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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 78 di martedì 28 novembre 2006
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
La seduta comincia alle 11.
RINO PISCITELLO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Brugger, Capezzone, Cento, Cirino Pomicino, Cordoni, Crapolicchio, D'Alema, Fallica, Forgione, Galati, Landolfi, Lucà, Lusetti, Mantini, Maroni, Mattarella, Mazzocchi, Migliore, Morrone, Mussi, Oliva, Pisicchio, Rigoni, Scajola, Sgobio, Spini, Villetti e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interrogazioni (ore 11,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
(Carenza di organico presso il Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Ancona - n. 3-00262)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciccioli n. 3-00262 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 1).
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, le carenze di organico del comando provinciale dei vigili del fuoco di Ancona sono sostanzialmente in linea con quelle riscontrabili, a livello nazionale, nella maggior parte degli altri comandi provinciali. Peraltro, nell'ambito del progetto «Soccorso Italia in 20 minuti » che tende a ridurre i tempi di intervento attraverso una più capillare distribuzione dei presidi dei vigili del fuoco sul territorio, in provincia di Ancona è prevista l'istituzione del distaccamento permanente di Falconara. Tale distaccamento e quello misto di Arcevia, la cui istituzione è già stata disposta con decreto ministeriale del 3 febbraio scorso, non appena potranno essere operativi contribuiranno sicuramente ad alleggerire i carichi di lavoro e di intervento del comando di Ancona.
Per quanto riguarda, nello specifico, le vicende del settembre scorso richiamate nell'interrogazione, preciso che in entrambe le occasioni sono prontamente scattate le ordinarie procedure di intervento che, per gli eventi di maggiore impegno operativo, dispongono normalmente l'allerta ed il coinvolgimento di tutti i distaccamenti della provincia e dei comandi più vicini; procedure che, nelle situazioni più gravi, prevedono la mobilitazione delle colonne mobili regionali.
L'intervento di squadre di vigili provenienti da località vicine non deve quindi essere considerato come indice di un'insufficienza operativa del comando di Ancona, bensì come una usuale modalità di Pag. 2intervento che viene attivata al verificarsi di determinati presupposti oggettivi.
Colgo, peraltro, l'occasione per sottolineare come, nonostante le difficoltà, anche nelle circostanze segnalate i dispositivi di soccorso tecnico urgente e la grande professionalità ed abnegazione dei vigili del fuoco impegnati abbiano consentito di fronteggiare efficacemente l'emergenza e di salvaguardare l'incolumità delle persone.
PRESIDENTE. Il deputato Ciccioli ha facoltà di replicare.
CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, la risposta fornita dal sottosegretario è da ritenersi, dal punto di vista burocratico, assolutamente compiuta, ma insoddisfacente per il contenuto.
Per brevità citerò alcuni dati che fanno riferimento sia alla situazione nazionale sia a quella locale dei comandi dei vigili del fuoco. Per quanto riguarda la mia provincia, Ancona, mancano nell'organico dei vigili del fuoco trentasei unità. Al fine di avere un quadro completo della situazione a livello nazionale, occorre dire che in tutta Italia mancano, rispetto alla media europea, 15 mila unità, di cui 3-4 mila unità per far fronte alle esigenze e millecinquecento tenuto conto dell'organico ormai in età avanzata. Vi è, quindi, assolutamente bisogno, anche a causa dei pensionamenti in corso (intorno alle 2 mila unità), di un intervento di rinfoltimento del numero dei vigili del fuoco. Spesso, infatti, le squadre dei vigili del fuoco, che dovrebbero essere organizzate in un numero predeterminato per far fronte alle varie esigenze che si manifestano, sono composte soltanto da tre o quattro unità che così si trovano ad operare, spesso in situazioni di rischio professionale, al di sotto del margine di sicurezza.
Tra i lavori usuranti, quello dei vigili del fuoco sicuramente comporta aspetti problematici. Vi sono quindi persone che, attraverso i normali accertamenti sanitari, vengono dichiarate inabili al servizio e sono destinate a svolgere servizi di segreteria o altre mansioni.
Tutto questo rende meno sicura la protezione civile e, in caso di catastrofi - naturali o create dall'uomo -, la possibilità di intervento.
Tra l'altro, si tratta di un discorso ormai vecchio di anni, riguardante un impegno politico - vecchio Governo, nuovo Governo - volto a stabilizzare il precariato, cioè, i cosiddetti vigili del fuoco a centoventi giorni, i quali prestano servizio, poi ne escono, poi rientrano e così via, da un lato, rappresentando, una grande risorsa per completare gli organici ma, dall'altro, non garantendo continuità all'azione.
Per tutti questi motivi, mi sarei aspettato una risposta perlomeno progettuale che prevedesse, di qui a qualche tempo, un aumento degli organici: un po' più del 20 per cento del numero di quelli che vanno in pensione. Tutto ciò non c'è stato per cui mi dichiaro insoddisfatto.
Citavo i casi della provincia di Ancona che, casualmente, si riferiscono a due eventi avvenuti nel mese di settembre (ricordo che a settembre ho presentato al riguardo un'interrogazione). Il primo, lo ricordo, ha visto una grande azienda andare completamente distrutta a causa di un incendio perché il primo intervento sul posto è stato messo in atto solo da parte dei vigili del fuoco locali, che erano sotto organico (sono poi dovute intervenire altre squadre). Per quanto concerne il secondo episodio, quello dell'alluvione, ugualmente, concordo sull'essenzialità di un piano organico e di intervento che coinvolga anche i centri vicini (soprattutto in caso di eventi naturali imprevedibili o così eccezionali); segnalo tuttavia che anche in quel caso si è lavorato ai limiti del collasso, senza rispettare orari, turni e quant'altro, posto che l'emergenza è stata piuttosto prolungata. Quindi, ritengo che vi sia la necessità di un intervento organico da parte del Governo.
Infine, aggiungo che negli ultimi giorni circa 40 unità sono state spostate da altre sedi per l'emergenza Napoli. Più esattamente, le cifre che mi hanno fornito sul piano sindacale parlano di 28 persone trasferite nell'area napoletana e 12 unità Pag. 3per tre o quattro mesi, in distacco temporaneo. Insomma, si tratta di altre 40 unità che sono state sottratte da altre zone che pure erano al limite di sicurezza. Di tutto questo dovrà occuparsi il Ministero dell'interno e la sua direzione generale specifica, formulando richieste precise perché, effettivamente, siamo ormai in una fascia al di fuori di quella di sicurezza.
(Situazione dell'ordine pubblico nel quartiere di via Anelli a Padova - n. 3-00268)
PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Goisis n. 3-00268 e Naccarato 3-00408, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 2).
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, non è la prima volta che rispondiamo ad interrogazioni riguardanti la vicenda di Padova. Rispondo anche ai due interroganti di oggi dicendo che quel caso - il caso specifico del complesso di via Anelli - indica come le esperienze di emarginazione e di degrado che si possono realizzare nelle nostre città richiedano una risposta che unisca agli interventi di prevenzione e di contrasto alla criminalità azioni positive volte al recupero sociale ed urbano, anche per impedire che si creino dei luoghi di esclusione e di ghettizzazione.
La storia di via Anelli è quella di un complesso residenziale composto da sei palazzine, per un totale di 286 piccoli appartamenti che erano, all'origine, destinati agli studenti. Nel tempo, tuttavia, quel complesso ha subito un progressivo degrado anche a causa di un cambiamento della composizione sociale degli abitanti causato dalla tendenza dei proprietari a massimizzare la rendita degli immobili affittandoli a più persone fino a sovraffollarli.
Ciò ha condotto ad un grave deterioramento dello stato degli immobili, ad un decadimento graduale accompagnato da atti di inciviltà, danneggiamenti, vandalismi e anche da manifestazioni criminali ben più rilevanti. Il complesso di via Anelli è arrivato ad ospitare circa 750 stranieri, in prevalenza di origine nigeriana e magrebina.
Tale situazione ha indotto l'attuale amministrazione comunale a programmare, già dal suo insediamento, specifici interventi per il recupero dell'area, che erano rimasti fino a quel momento inattuati e che sono stati concretamente attuati a partire dal 2004.
Il lavoro dell'amministrazione è stato affiancato dalla rigorosa e costante attività di controllo dell'area da parte delle forze dell'ordine, capaci di realizzare un reale coordinamento, una sinergia favorita dall'intesa positiva fra il prefetto e il questore, tanto che, nell'arco dell'ultimo anno, si sono contate ben 22 operazioni straordinarie, con 133 arresti, espulsioni, oltre al sequestro di ingenti quantitativi di droga.
A seguito di alcuni disordini avvenuti nello scorso mese di luglio fra gruppi di nigeriani e magrebini, verosimilmente in lotta per il controllo del mercato degli stupefacenti nella zona, i dispositivi di prevenzione e controllo dell'area sono stati recentemente rivisitati. A tal fine, è stata disposta la chiusura al traffico immediatamente a ridosso delle palazzine e il presidio di vigilanza fissa di via Anelli è stato rinforzato, per un totale di 80 uomini.
La ferma intenzione delle istituzioni è quella di tutelare la piena legalità e di arrivare alla bonifica dell'area con il rimpatrio degli immigrati risultati irregolarmente presenti sul territorio nazionale.
Il contrasto della microcriminalità, problema particolarmente sentito nel centro storico, ha visto l'adozione di alcune iniziative di rilievo. A Padova, già dal 2004, è operativo il poliziotto e il carabiniere di quartiere con nuovi modelli operativi delle pattuglie, migliori e più frequenti contatti fra la cittadinanza e gli operatori che agiscono direttamente sulla strada, facendosi Pag. 4carico dei problemi e dei timori della gente per capirne i disagi ed anticipare le loro richieste di sicurezza.
Recentemente, la questura di Padova ha pubblicizzato un opuscolo, che verrà distribuito a tutte le famiglie padovane, contenente alcuni consigli per difendersi dai pericoli della microcriminalità. Il vademecum contiene anche le utenze dei cellulari di tutti i poliziotti di quartiere utilizzati sul territorio.
Per quanto di sua competenza, l'amministrazione comunale aveva già ridotto gli elementi di tensione nel complesso residenziale, liberando in fasi successive, a partire dal febbraio 2005, tre delle sei palazzine e procedendo, quindi, alla nuova sistemazione degli inquilini in diverse zone della città. Il progetto, che dovrà proseguire, come finora è avvenuto, attraverso la collaborazione con l'azienda territoriale per l'edilizia residenziale, prevede un prossimo trasferimento di altre 40 famiglie, fino al totale successivo sgombero di tutti gli appartamenti.
Negli ultimi giorni del mese di ottobre, infatti, è avvenuto lo sgombero della quarta palazzina di via Anelli, che ha visto coinvolte circa 100 persone lì residenti. Il comune di Padova ha curato il trasferimento dei residenti presso altrettanti alloggi di edilizia pubblica residenziale ubicati in varie zone di questo capoluogo.
La politica adottata dall'amministrazione comunale è riuscita finora a raccordare gli interventi di recupero dell'area con un'azione di sostegno e di integrazione delle famiglie degli immigrati nel tessuto sociale cittadino. Vale la pena evidenziare l'attività di presa in carico di queste famiglie affidate dall'ente locale ad una cooperativa perché segua il loro inserimento dentro gli stabili di nuova abitazione anche con un'attività di mediazione culturale svolta per favorire la buona convivenza con i cittadini già residenti.
Nella vicenda di via Anelli, tuttavia, ciò che ha maggiormente attratto l'attenzione dell'opinione pubblica, suscitando un vivace dibattito fra favorevoli e contrari, è stata la decisione dell'amministrazione comunale di sostituire la vecchia e logora recinzione metallica con una recinzione con lastre in lamiera, quella che, con ampia eco mediatica, è stata definita «il muro di via Anelli».
L'intervento è stato limitato al confine fra il complesso residenziale e via De Besi, al fine di impedire che, da quel varco, potessero agire indisturbati gli spacciatori di droga, procurando una sensibile percezione di insicurezza tra le persone, italiane ed immigrate, che vogliono continuare a vivere onestamente in quell'area.
Più volte il sindaco di Padova ha ripetuto che al completamento dello sgombero delle ultime due palazzine, che avverrà entro i primi mesi del 2007, seguirà la rimozione della recinzione, perché verranno meno le esigenze per le quali essa è stata realizzata, che erano quelle di isolare i criminali e tutelare i residenti onesti. Successivamente, si potrà passare al risanamento e al recupero urbanistico del quartiere che prevede, con il coinvolgimento dei proprietari, la diminuzione della cubatura esistente, anche con interventi di demolizione e, soprattutto, la realizzazione di alloggi diversificati per tipologia e per dimensioni: 51 per cento di edilizia residenziale e 49 per cento di uffici e negozi.
Per quanto riguarda il quesito contenuto nell'interrogazione relativa all'istituzione di cosiddette ronde di cittadini extracomunitari, avallate dall'amministrazione comunale di Padova, riteniamo che il riferimento sia ad una proposta avanzata dal rappresentante del comitato spontaneo di cittadini «Stanga 6», il quale aveva suggerito di formare un gruppo di extracomunitari composto in prevalenza di nigeriani e magrebini in grado di offrire la propria collaborazione di privati cittadini alla polizia locale e alle forze dell'ordine per combattere il fenomeno dello spaccio di droga nel quartiere.
La proposta non ci risulta che abbia avuto seguito, né tanto meno che sia stata discussa o in qualche modo ratificata dalla giunta patavina. Viceversa, il comune di Padova ha presentato alla regione del Veneto una richiesta di finanziamento per l'assunzione di 18 cittadini immigrati, denominati Pag. 5«facilitatori culturali», con il compito di rendere più agevole l'opera d'integrazione dei cittadini extracomunitari in alcuni quartieri della città di Padova.
Il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, cui era stato richiesto un parere, ha preso atto che i suddetti 18 operatori, così come descritti nel progetto, non svolgono in alcun modo attività collegata alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e si è pertanto astenuto dall'esprimere alcun parere in proposito, esulando la fattispecie da quelle di propria competenza.
A proposito di quest'ultimo progetto è da rimarcare, una volta ancora, il fondamentale contributo che gli enti locali possono dare per impedire che nelle nostre città si alzino muri - molto più problematici -, di divisione tra italiani e immigrati, muri che producono esclusione, inquietudine, diffidenza. Tale contributo non può essere certamente separato da una politica nazionale in grado di incoraggiare l'inclusione degli immigrati regolari, la loro integrazione nella vita sociale, economica e politica delle nostre città. Per questo, le linee di intervento per l'immigrazione debbono tenere distinte le misure che incoraggiano l'ingresso e la permanenza regolare sul territorio dello Stato, da quelle che sanzionano comportamenti illegali, messi in atto dagli immigrati così come da chi favorisce il loro sfruttamento ed approfitta dei loro bisogni.
Queste linee-guida orienteranno il Governo nelle proposte di modifica delle norme attuali, come è evidente nei due decreti legislativi già esaminati dal Parlamento e di prossima adozione governativa che, parlando dei ricongiungimenti familiari e della abbreviazione del termine per la parte di soggiorno, in linea con le direttive europee, riconoscono all'immigrato alcuni diritti significativi in ordine alla sua dignità personale e professionale: quello all'unità familiare e quello alla libera circolazione per motivi di lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00268.
PAOLA GOISIS. Grazie, signor Presidente, ringrazio anche il Governo che ha dato questa lunga spiegazione. Tuttavia, è chiaro che non posso ritenermi soddisfatta perché diverse affermazioni non mi trovano consenziente, in modo particolare laddove si parla della situazione relativa ai soggetti che hanno affittato gli appartamenti in questione. Infatti, io conosco bene questa realtà e so bene che questi costituivano appartamenti per studenti. Quel complesso era una zona anche molto simpatica, colma di quella caratteristica vivacità che contraddistingue appunto il mondo studentesco.
Purtroppo, bisogna dire che la questione non nasce tanto dallo sfruttamento da parte dei proprietari quanto piuttosto dall'abitudine degli immigrati in questione, che magari affittano l'appartamento dichiarando di essere una famiglia di due persone che poi però, nel giro di due giorni, diventa una famiglia di dieci persone.
Per quanto riguarda il degrado, esso non nasce dall'incuria dei proprietari, bensì dall'incuria e dalla mancanza di igiene, dall'assenza - oserei dire - totale di igiene degli immigrati in questione. Li ho visti anche recentemente, quando abbiamo fatto una trasmissione televisiva.
Persino in un angolo della moschea sono state trovate pozzanghere di urina ed escrementi. È chiaro che tutto questo non può essere attribuito alla responsabilità dei proprietari o, magari, dei padovani dal cuore duro, dal cuore di pietra, che non sanno dare accoglienza agli immigrati. La questione, invece, è molto più grave e più seria, se è vero che Padova, conosciuta come la città del santo, è diventata - a noi piace dire - la città della casbah. Il quartiere di via Anelli è il più degradato ed è diventato famoso ormai in tutto il mondo a causa di quel muro, l'unica soluzione che il governo locale di sinistra ha saputo trovare. In realtà, è l'intera città a trovarsi in una situazione precaria.Pag. 6
Non è possibile limitarsi a parlare della microcriminalità di via Anelli: è solo un eufemismo, perché il problema riguarda tutta la città di Padova. Basta andare al centro, ai giardini, per constatare che quei luoghi di relax e di tranquillità sono diventati centri di spaccio. I padovani, ed anche i residenti della provincia che si recano a Padova, non hanno il coraggio di fermarvisi e devono attraversarli velocemente. Ancora una volta, ci troviamo a parlare dei diritti degli extracomunitari dimenticando quelli dei nostri cittadini. Quando il vademecum suggerisce, addirittura, di evitare di uscire la sera, capiamo che ci troviamo in una situazione di restrizione della libertà personale. Sono gli extracomunitari ad invitare i padovani, e coloro che risiedono nella città da due o tre generazioni, ad andarsene perché la loro presenza non è gradita! È evidente che ci troviamo in una situazione di grave difficoltà e le risposte che il Governo ci ha fornito non ci soddisfano.
Si diceva della presenza delle forze dell'ordine. Questa affermazione farebbe ridere, se non rischiasse di diventare un'offesa nei loro confronti. Le forze dell'ordine sono impotenti. Abbiamo assistito varie volte alle loro azioni: sono state oggetto di offese continue e quotidiane ed anche a lanci di cubetti di porfido. Addirittura, non hanno la possibilità di cambiare la divisa e devono scambiarsi tra loro gli stivali e le giacche. Questo dimostra la situazione di difficoltà in cui si trovano. Se ho ben compreso, si è parlato di 133 arresti. Che cosa sono 133 arresti su una popolazione di 700 o 800 residenti del complesso Serenissima, la maggior parte dei quali, come sappiamo, sono dediti allo spaccio?
C'è, poi, la questione del muro. Non soltanto non risolve alcunché ma, a mio avviso, è servito a ghettizzare non gli extracomunitari ma i padovani e, in modo particolare, coloro che risiedono nelle vicinanze. L'intimità di queste persone, delle loro case e dei loro giardini è continuamente violata dagli immigrati che passano proprio attraverso quei giardini per portare la droga e svolgere le attività criminali che tutti conosciamo e che è inutile fingere di non conoscere.
PRESIDENTE. Onorevole Goisis...
PAOLA GOISIS. Concludo, signor Presidente.
Neppure della soluzione, prospettata dal comune e dalla regione, di assegnare le abitazioni di proprietà di tali enti agli extracomunitari possiamo essere soddisfatti. Come ho già affermato in questa Assemblea, in tal modo i nostri figli diventano la specie da tutelare. Noi abbiamo pagato le tasse per trent'anni anche per assicurare ai nostri figli la possibilità di accedere a quelle abitazioni. Adesso, constatiamo che, invece, non possono accedervi perché, nelle graduatorie dei comuni, i nostri figli, i nostri anziani e coloro che hanno bisogno degli alloggi che noi abbiamo pagato sono relegati sempre negli ultimi posti, sono sempre scavalcati dagli extracomunitari.
Pertanto, pur ringraziando per la risposta, mi dichiaro insoddisfatta.
PRESIDENTE. L'onorevole Naccarato ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00408.
ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, io, invece, mi dichiaro soddisfatto e ne approfitto per ringraziare il Governo per la serietà con cui sta affrontando tale tematica. Anche in questa occasione il sottosegretario Lucidi si è dimostrata molto informata e molto documentata sulla situazione: del resto, si è documentata sul posto venendo a verificare direttamente la situazione del complesso di via Anelli. Nelle scorse settimane è venuto anche il viceministro Minniti, che ringrazio approfittando della presenza del Governo in aula. Dalla risposta si coglie la documentazione e l'informazione che il Governo ha raccolto.
In particolare, credo di potermi dichiarare soddisfatto per come il Governo sta collaborando con l'amministrazione comunale per risolvere la situazione di quel Pag. 7complesso, insieme alle forze dell'ordine che operano nel comune e nella provincia di Padova; e ne approfitto per ringraziare prefetto, questore, comandante dei carabinieri e della Guardia di finanza, che con la polizia municipale seguono molto da vicino la situazione e si stanno adoperando per trovare una soluzione concreta.
Vi è un punto, poi, su cui il Governo ha fatto molto bene a ribadire la responsabilità rispetto a come la situazione è maturata negli ultimi anni: le sei palazzine di cui parliamo sono per la stragrande maggioranza di proprietà di cittadini padovani che non solo hanno speculato su tale situazione, ma si sono arricchiti - e molto - sfruttando la presenza di stranieri immigrati e chiedendo loro affitti esorbitanti, spesso in nero. Dunque, sono stati commessi anche reati e, come è noto, sia le autorità giudiziarie, sia chi è preposto al controllo dell'ordine pubblico si stanno dando da fare per raccogliere elementi ed indagare sui responsabili di tali reati.
Credo sia corretto, poiché ci si trova di fronte ad un problema in quella condizione, agire anche con misure emergenziali. La vicenda del cosiddetto muro è stata giustamente ricondotta dal sottosegretario, che l'ha visto di persona, alla corretta definizione: una recinzione un po' più solida di quelle normali, perché altrimenti veniva sistematicamente rotta. Il muro è questo: una misura emergenziale che è servita per un periodo provvisorio a risolvere quella situazione.
Peraltro, come si diceva prima, negli ultimi due anni su sei palazzine quattro sono state svuotate e gli immigrati regolari che risiedevano all'interno di esse sono stati collocati in altre abitazioni perché avevano i requisiti per andarci, non per privilegio o quant'altro. Al contrario, quelli irregolari sono stati trattati come la legge prevede: in alcuni casi espulsi, in altri allontanati, in altri ancora puniti per gli eventuali reati commessi.
In conclusione, credo - e mi pare che il Governo abbia molto chiaro questo punto - che solo attraverso una politica seria di prevenzione ed una collaborazione positiva tra enti pubblici, istituzioni e soggetti politici si possa evitare di ripetere quelle situazioni e risolverle quando si incontrano. Dunque, ritengo che convenga abbandonare la raffigurazione un po' caricaturale ed offensiva della città di Padova che alcuni hanno alimentato in questi mesi, in cui si sono dette cose che probabilmente derivano anche dalla scarsa conoscenza della realtà. Il Governo ha avuto il coraggio ed il senso di responsabilità di venire, cercare di comprendere il problema e, sulla base delle impressioni che ne ha tratto, agire direttamente per risolvere il problema.
Dunque, mi dichiaro soddisfatto e ringrazio il Governo per quanto sta facendo e continuerà a fare per risolvere la situazione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.
RICCARDO PEDRIZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad alcune mie interrogazioni. Innanzitutto, mi riferisco all'interrogazione n. 3-00347 rivolta al Presidente del Consiglio ed al ministro dell'economia e delle finanze: si tratta di un'interrogazione da me presentata con urgenza in vista di un bando di concorso che rivoluziona l'intero settore. Una seconda interrogazione è la n. 3-00166 rivolta al ministro dell'ambiente, al ministro per lo sviluppo economico ed al ministro dell'interno per pericoli paventati in seguito ad un riutilizzo della centrale nucleare di Latina. Vi è, poi, l'interrogazione n. 4-01637 rivolta al ministro dei trasporti ed al ministro dell'economia per una questione urgente, relativa all'astensione del Pag. 8personale della motorizzazione civile che ha bloccato il lavoro della motorizzazione stessa.
Inoltre, vi sono: l'interrogazione n. 4-01002, rivolta al ministro dei trasporti e delle comunicazioni e relativa alla distribuzione dei quotidiani sui treni Eurostar; l'interrogazione n. 4-00988, rivolta al ministro dell'interno e al ministro della giustizia e relativa alla provincia di Latina, a seguito del verificarsi di alcuni casi gravi di violazione dell'ordine pubblico; l'interrogazione n. 4-00780, rivolta al ministro del lavoro, al ministro della solidarietà sociale e al ministro dell'interno e relativa agli infortuni sul lavoro; l'interrogazione n. 4-00411, rivolta al Presidente del Consiglio e al ministro degli affari esteri e relativa ai beni perduti in Libia dai cittadini italiani, ivi residenti.
Infine, vorrei segnalare che la mia interrogazione n. 4-00139, a suo tempo urgentissima, verteva su casi di pedofilia. In particolare, essa è relativa a sentenze e a provvedimenti amministrativi già deliberati riguardanti alcuni docenti che continuano ad insegnare pur essendo stati accusati di reati connessi alla pedofilia. Tale interrogazione è stata rivolta al ministro dell'istruzione e al ministro della giustizia.
PRESIDENTE. Onorevole Pedrizzi, la Presidenza si farà carico della sua sollecitazione.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 12.
La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 12.
Convalida di un deputato.
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 23 novembre 2006, ha verificato non essere contestabile la seguente elezione nel collegio uninominale e, concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, ha deliberato di proporne la convalida:
XXVII Circoscrizione - Valle d'Aosta: Roberto Rolando Nicco.
Do atto alla Giunta di questa comunicazione e dichiaro convalidata la suddetta elezione.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (Approvato dal Senato) (A.C. 1922) (ore 12,01).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 5).
Avverto, altresì, che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto inoltre che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezioni 1 e 2).Pag. 9
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Onorevoli colleghi, abbiamo di fronte un provvedimento che è teso a risolvere una questione ormai storica, quella della crisi della gestione dei rifiuti in Campania. Diversi sono stati i provvedimenti che hanno tentato di risolvere questo annoso problema e il Governo in carica, il 9 ottobre, con il decreto-legge n. 263, ha cercato di fronteggiare questa emergenza, nel tentativo di stabilire quali potessero essere quegli elementi correttivi di provvedimenti già in vigore tali da portare ad una risoluzione di una questione così gravosa, che danneggia l'immagine della suddetta regione e le provoca un ingente danno economico. Varie sono le riflessioni che possono essere svolte in tale fase, anche perché, come tutti sapete, alla questione dei rifiuti in Campania sono attinenti altri temi che riguardano il territorio in generale, quali la gestione delle imprese, le implicazioni camorristiche, il coordinamento tra gli organi comunali e sovracomunali.
Vorremmo utilizzare il tempo a disposizione per l'esame del decreto-legge, ponendo l'attenzione sulle richieste di modifica, nell'esigenza di rendere più efficaci le misure in esso contenute. È indispensabile tener conto del fatto che la gestione dei rifiuti in Campania necessita di una soluzione immediata per quei rifiuti già prodotti, che si trovano in strada, che devono essere rimossi quanto prima, e, più in generale, di una organizzazione per il futuro.
Eravamo convinti che, per la tempestività delle misure, in funzione anche delle dimissioni del prefetto Catenacci, il Governo avesse concordato, non dico con la minoranza, ma almeno con la maggioranza strumenti che fossero realmente efficaci. Saremmo stati, in questa fase, anche disponibili a convertire il decreto-legge velocemente, ma, essendo il Senato intervenuto radicalmente sul decreto-legge, voglio sgombrare subito il campo da quelle che possono essere intese come richieste di modifica strumentali. È paradossale che un decreto-legge così urgente venga modificato dall'altro ramo del Parlamento, addirittura intrecciando le misure che riguardano l'emergenza con quelle che attengono alla gestione dei rifiuti per il futuro. Non essendo riuscito, a nostro modo di vedere, il tentativo di modifica del testo da parte del Senato a risolvere tante questioni che rimangono ancora aperte, cercheremo, nella presentazione di proposte emendative, di fornire al Governo elementi per compiere quelle riflessioni che possono essere utili alla soluzione della questione.
In primo luogo, se voi notate, il provvedimento si interessa della raccolta differenziata, stabilendone, per esempio, la percentuale minima. Negli interventi svolti in Commissione di merito, ho letto una sola parola che mi ha colpito favorevolmente, ossia «tracciabilità», termine usato spesso in tema di alimenti. Adesso si pone l'attenzione sulla tracciabilità in tema di rifiuti. Credo che uno dei problemi più gravi che accompagna la questione dei rifiuti lasciati per le strade sia proprio la tracciabilità, e, quindi, il tentativo di diversificare la raccolta facendo in modo che tali rifiuti vengano smaltiti e non più abbandonati sul territorio.
Il Governo, invece di tentare di risolvere la questione dei rifiuti la cui raccolta oggi non viene differenziata e che, quindi, devono essere smaltiti con i sistemi tradizionali, interviene sulla percentuale della raccolta differenziata, portandola al 50 per cento.
La situazione attuale in Campania vede una raccolta differenziata media del 4 per cento. Però, nelle note che accompagnano il provvedimento, non ha senso questo dato, perché tale percentuale tiene conto di tutta la regione, mentre vi sono comuni in cui la raccolta differenziata funziona bene.
Sappiamo quale possa essere in Campania la percentuale di raccolta differenziata che si può raggiungere. Posso citare dei comuni, alcuni dei quali ho amministrato personalmente, che ad oggi hanno una raccolta differenziata del 35-40 per Pag. 10cento, in quanto si sta sperimentando e, in alcuni casi, tale raccolta è già attiva da diversi anni.
Quindi, per quale motivo non ci manteniamo su una percentuale realistica di raccolta differenziata? È inutile fare riferimento al dato del 4 per cento, ma guardiamo ai territori in cui possiamo dimostrare l'effetto di una buona organizzazione.
Viene da sé che la raccolta differenziata deve essere finanziata. Non so quanti sindaci siano presenti in aula stamattina. Sicuramente ve ne saranno molti di più oggi pomeriggio, perché vi sono molti colleghi ancora in carica.
Tutti sappiamo che la raccolta differenziata va finanziata. Organizzare la raccolta differenziata nei nostri territori - ma mi riferisco anche ai comuni del Centro e del Nord - significa compiere un investimento. Non è possibile pretendere che i comuni si organizzino da soli con risorse proprie per raggiungere quella percentuale, fissata nel 40 o nel 50 per cento. Si dice che vi sarebbe poi un risparmio nello smaltimento dei rifiuti. Addirittura ci sono studi che dimostrano che la raccolta differenziata produrrebbe ricchezza. Tutti lo sappiamo, non è questo il problema. Però, per organizzare la raccolta differenziata, come, ad esempio, quella «porta a porta», che sta funzionando di più nei comuni di Sant'Antonio Abate o di Santa Maria la Carità, si devono avere risorse disponibili, perché il beneficio che il comune riceve con la raccolta differenziata è successivo.
Quindi, se vogliamo cogliere questa occasione per adottare un provvedimento che abbia un effetto reale, visto che i rifiuti sono visibili - stamattina non parliamo di una questione ideologica che riguarda la Campania perché i rifiuti sono lì e si vedono! -, e stabilire un criterio che costituisca una soluzione seria, credo che la prima cosa sia finanziare la raccolta differenziata inizialmente, stabilendo un premio successivo per i comuni che la attivano.
Un altro esempio è costituito dall'unione dei comuni dei Monti Lattari. È stata la prima unioni dei comuni costituita in Campania. Sarebbe molto interessante leggere gli atti che hanno prodotto nel comune di Pimonte questa unione. Essa nacque proprio dall'esigenza della gestione della raccolta dei rifiuti. Infatti, in seguito ai primi mesi di emergenza, sei comuni della provincia di Napoli pensarono di organizzarsi in unione per affrontare seriamente questo problema. Anche in questo caso - ripeto che si trattava della prima unione dei comuni della regione Campania -, si ebbero ottimi risultati.
Vorrei aprire una parentesi, facendo una puntualizzazione storica, perché, tante volte, utilizziamo la questione dell'emergenza dei rifiuti anche per valutare l'amministrazione regionale del presidente Bassolino. L'unione dei comuni che nacque per la gestione dei rifiuti in Campania e che ebbe ottimi risultati, portando comuni come Sant'Antonio Abate o Santa Maria la Carità ad una raccolta differenziata del 40 per cento, non ha mai ricevuto un finanziamento o un intervento da parte della regione.
La regione non aveva risorse per le unioni di comuni nel suo bilancio. Pertanto, quando fu costituita, l'unione di cui ho detto, formata da comuni amministrati dal centrodestra e dal centrosinistra, non ha avuto alcun finanziamento. Ciò detto, ritengo indispensabile, in questa sede, accogliere tutti i nostri emendamenti che tendono a riportare la raccolta differenziata ad una percentuale realistica.
La seconda questione riguarda la durata del commissariamento. Commissariare una regione per una simile situazione significa anche stabilire un tempo per la soluzione delle questioni che si pongono. Ora, è normale che noi chiediamo di ridurre la durata del commissariamento e, nel contempo, di aumentare i poteri del commissario, senza aggiungere all'organismo commissariale altri soggetti. In poche parole, riteniamo grave e pericoloso, per le soluzioni che può produrre il provvedimento in esame, aggiungere altri soggetti al comitato che sarà costituito per la gestione dei rifiuti: il commissariamento deve assicurare un'azione veloce ed efficace. Pag. 11Anzi, proporrei di attribuire ogni potere esclusivamente al commissario e per poco tempo, per gestire i rifiuti ancora presenti nelle discariche della regione Campania e per organizzare la gestione dei rifiuti in futuro. Era questo, signor Presidente, il secondo suggerimento che ritenevo di dover dare al Governo: può servire per dare un segnale serio in ordine ad un problema che noi continuiamo a definire straordinario, emergenziale, senza renderci conto che un'emergenza che si protrae per tanto tempo potrebbe essere considerata addirittura un fatto normale.
In materia di gestione dei rifiuti, una terza questione sulla quale bisogna cercare di richiamare l'attenzione del Governo è quella concernente la premialità. Tanti comuni campani hanno fatto sacrifici enormi, ed anche grossi investimenti, per quanto riguarda il sistema di raccolta. Vi sono, però, anche comuni che hanno attivato sistemi di smaltimento o, comunque, di deposito. In particolare, alcuni territori che hanno ricevuto rifiuti da tutta la Campania hanno promosso contenziosi. Sin dall'inizio, si è cercato di dare loro un premio: si è detto che i comuni disponibili a gestire una parte dei rifiuti prodotti sarebbero stati ricompensati, diciamo così, mediante la concessione di una somma, da addebitare ai comuni che non si dotavano di aree simili. Poiché c'è un contenzioso in atto, per incentivare i comuni disponibili ad accogliere gli impianti e le aree di stoccaggio riterrei necessario chiudere al più presto il contenzioso, che non ha ad oggetto soltanto le somme calcolate sulle quantità prodotte, ma anche i diritti degli stessi comuni.
