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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,05).
(Misure a tutela dei lavoratori impiegati presso le strutture interessate dal processo di riorganizzazione delle Forze armate - n. 2-00397)
PRESIDENTE. L'onorevole Adenti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00397 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8).
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, prima di entrare nel merito dei contenuti dell'interpellanza, desidero manifestare - a nome mio personale, del collega Paolo Affronti e dell'intero gruppo dei Popolari-Udeur - profondo cordoglio alla famiglia del dottor Cosimo Macrì, prefetto di Pavia, rimasto coinvolto in un incidente stradale mortale nelle prime ore di questa mattina sull'autostrada Milano-Genova. Lo ricordiamo con riconoscenza e con gratitudine per il suo infaticabile impegno a favore dello sviluppo e della crescita di Pavia e della sua provincia, e soprattutto per la sua costante attenzione ai problemi sociali ed occupazionali del nostro territorio. Proprio per difendere il futuro dell'arsenale militare di Pavia, si era battuto con grande attivismo per rilanciare il tavolo negoziale, con l'obiettivo di salvare questo insediamento produttivo: il tema della mia interpellanza è proprio questo.
Dal 1998 a Pavia si combatte un'importante battaglia contro lo spettro della chiusura di un importante insediamento industriale, l'arsenale militare, quasi un simbolo per una città che negli ultimi dieci anni ha visto esaurirsi progressivamente quella fase della sua storia che era stata caratterizzata dall'industria. Oltre 15 stabilimenti industriali hanno chiuso i battenti in questo decennio, con la conseguente perdita del posto di lavoro per migliaia di operai. L'arsenale oggi è un simbolo ma anche il luogo di lavoro di 240 dipendenti civili, che da quell'anno, dall'emissione del decreto di dismissione, guardano con incertezza al proprio futuro, al loro ricollocamento, al possibile stravolgimento che ciò causerà nelle loro vite e in quelle delle loro famiglie. Proprio questi 240 lavoratori sono gli esemplari soldati della battaglia per la permanenza dell'ultimo polo industriale a Pavia. La loro arma è stata la capacità di mettersi sempre in discussione, di farsi artefici e fattivi protagonisti del loro futuro: dalla prima ipotesi, ormai archiviata, del trasferimento dello stabilimento alla Protezione civile, alla prova superata con l'affidamento di alcuni nuovi incarichi, secondo Pag. 90quanto individuato in un piano industriale del 2005 elaborato dall'Amministrazione della difesa.
I 240 lavoratori hanno saputo mettersi in discussione e con la loro professionalità e buona volontà hanno saputo dimostrare la capacità di assolvere ai nuovi compiti affidati (riparazione di unità abitative shelter, di tende pneumatiche Modula ed altri interventi). Nuovi compiti che trovano ragion d'essere nelle nuove e sempre più vive esigenze che si manifestavano in conseguenza della sempre maggiore presenza operativa italiana in missioni all'estero, senza dimenticare gli spazi che si aprono anche nelle missioni propriamente di pace.
Di fronte all'esemplare risultato della sperimentazione di questo nuovo piano industriale, la città si attendeva un provvedimento che ufficializzasse la nuova missione dello stabilimento, provvedimento che il precedente ministro della difesa non ha firmato prima delle elezioni. Il nuovo Governo ha dato immediatamente segnali tangibili del proprio interesse e della propria attenzione, culminati nella firma di un protocollo di intesa con le rappresentanze sindacali, in cui si stabiliva anche l'attivazione di tavoli tecnici per approfondire le complesse tematiche relative all'arsenale di Pavia. Tuttavia, in queste ultime settimane una battuta di arresto improvvisa e inaspettata sembra voler mettere in discussione il lungo processo che fin qui si è svolto. Dalla stampa si apprende che, a seguito della legge finanziaria, lo Stato maggiore della difesa nella figura del generale Di Paola, avrebbe deciso di sopprimere l'arsenale militare a Pavia.
