'azienda, perché questi negozi di vicinato in aree montane o disagiate hanno clientela prevalentemente anziana e comunque non avvezza agli aspetti di carattere fiscale. Certo, c'è la responsabilità da parte del titolare, ma qualche volta c'è anche la difficoltà da parte del cliente di ricevere e portare fuori la ricevuta fiscale e lo scontrino fiscale.
In altri termini, con questo ordine del giorno chiediamo un impegno da parte del Governo a riflettere al riguardo ma soprattutto ad assumere ulteriori iniziative normative, utili a rendere più equa l'applicazione della sanzione accessoria della chiusura dei locali per la mancata emissione di scontrini e ricevute fiscali, possibilmente agganciandola alla pericolosità della violazione in termini di imponibile evaso. Ci possono essere delle situazioni assolutamente veniali che, riscontrate magari tre volte in una giornata, possono portare effettivamente alla chiusura del negozio. Si tratta invece di verificare nell'arco di un tempo ragionevolmente non lungo l'opportunità che la sanzione venga irrogata.
In questo senso sarebbe opportuno che venissero date precise disposizioni agli organi che sono titolati ai controlli, affinché non vi sia una repressione a tutti i costi, ma possa invece prevalere il buonsenso.
PRESIDENTE. La deputata Filipponio Tatarella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/41.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/1750/41 a mia firma si riferisce all'articolo 36 del decreto-legge in esame, sul quale è appena stata votata la questione di fiducia. In particolare, si richiama alla valutazione del sistema universitario e della ricerca.
In questo articolo vi è un comma che prevede l'istituzione dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Questa agenzia, va detto preliminarmente, sostituisce, in maniera un poco misteriosa, due agenzie già esistenti, già funzionanti, una per la ricerca e l'altra per l'università, che, non per nostra valutazione ma per le considerazioni espresse dallo stesso ministro dell'università e della ricerca, hanno ben funzionato. L'agenzia ha, paradossalmente, le stesse funzioni delle agenzie che viene a sostituire.Pag. 46
Questa è la storia della nascita dell'agenzia. Vorremmo, almeno, per rispettare il principio generale della certezza del diritto, che fossero indicati i criteri per i quali i componenti dell'agenzia sono nominati. Non stiamo chiedendo di indicare nome e cognome, ma soltanto le categorie. Il ministro Mussi, giustamente, afferma che questa agenzia deve essere la più terza possibile. Mi sembra che si tratti di un requisito indispensabile per chiunque debba giudicare e trovo pleonastica la dichiarazione del ministro, ma in questi casi abbondare non è mai abbastanza.
Il ministro Mussi afferma che, per soddisfare i criteri dell'oggettività della valutazione, in una materia in cui essa è sempre impegnativa ed estremamente difficile, l'agenzia deve essere terza rispetto al sistema accademico ed a quello politico del paese. Sono perfettamente d'accordo sulla terzietà rispetto al sistema politico. Non riesco a capire come possa essere terza rispetto all'università ed all'accademia, che deve valutare con conseguenze assolutamente importanti, visto che da tale valutazione saranno determinati i fondi che le singole università o i singoli atenei avranno.
Dunque, è parso indispensabile far sì che l'oggettività e la terzietà siano veramente garantite. Al riguardo abbiamo indicato i criteri che dovrebbero essere seguiti per le nomine. I componenti dell'agenzia dovrebbero essere scelti tra professori ordinari di chiara fama (e ciò dovrebbe andare da sé, anche se forse non è così), nonché qualificati esperti stranieri (quest'ultima è un'indicazione già presente nel decreto-legge). Noi prevediamo inoltre, eventualmente, in misura non superiore al 20 per cento, rappresentanti di organismi nazionali che partecipino al finanziamento della ricerca.
Ci sembra, infatti, importante che, specie nella ricerca, siano coinvolti tutti quei privati che possono incrementare la ricerca, non solo perché essa possa essere finanziata anche da loro, ma in quanto sono i più diretti consumatori.
È notizia recentissima che a Milano, alla Statale, si è arrivati al numero 100 dei brevetti.
Quindi, è bene che le imprese private vi partecipino, nel caso in cui abbiano partecipato anche al finanziamento (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. I lavori di oggi proseguiranno fino alle ore 24, essendo prevista la seduta notturna. Proseguiremo nell'illustrazione degli ordini del giorno, essendovi ancora 12 deputati che intendono illustrarli. Al termine dell'illustrazione, il Governo sarà chiamato ad esprimere il parere sugli ordini del giorno. Passeremo, quindi, alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno per procedere, al termine di tali dichiarazioni, alle votazioni. È evidente che, tra queste fasi, quella in cui cadrà la sospensione dei lavori sarà determinata dal punto in cui saremo allo scadere delle ore 24.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, così come lo ha detto, lo scadere delle 24 ricorda la fiaba Cenerentola... La proposta che vorrei formulare riguardo all'ordine dei lavori è la seguente: dal momento che dobbiamo proseguire fino alle ore 24 e che l'Assemblea ha iniziato i suoi lavori questo pomeriggio alle ore 17, le chiedo se si possa effettuare una breve pausa tecnica.
PRESIDENTE. Credo che possiamo farla.
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, naturalmente, mi rimetto alla sua decisione. Tuttavia, avendo già effettuato una pausa in occasione della votazione della questione di fiducia, se proprio dovesse consentire una pausa le chiedo che sia effettivamente una pausa tecnica, perché i lavori incalzano ed è bene che andiamo avanti.
Pag. 47
PRESIDENTE. Mi sembra giustissimo. Mi sembra una osservazione giusta, che condivido e che credo sia condivisa da tutti.
Sospendiamo, quindi, i nostri lavori davvero per una pausa tecnica di un quarto d'ora. Mi affido alla responsabilità di tutti per la ripresa dei lavori.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 21,40, è ripresa alle 21,55.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
PRESIDENTE. L'onorevole D'Ippolito ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/65.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, qualche brevissima riflessione sulle ragioni che mi hanno indotto a presentare il mio ordine del giorno.
In premessa e per la stretta connessione che ha con l'oggetto dell'ordine del giorno, mi sia consentito di esprimere una perplessità che riguarda la decisione del Governo di destinare risorse, già stanziate per il ponte sullo stretto di Messina, ad interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali di tutela dell'ambiente e difesa del suolo in Sicilia e in Calabria. Opere sicuramente significative, importanti e condivisibili nella premessa, ma che tuttavia avrebbero dovuto richiedere risorse aggiuntive. La sottolineatura non è casuale, in quanto nasce dalla necessità di non favorire l'equivoco circa una mia condivisione di questo orientamento del Governo che, in questa sede, è stato proprio di recente approfondito e da più parti contestato. Ma se da necessità può nascere virtù, ecco che arriviamo al merito dell'ordine del giorno da me presentato.
Le risorse finanziarie che inerivano agli impegni assunti da Fintecna Spa nei confronti di Stretto di Messina Spa, attribuite al Ministero dell'economia e delle finanze ed iscritte in apposito capitolo di spesa dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture per i richiamati interventi, prevedono la seguente distribuzione. Intanto, il 90 per cento per le opere infrastrutturali e il 10 per cento per la difesa e la tutela dell'ambiente e del suolo delle regioni interessate. Approfondendo, tuttavia, i criteri di distribuzione delle risorse indicate, balza in evidenza che il 70 per cento delle stesse sono destinate alla regione Sicilia e solo la restante parte alla regione Calabria. Naturalmente, e ciò lo sottolineo in premessa, ritengo utili, necessari e importanti tutti gli interventi a favore di qualsiasi regione d'Italia, ancor più per le regioni del sud. È, tuttavia, evidente che la Calabria richiede risorse non solo uguali, ma addirittura maggiori rispetto a quelle della Sicilia, ove si consideri la necessità di rilanciare l'economia, l'occupazione e lo sviluppo, nonché i ritardi strutturali che quella regione presenta. Da ciò, la richiesta al Governo di porre attenzione alla distribuzione delle risorse, di verificare, quindi, fondando le scelte su individuati criteri di opportunità, l'assegnazione delle medesime, secondo principi di equità e, naturalmente, senza per questo entrare in una logica di conflitto territoriale tra regioni che certamente non appartiene né alla mia volontà né allo spirito dello stesso ordine del giorno, di prevedere, se è necessario, compensazioni con ulteriori e successivi provvedimenti.
Voglio augurarmi che lo spirito dell'ordine del giorno sottoscritto possa essere colto dall'Assemblea nella sua completezza e possa, dunque, trovare il parere favorevole del Governo e, naturalmente, di tutte le forze politiche rappresentate qui in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/100.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda un punto specifico del provvedimento in esame, all'articolo 8,Pag. 48comma 2. Faccio riferimento, in particolare, a quella parte che prevede disposizioni sospensive sui contratti di programma, già esaminati e deliberati dal CIPE nelle sedute del 22 e del 29 marzo e, addirittura, in quelle precedenti relative al dicembre 2005. Trattasi di contratti di programma riguardanti l'intero territorio nazionale, una grossa parte dei quali riguarda le regioni meridionali e, in particolare, quelle dell'obiettivo 1.
A noi sembra che questi strumenti di programmazione negoziata, che partono dal basso, cioè dalle esigenze manifestate dall'imprenditoria nazionale e, in particolare, di quella meridionale, e che avevano avuto positivo riscontro da parte degli enti locali e delle regioni (che, attraverso lo strumento della concertazione e della compartecipazione, li avevano proposti al Ministero dell'economia e delle finanze e a quello delle attività produttive), possano venire penalizzati da quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 8 che dispone, come detto, una sospensiva. Siamo inoltre fortemente preoccupati che ciò possa far perdere ingenti risorse (si parla di centinaia di milioni di euro), con evidenti conseguenze negative dal punto di vista sociale ed economico proprio in quelle aree meridionali in cui la percentuale dei disoccupati, specie di giovani in cerca di prima occupazione, è tra le più alte del paese.
Ci sembra pertanto di assoluto buonsenso impegnare il Governo a porre un'attenzione particolare nei confronti di queste situazioni. Riteniamo opportuno dare un aiuto alle imprese, alle regioni meridionali e agli enti e consorzi proponenti i contratti di programma. In questo senso, ritengo che il mio ordine del giorno possa trovare benevola accoglienza da parte del Governo. Chiedo, dunque, al sottosegretario D'Andrea, che è persona molto sensibile non soltanto per la sua appartenenza all'area geografica interessata, ma anche perché persona di assoluto buonsenso, che gli deriva dalla sua notevole esperienza politica, di accogliere il mio ordine del giorno.
Nell'ordine del giorno in questione proponiamo una corsia preferenziale per tutti i contratti di programma e, in particolare, per quelli afferenti alle regioni facenti parte dell'obiettivo 1 che hanno proprio la caratteristica di vedere riconosciuto, nella debolezza del tessuto socioeconomico, un ruolo particolare sia dal paese sia anche dall'Europa.
Siamo pertanto fiduciosi che il buonsenso, al di là delle divisioni e degli steccati ideologici, possa prevalere. Non voglio assolutamente immaginare cosa potrebbe accadere se da questa sospensiva si dovesse giungere ad una revoca di tali contratti. Si correrebbe il rischio di scivolare in una serie di contenziosi infiniti che non farebbero bene allo Stato sia dal punto di vista economico, perché sicuramente soccombente, sia dal punto di vista della fiducia che gli imprenditori meridionali hanno in uno Stato che prima riconosce una fattispecie e la delibera in un organismo autorevole qual è il CIPE e, in un secondo momento, la sospende o addirittura la revoca.
PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/69.
