Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema.
(Questioni relative alla diffusione dei risultati delle elezioni politiche del 2006 - n. 3-00420)
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00420 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), per un minuto.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, oggi parliamo non di brogli, ma di ciò che accadde dopo l'ultimazione dello scrutinio, quando, a seguito dell'annuncio della vittoria dell'Unione per soli circa 25 mila voti, il Viminale rendeva nota l'esistenza di ben 43.028 schede contestate.
Ciò apriva il varco alla violentissima campagna mediatica e politica dell'allora Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, il quale accusava l'Unione di «tanti brogli». «Il risultato deve cambiare», ripeteva egli ossessivamente, gettando, così, una grave ombra sulla legittimità del voto.
Ma quelle 43 mila schede non esistevano affatto, poiché era un dato falso, grossolano e statisticamente impossibile. Circa 38 mila di esse erano, infatti, concentrate a Catania, Enna, Como, Udine e Pisa: forse troppe per un mero errore?
Chiunque e con immediatezza avrebbe potuto rilevare l'errore: così, infatti, è avvenuto, grazie a due docenti di statistica di Pavia e Catania, che avvertivano già il 12 aprile le ignare prefetture.
PRESIDENTE. La prego di concludere!
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Tuttavia, il Viminale attendeva ancora due giorni e soltanto il 14 aprile correggeva quello che è stato definito «un errore materiale»...
PRESIDENTE. Grazie...
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Chiediamo quindi...
PRESIDENTE. Grazie!
Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, naturalmente, su questa specifica vicenda, il Governo non ha svolto nessuna particolare indagine, per cui la mia risposta si limita a riportare la spiegazione di questo ritardo, a cui gli interroganti fanno riferimento, così come è stata data al Governo attuale dagli uffici del Ministero dell'interno.
Ora, come è noto, il totale delle ore impiegate dal Viminale per acquisire e diffondere tutti i risultati provvisori e ufficiosi - perché, come è noto, il Ministero dell'interno diffonde risultati provvisori e ufficiosi, dato che i risultati elettorali vengono diffusi dopo che essi sono stati vagliati dagli uffici elettorali competenti - è stato pari a dodici ore, vale a dire un tempo più rapido di quello che fu necessario per le elezioni del 2001.
I dati ufficiosi diffusi dal Ministero sono risultati, alla fine, sostanzialmente coincidenti con quelli ufficiali, proclamati dai competenti uffici elettorali.
Per quanto riguarda la questione relativa ai voti contestati e provvisoriamente non assegnati nella provincia di Catania, il Ministero dell'interno, ricevute le indicazioni che in questa sede sono state ricordate, e che risultavano effettivamente essere anomale per il numero veramente non credibile e sconcertante di schede contestate, segnalò tempestivamente a quella prefettura che, per l'appunto, il dato non appariva credibile.
Furono effettuate conseguenti verifiche e furono, nel frattempo, constatate analoghe anomalie, sia pure di diversa entità, in altre comunicazioni. Quindi, su disposizione del ministro, la verifica fu estesa a tutte le province sia per la Camera, sia per il Senato.
Pertanto, una verifica così ampia fece sì che la conclusione fu raggiunta soltanto nella tarda mattinata di venerdì 14 aprile. A quel punto, emerse che, «per mero errore materiale», alcune prefetture avevano sommato il dato delle schede nulle a quello delle schede contestate, che dunque risultava in modo anomalo elevato. I dati corretti furono, per l'appunto in data 14 aprile, immediatamente diffusi attraverso un comunicato stampa.
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di replicare.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Grazie, signor Vicepresidente, noi prendiamo atto della sua risposta ed è ovvio che non vi è responsabilità del Governo attuale. Tuttavia, restano ancora le ombre su quello che accadde in quei tre giorni. A noi risulta il contrario, e cioè che la prefettura di Catania allertò il Viminale già il 12 aprile stesso, ma il paese dovette attendere il 14 aprile per avere il dato corretto.
Comunque, continuò la campagna mediatica dell'onorevole Berlusconi, il quale non si dimetteva, rompendo così una prassi repubblicana, e anzi annunciava un decreto-legge che avrebbe rivisto i tempi e le procedure per la verifica. Noi temiamo che, se si fosse aggiunto ancora un ritardo, il paese sarebbe precipitato nel caos istituzionale.
Dunque osserviamo - e concludo - una singolare congiuntura: nel momento in cui perfezionavamo questa interrogazione, i Comunisti Italiani, nella persona del suo segretario Oliviero Diliberto, diventavano oggetto di una volgare e pesante aggressione mediatica e politica.Pag. 26
Con tutto ciò, noi oggi vogliamo offrire un saggio dell'affidabilità dei Comunisti Italiani, della nostra caratura democratica e del nostro attaccamento alla maggioranza, al Governo e al suo Presidente, ma soprattutto al paese, allo Stato, alle istituzioni democratiche, quelle riconosciute e disciplinate dalla Costituzione repubblicana antifascista del 1948 (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Iniziative volte a sostenere l'istituzione di un tribunale internazionale sull'assassinio dell'ex primo ministro libanese Rafik Hariri - n. 3-00421)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00421 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
SERGIO D'ELIA. Come lei sa, signor ministro degli esteri, il governo libanese ha approvato il 25 novembre scorso l'istituzione del tribunale internazionale sull'assassinio dell'ex primo ministro Rafik Hariri. Sa anche che a questo tribunale si oppongono gli hezbollah e il presidente filosiriano Lahoud, con il conseguente tentativo di far cadere il Governo Siniora. È un tentativo nel quale si inserisce - a parer mio - anche il recente assassinio del ministro Pierre Gemayel.
Nel recente vertice italo-francese a Lucca, il Presidente Prodi ha affermato la necessità di avviare un dialogo con la Siria per trovare una soluzione politica alla crisi libanese.
La domanda è molto semplice, signor ministro. Le chiedo se non ritenga di dover esprimere il concreto sostegno italiano all'entrata in funzione del tribunale internazionale sul caso Hariri, annunciando da subito un forte aiuto economico alla sua messa in opera, perché rispetto alla soluzione politica della crisi libanese non si può fare economia sull'accertamento della verità e sull'affermazione della giustizia in Libano.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA. Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Io condivido pienamente il fatto che la soluzione della crisi libanese non possa prescindere dalla necessità di accertare la verità e di fare giustizia sull'assassinio di Hariri ed ora, aggiungerei, anche sull'omicidio di Pierre Gemayel. Per questo, noi abbiamo apprezzato il fatto che il primo ministro Siniora, al quale abbiamo espresso più volte, in termini politici e concreti, il nostro sostegno, nonostante l'assassinio di Pierre Gemayel e le polemiche e le precedenti minacce dell'opposizione parlamentare di ricorrere alla piazza, abbia deciso di continuare le procedure per avviare il progetto di legge di ratifica del tribunale internazionale.
Il progetto è stato approvato dal Consiglio dei ministri del Libano nel tardo pomeriggio del 25 novembre e trasmesso il 27, come previsto dalla Costituzione, al Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato ha la possibilità di esaminare il progetto istitutivo per 15 giorni, entro i quali potrà approvarlo o rinviarlo al Consiglio dei ministri. Entro tali termini, o qualora il Consiglio dei ministri confermi la propria decisione, il progetto sarà trasmesso al Parlamento che potrà votarlo o respingerlo.
Spetta pertanto al Presidente dell'Assemblea nazionale Nabih Berry la decisione di fissare la data in cui esso dovrà essere messo all'ordine del giorno.
È un procedimento lungo, complesso, rischioso.
Tuttavia, noi sosteniamo questa scelta e lo facciamo sia attraverso i contatti politici, sia attraverso le dichiarazioni pubbliche. Siamo convinti che lo scopo dell'impegno internazionale debba essere quello di garantire la piena sovranità del Libano e di consolidare le istituzioni democratiche in tale paese. D'altro canto, l'UNIFIL è impegnata a collaborare con le forze armate libanesi proprio in questo senso, nei limiti del mandato stabilito dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1701 del 2006.
