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Seguito della discussione del disegno di legge: S.1329 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali (Approvato dal Senato) (A.C. 2374) (ore 14,31).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali.
Ricordo che nella seduta del 30 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2374)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 4).
Avverto, inoltre, che la V Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 1).
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili ai sensi degli articoli 86, comma 1 e articolo 96-bis, comma 7 del regolamento, le seguenti proposte emendative, previamente presentate in Commissione e per le quali erano stati rilevati profili di dubbia ammissibilità: D'Elpidio 1.213, recante una norma di interpretazione autentica volta a chiarire che il credito d'imposta per l'assunzione di lavoratori svantaggiati nelle aree Obiettivo 1, previsto ai sensi dell'articolo 63 della legge n. 289 del 2002, rientra nell'ambito di applicazione del regolamento CE n. 2202/2002, che indica i regimi costituenti aiuti di Stato che sono considerati compatibili con il mercato comune e sono pertanto esentati dall'obbligo di notificazione; Misuraca 5-ter.02, il quale introduce disposizioni relative al recupero degli aiuti nel settore ittico che non sono riconducibili alle materie oggetto del decreto-legge.
La Presidenza, inoltre, non ritiene ammissibili le seguenti ulteriori proposte emendative non previamente presentate in Commissione: Ruvolo 4-bis.303, volto a prevedere, nell'ambito dell'articolo 10 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, Pag. 34l'esenzione dalla presentazione del documento unico di regolarità contributiva per le imprese che abbiano subito danni certificati a seguito di almeno due calamità naturali nell'ultimo quinquennio, e Merloni 5.010, volto a disciplinare le conseguenze dell'inadempimento dell'amministrazione nel rilascio del permesso di soggiorno.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, nel corso della discussione generale del provvedimento al nostro esame, sono stati evidenziati alcuni argomenti, sui quali intendo ritornare, in particolare, per quanto attiene, in generale, all'impostazione legislativa di questo Governo. Ormai da tanti mesi, infatti, esso sta portando avanti decreti-legge e sembra quasi che affidi ad essi l'intero compendio legislativo.
In sede di discussione generale del testo unificato delle proposte di legge riguardanti i piccoli comuni, che si è svolta questa mattina, qualcuno ha evidenziato che si trattava del primo provvedimento di iniziativa parlamentare. Non ricordo se i progetti di legge volti all'istituzione della Commissione antimafia o della Commissione sul ciclo dei rifiuti fossero anch'essi di iniziativa parlamentare, ma è da tener presente che, come è stato sottolineato, il provvedimento di questa mattina fosse un unicum, quale iniziativa parlamentare.
Sulle materie di cui al presente decreto-legge, noi avevamo la possibilità di intervenire mediante la legge comunitaria. Non si capisce la ragione per la quale ciò non sia avvenuto e si sia dovuti arrivare a questo provvedimento, che è il caso di definire, non eccezionale, ma strano nella consuetudine legislativa di questo Governo. È strano - meglio sottolinearlo - perché, anche quando non appaiono i requisiti di necessità ed urgenza, che devono manifestarsi alla luce di un evento straordinario, si procede con questo sistema, che noi abbiamo più volte denunciato, ma che è stato messo ampiamente in luce negativa anche dal Comitato per la legislazione e da interventi molto congrui del presidente della I Commissione (Affari costituzionali). Con questo sistema si finisce, fra l'altro - vedremo poi quali sono gli altri inconvenienti -, per spogliare le Commissioni competenti del loro necessario intervento in termini di attribuzione. Questo provvedimento, che reca alcune misure di carattere comunitario, è stato affidato alla VI Commissione (Finanze) e alla XIII Commissione (Agricoltura). Di ciò si duole - come deve dolersi - la XIV Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea), per la quale, rilevato che finalità come quelle oggetto del presente provvedimento sono tipicamente perseguite con la presentazione del disegno di legge comunitaria, ciò doveva essere confermato in quanto proprio tale norma rappresenta lo strumento ordinario per procedere agli adempimenti in questione e garantire un ordinato e coerente recepimento del diritto comunitario.