GABRIELLA CARLUCCI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, vorrei davvero che in questo momento voi ascoltaste con attenzione le mie motivazioni. Il mio ordine del giorno n. 9/1750/69 fa riferimento all'articolo 18 del decreto-legge in esame, ossia all'espropriazione ai privati proprietari del teatro Petruzzelli di Bari. Voglio farvi capire come questo atto sia illegittimo ed incostituzionale. L'espropriazione di un bene privato, infatti, può essere adottata soltanto dall'amministrazione, con lo strumento tipico della funzione amministrativa, ossia con un atto amministrativo, salvo i casi, circoscritti ed eccezionali, previsti dall'articolo 43 della Costituzione. Infatti, secondo l'assetto determinato dalla divisione dei poteri dello Stato, solo l'amministrazione può svolgere la funzione amministrativa, per soddisfare l'interesse pubblico. Ora, l'intero sistemaPag. 49giuridico si fonda sulla circostanza che è sempre e solo l'amministrazione il soggetto titolare del potere di espropriare. Nella vicenda del teatro Petruzzelli l'espropriazione, invece, è stata disposta con legge e, quindi, nell'ambito dell'articolo 43 della Costituzione. Ma cosa dice l'articolo 43 della Costituzione? «A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti, determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale». Vi faccio presente che l'unico caso di tal genere avvenne nel 1962 con l'esproprio delle società private produttrici di energia elettrica e la successiva costituzione dell'ENEL, mentre il Petruzzelli è stato espropriato solo come immobile attrezzato e, quindi, nell'ambito dell'articolo 42 della Costituzione. Il Petruzzelli ha, inoltre, i caratteri dell'impresa esercente un pubblico servizio essenziale? A voi la risposta.
Noi siamo in quest'aula - certo, non noi della Casa delle libertà, ma il Parlamento - e ci accingiamo a convertire in legge un decreto-legge che, come voi sapete, sottostà ai casi di straordinaria necessità ed urgenza. Infatti, l'articolo 77 della Costituzione recita: «Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità ed urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni (...)».
In pratica, la situazione di stallo in cui versa il teatro Petruzzelli e la sua ricostruzione si protraggono da moltissimi anni. La disposta espropriazione non ha alcuna attinenza con la ripresa delle attività culturali, quindi quale sarebbe la necessità di espropriare? La situazione attuale è la medesima che si protrae da anni. Da quale motivo nasce, quindi, l'urgenza e la necessità di intervenire con assoluta e improrogabile immediatezza non è dato di sapere.
Nel preambolo di questo decreto-legge, il n. 262 del 2006, si legge: «Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di interventi di carattere finanziario per il riequilibrio dei conti pubblici, nonché di misure per il riordino di settori della pubblica amministrazione (...)». Basta affermare, quindi, che sussistono queste necessità ed urgenza perché sussistano effettivamente? E se anche si ritenesse che la necessità derivi dall'esigenza del riequilibrio dei conti pubblici, può lo Stato, con la decretazione di urgenza comprimere i diritti costituzionalmente garantiti, tra cui il ripristino dei diritti e dei doveri contrattuali, disciplinati dal protocollo di intesa siglato, a proposito della ricostruzione del teatro Petruzzelli, il 21 novembre 2002? Solo l'urgenza di un intervento può giustificare tale compressione? Ma, in questa fattispecie dov'è l'urgenza?
Ma arriviamo alla beffa finale. La beffa finale riguarda, per l'appunto, come dicevo in precedenza, il protocollo di intesa siglato dagli enti locali il 21 novembre 2002, presso la sede del Ministero per i beni e le attività culturali, dove, alla presenza dell'allora ministro Urbani, veniva sottoscritto tra gli enti pubblici territoriali interessati e la proprietà privata - naturalmente - una convenzione giuridica avente ad oggetto la ricostruzione e la successiva concessione in uso del teatro Petruzzelli di Bari. Con tale accordo, le parti pubbliche - ovvero regione, provincia e comune - si obbligavano ad eseguire, tramite apposita fondazione, che fu poi costituita tra regione, provincia e comune, i lavori necessari...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GABRIELLA CARLUCCI. ...e in caso di ritardo, a partire dal quinto anno, la fondazione avrebbe potuto pagare i danni. Sapendo che scadeva il contratto per la ricostruzione, hanno pensato bene diPag. 50espropriare i beni e di non pagare quindi la loro inadempienza.
Quindi, spero vogliate valutare con attenzione questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzaracchio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Fitto n. 9/1750/91, di cui è cofirmatario.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, l'articolo 47-bis prevede l'applicabilità del decreto-legge in esame anche alle regioni a statuto speciale ed alle province autonome di Trento e Bolzano, senza però prendere in considerazione le minoranze ivi residenti. Ora, anche chi fosse sprovvisto delle minime e necessarie basi storiche, dovrebbe necessariamente sapere che molto spesso le minoranze sono state soggette a discriminazioni pesantissime. L'obiettivo di questo ordine del giorno, che penso possa essere ampiamente condiviso dal Governo, è proprio quello di impegnare il Governo a prevedere la tutela dei diritti e degli interessi di queste minoranze, che hanno sofferto molte discriminazioni nel passato.
PRESIDENTE. L'onorevole Giuseppe Fini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/112.
GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, vorrei fare una premessa a questo ordine del giorno, che riguarda il mondo dell'agricoltura, interessato dall'innalzamento degli estimi catastali, proprio mentre si trova in un momento di particolare sofferenza. L'Italia, nonostante le sue eccellenze, deve subire molta concorrenza, che deriva anche dall'allargamento dell'Unione europea.
Il voto di fiducia non ha permesso una discussione in merito. L'onorevole Franceschini bene diceva in precedenza: applicheremo l'esenzione al di sotto dei 7 mila euro in agricoltura. Però, questa misura porterà ad un aumento di 2 miliardi di euro di costi che interesseranno tutto il territorio italiano. Il singolo agricoltore dovrà denunciare l'innalzamento degli estimi catastali e l'Agea, istituto che si occupava di ben altro, dovrà essere l'organo preposto alle verifiche.
Ora, vorrei pregare il Governo di prestare molta attenzione: con una mano si dà e con l'altra si toglie; però, almeno facciamo in modo che, oltre a considerare con molta attenzione l'innalzamento degli estimi catastali, siano il catasto o gli enti locali i soggetti preposti al controllo complessivo. La mia raccomandazione è motivata dal fatto che il settore, che ha perso recentemente molta parte della sua bieticoltura, cerca di riconvertirsi al biologico e alle leggi alternative (anche in proposito, stando a ciò che ho letto nel documento finanziario, non mi pare vi siano così grandi risorse a favore del settore primario). Si tratta di un inasprimento che - a nostro avviso, si può calcolare attorno ai 2 miliardi di euro - penalizzerebbe veramente il mondo agricolo. Dunque, la mia raccomandazione è che questo ordine del giorno sia accettato, o, quanto meno valutato con molta attenzione ed anche in forma benevola dal Governo.
PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno La Loggia n. 9/1750/104, di cui è cofirmatario.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, oggi pomeriggio abbiamo ascoltato il collega Franceschini intervenire nel dibattito sulla fiducia e ricordo che, anziché entrare nel merito del provvedimento in discussione, egli ha compiuto un'operazione di propaganda (che forse può essere ritenuta comprensibile), nel tentativo di invertire l'ondata di rigetto che anima il paese rispetto a questa manovra finanziaria!
Ciò che è previsto dal provvedimento in esame - da qui, la presentazione dell'ordine del giorno che sto illustrando -, che poco o nulla ha a che vedere con gli argomenti di cui si è parlato oggi pomeriggio, è, ad esempio, la reintroduzione dell'imposta di successione. Sappiamo come è andata: si è cercato di chiamarla in un altro modo, poi, ad un certo punto,Pag. 51si è deciso di evitare qualsiasi forma di ambiguità e quindi si è deciso di reintrodurre la tassa di successione. Ricordo che ci era stato detto che sarebbe stata applicata ai patrimoni milionari o miliardari (vale a dire, i patrimoni «alla Berlusconi»), ma, in realtà, incide su quelli da un milione di euro: spesso, si tratta di poco più del prezzo di un buon appartamento!
So benissimo, come sanno del resto i colleghi, che l'imposta di successione, nell'impostazione liberale ottocentesca, aveva un senso, poiché tentava di ripristinare una certa parità dei punti di partenza. Oggi, tuttavia - e la scelta di questo Governo non ha nulla a che vedere con quel tipo di impostazione -, assistiamo alla reintroduzione di una imposta il cui costo, in termini di organizzazione della riscossione, sarà molto probabilmente maggiore del gettito che produrrà; essa, inoltre, penalizzerà pesantemente il trasferimento di piccole imprese e di imprese familiari, con tutto ciò che ad esse è connesso (come le abitazioni, dove spesso vengono svolte le stesse attività imprenditoriali).
La verità è che si sceglie nuovamente di impostare un fisco che abbia come presupposto non le scelte razionali, ma l'ideologia. Vedete, oggi - da qui, la richiesta al Governo di riconsiderare l'introduzione dell'imposta di successione - la parità dei punti di partenza non può essere perseguita, come viene fatto attraverso sia il decreto-legge in esame, sia nel disegno di legge finanziaria, rincorrendo il mito della progressività, che viene abbandonato perfino dalla Svezia, nonché da tutti gli altri paesi europei. La parità dei punti di partenza (operando, quindi, una «redistribuzione») si può ottenere, invece, mediante la spesa pubblica, intervenendo sui servizi essenziali, sulla formazione e sulla sanità.
È esattamente ciò che non viene compiuto da questa manovra finanziaria: si tassano i redditi per trasferire risorse finanziarie, ad esempio attraverso la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, alle imprese, e magari anche qualche briciola direttamente ai lavoratori. Vorrei osservare, peraltro, che anche la riduzione del cuneo fiscale è praticamente sparita, essendo stata surrogata da altri tipi di interventi!
È questo il grave errore che la manovra finanziaria commette: di questo i cittadini si sono accorti e si accorgeranno, ahimè, sempre di più!
Il centrodestra ed il centrosinistra potranno anche dividersi sul modo con cui giungere ad avere una scuola più efficiente ed efficace: (ad esempio, attraverso le scelte stataliste del «tutto pubblico» oppure attraverso scelte di mercato); tuttavia, vorrei osservare che, purtroppo, nel nostro Parlamento si discute ancora di questo, mentre non si affrontano i temi dibattuti nel resto d'Europa. Siamo qui a confrontarci, infatti, con il ritorno di un'imposta vecchia, come quella di successione, che possiede un carattere unicamente e squisitamente punitivo ed ideologico.
Ribadisco, infine, che tale scelta - da qui la richiesta che rivolgiamo al Governo - comporterà costi di riscossione superiori all'entità del gettito che produrrà. Quindi, con l'ordine del giorno La Loggia n. 9/1750/104 (che speriamo venga approvato dall'Assemblea), invitiamo l'Esecutivo a ritornare sui suoi passi ed a riconsiderare, magari in sede di esame del disegno di legge finanziaria, l'introduzione dell'imposta di successione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Angelino Alfano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/74.
ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno chiede al Governo di valutare l'opportunità di rivedere l'impostazione della politica fiscale, la quale sta assumendo, a nostro avviso, un carattere oppressivo al punto tale da accrescere pericolosamente la distanza tra cittadini ed istituzioni.
È quanto prevede dispositivo di questo documento di indirizzo, il quale, evidentemente, possiede sia un pregio, sia un difetto. Il difetto è costituito da un certo velleitarismo, nel senso che non ci illudiamoPag. 52un granché sul fatto che questo Governo possa cambiare l'impianto della sua politica fiscale. Il pregio, invece, è la chiarezza. Noi affermiamo con grande franchezza, infatti, che la politica fiscale che traspare dal decreto in esame è ideologica, è antitaliana, disincentiva la produttività ed è contro lo sviluppo del paese. Sosteniamo ciò perché, dal momento che la politica si nutre anche di simboli, ve ne è uno che più di ogni altro rappresenta il carattere vessatorio ed ideologico della manovra finanziaria: mi riferisco al manifesto «Anche i ricchi piangano» che avete affisso su tutti i muri d'Italia.
Forse ci saremmo turbati meno se il simbolo di Rifondazione Comunista fosse stato l'unico a comparire, ma vorrei ricordare che accanto ad esso vi era anche quello dell'Unione. Bene: su quel manifesto, a parte la scritta «Anche i ricchi piangano», c'è uno yacht, onorevole Presidente. Abbiamo compiuto alcuni accertamenti, ed abbiamo scoperto che tale yacht costa 70 milioni di euro! A poppa di quello yacht, inoltre, c'è una bandiera di colore rosso: ebbene, quella è la bandiera di Georgetown, la capitale delle Cayman Island!
Credo proprio che abbiate sbagliato barca, cari membri del Governo e cari amici della maggioranza, perché quel ricco lì non piangerà mai! Per questa manovra finanziaria piangeranno i finti ricchi, vale a dire quelli che voi considerate ricchi ma che, in realtà, costituiscono il ceto medio di questo paese!
