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INTERVENTI DEI DEPUTATI GASPARE GIUDICE E ALBERTO FILIPPI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1750
GASPARE GIUDICE. Onorevoli colleghi, la disgregazione della coalizione di governo e la confusione della sua politica si riflettono nel testo di questo decreto-legge. Il Governo presenta un decreto omnibus che non presenta alcuna ragione unificante, concorre alla manovra in misura minima rispetto alle dimensioni cospicue dell'articolato e contiene per il resto materiali di scarto di una finanziaria già di per sé assai scadente.
Se si considera l'insieme costituito dal disegno di legge finanziaria e da questo decreto-legge, non può certo stupire il severo giudizio espresso ieri dalle agenzie internazionali di rating, che evidentemente guarda più agli aspetti qualitativi che a quelli meramente quantitativi di questa manovra. Fa invece impressione chi faPag. 97finta di non capire che oggetto del giudizio è proprio questa manovra di bilancio.
Si tratta per una parte di alcuni interventi variegati nelle più diverse direzioni che non corrispondono ad alcuna strategia o linea, ma alle diverse anime e finalità di questo Governo, e che appaiono al resto del paese, incluse parti della stessa maggioranza, assai discutibili. Per il resto, si tratta di un ammasso di norme secondarie e frammentarie.
Le agenzie sanzionano non solo la qualità troppo bassa dei provvedimenti di bilancio, ma anche la manifesta insufficienza della complessiva politica legislativa di questo Governo, che risalta se si ricorda la squillante partenza del Governo Berlusconi e dei provvedimenti dei suoi primi cento giorni.
Alcuni dati appaiono particolarmente eloquenti.
Il primo semestre della legislatura volge ormai al termine e il Parlamento ha approvato in tutto tredici leggi, otto delle quali di conversione di decreti-legge.
Credo si tratti di un triste primato, aggravato dal fatto che i provvedimenti d'urgenza concernono interventi eterogenei e frammentari associati a questioni di primaria rilevanza politica.
Anche questo ultimo decreto-legge, che concorre alla manovra di finanza pubblica, investe al tempo stesso temi eccessivi di grande rilevanza economico-sociale insieme a normative del tutto secondarie e occasionali.
Il Comitato per la legislazione, cui mi onoro di appartenere, ha sottolineato il contenuto troppo variegato e complesso e la estrema varietà degli eterogenei ambiti normativi su cui incide.
Dalla complessità del contenuto deriva il fatto che, durante l'esame presso le Commissioni riunite V e VI, i temi procedurali hanno nettamente prevalso sulla discussione di merito.
Le procedure parlamentari sono messe alla prova da provvedimenti così scombiccherati e non reggono l'urto.
Si è manifestata una estrema difficoltà nell'applicare le regole relative all'ammissibilità degli emendamenti fino a giungere ad una completa impasse.
Per diverse giornate le Commissioni sono state paralizzate, in attesa di conoscere gli emendamenti dichiarati inammissibili.
La declaratoria di inammissibilità, quando è finalmente giunta, ha poi aperto un'altra fase altrettanto lunga di richieste di revisione dei giudizi di inammissibilità, dato che il testo del decreto - sul quale non si esercita alcun sindacato di contenuto da parte delle Camere - conteneva norme del tutto analoghe a quelle dichiarate inammissibili.
Il lavoro delle Commissioni ne ha risentito ed è stata anzi del tutto compromessa la possibilità di un vero esame collegiale.
Si è proceduto a singhiozzo, con continue pause e sospensioni dei lavori, seguiti da infiniti ritardi nella ripresa delle sedute rispetto agli orari annunciati. Il confronto tra maggioranza e opposizione si è quindi ridotto al minimo, mentre la maggioranza da sola nel backstage cercava di sciogliere i suoi infiniti contrasti e diatribe.
Si è quindi verificata una sorta di totale impantanamento del lavoro nelle Commissioni riunite.
Dopo tutto ciò, in Assemblea si prospetta lo spettro della posizione, per la terza volta, della questione di fiducia, che finirebbe di esautorare completamente, anche in questa occasione, il ruolo della Camera, in aggiunta a quanto avviene quotidianamente al Senato.