A questo proposito, desidero far presente ai colleghi non campani che un'idea diffusissima tra gli amministratori locali della Campania è quella di essere espropriati subito, per così dire, di una piccola disponibilità. Tanti sindaci hanno dichiarato la disponibilità (ed hanno posto in essere anche fatti concreti) a concedere aree e ad impiegare risorse finanziarie ed infrastrutture in genere; tuttavia, visto come sono stati trattati in questi anni (non soltanto dalle gestioni commissariali, ma anche dalla regione Campania), sono preoccupati. Dunque, per evitare che si diffonda ancora di più l'idea che intervenire nella gestione dei rifiuti in Campania può creare problemi maggiori, bisognerebbe chiudere tutti i contenziosi in atto.
Questa è un'occasione importante. Spero che sia l'ultima volta che il Governo interviene per prorogare un commissariamento che dovrebbe essere chiuso rapidamente. Già in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria avevamo elaborato alcune ipotesi riguardanti la spesa. Ricordo che un ordine del giorno a firma del coordinatore regionale di Forza Italia era volto ad impegnare il Governo a chiudere al più presto il periodo di commissariamento. In quel caso, dal Governo venne una risposta negativa, essenzialmente perché il dibattito di merito sarebbe stato rinviato, appunto, all'esame del decreto-legge n. 263 del 2006.
Spero che l'indicazione che il Governo ha dato in quella occasione (ripeto: si chiedeva di ridurre al minimo il periodo di commissariamento) sia stata una scelta strategica per rinviare ad oggi la trattazione più approfondita del problema. Tuttavia, quando ho consultato il fascicolo degli emendamenti, mi sono accorto che le proposte di modifica sono modeste e contenute in pochissimi emendamenti. Se devo essere sincero, mi preoccupa soltanto una cosa. A prescindere dal fatto che, quando un deputato propone al Governo un intervento di modifica, lo fa perché ritiene che la sua iniziativa possa essere utile a tutti (al di là del fatto che gli emendamenti sono stati presentati anche dalla maggioranza), debbo dire che poche volte trovo subito il fascicolo degli ordini del giorno (che, in genere, vengono predisposti dopo l'esame degli emendamenti, quando i presentatori degli stessi si rendono conto che le loro proposte non saranno approvate; in quel caso, il presentatore è indotto, spesso, a trasfondere il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno).
Il fatto di trovare un ordine del giorno tra i fascicoli riguardanti il decreto-legge in esame mi fa pensare che probabilmente Pag. 12la volontà del Governo è di portare a termine l'esame del provvedimento nel testo approvato dal Senato. Sarebbe una scelta grave non tanto perché non verranno accolte le nostre modifiche, ma perché si è consentito al Senato, quindi ad un solo ramo del Parlamento, di modificare il testo del decreto-legge.
Nello svolgimento di un'attività bicamerale, è normale che, se un decreto-legge viene adottato per fatti straordinari (e immaginate cosa significhi per me che sono campano affrontare un problema come questo, sul quale dovrei essere disponibilissimo ad un'immediata conversione in legge), il Governo lo presenti ad uno dei due rami del Parlamento consentendogli di intervenire nel merito; nel caso specifico, si affrontano anche questioni concernenti il futuro della gestione dei rifiuti in Campania, dimostrando in tal modo che il Governo è disponibile a dialogare con il Parlamento. Nel momento però in cui il decreto-legge arriva all'esame della Camera, non viene consentito di affrontare la questione come è stato fatto al Senato e ai deputati non è data la possibilità di modificare il testo.
Per questo - e concludo - ho voluto cogliere l'occasione, in questa fase del procedimento, per concentrarmi su pochi punti che ritengo possano essere utili al Governo per fare una bella figura in Campania (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Presidente, onorevoli colleghi, il collega Russo ed io abbiamo presentato una nutrita serie di emendamenti al testo del decreto-legge in esame. Desideriamo però chiarire, come gruppo di Forza Italia, che da parte nostra non vi è alcun intendimento né ostruzionistico né dilatorio, bensì vi è solo desiderio di fornire, come rappresentanti del popolo campano, un contributo positivo ad una legge che non può essere ripetitiva degli errori del passato, ma deve risultare propositiva di una stagione nuova rispetto a questo cronico e gravissimo problema irrisolto.
Per questo motivo, quando chiediamo alla maggioranza attenzione nei confronti dei nostri emendamenti, lo facciamo nella consapevolezza che, se qualcuno di essi venisse accolto, il Senato avrebbe comunque la possibilità di licenziare in tempo utile il provvedimento, senza aggiungere nuovi ritardi ai ritardi antichi e consolidati.
Del resto - lo ripetevo anche ieri - il Senato è praticamente in vacanza, essendovi solo due Commissioni al lavoro, e quindi potrebbe essere anche molto agevole per il Presidente e per la Conferenza dei presidenti di gruppo convocare l'Assemblea del Senato e approvare un provvedimento arricchito dal contributo dei nostri emendamenti.
Diciamo innanzitutto «no» al perpetuarsi della stagione commissariale. Se per anni e anni vi è stato un commissariamento per l'emergenza rifiuti in Campania e il problema non è stato risolto, perché mai dovremmo andare a rifugiarci in un nuovo commissariamento? È vero che durante l'epoca di Bassolino vi è stata la concentrazione in una sola persona delle due potestà, quella commissariale e quella ordinaria. Tuttavia il commissario che è sempre stato alla direzione della problematica in Campania nel corso di questi anni è ormai una figura obsoleta, da superare, che appartiene ad un passato che dobbiamo assolutamente dimenticare. Siamo d'accordo sulla responsabilizzazione delle strutture e dei poteri ordinari. C'è una regione, i cui rappresentanti sono stati eletti dal popolo, che può essere responsabilizzata in prima persona, per portare avanti, insieme con i presidenti delle province, la soluzione di questo problema. Non siamo invece d'accordo sul conferimento ad una sola persona, non elettiva anche se autorevole come il dottor Bertolaso, di questo potere.
Stupisce inoltre come, anche attraverso le modifiche apportate dal Senato al provvedimento, si individui un commissario al quale poi però si tarpano immediatamente le ali, perché il piano generale dei rifiuti, Pag. 13che è lo strumento attraverso cui si svolge l'attività commissariale, non lo fa il commissario, non lo fa la regione, non lo fa il Governo, bensì lo fanno insieme Governo, regione e commissario. Figuriamoci quindi se riusciranno a mettersi d'accordo per varare un piano rifiuti in tempi brevi!
Sarebbe dunque preferibile, colleghi della maggioranza, caro relatore, caro sottosegretario, che si attribuisse al solo commissario la possibilità di varare il piano dei rifiuti; oppure si potrebbe affidarlo alla regione; oppure anche al Governo, però questa sarebbe l'ultima e la peggiore delle ipotesi, che in questo momento prospetto all'Assemblea di Montecitorio. Quindi, a nostro avviso, è necessario monocratizzare la responsabilità del piano rifiuti, altrimenti incorreremo negli stessi errori delle stagioni passante.
Un altro aspetto sul quale chiediamo la vostra attenzione è la possibilità che le due Commissioni parlamentari di Camera e Senato, ma anche tutte le Commissioni parlamentari che si occupano del problema, svolgano una continua attività di monitoraggio attraverso una vicendevole comunicazione con il commissariato. Sarebbe opportuno pertanto che pervengano alle Commissioni i curricula dei subcommissari e dei membri del commissariato. Non intendiamo entrare nella scelta di queste personalità, però, come Commissione parlamentare, vogliamo essere messi al corrente di queste scelte.
Un altro aspetto riguarda la raccolta differenziata. Al riguardo, è necessario evidenziare, come diceva poco fa il collega Gioacchino Alfano, che nella regione Campania non vi è un oscurantismo generalizzato; vi sono, invece, alcune municipalità che sono riuscite ad organizzare una raccolta differenziata anche superiore al 50 per cento. Certo, molte di queste municipalità sono minori e in un comune piccolo è più facile portare avanti il discorso della raccolta differenziata. Tuttavia, ci sono anche comuni più grandi.
Al riguardo, voglio citare un esempio recentissimo. Sono pochi giorni che il comune di Capaccio Paestum, in provincia di Salerno, ha inaugurato la raccolta differenziata ed è già arrivato a cifre intorno al 60-65 per cento. Dunque, da questo punto di vista bisogna solo saper intervenire sugli enti locali, per ricondurli ad un discorso nazionale ed europeo di raccolta differenziata.
Un altro aspetto che io ed il collega Russo, cui va il merito di aver seguito questo problema negli anni passati e di aver tracciato anche le linee fondamentali dell'intervento emendativo di Forza Italia, intendiamo evidenziare concerne la sistemazione delle discariche. Una delle insolvenze che colpiscono maggiormente l'opinione pubblica e gli stessi amministratori locali è il fatto che una discarica, una volta utilizzata, rimane in quel luogo, con il suo carico anche di malattie e di morte, senza che nessuno intervenga per il suo risanamento. Quindi, abbiamo previsto interventi specifici per la soluzione di questo problema e, pertanto, chiediamo attenzione da parte della maggioranza.
Le proposte di Forza Italia sono accoglibili. I tempi ci sono; una risposta positiva e favorevole da parte della maggioranza a fronte di un comportamento molto responsabile, aperto e collaborativo di Forza Italia è quanto serenamente ci attendiamo. Del resto, sono in gioco gli interessi della Campania, di un popolo che merita rispetto da parte del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il presente decreto-legge è l'ennesimo provvedimento di urgenza contro l'emergenza dei rifiuti nella regione Campania. Tale provvedimento rappresenta il fallimento della politica del governo regionale e delle province e delle amministrazioni locali interessate che evidentemente non sono state in grado di superare l'emergenza rifiuti sul proprio territorio. Sono 13 anni di commissariamento del settore e 13 anni di continui finanziamenti dello Stato sul territorio campano per cercare di risolvere il problema dei rifiuti.Pag. 14
Questo territorio si vede letteralmente consegnato alle ecomafie, quindi alla criminalità organizzata, e ciò produce riflessi negativi sull'immagine complessiva del paese.
Sembra che lo Stato abbia speso, senza risultati concreti, 900 milioni di euro (quasi 1.800 miliardi delle vecchie lire) per l'emergenza rifiuti in Campania e sono state assunte 2.200 unità di personale. Teoricamente non si tratta di lavoratori socialmente utili, ma il concetto non cambia! Si tratta sempre di lavoratori che finiscono in «stipendifici» fini a se stessi, senza risolvere alla radice e nemmeno superficialmente il problema.
L'emergenza rifiuti è servita, quindi, esclusivamente per operare queste assunzioni, per finanziare consulenze inutili, oltre che per alimentare il traffico illecito dei rifiuti pericolosi. L'emergenza rifiuti della Campania è stata paragonata a quella di un terremoto da parte del capo del Dipartimento della protezione civile, Bertolaso. Tuttavia, sembra assurdo occupare la protezione civile e utilizzare strutture preposte per le calamità naturali per far fronte ad una situazione che è esclusivamente il risultato dell'inefficienza degli enti territoriali competenti.
Noi siamo comunque favorevoli all'articolo 2 di questo decreto, che prevede alcune misure volte all'informazione dei cittadini. Infatti, accanto alle manifestazioni di cittadini campani contro l'emergenza rifiuti, sono emerse altre manifestazioni contro la costruzione di termovalorizzatori (nello specifico quello di Acerra) ed è evidente che si tratta di cattiva informazione o meglio di ignoranza e di manifestazioni pilotate che hanno come scopo quello di non cambiare nulla, di non riportare la situazione alla normalità e di continuare lo smaltimento illecito dei rifiuti.
Vi sono posizioni motivate evidentemente da interessi ideologici o demagogici di carattere politico, che gettano benzina sul fuoco per suscitare una protesta che è fondamentalmente di ignoranza e serve solo a non risolvere il problema dei rifiuti ed a continuare a lasciare un'immagine disastrosa di quei territori sulla problematica specifica.
E come risposta si cita, a titolo di esempio, il termovalorizzazione di Brescia e il premio assegnato al comune di quella città come primo al mondo nella produzione di energia da combustione da rifiuti, davanti a città come New York, Londra, Amsterdam e Vienna. Il termovalorizzatore della ASM di Brescia (azienda municipalizzata controllata dal comune) ha ottenuto l'«oscar» di migliore impianto al mondo del settore. A conferirgli il riconoscimento è stato il Consiglio per la ricerca e la tecnologia della termovalorizzazione. I criteri che hanno portato Brescia a conseguire questo premio sono stati l'aspetto estetico dell'impianto, il livello di recupero di energia da rifiuti e delle emissioni inquinanti, l'utilizzo dei residui da combustione e l'accettazione dell'impianto da parte della comunità locale.
Passando ad esaminare i risultati ottenuti, a Brescia, nel 2005, sono state trattate 757 mila tonnellate di rifiuti che hanno prodotto 510 milioni di kilowattora di energia elettrica, equivalenti al fabbisogno di 170 mila famiglie, e 491 milioni di kilowattora di energia termica, rifornendo così più del 40 per cento dei 130 mila cittadini bresciani serviti da questo teleriscaldamento. Grazie a questo termovalorizzatore, in provincia di Brescia la qualità della vita e dell'ambiente è migliorata.
Durante l'iter dei decreti-legge adottati dal Governo Berlusconi per far fronte all'emergenza rifiuti della regione Campania noi, come Lega Nord Padania, abbiamo sostenuto l'esigenza di introdurre più stringenti misure sanzionatorie a carico dei comuni campani che non avessero ottemperato all'obbligo di versamento dei contributi dovuti alle società concessionarie. In particolare, si era sostenuta l'esigenza di provvedere al recupero delle anticipazioni erogate dalla Cassa depositi e prestiti al commissario delegato per l'emergenza rifiuti attraverso un'immediata e progressiva riduzione dei trasferimenti statali erogati ai comuni per lo Pag. 15svolgimento dei loro servizi. Non si capisce, infatti, come tali comuni possano trattenere i soldi destinati a risolvere questo problema e come lo Stato non intervenga per tutelare quantomeno se stesso, operando un taglio dei trasferimenti.
Nell'ultimo decreto emanato dal precedente Governo, tenendo conto delle situazioni debitorie dei comuni campani, si stabilivano procedure di riscossione coattiva e, a fronte di un mancato adempimento, si prevedeva il recupero dei fondi attraverso la riduzione dei trasferimenti erariali ai comuni inadempienti. In Campania vi sono, infatti, comuni che, pur riscuotendo dai cittadini le tasse per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, non hanno mai pagato la loro parte allo Stato. Il ministro dell'interno, conseguentemente, avrebbe già dovuto provvedere a bloccare i trasferimenti e, allo stesso tempo, a riassegnare i relativi finanziamenti al fondo della protezione civile che, a sua volta, avrebbe dovuto girare tali somme al commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Occorre, quindi, chiedere al Governo e al commissario Bertolaso se tutto ciò sia stato fatto, anche perché il decreto in esame non sopprime espressamente tali disposizioni, ma le sostituisce indirettamente con procedure diverse.
Le difficoltà dello smaltimento dei rifiuti campani fanno riaffiorare i tentativi di smaltire tali rifiuti operati in altre regioni del paese, in particolare negli inceneritori delle regioni del nord. Qui, come è del tutto evidente, non si tratta di rifiuti che provengono dalla raccolta differenziata e che, come tali, potrebbero essere eliminati nei termovalorizzatori, ma di rifiuti che sono, al contrario, potenzialmente molto pericolosi. La mappa della raccolta differenziata in Italia, difatti, evidenzia grandi differenze tra il nord e il sud del paese, con percentuali che vanno dal 43,9 per cento del Veneto al 40,9 per cento della Lombardia, al 10,6 per cento della Campania e al solo 3,6 per cento del Molise. La mia città, Monza, ad esempio, arriva a raccogliere quasi il 50 per cento dei rifiuti con la raccolta differenziata. Non si comprende, pertanto, perché Monza non riceva un euro per smaltire i propri rifiuti, mentre altre aree del paese, che si sono dimostrate assolutamente inadempienti ai propri obblighi, nonostante avessero ricevuto fior di quattrini dallo Stato centrale, continuano a ricevere aiuti.
Nonostante ciò, lo Stato, invece di premiare quelle aree che hanno saputo risolvere questo problema con le proprie forze, non tutela neppure se stesso, continuando ad erogare gli stessi trasferimenti a questi comuni che, dal canto loro, si guardano bene dal rispettare lo Stato centrale, utilizzando i soldi che incassano con la tassa dei rifiuti.
Vorrei però sottolineare che si tratta anche di un problema culturale. Oltre alla questione dei termovalorizzatori, che consiste nel riuscire a spiegare le caratteristiche del loro utilizzo, aggirando posizioni demagogiche e ideologiche, vi è infatti anche un problema culturale in merito alla raccolta differenziata. Non è possibile che a prescindere dalle campagne e dai trattamenti per i rifiuti solidi adottati per le diverse zone del paese vi sia ancora una sostanziale spaccatura fra chi la raccolta differenziata la fa (è il centro nord) e chi non la fa (è il centro sud).
Immaginate se, invece, la situazione fosse ribaltata, cioè se fossero le regioni del centro-nord a non riuscire ad ottemperare al problema dello smaltimento dei rifiuti spedendoli nelle regioni del sud: ci troveremmo davanti a moti popolari e a grandi manifestazioni di protesta.
Tutto questo, invece, non accade, ma ci troviamo di fronte al paradosso per cui vi sono regioni che mandano nella regione Campania sacchi di soldi ricevendo in cambio sacchi di immondizia: a questa situazione bisogna assolutamente porre rimedio. La responsabilità politica è esclusivamente del signor Bassolino e degli amministratori locali che con le somme ricevute dallo Stato non hanno saputo risolvere il problema: essi continuano a chiedere soldi allo Stato centrale senza alcuna progettualità e - questo è l'aspetto più triste - tra un anno saremo ancora qui a parlare del medesimo problema.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Mario Pepe, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questo provvedimento - che la Lega Nord ha emendato, come al solito, in maniera puntuale e pragmatica - è di fatto una sostanziale ammissione, nero su bianco, del fallimento della gestione di Bassolino nella regione Campania. Vediamo di argomentare questa affermazione che può sembrare forte ma che, in realtà, è una banale presa d'atto della situazione.
In questo provvedimento, composto di sei articoli, si va innanzitutto - con il primo articolo - ad individuare i poteri del commissario, fissando anche un termine - il 31 dicembre 2007 - per il commissariamento. Peccato che poi il Governo abbia espresso parere contrario su un nostro emendamento con il quale si prevedeva che, dopo tale termine, una volta esaurita la fase di commissariamento, tutta la competenza in materia di rifiuti sarebbe tornata in capo a chi di dovere, cioè agli enti locali (in buona sostanza alla regione).
Il Governo esprime un parere contrario su un fatto che per noi è logico. Se, infatti, si afferma che il commissariamento dura fino al 31 dicembre 2007, perché, dopo tale data, non dovrebbe essere nuovamente la regione a gestire la faccenda? La risposta del Governo, in Commissione bilancio, è stata che ci sarebbero potuti essere degli oneri aggiuntivi. Qui, onestamente, si fa fatica a capire che cosa stia succedendo nella regione Campania.
Tutti sappiamo che, secondo la normativa sui rifiuti, l'onere dello smaltimento e del trattamento è in carico al cento per cento ai cittadini. Questo prevede la normativa e così viene fatto in tutti i comuni, regioni e province ben amministrati di questo strano paese. Così viene fatto anche da noi.
Faccio un esempio (mi dispiace dover citare ancora una volta il comune di Marcallo con Casone, di cui ho l'onore di essere sindaco). Nel 2000 è avvenuto da noi un fatto abbastanza emblematico. Si è verificato un incendio in un sito dove un ex assessore dei Verdi alla provincia di Milano, Roberto Arzuffi, insieme ad altre persone, ha organizzato la cosiddetta produzione del CDR, ossia del combustibile da rifiuti. Peccato che questo sito sia stato stoccato all'inverosimile di rifiuti e poi, casualmente, ha preso fuoco per ben due volte.
Ebbene, in un comune amministrato con buonsenso si applica la normativa. Il cosiddetto decreto legislativo Ronchi in materia di rifiuti prevede che la bonifica di un sito inquinato venga effettuata, in prima istanza, dal responsabile, ossia da colui che ha procurato il danno. Nel caso in questione, al solito, si trattava di una ditta fantoccio, casualmente fallita, inadempiente e quant'altro. In subordine, deve intervenire l'amministrazione pubblica e, quindi, il comune. Qualora, poi, il comune non abbia mezzi sufficienti, può chiedere aiuto alla regione, domandando di inserire il sito in questione nell'elenco dei siti da bonificare.
Poiché quel sito non conteneva rifiuti tossico-nocivi pericolosi, bensì rifiuti solidi urbani, la regione Lombardia non lo ha inserito nell'elenco: giustamente vi erano altre priorità, essendovi siti ben più pericolosi. Pertanto, il comune si è accollato la spesa di 1 milione e mezzo di euro per la bonifica. Quindi, 1 milione e mezzo di euro spesi per la bonifica, da un comune di 5.500 abitanti! Questa bonifica l'abbiamo pagata noi! Ciò avviene dove si amministra con buonsenso e nell'interesse dei cittadini.
Ora, ci domandiamo: dove erano coloro che amministravano questi siti da bonificare? Cosa hanno fatto, chi ha controllato, perché è successo ciò? Davvero, il nostro è uno strano paese: vengono prodotti danni ed a pagare è sempre e solo lo Stato centrale, con meccanismi che sfuggono ad ogni controllo.Pag. 17
Pertanto, chiediamo un'iniziativa di puro buon senso. C'è un'emergenza: che finisca in fretta! Ma il giorno successivo, quindi il 1o gennaio 2008, si restituiscano le chiavi di tutti i siti a chi di dovere: amministratori pubblici, province e regioni! Infatti, l'emergenza non può continuare in eterno.
Veniamo, poi, ad altri punti di questo provvedimento che non quadrano. Si parla della raccolta differenziata e ci si prefigge un obiettivo assolutamente ridicolo: il 35 per cento di raccolta differenziata, appunto, è un obiettivo ridicolo! In amministrazioni gestite decentemente (non porto di nuovo l'esempio del mio comune, perché altrimenti potrebbe sembrare che sia il migliore d'Italia, e non lo è, poiché ve ne sono tantissimi amministrati molto meglio) è normale raggiungere il 50 per cento di raccolta differenziata. Se poi ci si mette un po' di impegno, si arriva normalmente al 60 per cento. Il nostro obiettivo per l'anno venturo è raggiungere il 65 per cento. Ciò senza adottare misure trascendentali: semplicemente, usando un po' di buon senso e di educazione e controllando cosa fanno i cittadini.
Certo, bisogna anche offrire i servizi: se i servizi sono pessimi, non possiamo attribuire in capo ai cittadini l'onere della raccolta differenziata. Pertanto, i servizi vanno organizzati.
A questo punto, chi ha «ciurlato nel manico»? Perché la Campania si trova in questa situazione? Evidentemente, chi ha amministrato a tutti i livelli non ha adempiuto al suo dovere. Sappiamo che il problema si manifesta principalmente nella città di Napoli e secondariamente a livello regionale.
Ebbene, il commissario ad acta non dovete nominarlo per sostituire i sindaci che non raggiungono l'obiettivo del 35 per cento di raccolta differenziata. Il commissario ad acta servirebbe al posto del sindaco Jervolino e di Bassolino, perché qui stanno i grandi problemi! Altro che penalizzare i sindaci dei piccoli comuni! Al solito, in questo paese si individuano i problemi e non si trovano mai i responsabili.
Vorrei ora parlare della competenza e della copertura finanziaria. Vengono introdotte dubbie norme di invarianza: si dice che tali misure non costano niente, perché tanto pagano i cittadini, e sono previsti interventi in conto capitale. Delle due, l'una: o davvero pagano i cittadini e, come è previsto per legge, coprono il 100 per cento della spesa - e allora non serve nemmeno un euro - oppure qualcuno deve spiegare perché lo Stato deve impiegare 20 milioni di euro.
È evidente allora che, a livello gestionale - come è stato prima evidenziato dal collega Grimoldi -, vi sono delle cose che non quadrano. Probabilmente, chi effettua la raccolta non è organizzato in maniera economicamente conveniente e gestibile. Dal momento che è onere degli amministratori pubblici operare queste verifiche, è chiaro che le stesse non sono state eseguite fino in fondo.
Infine, una considerazione sulla trasparenza: valutiamo con piacere il parere favorevole espresso dal Governo ad un emendamento della Lega Nord, volto a prevedere che non si possa procedere all'affido diretto (nella normativa originaria non era specificato niente, nemmeno il fatto di interpellare cinque ditte, come prevede la disciplina generale) e che debba essere svolta una gara pubblica. La norma peraltro appariva alquanto assurda: un comune non può fare l'affido diretto neanche per comprare un computer che costa mille euro e in quella disposizione si prevedeva invece l'affido diretto per la raccolta dei rifiuti. Sarebbe stato veramente una follia! Almeno su questo punto - ne dobbiamo dare atto -, vi è trasparenza e correttezza di fondo.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi avvio a concludere. Il problema di fondo dunque è stato evidenziato con forza e speriamo che emerga ancor più chiaramente nella discussione di questo provvedimento. Non si può continuare a gestire il paese nell'emergenza. Quando la Lega Nord insiste sul federalismo, lo fa nell'ottica della responsabilità e non solo per una questione finanziaria. Ci sono degli amministratori competenti che hanno Pag. 18l'onore e l'onere di amministrare i loro comuni, le province e le regioni. Se gli amministratori non fanno il loro dovere, allora intervenga lo Stato: questa è sussidiarietà. Tuttavia, bisogna mandare via chi ha operato male. Dunque, servirebbero commissari ad acta per Bassolino e per la Jervolino!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.
FRANCO STRADELLA. Dopo 12 anni dalla prima crisi della gestione dei rifiuti in Campania, ci ritroviamo ad affrontare lo stesso argomento e lo facciamo sulla base degli stessi criteri emergenziali della precedente occasione. Non si è avuto nel frattempo il coraggio di sradicare una cultura ed atteggiamenti locali sbagliati e non confacenti allo scopo, vale a dire quello di dare regole precise e norme che possano essere applicate e che considerino i rifiuti non oneri a carico del cittadino e della pubblica amministrazione, ma risorse che possono essere sfruttate, se il problema è trattato in modo serio e convinto.
Questo decreto nasce da un presupposto apprezzabile, quello dell'aver individuato un commissario non proveniente dal territorio, quindi in grado di giudicare con serenità e di valutare in modo scientifico il problema, di affrontarlo nel modo più consapevole e acconcio e non viziato da una serie di articoli e di norme che ne impediscano di fatto l'attuazione sul territorio. Avendo un minimo di umiltà, bastava leggere la relazione che la Commissione bicamerale della passata legislatura ha prodotto sul tema del ciclo dei rifiuti per avere indicazioni precise e non commettere errori. Oggi si insedierà la nuova Commissione bicamerale e mi auguro che abbia un destino migliore ed una maggiore attenzione da parte del Parlamento e soprattutto da parte del Governo.
Questo provvedimento presenta due aspetti: uno è quello della gestione (e ne parleremo), l'altro attiene invece alle risorse. Anche su questo, credo vada svolta un'opportuna riflessione e vada fornito un chiarimento.
Sul piano dell'organizzazione, la scelta del responsabile della protezione civile quale commissario delegato è un fatto positivo, pur immediatamente neutralizzato dalle norme che impongono allo stesso commissario di confrontarsi e di concertare con i responsabili della situazione di disagio e di illegalità che si è verificata nella regione Campania. La concertazione con la regione e con il Ministero certamente costituisce un impedimento all'ottenimento di quei risultati che debbono derivare dalla predisposizione di un piano di raccolta e smaltimento dei rifiuti. In passato, nessuno è riuscito nell'impresa della concertazione. Ciononostante, stiamo affidando al dottor Bertolaso questo compito, sapendo già che non avrà la possibilità di svolgerlo e che la criticità di questo meccanismo impedirà la realizzazione del piano di smaltimento. Quindi, tutto tornerà alla situazione originale di disagio e di illegalità nella gestione dello smaltimento dei rifiuti in Campania.
La storia di quanto è avvenuto in passato, riguardo a questo problema, è stata già ricostruita in modo preciso e puntuale dai colleghi che mi hanno preceduto. Si tratta di una stagione costellata di sprechi, errori e incompetenze e caratterizzata da affidamenti a società private e dalla costituzione di consorzi che, di fatto, non possono operare perché i comuni hanno già affidato ad altri soggetti il compito della raccolta e del trattamento dei rifiuti. Si aggiunga uno spreco di milioni di euro ogni mese per la retribuzione di millecinquecento dipendenti pagati per fare nulla, per via della impossibilità di operare. Infatti, i mezzi necessari mancano o sono insufficienti, spesso sono guasti e il compito di raccolta e gestione dei rifiuti è stato affidato dai comuni ad altre società. Questa storia è, dunque, costellata di errori, di sprechi e, probabilmente, di illegali intromissioni in un ciclo di smaltimento che dovrebbe essere al servizio dei cittadini. È necessario affrontare e risolvere il problema.
Un altro aspetto delicato che si sottace, o non si affronta in modo chiaro e definito, Pag. 19è quello delle risorse. Siamo di fronte ad un costo gestionale accertato - lo ha comunicato il commissario Bertolaso in occasione della sua audizione in sede di Commissione - di 120 milioni di euro all'anno per la gestione ordinaria e di altri 100 milioni di euro a titolo di compenso ancora attribuito alla società Fibe per la custodia e la manutenzione delle cosiddette ecoballe, che anche in questa Assemblea sono state spesso definite più «balle» che «eco». In sostanza, esse costituiscono un volume di rifiuti incredibile, conservato in capannoni, che richiede una manutenzione; per questa operazione è attribuito un compenso alla Fibe.
La gestione, dunque, ha un onere di 220 milioni di euro l'anno che, secondo il parere espresso dalla V Commissione sotto il profilo economico, dovrebbero essere recuperati attraverso la Tarsu. I cittadini campani, allora, devono sapere che, dovendosi sostenere una spesa di 220 milioni ed essendo il numero dei residenti di circa 6 milioni, compresi anziani e neonati, il costo pro capite per la gestione ordinaria è di circa 4 mila euro l'anno. Ciò equivale, per una famiglia di 5 persone, a 20 mila euro l'anno.
Credo che se le famiglie campane sapessero della spada di Damocle che pende sulle loro teste si affretterebbero ad individuare i responsabili ed a trovare soluzioni anche domestiche per nascondere i rifiuti e non conferirli più alla raccolta. Infatti, una spesa di questo genere è evidentemente al di fuori della portata di qualsiasi famiglia, è un attentato al bilancio familiare dei cittadini campani. Per la verità, in questo senso brillate già perché con la finanziaria un minimo di esproprio lo avete fatto; con questo provvedimento obblighereste all'accattonaggio o alla fuga dalla regione tutti i cittadini campani!
L'altra questione che non viene citata riguarda i debiti esistenti che, sempre secondo le dichiarazioni rese dal commissario Bertolaso nel corso dell'audizione in Commissione, ammonterebbero a 550 milioni di euro, quindi 1.100 miliardi di vecchie lire, che vanno reperiti. Bisogna avere l'onestà intellettuale di dire dove tali risorse verranno recuperate: se a carico del bilancio dello Stato, se a carico delle famiglie campane, se in qualche altro modo. Non credo, infatti, che con la contabilità speciale della protezione civile si possano immaginare disponibilità di tale entità. La disponibilità prevista in finanziaria per questa vicenda è di 20 milioni di euro: con tali fondi il commissario riuscirà a pagare gli stipendi per gli ultimi quattro mesi dell'anno ai 2.500 lavoratori interessati. Si tratta, in verità, dei dipendenti dei 18 consorzi creati che - come si è potuto evincere da recenti trasmissioni televisive - si recano sul posto di lavoro unicamente per far passare il tempo e per avere la certificazione di presenza e, quindi, poter incassare lo stipendio senza, peraltro, produrre nulla.
In una situazione del genere, credo che il Governo dovrebbe quanto meno valutare con attenzione le proposte emendative che l'opposizione ha presentato. Non ci sono proposte emendative della maggioranza per il semplice fatto che quest'ultima, probabilmente, è in difficoltà a contestare i contenuti di un decreto-legge che molti colleghi non condividono e che sanno che non avrà alcuna efficacia sul territorio, ma che comunque deve essere convertito in legge così com'è per evitare il passaggio al Senato.
Chiediamo al Governo un atteggiamento di maggiore responsabilità. Il problema va affrontato in modo serio trovando una soluzione definitiva. I colleghi hanno già spiegato quali sono le strategie e le forze da mettere in campo, quali sono gli elementi già verificati su altri territori per arrivare alla soluzione. Con questo provvedimento non facciamo altro che differire di qualche mese il riverificarsi di una crisi che vedrà la Campania sommersa dai rifiuti ed una situazione ingestibile da parte delle autorità locali, con il conseguente obbligo di intervento da parte dello Stato ed un evidente carico sulla finanza statale di tutti gli oneri derivanti da tale operazione.
Le proposte emendative che il gruppo di Forza Italia e la Casa delle libertà hanno presentato al provvedimento in Pag. 20esame, come ha già chiarito il collega Fasolino, non hanno l'intendimento di ritardare la conversione in legge del decreto-legge. Vogliamo che il decreto-legge venga convertito, ma con elementi di fattibilità, e che non venga soltanto utilizzato per dare l'impressione di avere valutato alcuni aspetti del problema senza averne colto la vera essenza: quella di risolvere in modo definitivo un'annosa situazione e dare alla regione la possibilità di operare in modo ordinato.
Se il Governo non avrà questa accortezza e questa sensibilità, è evidente che la posizione dei nostri gruppi sarà quella di esprimere voto contrario al provvedimento in oggetto. Questo avverrà non perché manchiamo di corrispondere alle esigenze di una regione importante come la Campania, ma perché non vogliamo essere complici di un decreto che, pur elencando le problematiche della situazione, individua soluzioni inapplicabili e rimedi che addirittura peggiorano la situazione imponendo ai cittadini campani o allo Stato il pagamento di somme esorbitanti che invece dovrebbero essere recuperate tramite un'accorta e corretta gestione del ciclo dei rifiuti.
In conclusione, invoco ancora il Governo affinché svolga una seria riflessione su questo argomento e valuti con attenzione gli emendamenti presentati dalla Casa delle libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, la materia oggetto del decreto-legge del 9 ottobre 2006, n. 263, è nota. Essa è stata trattata varie volte in quest'aula e già nel 2005, quando la Lega Nord apparteneva alla coalizione di Governo, il nostro gruppo espresse voto contrario sull'approvazione di un analogo provvedimento. Anzi, quello di allora era forse costruito un po' meglio rispetto al decreto-legge oggi in esame.