Per quanto attiene alle questioni di carattere finanziario cui lei si è riferito, Pag. 27come è noto, il Segretariato generale delle Nazioni Unite ancora non ha valutato le esigenze finanziarie connesse al funzionamento del tribunale. Comunque, il Governo libanese ha chiesto che il 49 per cento delle spese del tribunale siano coperte dal Libano mentre il 51 per cento sarà finanziato da contributi volontari degli Stati membri. Nel momento in cui le Nazioni Unite lanceranno ufficialmente la raccolta di contributi, l'Italia non mancherà di esaminare la possibilità di partecipare, nel contesto della collaborazione con un paese amico come il Libano e della necessaria ricerca della verità e della affermazione della giustizia.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di replicare.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, desidero ringraziare il signor ministro per questa risposta. La interpreto come un impegno preciso del Governo italiano a sostegno di questa istituzione fondamentale. Mi farò carico - questo sarà il mio impegno - di monitorare quanto il Governo italiano farà ed eventualmente di intervenire, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi. Ritengo, infatti, che l'istituzione di questo tribunale sia importantissima. Non credo nel valore deterrente della pena: non è l'entità o la certezza della pena a impedire che si commettano crimini ma la certezza o, quanto meno, la probabilità che chi ha commesso gravi crimini ne risponda in un'aula di giustizia. Quindi, è il processo, non la pena, il vero deterrente. I tribunali internazionali istituiti dalle Nazioni Unite per giudicare i gravi crimini contro l'umanità commessi nella ex Jugoslavia, nel Ruanda e così via, hanno avuto un valore importantissimo perché non soltanto hanno risposto alla giusta esigenza di giustizia e di verità delle vittime di quei genocidi, di quegli stupri etnici e di quegli assassini politici, ma hanno costituito anche un argine contro la reiterazione di tali crimini. Soprattutto, hanno favorito e rafforzato il processo democratico e lo Stato di diritto nei paesi in cui sono stati istituiti e stabiliti. Come, ripeto, tali tribunali hanno costituito un deterrente al fine di impedire nuovi colpi di Stato, nuovi genocidi e nuovi crimini politici. Quindi, l'istituzione di un tribunale per il caso Hariri sarà anche garanzia che il processo democratico in Libano e la sua indipendenza siano assicurati e siano fondati, soprattutto, sul rispetto delle regole democratiche dello Stato di diritto, perché non ci può essere pace in quella terra se non vi è, innanzitutto, giustizia.
(Finanziamenti erogati all'organizzazione non governativa Movimondo - n. 3-00422)
PRESIDENTE. L'onorevole Bondi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00422 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
SANDRO BONDI. Signor Presidente, l'ufficio europeo antifrode, come il signor ministro sa, ha aperto una serie di indagini nei confronti di organizzazioni non governative che ricevono finanziamenti da parte dell'Unione europea. Il signor ministro sa anche che, sulla base di indagini delle quali è stata oggetto una organizzazione non governativa italiana denominata Movimondo, della quale è stato presidente anche l'attuale sottosegretario di Stato per gli affari esteri Di Santo, l'Unione europea ha sospeso non soltanto un accordo di collaborazione già firmato ma anche tutti i pagamenti per le attività svolte e già approvate da questa organizzazione.
Le chiedo, signor ministro, anche tenendo conto di una indagine aperta dalla magistratura italiana, se Movimondo continui a ricevere finanziamenti da parte della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri, a quanto ammontino tali finanziamenti, e se siano stati regolarmente rendicontati.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
Pag. 28
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Movimondo opera nel settore del volontariato da oltre 35 anni e da circa trent'anni è partner della cooperazione italiana, prima come Molisv e poi con l'attuale denominazione di Movimondo.
L'associazione è stata fondata nel 1970 ed ha ottenuto il primo riconoscimento di idoneità ad operare con la cooperazione italiana nel 1978. L'idoneità è stata rinnovata nel 1988, ai sensi della legge di riforma della cooperazione e, da ultimo, il 23 marzo 2001 con decreto ministeriale n. 1357.
Dal 2001 ad oggi, sono state approvate dal comitato direzionale del MAE oltre 30 iniziative presentate da Movimondo, 24 delle quali riguardano programmi di durata triennale da realizzarsi nei paesi in via di sviluppo, prevalentemente nei settori della sanità, della formazione professionale e della creazione di nuovo impiego.
La ONG ha operato in più di 25 paesi (in Africa, in America Latina e in Asia) ed ha sviluppato iniziative di educazione e sensibilizzazione allo sviluppo in Europa. La presidenza dell'attuale sottosegretario Di Santo riguarda solo il periodo aprile 2004-maggio 2006.
La rendicontazione di tali progetti, suddivisa per tranche progettuali, viene presentata al MAE e regolarmente approvata dagli organi di controllo del Ministero dell'economia. Ad oggi, dei 30 progetti approvati, sono state vagliate e liquidate 75 rendicontazioni parziali e totali.
I controlli OLAF riguardano esclusivamente i finanziamenti della Commissione europea e non comportano de iure alcuna sospensione automatica dei finanziamenti nazionali, i quali sono regolati dalla normativa italiana, che non prevede, tranne nei casi previsti dalla legge, la sospensione delle erogazioni finanziarie in atto derivanti da programmi già approvati. Inoltre, l'indagine dell'OLAF riguarda iniziative assunte da parte di amministratori di Movimondo che attualmente non sono più in carica e che sono stati allontanati da alcuni anni dalle funzioni che ricoprivano.
Movimondo, in questo periodo, continua a ricevere infatti finanziamenti dalle agenzie delle Nazioni Unite: dalla FAO, dall'IFAD, dall'UNDP e dall'UNICEF, nonché dalle agenzie di sviluppo locale.
Il contratto di Movimondo con l'organizzazione internazionale IMG a cui si fa riferimento è relativo alla realizzazione di una parte del progetto Promoting the euro mediterranean dialog, tendente a valorizzare e diffondere progetti di pace della cooperazione italiana nel bacino del Mediterraneo.
Il programma di educazione allo sviluppo e comunicazione multimediale sulla realtà del continente africano «Forse Dio è malato» è stato approvato dal comitato direzionale MAE il 9 ottobre 2006, con delibera n. 69, per un contributo pari a circa 230 mila euro.
Vorrei sottolineare che la cooperazione allo sviluppo ha finanziato negli ultimi anni circa cento iniziative di questo tipo, sull'informazione e l'educazione allo sviluppo. Vorrei anche sottolineare che, come risulta agli atti del nostro Ministero, il progetto «Forse Dio è malato» è stato segnalato al Ministero degli affari esteri dal Ministero dei beni culturali, come opera di interesse culturale nazionale, nell'ottobre del 2005.
PRESIDENTE. L'onorevole Bondi ha facoltà di replicare.
SANDRO BONDI. Prendo atto del fatto che lei, signor ministro, non ha risposto a nessuno dei quesiti contenuti nell'interrogazione. Capisco soltanto che il Governo intende mantenere un rapporto di collaborazione preferenziale con tale organizzazione non governativa, oggetto di un'indagine da parte dell'OLAF e della magistratura italiana.
Signor ministro, questo Governo ci ha abituato ad ascoltare dichiarazioni e parole di uomini di governo del tutto irresponsabili e, talvolta, persino sprezzanti ed offensive nei confronti degli avversari politici e, in particolare, del leader dell'opposizione. È il caso, ad esempio, del sottosegretario agli esteri, Di Santo, che si è Pag. 29distinto per una serie di offese gratuite nei confronti del leader dell'opposizione.
Una persona che ha l'impudenza, e in questo caso vorrei dire il «coraggio», di augurarsi che «l'Italia torni ad essere famosa per la pasta, per la pizza e magari anche per la mafia», ma non per la parola di Berlusconi, dovrebbe almeno avere una specchiata moralità e una posizione politica irreprensibile. Siccome l'onorevole Di Santo, in quanto presidente di Movimondo, per le ragioni che sono oggetto dell'interrogazione da me presentata, è un signore piuttosto «discusso», oltre a rilevare il fatto di non avere avuto risposta concreta sui punti della mia interrogazione, le chiedo se non sia opportuno da parte sua, in qualità di ministro degli esteri, revocare la fiducia e la delega di sottosegretario per gli esteri a questo signore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Ipotesi di privatizzazione della Fincantieri - n. 3-00423)
PRESIDENTE. L'onorevole Mario Ricci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Migliore n. 3-00423 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
MARIO RICCI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, la nostra interrogazione è volta a conoscere se e quando il Governo vorrà incontrare le organizzazioni sindacali allarmate quanto noi da una notizia che è stata avanzata, nel corso di una audizione presso la IX Commissione trasporti della Camera, dall'amministratore delegato, dottor Bono, circa l'ipotesi della quotazione in borsa di Fincantieri, che - come lei sa - è un gruppo industriale che vanta una sana e solida struttura produttiva finanziaria di mercato. Fincantieri è leader nel mondo della produzione di mega yacht: è in attivo, produce utili e può autonomamente, anche da un punto di vista finanziario, sostenere piani di sviluppo per allargare la sua attività a i nuovi segmenti di mercato. Annovera nel suo seno alte e significative professionalità, occupa direttamente e indirettamente 20 mila lavoratori e lavoratrici in diversi punti del territorio nazionale, da nord a sud, da Trieste a Palermo. Vorremmo conoscere le intenzioni del Governo e, possibilmente...