Sono frasi di una normalità assoluta, che vengono in qualche modo spregiate da questo modello legislativo e che inducono la XIV Commissione permanente a proseguire: «(...) Auspicando, quindi, che l'adozione dello strumento del decreto-legge volto a dare attuazione ad obblighi comunitari non diventi una prassi, ma rimanga confinata nell'ambito dell'effettiva esigenza di interrompere tempestivamente alcune procedure di infrazione; considerato, altresì, che l'utilizzo di uno strumento diverso dalla legge comunitaria, e per di più con carattere di eccezionalità e urgenza, ha di fatto comportato la sottrazione alla XIV Commissione della competenza ad esaminare in sede referente disposizioni che riguardano, al pari del disegno di legge comunitaria, l'attuazione di obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, (...) esprime parere favorevole», ma dolendosi fortemente nel senso che ho adesso provveduto a ricordare e che ho evidenziato prima in termini di uso di uno strumento legislativo.
D'altro canto, forse l'articolo 1 era l'unico nel quale si ravvisavano i requisiti Pag. 35della necessità e dell'urgenza, cioè quello che riguarda determinate infrazioni e che, secondo quanto è stato illustrato, comporterebbe, giorno dopo giorno, un aggravio a carico dello Stato. Se fosse stato così, occorreva che soltanto questa norma diventasse oggetto di un decreto-legge, mentre tutte le altre sarebbero state inserite nella legge comunitaria o in provvedimenti privi dei requisiti del decreto-legge, cioè in provvedimenti ordinari. Tutto ciò si evidenzia anche in alcuni interventi dei colleghi dell'Ulivo e, in particolare, in quello dell'onorevole Tolotti, il quale afferma: «Vorrei ripetere in aula un'osservazione già svolta in sede di Commissione in quanto ritengo che sia giusto richiamare l'attenzione su questo aspetto. Nel decreto-legge è presente articolo 2, che concerne la promozione della candidatura della città di Milano all'Esposizione universale del 2015. Si tratta di un'iniziativa che fa seguito ad un impegno assunto nella legge finanziaria per il 2007, che non solo ha il mio personale sostegno, ma certamente anche quello della maggioranza in Parlamento.». Evidentemente, anche noi diamo il nostro consenso, personale e di gruppo, a questa iniziativa.
Tuttavia, prosegue l'onorevole Tolotti: «Mi chiedo quale sia il collegamento di tale articolo con le tematiche presenti all'interno del decreto-legge. È quantomeno difficile individuare il nesso tra questo specifico articolo e gli altri presenti nel decreto-legge, che seguono la logica dell'adempimento degli obblighi comunitari. Sarebbe opportuno limitare il più possibile una prassi di questo genere, non solo per conferire maggiore chiarezza, coerenza e semplicità ai provvedimenti che licenziamo, ma anche per una sorta di rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento e dei suoi membri. Infatti, soprattutto i deputati di questa Camera non godono della medesima discrezionalità. Ribadisco in questa sede come spesso, in occasione di provvedimenti anche importanti, la capacità emendativa dei singoli parlamentari sia stata inibita con un richiamo serrato, rigido ed intransigente al principio dell'inammissibilità per estraneità di materia. A mio avviso, se tale principio vale per le iniziative dei deputati, deve tendenzialmente valere anche per la produzione normativa in generale.».
Tutto ciò è giusto e costituisce un altro degli aspetti che, in questo ramo del Parlamento, abbiamo evidenziato; infatti, vi deve essere coerenza tra la materia dei decreti-legge proposti e gli argomenti che vengono inseriti; e tale coerenza deve averla per primo proprio il Governo.