Tuttavia, nella sostanza, il contenuto, o meglio la filosofia del provvedimento, non cambia. Se il passato era grigio-nero, con una serie di problemi legati alle infiltrazioni camorristiche e all'incapacità degli amministratori - che resta tuttora - anche lo scenario di oggi si presenta particolarmente negativo. Oggi, come ieri, vi sono amministratori che non hanno neppure il senso civico necessario per guidare al meglio la propria comunità e non riescono - o non vogliono - a trovare le soluzioni che invece servono per risolvere definitivamente un problema annoso come questo. Esso non riguarda solo Napoli, perché i fondi, i soldi, i denari - i danè - per pagare lo smaltimento di rifiuti non arrivano solo dai contribuenti napoletani, che pagano l'apposita tassa, ma spesso dallo Stato centrale. Quindi, essi provengono soprattutto dalle zone padane o comunque da tutti i cittadini del Paese che, oltre a pagare le proprie imposte comunali sui rifiuti, sono costretti a versare un surplus per recare sollievo alle esigenze economiche necessarie allo smaltimento dei rifiuti nel napoletano e in Campania.
Anche oggi la situazione è estremamente cupa e credo che questo provvedimento non dia un segnale positivo neppure per il futuro. Infatti, l'attuazione dei meccanismi previsti dal decreto-legge, legati alla raccolta differenziata laddove magari non si è mai fatta neppure la raccolta normale e si è abituati a trattare la spazzatura in un certo modo (magari gettandola dal balcone), diventa difficile. Allora, cerchiamo di essere più realisti.
Avete amministratori in grado di governare bene realtà comunali, provinciali e regionali? Prendete questi amministratori, portateli in Campania, fateveli «prestare», come si fa nel gioco del calcio, e utilizzate quei soggetti che almeno abbiano dimostrato un'esperienza sul campo e sappiano ottenere risultati. Non ci vogliono geni, ma persone capaci, preparate e non colluse con la camorra. Questo è quello che serve. Purtroppo, però, ricadiamo sempre all'interno di questa spirale e approntiamo una serie di provvedimenti che vanno nella direzione di dare altri soldi pubblici e di creare altre commissioni, che non porteranno alla realizzazione, ad esempio, degli Pag. 21inceneritori o dei termovalorizzatori, che esistono in altre zone del paese, dove sono accettati e condivisi dalle comunità. In questo caso, però, diventano un problema sociale. Ma, mi chiedo, è meglio avere una discarica, per mille, duemila o tremila anni, oppure avere un inceneritore controllato, del quale si conosce ciò che produce e immette nell'atmosfera e che può essere chiuso dalla sera alla mattina qualora non rispetti determinati valori? Senza dubbio, la soluzione migliore è la seconda.
Ritengo, poi, che non ci debba essere la mano dello Stato nella realizzazione di questi inceneritori o termovalorizzatori. In altre realtà del paese, soprattutto al nord, in Padania, abbiamo esperienze assolutamente positive che vedono i privati quali realizzatori, a totale loro carico, di questi termovalorizzatori, sotto il controllo del pubblico. Questo è quanto ci richiedono i cittadini. La funzione dello Stato deve essere quella di controllare e non di gestire direttamente, date, peraltro, tutte le implicazioni che ne conseguono (quali, ad esempio, quelle di dare «contentini» a determinate persone). Noi dobbiamo controllare il risultato di un'azione importante delegata ai privati, i quali devono svolgere al meglio il loro servizio, perché, in quel modo, riescono a mantenere l'incarico loro conferito con il bando che hanno vinto.
In caso contrario, si cambia partner e si va verso una soluzione diversa del problema dello smaltimento dei rifiuti. In tante realtà del nostro paese, questo sistema funziona e non costa un euro allo Stato, per quanto riguarda gli investimenti o la realizzazione delle strutture, e i cittadini, che conferiscono i loro rifiuti, tramite la raccolta fatta nelle varie amministrazioni comunali, pagano le loro imposte che, miracolosamente, vedono anche diminuire, perché i privati sono anche grado di far diminuire il costo della raccolta. Potrebbero anche portarci a ragionare sull'utilità a volte anche di una raccolta differenziata estrema, ma questo è un altro discorso nel quale non voglio addentrarmi. Sarebbe interessante approfondirlo. In alcune realtà europee, non si arriva ad estremizzare la raccolta differenziata, anche se va, sottolineato comunque, che rappresenta un fattore importante per il contenimento e lo smaltimento dei rifiuti.
Quindi, di fronte ad una situazione di questo tipo, credo che il Governo avrebbe dovuto semplicemente adottare pochi provvedimenti, responsabilizzare gli amministratori, commissariare gli amministratori incapaci, sostituirli con quelle persone che hanno dimostrato di saper operare e poi, di certo, imporre la realizzazione di strutture che, però, siano non le discariche - lo ripeto - le quali restano per mille, duemila anni sul territorio, bensì gli inceneritori, che permettono di ottenere lo stesso risultato anche con l'utilizzo e, magari, il recupero di energia e che danno più garanzie anche per quanto attiene alle emissioni nell'atmosfera.
Se il sottosegretario dovesse svolgere un sopralluogo sul sito nel quale è insediato il termovalorizzatore di Brescia piuttosto che quello di Dalmine, per citare le zone dove abito, probabilmente si accorgerebbe che il problema è stato risolto grazie agli importanti interventi realizzati da amministrazioni, che siano state di centrodestra o di centrosinistra, dotate della stessa filosofia, passione, dedizione e responsabilità sociale. Questo è un punto su cui si deve riflettere ed è la dimostrazione che ciò che, decine di anni fa, quando si iniziò l'esperienza nelle zone del nord della Padania, si pensava fosse difficile da realizzare, è invece stato compiuto.
La testimonianza che sono cose realizzabili c'è stata. Allora, prendiamo esempio, almeno in casa nostra, dai risultati positivi e cerchiamo di mutuarli in altre zone del territorio.
Credo vi sia anche la rabbia dei cittadini di quelle zone, che devono subire l'incapacità dei propri amministratori. Quindi, non è bello che un Governo premi l'incapacità dei propri amministratori, che non commissari questi amministratori e, al contrario, cerchi di individuare in figure esterne il «salvatore della patria». No, non è così che ci si comporta, non è così Pag. 22che un Governo serio tiene delle relazioni costruttive con le realtà periferiche, siano esse i comuni, le province, o le regioni, perché il problema sta proprio lì, radicato nella realtà territoriale, che non vuole risolverlo, lo sottovaluta e non lo considera a trecentosessanta gradi. Il problema sta nell'incapacità di queste persone.
Bisogna intervenire direttamente dal centro e utilizzare quelli che vengono definiti «poteri sostitutivi». Ve lo dice uno a cui, ogni volta che sente parlare di poteri sostitutivi, da buon federalista, si drizzano quei pochi capelli che gli sono rimasti in testa.
Credo che, di fronte a queste situazioni, la responsabilità del Governo centrale debba prevalere, perché esso deve comunque tutelare tutti i cittadini. Se i cittadini non sono tutelati dai governi locali, è giusto che ci sia anche questo tipo di intervento.
Vedete, signor sottosegretario, signor Presidente, questo provvedimento non potrà raccogliere il nostro voto favorevole. Non può avere il voto favorevole del gruppo della Lega Nord, anche perché ci sono delle previsioni, che sono state inserite al Senato, che, da una parte, possono essere ritenute migliorative, ma, dall'altra, sono estremamente negative. E non dico che vorrei «denunciarle» in quest'aula, perché l'eco sulle agenzie di stampa è molto ridotto; però, ritengo che, almeno per chi ci sta guardando, magari sul canale satellitare, alcune cose debbono essere dette: mi riferisco alla possibilità di smaltire i rifiuti nelle cave dismesse, anche se sono sottoposte a sequestro. Vi sembra una cosa logica? Vi sembra una cosa accettabile all'interno di una razionale azione governativa? Com'è possibile prevedere una cosa di questo tipo? Chissà perché sono poste sotto sequestro! Magari perché in quelle stesse cave sono stati abbandonati rifiuti tossici e, quindi, anziché intervenire per bonificarle, le si copre con altri rifiuti, senza prima fare pulizia, detto in parole semplici! No, non si fa nemmeno questo!
Vi sono, naturalmente, altri fondi per i dipendenti dei 18 consorzi, che mi chiedo cosa facciano! Me lo chiedevo già nel 2005, quando abbiamo votato contro il decreto-legge adottato sullo stesso tema dal Governo Berlusconi, perché, se la situazione è quella che vediamo tutti i giorni in televisione, nei telegiornali e nei servizi di informazione ad hoc, mi chiedo cosa facciano questi 2500 lavoratori. Ben diciotto consorzi operano in questo settore! Vivaddio! Con 2500 persone addette alla raccolta dei rifiuti, probabilmente, si tiene pulita una realtà molto più estesa dal punto di vista territoriale rispetto a quella di cui stiamo parlando.
Bisogna lavorare e bisogna farlo con criterio. Allora, o si danno soldi, da una parte, per non lavorare e, quindi, si tratta del solito assistenzialismo a cui siamo abituati in certe zone del paese, in modo particolare in Campania, con la collusione e la connivenza, naturalmente, anche degli amministratori che sono chiamati a gestire questo problema; oppure dobbiamo chiederci come sia possibile - e dobbiamo farlo in modo responsabile, signor sottosegretario - continuare ad accettare questa logica.
Se la logica del Governo Berlusconi era sbagliata, si può fare un errore, ma perseverare in quell'errore - me lo insegna lei -, come dice un vecchio adagio, è diabolico ed inutile. Non so se vi sia una convenienza politica così vasta, così importante, così rilevante, così fondamentale, a mantenere in piedi un simile «carrozzone», che non dà risposte ai cittadini e che comporta soltanto uno spreco di soldi.
Signor sottosegretario, le mie sono, se vuole, considerazioni anche abbastanza banali. Tuttavia, si tratta di considerazioni di persone e di un partito che ha fatto scelte anche impopolari nelle realtà locali (siano esse comuni o province) in cui è stato chiamato a governare. Le ha fatte sapendo che avrebbe potuto perdere la guida di quelle amministrazioni locali, perché la sinistra andava nelle piazze a dire: «Guardate che vi fanno l'inceneritore!». Non dicevano, quelli della sinistra, che realizzando gli inceneritori sarebbero state eliminate, nella mia provincia, tredici Pag. 23discariche, perché il problema da sollevare era: vi fanno l'inceneritore e vi ammazzano tutti!
Naturalmente, sulla scorta di quel terrorismo psicologico, abbiamo perso le elezioni provinciali, ma la risposta ai cittadini - un nuovo termovalorizzatore che ha risolto tutti i problemi e che, dal punto di vista dei valori di inquinamento, ha emissioni inferiori a quelle che si registrano, in una situazione normale, nelle zone limitrofe - noi l'abbiamo data.
Ebbene, dopo avere perso l'amministrazione provinciale e quella comunale soltanto perché è stato fatto terrorismo psicologico nei confronti dei cittadini, ci sentiamo dire da Bassolino...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIACOMO STUCCHI. ... durante una trasmissione televisiva: «Avete fatto bene; i nostri hanno sbagliato a contestare la vostra scelta». Sì, a cose fatte!
Queste vicende dovrebbero lasciare l'amaro in bocca, ma a me questa sensazione non resta: resta la consapevolezza di aver fatto una cosa giusta, di aver avuto il coraggio, insieme ad altri, di avere fatto una scelta, di avere risolto un problema per sempre, di sapere che non abbiamo ammazzato nessuno ma, anzi, abbiamo contribuito a migliorare la qualità dell'ambiente in cui vive la nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Alfredo Vito e Bodega, che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche noi vorremmo dare il nostro contributo, ovviamente dichiarando sin d'ora che non voteremo a favore della conversione in legge di un decreto-legge che non ci convince.
Tra le altre cose, in un articolo pubblicato di recente sul quotidiano Avanti!, vecchio e glorioso organo del Partito Socialista, Pietro Mancini ci dà un quadro esatto dell'emergenza rifiuti a Napoli ed in Campania. Per «rifiuti» intendo sia quelli biologici sia quelli sociali. Mi riferisco a quell'espressione leghista che calza bene in questo campo (lo dico con tutto il rispetto per tutti i cittadini campani, ma non per gli amministratori campani): la locuzione leghista «fogna napoletana», che ha scandalizzato l'opinione politica perbenista, rende molto bene la situazione di incapacità del bassolinismo o jervolinismo partenopeo, al governo del territorio da oltre tredici anni (e chi vi parla fa il sindaco!).
I rifiuti stringono e straziano un territorio: lo sappiamo tutti perfettamente, ma ci vogliono le capacità per far fronte al problema rifiuti, non bastano le mere declarazioni. Straziano un territorio che ha una delle densità abitative più alte d'Europa. Negli ultimi tre anni, 35 mila persone sono scappate dal centro di Napoli e sono andate a cercare fortuna e lavoro altrove. Hanno girato le spalle ad una situazione di paura e di illegalità evidenziata da dati che spiegano la drammaticità della realtà meglio di tante sterili esternazioni di politici, osservatori o giornalisti che sono giullari dei tiranni campani.
Il 65 per cento dei giovani sotto i 25 anni è disoccupato, il numero degli arresti è di cinque volte superiore a quello della media italiana, i reati commessi dai minori vanno moltiplicati per dieci rispetto a quelli nazionali; oltre il 15 per cento degli adolescenti abbandona la scuola, l'incidenza delle malattie infettive nella prima infanzia è doppia rispetto a quella nazionale. Di fronte a questi dati, la confusione e il disorientamento regnano sovrani nel Governo nazionale, soprattutto in quello regionale e nelle varie amministrazioni comunali, compresa quella di Napoli, e provinciali. Non dimentichiamoci che sono le province e la regione ad avere la delega sui rifiuti.
Clemente Mastella afferma: «Il centro storico di Napoli andrebbe sventrato come hanno fatto a Barcellona». L'ondivago Giuliano Amato, responsabile del Viminale, Pag. 24esterna la ricetta di sempre: «La colpa dei delitti è l'emergenza sociale, la polizia fa quel che può»: cioè poco o niente. Il Presidente della Repubblica dice sostanzialmente che sono i mass media che danno un'idea distorta di Napoli, alcuni dei quali - come ho già detto - collusi con il racket del «caro rifiuto», i cosiddetti giullari di medievale memoria, pagati per declarare Bassolino e Jervolino e proteggere l'ecomafia: gli affari in Campania non si fanno più con la droga, ma con i rifiuti.
La Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti in agenda come prima cosa deve mettere la Campania e i suoi amministratori, insieme a certi giornalisti e a certa autorità giudiziaria che o è cieca o è sorda o contribuisce a questo degrado.
A Napoli, è stato costretto ad arrendersi persino Agostino Cordova, lo «sceriffo di Calabria», come era chiamato quando sfidava la 'ndrangheta calabrese, che, da capo della procura di Palmi, emarginato dalla politica e dai suoi stessi colleghi, è stato cacciato dalla poltrona di capo dell'ufficio giudiziario partenopeo dalla maggioranza di sinistra - si fa per dire di sinistra, non sono certo di sinistra! - del Consiglio superiore della magistratura. Dieci anni fa - ha raccontato Cordova - l'onorevole Violante chiese di spedirmi a Napoli; avevo fama di uomo di sinistra, ma quando hanno visto che per me destra e sinistra erano la stessa cosa e che cercavo di risolvere i problemi hanno cambiato idea e mi hanno fatto la guerra. Così la camorra, nonostante l'impegno della polizia e dei carabinieri, cui va la nostra solidarietà e ammirazione - i miracoli si leggono solo nel vangelo: ogni anno a Napoli arrestano 10 mila persone -, continua a farla da padrona: 75 clan, 4 per quartiere. In provincia, su 4 milioni di abitanti vi sono 3 mila 500 affiliati, quasi uno ogni mille persone. In una città dove colpisce negativamente l'assenza di regole, i camorristi vengono considerati quasi come i divi dello spettacolo e del calcio. Cannavaro addirittura gli ha dedicato il pallone d'oro. Quando venne arrestato il giovane e spietato boss, Cosimo di Lauro, i bambini napoletani avevano impressa sul cellulare la sua foto col taglio dei capelli all'ultima moda.
Il cardinale Sepe sta cercando di svegliare le coscienze, di mobilitare i cittadini contro la criminalità, di sollecitare le istituzioni a interventi più incisivi, ma Napoli declina, anche perché il «bassolinismo» (o lo «jervolinismo») ha fallito, dopo essersi a lungo autocelebrato: lo ammettono ormai apertamente anche a sinistra.
Massimo Lo Cicero, un economista vicino ai DS, parla di città senza classe dirigente, allo sbando, dove la politica pensa solo ad aumentare il suo potere, già esorbitante rispetto a quello della società civile, e ad incrementare l'occupazione delle cariche di sottogoverno, in una regione guidata da Bassolino, che detiene il record mondiale dei dipendenti per regione in rapporto alla popolazione. Non ve n'è nessuna altra al mondo: 9 mila 896 dipendenti, mentre la Lombardia, che è due volte più grande, ha metà dipendenti nel libro paga.
A Napoli manca l'essenziale della natura urbana; non si governa democraticamente e non si pensa più a programmare lo sviluppo ordinato della città e del suo hinterland.
È quindi naturale che si espandano le forze della delinquenza organizzata, del caro rifiuto - perché è business - e della criminalità diffusa, oltre che della prepotenza individuale e generalizzata.
Da queste premesse discende la seguente domanda: ma a chi diamo allora i soldi per risolvere l'emergenza rifiuti nella regione Campania? Continuiamo a darli a Bassolino? Sì, cari colleghi, ed è inutile mandare il dottor Bertolaso in Campania, se poi l'ultimo a decidere resta il Presidente della regione. Quindi, continuiamo a dare i soldi per risolvere l'emergenza rifiuti nella regione Campania a colui che fino adesso ha creato il problema, che è il presidente della consulta sui rifiuti, a cui il nuovo commissario straordinario deve di fatto soggiacere!
Piuttosto, se di grave emergenza si parla, non sarebbe ora che il commissario straordinario avesse poteri tali ed ampi da Pag. 25non essere influenzato dalla politica locale, che intralcia qualsiasi ipotesi di discarica? I contestatori sono pagati dall'ecomafia per andare in piazza e dire di «no» alle nuove discariche (che peraltro sono necessarie per intervenire su questa emergenza)! In questo caso, sarebbe forse necessario che il Governo promuovesse una legge seria, per fare molte cose che devono essere fatte, ma che sappiamo già non trovare accoglienza presso un movimento ambientalista, che sta paralizzando il progresso in Italia ed anche le soluzioni razionali che l'emergenza richiede. Bisogna fare le discariche! Kyoto non deve essere solo una città giapponese, bensì occorre applicare quello che è stato deciso a Kyoto! L'energia eolica, i pannelli solari, le biomasse, l'energia idroelettrica, le centrali nucleari: non possiamo continuare ad acquistare energia elettrica in Francia, Svizzera, in Austria, in Croazia e portare dalla Campania i rifiuti in Germania! Quei rifiuti servono per produrre l'energia elettrica, per rivenderla in Italia e per illuminare la Campania. Ma dove andremo a finire in questo modo? È necessario rimboccarci le maniche. Non basta la raccolta differenziata. Non è sufficiente dire che c'è più di mezzo miliardo di euro, ce ne sono oltre due di miliardi di euro, ma in questo Parlamento si fa finta di non sapere che ci sono tutti questi debiti nella regione Campania e che qualcuno se ne deve fare carico. E se ne dovranno fare carico, con questa finanziaria, tutti gli italiani!
Per concludere, onorevoli colleghi, l'istituto del commissario straordinario in Campania dura da 13 anni! Come Bassolino, vanno di pari passo! Mentre sta succedendo tutto questo, cosa fa la Jervolino? La Jervolino piange, lei piange sempre, perché dice che l'hanno abbandonata. Forse, se lei abbandonasse Napoli, sicuramente le cose si risolverebbero. Dobbiamo chiederci se vogliamo vivere nell'emergenza ancora per altri 13 anni o se, invece, vogliamo veramente approvare una legge, che risolva alla radice il problema dei rifiuti, cercando di impedire che vi sia il substrato camorrista, che, come in un circolo vizioso, mantiene la contestazione verso ogni iniziativa tesa a risolvere il problema dei rifiuti.
Questi falsi ambientalisti impediscono discariche, impediscono termovalorizzatori, impediscono tutto ciò che risolverebbe il problema a Napoli e in Campania! Allora, se vogliamo risolvere questo problema, dobbiamo avere il coraggio di attuare un programma serio e far sì che la Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti inizi a lavorare proprio sulla Campania, permettendo con un programma serio - non so se questo Governo ne sarà all'altezza - di andare incontro a questo caos, a questo rifiuto, che come ho detto non è solo biologico, ma è anche sociale e quindi anche ambientale ed istituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, ci troviamo a discutere di questo provvedimento in una situazione quasi di sconforto. A nostro avviso, infatti, l'impostazione delle amministrazioni locali è basata sul principio della sussidiarietà, sul federalismo, sull'autonomia, sull'autogoverno. Essere qui oggi, come Parlamento, come Governo centrale, ad intervenire sulle incapacità delle amministrazioni locali - in questo caso, di quella del centrosinistra napoletano, di Bassolino e della Jervolino -, lo riteniamo un fatto grave, soprattutto con riferimento al principio del federalismo e dell'autonomia.
Vorremmo uno Stato centrale che non intervenga su tematiche di carattere locale. Invece, in questo caso, di fronte al malaffare, al malgoverno del centrosinistra napoletano, lo Stato è costretto ad intervenire. Certamente, interveniamo con favore su questo provvedimento, ma solleviamo la questione dell'interventismo centrale sulle problematiche locali.
Di Napoli e della Campania si è parlato molto in queste settimane. Si è parlato non solo di rifiuti, ma anche del problema della camorra (ne sono state dette tante, abbiamo letto molto e abbiamo discusso ampiamente). C'è chi ha usato termini Pag. 26anche pesanti sulla situazione napoletana. Ad oggi, ove si consideri l'oggetto della nostra discussione, si può dire che, probabilmente, tali termini erano fondati. Il collega che mi ha preceduto l'ha detto apertamente: stiamo parlando della fogna napoletana, anche perché stiamo parlando di rifiuti. Probabilmente, è il termine più consono.
Per quanto riguarda il problema della camorra, nelle scorse settimane si è parlato della necessità di individuare piani di intervento da parte delle amministrazioni locali e dello Stato centrale. Oggi, siamo qui a studiare piani di intervento dello Stato centrale che arrivano a commissariare sul piano dei rifiuti la regione Campania ed il comune di Napoli, per l'incapacità della loro gestione.
Non è la prima volta. Si parla di tredici anni di commissariamento, tredici anni in cui le amministrazioni e gli enti locali non fanno il loro dovere; non sono capaci di amministrare il problema dei rifiuti e la gestione dei rifiuti.
Provengo dal Trentino, dove ai nostri figli e ai nostri nipoti, già nelle scuole, si insegna il valore della raccolta differenziata, del rispetto dell'ambiente, dell'importanza di gettare i rifiuti in un contenitore piuttosto che in un altro. Normalmente, si insegna nelle scuole; insegnare nelle scuole a fare la raccolta differenziata è diventato un atto di educazione civica. Questo, nella prospettiva di avere una gestione dei rifiuti oculata ed efficiente.
Oggi, qui, ci troviamo a fare il contrario: lo Stato interviene sulla gestione dei rifiuti. Sarebbe interessante sapere cosa dicono i ragazzi ai quali insegniamo a fare la raccolta differenziata (da una parte, la carta e, dall'altra, la lattina della Coca Cola), di fronte a ciò che sta accadendo a cielo aperto, ossia lo scandalo della gestione dei rifiuti napoletani: potrebbero chiederci per quale motivo insegniamo loro la raccolta differenziata, quando in certe parti d'Italia non conoscono neanche la differenza tra la lattina e la bottiglia di vetro.
È un problema reale che ci poniamo, ove si tenga conto anche del modo in cui può essere considerata l'Italia, divisa sotto certi aspetti, dal momento che alcune leggi vengono applicate in una determinata area dell'Italia e non in un'altra.
Siamo di fronte all'incapacità amministrativa di Bassolino e della Jervolino. Questo centrosinistra, tutte le mattine, è capace di alzarsi con il ditino alzato per fare il professorino nei riguardi degli altri; tuttavia, dove amministra, a livello non solo centrale, come il Governo Prodi, ma anche locale, dimostra lacune pesanti e che si ripetono da diversi anni.
Sono appunto 13 anni che va avanti il commissariamento per quanto riguarda la gestione rifiuti in quel di Napoli, ma la situazione non è stata ancora risolta né è stata modificata. Siamo qui a prorogare al 31 dicembre 2007 il commissariamento. Speriamo sia l'ultima volta, ma probabilmente non sarà così e fra un anno ci ritroveremo nella stessa situazione (sono ormai diversi anni che va avanti questa situazione). Cosa ci potrebbe far credere che le cose saranno diverse fra un anno? Francamente è di difficile comprensione!
Vi è un'amministrazione di centrosinistra in quel di Napoli che non vuole farsi carico delle problematiche che derivano anche dalla gestione dei rifiuti. Nei nostri comuni i sindaci molto spesso si vedono arrivare nei loro uffici cittadini con la bolletta da pagare (la tassa dei rifiuti); si ricevono lamentele, con una perdita di consenso per le problematiche avvertite. Probabilmente, il centrosinistra locale in quel della Campania ed in quel di Napoli non vuole farsi carico di questi problemi e li scarica sullo Stato centrale che interviene con 20 milioni di euro per sistemare e finanziare il commissariamento che prosegue da diversi anni.
Vi è, quindi, una parte d'Italia che gestisce in maniera razionale ed, in certe situazioni, in maniera efficiente la gestione dei rifiuti, facendola pagare anche ai cittadini (le cose funzionano in questo modo) ed un'altra parte che, invece, richiede risorse allo Stato centrale per sistemare le «magagne» emerse negli ultimi anni.
I dati parlano chiaro. Per quanto riguarda gli indici di raccolta differenziata, Pag. 27si parla di percentuali tra il 40 ed il 50 per cento in certe regioni della Padania e del nord. In altri casi, siamo sotto al 10 per cento e nel caso di Napoli si arriva addirittura a commissariare.
Francamente, difficilmente comprendiamo questo provvedimento! Si parla di un intervento, quello effettuato sul sistema dei rifiuti campani, che ammonta negli anni a circa 900 milioni di euro! È una cifra elevatissima, quasi spaventosa che ha comportato anche l'assunzione di personale. Si parla di 2.200 unità di personale che girano attorno al «malaffare» dei rifiuti campani! Allora, forse capiamo il motivo per cui vi è da parte del centrosinistra la mancanza di volontà nel risolvere questo problema: perché vi è una commistione tra politica, amministrazioni, mafia e chi gestisce il sistema dei rifiuti e questo malaffare.
L'amministrazione comunale invece di pensare a risolvere il problema, pensa al consenso, a breve termine: non ragiona con lungimiranza, proponendosi obiettivi di lungo periodo per la risoluzione dei problemi, ma in un ottica di breve periodo, magari, per ricevere anche il consenso dei cittadini.
Certo, aprire nuovi siti dove localizzare i rifiuti crea problematiche nelle località interessate e mi riferisco alla costruzione di termovalorizzatori che farà sicuramente insorgere le popolazioni interessate dagli stessi. Tuttavia, nel momento in cui vengono costruiti, il problema si risolve. Invece, in questo caso le amministrazioni comunali delegano ai commissari la facoltà di decidere in merito ai siti in cui trasportare i rifiuti (molto spesso vengono portati anche in altre regioni, ad esempio in Sicilia, nelle regioni del nord), perché non vogliono assumersi la responsabilità di fronte ai propri elettori in ordine alla costruzione di impianti in determinati siti in cui far confluire i rifiuti. Pertanto, preferiscono delegare a commissari nominati temporaneamente di anno in anno (la questione si ripropone di anno in anno) per non assumersi la responsabilità!
È chiaro, come ha affermato precedentemente il mio collega Garavaglia, non bisognerebbe commissariare la gestione dei rifiuti in quel della Campania ed in quel di Napoli, ma bisognerebbe commissariare gli amministratori locali, il sindaco, il presidente della regione per giungere realmente da qui a qualche anno alla soluzione di queste problematiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento sarà molto schematico e sarà volto a porre in rilievo alcune rilevanti incongruenze che appaiono ictu oculi.
La straordinaria urgenza, del decreto-legge, ed il pericolo di epidemie, come è evidente, non nascono dall'oggi al domani. Non è infatti pensabile che un solo sacchetto di immondizia abbandonato sul marciapiede possa fare insorgere un tale pericolo, ma esso deriva da una situazione che con il passare del tempo è peggiorata sempre più. Un pericolo, quindi, prevedibile e, come tale, doveva fare sorgere in capo a due soggetti il dovere di intervenire. Quando parlo di due soggetti intendo riferirmi a due soggetti, per così dire, allargati, nel senso che prima ancora del Governo dovevano intervenire gli organi amministrativi e quelli giudiziari. Di fronte ad un rischio di epidemie la magistratura, a mio parere, aveva l'obbligo di intervenire e di individuare i soggetti responsabili di questo rischio. Conseguentemente, la prima domanda alla quale il Governo deve una risposta, che il Parlamento ha il diritto di acquisire, è la seguente: dove sono i giudici a Napoli? Che cosa hanno fatto? Chi hanno individuato come responsabili di questa situazione di elevato rischio di epidemie? Tutto ciò a me parrebbe del tutto naturale, a meno che non si scopra che nell'attività svolta preliminarmente all'emanazione del presente provvedimento siano state dette delle bugie, cosa questa che però non ritengo possibile.
È, quindi, necessario, in primo luogo, che il Governo dica se a Napoli esista Pag. 28ancora uno Stato e come esso funzioni. Nel nostro paese vige, infatti, un meccanismo, che merita di essere valutato, nel cui ambito, come al solito, nessuno adempie ai propri obblighi istituzionali e tutto, alla fine, va a finire in Parlamento, in particolare in una Camera in cui vi sono tanti deputati (più di seicento) con le spalle larghe che ormai sono abituati a ricevere le colpe proprie e quelle degli altri organi dello Stato che non funzionano. Insultare il Parlamento non è, quindi, tutto sommato un grave danno.
In secondo luogo, come accennato dai colleghi che mi hanno preceduto, bisogna verificare se vi siano delle responsabilità amministrative e chi sia il responsabile e se a costoro si possano applicare meccanismi risarcitori. Come è stato evidenziato, è dovere del presidente della regione e del sindaco provvedere all'emergenza rifiuti, ma credo che, forse, vi siano degli altri organi amministrativi che dovrebbero dire la loro in tema di problemi di salute pubblica. Sono problemi, lo ripeto, posti in rilievo nell'attività preliminare svolta prima dell'emanazione del presente decreto-legge.
In secondo luogo, è opportuno valutare un ulteriore meccanismo di tutta evidenza. Prima di mettere le mani nel portafoglio e di tirare fuori venti milioni di euro, che sono poi soldi di tutti gli italiani i quali hanno da risolvere - e risolvono - gli stessi problemi, non bisogna dimenticarsi che vi sono popolazioni, in particolare quella di Napoli, che non risolve i problemi, ma anzi li scarica sulle spalle degli altri.
Allora, tutti noi paghiamo la tassa sui rifiuti. Bisognerebbe verificare se a Napoli questo tributo viene pagato e se gli importi riscossi vengono adoperati per effettuare lo smaltimento dei rifiuti stessi.
Infatti, se a Napoli la tassa rifiuti non viene pagata, è evidente che gli amministratori locali hanno il dovere di andarla a riscuotere; quindi, sarebbe interessante capire se si vuole che vi siano «figli e figliastri», oppure se vi è la volontà di impostare l'organizzazione amministrativa in maniera tale da riscuotere effettivamente tale tributo.
Se, come mi sembra di aver capito, i proventi di questa tassa, pur essendo stati riscossi dai comuni, non sono stati destinati allo smaltimento dei rifiuti, oppure non sono finiti nelle casse di quei soggetti che avrebbero dovuto incassarla per risolvere, a loro volta, il problema, allora anche in questo caso esiste un meccanismo sul quale il Governo, prima di varare un provvedimento d'urgenza, dovrebbe indagare.
Questi sono i presupposti logici, signori del Governo, ai quali dovete dare una risposta. Infatti, non si può affermare che, improvvisamente, a Napoli è sorta una situazione di emergenza e, quindi, è necessario tirare fuori i soldi per risolverla. Ciò per un motivo estremamente semplice. La risposta che vi hanno dato i colleghi del gruppo della Lega Nord Padania già intervenuti (e che io condivido appieno), infatti, è che dovete commissariare non il settore, ma tutto!
Ciò perché se la regione, la provincia ed il comune hanno l'obbligo istituzionale di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti, chi non adempie a tale obbligo deve andare a casa e deve essere commissariato per intero!
Vorrei portare un esempio: è come se vi fosse un generale di un corpo d'armata che cura tutto, meno che i carristi. Ebbene, non si può rispondere che si deve nominare un generale carrista, perché i carristi sono un corpo a sé stante: no! Dovremmo dire, invece, che tale generale è un incompetente e che occorre sostituirlo! Questo è il problema!
Mi sembra che i miei ragionamenti siano molto semplici ed elementari. Credo sia un onere del Governo, dunque, dare una risposta prima di formulare tutte le altre argomentazioni, pur pregevoli e condivisibili, che sono state esposte. Tali argomentazioni riguardano certamente il merito della vicenda; tuttavia, vorrei osservare che, prima del merito, occorre che il Governo risponda del metodo usato.Pag. 29
Non è concepibile, infatti, che si adottino alcuni provvedimenti perché si è verificata una certa situazione senza verificare, tuttavia, quali siano le responsabilità e per quale motivo questa situazione si sia creata! Parliamoci chiaro: l'urgenza esiste sin da quando ero piccolo io; basta recarsi a Napoli per comprenderlo! Forse sarebbe meglio se intervenissero il sindaco, i Carabinieri ed i Vigili urbani.
Provate ad andare a Milano o a Torino, ed a gettare un sacchetto dell'immondizia in mezzo alla strada: dopo tre secondi, arriverà un vigile urbano e vi infliggerà una multa! Se un cittadino sarà costretto a pagare una sanzione, vedrete che non si comporterà più così! Lì, invece, tutto si risolve «a tarallucci e vino»: tanto poi, alla fine, sono «i fessi» del Nord a pagare!
Per questi motivi, chiedo in primo luogo che il Governo valuti le proposte emendative che abbiamo presentato, poiché vanno tutte in tale direzione; comunque, vorrei che l'Esecutivo desse un minimo di risposte a queste domande, che mi paiono essere più che legittime!
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.
La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15,30.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bruno, Capodicasa, De Castro, Mura e Pagliarini sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione (ore 15,33).