Si rischia infatti di registrare un ulteriore salto di qualità nelle dimensioni del fenomeno che non può non suscitare altissimi motivi di preoccupazione. Un simile modo di operare accumula una molteplicità di distorsioni e sotto questo aspetto segna un netto peggioramento anche rispetto ai peggiori esempi del passato.
Più di tutto preoccupano le caratteristiche di regolarità del fenomeno. Tutto al contrario di quella eccezionalità in cui spera il Presidente della Camera.Pag. 98
Si vuole superare in via permanente - attraverso una voluta e sistematica distorsione della prassi legislativa - la precarietà della maggioranza.
Il concorso di questi fattori rischia di esautorare completamente l'intera istituzione parlamentare e l'insieme delle procedure contro tutto l'assetto della Costituzione e ben al di là dei peggiori timori e dei falsi allarmi suscitati dalla parte avversa alla riforma costituzionale del centro-destra.
Sono consapevole che se si guarda a singoli episodi una simile prassi non nasce con questo Governo, ma è l'insieme degli elementi che costituisce il fatto nuovo.
Rispetto a questo insieme, acquistano un significato assai forte alcune prese di posizione dei Presidenti delle Camere e dello stesso Presidente della Repubblica.
Non sono neppure mancati alcuni, per il momento isolati, passaggi parlamentari che testimoniano la disponibilità di altri esponenti della maggioranza e del Governo ad affrontare concretamente le questioni che ho sollevato.
Sicuramente, ho avuto modo di apprezzare gli impegni assunti prima dell'estate in prima Commissione dal presidente Violante, come anche dal ministro Chiti nel corso di una audizione, improntati all'esigenza di dare risposta alle problematiche inerenti la produzione normativa di origine governativa. E devo dare atto al Governo di aver accolto, in relazione al decreto-legge mille-proroghe, gli ordini del giorno (votati in modo quasi unanime), presentati dal sottoscritto, dal presidente del Comitato per la legislazione, onorevole Russo, e da altri colleghi, che richiamavano l'Esecutivo ad un uso più congruo della decretazione d'urgenza e della propria potestà legislativa.
Ma ciò rischia di restare un desiderio velleitario, se non si accompagna ad una precisa azione per rimuovere le cause e i calcoli politici che sono alla base di questo comportamento in funzione di precise convenienze che sacrificano l'essenza della istituzione parlamentare.
Avremmo auspicato, dopo la pausa estiva, che il ministro Chiti - e con lui tutto il Governo - dimostrassero la capacità di resistere alle pressioni per tener fede all'impegno assunto accettando questi ordini del giorno. Al momento, invece, non è così.
Nel frattempo, questo decreto-legge all'esame dell'Assemblea, anche se non contiene deleghe, come precedenti disegni di legge di conversione, aggrava tutte le preoccupazioni cui facevo riferimento in ordine alla tutela della posizione costituzionale della Camera dei deputati e delle prerogative politiche dei gruppi parlamentari e dei singoli deputati.
Basta dire che contiene una delega palesemente e dunque dolosamente mascherata: così appare l'articolo 24, che demanda ad un regolamento di delegificazione il riordino e la semplificazione della disciplina concernente i contributi e le provvidenze per le imprese editrici di quotidiani e periodici.
Una materia di altissima rilevanza politica che incide su aspetti di diretta attuazione dell'articolo 21 della Costituzione.
Su questo punto mi è sufficiente rimandare ai rilievi formulati nel parere unanime del Comitato per la legislazione.
Questo decreto non mostra alcuna considerazione per le regole minime che presiedono al corretto svolgimento dell'attività di produzione normativa e volte a rendere il testo conforme alle regole elementari di una corretta legislazione. Regole che non sono vacui tecnicismi, come forse qualcuno ritiene, ma che hanno una fondamentale valenza democratica. Esse assicurano la certezza del diritto e consentono la fruibilità del testo da parte dei destinatari, cioè i cittadini tutti, che sono le prime vittime di una cattiva legislazione.