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, condivido anch'io l'opinione che gli interroganti hanno qui riportato, secondo la quale la società Fincantieri ha dimostrato una notevole capacità di posizionarsi in segmenti di mercato meno esposti alla concorrenza di paesi asiatici e che è una società che ha ottenuto grandi successi nei suoi segmenti di mercato perché ha acquisito competenze in termini di design, tecnologia, gestione di processi complessi, personalizzazione del prodotto. Essa è dunque oggi una società italiana il cui posizionamento strategico è particolarmente favorevole, che si riflette anche in un andamento economico solido e positivo con un fatturato in crescita e un margine operativo risultato superiore ai 100 milioni di euro in tutti gli ultimi esercizi.
Il Governo, allo stato attuale, non ha assunto alcuna decisione sulla possibilità di aprire al mercato il capitale di Fincantieri, né esistono orientamenti in proposito. Sono state formulate invece proposte ed ipotesi da parte di intermediari finanziari italiani ed esteri, la maggior parte delle quali prevedono una possibile quotazione in borsa di una società che, essendo positiva, potrebbe ottenere in borsa senza dubbio le risorse finanziarie di cui Fincantieri ha bisogno per il suo sviluppo. Tale operazione non preluderebbe necessariamente, nel caso in cui il Governo accedesse a tale ipotesi, ad una perdita di controllo da parte dello Stato, che potrebbe rimanere azionista di controllo, considerata la valenza strategica di Fincantieri per la nostra industria della difesa. Tuttavia, al momento nessun iter è stato avviato.Pag. 30
Al di là di teoriche ipotesi di privatizzazione, dunque, ciò che è fondamentale è che la società elabori un piano industriale.
In esso devono essere evidenziate sia le prospettive aziendali connesse all'innovazione e al rafforzamento del business esistente, sia nuove iniziative, in particolare legate alla rete di cantieri di ammodernamento e di riparazione, nonché un'attenta valutazione sotto il profilo dell'entità e della diversificazione delle risorse finanziarie necessarie.
Si aggiunge, infine, che il Governo ha convocato per domani alle 9,30 i sindacati di Fim, FIOM e UILM e i sindaci delle città cantieristiche interessate, al fine di poter congiuntamente analizzare le tematiche più rilevanti legate alle prospettive di sviluppo delle attività di Fincantieri.
PRESIDENTE. L'onorevole Mario Ricci ha facoltà di replicare.
MARIO RICCI. Signor Vicepresidente del Consiglio, prendiamo atto con soddisfazione, in primo luogo, dopo sei mesi, della convocazione delle organizzazioni sindacali e dei sindaci delle città cantieristiche proprio per domani presso la Presidenza del Consiglio.
Però, nello stesso tempo, vorremmo sottolineare la preoccupazione nostra e delle organizzazioni sindacali e delle città sedi della cantieristica del gruppo di Fincantieri. Noi non siamo pregiudizialmente contrari alla collocazione in Borsa anche di attività di gruppi industriali come Fincantieri, però riteniamo che la quotazione in Borsa non solo possa preludere alla privatizzazione di un gruppo industriale che ha, per noi, un valore strategico, che lei richiamava nella sua risposta, per la definizione di una diversa politica industriale di questo paese, ma non aiuti neanche il consolidamento stesso di Fincantieri.
Fincantieri, come già lei diceva, da alcuni anni produce un utile di circa 100 milioni di euro l'anno, che può essere sufficiente a sostenere autonomamente, anche da un punto di vista finanziario, strategie volte a penetrare nuovi e altri segmenti del settore e la cantieristica.
La Borsa, come lei sa, ha le sue regole e le sue dinamiche, proprie e sottoposte anche alle speculazioni finanziarie. Essa chiede, molto spesso, utili a due cifre, che non sono consentiti, come lei sa benissimo, in un settore così complesso quale la navalmeccanica.
Comunque, riteniamo necessario che il Parlamento torni ad essere il luogo nel quale eventuali modifiche degli assetti societari possano essere assunti in maniera trasparente con un voto dell'Assemblea, perché Fincantieri rappresenta per noi un importante segmento di politica industriale, in cui lo spazio pubblico può giocare un ruolo importante per la ridefinizione di nuove politiche industriali di cui il paese ha bisogno.
(Linea politica del Governo in materia di telecomunicazioni e di occupazione - n. 3-00424)
PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-00424 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.
PIETRO RAO. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, il motivo della nostra interrogazione è costituito dalla necessità di avere un quadro chiaro su quanto si vuole fare in ordine alla nuova organizzazione del servizio postale, che prevede in Sicilia la chiusura di uffici nei comuni più piccoli e la riduzione di oltre 200 zone di recapito, con conseguente concentramento del recapito nei cosiddetti centri primari di distribuzione, allontanando così i servizi di recapito dal comune stesso.
Considerato che già sono stati tagliati altri posti di lavoro, che il centro CUAS di Palermo è stato chiuso e, quindi, altri posti di lavoro sono stati soppressi e che parte della lavorazione delle merci viene fatta al Nord, vorremmo capire l'orientamento del Governo, dal momento che mi pare ci sia una discrepanza di opinioni tra il ministro Gentiloni e l'amministratore delegato di Poste Italiane Spa, Massimo Sarmi.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, come loro sanno, il Ministero delle comunicazioni è legato alla società Poste Italiane Spa da un contratto di programma, che assicura al ministero una potestà di vigilanza per verificare il corretto espletamento del servizio universale, ma non consente al Governo di intervenire nella gestione aziendale.
L'azienda, quindi, organizza le proprie risorse secondo logiche imprenditoriali ritenute opportune, al fine di raggiungere un duplice risultato: offrire un servizio efficiente all'utenza ed avere una gestione economicamente equilibrata.
In tale ottica, la società Poste italiane ha introdotto nel tempo cambiamenti della propria struttura. D'altro canto, il Governo non può imporre alla società di mantenere invariata la propria organizzazione.
Le osservazioni critiche riguardanti scelte gestionali di Poste italiane, pertanto, non possono determinare interventi da parte del Governo, laddove non si verifichino effetti negativi sull'espletamento del servizio universale.
Ciò premesso, per quanto concerne la situazione siciliana, la società Poste italiane ha precisato che, a seguito di un accordo raggiunto con le organizzazioni sindacali nel settembre ultimo scorso a livello nazionale, anche la regione siciliana è stata interessata, nel quadro di un più vasto programma di ristrutturazione del settore in ambito nazionale, da una riorganizzazione delle zone di recapito in una percentuale, peraltro, inferiore a quella di altre regioni. Si tratta di un generale processo di riorganizzazione in corso.
Sotto il profilo occupazionale, l'attuazione del nuovo assetto, secondo le Poste italiane, non dovrebbe produrre ripercussioni negative; come, del resto, nessun effetto negativo risulterebbe sia stato determinato da altri processi già realizzati, quali, ad esempio, la chiusura del centro unificato automazione servizi di Palermo, finalizzato al miglioramento della lavorazione dei bollettini di conto corrente.
Anche in tale occasione, infatti, il progetto di ristrutturazione ha formato oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali locali ed è terminato con la sottoscrizione di un accordo in base al quale si è proceduto alla ricollocazione delle unità interessate dal processo riorganizzativo nell'ambito della stessa città di Palermo.
Quindi, le Poste italiane intendono procedere alla loro ristrutturazione, ma offrono garanzie dal punto di vista dell'impatto occupazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di replicare.
PIETRO RAO. Signor Presidente, ci riteniamo in parte soddisfatti per la risposta e speriamo che, alle parole, seguano i fatti.
Oggi, purtroppo, dobbiamo rilevare che l'atteggiamento di Poste italiane nei confronti della regione Sicilia è stato sicuramente negativo sotto tutti i profili, a cominciare da un atteggiamento di mobbing tenuto dalla dirigenza nei confronti di alcuni direttori di filiale che, pur avendo maturato i 35 anni di servizio e non avendo compiuto i 65 anni di età, hanno deciso di non andare in pensione. Questa azione di mobbing, che si è concretizzata in trasferimenti ed atteggiamenti ritorsivi, sicuramente non ci fa ben sperare. Poco importa se le vittime si chiamano La Viola, Cicero, Mendolia o Puliafico. La cosa importante è capire se l'atteggiamento dell'amministratore delegato va solo nella direzione di penalizzare una regione e un settore delle Poste italiane che ha sicuramente i bilanci in attivo; mentre altre regioni mostrano bilanci in passivo, con un rapporto costi-benefici che sicuramente non è più positivo rispetto a quello della Sicilia.