Voi avete impresso un connotato ideologico alla manovra finanziaria, con una serie di misure che sono fuori dal nostro tempo! La tassa sui cosiddetti SUV graverà di più su una Panda «4 per 4» che su una Aston Martin! Non vi rendete conto che la tassa sulla casa in più penalizzerà non i ricchi, ma coloro che non riescono ad eludere il fisco, che ricchi non sono? Ve ne siete accorti o no? I vostri amici delle banche vi hanno segnalato o no una preoccupantissima fuga di capitali all'estero? Ciò rappresenta il riflesso dell'inaffidabilità del nostro paese con voi al Governo, che si manifesta palesemente in una sfiducia dei nostri cittadini nei confronti dell'Esecutivo stesso!
Noi abbiamo chiaro il senso della vostra manovra economico-finanziaria. Essa è completamente sbagliata (cosa che avete difficoltà a comprendere) perché, dietro lo slogan di una malintesa redistribuzione del reddito, state creando le condizioni per cui chi paga, paga troppo, mentre chi dovrebbe beneficiare delle misure redistributive riceve troppo poco! Si tratta, in altri termini, di una manovra finanziaria che si propone di rendere meno ricchi i ricchi, ma che non riuscirà a rendere meno poveri i poveri; nel frattempo, impoverirà il ceto medio e lo renderà ceto medio-basso!
Penso che l'impianto di tale manovra tradisca la deriva di questo Governo. Se l'Esecutivo ha perso popolarità e consensi in soli tre mesi, probabilmente tutto dipende proprio dal fatto che tutte le minacce che venivano palesate all'opinione pubblica, durante la campagna elettorale, al popolo sono apparse vere dopo i primi cento giorni di governo!
È questo il motivo per cui chiediamo all'Esecutivo di ripensarci finché è in tempo e di rimettere in discussione lo stesso impianto della politica fiscale, proprio perché essa sta facendo precipitare, oltre all'Italia, lo stesso Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. L'onorevole Di Virgilio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Lenna n. 9/1750/67, di cui è cofirmatario.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, desidero sottolineare la valenza dal punto di vista sociale dell'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare. Tutti voi conoscete bene, ed io intendo sottolinearlo, il valore dell'attività fisica nella prevenzione di patologie legate alla sedentarietà.
La sedentarietà porta all'obesità e questa, poi, attraverso alcuni meccanismi,Pag. 53porta a varie patologie di ordine vascolare, cardiaco, cerebrale e così via.
Vorrei ricordare che l'OCSE afferma che i nostri bambini, in Italia, sono i più obesi d'Europa. Ciò a sottolineare come noi - e la scuola - non ci occupiamo adeguatamente dell'attività fisica. Tutti ricordiamo come una volta si svolgesse la lezione di educazione fisica, che rappresentava un'ora di svago.
MARCO BOATO. È stata colpa di Valentina Aprea...!
DOMENICO DI VIRGILIO. No, ciò accade da decenni.
Questo scorretto stile di vita legato alla sedentarietà - non parlo delle iniziative sul fumo che, onorevole Boato, hanno avuto grande successo, grazie ad una nostra legge precedente, del ministro Sirchia - porta al rischio di gravi patologie.
Quindi, l'attività fisica incrementata e adeguatamente stimolata ha un grande valore nella prevenzione delle patologie. In Italia esistono oltre 9 mila palestre in cui si svolge attività fisica e dove si recano milioni di cittadini italiani, certamente non per divertimento, ma proprio per cercare di mantenere uno stile di vita consono, volto a evitare alcune patologie. Tale attività di prevenzione porta anche ad un grande risparmio economico. È chiaro che la prevenzione costa. Da medico mi sono sempre battuto per la prevenzione, e coloro che si occupavano della programmazione sanitaria mi hanno sempre risposto che la prevenzione costa molto. Ciò senza pensare che se oggi la prevenzione costa, il risparmio futuro è molto maggiore.
Nel periodo in cui ho ricoperto il ruolo di sottosegretario presso il Ministero della salute avevo avviato contatti con i responsabili nazionali delle palestre ed anche delle scuole affinché l'attività fisica potesse essere inserita nei LEA, con valenza di prevenzione. Ciò affinché le famiglie che affrontano per i figli, piccoli o grandi, le spese relative all'attività fisica potessero beneficiare delle detrazioni fiscali.
Lo scopo di questo ordine del giorno - che spero ardentemente il Governo prenda in considerazione e che ha una grande valenza sociale e medica ai fini della prevenzione - è che si possa attuare una detrazione fiscale, magari iniziando con poco, per poi continuare nei prossimi anni, a favore di quelle famiglie a carico delle quali stanno gli oneri connessi al mantenimento di questo stile di vita.
PRESIDENTE. Il deputato Marras ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/76.
GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda un tema che abbiamo già trattato nel corso della discussione sul complesso degli emendamenti. Spero che il Governo si ravveda in ordine a tale tema, affrontato dall'articolo 1, comma 8, del provvedimento, concernente disposizioni che aggravano pesantemente la situazione dei commercianti e degli artigiani: mi riferisco alle multe e alle sanzioni previste per la mancata emissione di scontrini fiscali e ricevute fiscali, applicate in maniera molto pesante.
Con questo ordine del giorno si chiede di modificare tali norme fiscali immediatamente, prima che sia data attuazione a queste disposizioni, così come ci si era impegnati a fare nelle Commissioni, anche da parte del relatore del disegno di legge finanziaria che giungerà all'esame dell'Assemblea. Tutti erano concordi nel dire che si trattava di un inasprimento inutile e vessatorio nei confronti della piccola e media impresa, in generale, e non meno nei confronti degli artigiani e dei commercianti.
Nell'impostazione del provvedimento in esame vi è qualcosa di gravissimo: addirittura, si prevede la sospensione della licenza, fino a sei mesi, se viene riscontrata per tre volte un'infrazione del titolare dell'azienda in cinque anni; e la sospensione è disposta dall'Agenzia delle entrate direttamente all'imprenditore. Non riesco a capire bene se realmente l'impostazione del provvedimento sia legittima. Infatti, si prevede la sospensione di una licenza che viene rilasciata dal comune diPag. 54competenza. Quindi, credo vi sia un conflitto: non credo che l'Agenzia delle entrate, tramite la Guardia di finanza, possa arrivare a disporre la sospensione o la chiusura di un'attività, senza passare per l'autorità che ha rilasciato la licenza. Quindi, secondo me, la legge in questo modo non può essere applicata.
Naturalmente, a parte il ravvedimento, vorrei rivolgere un'altro invito: con l'ordine del giorno in esame chiediamo che si valuti l'opportunità di modificare le norme fiscali. Si impegna il Governo affinché si modifichino le norme sanzionatorie, nel senso di imporre sanzioni sostitutive senza incorrere nella chiusura dell'attività e nella sospensione della licenza per sei mesi.
Mi sembra che emerga un accanimento molto forte nei confronti di un settore che già versa in una grave crisi.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 22,30).
GIOVANNI MARRAS. Laddove si dice, purtroppo, da parte del Governo, che i gioiellieri guadagnano in Italia cifre addirittura inferiori a quelle degli impiegati statali, si sta affermando una cosa falsa. Non si dà un'indicazione precisa, che risulterebbe dalla media mediata, che non è quella del gioielliere che lavora al centro di Roma, Torino, Milano o in altri posti simili, con un diverso numero di abitanti, ma è quella del gioielliere che rende quasi un servizio tenendo aperta la propria attività nei piccoli centri di cui è costituito il nostro paese, quelli sotto i cinquemila abitanti; ciò considerando anche che la maggior parte dei comuni è sotto i tremila abitanti. Lì tenere aperte attività di quel genere significa davvero rendere un servizio.
Quindi, credo sia un settore da tutelare e non da vessare. L'unico errore che forse hanno commesso queste persone (cui ho fatto già riferimento durante la discussione sul complesso degli emendamenti) è manifestare una vicinanza al centrodestra: pertanto, pensate bene di tenerli sotto schiaffo con questo tipo di atteggiamento che va modificato assolutamente; a tal fine, vi deve essere sicuramente una obiettiva riflessione anche da parte del Governo.
Chiedo che il mio ordine del giorno venga accettato. Sicuramente, ciò servirà al Governo per far capire che non ha alcuna intenzione di andare contro questo settore, ma che realmente vuole incentivare la crescita dei piccoli imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Verro ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Casero n. 9/1750/102, di cui è cofirmatario.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, l'abbiamo ripetuto molte volte che con Prodi avremmo avuto il più lucido e temibile avversario di chi, come noi, pensa che viene prima l'individuo e poi lo Stato, prima la crescita e poi la redistribuzione.
Infatti, la prima legge finanziaria di Prodi contraddice una serie di impegni assunti dall'Unione in campagna elettorale. «Non aumenteremo le tasse», aveva promesso in campagna elettorale. E, invece, il segno distintivo di questa finanziaria è l'aggravio fiscale. I 10 miliardi di contenimento della spesa sono sopravvalutati e tutte le aliquote IRPEF sono state ritoccate.
La presunta redistribuzione del reddito avviene, in sostanza, tra coloro che già pagano le tasse. Ma vorrei chiedere: la vera scommessa non era quella di non aumentare le tasse e allargare la platea dei contribuenti? Non parliamo poi della barzelletta, che ci ha ricordato anche il collega Franceschini oggi pomeriggio, che questa legge finanziaria serve a rimediare ai nostri guasti.
Il ministro Padoa Schioppa ha dovuto rivedere al ribasso le proiezioni del DPEF perché vi era stato un boom delle entrate fiscali. Non bisogna essere grandi economisti per capire che ciò era frutto della politica economica del Governo Berlusconi.Pag. 55
Non solo: sono state colpite tutte le migliaia di enti e associazioni del terzo settore, espropriati dal meccanismo del 5 per mille che prima consentiva a tutti noi di destinare parte del nostro reddito al mondo non profit.
Tra le nuove entrate, poi, il disegno di legge finanziaria iscrive anche i 6 miliardi che deriverebbero dal trasferimento all'INPS di una quota del TFR. E mi stupisce che il Consiglio dei ministri abbia firmato tranquillamente questo provvedimento che è un vero e proprio trucco contabile.
Infatti, si definisce «entrata» l'accensione di un debito verso i lavoratori dipendenti. In realtà, ci sono voluti cinque anni del Governo Berlusconi per far scendere la pressione fiscale di due punti. Adesso, la somma della riforma Visco più i balzelli locali e l'aumento dei contributi porta ad un incremento di gettito ancora di due punti. Quindi, due punti di pressione fiscale in più con il risultato che la manovra deprimerà inevitabilmente l'economia. Ciò è confermato dallo stesso Governo, che prevede, per il 2007, una crescita economica dell'1,3 per cento contro una previsione dell'1,6 contenuta nel DPEF, ma ciò è confermato anche dal Presidente della Corte dei conti, che dice senza equivoci che questa manovra determinerà due effetti di segno molto negativo.
Il primo è che si tratta con certezza di una manovra basata sul prelievo fiscale, destinata ad incidere in senso depressivo. Il secondo sarà un inevitabile aumento della spesa che, difficilmente, vedrebbe ridurre la propria incidenza sul PIL.
Altra questione poi è quella della realizzabilità della manovra. Quasi 8 miliardi di entrate derivano da misure cosiddette antievasione e antielusione, ivi compresi gli effetti di un maggiore risultato derivante dalla struttura della riscossione. Si continua così ad affidare una quota consistente della manovra a strumenti di incerta effettività, i cui risultati potranno essere verificati solo a consuntivo, con l'aggravante che la stessa tipologia di contribuente, lavoratore autonomo e/o piccolo imprenditore, è sottoposta ad un notevole incremento contributivo.
Forse, questo è troppo e, pertanto, i risultati attesi saranno inferiori alle attese.
È con queste promesse, in questo contesto che si inserisce l'ordine del giorno che impegna il Governo ad eliminare l'avocazione al Tesoro del 50 per cento del TFR maturando, dando soprattutto più spazio alle politiche di sostegno e di sviluppo economico.
