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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 7 di martedì 30 maggio 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
La seduta comincia alle 10,05.
RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 maggio 2006.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Azzolini, Bafile, Bersani, Colucci, De Piccoli, Forlani, Galati, Gentiloni Silveri, Leoni, Maroni, Melandri, Migliore, Mussi, Parisi, Pecoraro Scanio, Rigoni, Rutelli, Sentinelli, Stucchi e Visco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono ventitré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che il deputato Bruno Mellano, proclamato in data 23 maggio 2006, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare La Rosa nel Pugno.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza (A.C. 13) (ore 10,12).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 13)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, deputata Amici, ha facoltà di svolgere la relazione.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, il decreto-legge di cui si chiede la conversione si compone di un solo articolo, oltre a quello che reca la clausola di entrata in vigore. Consente, attraverso il primo comma, che il Ministero dell'interno autorizzi un ulteriore trattenimento in servizio, fino al 30 settembre 2006, degli agenti ausiliari trattenuti frequentatori del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva, i quali ne facciano domanda. Tale autorizzazione è espressamente finalizzata alle esigenze connesse con la prevenzione e il contrasto del terrorismo, anche internazionale, e della criminalità organizzata ed alla funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza. Nella relazione Pag. 2illustrativa è precisato che il provvedimento riguarda i 568 agenti reclutati quali agenti ausiliari di leva ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 121 del 1981. In mancanza di un intervento d'urgenza i predetti agenti verrebbero congedati, con grave perdita per l'Amministrazione della pubblica sicurezza, che vedrebbe contestualmente ridotta la forza effettiva della Polizia di Stato, con incidenza negativa sulle attuali oggettive esigenze di servizio. Per il predetto personale le disposizioni di cui all'articolo 47, commi 9 e 10, della legge n. 121 del 1981 - ossia la possibilità al termine del periodo di trattenimento di essere immessi nel ruolo degli agenti di polizia, previa frequenza di un corso della durata di sei mesi - possono trovare applicazione solo se, alla scadenza di tale periodo, l'assunzione sia espressamente autorizzata e fatte salve le assunzioni programmate per i volontari in ferma breve ed annuale delle Forze armate, per i quali la legge n. 226 del 2004 prevede una riserva di posti.
La disposizione inoltre reca un limite di spesa pari a 8.844.000 euro per l'anno 2006. Al relativo onere finanziario si provvede con i commi 2 e 3 mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 27, della legge finanziaria per il 2006. Si ricorda che il citato comma 27 ha istituito nello stato di previsione del Ministero dell'interno un fondo da ripartire per esigenze correnti connesse all'acquisizione di beni e servizi dell'amministrazione con una dotazione per l'anno 2006 di 100 milioni di euro. Nella fase di esame in Commissione non sono state presentate proposte emendative sul disegno di legge di conversione del decreto-legge al provvedimento in esame, il cui iter in Assemblea potrebbe quindi concludersi in modo molto agevole, proprio alla luce dell'assenza di emendamenti e di una discussione nella Commissione che ha registrato l'unanimità dei gruppi presenti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, è curioso notare che la prima seduta in cui questo Parlamento deve esprimere un voto su disegni di legge, dopo la serie di votazioni istituzionali che abbiamo celebrato, abbia ad oggetto, tra l'altro, l'esame di due decreti-legge adottati dal precedente Governo, in particolare di uno che riguarda la sicurezza e la lotta al terrorismo. Ancora più insolito, come ha sottolineato la relatrice, è il fatto che, in particolare sul disegno di legge di conversione in esame, siamo tutti d'accordo. Pertanto, l'iter parlamentare sarà probabilmente rapido; mi augurerei che potesse essere così anche in altre occasioni, ma, ahimè, temo che così non potrà essere.
Il decreto-legge al nostro esame mira sostanzialmente ad assicurare la prosecuzione della lotta al terrorismo in questo paese. Proprio su questi argomenti temo che avremo modo di dividerci - e molto anche - a brevissimo tempo. Poiché, come ho testé premesso, siamo tutti d'accordo, non mi dilungherò sulle tecnicalità e sull'utilità del provvedimento, aspetti che sono già stati illustrati dal relatore, ma preferisco sviluppare alcune riflessioni sulla situazione politica.
La già sottolineata anomalia - relativa ad un provvedimento forse minore, ma comunque importante, perché riguarda la lotta al terrorismo - accende una luce, una spia d'allarme sul prosieguo della nostra attività parlamentare, sull'azione del Governo in carica e sugli effetti che essa potrà produrre proprio in termini di sicurezza dei cittadini.
Un tema «maggiore» è che siamo tutti d'accordo: al di là delle differenze di azione, nonché di valutazione di alcune problematiche, credo si possa tranquillamente affermare che tutti i gruppi presenti in questo Parlamento abbiano a cuore la sicurezza del paese. Ora, che vi possano Pag. 3essere valutazioni diverse su singole azioni che i Governi in carica intraprendono, avendo come fine la sicurezza, non solo è naturale ma, probabilmente, in un'ottica bipolare, anche utile: in un sistema maggioritario bipolare, la ricchezza dell'azione politica di un paese è dovuta proprio all'esistenza di differenze; se differenze non vi fossero, sarebbe evidente che lo scopo di ciascuno schieramento sarebbe soltanto quello di mantenersi al potere, non di aiutare il paese a crescere ed a migliorare (e non voglio pensare che siamo ormai ridotti in questa situazione; anzi, non credo che sia così).
Quindi, pur nutrendo la convinzione che alcune posizioni espresse in altre sedi da questa maggioranza possano essere pericolose per la sicurezza del nostro paese, non me ne stupisco più di tanto. Vorrei soffermarmi, però, su un punto che costituirà - lo sanno bene i colleghi - il leitmotiv della nostra azione parlamentare in questi primi mesi della legislatura.
Ho fatto riferimento, in precedenza, al sistema maggioritario, al sistema bipolare. È evidente - è nella natura stessa del sistema - che, con un sistema bipolare, basta anche un solo voto in più per ottenere la maggioranza delle Camere, per ottenere dal paese - o, meglio, dal sistema elettorale che è stato costruito per trasformare la volontà degli elettori in capacità di governo - l'incarico di formare un Governo e, di conseguenza, l'onere di prendersi carico del governo del paese, che vuol dire, sostanzialmente, farsi carico del benessere e della sicurezza dei cittadini.
Che i voti in più siano uno, mille, 24 mila o un milione, non fa differenza. Non fa differenza per quanto riguarda l'onere, che si è ricevuto, di governare. Tuttavia, è evidente che fa differenza in relazione alle modalità secondo le quali la maggioranza deve operare. Ora, sinceramente - non parlo a titolo personale, ma dico semplicemente ciò che penso; del resto, non c'è bisogno di sottolineare che, quando uno parla, lo fa esponendo i pensieri che ha in testa, non ciò che gli hanno detto -, io non faccio parte di coloro i quali ritengono che uno, 24 mila o centomila voti siano un dramma. Sono convintamente maggioritario e, a differenza del vicepresidente Tremonti, che presiede l'Assemblea in questo momento, anche nel caso in cui vi fosse un solo voto di differenza, non avrei difficoltà a dire: «Avete preso un voto in più e, quindi, dovete governare voi».
Certamente, mi farebbe molto piacere, e credo che farebbe piacere a tutti i cittadini del nostro paese, essere sicuro che i voti fossero 24 mila, non 12, e nemmeno 36 mila perché poi, dal punto di vista matematico, ci sono anche queste strane imposizioni. Benissimo, chi prende più voti governa. Però, guardate, governa avendo ben chiaro qual è la situazione del paese, la quale non dà il diritto a voi, che in questa fase avete la maggioranza sia qui alla Camera sia, in un modo o nell'altro, anche al Senato, di essere arroganti. Arroganti non con noi, perché con noi in Parlamento si può essere arroganti e a volte si è stati anche volgari - e temo che rischieremo di vedere altre volgarità nel prosieguo (questa è un po' l'attività parlamentare) -, ma con quella metà del paese che non vi ha votato. Un voto o 24 mila voti in più vi danno il governo del paese ma non vi danno, lo ripeto, il diritto di essere arroganti perché, a voler fare i conti esatti, voi non avete la maggioranza degli elettori del paese, ma, pare, la maggioranza di coloro che hanno espresso un voto, e ciò è questione alquanto diversa.
Voi avete l'onere di governare, e siamo ben contenti che su questa tematica una volta tanto si sia trovato il modo di essere tutti d'accordo; tuttavia ricordatevi che non siete maggioranza nel paese e, conseguentemente, quando fate le vostre scelte, fatele per il bene del paese e, in particolare, per quella grande parte del paese che non vi ha votato.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, debbo dire che, al contrario di quanto sostenuto dal collega Cossiga, noi oggi siamo non solo maggioranza in Parlamento ma anche, e le elezioni Pag. 4lo dimostrano, maggioranza nel paese.
Il decreto-legge in esame è importante ed io esprimo, a nome del gruppo de L'Ulivo, parere favorevole su tale provvedimento, che reca disposizioni urgenti per la funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza. Credo che, al di là delle polemiche, sia giusto guardare ai problemi veri del paese che la gente recepisce come punti da affrontare.
Considerata la finalità di questo provvedimento, il nostro è un voto convinto e favorevole anche per la logica di continuità istituzionale adottata dal Governo attualmente in carica. Noi abbiamo sempre chiesto che il sistema fosse messo in grado di dare risposte più concrete e certe al bisogno di sicurezza manifestato dai cittadini. Il decreto-legge in esame va proprio in questa direzione. Il testo di tale provvedimento, in particolare, prevede al comma 1 che il ministro dell'interno autorizzi l'ulteriore trattenimento in servizio, fino al 30 settembre 2006, degli agenti ausiliari trattenuti frequentatori del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva che ne facciano domanda. Questa autorizzazione è espressamente finalizzata alle esigenze connesse con la prevenzione ed il contrasto del terrorismo internazionale e della criminalità organizzata e con la funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza.
Per il personale suddetto, le disposizioni di cui all'articolo 47 della legge n. 121 del 1981 danno la possibilità, al termine del periodo di trattenimento, di essere ammessi al ruolo degli agenti di polizia. Tali disposizioni possono trovare applicazione solo se, alla scadenza di tale periodo, l'assunzione sia espressamente autorizzata e fatte salve le assunzioni programmate per i volontari in ferma breve annuale delle Forze armate, per i quali la legge n. 226 del 23 agosto 2004 prevede una riserva di posti.
Per questo concordo con quanto precisato nel corso della seduta in Commissione del 23 maggio scorso dal viceministro Marco Minniti, secondo il quale il Governo, ove necessario, potrà valutare l'opportunità di prorogare fino al 31 dicembre 2006 il trattenimento in servizio degli agenti ausiliari frequentatori del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva, disposto fino al 30 settembre 2006. Sono infatti convinta che, in questo particolare momento storico, non sia opportuno e consigliabile indebolire una struttura così importante per il nostro paese.
A tale proposito, vorrei ricordare in questa sede le parole pronunciate, il 15 maggio, proprio qui alla Camera, dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che diceva: «Resta assai dura la sfida della lotta contro la criminalità, una presenza aggressiva che ancora tanto pesa sulle possibilità di sviluppo del Mezzogiorno, così come contro le nuove minacce del terrorismo internazionale e interno. Ci dà però fiducia il fatto che lo Stato ha mostrato, anche negli ultimi anni, di poter contare sull'azione efficace e congiunta della magistratura e delle forze dell'ordine (...)». Riflettiamo sulle parole del Presidente Napolitano e sul ruolo fondamentale in cui, oggi più che mai, è impegnata tutta la pubblica sicurezza per la difesa di quei valori di pace e di democrazia che sono, oggi più che mai, indispensabili per una crescita equilibrata della nostra società.
Permangono, a livello nazionale, alcune criticità che attentano seriamente alla sicurezza interna del nostro paese. In Italia, i servizi sono tuttora impegnati a fronteggiare minacce diversificate, da una parte quelle terroristiche, dall'altra quelle di organizzazioni criminali, anche di tipo mafioso, organizzazioni etniche e transnazionali, dedite soprattutto al narcotraffico e alla tratta degli esseri umani.
Sul fronte della criminalità organizzata, infine, viviamo un complesso periodo di transizione in cui i modelli mafiosi evolvono spesso in modo conflittuale: da una parte resiste la mafia tradizionale, che cerca di controllare ogni espressione sociale ed economica del territorio a cui è ancorata, dall'altra agisce un'altra componente mafiosa che assorbe atteggiamenti tipici del banditismo. Sempre più rilevanti appaiono le diversificate forme di criminalità transnazionale e la presenza di Pag. 5organizzazioni straniere, che trasferiscono sul nostro territorio costumi e mentalità delle aree di origine, anche attraverso il veicolo dell'immigrazione clandestina, che in questi cinque anni non è stata combattuta.
Signor Presidente, illustri colleghi, per questo è indispensabile un forte e costante impegno. Abbiamo bisogno di tutte le forze di pubblica sicurezza, perché saremo sempre presenti con le nostre risorse anche militari, ogni volta che esse siano legittimamente mobilitate dall'organizzazione internazionale di cui facciamo parte. Abbiamo, però, la necessità di impiegare maggiori risorse per controllare il territorio e per poter impostare e condurre una lotta efficace senza quartiere alla criminalità organizzata che consenta di ricostruire condizioni di vivibilità e di sana imprenditorialità.
Ricordo che il provvedimento in esame riguarda 568 agenti reclutati quali agenti ausiliari di leva i quali, in mancanza di un intervento d'urgenza, dovrebbero essere congedati, con una grave perdita per l'amministrazione della pubblica sicurezza, che vedrebbe così ridotta la forza effettiva della Polizia di Stato.
La tutela della sicurezza pubblica è un valore essenziale per tutti i cittadini italiani ed è per noi un valore prioritario. Per poterla garantire, è necessario rafforzare tutte quelle forze che hanno questo delicato e vitale compito per il nostro paese: difendere l'autorità delle leggi in ogni angolo del nostro paese. Un compito non facile. Al di là degli elogi e degli incoraggiamenti, abbiamo bisogno soprattutto dei fatti.
Cari colleghi e care colleghe, abbiamo bisogno di fatti che dimostrino la nostra volontà e che consentano alla pubblica sicurezza di operare nel miglior modo possibile: il provvedimento oggi al nostro esame va esattamente in tale direzione.
Abbiamo chiesto sforzi straordinari alle Forze di polizia, certi che avremmo fatto tutto il possibile per sostenerli. Questo è il momento di dar seguito alle parole, consci che dal lavoro di queste donne e di questi uomini dipende la nostra tranquillità, nonché quella di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 13)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Amici.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, desidero intervenire solo per esprimere il mio apprezzamento rispetto all'iter seguito dal provvedimento, auspicando, in base a ciò che è emerso nel corso del dibattito, una rapida conversione in legge del decreto in esame.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali (A.C. 14) (ore 10,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 14)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.Pag. 6
Avverto che la Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Cordoni, ha facoltà di svolgere la relazione.
ELENA EMMA CORDONI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo ad affrontare l'esame di un decreto-legge recante disposizioni che prorogano alcuni termini in materia di ammortizzatori sociali.
Si tratta di un provvedimento che, in primo luogo, proroga la scadenza di ammortizzatori sociali che possono essere concessi sulla base di accordi nazionali, sottoscritti presso il Ministero del lavoro. Tali accordi sono previsti da una normativa vigente nel nostro ordinamento già a partire dal 2001.
Mi preme sottolineare come ciò dimostri l'esigenza di procedere alla riforma degli stessi ammortizzatori sociali, in quanto già da quel periodo siamo costretti ad adottare forme particolari di intervento, dal momento che la normativa vigente non è sufficientemente in grado di prevedere tutti gli interventi di tutela sociale che, nel tempo, si sono rivelati necessari. Mi riferisco ad accordi nazionali che riguardano, normalmente, anche settori non ricompresi nell'ambito della legge n. 223 del 1991, proprio in materia di ammortizzatori sociali.
La normativa in esame, dunque, non modifica la copertura finanziaria esistente, ma stabilisce che il costo della proroga resta comunque nell'ambito della spesa programmata con la legge finanziaria per il 2006, la quale aveva già previsto la possibilità di riconoscere gli ammortizzatori sociali in deroga entro il 31 dicembre 2006.
La seconda proroga disposta dal provvedimento in oggetto, invece, concerne la possibilità di stipulare, sempre presso il Ministero del lavoro, gli accordi in oggetto entro il 31 maggio del corrente anno, anziché entro il 31 marzo. Il piano di riparto del relativo fondo può essere approvato entro il 15 giugno, e ciò riguarda specialmente le imprese interessate al reimpiego dei lavoratori ultracinquantenni.
Come già affermato, pertanto, ci troviamo di fronte alla proroga di alcune scadenze, che tuttavia non intervengono nel merito della normativa previgente.
Con l'articolo 2 del provvedimento in esame, invece, si provvede a rifinanziare la legge n. 80 del 2005. Ciò si rende necessario perché, con la legge finanziaria per il 2006, il Governo allora in carica non previde alcuna dotazione finanziaria per il fondo da essa contemplato.
Nel decreto in parola, approvato il 3 aprile, si è deciso di disporre, solo per il 2006, uno stanziamento di 15 milioni di euro, relativo ad un fondo finalizzato a salvare e ristrutturare alcune imprese in crisi, nell'ambito delle direttive e degli aiuti di Stato che l'Unione europea ha reso possibili per questo tipo di aziende. Stiamo parlando della questione maggiormente discussa in Commissione; si tratta infatti di un terreno su cui, chiaramente, si registrano opinioni diverse non tanto perché non si ritengono utili strumenti di intervento di questo tipo o perché si tratta di aiuti alle imprese, ma perché queste funzioni sono state prevalentemente assegnate dalla normativa del 2005 alla competenza di Sviluppo Italia. Su questo, come tutti sappiamo, vi è una volontà di modifica prevista dal programma del centrosinistra.
Detto ciò, riteniamo che questo provvedimento in scadenza debba essere celermente convertito in legge, poiché stiamo intervenendo su normative che possono aver creato delle attese, delle aspettative - mi riferisco specialmente all'articolo 2 - in capo ad imprese che in questi mesi di vigenza del decreto hanno ritenuto di aver trovato in esso un'ancora di salvataggio.
Quindi, si tratta di un provvedimento che prevede - come ricordato in precedenza - interventi in materia di ammortizzatori sociali; tra l'altro, poiché scadrà il 3 o il 4 giugno - non ricordo bene -, abbiamo pochissimo tempo a nostra disposizione per poterlo convertire in legge.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica dopo aver ascoltato il dibattito.
PRESIDENTE. Sta bene.
