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Informativa urgente del Governo sulla sparizione dell'inviato in Afghanistan del quotidiano la Repubblica, Daniele Mastrogiacomo (ore 17,45).
PRESIDENTE. Avrà ora luogo un'informativa urgente del Governo sulla sparizione dell'inviato in Afghanistan del quotidiano la Repubblica, Daniele Mastrogiacomo.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno.
Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del viceministro degli affari esteri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il viceministro degli affari esteri, Ugo Intini.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il ministero ha preparato un unico testo scritto, allo scopo di informare sia la Camera sia il Senato: questo per un'esigenza di precisione e di prudenza.
Ieri, nella tarda serata, la redazione de la Repubblica ha comunicato all'unità di crisi di non essere riuscita a mettersi in contatto, da diverse ore, con il proprio corrispondente Daniele Mastrogiacomo. La testata ha specificato che il giornalista si era trasferito da Kabul a Kandahar per motivi di servizio.
Appena ricevuta la segnalazione, sono partite immediatamente le ricerche, in Pag. 58stretta collaborazione con l'ambasciata d'Italia a Kabul e i servizi di informazione.
Nelle prime ore della mattina di oggi la Repubblica ha precisato che i contatti con Mastrogiacomo risultano interrotti dalle 9 di domenica sera.
Notizie provenienti da più fonti, comprese fonti alleate, indicherebbero che due cittadini di nazionalità afghana (potrebbero essere l'autista e l'interprete del giornalista italiano) e un occidentale di cittadinanza non specificata sarebbero stati trattenuti da un gruppo di talebani.
Notizie stampa avevano riportato, in un primo momento, che anche un cittadino britannico potrebbe essere nelle mani dei talebani, ma il Foreign Office, al momento, non conferma.
In questo momento la Farnesina, in stretto contatto con le altre istituzioni interessate, sta attivando tutti i canali per accertare l'accaduto e rintracciare Mastrogiacomo. I familiari sono stati informati sia dalla redazione de la Repubblica sia dall'unità di crisi.
La questione è seguita direttamente e in tempo reale dal Vicepresidente e ministro degli affari esteri, Massimo D'Alema.
Di più non possiamo dire; la questione, d'altronde, richiede di fare piuttosto che di dire. Posso solo aggiungere che l'unità di crisi è impegnata ventiquattro ore su ventiquattro - come sempre, in simili circostanze -, allo scopo di raggiungere con urgenza i risultati che tutti auspichiamo.
Infine, vorrei sottolineare che ho apprezzato lo spirito e la sostanza delle parole appena pronunciate su questo caso dall'onorevole Casini.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruta. Ne ha facoltà.
ROBERTO RUTA. Signor Presidente, signor viceministro, colleghi, intervengo a nome de L'Ulivo solo per esprimere la grande preoccupazione per l'inviato de la Repubblica, Daniele Mastrogiacomo. Egli è presente da tanti anni nei teatri di guerra, ed è un professionista serio e stimato che immaginiamo possa quanto prima essere ricontattato.
Apprezziamo la tempestività con cui il Governo ha ritenuto opportuno e necessario riferire all'Assemblea: siamo convinti che vi sarà la massima attenzione. Siamo certi che il lavoro svolto soprattutto dagli inviati di guerra è utile non solo per dare informazioni, ma anche per avvicinare l'opinione pubblica a fatti che accadono e che non sempre vengono riportati correttamente. Sono proprio gli inviati di guerra a diffondere la conoscenza delle vicende così come realmente accadute, e non come spesso vengono raccontate.
Condividiamo, ovviamente, il turbamento espresso dal ministro degli affari esteri per quanto sta avvenendo in Afghanistan; ci accingiamo ad esprimere un voto importante, pienamente consapevoli della responsabilità che ci stiamo assumendo.
Ma oggi preme manifestare la nostra vicinanza a tutta la redazione de la Repubblica e sostenere l'impegno che il Governo vorrà mettere in campo, fino in fondo, per assicurare Daniele Mastrogiacomo all'Italia, alla sua famiglia, al lavoro che ottimamente ha svolto negli anni (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, dovremo rispondere, in questa Assemblea, ad uno dei tanti paradossi kafkiani che caratterizzano la politica italiana. Il Governo è stato messo in crisi di recente perché il Senato ha respinto la sua impostazione in materia di politica estera ed internazionale; ebbene, Prodi si è dimesso, è poi tornato in Parlamento ottenendo la fiducia alle Camere, anche al Senato, ma già oggi sappiamo che, su questo decreto sull'Afghanistan, egli non può contare sulla maggioranza. Prodi, quindi, è caduto sulla politica estera ma la discussione di queste ore sul decreto in esame dimostra che egli non ha la fiducia Pag. 59sulla politica estera. In ragione di tutto ciò, non si comprende perché si sia dimesso e perché e come abbia ottenuto nuovamente la fiducia da parte della maggioranza. Nell'affrontare l'esame del decreto di rifinanziamento delle missioni all'estero, si ripropone con forza la questione afghana.
