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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (ore 15,05).
(Misure urgenti per evadere le pratiche giacenti volte all'ottenimento del permesso di soggiorno - n. 3-00804)
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00804 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signor ministro, nel marzo del 2006, 484 mila persone presentavano la propria domanda alle Poste per essere regolarizzate nella loro condizione di cittadini immigrati. I dati del suo ministero, ad un anno di distanza, ci informano che poco più del 45 per cento di queste domande sono state «definite», come si dice in termini tecnici. In media, nelle città capoluogo ciò riguarda appena il 30 per cento e, in alcune realtà, la situazione è peggiore (a Roma circa il 25 per cento), fino ad arrivare alla Pag. 13situazione di Milano, che rappresenta una patologia palese, dato che appena l'1,2 per cento delle domande si sono trasformate in contratti di soggiorno.
Sarebbe troppo lungo ora indicare quali siano le cause, ma credo che vi sia qualche elemento di verità nell'affermazione del viceprefetto Ennio Mario Sodano che sostiene che viviamo stabilmente in logiche emergenziali.
Vorremmo sapere quale sia il giudizio del suo ministero e suo personale, signor ministro, e quali misure urgenti il Governo intenda adottare per risolvere la situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, posso precisare alcuni numeri che, in parte, sono migliori di quelli ora indicati, ma lungi da me la volontà di negare il problema. Il problema esiste e abbiamo cercato di affrontarlo ripetutamente lavorando sulle procedure.
Ci troviamo, da una parte, con un sovraccarico di domande che, a mio avviso, è largamente frutto dei congegni che erano stati adottati per formare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro immigrata in base alla legge oggi vigente e, in parte, davanti ad un'oggettiva difficoltà del Ministero dell'interno, per come esso è strutturato, cioè come vent'anni fa, nel fronteggiare picchi di attività che sono venuti crescendo in modo enorme negli ultimi anni. Le prefetture sono le stesse di vent'anni fa, quando il fenomeno dell'immigrazione non esisteva affatto. Questa è già una spiegazione.
In terzo luogo, stiamo mettendo meglio a fuoco la convenzione con le Poste, che era già stata stipulata quando il Governo è entrato in carica, ma è partita in modo «zoppicante».
Aggiungo che il 68 per cento delle circa quattrocentomila domande risulta ormai definito; il 25 per cento è in attesa del parere delle direzioni provinciali del lavoro; il 7 per cento è in attesa di dati da parte degli interessati. Teniamo conto che, spesso, vi sono errori nelle domande e, in questi casi, la pratica subisce una decelerazione rilevante.
Per quanto riguarda Milano, debbo precisare che le pratiche definite sono 18.660 su 33.365, cioè poco sopra il 65 per cento perché al numero dei nulla osta rilasciati (9.680) occorre aggiungere le domande esaminate e non accolte (8.980). Sottolineo questo numero anche nei confronti di coloro che hanno parlato della vicenda come se si trattasse di una sanatoria. Stiamo valutando le domande presentate in base ai requisiti previsti alla legge cosiddetta Bossi-Fini e, alcune di queste domande, oltre ottomila, sono state respinte.
La maggior parte delle prefetture ha finito il proprio lavoro e, a trovarsi in difficoltà per il numero delle domande, sono in realtà le due o tre maggiori prefetture.
Stiamo, infine, abolendo il data entry da parte delle Poste italiane e ciò dovrebbe sveltire questo passaggio che oggi rappresenta una specie di collo di bottiglia.
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di replicare, per due minuti.
ALBERTO BURGIO. Signor ministro, la ringrazio. Eviterò anch'io qualsiasi contenzioso in relazione ai numeri, anche perché i dati cambiano, per fortuna in meglio. Convengo con lei che l'essenziale è riconoscere (e il riconoscimento è condiviso) la problematicità della situazione.
Convengo altresì con lei che le responsabilità maggiori incombono sul Governo e sulla legislazione precedente, che, come spesso avviene quando si sceglie la strada della repressione, genera effetti perversi.
Rimane il fatto che questa condizione genera disagio, sofferenza e incertezza. Ci troviamo peraltro di fronte al paradosso di un apparato produttivo e di tante famiglie che potrebbero accogliere e includere nel nostro tessuto produttivo e sociale persone che, pur avendone titolo, non riescono, a causa delle strozzature di un sistema eccessivamente rigido, a veder riconosciuto il proprio diritto.Pag. 14
Rispondendo poc'anzi a un'altra interrogazione, ella, signor ministro, parlava di chi viene in Italia. Si tratta anche di tanta gente che fugge dalla povertà e dalla guerra e che è alla ricerca di un lavoro. Questa gente, come sappiamo, in certi casi già lavora in tutta onestà. Si tratta di realtà che - credo - il Governo dovrebbe riconoscere e sanare quanto prima.
Io la ringrazio e sono soddisfatto di sentire che il Governo e il suo ministero sono attivi per dare una risposta sollecita ed efficace a questo problema. Certo, da parte nostra non possiamo non rivolgere un ulteriore appello alla sua sensibilità e alla sua attività in quanto si tratta di una situazione davvero urgente e di grande sofferenza, della quale noi avvertiamo il dovere morale, prima ancora che politico, di farci carico.