Constato l'assenza del deputato Campa, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, questo provvedimento richiede, a mio giudizio, una discussione separata dei due articoli di cui si compone l'originario decreto-legge il quale, lo ricordo, prevede all'articolo 1 una serie di proroghe di termini: dal 31 dicembre 2006 al 31 dicembre 2007, dal 31 marzo 2006 al 31 maggio 2006, infine dal 15 aprile al 15 giugno 2006. Vi è poi un secondo articolo in cui non è previsto un vero e proprio incremento - come nella lettera stessa dell'articolo 2 -, poiché di fatto si tratta di un rifinanziamento.
Per quanto concerne l'articolo 1, non mi pare vi sia molto da discutere perché, certamente, vi sono tutte le condizioni e i requisiti affinché si dia luogo a questa proroga di termini. Ricordo che il rappresentante del Governo in Commissione ci ha proposto un prospetto riassuntivo degli accordi firmati al 22 maggio, quindi mancava ancora una settimana alla scadenza del nuovo termine, fissato per il 31 maggio. Già fino a quel momento erano stati stipulati accordi che riguardavano circa il 50 per cento dei lavoratori coinvolti - 3.000 lavoratori -, mentre mancava ancora del tempo per gli ulteriori accordi da firmare riguardanti la restante parte di lavoratori.
Non vi è alcun dubbio sull'esigenza di queste proroghe. In particolare, il comma 2 dell'articolo 1 concerne il reimpiego di lavoratori ultracinquantenni, che beneficiano del programma sperimentale per il sostegno al reddito, nonché il termine per il relativo piano di riparto.
Conosciamo bene le problematiche che insorgono nel paese quando un lavoratore che ha superato i 50 anni si trova in una condizione di disoccupazione. Spesso si tratta anche di lavoratori che potrebbero avere maggiori difficoltà di altri ad adeguarsi, in particolare, ai sistemi informatici con i quali oggi si lavora. Senza tener conto che la legge Biagi, per la parte che agevola in modo evidente l'assunzione in forme diverse, in particolare con contratti a tempo determinato, finisce certamente per creare ulteriori difficoltà in ordine all'assunzione di questo tipo di lavoratori. Pertanto, per quanto concerne questa parte dell'articolo 1, non vi è discussione.
Una diversa riflessione va svolta, invece, con riferimento all'articolo 2. Tale norma non si limita ad integrare o incrementare uno stanziamento, ma rifinanzia un capitolo di spesa che non era stato previsto. Al riguardo, anche nel dossier preparato dagli uffici vi è qualche riserva sul piano della legittimità. Ad oggi, salvo che il rappresentante del Governo, in sede di replica, non modifichi le informazioni che ci ha riferito, non risulta che l'articolo 2 abbia prodotto alcun effetto reale.
Vorrei ricordare che il precedente fondo stanziato per il 2005, di 35 milioni di euro, come ha affermato il rappresentante del Governo, in base all'istruttoria svolta da Sviluppo Italia, si era completamente esaurito con una serie di interventi (Cit, Ixfin, Ottana, New Interline), rinunciando anche al finanziamento di un'impresa delle Marche per due milioni di euro. Quindi, in realtà non si trattava di un vero e proprio esaurimento: Sviluppo Italia, terminate le risorse, aveva respinto le ulteriori domande.
Tuttavia, non sembra si sia prodotto alcun effetto in ordine a questi 15 milioni di rifinanziamento. Vorrei ricordare che la riserva avanzata dagli stessi uffici riguarda un dubbio relativo all'omogeneità delle disposizioni. In altri termini, mancherebbe il rigoroso rispetto dei criteri di specificità ed omogeneità, poiché si tratta di una Pag. 8disposizione che non ha alcun diretto riferimento all'articolo 1 del provvedimento in discussione.
Vorrei anche ricordare che l'articolo 77 della Costituzione, ai commi secondo e terzo, stabilisce che, quando in casi straordinari di necessità ed urgenza, il Governo adotta provvedimenti provvisori con forza di legge, le Camere possono regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti. In questo caso, addirittura si verte nell'ipotesi in cui non si è prodotto alcun effetto!
Mi chiedo, allora, se, sotto questo profilo, tale provvedimento abbia un significato. Se ci fosse stata l'urgenza, quanto meno una procedura di qualche tipo per invitare le imprese in crisi a presentare domanda a valere su questo fondo si sarebbe dovuta avviare.
Poiché risulta che nessuna procedura sia stata avviata, ritengo che non sia logico rifinanziare in questo momento un fondo, preferendo che il Governo esprima valutazioni nella propria autonomia, anche alla luce di criteri di trasparenza che possono essere utilizzati nella presentazione delle domande. Ho perciò proposto un emendamento soppressivo relativo a questa parte del provvedimento.
Ribadisco che, trattandosi di un rifinanziamento, sarebbe bene che il Governo, valutata la situazione, procedesse autonomamente con un disegno di legge specifico riguardante la situazione di imprese in crisi, che non dubito vi siano nel paese, ma vorrei che le richieste di finanziamento avvenissero secondo una procedura trasparente e chiara, mentre non si capisce la motivazione di questo rifinanziamento a quattro giorni dalle elezioni che - ripeto - non ha prodotto, a quanto consta fino ad oggi, alcun effetto giuridico nei confronti di chicchessia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, consentitemi di iniziare il mio intervento con una battuta, che vuole essere soprattutto una constatazione.
Certamente non con la stessa autorevolezza del Presidente Bertinotti, ma forse con maggiore convinzione, anch'io, semplice parlamentare, voglio iniziare il quarto mandato conferitomi dagli elettori salutando non solo gli operai e le operaie d'Italia, destinatari esclusivi del saluto del Presidente della Camera, ma anche quei milioni di piccoli e medi imprenditori che, nel corso di questi anni, a causa di una politica imposta da lobby industriali, di concerto con il sindacato di sinistra, sono stati penalizzati a favore della grande industria che, attraverso una politica economica ed assistenzialista, ha prodotto prima la cassa integrazione e poi il licenziamento di migliaia di operai e di operaie.
Il Presidente Bertinotti saluta questi lavoratori, dimenticandosi però di ringraziare quei milioni di piccoli e medi imprenditori, quei commercianti e quegli artigiani che hanno assorbito oltre l'80 per cento di questa grave e provocata disoccupazione, la cui responsabilità politica è facilmente individuabile. Non a caso il precedente Governo si è fatto carico, attraverso decine di provvedimenti legislativi, di andare incontro alla piccola e media impresa che, ancora oggi, contribuisce ad oltre il 70 per cento del prodotto interno lordo del nostro paese; quella piccola e media impresa che continua a garantire il lavoro a milioni di giovani e meno giovani i quali, in mancanza dei vari provvedimenti adottati dal Governo Berlusconi, compreso quello in esame, avrebbero avuto una sola certezza: la disoccupazione.
Sulla legge Biagi avremo sicuramente modo di parlare nel corso della legislatura, ma il provvedimento in esame, che non ha nulla a che vedere con la flessibilità del contratto di lavoro, si inserisce proprio in quella concezione di politica del lavoro che ha ispirato tutti i provvedimenti del Governo Berlusconi, e cioè quella di garantire la ricollocazione dei lavoratori nel caso di situazioni che possano metterne in pericolo il posto di lavoro e, contestualmente, assicurare loro un sostegno al reddito Pag. 9fino a tale ricollocazione o, comunque, sino alla cessazione delle situazioni che hanno richiesto l'utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Il decreto-legge in esame scaturisce proprio dall'attuazione di questa idea di politica del lavoro, volta a finanziare gli interventi per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese, a tutelare il tessuto produttivo nazionale e, di conseguenza, a preservare, all'interno dello stesso, l'occupazione dei lavoratori. Riconoscere il diritto al lavoro, mettendo a disposizione dei lavoratori i mezzi adeguati alle loro esigenze di vita nel caso di disoccupazione involontaria, vuol dire anche rispettare - e mi sembra che qualche collega lo abbia, poco fa, sottolineato - i principi dettati dalla nostra stessa Costituzione.
Questo decreto-legge prevede, all'articolo 1, comma 1, l'utilizzo fino al 31 dicembre 2007 degli ammortizzatori sociali concessi sulla base di accordi governativi stipulati per aree territoriali, proprio al fine di agevolare la gestione dei programmi di reimpiego. Debbo confessare che, dalla lettura dei verbali della Commissione riunitasi in due sedute martedì 23 maggio, si evince, da parte dell'attuale maggioranza, una contraddizione nelle valutazioni dei rappresentanti dei partiti. Si arriva persino a proporre la riorganizzazione di Sviluppo Italia, senza conoscere l'esatta funzione di supporto che questo ente ha nei confronti del Ministero delle attività produttive, ora Ministero per lo sviluppo economico.
Si parla, e qualche collega lo ha sottolineato, della trasparenza dei bandi per l'erogazione delle risorse finanziarie, senza sapere che sull'individuazione delle imprese e sul relativo finanziamento non vi è alcuna discrezionalità - ripeto: alcuna discrezionalità - di decisione da parte di Sviluppo Italia. Se poi l'attuale maggioranza vuole intraprendere una polemica su Sviluppo Italia per trovare il sistema di sopprimere questo ente o per sostituire l'attuale dirigenza, lo si dica con chiarezza.
I colleghi che hanno dei pregiudizi nei confronti di Sviluppo Italia, in relazione ad una attività che è possibile considerare appena marginale rispetto alla missione istituzionale, abbiano l'onestà intellettuale di ammettere che il decreto-legge n. 35 del 2005, al comma 5 dell'articolo 11, precisa che il coordinamento e il monitoraggio per il finanziamento degli interventi consentiti sono svolti «da un apposito comitato tecnico nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che opera sulla base degli indirizzi formulati dalle amministrazioni competenti», di cui, peraltro, non fa parte nessun rappresentante di Sviluppo Italia.
In poche parole, la trasparenza - parola che in quest'aula ho sentito ripetere molte volte - per la scelta di un finanziamento ad un'impresa non la si può chiedere a Sviluppo Italia che ha solo l'onere, all'atto della presentazione della domanda da parte delle imprese che intendono accedere al fondo, di effettuare una verifica preliminare dei requisiti di ammissibilità, per poi trasmetterla, entro 15 giorni dalla ricezione, al Ministero delle attività produttive e al comitato tecnico di cui all'articolo 11, comma 5, del decreto-legge n. 35 del 2005. È quest'ultimo ad esprimere le proprie indicazioni e a comunicarle al Ministero delle attività produttive che detiene - lo ripeto - l'esclusiva competenza di effettuare l'istruttoria, avvalendosi sì di Sviluppo Italia, ma - come correttamente il sottosegretario Rinaldi, e di questo gliene rendiamo atto, nel corso dei lavori della Commissione ha chiaramente precisato - è il ministero, di fatto, che ammette le imprese ai finanziamenti.
Si facciano pure allora, consentitemi di dirlo, delle polemiche, che fanno parte della dialettica politica, ma non mettiamo in pericolo un articolo volto a creare una dotazione finanziaria, per l'anno 2006, per il Fondo relativo agli interventi per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese.
Mi auguro che i colleghi (ho sentito poco fa un collega che parlava di soppressione e che in Commissione ha avanzato delle perplessità talvolta non comprensibili) sappiano che l'articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 35 del 2005, prevede Pag. 10un finanziamento solo per il 2005; lo ripeto: solo per il 2005. Se non dovessimo approvare l'articolo 2, inviterei questi colleghi a spiegare ai lavoratori appartenenti a settori che non beneficiano ordinariamente degli ammortizzatori sociali il perché abbiamo voluto eliminare questo articolo, abolendo un modo per agevolare la ricollocazione dei lavoratori ultracinquantenni, appartenenti ad imprese che incontrano difficoltà sul piano produttivo ed occupazionale, e assicurando nel contempo un sostegno al reddito fino alla ricollocazione o al pensionamento degli stessi lavoratori.
Ritengo che - e dal dibattito questo si evince - forse ad alcuni colleghi sfugge il dramma che vivono alcune aziende agricole che hanno presentato la domanda (e mi rivolgo al collega che poco fa è intervenuto) e sono interessate dall'influenza aviaria. Come sicuramente non può sfuggire agli stessi colleghi che, con l'articolo 2 del decreto-legge in esame, si proroga un termine di un programma sperimentale previsto dal decreto-legge n. 68 del 2006 per il sostegno al reddito finalizzato all'impiego di 3 mila lavoratori ultracinquantenni - lo ripeto: 3 mila lavoratori ultracinquantenni -, sulla base di accordi sottoscritti tra il ministero e i sindacati maggiormente rappresentativi.
Allora, se si vuol far polemica perché questo decreto-legge è stato proposto da un ottimo ministro del lavoro come il ministro Maroni, la si faccia pure, ma stiamo attenti a non tirare troppo, cari colleghi, una corda che si spezzerebbe ai danni di migliaia di lavoratori, costringendo, tra l'altro, il Presidente Bertinotti a rivedere il suo saluto agli operai e alle operaie d'Italia, casomai riducendolo soltanto ai lavoratori al di sotto dei 50 anni. Non tutti, infatti, potrebbero beneficiare - se voi voterete contro l'articolo 2 - di quanto previsto dal decreto-legge in esame, alla cui conversione siamo favorevoli (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, il provvedimento all'esame dell'Assemblea riguarda la conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, relativo alla proroga dei termini in materia di ammortizzatori sociali e allo stanziamento di risorse per il Fondo per la ristrutturazione delle imprese in crisi.
Come già ricordato da altri colleghi e dalla relatrice, l'articolo 1, comma 1, fermo restando il limite complessivo di spesa di 480 milioni di euro, di cui all'articolo 1 della legge n. 266 del 2005, prevede la possibilità di utilizzare fino al 31 dicembre 2007 gli ammortizzatori sociali in deroga, concessi sulla base di accordi governativi stipulati per aree territoriali o per settori. Il termine originariamente previsto era il 31 dicembre 2006 e il differimento di tale termine ha la finalità di agevolare la gestione di programmi di reimpiego dei lavoratori.
Il citato articolo 1, comma 410, prevede infatti che, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali - ricordo al collega che mi ha preceduto che, in cinque anni, il Governo di centrodestra non ha ritenuto di attuare tale riforma -, il ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, possa concedere, anche in deroga alla normativa ordinaria, trattamenti di integrazione salariale straordinaria di mobilità e di disoccupazione speciale.
Il comma 2 dello stesso articolo 1 proroga invece dal 31 marzo 2006 al 31 maggio 2006 il termine entro il quale devono essere sottoscritti gli accordi tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le organizzazioni comparativamente più rappresentative dei lavoratori e le imprese per il reimpiego dei lavoratori ultracinquantenni che beneficiano del programma sperimentale per il sostegno al reddito.
Lo stesso comma proroga conseguentemente dal 15 aprile 2006 al 15 giugno 2006 il termine entro il quale deve essere approvato il piano di riparto del contingente numerico previsto tra le imprese interessate al reimpiego dei lavoratori ultracinquantenni.Pag. 11
L'articolo 2 dispone invece per l'anno 2006 uno stanziamento di 15 milioni di euro, relativi al Fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti dell'Unione europea sugli aiuti di Stato, per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in crisi. Ricordo, in proposito, che le attività di coordinamento e monitoraggio degli interventi del fondo sono svolte da un apposito comitato tecnico, nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che opera sulla base degli indirizzi formulati dalle amministrazioni competenti. Tali amministrazioni si avvalgono di Sviluppo Italia Spa per la valutazione ed attuazione dei citati interventi; inoltre, la delibera CIPE del 29 luglio 2005, n. 101, ha individuato i criteri e le modalità di attuazione delle disposizioni relative alle istituzioni del fondo e alle attività di coordinamento e monitoraggio. Questo è il quadro normativo.
Rilevo, inoltre, come gli articoli 1 e 2 che compongono il decreto-legge in esame, pur essendo entrambi finalizzati al sostegno di situazioni di crisi aziendale e occupazionale, abbiano natura differente. Il primo riguarda infatti la possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali sulla base di accordi stipulati per aree territoriali o per settori, mentre il secondo prevede quello che viene definito nel testo un incremento del Fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti dell'Unione europea sugli aiuti di Stato che, tuttavia, è più propriamente un rifinanziamento in quanto, fino all'emanazione delle decreto-legge in esame, il fondo medesimo non disponeva di alcuna dotazione finanziaria per il 2006, come precisato nello stesso dossier redatto dal Servizio studi della Camera.
Infatti, il richiamato articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 35 del 2005, ha predisposto uno stanziamento pari a 35 milioni di euro per il solo 2005. Per tale motivo, sarebbe stato più opportuno utilizzare nel testo del decreto il termine «rifinanziato», in luogo di «incrementato».
Con riferimento all'articolo 1, trattandosi di proroga di termini, sussistono innegabilmente i prescritti requisiti di necessità e di urgenza, mentre non altrettanto palesi essi appaiono relativamente all'articolo 2, che interviene su una materia che obiettivamente poteva essere affrontata dal nuovo Governo attraverso un provvedimento di carattere più organico.
È infatti del tutto evidente che le politiche di sostegno alle aziende in crisi rientrano nelle scelte di politica economica che le forze politiche che hanno formato il nuovo Governo hanno delineato nelle proposte programmatiche presentate al paese, su cui hanno chiesto e ottenuto il consenso degli elettori. Questo per dire, in sostanza, che legittimamente Governi diversi su materie particolarmente complesse, che richiedono significative risorse pubbliche, possono perseguire obiettivi anche condivisi sul piano generale di principio, ma possono avere - ed io dico devono avere - opzioni e modalità di intervento assai differenti.
È altrettanto evidente come la materia degli ammortizzatori sociali, affrontata nell'articolo 1 del provvedimento, e quella relativa al sostegno alle aziende in crisi, di cui all'articolo 2, siano collegate, perché entrambe attinenti alla tutela del lavoro e alla salvaguardia di risorse produttive colpite da crisi gravi riconducibili non sempre a fattori imputabili ad errate politiche aziendali, bensì a fattori esterni di mercato, di concorrenza o ad eventi straordinari che colpiscono intere filiere di mercato. È altrettanto innegabile, però, che in riferimento alla materia trattata dall'articolo 2 - come confermato da esponenti della ex maggioranza di Governo, ora opposizione, anche in sede di Commissione speciale che ha esaminato il provvedimento - nel corso dell'esame della legge finanziaria 2006 non si erano trovate le risorse per il finanziamento del fondo, e quindi, per rispondere ad alcune specifiche situazioni di crisi aziendale, è stato previsto il citato articolo 2 su sollecitazione del Ministero delle attività produttive, in accordo con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.Pag. 12
Per questo si ribadisce la sensibile differenza tra l'articolo 1 e l'articolo 2, in quanto il primo riguarda accordi già definiti, mentre il secondo progetti non ancora ben delineati. Come ha avuto modo di precisare la sottosegretaria Rinaldi in Commissione speciale, lo stanziamento previsto per l'anno 2005 ha riguardato quattro imprese, mentre un'altra impresa ha rinunciato al finanziamento. Esauriti i fondi, Sviluppo Italia ha restituito le ulteriori domande, senza procedere all'apertura delle buste residue. Così come previsto dalle norme vigenti, l'istruttoria è stata svolta ovviamente da Sviluppo Italia, mentre è il Ministero delle attività produttive, ora Ministero dello sviluppo economico, che ha ammesso le imprese ai finanziamenti. Credo che il Governo chiarirà in sede di esame del provvedimento in Assemblea se l'assegnazione degli ulteriori 15 milioni di euro di rifinanziamento andranno a quelle aziende che hanno già presentato richiesta scritta.