Se si propone un provvedimento, già di per sé discutibile dal punto di vista della sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza, che dovrebbe contenere disposizioni relative ad adempimenti comunitari, non vi si possono inserire le provvidenze in favore dell'Esposizione di Milano. Anche tali provvidenze potevano avere una sorte legislativa autonoma o, comunque, essere inserite all'interno di un provvedimento più congruo e non avente la connotazione del decreto-legge.
Ci viene detto che, per mancanza di tempo, non sarà possibile emendare il testo proveniente dal Senato, invitandoci a presentare ordini del giorno. Inoltre, ci si stupisce del fatto che la Lega Nord abbia presentato alla Camera dei deputati circa 400 emendamenti, si dice con intento esclusivamente ostruzionistico.
Pertanto, in un sistema dove le due Camere contano allo stesso modo e dove il bicameralismo è dunque perfetto, si censura l'iniziativa di un gruppo parlamentare - ricordo che non solo la Lega, ma anche altri gruppi dell'opposizione hanno presentato proposte emendative - perché i tempi sono stretti e perché bisogna garantire che il decreto-legge venga convertito.
I tempi dovete valutarli voi, altrimenti realizzate una riforma costituzionale in base alla quale i decreti-legge vengono convertiti in 90 giorni! È ora di finirla con l'ipocrisia di voler affidare ad un ramo del Parlamento quasi tutto il peso di un provvedimento legislativo, privando l'altro ramo di qualsiasi possibilità di intervento; infatti, i deputati devono poter intervenire allo stesso modo dei senatori e viceversa.Pag. 36
Tutto questo non accade! Al Senato, l'intervento delle opposizioni è stato utile, perché la norma in materia di immigrazione è stata quasi del tutto soppressa ed è stato deciso di procedere separatamente. Anche in questo caso (è stato già ricordato nel corso della discussione sulle linee generali) si continua (e talvolta ci si riesce) ad intervenire sulla legge «Bossi-Fini» attraverso lacerti normativi infilati in qualsiasi provvedimento possibile.
Bisogna essere seri! Vi sono due normative fondamentali: una è la legge «Bossi-Fini» e l'altra è la legge sulla cittadinanza. In I Commissione abbiamo concluso l'esame del provvedimento sulla cittadinanza che giungerà in aula e questo è stato un percorso proprio! Tutto quello che si vuol fare in termini di modifica della legge sull'immigrazione e dei relativi regolamenti deve essere fatto nella sede propria! Si proponeva, addirittura, di rendere possibile l'ingresso in Italia a coloro che avevano stabilito di rimanere meno di 90 giorni non più attraverso il visto, ma con la dichiarazione alla frontiera! Ma la previsione di rimanere in Italia meno di 90 giorni è affidata esclusivamente a ciò che viene dichiarato da chi vuole entrare in Italia, il quale, se ha intenzione di fermarsi e di rendersi clandestino, arricchirà il patrimonio degli immigrati clandestini entrati nel paese e eventualmente andrà ad arricchire anche le file della criminalità! Attenzione a non scherzare con questo argomento infuocato, che è l'immigrazione!
Abbiamo rispetto nei confronti di chi entra regolarmente in Italia. Desideriamo l'integrazione di coloro che, in Italia, lavorano e contribuiscono alla nostra economia, ma loro stessi sono i primi a vedere con sfavore l'aumento dell'immigrazione clandestina. Purtroppo, a pensar male, talvolta, non si sbaglia: crediamo vi sia la volontà di fare entrare più stranieri possibili per arricchire il compendio elettorale della vostra parte politica.
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto...
GABRIELE BOSCETTO. Duole dirlo, ma è un po' che lo ripetiamo, talvolta sommessamente, talvolta in modo più chiaro. Non pensiate di arricchire il vostro compendio elettorale con queste persone, attraverso questi strumenti! Queste persone saranno le prime a capire che un uso indiscriminato...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole.
GABRIELE BOSCETTO. ...di questi ingressi danneggia loro medesimi, lavoratori regolari e integrati, e le loro famiglie.
Presidente, lei mi richiama a concludere il mio intervento. Avrei ancora tante cose da dire, ma concludo il mio intervento in ossequio ai minuti che mi ha concesso.