Abbiamo sentito le comunicazioni drammatiche del viceministro Intini a proposito della vicenda del rapimento del giornalista de la Repubblica; in modo non rituale, anche a nome di tutti i colleghi del gruppo, desidero manifestare solidarietà e vicinanza al giornalista, nonché apprensione per quanto in queste ore può accadere. Desidero altresì assicurare il sostegno all'attività del Governo affinché, come accaduto in altre circostanze analoghe, e auspicabilmente nel modo più rapido e indolore possibile, si possa porre rimedio alla situazione venutasi a creare. Queste circostanze, purtroppo, sono le avvisaglie di una controffensiva terroristica; si tratta di drammatiche testimonianze che confermano come la controffensiva terroristica sia già in atto.
È in questa situazione, colleghi, che ci apprestiamo a votare sul decreto di rifinanziamento della missione. Ho ascoltato con grande disagio le parole di un leader di un partito importante e decisivo nella coalizione di maggioranza, tanto ostentatamente leale a Prodi quanto dichiaratamente ostile al quadro delle alleanze euroatlantiche cui il nostro paese è vincolato. Il leader dei Comunisti italiani, onorevole Rizzo, ha dichiarato che gli americani hanno compiuto una rappresaglia contro la popolazione civile come i nazisti.
Il richiamo al nazismo contro Israele e gli USA appartiene al vocabolario teppistico della diffamazione politica; non è in sé originale, ma è inaudito che un richiamo del genere, una siffatta equiparazione, una tale diffamazione venga da una voce che si leva alta, forte, orgogliosa e riconosciuta dalle fila di questa maggioranza.
Dalle file della maggioranza si levano anche altre voci, anche più autorevoli e apparentemente più moderate, contraddistinte da un afflato pacifista a geometria variabile e da uno strabismo etico-morale gigantesco. Il grosso delle organizzazioni della sinistra antagonista e del cosiddetto movimento della pace in questi mesi - e questo è un problema vostro, viceministro Intini, un problema politico che pesa come un macigno anche sull'approvazione del decreto-legge - ha colto ogni occasione per criticare ed attaccare le politiche di difesa israeliane e quelle di stabilizzazione americane, non trovando mai il modo di riflettere sull'efficacia (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
PAOLO CACCIARI. Hai sbagliato l'intervento!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, lasciate che l'onorevole Della Vedova concluda il suo intervento.
Concluda, onorevole Della Vedova.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ... delle politiche alternative, ritenendo che la priorità non sia quella, come nel caso che abbiamo di fronte in queste ore, di contrastare l'insorgenza terroristica, non sia quella di combattere, di affrontare coloro i quali tentano la via della destabilizzazione anche nei nostri paesi, attraverso (Commenti dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)...
KATIA BELLILLO. Smettila!
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ... atti ignominiosi...
PRESIDENTE. Grazie...
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ... come quello del rapimento del giornalista de la Repubblica e di altri giornalisti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Sto per concludere, signor Presidente.Pag. 60
La forza che il Parlamento può mettere a disposizione del Governo in questo momento, al fine di affrontare nel modo più efficace possibile la questione del rapimento del giornalista, è lo sforzo di unità, al di là delle polemiche contro coloro che partecipano con l'Italia...
PRESIDENTE. Grazie...
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ... all'intervento in Afghanistan.
PRESIDENTE. Grazie.
Inviterei i colleghi ad attenersi al tema dell'informativa urgente, perché gli interventi sul complesso degli emendamenti presentati al decreto-legge saranno ripresi al termine dell'informativa medesima.
Ha chiesto di parlare, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, condivido il suo appello: parleremo più avanti della situazione in Afghanistan.
In questo momento, dobbiamo ringraziare il Governo per la celerità della risposta, per essere venuto in aula subito, anche se, ovviamente, non ci ha potuto fornire molti particolari. Questo è il momento di esprimere, senza «se» e senza «ma», una solidarietà piena al quotidiano la Repubblica e, soprattutto, ai familiari del giornalista. Questo non è il momento - più tardi interverrò sui problemi dell'Afghanistan - di sollevare polemiche o di fare sottigliezze politiche.
Piuttosto, vorrei sottolineare la crudeltà - è quasi il caso di dirlo - del messaggio diffuso alle 16,55 da TIM: «Afghanistan. Talebani confermano rapimento inviato Repubblica, anche se parlano di un britannico. Iraq. Attentati a Hillah: 90 morti». Signor Presidente, cinque anni fa, per un attentato simile, oltre che, ovviamente, per il sequestro di un collega de la Repubblica (dico «collega» perché sono anch'io giornalista iscritto all'albo), avremmo sospeso la seduta sconvolti. Novanta morti sono la realtà dell'Iraq di oggi (Commenti dei deputati del gruppo Comunisti Italiani)!