In tutti i paesi occidentali, l'aumento della pressione fiscale si è sempre accompagnato a stagnazione e mancata crescita. Io credo che, per dare prova dell'intenzione di far crescere e sostenere la competitività e lo sviluppo di questo paese, il Governo dovrebbe esprimere un parere favorevole su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Cicu ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/72.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il comma 2 dell'articolo 2 del provvedimento in esame prevede la rimunerazione maggiorata del 25 per cento in ambito di riscossione delle imposte comunali.
Il fatto gravissimo che si vuole rilevare e denunciare con quest'ordine del giorno è che a pagarne le conseguenze saranno i cittadini meno abbienti e più bisognosi; ad esempio, i piccolissimi comuni che non dispongono di figure di riferimento in termini di assistenza, come coloro che vanno a riscuotere le cosiddette imposte comunali, dovranno delegare questo tipo di servizio.
Questo provvedimento prevede un aumento del 25 per cento per la riscossione di servizi che riguardano il recupero di morosità in ordine alla TARSU, all'ICI, all'addizionale IRPEF, all'acqua e all'occupazione del suolo pubblico.
Occorre, pertanto, mettere in evidenza un aspetto aberrante e discriminatorio sotto due ordini di profili. In primo luogo, si attribuisce in modo particolare ai piccoli comuni la facoltà di tassare ulteriormente il cittadino. Signori del Governo, avetePag. 56introdotto con questo provvedimento ben 67 tasse in più che non avete nemmeno il coraggio di attribuire in modo consapevole alla vostra responsabilità. Voi attribuite ai comuni la facoltà di attivare questo meccanismo che colpisce non i ricchi o coloro che già godono di privilegi, ma coloro che non riescono - purtroppo, molto spesso perché disoccupati, bisognosi, perché fanno parte delle categorie deboli - a pagare nemmeno l'acqua o il ritiro dell'immondizia. Noi consentiamo un aumento del 25 cento con riferimento ad un aspetto così delicato.
Credo che ciò sia vergognoso e che sia doveroso che questo Governo prenda in considerazione la necessità di modificare immediatamente questo aspetto normativo che, peraltro, si combina con un altro aspetto altrettanto rilevante.
Mi riferisco all'articolo 8 di questo provvedimento, che concerne la programmazione negoziata. Provengo da una regione che soffre, che presenta drammaticamente una delle più alte percentuali di disoccupazione: parlo della Sardegna. In ordine a questo aspetto, già nel Governo Berlusconi era stata prevista la possibilità, con una decisione del CIPE, di individuare esattamente le aree di crisi maggiormente bisognose che, finalmente, avrebbero potuto, con i fondi di rotazione, attivare un certo meccanismo per dare la speranza a quel progetto di vita che si chiama occupazione e che tantissimi cittadini aspettavano, purtroppo, in maniera drammatica. Voi avete interrotto questo processo, perché avete sospeso sino al 31 dicembre 2006 questo tipo di erogazione e ciò porterà coloro che sono in crisi verso il fallimento. Vi sarà inoltre il fallimento di quelle aree che avrebbero avuto bisogno di un po' di ossigeno, di sensibilità e di sostegno che voi avete in questo modo interrotto, staccando la spina.
Credo sia necessario che tutto questo venga trasmesso al paese. Occorre, con maggior vigore e forza, far capire che, se vi sono dei deputati che restano in aula sino alle 22, alle 23 o a mezzanotte per cercare, con coraggio e capacità, soprattutto con il senso del rispetto del paese, di denunciare questo tipo di situazione, è perché voi avete oltrepassato ogni limite! Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, è una questione di decoro per l'Assemblea: stiamo discutendo di un provvedimento, ma non sono presenti in aula i presidenti delle Commissioni bilancio e finanze il relatore della Commissione bilancio. È presente solo la relatrice della Commissione finanze. Manca anche il segretario di Presidenza. Faccio un intervento caro - lo apprezzerà moltissimo - al collega Giachetti, perché ha svolto numerosissimi interventi su questo tema nella scorsa legislatura.
Ritengo che vada sospesa la seduta fino a quando i presidenti delle due Commissioni, il relatore della Commissione bilancio, nonché il segretario di Presidenza non si presenteranno in aula.
PRESIDENTE. Onorevole Leone, la Presidenza non accoglie questa richiesta.
FABIO GARAGNANI. Fa male!
PRESIDENTE. Per lo svolgimento dei nostri lavori, infatti, sono presenti il rappresentante del Governo ed il relatore della Commissione finanze. I segretari di Presidenza si trovano nei pressi dell'aula e li rintracciamo immediatamente.
ANTONIO LEONE. I presidenti delle Commissioni sono un optional?
PRESIDENTE. L'importante è che siano presenti il relatore e il Governo, come lei sa.
Il deputato La Loggia ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Paniz n. 9/1750/81, di cui è cofirmatario.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, cade a proposito l'intervento del collega Leone.
L'ordine del giorno Paniz n. 9/1750/81, di cui sono cofirmatario, sul quale mi intratterrò, presenta un rilievo che va oltre questo provvedimento, sul quale, peraltro, tanti colleghi sono intervenuti. In particolare, aderisco pienamente alle argomentazioni che sono state svolte nel merito del provvedimento e per i suoi risvolti pesantemente negativi sull'economia del nostro paese, sulle prospettive di sviluppo, di crescita economica, di equilibrato rapporto tra le diverse zone territoriali dell'Italia.
Ma voglio, in particolare, attirare l'attenzione del Governo (so che il sottosegretario D'Andrea è particolarmente attento a questi aspetti) sulla formulazione del testo normativo. Su tale problema, che ha appassionato più volte e in diverse circostanze, questa Assemblea, si sono cimentati tanti illustri colleghi con particolare preparazione tecnico-giuridica e con un'adeguata preparazione in ordine alla costituzionalità degli stessi provvedimenti.
Ancora una volta, in questa legislatura, si è tenuto poco conto del parere del Comitato per la legislazione. È accaduto con il decreto-legge Visco-Bersani, con il decreto-legge in discussione e, infine, con i testi normativi in materia economica che il Governo ha prodotto nel corso di questi mesi.
Questo è uno di quegli ordini del giorno che, a mio avviso, il Governo farebbe bene a tenere in considerazione, perché, lo ripeto, non riguarda solo ed esclusivamente questo caso, ma è il sintomo di un malessere, di una cattiva gestione sia del regolamento della Camera, sia della normativa vigente.
Infatti, sottosegretario D'Andrea, nella parte dispositiva - risparmio la lettura della premessa - si impegna il Governo ad attenersi scrupolosamente, nella redazione di provvedimenti legislativi, alla circolare del Presidente della Camera sulla redazione dei testi normativi (non si chiede niente di più) evitando, per il futuro, la predisposizione di provvedimenti confusionari (ho usato il termine «confusionari», ma sarei disposto a modificare tale dizione, se fosse la condizione per far accogliere l'ordine del giorno dal Governo; si potrebbe usare l'espressione «che possono indurre a confusione il cittadino lettore della norma») che incidono negativamente sulla nostra legislazione, rendendola oscura per i cittadini e per gli operatori che dovranno applicare le norme.
Non si tratta di un argomento secondario, Presidente; vorrei attirare anche la sua attenzione su questo tema e di proposito sto intervenendo su questo ordine del giorno, perché va oltre il merito - sul quale abbiamo opinioni chiaramente contrarie - del provvedimento stesso, in quanto attiene ad un argomento che riguarda la tecnica legislativa.
La Camera dei deputati ha una tradizione tra le migliori tra tutti i Parlamenti del mondo, grazie anche ad un'eccellente levatura tecnico-giuridica dei suoi funzionari, coloro i quali collaborano...
PRESIDENTE. La prego...
ENRICO LA LOGGIA. Concludo, Presidente.
Tali funzionari collaborano alla stesura dei testi normativi. Perché interrompere questa tradizione? Perché indurre i cittadini ad una difficile e cattiva interpretazione delle norme che produciamo?
Insisto molto perché il Governo ponga particolare attenzione a questo ordine del giorno e, se lo ritiene (a mio avviso, farebbe cosa buona e giusta), lo accetti o esprima, comunque, parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Berruti, che aveva chiesto di parlare per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/70; si intende che vi abbia rinunziato.
Il deputato Zorzato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/113.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, l'articolo 12 del decreto-legge in oggettoPag. 58contiene norme che, a nostro avviso, sono abbastanza discutibili (lo abbiamo rilevato anche nelle Commissioni) in materia di disciplina relativa alle nuove convenzioni autostradali. Credo sia noto a tutti. D'altra parte, non sappiamo quanto questa norma sia interessante per questo decreto-legge e cosa abbia a che fare con le disposizioni in materia tributaria e finanziaria.
Credo che la ratio venga dalla volontà, dalla necessità del Governo di risolvere la questione sorta nel caso Autostrade-Abertis. Credo che a tutti noi sia chiaro quanto in questa vicenda il ministro Di Pietro abbia dovuto necessariamente fare una «ritirata strategica», anzi, direi poco strategica, ma molto dirompente. Ha sbraitato per settimane, per mesi, la sua totale contrarietà a quest'accordo, per la trasparenza, per la garanzia dei consumatori, per il rapporto tra i costruttori e i concessionari. Ha detto, tra le righe, che un accordo del genere sarebbe passato sul suo cadavere. Poi il ministro ingoia un rospo pesante: infatti, il Presidente Prodi, dopo l'incontro con Zapatero (sembra che, oltre a Zapatero, abbia incontrato gli stessi vertici di Abertis), dice al ministro che deve accettare l'accordo.
Questo articolo, di fatto, modifica le norme italiane circa il rapporto costruttore-progettista-concessionario. Ma se tutto si limitasse a ciò, si tratterebbe di un problema di Di Pietro, il quale ingoia il rospo. E fin qua, tutto bene. In realtà, in questo decreto-legge si introduce un comma aggiuntivo che poco ha a che fare con il caso Autostrade-Abertis e che introduce l'obbligo per i concessionari di addivenire ad una convenzione unica da farsi entro la fine del 2007. E da oggi blocca tutte le iniziative imprenditoriali di tutti i concessionari autostradali italiani perché, di fatto, hanno una convenzione in rapporto con lo Stato che è scaduta.
Credo che questo sia di una gravità eccezionale. Abbiamo introdotto in un decreto-legge l'espressione «convenzione unica»; a me ciò sa molto di centralismo e su questo lascio a voi i commenti. Nell'audizione del ministro Di Pietro in Commissione bilancio, lo stesso ha assicurato di rispettare - ed è anche sulla stampa nazionale - gli impegni assunti (ha dichiarato che mantiene gli impegni assunti; aggiungo quasi sempre, visto il precedente) con i governatori delle regioni italiane, in particolare con quelli delle regioni Veneto e Lombardia, circa la concessione alle regioni che lo richiedano dei tratti di strade e potenzialmente autostrade del futuro, di interesse regionale, da porre in concessione direttamente dalle regioni.
Ecco allora che l'impegno che propongo al Governo - e spero che il Governo stesso non smentisca il ministro Di Pietro - è di adottare tutte le opportune iniziative volte a consentire alle regioni di diventare enti concedenti per le infrastrutture di interesse regionale, secondo accordi tra il Ministero delle infrastrutture e le regioni stesse.
Il tutto passa attraverso un'intesa tra le regioni e lo Stato sulla modifica della rete autostradale e stradale classificata di interesse nazionale e individuata nelle tabelle allegate al decreto-legge 29 ottobre 1999, n. 461, ovvero l'individuazione di tratte autostradali o stradali in tutto o in parte non realizzate da conferire alle regioni.
È ovvio che l'intesa può essere promossa anche dalla regione interessata per le opere anche in tutto o in parte non realizzate che siano prevalentemente al servizio del sistema produttivo regionale.
PRESIDENTE. La prego...
MARINO ZORZATO. Concludo, Presidente.
Siccome la proposta è semplice ed è quella che il ministro Di Pietro ha concesso ai governatori e nel corso dell'audizione, mi auguro che diventi impegnativa per il Governo. Non vorrei che l'economia, ancora una volta, smentisse le infrastrutture. Ci ritroveremmo in un circolo vizioso che definirei kafkiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/85.
Pag. 59
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo brevemente perché i colleghi si sono già soffermati sulla natura di questo provvedimento.