FILIPPO MISURACA. Presidente, chiedo di parlare!
PRESIDENTE. A che titolo?
FILIPPO MISURACA. Sull'ordine dei lavori; poi, Presidente, mi dirà lei se è il caso di proseguire o di intervenire successivamente. Poiché è stata data lettura dell'inammissibilità delle proposte emendative presentate, vorrei chiedere alla Presidenza, approfittando anche della presenza del ministro Bonino (in Commissione, ho già affrontato tale questione con il sottosegretario Grandi), per quale motivo è stato dichiarato inammissibile un mio emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Misuraca, le darò la parola su questo argomento al termine degli interventi sul complesso delle proposte emendative.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti presentati per sottolineare alcuni aspetti ed evidenziare talune perplessità che noi avvertiamo proprio in ordine al provvedimento d'urgenza in esame.
Il decreto-legge che stiamo esaminando è stato emanato a seguito di alcune sentenze Pag. 37della Corte di giustizia della Comunità europea e a seguito di talune procedure di infrazione che l'Unione europea ha aperto nei confronti dello Stato italiano; ma rispetto ad esso, sia per l'eterogeneità delle materie che nel provvedimento vengono inserite, sia per la deroga che con esso viene fatta rispetto alla procedura ordinaria, che è quella, Presidente, di una legge comunitaria annuale, il gruppo di Forza Italia esprime alcune perplessità, come peraltro già anticipato in maniera chiara, competente e puntuale, come sempre, dal collega Boscetto prima di me.
È evidente che il curioso ricorso alla decretazione d'urgenza su materie che possono essere discusse in maniera più ampia e compiuta dal Parlamento in sede di discussione della legge comunitaria è certamente un elemento che distorce il dibattito, perché la decretazione d'urgenza, oltre alla doverosa verifica dei requisiti della necessità e dell'urgenza, ha il pregio e il difetto dell'immediata entrata in vigore, come dire che il Parlamento viene messo sempre di fronte ad una scelta già compiuta, in sede di Consiglio dei ministri, dal Governo.
Vi è, inoltre, anche la questione dell'eterogeneità delle materie incluse all'interno del provvedimento d'urgenza, e ancora una volta viene a riproporsi di fronte alla nostra Assemblea un tema che abbiamo avuto modo di affrontare nel corso di precedenti provvedimenti che sono stati discussi e posti all'attenzione dell'Assemblea, delle forze politiche e dei gruppi parlamentari. Ad esempio, abbiamo dovuto affrontare il tema della differenza regolamentare esistente tra Camera e Senato: come abbiamo potuto constatare, rispetto alla versione iniziale del decreto-legge in esame sono stati aggiunti dal Senato ben cinque articoli, e mi riferisco agli articoli 2-bis, 4-bis, 4-ter, 5-bis e 5-ter. Se tali aggiunte fossero state proposte in sede di discussione presso la Camera dei deputati, molto probabilmente, Presidente, proprio in applicazione del nostro regolamento quelle norme non sarebbero state inserite all'interno del disegno di legge di conversione; così come noi oggi, se fossimo stati la prima Camera ad affrontare l'esame del provvedimento in questione, non avremmo certamente inviato al Senato un testo identico a quello che invece oggi ci troviamo qui ad esaminare. Ciò perché - è un tema, ripeto, che abbiamo già affrontato - le maglie del regolamento del Senato in ordine all'estraneità della materia sono molto più ampie rispetto a quelle che abbiamo alla Camera; e già la discussione in sede di Giunta per il regolamento della Camera che si è aperta al riguardo fa immaginare che si possa andare non verso un ampliamento dei criteri adottati da questa Camera, rispetto a quelli adottati dal Senato, ma, viceversa, verso un adeguamento di quelli del Senato a quelli della Camera, cioè verso una sostanziale restrizione dei criteri in ordine all'ammissibilità degli emendamenti.