(Posizione del Governo sulla realizzazione della tratta ad alta velocità Torino-Lione - n. 3-00425)
PRESIDENTE. L'onorevole Del Bue ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 32n. 3-00425 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, un ordine del giorno da me presentato nel corso di un dibattito sulle mozioni che si riferivano alla realizzazione della tratta ad alta velocità Torino-Lione e che, riprendendo le parole del ministro dei lavori pubblici Di Pietro, auspicava semplicemente la realizzazione della stessa ferrovia, è stato respinto dalla Camera dei deputati per soli tre voti.
È evidente che, su questo tema, vi è una divisione della maggioranza, tant'è vero che nel programma dell'Unione questo argomento non viene minimamente citato.
Allora, signor Vicepresidente del Consiglio, le chiedo di sapere quando verrà definitivamente sciolto l'enigma da parte del Governo e, soprattutto se, alla luce delle recenti novità introdotte dal ministro Di Pietro, relative alla possibile alternativa del percorso ferroviario della Valle di Susa, il Governo possa garantire che il finanziamento europeo non verrà perso e, con esso, anche il corridoio 5, strategico per i trasporti e per l'economia italiana.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. A nome del Governo, confermo che la realizzazione della nuova tratta ferroviaria Torino-Lione riveste per noi un carattere prioritario. Per quanto riguarda i finanziamenti europei destinati all'opera, si fa presente che il coordinatore europeo per il progetto, la signora Loyola de Palacio, nella propria relazione annuale di attività, ha affermato che l'opera in questione potrebbe beneficiare di un sostegno equivalente al 20 per cento del costo della sezione transfrontaliera franco-italiana, pari, per il periodo 2007-2013, a circa un miliardo di euro. Vorrei dire anche che, a conclusione del vertice italo-francese del 24 novembre scorso, è stata sottoscritta dai ministri delle infrastrutture dei due paesi una lettera congiunta di richiesta del contributo finanziario in esame. Quindi, per quanto riguarda i finanziamenti europei, abbiamo avviato le procedure per non perderli.
Condizione naturalmente di tale finanziamento è la garanzia delle autorità italiane di fare il tutto il possibile, nei tempi più rapidi, per trovare soluzione alle difficoltà incontrate nella Valle di Susa, oltre che la garanzia di un sussidio pari al 10 per cento del costo totale delle sezioni di accesso francese e italiana alle gallerie di base, circa 237 milioni di euro per la parte italiana. Su questi punti, sono in corso valutazioni e analisi, con l'obiettivo di definire tempi rapidi e, congiuntamente alla parte francese, una proposta comune per il finanziamento dell'opera.
Per quanto riguarda le preoccupazioni espresse in merito all'opposizione al progetto da parte di una parte della popolazione della Val di Susa, si conferma che, proprio allo scopo di corrispondere all'impegno richiesto relativamente ai tempi di conclusione, è già in corso di affidamento lo studio di impatto ambientale dell'intera opera da parte del promotore dell'opera stessa. Una volta conclusa la valutazione di impatto ambientale, la conferenza dei servizi, la cui ultima riunione si è tenuta lo scorso 12 ottobre, potrà pronunciarsi in via definitiva. A tale riguardo, preme evidenziare che il Ministero delle infrastrutture ha sempre ribadito l'assoluta rilevanza dell'opera, quale occasione di sviluppo economico e sociale dei territori interessati. Inoltre, anche al fine di valutare tutte le ipotesi e di ricercare le soluzioni condivise, nella conferenza dei servizi, tenutasi il 27 novembre scorso, si è deciso di indire per il 5 dicembre prossimo venturo una preconferenza per un primo esame dell'ipotesi alternativa di tracciato, denominata Destra Dora - Val Sangone, mentre i lavori della stessa conferenza sono stati aggiornati al 15 dicembre prossimo venturo, per l'avvio della Pag. 33discussione sulle opzioni di tracciato poste a base di uno studio di impatto ambientale.
Dunque, credo di poter dire che il Governo ha avviato tutte le procedure, perché, in tempi rapidi, si possa decidere sul tracciato, o procedere sul tracciato originariamente individuato, sulla base di un nuovo studio di impatto ambientale, oppure procedere nella direzione alternativa che oggi è all'esame dell'autorità competenti. Comunque, intendiamo rispettare i tempi necessari per non perdere i contributi europei.
PRESIDENTE. L'onorevole Del Bue ha facoltà di replicare.
MAURO DEL BUE. Mi auguro che lei abbia ragione e che tutto questo sia compatibile con i tempi previsti dalla Comunità economica europea, per ciò che riguarda il finanziamento accordato e da lei, giustamente e opportunamente, ricordato. Ho molte preoccupazioni che questo possa avvenire nei tempi prestabiliti, anche perché, una volta che il Governo ha deciso di superare le procedure della legge obiettivo e di rientrare nella procedura ordinaria (tra l'altro, ora si trova di fronte alla procedura ordinaria rispetto alla Valle di Susa e ad un'ipotesi alternativa, che andrebbe studiata, in contrapposizione al tracciato originario), lei capisce benissimo che, con questa metodologia, i tempi non sono certamente destinati ad accorciarsi, ma invece ad allungarsi pericolosamente.
Vorrei ricordare che la De Palacio è molto preoccupata per i ritardi dell'Italia e segnala che il corridoio n. 5 potrebbe essere definitivamente perso dal nord del nostro Paese per essere realizzato più a settentrione, passando attraverso la Svizzera e l'Austria e da lì congiungersi a Budapest per poi terminare a Kiev. L'allarme che lancio, onorevole D'Alema, non è tanto riferito ad interessi particolari di maggioranza o minoranza, ma ad interessi del Paese. Il corridoio n. 5 è una grande opportunità di transito ed economica per l'Italia e per il suo settentrione. Mi auguro davvero che il Governo, dopo aver rinunciato alla costruzione del ponte sullo stretto, non voglia essere identificato come quello che rinuncia alla ferrovia ad alta velocità e, con essa, al corridoio n. 5.
(Intendimenti del Governo circa l'impegno delle truppe italiane nelle missioni internazionali di pace, con particolare riferimento alla presenza italiana in Afghanistan - n. 3-00426)
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00426 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor ministro, i principali scenari internazionali sui quali sono impegnate le nostre forze militari sono in evoluzione. Il Presidente del Consiglio, Prodi, ha dichiarato l'altro giorno che la prossima settimana non saremo più presenti con forze militari in Iraq. Tuttavia, in Libano la situazione si è aggravata e si è rotta la tregua con gli hezbollah. In Afghanistan la situazione appare addirittura più seria, perché dall'inizio dell'anno sono quattromila i morti, soprattutto tra i civili. Proprio questa è la situazione in cui il presidente Bush, intervenendo ieri a Riga, avrebbe sferzato i paesi della NATO richiedendo una maggiore presenza militare, riferendosi apparentemente all'Italia.
Chiediamo al ministro qual è l'orientamento in questo momento del Governo, in particolare per quanto riguarda l'Afghanistan, anche alla luce del fatto che a gennaio quest'aula sarà chiamata a deliberare in merito al rifinanziamento di quella missione.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri Signor Presidente, credo che sia piuttosto semplice spiegare qual è l'orientamento del Governo. In Afghanistan abbiamo quasi 2 mila militari, Pag. 34per essere precisi 1.938 allo stato attuale. Tra i paesi della NATO siamo uno di quelli che contribuisce con il numero più alto di militari alla missione NATO in Afghanistan, su mandato delle Nazioni Unite. Tenderei ad escludere che il Presidente Bush o il Segretario generale della NATO volessero sferzare l'Italia. Mi sembra una polemica giornalistica dovuta ad un certo masochismo nazionale, secondo cui ci piace essere sferzati. Sinceramente non credo che vi sia alcun motivo di sferzare l'Italia che, a differenza di moltissimi altri paesi membri della NATO che in Afghanistan hanno una presenza puramente simbolica, si è impegnata e si impegna tuttora con un numero assai elevato di militari che garantiscono la sicurezza nella zona ovest di quel paese, nella provincia di Herat e in parte nella zona di Kabul.
Ritengo - e questa è l'opinione del Governo - che la presenza militare italiana in Afghanistan debba essere mantenuta. La mia opinione è che la comunità internazionale non può lasciare l'Afghanistan al controllo dei talebani, anche se questo richiederà una presenza significativa e per un tempo non breve in quel Paese.
A conclusione del vertice della NATO, proprio in queste ore, giunge la notizia che diversi paesi - che invece non avevano soldati in Afghanistan - sembrerebbero orientati ad inviare dei contingenti. È evidente che gli appelli hanno raggiunto i destinatari veri, che evidentemente non eravamo noi, ma quei paesi che i soldati non li hanno mandati.
Tuttavia, è anche evidente - lo dicono i dati, il deterioramento della situazione, l'aumento della violenza, del numero dei morti - che occorre un ripensamento della strategia complessiva; in particolare, appare evidente che in Afghanistan il risultato di stabilizzare il paese e le istituzioni democratiche di quel paese non può essere raggiunto soltanto attraverso l'azione militare e che occorre moltiplicare l'impegno civile, economico ed umanitario di tutta la comunità internazionale.