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il complesso degli emendamenti presentati dall'opposizione è volto sicuramente ad un miglioramento del testo in esame. Tuttavia, vale la pena ricordare come l'emergenza dei rifiuti in Campania rappresenti ormai un fatto che rientra nell'ordinaria emergenzialità. Non posso non rilevare che la fase più acuta di questo grave episodio di malagestione dei fondi pubblici e, soprattutto, dei disastri ambientali che esso ha provocato ha avuto inizio nell'estate 2006. Pertanto, il Governo è intervenuto con grave ritardo, con un provvedimento che complessivamente possiamo anche apprezzare negli intendimenti, ma che non va ancora nella direzione di risolvere il problema.
Innanzitutto, crediamo ci sarebbe voluto maggiore coraggio e riteniamo che la soluzione del problema possa rinvenirsi nella restituzione dei poteri ordinari agli enti locali eletti: le province e, in primo luogo, la regione. Denunciamo, ancora una volta, come il presidente della regione Antonio Bassolino - che è stato individuato dal Governo Berlusconi come naturale interlocutore, proprio perché eletto dal popolo campano - abbia vergognosamente Pag. 30fallito, e ciò è sotto gli occhi di tutto il mondo. Infatti, questa estate i turisti provenienti da tutte le parti del mondo hanno potuto constatare materialmente il fallimento della gestione dello smaltimento dei rifiuti in Campania. È un fallimento dal punto di vista finanziario: si parla di oltre 3 mila miliardi di vecchie lire spesi o sciupati, senza assolutamente affrontare il problema.
Il problema parte da lontano: dopo il ribaltone voluto dall'attuale ministro Mastella in Campania, il piano regionale dello smaltimento dei rifiuti, voluto dall'allora commissario, il presidente della regione Rastrelli, ed approvato dal consiglio regionale (infatti, il commissario di allora, avendo a cuore la democrazia e la rappresentatività degli eletti, volle un passaggio in consiglio regionale), non è stato attuato, perché i presidenti delle province di centrosinistra non si sono voluti assumere la responsabilità di rendere partecipe la popolazione. A questo proposito - e lo vorrei dire ai colleghi parlamentari -, non tutti sanno che in Campania si pagano le tasse più elevate d'Italia per lo smaltimento dei rifiuti. I cittadini campani hanno dato inizialmente grande fiducia alle forze politiche. Dopo aver constatato le bugie e gli inganni propinati dagli amministratori del centrosinistra, primo fra tutti Bassolino (quando, ad esempio, nella mia provincia è stato accettato con grande onestà da parte delle popolazioni locali di costituire un impianto per ricavare combustile derivante dai rifiuti (CDR) a Battipaglia per poi constatare che questo è divenuto una vera e propria discarica), è chiaro che la popolazione perde la fiducia e si abitua a forme di protesta sempre più radicali.
Quindi, noi campani ci sentiamo, come cittadini, «colpevoli» di una inefficienza che parte solo e direttamente dalla classe politica. Quest'ultima purtroppo - e lo voglio dire, proprio perché sono di parte - ha un colore ben definito: un'amministrazione regionale, quella di centrosinistra, che in questa vicenda è stata assolutamente carente. Anzi, come denunciato da più parti, essa ha utilizzato ampiamente la vicenda drammatica dei rifiuti come forma di alimentazione di quella pratica clientelare che rappresenta il vero cancro della Campania. Fare richiamo genericamente ad un pericolo di infiltrazioni mafiose nella gestione dei rifiuti è semplicemente un alibi per non riconoscere l'unico fatto reale: l'esistenza di una gestione mafiosa dei poteri pubblici rispetto a tali problemi.
La vera mafia parte dagli enti locali, dal governo della regione inteso culturalmente - questo è chiaro -, quando si usano i fondi pubblici non per risolvere i problemi, ma semplicemente per aumentare la gestione politica di un territorio. Da questo punto di vista, il provvedimento era assolutamente necessario, ancorché tardivo, dal momento che, nel frattempo, la Campania è sprofondata in una situazione di vergogna nazionale ed europea. Si sono creati danni la cui portata ambientale non siamo ancora capaci di valutare appieno, soprattutto per quanto riguarda l'inquinamento delle falde acquifere e del ciclo complessivo alimentare.
Non è un caso che in Campania vi sia la più alta mortalità per tumore rispetto a tutto il resto d'Italia, ancorché non sia una regione altamente industrializzata. Su questo dobbiamo riflettere e credo che la Commissione bicamerale sui rifiuti debba fare un grosso sforzo, anche a prescindere dall'individuazione della parte politica, per intervenire seriamente nei confronti dei responsabili di questo disastro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.
MARCELLO TAGLIALATELA. È certamente difficile parlare in quest'aula per l'ennesima volta del problema rifiuti, che caratterizza oramai da due lustri il panorama urbano di molte zone della nostra regione. Il fatto che si continui a parlare di emergenza - e lo si faccia ormai con una normalità imbarazzante - è certamente la dimostrazione di quante siano state le occasioni perdute all'interno della nostra regione per affrontare con serietà e per dare possibile soluzione ai problemi Pag. 31che in nessun'altra regione del mondo occidentale si presentano con la drammaticità e la problematicità che peraltro ci caratterizza.
Vale la pena sottolineare che a questo ennesimo decreto-legge si arriva per effetto di mancate scelte e di decisioni che, pur prese a livello amministrativo alla fine degli anni Novanta, sono state messe in un cassetto.
Si è finto di voler trovare soluzioni diverse ma, alla fine, tutti sono giunti alla conclusione che la soluzione non può essere diversa da quella di un ciclo integrato per il trattamento dei rifiuti che, come passaggio finale, preveda la realizzazione anche di impianti di termovalorizzazione.
Forse i colleghi già lo sanno, ma vale la pena di sottolineare che, nel lontano 1999, si decise di indire una gara internazionale, con i meccanismi del project financing, per completare un ciclo che rendesse possibile la raccolta dei rifiuti, la loro differenziazione, la loro valorizzazione, così come accade in molte altre nazioni europee ed occidentali, e, infine, la messa in sicurezza degli stoccaggi dei residui. Quel programma, in base al quale la Comunità europea sospese le contestazioni e le procedure di infrazione nei confronti dello Stato italiano, è stato tenuto dolosamente in un cassetto. Si diceva che alla soluzione degli impianti di termovalorizzazione fosse possibile trovare alternative. Il principale sostenitore di questa tesi, per beffa, oggi ricopre addirittura la carica di ministro dell'ambiente. Sono stati persi sette anni, durante i quali, a prescindere dalle consulenze miliardarie di cui sono piene le cronache trasmesse dalla televisione di Stato, i rifiuti sono stati inviati all'estero, sono stati esportati. Se fosse possibile considerare i rifiuti quale materiale industriale, la Campania sarebbe, certamente, la prima regione al mondo per capacità di esportazione di prodotto industriale, in termini di quantità e di peso. Tenete conto del fatto che, sostanzialmente, si sarebbe potuto parlare proprio di prodotto industriale, se fosse stato possibile determinare le condizioni che il piano, inizialmente, prevedeva.
Bene. Anzi, male! Sono trascorsi sette anni e ci sono molti pentiti, cari colleghi. Quasi tutti coloro i quali sostenevano che gli impianti di termovalorizzazione fossero il male del secolo oggi sono pentiti e affermano che bisogna fare presto, che bisogna intervenire velocemente perché, nel frattempo, la soluzione alternativa che è stata individuata è quella della riapertura delle discariche. Qualche anno fa, le discariche erano considerate come la principale attività delle cosche malavitose. A distanza di molti anni, siamo costretti a riaprirle perché, nel frattempo, nessuno ha più dato credito alla regione Campania per l'esportazione dei rifiuti, né le regioni che chiedevano denaro per poterli sistemare nelle loro discariche, nei loro siti, né le altre nazioni europee. Addirittura, non hanno più concesso credito al commissariato per l'emergenza rifiuti della regione Campania neppure le Ferrovie dello Stato perché, dopo essere state utilizzate per il trasferimento dei rifiuti su rotaia, non avevano mai visto una lira delle somme che spettavano loro per questa attività di trasporto.
Ebbene, i pentiti e i pentimenti vanno bene, a patto che siano sinceri, a patto che sia immediatamente riconosciuto quale responsabile di scelte scellerate chi per tanti anni ha determinato un grave disastro ambientale in questa nostra regione. Sottolineo il fatto che in questa Assemblea si deve approvare, per l'ennesima volta, un provvedimento che prevede lo stanziamento di ulteriori fondi dello Stato, che si sommano alle centinaia e centinaia di miliardi che, nel corso di questi anni, sono stati trasferiti nella responsabilità del commissariato dei rifiuti. Si consideri che, per buona parte di questo periodo, il commissariato è stato gestito da chi ricopriva anche la carica di presidente della regione Campania - quindi, il governatore Bassolino - e che proprio la regione Campania, che deve essere vista come responsabile, è l'ente territoriale che chiede il commissariamento. Non è lo Pag. 32Stato che lo impone, è la regione Campania che chiede che lo Stato intervenga in soccorso, non solo e non tanto con soldi, ma con norme legislative eccezionali perché non è ancora in grado, a distanza di tanti anni, di sostituire l'ordinario all'emergenza.
Basterebbe questo per bollare come incapace una giunta regionale che, per effetto delle sue incapacità, costringe i cittadini della nostra regione ad un incredibile record. Siamo la regione con le più elevate tasse per la raccolta dei rifiuti solidi urbani; siamo la regione dove le aziende municipali che si occupano di rifiuti stanno per fallire perché non versano il contributo dovuto per la raccolta differenziata. Contemporaneamente, siamo la regione che ha dilapidato il maggior numero di risorse trasferite dallo Stato per effetto di decreti emergenziali. Ritengo che queste considerazioni debbano rimanere scolpite anche per evitare che vi siano, in futuro, nuovi pentimenti e nuovi pentiti, a cominciare dal ministro dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomaglio. Ne ha facoltà.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, credo sia difficile comprendere, dagli interventi svolti oggi in quest'aula, che il provvedimento in esame ha un obiettivo di cui il Governo è pienamente consapevole. Si sta definendo una strategia di uscita da un'emergenza che anche per l'attuale maggioranza è durata troppo a lungo, e tale strategia mira all'uscita definitiva da una situazione che tutti noi consideriamo inaccettabile.
Vorrei però ricordare ai colleghi del centrodestra che, purtroppo, in molte altre regioni meridionali si registra un'identica situazione di gravità. In uno degli emendamenti presentati vi è la proposta di ampliare il commissariamento ed alcuni poteri affidati al commissario delegato anche ad altre regioni commissariate. Vorrei segnalare che la fuoriuscita dal commissariamento e, quindi, dall'emergenza in alcune regioni è assolutamente fittizia. Parlo, ad esempio, della regione Sicilia, che si è autodichiarata fuori dall'emergenza e ha costituito un'autorità unica per la gestione del ciclo dei rifiuti e del ciclo delle acque. In realtà, in quella regione esiste una situazione non solo non virtuosa, ma anche molto lontana dalle condizioni migliori a cui bisognerebbe affidarsi.
Il piano regionale della Campania, come è stato detto da molti degli intervenuti, è sbagliato. Tale piano andrebbe attualizzato perché basato su principi che non hanno funzionato, come l'incenerimento diffuso. Inoltre, non è fondato sulla raccolta differenziata, sulla riduzione del rifiuto e sul suo riutilizzo, la logica verso cui la Comunità europea ci indirizza con forza.
Tuttavia, questo accade anche in altre regioni. Il piano regionale dei rifiuti in Sicilia, così come probabilmente quello in Campania, ha invertito le priorità indicate dall'Unione europea e dal Parlamento italiano, dando precedenza all'incenerimento come unica soluzione allo smaltimento dei rifiuti, mentre il conseguimento della quota del 35 per cento di raccolta differenziata viene rimandato al 2008. Non è solo questo; in Sicilia vi è l'assurdità di 27 ATO rifiuti che comportano la frammentazione del ciclo, rendendolo inefficace e pesantissimo anche per le tasche dei contribuenti, in termini di gestione sociale ed economica. Gli ATO non hanno prodotto un miglioramento dei servizi né una seria programmazione degli interventi di ambito, ma al contrario hanno provocato un aggravio generalizzato dei costi per l'utenza con rincari che arrivano fino al 300 per cento in alcuni comuni, anche a causa del mancato raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata.
È giusto che il Parlamento, nel momento in cui affronta il problema della Campania, parta da quell'elemento di responsabilità che ha portato il Governo ad individuare nell'ingegnere Bertolaso, persona di altissima qualità professionale e di notevole competenza, il commissario delegato per l'emergenza, conferendogli un Pag. 33mandato ristretto nel tempo ed obiettivi finalmente definiti di raccolta differenziata e di modifica significativa nella gestione del ciclo dei rifiuti. Quindi, partendo dai limiti che stiamo individuando nella regione Campania, dobbiamo guardare anche alle altre regioni meridionali dove si è finto il superamento dell'emergenza quando invece si è lontani dal raggiungimento di tale obiettivo.
Peraltro, voglio ricordare che il presidente della regione siciliana, nelle vesti di commissario straordinario, ha firmato una convenzione che impegna gli ATO a conferire per i prossimi 20 anni i propri rifiuti a quattro associazioni temporanee di impresa, selezionate dal bando di gara indetto con ordinanza n. 303 del 2003, che gestiranno gli inceneritori. In questo modo si è ricreato un sistema alternativo alla gestione integrata prevista dal decreto Ronchi, che impedisce la diffusione dei sistemi di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti nonché lo sviluppo di tecnologie pulite e di nuove economie a queste legate. Nel momento in cui il Parlamento affronta con serietà un'emergenza ormai giunta all'attenzione di tutto il paese, esso deve allo stesso tempo assumersi la responsabilità di comprendere che situazioni analoghe ed altrettanto gravi sono presenti in altre realtà regionali.
Si è detto che queste situazioni inducono preoccupazione nell'opinione pubblica della Campania. Si è detto che vi è stata una reazione - ed è vero - da parte dei cittadini campani contro condizioni che non garantiscono la salute né la certezza del necessario contrasto alle organizzazioni criminali e camorristiche, di cui molto spesso in quella regione sono state scoperte responsabilità precise all'interno del ciclo dei rifiuti. Da questo punto di vista credo che la posizione del Governo Prodi sia chiara e netta e volta a chiudere una fase in cui erano possibili inquinamento ed infiltrazioni. In proposito, l'autorevolezza dell'ingegner Bertolaso può costituire garanzia affinché si percorra finalmente una nuova strada.
Dobbiamo uscire, una volta per tutte e con determinazione, da questa condizione di emergenza e questo Governo lo sta facendo mediante l'adozione di strumenti, finalmente, corretti ed efficaci. Ritengo sia importante, però, avere coscienza che non basta dichiarare che una regione sia fuori dall'emergenza e che, probabilmente, saremo chiamati, anche servendoci dello strumento della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, ad affrontare situazioni che sono drammatiche anche in altre regioni.
Soltanto pochi giorni fa, la Conferenza dei servizi, promossa dal Ministero dell'ambiente, è stata chiamata, di concerto con i Ministeri della salute e dello sviluppo economico e la regione Sicilia, ad interrompere, proprio per le illegittimità e le irregolarità riscontrate, le autorizzazioni che erano state concesse sulla gestione del ciclo dei rifiuti.
Il processo virtuoso, che riguarda il ciclo integrato della gestione dei rifiuti, deve essere applicato con responsabilità, rigore e determinazione certamente per la Campania, così come per tutte le regioni del nostro paese, peraltro, invertendo la rotta, che non può basarsi sull'incenerimento e sulla frammentazione delle responsabilità, ma su un principio che è lo stesso adottato, da tempo, dalla Comunità europea e da molti Stati europei, in base al quale il rifiuto è una risorsa che va riutilizzata e riciclata e non una cosa semplicemente da gettare via (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Puntualmente, come volevasi dimostrare, siamo di nuovo di fronte all'ennesima emergenza relativa allo smaltimento dei rifiuti. In qualità di parlamentare della XIII e della XIV legislatura, ho avuto modo di affrontare questo argomento più volte e ricordo che, nella scorsa legislatura, ho anche votato contro provvedimenti del mio Governo, in quanto, allora, come oggi, sottolineo l'inefficacia delle misure sinora adottate.
Infatti, a ben tredici anni dal primo commissariamento, il problema non solo Pag. 34non è stato risolto, ma si è cronicizzato, istituzionalizzando, di fatto, l'emergenza. Si è costituito un altro carrozzone, che è servito ad arricchire sia il pubblico sia il privato e a «riciclare» tutti coloro che facevano parte di un sistema per cui si era pensato, allora, di istituire il commissariamento e che, oltre a non essere stato smantellato e debellato, si è poi riciclato in un nuovo sistema ancora più difficile da scardinare. Insomma, siamo di fronte ad un vero e proprio business dei rifiuti e ad una situazione completamente fuori controllo. Nel nome dell'emergenza, lo Stato centrale, prima, gli enti locali, poi, continuano a chiudere gli occhi sulle reali ed effettive necessità e, soprattutto, su ciò che è necessario attuare per risolvere finalmente questa situazione, ormai cronica. È una brutta storia quella dei rifiuti della Campania, costellata da consulenze facili, fitti di mezzi e terreni gonfiati, acquisti con cifre astronomiche e, per giunta, inutili.
Essi non hanno fatto altro che sottrarre risorse, energie e capacità a quella che avrebbe dovuto essere un'unica missione: la salvaguardia del territorio.
Accanto, quindi, alle disfunzioni istituzionali e all'attività dei commissari di Governo (che, purtroppo, come vedremo anche in seguito, sono stati oggetto di indagini da parte della procura di Napoli), abbiamo visto crescere la criminalità organizzata, che ha proliferato e che ha contribuito a rafforzare questo sistema, denominato, nella cronaca quotidiana, «ecomafia».
Va segnalato a quest'aula che sono molte le Commissioni che, nel tempo, si sono susseguite nella ricerca di una verità che continua a sfuggire, ma che palesa un sistema in cui il traffico dei rifiuti utilizza molto spesso discariche in cave, per lo più abusive, che, quindi, vengono utilizzate per stoccare i rifiuti laddove viene prodotto il calcestruzzo.
Sappiamo che nella regione Campania, in particolare, la produzione di calcestruzzo è storicamente appannaggio delle organizzazioni camorristiche. Il fatto ancor più grave è che la creazione di tali cave abusive ha assunto dimensioni tali da creare un allarme ed un'emergenza dal punto di vista ambientale, in quanto non c'è solo un crivellamento del territorio e un assalto, senza alcuna logica pianificatoria, del territorio, al punto tale che si creano - sono fatti di cronaca - delle vere e proprie aree in cui il territorio stesso viene destabilizzato, ma, purtroppo, si interviene anche in un successivo momento, da parte delle organizzazioni camorristiche, con il riempimento di queste cave o di questi siti di stoccaggio abusivi, causando l'inquinamento delle falde acquifere per lo stoccaggio di rifiuti tossici.
Insomma, è una situazione completamente fuori controllo, tanto è vero che gli effetti devastanti e, a volte, irreversibili, quando si tratta dello stoccaggio abusivo di rifiuti tossici, sono stati registrati anche dalla «operazione Adelphi», che ha segnalato, anche alla nostra attenzione, come lo smaltimento di rifiuti tossici sia, purtroppo, uno degli aspetti che ha fatto diventare la Campania la «pattumiera d'Italia».
Un ulteriore esempio della circolarità dei cicli di impresa, apparentemente diversificati, ma che fanno tutti capo all'attività dell'ecomafia, è quella dell'estrazione della sabbia, che è un materiale utilizzato per la produzione del calcestruzzo e, poi, per lo stoccaggio dei rifiuti.
Insomma, il fatto che oggi, a tredici anni di distanza dal primo commissariamento, il risultato sia stato quello di non arrivare alla minima realizzazione di un piano di smaltimento dei rifiuti significa che è la stessa regione Campania che non intende in alcun modo affrontare il problema.
Purtroppo, dobbiamo registrare la mancanza di volontà da parte degli enti locali, dei comuni: troppo spesso, essi si sono schierati contro un qualsivoglia progetto di ammodernamento, di cambiamento della situazione.
Vengo da una regione, la Lombardia, che ha dimostrato, invece, una grande capacità di prevedere, di precorrere i tempi e, soprattutto, di voler fare tutto quanto è imposto da una nuova visione Pag. 35dello sfruttamento delle risorse e, di conseguenza, di volersi adoperare, ad esempio, nella raccolta differenziata dei rifiuti, settore in cui la Lombardia vanta una percentuale del 40,9 per cento, contro il 10,6 per cento della Campania.
Non solo. Posso testimoniare che la Lombardia è all'avanguardia anche nello sfruttamento dei rifiuti come fonte di energia. Proprio la provincia da cui provengo è un esempio a livello europeo: a Brescia città, l'anno scorso, ASM è riuscita, con un termoutilizzatore, a bruciare 757 mila tonnellate di rifiuti, a riscaldare oltre sessantamila case ed a dare energia elettrica a 170 mila famiglie. Questi risultati sono frutto di pianificazione, di una diversa concezione e di una diversa cultura del pubblico e del servizio al pubblico.
Tutto questo in Campania non c'è, non ci potrà essere e, soprattutto, non potrà essere inoculato, diciamo così, da una concezione, essenzialmente centralistica, secondo la quale il Governo designa un commissario che, pur avendo tutti i poteri, com'è successo in questi ultimi tredici anni, non potrà modificare la situazione perché mancano la volontà e la legittimità a livello locale. Perché? Perché il sistema dei rifiuti è un business e, come tale, viene protetto, in prima battuta, soprattutto da quegli enti locali che si sono sempre schierati contro qualunque tentativo di modificare lo status quo.
Quindi, il problema vero (che da tanti, da troppi anni stiamo sottolineando in quest'aula) sta nella mancanza di responsabilità e, soprattutto, nella deresponsabilizzazione indotta dai comportamenti dei Governi centrali succedutisi in questi tredici anni (fossero essi di destra o di sinistra).
Ebbene, ancora una volta, si è voluto dare un alibi a soggetti che, invece, andavano posti di fronte alle loro responsabilità. L'alibi è costituito dalla nomina del commissario e dall'ulteriore finanziamento, dalla elargizione di fondi pubblici che serviranno soltanto a rafforzare una realtà che, a livello centrale, si assume di voler combattere (purtroppo, inutilmente).
Il punto che vogliamo sottolineare per l'ennesima volta in questo dibattito è che, per quanto riguarda la Campania, c'è bisogno di responsabilità: non si può andare avanti in una direzione che, purtroppo, si è rivelata fallimentare. Responsabilità e libertà si coniugano in un solo modo: con il federalismo.
Noi lo abbiamo evidenziato più volte: solo attraverso la libertà, da una parte, e la responsabilità, dall'altra, si potrà finalmente attivare quel processo virtuoso per cui regioni come la Campania, ma non solo, saranno messe nelle condizioni di agire in favore dei propri cittadini e di risolvere da sé i problemi cronici che, in altro modo, resterebbero tali, proprio perché ad essere inadeguato è lo strumento utilizzato dal centralismo.
Ciò è stato dimostrato anche dei recenti accadimenti e l'abbiamo letto da inchieste giudiziarie: si parla di truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, frodi nelle pubbliche forniture, gestione dei rifiuti non utilizzate. Sono queste le pesanti accuse che i pubblici ministeri Noviello e Sirleo dalla procura di Napoli hanno rivolto al presidente della regione Campania, e non solo. Nei fascicoli sono comparsi ventisette nomi di indagati di primo piano, tra cui l'ex vice commissario per l'emergenza dei rifiuti, Vanoli, anch'egli accusato di abuso d'ufficio, truffa e frode e di falso ideologico, e l'ex subcommissario Facchi, sospettato di compartecipazione nella frode. Questo la dice lunga su quanto pervasiva e difficile dal punto di vista ambientale sia la situazione e su quanto un commissariamento possa essere inadeguato.
Ricordo che era stato il primo Governo delle sinistre, quello dal 1996 al 2001, a decidere quel tipo di commissariamento, che partiva da buoni presupposti: era stato l'allora ministro, e oggi Presidente della Repubblica, Napolitano, che aveva inviato il commissario...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
DAVIDE CAPARINI. ...in Campania. Anche allora - e concludo - con migliori speranze e auspici, avevamo dovuto registrare un completo fallimento.Pag. 36
Esorto, quindi, l'Assemblea e, soprattutto, il Governo a prendere atto della storia e a imprimere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparini.
Salutiamo gli insegnanti e gli studenti della scuola media di Tagliacozzo, in provincia de L'Aquila, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Presidente, sulla annosa questione dei rifiuti viene subito in mente la regola di un filosofo che tutti abbiamo studiato e conosciamo bene: Giovan Battista Vico, che parla di corsi e ricorsi. Purtroppo, in questo caso i corsi e i ricorsi non sono per nulla piacevoli e alla fine si traducono sempre in continue emergenze, disservizi e in tonnellate e tonnellate di immondizie in mezzo alle strade e in cima ai marciapiedi, sempre in Campania, sempre a Napoli. In questa regione si viene a creare un'altra regola: visto e considerato che il business - perché così lo possiamo ben chiamare senza alcun timore - delle immondizie crea disservizi per la popolazione, ma ricchezza per chi lo gestisce, la regola sarà quella di creare ogni determinato periodo di tempo o di mesi il bisogno, trovando il modo di accatastare tonnellate e tonnellate di immondizie per le strade.
A questo punto l'emergenza diviene nota al paese intero e monta sempre di più. Ma abbiamo visto che solitamente - lo abbiamo visto ormai tante, troppe, volte - l'emergenza viene meno con l'arrivo di quattrini da Roma. Oltre al fatto che questa è ormai una regola ed un business strutturato, accade però che con l'arrivo di questi soldi il problema comunque non viene risolto. Dunque il problema - scusate il gioco di parole - è proprio che non si risolve il problema. Non lo si risolve perché la ratio di tutto questo non è appunto quella di risolvere il problema dei rifiuti, per tornare, come accade nel resto del paese, a dare il normale servizio, che tutti i cittadini si aspettano. Bensì la ratio è che questa «fabbrica» deve creare quattrini e dunque questo è diventato ormai il modo più sicuro per ottenere ed incamerare quello che si ricerca.
In questi territori la questione dei rifiuti viene gestita proprio come un manager gestirebbe la propria azienda: c'è una vera e propria strategia di creazione di consumo, per poter vendere il proprio prodotto; in questo caso per poter vendere il proprio servizio. Questo business così strutturato diviene addirittura un business protetto, quindi ancor più deprecabile. Io avevo dieci anni - forse come molti di voi - quando sono andato con la famiglia a visitare Napoli. Con l'innocenza di chi ha dieci anni, mi chiedevo il motivo per cui le immondizie stessero accatastate lungo le strade e sopra i marciapiedi. La grande tristezza e la grande delusione arriva però oggi, a trent'anni di distanza, quando si vedono le stesse identiche cose. Sono passati trent'anni, ma nulla è cambiato. Sembra quasi che l'unico business, che in questi trent'anni non ha risentito della crisi e che ha trovato una sua struttura quasi perfetta, sia proprio questo, che ciclicamente vede soddisfatto il proprio modo di operare, con l'arrivo appunto di ingenti finanziamenti.
Prima o poi bisognerebbe avere il coraggio di dire: «basta!» quindi o si investe per risolvere questo problema oppure bisogna trovare il modo di dire: «basta!» perché, così facendo, altro non si crea che un grosso buco, andando semplicemente a mettere una pezza. Come si dice volgarmente, si va a tappare un buco; peraltro, sorge spontanea anche la battuta che se ci fosse fisicamente un buco così grande, come quello che ha contenuto tutti i quattrini che finora sono stati spesi, probabilmente servirebbe per risolvere il problema dell'immondizia, perché sarebbe così grande da riuscire a contenere tutte le immondizie che sono in questo momento accatastate nel territorio campano!
Va aggiunto un altro elemento. Non è che questo problema non abbia dei colpevoli o dei responsabili. Visto e considerato che l'individuazione dei siti dove Pag. 37stoccare e risolvere la questione dell'immondizia è di competenza regionale, non averlo fatto implica necessariamente l'esistenza di un nome, di un cognome e di un soprannome del responsabile, ed è Bassolino. Non nascondiamoci quindi dietro una foglia di rosmarino. Affermiamo con estrema serenità che chi finora ha sbagliato può essere tranquillamente individuato.
Vorrei sottolineare un altro aspetto. In Campania vi è l'obiettivo di arrivare al 35 per cento sulla raccolta differenziata. Io, che provengo dal Veneto, mi sorprendo: da decenni esiste il problema della spazzatura ed oggi la Campania si pone l'obiettivo del 35 per cento, senza peraltro raggiungerlo.
Al nord, nel mio Veneto, le medie sono completamente diverse e si raggiunge non solo il 35 per cento, ma anche percentuali più alte, tra il 50 ed il 60 per cento ed oltre. Occorre capire se ciò dipenda dalla capacità delle amministrazioni locali di offrire servizi adeguati al cittadino, cercando di utilizzare le risorse di cui si dispone, senza bisogno di andare a «mungere» da Roma, periodicamente, i quattrini, oppure - e la cosa non cambia nella sostanza - se si possa parlare dell'incapacità da parte degli amministratori campani di risolvere questo problema e di mettere in atto tutti gli accorgimenti per gestire le risorse locali.
La cosa però che rende tutti perplessi è che, passi una volta, passi due, passi tre, da decenni si va avanti in questo modo, senza riuscire a risolvere questo problema. Cambiano i nomi degli amministratori, ma il problema rimane. E poiché arrivano sempre più fondi, sorge il dubbio che non si tratti solo dell'incapacità degli amministratori campani nel risolvere il problema, ma anche eventualmente della malafede; infatti, non è pensabile che, ciclicamente, sempre e solo in Campania e nel capoluogo campano determini tale situazione.
Bisognerebbe avere il coraggio di dire «basta», di dare, se qualcuno lo volesse, un'ultima chance; io personalmente sono fortemente perplesso: bisogna decidere di risolvere definitivamente tale questione. Diversamente, diventa poco etico ed ingiusto continuare a sovvenzionare qualcosa che sembra costruito ad hoc, che sembra messo in atto non per risolvere il problema, ma per alimentare la fabbrica della spazzatura.
Quindi, ribadisco il «no» al continuo finanziamento del «buco», con lo sperpero di risorse per mettere una «pezza» sulla questione dell'immondizia in Campania, e dico «sì» alla moralizzazione degli amministratori locali campani, affinché si pongano non ridicoli obiettivi del 35 per cento sulla raccolta differenziata, senza poi nemmeno raggiungerli, ma obiettivi quanto meno analoghi a quelli che, in altre regioni italiane, con estrema semplicità e buona volontà, si riescono a raggiungere.
Dico «sì» a fornire un supporto quando vi sono accadimenti o emergenze dovute a fatti anche sfortunati, ma si deve dire «no» quando questi accadimenti si verificano ciclicamente, come affermato precedentemente. Bisogna dire «no» quando si continua a premiare un sistema che non è ancora riuscito a trovare il modo, nonostante i maggiori aiuti, di fornire quei servizi che i cittadini devono avere, considerato che li pagano.
I cittadini campani devono prendere atto di come sono amministrati e non devono a loro volta premiare chi riesce a fornire loro più finanziamenti da Roma centro. Bisogna premiare chi, con le risorse che nella norma gli enti locali dispongono per la risoluzione dei problemi, riesce ad affrontare e risolvere i problemi in questione. Così facendo, vi saranno minori sperperi e la possibilità, anche da parte degli amministratori locali, di essere premiati per la vera meritocrazia che riescono a dimostrare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montani. Ne ha facoltà.
ENRICO MONTANI. Signor Presidente, siamo di fronte all'ennesimo fallimento dello Stato centrale! Vi è una parte del nostro paese che è abituata a riciclare (il mio comune di appartenenza ricicla almeno Pag. 38il 64 per cento), mentre un'altra parte del paese non attua questo piano. Siamo di fronte, dunque, ad un paese diviso in due, come accade per tante altre questioni, e la situazione dei rifiuti in Campania è sotto gli occhi di tutti!
Abbiamo la sensazione che l'emergenza sia diventata una prassi, un metodo per ottenere fondi.
Ogni tanto una parte del paese - in questo caso la Campania, e specificamente la città di Napoli - solleva la questione delle immondizie e dei rifiuti abbandonati per strada al fine di ricevere appositi finanziamenti. Tali finanziamenti però, Presidente, non sono mai mirati a risolvere il problema; si determina quindi un grave disagio per i cittadini, che si trovano a dover circolare in città invase dai rifiuti, come constatiamo quotidianamente. Si pongono così gravi problemi di salute e, inoltre, si avverte l'impressione - ma sicuramente è più che un'impressione - che mafia e camorra intervengano in tali situazioni.
Per questi motivi, non possiamo essere favorevoli alle misure straordinarie che, come osservava il mio collega dianzi intervenuto, si trascinano ormai da tredici anni senza che si individui mai alcuna soluzione vera.
La Lega Nord Padania è estremamente contraria a simili interventi perché non si giunge mai alla soluzione dei veri problemi; annuncio pertanto la nostra posizione contraria alla conversione in legge del decreto-legge, anche perché ritengo che la situazione sia ormai divenuta insostenibile.
Il nostro movimento ha denunciato già in passato l'esistenza di queste situazioni nelle quali quotidianamente ci imbattiamo; in Parlamento siamo spesso obbligati, infatti, a discutere su realtà divenute ormai insostenibili.
Ribadisco il nostro convincimento al riguardo. Più che far intervenire per l'ennesima volta lo Stato centrale nel finanziamento di una realtà del genere, forse farebbero bene i cittadini campani e quelli napoletani a mandare a casa chi li amministra. Costoro, infatti, sono i veri responsabili, quelli che decidono di non raccogliere i rifiuti per ottenere l'ennesimo finanziamento straordinario dallo Stato.
Dunque, sarebbe forse anche il caso di rivolgere un appello ai parlamentari provenienti dalla Campania ed a quelli originari della città di Napoli: mettetevi una mano sulla coscienza; qualcuno in quelle zone ha sicuramente delle responsabilità precise. Non è ammissibile che una parte del paese, tutti i giorni, si assuma le proprie responsabilità mentre un'altra, invece - forse più i politici che i cittadini -, le sfugga.
Il nostro è un movimento federalista e federalismo vuol dire assunzione di responsabilità precise. Il giorno in cui questo Stato diventerà veramente uno Stato federale non esisteranno più le situazioni incresciose nelle quali sono abituati a vivere i cittadini di Napoli e della Campania.
Dunque, nel preannunciare un voto contrario sul provvedimento, rivolgiamo anche l'ennesimo messaggio al paese sulla necessità di realizzare il federalismo, la soluzione, a nostro avviso, di molti mali di questo paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate.
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Signor Presidente, colleghi deputati, il mandato che ho ricevuto dalla Commissione è quello di riferire favorevolmente sul testo del disegno di legge così come approvato dal Senato, peraltro con un contributo propositivo dell'opposizione. Si tratta di un buon testo, equilibrato, che ha già dato luogo ad ottimi risultati nei primi quarantacinque giorni, dal momento in cui il prefetto Bertolaso è stato individuato come commissario.