Va sottolineato che in più occasioni, nella precedente legislatura, l'opposizione aveva sollevato perplessità in ordine alle modalità operative di Sviluppo Italia e si intende ribadire, in occasione dell'esame di questo provvedimento, che l'attuale maggioranza intende affrontare il tema della imprescindibile e necessaria trasparenza nell'adozione di criteri e modalità per le risorse pubbliche, quando queste intervengano in ambito economico a sostegno di realtà e aziende in difficoltà o che intraprendano percorsi di ristrutturazione e risanamento. Questa maggioranza è consapevole che non possono andare deluse attese precedentemente attivate e che si deve garantire continuità amministrativa - concetto a noi ben noto, che non sempre l'attuale opposizione ha garantito in passato - e di intervento rispetto ad impegni assunti, di cui non portiamo responsabilità politica diretta, ma alla quale non intendiamo sottrarci nell'attuale responsabilità di Governo.
Intendiamo però ribadire che si rende necessario un profondo ripensamento sulle modalità operative finora messe in campo che riguardano Sviluppo Italia. C'è la necessità infatti di affrontare in modo più organico la materia disciplinata nell'articolo 2 del provvedimento in esame. C'è sicuramente la necessità per il futuro di garantire sicura trasparenza delle procedure per l'assegnazione delle risorse, basate su criteri oggettivi e riscontrabili. È del tutto evidente che la ristrettezza dei tempi per la conversione in legge del decreto e dunque per il Governo stesso per l'approfondimento delle questioni poste con riferimento all'articolo 2 del provvedimento in esame non consente in questa occasione di sciogliere in modo definitivo le riserve relative a Sviluppo Italia e ai necessari criteri di trasparenza dei bandi per l'erogazione delle risorse finanziarie. Sono certa che il Governo se ne farà carico anche per indicare come intende procedere per il futuro.
In una fase economicamente difficile per il paese, che necessita da questo punto di vista di rilancio e di riequilibrio sociale, che vede anche settori produttivi dibattersi in una crisi profonda, e con un segno fortemente negativo nei conti pubblici, le risorse dello Stato devono essere oculatamente gestite e destinate in base a scelte di priorità efficaci, affinché l'aiuto pubblico funzioni davvero da volano per una ripresa economica che non sia congiunturale né un semplice palliativo.
È con questo impegno, con questa volontà, con queste finalità, comprensivi dell'attesa riforma degli ammortizzatori sociali - che, lo ribadisco, in cinque anni, la maggioranza di centrodestra non è stata in grado di affrontare -, che a nome del gruppo de L'Ulivo annuncio il voto favorevole al provvedimento, pur ribadendo che la ristrettezza dei tempi non ha consentito l'approfondimento di temi che sicuramente lo meritano, come gli emendamenti proposti denotano.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, di cui discutiamo oggi, reca Pag. 13proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali, nonché lo stanziamento di risorse per il fondo per la ristrutturazione delle imprese in crisi.
Nel dettaglio, l'articolo 1, comma 1, prevede, fermo restando il limite complessivo di spesa di 480 milioni di euro, di cui all'articolo 1, comma 410, della legge n. 266 del 2005, la possibilità di utilizzare, fino al 31 dicembre 2007, gli ammortizzatori sociali in deroga, concessi sulla base di accordi governativi stipulati per aree territoriali o per settori.
Il termine originariamente previsto del 31 dicembre 2006 è stato differito per agevolare la gestione di programmi per il reimpiego dei lavoratori. Il citato articolo 1 prevede dunque che, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, il ministro del lavoro, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, possa concedere, anche in deroga alla normativa ordinaria, trattamenti di integrazione salariale straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale.
Il comma 2 dello stesso articolo 1 proroga dal 31 marzo 2006 al 31 maggio 2006 il termine entro il quale devono essere sottoscritti gli accordi tra il ministro del lavoro e delle politiche sociali, le organizzazioni comparativamente più rappresentative dei lavoratori e le imprese per il reimpiego dei lavoratori ultra-cinquantenni che beneficiano del programma sperimentale per il sostegno al reddito. Lo stesso comma proroga, infine, dal 15 aprile 2006 al 15 giugno 2006 il termine entro il quale deve essere approvato il piano di riparto del contingente numerico tra le imprese interessate al reimpiego dei lavoratori ultra-cinquantenni.
Per quanto riguarda l'articolo 2, a nostro avviso quello più problematico, esso dispone per l'anno 2006 uno stanziamento di 15 milioni di euro relativo al Fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti dell'Unione europea sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà di cui all'articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 35 del 2005.
Gli articoli 1 e 2 che compongono il decreto-legge sono entrambi finalizzati al sostegno in situazioni di crisi aziendale ed occupazionale, pur essendo essi di natura differente. Il primo concerne la possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali sulla base di accordi stipulati per aree territoriali o per settori; il secondo, invece, prevede un incremento del Fondo per il finanziamento di interventi consentiti dagli orientamenti dell'Unione europea sugli aiuti di Stato.
Ciò premesso, sul piano della redazione formale, i Popolari-Udeur concordano con quanto rilevato in merito in Commissione, ovverosia che l'articolo 2 fa riferimento in modo anomalo ad un incremento del fondo e che meglio si possa parlare di un suo rifinanziamento, visto che la norma istitutiva del fondo ha previsto uno stanziamento pari a 35 milioni di euro per il solo anno 2005, mentre per l'anno 2006 il fondo in questione non dispone di alcuna dotazione finanziaria. Sul punto ci rimettiamo al Governo per la valutazione della trasparenza della procedura seguita per l'assegnazione di risorse che, peraltro, rientra nelle competenze di Sviluppo Italia.
Concludendo, nel complesso i Popolari-Udeur accolgono con favore un provvedimento che intervenga in modo incisivo su una disciplina volta a garantire la ricollocazione dei lavoratori e il rifinanziamento di interventi per il salvataggio delle imprese, considerando detti obiettivi coerenti sia con l'articolo 38 sia con gli articoli 4 e 35 della Costituzione, che riconoscono il diritto al lavoro e prevedono la creazione delle condizioni che rendono effettivo tale diritto.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 14)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Cordoni.
Pag. 14ELENA EMMA CORDONI, Relatore. Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, debbo dire che sui provvedimenti oggi in discussione abbiamo condotto un primo, attento lavoro nell'ambito della Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge. Il Governo ha provveduto, come è già stato riconosciuto in alcuni interventi in quest'aula, a fornire una serie di elementi, di conoscenze e di chiarimenti sui provvedimenti di cui stiamo discutendo. È evidente che per quanto ci riguarda, come Governo, abbiamo svolto una serie di verifiche sulla copertura economica, ed è altrettanto evidente che noi siamo interessati - e, quindi, il parere è favorevole - all'approvazione degli articoli del provvedimento di cui stiamo trattando, anche naturalmente con il confronto e l'approvazione corale da parte di tutti i gruppi.
È evidente che per quanto riguarda molte questioni poste nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione speciale, soprattutto il ministro per lo sviluppo economico - con il quale siamo entrati in rapporto per ottenere una serie di chiarimenti - provvederà a svolgere un'istruttoria sull'utilizzo dei fondi già destinati (come è già stato ricordato in quest'aula), per un importo pari a circa 35 milioni di euro. Vi è altresì un interesse da parte del ministero a dotarsi di criteri di maggiore trasparenza nell'istruttoria dei finanziamenti e, soprattutto, a fornire indirizzi per gli strumenti che il Governo utilizzerà per questi provvedimenti.
Ritengo, quindi, che un ulteriore approfondimento - che mi sembra sia già previsto - lo potremo svolgere in Commissione. Per quanto riguarda il Governo, e soprattutto con riferimento all'articolo 1, relativo agli ammortizzatori sociali, e all'articolo 2, concernente il rifinanziamento alle imprese, l'orientamento è favorevole all'approvazione del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito avrà luogo nel corso della ripresa pomeridiana della seduta, a partire dalle 15.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 12 con la votazione per l'elezione di sei Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 9, del regolamento.
La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 12,05.
Votazione per l'elezione di sei Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 9, del regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di sei segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 9, del regolamento.
Ricordo che a tale elezione si procede a seguito della richiesta formulata dai gruppi La Rosa nel Pugno, Verdi, Popolari-UDEUR, Democrazia Cristiana-Partito Socialista, costituitisi successivamente all'elezione dell'Ufficio di Presidenza e non rappresentati in tale organo, nonché dal gruppo Misto, che a seguito di modificazioni intervenute si è venuto a trovare privo di un proprio rappresentante nell'Ufficio di Presidenza, e dal gruppo Italia dei Valori, il cui rappresentante nell'Ufficio di Presidenza ha rassegnato le dimissioni, essendo entrato a far parte del Governo.
Avverto che ciascun deputato può scrivere sulla scheda un solo nome.
Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle.
Ai sensi dell'articolo 5, comma 6, del regolamento, risulteranno eletti i deputati, fra quelli appartenenti ai predetti gruppi, che otterranno il maggior numero di voti.
Ricordo inoltre che per questa elezione, alla stregua del parere unanime espresso dalla Giunta per il regolamento il 30 settembre 1998, le operazioni di scrutinio Pag. 15saranno effettuate dai deputati segretari. Avverto che lo scrutinio avrà luogo nella Sala dei ministri al piano dell'aula.
Indìco la votazione per schede.
Per dare ordine all'affluenza alle urne, invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
Avverto che la Presidenza ha autorizzato a votare per primi alcuni deputati che ne hanno fatto espressa e motivata richiesta con congruo anticipo rispetto all'inizio dell'appello nominale.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione ed invito i deputati segretari a procedere, nella Sala dei ministri, allo spoglio delle schede.
Sospendo la seduta fino al termine delle operazioni di scrutinio.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 14.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di sei segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 9, del regolamento:
Presenti e votanti 478
Hanno ottenuto voti i deputati: Reina 188; Nucara 134; Boato 49; Morrone 20; D'Elia 16; Mura 16; Del Bue 12.
Voti dispersi 3
Schede bianche 26
Schede nulle 14
Proclamo eletti segretari di Presidenza i deputati Reina, Boato, Morrone, D'Elia, Mura e Del Bue.
Hanno preso parte alla votazione:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Alfano Gioacchino
Allam Khaled Fouad
Allasia Stefano
Amici Sesa
Amoruso Francesco Maria
Antinucci Rapisardo
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Bandoli Fulvia
Barani Lucio
Baratella Fabio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benedetti Valentini Domenico
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bernardo Maurizio
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Biancofiore Michaela
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Bocciardo Mariella
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bonelli Angelo
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bono Nicola
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boselli Enrico
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Brigandì Matteo
Brugger Siegfried
Bruno Donato
Brusco Francesco
Budin MilosPag. 16
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Buontempo Teodoro
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Caligiuri Battista
Calò Giorgio
Campa Cesare
Cannavò Salvatore
Caparini Davide
Capezzone Daniele
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardinale Salvatore
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Caruso Francesco Saverio
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Ceccacci Fiorella
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cioffi Sandra
Cirino Pomicino Paolo
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Riccardo
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crema Giovanni
Crimi Rocco
Crisci Nicola
D'Agrò Luigi
D'Alema Massimo
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
De Laurentiis Rodolfo
Delbono Emilio
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
D'Elia Sergio
Della Vedova Benedetto
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Luca Francesco
De Mita Ciriaco
De Simone Titti
De Torre Maria Letizia
De Zulueta Tana
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Di Mauro Giovanni Roberto
Dioguardi Daniela
Dionisi Armando
Di Salvo Titti
Di Virgilio Domenico
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti FabioPag. 17
Fabbri Luigi
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Ferrari Pierangelo
Ferrero Paolo
Ferrigno Salvatore
Fiano Emanuele
Filipponio Tatarella Angela
Fincato Laura
Fini Giuseppe
Fiorio Massimo
Fistarol Maurizio
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Fontana Gregorio
Formisano Anna Teresa
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fratta Pasini Pieralfonso
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Galante Severino
Galati Giuseppe
Galeazzi Renato
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Gambescia Paolo
Garagnani Fabio
Gardini Elisabetta
Garnero Santanchè Daniela
Garofani Francesco Saverio
Gasparri Maurizio
Gelmini Mariastella
Gentili Sergio
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomoni Sestino
Giorgetti Alberto
Giovanardi Carlo
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Holzmann Giorgio
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Latteri Ferdinando
Lazzari Luigi
Leddi Maiola Maria
Lenna Vanni
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licastro Scardino Simonetta
Li Causi Vito
Lion Marco
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lo Presti Antonino
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lucchese Francesco Paolo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Lusetti Renzo
Maderloni ClaudioPag. 18
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Marras Giovanni
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martinello Leonardo
Martino Antonio
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Mazzaracchio Salvatore
Mazzocchi Antonio
Mellano Bruno
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Migliore Gennaro
Migliori Riccardo
Milana Riccardo
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Filippo
Moffa Silvano
Monaco Francesco
Mondello Gabriella
Monguzzi Carlo
Mormino Nino
Moroni Chiara
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Murgia Bruno
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Narducci Franco Addolorato Giacinto
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Nucara Francesco
Oliva Vincenzo
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Oppi Giorgio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palmieri Antonio
Palomba Federico
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Papini Andrea
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecoraro Scanio Alfonso
Pecorella Gaetano
Pedrini Egidio Enrico
Pedrizzi Riccardo
Pedulli Giuliano
Pelino Paola
Pellegrino Tommaso
Pepe Mario
Peretti Ettore
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Pezzella Antonio
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Picchi Guglielmo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pili Mauro
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Pisacane Michele
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Pizzolante SergioPag. 19
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Proietti Cosimi Francesco
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Raiti Salvatore
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Reina Giuseppe Maria
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rocchi Augusto
Romagnoli Massimo
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronconi Maurizio
Rositani Guglielmo
Rossi Luciano
Rossi Nicola
Rotondo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sentinelli Patrizia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siliquini Maria Grazia
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stradella Franco
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Testoni Piero
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tranfaglia Nicola
Tremaglia Mirko
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tucci Michele
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Vacca Elias
Valentini Valentino
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Vito Elio
Volontè Luca
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zacchera Marco
Zanella Luana
Zanetta ValterPag. 20
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zorzato Marino
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Sono in missione:
Azzolini Claudio
Bafile Mariza
Bersani Pier Luigi
De Piccoli Cesare
Forlani Alessandro
Gentiloni Silveri Paolo
Leoni Carlo
Maroni Roberto
Melandri Giovanna
Mussi Fabio
Parisi Arturo Mario Luigi
Rigoni Andrea
Rutelli Francesco
Tremonti Giulio
Visco Vincenzo
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con il seguito dell'esame del decreto-legge in materia di funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Bonelli, Brugger, Colucci, Galati, Migliore, Pecoraro Scanio, Sentinelli e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono venticinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza (A.C. 13).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 13)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 13 sezione 1).
Avverto che, non essendo state presentate proposte emendative e consistendo il provvedimento in un unico articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,10).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne facoltà.
GERARDO BIANCO. Presidente, vorrei sollevare una questione che può apparire Pag. 21effimera, ma quando si tratta di problemi di linguaggio - lei è persona sensibile alla cultura umanistica - credo che il problema non possa passare sotto silenzio. Lei, quando si rivolge ai parlamentari continua ad usare la formula classica di «onorevole», mentre invece il Presidente della Camera ha realizzato una piccola rivoluzione linguistica: parla e si rivolge al singolo parlamentare chiamandolo «deputato». Ora, rispetto a questa differenza di linguaggio (che naturalmente rappresenta anche una diversità di concezione del ruolo che noi giochiamo), lei si rifà ad una tradizione, credo, inglese, perché «onorevole» - com'è noto - trae origine da un termine inglese, mentre invece la denominazione «deputato» mi sembra richiamare, piuttosto, una cultura di tipo francese. Com'è noto, nella rivoluzione francese si usava il termine «cittadino», per creare un sistema di eguaglianza fra tutti quanti coloro che partecipavano anche alla vita politica.
Ora, «deputato» - per la verità - io mi sento poco, perché, più che essere deputato, con l'attuale sistema elettorale sono stato «nominato» e quindi, da questo punto di vista, mi sento senza una precisa identità: se sono il rappresentante della nazione, in quanto eletto dalla nazione, oppure un semplice delegato da un partito che mi ha prescelto e mi ha messo in lista secondo l'ordine prioritario che mi ha consentito di essere eletto. Da questo punto di vista, credo che forse non sia insignificante un chiarimento. Non vorrei che, ad un certo punto, la rivoluzione linguistica che è stata introdotta possa creare confusione, anche perché c'è un problema che riguarda gli altri parlamentari, quelli che non ricoprono più questa carica e che continuano ad essere chiamati «onorevoli».
Signor Presidente, lei che conosce la storia della linguistica parlamentare, dovrebbe riconoscere che c'è una sottolineatura importante sotto questi aspetti, a seconda del termine che viene usato. Quindi, vorrei capire se ci muoviamo verso la rivoluzione giacobina oppure se ci manteniamo nella tradizione, come dire, della cultura anglosassone con la continuazione dell'uso di «onorevole» secondo le consuetudini che si erano consolidate nella Repubblica italiana. Da questo punto di vista, Presidente, chiederei che ci fosse un chiarimento all'interno dell'Ufficio di Presidenza, in modo tale che ci possa essere anche un'uniformità di linguaggio. La ringrazio.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, intervengo per sostenere pienamente la richiesta del collega Bianco, sottolineandone l'importanza anche per le rappresentanti femminili.
Già in sede di discussione sulla fiducia invitai la Presidenza a non chiamarmi «deputata», in quanto sono un avvocato e non un'«avvocata», sono stato senatore, sono un onorevole e non una «onorevolessa», sono un deputato e non una «deputata».
Le donne rappresentanti in Parlamento hanno diritto al titolo che loro spetta; dunque, poiché non accetto di essere chiamata «deputata», ribadisco la richiesta di essere chiamati tutti onorevoli.
PRESIDENTE. Onorevole Bianco, ritengo di aver compreso il suo rilievo relativo al differenziale semantico tra la parola «onorevole» e la parola «deputato». Credo che il Presidente Bertinotti abbia introdotto il termine «deputato» non in via obbligatoria.
Mi permetto di notare che la parola «onorevole» è nella tradizione di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale); dunque, mi sono permesso di rivolgermi a lei, onorevole Bianco, usando tale termine. Francamente, lo preferisco; tuttavia, mi riservo di riferire la sua richiesta al Presidente Bertinotti anche in ordine ad una eventuale discussione in sede di Ufficio di Presidenza.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 13)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi... È presente l'onorevole Bimbi?
