Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (ore 15,05).
(Iniziative volte a garantire una più netta separazione fra l'attività di indirizzo politico e quella di gestione nella pubblica amministrazione - n. 3-00802)
PRESIDENTE. Il deputato Bocchino ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00802 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, oggi il gruppo di Alleanza Nazionale chiede di fare chiarezza al ministro Nicolais e al Governo su una questione a nostro giudizio molto importante, ossia quella della dirigenza pubblica.
La Corte costituzionale recentemente, con due sentenze, ha dichiarato illegittime, perché incostituzionali, una legge del Parlamento e una legge della regione Lazio, poiché sostanzialmente la sistematizzazione dei contratti privatistici all'interno della pubblica amministrazione viola l'articolo 97 della Costituzione.
Noi riteniamo che quanto introdotto dalla cosiddetta legge Bassanini non solo non abbia risolto i problemi dell'efficienza della pubblica amministrazione, ma abbia rallentato l'attività di quest'ultima ed abbia altresì demotivato molti vincitori di concorso e molti dirigenti di ruolo.
Chiediamo quindi al Governo se non ritenga opportuno avviare una riflessione «a trecentosessanta gradi» sulla normativa che riguarda la dirigenza pubblica.
PRESIDENTE. Il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, ha facoltà di rispondere.
Pag. 8
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, in merito al quesito oggetto della presente interrogazione, vorrei precisare in primo luogo che la Corte costituzionale non sembra aver voluto stigmatizzare il processo di privatizzazione del rapporto di impiego della dirigenza pubblica, così come affermato dagli interroganti, ma piuttosto abbia inteso censurare l'automatismo relativo allo spoil system dei dirigenti pubblici, introdotto peraltro come misura una tantum nel corso della precedente legislatura.
Il giudice delle leggi, infatti, in particolare con la recente sentenza n. 103 del 2007, ha inteso censurare l'articolo 3, comma 7, della suddetta legge nella parte in cui disponeva che gli incarichi dirigenziali, ad esclusione di quelli apicali, cessassero in sede di prima applicazione della stessa legge il sessantesimo giorno dalla sua data di entrata in vigore, esercitando i titolari degli stessi in tale periodo esclusivamente le attività di ordinaria amministrazione.
La Corte ha ritenuto che tale disposizione violasse gli articoli 97 e 98 della Costituzione e, in particolare, il principio di continuità dell'azione amministrativa, che è strettamente correlato a quello del buon andamento dell'azione stessa.
Per quanto riguarda poi la necessità di limitare l'accesso agli incarichi dirigenziali da parte di soggetti estranei ai ruoli dell'amministrazione, necessità sottolineata dagli onorevoli interroganti e che il Governo certamente condivide, si precisa che tale profilo non è stato preso in esame dalle citate sentenze; peraltro, il Governo, pur condividendo l'opportunità di tale limitazione, ricorda che è stata proprio la legge n. 145 del 2002 ad estendere il limite del contingente relativo al conferimento degli incarichi dirigenziali a soggetti estranei ai ruoli delle amministrazioni, elevandolo dal 5 al 10 per cento della dotazione organica dei dirigenti di prima fascia e dal 5 all'8 per cento della dotazione dei dirigenti di seconda fascia.
Merita, infine, ulteriore precisazione il fatto che questo Governo non ha mai utilizzato lo strumento della riorganizzazione per introdurre forme surrettizie di spoil system e ciò trova conferma proprio nel decreto-legge n. 181 del 2006, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2006, n. 233, citata dagli onorevoli interroganti, il quale ha disposto che, in prima applicazione, al fine di assicurare il funzionamento delle strutture riorganizzate, gli incarichi dirigenziali in corso al momento della riorganizzazione potessero essere mantenuti sino alla loro naturale scadenza, anche in deroga ai contingenti sopra richiamati di cui all'articolo 19, commi 5-bis e 6.
Tanto premesso, nella consapevolezza della necessità di valorizzare i principi di buon andamento dell'azione amministrativa ed esclusività del rapporto di servizio dei dirigenti richiamati dalle citate pronunce della Corte costituzionale, il Governo intende ora proporre un'organica riforma della dirigenza pubblica volta anche a rafforzare il principio di separazione fra politica e amministrazioni e ad assicurare la continuità dell'azione amministrativa.
PRESIDENTE. Il deputato Bocchino, al quale ricordo che ha a disposizione due minuti, ha facoltà di replicare.
ITALO BOCCHINO. Signor ministro, mi dichiaro soddisfatto per le sue ultime parole e prendo atto che il Governo vuole dare vita ad una riforma organica della pubblica amministrazione, di cui mi auguro si discuta presto in Parlamento. Sono invece insoddisfatto per tutto il resto della risposta che gli uffici le hanno preparato. Infatti, gli uffici hanno dimenticato di citare che quella norma è stata ripetuta dall'articolo 41 del decreto-legge n. 262, da voi voluto l'anno scorso. Pertanto, l'ultimo atto di spoil system, anzi di decadenza, quindi atto politico, è un atto vostro e mi dispiace, signor ministro, che gli uffici non glielo abbiano fatto presente.
Siamo in un cul-de-sac. Si deve evitare che si crei una situazione tale per cui i vincitori di ruolo siano demotivati perché vedono altre persone passare loro davanti. Pag. 9Inoltre, chi ha un rapporto privatistico non viene scelto - purtroppo anche a causa delle basse remunerazioni elargite dalla pubblica amministrazione - tra i migliori cervelli del paese ma tra chi fa meglio anticamera in alcune segreterie politiche.
La mia è una preoccupazione che riguarda tutti. Riguarda, in particolare, l'efficienza della pubblica amministrazione e, conseguentemente, l'efficienza del paese: un paese è moderno e competitivo se dispone di una pubblica amministrazione moderna e competitiva. Purtroppo, la nostra pubblica amministrazione rischia di non essere tale sia a causa dei problemi che ormai fanno parte della patologia della nostra burocrazia, sia a causa della confusione normativa. Ho la sensazione che si sottovalutino gli effetti della sentenza della Corte costituzionale citata che fa «cadere», di fatto, anche il vostro provvedimento inserito nel cosiddetto pacchetto Bersani.
Signor ministro, le segnalo anche un altro caso grave. Personalmente, ritengo che si debba uscire dalla logica della commistione. Vi sono, ad esempio, troppi casi di consulenze assunte fuori dalla pubblica amministrazione. Mi riferisco, in particolare, ai magistrati consulenti, presenti in numero esorbitante all'interno della pubblica amministrazione, che spesso si trovano a svolgere la funzione di controllanti e di consulenti del controllato. Questo non è possibile! Vorremmo che si facesse chiarezza attraverso una riforma organica che, oltre a rendere efficiente la pubblica amministrazione, prevedesse incentivi (premialità) in base a griglie di produttività stabilite all'interno delle amministrazioni pubbliche.