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Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,15).
(Espulsione di quattro cittadini tunisini residenti a Bologna sospettati di essere collegati con settori dell'estremismo islamico - n. 2-00134)
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00134 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 1).
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, debbo rilevare che questa interpellanza è stata presentata il 20 settembre del 2006. Sono passati cinque mesi e mezzo e pertanto sollecito gli uffici della Camera ed il Governo a valorizzare il ruolo del Parlamento per quel che concerne gli atti di sindacato ispettivo. Non si può attendere un tempo così lungo e sollecitare ripetutamente - io l'ho fatto per ben cinque volte - una risposta da parte del Governo.
Detto questo, nella mia interpellanza ho trattato un problema che, per certi aspetti, permane nella sua intatta gravità nella mia città di Bologna. L'oggetto di questa interpellanza riguarda l'espulsione di quattro cittadini tunisini, sospettati di essere collegati con settori dell'estremismo islamico. Nel condividere la tempestività, l'efficienza e l'efficacia delle forze dell'ordine, chiedevo - e chiedo oggi - se la rete delle connivenze sia più estesa di quanto riportato dai giornali. C'è stata una sorta di «congiura del silenzio», comunque un estremo riserbo, che posso anche capire per ragioni di ordine pubblico, ma la cittadinanza di Bologna chiede di essere informata su queste quattro espulsioni e su tutto ciò che sia collegato ad esse. Il problema è importante e significativo, Pag. 2perché tutti sappiamo che, in coincidenza con le elezioni politiche dello scorso anno, era stato progettato nei minimi particolari un attentato contro la basilica di San Petronio: si conoscono i dettagli, i momenti, le date e le persone e si tratta di un fatto acclarato, di cui hanno parlato i giornali.
In quel frangente si sono verificati incidenti che riguardavano il centro di permanenza temporanea di via Enrico Mattei, che accoglie gli extracomunitari in attesa di rimpatrio e tali incidenti si sono ripetuti in questi giorni, sempre a Bologna, per via del comportamento di manifestanti, di no global e di estremisti di sinistra, che hanno violentemente contrastato le forze dell'ordine e hanno tentato in qualche modo di penetrare all'interno del CPT di via Enrico Mattei, già vittima di altre incursioni. Pertanto chiedo se questa espulsione sia collegata in qualche modo al progettato attentato alla basilica di San Petronio, che ospita il quadro di Maometto.
Inoltre, vorrei sapere se vi siano ulteriori ragioni di preoccupazione da parte dell'opinione pubblica e se la situazione dell'ordine pubblico nella città di Bologna sia tranquilla sotto il profilo del fenomeno dell'estremismo islamico. Recentemente è stato espulso un imam, che teneva discorsi particolarmente infuocati nelle moschee. Vorrei sapere se queste espulsioni hanno definito una volta per tutte la situazione dell'ordine pubblico a Bologna, dove si stanno registrando - questo è un aspetto nuovo rispetto all'interpellanza, - delle singolari convergenze tra fenomeni di malavita comune, fenomeni di terrorismo e di eversione politica, che vedono protagonisti i no global e fenomeni collegati all'estremismo islamico presente nella città di Bologna. Queste tre condizioni, di fatto, si sono collegate ed hanno dato luogo in questi mesi a vari episodi di violenza e di contestazione radicale del ruolo delle forze dell'ordine e delle istituzioni.
La domanda che rivolgo al Governo è di conoscere le vere ragioni - il significato, i moventi - di queste espulsioni e se, dal punto di vista della sicurezza dei cittadini e della salvaguardia dell'ordine pubblico, la situazione di Bologna, in riferimento all'estremismo islamico, sia sotto controllo.
Queste sono le motivazioni che stanno alla base della mia interpellanza. Ringrazio fin d'ora il rappresentante del Governo per la risposta che ad essa fornirà.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, rispondo all'onorevole interpellante precisando subito che il Ministero dell'interno rivolge grande attenzione - massima, direi - nei confronti del fenomeno dell'integralismo islamico, attraverso l'espletamento di attività informative ed investigative, realizzate con azioni di intelligence e di diretta investigazione rivolte a stranieri, sospettati di contiguità con ambienti vicini all'estremismo islamico.
Per quanto riguarda i quattro cittadini tunisini cui fa riferimento l'onorevole interpellante, preciso che gli stessi sono stati espulsi dal territorio italiano con decreto del ministro dell'interno per motivi di sicurezza nazionale, poiché sospettati di attivismo nel contesto dell'estremismo di matrice islamica. I provvedimenti di allontanamento sono stati adottati in relazione alle indagini svolte dalla DIGOS della questura di Bologna e dai ROS dei carabinieri dello stesso capoluogo, nell'ambito di un procedimento relativo a cittadini stranieri che operavano in contesti di integralismo religioso; tali indagini hanno portato a sentenze di condanna emesse dal locale tribunale, confermate anche dalla corte d'appello. La predetta attività investigativa ha evidenziato un particolare attivismo da parte di alcuni dei destinatari dei provvedimenti di espulsione, che mantenevano contatti anche con importanti esponenti del radicalismo islamico all'estero.