La decadenza del decreto-legge produrrebbe effetti disastrosi sia sul piano del segnale politico che in questo momento verrebbe dato alla Campania - regione che, come ha ricordato il Presidente Napolitano, Pag. 39ha ulteriori problemi oltre a quelli dell'emergenza rifiuti - sia, soprattutto, sul piano concreto. La decadenza del decreto-legge, infatti, determinerebbe l'impossibilità da parte di Bertolaso di avvalersi dei poteri previsti dal provvedimento.
Ecco perché, anche tenuto conto della disponibilità manifestata in Commissione ed in Assemblea dal Governo, nella persona del sottosegretario D'Andrea, a valutare, monitorando costantemente insieme alle Commissioni, gli effetti del provvedimento stesso, per poi magari adottare anche ulteriori interventi correttivi, e tenuto conto che gli emendamenti, anche quelli pregevoli, possono essere sostanzialmente assorbiti attraverso utili atti di indirizzo, invito i presentatori al ritiro di tutte le proposte emendative, preannunziando altrimenti il parere contrario della Commissione su tutte le proposte emendative presentate.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, per le ragioni esposte questa mattina in sede di replica al termine della discussione sulle linee generali del provvedimento, ed ora riassunte nelle motivazioni esposte dall'onorevole Margiotta, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Sta bene; ove dunque i presentatori non accedano all'invito a ritirare le rispettive proposte emendative, queste ultime saranno poste in votazione con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, la conversione in legge di questo decreto-legge, così come ci è stato trasmesso dal Senato, che ha svolto un lavoro sostanziale, capillare e decisamente migliorativo del testo, può davvero rappresentare una exit strategy da una storia - come si potrebbe chiamarla? - di ordinaria follia, al limite del paradosso.
Attenzione, però: quando si ha a che fare con l'argomento rifiuti, sconfinare nel surreale è facile. Nella nostra società iperconsumista, basata sul criterio «usa e getta», è decisamente surreale, ad esempio, il fatto che un bene di consumo diventi un rifiuto, in un batter d'occhio. Si pensi anche a ciò che facciamo noi, quando beviamo nei bicchieri di plastica: quando lo reggiamo in mano, il bicchiere è un bene di consumo, ci beviamo e, subito dopo, diventa un rifiuto! È un gesto, se ci si pensa, irrazionale, assurdo.
Naturalmente, questa «spensierata» produzione dei rifiuti corrisponde, come in ogni umana vicenda, ad una nemesi, ad un contrappasso: il rifiuto, scusate il gioco di parole, si rifiuta di essere tale, mostra una seccante tendenza a non scomparire, a riproporsi, magari si trasforma; dopo un ciclo di smaltimenti, diventa fango e polvere, ma comunque da qualche parte deve andare.
Questa nemesi, che, se ci si pensa, è un'autentica metafora della nostra società, basata sui consumi e sui rifiuti, è dunque sempre presente nei cicli di gestione, ovunque nel mondo, e nel nostro paese, dove tale gestione ha tutte le pecche che ben conosciamo, tende a raggiungere, in molte aree, vette desolanti. Non è un caso se su 244 procedure di infrazione avviate dall'Unione europea contro l'Italia, ben 69 riguardano la materia ambientale, ed in testa alla hit parade - guarda caso! - si trovano i rifiuti, con ben 19 procedure di infrazione in corso, soprattutto per mancato rispetto della direttiva 75/442/CEE.
Ma se la gestione dei rifiuti lascia molto a desiderare in tutto il paese, è in Campania che il paradosso tende ad esplodere nelle sue forme più devastanti. In tale regione, nessuna puntata di questa «econovela dell'horror» è andata per il verso giusto, a cominciare dalla falsa partenza, o meglio, proprio a causa dell'impostazione Pag. 40iniziale, profondamente errata. Infatti, il piano regionale Rastrelli (vi ricordo che portava la firma di Antonio Rastrelli, di Alleanza Nazionale) poteva essere riassunto nello slogan «bruciamo subito, bruciamo tutto!». Tale piano prevedeva, infatti, la costruzione di termovalorizzatori talmente capienti che avrebbero potuto incenerire la spazzatura non solo della Campania, ma di mezzo sud! Sia pure con qualche correzione, tale piano è stato fatto proprio - e qui è stato commesso un errore fatale - dalla gestione Bassolino. Noi Verdi, che abbiamo avversato detto piano, sia quando portava la griffe di Rastrelli, sia quando recava la firma di Bassolino, ne abbiamo subito denunciato il vizio d'origine, ossia il mancato rispetto della famosa regola delle tre «r», vale a dire riduzione dei rifiuti all'origine, raccolta differenziata e riciclo, che fa la differenza tra un ciclo di rifiuti che funziona ed uno che fallisce.
Non sarà un caso se questa è la filosofia ispiratrice delle direttive europee: la necessità di seguire il rifiuto «dalla culla alla tomba», a cominciare, appunto, dalla direttiva quadro 75/442/CEE e dalla strategia per la prevenzione ed il riciclo dei rifiuti presentata recentemente, il 21 dicembre 2005, dalla Commissione europea. Ricordo che la proposta di direttiva per aggiornare la normativa quadro sarà esaminata, in prima lettura, dal Parlamento europeo nel febbraio 2007, quindi tra pochi mesi. Come dicevo, non sarà un caso se quello ricordato è il principio ispiratore della normativa dell'Unione europea in materia e, naturalmente, del decreto Ronchi, che l'ha recepita.
Da questa errata impostazione iniziale del piano regionale dei rifiuti della Campania, dunque, discendono gli errori successivi, a cominciare dal bassissimo tasso di raccolta differenziata. In media, si raggiunge l'11 per cento; nel napoletano il livello è sicuramente inferiore, anche se vi sono comuni «virtuosi» nel salernitano ed in altre aree.
A ciò si aggiungono lacune notevoli nel campo del riciclo, nonché l'ingrediente «unico» di questa grottesca vicenda: si tratta delle famigerate ecoballe, vale a dire l'unico combustibile da rifiuti che non brucia, a meno che non venga additivato con benzina.
Non voglio ripercorrere, tappa per tappa, tutte le tragiche puntate di questa «econovela». Per riassumere, possiamo evidenziare che non vi sono le tre «r» (l'unica garanzia di un sano ciclo di smaltimento), non vi è un CDR degno di questo nome e vi sono solo i piani per realizzare i termovalorizzatori. In compenso, abbiamo 5 mila discariche abusive, 5 milioni di ecoballe e 7.500 tonnellate di rifiuti al giorno!
Come tutti sappiamo, ciò significa un clamoroso giro d'affari per la camorra, che prospera, per l'appunto, sulla speculazione dei siti di stoccaggio, sul controllo delle discariche abusive e, soprattutto, sui trasporti illegali di rifiuti. Ricordo che in Italia vengono commessi tre reati ambientali all'ora, che più di 200 sono i clan coinvolti e che il giro d'affari è arrivato a 27 miliardi di euro in dieci anni.
Qui, naturalmente, arriviamo alla domanda chiave, quella che tutti ci poniamo in quest'aula: ma come se ne esce? In tutto il paese, ma in particolare in Campania (che rappresenta un po' la summa di queste patologie), abbiamo provato con un commissariamento lungo tredici anni, che non ha potuto impedire che la situazione precipitasse...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GRAZIA FRANCESCATO. ...dando origine a quell'emergenza infinita che oggi ci troviamo ad affrontare.
Concludo, signor Presidente. Noi, pur essendo ovviamente contrari ad un commissariamento, riteniamo che questo ulteriore prolungamento sia necessario in Campania. In primis, infatti, il decreto-legge in esame presenta aspetti apprezzabili, poiché, praticamente, è un vestito cucito su misura su una persona: si tratta del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che gode di tutta la nostra fiducia. In secondo luogo, il provvedimento reca una precisa data di scadenza (il 31 Pag. 41dicembre 2007) e, soprattutto, grazie al capillare lavoro svolto dal Senato, può davvero costituire un'exit strategy.
PRESIDENTE. Grazie...
GRAZIA FRANCESCATO. Per questo motivo, riteniamo che la situazione in Campania sia diversa dalle altre e che l'emendamento Paolo Russo 1.2, quindi, debba essere respinto (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, la singolarità del provvedimento in esame è data dal fatto che, rispetto al merito specifico di ogni singola proposta emendativa presentata, troveremo motivi per intraprendere un percorso comune; tuttavia, nonostante ciò, incontreremo l'impossibilità di discutere concretamente dell'opportunità di approvare gli emendamenti, perché si paventa un'improbabile decadenza del decreto-legge. Eppure, ricordo che vi sono ancora quasi due settimane prima dell'8 dicembre, le quali possono essere utilizzate per consentire al Senato di compiere un'ulteriore e più appropriata valutazione. Ciò soprattutto, signor Presidente, alla luce del fatto che, come è stato già affermato in quest'aula, si tratta di un decreto-legge che è stato così significativamente dibattuto da stravolgere in maniera sostanziale il testo originario.
Pertanto, in questa sede stiamo esaminando un provvedimento che non è più quello approvato dal Consiglio dei ministri, poiché è stato significativamente emendato dal Senato della Repubblica. Vorrei altresì osservare che stiamo esaminando questo testo senza avere la possibilità di discuterlo nel merito.
In realtà, attraverso questo sistema, abbiamo ridotto la Camera dei deputati ad una Camera «minore», poiché essa non può discutere ed entrare nel merito delle singole questioni, ma deve - a prescindere! - «digerire», approvare e magari accontentarsi di qualche «alchimia», attraverso la trasfusione del contenuto di proposte emendative in appositi ordini del giorno. L'esperienza ci insegna come la trasformazione di tali emendamenti in ordini del giorno non servirà a nulla!
Si «blinda» il provvedimento, quindi, e tale blindatura rappresenta un dato politico. Si tratta, infatti, dell'indisponibilità a ragionare in questa Assemblea per migliorare, emendandolo, il testo del decreto-legge in esame.
Guardate, colleghi, da parte nostra non vi è alcun tentativo o desiderio ostruzionistico; piuttosto, vi è la volontà (e, per qualche aspetto, anche la passione) di entrare nel merito di questioni specifiche che, evidentemente, minano talmente a fondo il provvedimento in esame da renderlo non inefficace od improduttivo, ma addirittura dannoso!
Ecco perché ci permettiamo di sollecitare l'Assemblea a discutere ed a ragionare preliminarmente sul mio emendamento 1.2.
Vi sono una serie di emendamenti sui quali sarà opportuno riflettere insieme, perché probabilmente dalla modifica del testo potrà scaturire una exit strategy onesta, reale, seria, affinché, davvero, si possa uscire dall'emergenza in quella regione. Viceversa, la sensazione che percepiamo è che si stia costruendo un ambaradan utile a far nulla, utile a lasciare le cose come stanno e, di fatto, a generare un'ulteriore condizione di criticità, su cui discuteremo nei prossimi mesi.
Ciò che dico è dimostrato dagli interventi di autorevoli colleghi della maggioranza, i quali hanno affermato che il Governo si è impegnato a ritornare su questo argomento. Ciò è singolare! È davvero singolare che il Governo, mentre ci accingiamo ad approvare un provvedimento, si impegni a ritornare sullo stesso, sapendo già che sarà necessario emendarlo, rivalutarlo, riconsiderarlo. Allora, perché non farlo adesso? Perché non dare al direttore Bertolaso strumenti efficaci, essenziali, certi e capaci davvero di affrontare Pag. 42questa emergenza nelle prossime ore, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi?
Il mio emendamento 1.2, sottoscritto anche dal collega Fasolino, pone l'accento sulla necessità di estendere le funzioni del capo della Protezione civile con riferimento a tutte le altre regioni commissariate. Ovviamente, per questo motivo, preannuncio il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, le considerazioni svolte dalla collega Francescato mi hanno sollecitato ad intervenire. La collega ha fatto un excursus della situazione drammatica della Campania. È una situazione che lei conosce bene, non solo per l'impegno politico dei Verdi, ma anche perché è stata impegnata sul territorio in ruoli importanti, in società che pure dovevano svolgere talune funzioni nell'ambito delle bonifiche, che però non hanno portato a termine.
La collega Francescato omette di aggiungere alle tre «r», cui faceva riferimento, una quarta che all'epoca era rappresentata dal ministro Ronchi. La collega ha svolto una ricostruzione parziale dei fatti così come si sono svolti ed ha detto, a nostro modo di vedere, anche alcune inesattezze.
Collega Francescato, il piano originariamente proposto da Rastrelli prevedeva cinque termovalorizzatori. Il ministro Ronchi impose due megatermovalorizzatori: la verità è questa! Il piano dei rifiuti proposto dalla regione Campania e dal commissario straordinario dell'epoca prevedeva, nella filosofia che lei ha illustrato, la selezione dei rifiuti, ossia la raccolta differenziata, la vagliatura, il compostaggio, il CDR e poi, alla fine, la termodistruzione. Quindi, era un piano complesso, che teneva conto della necessità di togliere dalle mani della camorra la gestione dei rifiuti in Campania e di chiudere in maniera definitiva le discariche.
A distanza di 13 anni, il Governo di centrosinistra - non altri - apre le discariche e riconsegna il controllo dei rifiuti alla camorra. Chi in questi anni ha governato la regione e gli enti locali ha fatto sì che tale problema non si potesse risolvere ed ha fatto sì che imprenditori considerati camorristi venissero cacciati dalla porta, perché estromessi giustamente dai servizi in questo settore, ma fossero recuperati attraverso la finestra.
Infatti, enti, società e consorzi pubblici, gestiti dai commissariati che negli anni si sono avvicendati in questa gestione revocavano l'appalto alle società camorriste e, tuttavia, fittavano dalle medesime i mezzi e gli autoparchi. Queste realtà sono presenti all'interno di relazioni e di denunce, anche delle commissioni di accesso che hanno determinato lo scioglimento di molti consigli comunali.
Dunque, qui non stiamo a rivendicare chi è più bravo a fare la guerra alla camorra. Vogliamo dire che, negli anni passati, questa situazione è stata enormemente sottovalutata e non è il caso che in quest'aula si addossino a qualcuno responsabilità che invece sono, con ogni evidenza, di tutte le istituzioni, a prescindere da chi ha governato in questi anni nella regione Campania.
Oggi il livello della gestione istituzionale va solo in una direzione. Quest'ultima affermazione non vuole essere una scusante per nessuno e non vuole determinare scorciatoie per altri, individuando presunti responsabili. Ci deve far riflettere solo un dato, quando si richiama la professionalità e la preparazione dell'attuale commissario: costui è lo stesso che gestiva e gestisce tuttora la Protezione civile, a prescindere da chi governa il paese. Infatti, quando un funzionario è professionalmente adeguato ad un ruolo, lo è prescindendo da chi governa ovvero dalla situazione politica che si determina.
A noi sembra assurdo che, nel momento in cui si parla di un decreto che dovrebbe determinare le condizioni per avviare a soluzione questa crisi endemica della regione Campania, non ci sia un confronto, considerato che il provvedimento è «blindato». Allora sappiamo tutti che occorre un nuovo piano nazionale dei Pag. 43rifiuti. Chi è deputato a farlo? In quali tempi? Ne riparliamo nelle dichiarazioni di voto sui prossimi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti. Invito tutti a prendere posto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i deputati Delfino e Volontè non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Pini avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Questo emendamento vuole sottolineare la necessità di riflettere, in quest'aula, sul tema centrale del decreto-legge in esame. Infatti, senza voler rimarcare le evidenti responsabilità istituzionali e politiche di chi governa la regione ormai da oltre otto anni, vorremmo tracciare con certezza un percorso di quanto deve essere fatto. Ciò attraverso l'azione importante ed innovativa di un decreto. Sinora i commissari erano individuati non attraverso un decreto-legge, ma con un'ordinanza il più delle volte deliberata dalla Protezione civile. Oggi, un'iniziativa più forte e che vuole avere un senso politico più importante franerebbe tuttavia nel momento in cui, in quest'aula, si chiede la possibilità di discutere del merito e di affrontare singole e specifiche questioni.
Si chiede pertanto la possibilità di valutare se, rispetto alla specificità della domanda posta, alla particolarità della condizione nella quale si è collocati e alla proposta emendativa che si formula, vi sia una disponibilità a ragionare nel merito.
Allora, veniamo allo strumento individuato, che è quello di chiedere ad uno dei migliori funzionari del nostro paese di occuparsi di questa emergenza come fosse uno tsunami o un terremoto.
È evidente che non si tratta né di uno tsunami né di un terremoto, ma di incapacità gestionale e politica. Insomma, si tratta di altra cosa rispetto agli eventi straordinari della natura. Siamo di fronte alla incapacità di rendere sistema ciò che si realizza altrove, in altre parti d'Italia e nel mondo. Siamo dinanzi alla incapacità di organizzare in modo ordinato il ciclo dei rifiuti.
Quando affermo questo, mi riferisco ad una responsabilità che, anche in base al dettato costituzionale, è in capo alle regioni. Questa incapacità si è estesa ulteriormente, interessando anche le amministrazioni provinciali e delle grandi città. Soltanto le piccole città sono riuscite ad organizzare autonomamente un sistema minimamente ordinato del ciclo dei rifiuti, per quanto possibile dinanzi ad una incapacità organizzativa di sistema che rende impraticabile qualunque sforzo dei cittadini, da una parte, e delle amministrazioni locali, dall'altra.
Questo è il senso del mio emendamento 1.3, che tende a dare una unitarietà di percorso e di ragionamento, in modo tale che da parte della Protezione civile sia assunta una responsabilità che si estenda anche oltre la Campania e possano essere maturati una esperienza, un ingegno e una Pag. 44capacità in grado di divenire strumento operativo utile anche in altre regioni.
Per queste ragioni, raccomando l'approvazione di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, desidero continuare la riflessione che stavo svolgendo in precedenza. Tutti siamo convinti delle necessità di un nuovo piano sui rifiuti per la Campania. Credo che questa necessità debba essere, in qualche modo, ricollegata al provvedimento legislativo in esame. I primi emendamenti che stiamo discutendo pongono una questione importante, cioè se sia più opportuno proseguire le gestioni commissariali - ciò vale per la Campania come per tutte le altre regioni commissariate - oppure responsabilizzare, giustamente, il sistema delle autonomie, nelle competenze loro affidate. Tali gestioni sono state delegate alle regioni le quali, per dettato costituzionale, dovrebbero essere assemblee legislative ma, nel tempo, sono diventate enormi enti di gestione e, ovviamente, hanno una visione vasta dei problemi da affrontare.
Abbiamo verificato, in questi anni, che il modo di affrontare tale problematica, rispetto alla strutturazione degli interventi, ha una dimensione ampia. Invece, le moderne tecnologie ci dicono che l'esistenza di comparti a dimensione inferiore, la conformazione dei territori, la presenza dei distretti industriali, l'intensità della popolazione, le distanze tra i comuni, gli assi viari e i collegamenti sono tutti elementi che potrebbero determinare scelte diverse per sistemi di smaltimento dei rifiuti più vicini alle esigenze dei territori e dei loro cittadini. I colleghi della Lega Nord Padania, in precedenza, ricordavano le esperienze maturate nel nord Italia, in particolare l'esperienza della città di Brescia, in cui si è determinato un rapporto virtuoso tra i cittadini amministrati e la risorsa costituita dai rifiuti. Nel Mezzogiorno questo concetto non esiste e i rifiuti non sono affatto considerati una risorsa.
Quanto è accaduto e accade in questi anni ha mostrato che, invece, c'è una assuefazione generale e che il rifiuto è considerato come un elemento di arretratezza, un elemento che frena lo sviluppo. Bisogna pensare che attraverso questo provvedimento, il Parlamento, il Governo, tutte le istituzioni e le forze politiche debbono assumere l'impegno di non intervenire più con i commissariamenti in questa emergenza. Ciò consentirebbe di responsabilizzare gli enti locali.
Questo tema noi intendevamo sottoporre all'Assemblea e ritenevamo che, in un confronto virtuoso, si potesse affrontare. Così non è stato, ma noi esprimeremo ugualmente un voto favorevole sull'emendamento Paolo Russo 1.3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, intervengo per motivare il voto a favore degli emendamenti presentati dai colleghi Paolo Russo e Fasolino, quello in esame, quello che abbiamo appena votato ed anche i successivi. Raccolgo la provocazione e la denuncia politica contenute in questi emendamenti, che condivido pienamente. Il voto favorevole serve a rimarcare una contrarietà da me personalmente espressa in Assemblea ed in Commissione rispetto alla scelta politica contenuta nel decreto-legge. La scelta di prorogare ulteriormente i poteri commissariali, senza, tra l'altro, l'indicazione della data di scadenza, significa chiaramente che il Governo ha voluto consegnare la regione Campania ad un'emergenza perenne. Su questa strada non potremo mai incontrarci.
Tra l'altro, la scelta del commissario Bertolaso, indiscutibile sotto il profilo personale e professionale, rafforza questa preoccupazione. Affidare tale compito al capo del Dipartimento della protezione civile, vuol dire consegnare la regione Campania ad uno stato di calamità che, invece, noi vogliamo cercare di recuperare e di evitare, riportando la regione ad una Pag. 45gestione ordinaria. Non sono certamente questi gli strumenti, il metodo, il mezzo per giungere alla gestione ordinaria in un settore particolarmente delicato ed in una regione particolarmente fragile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 271).
Prendo atto che il deputato Giulietti ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, gli emendamenti a mia firma che stiamo esaminando hanno una logica duale, nel senso che cercano di indurre l'Assemblea a scegliere una strada certa, quale che sia, che vada verso un'indicazione univoca, uguale, omologa, che sia letta allo stesso modo in ogni regione commissariata e sia uno strumento chiaro. È, insomma, il tentativo di spingere alla riflessione l'Assemblea per consentire un percorso uguale, per mettere in campo una politica lineare ed unica sul tema che stiamo dibattendo.
Rispetto alle gestioni commissariate, vi sono più pesi e più misure, diverse azioni, spesso contrastanti. Da una parte si invoca un commissario dirigista, da un'altra si interviene con un atteggiamento statalista, estraneo all'autonomia, come nel caso della Sicilia, tentando di frenare il lavoro posto in essere in quella regione. In una regione si commissaria con un presidente di regione, in un'altra con autorevoli funzionari dello Stato. Vi è la sensazione di un puzzle che rende veramente disomogenea la materia ed inestricabile e difficilmente comprensibile questo fenomeno anche agli occhi delle attente sensibilità ambientaliste del paese.
Due documenti, approvati all'unanimità, nella passata legislatura, dalla Commissione che ho avuto l'onore di presiedere, hanno ritenuto l'istituto commissariale come la causa in sé delle emergenze, la causa che, paradossalmente, alimenta l'emergenza stessa con un meccanismo perverso, generato dal fatto che decisioni, talvolta anche corrette, per il solo fatto che fossero distanti dai cittadini, poco inclini al dialogo con essi e con le assemblee elettive nei territori, venivano percepite come ostili, anche quando giuste. Una volta percepite come ostili diventavano puntualmente bersaglio di un'azione bipartisan sui territori che rendeva inapplicabile ogni azione.
Per ben due volte si approvò un documento in tal senso e si disse: basta con i commissariamenti; basta con le ulteriori proroghe e con gli eventi straordinari. Altra cosa è il togliere i rifiuti dalla strada, quella è emergenza sanitaria. Comprendiamo rispetto a tale necessità l'adozione di uno strumento straordinario e «militare» per alcuni aspetti, ma ciò che fa parte della gestione ordinaria andrebbe probabilmente attribuito quanto prima ad un'ordinaria gestione da parte della regione. Si scelga, al limite, una strada univoca, chiara, non ondeggiante, non ambigua e non ambivalente rispetto a tutte le regioni commissariate. Si imbocchi una strada unica, che può essere rappresentata anche dalla scelta della regione come strumento - quelle regioni che si sono dimostrate già incapaci e inefficienti - o dalla scelta dello strumento commissariale, rendendolo però autorevole ed efficace nell'azione, Pag. 46dotandolo di mezzi e di strumenti. Per tali motivi, votiamo a favore dell'emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Allasia avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Il senso di questa continua richiesta di confronto è di far comprendere come il testo così composto sia cosa totalmente diversa dal decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri. Il commissario Bertolaso ha riferito che ha applicato quel decreto in questi giorni, ma ha anche riferito con molto garbo che ha utilizzato poco i poteri speciali, straordinari ed unici che lo stesso decreto gli conferiva.
Il testo che noi stiamo esaminando è cosa completamente diversa, addirittura anche nel titolo, rispetto al decreto-legge iniziale. Questa è la ragione per la quale un'improbabile decadenza non provocherebbe un disastro. Certo, comporterebbe dei problemi, che sarebbero tuttavia minori rispetto ad un'approvazione sic et simpliciter, blindata, che non rende ragione del dibattito svoltosi in Commissione. Soprattutto non rende ragione delle valutazioni sugli emendamenti proposti da parte di tutti i colleghi che hanno lavorato sul testo in Commissione, a testimonianza del dato che non vi è una volontà ostruzionistica né l'intenzione di ritardare in qualche modo l'approvazione di questo importante provvedimento. Vi è piuttosto la necessità di far comprendere a chi oggi è maggioranza in questo Parlamento che, se riusciremo a migliorare il testo, a renderlo utilizzabile, a dare gli strumenti necessari per uscire dall'emergenza a quella regione, probabilmente avremo reso un grande servigio al senso di rispetto che dobbiamo nei confronti di tutte le istituzioni. Diversamente, ci copriremmo di ridicolo, perché dopo aver scomodato ed elogiato uno dei migliori funzionari del nostro paese gli creeremmo una costruzione di contorno che di fatto gli renderebbe difficile l'azione e impraticabile il percorso che porta alla fuoriuscita dalla condizione emergenziale.
E per uscire dalla condizione emergenziale vi sono svariate necessità che, purtroppo, nell'attuale formulazione del testo, non sono assolutamente previste, anzi tali necessità sono costrette, limitate e rese impraticabili. Per tale ragione, ci permettiamo di insistere sul fatto che sarebbe utile modificare questo testo, non per spirito di parte, non per la velleità di metter mano ad un testo articolato che potrebbe fornire speranze a quella regione, ma per una necessità riconosciuta da tutti e dimostrata dal fatto che già si preparano ordini del giorno ad un provvedimento che obiettivamente è manchevole e che deve essere verificato.
Per queste ragioni, esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.5, non accettato dalla Pag. 47Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, l'emendamento in esame si riferisce ad una certezza di percorso, che deriva da una sollecitazione proveniente dal primo testo del decreto che ipotizzava che tutto questo ambaradam finisse il 30 settembre.
Pertanto, se è volontà di tutti di terminare questa esperienza commissariale quanto prima e di restituire alla regione competenza sulla materia, ritengo che ciò che è necessario fare possa essere realizzato in pochi mesi questo è il senso di una gestione commissariale che, se ha una durata di pochi mesi, ha l'energia e la vivacità per produrre un tangibile risultato. Se, invece, dilatiamo la durata del commissariamento fino al 31 dicembre 2007, chissà quanto si potrà andare avanti, raggiungendo persino il terzo lustro!
Ebbene, l'idea del 30 giugno 2007 ha quale base la volontà di fissare una data certa e ragionevole; infatti, si tratta di sei mesi abbondanti, durante i quali vi potrà essere il massimo dell'impegno, dimostrando a questo paese che, con strumenti straordinari, davvero si può giocare una partita anche in questo settore. In ogni caso, è importante non andare oltre tale data per chiudere definitivamente questa esperienza, avendo risolto la condizione emergenziale del momento, con l'impegno da parte della regione a porre in essere quelle politiche ordinarie necessarie a rendere l'uscita dall'emergenza stabile e duratura. Per questi motivi, esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, noi da sempre siamo stati contrari al commissariamento, qualsiasi fosse l'iniziativa, e mi pare che anche in questo Parlamento altre forze politiche la pensino così. Sottrarre all'azione amministrativa l'azione politica e il suo ruolo, attraverso un commissariamento - si parla di tredici anni di commissariamento - mi pare sia contrario allo spirito di tante forze politiche di questo Parlamento.
Oggi, per risolvere il problema di un presidente di regione, di sette presidenti di provincia e di un sindaco di capoluogo e città metropolitana, alcune forze politiche oggi sono disposte ad accettare supinamente questo compromesso politico, questa blindatura proposta dal Governo e accolta dal relatore.
Cinque milioni di tonnellate di ecoballe saranno smaltite da questo commissario, che fa un lavoro sporco per conto della sinistra. Ovviamente, siete tutti contenti e si fa festa grande: le ecoballe vengono eliminate dal commissario e, quindi, non devono più farlo il sindaco, il presidente di provincia o il presidente di regione.
I soldi, magari, saranno attinti dal fondo nazionale e le cose andranno bene per quella regione. Nel frattempo, si raccoglie il consenso da rifiuto, che questo sistema politico ha creato con un sistema perverso. Vi è un intreccio tra affari e politica, tra azione di smaltimento dei rifiuti e azione di non smaltimento dei rifiuti, attraverso doppi, tripli e quadrupli incarichi, come ci ha spiegato il commissario Bertolaso.
Vi sono mille milioni di euro di debito (duemila miliardi di vecchie lire), e oltre Pag. 48520 milioni (mille miliardi delle vecchie lire). Sono stati prodotti quasi 3 mila miliardi di debito; solamente nella città di Napoli si parla di 80 milioni di euro di debito.
Non siamo disposti, però, a responsabilizzare al più presto questa realtà, come chiede questo emendamento Bertolaso ha già risolto una parte dei problemi e, lasciandolo ancora qualche mese, sicuramente avremo un risultato positivo per quanto riguarda l'emergenza. Perché, allora, non responsabilizzare gli amministratori fin da subito, mantenendo l'atteggiamento corretto che alcune forze politiche in quest'aula hanno sempre assunto negli anni scorsi?
Oggi, di fronte a questo problema, solo ed esclusivamente perché c'è un'amministrazione rossa, si nomina un commissario. Non sapete che, in questo modo, si deteriora l'azione politica a livello nazionale?
È chiaro che non eravamo favorevoli all'estensione del commissariamento ad altre regioni e, a maggior ragione, siamo contrari ad un prolungamento dello stesso in questa regione. Per questo motivo, il nostro voto sarà a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, anche noi di Alleanza Nazionale siamo favorevoli a questo emendamento, perché, già da tanto tempo, abbiamo posto il problema della necessità di superare i poteri commissariali e questa fase di emergenza.
Avremmo voluto vedere in quest'aula il ministro, che più volte su questo tema, in qualche modo, ha dato la sua disponibilità, ma, di fatto, quando se ne parla, purtroppo, non è presente.
Abbiamo indicato una data, perché riteniamo, come giustamente diceva l'onorevole Paolo Russo, che non bisogna andare oltre. Perché aspettare il 31 dicembre 2007?
C'è la necessità di superare questa fase e di chiudere con i poteri commissariali, anche perché abbiamo il timore che potremmo giungere a quella data e il Governo potrebbe emanare un nuovo decreto-legge di slittamento.
Per questo motivo, mi appello al senso di responsabilità di tutti i parlamentari di quest'Assemblea e chiedo che possa essere definita una data veloce e tempestiva, in modo tale che le regioni possano assumersi le proprie responsabilità e porre fine a questi poteri commissariali, che stanno sicuramente devastando molto di più le regioni, come ha dimostrato il caso eclatante della regione Campania.
Pertanto, siamo favorevoli a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 248).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ai colleghi i quali ritengono che dell'istituto commissariale non si debba abusare chiederei di riflettere, ricordando che la data indicata nel mio emendamento 1.6 (30 settembre 2007) è stata indicata dal direttore Bertolaso nella sua proposta iniziale. Pag. 49Peraltro, nei territori e nelle istituzioni campane nessuno crede che il 31 dicembre 2007 cessi il commissariamento.
Il 30 settembre è una data intermedia, una limitazione di pochi mesi, ma rappresenterebbe un segnale importante in controtendenza, starebbe ad indicare che facciamo sul serio, che il direttore Bertolaso è impegnato davvero, avendo meno tempo, a compiere passi in avanti in questo campo. Il mio emendamento serve ad indicare che stiamo facendo sul serio; serve ad aiutare un percorso di ritorno serio all'ordinarietà. La data del 30 settembre può esprimere un messaggio importante e certo: che non si tratta della solita, ridondante reiterazione, di anno in anno, di un'emergenza stanca e che, invece, si vuole individuare una data che consenta davvero di credere che quello fissato può essere il termine oltre il quale non si andrà più. È per questo che credo sia utile riflettere: il mio emendamento non ha contenuto ideologico, ma serve a dare, tutti insieme, l'idea che si fa sul serio.
Ricordo che, in ogni assise pubblica, tutti i parlamentari, di ogni parte politica, hanno detto che bisogna smetterla con l'istituto commissariale. Il mio emendamento può assicurare questo risultato senza stravolgere il senso del provvedimento, può dare un aiuto straordinario, può dare un segnale di inversione di una tendenza stantia che ha rappresentato la tradizione dell'emergenza rifiuti in Campania negli ultimi anni.
Per questi motivi, mi permetto non soltanto di annunciare il voto favorevole del mio gruppo, ma anche di chiedere a tutti i colleghi di riflettere: l'emendamento in esame potrebbe rappresentare una chiave di volta per la soluzione della questione che stiamo affrontando. Non cambiamo il merito ma, semplicemente, avviciniamo al 30 settembre l'uscita di scena del commissario (come, peraltro, il direttore Bertolaso aveva indicato). Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, innanzitutto, desidero ribadire quanto ha già annunciato, in sede di valutazione generale, in occasione dell'esame dell'emendamento Paolo Russo 1.5, il collega Dussin.
Noi voteremo a favore dell'emendamento Paolo Russo 1.6 perché ne riteniamo valida la ratio: esso tende ad accorciare i termini di un commissariamento che sta diventando una barzelletta e che ci sta facendo irridere dal resto d'Europa. Siamo l'unico paese nel quale le situazioni provvisorie diventano definitive (e viceversa) e, come viene detto a più riprese e da più parti, da noi, nulla è più definitivo del provvisorio!
Siamo in un meccanismo per il quale non è ben chiaro ad oggi, anche sulla base delle modifiche apportate dal Senato, quali siano le competenze specifiche di questo commissario, che noi contestiamo, al di là della scelta del soggetto (sulla cui persona non abbiamo nulla da ridire), per la metodica che è stata seguita.
La discussione di queste ore si è lungo protratta sul tema fondante della vicenda, cioè sulla funzione principe (o madre) rispetto a tutte quelle che vengono attribuite, ovverossia la pianificazione. Non abbiamo capito a questo punto a chi competa la pianificazione territoriale e, soprattutto, se essa, dopo più di dodici anni di commissariamento, potrà vedere la luce in tempi rapidi.