È un errore considerare l'Afghanistan una missione della NATO. La NATO svolge un'azione militare sotto mandato delle Nazioni unite, ma la stabilizzazione dell'Afghanistan è una missione dell'intera comunità internazionale. In questo senso, abbiamo avanzato la proposta di una conferenza internazionale per l'Afghanistan che coinvolga i paesi vicini e le istituzioni internazionali. Analogamente, il Presidente Chirac ha parlato di un gruppo di contatto che riprenda le fila di un'azione politica.
Dunque, permanenza del nostro contingente, ma rinnovata azione politica, perché solo con la forza delle armi non si ottiene né pacificazione né stabilità!
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta del Vicepresidente del Consiglio. Vorrei soltanto ribadire la nostra richiesta di un costante monitoraggio sulla situazione che sembra volgere decisamente al peggio rispetto al passato.
È corretto immaginare che la forza delle armi non possa risolvere i problemi di quel paese. Quindi, ci auguriamo che il nostro paese svolga questo ruolo importante, come del resto abbiamo potuto dimostrare di saper fare in Libano, perché questi sforzi verso uno coinvolgimento, un intervento che sia più di natura politica che non di natura militare, possa giungere all'obiettivo che ci vogliamo prefiggere.
(Misure volte a garantire lo sviluppo dell'aeroporto di Malpensa - n. 3-00427)
PRESIDENTE. L'onorevole Giancarlo Giorgetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00427 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, Vicepresidente D'Alema, con questa interrogazione le chiediamo di fare chiarezza rispetto alla confusione generata da dichiarazioni estemporanee del Presidente del Consiglio e di alcuni ministri del Pag. 35Governo, cosa peraltro abbastanza frequente, sul futuro di Alitalia e dell'aeroporto di Malpensa.
Per quanto riguarda il primo aspetto, lo chiediamo soprattutto in qualità di contribuenti, vista la voragine di debiti, di questa azienda, che sono stati chiamati a coprire i contribuenti italiani ed i padani, in particolar modo.
Per quanto riguarda il futuro di Malpensa, per noi rappresenta la porta della più grande economia europea verso il mondo e la globalizzazione.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in effetti, credo che nessuno possa negare le difficoltà economiche della compagnia di bandiera che, d'altro canto, non sono un frutto recente delle dichiarazioni dell'attuale Governo, ma sono un frutto che si è venuto maturando nel corso degli anni, senza che vi si ponesse rimedio anche da parte di più brillanti precedenti amministrazioni.
Siamo alle prese con questa difficoltà ed è evidente che il Governo, nella sua qualità di azionista, si muova sia nel senso di incoraggiare la ricerca di alleanze internazionali strategiche sia nel senso di valutare la possibilità di ricorrere anche ad eventuali investitori o partner italiani, disponibili a ricapitalizzare, sulla base di un nuovo piano industriale, la società, dato che, come è evidente, non lo può fare l'azionista pubblico che incorrerebbe nelle sanzioni dovute all'inosservanza delle regole europee.
Il Governo ha chiesto anche alle organizzazioni sindacali tre mesi di tempo, che sostanzialmente scadono entro il 31 di gennaio, ed entro quella data dovranno essere assunte le scelte definitive riguardanti il futuro dell'Alitalia.
Fino a quel momento, è naturale che si facciano ipotesi, illazioni, ma credo che il Parlamento non sia il luogo per fare ipotesi o illazioni.
Il Governo, tuttavia, ha avviato una procedura per affrontare questo problema che, come diversi altri, non erano stati affrontati nel corso degli anni precedenti e che, invece, ora, come giustamente si incalza, bisogna affrontare al più presto.
In questo quadro, vorrei assicurare che una politica nazionale del trasporto aereo non può che riconoscere il ruolo di Malpensa. Ritengo che l'ipotesi più ragionevole sia quella di guardare a Malpensa e a Fiumicino e al loro possibile ruolo complementare di aeroporti internazionali. Penso, altresì, che si debba guardare alla necessità di potenziare i grandi aeroporti di interesse nazionale rispetto al quadro di sistemi aeroportuali nazionali, favorendo l'ottimizzazione del traffico sia nella logica degli hub sia in quella che sempre più si sta sviluppando di un trasporto point to point, come si dice.
Vorrei ricordare, inoltre, per rispondere ad una preoccupazione di fondo, che l'attuale Governo non ha alcuna volontà di penalizzare Malpensa o il nord. Mi sia consentito di ricordare che fu il Governo da me presieduto che destinò, nel marzo del 1999, l'ultimo grande finanziamento -5.280 miliardi di lire - per le opere necessarie per l'accessibilità di Malpensa.
PRESIDENTE. Onorevole D'Alema...
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Successivamente, in Governi molto più orientati al nord, simili finanziamenti non si sono ripetuti, mentre, invece, si dovrebbe riflettere sul modo in cui sono stati utilizzati quei fondi, al fine di risolvere i problemi che effettivamente hanno ostacolato la piena valorizzazione dell'aeroporto di Malpensa (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. L'onorevole Giancarlo Giorgetti ha facoltà di replicare.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, presidente D'Alema, le faremo un busto all'aeroporto di Malpensa...
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Grazie, tra qualche anno...
Pag. 36
GIANCARLO GIORGETTI. ...per tutto quello che ha fatto per il Nord e la Padania, ad honorem!
Purtroppo, credo che lei debba confrontarsi con qualche suo collega, all'interno del Governo, che ha l'animo e la testa altrove.
Mi permetto semplicemente di darle un consiglio. Una compagnia aerea può sopravvivere senza gravare sul contribuente solo se va e si regge dove c'è mercato. Ed il mercato - mi dispiace per i colleghi di altre zone del paese - è al nord ed il 75 per cento dei biglietti che vende Alitalia è al nord.
Allora, il consiglio è quello di concepire un'Alitalia più vicina al mercato e molto più distante dai luoghi dove si prendono decisioni politiche per ripianare a piè di lista le perdite, ossia Roma. E, se mi permette, in modo amichevole, anche una diffida a lei, che segue le vicende di politica estera e gestisce i negoziati: quello che noi non possiamo e non potremmo mai accettare è che, per salvare il baraccone romano, si svenda la vera potenzialità di Alitalia, ossia che il mercato d'affari del nord, il mercato padano, lo si svenda come si svendeva una volta la colonia padana! Questo non lo potremo mai accettare! Non si potrà mai mettere sul tavolo la svendita del mercato aeroportuale del nord per salvare l'Alitalia di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
(Sicurezza dei voli Alitalia - n. 3-00428)
PRESIDENTE. L'onorevole Fabris ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00428 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
MAURO FABRIS. Signor Presidente, purtroppo, devo riprendere il tema che poc'anzi ha trattato l'onorevole Giorgetti, con riferimento non tanto alla difficile situazione finanziaria, economica e gestionale della società, quanto alla sicurezza, una questione gravissima, molto seria, visto il ripetersi di gravi incidenti di cui non si ha notizia, perché la stampa non ne parla.
In particolare, nel testo della mia interrogazione ho segnalato gli episodi del 26 ottobre e del 20 novembre scorsi: uno riguardava il volo per Tirana e l'altro il volo proveniente da Atene.
In entrambi i casi gli aeromobili Alitalia sono rientrati in procedura di emergenza: per mancata pressurizzazione il volo da Atene, mentre un motore è saltato in fase di decollo nel volo per Tirana. Su tutto questo non abbiamo avuto risposte e sappiamo che vi sono problemi nella manutenzione ordinaria dei velivoli Alitalia dovuti alla situazione di tensione finanziaria e gestionale di cui prima si parlava.
Chiedo al Governo quali siano le proprie valutazioni e, soprattutto, se possa garantire in questo senso che la compagnia di bandiera è sicura per tutti coloro che la usano.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Come è noto, l'Ente nazionale per l'aviazione civile svolge in Italia il ruolo di autorità dell'aviazione civile ed esegue il controllo costante e rigoroso sui comportamenti operativi di tutti i vettori sotto la propria vigilanza, in linea con quanto previsto dagli standard internazionali ed europei per la sicurezza aerea. L'ENAC interviene, quindi, nei confronti di tutte le compagnie italiane, senza nessuna distinzione, indirizzando, correggendo ed eventualmente sanzionando comportamenti non conformi a tali standard al fine di tutelare il trasporto dei passeggeri. Vorrei assicurare tutti gli utenti che tali controlli sono effettuati con un programma di vigilanza continua che garantisce la massima sicurezza del volo. Inoltre, non solo tutti i vettori sono tenuti alla più scrupolosa osservanza di quanto indicato dall'ENAC, ma risulta che l'Alitalia osservi in maniera molto attenta i suddetti criteri ed obblighi.Pag. 37
Anche l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, in posizione di terzietà rispetto al sistema dell'aviazione civile, è preposta dalla legge allo svolgimento di inchieste tecniche. Nei casi segnalati dall'onorevole Fabris l'Agenzia ha provveduto ad avviare le opportune procedure per lo svolgimento della propria attività investigativa.