Non è per fare polemica, signor Presidente, ma va sottolineato come sia difficile comprendere quale sia il confine tra terrorismo e vendetta, violenza politica, ricatto, sequestro (non sappiamo ancora quello che è successo a Mastrogiacomo). Sicuramente, questo ci deve imporre la massima serietà, al di là di ogni opinione politica, e la massima unità, evitando quindi, da parte dell'opposizione, di strumentalizzare gli eventi, ma anche - mi si consenta -, da parte della maggioranza, di esprimersi con i termini che ho sentito in alcuni interventi. Evidentemente, non ci si vuole rendere conto che in quelle parti del mondo, purtroppo, è in corso una guerra nella quale, in qualche maniera, saremo sempre più coinvolti. Questa è la realtà di oggi.
Ad ogni modo, oggi, vogliamo esprimere soltanto solidarietà - ferma, piena e convinta - al collega, augurandogli che possa fare ritorno a casa presto e che possa continuare il suo lavoro di inviato speciale de la Repubblica. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, anch'io vorrei attenermi all'argomento.
Ho apprezzato le affermazioni del collega di Alleanza Nazionale, il quale ha sottolineato, giustamente, la necessità, innanzitutto, di un'attenzione e di una solidarietà nei confronti della famiglia di Daniele Mastrogiacomo e della redazione de la Repubblica.
Ringraziando il Governo per essere venuto a dimostrarci rapidamente qual è lo stato delle informazioni di cui siamo in possesso, colgo l'occasione per dire che, qualora si verificasse la sciagurata ipotesi di un rapimento non temporaneo che non trovasse immediata soluzione, noi saremmo dell'idea che si procedesse come è avvenuto - e come abbiamo avuto occasione di apprezzare - anche nel corso degli anni precedenti, nel caso di altri Pag. 61rapimenti alcuni dei quali si sono conclusi tragicamente. Ricordo quello di Enzo Baldoni, in particolare, ma anche altri nei quali invece sono state riportate tra noi persone che erano state tradotte in una prigionia incivile.
Noi chiediamo al Governo due impegni: innanzitutto di proseguire sempre con la stessa attenzione ad una trattativa per la salvaguardia e la salvezza di una vita umana, quella di un giornalista che fa un lavoro difficile come tanti altri giornalisti e giornaliste (e voglio ricordare qui la tragica morte di Maria Grazia Cutuli proprio in Afghanistan, nell'esercizio della sua professione proprio nella fase iniziale della guerra afghana). Il secondo impegno che chiediamo è di coinvolgere pienamente anche l'opposizione, così com'è stato fatto dal Governo precedente nei nostri confronti, perché riteniamo che gli elementi di salvaguardia prioritaria della vita umana debbano essere mantenuti.
Visto che nel corso del dibattito ci saranno poi le dichiarazione di voto, ora mi limito solo a dire che comunque siamo preoccupati - a maggior ragione anche per eventi di questo tipo - con riferimento alla soluzione che si profila essere, per parte NATO, soprattutto militare. Pensiamo che invece questa condizione di difficoltà estrema nella quale ci veniamo a trovare e nella quale anche i nostri concittadini civili e militari si potrebbero - e si sono venuti - trovare debba essere risolta con un'iniziativa politica di altro segno e di altra natura, cioè più incisiva. Quindi, nell'associarmi alla richiesta e all'auspicio che il rapimento di Daniele Mastrogiacomo veda una celere e felice soluzione, suggerisco di approfittare di questa pausa di riflessione per valutare meno polemicamente, ma più profondamente tra gli schieramenti, rispetto a quella che, anche qui, è stata definita una guerra, quale debba essere la strategia di fuoriuscita dalla guerra medesima (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. La ringrazio, signor Presidente. Desidero anche ringraziare il vice ministro onorevole Intini per le informazioni che ha potuto darci, che sono fatalmente frammentarie e incomplete, in relazione alla sorte del giornalista de la Repubblica, Daniele Mastrogiacomo.
A nome del gruppo dell'UDC, desidero associarmi alla trepidazione che in questo momento coinvolge noi ed il nostro paese per un connazionale così prestigioso ed illustre, che si trova nelle mani dei sequestratori e nello stesso tempo auspicare che l'esito di questa vicenda - che non è certo la prima, com'è già stato ricordato - possa essere felice.
Ritengo tuttavia che dobbiamo anche prendere atto e avere fiducia nel sistema di intelligence e sicurezza del nostro paese. Questo va detto perché molte volte, laddove altri non sono arrivati, i nostri uomini, i nostri servizi e i nostri apparati sono riusciti a risolvere situazioni considerate disperate. Speriamo, ci auguriamo, confidiamo che sia così anche questa volta.