Vorrei illustrare le ragioni di un ordine del giorno che, a mio modo di vedere, evidenzia l'incapacità dell'attuale maggioranza di coordinare minimamente le disposizioni contenute nel provvedimento in esame con la legislazione esistente. Mancano indicazioni precise di priorità, collegamenti con le responsabilità dei vari enti locali e, soprattutto, con la possibilità per gli enti locali di farsi carico di determinati oneri.
Nell'ordine del giorno si fa riferimento proprio a questa necessità: occorre disciplinare questi diversi settori dell'ordinamento e, in questo senso, provvedere, in modo più organico, alla nuova disciplina, che risulta alquanto scollegata in materia sia tributaria, sia finanziaria tout court, non solo alla luce dei provvedimenti adottati in questa occasione, ma anche di quelli preesistenti, che fanno riferimento anche al ruolo delle regioni e ad una serie di conflitti che esse hanno sollevato nei confronti dello Stato in materia di riparto di competenze. Non mi riferisco a settori in cui c'è la competenza concorrente, ma a materie di competenza esclusiva delle regioni.
Da qui proviene la necessità di una precisazione di alcune tematiche sottese a questo provvedimento e, soprattutto, l'individuazione di precise responsabilità, che mancano totalmente.
Si ha l'impressione, in conclusione, di un provvedimento particolarmente sconnesso, collegato a motivazioni politiche prive di riscontri finanziari e, soprattutto, di riscontri effettivi con i destinatari di questi provvedimenti. Basta ascoltare e confrontarsi con tutti i settori della società civile per rendersi conto che il malcontento è stato ingenerato non tanto e non solo dalla gravità dei provvedimenti contenuti in questo documento, che sono disomogenei e privi di una loro logica interna perché colpiscono senza criterio di selezione determinate categorie: si prescinde volutamente dagli interessi di settori particolari dell'opinione pubblica, che in questo modo vengono colpiti senza essere garantiti.
Ad un'attenta lettura - per la brevità del tempo a mia disposizione sto concludendo il mio intervento e non posso andare oltre -, si evidenziano contraddizioni palesi, che contrastano non solo con la logica economica e finanziaria - io non sono un economista, ma la mia esperienza di parlamentare e, precedentemente, di amministratore, anche se di minoranza, mi porta a dire queste cose -, ma anche con il buon senso.
Coloro che devono applicare questi provvedimenti si troveranno in situazioni di oggettivo disagio, che penalizzerà non solo i diretti interessati, ma le stesse intenzioni qui manifestate dal Governo.
Questa è la ragione per cui con questo ordine del giorno invitiamo il Governo a farsi carico della necessità di razionalizzare il suo intervento.
PRESIDENTE. L'onorevole Adolfo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/47.
VITTORIO ADOLFO. Signor Presidente, l'articolo 36, comma 2, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, ha introdotto la definizione di «area edificabile» ai fini dell'applicazione delle imposte sui redditi, dell'IVA, dell'imposta di registro e dell'ICI.
La norma considera edificabile un'area che è inserita in uno strumento urbanistico generale adottato dal comune, che venga trasmesso alla regione e, quindi, non ancora approvato.
Tale disposizione, di fatto, costituisce un aggravio pesante per le imprese, che devono pagare, pur non avendo la possibilità di edificare.
Quindi, in considerazione del fatto che non si può conoscere il lasso temporale intercorrente tra l'adozione del piano da parte del comune e la sua successiva approvazione da parte della regione (che, tra l'altro, potrebbe respingerlo), si chiede al Governo un impegno a definire l'areaPag. 60come edificabile solo a seguito dell'approvazione da parte della regione dello strumento urbanistico generale adottato dal comune.
PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Oliva n. 9/1750/44, di cui è cofirmatario.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, la ragione di fondo che ha spinto i parlamentari della componente Movimento per l'Autonomia a proporre e a rappresentare all'Assemblea questo ordine del giorno, è fondata sulla conclamata certezza che la questione della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina sia stata affrontata in questa sede e, ancor peggio, in quella del Governo, con assoluta e totale superficialità.
Infatti, siamo convinti che questo tema, così come, del resto, il complesso delle norme che formano e sintetizzano il decreto-legge al nostro esame, sia stato approfondito da chi avrebbe dovuto farlo nella più alta sede, soltanto pensando ai benefici o ai danni politici che ne sarebbero derivati a questa o a quella parte di rappresentanza.
Abbiamo denunciato, e desideriamo farlo ancora una volta, affinché resti nella memoria di questo Parlamento, che la non realizzazione del ponte sullo Stretto recherà non solo un danno manifesto e concreto alle popolazioni meridionali della Sicilia e della Calabria, ma all'intera economia del paese.
Lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione del suo primo tentativo di Governo, la volta precedente, era perfettamente consapevole delle affermazioni che ho testé compiuto, tant'è vero che le ripeté - sono dichiarazioni che vengono riportate da autorevoli e importanti quotidiani nazionali - e considerava il ponte un elemento essenziale per il rilancio dello sviluppo economico del paese.
Abbiamo detto l'altra volta e riteniamo utile farlo anche in questa circostanza che, nel momento in cui sarà esaurita la spinta della Cina e dell'India, che sarà determinata soprattutto dalla necessità di soddisfare i propri bisogni interni, l'area di produzione e consumo e di libero scambio commerciale sarà il continente africano. Sarà quello il momento in cui il nostro paese sarà costretto a piangere le conseguenze di una dissennata scelta operata da questo Governo.
Questo Governo, per la verità, è presieduto da un uomo che appare, sempre di più, privo della consapevolezza dei suoi doveri nei confronti dell'intera comunità nazionale. Egli appare come un ragioniere, una sorta di revisore dei conti, che ha addirittura l'arroganza, nel silenzio, nella incomprensione e - ci dispiace dirlo - nella insensibilità di molti di noi, in questa sede, di affermare che una legge finanziaria è buona quando scontenta tutti. Chi è capace di rendere affermazioni del genere non ha la statura per occupare il posto riservato a chi deve governare un paese come il nostro. La moralità di una legge consiste essenzialmente nella sua capacità di rispondere appropriatamente ad una particolare domanda che è diffusa nella società. Inoltre, una legge deve riscontrare nella società un apprezzamento di fondo. Se un Governo non è in grado di fare questo, non è moralmente abilitato a gestire e ad assumere la responsabilità della guida di un paese complesso come il nostro. Il «no» al ponte sullo stretto di Messina è esattamente il compendio di questa incapacità di guardare oltre. L'Italia ha bisogno non soltanto di un ragioniere.
PRESIDENTE. Deputato Reina...
GIUSEPPE MARIA REINA. Sto per concludere, signor Presidente.
L'Italia ha bisogno di una classe dirigente che sappia traguardare il nostro futuro, sappia guardare avanti negli anni e sappia comprendere che quanto accadrà tra quindici o vent'anni deve essere anticipato oggi, affinché il paese sia preparato ad affrontare le gravi e grandi scommesse alle quali, comunque, sarà chiamato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Forza Italia).
PRESIDENTE. La deputata Pelino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/84.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, è noto che la pubblica amministrazione è afflitta da una cronica carenza di personale, che si manifesta a tutti i livelli e raggiunge punte di criticità nella dirigenza. Questo avviene sia per l'eccessiva lungaggine dell'iter procedurale dei concorsi pubblici, sia per la necessità di attendere che si possa verificare un rimpiazzo generato dal pensionamento, al fine di contenere i costi essenziali per lo svolgimento del concorso pubblico. Intanto, nelle more dell'espletamento del concorso, accade frequentemente che le amministrazioni sopperiscano alle proprie necessità di personale dirigente ricorrendo in modo del tutto anomalo sia al conferimento di incarichi di dirigenza a personale non qualificato per tale funzione, appartenendo all'area denominata «C» ed essendo privo del titolo di laurea, sia al conferimento di incarichi in deroga al principio generale secondo il quale agli uffici pubblici si accede mediante concorso pubblico. Le norme vigenti in materia di accesso alla qualifica di dirigente nella pubblica amministrazione prevedono, com'è noto, l'espletamento di un concorso pubblico che consta di due prove scritte ed una orale, su materie giuridico-amministrative, finalizzate ad accertare non solo la preparazione ma anche l'attitudine del candidato ad espletare funzioni dirigenziali. Nel merito, si fa rilevare che le materie previste per le prove concorsuali sono analoghe per tutte le selezioni effettuate dalle diverse amministrazioni, sia centrali, sia periferiche.
La finalità del mio ordine del giorno n. 9/1750/84 è, tra l'altro, quella di mettere a disposizione delle amministrazioni dello Stato un certo numero di dirigenti già selezionati la cui professionalità possa essere utilizzata immediatamente, assicurando così la continuità dell'azione amministrativa e, nel contempo, ponendo un deciso freno agli anomali conferimenti di incarichi che avvengono a insindacabile giudizio e in deroga ai principi sanciti dal citato articolo 97 della Costituzione. Questo ordine del giorno, nel rispetto dei principi costituzionali di imparzialità, risulta finalizzato anche a razionalizzare e contenere i costi nel settore della formazione del personale della pubblica amministrazione, adattando le esigenze di riduzione della spesa con gli essenziali requisiti della difesa dei livelli qualitativi e occupazionali delle amministrazioni pubbliche. Infine, in deroga alle leggi vigenti in materia di pubblica amministrazione, che fissano a 18 mesi il termine per poter attingere alle graduatorie concorsuali degli idonei, si stabilisce che, per l'assegnazione, si possa attingere alle stesse graduatorie entro due anni dalla data della loro approvazione. Concludendo, questo ordine del giorno, se approvato come logica richiede, pone fine a una anomala quanto illegittima prassi che, oltre a contrastare i principi costituzionali che devono essere a garanzia dei cittadini, danneggia coloro che hanno superato le prove concorsuali previste per l'accesso alla dirigenza nelle pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Fallica ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/62.
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno attiene ai problemi perenni che questo Governo non prende in considerazione né con questo decreto-legge né con il prossimo disegno di legge finanziaria. Mi riferisco ai problemi che affliggono tutti i cittadini che vivono nelle isole minori, che sono costretti a fronteggiare, da soli, innumerevoli difficoltà. Tali isole, infatti, dipendono in larga parte dal continente per quanto riguarda l'approvvigionamento idrico ed energetico. L'acqua è trasportata per mezzo di navi cisterna. Anche oggi, si è svolta una riunione presso il Ministero della difesa, competente per questo problema, ma ancora non si riesce a risolvere tale gravissima situazione, che provoca grandi disagi a tutti i residenti.Pag. 62
Anche il problema energetico, tuttavia, è scottante perché viene risolto, quando è risolto, attraverso la costruzione di centrali termoelettriche o per mezzo di condotte di collegamento sottomarine, con costi, naturalmente, da capogiro e che oggi, nel 2006, sono anacronistici. Mancano le attrezzature e le infrastrutture per sfruttare le fonti rinnovabili locali: l'acqua, il sole e il vento. Tali risorse, se canalizzate, potrebbero dare vita a centrali eoliche e geotermiche e a dissalatori, che rappresentano le uniche possibilità ma che, guarda caso, costano molto in termini di manutenzione perché vanno in crisi almeno ogni due mesi. Noi tutti ci occupiamo e ci vogliamo occupare di questi problemi, guarda caso, durante la stagione turistica ma non quando arrivano l'autunno e l'inverno, stagioni nelle quali questi cittadini sono lasciati soli, sono abbandonati. Nel lungo periodo, questi interventi finalizzati all'utilizzazione di fonti rinnovabili risulterebbero meno costosi per lo Stato.
Le isole minori, inoltre, devono fronteggiare da sole i problemi derivanti dalla loro economia, basata soprattutto sull'agricoltura, sulla pesca, sulla cantieristica e sul turismo. Trovare soluzioni e programmare aiuti e finanziamenti per accrescere queste attività e, quindi, per rendere più tranquilla la vita dei loro abitanti credo che sia un dovere del Governo. In questo decreto-legge, signor sottosegretario, non se ne parla affatto, non se ne discute, non c'è una sola voce che si riferisca ad uno stanziamento per tutte le isole minori del territorio nazionale.
Sono considerevoli anche i problemi nell'ambito scolastico. Ci sono difficoltà di collegamento con la terraferma e i docenti non vogliono andare ad insegnare presso gli istituti che si trovano nelle isole. Inoltre, mancano le attrezzature didattiche, multimediali e quelle di prima necessità, il numero di allievi è scarsissimo e la crescita culturale della popolazione più adulta è impedita. Tutto ciò costituisce un disagio che interessa tutte le isole minori.