Prego, ha facoltà di parlare.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, mi scuso per il ritardo, dovuto evidentemente alla troppa rilassatezza derivante dal fatto di essere eletta per la seconda legislatura e dall'aver preso troppo sul serio il termine di preavviso di 20 minuti.
Mi scuso anche con tutti i colleghi e le colleghe e ringrazio il mio gruppo per avermi incaricato di rappresentarlo in sede di dichiarazione di voto, consentendomi di intervenire per la prima volta in quest'aula nella XV legislatura.
A nome dei deputati del gruppo dell'Ulivo esprimo il voto favorevole sul decreto-legge n. 135 del 2006, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza. Come già evidenziato in sede di discussione sulle linee generali, intendo sottolineare che nel nostro voto teniamo conto dell'aspetto positivo di una continuità istituzionale nel governo della cosa pubblica. Ciò identifica un'idea di paese in cui il senso dello Stato si evidenzia anche nella continuità istituzionale, interpretando all'interno di un nuovo quadro politico i contributi di lavoro forniti anche dalla precedente maggioranza. La cosa pubblica è un qualcosa che appartiene a tutti, anche in questo tipo di sensibilità.
La seconda motivazione sta nel riconoscimento della necessità che sempre più giovani preparati siano attivi, presenti, occupati nella Polizia di Stato, capaci di interiorizzare le ragioni della sicurezza dei cittadini all'interno della funzione più complessiva di «fare sintesi» tra difesa della legalità e coesione sociale. L'articolo 1 del decreto-legge al nostro esame, infatti, dispone l'autorizzazione del ministro dell'interno a trattenere in servizio sino al 30 settembre 2006 gli agenti ausiliari frequentatori del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva che ne abbiano fatta domanda. Si tratta di 568 agenti preparati e motivati, anche per la prospettiva legittima di un futuro posto di lavoro; peraltro, riteniamo che tale prospettiva non confligga con le assunzioni programmate di cui alla legge n. 226 del 2004.
Sono molti i motivi che, a nostro avviso, non consentono la diminuzione delle dotazioni di personale delle Forze di polizia. Crediamo quindi che sia positiva l'intenzione espressa per il Governo dall'onorevole Minniti di verificare la possibilità di concedere un'ulteriore proroga sino alla fine del 2006. Tra i motivi positivi, voglio sottolineare quelli di tipo squisitamente sociale. Il contrasto della criminalità si fa anche attraverso un'opera di prevenzione, anzi prevalentemente attraverso di essa; e qui stiamo parlando di terrorismo ed anche di criminalità internazionale.
Nelle Forze di polizia, anche per l'innalzamento del livello degli studi degli agenti e per l'aumento della presenza femminile, nel tempo è cresciuta moltissimo la sensibilità sociale e sono cresciute le capacità di prevenzione e la capacità di lavorare facendo sistema nelle città, con gli organi istituzionali della città, come il sindaco, il prefetto, e con il volontariato sociale; tavoli specifici di contrasto alla violenza in famiglia, così come di contrasto a quelle reti internazionali che fanno mercato di donne, di bambini, di giovani e di giovanissimi, su cui questo nuovo Parlamento sarà sicuramente molto impegnato. Abbiamo sottoscritto dei documenti internazionali di contrasto alla tratta degli esseri umani. Abbiamo sostenuto delle proposte legislative che sono andate in porto, anche nella precedente legislatura, come quella di contrasto alle mutilazioni genitali femminili, ma ancora molto dobbiamo fare, perché sotto i nostri occhi, nelle città, abbiamo tanti minori non accompagnati e spesso all'interno della immigrazione clandestina troviamo un vero e proprio mercato di esseri umani.Pag. 23
Penso che un incremento delle Forze di polizia debba andare di pari passo, così come indica questo provvedimento, con una preparazione maggiore degli agenti di polizia, donne ed uomini. Dunque, il fatto di aver frequentato un corso di formazione ad hoc deve essere una tappa di formazione continua anche all'interno delle forze di pubblica sicurezza, perché siano sempre più e meglio integrate nelle comunità in cui lavorano e perché il contrasto della criminalità sia soprattutto un'opera di prevenzione della criminalità medesima (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i Popolari-Udeur considerano quanto mai evidente la necessità di apportare alla normativa in vigore le modifiche che valgano ad ottimizzare l'azione delle Forze armate impegnate nei compiti di lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata e, per questo motivo, esprimeranno un voto favorevole sul provvedimento al nostro esame.
Come è noto, nel corso della scorsa legislatura le disposizioni inerenti l'organizzazione e il personale delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare hanno formato oggetto di numerosi interventi, quali il decreto-legge 31 marzo 2005, n. 45, ed il decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272.
La conversione in legge del decreto in esame riguarda la funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza e, in particolare, consente che il ministro dell'interno autorizzi l'ulteriore trattenimento in servizio, fino al 30 settembre 2006, degli agenti ausiliari del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva che ne facciano espressamente domanda.
La relazione illustrativa, oltre a precisare che il provvedimento riguarda 568 agenti, specifica chiaramente che, in mancanza di un intervento d'urgenza, detti agenti verrebbero congedati, con una grave perdita per l'amministrazione della pubblica sicurezza, che vedrebbe ridotta la forza effettiva della Polizia di Stato. Possiamo immaginare le conseguenze negative che si verificherebbero sulle attuali esigenze di servizio della forza pubblica, e questo noi Popolari-Udeur non vogliamo permetterlo.
Mai come in questo momento storico la pubblica sicurezza, le Forze armate, la società civile hanno avuto e continuano ad avere bisogno di sostegno, e ciò anche in considerazione dei numerosissimi tagli che le ultime leggi finanziarie hanno causato agli stanziamenti previsti per le Forze dell'ordine.
Purtroppo però la sicurezza e la domanda di sicurezza non vogliono sconti, e per elaborare una strategia di risposta in termini di sicurezza, di fronte ad un'aggressione sul territorio del nostro paese, occorre muovere dalla consapevolezza di quanto essa possa essere difficile e sacrificante, e non solo in termini di costi. Del resto, le nostre città sono caratterizzate da una serie di connotazioni che spiegano agevolmente perché la risposta sia stata data e continui ad essere data in modo difficile. Prima fra tutte, quella rappresentata dall'alto tasso di sviluppo tecnologico e di globalizzazione da cui sono caratterizzate.
Nell'ambito di questo contesto, il timore delle varie forme di terrorismo, da quello batteriologico a quello nucleare e a quello informatico, è ricorrente nella percezione collettiva, come nelle analisi tecniche sul fenomeno terroristico, soprattutto perché ci troviamo di fronte a un terrorismo che si avvale di un accentuato processo di decentralizzazione e di regionalizzazione.
Nessuno, nel 2000 e nel 2001 e, più ancora, alla fine degli anni Novanta, avrebbe immaginato tutto questo, che però oggi esiste, e il Parlamento, in quanto espressione della volontà del popolo sovrano, deve continuare ad impegnarsi affinché siano varati tutti i provvedimenti finalizzati ad assicurare la funzionalità della pubblica sicurezza.Pag. 24
Concludo il mio intervento, signor Presidente, citando una frase di Popper che ben si attaglia ai concetti che mi sono sforzato di esprimere: «Se si ammette la libertà di negare l'altrui libertà, si corre il rischio di contribuire a distruggere proprio quel valore che si vuol difendere; ma se si nega una simile libertà, si nega quello stesso valore che si dichiara di voler sostenere». La nostra libertà dipende largamente dall'attività e dalla funzionalità della pubblica sicurezza. Non riconoscere alla pubblica sicurezza la possibilità di operare nel modo più efficiente ed efficace possibile significa negare a noi tutti il valore delle nostre libertà e tradire i principi fondamentali del nocciolo duro della Carta costituzionale.
Per tali ragioni e per moltissime altre che si legano tutte all'esigenza di assicurare la tutela della nostra collettività, i Popolari-Udeur voteranno a favore di questo provvedimento e si compiacciono per l'ampia convergenza manifestata dai gruppi politici in ordine alla sua approvazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo, i Comunisti italiani, sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135.
Non deve stupire il nostro voto. In primo luogo, perché, pur denunciando lacune e ritardi del precedente Governo, la priorità rimane per noi comunque quella di salvaguardare la parte debole della popolazione. Si tratta, in questo caso specifico, di 568 agenti ausiliari della Polizia di Stato che in assenza del provvedimento in oggetto verrebbero congedati e, quindi, perderebbero il proprio posto di lavoro, con un evidente danno per loro stessi, per le loro famiglie e per l'amministrazione della pubblica sicurezza, che si vedrebbe privata di personale già formato.
Tale provvedimento - ci tengo a sottolinearlo -, pur insufficiente rispetto al tema più generale delle politiche della sicurezza, consentirebbe di prorogare ai ricordati agenti ausiliari il proprio contratto fino al settembre 2006. Problema risolto? Nient'affatto, ma vogliamo scommettere - pur denunziando la grave lacuna dell'assenza delle questioni del lavoro e della risoluzione del precariato tra le prime emergenze da affrontare nei primi giorni di governo - sulla coerenza del neonato Governo di centrosinistra, che saprà - e dovrà - invertire l'ordine di priorità assegnato ai problemi reali del paese dal precedente Governo Berlusconi.
Sappia il Presidente Prodi che, in tal senso, ci faremo promotori attivi e partecipi della richiesta della definitiva assunzione in servizio dei ricordati dipendenti. Sia chiaro: il nostro «sì» non è - e non sarà mai - il «sì» del centrodestra. Sui temi della sicurezza non condividiamo l'idea di chi sostiene una neutralità di politiche tra destra e sinistra; due visioni opposte, di fatto, si affrontano: vi è un solco profondo nei due modi di affrontare il problema, iniziando proprio dalla volontà di affrontare - e rimuovere - le cause che generano insicurezza. Mentre noi, Comunisti Italiani, ci poniamo quale obiettivo la messa in campo di politiche volte a promuovere la tutela e la salvaguardia delle persone - e, dunque, la loro qualità della vita -, rimuovendo in tal modo anche le ragioni dell'insicurezza, è invece interesse della destra far permanere paure, incertezze e preoccupazioni, che motivano tensioni ed allarme sociale. La disgregazione, si sa, è un buon viatico per governare. Tutto ciò può rivelarsi, infatti, funzionale al prevalere di una cultura forcaiola che, distorcendo la lettura degli eventi, delle trasformazioni sociali e della loro complessità, porta ad invocare legittimazioni e poteri forti, differenze e disvalori nelle diversità, limitazioni delle libertà individuali e collettive; in sostanza, un terreno fertile ad un modello di società improntato all'individualismo, Pag. 25alla cultura del controllo sociale ed alla riduzione degli spazi di democrazia.
Battere tali orientamenti è la nostra priorità e, per quanto ci riguarda, deve diventare una priorità dell'intera compagine governativa; una priorità che consenta di rispondere in positivo alle domande di nuova vivibilità, di sicurezza sociale delle città e dell'intero paese. Il nostro progetto sulla questione della sicurezza parte dai valori della partecipazione, dell'integrazione e dell'apertura, l'esatto opposto del «fortino» - o della «caserma» - proposto dalle destre. La questione della sicurezza e delle politiche integrate per la sicurezza non è di poco conto per l'agibilità democratica di un paese e, più generale, della società. Proprio per tale motivo, si rende necessario affrontarla con saggezza ed equilibrio, iniziando dalla valorizzazione degli operatori e delle operatrici della sicurezza - siano costoro nazionali o locali -, che spesso si trovano a dover affrontare situazioni complesse e delicate, senza adeguati strumenti e tutele. Del resto, la vicenda della mancata riforma della polizia locale è emblematica della mancata volontà di affrontare il nodo del ruolo, delle funzioni e delle competenze da assegnare ai vari livelli istituzionali, al fine di efficaci politiche integrate per la sicurezza.
Non è più tempo di alibi: questo Parlamento e questo Governo dovranno impegnarsi concretamente non sulla promessa, ma sulla realizzazione della riforma della polizia locale, per la quale già sin d'ora vi è il nostro impegno, come gruppo, come partito e mio personale. Per intenderci, l'operazione devolution, proprio perché introduce la frammentazione del sistema sicurezza, anziché promuovere la sinergia tra le Forze dell'ordine nazionali e locali, va esattamente nella direzione opposta, con il conseguente spreco di denaro pubblico, dispersioni di competenze professionali e con l'oggettiva disparità dei diritti connessi alle condizioni economiche e di opportunità - migliori o peggiori - relative territori.
Questo stato di cose finisce per innescare una pericolosissima competizione territoriale sul sistema dei diritti universali che non possiamo sottacere e non contrastare.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, con queste precisazioni ribadisco il nostro voto favorevole al disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 135 del 3 aprile 2006, al fine di garantire la permanenza in servizio di 568 agenti. Prendo la parola, però, per precisare come mai sia l'Unione, in generale, sia, specificamente, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, cui appartengo, intendano esprimere voto favorevole su un disegno di legge presentato da Berlusconi, Pisanu e Baccini in riferimento ad argomenti così importanti e significativi come la lotta al terrorismo e la lotta alla criminalità organizzata. Non sarei intervenuto, infatti, se non per precisare che, naturalmente, siamo assolutamente persuasi dell'efficacia, soprattutto, delle ultime iniziative assunte dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri, i quali sono riusciti a dare colpi di contrasto molto efficaci sia alla mafia in Sicilia sia alla criminalità organizzata a Bari. Tuttavia, noi rimaniamo convinti - lo hanno già detto altri colleghi e colleghe - del fatto che la lotta alla criminalità organizzata, così come al terrorismo, abbia bisogno non solo di un impianto finalizzato alla repressione e al contrasto mediante le armi e gli strumenti, appunto, repressivi. Questa lotta, infatti, necessita anche di una ridiscussione degli strumenti e delle capacità di intervento di una serie di soggetti sociali, a cominciare, naturalmente dagli organi di Polizia e dai Carabinieri, in maniera da rendere diffusa sul Pag. 26territorio la capacità di sradicare la mala pianta della criminalità organizzata colpendo, innanzitutto, i suoi grandi patrimoni, sui quali, a volte, sono state assunte iniziative molto efficaci ed efficienti; molto spesso, invece, questo attacco all'economia criminale non è portato avanti.
Di questo ci hanno parlato le ragazze e i ragazzi di Locri e di questo ci hanno parlato i rappresentanti dei sindacati quando, il 1o maggio scorso, si sono recati proprio in quella regione d'Italia, così sottoposta all'aggressione della criminalità organizzata, per ricordarci che le questioni economiche e sociali della lotta alla disoccupazione e del contrasto, momento per momento e sul territorio, delle iniziative della criminalità organizzata sono la condizione necessaria per poter sradicare effettivamente questa mala pianta. Credo che, nel momento in cui saranno costituite le Commissioni, la prossima settimana, il Governo e i suoi ministri saranno chiamati ad una discussione di merito al loro interno, perché ritengo debba essere sottolineata la diversità radicale dell'impianto contenuto nel programma dell'Unione rispetto a quello del centrodestra. Non è quella odierna l'occasione per approfondire questa discussione. Tuttavia, invito il Governo, a partire dalla prossima settimana, ad approfittare dell'insediamento delle Commissioni per portare avanti questa discussione.
Il secondo punto - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - concerne la lotta ed il contrasto al terrorismo, anche internazionale. Quale esponente di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea mi sento di richiamare l'attenzione sul fatto che questo è diventato un terreno molto scivoloso di confronto, molto spesso, ideologico. Naturalmente, non è in discussione, da parte nostra, la lotta al terrorismo, che noi vediamo come l'altra faccia della guerra. Anzi, crediamo che guerra e terrorismo debbano essere combattuti insieme, che l'una richiami l'altro e che il terrorismo abbia avuto la sua fonte di alimentazione non solo, come si dice, nelle condizioni sociali e di povertà. Ben sappiamo, infatti, che le cellule terroristiche sono espressione anche - se così possiamo intenderci - dell'alta borghesia di quei paesi del vicino Oriente. Voglio richiamare l'attenzione sul fatto che è nel quadro della guerra preventiva e permanente che abbiamo l'accentuazione dei fenomeni del terrorismo. In ordine a ciò, occorre portare avanti la nostra discussione.
Per quanto riguarda la questione dei richiami ideologici, non si tratta di una discussione per così dire lontana, perché oggi sul quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno è stata riportata una lunga intervista per il New Yorker alla scrittrice Oriana Fallaci, la quale, con la sua rabbia consueta, avanza nuovamente alcune proposte di attacco alla religione islamica ed ai suoi segni, affermando, ad esempio, che si contrapporrà alla nascita di una moschea nella sua regione.
Non è solo la scrittrice Oriana Fallaci a portare avanti, con la sua rabbia e pervicacia, la sua lotta contro le espressioni legittime della religiosità islamica, poiché, anche nella passata legislatura, vi sono stati esponenti delle istituzioni che hanno fatto della lotta al terrorismo anche un momento di lotta ideologica. Con riferimento a tale aspetto, non siamo assolutamente d'accordo.
Ho voluto prendere la parola per sottolineare il fatto che diciamo «sì» alla conversione in legge del decreto-legge in esame al fine di garantire l'efficienza e la funzionalità delle Forze di polizia, ma siamo intenzionati a portare avanti il nostro impegno nella lotta al terrorismo per abbattere tutte le ideologizzazioni che prendono piede nella lotta di questo fenomeno, caratterizzate da nemici sia esterni sia interni; riteniamo, infatti, che abbattere la frontiera tra amico e nemico sia il messaggio che il Parlamento dovrebbe inviare, perché ciò dovrebbe consentire di togliere l'acqua in cui nuotano i pesci del terrorismo!
I nostri nemici non sono coloro che praticano e credono nella religione islamica; non sono le popolazioni del vicino Oriente, ma le cellule terroristiche che strumentalizzano questi sentimenti, che trovano alimento anche in quella campagna Pag. 27che, in molte parti d'Europa, si porta avanti contro l'Islamismo e che crea lo scontro di civiltà. Noi dobbiamo, invece, impedire che ciò accada! È contro questa ideologia che dobbiamo batterci.
Preannuncio, pertanto, l'espressione convinta del voto favorevole, come convinto è il nostro «sì» a far arretrare questa cultura dell'amico-nemico (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza nazionale voterà naturalmente a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame. Non a caso, tale provvedimento è stato presentato dal Governo di centrodestra pochi giorni prima delle elezioni per sottolineare ancora una volta un'attenzione non di carattere socio logico, ma concreta e di governo rispetto ai temi della sicurezza nel nostro paese. Tale provvedimento, provvisto dei caratteri di urgenza, prevede infatti la riconferma, all'interno dell'organico della Polizia di Stato, di quasi 600 elementi, a sostegno dell'azione quotidiana ed indefessa delle Forze dell'ordine contro la criminalità organizzata ed il terrorismo.