Mi permetto di fare simili affermazioni anche in qualità di vicepresidente del Comitato della legislazione, che in questa occasione, potendo finalmente contare sul fatto che il decreto fosse presentato in prima lettura alla Camera, ha potuto non abdicare del tutto al proprio ruolo, come è stato costretto a fare in passato sui testi dei decreti presentati in prima lettura al Senato e regolarmente trasmessi dal SenatoPag. 99in condizioni di non modificabilità. I rilievi formulati sono tanti ed alcuni di estremo rilievo.
Sono state formulate quattro condizioni e quattro osservazioni, che costituiscono un record in questa legislatura, che si sono in parte tradotte in emendamenti accolti. Ma quando i problemi sono così di fondo, come in questo decreto, non solo il Comitato, ma l'intera Camera è impotente, come si può notare nello sconforto di molti esponenti della maggioranza di fronte ad un provvedimento del genere, composto di ben 48 articoli, riguardanti gli argomenti più disparati. Anche l'attività emendativa svolta in tempi così ristretti è altrettanta dispersa e occasionale .
È invece da ripensare, come ho avuto già modo di dire, l'uso della decretazione d'urgenza, soprattutto nel contesto della sessione di bilancio . Inoltre, occorre porre fine al più presto alla condizione estrema in cui la conversione di decreti-legge è quasi l'unica attività del Parlamento. Così l'intero Parlamento si trasforma in una corsia preferenziale per il Governo!.
Altri colleghi sono entrati nel merito delle diverse parti del decreto. A me preme segnalare quanto gravi siano i problemi di metodo e forma della legislazione riscontrati nei pochissimi provvedimenti esaminati in questa legislatura.
Si è di fronte ad un quadro allarmante di una produzione legislativa al di sotto di qualsiasi standard e lontanissima dai principi e dalle regole basilari per rendere più armonioso il nostro ordinamento.
I pareri del Comitato su tutti i provvedimenti fin qui esaminati sono di identico tenore: tutti attengono ad un modo di legiferare sempre più impetuoso e disordinato, privo di meditazione e razionalità. Impetuoso per come nasce e per come si sottopongono gli atti appena adottati a continue vorticose modifiche, che tolgono certezza agli operatori; lo stesso Governo fa e disfa continuamente quello che ha fatto.
Il disordine regna e dilaga perché si raccolgono in provvedimenti omnibus disposizioni afferenti a più settori, peraltro senza assicurare il necessario coordinamento.
Sono certo che nella legge finanziaria vi saranno nuove norme che correggeranno quelle del decreto-legge oggi in esame e poi si farà anche un nuovo decreto-legge per rimediare agli errori e alla continuazione degli errori che questo metodo di legiferare induce.
Tutti questi aspetti sono sintomatici di un modo patologico di legiferare, che si ripete in questa legislatura in ogni testo di iniziativa governativa spesso anche senza ragioni politiche, solo come espressione di disattenzione e incuria verso le regole di una corretta tecnica di produzione normativa.
A tutto questo si può porre rimedio soltanto restituendo effettività alle norme della Costituzione e del nostro regolamento, che resta un punto molto avanzato nel panorama nazionale: all'articolo 79, sull'istruttoria legislativa nelle Commissioni, all'articolo 16-bis, sul ruolo del Comitato. Ma soprattutto, occorre richiamare il Governo - protagonista oramai assoluto dell'iniziativa e dell'intero processo di produzione normativa - ad un maggiore rispetto del Parlamento e, quindi, dei cittadini.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, di solito si cerca di iniziare un intervento con l'intento di convincere chi ascolta che chi parla ha ragione e che gli altri hanno torto; mai come in questa occasione mi sento agevolato in questo gradito compito.