Infine, riprendendo ciò che ha detto poco fa il presidente Casini, quando è intervenuto sulle missioni internazionali, vogliamo che il Governo o chi lo rappresenta possa agire liberamente nel ricercare tutte le condizioni possibili per addivenire ad un esito felice di questo sequestro.
Purtroppo in queste situazioni non sempre nel nostro paese si è data questa carta bianca, questa fiducia. Noi lo vogliamo fare, perché riteniamo che in casi come questi sia assolutamente prioritario non solo far sentire l'unità del nostro paese intorno a vicende umane che ci coinvolgono, ma anche dare al Governo, a coloro i quali hanno responsabilità, la possibilità di gestire queste complesse e difficili vicende utilizzando tutti gli strumenti possibili, perché sia salvata una vita umana e positivamente risolto un caso drammatico.
PRESIDENTE. Ha chiesto parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Intini Pag. 62per aver celermente reso in aula una comunicazione, se pur parziale, anche se mi rendo conto che non poteva essere diversamente.
Ci auguriamo naturalmente che l'inviato de la Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, sia in buone condizioni e che non si tratti realmente di un sequestro, visto che ancora non è possibile sapere quale sarà lo sviluppo reale, anche se la mancanza di comunicazioni da domenica sera ad oggi fa purtroppo pensare al peggio.
Se ciò fa pensare al peggio, visto che abbiamo avuto altre esperienze ed altri segnali di questo tipo, bisogna ricordare che magari è giusto pensare male e che non è un caso che ciò avvenga a pochi giorni dal voto su un provvedimento sul rifinanziamento delle missioni internazionali, in questi giorni all'esame della Camera e poi del Senato.
Gli episodi precedenti ci insegnano, in particolare quello avvenuto in Spagna, che i paesi attraversati da certi fondamentalismi, minati da guerre tribali, da gestioni ingestibili, spesso seguono con attenzione ciò che avviene a casa nostra e pensano di poter influire sulle nostre scelte politiche anche attraverso questo genere di episodi, da un lato violenti, dall'altro caratterizzati da rapimenti, usati come arma di ricatto, di pressione e di influenza politica nei confronti dei Governi occidentali.
Questo sarebbe forse uno degli scenari peggiori in prospettiva; infatti, se prendessimo per buone le parole del mullah Dadullah, che ha anticipato, attraverso l'Afghanistan e l'altra parte vicina collegata dell'etnia pachistana, i pashtun, l'offensiva forte e cruenta della primavera che sta per arrivare, potrebbe trattarsi semplicemente dell'inizio di questa strategia di terrore, fatta non di una grande guerra offensiva, ma di piccoli colpi ed episodi, che possono mettere in crisi Governi e Stati come il nostro.
In questa logica, il corrispondente de la Repubblica potrebbe essere schiacciato in una morsa tremenda. È per questo che la nostra solidarietà è piena, ma soprattutto questo Parlamento deve lanciare un appello: solidarietà all'inviato de la Repubblica, ai civili, ai cooperatori, soprattutto ai militari presenti in quell'area, oggi in condizione di estrema durezza, visto quello che ci aspetta, soprattutto in mancanza di mezzi adeguati. Credo che un appello che venga espresso dal Parlamento sia indispensabile Non ci possono più essere tentennamenti nella politica estera: proprio perché ci stiamo accingendo a questo voto, non possiamo pensare che là non ci sia un teatro di guerra! C'è un teatro di guerra, ma è ingestibile E i talebani stanno prendendo il sopravvento, stanno rialzando la testa. C'è soprattutto sfiducia nei confronti delle forze internazionali, in una missione che, non neghiamolo, non è più ONU, ma è NATO, che comporta una serie di problemi, con una guerra che forse non sarà solo al sud dell'Afghanistan, ma si potrebbe proiettare anche ad ovest, nel territorio in cui abbiamo un contingente di nostri ragazzi. Intorno ad esso sono i cooperatori, gli operatori civili, come il corrispondente de la Repubblica.
Prima di accingersi a votare, il che forse avverrà domani, il Parlamento deve prendere coscienza che missioni di questo genere non comportano semplicemente la ricostruzione, l'aiuto umanitario e civile, ma anche un rischio enorme per coloro i quali vanno ad operare in quei territori, con grande sacrificio e con grande coraggio. Se siamo consapevoli di ciò, il voto di domani non dovrà essere più contraddistinto da «se», da «ma» da «forse», da «però», ma dovrà essere deciso, unanime e forte, perché il messaggio che occorre dare a coloro i quali stanno operando in quelle zone è che vi è un paese unito, che li sorregge e che li sta mandando nella piena consapevolezza che alle loro spalle vi è qualcosa: se così non fosse, partendo da questo rapimento faremmo in modo, che tutto ciò che accadrebbe nei prossimi mesi sarebbe purtroppo lasciato al caso e ce ne dovremmo assumere la piena responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
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FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, voglio anzitutto esprimere il senso della vicinanza - mia personale e del gruppo che rappresento, l'Italia dei Valori - ai familiari ed ai colleghi di Daniele Mastrogiacomo, vicinanza che vorremmo estendere anche agli altri sequestrati, all'autista, all'interprete, all'«occidentale» - così viene definito - che accompagnava Daniele in questo viaggio da Kabul a Kandahar. Parlo di sequestro, perché tale pare che sia, almeno stando ai dispacci di agenzia, che riferiscono di una rivendicazione giunta da parte di un capo talebano.