Riteniamo che la situazione sia in questo momento assolutamente nota, contrariamente a quanto accadeva alcuni anni fa. Oggi, stiamo discutendo di una vicenda che ben conosciamo: sappiamo di quanti e quali quantitativi di materiali stiamo discutendo, quale sia il fabbisogno in termini impiantistici, e che il ricorso a forme di gestione straordinaria (come può essere considerata quella commissariale) è confacente alla conclusione di un ciclo: e se il ciclo deve essere concluso, allora dovrebbe esserlo quanto prima! Non credo che occorra ancora tutto questo tempo perché non credo alla necessità di una fase istruttoria, la quale è terminata da tempo!Pag. 50
Non vorremmo che, in realtà, dietro alle necessità di cui stiamo discutendo in quest'aula di procedere al commissariamento, si nasconda un progetto diverso, che diventa un meccanismo surrettizio di finanziamento a questa regione del paese che non sta dando risposte a tale proposito. Il timore che abbiamo è che il protrarsi del commissariamento non serva come meccanismo di garanzia in termini di copertura finanziaria. Di fatto, il contenuto del provvedimento in esame, al di là dei poteri che vengono attribuiti al commissario, ha una valenza importante dal punto di vista della copertura finanziaria che - ricordiamoci bene - non è nemmeno tutta compresa nei capitoli indicati a carico della spesa pubblica. In questi anni abbiamo assistito, infatti, a meccanismi perversi di finanziamento dello smaltimento dei rifiuti, così come a meccanismi altrettanto perversi riguardo all'accatastamento e abbancamento degli stoccaggi di un quantitativo di materiale che ormai rasenta il ridicolo: cinque milioni di tonnellate di ecoballe. E forse sono anche pochi: nella realtà si è smaltito quanto si è potuto, continuando a indebitarsi.
Oggi, occorre che il commissario vada, in tempi rapidi ci dica a quanto ammonti il costo stimabile per lo smaltimento dei rifiuti che sono stati stoccati e dia il via, una volta per tutte, a quel processo di programmazione territoriale che prevede lo sblocco dei cantieri che porteranno alla realizzazione dei termocombustori. È l'unica soluzione possibile e perseguibile su quel territorio per realizzare finalmente impianti di discarica conformi alla normativa comunitaria.
Non possiamo continuare a pensare che, a far fronte ai fabbisogni di questa popolazione, vi siano cave dismesse prive di qualsiasi tipo di garanzia dal punto di vista igienico-ambientale, come non possiamo continuare a pensare che a risolvere i problemi di quella parte del paese, incapace di amministrarsi e di darsi una programmazione territoriale, non siano gli enti territoriali che vengono votati (che invece sono bravissimi nell'elargire consulenze alle proprie centinaia e forse migliaia di consulenti che in questi anni si sono arricchiti alle spalle di tutti i cittadini italiani) che, in questo momento, stanno dimostrando di non avere le risposte.
Le risposte ce le dia questo commissario, ma in tempi rapidi, tenendo presente che - lo ripeto - la fase della ricognizione è ultimata: non vi è più bisogno di scoprire nulla; sappiamo quanti rifiuti ci sono, quanto costerà smaltirli e quanti impianti serviranno. Basterebbero pochissimi mesi, forse anche solo qualche settimana. In realtà, la stiamo tirando alla lunga il più possibile perché, così facendo, paghiamo con i soldi di tutto il paese le inefficienze del centrosinistra campano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Presidente, a proposito dell'emendamento del collega Russo, se fosse stato presente il ministro che, come campano, avrebbe dovuto avere questa sensibilità, mi sarei accontentato del suo impegno d'onore in quest'aula. So che sto dicendo qualcosa di grande: certo, pensare ad un impegno d'onore da parte del ministro dell'ambiente in quest'aula è qualcosa di molto delicato, visto che, se dovessimo valutare la coerenza e la correttezza delle posizioni che egli ha assunto in questi anni rispetto ai provvedimenti che invece ha assunto dal momento in cui è diventato ministro, ci sarebbe da riflettere circa la linearità dei comportamenti o delle posizioni sostenute.
Dovremmo ricorrere ai latini, per ricordare: o tempora, o mores!
Ci saremmo accontentati dell'impegno del ministro, in quest'aula solenne, il quale avrebbe potuto dire: io sono contro il perdurare del commissariamento; passato il 30 dicembre 2007 non ci saranno più commissari; se questo accadrà io mi dimetterò da ministro!
Ci saremmo accontentati di questa dichiarazione, in assenza di un confronto nel merito su un testo che state blindando. Pag. 51Con questo emendamento poniamo dunque la questione e attendiamo risposte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,33)
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Intanto, nessuno di noi è contento del commissariamento. È evidente che si tratta di una scelta necessitata; lo dicevo ieri anche all'onorevole Mazzoni. E poi, stiamo svolgendo tutti un lavoro responsabile e costruttivo, come abbiamo fatto anche in Commissione, insieme all'opposizione. Vorrei però far notare all'onorevole Paolo Russo, che pure ha svolto alcune interessanti osservazioni, che il termine al quale è riferito l'emendamento (31 dicembre 2007) è stato introdotto al Senato con un emendamento a prima firma Matteoli, quindi dall'opposizione, in particolare da Alleanza Nazionale.
L'orientamento del Governo era quello di lasciare il termine al gennaio 2007. È stata la volontà della minoranza, accolta poi dall'intero Senato, a far spostare il termine al 31 dicembre 2007, peraltro più correttamente, perché riteniamo che ciò sia in effetti utile, data l'emergenza. Dico questo anche per sottolineare che davvero in Senato è stato svolto un ottimo lavoro concertato, senza steccati. Non vorremmo quindi che qui, alla Camera, si facesse al riguardo un passo indietro (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Mi spiace che l'ipocrisia si esterni oltre che in Commissione anche qui in Assemblea e che ciò accada attraverso la persona del relatore. È inutile che date la colpa alla minoranza! La Lega sicuramente non si presta a questi giochi. La Lega è contro il commissariamento tout court. La Lega ha sempre avuto una posizione molto limpida e chiara in Commissione e adesso qui in Assemblea. Quindi, credo che dobbiate assumervi la vostra responsabilità. State facendo una porcata! Proprio così va definita questa cosa.
Dovete assumervi la vostra responsabilità! L'ipocrisia non ha spazio in quest'aula, per quanto riguarda questi argomenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 253).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Adolfo 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Questo emendamento ha una sua concreta apprezzabilità. Tuttavia, purtroppo, esso non troverà ascolto, perché il relatore e questa maggioranza hanno già annunciato la loro posizione contraria su tutte le nostre proposte emendative. In altri termini, essi hanno ufficializzato una condotta ostruzionistica nei confronti della Campania. Ciò nondimeno, credo sia doveroso da parte nostra continuare a sensibilizzare i colleghi, illustrando le nostre proposte emendative, nelle quali sicuramente crediamo.Pag. 52
In particolare, questo emendamento, con il quale si chiede che il commissario delegato operi d'intesa con il presidente della regione e sentita la consulta regionale, si propone un duplice obiettivo. Tra l'altro, esso cerca di formulare due denunce molto importanti.
Il primo luogo, l'intesa con il presidente della regione mira a denunciare, ancora una volta, in maniera forte, la deresponsabilizzazione che ha caratterizzato questi tredici anni e più di gestione commissariale in Campania della classe politica, della classe dirigente, in totale assenza di senso di responsabilità e di partecipazione attiva e propositiva alla soluzione di un problema che la classe dirigente avrebbe dovuto affrontare; una deresponsabilizzazione che le gestioni commissariali confermano, come dimostrano questi giorni di attività del commissario Bertolaso, che recentemente ha lamentato, in maniera delicata, un isolamento ed un senso di abbandono da parte di chi dovrebbe governare il territorio e dovrebbe avere interesse più di lui a curare le questioni gravi e scottanti che gli stiamo affidando con questo decreto-legge.
Secondariamente, vi è l'altra denuncia. Il coinvolgimento della consulta, formata dai rappresentanti degli enti territoriali, le province e i comuni interessati, è volto a realizzare quel percorso di concertazione indispensabile affinché questa attività di gestione possa incontrare le esigenze del territorio, e possa accompagnare l'evocazione del territorio. E la denuncia, anche questa molto grave, sottesa al perseguimento di questo obiettivo, è quella che abbiamo dovuto riscontrare, che non ha mai trovato uno spazio di realizzazione concreta, e che riguarda la gestione di questi anni affidata ad un soggetto privato, gestione non tanto della raccolta dei rifiuti, ma dell'attività di pianificazione. In questi anni di commissariamento, - e mi chiedo, ancora oggi, come mai non si sia fatta luce su questa anomala procedura - la gestione dell'attività di piano è stata affidata ad una società privata che chiaramente - ed aggiungo giustamente dal suo punto di vista - ha operato delle scelte, basandosi solo sui propri interessi commerciali e non sugli interessi pubblici, gli interessi della collettività, della comunità e della regione. E questo è anche alla base dei risultati che oggi abbiamo e ai quali ancora una volta dobbiamo dare una risposta. Ma non siano in grado di darla, perché, di nuovo, discutiamo di uno strumento inefficace, che consegna i territori ad una gestione che non è quella responsabile della politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Adolfo 1.8, che mi sembra molto importante. Se vogliamo risolvere questo problema, e finora non è stato risolto, bisogna che l'attività di piano e quella del commissario siano strettamente collegate.
Nel passato, il commissario Bassolino, che era anche presidente della regione, non è riuscito a responsabilizzarsi rispetto a tale questione. Come possiamo responsabilizzare il presidente Bassolino se, di fatto, il commissario delegato opera non di intesa con il presidente della regione Campania e non di intesa con la concertazione della consulta regionale per la gestione dei rifiuti?
Voi siete sempre stati per la concertazione e, quindi, è il caso di votarlo questo emendamento che, di fatto, dà al commissario delegato un raccordo con il presidente della regione, per responsabilizzare la regione che, finora, è stata deresponsabilizzata, per responsabilizzare gli enti locali e la consulta regionale per la gestione dei rifiuti e per far sì che l'attività di piano ritorni nell'ambito pubblico, per dare finalmente una risposta positiva a questo scandalo sotto gli occhi di tutti i cittadini. Non possiamo più sopportare che le risorse vengano, di fatto, vanificate!
Avrebbe ragione la Lega a dire che tutto il provvedimento non è mirato a risolvere il problema del degrado e dell'immondizia che non può più rimanere Pag. 53sulle strade, ma è solo un modo fittizio per dare risorse alla regione, ad un presidente che, pur avendo tutti i poteri, se n'è «fregato» di dare una risposta agli interessi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, sostengo anch'io questo emendamento che ritengo importante soprattutto nel momento di passaggio dalla fase straordinaria a quella normalizzata. Quando passeremo alla fase normalizzata, avremo la necessità di coinvolgere le popolazioni e le istituzioni. Farlo in due momenti separati non rende la cosa molto semplice. Anticipare, invece, il coinvolgimento delle istituzioni e delle popolazioni anche nella fase straordinaria può rendere più semplice il passaggio alla fase normale. È, quindi, un emendamento estremamente importante di tipo concettuale, a fronte della problematica in questione. Invito, quindi, i colleghi ad esprimere un voto favorevole sull'emendamento Adolfo 1.8.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei specificare all'oratore intervenuto prima di me che l'affermazione: «avrebbe ragione la Lega», avrebbe un senso se provenisse dalla maggioranza.
Mi pare che tutti facciamo parte di una coalizione o, forse, ho capito male o, magari, in questi ultimi giorni sono intervenute novità che non conosco. Quindi, le posizioni dovrebbero essere forse coerenti. Non bisogna dire: «avrebbe ragione la Lega», come se fossimo su posizioni diverse. Quindi, pregherei di moderare le parole, senza prevedere spazi in cui si possano incuneare voci malevole.
In riferimento all'emendamento in questione, mi dichiaro semplicemente contrario, innanzitutto perché è contro la nostra posizione, e credo di tutta la minoranza, l'ipotesi di commissariamento.
Inoltre, con questo emendamento, vi è un ulteriore appesantimento di una farragine amministrativa che sarebbe opportuno snellire.
Pertanto o vi è una situazione di urgenza e, quindi, si procede ad una commissariamento a termine o questa urgenza non esiste e, a fronte di ciò, il presidente della regione Campania, se è in grado di farlo, dovrebbe risolvere i problemi, senza investire il Parlamento e senza far mettere le mani nelle tasche di tutti gli altri italiani, specie quelli del nord!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Adolfo 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 483
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 257).
Prendo atto che i deputati D'Ippolito Vitale e Razzi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, questo emendamento è teso ad evitare che la normativa in esame diventi un provvedimento delega.
Con questa disposizione, di fatto, vengono approvati una serie di strumenti e di norme per tentare di far uscire la Campania Pag. 54dall'emergenza rifiuti ed inoltre, con un'ordinanza del Presidente del Consiglio, si conferiscono ulteriori e chissà quali poteri.
Probabilmente, rispetto all'anomalia, in sé già esistente, di nominare un commissario attraverso uno strumento normativo siffatto, credo sia inopportuna un'ulteriore azione che consenta di rimettere mano ad ulteriori poteri incerti, delegando, il dovere normativo come Parlamento, ad altri.
Peraltro, questo comma che propongo di sopprimere, presenta la caratteristica tipica del provvedimento: da una parte, un po' di poteri incerti, tutti da definire, da ricostruire, da inventare, da ipotizzare, da suggerire e, dall'altra, una serie di riflessioni ultronee, il più delle volte ridondanti ed inutili, facendo puntualmente riferimento ad una precisa espressione, tesa ad un maldestro tentativo di evitare ulteriori spese.
In realtà con questo comma, si tenta di rinviare il conferimento dei poteri a chissà quale ulteriore intervento; eppure, questa sarebbe la sede utile per definire con certezza strumenti e poteri del direttore Bertolaso. Ma bisognerebbe limitarsi a ciò, senza inserire ridondanti espressioni che servono, probabilmente, soltanto a placare le sensibilità più «spiccate». Mi riferisco, ad esempio, all'espressione «rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico»: mi pare evidente che il rispetto di quei principi generali debba essere assicurato. Analogamente, mi pare ovvio che l'espressione «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» induca piuttosto ad interrogarsi su quali poteri possano essere esercitati senza oneri per la finanza pubblica. Si ingenera, quindi, una sorta di interrogativo, di dubbio, lasciando ad altri l'opportunità di individuare poteri straordinari e speciali e riducendo la possibilità di attribuire a quei poteri straordinari e speciali una possibilità di intervento.
Non vi è alcuna azione che possa essere esercitata senza le necessarie risorse, senza gli investimenti necessari.
Per rendere dunque efficace questo strumento normativo, ci permettiamo di auspicare la soppressione di questo comma. La soppressione potrebbe soddisfare, inoltre, le ragioni di quanti da più parti chiedono l'individuazione certa degli strumenti a disposizione del direttore Bertolaso. Questi ha dichiarato, peraltro, che finora non ha utilizzato alcuno strumento straordinario; eppure, ha avviato significativamente a soluzione l'emergenza sanitaria: quella dei rifiuti per strada. Dunque, ipotizzare straordinari poteri senza poi individuarli con certezza mi pare un'operazione assolutamente improbabile. Sicuramente, non si può ricorrere ad una simile delega di poteri nei confronti di chicchessia, anche considerata la centralità della questione. Si impone la necessità che la Camera affronti il tema alla luce del fatto che il comma in questione non era previsto nel testo originario del decreto; si è trattato, per così dire, di una superfetazione prodottasi durante l'esame condotto dal Senato.
PRESIDENTE. Deve concludere...
PAOLO RUSSO. Proprio per tale motivo, mi permetterei di invitare i colleghi parlamentari a svolgere una riflessione sull'opportunità di sopprimere questo comma.
PRESIDENTE. Colgo l'occasione per rivolgere un saluto agli insegnanti e agli alunni della scuola secondaria di primo grado Francesco De Sanctis di Cervinara, in provincia di Avellino (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, ai giovani oggi presenti in quest'aula stiamo raccontando la loro storia, quella che loro vivono; certo non farà loro piacere capire, così giovani, come, nella loro regione, non governino bene. E non governano bene quelli della sinistra! Guarda caso: sette province di sinistra, un presidente di regione di sinistra, l'87 per cento dei comuni di sinistra, e hanno creato questo disastro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Pag. 55È un disastro i cui costi ricadono su di noi e sui nostri bambini, che, in ipotesi, in un'aula della scuola, non possono disporre di un banco in buono stato o di quant'altro. Dà fastidio che da altre parti si sprechi il denaro in questo modo!
Ma veniamo all'esame dell'emendamento Paolo Russo 1.9, che noi consideriamo positivo. Si vorrebbe conferire un ulteriore potere; noi, al riguardo, proponiamo la soppressione del comma 1-bis, il cui tenore è il seguente: «Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi della legge 24 febbraio 1992 n. 225 (...)» si danno ulteriori poteri. Si dà, a nostro avviso, un potere eccessivo al commissario e soprattutto si dà la possibilità al Governo, ed in particolare al primo ministro, di disporre (quanto, non si sa ancora, in quest'aula).
Non capisco perché questo provvedimento non abbia potuto prevedere già tutte le disposizioni a favore del commissario per operare bene. C'è una discrezionalità in questo comma 1-bis, che va a favore del primo ministro. Quindi, viene attribuito un potere eccessivo. Non riesco a capire come alcune forze che in Commissione si sono rese disponibili a ragionare su questi temi - mi riferisco, ad esempio, al gruppo dell'Italia dei Valori - possano votare contro quest'emendamento, che vuole rimediare ad un eccesso di potere che verrà conferito a breve, tramite il primo ministro, al commissario; vi saranno ulteriori finanziamenti ed ulteriori disposizioni eccezionali. Non capiamo perché. Già vi è una norma eccezionale, quella che stiamo votando, e non si comprende perché si debba ancora attribuire una delega al primo ministro per far sì che questa situazione venga risolta. Ha detto bene, in precedenza, l'onorevole Paolo Russo, ricordando la testimonianza di Bertolaso in Commissione. Bertolaso ha detto che, con i normali strumenti, senza questo provvedimento, è riuscito ad iniziare l'attività, ed anche in modo positivo. Questa ulteriore delega, che verrà attribuita tramite il Governo, non è vagliata dal Parlamento: è chiaro che si dà tale delega, ma non sappiamo di cosa si tratta. Auspichiamo, quantomeno, una futura presenza del commissario nelle aule parlamentari, in modo tale che egli possa riferire in merito al suo operato in questo periodo. Preannunzio, ovviamente, il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania su questo emendamento, poiché siamo coerenti con i nostri comportamenti, da sempre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, intervengo sempre nel merito di questo comma, che rappresenta una novità rispetto al testo iniziale. Esso, infatti, attribuisce, di fatto, una delega al Governo, il quale può intervenire in qualsiasi momento, purchè l'intervento abbia quale motivazione unicamente «meccanismi per affrontare l'emergenza». Considerato che ci troviamo in un'emergenza ormai endemica che dura da oltre 13 anni, è chiaro che questo comma introduce un intervento costante, in progress da parte della Presidenza del Consiglio. Ma poiché tale delega in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri riguarda il rapporto della stessa Presidenza con il commissario delegato, ritorna il quesito che abbiamo posto in precedenza: perché si possono modificare, ampliare ed, eventualmente, anche ridurre i poteri del commissario delegato rispetto a questa delega, che oggi viene inserita nel provvedimento legislativo in esame e si determina un rapporto esclusivo tra Presidenza del Consiglio e commissario delegato? Nel primo comma di questo articolo è fissato un termine, il 31 dicembre 2007, nel senso che entro tale data cessano i poteri di detta emergenza in capo al commissario delegato, in quanto capo del dipartimento della Protezione civile, ma nulla impedisce che la funzione possa passare ad altro soggetto, e questa delega comporta la menzionata possibilità. La pericolosità di questa delega sta nel fatto che la Presidenza del Consiglio, in qualsiasi momento, può anche superare i limiti ed i paletti che abbiamo indicato in precedenza, con il comma 1.Pag. 56
Questo è il motivo fondamentale per il quale noi siamo favorevoli alla soppressione del comma 1-bis e voteremo a favore dell'emendamento Paolo Russo 1.9.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 243).
Prendo atto che i dispositivi di voto degli onorevoli Minardo e Siliquini non hanno funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, non so se esista un'altra norma che preveda l'espressione «nell'osservanza dei principi generali dell'ordinamento». Si tratta forse del tentativo di «nascondere» poteri tutti da chiarire? Si cerca di ipotizzare la costituzione di nuovi poteri «ammantandoli» con l'osservanza dei principi generali dell'ordinamento? Qual è la ratio di un'espressione del genere?
Per quale ragione, nell'ambito di una disposizione che, ovviamente, non può non essere rispettosa dei principi generali dell'ordinamento giuridico, si precisa ciò con tanta pignoleria e si pretende che tale espressione non venga modificata? Per quale motivo non si manifesta una disponibilità a migliorare il testo perfino, se volete, dal punto di vista lessicale?
Non si comprende, in altri termini, la ragione per la quale non si voglia modificare una evidente ed inutile ridondanza; a meno che, con tale limitazione, non si voglia indicare, al contrario, uno strumento, quale l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, attraverso il quale individuare poteri straordinari non previsti, non immaginati, futuribili e, peraltro, probabilmente anche inutili, se è vero come è vero che devono essere esercitati senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica!
Allora, delle due l'una: o il comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, in modo particolare l'espressione «nell'osservanza dei principi generali dell'ordinamento» serve, ed allora, se così fosse, vorrei si chiarisse quali sono i principi che devono essere rispettati e in quale altra norma tali principi non devono esserlo; viceversa, se tale strumento si rende necessario per consentire l'esercizio di nuovi poteri, discutiamo subito di tali poteri, dei nuovi percorsi e delle nuove necessità. Si tratta di esigenze che, evidentemente, saranno dettate non da un'ulteriore condizione emergenziale, ma da una situazione di cronicità dell'emergenza stessa!
Per questa ragione, vi invitiamo a riflettere sulla necessità di modificare il testo in esame anche dal punto di vista lessicale, al fine di fare chiarezza a favore di chi, successivamente, dovrà interpretare ed attuare la norma in oggetto. Per tale motivo, dunque, chiediamo all'Assemblea di approvare il mio emendamento 1.11, soppressivo del comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento Paolo Russo 1.11. Per la verità, avevo chiesto di parlare anche sulla precedente proposta emendativa, ma lei non mi ha visto: può capitare, Presidente!
Desideravo intervenire anche sull'emendamento Paolo Russo 1.9 perché i Pag. 57commi 1-bis e 2 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame recano statuizioni che sono del tutto inaccettabili dal punto di vista della buona legislazione. L'Assemblea, infatti, ha appena deliberato di mantenere in vita un testo in cui si dispone che, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, si possono conferire ulteriori poteri, necessari per il superamento dell'emergenza, al commissario delegato. Ma cos'è: una legge delega? Inoltre, si interviene in via amministrativa per conferire ulteriori poteri, ma successivamente si dispone che ciò deve avvenire nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico! Per di più, si prevede che ciò non debba comportare ulteriori oneri per la finanza pubblica.
Ma gli ulteriori oneri per la finanza pubblica, se ci sono, vanno coperti; se non sono coperti, non ci dovrebbero essere. All'interno del testo vi sono una serie di affermazioni di questo genere. Si dice che il commissario può adottare delle ordinanze nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico: ma è ovvio che debba essere così!
In altre parole, non vi è alcuna ragione di approvare norme legislative di questo genere. Mancano otto giorni alla scadenza del decreto-legge in esame: perché la Camera dei deputati, riconoscendo che questo non è un buon provvedimento, deve approvare, per la seconda volta in due settimane, un testo pessimo dal punto di vista del modo di scrivere le leggi, limitandosi a prendere atto che il Senato lo ha trasmesso così?
Onorevoli colleghi, approviamo gli emendamenti che modificano e migliorano il testo in esame; poi, vediamo se anche il Senato lo approverà. È impossibile procedere in questo modo nella legislazione. Questa è la ragione per la quale esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento in esame (Applausi del deputato Nucara).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei aggiungermi al coro. Intanto, pregherei l'estensore dell'emendamento in esame di aggiungere la congiunzione «e»; altrimenti, la sua proposta emendativa non sarebbe leggibile.
Dopodiché, come hanno detto gli oratori che mi hanno preceduto, rilevo che questo meccanismo non ha né capo né coda. Intanto, non si può approvare una legge contraria ai principi generali dell'ordinamento giuridico. Inoltre, non si capisce a quali principi generali dell'ordinamento giuridico si faccia riferimento: ai diritti fondamentali dell'uomo o ai principi costituzionali (e non potrebbe essere altrimenti!)? E, una volta richiamati tali principi, mi chiedo se si faccia riferimento ai principi civilistici o amministrativistici.
Si dice che sono precisati gli ulteriori poteri del commissario delegato. Ebbene, «sono» è un indicativo presente. Ciò significa che il provvedimento del Governo dovrebbe esserci. Ma se esiste in natura, perché non lo poniamo in votazione?
Oserei dire che questo provvedimento è un anacoluto. Per questa ragione, preannuncio un voto favorevole sull'emendamento in esame.
È evidente che l'intero testo è totalmente incomprensibile e va contro ogni minimo principio etico dal punto di vista della legislazione. Noi siamo legislatori, non siamo qui per caso. Vi è un problema che la Campania ci ripropone e che dovrebbe essere risolto a livello locale. Per favore, almeno scriviamo i nostri testi in italiano!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco...
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, ho chiesto al presentatore dell'emendamento in esame se intenda accedere ad una riformulazione, nel senso di aggiungere nel testo la congiunzione «e»; altrimenti, a mio parere, l'emendamento non sembra leggibile. Quindi, credo dovremmo ascoltare colui che ha proposto l'emendamento. In particolare, va soppressa la proposizione «nell'osservanza dei principi generali dell'ordinamento giuridico» con l'aggiunta della congiunzione «e»...
Pag. 58
PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, gli unici soggetti deputati a proporre delle modifiche sono il relatore e il Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 477
Astenuti 4
Maggioranza 239
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 248).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, torniamo all'esigenza di rendere questo testo non dico intellegibile, ma perlomeno leggibile. Inviterei i colleghi a leggerlo, poiché non si capisce bene la consecutio della norma posta e non si comprendono il soggetto, il verbo e il complemento. Vi è un problema di difficile comprensione lessicale: ovviamente, sarà la mia incapacità di comprendere ciò che è scritto, null'altro che questo...
Ripeto: inviterei l'Assemblea a riflettere sulla necessità di modificare il testo per rendere per lo meno comprensibile ciò che è sbagliato. In caso contrario, siamo posti nella condizione di approvare ciò che è illeggibile e, addirittura, inintellegibile e sbagliato di per sé.
Il contributo che mi sono permesso di dare rispetto a questo testo non è di merito, ma è solo il tentativo di apportare una correzione lessicale per rendere comprensibile la formulazione del comma.
La modifica che ritengo debba essere introdotta è la seguente. La norma recita: «Il commissario delegato addotta gli indispensabili provvedimenti per assicurare ogni forma di tutela degli interessi pubblici primari delle popolazioni interessate e il concorso immediato delle amministrazioni e degli enti pubblici». Credo che debba essere nelle intenzioni dei legislatori, quali noi siamo, chiarire meglio la norma in questo senso: «Il commissario delegato addotta gli indispensabili provvedimenti per assicurare ogni forma di tutela degli interessi pubblici primari delle popolazioni interessate con il concorso immediato delle amministrazioni e degli enti pubblici». Non vorrei urtare eccessivamente la suscettibilità degli estensori del testo, ma devo registrare che la disposizione non è chiara.
Inviterei ad una riflessione su questo punto: stiamo approvando un testo per alcuni aspetti errato e che non produrrà il nobile obiettivo che vi prefiggete e ci prefiggiamo, vale a dire quello di far uscire la Campania dall'emergenza rifiuti. Ma il dibattito politico certamente è l'interpretazione diversa dello status quo e la necessità di valutare con la propria sensibilità ciò che è accaduto e ciò che deve accadere.
Rispetto alla questione specifica, credo che dobbiamo convenire insieme nel mettere in piedi un testo quanto più civile possibile. Non possiamo abdicare al nostro ruolo solo per il fatto che - e qui il Senato non c'entra nulla - questa maggioranza e il Governo hanno deciso che il Senato non possa intervenire ancora su questa vicenda. Mi permetterei al riguardo di svolgere alcune osservazioni. Quando le norme sono fatte in questo modo, e mi rivolgo ai tanti colleghi avvocati illustri, esse consentono le interpretazioni più fantasiose e le vivacità più estreme. Inoltre, permettono spesso anche di farla franca rispetto alla norma stessa. Qual è la necessità che spinge a non correggere una serie di errori che riteniamo tutti essere tali? Mi permetto - per l'ennesima volta e non sarà l'ultima - di invitare la maggioranza a riflettere sulla necessità di correggere, per Pag. 59lo meno dal punto di vista lessicale, questo comma. Ovviamente, raccomando l'approvazione del mio emendamento 1.12.
PRESIDENTE. Se non vi sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 246).
Prendo atto che il deputato Zanella non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Sul piano della correzione, questo emendamento è meno rilevante rispetto al precedente e dunque so - per così dire - di non fare breccia. Se non siamo riusciti a ragionare su quello precedente che, obiettivamente, comporterà in seguito dei problemi, è più difficile intendersi su quest'altro emendamento.
La necessità di modificare la norma in oggetto risponde non al desiderio o allo sfizio di mettere mano ad una costruzione che già esiste, bensì all'esigenza verificata sul campo, di rendere la stessa norma utile, praticabile e, per alcuni aspetti, anche votabile. L'obiettivo è quello di rendere efficace lo strumento normativo.
Rispetto alla straordinarietà dell'azione e rispetto ad una condizione unica, quella di un paese che si affida, per la gestione dei rifiuti, al super commissario che si occupa di calamità naturali e di emergenze naturali, probabilmente servirebbe una altrettanto straordinaria attenzione per un testo che sia condiviso e, soprattutto, ragionevole, che sia efficace e sia anche uno strumento certo.
La sensazione che percepisco è che si voglia approvare questo provvedimento così com'è. Sembra, cioè, che da parte di alcuni ci sia il tentativo di lanciare la palla in avanti per poi lasciare al povero Bertolaso l'incombenza di occuparsi di una patata così bollente; altri, forse, cercano di imbrigliare lo stesso Bertolaso con norme non efficaci; altri ancora sembra che tentino di utilizzare l'attività di un grande funzionario dello Stato privandolo, però, degli strumenti necessari e delle risorse utili.
Credo che, rispetto a questo disegno, abbiamo il dovere di dare una risposta chiara, efficace e inequivocabile, una risposta comprensiva delle difficoltà non soltanto interpretative, ma anche applicative di norme del genere. Per questa ragione, esprimeremo voto favorevole sull'emendamento 1.13.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per evidenziare come, con questo provvedimento, si intenda dare vita ad un'operazione di protezione civile per oltre un anno, impegnando tutte le strutture di un settore che in Italia opera ed ha operato continuamente, per adempiere ad obblighi che sarebbero spettati alle amministrazioni provinciali della Campania, magari attraverso l'approntamento degli ATO, la concertazione con i comuni, la responsabilizzazione dei consorzi e la realizzazione di strutture a livello provinciale o di aree omogenee di uguale entità. Vogliamo impegnare le strutture della protezione civile e, in questo caso, ci va bene, perché l'amministrazione tutelata è quella di centrosinistra, o di sinistra... Per una Pag. 60ragione strettamente di potere, si vuole tenere salda questa posizione. Si gestisce il potere attraverso l'apporto di un commissario, in particolare attraverso l'apporto di tutte le strutture citate nell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge. Per il potere, si fa questo ed altro. Pur di gestire questo potere, si è portato alla rovina tutto il settore dei rifiuti. In nome del potere, in questa Assemblea si esprimono voti coerenti con questa linea di sfascio; in nome del potere, non si possono accettare le proposte emendative e neppure modificare i testi che giungono in Assemblea; in nome del potere si porta alla rovina questo paese e tutto va bene!
Mi pare troppo comoda questa operazione, cari amici della sinistra e cari colleghi dei Verdi presenti in Assemblea. Legambiente si fa onore con le sue esternazioni ma ha potuto constatare come i migliori risultati siano ottenuti nelle province amministrate dalla Lega Nord Padania. Di questo parleremo quando esamineremo gli emendamenti relativi alla raccolta differenziata.
È troppo comodo criticare per poi approvare in Assemblea, è troppo comodo prendere posizioni, anche corrette, e poi non avere il coraggio di modificare il testo in Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! Da parte vostra, vi deve essere una responsabilità che vada oltre. Peraltro non vi sono tempi stretti che ci impediscano di modificare il testo.
Il mio intervento intende solamente ad evidenziare il fatto che il comma 2 dell'articolo 1 impegna eccessivamente la protezione civile, mentre si potrebbero responsabilizzare le amministrazioni della Campania ottenendo lo stesso risultato, evitando mafie, sprechi, abituando l'amministrazione ad un senso civico e gli stessi cittadini a comportamenti corretti e leali nei confronti di quelle persone che già si comportano correttamente in Campania, ma anche corretti e leali verso i cittadini di tutte le altre regioni che, regolarmente, compiono la raccolta differenziata, pagano la TARSU, mettono i rifiuti nei cassonetti, facendoli smaltire dalle proprie amministrazione negli inceneritori o nei termovalorizzatori o, dove siamo rimasti indietro, portandoli alle discariche, con trattamenti preventivi. Bisogna evitare il messaggio negativo, oltre che lo sfascio economico nel settore dei rifiuti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 482
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 257).
Prendo atto che il deputato Siliquini non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Il comma preso in esame dall'emendamento 1.14 a mia firma è da portare ad esempio nelle aule universitarie, per indicare come non dovrebbe essere costruita una norma di legge. Ci provo, e spero che vi sia qualche collega disponibile ad approfondire questo tema che non è di merito; del merito parleremo successivamente.
Per prima cosa, all'articolo 1, comma 2, vi è la solita espressione: «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Mi hanno insegnato che senza nuovi oneri non si fa nulla, che si rimane fermi. Il problema è, semmai, capire da dove debbano venire le risorse. Però, ipotizzare Pag. 61nuove azioni senza nuovi oneri diventa opera non solo fantasiosa, ma al limite della magia.
Inoltre, in un pout pourri di fantasia e di sensibilità pseudostatalista, mista però ad esigenze di mercato, si afferma che il commissario delegato, questo «povero Cristo», dovrà adottare «gli indispensabili provvedimenti per assicurare ogni forma di tutela degli interessi pubblici primari delle popolazioni interessate e il concorso immediato delle Amministrazioni e degli Enti pubblici, nonché di ogni altra istituzione, organizzazione e soggetto privato» - quindi tutti - «il cui apporto possa comunque risultare utile, utilizzando le strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile».
Credetemi: non ci riesco... Forse è complesso, però solleciterei quanti hanno una sensibilità ed un'attenzione al lessico ad una riflessione. Null'altro che questo.
Non voglio ragionare sul merito. Non voglio convincervi che è sbagliato. È sbagliato! Perché non bisogna dire al commissario straordinario, al governatore di Nassiriya, al prefetto Mori, al grande commissario che deve risolvere la questione emergenziale come lo deve fare, con il pubblico o con i privati. Questa è materia propria, ovviamente!