A nostro avviso, è necessario ed urgente un chiarimento della posizione che il Governo intende assumere su questa vicenda, con la consapevolezza che nessun passo indietro rispetto al percorso compiuto fin qui dall'Amministrazione della difesa, dai lavoratori, dalle parti sociali e dagli enti cittadini potrà essere ritenuto accettabile, perché inaccettabile è far rientrare in un tunnel quei 240 lavoratori che dal 1998 combattono, facendosi parte attiva e disponibile, per costruirsi un futuro lavorativo, rendendosi utili a soddisfare le nuove esigenze che l'Amministrazione della difesa oggi presenta.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Massimo Tononi, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. A seguito della legge 28 dicembre 1995, n. 549, l'Amministrazione della difesa è stata interessata da un profondo processo di ristrutturazione avviato successivamente con l'emanazione di specifici decreti legislativi.
In particolare, l'area tecnico-industriale, nel cui ambito opera lo stabilimento di Pavia, è stata regolamentata con il decreto legislativo 28 novembre 1997, n. 459, che, in estrema sintesi, ha suddiviso la stessa in due sub-aree: in una sono confluiti gli enti le cui la cui attività è stata ritenuta strettamente collegata al mantenimento in efficienza dello strumento militare, ponendoli alle dipendenze degli ispettorati logistici delle Forze armate; nell'altra sono confluiti tutti i restanti enti, ponendoli alle dipendenze del segretariato generale della Difesa, attraverso un apposito ufficio generale, cui sono state trasferite le competenze delle direzioni generali da cui precedentemente dipendevano questi ultimi enti.
Con il decreto ministeriale 20 gennaio 1998, lo stabilimento di Pavia è stato posto alle dipendenze del segretario generale della Difesa e con il decreto ministeriale 25 gennaio 1999 è stato istituito, alle dipendenze dello stesso segretario generale, il predetto ufficio generale per la gestione degli enti dell'area tecnico-industriale (UGGEATI).
Ciò posto, dopo avere individuato alcune soluzioni di impiego dello stabilimento in parola (trasferimento alla allora istituenda Agenzia per la protezione civile, affidamento alla gestione della allora istituita l'Agenzia industrie difesa, ridimensionamento a sezione staccata del Polo di Piacenza), non perfezionatesi per una serie di ragioni contingenti, si è reso indispensabile riprendere l'attività lavorativa per Pag. 91un efficace impegno delle risorse umane e per garantire il mantenimento del know how tecnologico dello stabilimento stesso.
In tal senso, a decorrere dalla seconda metà del 2004, sono state riprese attività manutentive sui mezzi del genio provenienti dal fuori area e da attività varie.
All'inizio del 2005 si sono individuati nuovi settori di intervento quali la manutenzione degli shelter di vario tipo sia della sanità militare sia del commissariato, nonché la riparazione di tende pneumatiche con annessa impiantistica.
Verificata la possibilità di operare con sistematicità e con un discreto carico di lavoro nei vari settori, si è, quindi, cercato di definire per lo stabilimento in parola la nuova missione e la conseguente ipotesi di organico.
Un processo di così ampio respiro non poteva non esercitare un impatto sul personale e soprattutto sulla componente civile in relazione alle problematiche riguardanti la mobilità e la progressione professionale.
Consapevole dell'importanza della componente civile e del contributo di tale personale al conseguimento di fini istituzionali della Difesa, l'Amministrazione militare, nel corso degli ultimi anni, ha indirizzato la propria azione alla creazione di un efficace sistema di relazioni sindacali, nei processi di organizzazione, tale da consentire l'individuazione di soluzioni condivise nei rapporti con le rappresentanze sindacali.
L'instaurazione di un sistema di relazioni sindacali trasparente ed improntato a criteri di confronto, coesione e rispetto dei diritti dei lavoratori costituisce, infatti, uno degli obiettivi prioritari perseguiti dall'Amministrazione, nell'ottica dello sviluppo delle capacità produttive di ogni ente e struttura e per il consolidamento dei posti di lavoro.
A tal riguardo, il sottosegretario di Stato Marco Verzaschi ha incontrato, nello scorso novembre, i rappresentanti nazionali delle organizzazioni sindacali per esaminare le problematiche connesse ai programmi di riorganizzazione in atto nelle Forze Armate.
Nel corso dell'incontro, è stato concordato un protocollo di intesa con le parti sociali teso a rendere più efficace il sistema delle relazioni sindacali nei processi di riorganizzazione, in un'ottica di riconoscimento del ruolo delle rappresentanze sindacali e di tutela e valorizzazione del personale civile.