Non sarei intervenuto, colleghi, in questo dibattito, considerato l'aspetto ovvio del sostegno del nostro gruppo, se non fosse per il fatto (ringrazio l'onorevole Minniti di essere presente in aula, presumo a rappresentanza del suo dicastero) che si tratta (ciò è stato avvertito anche dai colleghi che mi hanno preceduto) del primo dibattito di carattere generale sui temi della sicurezza in questa legislatura.
Ebbene, pensavo che, da parte dei rappresentanti del Governo, questa mattina, nel corso della discussione sulle linee generali del provvedimento, e questa sera, si cogliesse l'esigenza e l'opportunità di una reiterata centralità del Parlamento, osando dire, forte ed in modo inequivocabile, quali sono effettivamente le grandi linee di indirizzo della politica della e per la sicurezza del nostro paese da parte del Governo.
Vorrei chiedere, infatti, all'onorevole Minniti le ragioni per le quali stamattina il Governo, rappresentato dalla sottosegretaria Lucidi, abbia eluso il confronto su temi significativi ed importanti posti dall'esame di questo provvedimento non informando su fatti particolarmente gravi. Si tratta della capacità di questo Governo di dare una risposta univoca ai temi della politica della sicurezza, come abbiamo verificato la settimana scorsa in un profluvio di dichiarazioni contrastanti e contraddittorie allorché proprio la sottosegretaria Lucidi, a Lampedusa, ha dichiarato che non sarebbero state proseguite le relazioni di cooperazione e di collaborazione con la Libia con riguardo al governo dei temi dell'immigrazione, obbligando poi il ministro dell'interno ad una precipitosa quanto, a nostro avviso, poco seria rincorsa dell'ambasciatore libico a sostegno di tesi diametralmente opposte a quelle improvvidamente sostenute dal sottosegretario Lucidi.
Abbiamo bisogno in quest'aula di sentire dal Governo una parola definita e definitiva sull'effettiva politica di governo dell'immigrazione ed anche sulla politica complessiva per la sicurezza, che non solo fino ad oggi sono mancate, ma sono state diametralmente opposte nelle dichiarazioni che, a vario titolo, il signor ministro dell'interno ed i suoi sottosegretari hanno fatto registrare sulla stampa e non ancora, per fortuna, in veri e propri atti di Governo.
Penso - e mi rivolgo all'onorevole Minniti che rappresenta il suo dicastero in questa sede - che questa sia l'occasione opportuna perché il Governo chiarisca in modo inequivocabile che le dichiarazioni rese a Lampedusa dal sottosegretario Lucidi rappresentavano un fuor d'opera e che quella non è la linea che i Ministeri dell'interno e degli esteri intendono responsabilmente perseguire per quanto concerne un fenomeno che abbisogna non di sociologismi ma di reale ed effettiva Pag. 28chiarezza e cultura di Governo. Penso e spero che l'onorevole Minniti non voglia perdere tale opportuna occasione, perché sarebbe un'occasione persa di chiarezza nei rapporti tra Governo e Parlamento. Il presente dibattito, che procede verso uno scontato voto favorevole su questo provvedimento, si arricchirebbe sicuramente di un elemento di chiarezza.
Ciò premesso, annuncio l'ovvio, naturale e conseguente voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, essendo questa la prima seduta del nuovo Parlamento della XV legislatura dedicata ad un confronto su un tema di carattere legislativo molti, all'esterno di quest'aula, potevano immaginarsi che in questa sede si sarebbe scatenato uno scontro frontale: spallate che non sono riuscite all'esterno forse tentate all'interno, asprezza di toni e durezza nella divaricazione delle posizioni. Signor Presidente, colleghi, sta succedendo tutto l'opposto e, dunque, vorrei pacatamente richiamare me stesso ed i miei colleghi, sia del centrosinistra, sia del centrodestra, alla dimensione dell'oggetto della seduta odierna.
Il primo atto legislativo di questa legislatura, oggi per la Camera dei deputati e domani per il Senato, consiste nell'assunzione di responsabilità da parte del Governo Prodi e della sua maggioranza di centrosinistra nei confronti di un decreto-legge in materia di pubblica sicurezza emanato dal Governo Berlusconi allo spirare non dico della legislatura, ma del Governo stesso: il decreto-legge porta la data del 3 aprile 2006, siamo andati tutti a votare il 9-10 aprile 2006, cioè 6-7 giorni dopo.
Dunque, credo che il dato da rilevare non sia l'eco, che per fortuna non c'è stata, salvo qualche timido accenno, degli scontri frontali e delle spallate annunciate ma non riuscite fuori da quest'aula, ma il fatto che alla prima occasione vi è una prova di assunzione di responsabilità politica e di continuità istituzionale da parte del Governo che ha vinto le elezioni nei confronti di un decreto-legge di un Governo che l'ha emanato una settimana prima di perdere le elezioni.
Questo è l'elemento significativo della seduta odierna. Mi permetto di dissentire dal collega Migliori - che ascolto sempre con grandissimo rispetto e con stima -, il quale invocava un intervento del sottosegretario (tra poco viceministro) Minniti sulle strategie generali del Governo in materia di sicurezza, di immigrazione, di lotta al terrorismo, di ordine pubblico; lei sa che siamo nella fase delle dichiarazioni di voto e, se il sottosegretario intervenisse - lo potrebbe fare -, riaprirebbe tutta la discussione, peraltro già svoltasi questa mattina. Ad attenuante del collega Migliori - voglio difenderlo -, devo dire che anche qualche collega del centrosinistra ha enfatizzato queste problematiche, che sono reali e che dovremo affrontare nelle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, nelle Commissioni difesa e giustizia, per altri aspetti, e poi, insieme, in quest'aula, ma che non sono l'argomento all'ordine del giorno di questa seduta.
All'ordine del giorno della seduta odierna c'è il fatto che il Governo Prodi e la sua maggioranza si fanno carico, senza il minimo cenno polemico, della responsabilità di convertire in legge, insieme ai colleghi dell'opposizione di centrodestra - la convergenza è amplissima su questo tema, fortunatamente - un decreto-legge emanato dal Governo Berlusconi sei giorni prima delle elezioni che lo hanno visto sconfitto.
Quindi, non credo, sinceramente - ma non voglio polemizzare, voglio riflettere ad alta voce -, che noi dovremmo sollecitare il sottosegretario Minniti - che sarà viceministro - ad intervenire ora per esporre in quest'aula le strategie del Governo in materia di sicurezza, di lotta al terrorismo, di problemi dell'immigrazione, perché tutto questo non è oggi in discussione. Pag. 29Neanche il decreto-legge ha attinenza diretta con tali tematiche; c'è un richiamo al contrasto al terrorismo interno ed internazionale e alla criminalità organizzata nella premessa, che ne giustifica la straordinaria necessità ed urgenza, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, ma i 568 agenti ausiliari trattenuti della Polizia di Stato del 63o corso, reclutati quali agenti ausiliari di leva - ho voluto leggere testualmente la relazione, che corrisponde al primo articolo del decreto-legge -, non credo siano i protagonisti principali della lotta al terrorismo interno e internazionale e della lotta alla criminalità organizzata. Essi, però, consentono alla pubblica sicurezza nel suo insieme di evitare, in questa fase delicata, una riduzione del proprio organico, che - questo sì - indirettamente potrebbe compromettere l'impiego di agenti di pubblica sicurezza, magari con maggiore esperienza e professionalità, nei settori della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata che ho poco fa citato.
La ragione, che ho voluto riportare alle sue reali dimensioni, sta in una continuità istituzionale tra il nuovo Governo Prodi e il precedente, al di là di tutti i dissensi politici e al di là di tutti gli scontri politici, una continuità dovuta al senso di responsabilità politica del centrosinistra, che ha assunto la guida del paese, per consentire il mantenimento in servizio dei 568 agenti ausiliari del 63o corso.
Avremo occasione al più presto, con il ministro Amato, con il sottosegretario - prossimo viceministro - Minniti e con gli altri interlocutori del Governo che affronteranno insieme con noi questi problemi, di sentire esporre, in Commissione prima, in Assemblea successivamente, le linee generali del Governo in materie così importanti e delicate e, su quel terreno, credo che tutti potremo svolgere un confronto politico più ampio e serrato.
Mi limito, in conclusione, signor Presidente, ad annunciare, come hanno già fatto finora tutti i colleghi, sia del centrosinistra sia del centrodestra, il voto favorevole dei Verdi al disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di pubblica sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, preannuncio il voto favorevole sul provvedimento da parte dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori e, per far risparmiare tempo a questo ramo del Parlamento, non richiamerò le motivazioni che già molti altri deputati hanno espresso.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che il fatto che l'autorizzazione al trattenimento in servizio sia finalizzata ad esigenze connesse alla prevenzione e al contrasto del terrorismo, anche internazionale, e della criminalità organizzata costituisca già di per sé un motivo sufficiente alla conversione del decreto-legge, poiché si permette il mantenimento di condizioni di legalità nel nostro paese.
Vorrei solo aggiungere un dato, che mi sembra particolarmente importante e che costituisce un auspicio che rivolgo al Governo. Queste 568 persone, o quelle che saranno ulteriormente trattenute, rappresentano un capitale umano. Nessuna azienda si permette di sperperare il capitale sul quale ha investito. Lo Stato, in questo senso, ha investito nel passato attraverso i corsi di formazione di queste persone e ora le sta trattenendo con un meccanismo che mi appare il contrario di ciò che si dovrebbe fare per valorizzare il capitale umano, ossia dare condizioni di stabilità.
Vorrei richiamare il fatto che il disegno di legge afferma che l'intervento è finalizzato a prolungare il trattenimento in servizio di questi soggetti fino al 30 settembre, in attesa di individuare le eventuali risorse aggiuntive occorrenti per la loro definitiva assunzione. Ciò significa che, forse, nell'imminenza del 30 settembre, dovremo esaminare un altro provvedimento in tal senso. Chiedo al Governo, proprio al fine di valorizzare questo capitale Pag. 30umano dello Stato italiano, di individuare rapidamente le soluzioni che consentano il loro mantenimento in servizio in via definitiva e non più in modo precario, com'è avvenuto finora.
A nome dell'Italia dei Valori, dichiaro dunque il voto favorevole sul provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, a nome del gruppo della Rosa nel Pugno esprimo un voto favorevole sul provvedimento in oggetto.
I colleghi della maggioranza e dell'opposizione - lo dico senza alcuna nota polemica - mi consentiranno di ringraziare il Governo, perché, dopo tanti anni, per la prima volta vediamo i banchi del Governo al completo per discutere con noi i provvedimenti importanti che sono all'ordine del giorno.
Voglio ringraziare anche il Governo e, in particolare, il sottosegretario Minniti, che ha avuto la sensibilità di discutere con noi il provvedimento in oggetto in Commissione, assumendosi non soltanto la responsabilità di un'azione di continuità amministrativa e istituzionale, ma anche quella di compiere delle valutazioni che riguardano i dati, probabilmente estremamente negativi, di questo decreto.
Sta di fatto che, in virtù dell'impostazione data dal centrosinistra, anche nella discussione che abbiamo sviluppato nella scorsa legislatura riguardo alla sicurezza e alle Forze dell'ordine (in particolare riguardo alla Polizia di Stato) abbiamo sempre esposto con grande determinazione e precisione come centrosinistra i nostri punti di vista, riportati pedissequamente nel nostro programma di Governo.
Ciò che mi fa estremamente piacere, e che sollecita anche un voto favorevole da parte dei deputati della Rosa nel Pugno, è l'importante considerazione svolta su questo provvedimento, al di là della sua definizione e della presentazione da parte del precedente Governo Berlusconi, dal sottosegretario Minniti riguardo alla necessità non soltanto di potenziare le Forze dell'ordine effettuando una proroga fino al 30 settembre (ed eventualmente riproponendone una ulteriore), ma anche di guardare con interesse, dopo aver verificato i conti del nostro bilancio, ad una condizione di stabilità e quindi alla possibilità di procedere ad un maggior numero di assunzioni nell'ambito delle Forze dell'ordine del nostro paese.
Il decreto-legge che sta per essere convertito incontra dunque la piena consapevolezza e condivisione da parte dei deputati della Rosa nel Pugno, come siamo convinti anche che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, quando saranno completate le procedure per il funzionamento di tutti gli organismi della Camera, vi sarà la possibilità netta e inequivocabile di discutere le linee principali riguardanti la sicurezza e l'immigrazione, temi su cui vi saranno sicuramente un grande confronto e una grande condivisione.
Sono questi i motivi per cui i deputati della Rosa nel Pugno - lo ripeto e concludo - voteranno a favore del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi pare che gli interventi degli amici e colleghi della maggioranza siano stati troppi per un provvedimento di questo genere. Probabilmente, vi è la necessità di giustificare il voto favorevole su un provvedimento approntato dal precedente Governo.
Dato che il provvedimento in esame verrà reiterato prima del 30 settembre, e che quindi l'attuale maggioranza dovrà riproporlo, vorrei capire se anche noi dovremo fare altrettanto, visto che alcuni esponenti del centrosinistra affermano che il voto favorevole di oggi è diverso da quello favorevole del centrodestra. Allora noi oggi votiamo «sì», come voteremo probabilmente «sì» sul provvedimento che Pag. 31il centrosinistra metterà in cantiere, e ciò perché non vale la pena di fare dispute ideologiche sulla possibilità di mantenere in servizio oltre 500 operatori per la sicurezza del paese.
È proprio da questo punto di vista che mi sembra ovvio il voto favorevole dell'UDC sul provvedimento [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, anche io non ho difficoltà ad annunciare in tutta serenità il voto favorevole da parte del gruppo di Forza Italia sul provvedimento in esame.
L'onorevole Boato ha tenuto a precisare che si tratta della prima dichiarazione di voto nel primo dibattito svolto da questa Assemblea su un decreto-legge adottato dal precedente Governo, un decreto-legge importante riguardante la sicurezza, che - temo - sarà uno degli argomenti su cui più alti saranno i toni in quest'aula.
L'opportunità di questo decreto-legge mi sembra sia condivisa da tutti, compreso il sistema adottato dell'inserimento dei giovani agenti di polizia di leva sino a quando sarà possibile, punto sul quale probabilmente dovremo ridiscutere a settembre.
Ciò che mi stupisce è il fatto che su un decreto-legge di questo tipo siano stati così numerosi gli interventi da parte di quella che oggi è la maggioranza.
Mi sembra che l'onorevole D'Agrò abbia evidenziato un aspetto importante. È perlomeno curioso, infatti, che siano stati così numerosi tali interventi; forse, ciò è avvenuto proprio perché è stato toccato un nervo scoperto.
Probabilmente si sa che non si può fare a meno di votare a favore della conversione in legge del decreto in esame, se ne riconosce l'utilità e l'opportunità, tuttavia si sa che si sta toccando, per l'appunto, uno dei nervi scoperti di questa maggioranza.
Ricordo che l'onorevole Di Gioia ha apprezzato la presenza di così numerosi membri del Governo. Ebbene, la apprezziamo anche noi, ma non vorrei che ciò fosse a tutela della compattezza della maggioranza: magari essa non verrà meno in occasione della conversione del presente decreto, ma ciò potrebbe accadere nel corso dell'esame del prossimo provvedimento d'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Vorrei pertanto preannunziare che, su tematiche di questo tipo, noi che oggi siamo opposizione in questo Parlamento - dico opposizione in Parlamento perché, prima di usare il termine di «minoranza nel paese», penso che dovremmo aspettare ancora un poco; non userei per voi neanche la definizione di «maggioranza nel paese», perché dovremmo attendere del tempo anche per poter affermare ciò - voteremo sempre e comunque a favore di misure volte a garantire la sicurezza di questo paese: come il ministro D'Alema ben sa, lo abbiamo già fatto in passato.
Il nostro atteggiamento responsabile sarà sempre orientato alla tutela del paese: speriamo che anche voi riusciate a fare lo stesso, anche se nutriamo qualche dubbio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 13)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Trattandosi della prima votazione in aula di questa legislatura, raccomando quanto segue: il voto può essere espresso dopo avere attivato la propria postazione con il tesserino unico, che va inserito con la fotografia verso chi vota.
I deputati momentaneamente sprovvisti del documento possono attivare la propria Pag. 32postazione di voto con un tesserino sostitutivo, che va inserito con il nominativo rivolto verso chi vota.
Il documento deve essere richiesto, ai commessi in aula, esclusivamente dal deputato interessato e ha validità per la sola seduta in corso. I commessi, all'atto della consegna, provvederanno ad abilitare al voto il tesserino sostitutivo, attraverso apposito terminale. Con tale operazione, verrà automaticamente disabilitato il corrispondente tesserino unico.
A fine seduta, il tesserino sostitutivo potrà essere riconsegnato ai commessi o lasciato sulla postazione.
Detto ciò, indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 13, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza» (13):
Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 453
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazioni).
Prendo atto che gli onorevoli Verini, Luciano Rossi, Ceroni, Volontè, Costa e Dionisi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali (A.C. 14) (ore 16,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 14)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 14 sezione 1).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge
(Vedi l'allegato A - A.C. 14 sezione 2).
Avverto, altresì, che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, colleghi, la richiesta di parlare sul complesso degli emendamenti era stata preventivamente avanzata prima ancora che si svolgesse il dibattito all'interno del Comitato dei nove; in tale ambito si è registrata anche una richiesta da parte della relatrice, onorevole Cordoni, la quale ha proposto il ritiro degli emendamenti presentati.
Rinuncio pertanto ad intervenire poiché non credo sia utile parlare riguardo ad emendamenti che potrebbero tra non molto venir meno.
PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di parlare invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
ELENA EMMA CORDONI, Relatore. Signor Presidente, così come emerso dalle risultanze della discussione tenutasi nell'ambito del Comitato dei nove, invito l'onorevole Borghesi e l'onorevole Boato a ritirare i loro identici emendamenti 2.1 e 2.2; invito altresì l'onorevole Cialente a ritirare il suo emendamento 2.3.Pag. 33
La discussione di cui sopra penso sia stata esaustiva e i colleghi volevano che di essa si desse notizia anche in aula; credo che ora avremo la possibilità di conoscere il loro orientamento che, come ci annunciavano, dovrebbe essere positivo.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
MARCO BOATO. Per rispondere alla proposta della relatrice; in ogni caso se vuole sentire prima il Governo...
PRESIDENTE. È meglio...
MARCO BOATO. Vorrei tuttavia rivolgere una domanda al Governo al fine di semplificare le procedure.
ANDREA GIBELLI. Non possiamo innovare la prassi tutte le volte!
MARCO BOATO. Scusa, ma sta presiedendo lui...
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 2.2 rivoltole dalla relatrice e dal Governo?