Innanzitutto, riteniamo quindi che vi siano questi aspetti singolari e che tali premesse siano poco onorevoli per un provvedimento su cui pure crediamo non possa esservi una divisione o una contrapposizione frontale, tant'è vero che il gruppo di Forza Italia ha presentato un numero ridotto, pur se significativo, di emendamenti, come credo che anche altri gruppi di opposizione abbiano rivisto alcuni atteggiamenti iniziali. Ciò perché si tratta di obblighi comunitari che il nostro paese deve assolvere. Rispetto all'utilizzo della decretazione d'urgenza, avremmo però preferito la legge comunitaria.
Sappiamo anche che vi sono situazioni che hanno impedito alla XIV Commissione permanente di affrontare il provvedimento in esame, che è stato invece assegnato in sede referente, scavalcando la Commissione competente, alle Commissioni finanze e agricoltura. Tali Commissioni sicuramente hanno competenza sul provvedimento in oggetto, mancando però loro quella specificamente comunitaria. Si tratta di un elemento che si va ad aggiungere alla considerazione di natura politica relativa al fatto che questo provvedimento non potrà essere modificato in alcun modo in questa sede. Infatti, potranno soltanto essere presentati ordini del giorno, alcuni dei quali potranno anche essere accettati Pag. 38dal Governo, probabilmente quelli che nelle parti motive e dispositive non parleranno troppo male dell'operato dell'Esecutivo e che verranno esaminati con una certa superficialità, in «quattro e quattr'otto», qualche minuto prima del voto finale.
Ci lascia tuttavia ben sperare sull'attenzione e la competenza con le quali il Governo esaminerà gli ordini del giorno la presenza del ministro Bonino, al posto del povero e solitario sottosegretario D'Andrea, spesso abbandonato da solo in quest'aula, malgrado le centinaia di poltrone istituite del centrosinistra dopo la curiosa cosiddetta vittoria elettorale. Spesso il sottosegretario D'Andrea si trova a dover esaminare «decinaia e decinaia» di ordini del giorno un po' a naso e a dover esprimere pareri che a volte sono modificati in corso d'opera. Infatti, in sede di illustrazione qualche presentatore fa presente che la parte motiva o quella dispositiva possono essere tranquillamente accettate e che al contrario sarebbe paradossale la mancata accettazione di ordini del giorno il cui contenuto è quantomeno dettato dal buonsenso. In proposito, siamo dunque confortati dalla presenza del ministro Bonino, anche se, per utilizzare un termine caro al collega Boscetto, «abbiamo dolenza» del fatto che non potremo apportare modifiche alle norme in oggetto, dovendoci invece accontentare della presentazione di ordini del giorno di bandiera su cui l'attenzione dell'elettorato, dell'opinione pubblica e dei diretti interessati alle norme in questione sarà relativa rispetto a quella che vi sarebbe stata invece su modifiche normative più stringenti, penetranti e forti nell'operare un intervento legislativo.
Mi premeva sottolineare un ulteriore dato prevalentemente politico, anche se in qualche modo attinente alla procedura. Nella seduta del 14 marzo la Commissione lavoro ha avviato l'esame in sede referente di una proposta di legge sul tema dei consulenti del lavoro. La proposta di legge è stata presentata da un autorevole deputato della maggioranza, presidente della stessa Commissione, l'onorevole Pagliarini, ed è volta ad adeguare la normativa italiana in parte alle esigenze già espresse dall'Unione europea ed in parte a quelle avanzate dagli stessi consulenti del lavoro, già ascoltati nell'ambito di un'indagine conoscitiva sul precariato svolta dalla Commissione lavoro. Durante le audizioni gli intervenuti hanno dato prova di grande competenza e puntualità su questo tema specifico, che riteniamo di grande interesse generale.