Per quanto riguarda, più in generale, il fenomeno del «collateralismo» ad ambienti estremisti, sono tuttora in corso indagini, Pag. 3avviate nel 2002, nei confronti di un gruppo di cittadini stranieri operanti nella città di Bologna e collegati ad analoghi gruppi operanti in Lombardia e in Piemonte. Alla luce delle risultanze delle predette attività investigative, sono tuttora sottoposti ad indagine diciotto stranieri, prevalentemente di etnia maghrebina, per i reati di associazione per delinquere, associazione per delinquere con finalità di terrorismo internazionale ed altri reati minori. Tra gli indagati figurano anche i quattro destinatari dei provvedimenti di espulsione citati dall'onorevole interpellante.
In merito, poi, alle proteste inscenate da cittadini stranieri all'interno del centro di permanenza temporanea ed assistenza di Bologna, faccio osservare che non sono mai emersi elementi tali da consentire di ricondurre tali disordini a vicende che riguardano le persone espulse per ragioni di sicurezza nazionale. Sul punto il procuratore della Repubblica di Bologna ha infatti comunicato che non risulta alcuna connessione tra l'indagine sopra menzionata, l'espulsione dei cittadini tunisini e disordini al CPT, e che nemmeno risulta che i disordini siano in qualche modo collegati a fenomeni di estremismo islamico, sia per la totale mancanza di riscontri investigativi, sia per l'assoluta diversità delle posizioni soggettive. Inoltre, sulla base dei dati emersi anche in altri procedimenti penali non riguardanti il terrorismo islamico, la stessa autorità giudiziaria ritiene di dover escludere l'esistenza di qualsivoglia forma di connivenza tra settori dell'estremismo islamico e movimenti impegnati nelle contestazioni contro il centro di permanenza temporanea di via Mattei e, in genere, contro l'applicazione delle norme del decreto legislativo n. 286 del 1998, riguardante l'espulsione dei cittadini extracomunitari.
La procura di Bologna ha infine aggiunto che, data la sua genericità, anche l'indicazione di un collateralismo presente a Bologna, del tutto priva di riferimenti ad episodi specifici, non trova alcun riscontro nelle attività di indagine curate in collaborazione con le forze di polizia.
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.
FABIO GARAGNANI. Prendo atto della risposta del Governo, ma non mi posso dichiarare soddisfatto per alcune considerazioni. Come ho detto all'inizio, capisco che ci possano essere ragioni di riservatezza che inducono il Governo ad un momento di cautela e di riflessione, ma - dal momento che di questo argomento si sono occupati ampiamente i giornali, le radio e le televisioni, e che l'allarme della popolazione è significativo - credo che sia opportuno entrare nel merito dei problemi sollevati da questa espulsione e affrontare con chiarezza i rischi e i pericoli relativi.
In secondo luogo, l'enunciazione delle modalità con cui si sono svolte queste operazioni di espulsione, da un lato sono chiare e, dall'altro, lasciano qualche spazio ad ambiguità, qualche margine di interpretazione troppo ampio per una situazione che ritengo gravissima. Infatti, differentemente e contrariamente a quanto dice la procura della Repubblica - che non è nuova ad atteggiamenti di palese comprensione dei movimenti della sinistra, ad interferenze vere e proprie in settori che non competono alla procura stessa (non a caso le dichiarazioni di ieri del procuratore della Repubblica si sono prestate ad equivoci) e che tende molto spesso a sconfinare nell'ambito politico, non mantenendosi in quello giudiziario che gli competerebbe -, più di tanto non faccio fede alle dichiarazioni non tanto riportate in questa sede dal Governo, quanto riferite sulla base di contatti con il procuratore della Repubblica di Bologna.
Inoltre, queste forme di radicalismo islamico sono molto più diffuse di quanto non si creda e, piaccia o non piaccia, c'è una connivenza anche di grado istituzionale, da parte di forze dell'estrema sinistra presenti a livello degli enti locali, non dico con i quattro espulsi, ma sicuramente con movimenti che sono collegati o contigui all'estremismo islamico. Gli incidenti dell'altro giorno per quanto riguarda il centro di permanenza temporanea di via Enrico Mattei ne sono l'evidente conferma. In una Pag. 4situazione così difficile rappresentata dal tentato attentato alla basilica di San Petronio - e alla costante vigilanza al quale è sottoposto il maggior tempio religioso bolognese, che è l'identificazione e la storia di Bologna per chi conosce la città, per la sua bellezza e per il significato profondo che rappresenta, e che ancora oggi è controllato dalle forze dell'ordine - e dal momento che l'attentato è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti, mi sarei aspettato una risposta più precisa dal Governo. Soprattutto per quanto riguarda le indagini relative a diciotto stranieri imputati per associazione per delinquere, di cui i quattro espulsi, avrei desiderato un'ulteriore esplicitazione sulle motivazioni per cui sono state avviate le indagini, se esse siano circoscritte per fatti gravi a questi o se, invece, il movimento che li caratterizza non sia più ampio.