L'occasione ha premesso, altresì, di avviare una nuova metodologia di lavoro che ha visto riunite ad un unico tavolo le rappresentanze di tutti i sindacati presenti nell'Amministrazione.
Con tale protocollo, è bene specificarlo, si è inteso rafforzare lo strumento della concertazione, prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro del comparto ministeri, quale punto di costante riferimento del metodo di lavoro con le parti sociali e si è data, altresì, ampia assicurazione sul fatto che, nei processi di riorganizzazione di enti e strutture della Difesa, verrà data preventiva ed esaustiva informazione alle organizzazioni sindacali, onde consentire il confronto con le parti sociali, secondo le premesse normative, sugli organici, sui posti di funzione, sull'eventuale reimpiego del personale civile.
È stato, inoltre, convenuto di attivare incontri in sede tecnica presso i competenti organi della Difesa per l'approfondimento delle tematiche afferenti il personale civile.
In tale complessa situazione è intervenuta la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) che ha imposto a tutte le amministrazioni un generico obbligo di ottimizzazione delle risorse e di razionalizzazione delle strutture, nel cui ambito va necessariamente ricompresa anche l'area tecnico-industriale della Difesa.
Tale circostanza ha comportato un momento di riflessione sulla riorganizzazione dello stabilimento di Pavia.
Sono ancora in corso, pertanto, gli opportuni approfondimenti sulla futura destinazione che, nell'ottica di una più generale rimeditazione di tutta l'area industriale della Difesa, consentiranno di indirizzare al meglio l'azione amministrativa.Pag. 92
In ogni caso, la Difesa terrà in debito conto, come sempre, le esigenze del personale civile al fine di garantirne i livelli occupazionali e di limitarne il più possibile gli eventuali disagi.
PRESIDENTE. L'onorevole Affronti, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
PAOLO AFFRONTI. Grazie, signor sottosegretario per la cortese risposta. Anche a nome del collega Adenti, mi dichiaro parzialmente soddisfatto da questa risposta, che conferma, almeno in parte, il percorso finora seguito, ossia quello di individuare una via di riconversione dello stabilimento contro la sua dismissione. Il tentativo di riconvertirlo, infatti, a svolgere nuovi compiti, alla luce delle nuove esigenze del Ministero, quali quelle connesse alle missioni internazionali, è senza dubbio la via migliore volta preservare la permanenza nella città di Pavia di questo importante insediamento produttivo. In tal senso, la regione Lombardia è stata «matrigna». Non possiamo non ricordare, in questa sede, come già un precedente tentativo sia fallito, a causa di un'inopportuna e discutibile scelta della regione Lombardia di non destinare alla provincia di Pavia la sede principale, per la regione stessa, della Protezione civile ed allo stabilimento militare la posizione importante che ad esso competeva, in questo quadro.
In questi mesi i lavoratori dello stabilimento hanno dimostrato la loro capacità di far fronte a nuovi incarichi, a nuove attività. Hanno dimostrato, insieme all'Amministrazione della difesa, la fondatezza di un piano industriale. Certo, le problematiche sul tavolo non sono poche, e ce ne rendiamo conto. Credo, tuttavia, che in questo momento sia necessario attivare con celerità i tavoli tecnici cui faceva riferimento il sottosegretario, concordati anche con le forze sindacali, per affrontare le varie questioni sul tavolo, al fine di giungere a concretizzare la possibilità di un progetto di riconversione ed a fugare ogni ipotesi di chiusura.
Auspico, in tal senso, malgrado naturalmente tutte le ristrettezze derivanti dalla legge finanziaria, un interessamento diretto del ministro, che si faccia in prima persona carico di risolvere questa triste vicenda, che dura dal 1998. Auspico, quindi, un interessamento diretto del ministro Parisi, dei sottosegretari Forcieri e Verzaschi, che sono stati citati in quest'aula, affinché sia fatta chiarezza e si proceda lungo una linea politica chiara e trasparente, che tenga in considerazione insieme l'utilità dell'Amministrazione della difesa ed anche i diritti e la disponibilità dimostrata dai lavoratori pavesi, che operano, pur in condizioni difficili, con impegno, per rendere sempre più valida e competitiva questa importante struttura produttiva.