MARCO BOATO. Signor Presidente, la settimana scorsa nell'ambito della Commissione speciale in sede referente si è svolta un'ampia discussione, mentre qualche ora fa, in sede di Comitato dei nove, si è svolto un analogo dibattito fra i membri della Commissione ed il Governo. In particolare, si è parlato dell'articolo 2 di questo decreto-legge al quale, tra l'altro, è riferito il mio emendamento e quello, identico, del collega Borghesi.
Nell'ambito del Comitato dei nove ho manifestato disponibilità a ritirare il mio emendamento - richiesta che poco fa mi ha rivolto, garbatamente, anche la collega relatrice -, previa una chiarificazione in Assemblea (in modo che resti agli atti) da parte della rappresentante del Governo, sottosegretario Rinaldi. Tale chiarificazione deve vertere sul contenuto, sulla portata dell'articolo 2, in particolare sul comma 1, poiché gli altri commi riguardano la copertura. Infatti, in sede di Commissione, su nostra richiesta, ci sono stati forniti alcuni chiarimenti ed informazioni riguardo l'attività pregressa in questa materia, ma nulla martedì scorso il sottosegretario ha potuto dirci circa l'articolo 2 del decreto-legge. Reitero in quest'aula la richiesta di chiarimenti su questo argomento, ai quali subordino il ritiro del mio emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 2.1 rivoltole dalla relatrice e dal Governo?
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi ritengo sufficientemente soddisfatto dei chiarimenti espressi dal Governo in Commissione, per cui accedo all'invito al ritiro del mio emendamento.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Date le risultanze della discussione tenutasi in Commissione, ci tengo a dire che il Governo esprime parere favorevole sulla proroga della norma in discussione.
Ribadisco in Assemblea quanto già detto in Commissione: si tratta del rifinanziamento di un fondo dedicato alle aziende in crisi per 15 milioni di euro. Abbiamo svolto una verifica sull'esaurimento delle risorse precedentemente stanziate, pari a circa 35 milioni di euro, ed abbiamo dato conto alla Commissione della spesa sostenuta e, quindi, dell'esaurimento Pag. 34del finanziamento stesso. Parimenti, abbiamo dato conto della procedura di cui ha avuto cognizione il Governo relativa alle richieste di finanziamento avanzate. In altri termini, i 35 milioni di euro sono stati destinati ad un elenco di aziende che abbiamo fornito alla Commissione. A fronte dell'esaurimento di queste risorse, Sviluppo Italia - cui spettava la competenza in ordine allo svolgimento della fase istruttoria - ha riconsegnato le buste contenenti le richieste di finanziamento senza aprirle. Quindi, non siamo in grado di indicare le altre aziende che hanno presentato tali richieste.
Naturalmente, abbiamo investito della questione il nuovo Ministero dello sviluppo economico, il quale ha avviato una fase istruttoria anche in ordine alle procedure da seguire in futuro. Come abbiamo già detto anche in Commissione, è allo studio di tale Ministero un provvedimento di riordino degli strumenti attualmente in uso (come Sviluppo Italia, CIPE e quant'altro).
Pertanto, rispetto ai 15 milioni di euro (questa è l'entità del rifinanziamento finalizzato al recupero di ulteriori imprese in crisi), esprimiamo un giudizio favorevole. Sulla base di tale rifinanziamento si avvieranno poi le procedure del caso. Tengo a sottolineare che il Ministero dello sviluppo economico ha avviato un' istruttoria e, al più presto, adotterà un provvedimento di orientamento per quanto riguarda situazioni di questo tipo.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Boato se, dopo l'intervento del Governo, acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 2.2 formulato dal relatore.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Rinaldi per il suo intervento, che era stato già preannunciato in sede di Comitato dei nove. Resta il dato relativo ad una certa mancanza di trasparenza rispetto alla destinazione dei finanziamenti, ma ciò non è riconducibile ad una responsabilità del Governo, bensì di chi ha adottato questo decreto-legge, che evidentemente, in ordine all'inserimento dello stanziamento di 15 milioni di euro all'interno dell'articolo 2 del provvedimento, aveva riferimenti precisi.
Assumo positivamente le dichiarazioni dell'attuale Governo - che ha ereditato dal precedente il provvedimento in esame - pronunciate in quest'aula dal sottosegretario e che interessano sia il Ministero del lavoro e della previdenza sociale sia, più in generale, il Ministero dello sviluppo economico. Mi riferisco al cambiamento delle procedure e alla necessità della massima trasparenza per il futuro.
Detto ciò, come avevo del resto già preannunciato, ritiro il mio emendamento 2.2.
PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto, gli identici emendamenti Borghesi 2.1 e Boato 2.2 sono ritirati.
Chiedo all'onorevole Cialente se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 2.3 formulato dal relatore.
MASSIMO CIALENTE. Signor Presidente, intervengo soltanto per dichiarare che, accogliendo l'invito del relatore, ritiro il mio emendamento 2.3 (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Poiché il disegno di legge consiste in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 14)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, il provvedimento che converte in legge il decreto-legge n. 136 del 3 aprile 2006 costa di più articoli diversi tra loro, e non soltanto per la materia trattata.
L'articolo 1, infatti, proroga al 31 dicembre 2007 la scadenza di alcuni provvedimenti inerenti gli ammortizzatori sociali e, inoltre, rinvia la data per accordi Pag. 35che riguardino il reimpiego di lavoratori, in particolare di lavoratori ultracinquantenni, proroga che sosteniamo.
È emerso, anche dal dibattito di questa mattina, che con il provvedimento in esame si tocca una materia molto importante, quella degli ammortizzatori sociali, e che ciò che non è stato realizzato dal Governo precedente dovrà essere compiuto dal centrosinistra, cioè dotare l'Italia di un sistema di ammortizzatori sociali degno di un paese civile e moderno. Spesso, veniamo richiamati dalla grande stampa e anche dall'Europa non solo a risanare i conti ma a mettere mano a riforme di struttura. Ebbene, dotare l'Italia di un sistema di ammortizzatori sociali rappresenta una riforma di struttura decisiva che spetta al Governo oggi in carica.
Poiché siamo una coalizione seria, vi sono altre tre verità da aggiungere. La prima verità - richiamo questo tema perché più volte è ricorso nel dibattito di questa mattina, anche da parte dei colleghi del centrodestra - è che quando vareremo la riforma degli ammortizzatori sociali, essa sarà molto impegnativa ed onerosa perché, per dotare veramente l'Italia di ammortizzatori sociali, occorreranno molte risorse e non - come diceva Giavazzi, in un articolo de Il Corriere della Sera di ieri o l'altroieri - qualche risorsa. Non intendiamo fare un'operazione di facciata, ma una riforma seria.
La seconda verità è che non basteranno gli ammortizzatori sociali a contrastare la precarietà cui la legge n. 30, approvata dal centrodestra, ha spalancato le porte e, perciò, il centrosinistra varerà altre norme sul mercato del lavoro, non certo per furia distruttrice ma, come ha detto il collega Franceschini, capogruppo de L'Ulivo, durante la discussione sulla fiducia al Governo, per costruire laddove nei cinque anni precedenti si è distrutto.
La terza verità è che vi sono nel dibattito corrente molti che amano definire sprezzantemente insider - contrapposti agli outsider - i lavoratori che beneficerebbero anche del provvedimento in questione che, però - ahimè - in Italia sono tutt'altro che protetti e garantiti. È forse ora di comprendere che un lavoro maltrattato, tutto il lavoro maltrattato, significa un'economia più debole.
Molto più discutibile è l'articolo 2 del provvedimento in esame, relativo al salvataggio ed alla ristrutturazione di alcune imprese in crisi. Viene spostato il termine per raggiungere accordi presso il Ministero del lavoro e viene rifinanziata una legge per alcune imprese da ristrutturare.
La riserva espressa dal nostro gruppo riguarda il ruolo assegnato a Sviluppo Italia, che riteniamo debba essere profondamente modificato, ed il fatto che la materia doveva e poteva essere meglio affrontata in un provvedimento organico sulle misure di sostegno alle aziende in crisi. La collega, onorevole Motta, questa mattina, lo ha bene ricordato: si tratta di un «pezzo» importante delle scelte di politica economica. Infine, la nostra riserva riguarda il fatto che si considerano non accordi ben definiti - come per l'articolo 1 - ma progetti non del tutto definiti. Invece, abbiamo bisogno di scelte basate su procedure trasparenti e criteri oggettivi e verificabili.
Vi è una sola buona ragione per approvare il provvedimento in esame, che contiene scelte per noi anche discutibili, cioè il fatto che alcune imprese e molti lavoratori hanno maturato un'aspettativa e una speranza che non vanno deluse dopo che sono state sollecitate.
Il gruppo de L'Ulivo, quindi, voterà a favore dell'approvazione del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento alla conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali, annuncio il voto favorevole dei Comunisti italiani.
Ogni volta che una norma si pone l'obiettivo di allargare ed estendere strumenti di tutela dei lavoratori è infatti di Pag. 36per sé cosa buona e giusta ed è per queste ragioni che il nostro sarà uno voto favorevole.
Ciò tuttavia non deve esimerci dall'esprimere alcune valutazioni anche critiche in merito sia al tema trattato sia al provvedimento specifico.
Sulla prima questione è da sottolineare il fatto che siamo di fronte all'ennesimo provvedimento tampone, emanato in attesa di una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali; riforma che ancora manca a causa dell'inerzia e del disinteresse del precedente Governo nell'affrontare le questioni del lavoro, troppo impegnato invece in questi cinque anni ad emanare leggi ad personam, a sistemare i conti di una ristretta cerchia di persone, ad anteporre i privilegi di pochi agli interessi generali del paese.
Il protrarsi di una situazione irrisolta non ha fatto altro che aumentare i disagi ed ingigantire i problemi. Sappiamo tutti che l'attuale disciplina in materia di ammortizzatori sociali è del tutto inadeguata; manca in sostanza nel nostro paese un sistema moderno di protezione sociale credibile. Basti pensare che, in Europa, l'Italia è uno dei paesi nei quali se una lavoratrice o un lavoratore perde il posto di lavoro perde tutto: la dignità, il diritto al presente, il diritto al futuro. Ciò in quanto, ad esempio, l'attuale disciplina non prevede l'erogazione di un reddito adeguato nei periodi di non lavoro, di disoccupazione.
Non si tratta di un dettaglio di poco conto, considerato il fatto che in Italia vi sono circa 4 milioni e mezzo di persone - prevalentemente giovani e donne - che hanno una condizione lavorativa precaria, senza diritti e tutele, costantemente sotto ricatto; mi riferisco a persone invisibili, il cosiddetto proletariato del terzo millennio, all'interno del quale vanno annoverati i contratti di collaborazione coordinata e continuativa, i contratti a progetto a tempo determinato, i lavoratori a chiamata, lo staff leasing. Insomma, le 46 fantasiose tipologie di lavoro introdotte dalla legge n. 30 del 2003.
Non possiamo nasconderci dietro un dito ed ignorare il fatto che saranno loro a pagare il prezzo più alto, perché proprio su di loro incideranno maggiormente gli effetti devastanti della precarietà, che consistono principalmente nella riduzione della progettualità professionale, familiare e sociale, con la conseguenza di avviare la sistematica destrutturazione del mercato del lavoro, cancellando diritti e tutele, trasformando il lavoro in merce, depotenziandone il valore sociale.
Il nostro impegno non è solo quello di costruire un sistema di protezione sociale efficace - cosa certamente importante -, ma anche quello di provare ad assicurare un lavoro stabile e sicuro, in grado di garantire il futuro. Un futuro che, nel rispetto dei principi costituzionali, sia rivolto all'affermazione della centralità del lavoro.
Per queste ragioni è necessario battersi affinché il rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato torni ad essere la forma di lavoro normale. Occorre anche insistere per introdurre nella legislazione il principio del lavoro economicamente dipendente, così come è necessario ridurre drasticamente le forme flessibili di lavoro, individuando precise causali e limiti quantitativi.
Quindi, il tema non può e non deve essere la polemica nominalistica sulla legge n. 30 del 2003 (se debba essere cioè abrogata, riscritta, parzialmente revisionata, superata); il tema è eliminare la precarietà. Pertanto, riteniamo incomprensibile e grave che nell'agenda dei primi cento giorni di Governo non venga affrontata la questione del lavoro e del superamento della precarietà.
Per quanto concerne il merito del provvedimento - mi riferisco in particolare all'articolo 1 - chiediamo al Governo di vigilare rispetto all'effettività dei risultati prodotti dallo stesso, con particolare riferimento alla relativa dotazione finanziaria.
Relativamente all'articolo 2, inerente il rifinanziamento del fondo per le imprese in crisi, chiediamo al Governo di verificare che la procedura prevista per l'erogazione Pag. 37degli incentivi sia improntata ad indiscutibili criteri di oggettività, imparzialità e trasparenza.
Si tratta di questioni molto delicate. Siamo convinti che questa maggioranza ed il Governo sapranno e vorranno occuparsene seriamente. Il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame va letto sia come uno stimolo, sia come un'apertura di credito (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Siamo in presenza di un decreto-legge emanato d'urgenza allo scadere della scorsa legislatura. Si tratta di un provvedimento che ha tentato di mettere una «toppa» all'assenza di capacità di intervento e di programmazione delle attività produttive, di indirizzo e di sostegno di quelle realtà lavorative industriali che meritavano e meritano attenzione, sostegno e rilancio. Più volte il gruppo di Rifondazione Comunista ha richiesto al Governo precedente di farsi carico di un interessamento, di fronte a domande di intervento e a situazioni di manifesta difficoltà di aziende in crisi finanziaria e di programmazione, che hanno esposto e condannato lavoratori e lavoratrici a percorsi di cassa integrazione o di mobilità.
A fronte di tale richiesta, il Governo ha risposto sempre dichiarando la propria estraneità ed affidando le sorti di quelle persone, di quelle aziende e più complessivamente della nostra economia esclusivamente al mercato, in molti casi condannando quelle imprese alla chiusura e alla esclusione dal lavoro di decine di centinaia di lavoratori.
Il decreto-legge in esame è il frutto emergenziale di questo improvvido atteggiamento. In realtà, per il bene delle lavoratrici e dei lavoratori, abbiamo la necessità di esaminare non più un provvedimento-tampone, bensì un provvedimento che affronti con nuovo spirito le questioni occupazionali ed economiche, che sono ormai evidenti e sotto gli occhi di tutti e che richiedono quell'attenzione ai vari settori produttivi che manca ormai da troppi decenni nel susseguirsi dei diversi Governi.
Vi sono le situazioni delle grandi aziende, prive di appoggio quando sono in contrattazione con l'estero e prive di un indirizzo in termini di investimenti a livello internazionale. Vi è la situazione delle piccole e medie aziende, che, signori dell'opposizione, non si affronta con questo decreto-legge, come è stato detto stamani da qualcuno di voi. Si tratta di piccole e medie aziende impossibilitate a misurarsi con i miglioramenti basati su studio e ricerca, che abbandonate a se stesse non sono in grado di affrontare da sole i grandi finanziamenti e la concorrenza internazionale. Il ruolo di Sviluppo Italia, che è parte interessata al finanziamento previsto dall'articolo 2 di questo provvedimento, è stato marginale, come anche qualche esponente dell'opposizione stamattina ha riconosciuto. Infatti, alcuni colleghi della minoranza stamattina ne hanno sottolineato la marginalità, e d'altronde lo è, marginale, il ruolo di Sviluppo Italia. Quindi, non se ne è percepita l'effettiva utilità, a maggior ragione in assenza di un'attività di programmazione e di indirizzo da parte dei Governi precedenti.
Questo provvedimento mette a disposizione, con l'articolo 1, poche ed emergenziali risorse per circa tremila lavoratori ultracinquantenni, senza basarsi su alcun progetto, mentre con l'articolo 2 propone il rifinanziamento di alcune aziende, senza apportare correttivi e senza dare indirizzi, di nuovo attraverso Sviluppo Italia, vale a dire attraverso uno strumento così marginale da non aver mai sortito alcun effetto concreto.
Si potevano introdurre, come anche noi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea avevamo preannunciato in sede di Commissione speciale, alcuni primi interventi correttivi su questo provvedimento, che ha caratteristiche invece esclusivamente assistenziali. Dunque, come nel momento in cui è stato adottato tale provvedimento, ancora oggi lavoratrici e lavoratori, Pag. 38con le loro organizzazioni sindacali, restano esposti; tuttavia, hanno potuto disporre solo di questo strumento per «tamponare» le loro situazioni e lo hanno utilizzato. Quindi, è prioritario confermarlo oggi.
Una prima parte di aziende ha utilizzato, fino a concorrenza, i fondi precedentemente resi disponibili attraverso Sviluppo Italia e che oggi evidenziano l'irrilevanza del provvedimento stesso. Più oscuri rimangono il senso e le modalità di utilizzo del finanziamento aggiuntivo previsto dall'articolo 2 del decreto-legge. Per tale motivo, come è stato assicurato dal Governo, questo provvedimento-tampone dovrà avere un'applicazione rigorosa per essere reso trasparente a tutti.
Signor ministro, signor sottosegretario, ci rivolgiamo direttamente a voi e, richiamando le assicurazioni fornite in Commissione (assicurazioni che, a maggior ragione, dovranno essere confermate dall'altro ministero interessato, quello delle attività produttive), a voi rivolgiamo con chiarezza un appello affinché vi sia una maggiore attenzione e si proceda ad un approfondimento.
Avremmo preferito che vi fosse qualche prima correzione, come ho già detto, ma non è certo nell'ambito del difficile dibattito svoltosi all'interno della Commissione speciale che si sarebbe potuto fare un buon lavoro. Avremmo rischiato di fare dei pasticci.
Per questi motivi, anche se crediamo che vada iniziato immediatamente un lavoro che riqualifichi la possibilità di un intervento su tutte le aziende, al fine di prevenirne le crisi e non di correre in loro soccorso senza possibilità di soluzione, nonché per affrontare i problemi occupazionali con nuovi e più utili strumenti di quelli oggi chiamati ammortizzatori sociali - che noi pensiamo debbano essere invece rivisti, per non escludere dal mondo del lavoro le persone con la loro esperienza, per arricchirle, per utilizzare le loro conoscenze e per mantenerle in attività -, siamo convinti che, per non fare pasticci e per garantire un lavoro completo ed effettivo per il futuro, tale provvedimento possa e debba essere approvato nell'attuale formulazione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, i Popolari-Udeur non possono che esprimere un voto favorevole sul provvedimento oggi in discussione, come pure un generale apprezzamento per l'ampia convergenza manifestata da tutte le forze politiche in relazione ai contenuti, ai principi e i criteri direttivi di questo decreto-legge, ormai prossimo alla conversione in legge.
Signor Presidente, vorrei fare una piccola raccomandazione a nome del mio gruppo parlamentare. Vorrei che tutta la materia relativa alla disciplina degli ammortizzatori sociali continuasse ad essere oggetto di particolare attenzione da parte di questo Governo, perché gli ammortizzatori sociali sono non già strumenti di politica passiva del lavoro, bensì veri e propri strumenti di politica attiva e di arricchimento per il nostro paese.