Sono da risolvere anche i problemi urbanistici, di viabilità interna, di adeguamento degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti, per non parlare poi dei problemi inerenti alla dismissione e alla nuova destinazione delle strutture di edilizia carceraria e alla rideterminazione delle servitù militari che spesso sono soggette a speculazioni di ogni tipo.
Infine, ma non per ultimo, il problema dei collegamenti con la terraferma. A tale proposito, il sottoscritto ha più volte presentato interrogazioni parlamentari, da ultimo al ministro Bianchi, ma con scarso risultato e senza ottenere alcuna risposta concreta da parte del Governo. Si chiede, quindi, al Governo di rivedere la sua politica su tale argomento.
Per quanto sopra esposto relativamente alle problematiche inerenti le isole minori, è opportuno che tutte le istituzioni, sia locali sia nazionali, siano coinvolte per la soluzione di tutti gli annosi problemi che riguardano queste realtà. Si deve porre attenzione, in particolare, alle seguenti problematiche che non mi stancherò di ripetere nelle aule parlamentari: l'approvvigionamento idrico ed energetico, prevedendo l'impiego di energie rinnovabili; la realizzazione o l'adeguamento degli impianti e delle attrezzature dei porti, aeroporti ed eliporti; lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani utilizzando apposite navi con impianti di riciclaggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Paniz n. 9/1750/81, di cui è cofirmataria.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame è davvero pazzesco in quanto non si comprende perché il Governo, al di là delle disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria, che tutto sommato in sessione di bilancio avrebbero delle ragioni per essere valutate, ancorché con la nostra piena opposizione, abbia scelto di colpire alla cieca gli enti di ricerca.
All'articolo 36, in particolare ai commi 5-bis, 5-ter, 5-quater, vi sono una serie di norme che iniziano in questo modo: «Allo scopo di razionalizzare le attività nelPag. 63settore della ricerca, contenente una spesa (...)». Tali norme, in realtà, contengono un attacco senza precedenti all'autonomia scientifica degli enti nazionali di ricerca in patente violazione dell'articolo 33 della Costituzione. Non si prevede, infatti, l'indicazione delle norme generali regolatrici della materia come richiesto dall'articolo 17, comma 2, della legge n. 400 del 1988. La norma non definisce i limiti dell'autonomia scientifica, come previsto dalla Costituzione. Ai sensi dell'articolo 33 della Costituzione «Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato ». Tale autonomia è stata da sempre riconosciuta e tutelata. Il risultato è che non solo questo Governo ma, in futuro, qualsiasi Governo potrà decidere senza alcuna necessità di passare per il Parlamento, se e con quali modalità intervenire per il riordino degli enti, rendendo ancora più instabili gli assetti e sottraendo un'importante materia alla competenza parlamentare. Il Governo non ha definito ancora una politica della ricerca e qualsiasi intervento autorizzato senza criteri è illegittimo ed arbitrario. La politica del Governo in materia di ricerca deve essere espressa a norma di legge attraverso un complesso di procedure previste dal decreto legislativo n. 108 del 1988, emanato su delega Bassanini, che portano alla redazione del programma nazionale della ricerca. Tuttavia, ormai, abbiamo capito che tutte le norme di questo Governo non fanno altro che cancellare altre norme che sempre la sinistra e sempre un Governo Prodi aveva già approvato in passato. L'attuale Governo, però, non ha provveduto. Il nostro Governo espose, nelle linee guida sulla politica nazionale della ricerca del 2002 e nel piano nazionale della ricerca del 2005, gli interventi e gli obiettivi del riordino degli enti e delle istituzioni di ricerca. Il piano nazionale della ricerca è stato successivamente approvato all'unanimità non solo dal Governo, ma anche dalla Conferenza Stato-regioni, dalle organizzazioni sindacali ed imprenditoriali. Questi documenti hanno fornito il quadro complessivo entro il quale gli enti sono chiamati ad operare completando un disegno generale iniziato con l'approvazione dell'allora Governo di centrosinistra della legge n. 59 del 1997. In base a queste indicazioni, il nostro Governo ha proceduto al riordino degli enti attuato con diversi decreti legislativi sottoposti anche alla valutazione della Conferenza Stato-regioni e al parere della Commissione bicamerale costituita ad hoc per l'attuazione della riforma dell'amministrazione in base alle leggi Bassanini. Questa procedura ha ampiamente garantito sia gli enti sia i ricercatori e il personale tecnico e amministrativo del comparto ricerca ed ha permesso l'analisi e la valutazione di complessi problemi relativi al rilancio degli enti, nel quadro di una visione coerente con le normative internazionali ed europee che regolano l'attività e la gestione di enti di ricerca omologhi a quelli italiani ed operanti a livello internazionale. Attualmente il Governo, senza formulare alcuna analisi di merito o di indirizzo strategico, ha, in parecchie circostanze e in modo confuso e contraddittorio, formulato diverse ipotesi tendenti, per i motivi sopra accennati, ad attuare uno spoils system mascherato, tale da permettere l'azzeramento dei vertici e dei consigli di amministrazione degli enti. In particolare, il 22 settembre 2006 il Consiglio dei ministri ha approvato, in via preliminare, un disegno di legge in materia di efficienza delle amministrazioni pubbliche e di riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese, che prevedeva una delega legislativa per il riordino degli enti di ricerca. Tale disegno di legge non risulta depositato in Parlamento. Allo stesso modo, altre norme manifestano l'assenza di una strategia che non può costituire la base per un intervento in materia.
Concludo, ritornando all'accusa principale. Quello che ci preoccupa maggiormente sul piano procedurale è proprio lo strumento scelto: un regolamento che va ad intervenire su un organo avente natura costituzionale.
PRESIDENTE. Il deputato Giudice ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/105.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, l'ordine del giorno che illustro riguarda l'articolo che fa riferimento ad un comparto molto importante, quello dell'agricoltura, primario in qualsiasi manuale di economia, e che vive, già di per sé, un momento di particolare sofferenza.
Signor Presidente, la disgregazione della coalizione di Governo e la confusione della sua politica si riflettono perfettamente sul testo del provvedimento in esame. La cosa che «stranizza», in maniera grave, è il metodo con cui si affrontano le problematiche di un settore della nostra economia così delicato e così importante per il Mezzogiorno: con una mano si dà, e con l'altra si toglie. Difatti, l'articolo 4, comma 1, concede poche centinaia di migliaia di euro, mentre con i commi 2 e 3 si tolgono risorse finanziarie per un importo notevole. La relazione tecnica degli uffici prevede entrate per 570 milioni di euro per il 2007 e di oltre un miliardo di euro per il 2008.
Stranisce il fatto che nel comma 1, che regola il regime IVA dei minimi in franchigia in agricoltura, si trovi una serie di dati assolutamente incomprensibili. In Commissione bilancio abbiamo chiesto chiarimenti al Governo su questo argomento, senza riuscire ad ottenere alcuna risposta. In particolare, mi riferisco alla circostanza che la relazione tecnica presentata dal Governo in occasione della conversione del decreto-legge n. 223 del 2006 - riguardante i produttori agricoli optanti per il regime ordinario -, stimasse un effetto finanziario positivo per l'erario, mentre questa relazione tecnica, che riguarda lo stesso comparto e la stessa regolamentazione, al contrario, prevede - e non se ne comprende il motivo - una perdita di gettito per l'erario.
Ma ciò che più preoccupa è che il comma 1 getta «fumo negli occhi», nel momento in cui prevede la concessione al settore agricolo di alcune provvidenze, mentre con i commi 2 e 8, relativi all'aggiornamento dei redditi dominicali e del catasto dei fabbricati, si dà un colpo al settore dell'agricoltura veramente pesante, e ciò dispiace perché ritengo che il comparto agricolo per il Mezzogiorno d'Italia sia fondamentale e trainante per l'economia.
Signor Presidente, condivido quanto ha detto molto bene l'onorevole Lupi, nel parlare del giudizio delle agenzie di rating. Infatti, tale giudizio riguarda aspetti della manovra, non tanto quantitativi quanto piuttosto qualitativi. Il Governo ha presentato un decreto-legge, di fatto omnibus, che non è caratterizzato da alcuna ragione unificante e che concorre alla manovra in misura minimale, riempiendo tale serbatoio di materiali di scarto prelevati da una finanziaria di per sé molto deludente.
Con il mio ordine del giorno n. 9/1750/105, signor Presidente, chiedo in maniera davvero accorata al Governo di valutare l'opportunità di rivedere questa posizione, di rivedere la propria politica fiscale nei confronti del comparto agricolo, un comparto che sta risollevandosi da un momento di crisi, verso cui questo provvedimento lo spinge di nuovo. Si tratta di una crisi che mi auguro, per il Mezzogiorno d'Italia, non diventi irreversibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Gioacchino Alfano ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Nan n. 9/1750/111, di cui è cofirmatario.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, per illustrare questo ordine del giorno, molto semplice, sono sufficienti i cinque minuti previsti dal regolamento. La richiesta in esso formulata è volta a venire incontro a quei contribuenti onesti che dopo l'approvazione del testo normativo, saranno travolti da imposte e tasse improvvisamente (anzi, per la verità dobbiamo ammettere che sono già stati travolti). Infatti, questo provvedimento ha previsto adempimenti fiscali calati con effetto immediato ed, in alcuni casi, anche retroattivo. Sono richieste dello Stato sicuramente eccessive, complesse, in parte incomprensibili, gravose ed ingiuste.Pag. 65
Onorevoli colleghi, quando si parla di imposte e tasse, a mio avviso, troppo spesso si concentra la nostra attenzione sulla distinzione tra chi adempie gli obblighi fiscali e chi evade, dimenticando coloro che, pur contribuenti modello, hanno oggettive difficoltà di adempiere ai propri doveri nei confronti dello Stato per cause estranee alla loro volontà. Questi ultimi vorrebbero solo un po' di tempo per capire le regole, vorrebbero condizioni minime per recepirle ed applicarle, come detta puntualmente il famoso - purtroppo solo sulla carta, ormai - statuto del contribuente. In effetti, si chiede una semplificazione e non l'aumento degli adempimenti.
Tornando gli evasori, possiamo mai immaginare che i medesimi si preoccupino di quando va in vigore una norma? Questi ultimi non si occupano delle leggi e, quindi, il problema è dei contribuenti onesti, di coloro che sono un po' oppressi dal dover essere puntuali. L'ordine del giorno chiede quindi di modificare la norma per quanto riguarda il rinvio che il provvedimento ha previsto per gli effetti fiscali e, dunque, per fare in modo che le norme fiscali entrino in vigore, se possibile, un anno dopo la loro emanazione o, almeno, che sia stabilito un termine congruo tra la previsione delle norme fiscali e la loro applicazione.
In effetti, in Commissione abbiamo più volte formulato una richiesta in tal senso e ci è stato risposto che il problema si ripete ormai da troppi anni. In campagna elettorale, l'ho detto anche nel corso della discussione sulle linee generali del provvedimento, troppo spesso questo aspetto è stato da noi criticato e sembrava quasi che potesse trovarsi una soluzione. In effetti, sarebbe molto semplice: le leggi fiscali si approvano e, dopo poco tempo, devono essere applicate.
Signor Presidente, noi chiediamo agli italiani di essere onesti, attenti, ma non veggenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Il deputato Ceroni ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/1750/120, di cui è cofirmatario.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, questo ordine del giorno vuole ricordare che il Consiglio europeo ha tenuto, nel marzo 2000, una seduta a Lisbona, divenuta storica. Poche altre sedute del Consiglio europeo hanno avuto tanta risonanza. Nel corso di tale seduta, sono stati definiti gli obiettivi strategici dell'Unione europea per sostenere occupazione, riforme, coesione sociale, nel contesto di un'economia basata sulla conoscenza. Non ci possiamo nascondere che tali obiettivi sono stati disattesi o non tenuti nella dovuta considerazione dall'Europa stessa e dagli Stati membri. Dunque, penso che richiamarli in quest'occasione sia, da un lato, una necessità, dall'altro un dovere. Tra gli aspetti che il documento ha definito, vi è il riconoscimento del ruolo significativo della ricerca e dell'innovazione nel favorire la crescita dell'economia per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l'ambiente.