In un frangente come questo mi spiace aver ascoltato il senso di una polemica speciosa. Mi auguro, sarà senz'altro così, che l'onorevole Della Vedova possa non aver colto il passaggio ad altro punto all'ordine del giorno e comprendo, insieme all'apprezzamento per le parole del rappresentante del Governo, anche il senso di un riserbo, che non credo dipenda soltanto da carenza di notizie. Probabilmente dietro tale riserbo vi è anche un doveroso silenzio rispetto all'attività di intelligence, che senz'altro è stata messa subito in campo.
Voglio anche dire che personalmente, quando ho letto la notizia, ho avuto un sussulto. Il mio pensiero è andato subito a Maria Grazia Cutuli, la giornalista del Corriere della Sera, che il 19 novembre 2001 fu sequestrata ed uccisa assieme ad un giornalista australiano, ad uno spagnolo e ad un accompagnatore afghano sempre sulla strada verso Kabul. Spero ovviamente che l'esito di questa vicenda sia di tutt'altro tenore e confido nell'azione e nelle capacità del nostro Governo.
Approfitto dell'occasione - non paia fuori tema e fuori luogo - per rivolgere un pensiero anche ad altri due nostri concittadini, Lucio Moro e Luciano Passarin, sequestrati in Nigeria da molti mesi. Ho molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Casini, che ha chiesto al Governo di fare tutto quanto è possibile per riportare a casa Daniele Mastrogiacomo. Voglio aggiungere al suo appello il mio. Sono fiducioso nell'azione del Governo e spero che l'esito possa essere quello che nel 2005 ha riguardato Clementina Cantoni, che era stata sequestrata per ventiquattro giorni in Afghanistan e, ancora, quello dell'opera meritoria che ha portato alla liberazione, nel 2006, dopo ventitre giorni, di Gabriele Torsello. Queste vicende stanno a significare che negli ultimi tempi la nostra presenza in Afghanistan è stata probabilmente avvertita in misura ed in maniera diversa rispetto ad altre. Ciò richiama a noi tutti la necessità di riconsiderare il senso stesso della missione in Afghanistan. Siamo in tale paese per un'operazione di peace keeping, ma parlare di peace keeping quando si legge che domenica vi sono stati sedici morti, che lunedì ve ne sono stati nove, che vi sono i bombardamenti dei cacciabombardieri americani a nord di Kabul, tutto questo sicuramente rende problematica l'azione a sostegno delle popolazioni civili dell'Afghanistan e, nel caso specifico, più difficile il ritorno a casa di Daniele Mastrogiacomo, ma noi speriamo con fiducia nell'azione del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, colleghi, anch'io, a nome del gruppo La Rosa nel Pugno, dei socialisti e dei radicali che lo compongono, voglio ringraziare il Governo nella sua interezza e, in particolare, il viceministro Ugo Intini, che è intervenuto in modo così urgente e tempestivo in una situazione che è delicata anche per chi ha funzioni di Governo e, quindi, con difficoltà a rispondere alle tante domande che sorgono naturali di fronte alle notizie e ai lanci di agenzia. Siamo in una fase di indeterminatezza o, comunque, di notizie scarne e incerte: quindi, siamo anche noi in trepida attesa di maggiori informazioni e di una chiarificazione del contesto e degli eventi che sono accaduti. Ci accomuniamo a tutti gli altri colleghi che sono intervenuti per un messaggio di solidarietà alla famiglia e ai colleghi de la Repubblica, ma vogliamo Pag. 64anche lanciare un messaggio di solidarietà, di sostegno e di incoraggiamento ai tanti giornalisti che svolgono e nobilitano la professione in zone a rischio, in zone difficili, dove l'informazione diventa in alcuni casi parte della battaglia che si combatte e dell'evento che si va a documentare.