Dobbiamo tenere presente che i dati forniti dall'Istat e da molti altri indicatori sociali ci dicono che nel 2005 l'economia italiana ha registrato una crescita zero - così come nel 2003 -, a fronte del modesto +1,1 per cento del 2004, facendo segnare il peggior risultato dal 1993, ossia il - 0,9 per cento.
Dobbiamo tenere presente, altresì, che all'inizio del 2006 l'economia italiana ha ripreso a crescere, mostrando un significativo rialzo del PIL nel primo trimestre. Tuttavia, sappiamo che il nuovo ciclo congiunturale non è esente da rischi, che i dati dell'OCSE non ci confortano e che persiste la debolezza della domanda per i consumi, accentuata, peraltro, dagli attuali rincari del petrolio.
Quanto sopra pesa immensamente sui bilanci delle famiglie, e dobbiamo tenere presente che, a breve, si potrebbero riaffacciare Pag. 39numerosi i problemi strutturali legati alla perdita della competitività dei nostri prodotti sui mercati esteri.
Di fronte a questi problemi, noi Popolari-Udeur non possiamo permetterci, come maggioranza di Governo, di rimanere impassibili. Per questa ragione, voteremo con favore un provvedimento che si prefigge, come è stato ampiamente spiegato durante la discussione sulle linee generali, di agevolare la gestione dei programmi per il reimpiego dei lavoratori appartenenti a settori che ordinariamente non beneficiano degli ammortizzatori sociali e di prevedere appositi stanziamenti finanziari per il sostegno agli interventi per le grandi aziende in crisi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, voglio preannunziare anzitutto, a nome del gruppo Italia dei Valori, il voto favorevole al provvedimento in esame. Approfitto della dichiarazione di voto per affermare che la motivazione che mi aveva portato a presentare un emendamento soppressivo dell'articolo 2 è stata chiarita anche negli interventi precedenti. Rispetto all'articolo 1 nessuno solleva alcun dubbio, né sull'urgenza, né sul fatto che si fossero prodotti determinati effetti e che la proroga dei termini apparisse assolutamente giustificata dagli accordi in corso di sottoscrizione da parte del ministero, già realizzati una settimana fa per circa 1500 lavoratori ed in corso di realizzazione per altri. Alcune riserve vi erano, invece, sull'articolo 2, che non integrava il fondo, ma lo rifinanziava. In ordine a tale articolo abbiamo, tuttavia, ricevuto assicurazioni da parte della rappresentante del Governo che non si sono prodotti effetti e che le relative procedure debbono essere rinviate. Tuttavia, nel corso del suo intervento di stamattina, l'onorevole Bianchi mi ha accusato di non aver capito il collegamento tra l'articolo 1 e l'articolo 2 ed ha affermato che, se l'articolo 2 non fosse stato approvato, migliaia di lavoratori si sarebbero trovati in difficoltà. Dico, dunque all'onorevole Bianchi, anzi, mi scuso, all'onorevole Mazzocchi, delle due, l'una; o egli conosce già quali sono le aziende che fruiranno di tali 15 milioni di euro e sa quanti lavoratori le ricordate aziende impiegano - ed in tal caso mi pento un po' di aver ritirato il mio emendamento -, oppure vorrei farlo riflettere sulla circostanza che forse egli non ha ben capito che tra i due articoli non vi è alcun collegamento.
Ciò detto, formulo ancora una raccomandazione al Governo, che dovrà avviare una nuova procedura per l'utilizzazione di tali somme, affinché segua la questione con molta meticolosità e con molto rigore, perché le procedure siano trasparenti, e confermo il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per motivare il volto favorevole dell'UDC al decreto-legge che stiamo esaminando. Il provvedimento in questione ha già tre mesi di vita. Tale circostanza ci permette di dare un giudizio sostanzialmente positivo su di esso. Sono più di 1500 i lavoratori che hanno trovato una risposta nell'articolo 1 di tale provvedimento attraverso gli ammortizzatori sociali ivi contenuti. Con la proroga, che disponiamo oggi, saranno altri 1500 i lavoratori che ne potranno usufruire.
Per quanto riguarda il contestato articolo 2, sono 35 milioni di euro le risorse assegnate lo scorso anno dal decreto-legge n. 35 del 2005, che dispone il finanziamento degli interventi per il salvataggio delle aziende in crisi. Sono 15 i milioni che stanziamo con questo provvedimento. Penso abbia poca importanza sapere se si tratti di un rifinanziamento o di un'integrazione. L'importante è che le aziende Pag. 40che sono state escluse dai 35 milioni stanziati lo scorso anno ricevano una risposta da questo provvedimento. Vi è un'urgenza, e tale urgenza è provata dal fatto che alcune domande sono state respinte e le aziende in crisi non possono aspettare i tempi del Governo per decidere se essere in crisi o meno; quando lo sono, lo sono per loro natura ed hanno bisogno di una risposta immediata!
Si tratta di un provvedimento che va a favore, sì, delle grandi imprese, ma anche di quelle piccole. Ricordo che sono finanziabili anche le società a responsabilità limitata, una forma giuridica utilizzata in particolare dalle piccole e medie imprese. Non accetto le critiche sull'aleatorietà dei meccanismi di erogazione. I meccanismi di erogazione sono dati dalle leggi, dai regolamenti e da una delibera CIPE. Mi attendo che una democrazia avanzata, con una burocrazia altrettanto avanzata, sia in grado di dare trasparenza ai meccanismi di assegnazione di detti fondi.
Nella Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge ho riscontrato da parte della maggioranza di Governo una volontà di affrontare in maniera più organica tali temi. Da parte del nostro gruppo non ci sottrarremo sicuramente a tale dibattito. Se questi provvedimenti si possono migliorare saremo pronti a farlo. Intanto, prendiamo atto della volontà di dare una continuità amministrativa giusta ad un provvedimento giusto [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, noi ritenevamo, dopo il dibattito di questa mattina al quale ha partecipato anche Alleanza Nazionale attraverso la mia persona, e, soprattutto, dopo gli interventi di alcuni amici della maggioranza, che questo provvedimento fosse chiaro ormai a tutti, al di là di una polemica dialettica che può esistere fra maggioranza ed opposizione, anche dopo i chiarimenti forniti dal sottosegretario Rinaldi, e che esso andasse de plano. Certamente, nell'ascoltare gli interventi dell'onorevole Buffo e dei colleghi dei partiti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, la prima osservazione che dobbiamo fare è la seguente: mettetevi d'accordo su quale politica volete attuare sul precariato e nei primi cento giorni.
All'onorevole Buffo, che afferma che non sono mai stati assunti provvedimenti in favore delle piccole e medie imprese, vorrei dire di esaminare le decine di provvedimenti legislativi approvati per tali imprese e vorrei dire anche che, se, ancora oggi, esse contribuiscono per il 70 per cento al prodotto interno lordo, ciò significa che qualcosa è stato fatto. Non soltanto: l'onorevole Buffo dovrebbe anche chiedersi perché questi piccoli e medi imprenditori del nord-est abbiano votato per il centrodestra e non abbiano votato per il centrosinistra; ciò significa che sono stati soddisfatti del lavoro svolto dal Governo Berlusconi.
Il collega di Rifondazione Comunista, che afferma che questo è un decreto-tampone, mi consenta di rispondergli che non si tratta di un decreto del genere. Il fatto stesso che questo provvedimento proroghi alcuni termini in materia di ammortizzatori sociali vuol dire che già esiste qualche altra misura. Esattamente, sin dal 2005 era stato emanato un altro provvedimento.
Cari colleghi della maggioranza, come Casa delle libertà e, soprattutto, come Alleanza Nazionale noi siamo prontissimi a discutere in questa Assemblea la legge Biagi ed anche gli ammortizzatori sociali. Vogliamo vedere che cosa proporrete voi. Anche voi, infatti, dovete mettervi d'accordo, perché mentre alcuni ne vogliono l'abolizione - basta leggere i giornali - altri vogliono correggerla. Apriamo questo dibattito in Assemblea sulla legge Biagi: noi siamo prontissimi a discutere! Attraverso questo decreto-legge non si fa altro Pag. 41che dare ai lavoratori, i quali, ordinariamente, non beneficiano degli ammortizzatori sociali, la possibilità di farlo.
Diceva bene il collega dell'UDC. Vorrei dire al collega che mi ha chiamato «onorevole Bianchi» che non mi sono offeso. Anzi, l'onorevole Giovanni Bianchi, che non più presente in questa Assemblea - che è stato presidente delle ACLI ed anche uno stimatissimo deputato - è un mio carissimo amico. Capisco che, trattandosi delle prime sedute, e dal momento che ancora non ci conosciamo, possiamo confondere i cognomi! Però, vorrei dire questo. Quanto affermato, questa mattina, dal collega dell'UDC è che noi, già attraverso la prima applicazione di queste misure, abbiamo dato la possibilità a 1500 lavoratori di usufruire degli ammortizzatori. Adesso, diamo la stessa possibilità ad altri 1500 lavoratori. La realtà è che voi avete aperto una polemica - se me lo consentite - nei confronti di Sviluppo Italia, non conoscendo i termini dell'intervento dell'azienda. Se leggete bene l'articolo 11, comma 5, del decreto-legge n. 35 del 2005 - questa mattina lo abbiamo già detto - notate che esso precisa che il coordinamento e il monitoraggio per il finanziamento degli interventi consentiti sono svolti da un apposito comitato tecnico nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri, che opera sulla base degli indirizzi formulati dalle amministrazioni competenti, di cui, peraltro, non fa parte alcun rappresentante di Sviluppo Italia. Inoltre, voglio dirvi che, se vogliamo aprire un dibattito, in questa Assemblea, su Sviluppo Italia, possiamo farlo tranquillamente: si dimostrerà chiaramente come, attraverso questo strumento, questa società per azioni, lo Stato ha risparmiato milioni e milioni di euro. Se vogliamo aprire un dibattito sulla trasparenza di questi atti, apriamolo pure ma non facciamo, però, insinuazioni su poteri che Sviluppo Italia non ha. La trasparenza nella scelta di un finanziamento ad una impresa, infatti, non la si può chiedere a Sviluppo Italia, che ha solo l'onere, all'atto della presentazione della domanda da parte dell'impresa, di effettuare una verifica preliminare dei requisiti di ammissibilità.
Ma per tutte le altre cose, è il Ministero delle attività produttive che, attraverso il comitato tecnico, di cui all'articolo 11, comma 5, deve esprimere, entro 15 giorni, la propria indicazione su questo o quel finanziamento. In poche parole, in ordine alla scelta tra le varie società, non decide Sviluppo Italia, ma il comitato tecnico, attraverso il Ministero delle attività produttive, vale a dire il Ministero per lo sviluppo economico.
Pertanto, credo che tale provvedimento non possa non essere approvato in tale veste e tutte le osservazioni mosse fanno parte di una dialettica politica (che capisco), di una polemica tra maggioranza ed opposizione. È chiaro che l'attuale maggioranza non può dire che tale provvedimento le sta bene, ma si tratta di un'ottima disciplina normativa che reca disposizioni in materia di ammortizzatori sociali, che non sono garantiti ad alcune fasce di lavoratori. Si tratta di un provvedimento che va incontro alle piccole e medie imprese, ma anche - badate bene - alle grandi industrie.
Devo dare atto dell'onestà intellettuale del sottosegretario quando ha affermato che sono state inoltrate oltre 35 domande. Non è vero che non ci sono domande con riferimento all'articolo 2: sono state rinviate al ministero. Le domande ci sono!
Caro collega Borghesi, non saranno migliaia, ma stai tranquillo che ci sono centinaia di lavoratori ultracinquantenni che - bisogna dirlo - hanno la possibilità, attraverso tali provvedimenti, di completare il loro ciclo lavorativo con il pensionamento o di continuare a lavorare, poiché la loro azienda viene migliorata.
Pertanto, nel confermare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sul provvedimento in esame, ribadisco la convinzione che le polemiche mosse facciano parte di una dialettica politica. Si tratta di un provvedimento - diciamolo chiaramente - che va nella giusta strada, che rispetta i dettami della Costituzione e che, soprattutto, dà una grande mano alla Pag. 42ripresa economica del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, dagli interventi che si sono susseguiti in sede di dichiarazione di voto sul provvedimento in esame emerge del tutto chiaramente che, anche se vi sono al riguardo posizioni differenti, ci accingiamo a convertire il decreto-legge sugli ammortizzatori sociali con un voto pressoché unanime, come accaduto con il precedente decreto-legge.
Anch'io preannunzio l'espressione del voto favorevole del gruppo dei Verdi, dopo aver ritirato l'unico emendamento che avevo presentato.
Restano comunque alcune perplessità che sono emerse (il collega che mi ha preceduto ha rilevato che le stesse fanno parte della dialettica politica, ed il Parlamento è proprio la sede del confronto politico), soprattutto in merito all'articolo 2, rispetto al quale, tuttavia, le riserve non si sono tradotte in emendamenti, poiché quelli presentati sono stati tutti ritirati.
Vorrei ricordare per chi segue il nostro dibattito di che cosa si tratta.
Il decreto-legge in esame reca alcune disposizioni di proroga dei termini in materia di ammortizzatori sociali (si tratta del primo articolo), mentre l'articolo 2 prevede lo stanziamento di risorse per il fondo per la ristrutturazione delle imprese in crisi.
Non vi è alcun dissenso in merito a tale punto, se non emergessero alcune perplessità che metterò in luce, sia pure rapidamente.
L'articolo 1, comma 1, fermo restando il limite complessivo di spesa di 480 milioni di euro di cui all'articolo 1, comma 410, della legge n. 266 del 2005 (la legge finanziaria per il 2006), prevede la possibilità di utilizzare fino al 31 dicembre 2007 gli ammortizzatori sociali in deroga, concessi sulla base di programmi definiti in accordi governativi, stipulati per aree territoriali o per settori.
Il termine originario era previsto al 31 dicembre 2006 e la relazione illustrativa giustifica il differimento del termine con la finalità di agevolare la gestione dei programmi di reimpiego dei lavoratori. Su questo punto mi pare che nel dibattito sia emersa una pressoché totale convergenza, al di là del carattere emergenziale del provvedimento.
Il comma 2 dello stesso articolo 1 proroga, in misura molto più ristretta, dal 31 marzo 2006 al 31 maggio 2006, quindi fino a domani, il termine di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 6 marzo 2006, n. 68, entro il quale devono essere sottoscritti gli accordi per il reimpiego dei lavoratori ultracinquantenni che beneficiano del programma sperimentale per il sostegno al reddito tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le organizzazioni più rappresentative dei lavoratori e le imprese, ove non abbiano cessato l'attività. Lo stesso comma proroga, conseguentemente, dal 15 aprile 2006 al 15 giugno 2006 il termine entro il quale deve essere approvato il piano di riparto del contingente numerico previsto tra le imprese interessate al reimpiego dei lavoratori ultracinquantenni. Il carattere emergenziale di tali misure è evidente semplicemente dal fatto che sono state introdotte con un decreto-legge datato - anche questo - 3 aprile 2006, cioè a sei giorni dalle elezioni politiche, ma tutti in quest'aula hanno espresso comunque consenso su tale provvedimento volto al differimento dei termini.
Qualche perplessità è emersa in relazione, invece, all'articolo 2, che dispone per l'anno 2006 uno stanziamento di 15 milioni di euro relativo al Fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti dell'Unione europea sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà di cui all'articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 35 del 2005. Le perplessità non riguardano il fatto che si possano prevedere, compatibilmente con gli orientamenti dell'Unione europea sugli aiuti di Stato, interventi per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in crisi. La Pag. 43polemica fatta stamattina dal collega Mazzocchi, persino nei confronti del Presidente della Camera, sinceramente mi è parsa del tutto inopportuna nel merito ed anche nel metodo. Le critiche e le perplessità erano rivolte al fatto che il Governo Berlusconi aveva lasciato completamente scoperto il finanziamento dell'articolo 11, comma 3, del decreto-legge n. 35 del 2005: non c'era un euro per il 2006! Infatti, avevano dovuto rinviare al mittente le domande, ancora in busta chiusa, di quelle imprese che avevano chiesto finanziamenti, dato che questi ultimi, 35 milioni di euro per il 2005, erano completamente esauriti dopo che 11 milioni erano stati dati alla Cit, 15 milioni all'Ixfin di Marcianise, 5 milioni all'Ottana Energia e 2,7 milioni alla New Interline della Basilicata, mentre un'impresa di Ancona ammessa ad un finanziamento di 2 milioni di euro aveva poi rinunciato al finanziamento stesso. Ci sono voluti quattro mesi perché il Governo Berlusconi improvvisamente si svegliasse, a sei giorni dalle elezioni politiche, per introdurre in questo decreto-legge un nuovo stanziamento di 15 milioni di euro su un fondo rimasto totalmente privo di finanziamenti per tutti i primi quattro mesi dell'anno, perché nulla era stato previsto in precedenza.
Queste sono state le preoccupazioni, le riserve, il richiamo ad una maggiore trasparenza e coerenza di comportamento che nel corso del dibattito nella Commissione speciale, nel Comitato dei nove, durante la discussione sulle linee generali in aula ed ora nel corso delle dichiarazioni di voto alcuni colleghi, a partire dall'onorevole Gloria Buffo, hanno espresso. Credo siano state preoccupazioni e perplessità del tutto legittime che abbiamo superato, grazie alla richiesta di corresponsabilità da parte del rappresentante del Governo e della relatrice, ritirando gli emendamenti presentati.
Voteremo, quindi, a favore della conversione in legge dell'intero decreto-legge, compreso l'articolo 2, ma confermiamo l'impegno comune tra Governo e Parlamento; questo vale sicuramente per la maggioranza, ma anche alcuni colleghi della minoranza hanno apertamente detto di accettare tale confronto, affinchè nel prossimo immediato futuro su questa materia vi sia una capacità di intervento meno emergenziale e meno estemporanea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi, già il collega Boato ha detto che su questo provvedimento ci sarà un voto unanime dell'Assemblea. Mi sono allora chiesto per quale motivo abbiamo impiegato più di un'ora per dibattere su un argomento da tutti ritenuto importante. Tutti - al di là delle logiche di maggioranza e di opposizione (svolgeremo tale ruolo con serietà) - avrebbero dovuto esprimere un ringraziamento serio nei confronti del ministro Maroni, dei sottosegretari che si sono occupati di questa materia e, in sostanza, del Governo Berlusconi.
Vede, Presidente, il giovane rappresentante dell'UDEUR, in maniera molto intelligente, secondo me - forse perché non ha fatto parte di questo consesso in precedenza -, ha annunciato di essere, con convinzione, favorevole al provvedimento in esame, mentre altri colleghi, che risentono di un peccato originale perché per cinque anni hanno contrastato violentemente le politiche del lavoro del Governo Berlusconi, hanno ritenuto di distinguersi, parlando di massimi sistemi, senza entrare nel merito concreto del provvedimento in esame.