All'inizio dell'iter della proposta di legge Pagliarini, relativa alla disciplina recante l'esercizio della professione di consulente del lavoro, di cui il collega Burgio è stato autorevolmente relatore, abbiamo appreso dal Governo, in sede di parere espresso dal sottosegretario Montagnino, che avrebbe potuto essere presentato - e che magari da qualche parte era già presente - un emendamento-fotocopia, sostanzialmente riproducente il testo di questa proposta di legge.
Durante la seduta è sorta una serie di polemiche intorno alla questione. Vi sono già stati precedenti simili. È sufficiente pensare all'atteggiamento del Governo in merito alla proposta di legge che ha avuto come protagonista il presidente della Commissione attività produttive, l'onorevole Capezzone, che è stata assorbita dal provvedimento dell'Esecutivo deprivando il titolare dell'iniziativa legislativa dell'onere e dell'onore di portarla a termine come primo firmatario.
La stessa situazione si è verificata in questo caso ed invito i colleghi di gruppo dell'onorevole Pagliarini, e più in generale i colleghi della maggioranza, a riflettere al riguardo. In quella seduta della Commissione lavoro si è capito che il Governo non solo aveva già accolto e persino fatto propria quella proposta, ma che la proposta era stata fatta passare al Senato proprio quella stessa mattina. Ci si è trovati nella situazione paradossale di esaminare in sede referente una proposta di legge di un collega della maggioranza, un presidente di Commissione, mentre contemporaneamente si veniva a conoscenza del fatto che la stessa proposta era stata «infilata» nel decreto-legge in esame sotto Pag. 39forma di emendamento, peraltro estraneo alle materie oggetto del provvedimento (altrimenti non si spiegherebbe per quale motivo non fosse stata inserita nella formulazione iniziale).
La norma sui consulenti del lavoro, che stavamo affrontando in sede referente nella Commissione permanente competente, è stata quindi successivamente affrontata in sede consultiva fornendo il parere alle Commissioni finanze e agricoltura, anche se il testo sarebbe stato condiviso ed esaminato in tempi non lunghi dato che si trattava di un'iniziativa di legge «quasi istituzionale» o che comunque anche i gruppi dell'opposizione riconoscevano fondata. Invece, ci siamo trovati davanti alla situazione assai paradossale che ho descritto.
Politicamente è una situazione molto scomoda per il centrosinistra. Ci corre l'obbligo di censurare questo atteggiamento e di denunciare il fatto che spesso il Governo sia ignaro delle proprie azioni e dei propri comportamenti politici, che vi sia un'approssimazione costante e continua all'interno della maggioranza su certi temi e che ciò corrisponda non soltanto a spaccature politiche (che dall'inizio della legislatura sono sotto gli occhi di tutti), ma anche a divisioni e scompensi di natura organizzativa, come l'assenza di consultazione tra Governo e Commissioni parlamentari ed anche tra componenti della stessa maggioranza. Quindi, a fronte di un presidente di Commissione che presenta una proposta di legge su un determinato argomento, possiamo trovarci dinanzi al fatto che il Governo, sullo stesso argomento, presenti un emendamento fotocopia nell'altra Camera e nello stesso giorno lo inserisca nel testo di un decreto-legge.
Sono situazioni che ci fanno capire come il Governo, per così dire, navighi a vista, come manchi un «timoniere», un coordinamento, come non vi siano politiche dirette a toccare il merito dei problemi, come l'assenza di una discussione profonda dettagliata sui temi affrontati renda tutto molto difficile da gestire.
Riteniamo che tali comportamenti siano deleteri non soltanto per gli interessi dei cittadini, che spesso sono colpiti dalle norme emanate con tanta superficialità, ma addirittura in termini di procedura parlamentare, questi atteggiamenti comportino dispersione di risorse e fatiche inutili.
Mi viene in mente un altro precedente come l'anticipo della previdenza complementare. Mentre la Commissione lavoro della Camera affrontava il testo relativo alla previdenza complementare, il Governo lo inseriva nel testo del maxiemendamento alla legge finanziaria decidendo di non «calendarizzare» più il decreto a Montecitorio e lasciandolo decadere.