L'Unione europea e gli Stati membri singolarmente devono adoperarsi per favorire le attività di ricerca e offrire prospettive allettanti ai propri ricercatori, altrimenti questi ultimi se ne andranno in altri paesi. Ciò potrà avvenire solo stanziando risorse adeguate. Nell'ultimo anno l'Unione europea ha stanziato solo l'1,89 per cento di risorse in ricerca e si deve arrivare fino alla quota del 3 per cento del PIL.
L'ordine del giorno, quindi, è un invito al Governo affinché, dovendo definire priorità di azione e di finanziamento verso le attività di ricerca, individui e sostenga particolarmente le iniziative che hanno l'obiettivo di fornire assistenza ed aiuto alle piccole e medie imprese, che senza l'aiuto dello Stato non sono in grado di fare ricerca ed innovazione. Solo alimentando questo canale sarà possibile ridare competitività alle imprese piccole e medie, ai settori economici minori che rappresentano realmente il motore della crescita e dello sviluppo delle nostre comunità e, in definitiva, del nostro paese. Si tratta diPag. 66settori che, non lo possiamo nascondere, sono stati particolarmente colpiti da queste misure di carattere fiscale che avete approvato. Non le cito tutte, ma certamente tra esse vanno ricordati l'aumento degli estimi catastali, quello delle imposte di successione, l'incremento dell'aliquota pensionistica, la riforma del TFR, la penalizzazione dell'apprendistato. Sono tutte norme che hanno penalizzato le piccole e medie imprese.
Questa, quindi, è una buona occasione per dimostrare, almeno una volta, un po' di coerenza. Infatti, poiché viene tolto molto alle piccole imprese, si potrebbe restituire qualcosa.
Ricordo che, quando eravate all'opposizione, su questo tema, più volte, avete sollevato la questione. Il disegno di legge finanziaria, quindi, è un'ottima opportunità per restituire qualcosa, in tal senso, alle nostre piccole imprese. Temo, tuttavia, che le promesse per gli incentivi alla ricerca e all'innovazione faranno la fine della promessa elettorale di non aumentare le tasse, che tutti conosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Baiamonte ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Bruno n. 9/1750/64, di cui è cofirmatario.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il provvedimento in esame contiene, sotto il profilo dell'accertamento fiscale, disposizioni particolarmente inique nei confronti del contribuente e tali da ledere veramente la privacy.
Vedete, questo paese paga profumatamente un Garante per la protezione dei dati personali per salvaguardare la dignità propria di ogni cittadino. Con il disegno di legge finanziaria e con il provvedimento in esame, invece, non facciamo altro che dimenticarci della privacy dei cittadini, poiché chiediamo accertamenti bancari ed indaghiamo non solo le condizioni patrimoniali, ma anche l'attività degli stessi, senza che essi siano messi nelle condizioni di difendersi da tali provvedimenti.
Io, che sono professore universitario e direttore di un istituto universitario di medicina, so bene quanto sia pericoloso per noi - e lo affermo con piena convinzione - poter dirigere un istituto, poiché l'amministrazione ci impone l'anonimato dell'ammalato, nonché di mantenere abbastanza riservata la cartella clinica. L'amministrazione chiede, addirittura, che negli ambulatori i medici debbano chiamare l'ammalato per numero, anziché per nome e cognome, poiché bisogna salvaguardarne la privacy.
Con i provvedimenti posti in atto dal Governo, invece, ci troviamo nelle condizioni per cui ciascuno di noi deve mettere addirittura in piazza non solo il patrimonio personale, ma anche alcuni dati che riguardano veramente la nostra vita privata. Con l'introduzione di un ticket per il pronto soccorso, ad esempio, si stabilisce che se l'ammalato possiede un certo reddito, deve pagare non solo la visita e l'accertamento, se si tratta di un «codice bianco», ma anche gli esami!
Ciò non solo altera notevolmente, dal punto di vista della privacy, le condizioni del cittadino-paziente che si trova in tali situazioni, ma sovraccarica oltretutto il medico ed il personale del pronto soccorso di un'attività di accertamento tributario. Signori, ma con quale coraggio possiamo fare certe affermazioni?
Vogliamo forse dire che, siccome il cittadino si reca al pronto soccorso senza averne effettivamente bisogno, allora è giusto introdurre un ticket, così verrà dissuaso? Dobbiamo pensare, invece, che il cittadino non va al pronto soccorso per un capriccio: egli o sta male veramente, oppure non trova il medico di famiglia disponibile! Scusate, ma se non trova il medico di famiglia, dove deve andare il cittadino che ha bisogno di cure? Egli si reca al pronto soccorso anche se non è la soluzione più adatta!
Cosa doveva fare, allora, il Governo? L'Esecutivo doveva innanzitutto prevedere che la medicina del territorio fosse perfettamente funzionale e che il cittadino potesse trovare il proprio medico di famiglia nell'arco di tutte le ventiquattr'ore grazie a turni appropriati, non introdurre il ticket sul pronto soccorso! Infatti, ilPag. 67paziente che ha bisogno di cure vi si reca anche se deve pagare del denaro, poiché, non trovando il medico di famiglia, si trova costretto ad agire in questo modo.
Cosa deve fare, allora, il medico di un pronto soccorso che è costretto a visitare 150 o addirittura 200 pazienti nell'arco delle ventiquattr'ore? Egli dovrà richiedere alle persone il loro codice fiscale e delle informazioni sulla loro situazione patrimoniale! A quel punto, dovrà far pagare prima il ticket per la visita...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GIACOMO BAIAMONTE. ...poi dovrà imporre il pagamento di un altro ticket per lo svolgimento di esami o di accertamenti, ed i pazienti dovranno fare ulteriori file!
Ma ci rendiamo conto delle decisioni prive di logica che assumiamo solamente per fare cassa, signor Presidente, e non per agevolare i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)?
PRESIDENTE. La deputata Biancofiore ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/63.
MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, il mio ordine del giorno intende impegnare il Governo affinché provveda alla tutela dei diritti fondamentali e degli interessi delle minoranze residenti nel territorio della provincia autonoma di Bolzano. Ciò perché l'articolo 47-bis del decreto-legge prevede la cosiddetta clausola di salvaguardia degli statuti speciali.
Bisogna specificare, tuttavia, che le autonomie speciali non sono tutte uguali, e ritengo sia il caso di introdurre un principio che dovrebbe essere sempre rispettato, un precedente, poiché la provincia di Bolzano non è uguale a tutte le altre autonomie.
La provincia autonoma di Bolzano, infatti, è un'autonomia etnica e non territoriale. In tale realtà vi sono 300 mila tedeschi, governati da un partito unico che è il partito-Stato, e 100 mila italiani, che sono discriminati; vi è anche un'altra minoranza in Alto Adige, quella ladina.
All'interno dello Stato italiano, paradossalmente, la minoranza italiana e quella ladina sono discriminate, soprattutto perché non si ravvedono nei confronti di quello che da noi è chiamato il partito-Stato, vale a dire il partito-provincia. Allora, quando si prevede una clausola di salvaguardia, che ritengo giusta per le altre autonomie speciali (e che anche noi, quando c'era il Governo Berlusconi, abbiamo sempre voluto prevedere), vorrei evidenziare che, al contempo, essa non lo è per un'autonomia che, paradossalmente, crea discriminazioni nei confronti dei cittadini italiani come noi!
Vorrei fare un esempio che, di solito, sorprende chi non conosce la nostra realtà. Se voi vi trasferiste e prendeste la residenza in Alto Adige, in quanto italiani non potreste votare! Paradossalmente, se il Presidente della Repubblica Napolitano dovesse prendere la residenza a Bolzano, non potrebbe assolutamente esercitare il proprio diritto di elettorato attivo!
Ritengo si tratti di circostanze sorprendenti, che i partiti dell'arco costituzionale italiano sono chiamati decisamente a sanare, poiché violano i principi fondamentali contenuti nella nostra Carta costituzionale. Oltre a quello dell'elettorato attivo, esistono numerosi altri problemi di questo genere in Alto Adige, e sono causati proprio da quello statuto di autonomia, nonché dalle relative norme di attuazione, che intendiamo tutelare attraverso la clausola di salvaguardia!
Allora, va bene prevedere una tutela, ma non quando in questi statuti di autonomia sono contenute lesioni deliberate dei diritti fondamentali e degli interessi di cittadini italiani come noi! Il Governo italiano, di qualsiasi colore politico esso sia, si deve pertanto impegnare per tutelare una minoranza territoriale residente in una porzione del nostro Stato.
La minoranza italiana, infatti, viene vilipesa costantemente e viene provocata, ogni giorno, da un partito che ha una serie di tentacoli: mi riferisco ad associazioni da esso derivanti, che sono preposte a provocare,Pag. 68costantemente, la popolazione di lingua italiana. Basti un esempio per tutti.
Recentemente, un corpo folkloristico (che, in realtà, porta delle armi storiche) come gli Schützen - che di folkloristico hanno ben poco! - hanno affisso manifesti inneggianti ai tralicci degli anni Sessanta. Si riferivano, in altri termini, alle bombe e alle stragi di quegli anni, nei quali, tra civili e militari, sono morti 20 cittadini italiani come noi e vi è stato spargimento di sangue italiano! Ebbene, essi hanno inneggiato alle bombe attraverso dei manifesti di stampo terroristico, ma nessuno, all'interno dello Stato italiano, ha sentito il dovere di intervenire!
Con quei manifesti si voleva inneggiare ad un'autonomia ottenuta grazie alle bombe, perché quello era l'intendimento: infatti, vi era scritto «Danke», che in tedesco significa «grazie»! Se essi volevano dire che si è ottenuta l'autonomia grazie al traliccio saltato, allora tale autonomia va rivista e sanzionata quando arreca, come già detto, lesioni a diritti civili fondamentali.
Voglio fortemente richiamare l'attenzione di questa Assemblea e del Governo in carica - come feci a suo tempo con il Governo Berlusconi - su una questione fondamentale, che ci riguarda tutti da vicino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Crosetto n. 9/1750/103, di cui è cofirmataria.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, questo ordine del giorno, purtroppo, riporta la Camera e il Governo ad uno dei temi più difficili di questi giorni, ossia il declassamento dell'Italia da parte di due importantissime agenzie di rating. Al riguardo, il Governo ha reso delle buffe dichiarazioni per cercare di scaricare sul Governo precedente la responsabilità di tale declassamento.
Se la memoria non è corta per nessuno, ricorderemo tutti che a giugno già vi era stato un avviso preciso all'Italia: se la legge finanziaria non avesse seguito le regole indicate nel DPEF e il Governo si fosse lasciato prendere la mano dalle esigenze più particolari e politiche della sua maggioranza venendo meno agli impegni assunti, con molta probabilità questo declassamento sarebbe avvenuto. Purtroppo, così è stato e la situazione davanti agli occhi di tutti è drammatica.
Ciò dovrebbe spingere voi del Governo ad assumere decisioni serie sulla manovra finanziaria e su questo decreto-legge che, purtroppo, ne è parte integrante. Con molta probabilità sarà messa complessivamente in discussione l'intera finanza italiana e vi sarà una fuga da parte degli investitori esteri: non tanto quelli privati, ma soprattutto quelli di blocco, che evidentemente non avranno più fiducia in questo paese.
Speriamo anche in un ripensamento da parte del Governo rispetto all'aumento dell'aliquota sui BOT, all'indebitamento dello Stato, dal 12,5 per cento al 20 per cento: in un paese che ha già subito il declassamento, abbassare le garanzie di rendita porterà chi in questo momento ci sta aiutando a coprire il debito pubblico a scappare da questo paese.
Già avete aumentato tutto ciò che era possibile aumentare, in termini di tasse. Probabilmente, il ministro Visco dovrà trasformare l'intero Ministero dell'economia e delle finanze in una sorta di «centralone» elettronico; si cercherà anche nelle case degli italiani se ci sono soldi residui. Ma difficilmente troverete tutti quei soldi che ci possano consentire di difenderci da quella che sarà, purtroppo, una triste fine per l'economia di questo paese. Ci chiediamo se vi sarà un rinsavimento da parte di questo Governo: ma purtroppo sembra non vi sia.