Tanti sono i nomi che ci rincorrono quando pensiamo alla difficoltà e alla pericolosità del ruolo del giornalista in aree di crisi. Non vogliamo citarli qui perché ci auguriamo davvero che il caso del giornalista de la Repubblica si risolva facilmente e velocemente, e speriamo che l'intelligence e i servizi di sicurezza, assieme alla presenza italiana e degli alleati in Afghanistan, possano aiutare a risolvere velocemente la situazione. Accanto ai ringraziamenti volevo commentare, apprezzandolo, l'intervento del collega Zacchera, che, di fronte alle notizie che arrivano, diceva che in altri contesti forse avremmo chiesto di sospendere la seduta per ragionare ed approfondire. No, credo che, visto il contesto in cui arriva questa notizia, abbiamo il dovere morale di accelerare e di chiudere una vicenda che ci vede, forse non casualmente, discutere del rifinanziamento delle missioni italiane all'estero. Come Rosa nel Pugno vorremmo che la tragica notizia della scomparsa e della mancanza di notizie di un giornalista de la Repubblica ci spinga ad essere precisi e puntuali. Vorremmo che non si usasse questa o altre notizie, che dalla primavera afgana - che pare sia già cominciata da quelle parti - saranno sicuramente sempre difficili e tragiche, e questa è una previsione facile da fare. Sappiamo che è una stagione difficile quella che si apre in Afghanistan per la presenza internazionale di pacificazione in quella zona, ma dobbiamo essere chiari e forti nel dire che la nostra presenza è motivata e giustificata, che è una presenza che ha contribuito a dipanare la matassa di un intrigo secolare, decennale, che ha visto - lo voglio ricordare - meno di dieci anni fa persino una rappresentante del Governo europeo, come era allora Emma Bonino, fermata e arrestata dal regime dei talebani. Siamo ora in una situazione molto diversa, anche grazie all'intervento italiano, all'intervento alleato e dell'ONU. È una situazione comunque difficile, delicata, pericolosa, ma proprio per questo dobbiamo essere attenti a misurare le parole, i gesti e gli atti. Saremo chiamati, di qui a poche ore, ad un voto importante e noi della Rosa nel Pugno lo faremo anche pensando al giornalista de la Repubblica di cui in queste ore non abbiamo notizia (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, anche noi intendiamo rivolgere un ringraziamento al Governo e, in particolare, all'onorevole Intini per le notizie che ci ha fornito. Quello del rapimento e della morte dei giornalisti sta diventando, purtroppo, un dato con il quale si ha a che fare in tutto il mondo e, di fatto, essi costituiscono un attacco a una delle libertà fondamentali previste dalla nostra Costituzione come da quelle della maggior parte dei paesi del mondo. Si tratta di un attacco alla libertà di stampa che si è tradotto, nei teatri di guerra e anche al di fuori di essi, in 300 morti negli ultimi quattro anni e in quasi 200 morti per quanto riguarda la sola guerra in Iraq. L'Afghanistan si aggiunge a questi teatri di guerra e in tale paese si registra un altro fatto grave. Tra l'altro, i corrispondenti di guerra rappresentano spesso una sorta di stampa specializzata e sono coloro che corrono i maggiori pericoli. Frequentemente sono rapiti, a volte muoiono, come nel caso dell'inviata del Corriere della Sera, Maria Grazia Cutuli, o, comunque, spariscono proprio nel momento in cui stanno compiendo imprese difficili. Sappiamo che l'inviato de la Repubblica, Mastrogiacomo, si è recato nel sud dell'Afghanistan per intervistare uno dei capi dei talebani. Il sequestro di un giornalista, giunto in quell'area con intenti pacifici per dare all'Italia e al mondo notizie realistiche e obiettive su quanto sta accadendo, costituisce un nuovo episodio che deve essere registrato Pag. 65e che indica, di fatto, un'altra delle difficoltà che incontrano, in particolare, governi come quello dei talebani, che sono espressione di movimenti assai criticabili sul piano del riconoscimento delle libertà. Sono convinto, non da oggi, che l'Afghanistan stia diventando un teatro pericoloso quanto quello dell'Iraq e sono convinto anche del fatto che la prossima offensiva dei talebani farà registrare episodi come quelli ai quali siamo stati abituati, purtroppo, dalla guerra in Iraq. Mi riferisco agli attentati che avvengono ogni giorno e che determinano la morte di centinaia, e poi migliaia, di persone. In una situazione di questo genere, credo che il Governo italiano debba fare di tutto per cercare di riportare a noi il giornalista de la Repubblica. Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli del fatto che, in guerre come quelle che si stanno combattendo, le missioni militari italiane sono esposte a pericoli e possibilmente ad altre vittime. Questo non significa avere un atteggiamento negativo e, pertanto, esprimerò voto favorevole, come farà la maggioranza tutta e anche parte dell'opposizione. Però, nel frattempo, dovremmo approfondire sempre di più i vari aspetti di queste missioni e dovremmo evitare a noi italiani il ruolo di coloro che vanno in pace e si trovano a dover combattere o ad essere abbattuti. Questo è un problema che credo il nostro Parlamento, al di fuori delle polemiche immediate, dovrà porsi nel prossimo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, innanzitutto intendo ringraziare, a nome dei Verdi, il signor viceministro per la tempestività con la quale ha accolto l'invito a fornire questa informativa urgente. Il mio intervento sarà molto breve e, probabilmente, anche inusuale. Non è questo il momento di effettuare analisi e valutazioni politiche riguardo alle questioni legate al conflitto in atto in Afghanistan.