Per quanto riguarda la mancata pubblicazione sulla stampa degli eventi di cui è cenno nell'atto, si fa presente che tale aspetto non rientra nella competenza del Ministero. Tuttavia, l'esito delle attività investigative viene reso noto periodicamente secondo procedure previste in un bollettino pubblicato su Internet e, quindi, accessibile a tutti gli organi di informazione. Pertanto, non vi è alcuna segretezza su tali controlli, ma anzi essi vengono per legge resi noti attraverso un sistema che li rende accessibili a tutti gli utenti ed a tutti gli organi di informazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Fabris ha facoltà di replicare.
MAURO FABRIS. Signor Vicepresidente del Consiglio, lei sa che mi fido di lei e del Governo per le rassicurazioni che ci ha dato. Sulle modalità operative di ENAC ed ENAV nulla quaestio. Rimane il fatto che lo stesso Ente nazionale per l'aviazione civile, con un rapporto pubblicato il 13 novembre 2006, ha parlato di una superficiale gestione dei controlli tecnici e di episodi di cattiva manutenzione riscontrati su velivoli Alitalia. Lo dico per sottolineare che la situazione di gravità è esistente e gli incidenti che ho segnalato sono solo due di una serie più ampia avvenuta negli ultimi tempi. Sicuramente è necessario tutelare la compagnia di bandiera, nessuno di noi pensa che si possa liquidare o mettere in difficoltà tale compagnia nazionale. Però, il tema della sicurezza deve essere assolutamente garantito.
L'ENAV e l'ENAC fanno sicuramente il loro dovere, ma vorrei che fossimo tutti rassicurati sul fatto che agli adempimenti cui sono preposti per legge si dia corso in maniera assoluta e che il Governo sia pronto a recepire le indicazioni che, di volta in volta, questi due enti suggeriscono. Insomma, deve prevalere sempre e comunque il tema della sicurezza degli utenti piuttosto che altre considerazioni di natura societaria o volte a tutelare la compagnia di bandiera.
Dico ciò anche con riferimento alla domanda che avevo posto al Governo ed alla quale so anch'io che il Governo non può rispondere: la mancata informazione al pubblico attraverso la stampa di tali gravissimi episodi. Lo so che il Governo non deve rispondere, ma è chiaro che vi è un embargo, gestito ovviamente non dal Governo ma immagino dalla stessa compagnia, perché gli episodi che si sono ripetuti nel tempo non siano resi noti. Questo, ovviamente, non depone a favore della trasparenza in ordine alla questione della sicurezza che ho posto.
(Misure volte a valorizzare la funzione dell'artigianato - n. 3-00429)
PRESIDENTE. L'onorevole Ruggeri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lulli n. 3-00429 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, Signor Vicepresidente del Consiglio dei ministri, nella storia italiana l'artigianato ha sempre svolto un ruolo strategico per la coesione sociale, promuovendo valori di appartenenza, civiltà, democrazia e anche di responsabilità fiscale. Gli artigiani non sono evasori; sono una grande realtà culturale, sociale e imprenditoriale.
Dopo cinque anni di totale disattenzione del Governo precedente, oggi gli artigiani attendono giustamente una politica di sviluppo. Burocrazia, credito, fisco, liberalizzazioni, innovazione, made in Italy: si chiede si conoscere quali ulteriori interventi, oltre quelli già previsti in finanziaria, il Governo intenda assumere a favore dell'artigianato.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti che, nel testo scritto, hanno voluto puntualmente ricordare le misure contenute nella legge finanziaria a favore dell'artigianato; per così dire, li ringrazio anche a nome del ministro Padoa Schioppa.
GIANCARLO GIORGETTI. Visco, no? Anche Visco!
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Anche, ho detto!
Con riferimento alle misure ulteriori, il Governo intende procedere all'adozione dei seguenti criteri di priorità di selezione delle iniziative ammesse ai benefici per tutte le misure di sostegno delle attività produttive - ivi compresi i nuovi progetti di innovazione industriale previsti dalla finanziaria - sulla base del criterio che tende a premiare l'innovazione di prodotto e/o di processo, l'aggregazione tra imprese e tra reti, il sostegno alla crescita dimensionale della singola impresa, il potenziamento ed il miglioramento dei servizi di orientamento strategico e la formazione di risorse professionali per le imprese.
Il Governo intende assumere misure finalizzate a sostenere interventi per lo sviluppo e l'accrescimento dell'efficienza delle piccole e medie imprese operanti nei distretti produttivi, nelle aree che sono in relazione economica con esse, nelle reti di impresa, nei sistemi produttivi locali.
Il Governo intende individuare un nuovo strumento giuridico a sostegno delle reti di impresa; il Governo intende altresì promuovere specifici interventi per rimuovere gli ostacoli di ordine burocratico e altri elementi di distorsione della competitività attraverso la definizione di misure tese alla conservazione del patrimonio dell'impresa, l'adozione di provvedimenti che limitino l'indebitamento, l'individuazione di agevolazioni a tutela del patrimonio dell'impresa in sede di passaggio generazionale di attività, la definizione di criteri attuativi degli incentivi fiscali previsti dalla finanziaria per il 2007, l'introduzione di un meccanismo di perequazione del costo dell'energia gravante sui servizi acquisiti dalle imprese e la promozione del coordinamento per la semplificazione degli adempimenti burocratici anche in materia ambientale secondo linee guida di seguito indicate, l'abolizione di obblighi di invii, notifiche e comunicazioni alla pubblica amministrazione da ritenere superati o eccessivi, l'abolizione dell'obbligo di tenuta dei registri - che rappresenta una duplicazione di adempimenti - e annotazione di dati.
Come appare chiaro, noi intendiamo sostenere l'impresa minore, favorendo processi di innovazione ed economie di scala - anche assicurando il sostegno alle reti di impresa -, semplificando gli obblighi burocratici e attraverso specifiche misure in grado di aprire alle imprese minori i mercati finanziari, attraverso fondi di private equità e attraverso altri strumenti di sostegno pubblico.
PRESIDENTE. Deve concludere...
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Dunque, non si persegue la volontà di colpire l'impresa minore; semmai, si intende aiutare l'impresa minore come sistema ad affrontare le nuove sfide della competitività internazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di replicare.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, ci riteniamo soddisfatti, non solo perché il presidente D'Alema ha confermato - come era ovvio - le misure contenute nel disegno di legge finanziaria, che affrontano temi importanti ed anche storici per le imprese artigiane. Vorrei ricordare che, per la prima volta, riduciamo i premi INAIL agli artigiani, soddisfacendo una richiesta storica e superando un'ingiustizia molto sentita nel mondo artigiano. È un primo, parziale intervento per il 2007, che Pag. 39aumenterà la propria consistenza nel 2008. Ringrazio il presidente D'Alema anche per aver dato una risposta di tipo generale alla questione dei nostri artigiani e del sistema produttivo fondato sulle piccole imprese e sulla subfornitura artigiana, che è anche il problema di recuperare un patto di fiducia con lo Stato, un patto di fiducia che è stato incrinato in modo molto pesante con cinque anni di Governo basati su condoni fiscali, sul non affrontare le semplificazioni amministrative - riguardo alle quali, invece lei, presidente D'Alema, ha dato risposte precise e ha assicurato impegni per quanto riguarda il futuro - e, se mi permettete, anche con blitz fatti nei confronti degli artigiani, così come quando sono stati obbligati a pagare un surplus di 300 l'anno sui 5 anni precedenti per avere in cambio la non effettuazione di verifiche sulla congruità degli studi di settore. Ci eravamo abituati, quindi, ad un rapporto con lo Stato non stabile e che ha creato difficoltà ed una sfiducia di cui oggi paghiamo le conseguenze. Come non ricordare, poi, il fatto che oggi è importante proseguire sulla strada che abbiamo cercato di iniziare a percorrere con l'attuale disegno di legge finanziaria, perché il disastro dei conti pubblici e l'incuranza dei rapporti con lo Stato nei confronti delle piccole imprese ha portato sfiducia e noi di sfiducia non abbiamo bisogno, ma abbiamo bisogno di recuperare fiducia per guardare, appunto, fiduciosi al futuro (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)?