Io sono alla prima esperienza parlamentare, tuttavia mi sto già facendo un'idea di come stiano andando qui le cose: per giorni in Commissione bilancio, nonostante la grande volontà del comunque ottimo presidente Duilio, tra ritardi, quarti d'ora accademici della durata di quasi un'ora, televisioni sintonizzate sulla partita della Roma in pieno «lavoro» della Commissione poi finalmente oscurate dal capogruppo leghista onorevole Garavaglia, tra la compilazione da terza classe dell'asilo nido di Caselline coi pareri del relatore e del Governo, ci siamo ritrovati,Pag. 100dopo un forcing di molti giorni nei quali non si è prodotto quasi nulla, alle ore 12 circa di giovedì, a iniziare la vera discussione sugli emendamenti con la relativa votazione in Commissione. Nel frattempo l'Italia intera tra sentimenti di disperazione e incredulità prendeva atto, una volta ancora, di quale fosse la faccia di questa maggioranza e di questo Governo; da tutti i sondaggi ma anche semplicemente stando tra la gente, emerge un crollo di consensi per questa sinistra che in poco tempo sta distruggendo il paese che, neanche a farlo apposta, vede in queste ore tagliato il rating da AA ad A+: e si trova declassato ed equiparato alla Grecia che in compenso produce meno del mio Tri-Veneto; vorrei allora riassumere in pillole il percorso di questo inizio legislatura sì da evidenziare qual è la faccia senza trucco di questo Governo e chi è dunque questa maggioranza.
Siete coloro che hanno iniziato la legislatura proponendo lo spacchettamento, 102 membri governativi, record di sedie e di costi della politica, unica colla per iniziare a tenere unita questa maggioranza; eppure in campagna elettorale avevate promesso di moralizzare il sistema e abbassare i costi della politica. Siete coloro che hanno dato vita all'indulto liberando assassini e delinquenti tra la gente, ma in campagna elettorale avete promesso più sicurezza, più tutela per Abele....
Siete coloro che poi con la Visco-Bersani hanno iniziato a mettere le mani nelle tasche degli italiani non solo alzando le tasse, ma aumentando la burocrazia e complicando il modo di pagare le stesse, ma Prodi aveva giurato «non aumenteremo le tasse e vi semplificheremo la vita»!
Siete coloro che poi, con la scusa della legge comunitaria, hanno interpretato il diritto d'asilo: esattamente come fa un sarto con un vestito su misura, avete legiferato allo stesso modo su misura, allargando le maglie per regolarizzare in Italia chi regolare non sarebbe stato, evitando le regole della Bossi-Fini.
Siete coloro che hanno tolto di notte le bandiere della pace dalle finestre degli italiani e con la coerenza che non vi contraddistingue siete sbarcati in Medio Oriente, esattamente come avevate promesso di non fare in campagna elettorale.
Siete coloro che oggi ci propongono il decreto sulla finanziaria, e intanto fuori di qui l'Italia insorge. Bene, la Lega Nord, contraria e non favorevole ad alcuno dei provvedimenti rossi, insorge insieme alla gente nelle piazze: sabato, proprio nella mia Vicenza saremo in tanti, ma soprattutto saremo sostenuti anche da quelli che non potranno venire ma che saranno pronti a scendere nelle piazze a loro più vicine. In questo modo presto ci saremo tutti, e noi parlamentari in prima linea faremo lotta dura, anche qui, anche senza i numeri sufficienti. Ora i numeri però li abbiamo tra la gente, li abbiamo nelle piazze, li abbiamo tra chi lavora e crea il PIL. Ma torniamo al decreto: troppi i punti di forte dissenso contenuti in questo provvedimento; mi soffermo su due argomenti capaci da soli di descrivere la personalità di chi oggi governa anzi dovrebbe governare l'Italia. Innanzitutto l'articolo 1, comma 8, ribattezzato «lo scontrino!». Siccome secondo voi e secondo il vice-ministro Visco le categorie produttive evadono sempre, parole queste personalmente ascoltate e che trovate verbalizzate nell' audizione svolta in Commissione finanze, avete pensato bene di criminalizzare chi lavora, chi crea il PIL, chi si alza alla mattina e rischia il piccolo capitale frutto di sacrifici di una vita intera, e oggi stando alla proposta del Governo, sarebbe bastato uno scontrino non emesso per dichiarare la pena di morte per l'azienda. Sì, la pena di morte, perché dopo aver liberato assassini, delinquenti e stupratori, avete deciso di mettere i sigilli alle categorie produttive piccole e medie per uno o due scontrini non emessi, se dovesse passare l'emendamento proposto. Chi lavora viene condannato in quest'Italia di Prodi, mentre chi delinque viene salvato! È questo un percorso già avviato all'epoca del decreto Bersani ad inizio estate, provvedimento con il quale è stata imposta la tracciabilità dei pagamenti, in base al quale, per aprire una partita IVA, occorre prima presentarePag. 101all'Agenzia delle entrate il DNA dell'azienda, e chi non paga l'IVA per oltre 50 mila euro viene messo in galera.