Siamo profondamente turbati da questo probabile sequestro - come alcune agenzie di stampa indicano - di Daniele Mastrogiacomo, perché in queste ultime ore, sono accaduti fatti molto gravi, che giustamente hanno determinato la reazione del Governo italiano. Mi riferisco alle vittime civili.
Voglio, però, soffermarmi sulla vicenda, che è diventata drammatica, della scomparsa del giornalista de la Repubblica Daniele Mastrogiacomo. I Verdi sostengono e sosterranno l'azione del Governo, che è tesa a riportare a casa sano e salvo Daniele Mastrogiacomo, ma vogliamo ricordare a lei, signor viceministro, e al Governo intero, con molta serenità, ma anche con molta puntualità, che è necessaria una trattativa ed è bene che non ci siano condizionamenti da parte di coloro i quali, in questi anni, hanno sempre detto di non volere trattative. Si faccia, invece, qualunque trattativa utile per portare a casa Daniele Mastrogiacomo - questo è un punto estremamente importante - senza subire alcun tipo di condizionamento.
La seconda questione che voglio sottoporle è quella relativa al metodo. Non siamo qui ovviamente a dare suggerimenti, ma vogliamo esprimere un nostro contributo. Già qualcun altro lo ha detto: è necessario che si spieghi, attraverso i canali di informazione locali (che in passato sono stati utili per portare alla liberazione di Torsello), ossia attraverso un meccanismo capillare, che questo giornalista in particolare, come tanti altri, si trova in quei luoghi per raccontare e spiegare principalmente gli orrori della guerra e che l'informazione svolge una funzione importante. Bisogna fare in modo che questa spiegazione avvenga attraverso i canali di informazione locali nella realtà afgana.
Sono queste le due questioni che poniamo con forza. Ovviamente, da parte del gruppo dei Verdi vi è il sostegno all'azione del Governo affinché rapidamente si possa giungere ad una soluzione, per fare in modo che Daniele Mastrogiacomo possa tornare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, ringrazio il signor viceministro per la tempestiva informativa che ha reso al Parlamento, per il quale è il momento di esprimere il sostegno di tutti gruppi politici affinché al più presto il giornalista Mastrogiacomo torni in mezzo a noi.
Vorrei sottolineare che l'augurio dei Popolari-Udeur e il nostro sostegno è rivolto ad un capace giornalista, come tutti quelli che, purtroppo, anche altre volte sono stati vittime nei teatri di guerra e che danno la possibilità, anche a noi politici, di capire cosa succede in quei luoghi.
Il nostro sostegno va anche al Governo affinché possa continuare nella sua azione; e rivolgendo anche un augurio innanzitutto alla famiglia di Daniele Mastrogiacomo, ma anche a Repubblica, ci auguriamo (e ne siamo sicuri) che la stessa possa andare a buon fine.
La strada da seguire è quella della maggiore compattezza possibile, per far sì che in questi teatri di guerra la violenza sia bandita, in ossequio all'articolo 11 della Costituzione e alle dichiarazioni dell'ONU.
Credo che non sia il momento delle polemiche e voglio lasciare le altre riflessioni alle dichiarazioni di voto previste per domani sul disegno di legge concernente la partecipazione italiana alle missioni internazionali. È il momento di essere tutti quanti uniti, in maniera trasversale ai partiti, per essere vicini ad un Governo che deve cercare di fare il più possibile, anche eventualmente trattando, affinché ancora una volta un giornalista non sia colpito.
Quindi, noi Popolari-Udeur chiediamo che vi sia il massimo impegno del Governo e che ci sia compattezza da parte di tutte le forze politiche, perché questo non è il momento della divisione, ma della compattezza.
La ringraziamo molto, signor viceministro, per tutto ciò che farà il Governo, e siamo sicuri che questo Parlamento farà la sua parte in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor viceministro Intini, la ringrazio per la sua presenza in quest'aula, ma non per quello che ci ha comunicato: ne avremmo fatto volentieri a meno, avremmo voluto che ciò non fosse successo.
Ovviamente, come gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista, siamo vicini ai familiari di Daniele Mastrogiacomo. Sappiamo quello che stanno provando in questo momento; ci auguriamo che tutto si risolva in tempi brevissimi e che il giornalista sia riportato a casa.
Però, siamo preoccupati: anche nel corso di questo dibattito, in cui abbiamo avuto a disposizione cinque minuti di tempo per intervenire, abbiamo ascoltato tanti corvi, tanti uccelli del malaugurio, come se si aspettassero che dovesse succedere qualcosa.