(Contenuti di un'intervista rilasciata dall'ex agente del KGB Limarev - n. 3-00430)
PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-000430 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
ANGELO BONELLI. Presidente D'Alema, lei avrà avuto modo di leggere, il 26 novembre, l'intervista, abbastanza dettagliata, che prima il quotidiano la Repubblica e successivamente altri quotidiani, hanno pubblicato relativa a due ex agenti del KGB, di cui uno drammaticamente deceduto a Londra, Litvinenko. Ebbene, un consulente della commissione Mitrokhin, allora presieduta dal senatore Guzzanti, ha candidamente affermato di aver richiesto a tali agenti notizie ed informazioni circa personalità politiche del nostro paese, tra cui il Presidente del Consiglio Prodi, allora leader dell'opposizione, lei, ministro D'Alema, e l'attuale ministro dell'ambiente, allora presidente dei Verdi. Tale Mario Scaramella, consulente della Commissione Mitrokhin, nominato dal senatore Guzzanti, ex presidente della stessa Commissione Mitrokhin, sembrava ossessionato dal ruolo dei Verdi e dall'attività di alcuni gruppi di opposizione. Quindi, le chiedo se il Governo sia a conoscenza di questi fatti e cosa intenda fare per riportare chiarezza su questa vicenda, veramente molto, molto torbida.
PRESIDENTE. Il vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, come possono immaginare i colleghi deputati, evidentemente la vicenda si presenta piuttosto sgradevole, anche dal punto di vista di chi risponde all'interrogazione, in quanto negli ultimi mesi abbiamo assistito al ripetersi di episodi che farebbero pensare che durante gli scorsi anni, tra controlli telefonici, predisposizione di dossier ed indagini non autorizzate sulla vita delle persone, sia avvenuta una serie di fatti piuttosto sgradevoli e che poco hanno a che fare con le abitudini di un paese democratico quale il nostro.
Detto questo, il Governo non intende indagare su queste vicende, non è nei suoi poteri, né nelle sue intenzioni, salvo che per un punto che è stato chiaramente indicato nell'interrogazione, ossia per accertare se Scaramella abbia - o abbia avuto - rapporti con i servizi segreti, i quali effettivamente dipendono dal Governo.
Risulta, sulla base degli accertamenti compiuti dai responsabili sia del SISDE, Pag. 40sia del SISMI, che lo Scaramella non ha avuto né ora, né nel passato alcun rapporto organico con i servizi segreti italiani, salvo che l'interessato ha, in due occasioni, contattato dirigenti del SISDE. Ma, in considerazione di elementi informativi precedentemente acquisiti, il SISDE stesso ha invitato lo Scaramella a desistere dal ricercare ulteriori contatti con tale servizio.
Perché mai, poi, questo soggetto - il quale, sulla base di elementi acquisiti, era stato invitato a desistere dall'avere contatti con i servizi segreti italiani - fosse il principale collaboratore del presidente di una Commissione parlamentare è cosa che lasciamo al giudizio popolare valutare.
Spetta al Parlamento, se lo vuole - ma io non sono qui per invitare nessuno -, promuovere eventuali approfondimenti di tali questioni, o alla magistratura, nella misura in cui essa ne è investita dai compiti che le competono. Il Governo non svolge indagini, ma cerca di governare il paese!
PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli ha facoltà di replicare.
ANGELO BONELLI. Signor Vicepresidente del Consiglio, innanzitutto la ringraziamo, però ci riteniamo parzialmente soddisfatti. È evidente, infatti, che il Governo ha dato una sua risposta puntuale, ma siamo parzialmente insoddisfatti rispetto ad una questione che non riteniamo di dover lasciar cadere.
Ciò perché il ruolo di un consulente - nominato, come dicevo prima, dall'ex presidente della Commissione Mitrokhin - che va a chiedere informazioni su personalità politiche pone un serio quesito sia al Parlamento, sia al paese. Questo consulente ha effettivamente fornito alla Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il «dossier Mitrokhin» tutte le informazioni che aveva acquisito, oppure tale soggetto è in possesso di informazioni che utilizza a proprio piacere?
Riteniamo si tratti di una questione di cui il Parlamento dovrà rapidamente occuparsi, perché non siamo stati colpiti solo noi, ma sono state coinvolte anche altre personalità. Nel ritenerci parzialmente soddisfatti e nel ringraziare comunque il Governo per la risposta puntuale, annuncio, ovviamente, che i Verdi presenteranno un esposto alla procura della Repubblica su tale vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Posizione del Governo sulle misure da varare per risanare i conti pubblici e per ridurre il deficit - n. 3-00431)
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00431 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), testè sottoscritta dall'onorevole Casini.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Vicepresidente del Consiglio D'Alema, il commissario Almunia è preoccupato per una manovra finanziaria fatta di tasse e risanamento, ma che offusca i problemi strutturali come liberalizzazioni, pensioni e competitività. Le stesse preoccupazioni sono state espresse dall'OCSE, nel suo rapporto per il 2006.
Il suo collega, il Vicepresidente del Consiglio Rutelli, ha recentemente espresso la volontà di affrontare tali temi in una «fase due» del Governo. Appare dai giornali che lei, invece, non crede - riferisco testualmente le sue parole - che le riforme del Governo si misurino sulle liberalizzazioni e sulle pensioni.
A fronte di tali preoccupazioni, nonché di queste apparenti diversità all'interno del Governo, le chiediamo come, con quali misure e quando l'Esecutivo affronterà i temi della previdenza, delle liberalizzazioni e della competitività del paese.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sul tema della liberalizzazione dei mercati e della eliminazione delle rendite corporative, Pag. 41che danneggiano le nuove generazioni ed ostacolano anche lo sviluppo di un'economia maggiormente competitiva nel nostro paese, il Governo ha innanzitutto avviato il suo lavoro adottando le decisioni del cosiddetto decreto Bersani, varato l'estate scorsa, ed intende procedere con passo accelerato.
Ricordo che sono già all'esame del Parlamento numerosi provvedimenti che vanno in tal senso e sui quali contiamo di ottenere il più vasto consenso, oltre che, naturalmente, il sostegno della maggioranza.
Il disegno di legge in materia di energia, che è stato il primo atto importante del Governo, rappresenta un ulteriore passo per la liberalizzazione di un settore strategico per la competitività del paese.
Ricordo il disegno di legge sui servizi pubblici locali; il disegno di legge sul sistema radiotelevisivo che contiene norme finalmente volte a favorire la concorrenza e a combattere la concentrazione in questo delicato settore; il disegno di legge sulla semplificazione amministrativa; il disegno di legge sulla class action che introduce nel nostro ordinamento uno strumento di tutela collettiva. Quest'ultimo è certamente perfettibile, ma rappresenta una soluzione italiana, cioè non copiata da modelli anglosassoni, e dovrebbe consentire di tutelare i consumatori e di risarcirli di fronte a soprusi di piccola entità che oggi non hanno alcuna possibilità di rimedio.
Il Governo sta poi lavorando alla realizzazione di un'altra importante riforma, decisiva e a lungo rinviata: quella dei servizi professionali. Si tratta di una legge impegnativa che l'Europa ci sollecita e che richiederà un grande ed approfondito dibattito in Parlamento.
Dunque, per quanto riguarda il sistema previdenziale, il Governo ha annunciato, sulla base di un documento sottoscritto dai sindacati, l'apertura di un tavolo negoziale con l'obiettivo di arrivare, entro la primavera, ad una proposta per il completamento della riforma previdenziale. Per una maggiore precisione voglio tuttavia chiarire un aspetto, dati i riferimenti di carattere più politico che sono stati fatti. Io ho detto più volte - e l'ho ribadito anche nell'intervista alla quale lei fa riferimento - che liberalizzazioni e completamento della riforma delle pensioni sono necessità per il nostro paese. Infatti, ho detto - e nelle sue osservazioni vi è una piccola, ma fondamentale omissione - che non è solo su questo piano che si misura la capacità riformatrice del Governo. Credo che oltre alle liberalizzazioni e al completamento della riforma previdenziale, noi dobbiamo dare impulso a politiche attive, in particolar modo nel campo della ricerca, della formazione e nel campo del rafforzamento del sistema industriale del paese, che non sono meno necessarie delle politiche di liberalizzazioni e di riduzione dei costi del sistema previdenziale.
Dunque, in verità, non ravvedo questo contrasto strategico tra i due Vicepresidenti del Consiglio, né mi sento - e la ringrazio di questa accusa che mi fa tornare giovane di molti anni -, esponente della parte più radicale del paese. Tuttavia, non la considero un'offesa, ma una considerazione politica, a mio giudizio, inesatta (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Il Presidente Casini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
PIER FERDINANDO CASINI. Non interessa a me né a tutti noi il presunto o reale contrasto tra i due Vicepresidenti. Ci interessa il contrasto non presunto, ma reale tra i due documenti fondamentali che il Governo ha portato in questa Assemblea: il Documento di programmazione economico-finanziaria e la legge finanziaria. Nel primo documento, vi erano impegni seri di risanamento per questo paese. Si parlava di liberalizzazioni, di pubblica amministrazione e di previdenza.