Queste sono le nostre perplessità in ordine al decreto-legge in esame. Abbiamo motivato le nostre perplessità, presentando alcuni emendamenti puntuali e non ostruzionistici. Questa discussione, a nostro avviso, potrà anche nobilitare il provvedimento in esame, ma siamo anche consapevoli (è una consapevolezza molto amara) che la nostra discussione non servirà a nulla, perché nulla di questo provvedimento potrà essere modificato, altrimenti verrà trasmesso di nuovo al Senato - misura legittima, sacrosanta e naturale - per ulteriori modifiche. E questo, purtroppo, per esigenze politiche, non sarà possibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, anch'io, in sede di illustrazione degli emendamenti presentati al provvedimento d'urgenza in esame, vorrei porre l'accento su alcune questioni particolarmente care a noi del gruppo della Lega Nord Padania. Si può subito presumere che la normativa contenga concessioni disposte per aggirare le disposizioni in materia di permesso di soggiorno a favore di determinate categorie di persone che, attraverso imprese comunitarie, vincono appalti in Italia e vengono a lavorare per noi.
Quando in quest'aula si parla di attuazione di obblighi comunitari, di infrazioni, di sentenze della Corte di giustizia, di Pag. 40procedure avviate per la mancata attuazione da parte dell'Italia di determinati adempimenti, si registra un consenso sul quale, qualche volta, manca una certa criticità. Ci troviamo di fronte al secondo intervento legislativo dal carattere urgente in materia comunitaria. Occorre, pertanto, riflettere e verificare se il ritardo registrato sia dovuto ad «inghippi» o a questioni di carattere legislativo interno o sia imputabile agli uffici, allo scarso coordinamento tra lo Stato italiano e la Commissione europea. Essa, tra l'altro, solleva contestazioni di infrazioni comunitarie e alcune di queste norme mirano a riparare a ciò, ma non è detto che la Commissione europea abbia sempre ragione.
Uno dei problemi posti dal decreto-legge in discussione, nella speranza che sia l'ultimo, è proprio la difficoltà riscontrata nell'ordinamento interno in materia di attuazione degli obblighi comunitari fra lo Stato italiano e la Commissione europea. L'Italia è in ritardo nell'attuazione della normativa comunitaria, pur avendo sostenuto degli sforzi notevoli.
Anche l'ultima legge comunitaria contiene decine di direttive, per le quali è disposta l'attuazione.
Non è possibile che i legislatori europei, il cui obiettivo primario dovrebbero essere quello di abbattere le frontiere tra gli Stati non solo in materia economica, non trovino migliore soluzione che produrre leggi piuttosto che imporre agli Stati di eliminare e ripulire l'ordinamento da provvedimenti che ostacolano l'abbattimento delle frontiere ed il passaggio di merci.
Rispetto poi al contenuto proprio del decreto-legge, relativamente alle procedure di infrazione richiamate in materia comunitaria, abbiamo assistito al tentativo da parte di settori della maggioranza di introdurre norme estranee. Siamo alle solite: quando si tratta di intervenire, in qualsiasi caso si intervenga, bisogna inserire qualcosa di più che, a volte, nulla ha a che fare con l'argomento generale trattato.
Le norme estranee si riferiscono anche al cosiddetto finanziamento dell'energia da fonti rinnovabili o alla questione delle ex aziende municipalizzate (una delle questioni centrali che dovrebbero far riflettere rispetto alle scelte da adottare). A ciò si collega anche la disciplina dei servizi pubblici locali sulla quale dobbiamo fare un'operazione verità. Incidere sui servizi pubblici locali significa affrontare un problema mostruoso in termini di PIL e sotto il profilo politico e di occupazione.