Non sappiamo a cosa porterà la riunione che si sta tenendo in queste ore tra i partiti e le componenti di Governo: lo vedremo nei prossimi giorni, ma certo non depone niente di buono.
Purtroppo, sono anche fatti nostri, perché probabilmente verrà trovato unPag. 69accordo per salvaguardare questo Governo, ma che porterà ulteriori problemi a questo paese e ai suoi cittadini.
Il nostro ordine del giorno impegna il Governo a monitorare i risultati di questa manovra finanziaria, con la possibilità e la capacità, in relazione a questo monitoraggio, di invertire la rotta. Credo sia un ordine del giorno importante per voi. Ritengo debba essere accettato, perché potrà servire a voi per controllare gli errori che avete commesso e per accertare i risultati della manovra finanziaria in tempo. E, se possibile, servirà a tutti noi per tentare di mutare il vostro atteggiamento in materia di politica economica e per evitare ulteriori danni a questo paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Fratta Pasini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Alfredo Vito n. 9/1750/121, di cui è cofirmatario.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, il potere d'acquisto delle pensioni di vecchiaia non è stato adeguatamente tutelato dalle diverse riforme del sistema pensionistico. Con questo ordine del giorno, io e gli altri firmatari chiediamo cosa intenda fare il Governo al riguardo, perché la tutela degli anziani deve essere considerata un punto di onore per tutto lo Stato civile, il più rilevante tra gli obiettivi della sicurezza sociale.
Signor Presidente, prendo spunto da questo ordine del giorno, che denuncia una delle tante carenze e delle tante insufficienze di questo provvedimento finanziario, per richiamare l'attenzione dell'Assemblea, dei colleghi che stanno qui a chiacchierare, e anche l'attenzione dei cittadini - che spero ancora stiano seguendo i nostri lavori - sulla gravità di quanto sta avvenendo.
Oggi pomeriggio l'onorevole Franceschini nella sua dichiarazione di voto aveva auspicato che maggioranza e opposizione, invece di farsi trascinare in una rissa, lavorassero insieme per il bene del paese. Colleghi, come è possibile lavorare insieme quando il Parlamento è espropriato della possibilità di fare il proprio lavoro? Come è possibile chiederci di dare il nostro contributo quando lo strumento principe con il quale il Parlamento può lavorare - il voto sugli emendamenti - è stato cancellato con un atto di imperio?
L'abuso del voto di fiducia che questo Governo sta ponendo in essere, anche in questa Camera - dove tra l'altro la maggioranza ha numeri ampi e comodi, grazie alla legge elettorale -, non ha il consenso dei cittadini, a dimostrazione clamorosa della debolezza di questo Governo e della vostra incapacità di trovare una sintesi politica anche tra di voi.
Stiamo assistendo ogni giorno ad un incredibile balletto di cifre, di ipotesi, di smentite. In questo disegno di legge finanziaria è cambiato quasi tutto e ciò sta avvenendo ogni giorno; e voi ci chiedete di approvare un provvedimento collegato fiscale - oggi, domani, dopodomani, non so quando sarà posto in votazione - destinato ad essere stravolto nei prossimi giorni e anche nelle prossime ore.
Questo spettacolo di una maggioranza che smentisce se stessa, di un ministro dell'economia e delle finanze che si sente (sono parole di Padoa Schioppa) «ostaggio di nove partiti e delle esigenze di ciascuno», non è degno di un grande paese come il nostro.
Il vostro tentativo di giocare con le cifre, di dare l'impressione che questa finanziaria colpisca solo i ricchi è fallito in partenza.
Quest'anno, per la prima volta, dopo cinque anni nei quali l'imposizione fiscale in Italia non è mai cresciuta ed, anzi, ha conosciuto alcuni alleggerimenti, la pressione fiscale complessiva aumenta.
Lo avevamo detto fin dalla campagna elettorale: il vostro sarebbe stato il Governo delle tasse! Ci accusavate di delinquenza politica, quando dicevamo queste cose. Ora i fatti ci hanno dato ragione e la gente se ne è finalmente accorta. Se ne sono accorti i grandi giornali di opinione che vi avevano sostenuto in campagna elettorale; se ne sono accorte le agenzie di rating, nonché i sondaggisti di opinione edPag. 70anche molti membri della vostra stessa maggioranza che vivono con disagio crescente questa situazione.
Oggi siete ricorsi ad un voto di fiducia anche per questa ragione: una fiducia che alcuni di voi dichiaratamente votano solo per disciplina di maggioranza, senza condividere quasi nulla nel merito di questo provvedimento.
Volevate fare piangere i ricchi, come era scritto in un manifesto del quale si è molto parlato. Forse, ci siete riusciti, ma non vi accorgete che non piangono solo loro. Piangono tutti gli italiani: i lavoratori, i datori di lavoro, i professionisti, i commercianti e gli artigiani, ma piangono, signor Presidente, soprattutto i giovani!
A loro state uccidendo un sogno, quello, magari, di diventare un giorno ricchi o benestanti, ma anche quello più immediato di trovare un lavoro dignitoso, un'opportunità per la loro vita. L'onorevole Franceschini ci chiede di essere un'opposizione responsabile di fronte a tutto questo. Noi abbiamo un profondo senso di responsabilità, signor Presidente, nei confronti del paese, di chi ci ha votato ed anche di chi ha votato per la sinistra e si è reso conto dell'errore che ha compiuto.
Proprio perché siamo responsabili, signor Presidente, sappiamo che la nostra prima responsabilità è mandarvi a casa al più presto, prima che facciate in tempo a fare altri danni per il nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Il deputato Ponzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/71.
EGIDIO LUIGI PONZO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il decreto-legge in esame è stata reintrodotta la tassa sulle successioni, inizialmente travestita da incremento delle imposte ipotecarie, catastali e di registro.
La disposizione è sempre stata considerata vessatoria nei confronti dei cittadini, i quali, correttamente, ritengono intollerabile la tassazione del passaggio dei beni e dei rapporti di famiglia. Ora, già in campagna elettorale, vi è stata una grande disputa, un balletto di cifre: chi parlava di trecento milioni delle vecchie lire, chi parlava di cinquecento milioni.
Poi il Presidente Prodi tagliò corto, dicendo che si sarebbe trattato soltanto di grossi capitali, senza precisarne l'entità. Fatto sta che poi, con questo provvedimento, è stata reintrodotta di nuovo questa tassa. Onorevoli colleghi, si tratta della tassa più ingiusta che possa esistere nel campo delle tassazioni. Infatti, i cittadini già pagano le tasse, producono il reddito e pagano le tasse sul reddito che hanno prodotto. Dopo di che, possono disporre di ciò che resta loro come vogliono: possono sperperarlo, possono comprarsi un automobile, possono giocarselo, possono fare quello che vogliono, perché sono soldi loro. Invece, i cittadini di buonsenso cosa fanno? Mettono da parte questi risparmi, li accumulano e fanno investimenti: comprano magari una casa per poi poterla lasciare ai propri figli. E cosa fa lo Stato? Con questo provvedimento impone di nuovo le tasse sui risparmi che erano già al netto delle tasse. Quindi, questa è la tassa più ingiusta che possa esistere!
Poiché in questo Parlamento, nel paese e nelle forze politiche vi sono ancora alcuni che ritengono che la proprietà sia un furto, chiediamo al Governo di impegnarsi almeno ad effettuare un monitoraggio sulla normativa successoria, al fine di valutare l'opportunità di abolire qualsiasi tassazione per il passaggio dei beni tra coniugi ed ascendenti e discendenti diretti, cioè tra padre e figlio ed, eventualmente, innalzandola per i parenti a partire dal terzo grado (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/94.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno riguarda l'articolo 41 del provvedimento. Si tratta di una disposizione che è già stata oggetto di una querelle parlamentare sviluppatasi nelPag. 71corso della discussione. Ricorderete che nella giornata di ieri il ministro Chiti si è affrettato a raggiungere l'aula per fornire un chiarimento su una richiesta formulata dal presidente del gruppo di Forza Italia in ordine alla applicabilità di questo articolo ai vertici della RAI.
Prima di procedere all'illustrazione dettagliata dell'ordine del giorno, mi premeva rilevare come, nel corso di tutta la discussione, nei giorni scorsi, ma in particolare nella seduta odierna in cui ha avuto luogo la votazione sulla questione di fiducia, abbia brillato per l'assenza dall'aula il ministro dell'economia e delle finanze Padoa Schioppa, che pure è il ministro interessato e competente in materia. È singolare, signor Presidente, che il ministro competente non sia presente neanche in sede di dibattito sulla fiducia posta dal suo Governo!
L'articolo 41, al quale si riferisce l'ordine del giorno che sto illustrando, riguarda il sistema dello spoils system; si allarga, nei fatti, la sfera di competenza dello spoils system, così com'era prevista dalla legge n. 165, articolo 9, comma 8. Evidentemente, si tratta di una di quelle norme che introducono, in maniera neanche troppo surrettizia - direi piuttosto palese -, il meccanismo del ricambio, quasi dell'epurazione, che questa maggioranza sta cercando di attuare tra i vertici delle agenzie fiscali.
Dunque, non solo si costruisce un impianto inquisitorio, come abbiamo già messo in evidenza nel corso di questa discussione, non solo si rafforzano i poteri inquisitori dal punto di vista fiscale nei confronti dei cittadini contribuenti e delle imprese artigiane e commerciali, ma addirittura si cambiano i vertici delle agenzie fiscali attraverso un'operazione volta a collocare in questi moli persone politicamente di fiducia dell'attuale maggioranza.
Si tratta, indubbiamente, di un'aggravante del meccanismo che contraddistingue questo decreto fiscale; è un'impostazione chiaramente punitiva nei confronti del contribuente, che fa venir meno quel rapporto di necessaria fiducia che deve esserci tra contribuente e Stato che applica le imposte.
È evidente che, anche nel corso delle dichiarazioni di voto di oggi, la maggioranza parlamentare ha dato prova di fronte al paese di avere i nervi a fior di pelle. È chiara la crisi interna che sta emergendo nella maggioranza. Forse, il ministro Padoa Schioppa è stato troppo impegnato a partecipare ai vertici a Palazzo Chigi per poter venire in quest'aula a fare il suo mestiere di ministro e spiegare, rivolgendosi al Parlamento, le motivazioni di tante norme che sono state inserite in questo decreto fiscale. Dicevo: molti sono gli elementi di crisi, di nervosismo. Tra questi, rientra, non ultimo, l'episodio citato dall'onorevole La Russa, cioè le dichiarazioni rilasciate al Corriere della sera dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, il quale sfida, nei fatti, attacca e, in qualche misura, provoca settori ed esponenti della sua maggioranza. Questa crisi appare lampante e si esprime, evidentemente, anche all'interno dell'emiciclo parlamentare, nel corso di dibattiti come quello che si è svolto oggi.
La sintesi di tasse e bugie che questo provvedimento certifica di fronte non solo all'opposizione parlamentare ma anche al paese, ai cittadini, in occasione di queste dirette televisive, fa male e dà fastidio. È altrettanto chiaro che la nostra opposizione, così come si sta consumando in quest'Assemblea, così come si è consumata fino a quest'ora, continuerà anche nella giornata di domani ed il Governo sarà costretto ad essere presente in aula anche - ce lo auguriamo - con i suoi ministri più autorevoli. A questo proposito, inoltre, non si capisce come mai il ministro degli affari esteri, che dovrebbe essere in giro per il mondo a rappresentare il Governo italiano, oggi era presente mentre il ministro dell'economia e delle finanze, che dovrebbe essere qui a seguire il dibattito sul decreto fiscale, sia invece assente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Come di intesa, sospendiamo i nostri lavori, che proseguiranno domani mattina alle 9, con l'illustrazione degli ordini del giorno.
Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, il senatore Pietro Fuda; vicepresidenti, il deputato Bruno Mellano e il senatore Graziano Maffioli; segretari, i deputati Maria Leddi Maiola ed Enrico Costa.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali la senatrice Daniela Alfonzi, in sostituzione del senatore Giovanni Confalonieri, dimissionario.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 27 ottobre 2006, alle 9:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria. (1750-A).
- Relatori: Di Gioia, per la V Commissione e Fincato, per la VI Commissione.
La seduta termina alle 00,05 del 27 ottobre 2006.