Avevo presentato un'interpellanza, che non è stata ammessa, in riferimento anche ad un atteggiamento di disapplicazione costante della legge Bossi-Fini posto in essere da alcuni magistrati ed anche ad una querelle che riguarda proprio il centro di via Enrico Mattei, che registra condizioni di vera e propria destabilizzazione ed eversione, che sottopongo all'attenzione del Governo, e che non possono essere collegati soltanto ad alcuni settori dell'estremismo islamico o genericamente ad alcuni facinorosi.
C'è un disegno preciso, a mio modo di vedere, che periodicamente interessa il centro di via Enrico Mattei di Bologna e di esso i no global sono testimoni, attori e protagonisti significativi. Dall'altro lato, c'è la connivenza di alcuni settori dell'estremismo. Perciò, ritengo che questa affermazione così precisa e categorica del procuratore della Repubblica di Bologna debba essere respinta nettamente - questa è la mia opinione, peraltro basata anche sui fatti - ed inviterei lo stesso magistrato ad essere più cauto di fronte a fatti di tal genere, dato che in ogni momento si scopre qualcosa di nuovo. Soprattutto, inviterei il Governo e il procuratore della Repubblica ad estendere ad ampio raggio le indagini perché, soprattutto nella realtà bolognese, siamo in presenza di un clima di totale accettazione di tutte le attenuanti nei confronti dell'estremismo islamico, il quale rappresenta una sorta di minoranza che non gode di alcun riscontro e di alcun appoggio nella comunità islamica. Lungi da me l'idea di demonizzazione questa comunità, alla quale appartengono tante persone che lavorano onestamente. Tuttavia, rimane il fatto che i punti di frattura e di destabilizzazione presenti a Bologna sono molto più ampi di quelli elencati in questa sede, sui quali la rappresentante del Governo si è soffermata, sulla base anche di un riscontro effettuato presso la procura della Repubblica. Si tratta di un settore che deve essere seguito attentamente perché - come ripeto - ci sono collegamenti tra micro e macrocriminalità, tra estremismo islamico e delinquenza comune e questi settori della sinistra e dei no global, i quali, non a caso, in occasione di alcuni appuntamenti significativi, si ritrovano uniti.
Credo, quindi, che occorrerebbe un supplemento di indagini, che occorrerebbe un supplemento di risposta e che occorrerebbe anche chiarire se questi motivi di sicurezza nazionale abbiano impedito al Governo di dire tutti ciò che sa, per intuitive ragioni di ordine pubblico. La risposta, infatti, per come è configurata, dice e non dice. Perciò, io chiedo - lo farò per mezzo di un altro atto di sindacato ispettivo - di esplicitare ulteriormente se queste espulsioni e l'atteggiamento che il Governo ha tenuto, anche in questa sede, debbano essere collegati in qualche modo ai recenti fatti che hanno coinvolto la città di Bologna.
Da ultimo, onorevole sottosegretario, mi permetto di sollecitare una ulteriore risposta, anche in forma scritta, riguardo alle garanzie che il Governo intende fornire per assicurare la tranquillità dei cittadini bolognesi, anche con riferimento alla loro sicurezza tout court, dinanzi ai movimenti dell'estremismo islamico. Bologna, infatti, è un crocevia, è un fondamentale snodo viario e autostradale. Inoltre, credo che non si possa continuare a vigilare costantemente la stessa basilica di Pag. 5San Petronio in un modo che di fatto impedisce, per certi aspetti, anche l'avvicinamento dei fedeli che intendono assistere regolarmente alle funzioni religiose e che si sentono sospettati di preparare una qualche forma di attentato. A questo riguardo avrei desiderato una risposta più precisa e puntuale e una garanzia, per quanto possibile, in relazione al mantenimento dell'ordine pubblico. Mi rendo conto che si tratta di una situazione ingestibile ovunque e non ne faccio carico a questo o ad altro Governo. Credo, però, che i bolognesi abbiano il diritto di sapere se possano sentirsi relativamente - lo sottolineo, relativamente - tranquilli a casa loro in riferimento a questi fatti.
Chiedo anche se il maggiore tempio cristiano della città possa essere tranquillo in modo altrettanto significativo. I segnali di insoddisfazione di una parte dell'opinione pubblica permangono ma permangono, si moltiplicano e sono significative anche le minacce verbali - che possono lasciare il tempo che trovano, se si vuole - da parte di alcuni settori, non dell'estremismo islamico, ma islamici, nei confronti di San Petronio. A questo riguardo, ricordiamo il famoso quadro di Maometto e così via. Credo sia veramente grave che noi italiani dobbiamo difendere una nostra chiesa, edificata nel medioevo dai nostri antenati, e dobbiamo preoccuparci di giustificare la presenza di un quadro di un certo tipo.
Le ragioni della mia insoddisfazione nei confronti della risposta alla mia interpellanza le ho enunciate. Mi rendo conto che il Governo ha tentato di presentare un quadro di un certo tipo. Tuttavia, ritengo che manchino alcuni elementi fondamentali per giungere ad una serena valutazione dei fatti e per tranquillizzare l'opinione pubblica.