Nel mentre conferiamo poteri straordinari, cerchiamo di vincolare e limitare sempre nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento e sempre senza ulteriori oneri! È evidente il tentativo mistificatorio rispetto ad un'esigenza politica che capisco. Ma questa esigenza politica deve apparire manifesta! Probabilmente non volete dire ai cittadini della Campania di quanto aumenterà la TARSU oppure non volete dire al paese quanto costano le inefficienze e l'incapacità gestionale di quella regione!
Sono due punti sui quali è necessaria una condizione di chiarezza; credo sia assolutamente indispensabile si faccia luce su questa vicenda.
Ma questo è il merito politico; il merito lessicale è rappresentato dall'assoluta incomprensibilità del comma 2 dell'articolo 1, rispetto al quale obiettivamente anche un interprete attento e capace troverà difficoltà nella leggibilità e nella comprensione. Per queste ragioni, raccomando l'approvazione del mio emendamento 1.14.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. A questo punto chiedo un chiarimento. L'osservazione che sta alla base del ragionamento del collega Russo non mi pare peregrina. Così come è formulato questo provvedimento, viene da chiedersi chi sia il commissario, perché delle due l'una: o il commissario è stato identificato in una persona dalle comprovate capacità e affidabilità, perlomeno per quanto concerne i rapporti con questo Governo, oppure il commissario è la protezione civile. Non si può inserire in un articolo di questo tipo il principio per il quale tutte le strutture della protezione civile debbano essere messe a disposizione del commissariamento. È la protezione civile che sta commissariando la regione Campania nel settore dei rifiuti o è il commissario Bertolaso? Sono due soggetti che in questa veste vanno disgiunti. Se è la protezione civile, come noi crediamo di interpretare leggendo questo articolo, allora vuol dire che il problema è principalmente di ordine pubblico e che tutti i ragionamenti che soggiacciono alla conversione di questo decreto-legge sono fittizi e si reggono sul nulla.
Dobbiamo dire le cose come stanno. In questo momento e, forse, per i prossimi mesi o anni, il problema non si potrà risolvere perché è la malavita organizzata a gestire il ciclo dei rifiuti in questa regione, non perché è assente la programmazione, ma perché le amministrazioni del centrosinistra hanno, di fatto, abdicato rispetto alle proprie competenze e alle proprie capacità. Si è rinunciato alla presenza delle istituzioni e delle amministrazioni locali e si è scelto di salire di livello fino a giungere alla protezione civile. A me risulta che la protezione civile sia impiegabile per eventi straordinari; non possiamo continuare a ripeterci che, dopo 14 Pag. 62anni, il fatto che nella regione Campania non si riesca a programmare lo smaltimento corretto del ciclo dei rifiuti rappresenti un evento straordinario! Concordo allora con il collega Russo quando sostiene che, se la protezione civile di fatto ha commissariato la regione Campania, risulta contraddittorio che ciò avvenga senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, come prevede invece il testo in esame. Allora, quando si dovrà valutare l'impatto economico del provvedimento in esame, non ci si dovrà limitare ai fondi destinati nel capitolo specifico, ma occorrerà conteggiare anche quelle risorse che saranno messe a disposizione nel bilancio della Protezione civile.
Non si può ritenere che con il testo in esame si possa continuare ad ingannare i cittadini. Quanto costa questa emergenza ai cittadini italiani, a questo paese? Quanto è costato tutto questo ai cittadini padani che sono quelli che pagano le tasse e tirano avanti la carretta da troppo tempo? Quanto sta costando l'incapacità di queste amministrazioni del Sud del paese, soprattutto di quelle di centrosinistra? È giunta l'ora di cominciare a pensare che è finita l'era del buonismo! Qui non si amministra, cari amici della sinistra, perché ad amministrare sono i capi delle cosche e tutti quei soggetti che, sulle spalle dei contribuenti del Nord che sono costretti a pagare questo prezzo tutti gli anni, continuano a fare incetta di voti, mandando in questa sede anche molti di voi che sono seduti in questi scranni senza vergognarsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, il mio breve intervento in realtà è uno sfogo, perché anche in questo caso vi è la solita clausola di salvaguardia. Tale clausola è inutile, in quanto per legge i cittadini sono tenuti a coprire il 100 per cento della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.
La faccenda è molto semplice: ci saranno aumenti per i cittadini campani, che finalmente capiranno di essere amministrati in maniera indecente e manderanno a casa, una volta per tutte, i loro pessimi amministratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, condivido le perplessità e i dubbi interpretativi sollevati dal collega Paolo Russo e racchiusi in questa proposta emendativa. Tuttavia, nel dubbio interpretativo, mi permetto di affermare che indulgo per la tesi che preferisce l'attuale formulazione del testo.
Ritengo che questo atteggiamento possa essere apprezzato anche dai colleghi di maggioranza, in quanto dimostra che non stiamo facendo un'opposizione squadrista ed inutile, ma che stiamo cercando di collaborare realmente per apportare qualche miglioramento al testo in esame.
In particolare, mi permetto di sottolineare che, probabilmente, le perplessità sulle quali si è soffermato il collega Russo potrebbero essere assorbite dal fatto che nella prima parte di questo comma vi è l'indicazione dei poteri straordinari commissariali assegnati al neonominato commissario Bertolaso, ai quali si aggiungono i poteri dei quali già gode in quanto Capo della Protezione civile, che gli consentono di utilizzare le strutture appartenenti, appunto, alla Protezione civile.
Per quanto concerne poi la formulazione un po' ambigua riguardante la copertura finanziaria, capisco che possa apparire un'astuzia normativa, ma si tratta di un'ulteriore formula che normalmente il legislatore utilizza per cercare di indicare la strada del contenimento dei costi, che è quella che noi tutti intendiamo percorrere.
Ai colleghi della Lega dico che rispetto la loro posizione, ma vorrei che allo stesso modo rispettassero la nostra.
Soprattutto, al di là della partecipazione ad uno stesso schieramento di centrodestra, Pag. 63nel quale continuiamo a riconoscerci - lo dico al collega Brigandì, che prima ha sottolineato tale questione -, vorrei dire che ci sono anche i cittadini della Campania che pagano da sempre le tasse. Anche i cittadini della Campania lavorano, anche i cittadini della Campania sono persone oneste!
Non credo che l'atteggiamento di generalizzazione e questa predisposizione massificante nei confronti degli amici e dei cittadini della Campania possano aiutare ad uscire da quella condizione negativa nella quale nessuno di noi, persona onesta, si riconosce.
Una volta tanto - ne abbiamo discusso anche nella precedente legislatura -, vorrei trovare una solidarietà in questo senso, perché i tentativi che si stanno facendo vorrebbero cancellare l'illegalità, dando, però, quel contributo che un Governo nazionale non può pensare di non dare in una situazione di sfacelo, dovuta anche all'inefficienza dello stesso Governo nazionale (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico...
VINCENZO NESPOLI. Presidente, avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Mi scusi, onorevole Nespoli, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto. Prego.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare perché vorrei rivolgere un invito al collega Paolo Russo a ritirare il suo emendamento 1.14. Tutto quello che c'era da dire è già stato detto. Abbiamo messo in evidenza che anche i testi legislativi che questa maggioranza propone sono sbagliati e, tuttavia, vorrei cogliere il senso politico di questo comma.
In Campania è viva la necessità dell'intervento della Protezione civile. C'è un nuovo terremoto! C'è ancora il terremoto in Campania. I sindaci chiedono ancora i fondi per il terremoto di 26 anni fa. C'è un nuovo bradisismo, perché c'è ancora la necessità che in Campania Pozzuoli usufruisca dei fondi per terminare gli interventi sul bradisismo. Qualcuno potrebbe ricordare addirittura il colera, vista l'emergenza sanitaria che ci regala il centrosinistra in Campania!
Quindi, nel momento in cui il Governo nazionale, attraverso questo decreto-legge, ci dice che in Campania, per risolvere il problema di un servizio primario per i cittadini, serve la Protezione civile, noi lo consideriamo come un grande atto - già è stato detto -, ossia un commissario tout court, su tutte le altre competenze della regione Campania e degli enti locali che il centrosinistra gestisce in Campania.
Da questo punto di vista, sottolineare che il Governo centrale commissaria, in maniera così estesa, la politica e le istituzioni della Campania è un fatto positivo e credo che debba rimanere nel testo di questo decreto-legge.
Per questo motivo, invito il collega Paolo Russo a ritirare l'emendamento 1.14 (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, volevo soltanto replicare, perché sono stato «tirato per i capelli» nel dibattito in corso.
Credo che il compito specifico degli amministratori locali sia quello di provvedere ai problemi di cui ci occupiamo. Per cui, se siamo arrivati a un momento di emergenza, è perché gli amministratori locali non hanno fatto il loro dovere.
Voglio anche specificare che tutti quelli che pagano le tasse sono a Napoli. Lo so perfettamente, perché ho controllato e ho visto che a Milano e a Varese nessuno lavora e nessuno paga le tasse, e sono tutti di Napoli (Commenti)... Non riesco a capire perché danno i Rolex finti alla gente, Pag. 64per evitare di andare in giro con un Rolex vero. Io, comunque, ho lasciato il mio a Napoli, come contributo per una famiglia disadattata.
A proposito dei problemi del bradisismo di Pozzuoli, vorrei precisare che, essendo nato a Messina, ci sono prima io ad avere diritto ai contributi per il terremoto del 1908 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, poiché sono stato sollecitato anche da parte dei colleghi Nespoli e Mazzoni, ritiro il mio emendamento 1.14.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervenendo sull'emendamento Dussin 1.15, colgo l'occasione per ribadire quanto ha già detto l'onorevole Fava. Il collega è stato molto preciso: sia gli amministratori locali sia i parlamentari eletti provenienti dalla regione Campania (e, eventualmente, anche da altre regioni che dovessero essere interessate) debbono assumersi le proprie responsabilità!
La formulazione dei commi 2, 3 e 4 dell'articolo 1 (l'emendamento Dussin 1.15 propone di sopprimere i commi 3 e 4) fa veramente ridere. Allora, dobbiamo stare attenti - noi no, perché noi le cose cerchiamo di dirle - a non fare il gioco delle tre carte con le leggi!
In primo luogo, la disposizione a tenore della quale l'utilizzo del Servizio nazionale della protezione civile non comporta «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica» fa semplicemente ridere: è evidente che, se attribuiamo al Servizio nazionale della protezione civile un compito che esso non aveva originariamente, soltanto perché gli amministratori locali della Campania non sono in grado, da dieci anni (e lì ci sono giunte di centrosinistra sia al comune sia alla regione), di adempiere i loro doveri primari, distogliamo denaro pubblico per fare tutto quello che costoro non hanno fatto.
In secondo luogo, l'emendamento in esame propone di sopprimere i commi 3 e 4 dell'articolo 1. Non solo si prevede la nomina di un commissario delegato per adempiere ai compiti ai quali non è stato in grado di adempiere il presidente Bassolino, prima come sindaco e poi come presidente della regione, ma addirittura viene costituita una superstruttura composta da tre sub-commissari. Allora, è evidente che, nell'ambito di una terapia, diciamo così, di contenimento del danno, proponiamo di sopprimere una disposizione che istituisce un «supercarrozzone» per gestire un problema che ha creato uno dei buchi più giganteschi nella spesa pubblica. Si tratta di un esempio di cattiva amministrazione, per cui la mancata soppressione costituirebbe veramente un esempio molto negativo.
Inoltre, a proposito di gioco delle tre carte e di leggi che, se non si trattasse di una cosa seria, farebbero ridere, il comma 4 recita: «Al fine dell'invarianza della spesa, per l'attuazione del comma 3 e per facilitare il rientro nella gestione ordinaria una volta cessato lo stato di emergenza, con ordinanze (...) è ridotto l'attuale organico della struttura commissariale». Abbiamo scoperto che esistono due tipi di emergenza e due tipi di eventi straordinari. Ci inventiamo addirittura nuove categorie! In altre parole, si ribadisce che il commissario straordinario è qualcosa di ordinario e che esiste una nuova situazione «superstraordinaria», una nuova categoria, quella della «superstraordinarietà», che ci inventiamo per giustificare la nomina dei tre subcommissari. Un'iperbole che tende all'infinito: il commissario straordinario e, poi, tre subcommissari per gestire la «superstraordinarietà»!
Allora, al di là della nostra contrarietà al provvedimento in esame e ad una precisa linea di irresponsabilità degli amministratori Pag. 65locali di quel territorio, invito i colleghi a non approvare norme che fanno veramente ridere!
Non lamentiamoci poi se la Camera viene dipinta come un gruppo di persone che, più che fare le leggi, si dedica al cabaret (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, l'emendamento presentato dall'onorevole Dussin dimostra in tutta la sua chiarezza la contraddittorietà del provvedimento attualmente all'esame di quest'aula.
A dire la verità, quando il sottosegretario D'Andrea, ad inizio di seduta, ha invitato i presentatori al ritiro degli emendamenti mi sono molto doluto perché il gruppo di Forza Italia e gli altri gruppi dell'opposizione hanno presentato emendamenti migliorativi del testo, in una filosofia che vuole vedere la Campania finalmente fuori dal tunnel del disastro ambientale nel quale è precipitata.
Abbiamo anche posto alcuni problemi di chiarezza, dicendo che o si nomina un commissario e gli si danno tutti i poteri oppure preferiremmo la gestione ordinaria per eliminare qualsiasi alibi all'azione del governo regionale, delle province, dei grandi comuni, dei sindacati e delle forze politiche, i quali tutti insieme devono responsabilizzarsi nei confronti di provvedimenti gravi che vengono adottati, indicando le comunità che debbono sopportare il peso maggiore della risoluzione dell'emergenza rifiuti.
Ebbene, i nostri emendamenti sono andati tutti verso la direzione del miglioramento del provvedimento. A questo punto devo dire però che l'onorevole Dussin ha posto un problema, cioé la soppressione dei commi 3 e 4 dell'articolo 1, che affermano alcuni principi che noi non abbiamo compreso bene. Innanzitutto, si parla di tre subcommissari, non indicando chiaramente se essi saranno nominati da Bertolaso; anzi, il secondo subcommissario che deve andare a trattare la materia della raccolta differenziata deve essere nominato - si badi bene - d'intesa con il Ministero dell'ambiente: che significa «d'intesa»? Significa che il nome lo darà Bertolaso-Pecoraro Scanio e che quindi è un pedaggio che la maggioranza ha pagato al ministro dell'ambiente, facendo ancora una politica di bassa clientela, come quella che finora è stata perseguita da Bassolino, il quale, insieme con Pecoraro Scanio, non si rende conto che il problema dell'emergenza rifiuti è qualcosa di così grande e di così superiore rispetto ai normali problemi della politica di basso costo e di basso regime che, una volta tanto, potrebbero voler e saper volare alto?
Non ci rendiamo conto neanche di un'altra cosa, signor Presidente e sottosegretario D'Andrea, con riferimento al punto in cui si parla del commissario delegato che costituisce la Commissione formata dai cinque soggetti. Cosa significa «costituisce»? Egli nomina i cinque commissari, oppure essi vengono indicati ancora dal potere politico?
Concludo, affermando un mio convincimento. L'articolo 1 è solo l'inizio: quando poi giungeremo al momento in cui il piano regionale dei rifiuti verrà adottato, d'intesa tra il Commissario, la regione e il Governo, avremo messo in atto un commissariamento-maschera, che in pratica sembrerà far uscire il potere politico dalla porta - e lo capirei - per poi reintrodurlo dalla finestra e condizionare l'azione del commissario.
Non sarebbe stato meglio attribuire ai poteri legislativi della regione Campania l'imperio e la direzione di questa importante materia? Abbiamo nominato ancora un commissario, che nominerà dei subcommissari e quindi una commissione, per fungere da paravento alle beghe del sistema politico della Campania!
Ma ci rendiamo conto che il sistema politico che sta governando la Campania ha mobilitato ben diciotto magistrati, che stanno indagando su queste manchevolezze, anche se i risultati sono scarsi e limitati? Ci sono ben quaranta procedimenti Pag. 66penali, relativamente ai quali le procure di Santa Maria Capua Vetere e di Napoli stanno indagando, ahimè...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Fasolino.
GAETANO FASOLINO. ...senza che noi riusciamo a sapere niente. Infine, la Corte dei conti già dal 2001 ha appalesato le manchevolezze della gestione Bassolino...
PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, il suo tempo è ampiamente scaduto.
GAETANO FASOLINO. ...e purtroppo non conclude l'istruttoria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 473
Astenuti 4
Maggioranza 237
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 253).
Prendo atto che il deputato Germanà non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Adolfo 1.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Abbiamo votato a favore dell'emendamento del collega Dussin perché anche noi non condividiamo questa logica un po' contraddittoria, che traspare dalla formulazione di questo testo di legge. Tra l'altro, non condividiamo, come già anticipavo prima, l'idea di dover vessare ulteriormente le casse dello Stato, aggiungendo ipotesi di spesa che noi riteniamo superflue. Nel caso di specie, il nostro emendamento è ridotto rispetto a quello del collega Dussin ma ha più o meno la stessa finalità, perché con l'emendamento in esame noi ci proponiamo l'obiettivo di ridurre il numero dei tre commissari ipotizzati nel testo di legge e portarlo ad uno solo: un subcommissario vicario, immaginando una necessità, possibile e fisiologica, di sostituzione del commissario Bertolaso.
Dunque, lasciamo l'ipotesi di un subcommissario vicario, ma non riteniamo di poter andare oltre, anche perché queste tre figure sono definite in maniera eccessivamente generica e la loro nomina è affidata ad una di quelle solite procedure un po' ambiguamente concertate, senza un profilo professionale che ne possa valorizzare la specificità ed oltretutto documentare e supportare la necessità ai fini degli impegni che si intendono realizzare: un qualcosa che chiaramente, in una situazione simile, non può essere accettato.
Pertanto noi chiediamo che si possa intervenire sul testo, riducendo questa ulteriore ipotesi di spesa, anche perché essa è chiaramente in contraddizione con quanto si dice nel comma successivo, dove l'alchimia che il Governo immagina di realizzare è ancora più stravagante, perché è evidente che non si può scrivere in maniera così chiara, così poco educata, in un testo di legge, che si vuole operare una sorta di spoil system non legittimo! Infatti si riduce il personale attualmente esistente, perché di concerto con l'attuale ministro si andrà ad inserire nella struttura altro personale, per mantenere comunque il livello dei costi inalterato. Non posso accettare questa formulazione! Non posso accettare questa logica e questa scelta politica! Tra l'altro, anticipo in questo intervento che voterò a favore anche degli emendamenti successivi, presentati dai colleghi di Forza Italia e della Lega, che si muovono nella stessa direzione.Pag. 67
Sono volti a sopprimere le tre figure subcommissariali, cioè l'ipotesi dell'ennesima commissione di esperti e di consulenti che dovranno lavorare, senza produrre risultati, perché, fino ad oggi, non è stato prodotto alcun risultato dai tanti esperti nominati e pagati.
Stesso discorso vale per gli altri emendamenti che, su questo aspetto, sono stati presentati dai colleghi di Forza Italia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Adolfo 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 482
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 256).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 1.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che i miei emendamenti 1.17 e 1.18 hanno le stesse finalità dei due precedenti. Quindi, chiedo all'Assemblea di esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, diamoci una ragione e diciamocela subito. Tra l'altro, la ragione sta nel fatto che non si può discutere del merito. Probabilmente, se avessimo potuto discutere di cinque, sei questioni rilevanti, avremmo evitato che la maggioranza si assumesse la grave responsabilità di condurre da sola in porto questo provvedimento e di dover ritornare su tale argomento (infatti, il Governo ha già chiarito che dovrà tornare sulla questione nei prossimi quattro mesi), avremmo tentato di accelerare la valutazione di merito di alcune questioni, avremmo approfondito l'argomento, cercando di migliorare il testo dal punto di vista lessicale e della prospettiva di attuazione, per dare una maggiore certezza dal punto di vista dei percorsi.
La vicenda specifica riguarda la nomina dei subcommissari, attribuita, di fatto, attraverso una ripartizione; potevate non scriverlo nel testo. Probabilmente, un accordo tra gentiluomini, tra ministri, tra presidenti di regione, con il direttore Bertolaso, avrebbe potuto produrre lo stesso risultato: lottizzare anche questo. Insomma, si pretende di realizzare una lottizzazione attraverso una azione normativa, che non trova altre spiegazioni se non nella necessità di dover ulteriormente premere, incidere, a prescindere dalle esigenze di risultato. Indicare tecnici amici è storia già passata, vorremmo evitare però, che ciò si riproduca. Vorremmo che non si ripetesse una storia già vissuta. Vorremmo che le scelte non venissero fatte per appartenenza. Vorremmo piuttosto tornare ad una condizione emergenziale, se di emergenza si tratta. Vorremmo, insomma, che si ragionasse di quello tsunami rappresentato oggi dall'emergenza rifiuti in Campania, evitando ulteriori lottizzazioni esercitate attraverso una articolata iniziativa normativa, che consente di indicare, di suggerire, di sollecitare, di utilizzare l'emergenza rifiuti in Campania come uno strumento utile a generare una condizione di «anestesia democratica».
L'anestesia democratica è rappresentata da quel dato che serve a considerare gli strumenti funzionali alla risoluzione dei problemi come strumenti funzionali ad esigenze clientelari e politiche. Vorremmo offrire un contributo per evitare che ciò si Pag. 68ripeta; vorremmo prevedere strumenti più chiari e più celeri per evitare di celebrare ancora una volta il disastro cui abbiamo assistito in quella regione.
Vorremmo insomma che il direttore Bertolaso, commissario, non avesse legacci, non avesse strumenti di costrizione, norme che di fatto lo imbrogliano, norme che sono tese, da una parte, a concedere opportunità e, dall'altra, a frenarlo, senza chiarire sul piano economico-finanziario da dove attingere le risorse per far fronte a questa condizione emergenziale.
Per questo motivo, esprimeremo voto favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, abbiamo chiesto con forza di eliminare il terzo comma dell'articolo 1, perché esso rappresenta uno dei motivi principali della nostra contrarietà a questo provvedimento.
Si manifestano decisamente gli obiettivi di questo Governo: in realtà, non si vuole risolvere il problema dei rifiuti di Napoli, ma trovare nuovi posti di lavoro agli amici degli amici perché non esiste alcuna necessità tecnica che giustifichi il fatto che si debbano individuare addirittura ben tre subcommissari! Abbiamo visto le conseguenze che vi sono state nel passato, quali erano le caratteristiche tecnico-scientifiche e la preparazione dei subcommissari del passato!
Basta guardarsi indietro, non tanti anni fa, anche fino a qualche mese fa, per capire cosa ha prodotto questo tipo di impostazione e quali sono stati gli errori del Governo precedente in materia! Avevamo sempre mantenuto una posizione abbastanza dura rispetto alla vicenda e continuiamo a ribadirla.
Tre subcommissari non servono a niente; non serve a niente nemmeno una struttura con cinque iperconsulenti di non si sa quali comprovate capacità tecnico-scientifiche. Addirittura, vi è un lapsus freudiano nel testo, quando si afferma che uno dei tre deve essere nominato di concerto con il ministro.
Avremo l'ennesimo amico di Pecoraro Scanio che andrà a gestire le questioni di Napoli e sappiamo cosa ci ha portato fin qui a discutere!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, esprimo in modo convinto il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale su questo emendamento, anche perché conosciamo la cronaca recente delle nomine dei subcommissari nei vari comparti della regione Campania.
Non voglio fare l'elenco delle persone che sono state nominate subcommissari nel tempo nella regione Campania, dove la competenza specifica era certamente un requisito accessorio, perché valeva unicamente l'appartenenza.
Si sono succeduti in un periodo, che, forse, dopo questo decreto si ripeterà, diversi subcommissari, tutti collegati alla figura del commissario, che, per un lungo periodo, è stato il presidente della giunta regionale.
Ebbene, la delibera, che regolamentava il rapporto tra commissari e subcommissari dal punto di vista delle competenze, ma anche della retribuzione, stabiliva che i subcommissari erano equiparati agli assessori della regione Campania.
Noi abbiamo assistito per molti anni (credo che questa prassi continuerà nei prossimi mesi) a subcommissari che erano assessori aggiunti. In una regione disastrata, nella quale, per affrontare l'emergenza rifiuti, il Governo decide per legge di far intervenire la Protezione civile, noi avremmo auspicato che tra i tre subcommissari vi fosse almeno un generale, perché, fra poco, qualcuno evocherà l'intervento dell'esercito per risolvere l'emergenza rifiuti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
Pag. 69LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per fare una considerazione a voce alta rivolta sia all'onorevole Mazzoni sia all'onorevole Paolo Russo sia a quanti mi hanno preceduto. Ebbene, colleghi, considerate che i subcommissari ed i cinque membri componenti della commisisone sono stati già decisi; hanno bisogno di questi numeri per spartirsi il potere nuovamente in Campania! È inutile che in questa sede noi cerchiamo di spiegare loro che bisogna risparmiare: non vogliono risparmiare; vogliono occupare le posizioni secondo quanto hanno già concordato. Non sappiamo ancora se l'hanno già fatto con la camorra (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) ma sicuramente, tra loro, sono d'accordo. Quindi, ritengo sia inutile chiedere loro continuamente e sistematicamente di ragionare; i commissari non sono uno, ma otto. Nessuno ha poi un profilo professionale perché, se approfondite, il subcommissario per la raccolta differenziata potrebbe essere un sommozzatore che sa ben distinguere le cozze dalle triglie e che fa la raccolta differenziata nel mare anziché sulla terraferma. Se controllate, si usa l'espressione «soggetti»; quindi, qualsiasi soggetto, qualsiasi professione svolga, anche senza laurea, anche senza diploma. Non importano tali aspetti; rileva soprattutto che abbiano la tessera e che vi sia una ripartizione che si può definire cencelliana dei posti di subcommissari e di componenti la commissione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 19,03)
LUCIO BARANI. Quindi, lo sforzo, pure accorato, fatto dagli onorevoli Mazzoni e Paolo Russo è vano; proseguiamo nell'esame degli emendamenti. È inutile, infatti, che chiediamo loro un gesto di intelligenza; hanno deciso, vogliono il potere, ce l'hanno e lo gestiscono a carico e a discapito dei cittadini. Saranno i cittadini, infatti, a pagare in maniera «salata» la raccolta differenziata in quanto la copertura, al 100 per cento, sarà a carico di tutti i cittadini campani. Se ne accorgeranno dopo, quando sarà ormai troppo tardi (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 253).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 1.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ritengo sia ben comprensibile come sia necessario riflettere sugli strumenti da offrire al commissario straordinario; è necessario perché attraverso l'individuazione di quegli strumenti probabilmente possiamo avere una maggiore certezza del risultato auspicato.
È soltanto dalla misura esatta degli strumenti che, sul piano normativo, offriamo al commissario straordinario, che noi possiamo verificare realmente quanto positiva ed in buona fede sia la disponibilità offerta a considerare strumenti alternativi rispetto alla norma in esame. Nel senso che, rispetto alla condizione emergenziale, ci troviamo ad utilizzare uno strumento che è unico, il Capo della Protezione civile; peraltro, vi è qualche margine obiettivo di dubbio se esista nell'ordinamento della pubblica amministrazione Pag. 70l'espressione «capo». Comunque, a tale eminente autorità viene affidata un'ulteriore responsabilità, governare in una fase di emergenza il ciclo dei rifiuti di quella regione. Ma dobbiamo chiarire anche con quali strumenti questa emergenza sarà affrontata. Dobbiamo chiarire altresì quali sono le risorse, le opportunità, le strade e i percorsi che sono offerti al commissario straordinario. Dobbiamo, insomma, avere un quadro che ci consenta con certezza di individuare un'eminente figura nel panorama istituzionale nazionale quale responsabile di questo delicato settore in Campania, e soprattutto di offrire a tale figura strumenti capaci di essere efficaci nel momento della necessità e dell'azione.
Per tale ragione, chiediamo che si valuti ulteriormente l'opportunità di sopprimere una parte di questo comma, per rendere più certo, più normale e più efficace il percorso sul piano dell'azione.
Per questa ragione, preannunzio il voto favorevole del mio gruppo su questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 1.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 246).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che gli emendamenti Adolfo 1.19 e 1.20 sono stati ritirati dai presentatori.
EMERENZIO BARBIERI. Scusi Presidente, come «ritirati»?
PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, li ha ritirati l'onorevole Adolfo, il primo firmatario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.21. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, proprio per rendere ragione rispetto alla necessità di avere qualificate esperienze professionali impegnate in questa materia, si chiede, con questo emendamento, di introdurre una piccolissima opportunità, rispondendo ad una semplice necessità: quella, cioè, che i curricula dei tre subcommissari e dei cinque componenti la commissione debbano essere trasmessi alle Commissioni parlamentari competenti entro tre giorni dalla nomina.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 19,10)
PAOLO RUSSO. Onorevoli colleghi, non si vuole fare un controllo preventivo, ma perlomeno avere il privilegio, come Parlamento, rispetto ad una condizione di emergenza, di sapere che tali alte e qualificate professionalità che saranno impegnate in questo settore potranno fornire i loro curricula non ad una valutazione, ma perlomeno ad una lettura da parte dei colleghi parlamentari. Ciò, onorevoli colleghi, serve nell'ipotesi remota in cui tali commissari non fossero stati nominati, ma sono convinto che questa è, appunto, un'ipotesi remota. Figurarsi, infatti, se non vi era celerità nel rispondere all'emergenza di tredici anni, nominando tempestivamente i subcommissari ed i commissari di una commissione di cinque componenti! Figurarsi se non c'era tempestività! Ma questa norma potrebbe servire per avere ex post alcuni curricula, in modo tale da apprezzare il lavoro fatto e da plaudire alle straordinarie competenze - Pag. 71escludo che siano lottizzate - messe in campo per governare questa difficile emergenza.
Guardate, onorevoli colleghi, anche questo emendamento non è ideologico, ma mira a misurare la buona fede. La mia proposta emendativa in esame, infatti, serve a sollecitare la buona fede di ognuno di noi.
Il mio emendamento, in altri termini, consente di comprendere se si vuole davvero che quella regione esca dall'emergenza, oppure se si desidera conferire al direttore Bertolaso quell'incarico e poi, «sotto», continuare l'esercizio del controllo, della gestione e di quell'azione pervicacemente incapace di risolvere i problemi, ma che risulta essere funzionale a logiche elettoralistiche!
Vorrei sottolineare che la mia proposta emendativa consente, a chi avesse buona fede, di ottenere uno strumento per plaudire all'azione del commissario Bertolaso e, al contempo, per misurare, in maniera inequivocabile, quale sia il livello di attenzione, nonché l'incisività delle dinamiche politiche perverse esistenti, nonostante questo settore sia, ormai, un comparto ad alta criticità sul piano dei risultati!
Per questa ragione, invito tutti i colleghi parlamentari a valutare la mia proposta con buonsenso, equilibrio e ragionevolezza. Cosa costa, infatti, inviare i curricula alle Commissioni parlamentari competenti? Ciò consentirebbe di poter apprezzare il lavoro svolto e le indicazioni fornite. In questo modo, si potrebbe non controllare, ma osservare quanto si sta facendo grazie ad un fascio di luce vigile ed attento.
Per tali motivi, chiedo ai colleghi, dunque, di approfondire con attenzione il merito dell'emendamento in esame...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
PAOLO RUSSO. ...ed li invito ad approvarlo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 470
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 251).
Prendo atto che il deputato Dussin non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Onorevoli colleghi, diamo un'ulteriore opportunità, perché è possibile farlo! Immagino che il voto contrario sul mio precedente emendamento sia stato motivato dal fatto che il commissario non riuscirebbe in soli tre giorni a trasmettere i curricula al Parlamento.
Pertanto, consapevole di tale difficoltà nell'ambito dell'onerosa giornata del commissario delegato, vogliamo offrire un'opportunità diversa, sempre funzionale al medesimo obiettivo di garantire la trasparenza e di evitare che la gestione prevalga sull'emergenza. Per esprimermi meglio, vorrei segnalare che la gestione, in linea di principio, dovrebbe permettere di risolvere l'emergenza, ma, in realtà, l'emergenza serve a consentire una gestione emergenziale che è funzionale all'acquisizione del consenso!
È questo il motivo per cui chiediamo che i curricula dei tre subcommissari, nonché dei cinque componenti della commissione di cui all'articolo 1 del decreto-legge in esame, vengano trasmessi alle Commissioni parlamentari competenti entro Pag. 72i dieci giorni successivi alla loro nomina. Se poi fossero stati già nominati - ma ribadisco che mi sentirei di escluderlo, poiché non ravviso un'ulteriore «emergenza nell'emergenza» -, vorrà dire che, ex post, le Commissioni parlamentari di merito potranno leggere i curricula delle squisite personalità indicate.
Ciò evitando, magari, di inserire le sigle di appartenenza, di chiarire qual è il percorso politico che ha prodotto quel risultato e cercando, piuttosto, di approfondire il percorso professionale che ha misurato quella indicazione.
Per questa ragione, ci permettiamo di suggerire un'ulteriore riflessione, una riflessione consapevole e ragionata, che possa consentire alla Camera di conoscere chi è deputato ad agire in condizioni emergenziali ed opererà anche successivamente alla stessa nomina.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 462
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 240).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente (Commenti - Dai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo si grida: Basta!)...
EMERENZIO BARBIERI. Vai avanti, Paolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, con il mio emendamento 1.23 propongo di sostituire un'espressione che in questo provvedimento si ripete - mi riferisco all'invarianza della spesa - con un termine che, forse, potrebbe essere più utile e più funzionale anche all'obiettivo dichiarato e messo già in campo dal commissario Bertolaso. Propongo di fare riferimento non all'invarianza della spesa, ma alla riduzione della stessa. Credo, infatti, che il primo obiettivo di un istituto commissariale di così alto profilo debba essere l'efficienza e la capacità di raggiungere i risultati.
Anche alla luce dello sperpero di risorse pubbliche calcolato in questi anni, credo che il primo obiettivo non sia continuare con una spesa invariata. Se l'obiettivo fosse questo, ossia continuare a sperperare più o meno 1.500 milioni di euro (più o meno 3 mila miliardi di vecchie lire), come accaduto negli ultimi dieci anni, credo non sarebbe un grande obiettivo. Ritengo che sarebbe un pessimo obiettivo.
Immagino che il riferimento all'invarianza della spesa risponda al tentativo di evitare che ci siano altre spese. Mi permetterei di suggerire di evitare di parlare di invarianza della spesa, introducendo un riferimento alla riduzione della stessa. Questo deve essere l'obiettivo di una norma emergenziale che consegue a vicende emergenziali che hanno prodotto finora uno sperpero straordinario di risorse pubbliche e risultati oggettivamente modesti.