Si è persa per strada questa impostazione: nella legge finanziaria hanno prevalso quelle impostazioni ideologiche e classiste che hanno fatto della stessa un'oggettiva sconfitta per i riformatori ed un palese viatico di inizio legislatura per la Pag. 42parte più estremista ed ideologizzata del centrosinistra.
Non ci interessa fare opposizione all'Italia, bensì a questo Governo. Ci interessano le liberalizzazioni vere, quelle che servono ai cittadini e non certo quelle che scalfiscono gli interessi deboli ovvero che colpiscono i più deboli. In caso contrario tali liberalizzazioni avrebbero di per sé poco costrutto. Ci interessano piuttosto le liberalizzazioni in grado di colpire gli interessi forti, di scalfire quei monopoli privati che si sono sostituiti ai monopoli pubblici. Nella competizione e nell'apertura dei mercati vi è una migliore qualità del servizio per i cittadini, ma soprattutto vi sono tariffe più accessibili. Ora, noi chiediamo al Governo di tornare all'impostazione del Documento di programmazione economico-finanziaria e di lavorare per scalfire, soprattutto in sede locale, quei monopoli costituiti dalle tante piccole IRI che si sono formate attorno agli enti locali e che gli enti locali stessi detengono solo per interessi di potere. Liberalizzare nell'interesse dei cittadini è una cosa che in questo Parlamento deve riguardare tutti. Dunque, onorevole D'Alema, sfidiamo questa maggioranza ad andare avanti sulle liberalizzazioni e sulla previdenza ed a vincere i veti ideologici dell'estrema sinistra per realizzare le vere riforme. Ci auguriamo che, almeno in questo caso, i riformatori battano un colpo (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).
(Misure volte al risanamento ambientale dell'area del Clitunno e a garantire la sicurezza dei lavoratori - n. 3-00432)
PRESIDENTE. L'onorevole Benedetti Valentini ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00432 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio dei ministri, cari colleghi, per la gravissima sciagura sul lavoro accaduta a Campello sul Clitunno naturalmente è infinita e profonda la solidarietà anche di Alleanza Nazionale alle famiglie delle vittime, all'impresa, alle maestranze ed alla popolazione intera. In attesa che siano accertate le responsabilità e le modalità del sinistro, senza premature criminalizzazioni, né la gente del luogo, né noi abbiamo bisogno di passerelle di uomini politici e sindacalisti, a principiare dal Presidente Bertinotti e da altri, che vanno a regalare luoghi comuni faziosi. Invece, abbiamo bisogno che il Governo ci dica quali concrete misure, anche di carattere finanziario, abbia deliberato o stia deliberando, innanzitutto, per la solidarietà concreta alle famiglie, in secondo luogo, per rimettere in moto l'attività delle imprese e dei lavoratori che vivono e operano in quell'area e, in terzo luogo, per bonificare efficacemente un ambiente di altissimo pregio naturalistico. Soprattutto, vogliamo sapere quali progetti il Governo intenda finalmente attuare perché enti, controllori, imprese e lavoratori stessi siano pervasi da una cultura della prevenzione. La gente, noi stessi, l'Italia e l'Umbria non vogliono continuare a perdere questa guerra, con morti e feriti...
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, non vedo perché lei debba interrompere soltanto me!
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, l'ho lasciata parlare per un tempo quasi pari al doppio di quello che aveva a disposizione.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Protesto formalmente!
PRESIDENTE. Lei ha ancora a disposizione due minuti di tempo per la replica.
Prego, onorevole D'Alema.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, vorrei unirmi, innanzitutto, alle parole dell'interrogante nell'esprimere il cordoglio del Governo - già lo hanno fatto altri colleghi - per il grave incidente sul lavoro avvenuto a Campello sul Clitunno, nel quale hanno perduto la vita il titolare di un oleificio e tre dipendenti dell'impresa. È evidente che questa ennesima tragedia del lavoro deve rappresentare l'occasione, non tanto per inutili passerelle - anche se, in momenti come questi, è giusto che le autorità dello Stato siano presenti ed esprimano la loro solidarietà ed il loro cordoglio -, ma per concreti impegni. Tali impegni non mancheranno da parte del Governo, insieme a tutte le amministrazioni coinvolte e alle autorità regionali, sia dal punto di vista del sostegno concreto ai familiari delle vittime, sia allo scopo di affrontare la specifica situazione che si è creata. Credo, soprattutto, che questa nuova tragedia richiami la nostra attenzione sulla necessità di una azione concreta ed efficace per prevenire e combattere il rischio di tragici incidenti sul lavoro e per combattere l'illegalità e lo sfruttamento in ogni forma, colpendo le molte elusioni che sono alla base di un ambiente di lavoro meno sicuro e maggiormente esposto agli infortuni.
Con il pacchetto sicurezza contenuto nelle cosiddette misure Visco-Bersani, sono state introdotte nell'ordinamento norme severe che rappresentano un vero e proprio punto di svolta nella gestione della sicurezza, in particolare nei settori più esposti. Nel codice degli appalti, i ministri Di Pietro e Damiano hanno concordato l'inserimento di specifiche norme che evitino le approssimazioni e le indebite economie che ricadono sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici. Con il disegno di legge finanziaria, in corso di approvazione, si stanno introducendo norme che combattono il lavoro nero, inaspriscono le sanzioni per chi è inadempiente rispetto alle misure di sicurezza previste e premiano, invece, il rispetto delle regole, mediante una riduzione degli oneri assicurativi INAIL per le imprese virtuose.
Sempre nel disegno di legge finanziaria si ridefiniranno i parametri di calcolo del cosiddetto danno biologico, per una più giusta valutazione degli effetti di malattie ed infortuni sulla salute delle vittime.
Nelle prossime settimane il Governo intende presentare un disegno di legge di delega per il riordino di tutta la disciplina sulla sicurezza e la salute dei lavoratori e i principi cardine saranno quelli europei, in quanto vogliamo che in Italia vi sia civiltà e legalità nei luoghi di lavoro.
A gennaio, infine, il Governo lancerà una grande iniziativa nazionale per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, con il sostegno della Presidenza della Repubblica che, in questi mesi, ha incessantemente incoraggiato le istituzioni per una più vigile ed efficace azione di prevenzione e di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti della Scuola media «Leonardo Sinisgalli» di Potenza (Applausi).
L'onorevole Benedetti Valentini ha facoltà di replicare.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, nel ribadire la protesta in quanto lei ha tolto la parola soltanto al nostro gruppo, mi avvalgo della facoltà di replica per far presente che il Vicepresidente del Consiglio non si è attenuto al tema specifico, ma a quello generico. In ordine a quest'ultimo tema, ci troviamo d'accordo per una parte minoritaria, con riferimento alle misure volte a punire le indebite economie, a perseguire il lavoro nero - cosa che abbiamo fatto in maniera intensa e circostanziata - e a stabilire misure premiali a favore delle imprese che rispettano le regole.
Ma lei, onorevole Vicepresidente, non ha risposto relativamente all'episodio. In particolare, ha ignorato che l'Umbria, regione a Governo «rosso» consolidato, ha il tristissimo primato degli incidenti sul lavoro. In tale regione si registrano 52,6 incidenti all'anno ogni mille persone occupate; la Toscana - ugualmente con un Governo di sinistra consolidato - è poco al Pag. 44di sotto, mentre nel Lazio siamo a circa il 22,8.
Ci dovete spiegare il perché di questa anomalia e di questa patologia. Evidentemente, si tratta di esigenze economiche, infatti è stata formulata al Governo l'esigenza di intervenire con 9 miliardi di euro - cifre provenienti dai vostri (in senso politico) amministratori locali - e lei, signor Vicepresidente, non ci ha risposto relativamente alla bonifica del sito e alle misure di sostegno alle famiglie e alle imprese che rischiano un fermo totale. Circa 500 famiglie di lavoratori - tra quelle direttamente interessate e l'indotto - rischiano di essere tagliate fuori!
Nulla ci ha detto anche di misure urgenti di sostegno e di solidarietà nei confronti delle quattro vittime dell'incidente. Vedo che non siete troppo informati, infatti il deceduto, insieme ai suoi dipendenti, non è il titolare dell'oleificio, ma della ditta appaltatrice del lavoro di manutenzione straordinaria.
Vogliamo dunque che l'intervento sia preciso e circostanziato e che si risponda con misure immediate, anche di carattere finanziario, alle emergenze del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,35.
La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,35.