Noi siamo tra quelli che si contraddistinguono per avere un determinato DNA, un certo cromosoma: già nel 1978, al tempo del sequestro Moro, eravamo per «trattare, trattare, trattare e sempre trattare». Se fosse necessario, metteremmo a disposizione anche la nostra indennità di carica, pur di salvare la vita a un nostro concittadino, chiunque esso sia. Al momento, si tratta di un giornalista, ma potrebbe essere un contadino o un operaio. Qualsiasi cittadino italiano merita la nostra attenzione.
Certo siamo preoccupati, perché sappiamo che non c'è un Governo all'altezza della situazione e non vorremmo che fossero stati proprio i due inconvenienti accaduti in Senato - che hanno visto questo Governo in minoranza - a dare forza ai talebani, a indurre associazioni internazionali organizzate a non vedere di buon occhio l'Italia, cercando di condizionare le nostre decisioni, così che il dibattito odierno in quest'aula sarebbe premonitore.Pag. 67
Siamo preoccupati perché al Governo non vi sono i profili di un tempo: non ci sono i Craxi, i Moro, gli Andreotti, i Cossiga, i De Michelis, i Berlusconi. Siamo preoccupati per questo, perché con le sedute spiritiche non si risolve nulla. Questo Governo, ormai, vive alla giornata e vive di esoterismi momentanei: è questo che ci preoccupa e ci fa dire che l'unità di crisi deve quanto mai vegliare e sorvegliare su queste situazioni, rispetto a tutti gli italiani che si trovano in quei luoghi.
I datori di lavoro e le redazioni (in questo momento mi riferisco, in particolare, a quella de la Repubblica, cui va tutta la nostra solidarietà, ma anche a tutte le altre) devono dire ai loro giornalisti di stare attenti, perché non sono lì per fare una passeggiata o per scoprire gossip. Si trovano in un'area dove è in corso una missione di pace, ma esistono turbolenze che possono portare a degli incidenti. Siamo di fronte a gruppi organizzati che stanno commettendo grossi reati contro la loro popolazione, e non vi può essere un Governo che dice che gli americani sono come i nazisti! È questo che ci dobbiamo mettere in testa (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Alleanza Nazionale)!
Abbiamo bisogno di un altro profilo di politici e di Governi. Abbiamo bisogno di questo. Se siamo deboli sotto tale aspetto, diventa inutile citare sempre l'articolo 11 della Costituzione. Se gli Stati Uniti avessero avuto un simile articolo e nel 1940 non fossero intervenuti, noi saremmo ancora sotto i nazisti e i fascisti! È stato un bene che loro siano intervenuti a riportare la normalità.
Alcuni colleghi hanno parlato di vittime civili. Ma certamente gli americani non volevano uccidere ragazzi, minorenni e civili: perseguivano dei terroristi internazionali che tanto male e tanto danno hanno fatto alla comunità internazionale.
Per questi motivi, invitiamo il viceministro Intini a fare tutto il possibile per riportare il giornalista in questione e tutti gli altri giornalisti ai propri cari e ai propri familiari. È questo quello che più conta, perché sulle polemiche potremo ritornare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor viceministro, esprimo, a nome del Movimento per l'Autonomia, grande preoccupazione per la sparizione di Daniele Mastrogiacomo. Siamo vicini alla sua famiglia e ci stringiamo ai suoi familiari in questi momenti di grande apprensione. Speriamo che nelle prossime ore sia fatta chiarezza e si possano avere notizie più precise sulle circostanze che hanno determinato la sparizione del giornalista del quotidiano la Repubblica. Siamo certi che la Farnesina sta facendo quanto in suo potere per arrivare presto ad una positiva soluzione della vicenda.
Daniele Mastrogiacomo è un nostro connazionale; lui e i suoi familiari devono sapere che hanno tutta la nazione vicina e che tutti noi parlamentari non siamo indifferenti a questo grave episodio. Dovere del Governo è quello di intervenire in aiuto di Daniele Mastrogiacomo e di tutti gli altri italiani all'estero che si trovano in condizioni di pericolo. Per questo non possiamo non menzionare in questa circostanza i nostri due connazionali, Francesco Arena e Cosma Russo, che dal 7 dicembre 2006 in Nigeria sono prigionieri del MEND. È di oggi la notizia che il Movimento per la liberazione del Niger non ha alcuna intenzione di procedere alla liberazione dei nostri connazionali, almeno fino a quando non avrà ottenuto risposte alle sue richieste che - va ricordato - sono di natura esclusivamente politica.
Siamo coscienti che assolutamente diversi sono i contesti in cui queste due vicende si sono verificate, ma siamo altrettanto certi e profondamente convinti che eguale è il valore della vita dei nostri connazionali. Per questo riteniamo doverosa un'informativa del Governo anche su questa non meno allarmante vicenda.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, l'articolo 43 del regolamento impedisce di intervenire due volte sullo stesso argomento. Pertanto, non posso darle nuovamente la parola.