La collega Buffo, con un intervento che non saprei come definire - mi viene in mente il termine «singolare» -, ha detto che la sola ragione per approvare questo decreto-legge è che esso va nella direzione dei lavoratori e delle imprese. Ma questo provvedimento contiene due articoli a favore dei cassintegrati, quindi dei lavoratori, che si richiamano al decreto-legge n. 35 del 2005. Vede, collega Boato, la precedente amministrazione ha trovato le risorse per rifinanziare tale legge! Lei potrà dire quello che vuole, però questo è un provvedimento del Governo Berlusconi Pag. 44e le risorse, seppur tardivamente, le ha trovate quel Governo.
Il collega Pagliarini parla di provvedimento-tampone, ma li vedremo alla prova dei fatti! Noi saremo sempre favorevoli e non discrimineremo sui termini: 480 milioni di euro sono il limite complessivo di spesa che il Governo Berlusconi aveva previsto per questi provvedimenti (l'articolo 1, comma 410, della famosa legge finanziaria per il 2006). Non solo: sono stati trovati ulteriori 15 milioni di euro! Quindi, amico Pagliarini, proprio in questo caso si tratta di una legge - forse il latino lo conosce poco - ad personas, al plurale, una legge in favore di persone, come tutte le leggi del Governo precedente. A favore di persone! L'amica Provera parla di «toppa», ma penso che, laddove sia positiva, la toppa serva!
Oltre ad esprimere un voto favorevole, non abbiamo motivo per non ringraziare il Governo precedente. Crediamo che la ritrosia dell'attuale maggioranza nell'esprimere un voto convintamente favorevole - così come dovrebbe essere - dipenda dal fatto che questo è un provvedimento del Governo Berlusconi. Abbiamo dovuto sentire una infinità di parole che avrebbero potuto essere evitate, come ha detto il collega Boato, trattandosi di un provvedimento che tra qualche minuto avrà il voto favorevole dell'intera Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, credo sia legittimo che i parlamentari discutano di un provvedimento anche quando esso è condiviso da tutti. Credo che non ci sia nemmeno da scandalizzarsi se in questo momento la maggioranza di Governo interviene per mettere a fuoco quelle che sono state le considerazioni, le scelte politiche e le impostazioni assunte nella scorsa legislatura su provvedimenti importanti. Tali provvedimenti segnavano in modo netto la differenza tra noi ed il centrodestra.
Uno dei provvedimenti che segna profondamente la differenza tra noi ed il centrodestra riguarda il modo di governare il mercato del lavoro, i problemi che esistono in tale mercato, come rilanciare l'economia di questo paese, come fare in modo che le piccole e medie imprese, che sono state e sono il tessuto connettivo della nostra realtà produttiva, industriale ed economica, possano riprendere a costruire un sistema diffuso, per creare produzione e occupazione.
È chiaro, però, che non dobbiamo esimerci, pur essendo nella maggioranza e non all'opposizione, dal rappresentare, con grande serietà e responsabilità, i nostri dubbi, la nostra condivisione o meno e le perplessità sui provvedimenti. Lo abbiamo ripetuto più volte nel corso della scorsa legislatura: il Governo precedente poneva all'attenzione di questo Parlamento provvedimenti che avevano un titolo, ma riguardavano altri problemi. È questo il caso. Qui, infatti, si parla di ammortizzatori sociali per lavoratori e lavoratori ultracinquantenni, ma nel testo del provvedimento - basta leggere l'articolo 2 - si prevede di rifinanziare interventi relativi ai progetti e alle procedure per le piccole e medie imprese definiti da Sviluppo Italia.
Noi abbiamo la necessità di dire con chiarezza ciò che pensiamo. La Rosa nel Pugno vuole porre all'attenzione del Parlamento, ma anche del Governo, il fatto che è fortemente favorevole ad affrontare con determinazione la riforma degli ammortizzatori sociali. Tuttavia, tale riforma ha una condizione prioritaria, ossia quella di trasformare un provvedimento squisitamente assistenziale in un provvedimento che ponga i lavoratori in una condizione di dignità, recuperandoli quindi all'interno del mondo del lavoro. Non per niente, nel nostro programma abbiamo stabilito che fosse prevista questa riforma con il cosiddetto «reddito di cittadinanza».
Detto ciò, confermiamo la nostra posizione sul dibattito che avverrà nel prossimo futuro relativamente al mercato del lavoro e alla riforma degli ammortizzatori sociali, che il Governo precedente non è riuscito ad approvare all'interno del Parlamento Pag. 45nella scorsa legislatura. Ribadiamo, inoltre, in base a tutta una serie di considerazioni che sono già state svolte, che, proprio per responsabilità istituzionale e perché siamo convinti, come abbiamo detto rispetto al precedente decreto-legge, che vi debba essere una continuità, voteremo a favore di questo decreto-legge, nonostante permangano alcuni dubbi per come esso è stato presentato e in relazione alle varie questioni affrontate, come gli ammortizzatori sociali ed il rifinanziamento delle piccole imprese in crisi.
In conclusione, la Rosa nel Pugno voterà a favore di questo decreto-legge, ma sarà vigile sulla riforma sugli ammortizzatori sociali, che dovrà essere affrontata per garantire i lavoratori e questo paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista sul provvedimento in esame, voto favorevole che non è mancato, pur senza dichiarazione di voto, anche nei confronti del provvedimento precedente riguardante la sicurezza. Dunque, sembra che «coloreremo» ancora di verde il nostro emiciclo con un voto unanime sul provvedimento in esame. D'altronde, la precedente maggioranza non poteva votare contro se stessa, né la maggioranza attuale può votare contro un provvedimento presente in aula il Governo che essa esprime.
In realtà, ho preso la parola semplicemente per sottolineare - lo farò e lo faremo ogni qualvolta si presenterà l'occasione - le divergenze che, nelle motivazioni di fondo, emergono dalle dichiarazioni dei diversi esponenti dei partiti dell'Unione, in particolare da quelle dei gruppi dell'estrema sinistra, che in qualche misura fanno a pugni con le posizioni sostenute da altri componenti la maggioranza. Si è valutato, insomma, sia il provvedimento riguardante la sicurezza, in cui si è voluto riprendere il tema generale della lotta al terrorismo evocando l'islamismo e le guerre di religione (il fantasma di Oriana Fallaci!), sia il provvedimento in esame concernente gli ammortizzatori sociali, in cui sono tornate in ballo questioni di carattere generale riguardanti la modifica o l'abrogazione della legge Biagi, in termini ideologici, motivando il voto favorevole con una diversità di giudizi sulle prospettive e le strategie.
Vorrei rivolgere un invito - e lo faccio proprio perché poco distante da me vi è l'ex ministro Maroni, che è uno dei patrocinatori di questa legge - a tutti coloro che parlano di legge Biagi a chiamare tale legge con il nome e cognome di colui che l'ha voluta, e cioè Marco Biagi, vittima del terrorismo (Applausi dei deputati dei gruppi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, di Forza Italia e della Lega Nord Padania), in quanto essa non può essere sostituita con un numero, cioè il numero 30.
La legge Biagi può essere modificata e corretta, ma in questo momento è oggetto di un conflitto all'interno della maggioranza che esprime il Governo, giacché l'estrema sinistra di Rifondazione e dei Comunisti italiani e la stessa CGIL intendono abrogarla, l'Ulivo vuole correggerla e la Rosa nel Pugno mantenerla così com'è, o comunque esaltarne la portata innovatrice sul piano delle modifiche al mercato del lavoro per favorire l'occupazione. Tali differenze balzano agli occhi anche in questa circostanza, in cui si parla di provvedimenti più limitati, come è quello al nostro esame, riguardante la conversione in legge del decreto-legge concernente la proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali ed una modifica, per l'anno 2006, di 15 milioni di euro del fondo, del quale ci ha parlato in modo didascalico, per spiegarci come stanno le cose, l'onorevole Boato nel suo intervento prezioso per tutti noi.
Questo intendevo soprattutto sottolineare dichiarando il nostro voto a favore del provvedimento in esame. Noi voteremo a favore in modo non ideologico ma pragmatico, valutandolo nei contenuti. E questo atteggiamento non ideologico ma pragmatico sarà quello che manterremo nei confronti di tutti i provvedimenti legislativi Pag. 46che saranno discussi in quest'aula, a prescindere dal colore della maggioranza e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per ribadire il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania sul provvedimento in esame, rendendo altresì alcune precisazioni.
Devo dire che oggi, nella prima giornata di lavoro dell'Assemblea, abbiamo assistito ad un atteggiamento perlomeno singolare; abbiamo ascoltato, cioè, una serie di interventi che, pur esprimendo un orientamento favorevole alla conversione in legge del decreto in esame, hanno al contempo manifestato la loro contrarietà ai meccanismi di finanziamento degli ammortizzatori sociali. Debbo ammettere che, se ciò fosse capitato nella scorsa legislatura, su provvedimenti di questo tipo vi sarebbero state le barricate in aula!
Non contestiamo l'idea - peraltro sbagliata - di modificare i procedimenti concernenti l'assegnazione di contributi ad imprese in crisi. È altrettanto vero, tuttavia, che se si riconosce, come ha fatto il Governo, la necessità e l'urgenza di convertire in legge un decreto-legge di questo tipo, ritengo che non poteva esserci spazio per un elenco di pregiudizi e di «processi alle intenzioni» nei confronti di una serie di provvedimenti che non hanno permesso alla precarietà di «spadroneggiare», ma hanno garantito la flessibilità del lavoro ed aiutato le piccole e medie imprese, come ha fatto il Ministero del welfare negli ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
Evidentemente, vi è una sorta di «pudore ideologico» nei confronti della necessità di votare un provvedimento buono, flessibile e sufficientemente articolato per dotare le imprese in difficoltà di strumenti necessari a superare la crisi economica, trovandosi tuttavia di fronte due persone come l'ex premier Silvio Berlusconi ed il ministro Maroni.
Probabilmente, siamo stati in quest'aula un'ora per sentire giustificare un voto favorevole nel merito, ma vorrei osservare che, per motivi ideologici, si continua evidentemente a manifestare una riserva nei confronti di tale strumento di intervento. Come hanno dimostrato gli uffici, infatti, si tratta di una proroga di termini chiaramente legata alle modalità di finanziamento precisate nell'articolo 1 del provvedimento in esame, le quali vengono reiterate nel successivo articolo 2.
Ebbene, non vi era alcuna ragione per consumare del tempo con questa discussione, ma ciò è avvenuto per motivi strettamente politici, che respingiamo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 14)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 14, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 136, recante proroga di termini in materia di ammortizzatori sociali» (14):
Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 471
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che gli onorevoli Fiorio, Pellegrino, Porfidia, Satta e Laurini non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Della Vedova non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Annunzio del conferimento di un incarico ad un ministro.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 23 maggio 2006, la seguente lettera:
«Onorevole Presidente,
La informo che con mio decreto in data 18 maggio 2006, sentito il Consiglio dei ministri, ho conferito al ministro onorevole dottoressa Emma Bonino l'incarico per le politiche europee, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400.
firmato: Romano Prodi».
Annunzio di rettifica della comunicazione relativa alla formazione del Governo e alla nomina dei sottosegretari di Stato.
PRESIDENTE. Con lettere del 23 maggio e del 29 maggio 2006, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha comunicato che, in relazione al decreto del Presidente della Repubblica in data 18 maggio 2006, recante nomina dei sottosegretari di Stato presso i dicasteri, per mero errore materiale il sottosegretario alla giustizia, avvocato Luigi Li Gotti, è stato erroneamente indicato quale signor Luigi Rigotti. Il nome del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri è professor Giampaolo Vittorio D'Andrea e non Gianpaolo.
Nelle Gazzette Ufficiali del 23 maggio 2006 e del 29 maggio 2006 sono pubblicati appositi comunicati.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che domani, mercoledì 31 maggio, avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time), a partire dalle ore 15. Successivamente, nella stessa giornata, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.
Programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo giugno-luglio 2006 e calendario per il mese di giugno 2006.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del regolamento, il seguente programma dei lavori per il periodo giugno-luglio 2006:
Giugno:
Esame delle proposte di legge:
nn. 40, 326 e 571 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali;
nn. 17 e 39 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.
Esame dei disegni di legge di ratifica già approvati da un ramo del Parlamento nella precedente legislatura (ove presentati) (Accordo Italia-Emirati Arabi Uniti relativo alla cooperazione nel settore della difesa; Accordo Italia-Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica; Accordo Italia-Cina di coproduzione cinematografica; Convenzione consolare Italia-Cuba).
Esame della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 - Misure per ridurre i costi della politica, con particolare riferimento all'aumento del numero dei ministeri.
Pag. 48Luglio:
Esame dei disegni di legge:
S. 325 - Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 12 luglio 2006);
S. 379 - Conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 17 luglio 2006).
Esame del documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2007-2010.
Esame del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2005 e progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006.
Nell'ambito del programma è previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
È stato inoltre predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2006:
Martedì 6 giugno (alle ore 16,30) (con votazioni) avrà luogo la deliberazione per la costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ai seguenti conflitti di attribuzione sollevati innanzi alla Corte costituzionale da:
Tribunale di Catania - sezione distaccata di Giarre (ratifica della costituzione in giudizio già effettuata in via di urgenza ai sensi delle decisioni assunte dall'Ufficio di Presidenza della precedente legislatura);
Tribunale di Roma - prima sezione civile (ratifica della costituzione in giudizio già effettuata in via di urgenza ai sensi delle decisioni assunte dall'Ufficio di Presidenza della precedente legislatura);
Tribunale di Milano - giudice per le indagini preliminari.
La settimana 12-16 giugno sarà dedicata, in particolare, all'attività delle Commissioni. Per quanto riguarda l'aula, i lavori si articoleranno nelle giornate di martedì e mercoledì, senza votazioni. In particolare, martedì 13 giugno (pomeridiana) avrà luogo lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo; mercoledì 14 giugno (antimeridiana) avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti e, sempre nella stessa giornata (pomeridiana), avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question-time) (dalle ore 15) e di interpellanze urgenti.
La settimana 26-29 giugno sarà così articolata:
Martedì 27 giugno (antimeridiana e pomeridiana):
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposte di legge nn. 40, 326 e 571 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali;
proposte di legge nn. 17 e 39 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse;
disegni di legge di ratifica già approvati da un ramo del Parlamento nella precedente legislatura (ove presentati) (Accordo Italia-Emirati Arabi Uniti relativo alla cooperazione nel settore della difesa; Accordo Italia-Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica; Accordo Italia-Cina di coproduzione cinematografica; Convenzione consolare Italia-Cuba).
Discussione sulle linee generali della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 - Misure per ridurre i costi della politica, con particolare riferimento all'aumento del numero dei ministeri.
Mercoledì 28 (antimeridiana e pomeridiana) e giovedì 29 giugno (antimeridiana, con eventuale prosecuzione pomeridiana) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposte di legge nn. 40, 326 e 571 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali;
proposte di legge nn. 17 e 39 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse;
disegni di legge di ratifica già approvati da un ramo del Parlamento nella precedente legislatura (ove presentati) (Accordo Italia-Emirati Arabi Uniti relativo alla cooperazione nel settore della difesa; Accordo Italia-Cina per la cooperazione scientifica e tecnologica; Accordo Italia-Cina di coproduzione cinematografica; Convenzione consolare Italia-Cuba).
Seguito dell'esame della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 - Misure per ridurre i costi della politica, con particolare riferimento all'aumento del numero dei ministeri.
Nella settimana 26-29 giugno lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question-time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
Nella stessa settimana lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti sarà inserito nelle sedute del martedì o del giovedì, secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Le Commissioni permanenti sono convocate martedì 6 giugno per procedere alla loro costituzione (alle 17,30 si costituiranno le Commissioni dalla I alla VII e alle 18,30 le Commissioni dall'VIII alla XIV).
Sull'ordine dei lavori (ore 17,18).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere che rimanga agli atti il mio voto sul provvedimento precedentemente esaminato (mi riferisco all'atto Camera n. 13), che non ho espresso poiché mi è stata consegnata, per un mero errore, la tessera di un altro collega. Vorrei, pertanto, segnalare la mia presenza in aula ed il mio voto favorevole anche in ordine a tale provvedimento.
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della sua precisazione, che resterà agli atti.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 31 maggio 2006, alle 15:
1. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(ore 16,30)
2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 17,25.
Pag. 50 Pag. 51ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO
Pdl nn. 40, 326 e 571 - Commissione parlamentare d'inchiestasul fenomeno della mafia
Discussione generale: 9 ore.
Relatore | 15 minuti |
Governo | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 6 ore e 20 minuti |
L'Ulivo | 37 minuti |
Forza Italia | 34 minuti |
Alleanza Nazionale | 33 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 32 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 32 minuti |
Lega Nord Padania | 31 minuti |
Italia dei Valori | 31 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti |
Verdi | 30 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 30 minuti |
Gruppo misto | 30 minuti |
Minoranze linguistiche | 15 minuti |
Movimento per l'Autonomia | 15 minuti |
Pdl nn. 17 e 39 - Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti
Discussione generale: 9 ore.
Relatore | 15 minuti |
Governo | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 6 ore e 20 minuti |
L'Ulivo | 37 minuti |
Forza Italia | 34 minuti |
Alleanza Nazionale | 33 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 32 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 32 minuti |
Lega Nord Padania | 31 minuti |
Italia dei Valori | 31 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti |
Verdi | 30 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 30 minuti |
Gruppo misto | 30 minuti |
Minoranze linguistiche | 15 minuti |
Movimento per l'Autonomia | 15 minuti |
Ddl di ratifica
Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 14 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora 20 minuti |
L'Ulivo | 18 minuti |
Forza Italia | 13 minuti |
Alleanza Nazionale | 9 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 6 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 6 minuti |
Lega Nord Padania | 5 minuti |
Italia dei Valori | 4 minuti |
La Rosa nel Pugno | 4 minuti |
Comunisti Italiani | 4 minuti |
Verdi | 4 minuti |
Popolari-Udeur | 4 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 3 minuti |
Gruppo misto | 6 minuti |
Minoranze linguistiche | 3 minuti |
Movimento per l'Autonomia | 3 minuti |
Mozione n. 1-00003 - Misure per ridurre i costi della politica
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore |
L'Ulivo | 52 minuti |
Forza Italia | 36 minuti |
Alleanza Nazionale | 24 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 18 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 14 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 13 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 11 minuti |
Gruppo misto | 20 minuti |
Minoranze linguistiche | 10 minuti |
Movimento per l'Autonomia | 10 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl n. 13 - voto finale | 453 | 453 | 227 | 453 | 18 | Appr. | ||
2 | Nom. | ddl n. 14 - voto finale | 471 | 471 | 236 | 471 | 17 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.