Quindi, non possiamo negare che il ricorso allo strumento del decreto-legge, a poca distanza dall'approvazione della legge comunitaria, suscita qualche perplessità. Le proposte emendative presentate cercano di aprire alcuni varchi, allo scopo di conseguire un miglioramento del testo al nostro esame, ma con l'avvertenza che il metodo utilizzato non deve rappresentare un precedente: i provvedimenti di attuazione delle direttive comunitarie debbono trovare posto nello strumento all'uopo predisposto, vale a dire nella legge comunitaria.
Ciò premesso, tengo ad evidenziare che la nostra posizione è molto critica nei confronti delle proposte che vanno a modificare la normativa in materia di immigrazione. Anche se dobbiamo prendere atto che il Senato ha soppresso la disposizione che prevedeva una sorta di «annullamento» del permesso di soggiorno in alcuni casi specifici, non possiamo non rilevare che la concezione del permesso di soggiorno viene intaccata, sia pure marginalmente, dalla previsione secondo la quale non debbono esserne muniti i dipendenti extracomunitari di ditte, residenti o aventi sede in uno Stato membro dell'Unione europea, che vengono ad eseguire in Italia prestazioni di servizi relative ad appalti comunitari. Ciò significa svellere i paletti piantati dalla legge Bossi-Fini per disciplinare i flussi migratori verso il nostro paese - a mio modesto parere, in una sede ed in un contesto non appropriati -, al fine di agevolare gli extracomunitari.
Premesso che noi vogliamo essere solidali con tutti fino in fondo, consideriamo ciò che può avvenire quando le ditte straniere vengono nel nostro paese per realizzare opere pubbliche anche importanti, nelle quali trovano realizzazione le Pag. 41azioni dei nostri enti territoriali locali (comuni, province e regioni). Sappiamo bene che si pongono, in primo luogo, una questione di disparità di trattamento rispetto a tante altre persone e, in secondo luogo, anche un problema di qualità; infatti, quando la manodopera impiegata non ha la capacità professionale richiesta per realizzare opere a regola d'arte, alla fine, bisogna tirare una riga, fare i conti e vedere quali sono stati i risultati (e io dubito che possano essere positivi).
Nel concludere queste riflessioni, che provengono da una persona la quale, pur non essendo esperta, può ben vedere dall'esterno ciò che succede, debbo aggiungere, con riferimento al metodo, che il Governo ha fatto confluire nel decreto-legge in esame disposizioni non omogenee concernenti svariati oggetti: ex municipalizzate; Esposizione universale del 2015; società con partecipazioni pubbliche; interessi e canoni tra consociate; servizi pubblici; sponsorizzazione dei prodotti del tabacco; diritti d'autore sui disegni industriali; immigrazione; agricoltura; consulenti del lavoro, e via dicendo. Insomma, sono tantissime le materie disciplinate dal decreto-legge in esame, alcune delle quali avrebbero meritato altri spazi di discussione ed anche altri strumenti (come, ad esempio, quello del disegno di legge ordinaria).
Peraltro, riguardo alle materie di cui agli articoli 1, 3 e 4, le procedure di infrazione nei confronti dell'Italia sono state avviate da parecchi mesi, non da qualche settimana; pertanto, c'era tutto il tempo per sanare le pendenze mediante leggi ordinarie, senza che fosse necessario ricorrere a provvedimenti d'urgenza.
La questione principale era costituita dalla formulazione originaria dell'articolo 5 [in particolar modo, dalle già citate lettere a) e d)]: l'inserimento nel testo della disposizione in parola rendeva la Lega assolutamente contraria alla conversione del decreto-legge. Come ho già detto, lo «stralcio» di tale parte e l'accoglimento di alcune indicazioni in materia di servizi hanno fatto maturare in noi la consapevolezza che il provvedimento dovrà essere valutato sotto altra prospettiva.
Quindi, vedremo nel prosieguo della discussione degli emendamenti presentati se essi verranno accolti o meno, al fine di giungere poi all'espressione di un parere, che se è fortemente negativo per quanto riguarda l'aspetto relativo ai permessi di soggiorno può essere non dico di favore, ma sicuramente di astensione per alcune parti che meritano da parte nostra la giusta attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).