Di tristezza in tristezza, mi corre l'obbligo soffermarmi sull'articolo 6: la tassa di successione. Non è solo una tassa odiosa per la famiglia, va evidenziato che incide sul passaggio generazionale proprio delle PMI. Infatti il padre di famiglia che cerca di agevolare il passaggio generazionale in bottega o nell'azienda di famiglia non solo non è agevolato come imporrebbe la Comunità europea, tanto amata da Prodi, ma si trova a dover pagare oltre al prezzo e al rischio dell'inserimento, anche una tassa rossa! L'Europa, vedendo e constatando che esiste il rischio, durante il passaggio generazionale, di veder morire molte aziende soprattutto quelle medio-piccole legate all'abilità dell'imprenditore, ha deciso di agevolare il passaggio di padre in figlio con norme incentivanti e di sostegno; nell'italia rossa no, nell'Italia rossa si fa il contrario, nell'Italia rossa, se sei un titolare di qualche cosa anche di un'aziendina artigiana, di un negozio, sei colpevole, quindi un figlio che desidera continuare l'attività del padre, che vuole scommettere col mercato, deve pagare. Poi, dopo aver pagato (e per un figlio, tolta la franchigia, l'aliquota è del 4 per cento), dovrà dimostrare di rispettare gli studi di settore ogni anno, dovrà stare attento che non sfugga un mancato scontrino, dovrà diventare un fenomeno del computer per comunicare tutto «on line» al «grande fratello», il fisco in persona! Alla faccia, onorevoli colleghi, di quanto giurato, anzi spergiurato, in campagna elettorale! E, per fortuna, sentendo il fiato sul collo della piazza si è alzata la franchigia e avete messo una pezza! Avete messo una pezza, ma il punto è che se si continua così, il paese alle pezze dovrà abituarsi: dovrà abituarsi a portarle, come diciamo noi dalle nostre parti, nel «fondoschiena»! E non si può neppure dire «guai ai vinti», perché oggi è il paese intero a perdere e a pagare lo scotto di quanto votato la scorsa primavera. I vinti siamo tutti! Ma se giriamo per le strade, la propaganda continua, e allora la maggioranza giustifica le proprie azioni affiggendo manifesti degni di esistere solo nella Cuba di alcuni anni fa: dice bene il giornale Italia Oggi che spiega come il mega-yacht che figura nel manifesto di Rifondazione comunista che ha per slogan «anche i ricchi piangono», manifesto a sostegno dell'aumento al 43 per cento dell'aliquota di prelievo fiscale oltre i 75 mila euro di reddito annuo lordo, si chiama Kogo, è lungo 71 metri viene prodotto in Francia e costa 80 milioni di euro; supponendo che chi percepisce i 75 mila euro lordi, cioè 3500 euro netti al mese, decida di vivere con soli 1.000 euro al mese, potrebbe, con ciò che accantona, acquistare il Kogo nel 4.863 nel caso in cui possa scaricare l'IVA, o nel 5.434 nel caso fosse un lavoratore dipendente. Il tutto naturalmente solo per guardarlo senza metterlo in acqua e senza fare nemmeno un pieno al serbatoio! Se volesse invece limitarsi a noleggiarlo per una sola settimana, vivendo sempre con i soliti 1000 euro al mese, dovrebbe accantonare risparmi per oltre 15 anni! Noi crediamo che la gente vi abbia creduto in buona fede, ma che dopo pochi mesi si sia già accorta del tremendo errore commesso. Una cosa vera però l'avete detta in campagna elettorale e la state anche mantenendo con grande coerenza; l'unica verità che avete detto è che amate i poveri. Ah, quelli li amate veramente tanto, e li amate così tanto che state costruendo un'Italia che in poco tempo sarà fatta solo di poveri, tantissimi poveri, tutti uguali, tutti poverissimi, tutti da amare, da amare così tanto come solo voi della sinistra sapete fare.