Evito di fare riferimenti specifici a questioni acclarate che hanno prodotto macigni di responsabilità dal punto di vista dello sperpero di risorse e che hanno fatto volar via dalla finestra dell'istituto commissariale milioni di euro per improbabili progetti.Pag. 73
Quando si fa riferimento all'invarianza della spesa, escludo che vi sia l'intendimento di perpetrare medesimi atteggiamenti.
È evidente che questa sollecitazione è necessaria per capire perché si parla di invarianza della spesa e non piuttosto di una severa e significativa riduzione della spesa sotto due profili: da una parte, rendendo più efficiente quella posta in essere finora e, dall'altra, facendo un po' di sana economia.
Per esempio, il direttore Bertolaso ci ha detto che ha già attuato la riduzione delle spese faraoniche per più plessi che ospitavano il commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti. Una sola azione in questo senso ha consentito di risparmiare oltre 500 mila euro l'anno. Allora, non credo che l'obiettivo che qui vogliamo perseguire è quello di voler mantenere invariata la spesa, ma semmai qualificare una spesa ridotta.
Mi pare evidente che su questo tema non si possa non essere d'accordo e mi pare allo stesso modo chiaro come sia necessaria una riflessione su questo elemento; ciò vuole significare il buongoverno di questa emergenza ovvero, in caso contrario, spese pazze, peraltro con risultati scadenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Ho chiesto di intervenire perché ho visto che i colleghi della maggioranza diventano di tanto in tanto rumorosi durante gli interventi del collega Russo, che pone importanti questioni di merito e che, nel caso specifico di questo emendamento, ha evidenziato una questione che riguarda la qualità della spesa. Infatti, le cronache giudiziarie ci hanno fatto comprendere come l'organismo in questione in questi anni abbia dilapidato non qualche milione di lire o di euro, bensì migliaia di miliardi. Allora, porre una questione di siffatta sostanza significa veramente voler voltare pagina. Invece, le indicazioni che state dando in questo decreto-legge vanno nella direzione del mantenimento di antichi comportamenti, che tuttavia rientrano nella cornice che avete indicato, in costanza di spesa. In passato, la spesa per il commissariato straordinario dei rifiuti è stata estremamente onerosa per le casse dello Stato e non ha prodotto alcun risultato.
Oggi, avere a disposizione quelle stesse risorse finanziarie, metterebbe una gestione virtuosa in condizione di fare di più e meglio. Porre la questione evidenziata da questo emendamento significa, dunque, che l'invarianza di spesa dovrebbe essere collegata alla virtuosità della stessa. Indicare invece la riduzione significa porsi un obiettivo di merito che voi non volete perseguire.
Questi emendamenti non sono come quelli cui ci avete abituati negli anni passati, vale a dire meramente ostruzionistici. Debbo complimentarmi con il collega Russo perché ha posto una questione di merito importante che, anche in questo caso, ha messo in evidenza quali siano gli obiettivi reali di questo Governo rispetto all'emergenza rifiuti in Campania.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 468
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 246).
Prendo atto che i deputati Bandoli, Chiaromonte e Nicchi non sono riuscite a votare ed avrebbero voluto esprimere un voto contrario.Pag. 74
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Se non venisse approvato questo emendamento, non sarebbe assicurata nemmeno l'invarianza della spesa.
Infatti, si vincola l'invarianza della spesa all'attuazione di quanto previsto dall'articolo 1, comma 3, del decreto-legge in esame e alla riduzione della struttura commissariale, che avverrà solo quando sarà cessato lo stato di emergenza. In altri termini, per ora l'organico della struttura commissariale non varia rispetto a quello attuale; varierà e sarà ridotto quando sarà cessato lo stato di emergenza. A prescindere dal fatto che sarà bene capire quale sia l'organismo che dovrà indicare la cessazione dello stato di emergenza, è evidente che l'invarianza o, come abbiamo suggerito, la diminuzione della spesa si sarebbe potuta realizzare attraverso una serie di strumenti, primo dei quali la riduzione della pletora di dipendenti pubblici comandati o distaccati presso la struttura commissariale. Viceversa, se si rinvia la riduzione di tale struttura commissariale e la si vincola all'emanazione di ordinanze di protezione civile che debbono essere successive alla cessazione dello stato di emergenza, è evidente che nulla si vuol fare e che, probabilmente, sarà alimentato lo stato di emergenza. Infatti, tale condizione sarà strumento essenziale per mantenere intatta la struttura commissariale. D'altra parte, l'attesa cessazione dell'emergenza determinerebbe la fine di una struttura che, viceversa, dovrebbe essere «asciugata» in corso d'opera. Ebbene, raramente ho visto pubblici dipendenti che portano a compimento un percorso, in un ambiente abbastanza confortevole, nella consapevolezza che, quando il risultato sarà raggiunto, cominceranno, gradualmente, a lasciare la struttura. Credo sia molto più corretto, semmai, alimentare un virtuoso percorso inverso misurato sui risultati, in modo da ottenere migliori risultati, migliori performance. Comunque, è necessario cominciare subito la riduzione della struttura commissariale, rendendo ragione, così, delle tante sollecitazioni provenienti da più parti e rendendo regione anche di una necessità: quella di avere una struttura efficace. La protezione civile nazionale funziona con l'apporto di 500 uomini mentre nella struttura del commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti, attualmente già in una situazione ridotta rispetto a tre anni or sono, operano oltre 130 uomini. La sperequazione è evidente. Che cosa aspettiamo, allora, a ridurre questa indicazione, per qualificare la spesa?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, la questione posta fa emergere un paradosso contenuto in questo provvedimento. L'assurdo è dato dal fatto che, per legge, si afferma che una struttura creata per gestire un'emergenza necessita, per il suo scioglimento, al termine della stessa situazione di emergenza, di altri provvedimenti che stabiliscano quale debba essere il suo destino finale.
Se l'impianto, le ragioni, lo spirito, la finalizzazione del provvedimento sono veri, ossia che inviamo la Protezione civile e l'esercito ad affrontare l'emergenza per risolvere la situazione entro il 31 dicembre 2007 e tornare alla gestione ordinaria affidandola agli enti territoriali competenti, nello stesso provvedimento bisognerebbe indicare che, automaticamente, si scioglie questo organismo. Ogni Governo (ogni tanto la questione ritorna in Assemblea, collegata alla finanziaria, o nei riquadri di analisi economiche sulla stampa) si deve avventurare sulla questione dello scioglimento degli enti inutili e non vorremmo che, fra qualche decennio, ci trovassimo di fronte alla questione di dover procedere allo scioglimento dell'ex commissariato ai rifiuti della regione Campania che, nel frattempo, continua ad esistere, Pag. 75perché a qualcuno può tornare comodo far sopravvivere tre subcommissari, la commissione e tutto l'apparato connesso, per solo calcolo politico.
È un paradosso, rispetto al quale l'emendamento in esame mette in evidenza il taglio che state dando a tale problematica.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 463
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 243).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, è in gioco il buon senso per l'approvazione di questo emendamento. Il tentativo è quello di introdurre, attraverso la norma, una necessità rilevata da tutti. Una delle sollecitazioni provenienti da più parti, dal mondo ambientalista, dalle sensibilità attente a questo complicato settore, è il fatto che la struttura vada resa funzionale alle esigenze e la sua efficienza misurata all'obiettivo.
Una struttura mastodontica, probabilmente «strabica», che da una parte deve svolgere un lavoro e dall'altra serve a reggere clientele, non può, non sa offrire un contributo dal punto di vista tecnico, organizzativo, manageriale, scientifico e delle sensibilità ambientaliste. Una struttura motivata per le ragioni più varie non sa offrire, al meglio, il proprio contributo per ottenere risultati significativi. Quella struttura, per come è composta e per come è nata, è funzionale ad esigenze estranee rispetto alla materia ambientale.
Sarebbe utile capire quanti consiglieri comunali, portaborse, «capielettori» sono transitati per questa struttura. Se avessimo un elemento di certezza in questo senso, potremmo oggi, più facilmente, indicare come necessaria la riduzione ad un terzo di quella struttura.
Quando si deve ridurre una struttura pletorica, un funzionario efficiente, come Bertolaso, saprà, ovviamente, tagliare tutto ciò che non è funzionale all'obiettivo.
Se è vero, come è vero, che questa emergenza si può chiudere a settembre, come ha detto il commissario Bertolaso, sarà sicuramente vero che non serviranno centinaia di operatori specializzati per produrre un efficiente sistema organizzativo. È evidente che potrebbero servire alcune decine di unità specializzate, capaci di rispondere a specifiche esigenze di carattere tecnico e, quindi, dare risposte anche dal punto di vista organizzativo e manageriale. Ma quando noi lasciamo strutture sostanzialmente intatte, quando lasciamo che vi sia una condizione di continuità negativa, da una parte rendiamo un pessimo servigio al direttore Bertolaso, dall'altra nulla facciamo per rendere efficiente quella pachidermica struttura. Nei prossimi mesi quella struttura potrebbe essere dimezzata nel numero, in quanto per funzionare dovrebbe aver bisogno di qualche decina di unità, se è vero che si tratta di emergenza, e far leva sull'utilizzo delle strutture delle regioni, delle province e dei comuni, anche per consentire a quelle amministrazioni di riprendere di nuovo conoscenza di questa articolata materia.
Per queste ragioni, mi permetto di sollecitare i colleghi alla riflessione su un emendamento che prevede la riduzione di un terzo degli uomini della struttura commissariale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Il compito principale di questa struttura dovrebbe essere quello di smaltire i rifiuti, risolvendo una situazione che, come dicevamo prima, non è stata risolta dagli amministratori locali perché non sono stati in grado, da un lato, di prendere le decisioni - fare gli inceneritori -, dall'altro, di gestire una situazione politica e amministrativa che vedeva, come vede ancora, forti presenze ed infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Queste infiltrazioni troppo spesso hanno assunto la caratteristica di una vera e propria compenetrazione nell'ambito delle strutture di Governo e amministrative. Il compito di questa struttura dovrebbe essere quello di smaltire i rifiuti e non quello di creare un complesso elefantiaco che ricalca gli stessi difetti di quelle pubbliche amministrazioni che, proprio grazie ai carrozzoni, hanno fallito nel loro obiettivo: dare risposte ai cittadini nel campo dei servizi.
Per questi motivi, noi sosteniamo l'emendamento, sempre nell'ambito di una strategia di contenimento del danno. Contestiamo il fatto che venga creata questa struttura che sottrae gli amministratori locali e gli organi politici alle loro responsabilità e siamo contrari al fatto che essa assuma le caratteristiche di un carrozzone. Quindi, un contenimento del danno è quello di evitare che vi siano subcommissari per l'emergenza «superstraordinaria» e, ancora, obiettivo nostro è quello di ridurre quanto più possibile questa struttura assistenziale ed elefantiaca che va nella direzione opposta rispetto all'efficienza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 452
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 248).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolo Russo 1.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villari. Ne ha facoltà.
RICCARDO VILLARI. Signor Presidente, al termine di questo dibattito, ho cercato sinceramente di resistere, ma vorrei svolgere una piccola considerazione, visto che si parla dell'emergenza che tormenta la Campania.
Vorrei ricordare ai colleghi che la Camera dei deputati non è un tribunale, ma un luogo nel quale la discussione e il confronto aperto, democratico, non ideologico e non qualunquista devono essere volti a trovare la soluzione ai problemi e ad indicarne la strada.
Qui, invece, abbiamo assistito a considerazioni obiettivamente stravaganti, abbiamo oscillato tra affermazioni caratterizzate da una prosa arcaica e barocca ed altre che invece si richiamavano ad una prosa squadristica.
Rispetto alle tante responsabilità presenti - sicuramente il centrosinistra ne ha di più, avendo governato per più tempo -, dovremmo cercare di individuare una soluzione. Le facili battute che i leghisti fanno in questa sede possono essere di soddisfazione, ma ritengo che gli elettori della Lega Nord, che ascoltano i loro rappresentanti fare queste considerazioni - peraltro, anche un po' scontate -, si sentiranno offesi, perché vengono considerati oggettivamente poca cosa in quanto interlocutori privilegiati.
Di cosa parliamo? Di due Italie, degli sprechi? Certamente, ce ne sono stati ed è giusto che il centrosinistra si assuma le proprie responsabilità, ma che utilità vi è ad ascoltare queste affermazioni, se non per il piacere di ascoltare se stessi?Pag. 77
Non ho sentito fare dal gruppo della Lega Nord una proposta seria, se non quella di votare addirittura contro gli emendamenti presentati da una parte della propria coalizione.
Dunque, recuperiamo un minimo di serietà, cominciando con il chiarire che questo non è un tribunale. Fate proposte, non battute! A me non consola che il terremoto di Messina si sia verificato prima di quello dell'Irpinia. Cerchiamo di indicare una strada, perché nessuno vuole controfirmare né sprechi né malgoverno. Insomma, ritengo sia il caso di adottare un po' di sana obiettività (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Collega Villari, certamente non siamo in un tribunale, tuttavia ascoltarla accusare l'opposizione di non aver formulato proposte è risibile, anche perché, nel corso del dibattito, abbiamo sottolineato un dato... Presidente, il rappresentante del Governo non è presente!
PRESIDENTE. È sopraggiunto.
VINCENZO NESPOLI. Dicevo che, se il collega Villari assicura a quest'Assemblea che il decreto non è blindato e che quindi si può attivare un confronto di merito, oltre alle proposte che abbiamo già formulato possiamo convenire su alcune modifiche sostanziali migliorative del provvedimento.
Ma chi in quest'aula ha l'ardire di dire che siamo in un tribunale, ci deve assicurare un confronto democratico, collega Villari. Ci deve dire, dall'alto della sua autorevolezza, perlomeno in Campania, che è possibile un confronto e che cade la preclusione da parte del Governo rispetto a modifiche di questo decreto-legge. Ce lo dica, altrimenti, chi fa demagogia qui dentro è solo lei, perché non dà la possibilità all'Assemblea della Camera dei deputati di svolgere il suo ruolo, legislativo e di confronto nel merito.
E, proprio nel merito, le voglio ricordare che abbiamo posto una questione per noi importante. Lei, in passato, in molte occasioni di confronto politico, ha convenuto circa il superamento del regime commissariale. Introdurre in questo provvedimento una norma che non dia adito a pastette, credo sia una proposta di grande credibilità.
In secondo luogo, lei che è stato artefice e che ha condiviso le nomine e la stagione dei subcommissari nella regione Campania, ci dica se morigerare la spesa e, comunque, andare nel senso della sua qualità, in base alla sua esperienza pregressa, costituisce un elemento positivo rispetto alle questioni di cui stiamo parlando.
Ma allora, di che tribunale parla, onorevole Villari? In quest'Assemblea ci stiamo sforzando in tutti i modi di non introdurre, in questo provvedimento legislativo, le storture e la mala gestio, che, in questi anni, voi avete perpetrato nella regione Campania e che volete continuare a perseguire.
Quindi, per non continuare a darle l'impressione che questa sia un'aula di tribunale, la prego, ci assicuri che possiamo fare un confronto di merito, modificando questo decreto-legge. Altrimenti, chi fa vuote parole in quest'aula è solo chi rappresenta, nel modo in cui lei ha voluto farlo, la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, all'onorevole Villari, vorrei chiedere quali proposte possiamo fare se l'onorevole Margiotta, che è il relatore, ha blindato il provvedimento. Quali proposte possiamo fare, Villari? Sii onesto con te stesso; è inutile che fai interventi tanto per salvare questa gestione, che state portando avanti insieme alla camorra in quel della Campania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Pag. 78PRESIDENTE. Onorevole, si rivolga alla Presidenza.
GUIDO DUSSIN. State gestendo il settore dei rifiuti con loro!
Una voce dai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo: Lo pensate voi!
GUIDO DUSSIN. Lo pensiamo noi, ma lo sapete anche voi che le cose stanno così! Qui, in Assemblea, dovete stare attenti con questi interventi...
PRESIDENTE. Onorevole Dussin, si rivolga alla Presidenza, per favore.
GUIDO DUSSIN. Mi scusi, Presidente, la ringrazio per il richiamo.
Questi sono i nostri suggerimenti. Fate pagare la tassa sui rifiuti, come succede al nord, ai vostri cittadini. Invece di raccogliere consenso così facilmente, fate la raccolta differenziata! Impegnatevi in queste iniziative o, meglio, se siete incapaci di governare in Campania, fate in modo che gli assessori, i sindaci e il presidente della regione si dimettano, perché in politica, quando una persona è incapace, compie un atto coraggioso, ma onesto, di fronte a tutti: si dimette, caro onorevole Villari.
È inutile che cerchi di difendere qualcosa che è indifendibile. La gestione del settore rifiuti in Campania da parte del centrosinistra è indifendibile, perché ci sono altre regioni dove avete altri assessori che gestiscono lo stesso settore che funziona.
Quindi, chiamate quelle persone a gestire il settore.
È inutile ergersi a paladini di una verità che non avete in mano: non potrà difenderla lei, onorevole Villari, né potranno difenderla gli altri suoi colleghi (i quali, del resto, l'hanno pure dichiarato)! In Commissione, ho detto chiaramente a tutti voi che servono atti e che non basta il «teatro» al quale assistiamo, di solito, nelle aule che frequentiamo: tutto va male, però noi rimaniamo! Avete in mano il potere, ma se non siete capaci di gestirlo bene, dovete dimettervi, perché la politica è fatta anche di atti significativi!
Per quanto riguarda noi, sono convinto che proposte positive il nostro movimento saprebbe farne tantissime. Cito l'esempio, onorevole Villari, della provincia di Treviso, amministrata da un monocolore della Lega: è la prima in raccolta differenziata, come testimonia l'emerita associazione del presidente della Commissione, Legambiente e, quindi, è acclarato da altri, non da noi.
Dirò di più: i dati in possesso della Lega Nord sono ancora migliori di quelli forniti da Legambiente: quest'ultima va pian pianino ma, prima o poi, capirà che la Lega Nord è la Lega vera, quella buona (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dussin.
Consentitemi di richiamare i deputati ad un dibattito basato sulla reciproca correttezza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, devo fare appello, a mia volta, alla sua sensibilità: credo sia difficile discutere di reciproca correttezza in un simile contesto. Cito alcune frasi tratte dall'intervento dell'onorevole Villari. Il collega ha parlato di recupero di serietà e di elettori della Lega che dovrebbero vergognarsi. Io credo che dovrebbe vergognarsi qualche elettore del centrosinistra campano, che è riuscito a contribuire, con il suo voto, allo sfascio al quale stiamo assistendo! Il recupero di serietà e le lezioni di moralità non vengano da quella parte di sinistra che ha dimostrato, in tutti questi anni, di essere assolutamente incapace ed inadeguata.
Non si può usare in quest'aula un termine forte come «squadrismo» (non ho parafrasato, ma ho citato un termine adoperato dall'onorevole Villari). Qui non stiamo facendo squadrismo! Lo squadrismo lo pratichiamo quando adoperiamo Pag. 79termini forti...! Lo squadrismo lo sta praticando la maggioranza...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIOVANNI FAVA. ... la quale ha blindato un decreto-legge che interessa tutti i cittadini, un decreto-legge che sta andando in un'unica direzione: quella dell'interesse delle cosche che gestiscono gli affari...
PRESIDENTE. Grazie...
GIOVANNI FAVA. ... di questa camorra moderna che sta portando a casa tutti gli affari...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fava...
GIOVANNI FAVA. ...con la vostra collaborazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Voglio rivolgermi alla Presidenza affinché faccia presente al collega Villari che nella mia città, il mese scorso, si è raggiunto il 73 per cento di raccolta differenziata. Tengo a precisare che la città è amministrata, oggi, dal centrosinistra, ma è stata amministrata dal centrodestra fino all'altro ieri, quando sono state poste le basi per aumentare in modo deciso la raccolta differenziata.
Quanto al fatto che questo non è un tribunale, io vorrei che ci fosse un tribunale! Collega Villari, amministrate il comune di Napoli, la provincia di Napoli e la regione Campania: vivaddio, qualche responsabilità vostra ci sarà pure in questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Allora, io penso che la reciproca serietà stia anche nell'ammettere le proprie pesanti responsabilità. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, intervengo esclusivamente a titolo personale e, quindi, non coinvolgo in alcun modo il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori.
Ho sentito pronunciare in quest'aula accuse infamanti (Commenti) contro il centrosinistra da parte del collega Dussin (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)...
LUCA VOLONTÈ. No, non è vero...
LUCIANO D'ULIZIA. ... accuse infamanti che vanno respinte e rimandate al mittente (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)! Nessun deputato del centrosinistra è stato mai corrotto o colluso con la camorra (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)! Invece (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)... Invece, sono stati collusi e corrotti con la camorra molti deputati del centrodestra (Proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
GIOVANNI FAVA. Ma stai zitto!
LUCIANO D'ULIZIA. Quindi, la lezione viene da un pulpito che è inaccettabile e non credibile (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!Pag. 80
Noi non abbiamo iscritti alla P2 (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania). Noi non abbiamo iscritti alla P2! Noi crediamo nelle regole democratiche di questo Stato! Noi vogliamo fare un servizio al paese come stiamo dimostrando in quest'aula; quindi gli attacchi vanno respinti e rimandati al mittente, perché non abbiamo mai creduto in valori antidemocratici o in valori occulti...
EMERENZIO BARBIERI. D'Ulizia, vai a casa!
LUCIANO D'ULIZIA. ...che invece per un periodo oscuro della storia di questa Repubblica hanno presieduto la Presidenza del Consiglio dei ministri! Nessuno può negare infatti, cari amici, che il vostro Presidente del Consiglio era iscritto alla P2 (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania): una organizzazione sovversiva contro i valori della Repubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, per cortesia, mi era sembrato di aver fatto un richiamo abbastanza chiaro!
EMERENZIO BARBIERI. Vergognati!
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, se i colleghi...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sono lieto che il collega D'Ulizia abbia parlato a titolo personale, perché personalmente - e questo lo dico rivolgendomi anche ai colleghi del centrodestra - ritengo che da alcune ore siamo in quest'aula a discutere, anche in maniera aspra, anche con un atteggiamento molto severo e duro da parte dell'opposizione, di questioni di grande rilievo e penso che se tutti stiamo dedicando tempo pazientemente e con impegno, chi a parlare e chi ad ascoltare e a votare, è perché la materia è di particolare importanza e su di essa è giustissimo che vi sia durezza negli interventi.
Penso che il suo richiamo di prima, signor Presidente, sia stato giusto e vorrei dire con molta pacatezza ai colleghi del centrodestra, e, per quanto riguarda me, prendendo le distanze dal collega D'Ulizia (Applausi), che affermare nel merito di una discussione politica di grande rilievo, come ha fatto il collega Dussin, che qui qualcuno - e ritengo che non lo si possa tollerare né per il centrodestra né per il centrosinistra - abbia lavorato e governato in accordo con la camorra è qualcosa che tutta l'Assemblea e tutto il Parlamento deve respingere (Applausi)!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Ringrazio l'onorevole Giachetti che con il suo intervento ha riportato un po' di ordine in quest'aula: è stato realmente un intervento sull'ordine dei lavori nel senso vero dell'espressione!
Vorrei ritornare all'intervento che ha aperto questo momento di confronto, quello del collega Villari, il quale invitava a non trasformare questa sede in un'aula di tribunale. Mi permetto di dire all'onorevole D'Ulizia che noi abbiamo forse utilizzato degli schemi processuali (nella parte relativa all'arringa e nel tentativo difensivo dei nostri interventi) e che i colleghi che sono intervenuti nel sostenere gli emendamenti si sono riferiti a quella parte. L'onorevole D'Ulizia invece è andato ben oltre questo tipo di utilizzazione strumentale dello schema processuale, arrivando addirittura a pronunciare delle sentenze attraverso la celebrazione non di un Pag. 81processo ma solo di una sommatoria di elementi presupposti e pregiudiziali che non possono essere accettati in quest'aula e in nessun altro contesto, perché offendono prima di tutto chi formula quel tipo di considerazioni. Quindi, accettando il suggerimento dell'onorevole Villari, vorrei ritornare all'esame del provvedimento.
A tale proposito, con disappunto, devo constatare che quei colleghi dai quali, da cittadina della Campania, attendevo una solidarietà nell'ambito del centrosinistra, dimostrano, come ha fatto il collega Villari, che invece sono assolutamente distratti dal tema e dal provvedimento in esame, perché gli inviti che ci ha formulato l'onorevole Villari sono tali da dimostrare che egli non ha seguito i lavori al Senato, che non li ha seguiti in Commissione e che non ha seguito neppure il dibattito in quest'aula: l'opposizione ha lavorato insieme alla maggioranza al Senato, cercando di migliorare il testo del decreto-legge che io mi auguravo che i colleghi, almeno della Campania, del centrosinistra non avrebbero condiviso.
È un testo - lo ripeto ancora una volta in quest'aula -, con il quale il Governo ha ritenuto di consegnare la Campania ad un emergenza perenne, perché il commissariamento che intendeva prorogare non aveva una data di scadenza, che è stata introdotta invece grazie ad un emendamento presentato da noi dell'opposizione. Un provvedimento che prevedeva un ampliamento dello staff del commissario, mentre non prevedeva una strategia per riportare la regione Campania all'ordinaria gestione del settore dei rifiuti. Un provvedimento-tampone, come tanti altri, che non si faceva assolutamente carico delle reali problematiche che l'onorevole Villari, come i tanti altri che hanno seguito questa vicenda più da vicino, dovrebbero conoscere. Non è questo il modo per affrontare il problema.
La proposta avanzata dal collega è una proposta che noi vorremmo tanto ritenere ricevibile, ma è il relatore, come ha già detto il collega Nespoli, che non la ritiene tale. Noi abbiamo iniziato a lavorare in Commissione su questo provvedimento, presentando delle proposte emendative che credo siano abbastanza apprezzabili nel merito. Sono proposte emendative concrete e specifiche, che vanno nella direzione che tutti quanti dovremmo auspicare per la Campania: una maggiore efficienza, una maggiore trasparenza, una maggiore snellezza, una minore burocrazia. Questo è il contenuto delle nostre proposte emendative, ma soprattutto il nostro auspicio è di un ritorno alla gestione ordinaria ed alla gestione responsabile della politica.
Il relatore ci ha detto che queste proposte emendative non sarebbero state prese in considerazione ed ha espresso su di esse un parere contrario; ma quel che è peggio è che il relatore in Commissione ha precisato che alcune delle nostre proposte sarebbe state anche valutabili in maniera positiva, ma purtroppo i termini di scadenza per la conversione in legge di questo decreto-legge non consentivano l'emendabilità del testo. Personalmente, mi sono permessa in Commissione di sottolineare che la serietà politica ci avrebbe consentito di rimandare il testo al Senato, se veramente avessimo voluto migliorarlo, ma tutto questo ha avuto una risposta negativa.
Mi dispiace, onorevole Villari, che lei non abbia a cuore, come dimostra di fare con le sue auliche parole in quest'aula, il destino della Campania, come dovrebbe e come in passato ha dimostrato di fare (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Intanto vorrei dire che non sono riuscito a seguire il collega D'Ulizia. Ha parlato in modo un po' troppo concitato e quindi non ho capito a chi si riferiva quando diceva che qualcuno si era fatto prestare una Mercedes e cento milioni di vecchie lire (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania - Commenti del deputato D'Ulizia)! Pag. 82Non lo ricordo! Doveva essere più esplicito!
MATTEO BRIGANDÌ. Bravo!
LUCIO BARANI. Le cose vanno dette con una certa regolarità e serietà!
Per tornare a quanto detto dal collega Villari, noi siamo qui per cercare di recuperare serietà in un decreto-legge, con riferimento al quale vi abbiamo detto che vi sono grosse responsabilità delle amministrazioni comunali, che non fanno pagare la TARSU ai cittadini, per una questione non sappiamo bene se clientelare o sociale. Visto che la copertura dall'80 al 100 per cento vale per tutte le amministrazioni comunali, non riusciamo a capire come facciano i revisori dei conti a certificare i bilanci di quei comuni!
Inoltre vi abbiamo detto che il commissario straordinario doveva essere un commissario e non un commissario alle dipendenze del presidente della consulta, Bassolino, che sappiamo essere il responsabile di questo degrado, e non altri otto subcommissari, regolarmente stipendiati, senza che vi sia una legge che dia loro un termine di azione! Noi abbiamo cercato di portare il discorso sulla raccolta differenziata, per una buona amministrazione. Abbiamo cercato di farvi capire come si fa una buona amministrazione, come d'altronde viene fatta in tutta Italia e non riusciamo a comprendere perché non possa esserci anche in Campania!
Era solamente questo. Vi abbiamo dato dei suggerimenti, che però non avete voluto accogliere. Allora, fatte tutte queste premesse, noi ci domandiamo a chi diamo, con questo decreto-legge, i soldi per risolvere l'emergenza rifiuti.
Continuiamo a darli a Bassolino, che è il presidente della consulta! È questo che ci dispiace, perché è una voragine senza fondo! Con quella consulta, composta dai presidenti delle province, che lavoreranno di concerto con il commissario straordinario e con il presidente della consulta, si andranno ad individuare le discariche e gli eventuali inceneritori. Accadrà che l'emergenza rifiuti continuerà ad essere emergenza non fino al 31 dicembre 2007, ma fino al 31 dicembre 2017!
PRESIDENTE. Onorevole Barani...
LUCIO BARANI. È per questo che vi abbiamo chiesto di fare un ragionamento serio, qui, con noi, e di riportare serietà nelle amministrazioni, perché, appunto, manca serietà!
E poi ci chiedete come mai tutti questi giornalisti, fino all'altro giorno, abbiano incensato Bassolino! Cui prodest? A qualcuno giovava tenerlo lì, per cercare di far emergere il problema, perché dove c'è un problema, lì ci sguazza la camorra.
Non vi abbiamo detto che c'è collusione con la camorra; vi abbiamo detto che avete creato i presupposti per dare linfa vitale alla camorra (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Qualche camorrista ci sarà in quella zona...! Noi non diciamo che sono le amministrazioni. Certo è che il sospetto viene dal poco sapere e noi, in Campania, non sappiamo nulla. È per questo che sospettiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei ringraziare l'onorevole Villari per il suo intelligente intervento, in quanto ci dice che non siamo in un tribunale, che dobbiamo dare soluzioni e non dobbiamo fare sciocchezze. Siamo perfettamente d'accordo sulla considerazione che l'onorevole Villari ha dei tribunali.
In riferimento agli elettori offesi, è possibile che i nostri elettori siano offesi, ma almeno lo sono in un ambito di pulizia e non ricoperti dalla spazzatura.
La proposta seria che la Lega ha avanzato - forse lei, onorevole, era distratto - è estremamente chiara: è compito istituzionale della regione, della provincia e del comune gestire l'emergenza rifiuti.Pag. 83
Questo compito istituzionale non è stato ottemperato e, pertanto, la proposta della Lega Nord è semplicissima: non va commissariata la gestione, ma l'organo che, per legge, deve gestire la situazione. Questa è la proposta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Russo 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 457
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 249).
Secondo le intese intercorse, il seguito dell'esame è rinviato ad altra seduta.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse il deputato Camillo Piazza, in sostituzione del deputato Grazia Francescato, dimissionaria.
Per la risposta ad uno strumento di sindacato ispettivo.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, ho più di una volta chiesto alla Presidenza di sollecitare il Governo a rispondere ad una mia interrogazione, ma puntualmente ciò non avviene.
Vorrei ribadire che si tratta dell'interrogazione n. 4-01039 presentata il 22 settembre di quest'anno.
PRESIDENTE. Onorevole Pedrini, la Presidenza si farà carico di interessare il Governo affinchè risponda alla interrogazione da lei richiamata.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 29 Novembre 2006, alle 10:
(ore 10 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (Approvato dal Senato) (1922).
- Relatore: Margiotta.
2. - Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00043, Airaghi ed altri n. 1-00047, Volontè ed altri n. 1-00051, Sanza ed altri n. 1-00064 e Attili ed altri n. 1-00065 sulle iniziative volte a prevedere il trasferimento della compagnia aerea Alitalia a Milano e sul ruolo dell'aeroporto di Malpensa.
3. - Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00026, Pedrizzi ed altri n. 1-00027, Paoletti Tangheroni ed altri n. 1-00033, Volontè ed altri n. 1-00052, D'Elia ed altri n. 1-00053, Bonelli ed altri n. 1-00054, Venier ed altri n. 1-00057, Maroni ed altri n. 1-00059 e Sereni ed altri n. 1-00063 sulle iniziative volte a sostenere il rispetto dei diritti umani in Cina.
4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati professionistici e delle altre competizioni professionistiche organizzate a livello nazionale (1496-A).
e delle abbinate proposte di legge: CIOCCHETTI ed altri; GIANCARLO GIORGETTI e CAPARINI; RONCHI ed altri; PESCANTE ed altri; DEL BUE (587-711-1195-1803-1840).
- Relatore: Folena.
5. - Seguito della discussione della mozione Bandoli ed altri n. 1-00041 sulle iniziative volte a sostenere l'approvazione, da parte dell'Assemblea generale dell'ONU, della Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni.
(ore 15)
6. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 20,15.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 1922 - em. 1.2 | 468 | 466 | 2 | 234 | 190 | 276 | 64 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.3 | 478 | 476 | 2 | 239 | 205 | 271 | 63 | Resp. |
3 | Nom. | em. 1.4 | 471 | 470 | 1 | 236 | 204 | 266 | 63 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.5 | 481 | 478 | 3 | 240 | 210 | 268 | 63 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.6 | 471 | 470 | 1 | 236 | 222 | 248 | 63 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.7 | 474 | 473 | 1 | 237 | 220 | 253 | 62 | Resp. |
7 | Nom. | em. 1.8 | 485 | 483 | 2 | 242 | 226 | 257 | 61 | Resp. |
8 | Nom. | em. 1.9 | 463 | 460 | 3 | 231 | 217 | 243 | 61 | Resp. |
9 | Nom. | em. 1.11 | 481 | 477 | 4 | 239 | 229 | 248 | 61 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.12 | 480 | 477 | 3 | 239 | 231 | 246 | 61 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.13 | 485 | 482 | 3 | 242 | 225 | 257 | 61 | Resp. |
12 | Nom. | em. 1.15 | 477 | 473 | 4 | 237 | 220 | 253 | 61 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.16 | 483 | 482 | 1 | 242 | 226 | 256 | 61 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.17 | 488 | 487 | 1 | 244 | 234 | 253 | 62 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.18 | 465 | 464 | 1 | 233 | 218 | 246 | 62 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1.21 | 474 | 470 | 4 | 236 | 219 | 251 | 61 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.22 | 467 | 462 | 5 | 232 | 222 | 240 | 61 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.23 | 472 | 468 | 4 | 235 | 222 | 246 | 61 | Resp. |
19 | Nom. | em. 1.24 | 465 | 463 | 2 | 232 | 220 | 243 | 61 | Resp. |
20 | Nom. | em. 1.25 | 455 | 452 | 3 | 227 | 204 | 248 | 61 | Resp. |
21 | Nom. | em. 1.26 | 459 | 457 | 2 | 229 | 208 | 249 | 61 | Resp. |